Comunità cambiata e una SAN PIETRO Classe dirigente ... · non ha adottato proprie strategie...

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1 SAN PIETRO è un Sito in declino, con una Comunità cambiata e una Classe dirigente inadeguata. Consapevoli della sua duplice valenza di vincolo e di opportunità, il segno caratteristico è la Crisi , dovuta sia a fattori generali, che hanno interessato l’intero Paese, sia locali, caratteristici della realtà e dell’esperienza del nostro Comune. Ha perso il Ruolo di preminenza sul territorio a ovest di Bergamo, che storicamente l’aveva sempre caratterizzato: l’ultimo quello di Capoluogo e Mercato dell’Isola bergamasca, perché sito più ricco, con l’offerta commerciale e di servizi più completa e qualificata e una classe dirigente laica e religiosa di maggiore visibilità e lungimiranza. Il Sito si era sempre evoluto: da Luogo di transiti e mercato fuori città di Medioevo e Rinascimento a Mercato agricolo e della seta con Stazione internazionale di posta della Repubblica serenissima di terra fino a Centro di risorse industriali pregiate dopo l’unità d’Italia. La presenza del fiume (energia e materia prima), di uomini e soprattutto donne parzialmente liberati dall’agricoltura (manodopera abbondante e a basso costo), di strade e ferrovie da Bergamo per Milano, Lecco e Monza (infrastrutture di primaria importanza) e di famiglie, originarie o immigrate, con particolari disponibilità di capitali, competenze, intraprendenza e sensibilità sociale (elites del potere) aveva attratto e stimolato attività industriali e commerciali, tra cui determinanti quelle del distretto del vestire in cotone e derivati; si era quindi creato un pregevole indotto, fatto di piccola industria, edilizia, artigianato e servizi, tra cui sportelli bancari e postali, ristoranti e alberghi, oratori e scuole dell’infanzia e la casa per anziani, nonché la metanizzazione prima che altrove. L’insieme di tutto ciò aveva determinato crescita di reddito, di popolazione, dei livelli di istruzione e dell’attrattiva. È progressivamente venuta meno la sua Attrattiva , determinata da tale sviluppo, che si era mantenuta e consolidata anche dopo la 2 a Guerra mondiale, con la ricostruzione post bellica, i boom economico e demografico e le riforme sociali. La prima situazione di crisi è stata prodotta dagli effetti collaterali di tale sviluppo, che hanno compromesso il paesaggio (Brembo, Isolotto, edifici storici distrutti o rovinati, traffico e difficoltà di accesso) e le infrastrutture (declassate le viabilità su ferro e gomma e deviati o cessati i flussi di pregio, sono rimaste le molestie di transiti e stazionamenti parassitari). Dagli anni ’90 del secolo scorso è venuta calando l’attrattiva della vivibilità del luogo (inquinamenti acustico e dell’aria, scarsità di spazi e verde a disposizione e pericolosità di viabilità e traffico), soprattutto per le giovani coppie con figli, che in buona parte sono emigrate e per i soggetti con difficoltà di deambulazione. Infine, negli ultimi 15 anni, il calo di imprese, posti di lavoro e clienti esterni ha eclissato l’attrattiva dell’economia e la crisi di relazioni, capacità di aggregazione e livelli di istruzione e l’emergenza di devianze, vere o presunte, hanno reso difficile la convivenza. In tutti i casi ha riguardato la disponibilità, l’originalità e la qualità di prodotti, servizi e soluzioni offerti, nonché le loro complementarietà, integrazione e sostenibilità. Andamento storico della Popolazione di Ponte San Pietro

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SAN PIETRO

è un Sito in declino, con una

Comunità cambiata e una

Classe dirigente inadeguata.

Consapevoli della sua duplice valenza di vincolo e di opportunità, il segno caratteristico è la Crisi , dovuta sia a fattori generali, che hanno interessato l’intero Paese, sia locali, caratteristici della realtà e dell’esperienza del nostro Comune.

