confinati

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La festa della Liberazione Confinati a Lipari Il bolognese Paolo Fabbri vi trascorse oltre sei anni Fra loro anche Parri e Guido Picelli LA STORIA di Serafino D’Onofrio* A Paolo Fabbri è intestata una strada della Cirenai- ca. Una via nota soprattut- to per una vecchia canzone di Francesco Guccini che ricorda la casa al numero 43, dove il cantautore abi- ta, e al mattino si prepara- vano "libri e caffè". Paolo Fabbri, un dirigente socialista di Bologna, una vita spesa nella lotta al fa- scismo. Fu l’unico confina- to politico a vedere la colo- nia penale di Lipari nasce- re e chiudere,dopo un ciclo di attività durato oltre sei anni, dal 1926 al 1933. Lipa- ri era l’isola più estesa fra quelle adibite alla deten- zione degli antifascisti ita- liani. Fabbri, arrivato nell’isola nel dicembre 1926 per scon- tarvi tre anni di confino, fu raggiunto dalla moglie e dal piccolo figlio Pietro. Favorì la clamorosa eva- sione di Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Francesco Nitti, che, raggiunta la Francia, organizzarono il Partito d’Azione. Una pic- cola formazione politica che raccolse vasti consen- si negli ambienti intellet- tuali laici e che avrebbe formato brigate di volonta- ri per combattere contro i franchisti in Spagna e, suc- cessivamente, nella Resi- stenza italiana. Successivamente Fabbri, nel 1929, dovette scontare anche 3 anni di reclusione e ritornò a Lipari nel 1932, in tempo per assistere alla chiusura della colonia pe- nale ritenuta insicura e troppo costosa. Il bologne- se fu trasferito con un pri- mo scaglione di confinati; i più pericolosi furono rin- chiusi a Ponza, i meno noti a Ventotene. La vicinanza delle due isole alla Capita- le e le ridotte dimensioni territoriali avrebbero con- sentito una più efficace sorveglianza sugli avver- sari politici del Regime. In poco più di sei anni la co- lonia di Lipari ospitò 1400 confinati, circa il 10% del- la media nazionale degli antifascisti detenuti. Mol- ti i nomi di rilievo, tra cui 18 parlamentari prove- nienti da tutt’Italia, come Luigi Basso, Ferruccio Parri ed il comunista par- migiano Guido Picelli, che aveva guidato gli Arditi del popolo nella resistenza dell’Oltretorrente salvan- do la città dall’assedio de- gli squadristi nel 1922. La colonia penale di Lipari ospitò 90 antifascisti pro- venienti dalla provincia di Bologna e 116 dalle altre province dell’Emilia Ro- magna. Numerosissimi i comunisti, tanti socialisti appartenenti alle due ani- me del Partito e moltissimi anarchici e repubblicani romagnoli. Maestri, avvo- cati, medici e semplici ope- rai, artigiani, tipografi, venditori ambulanti. La fuga dei tre giellisti pro- vocò un inasprimento del- le condizioni di via dei con- finati. La paghetta quoti- diana fu dimezzata da 10 a 5 lire, con cui era possibile soltanto sfamarsi, pagare l’affitto delle case comuni e bere un bicchiere di vino, al prezzo di mezza lira. Ma, nonostante le costrizioni, rimanevano aspre le con- trapposizioni politiche ed ideologiche fra le forze po- litiche e nell’ambito dello stesso partito. Poche le donne. Molto note le comuniste Lea Giacca- glia, Margherita Zocchi e Teresa Meroni, le sarte anarchiche Maria Ciavar- rano e Ida Scarselli, la re- pubblicana Agata Bertolli- ni. Nell’isola i medici antifa- scisti prestavano assisten- za sanitaria anche alla po- polazione civile e furono istituite varie scuole,aper- te ai figli dei confinati, agli stessi detenuti ed ai picco- li liparoti in età scolare. Fra i docenti, l’insegnante bolognese Renato Tega. Ogni componente politica gestiva una mensa per li- mitare i costi dei confinati; la migliore e la più affolla- ta era la mensa repubblica- na. Con la caduta del fascismo, la gran parte dei detenuti e dei fuorusciti sarebbe tor- nata libera in Italia. Paolo Fabbri, in via dei Poeti a Bologna, aveva un magaz- zino di materiale per l’edi- lizia, utilizzato come depo- sito di materiale clandesti- no. Nelle strade adiacenti, fra via Castiglione, vicolo San Damiano, Piazza Cal- derini e via Farini si arti- colava una rete di cantine, appartamenti, negozi col- legati e passaggi segreti che costituivano una vera e propria cittadella sociali- sta dove era possibile stampare opuscoli, na- scondere ricercati e tenere riunioni segrete. In questi nascondigli tro- varono rifugio anche i de- tenuti politici liberati la sera del 9 agosto 1944 nel- l’assalto al carcere di San Giovanni in Monte; una brillante operazione mili- tare unitaria condotta dai partigiani socialisti e co- munisti delle Brigate Mat- teotti e della 7° G.A.P. Gari- baldi. Paolo Fabbri morì a 55 an- ni in un bosco nei pressi di Gaggio Montano. Aveva raggiunto Roma per poi partecipare al 1° congresso della C.G.I.L. a Napoli. Era in viaggio con Mario Guer- mani. Ritornarono a Nord e cercarono di superare la linea del fronte per rien- trare a Bologna e portare ordini e denaro destinati al Comando partigiano. Furono uccisi il 14 feb- braio 1945; li accompagna- va Adelmo Degli Esposti, un tipo equivoco. Furono derubati dei cinque milio- ni che trasportavano, ma anche l’indagine giudizia- ria non chiarì le circostan- ze dell’agguato. Il corpo di Fabbri fu ritrovato dal fi- glio soltanto nell’aprile del ‘46 ed al dirigente antifa- scista fu assegnata la me- daglia d’oro alla memoria. Le notizie sulla colonia pe- nale di Lipari sono tratte dal bel libro Il confino poli- tico a Lipari di Angela Pa- gano – editore Franco An- geli. Una ricerca rigorosa e documentatissima che si conclude con una lunga in- tervista fatta all’ex confi- nato Giovanni Ferro nel 1997. Ferro vive a Milano, ha 94 anni ed ha ricostrui- to con grande lucidità la vi- ta nell’isola, le privazioni, i rapporti fra i compagni e con la popolazione locale. La vita dei confinati fu un’esperienza indimenti- cabile, tanto che il giorna- lista Mino Maccari nel 1930 ne trasse un lungo re- portage per il quotidiano La Stampa, diretto da Cur- zio Malaparte. Maccari scriveva: "Ho vissuto una singolare vita in mezzo al- la popolazione più singola- re che esista oggi in Italia - la popolazione dei confina- ti politici – in una specie di civitas artificiale, in un paese convenzionale, di cui non si può essere figli e a cui non si può essere stra- nieri". *vice presidente provinciale Aics Le foto sono tratte dal- l’archivio del Centro Stu- di e Ricerche di Storia e Problemi Eoliani A LATO: la commemorazione di Matteotti di fronte alla chiesa di Lipari il Domani LA CITTÀ 10 Domenica 25 Aprile 2004 Qui sopra: Nitti, Dolci, Bruno, Lussu, Busoni, Palladini, Bizzarri, Tagli a Lipari nel 1928

