Confronto Trentino-VDA Europa Nasce un laboratorio ALPE ... giudice De Magistris a con-trapporsi nel...

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In un documentario emigrazioni di ieri e di oggi da e verso Aosta Numero 9 - II quindicina maggio 2011 POSTE ITALIANE - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D. L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1 COMMA 2 E 3 C B - NO/AO/2006 Autonomie Liberté Participation Écologie Viviana Rosi a pagina 6 Il mio quartiere si chiama Europa Confronto Trentino-VDA Nasce un laboratorio di idee tra ALPE e Unione per il Trentino Albert Chatrian a pagina 5 I testi delle canzoni spesso entrano nell’anima e raccontano più di tanti discorsi. Una nota canzone di qualche anno fa parla- va di "Uomini soli" e, con un po' di fantasia, può essere letta oggi molto vicina al mondo dalla politica. Se gli “uomini soli” della can- zone non possono far crescere la società, ma rimangono ripiegati su se stessi e portano alla solitudine e alla divisione, alla non libertà; IN POLITICA GLI “UOMINI SOLI” AL PO- TERE HANNO FATTO UNA STORIA CHE RACCONTA DI TANTA SOLITUDINE E DI DANNI IRREPARABILI PER LE COMUNI- TÀ E PER L’UMANITÀ. Il momento politico attuale mi sembra allora propizio per ricorda- re invece tutte le rivoluzioni che gli Uomini hanno compiuto con la partecipazione, l’u- nione e l’intervento collettivo. NEL MONDO POLITICO LA CONDIVISIONE È SENZ’AL- TRO PIÙ DIFFICILE DELL’IMPOSIZIONE, MA I CITTADINI STANNO LANCIANDO CHIARI SEGNALI. Gli uomini forti, i Guru della politica piacciono e vengono premiati fino a quando sanno lavorare in rete, costruire e soprattutto far crescere i giovani. Quando invece lanciano solo più grida o slogan ego- centrici e narcisistici per poter rimanere a gal- la, vengono isolati e diventano uomini soli. ALPE come sapete parte da questa considera- zione: dalla partecipazione dei cittadini attivi, per poter costruire il nostro futuro insieme creando una rete che sappia far crescere tutta la comunità e non solo una parte di cittadini, quella dei più obbedienti. Crescita economi- ca, ma anche crescita culturale. Di fronte al ripiegamento su se stessi dei movimenti au- tonomisti, che rinnegano anche i loro principi fondanti, ALPE STA CREANDO UNA RETE SOLIDA DI CONTATTI E RELAZIONI CON ALTRE COMUNITÀ ANCHE EUROPEE, proprio per rispondere anche ai principi di apertura e di condivisione, di riflessione, di controllo e di azione comune. Ma ALPE sta anche cercando di evitare di ritrovarsi con “uomini soli” che impongano i loro dictat. Il lavoro non è semplice e scontato, ma sta dan- do i suoi risultati. L’augurio è di vedere crescere la nostra co- munità con cittadini e Uomini veri e realmen- te liberi. ALPE o uomini soli? di Chantal Certan “Legarsela al dito” vuol dire non dimenticare un torto subito, significa che si aspetta il mo- mento giusto per fare giustizia. Dicono che sia perché fin dall’antichità, per ricordarsi un avvenimento, si portava addosso un segno, per esempio legandosi un filo d’er- ba al dito. Mia figlia, come tanti studenti, scrive ancora di tanto in tanto sul palmo della mano le cose da ricordare. Ciascuno ha la sua tecnica, certo, ma per fa- vore, questa volta la usi. IL 12 E 13 GIUGNO LA PARTITA È DE- CISIVA PER IL NOSTRO FUTURO. I refe- rendum sull’acqua (e sul nucleare, se come riteniamo giusto si terrà e al momento in cui scriviamo non ne abbiamo la certezza) affron- tano questioni di cui porteremo le conseguen- ze per più generazioni. Anche la questione del “legittimo impedimento” ha, al momento, un significato di grande valore, ma si spera non ritorni di attualità con tutti i futuri capi del go- verno... Ricordiamoci perciò di tutte le furbate di que- sti mesi, messe in atto perché questo grande appuntamento di democrazia e partecipazio- ne fosse disertato, oscurato o anche solo non capito: • la fissazione del referendum alla data più lontana possibile, addirittura dopo l’inizio delle vacanze scolastiche, con lo spreco di ben 300 milioni di euro per mancato accor- pamento alle elezioni amministrative; l’approvazione di una leggina-truffa che sospende (ma di fatto non annulla) la deci- sione di riprendere la produzione di energia nucleare: una vera e propria truffa, per rin- viare ad un momento più favorevole il con- fronto, dopo l’ulteriore tragedia avvenuta a Fukushima. Il tentativo è stato fatto anche per l’acqua, ma ormai fuori tempo massi- mo; degli spot informativi assolutamente in- comprensibili. Non si può allora restare indifferenti o dimen- ticarsi l’appuntamento. ALPE invita i valdostani ad esprimere quattro SI' nel voto del 12 e 13 giugno, ma chiede loro anche di più. C’è bisogno di una catena di piccoli memo, di appunti, di segni visibili, di nastrini o spille per dire anche a chi abbia- mo intorno: “Ehi! Ricordati, questo tocca an- che te, non lasciarti fregare”. “ON NE SUBIT PAS L'AVENIR, ON LE FAIT”, scriveva invece un grande pensatore cattolico, Georges Bernanos, in “La liberté pour quoi faire?”. Perciò, quando AUMENTERANNO LE BOL- LETTE DELL’ACQUA per effetto della pri- vatizzazione dei servizi idrici, quando non sapremo dove e a che prezzo stoccare futu- re scorie nucleari o vivremo con l’ansia che si ripetano catastrofi come Chernobyl o Fu- kushima, non potremo dire “non sapevo” o “purtroppo mi sono dimenticato di andare”. Saranno SCUSE O ALIBI INUTILI. Noi allora ci saremo stati, non avremo girato lo sguardo dall’altra parte, come vorrebbe chi ci governa in questo momento. Scriviamo perciò sull’agenda, sul calendario del “Messager” o su un post-it attaccato al fri- gorifero, questa data. Il treno della libertà dalla speculazione sui beni comuni e dal pericolo per la salute no- stra e delle future generazioni, passa il 12 e 13 giugno. Leghiamocelo al dito. Robert Louvin S Ì 4 referendum 12-13 giugno 9

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In un documentario emigrazioni di ieri e di oggi da e verso Aosta

Numero 9 - II quindicina maggio 2011

Poste italiane - sPedizione in abbonamento Postale - d. l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 2 e 3 c b - no/ao/2006

Autonomie • Liberté • Participation • Écologie

Viviana Rosi a pagina 6

Il mio quartiere si chiama Europa

Confronto Trentino-VDA

Nasce un laboratorio di idee tra ALPE e Unione per il Trentino

Albert Chatrian a pagina 5

I testi delle canzoni spesso entrano nell’anima e raccontano più di tanti discorsi.Una nota canzone di qualche anno fa parla-va di "Uomini soli" e, con un po' di fantasia, può essere letta oggi molto vicina al mondo dalla politica. Se gli “uomini soli” della can-zone non possono far crescere la società, ma rimangono ripiegati su se stessi e portano alla solitudine e alla divisione, alla non libertà; in politica gli “uomini soli” al po-tere hanno fatto una storia che racconta di tanta solitudine e di danni irreparabili per le comuni-tà e per l’umanità. Il momento politico attuale mi sembra allora propizio per ricorda-re invece tutte le rivoluzioni che gli Uomini hanno compiuto con la partecipazione, l’u-nione e l’intervento collettivo. nel mondo politico la condivisione è senz’al-tro più difficile dell’imposizione, ma i cittadini stanno lanciando chiari segnali. Gli uomini forti, i Guru della politica piacciono e vengono premiati fino a quando sanno lavorare in rete, costruire e soprattutto far crescere i giovani. Quando invece lanciano solo più grida o slogan ego-centrici e narcisistici per poter rimanere a gal-la, vengono isolati e diventano uomini soli. ALPE come sapete parte da questa considera-zione: dalla partecipazione dei cittadini attivi, per poter costruire il nostro futuro insieme creando una rete che sappia far crescere tutta la comunità e non solo una parte di cittadini, quella dei più obbedienti. Crescita economi-ca, ma anche crescita culturale. Di fronte al ripiegamento su se stessi dei movimenti au-tonomisti, che rinnegano anche i loro principi fondanti, alpe sta creando una rete solida di contatti e relazioni con altre comunità anche europee, proprio per rispondere anche ai principi di apertura e di condivisione, di riflessione, di controllo e di azione comune. Ma ALPE sta anche cercando di evitare di ritrovarsi con “uomini soli” che impongano i loro dictat. Il lavoro non è semplice e scontato, ma sta dan-do i suoi risultati. L’augurio è di vedere crescere la nostra co-munità con cittadini e Uomini veri e realmen-te liberi.