Ha perso il Ruolo di preminenza sul territorio a ovest di Bergamo, che storicamente l’aveva sempre caratterizzato: l’ultimo quello di Capoluogo e Mercato dell’Isola

bergamasca, perché sito più ricco, con l’offerta commerciale e di servizi più completa e qualificata e una classe dirigente laica e religiosa di maggiore visibilità e lungimiranza. Il Sito si era sempre evoluto: da Luogo di transiti e mercato fuori città di Medioevo e Rinascimento a Mercato agricolo e della seta con Stazione internazionale di posta della Repubblica serenissima di terra fino a Centro di risorse industriali pregiate dopo l’unità d’Italia. La presenza del fiume (energia e materia prima), di uomini e soprattutto donne parzialmente liberati dall’agricoltura (manodopera abbondante e a basso costo), di strade e ferrovie da Bergamo per Milano, Lecco e Monza (infrastrutture di primaria

importanza) e di famiglie, originarie o immigrate, con particolari disponibilità di capitali, competenze, intraprendenza e sensibilità sociale (elites del potere) aveva attratto e stimolato attività industriali e commerciali, tra cui determinanti quelle del “distretto del vestire in cotone e derivati”; si era quindi creato un pregevole indotto, fatto di piccola industria, edilizia, artigianato e servizi, tra cui sportelli bancari e postali, ristoranti e alberghi, oratori e scuole dell’infanzia e la casa per anziani, nonché la metanizzazione prima che altrove. L’insieme di tutto ciò aveva determinato crescita di reddito, di popolazione, dei livelli di istruzione e dell’attrattiva.

È progressivamente venuta meno la sua Attrattiva , determinata da tale

sviluppo, che si era mantenuta e consolidata anche dopo la 2a Guerra mondiale, con la ricostruzione post bellica, i boom economico e demografico e le riforme sociali. La prima situazione di crisi è stata prodotta dagli effetti collaterali di tale sviluppo, che hanno compromesso il paesaggio (Brembo, Isolotto, edifici storici distrutti o rovinati, traffico

e difficoltà di accesso) e le infrastrutture (declassate le viabilità su ferro e gomma e deviati o

cessati i flussi di pregio, sono rimaste le molestie di transiti e stazionamenti parassitari). Dagli anni ’90 del secolo scorso è venuta calando l’attrattiva della vivibilità del luogo (inquinamenti acustico e dell’aria, scarsità di spazi e verde a disposizione e pericolosità di

viabilità e traffico), soprattutto per le giovani coppie con figli, che in buona parte sono emigrate e per i soggetti con difficoltà di deambulazione. Infine, negli ultimi 15 anni, il calo di imprese, posti di lavoro e clienti esterni ha eclissato l’attrattiva dell’economia e la crisi di relazioni, capacità di aggregazione e livelli di istruzione e l’emergenza di devianze, vere o presunte, hanno reso difficile la convivenza. In tutti i casi ha riguardato la disponibilità, l’originalità e la qualità di prodotti, servizi e soluzioni offerti, nonché le loro complementarietà, integrazione e sostenibilità.

Andamento storico della Popolazione di Ponte San Pietro

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Semplificando, ruolo e l’attrattiva del Luogo agiscono su individui e famiglie, in particolare i più giovani, ma anche e soprattutto sull’avvio di attività, la presenza di imprese e la qualità della loro offerta e, quindi, sulle disponibilità locali di posti di lavoro e clienti e di reddito e fiscalità; inoltre agiscono sulle aspettative future di persone e famiglie e delle imprese e, di conseguenza, su interesse e motivazioni a mettersi rete, a coordinarsi o ad associasi per finalità comuni e assumere responsabilità sociali; è l’innesco di questo circuito virtuoso che produce l’identità del Comune e determina la forza della sua capacità di aggregazione.

