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CARTOLINE DALLE COLONIE. Una serie di immagini dell'Africa centrale all'inizio del XX secolo. In senso orario dall'alto: vaccinazione nel Congo belga (ora Repubblica Democratica del Congo); Haute-Sangha (oggi parte della Repubblica Centrafricana), un medico somministra il vaccino ai nativi; Congo francese (ora Repubblica del Congo), missionari somministrano il vaccino nelle vicinanze di Brazzaville; Congo belga, costruzione di un ponte. CONGO-BBLGE N. 61. — Construction d'un pont sur un rat-in Ogaigema 56. - CONGO FRA.I‘Mal.S - Missiormaire vaccinant dans la brousse aux environs de Brenaville IE-SANG C*IJ D ls la brousse. — 1Dooleur vaccinent les Indigènes Le quattro principali teorie sulla genesi del virus HIV sono al centro di un dibattito a volte molto aspro. Ma tra loro c'è un elemento comune: alle origini della pandemia non ci fu un evento naturale L'enigma delle origini dellAIDS di Jim Moore oco dopo la scoperta del virus HIV, i ricercatori si accorsero di un'immunodeficienza stranamente simile all'AIDS che colpiva i macachi in vari laboratori degli Stati Uniti. Il colpevole fu identificato rapidamente: si trattava di un virus dell'immunodeficienza del- le scimmie endemico, e innocuo, nel cercocebo moro (Cercocebus atys), una specie dell'Africa occidentale. Indicato con la sigla SIVsm, è geneticamente simile a una forma poco contagiosa del virus dell'AIDS circoscritta principalmente ad alcune regioni dell'A- frica occidentale, l'HIV-2, di cui è perciò considerato un probabile precursore. Studi più recenti hanno dimostrato che il parente più prossimo del principale virus umano (l'HIV-1) è un altro virus dell'immunodeficienza delle scimmie (SIVcpz), il cui vettore sono gli scimpanzè. Confrontando i ceppi vi- rali delle scimmie con quelli umani, si è concluso che gli «eventi» di trasmissione interspecie dovevano essere stati molteplici: almeno sette per l'HIV-2 etre per l'HIV-1. www.lescienze.it 53

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CARTOLINE DALLE COLONIE. Una

serie di immagini dell'Africacentrale all'inizio del XX secolo.

In senso orario dall'alto:

vaccinazione nel Congo belga (ora

Repubblica Democratica delCongo); Haute-Sangha (oggi parte

della Repubblica Centrafricana),

un medico somministra il vaccino

ai nativi; Congo francese (oraRepubblica del Congo), missionari

somministrano il vaccino nelle

vicinanze di Brazzaville; Congo

belga, costruzione di un ponte.

CONGO-BBLGE

N. 61. — Construction d'un pont sur un rat-in Ogaigema

56. - CONGO FRA.I‘Mal.S - Missiormaire vaccinant dans la brousse aux

environs de Brenaville

IE-SANG

C*IJ

D ls la brousse. — 1Dooleur vaccinent les Indigènes

Le quattro principali teorie sulla genesi del virus HIV

sono al centro di un dibattito a volte molto aspro.

Ma tra loro c'è un elemento comune: alle origini

della pandemia non ci fu un evento naturale

L'enigmadelle origini

dellAIDSdi Jim Moore

oco dopo la scoperta del virus HIV, i ricercatori si accorsero di un'immunodeficienza

stranamente simile all'AIDS che colpiva i macachi in vari laboratori degli Stati Uniti. Il

colpevole fu identificato rapidamente: si trattava di un virus dell'immunodeficienza del-

le scimmie endemico, e innocuo, nel cercocebo moro (Cercocebus atys), una specie

dell'Africa occidentale. Indicato con la sigla SIVsm, è geneticamente simile a una forma

poco contagiosa del virus dell'AIDS circoscritta principalmente ad alcune regioni dell'A-

frica occidentale, l'HIV-2, di cui è perciò considerato un probabile precursore. Studi più

recenti hanno dimostrato che il parente più prossimo del principale virus umano (l'HIV-1) è un altro virus

dell'immunodeficienza delle scimmie (SIVcpz), il cui vettore sono gli scimpanzè. Confrontando i ceppi vi-

rali delle scimmie con quelli umani, si è concluso che gli «eventi» di trasmissione interspecie dovevano

essere stati molteplici: almeno sette per l'HIV-2 etre per l'HIV-1.

www.lescienze.it 53

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IL VACCINO ORALE ANTIPOLIO «CHAT» fu somministrato a quasi un

milione di persone in varie località (punti rossi e zone rosa) fra il

1957 e il 1960, e il grado di corrispondenza fra questi luoghi e i primi

casi confermati di contagio da HIV-1 in Africa fino al 1981 (quadrati)è sorprendente. I critici della teoria del vaccino contaminato

osservano però che il virus SIVcpz di Pan troglodytes schweinfurthii(in verde) è imparentato meno strettamente con l'HIV-1 del virus

SIVcpz trasportato da Pan troglodytes troglodytes, che vive più a

occidente (in viola). (I dati sulle località di vaccinazione e la

comparsa dei primi casi di AIDS provengono da Hooper, 2000).