ALPE o uomini soli?

di Chantal Certan

“Legarsela al dito” vuol dire non dimenticare un torto subito, significa che si aspetta il mo-mento giusto per fare giustizia.Dicono che sia perché fin dall’antichità, per ricordarsi un avvenimento, si portava addosso un segno, per esempio legandosi un filo d’er-ba al dito.Mia figlia, come tanti studenti, scrive ancora di tanto in tanto sul palmo della mano le cose da ricordare.Ciascuno ha la sua tecnica, certo, ma per fa-vore, questa volta la usi.il 12 e 13 giugno la partita è de-cisiva per il nostro futuro. I refe-rendum sull’acqua (e sul nucleare, se come riteniamo giusto si terrà e al momento in cui scriviamo non ne abbiamo la certezza) affron-tano questioni di cui porteremo le conseguen-ze per più generazioni. Anche la questione del “legittimo impedimento” ha, al momento, un significato di grande valore, ma si spera non ritorni di attualità con tutti i futuri capi del go-verno...Ricordiamoci perciò di tutte le furbate di que-sti mesi, messe in atto perché questo grande appuntamento di democrazia e partecipazio-

ne fosse disertato, oscurato o anche solo non capito:• la fissazione del referendum alla data più

lontana possibile, addirittura dopo l’inizio delle vacanze scolastiche, con lo spreco di ben 300 milioni di euro per mancato accor-pamento alle elezioni amministrative;

• l’approvazione di una leggina-truffa che sospende (ma di fatto non annulla) la deci-sione di riprendere la produzione di energia nucleare: una vera e propria truffa, per rin-viare ad un momento più favorevole il con-fronto, dopo l’ulteriore tragedia avvenuta a Fukushima. Il tentativo è stato fatto anche per l’acqua, ma ormai fuori tempo massi-mo;

• degli spot informativi assolutamente in-comprensibili.

Non si può allora restare indifferenti o dimen-ticarsi l’appuntamento.ALPE invita i valdostani ad esprimere quattro SI' nel voto del 12 e 13 giugno, ma chiede loro anche di più. C’è bisogno di una catena di piccoli memo, di appunti, di segni visibili, di nastrini o spille per dire anche a chi abbia-mo intorno: “Ehi! Ricordati, questo tocca an-

che te, non lasciarti fregare”.“on ne subit pas l'avenir, on le fait”, scriveva invece un grande pensatore cattolico, Georges Bernanos, in “La liberté pour quoi faire?”.Perciò, quando aumenteranno le bol-lette dell’acqua per effetto della pri-vatizzazione dei servizi idrici, quando non sapremo dove e a che prezzo stoccare futu-re scorie nucleari o vivremo con l’ansia che si ripetano catastrofi come Chernobyl o Fu-kushima, non potremo dire “non sapevo” o “purtroppo mi sono dimenticato di andare”.Saranno scuse o alibi inutili.Noi allora ci saremo stati, non avremo girato lo sguardo dall’altra parte, come vorrebbe chi ci governa in questo momento.Scriviamo perciò sull’agenda, sul calendario del “Messager” o su un post-it attaccato al fri-gorifero, questa data.Il treno della libertà dalla speculazione sui beni comuni e dal pericolo per la salute no-stra e delle future generazioni, passa il 12 e 13 giugno.Leghiamocelo al dito.

Robert Louvin

sì4referendum12-13 giugno

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ComuniPolitica

Destabilizzare e rassicurareLa posizione scomoda di ALPE

il nuovo gruppo esecutivo di ALPE

Léonard Tamonelavoro ed economia

LorisSartore

ambiente e territorio

ElioRiccarand

comunicazione

Sonia Chabodmondo

giovanile

AndreaPiccirilli

associazionismoe società civile

IrisMorandi

cultura

CarloPerrin

Presidente

ChantalCertan

Segretario

Ra�aellaRoveyaz

rappresentantedegli elettinei comuni

MarioVietti

rappresentantegruppo comunale

di Aosta

AlbertoBertin

rappresentantedel Gruppo regionale

CletaYeuillaz

unitàterritoriali

di Maria Pia Simonetti

La pubblicità è l’anima del commercio. E che la politi-ca del Pdl sia un commer-cio lo dice con chiarezza la frase con cui il centrodestra ha commentato i propri ri-sultati elettorali al primo turno delle amministrative: “Abbiamo sbagliato cam-pagna”.A cominciare da Milano.Una dichiarazione da supermercato, che

tenta di mascherare gli er-rori veri, quelli che hanno ridotto questo Paese nello stato in cui è e che tutti la-mentiamo.Dove starà l’errore di co-municazione? Nel non ave-re messo una gran gnocca in topless al posto di Mestizia Moratti? Nell’aver gestito male la macchina del fango di cui sono pro-prietari?Sta di fatto che Milano va al ballottaggio con il candidato del centrosinistra

in vantaggio, Cagliari pure (nonostante Casini appoggi il centrodestra). Napoli pre-mia un’opposizione forte in nome della legalità e sarà il giudice De Magistris a con-trapporsi nel ballottaggio a Lettieri, uomo dell’inqui-sito Cosentino. Torino e Bologna restano al centro-sinistra eleggendo Fassino e Merola.A questo si aggiunga il re-ferendum consultivo della Sardegna sul nucleare dove il 97% dei votanti ha detto

che non lo vuole.In vista del ballottag-gio i candidati di centro-destra usano la consolidata ricetta delle false promesse, quelle che Berlusconi usa fin dall’i-nizio della sua disonorata carriera.Per l’ennesima volta pro-mettono che toglieranno l’immondizia dalle strade di Napoli e aggiungono che i napoletani non pagheranno la Tarsu (tassa sui rifiuti) finché non l’avranno tra-

"Abbiamo sbagliato campagna"Dopo la batosta delle amministrative il Pdl cerca un riposizionamento

sportata altrove. Ai milanesi invece promettono di togliere l’ecopass, una delle poche cose qualificanti del loro stesso programma elettorale, mentre Calderoli annuncia che Ber-lusconi e Bossi stanno preparando una sorpresa che cambierà il modo di pensare dei milanesi. I quali perciò viaggiano tutti con una mano davanti e una dietro.Un’altra specialità dei candidati di centrodestra, anche nostrani, è di prendere le distanze dalla coalizione di cui fanno parte. tibaldi e zuc-chi dicono che la CVA di Rollandin è melma, moratti, contestata da

un gruppo di disabili milanesi, dice che i fischi non sono per lei ma per i tagli del governo berlusconi. Questo modo intellettualmente diso-nesto di fare politica ha delle conse-guenze pesanti.Al Salone del libro di Torino, tenu-tosi nei giorni in cui si votava, un brutto male è stato ripetutamente de-nunciato dalle migliori teste pensanti di questo Paese: la perversione del senso delle parole che la subcultura di destra ha operato nell’immagina-

rio collettivo degli italiani. Un male più subdolo di quello arrecato con l’uso sistematico della menzogna e della pubblicità ingannevo-le come strumenti della politica.Anche se l’uomo Berlusconi è arri-vato al capolinea il danno resta e solo con un’operazione profonda di puli-zia e di verità si potrà tornare ad un confronto onesto e civile tra i diversi modi di vedere il mondo.