Negli ultimi 30 anni la perdita di ruolo e di attrattiva ha determinato Declino che si è accompagnato a un profondo Cambiamento .

È certo che Ponte San Pietro :

ha smarrito la propria Identità rispetto al contesto urbanistico, socioeconomico, funzionale e territoriale, che pure è cambiato ma senza subire lo stesso declino e

non ritornerà più alla situazione precedente di caratteristiche, condizioni e sviluppo;

oggi è Periferia dormitorio soprattutto della Città capoluogo, con vita dettata dalle “abitudini all’esistente”, “aree degradate” e vere e proprie “ferite aperte”;

non è né potrà essere mai Sito turistico d’eccellenza , quale volano - attrattiva delle sue tradizionali vocazioni commerciale, artigiana e creativa, oggi in grave crisi.

Controversa e da mettere a fuoco con l’approfondimento è invece l’interpretazione di situazione e tendenze in atto, esito dell’interazione tra i due processi di declino e

cambiamento: è infatti il risultato finale della combinazione di vari fenomeni e scelte diverse - economici, amministrativi, confessionali e/o sociali - che,

secondo i casi, hanno accentuato, assecondato, contrastato o rimescolato declino e/o cambiamento e perfino modificato gli stessi parametri di valutazione.

Anche se non esclusivi sono stati fattori emblematici , nel determinare la situazione attuale: l’invecchiamento della popolazione originaria, la morte del distretto del vestire in cotone e derivati e la perdita di numero, sicurezza e qualità dei posti di lavoro presenti; la presenza di linee e trasporti ferroviari non più competitivi con l’uso del mezzo privato e la priorità assegnata alle nuove costruzioni residenziali; trasformazione qualitativa di domanda e offerta di servizi pubblici e proliferazione e frammentazione delle aggregazioni sociali (campanilismi); la crisi di valori e il mancato ricambio della classe dirigente.

I maggiori cambiamenti hanno riguardato: la popolazione . prima calata, dal 1981 al 2001, poi cresciuta, soprattutto dal 2001 al 2011 e, infine, stabilizzatasi, negli ultimi anni

la sua distribuzione Centro (Merena-Palass) ↓↓ Villaggio S.M. (Clinica-Sottoriva) = Briolo ↑ Locate↑

la sua composizione sociale: giovani↓ anziani↑↑ vecchi↑ etnografica: originari ↓↓↓36%; Immigrati I. 46%↑↑; Non I. 18%↑

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In assenza di Immigrati – in base al solo saldo naturale (nascite-morti) - la Popolazione avrebbe continuato a diminuire e a invecchiare .

Invece le scelte urbanistiche effettuate (tra 1996 e 2006) hanno determinato un fenomeno migratorio di impatto molto elevato , mai adeguatamente valutato.

Su questo territorio piccolo e stortignaccolo siamo in troppi .

Per densità abitativa è il 5° comune in Provincia di Bergamo.

(Dal 2002 al 2012) in soli 11 anni sono arrivate circa 7.000 persone , pari a poco meno dei ¾ dei residenti del 2001, di cui quasi l’80% da altri comuni italiani e

solo poco più di 1/5 dall’estero. Ma – nel medesimo periodo – se ne sono andate poco meno di 5000 , la metà dei residenti del 2001, di cui solo il 4% all’estero.

Da questi dati risultano evidenti le cause che hanno generato nella Popolazione: a) una mutata composizione con diminuzione di quella originaria (in ¼ di secolo),

b) instabilità e transitorietà degli Italiani, c) maggiore stabilità e raddoppio dei Non italiani anche per ricongiungimenti familiari e, nel contempo,

9.000 9.200 9.400 9.600 9.800

10.000 10.200 10.400 10.600 10.800

1981 2001

La popolazione decresce

a fine millennio

9.000

9.500

10.000

10.500

11.000

11.500

12.000

10 anni di crescita

9.000

9.500

10.000

10.500

11.000

11.500

12.000

2011 2012 2013 2014 2015

La Popolazione si stabilizza

2.450,00

2.500,00

2.550,00

2011 2012 2013 2014 2015

Densità della popolazione

Abitanti/km2

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d) aumento della natalità ed e) ringiovanimento .