1(1981)

SENEGAL

Località in cui si sono svolti trial africanicon vaccino CHAT, fra il 195? e il 1960

Burundi, località imprecisate in cuifurono eseguite vaccinazioni con CHAT

O Numero (e data) di infezioniconfermate di HIV-1 in Africa al 1981

• Areale della speciePan troglodytes troglodytes

Areale della speciePan troglodytes schweinfurthii

•"Vol •

is(Slarlelavir1Li 1 (1977)

REPUBBLICA • •DEMOCRATICA

11EL CONGO

1(1978)16(1980/81)

Kinshasa(Leopoldville)

1(1959)2 (1970)1(1975)1(1978)

16 (1980)

• KENYA

NairobiD- 9 (1981

RWANDA

BURUNDI

2 (1980/81)

8 (1980/81)

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Dakar

5 (1976)

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MissIoN.COURTOIS

POPRousit iTATRE EzputunArtNnon

EN111,tEE INTIAMITE

UNA CONTROVERSA TEORIA sostiene che il trasferimento del virus dell'immunodeficienza dagli

scimpanzè agli esseri umani avvenne tra il 1957 e il 1960, nel corso di una campagna

di vaccinazione antipolio effettuata nei territori che attualmente appartengono a Repubblica

Democratica del Congo, Burundi e Rwanda.

una campagna di vaccinazione condottacon un prodotto sperimentale contro lapoliomielite somministrato per via orale(OPV), che era stato contaminato dall'al-lora sconosciuto virus SIV. I portatori delvirus (così ipotizzava il giornalista) sareb-bero stati i cercopitechi gialloverde afri-cani, le cui cellule renali erano spessousate come substrato per la coltura di vi-rus destinati sia alla ricerca sia alla pro-duzione di vaccini. E uno dei primi e piùimportanti trial di un vaccino virale spe-rimentale antipolio per via orale fu effet-tuato dal 1957 al 1960 nell'area che oggicorrisponde agli Stati della RepubblicaDemocratica del Congo, del Burundi e delRwanda: gli stessi che oggi sono il «cuo-re» dell'epidemia globale di AIDS.

Intervistato da Curtis, Hilary Koprow-ski, il pioniere del vaccino antipolio cheaveva organizzato quella massiccia cam-pagna di vaccinazione, non era stato in

Ma come hanno fatto i due virus a su-perare la barriera di specie infettando gliesseri umani e diventando patogeni? Lamancanza di tracce di una patologia si-mile all'AIDS in Africa prima della metàdel XX secolo, e la sua assenza nel NuovoMondo (che tra il XVI e il XIX secolo im-portò circa dieci milioni di schiavi africa-ni) in epoche precedenti indicano che ilsalto di specie deve essersi verificato intempi relativamente recenti. Quando, e-sattamente, è ancora oggetto di accese po-

lemiche. Inoltre, perché mai due diversivirus delle scimmie con cui gli esseri uma-ni hanno coabitato per secoli, se non ad-dirittura per millenni, improvvisamente sitrasmettono all'uomo più e più volte inpochi decenni?

Nonostante l'impegno dei biologi mo-lecolari per comprendere la natura e l'e-voluzione dei virus dell'immunodeficien-za dei primati, le risposte a queste do-mande sono lente ad arrivare. Io non so-no un biologo molecolare; in realtà, misono accostato alla ricerca sulle originidell'AIDS perché mi interesso di socioe-cologia degli scimpanzè. E benché pro-penda per la teoria che ho contribuito aformulare, può darsi che col tempo un'i-dea concorrente finisca per spiegare mol-to meglio la genesi dell'epidemia. È anchepossibile che la risposta sia in una com-plessa combinazione di fattori che al mo-mento non è contemplata da nessuna sin-

grado di ricordare o trovare alcuna provadocumentale che consentisse di sapere (odi escludere) se il suo gruppo aveva uti-lizzato cellule renali di cercopiteco giallo-verde o di macaco asiatico (che in libertànon è portatore del SIV). Se i terreni dicoltura avessero contenuto SIV (una pos-sibilità concreta, perché le tecnologie del-l'epoca non erano in grado di proteggereda virus sconosciuti che non provocasse-ro sintomi evidenti nelle scimmie ospiti),la somministrazione del vaccino avrebbediffuso il virus in più di 900.000 persone,ponendo le basi dell'epidemia attualmen-te in corso.

Curtis attribuì questa teoria a BlaineElswood, un attivista californiano impe-gnato sul fronte dell'AIDS, ma è interes-sante ricordare che l'idea di attribuire lagenesi dell'AIDS alla somministrazione diun vaccino antipolio orale contaminatoera stata suggerita in maniera indipen-dente da altre due persone, Louis Pascal eWalter Kyle, all'incirca nello stesso perio-do. Come Elswood, nessuno di loro erauno scienziato. Da allora, però, il più ac-canito sostenitore della teoria del vaccinocontaminato è stato lo scrittore EdwardHooper, autore del controverso libro TheRiver, pubblicato nel 1999.