di Alexis Vallet

ALPE si trova in una posizio-ne scomoda.Per chi gover-na la strategia da seguire è semplice: rassicurare, ammucciare, silenziare. Per chi è in minoranza, e tutto sommato ci sta bene, è altrettanto semplice: attaccare, disgregare, de-stabilizzare.Ma ALPE si è messa in una posi-zione diversa: siamo sì minoranza, ma abbiamo la vera ambizione di diventare maggioran-za.Per fare questo dobbiamo però do-sare in maniera farmaceutica l’arte

della destabilizzazione del sistema attuale (che altrimenti si perpetua), con la capacità di parlare e rassicu-rare il cittadino moderato che non sopporta gli estremismi.Se non si destabilizza, si resta im-mobili sulle posizioni pregresse (vedi il caso chiaro dell’UDC o del PD a livello nazionale), se non si rassicura si rimane su posizioni marginali.Questo dosaggio non è facile.Non è facile perché il voler comun-que rassicurare obbliga a scegliere gli affondi da fare, obbliga a un lavoro per cui quello che diciamo deve essere sempre ben documen-tato e deve contenere sempre una contro proposta che sia attuabile e comprensibile. Bisogna essere de-terminati e competenti.

E’ un processo a lungo termine che nel breve espone ALPE a 3 pericoli che dobbiamo scansare se non vo-gliamo ricadere nell’autocompiaci-mento minoritario.1. resistere al fascino

dell’estremismo: gli estremisti vorranno dimostrare che quelli puri sono loro. Loro possono dire quello che voglio-no, come vogliono, tanto poi se prendono il 5% sono contenti. Ricordiamoci ogni mattina che ALPE punta a diventare il mo-vimento di maggioranza rela-tiva che insieme ad altre forze possa governare saldamente, nella forma, nei modi e sopra-tutto nei contenuti.

2. non permettere al go-verno l’esclusiva del-la serietà e dell’impe-

gno: chi governa vorrà essere l’unico a rappresentare i prin-cipi della moderazione e della competenza. Perciò proverà disperatamente a respingerci su posizioni estremiste che non ci appartengono, ma che a loro farebbero tanto comodo

3. non dobbiamo isolar-ci: non dobbiamo pensare di poter fare tutto da soli. La politica è anche saper creare consenso in aree che non sono propriamente le tue. Dobbiamo cogliere e creare crepe nel mo-nolite governativo. Solo con le alleanze si può pensare di scal-fire il potere.

Destabilizzare e Rassicurare. Rassi-curare e Destabilizzare.

Ayas è un insieme di villaggi situato in una meravigliosa conca dominata ed in-corniciata dal Monte Rosa, la “Roujia”. Una comunità forte, originale, orgo-gliosa della propria cultura, del patois, del proprio territorio, delle consorte-rie, che affronta la sfida del turismo e dell’accoglienza senza svendere la pro-pria forte personalità.Domenica 15 maggio, Ayas ha scelto il suo sindaco e i suoi amministratori pre-miando il sindaco giorgio munari e la lista civica DEMOCRAZIA – PARTECIPAZIONE – TRASPA-RENZA, indifferente alle interferenze e pressioni politiche dei grandi “guru” della politica dominante in Valle d’A-osta. Un bel segnale per tutti, una sfida all’ingerenza, un segno di libertà e di decoro democratico che riapre speranze e progetti.ALPE prende parte con grande simpatia a questo evento che può e deve stimola-re tutta la comunità valdostana, nessun merito ad ALPE, salvo quello di aver rispettato e apprezzato la libera scelta del sindaco e della sua lista.Uno squarcio di sole in questa tor-mentata domenica 15 maggio ha fatto breccia sul grigiore fetido di Milano, un’altra speranza, pisapia, che emer-

ge dalla nebbia fitta, dove interessi, escort, nuova mafia, insulti, politici e magistratura sotto processo sguazzano nel grigiore della Milano, capitale eco-nomica d’Italia. Forse i primi sintomi di risveglio della coscienza civica dei cittadini, la buona politica dovrebbe solo saper accompagnare questi eventi, senza accaparrarsi meriti o imporre le proprie condizioni. una buona do-menica, il 15 maggio, a tutti noi che crediamo nella democrazia il dovere di esserci, di non scoraggiarci consapevoli che dopo il buio, il temporale, torna il sereno e brilla il sole.

Milano e Ayas: aria pulitadi Carlo Perrin

Una bUona domenica

per chi ancora crede

nella democrazia:nella

nostra Vallee nella capitale

economica d’italia

False promesse, sconti e

sanatorie al

mercato delle

elezioni

Cogne - Riceviamo e volentieri pubblichiamo

di Paolo Ciambi

Nel 1984 il presidente Pertini era quasi al termine del suo mandato, mentre Ronald Reagan aveva da-vanti a sé ancora cinque anni alla Casa Bianca. Preistoria, per qualche giovane lettore. Alla “preistoria”, dunque, risale anche la chiusura del tiro al piccione di Saint-Vincent. Nel 1984 il cantiere per realizzarlo era appena terminato, ma ai piccioni non si poteva più sparare. Oltre due mi-liardi di lire dell'epoca gettati dal-la finestra e uno scempio ambientale forse poco noto a molti giovani “sa-bins”: raso al suolo il villaggio Piou-le, risalente almeno al XVII secolo (come ricorda Piergiorgio Crétier, memoria storica di Saint-Vincent e ora capogruppo della Lista civica in Consiglio comunale), la montagna spianata con gli esplosivi. “Secoli di storia e ambienti di incredibile bel-lezza e fascino furono cancellati da una discutibilissima moda che poco tempo dopo fu fortunatamente vie-tata”, scrive Crétier. Di pioule si parlò ancora in Consiglio Valle con periodiche interpellanze, ma solo nel 2006 la Regione bandì un con-corso di idee per riqualificare quell'area di 23.000 metri quadrati. I risultati furono presentati durante un Consiglio comunale: come da bando di gara, furono premiati i primi tre classificati (vinse un centro benesse-re e sportivo) sulle quindici proposte partecipanti. Fra esse, solo al dodice-simo posto, anche un nuovo tiro a volo. Ma l'allora presidente cave-ri commentò a un periodico locale: “Personalmente ritengo debba essere tenuta in considerazione l’idea del tiro a volo”. E tiro a volo fu. Nel

2008 esso venne inserito nel pro-gramma di legislatura della Giunta regionale, nell'ambito del rilancio del casinò. Nello stesso periodo, una relazione della federazione italiana tiro a volo sull'area Pioule ne sconsigliava “viva-mente l'utilizzo per qualsiasi attività di tiro a volo caratterizzata, come noto, da elevato impatto ambientale, soprattutto considerando la notevole presenza di insediamenti abitativi vi-cini”. Questo non scalfì le granitiche convinzioni del decisionista rol-landin e la Giunta regionale im-pegnò 62 mila euro per commissio-nare uno studio di fattibilità solo su quell'area. Esito prevedibile: l'opera risultò fattibile solo a patto di scava-re nella roccia un enorme catino ed elevare barriere fonoassorbenti alte oltre 17 metri. Una struttura ciclopi-ca nelle proporzioni e nel costo: 13,5 milioni di euro. Inoltre, lo spazio sa-rebbe stato appena sufficiente per un piccolo impianto bicampo, inadatto per la maggior parte delle competi-zioni internazionali. E il Comune di Saint-Vincent che cosa fece nel frattempo? Avanzò forse proposte alternative, magari ricordando alla Regione il concorso di idee e preten-dendo che si puntasse su qualcosa di realizzabile? Niente di tutto questo. Fra l'inerzia dell'Amministrazione comunale e le scelte superficiali di quella regionale, si è giunti a un pun-to morto. L'assessore Marguerettaz ora tergiversa: “Stiamo valutando alternative al sito di Saint-Vincent”. Intanto, i decenni passano. Negli ul-timi 30 anni si sono compiuti il primo e l'ultimo volo degli Space Shuttle. A Saint-Vincent, invece, sulla rampa di lancio non s'è visto nulla.