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LLaa ffeessttaa ddeellllaaLLiibbeerraazziioonnee

Confinati a LipariIl bolognese Paolo Fabbri vi trascorse oltre sei anni

Fra loro anche Parri e Guido Picelli

LA STORIA

di Serafino D’Onofrio*

A Paolo Fabbri è intestatauna strada della Cirenai-ca. Una via nota soprattut-to per una vecchia canzonedi Francesco Guccini chericorda la casa al numero43, dove il cantautore abi-ta, e al mattino si prepara-vano "libri e caffè".Paolo Fabbri, un dirigentesocialista di Bologna, unavita spesa nella lotta al fa-scismo.Fu l’unico confina-to politico a vedere la colo-nia penale di Lipari nasce-re e chiudere, dopo un ciclodi attività durato oltre seianni, dal 1926 al 1933. Lipa-ri era l’isola più estesa fraquelle adibite alla deten-zione degli antifascisti ita-liani.Fabbri, arrivato nell’isolanel dicembre 1926 per scon-tarvi tre anni di confino, furaggiunto dalla moglie edal piccolo figlio Pietro.Favorì la clamorosa eva-sione di Carlo Rosselli,Emilio Lussu e FrancescoNitti, che, raggiunta laFrancia, organizzarono ilPartito d’Azione. Una pic-cola formazione politicache raccolse vasti consen-si negli ambienti intellet-tuali laici e che avrebbeformato brigate di volonta-ri per combattere contro ifranchisti in Spagna e, suc-cessivamente, nella Resi-stenza italiana.Successivamente Fabbri,nel 1929, dovette scontareanche 3 anni di reclusionee ritornò a Lipari nel 1932,in tempo per assistere allachiusura della colonia pe-nale ritenuta insicura etroppo costosa. Il bologne-se fu trasferito con un pri-mo scaglione di confinati; ipiù pericolosi furono rin-chiusi a Ponza, i meno notia Ventotene. La vicinanzadelle due isole alla Capita-le e le ridotte dimensioniterritoriali avrebbero con-sentito una più efficacesorveglianza sugli avver-sari politici del Regime.In poco più di sei anni la co-lonia di Lipari ospitò 1400confinati, circa il 10% del-la media nazionale degliantifascisti detenuti. Mol-ti i nomi di rilievo, tra cui18 parlamentari prove-nienti da tutt’Italia, comeLuigi Basso, FerruccioParri ed il comunista par-migiano Guido Picelli, cheaveva guidato gli Arditi delpopolo nella resistenzadell’Oltretorrente salvan-do la città dall’assedio de-gli squadristi nel 1922.