Hooper notò nell'articolo di Curtis unriferimento passeggero a una colonia discimpanzè allevata dal gruppo di Kopro-wski, e suggerì che la fonte originariadel virus fossero state le cellule renaliprovenienti da questi scimpanzè, e nonquelle dei cercopitechi gialloverde. Oggisono stati scoperti numerosi ceppi localidi HIV, ed è poco probabile che una solacampagna di vaccinazione possa spiega-re l'esistenza di tutti questi ceppi. Ma ladistribuzione iniziale del ceppo principa-le responsabile della pandemia, l'HIV-1di gruppo M (dove M sta per main, cioèprincipale) coincide piuttosto bene conla località in cui si svolsero le campagnedi Koprowski, tanto che oggi la teoriadell'OPV viene applicata soprattutto aquesto ceppo.

La teoria del vaccino contaminato èl'unica delle quattro ipotesi sull'originedell'AIDS di cui sia facile dimostrare lafalsità: basterebbe scoprire il virus HIV-1di gruppo M in un campione di tessutoprelevato in epoca precedente al vaccinosospetto e la teoria sarebbe eliminata. Maquesto, finora, non è accaduto. Tuttavia,poiché molti ricercatori le danno pococredito per altre ragioni, si è diffusa laconvinzione che sia stata definitivamenteconfutata. Nel 2001, per esempio, «Scien-ce» pubblicò un articolo intitolato Dispu-ted AIDS Theory Dies its Final Death e«Nature» un altro dal titolo Polio VaccineExonerated. Ma all'inizio del 2004 «Natu-re» ne ha pubblicato un altro ancora, inti-

Come ha fatto il virus delle scimmie

a superare la barriera di specie

infettando gli esseri umani?

IN SINTESI

• Uno dei principali problemi sulle origini dell'AIDS è capire come mai l'epidemia abbiaavuto inizio proprio in un certo momento storico. Poiché un virus delle scimmie simileall'HIV-1 (il ceppo responsabile della maggioranza dei casi di AIDS] è presente negliscimpanzè dell'Africa Centrale, è probabile che questi animali siano gli ospiti naturalidel progenitore virale. Le teoria più accettata sull'origine dell'AIDS ipotizza che il virussi sia trasmesso agli esseri umani attraverso graffi o ferite durante la caccia o lamacellazione di uno scimpanzè.• Tuttavia, dato che la caccia agli scimpanzè a scopo alimentare è praticata,presumibilmente, da migliaia di anni, questa teoria non basta a spiegare perchél'epidemia di AIDS non sia esplosa prima del XX secolo.• Un'altra tesi, molto controversa, fa invece risalire l'origine del virus a unacampagna di vaccinazione antipolio effettuata tra il 195? e il 1960.• L'autore di questo articolo ha ipotizzato che la brutalità con cui furono trattati inativi dell'Africa Centrale durante il colonialismo, assieme agli aghi non sterili utilizzatinello stesso periodo nelle campagne di vaccinazione, abbiano creato le condizionifavorevoli al trasferimento del progenitore del virus dagli scimpanzè agli esseri umani,e il suo successivo adattamento e trasformazione in HIV.

tolato Origin of AIDS: Contaminated PolioVaccine Theory Refuted. Il che è piuttostosorprendente, visto che la teoria era statadata per morta tre anni prima

In realtà, sono i risultati di alcune re-centi indagini a screditare la teoria del-l'OPV. Nel 2000, per esempio, l'esame deipochi campioni di vaccino rimasti all'isti-tuto di Koprowski (il Wistar Institute diFiladelfia) risultò negativo sia per il DNAdi scimpanzè sia per il SIV. Tuttavia, que-sto non esclude la possibilità, suggeritada Hooper, che a introdurre il SIV sia sta-ta l'amplificazione del vaccino a base divirus vivo effettuata in Africa allo scopodi produrre un maggior numero di dosi. Ilpunto cruciale è stabilire se le cellule re-nali di scimpanzè sono state usate comesubstrato di coltura in una qualunque fa-se di produzione del vaccino di Koprow-ski. Ci sono testimoni oculari sia a favoresia contro, e il fatto di non aver trovato ilvirus SIVcpz in un piccolo numero dicampioni dello stesso ceppo vaccinico vi-vo usato in Africa non prova che il virusfosse assente nelle partite di vaccino e-ventualmente prodotte in loco.

Un altro elemento a sfavore della teo-ria dell'OPV è emerso sempre nel 2000, inun articolo pubblicato su «Science» da

gola spiegazione. In ogni caso, la soluzio-ne arriverà certamente da una o più dellequattro teorie già elaborate sulla compar-sa dell'AIDS.