Tiro (e molla) a Saint-VincentPioule: storia di ordinaria inerzia e superficialità

Trenino di Cogne: quanto magone! Manca la volontà politica? Proprio così

Il villaggio Pioule all'inizio degli anni '70 del secolo scorso

Gent.mo Signor Riccarand,permetta che mi presenti: mi chiamo Agostino nato ad Aosta 68 anni or sono. Commerciante di Cogne. [....] Pre-

messo che leggo sempre con molta attenzione gli articoli da Lei firmati, vengo all’oggetto principale della mia lettera: il Suo articolo di Aprile su ALPE che tratta del trenino di Cogne-Acque Fredde (Charemoz).

Concordo pienamente con il suo punto di vista. Abbandonare un’opera in dirittura d’arrivo è cosa degna dei peg-giori aggettivi [...] Dal suo articolo in grassetto leggo “ci vuole volontà politica”: le pare poco? Il nucleo è tutto lì!.

Dal villaggio cogne dove c’è il museino della miniera e il centro accoglienza Parco parte la benna (tele-ferica) rossa che porta all’intermedia (Costa del Pino) e da lì parte lo skip (ascensore inclinato) che porta a colonna (2407 mt.): il tutto è funzionante. Naturalmente tutte le carrucole vanno mantenute ingrassate (purtroppo anche in senso metaforico ...e qui sento salire in me un vero disagio: mi sento cittadino, non suddito!).

Vorrei informarla che il trenino nel periodo durante il quale la strada regionale era chiusa, funzionava in modo perfetto: i nostri studenti scendevano regolarmente ad Aosta; le derrate alimentari viaggiavano magnificamente. La locomotiva viaggiava con un motore diesel e ...quale accelerazione!!!

Le cabine passeggeri sono coperte da un tetto: se qualche goccia d’acqua cade dall’alto della galleria non danneggia niente e nessuno: è solo “sora acqua, la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta” come ci dice il cantico di frate Sole (o delle Creature).

Dal punto di vista della meccanica dei treni direi proprio che non c’è molto da inventare. Il treno è stato inventato oltre due secoli fa e da allora è trascorso un tempo sufficiente perché gli ingegneri attuali sappiano progettare batterie tali che si possa far viaggiare treni di massa conosciuta alla velocità desiderata.

Aggiungo che essendo la galleria rettilinea si può dare velocità “ad libitum” (parole dell’ing.Giorcelli) basta ag-giungere potenza al motore. Quanti passeggeri posso caricare? Quanti ne voglio: basta aggiungere vagoni aggiungendo watt al motore. Siamo andati sulla luna e non siamo in grado di far funzionare un treno? Tutti i treni su questa terra scorrono allegri; il nostro no. Perché?

Un altro nodo è il concetto di sicurezza. E’ vero che le norme, nel tempo, sono divenute più restrittive. Per i non minatori, le gallerie richiamano gli archetipi del chiuso, della trappola, del buio.

In circa 30 anni le norme si sono nel tempo evolute: ciò che progetto oggi, che costruisco, putacaso, in 5 anni di lavori, dopo 4 anni variano: la mia opera non è degna di collaudo (cum+laudare). [...] In altre parole stiamo giocando una partita talmente lunga che le regole con cui è iniziata subiscono sostituzioni sostanziali. Come sempre, manca dialogo fra persone.

Mi rendo conto, solo ora, che il Suo scritto ha dato la stura ad un magone fortemente represso.Con cordialità e stima.Cogne, 4 maggio 2011

Agostino Guichardaz

2 N. 9 - II maggio 2011 II maggio 2011 - N. 9 3

Conseil RégionalAosta

Carlo Curtaz

dall’HôtelDeVille

Occhiate sulla città

Care lettrici, cari lettori,già il nome dell’iniziativa è inquietante: “mille occhi sul-la città”.

La sostanza è ancora peggio. Si tratta di una delibera con cui la Giunta ha fatto un accordo con alcuni opera-tori delle Forze dell’Ordine in pensione, affinché con-trollino i malintenzionati e li denuncino.

A differenza delle “ronde”, care alla Lega, in questo caso gli operatori non sono identificabili o riconoscibi-li. Insomma, avremo un gruppetto di delatori anonimi (dei veri e propri spioni de chez nous) che controlleran-no, per conto del Sindaco, con scopi preminentemente repressivi, se i cittadini si comportano bene o male.

Un’iniziativa di destra, che ricorda vagamente il control-lo sociale che imperava nei Paesi sovietici, contraria ai diritti individuali ed ai principi di libertà garantiti dalla Costituzione. Una decisione che costituisce un attenta-to alla libertà e alla riservatezza di ciascun cittadino.

Un boccone dato in pasto alla Lega e alla Fédération Autonomiste per mostrare i muscoli in una Città che, peraltro, non ha particolari problemi di ordine pubbli-co. Un’iniziativa che, contraddittoriamente, proviene da chi si oppone alle intercettazioni telefoniche, anche per l’accertamento di reati gravi.

Una proposta illiberale, pericolosa quanto inutile.

Cordiali saluti.

Laboratorio di idee e di proposteConfronti tra Valle d'Aosta e Trentino

L'associazione anonima dei cittadiniUn protocollo sottoscritto dal comandante della Polizia locale di Aosta e dai rappresentanti di diverse associazioni di operatori in congedo delle forze dell’ordine regola le attività di monitoraggio di situazioni di rischio e potenziale criticità per la cittadinanza. L’accordo prevede che i referenti delle operazioni “non dovranno essere in alcun modo identificabili dalla cittadinanza”. Il Comune di Aosta ha approvato tale protocollo auspicando l’aumento dello standard di sicurezza grazie a questi “Mille occhi di persone in borghese”. In risposta ad un’interpellanza dei consiglieri Louvin e Cerise, il presidente Rollandin ha riferito che il protocollo non parla mai di sicurezza, ma solo di controlli dal punto di vista del decoro urbano e che, pertanto, i referenti non devono essere identificabili. “Noi vorremmo invece rendere visibile questa collaborazione, affinché sia un deterrente”, ha replicato Louvin. “È sbagliato l’approccio: non si può dar luogo ad associazioni anonime di cittadini. Riteniamo che il Comune di Aosta abbia preso una cantonata e che il presidente abbia descritto la questione in modo blando”..

Flash dal Consiglio

Sono arrivati i profughi…Quale accoglienza siamo in grado di dare a chi arriva da tanto lontano?

di Dina Squarzino

Sono arrivati, infine, anche in Valle i pro-fughi-rifu-giati (così vanno chiamati, perché lo status di migrante, cioè di chi lascia la pro-pria terra per fuggire dalla guerra o dalla miseria, non dà diritto all’ac-coglienza!) che sono stati smistati in tutto il Paese, dopo il loro sbarco a lampedusa.In tempi non sospetti, parlo del mese di aprile, quando si stava pre-disponendo il piano di distribuzione dei profughi, avevo posto al Sinda-co di Aosta alcune domande circa le modalità e le condizioni di questa accoglienza (“quali strutture si in-tendono utilizzare, quali progetti di accoglienza sono stati predisposti e quali collaborazioni si intendono attivare?”) . Ed avevo espresso tutta la mia perplessità di fronte alla proposta di utilizzare come strut-tura di accoglienza il dormitorio, struttura che è già ora insufficiente

rispetto alle richieste dei senza fis-sa dimora. “C’è il rischio – avevo preconizzato – che si sloggino gli utenti ospitati per lasciar posto ai nuovi arrivati”. Cosa che si è pun-tualmente verificata.Non solo. Avevo chiesto se l’ac-coglienza era stata programmata, perché non si tratta di offrire solo un tetto ed un pasto ai nuovi arrivati, ma anche di predi-sporre strumenti che consentano loro di conoscere la realtà in cui sono stati ca-tapultati, che li aiuti-no ad intraprendere possibili percorsi formativi, lavorati-vi, di integrazione.nonostante le assicurazioni, nulla era stato predisposto, come purtroppo si è verificato quando in città sono arrivati i primi giovani pachistani: accolti con generosità dalla protezione civile, sfamati, ma … stazionanti per le strade del cen-tro storico (perché il dormitorio è per l’appunto un luogo per dormire

e non per trascorrervi, al riparo da pioggia o sole, qualche ora durante la giornata). La generosità di cit-tadini e commercianti ha in parte supplito alle carenze delle istituzioni. Sappiamo che in un se-condo momento si è provveduto a cercare dei mediatori culturali. Ma sulla base di quali progetti?