A confronto le età di tutta la Popolazione e della sola popolazione Non italiana

UE 10% Europa non

UE 14%

Mediter-raneo 19%

Africa subsahariana

31%

Asia vicina

1%

Asia lontana 13%

Americhe 12%

Aree di origine degli Immigrati non italiani

Marocco 16%

Senegal 13%

Albania 10%

Romania 8%

Cina 8%

Bolivia 6%

Nigeria 6%

Ghana 5%

Costa d'Avorio

3%

Burchina Faso 3%

Sri Lanka 3%

Ecuador 2%

Tunisia 2% Altri 51

15%

Paesi maggiormente presenti dei 64 totali

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La popolazione in età scolare: rapporto dei genitori con l’Istituto Comprensivo della Scuola di base e Incidenze dei Non italiani

21,34%

25,67% 28,05%

24,87%

0,00%

5,00%

10,00%

15,00%

20,00%

25,00%

30,00%

Scuole dell'Infanzia

Scuola Primaria

Scuola Secondaria

Media totale

Alunni residenti non iscritti nelle Scuole di Ponte

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Per la Integrazione della popolazione immigrate la Scuola è la cartina di tornasole più evidente del groviglio di molteplici nuove problematiche che non

trovano soluzione.

Non sono un problema la compresenza e la convivenza in classe di alunni Italiani e Non, ma …

mancano l’integrazione e l’inclusione delle famiglie e ciò dipende da carenza o perfino assenza di comunicazione, perché

a. in molti casi ne mancano le basi essenziali (lingua comune, codici comuni e prevenzione-rimozione di interferenze e disturbi),

b. l’Istituzione scolastica, che pure si è posta indirettamente il problema (con la controversa soluzione del doppio regime di mensa nella Scuola statale dell’Infanzia),

si limita a prenderne atto e a valorizzare i pregevoli intenti volontari laici (Ponte) e confessionali (Locate), per altro tra loro scoordinati e di scarsa incisività, rispetto alla dimensione del problema;

non ha adottato proprie strategie proattive, continuando a sostenere esclusivamente il ruolo istituzionale della Comunicazione, non riprogettando il Piano di Offerta Formativa e non chiedendo di riformulare il Piano comunale di diritto allo studio verso queste nuove priorità;

non ha proposto ai propri organi collegiali e alla rappresentanza dei genitori la criticità di mancate rappresentanza e partecipazione di questa loro componente, che tende al 50% e che è molto eterogenea;

c. l’Istituzione Comune ha semplicemente rimosso una componente pari il 18% della sua Popolazione: la quota maggiore dei Comuni dell’Isola bergamasca destinata ad aumentare nelle giovani generazioni.

La mancata comunicazione Scuola – Famiglie produce

a. un’ offerta formativa diseguale , tra i livelli di eccellenza e il livello medio di apprendimento, per tutto l’arco della Scuola di base:

in fase di accesso nelle Scuole dell’Infanzia , base per l’apprendimento di comportamenti, stili, relazioni e convivenza;

nella Scuola Primaria , essenziale per l’acquisizione di tutte le basi dell’apprendimento e per la focalizzazione di doti, vocazioni e predisposizioni personali;

nella Scuola secondaria inferiore , passaggio obbligato nella formazione del cittadino e per il raggiungimento dell’obbligo scolastico e l’orientamento verso

lo studio e le attività future;

quindi – alla luce delle esperienze concrete, che stiamo già vivendo -

b. l’ abbassamento del livello medio delle competenze in uscita , in particolare nella comprensione del testo e in matematica, strumenti essenziali per

qualsiasi indirizzo formativo (liceale, tecnico, professionale e di lavoro) e.

c. i rischi di devianze , abbandono nei primi anni delle superiori e dispersione scolastica e difficili inserimenti lavorativi ,

d. la scelta di molte famiglie di non iscrivere i propri figli all’Istituto comprensivo di Ponte San Pietro .