Il vaccino contaminato

La prima teoria è anche quella che hasuscitato il dibattito più aspro. Nel 1992,in un articolo pubblicato su «Rolling Sto-ne», il giornalista Tom Curtis suggerì chel'HIV avesse avuto origine in Africa da

1 (1976) "' 3 (1980/81)1 (1977)

LE SCIENZE 437 / gennaio 2005

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Bette T. Korber, del Los Alamos NationalLaboratory, e colleghi. Il gruppo ha stu-diato le differenze molecolari fra i sottoti-pi dell'HIV-1 di gruppo M per scoprire l'e-poca a cui risale il loro ultimo antenatocomune, concludendo che si trattava del1931, quindi decenni prima della sommi-nistrazione dell'OPV.

Queste datazioni possono però esserealterate dalla ricombinazione genetica frasottotipi (il cosiddetto «sesso virale»), chepuò anticiparle erroneamente. Poiché visono prove sempre più consistenti chequesto tipo di ricombinazione è comunecon l'HIV, la data probabilmente è sba-

Pan troglodytes troglodytes. Ma nella zo-na di Camp Lindi vive un'altra specie discimpanzè, Pan troglodytes schweinfur-thii, che è portatrice di un ceppo viralemeno simile all'HIV-1, mentre la popola-zione di Pan troglodytes troglodytes piùvicina a Camp Lindi dista 500 chilometri.Gli scimpanzè catturati localmente nonavrebbero quindi potuto essere i portatoridel ceppo SIVcpz.

Un punto debole di questa obiezione èche la distanza non va sempre misuratain chilometri, specialmente in Africa cen-trale: Kisangani si trova subito a montedella parte navigabile del fiume Congo,

Il cacciatore ferito

La principale teoria concorrente affer-ma che il SIV si trasmette di tanto in tan-to ai cacciatori attraverso il contatto di-retto con il sangue infetto di un primate.Secondo questa teoria, generalmente al-l'interno dell'ospite umano il virus vieneeliminato, ma durante il XX secolo esso èriuscito a sopravvivere in più occasioni,trasformandosi in HIV. Non è difficile im-maginare che i cacciatori subiscano graf-fi o lesioni da un cercocebo o da unoscimpanzè feriti, e una forma di trasferi-mento naturale fra specie può probabil-

UNA VARIANTE DELLA TEORIA DEL CACCIATORE

ferito suggerisce che i metodi brutali con cui la

popolazione indigena del bacino del Congo fu

costretta a estrarre avorio e caucciù in epoca

coloniale abbiano favorito l'adattamento del

virus SIVcpz agli esseri

umani. La vignetta,

pubblicata su

«Punch» nel 1906,

ritrae un serpente con la —

testa del re belga Leopoldo.

_

Comprendere meglio gli eventi che hanno provocatol'origine della pandemia di AIDS può aiutarci a ridurre

il rischio di scatenare un altro flagello globale

A CACCIA DI GUAI. Il virus SIV potrebbe aver superato la barriera di specie infettando l'uomo in seguito all'uccisione di una scimmia

o di uno scimpanzè le cui carni sono state successivamente mangiate. A sinistra, alcuni cacciatori pigmei della tribù Efe originari della foresta

di Ituri, nella Repubblica Democratica del Congo, macellano un cercocebo ucciso con arco e frecce. A destra, un cacciatore della Sierra Leone

utilizza un'arma più moderna (un fucile da caccia) per uccidere i cercocebi.

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IN THE RUBBER COILS.

gliata. D'altro canto, è stata confermatada analisi indipendenti ed effettuate conmetodi diversi, e uno studio analogo sul-l'HIV-2 ha collocato l'origine del gruppoprincipale fra il 1940 e il 1945, ben primadella campagna di vaccinazione.

Un'altra obiezione alla teoria dell'OPVriguarda la sottospecie di scimpanzè ospi-tata nei pressi di Kisangani (l'ex Stanley-ville) in una struttura-laboratorio chia-mata Camp Lindi, che secondo Koprowskiè stata utilizzata solo per sperimentare lasicurezza del vaccino, ma che Hooper so-spetta sia stata la fonte da cui proveniva-no i tessuti di scimpanzè utilizzati perprodurre localmente il vaccino. Il ceppoSIVcpz più simile all'HIV-1 finora è statoidentificato soltanto in una sottospecie discimpanzè dell'Africa centro-occidentale,

che delimita l'amale del Pan troglodytestroglodytes per centinaia di chilometri. Inquest'area il commercio fluviale si è svi-luppato in modo considerevole fin dalleguerre della fine del XIX secolo. Se si fos-se sparsa la voce che nei pressi di Kisan-gani c'erano americani che acquistavanoscimmie a caro prezzo, sarebbe stato dav-vero strano che nessun cacciatore risalisseil fiume. Un altro problema è che dimo-strare l'assenza di qualcosa basandosi solosu pochi campioni è difficile, e costringe aparecchie congetture ardite sull'epidemio-logia del virus SIVcpz in natura.