Noi riteniamo che l’intera città debba far sentire la propria vicinanza a queste persone che sono vittime di situazioni di sopruso e di mi-seria, di cui siamo responsabili anche noi occidentali. E che possa dare il

suo contributo, anche attraverso le molteplici espressioni del mondo del volontariato, per rendere utile e proficua la loro permanenza nella nostra città.Per questo, con una mozione condivisa da tutta l’opposizione, vogliamo impegnare il Comune ad organizzare un momento di incon-tro tra questi nostri ospiti e la popo-

lazione, per consentire a chi fosse interessato di conoscere dalla viva voce dei protagonisti le motivazio-ni della loro fuga, della loro ricerca di libertà e soprattutto per prendere contatto con la loro cultura, le loro tradizioni, le loro storie personali, in cui si riflette la storia del loro pa-ese d’origine.Se si attivano le risorse delle diver-se associazioni di volonta-riato sul territorio (perché non indirizzare in questa direzione le energie e le potenzialità organiz-zative dei pensionati che aspirano a sorvegliare il nostro territorio?), si possono predisporre progetti di accompagnamento per aiutare questi giovani ad inserir-si nel contesto cittadino, a gestire il

tempo libero, ad apprendere la o le lingue che consentano di muoversi in Italia e in Europa, ad esplorare le condizioni lavorative presenti sul territorio.Infine sarebbe auspicabile che ve-nissero trovate sistemazioni logistiche: gli ospiti debbono poter permanere nella struttura di accoglienza anche durante la gior-nata per svolgere le normali attività.E’ questo un banco di prova per di-mostrare, istituzioni e società civi-le, che Aosta può essere accogliente e solidale. E’ questa un’occasione per esprimere con i fatti la nostra solidarietà alle popolazioni del Ma-greb, che cercano faticosamente ed a caro prezzo di aprire percorsi de-mocratici nel loro Paese.

Domande in consiglio comunale

di Albert Chatrian

La scorsa set-timana ho par-tecipato - con il Presidente Carlo Perrin, il Segretario Chantal Certan e una de-legazione di ALPE - all’incontro a Trento con gli amici del movimento Unione per il Trentino.Fin dal primo incontro con la loro delegazione sono stato colpito da una sensazione positiva, la sen-sazione di essere a casa, fra amici; l’ambiente era spumeg-giante, fresco e stimolante, proprio come le persone che ci hanno accol-to per discutere del comune avveni-re politico, in quanto rappresentanti di movimenti fratelli, espressione di territori alpini, e come persone che abitano e vivono la montagna.Sovente sulle pagine di questo giornale ho scritto, perché ne sono convinto, che alpe ha la vocazio-ne e le potenzialità per diventare, speriamo molto presto, forza di governo, mantenendo in sé tutta la sua forza propulsiva e soprattutto

la forza del territorio.L’incontro con gli amici trentini ci ha rassicurato ulteriormente nelle nostre convinzioni, ma ci ha anche richiamato, in un certo senso, alle nostre responsabilità. E questo per-ché, dopo aver analizzato congiun-tamente agli amici trentini la situa-zione italiana, alpina ed europea ed esserci trovati concordi sulla neces-sità, sempre più sentita, di un’azio-ne politica aperta, responsabile ed efficace, ci siamo trovati in sintonia anche su argomenti più delica-ti e di stretta attualità.l’unione per il trentino è for-za di governo nella provincia ed esprime il Presidente, Lo-renzo Dellai, e gli Assessori a l l ’Urbanis t i -ca, enti locali e personale, Mauro Gilmozzi e all’Agri-coltura, foreste, turismo e promozione, Tiziano Mellarini.Il confronto fra la realtà valdostana e quella trentina a livello normativo e di indirizzo ci ha permesso di rile-

vare differenze di non poco conto e di cui non abbiamo potuto, noi val-dostani, farci vanto, anzi. Per farmi capire meglio vi illustro brevemen-te di seguito le differenze di approc-cio che ci sono nella loro provincia e nella nostra regione su tre temi.

In Trentino le residenze turi-stiche alberghiere (RTA) non si possono frazionare. In Valle sì.Il gruppo consiliare di ALPE si era

opposto energicamente a tale scelta, documen-

tando ed argomen-tando nel detta-

glio i punti di debolezza e le sue criticità.

In Trentino gli edifici

con pre-s t a z i o n i

energetiche

superiori al livello obbligatorio godono di una riduzione del contri-buto di concessione. In Valle non è previsto niente del genere.

In Trentino il cosiddetto piano casa, poiché rappresenta una manovra an-ticongiunturale a sostegno dell’eco-nomia, ha una scadenza. In Valle è a tempo indeterminato.A Trento si è scelto anche di dare uno stop alle seconde case nelle lo-calità turistiche più importanti, met-tendo in campo al contempo leve di promozione dell’edilizia sostenibile per il riutilizzo del patrimonio esi-stente, soprattutto per il settore ri-cettivo.

Nelle scelte di buon senso e di ri-spetto del territorio operate dalla Giunta e dal Consiglio della Provin-cia di Trento, abbiamo ritrovato il senso e le finalità delle proposte che il nostro gruppo ha fatto in questi tre anni di legislatura nel

campo ricettivo, energetico, abitati-vo e dello sviluppo sostenibile.

Dall’incontro di Trento siamo tor-nati rinfrancati, più convinti ancora che è nostro dovere elaborare e pro-porre percorsi, normative e modali-tà di sostegno allo sviluppo concet-tualmente in controtendenza rispet-to alle scelte del governo Rollandin.Il compito di alpe è traccia-to ed è impegnativo, ma ci sono le condizioni per fare un buon lavoro.Insisteremo con determinazione per un cambio di rotta e lo faremo d’ora in poi ancora con maggiore convin-zione, sempre con uno sguardo at-tento anche a ciò che avviene fuori dai nostri confini.Le scelte di oggi, soprattutto in materia di pianificazione ur-banistica e di sviluppo so-stenibile, sono decisive nel de-terminare il futuro della società in cui viviamo.