La colonia penale di Lipariospitò 90 antifascisti pro-venienti dalla provincia diBologna e 116 dalle altreprovince dell’Emilia Ro-magna. Numerosissimi icomunisti, tanti socialistiappartenenti alle due ani-me del Partito e moltissimianarchici e repubblicaniromagnoli. Maestri, avvo-cati, medici e semplici ope-rai, artigiani, tipografi,venditori ambulanti.La fuga dei tre giellisti pro-vocò un inasprimento del-le condizioni di via dei con-finati. La paghetta quoti-diana fu dimezzata da 10 a5 lire, con cui era possibilesoltanto sfamarsi, pagarel’affitto delle case comunie bere un bicchiere di vino,al prezzo di mezza lira. Ma,nonostante le costrizioni,rimanevano aspre le con-trapposizioni politiche edideologiche fra le forze po-litiche e nell’ambito dellostesso partito.Poche le donne. Molto notele comuniste Lea Giacca-glia, Margherita Zocchi eTeresa Meroni, le sarteanarchiche Maria Ciavar-rano e Ida Scarselli, la re-pubblicana Agata Bertolli-ni.Nell’isola i medici antifa-scisti prestavano assisten-za sanitaria anche alla po-polazione civile e furonoistituite varie scuole, aper-

te ai figli dei confinati, aglistessi detenuti ed ai picco-li liparoti in età scolare.Fra i docenti, l’insegnantebolognese Renato Tega.Ogni componente politicagestiva una mensa per li-mitare i costi dei confinati;la migliore e la più affolla-ta era la mensa repubblica-na.Con la caduta del fascismo,la gran parte dei detenuti edei fuorusciti sarebbe tor-nata libera in Italia. PaoloFabbri, in via dei Poeti aBologna, aveva un magaz-zino di materiale per l’edi-lizia, utilizzato come depo-sito di materiale clandesti-no. Nelle strade adiacenti,fra via Castiglione, vicoloSan Damiano, Piazza Cal-derini e via Farini si arti-colava una rete di cantine,appartamenti, negozi col-legati e passaggi segretiche costituivano una verae propria cittadella sociali-sta dove era possibilestampare opuscoli, na-scondere ricercati e tenereriunioni segrete.In questi nascondigli tro-varono rifugio anche i de-

tenuti politici liberati lasera del 9 agosto 1944 nel-l’assalto al carcere di SanGiovanni in Monte; unabrillante operazione mili-tare unitaria condotta daipartigiani socialisti e co-munisti delle Brigate Mat-teotti e della 7° G.A.P. Gari-baldi.Paolo Fabbri morì a 55 an-ni in un bosco nei pressi diGaggio Montano. Avevaraggiunto Roma per poipartecipare al 1°congressodella C.G.I.L. a Napoli. Erain viaggio con Mario Guer-mani. Ritornarono a Norde cercarono di superare lalinea del fronte per rien-trare a Bologna e portareordini e denaro destinati alComando partigiano.Furono uccisi il 14 feb-braio 1945; li accompagna-va Adelmo Degli Esposti,un tipo equivoco. Furonoderubati dei cinque milio-ni che trasportavano, maanche l’indagine giudizia-ria non chiarì le circostan-ze dell’agguato. Il corpo diFabbri fu ritrovato dal fi-glio soltanto nell’aprile del‘46 ed al dirigente antifa-scista fu assegnata la me-daglia d’oro alla memoria.Le notizie sulla colonia pe-nale di Lipari sono trattedal bel libro Il confino poli-tico a Lipari di Angela Pa-gano – editore Franco An-geli.Una ricerca rigorosa edocumentatissima che siconclude con una lunga in-tervista fatta all’ex confi-nato Giovanni Ferro nel1997. Ferro vive a Milano,ha 94 anni ed ha ricostrui-to con grande lucidità la vi-ta nell’isola, le privazioni,i rapporti fra i compagni econ la popolazione locale.La vita dei confinati fuun’esperienza indimenti-cabile, tanto che il giorna-lista Mino Maccari nel1930 ne trasse un lungo re-portage per il quotidianoLa Stampa, diretto da Cur-zio Malaparte. Maccariscriveva: "Ho vissuto unasingolare vita in mezzo al-la popolazione più singola-re che esista oggi in Italia -la popolazione dei confina-ti politici – in una specie dicivitas artificiale, in unpaese convenzionale, dicui non si può essere figli ea cui non si può essere stra-nieri".

*vice presidenteprovinciale Aics

Le foto sono tratte dal-l’archivio del Centro Stu-di e Ricerche di Storia e Problemi Eoliani

A LATO: la commemorazione di Matteotti di fronte alla chiesa di Lipari

il DomaniLA CITTÀ10 Domenica 25 Aprile 2004

Qui sopra: Nitti, Dolci, Bruno, Lussu, Busoni, Palladini, Bizzarri, Tagli a Lipari nel 1928