In breve, benché la maggior parte dellericerche pubblicate negli ultimi anni sug-gerisca che l'ipotesi dell'OPV è errata, i ti-toli che ne annunciano la morte restanoprematuri.

mente spiegare l'ampia distribuzione delvirus SIV tra i primati africani. Da qui de-riva la teoria «del cacciatore ferito» o del«trasferimento naturale», oggi forse la piùaccreditata. In base a questa ipotesi, lacomparsa dei virus HIV-1 e HIV-2 a metàdel XX secolo va attribuita allo sviluppodell'urbanizzazione e del commercio re-gionale, che creano le condizioni idealiper la diffusione di una malattia a tra-smissione sessuale.

A differenza dell'ipotesi del vaccinocontaminato, non c'è un modo sempliceper confutare questa teoria: perfino unaprova evidente che colleghi i vaccini an-tipolio orali al virus HIV-1 di gruppo Mlascerebbe senza spiegazione la comparsadi molti altri ceppi del virus HIV, per giu-stificare l'esistenza dei quali si ricorre con

una certa frequenza all'espressione «mo-dernizzazione». Inoltre, la teoria del cac-ciatore ferito non consente una datazioneabbastanza circoscritta. Dopo tutto, è sta-to durante l'Ottocento che molti africanihanno incominciato a spostarsi verso lecapitali delle colonie e i porti. Un'ipotesiche non riesce a spiegare il particolaremomento in cui è comparsa l'epidemia diAIDS, e che non è falsificabile, ha un'uti-lità limitata, ma questo non la rende ne-cessariamente errata.

Gli aghi infetti

La terza ipotesi, un perfezionamentodella teoria del cacciatore ferito, è stata a-vanzata da Preston A. Marx, un virologoche lavora alla Tulane University e all'Aa-

ron Diamond AIDS Research Center. Nel1995 Preston osservò che negli anni cin-quanta si era verificato un cambiamentosignificativo nella pratica clinica: l'intro-duzione delle siringhe di plastica monou-so. Questa innovazione aveva permesso digarantire la sterilità nelle procedure medi-che, determinando una diminuzione deicosti di produzione delle siringhe di quasidue ordini di grandezza. Di conseguenza,vi era stato un incremento astronomicodel ricorso alle iniezioni. Poiché il medici-nale da somministrare poteva essere dosa-to in maniera precisa e i pazienti non ave-vano modo né di perderlo né di venderlo,le iniezioni divennero un metodo moltopopolare con cui i medici dei paesi in viadi sviluppo somministravano i farmaci.

Il problema è che, pur essendo ridotti,

quei costi erano comunque pesanti perchi viveva ai margini dell'economia dimercato. E le siringhe di plastica non pos-sono essere sterilizzate nell'acqua bollen-te: si sciolgono. Secondo questa teoria, ladiffusione sempre maggiore di siringhemonodose aumentò il ricorso alle iniezio-ni, che venivano praticate anche se le si-ringhe non erano poi così disponibili (ocosì a buon mercato) da consentire di get-tarle dopo l'uso. Di conseguenza, si utiliz-zavano ripetutamente siringhe non steri-lizzate, che diffondevano i virus, inclusiquelli che si sarebbero trasformati in 111V.

Marx suggerisce che normalmente ilsistema immunitario dovrebbe riuscire asopraffare un virus SIV (penetrato nell'or-ganismo, per esempio, mentre si macella-va una scimmia), nel giro di una o due

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LE SCIENZE 437 / gennaio 2005

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1950: introduzionedelle siringhe

di plastica monouso

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o

E

20

1983: Si scopreche l'HIV

è la causa dell'AIDS

40

30

10

L'AUTORE

JIM MOORE si è specializzato in bioantropologia a Harvard nel 1985, dove ha studiato de-

mografia e sociologia dei primati. Da allora insegna all'Università della California a San Die-

go. Questo articolo è stato originariamente pubblicato su «American Scientist».

PER APPROFONDIRE

CHITNIS A., RAWLS D. e MOOREJ., Origins of H1V-1 in colonia! French Equatorial Africa?, «AIDS

Research and Human Retroviruses», n. 16, pp.5-8, 2000.

HOOPER E., The River: A Journey to the Source of H1V and A1DS, Back Bay Books, 2000.KORBER B. e altri, Timing the ancestor of the HIV-1 pandemic strains, in «Science», n. 288,

pp. 1789-1796, 2000.

PETERSON D., Eating Apes, University of California Press, 2003.HOCHSCHILD A., King Leopold's Ghost: A Story of Greed, Terror and Heroism in Colonia! Africa,Houghton Mifflin, 1998.

APETREI C., ROBERTSON D.L. e MARX P.A., The History of SIVs and A1DS: Epidemiology, phylo-geny and biology of isolates from naturally SIV infected non-human primates in Africa,«Frontiers in Bioscience», n. 9, pp. 225-254,2004.

1920:un censimento

rivela che nel soloCongo belga sono

morte10 milionidi persone

1957: iniziodella campagna

di vaccinazione oralecontro la poliomielite

in Congo, Burundie Rwanda

DALLE COLONIE ALL'AIDS. Le teorie spiegano la genesi dell'AIDS indicando eventi molto differenti,

che si collocano in un arco di tempo relativamente ampio. La teoria degli imperi coloniali enfatizza

la prima parte del XX secolo, mentre quella degli aghi contaminati colloca la scintilla epidemica in

un'epoca successiva al 1950. La teoria del vaccino antipolio sperimentale indica gli anni tra 1957

e il 1960, i più vicini al primo campione di sangue per il quale è stata confermata l'infezione da HIV.