Office du TourismeLa vallée centrale? No man’s land!par Patrizia Morelli

I n e x p l i c a -blement le dicastère du Tourisme en Vallée d’Aoste n’a jamais été considéré au top de la hiérarchie gouvernementale et les effets de ce manque d’attention sont sous les yeux de tout le mon-de: les hôtels ferment les uns après les autres, le nombre des touristes et la durée des séjours diminuent. à part quelques rares exceptions, le secteur est en crise et non seulement à cause de la conjoncture défavorable.Dans le but de rationnaliser le système d’accueil, par la loi n.9 de 2009, le Gouvernement régional a institué l’office régional du tourisme et aboli les aiat ter-ritoriales. Suite à cette réforme, en 2010, un soi-disant «long processus d’analyse et d’étude des flux touri-stiques» dans les offices territoriaux a été mis en place, afin de vérifier la fréquentation et l’utilisation des points d’information de la part des touristes.Le processus en question a mis en évidence que les offices territo-riaux de Verrès, Villeneuve, Sarre et La Salle présentait une trop faible fréquentation annuelle et un rapport coûts-bénéfices négatif, ce qui en a déterminé la fermeture défi-nitive.Pour Verrès, une solution alternati-ve minimale a été trouvée, mais la

vallée centrale de Aoste à Courma-yeur sera complètement dépourvue de points d’informa-tion dépendant de l’Office du Tou-risme. Une déficience grave, que nous n’avons pas manqué de souligner au Conseil.Mais l’Assesseur Marguerettaz fait la sourde oreille et prétend avoir trouvé la panacée en acti-vant des points d’information dans les vallées latérales, pendant l’été, comme si c’était immédiat et tout naturel pour un touriste se trouvant à arvier - je cite une réalité que je

connais bien - de se rendre à val-grisenche ou à valsavaren-che pour se procurer les dépliants, les tracts touristiques ou la liste des maisons à louer.Une solution utile pour les localités en question, mais absolument inappropriée pour la vallée cen-trale. Comme la durée des séjours est toujours plus courte (2-3 jours en moyenne), le temps des vacances est de plus en plus précieux et ne doit pas être gaspillé dans la recher-che vaine des renseignements sur les itinéraires ou les sites à visiter. Bien que l’introduction des nouvel-

les technologies ait largement mo-difié les comportements des clients, les moyens d’information tradition-nels imprimés restent les plus ac-cessibles et les plus recher-chés. Sans compter qu’il est plus agréable et souvent même plus utile de dialoguer avec des personnes plutôt qu’avec des machines.Il est absolument nécessai-re que au moins un nouveau point d’information soit créé en position stratégique dans la vallée centra-le, entre aoste et courma-yeur, au moins pour les mois de flux touristique plus intense.Une plus grande implication des opérateurs de l’accueil, hôteliers, gérant de campings, propriétaires de logis, serait également souhaita-ble. Ils sont d’ailleurs les tout pre-miers à entrer en contact avec les touristes et ils doivent être mis dans la condition de pouvoir répondre aux questions les plus fréquentes et de pouvoir disposer du matériel à distribuer.Mais, probablement, dans ce mon-de compliqué les solutions simples ne sont pas considérées à la hauteur du Plan de marketing touri-stique et, le 18 mai dernier, au Conseil, l’Assesseur nous a com-muniqué que sont encore à l’étude des méthodes de distribution aux opérateurs!à la veille des vacances d’été nous sommes encore au stade de l’étu-de!Espérons que la méthode de distri-bution, lorsqu’elle sera enfin défi-nie, n’envisage pas le transport par le train…

come preVisto,aosta è incappata

nell’errore di riserVare

il dormitorioalla loro

accoglienza

à la Veille des Vacances d'été,

il n'y a pas encore Un point d'inFormation

toUristiqUe entre aoste et coUrmayeUr

4 N. 9 - II maggio 2011 II maggio 2011 - N. 9 5

Vendita di alloggi del Quartiere Cogne da parte dei proprietari. Una legge regionale ha portato, con effetto retroattivo, da 10 a 30 gli anni necessari per poter rivendere l’alloggio riscattato: ovvie le rimostranze di molti proprie-tari. L’assessore condivide questa modifica? E, in caso contrario, intende rivolgersi ai suoi colleghi regionali per discutere di eventuali modifiche?

Assessore Baccega: - Questo piano coinvolge non solo gli alloggi sul Comune di Aosta ma su tutto il territorio regionale. Il Consiglio regionale lo ha votato all’unanimità. Il Comune ha chiesto un giudizio di legittimità sull’atto per quanto riguarda la retroattività. Continuo è il confronto con Regione e Arer per verificare tempi, valori e modalità di vendita degli alloggi su cui permane comunque il diritto di prelazione da parte del Comune.

Accoglienza dei migranti in Valle d’Aosta. Appreso che la Regione si farà carico di 120 mi-granti nord africani, il Comune di Aosta, oltre alla disponibilità di accoglierne 5 già dichiarata dalla Caritas nelle sue strutture, quanti pensa di accoglierne? In che strutture li ospiterà? Quali progetti e collaborazioni ha predisposto o inten-de attivare?

Sindaco: La proposta regionale è di frammentare la presenza per ospitare in modo temporaneo i profughi. In città l’amministrazione intende accogliere circa 6 persone presso il dormitorio pubblico, opportunamente predisposto. C’è disponibilità a riceverne eventualmente ancora circa 8-10 unità utilizzando anche strutture turistiche ricettive. Si parla in ogni caso di profughi e non di migranti. peccato che la struttura denominata “dormitorio pubblico” risulti sempre già piena...

Vigili in bici elettrica. La sperimentazione è partita lo scorso anno con plauso generale per quei servizi che i vigili possono svolgere senza auto. La primavera è iniziata ma le bici elettriche non si vedono ancora. Noi invece chiediamo se non sia il caso di potenziare questo servizio

Sindaco: - L’amministrazione sta approfondendo il tema sulla base delle relazioni fornite. Il servizio è stato gradito anche dalla polizia ma i vigili hanno fatto un sacco di rilievi su miglioramenti possibili sulle bici. A fronte di queste osservazioni si sta valutando, convinti che il sistema è ottimo e lo si inserirà parallelamente al progetto del cityporto (consegna delle merci nel centro storico con mezzi a basso impatto ambientale).le intenzioni sono buone, quello che manca nella risposta è capire quando i vigili avranno le bici elettriche. pare di capire che per quest’anno non se ne farà niente

Quartiere Dora dopo il ricorso al TAR. Ri-cordiamo la nostra strenue battaglia in Consiglio lo scorso anno contro il progetto di costruire dei condomini a ridosso della Cogne nel quartiere Dora malgrado vari uffici comunali e regionali e la stessa Cogne esprimessero forti dubbi sull’op-portunità di tale operazione! Un cittadino fece poi ricorso al TAR, vincendo. Chiediamo adesso quali sono le intenzioni del Comune: se accetta la sentenza, se farà ricorso o se sarà ripresentato un nuovo progetto...

Assessore Borrello: - Il ricorso è stato vinto per vizi formali, la sostanza invece non dà torto al procedimento. Il Comune non intende impugnare l’atto lasciando libera proprietà di ripresentare la richiesta e ricominciare l’iter o ricorrere.

a cura di Paolo Fedi

Società e diritti Ambiente

Quartiere EuropaIn un documentario emigrazioni di ieri e di oggi da e verso Aosta

Con occhi diversiSaper vedere ed ascoltare

Sì al Nobel dalle Consigliere regionali

di Viviana Rosi

Una giovane filmaker valdostana, francesca nota, ha da poco presentato al pubblico, nell’ambito del ciclo di incontri “Da donna a donna” promosso dall’associazio-ne Dora-Donne in Valle d’Aosta, il suo primo documentario intitolato Il mio quartiere si chiama Europa, la cui realizzazione è stata possibi-le grazie al bando di finanziamento “Giovani in M.O.T.O”.Prima parte di un progetto audiovi-sivo che si prefigge di raccontare la città di Aosta attraverso le testimo-nianze dei suoi abitanti, il film do-cumentario tocca il tema delle mi-grazioni. Al centro della narrazio-ne è, infatti, il quartiere Europa di Aosta che, come è noto, negli anni ha accolto emigranti interni (veneti, piemontesi, calabresi soprattutto) e, più recentemente immigrati stra-nieri (marocchini, moldavi, rumeni, brasiliani). Un quartiere che molti

hanno imparato a chiamare “casa” e che altri hanno deciso e decidono di lasciare.Nel documentario si intrecciano quattro storie di donne di differenti generazioni: Ida, nata nel Veneto, arrivata da piccola ad Aosta per poi emigrare in Argentina alla fine degli anni Quaranta e ancora in Germa-nia per un periodo piuttosto lungo compreso tra gli anni Cinquanta e Sessanta; Giorgina, nata a Torino e trasferitasi prima a Gignod e poi al quartiere Europa negli anni Ottanta; Giulia, emigrata dalla Calabria po-chi anni fa e ancora oggi alle prese con le difficoltà di integrazione in un contesto sociale nuovo; e infine, la giovane Tania, nata e cresciuta nel quartiere aostano e trasferitasi a Parigi nel 2009 per svolgere uno stage all’Istituto italiano di cultura e quindi rimasta a lavorare nella ca-pitale francese per libera scelta.Emergono dalle testimonianze al-cuni tratti comuni dell’esperienza

migratoria: le difficoltà pratiche di collocazione abitativa; la conquista di un ruolo nelle comunità di arrivo;

la solitudine, ma anche il piacere derivato dall’inserimento progres-sivo nel nuovo contesto sociale; la

nostalgia per quella che viene defi-nita “casa”, ma anche l’entusiasmo per le opportunità offerte dal nuovo luogo in cui si è scelto di vivere.Aosta, vista a partire dal quartiere Europa, appare una città profon-damente multietnica, in cui le mi-grazioni interne ai confini nazionali precedono e accompagnano l’arri-vo degli immigrati stranieri. Una città che come tante altre vede at-tualmente i giovani cercare in una dimensione europea un altrove in cui vivere e progettare il proprio futuro.In termini generali, il film docu-mentario, attraverso le parole di Tania, Ida, Giorgina e Giulia, pone l’accento sui tratti comuni dell’e-sperienza migratoria di ieri e di oggi e prova a indagare le moti-vazioni profonde, personali e col-lettive, di quella “irrequietezza” che, forse, come sosteneva Bruce Chatwin, caratterizza da sempre gli esseri umani.Info sulle prossime proiezioni: ilmioquartieresichiamaeuropa.blogspot.com

Energia e nucleareDati che bisogna conoscere in vista del referendum

SPOT TV contro il nuclearePassando dal blog del valdostano Mario Badino (http://mariobadino.noblogs.org/) possiamo vedere uno spot contro il nucleare che non sarà mai trasmesso dalla televisione. Il post, pubblicato il 20 maggio si intitola: “In tivù non lo vedrete – spot per il referendum contro il nucleare” e concentra 1'19 secondi di verità, che trovano spazio sulla rete e non sugli altri mezzi di comunicazione.Ancora una volta Internet è il mezzo che dà spazio alle voci più scomode che invece vengono censurate dai grandi mezzi di comunicazione. Da Chernobyl a Fukushima, con in sottofondo la rassicurante voce del Presidente del Consiglio Berlusconi che afferma che l'energia nucleare è il “futuro per tutto il mondo”, lo spot ricorda i danni delle sciagure dal 1979 al 2011 e apre uno squarcio sulle possibilità offerte dalle energie alternative. Di effetto la conclusione: “Ti vogliono convincere che il nucleare è inevitabile. Tu gli credi? Non lasciare che scelgano loro al posto tuo. Il 12 e 13 giugno mettiamoci una croce”. A proposito di referendum, segnaliamo, infine, i siti www.fermiamoilnucleare.it e www.referendumacqua.it

occhio alla retedi Giuliana Lamastra

Guarda il trailer sutinyurl.com/43ths4y

a cura di Giuseppe Anderloni

FABBISOGNOSi sente parlare del fabbisogno energetico come di una variabile in-dipendente, alla quale occorre ade-guare la produzione. Ma noi sappia-mo che:• per la sopravvivenza dell’uomo

sono richiesti 0,1 kW. di poten-za (è la potenza del metabolismo basale dell'uomo) ; 0,2 kW. sono a disposizione in Bangladesh; da 4 a 6 in Europa e più di 10 ne-gli Usa. E il serio studio di una università svizzera (Politecnico di Zurigo) pone come obiettivo raggiungibile in Svizzera il valo-re di 2 kW. (fabbisogno più che dimezzato).

• La maggior parte degli oggetti prodotti sono ad obsolescenza programmata e quindi sono co-struiti per rompersi dopo un certo tempo previsto. Per rifabbricarli occorre energia e così aumenta il “fabbisogno” (e l’immondizia!)

NUCLEARENon ci permette di uscire dalla di-pendenza dall’estero perché in Ita-lia non ci sono miniere di uranio.

Le riserve mondiali verranno esau-rite in 20/100 anni, a seconda della quantità di impianti funzionanti.• Anche il nucleare immette CO2

nell’atmosfera a causa del la-voro nelle miniere, produzione del combustibile, costruzione e gestione degli impianti, stoccag-gio delle scorie. Col nucleare si immettono nell’atmosfera da 50 a 150 grammi di CO2 per ogni kWh di elettricità prodotta, men-tre con l’eolico, da 20 a 40, e col fotovoltaico da 20 a 50.

• Rigidità dell’offerta di energia. Una centrale deve lavorare per decenni per ammortizzare i costi e non si può spegnere e riaccen-dere in tempi brevi; quindi l’of-ferta non può adeguarsi flessibil-mente alla domanda di energia.

• Tempi di progettazione e co-struzione molto lunghi (10/15 anni…).

• Monopolio. Oggi la Società Are-va (francese) controlla il 35-40% del mercato (dalle miniere fino alla gestione delle scorie). Altre 3 società si spartiscono tutto il resto.

Grande necessità di acqua, anche in periodi di siccità. Rilascio di acqua calda in mare o nei fiumi o, come vapore, in atmosfera con alterazio-ne del microclima.

COSTOIn Finlandia (paese poco infestato da “cricche”) nel 2003 è stato pre-sentato un preventivo di 2 miliar-di di euro per la costruzione di un impianto da parte dell’Areva. Nel 2008 la cifra era già salita a 3,5 mi-liardi. Oggi si parla di 6 miliardi.Lo smantellamento delle centrali e lo stoccaggio delle scorie hanno un costo praticamente sconosciuto: nel punto di stoccaggio di Bure (Fran-cia) nel 2005 era previsto un costo di 15 miliardi di euro, ma nel 2010 è salito a 35. A Yucca Mountain (USA): 57 miliardi di dollari nel 2001; 96 miliardi nel 2008. Proget-to poi abbandonato.La banca di investimenti Lazard (non certo ecologista!) ha stima-to più conveniente l’investimento nell’eolico, perché meno costoso del nucleare.A Chernobyl pare che sia già da ri-fare il “guscio” di cemento armato. Chi pagherà?

SICUREZZA• Si è stimato che una centrale nu-

cleare possa avere un incidente grave ogni 10.000 anni. Sembra di poter stare tranquilli, ma oggi esistono più di 400 centrali in funzione e 10.000 diviso 400 fa

25. Possiamo dunque aspettarci un incidente grave ogni 25 anni circa. La realtà sembra confer-mare questa stima.

• L’uranio rappresenta lo 0,1% del materiale scavato nelle mi-niere. Il 99,9% è rappresentato da rocce inerti, ma fortemente radioattive. Questo materiale è di regola abbandonato a cielo aperto, ma pare che in Francia sia stato addirittura venduto, in passato, come materiale da co-struzione!

• Intorno alle centrali e ai centri di ritrattamento aumentano i casi di leucemia, anche in assenza di incidenti. A Sellafield (UK) e a La Hague (Francia) si sono calcolati valori da 3 a 6 volte maggiori del normale. Questo non dimostra niente, in senso giuridico, perché potrebbero esservi altre cause. Ma è lecito sospettare … E questa situa-zione è frequente, nel nucleare, anche perché la causa e l’effetto possono essere separati da molti anni, o da molti chilometri.

• Il plutonio ha un tempo di di-mezzamento di 24.000 anni. Il cesio, solo di 30 anni.

• L’alga o il pesciolino contami-nati trasmettono la loro radioat-tività secondo la catena alimen-tare. I pesci possono percorrere

enormi distanze: non abitano in Giappone! E l’uomo non rischia solo mangiando pesce perché la farina di pesce si ritrova dapper-tutto.