Ez,

1879: Leopoldo IIre del Belgio stabilisce

il primo avampostonel bacino

del fiume Congo

1890: Joseph Conradlavora sul fiume Congo,

un'esperienza che in seguitoispira il suo romanzo

Cuore di Tenebra

EMINENTE BIOLOGO EVOLUZIONISTA

dell'Università di Oxford, William D. Hamilton è

stato lo scienziato più importante schieratosi

a favore della teoria del vaccino contaminato.

Hamilton è morto nel 2000 in conseguenza

della malaria contratta in Congo mentre

raccoglieva materiale per indagare sui virus

dell'immunodeficienza delle scimmie.

La fotografia qui a fianco mostra Hamilton

durante la sua ultima spedizione.

1880 1890 1900 1910 1920 1930 1940 1950 ; 1960

1908: II Congodi Re Leopoldo II

diviene unacolonia belga

1890-1913: gli indigenidel Congo subiscono innumerevoli atrocità

(uccisioni, schiavitù e amputazione degli arti)crimini istituzionalizzati che Joseph Conrad,Mark Twain e Arthur Conan Doyle denunciano

nei loro romanzi

settimane. Il virologo sostiene inoltre chela trasformazione da SIV a HIV richiedeuna serie di mutazioni, e che la probabi-lità che si verifichino tutte le mutazioninecessarie dipende dalle dimensioni dellapopolazione virale. Deve quindi essersiverificato un evento specifico che abbiaconsentito al virus SIV di rimanere ospitedell'organismo umano in concentrazionielevate e per un tempo sufficiente a con-sentire la comparsa di mutazioni sponta-nee. L'evento, secondo Marx, sarebbe il«passaggio seriale» del virus attraversoaghi non sterili. In altri termini, un caccia-tore infettato dal virus potrebbe farsi un'i-niezione mentre nel suo sangue è ancorapresente un gran numero di particelle vi-rali; lo stesso ago sarebbe poi riutilizzato,infettando un'altra persona, che prestopotrebbe ricevere una seconda iniezione ecosì via. In questo modo è possibile man-tenere titoli virali elevati in persone diver-se sottoposte a iniezioni. A ogni trasferi-mento tramite l'ago contaminato, il virussi ritrova in un nuovo ospite e ha la possi-bilità di proliferare prima che si attivi la ri-sposta immunitaria. Le mutazioni casualisi accumulano, e alla fine il virus SIV siadatta trasformandosi in 111V.

Cuore di tenebra

Poiché l'altra variante della teoria delcacciatore ferito è stata elaborata da me edue dei miei studenti, credo di dover spie-gare in che modo mi sono appassionato a

1970 1980 1990 2000-

1959: primo casoconfermatodi infezione 1982: la nuova

da HIV malattia emergente

(Leopoldville, viene battezzataCongo)

AIDS

questa indagine. Alla fine del 1998 fuicoinvolto in una discussione sulla scoper-ta, effettuata da Beatrice H. Han, che gliscimpanzè dell'Africa centrale erano ilserbatoio d'origine dell'HIV-1. Più o me-no nello stesso periodo, un mio collegainsistette perché leggessi King Leopold'sGhost, un libro di Adam Hochschild sullastoria del Congo belga, e contemporanea-mente fui contattato da due studenti,Amit Chitnis e Diana Rawls, che voleva-no svolgere una ricerca a cavallo tra frabioantropologia e medicina. E infine siverificò l'evento catalizzatore: la rivista«Discover» pubblicò un articolo secondoil quale le origini dell'AIDS potevano es-sere legate alla caotica situazione creata-si in Africa centrale dopo la fine del co-lonialismo. Saltato il rigido controllo del-le autorità coloniali, si sarebbe verificatauna sorta di «tana libera tutti» che fornìle condizioni per l'instaurarsi di una nuo-va malattia.

King Leopold's Ghost mi colpì moltissi-mo. Avevo vagamente sentito parlare del-la brutalità del colonialismo belga, manon sapevo che per colpa dei regimi colo-niali nell'Africa equatoriale francese e nelvicino Congo belga, fra il 1880 e l'iniziodella seconda guerra mondiale probabil-mente erano morti più africani di quantine fossero stati deportati come schiavi nei400 anni precedenti. «Probabilmente» so-lo perché nessuno aveva tenuto il contodelle vittime.

Il primo censimento, del 1920, stimò

IL CONTINENTE PIÙ COLPITO DALL'AIDS

è l'Africa, in particolare la regione sub-sahariana,

dove vivono 25,4 milioni di sieropositivi

e si registra il 64,5 per cento dei nuovi casi

di contagio del mondo. E mentre le campagne

di prevenzione condotte in alcuni paesi (in

particolare in Uganda) dimostrano che l'AIDS

può essere tenuto sotto controllo, in altre

nazioni i progressi sono ancora lenti. Nella foto,

una manifestazione di protesta in Sudafrica.

che la popolazione delle due colonie am-montasse a circa 15 milioni di individui.Ma i funzionari riferono che nel corsodella rilevazione gli abitanti dei villaggi(coloni e indigeni) raccontavano invaria-bilmente che, venti o trent'anni prima, lapopolazione era all'incirca il doppio: unaperdita di vite umane che supera persinoil tasso di mortalità causato in Europadalla peste.

Cuore di Tenebra, il famoso romanzo diJoseph Conrad, era solo per metà finzio-ne, e gli orrori che vi sono descritti riflet-tono tanto le politiche ufficiali quanto lafollia dei singoli individui. Ciò che moltivedevano come il «controllo» colonialedella regione tra la fine del XIX secolo el'inizio del Novecento, portò il caos nel-l'esistenza degli africani che vissero emorirono sotto di esso. Insieme a Chitnise Rawls, ci mettemmo al lavoro per indi-viduare quali fattori patogeni potevanoessere esistiti prima del ritiro dei governicoloniali intorno al 1960.

Trovare dei candidati non fu difficile,almeno per gli anni precedenti la primaguerra mondiale. Nei campi di lavoro for-zato, migliaia di persone vivevano incondizioni igieniche precarie, con un'ali-mentazione scarsa e ritmi di lavoro este-nuanti. È difficile immaginare una situa-zione più favorevole allo sviluppo diun'immunodeficienza, ma dove l'imma-ginazione non arriva, viene in aiuto lastoria. Per prendersi cura della salute deilavoratori, medici di buona volontà madotati di scarse risorse vaccinavano ilpersonale contro il vaiolo e la dissenteria,e curavano la malattia del sonno con ciclidi iniezioni. Il problema è che le iniezionierano praticate usando sempre le stessesiringhe. L'importanza di operare in con-dizioni di sterilità era nota, ma non erapraticata regolarmente: il trasferimento diorganismi patogeni era quindi inevitabile.Inoltre, per tener buoni i lavoratori, in al-cuni campi era ufficialmente incoraggiatala prostituzione.

E queste erano solo le condizioni neicampi di lavoro. Poiché il vaiolo e la ma-lattia del sonno incidevano sulla produt-tività, furono compiuti grandi sforzi pereliminarli dalla zona, ma la scarsità di si-ringhe era drammatica. Nel 1916, unaspedizione nell'Ubangi Shari (ora Repub-

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Page 5: CONGO-BBLGE delle origini dellAIDSdownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/2005...CARTOLINE DALLE COLONIE. Una serie di immagini dell'Africa centrale all'inizio del XX secolo.

blica Centrafricana) vaccinò 89.000 per-sone contro la malattia del sonno utiliz-zando solo sei siringhe. E prima dell'in-troduzione del vaccino liofilizzato controil vaiolo, avvenuta intorno al 1914, il so-lo modo per trasportare il vaccino all'in-terno del paese consisteva nell'inocularealcune persone e viaggiare insieme a loroper gli otto giorni necessari perché svi-luppassero le pustole dalle quali si sareb-be ricavato il prossimo inoculo. Secondo idocumenti, almeno 14.000 persone furo-no vaccinate in questo modo. In Europa ilmetodo era stato abbandonato circa 20anni prima, poiché spesso si trasmettevaaccidentalmente la sifilide.

Circostanze simili possono aver facil-mente favorito l'evoluzione dell'HIV apartire dal virus SIVcpz. Immaginiamo,per esempio, il seguente scenario. Un pe-scatore fugge dal suo villaggio per sot-trarsi a una pattuglia coloniale venuta areclamare la sua quota di caucciù. Men-tre si nasconde uccide uno scimpanzè e,

l'uscita su «Science» della ricerca dellaKorber che faceva risalire le origini del vi-rus HIV-1 di gruppo M ai primi decennidel XX secolo. Se la datazione è corretta,la teoria della politica coloniale offre unavalida spiegazione. Da notare, comunque,che la genesi e l'iniziale diffusione del-l'HIV in questo periodo potrebbero esserespiegate da una variante della teoria delcacciatore ferito che non si basi sull'urba-nizzazione, o che stabilisca una sogliamolto più bassa per il livello critico dellavita cittadina.

Nessuno di questi scenari tuttavia rie-sce a spiegare i decenni trascorsi fra l'ipo-tetica origine dell'HIV nella prima metàdel XX secolo e la comparsa dell'AIDS inAfrica, che risale ai primi anni ottanta.Ma può darsi che questo lungo ritardo siasolo un errore di percezione: se partiamoda un singolo caso e ipotizziamo che lafrequenza raddoppi ogni pochi anni, do-vrebbero passare decenni prima che laprevalenza della malattia si manifesti in

mentale finché non affioreranno provepiù credibili e, nel frattempo, considerarela letteratura relativa a ciascuna di questeipotesi come se rappresentasse lo scenariomolto raffinato di una simulazione. Secapire le origini dell'HIV può servire dalezione per il futuro, ciascun modello può,e deve, essere considerato non solo credi-bile, ma anche preoccupante. Dopo tutto,non c'è dubbio che gli aghi non sterilitrasmettono le malattie, che un vaccinoantipolio contaminato ha diffuso un virusdelle scimmie (chiamato 5V40) in milionidi persone, che talvolta i medici conduco-no ricerche rischiose, che il colonialismoha avuto gravi conseguenze sulla salutedelle popolazioni, e che il contatto conanimali selvatici può introdurre organi-smi patogeni negli esseri umani.