• La contaminazione radioattiva indebolisce il sistema immunita-rio e quindi provoca un aumento delle morti per malattie comuni. Per questo si è stimato addirit-tura in 1 milione il numero dei morti a causa di Chernobyl.

• Nessuna compagnia di assicura-zione accetta di assicurare una centrale nucleare. Vorrà dire qualcosa?

Dalla Conferenza tenutasi il 9.4.2011 al Centro Sereno Regis di Torino.Relatori: prof.Giovanni Salio, già ricercatore al Dipartimento di Fisica Generale dell’Università di Torino e dott.Emanuele Negro, del Centro Studi Sereno Regis di Torino.

Women are the backbone of Africa. They have never known life to be different, accustomed throughout the ages to a responsibility, that they must cope with the problems of daily life and their families’ struggle for

survival. Every day hundreds of thousands of women walk the length and breadth of the continent in search of dignity and lasting peace. Countless numbers walk as far as 20km to bring water to their families. They then continue to the market in the hope of selling what little they own to earn enough to provide for their children. And their cycle of life continues unabated. The markets in African cities teem with women, who form a rainbow of vibrant colours as they exchange their goods and share their joy of life with convivial warmth. Often they will be carrying younger children and be circled by the movement and sounds of the older ones. But these children are not necessarily their own. In the Africa of war and disease, fate often entrusts women with the welfare of orphans that are left in its wake.

Women in Africa are responsible for seventy percent of agricultural production; they produce eighty percent of Africa’s consumer goods and sell in the region of ninety percent of these. However women are almost

always prevented from owning the plot of land that they work, simply because they are female.

With the help of microcredit, African women run tens of thousands of small enterprises in sectors ranging from agriculture to trading and cottage industries. Then there are thousands, possibly even tens of thousands,

of women’s organizations that deal with political and social issues, the provision of healthcare and the establishment of peace. And in a continent beset by misgovernment and corruption, it is the women who are most resolute in their hope for democracy and transformation. It is the women of Africa who continue to defend and feed their children, fight against sexual mutilation and take care of the weakest and most vulnerable of their communities, despite sexual discrimination, polygamy and the lack of interest or absence of their menfolk. In the face of such abuses of power, the women of Africa rise up to defend their violated rights.

During the course of many wars, African women have had to endure the massacre of their fathers, brothers, husbands and sons and are forced to watch as their children are taken from them and obliged to fight. While

they themselves may be spared death, the fate of women is often worse as their soul must endure its loss forever.

Women are indeed the backbone of Africa. In all the areas of life; from homemaking and raising children to the economy, politics, culture, the arts and the environment. Indeed, it is impossible to conceive of any

human future in Africa without their essential, active participation. Without their far-reaching contribution today, there can be no Africa of tomorrow.

There is no doubt that African women have made significant progress in political, economic and cultural life at all levels. However these achievements are but a drop in the ocean when one truly recognizes their contribution

and commitment. It is for these reasons that we wish to launch an international campaign, to formally recognise the forgotten role women play in African life. It’s further reaching than just this. In our modern world, plagued by human as well as (the well documented) economic crisis, we believe that the humble woman of Africa and the pivotal role that she plays can help pave the reconstruction of a more just human society – not just in Africa, but across the globe.

The international community must find a way to make a crucial difference. This includes awarding the Nobel Peace Prize in 2010 to the African Woman so that her daily struggle might be better publicized, appreciated

and held as an example to facilitate human growth in Africa and the world.

NOPPAW APPEALNObel Peace Price for African Women

di Elena Tartaglione

Con un fragoroso applauso il pub-blico ha ringraziato Claudio Cipel-letti, regista del documentario “Due volte genitori”, presentato lo scorso 13 maggio dall’Arcigay Valle d’A-osta, il Csv e l´Associazione Il Ci-nematografo, con il patrocinio del Comune di Aosta, nell’ambito della rassegna “Con occhi diversi”.Le storie delle madri e dei padri dell’Agedo, associazione dei geni-tori di omosessuali hanno coinvolto e commosso la platea.Il documentario, premiato come “Miglior documentario” al Festival Gay & Lesbien de Belgique 2011, al Festival Cinhomo 2010 di Val-ladolid, e al 23° Festival Mix di Milano, raccoglie le preziose testi-monianze di chi ha fatto i conti con un imprevisto, l’omosessualità del figlio e della figlia, ha affrontato le proprie paure e ne è uscito vincito-re.Infatti, se è vero che ogni omoses-suale o bisessuale affronta un per-corso di auto-accettazione talvolta difficile e doloroso, lo stesso si può dire dei parenti, che devono fare fronte ai propri timori e ai pregiu-dizi che emergono dietro la cortina di nebbia di una pseudo tolleranza diffusa nella società. Alla proiezio-ne, oltre al regista, erano presenti anche genitori dell´Agedo di Biel-la, che alla fine della serata hanno partecipato ad una discussione sul

tema.L´Arcigay di Aosta mette a dispo-sizione di chi fosse interessato una copia di “Due volte genitori” e una di “Nessuno uguale”, un’altra pelli-cola di Cipelletti, che tratta del co-ming out degli adolescenti, e che da anni viene proiettato nelle scuole di tutta Italia.

I genitori dell’Agedo di Biella, in-vece, sono disponibili ad incontri successivi con la popolazione.Per informazioni, contattare Arci-gay Valle d´Aosta (arcigayaosta.blogspot.com, 3489322489); oppure sul sito dell’AGEDO: agedo.org per conoscerne le atti-vità.

Con un documento firmato da tutte le consigliere, il Consiglio regionale valdostano ha aderito alla campa-gna «Il Nobel per la Pace alle don-ne africane», avviata in occasione dell’«Assemblea nazionale degli enti locali per e con l’Africa» e impegna-to il Governo regionale a sostenere le iniziative volte a sensibilizzare i val-dostani sul ruolo svolto dalle donne africane nella difesa della vita e nella

costruzione della pace.«In Africa ci sono donne che sosten-gono l’economia famigliare, spesso in situazioni d’emergenza», ha detto nel suo intervento Patrizia Morelli, capogruppo di ALPE. «Esse fanno in modo che ogni giorno si ripro-duca il miracolo della sopravviven-za. L’Africa può sperare oggi in un avvenire migliore soprattutto grazie alle donne»

PIROGASSIFICATORE: SI ATTENDONO MIGLIAIA DI FIRMEC'è attesa per conoscere il numero di cittadini valdostani che chiedono alla Regione un confronto tra esperti, scelti tra le parti, riguardo a come trattare i rifiuti in Valle d'Aosta: trattamento a freddo o pirogassificatore? La petizione, portata avanti dal Comitato Valle Virtuosa, è iniziata il 7 aprile. Considerato l'interesse dimostrato dai cittadini nel corso delle serate informative sull'argomento, crediamo che il numero di firme raccolte sia molto elevato. Fiduciosi, aspettiamo... per programmare e sostenere le future mosse in difesa della salute della Valle d'Aosta.

Martedì 7 giugno

Mercoledì 8

Giovedì 9

Venerdì 10

MorgexChatillonAostaPont-St-Martin

infoREFERENDUMultimi incontri

6 N. 9 - II maggio 2011 II maggio 2011 - N. 9 7

Comitato di redazione: Chantal Certan, Giuliana Lamastra, Iris Morandi, Patrizia Morelli, Giacinta Prisant, Laurent Roulet, Maria Pia Simonetti, Mario Vietti.Caporedattore: Elio Riccarand E-mail: [email protected] Direttore responsabile: Salvo Anzaldi Stampa: Tipografia La Vallée – via Vittime col du Mont, 54H- Aosta

ALPE - Reg. Trib. Aosta nr.1/06 del 12/1/06Editore: Movimento ALPE – via Trottechien n.59 - Aosta – tel.0165 060122

sì4ALPE vota

referendum12-13 giugno

nucleare legittimoimpedimento

ww.alpevda.eurue Trottechien, 59Aosta

acqua pubblica1° e 2° quesito

8 N. 9 - II maggio 2011