Da tutte e quattro le teorie possiamo ri-cavare una chiara lezione generale: perqualche sconcertante ragione, l'originedell'HIV non è stata naturale, visto che inmigliaia di anni di esposizione gli esseri

Tre teorie su quattro collegano la comparsa dell'HIV

all'applicazione negligente di programmi sanitari

e tecnologie mediche che comportavano rischi sconosciuti

non essendo particolarmente abile nelmacellare l'animale, si infetta con il vi-rus SIVcpz. Di ritorno al villaggio, sco-pre che la sua famiglia è stata massacratae le case distrutte. Vaga per chilometri echilometri, eludendo i soldati, finché vie-ne catturato da una pattuglia che arruolalavoratori destinati alla ferrovia, e co-stretto a marciare per giorni fino a uncampo di lavoro. Qui, con qualche altrocentinaio di uomini, viene sottoposto adiverse iniezioni per ragioni che non ca-pisce. Durante i mesi di lavori forzatimangia poco, ed è continuamente sottostress, vulnerabile a ogni infezione. Trovaun po' di svago con una delle prostitutedel campo e infine muore per una malat-tia devastante e non diagnosticata, che hagià ucciso altre centinaia di uomini sol-tanto in quel luogo. Malattie, denutrizio-ne, maltrattamenti: nulla di tutto ciò vieneregistrato, nessuna autorità ne è a cono-scenza e i pochi medici presenti sono so-praffatti dai problemi che hanno di fronte.

11 breve articolo in cui io e i miei stu-denti esponevamo le ragioni per esami-nare il modo in cui il colonialismo potevaaver contribuito all'origine e alla diffusio-ne dell'HIV forse sarebbe passato sotto si-lenzio se non fosse stato pubblicato sullarivista «AIDS Research and Human Retro-viruses» quasi contemporaneamente al-

modo apprezzabile I medici coloniali ave-vano gli strumenti per accorgersi di unarara malattia immunitaria? Queste teorie,inoltre, non spiegano i dettagli della di-stribuzione geografica dei primi casi diinfezione di HIV e di AIDS, distribuzioneche mostra una sorprendente sovrapposi-zione con le località in cui veniva effet-tuata la vaccinazione orale contro la po-liomielite. La corrispondenza è solo unafunzione della distribuzione della popola-zione e dei medici? I punti di contatto frale teorie e i dati osservati sono ancoratroppo vaghi perché una delle quattroipotesi riesca a imporsi sulle altre.

Teorie contrastanti

Le polemiche intorno alle teorie sulleorigini dell'AIDS hanno assunto talvoltatoni violenti, ben al di là delle regole deldibattito scientifico. Negli articoli scienti-fici più recenti, difensori e oppositori del-la teoria del vaccino contaminato si sonoreciprocamente accusati di mentire e dimanipolare le prove. Alcune delle perso-ne coinvolte sono poco propense a pren-dere anche solo in considerazione la pos-sibilità di sbagliare.

Ma data la precarietà di ciascuna delleattuali teorie, sembra più ragionevole cer-care di mantenere la massima elasticità

umani non avevano mai acquisito dallescimmie il virus dell'immunodeficienza.La comparsa dell'HIV ha richiesto cam-biamenti sociali di diversa natura: gli a-busi di un potere straniero invasore; unabrusca urbanizzazione che ha sopraffattole autorità sanitarie e politiche; il trasferi-mento incontrollato di tecnologia medicae le mezze misure adottate nei programmidi sviluppo; i medici che distribuisconomedicinali senza adeguate precauzioni.Vale la pena di notare che tre delle quattroteorie ipotizzano un'origine legata all'ap-plicazione negligente di programmi sani-tari e tecnologie di frontiera che portava-no con sé pericoli imprevisti.

Se la comprensione dell'origine dei-l'-11V sia utile per valutare i rischi asso-ciati a questioni attuali (per esempio, ilconsumo di selvaggina che potrebbe es-sere la riserva naturale di malattie emer-genti come la SARS, o la probabilità cheil trapianto di organi animali negli esseriumani possa liberare un virus nuovo epericoloso) è un fatto di opinioni. Perso-nalmente, ritengo che una comprensionepiù profonda di ciò che è accaduto inpassato, e di ciò che sarebbe potuto acca-dere se le circostanze fossero state un po'diverse, potrebbe aiutarci a capire questipericoli e a ridurre il rischio di scatenare ilprossimo flagello globale.

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