Si è così innescato un Circolo vizioso che non agisce solo sulla Scuola e che va affrontato.

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Necessità e aspettative .sono molto più diversificate e composite rispetto al passato.

Le necessità e le aspettative

delle Persone

< 16 anni 16-24 a. 25-50 a. 51-75 a. >75 a. Uomini Donne Originari Immigrati

Italiani dall’estero

Senza reddito

Senza competenze adeguate

Chi studia o è in formazione qui

Chi studia o è in formazione altrove

Chi né studia, né lavora, né si forma

Chi ha redditi irregolari, precari o assistiti

Chi Lavora qui stabilmente

Chi Lavora altrove stabilmente

Chi ha un’attività propria qui

Chi ha un’attività propria altrove

Pensionati

Non autosufficienti

Le necessità e le aspettative

di Famiglie e convivenze

giovani In

maturità anziane vecchie senza figli

con 1 o 2 figli

con 3-5 figli

con oltre 5 figli

con invalidi

con altri a carico

Reddito

assente

Inferiore a soglia di povertà

minimo

medio-basso

medio-alto

elevato

molto elevato

Originari

Immigrati Italiani

dall’estero

Modelli di vita da etnie, religioni, culture, scelte etiche, propensioni

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La capacità di aggregazione di persone e famiglie è in crisi :

Sono in crisi Condominio e Vicinato di quartiere , lo Stare insieme (soprattutto di sera), il Vivere il Luogo e il Senso civico e di Comunità .

Prevalgono la propensione all’isolamento , l’ estraneità , la separatezza , i conflitti non affrontati (es. anziani-giovani) e la disgregazione sociale .

Ci sono spazi vivibili e liberi . spazi gestiti e limitati . . vincoli . opportunità .

Da 7:30 a 20:00 parchi urbani multietnici Famedio, via Locatelli

attrezzato solo via Locatelli

Di Giorno bar e diurno anziani, biblioteca, oratori

Da 6:00 a 22:00 piscina multipla

Di sera palestre solo x associazioni

origini esterne e interessi diversi, assenze frequenti

(per lavoro, shopping e altri interessi), conoscenze e relazioni rarefatte,

paure diffuse.

ci sono diverse culture ed esperienze eventi organizzati (Commissione

cultura, Biblioteca, Proposta)

sedi disponibili (oratori, associazioni...) associazioni e volontariato (sport,

hobby, cultura, solidarietà, ecologia, …)

Mancano spazi vivibili ad accesso libero . .condizioni e servizi ad hoc . validi richiami .

pedonalizzazione, facili collegamenti Di Giorno soffocati dalle Auto

Di sera spazi all’aperto vuoti da 20:00 a 07:30 parchi urbani

solo Famedio (sempre più affollato) e Isolotto (…),

immobili inutilizzati (confessionali) Di sera Bar (chiusi: salvo eccezioni

vv. Piave, XI febbraio e Proposta) Cinema inagibili (1 chiuso, 1 anomalo)

Sale civiche (ad accesso regolamentato) palestre a norma (basket, volley)

per giovani, per famiglie giovani,

per “vecchi” e “svantaggiati” per immigrati non italiani

finalità condivise, proposte attrattive non comuni,

coordinamento programmi offerte, comunicazione adeguata,

animazioni efficaci e clima appropriato

“Calcio”, “Assistenzialismo” e “Passatempo generico” sono le proposte di aggregazione del Comune .

È vero che ci sono importanti iniziative culturali, artistiche e letterarie e, talvolta, anche gli stili di vita diventano oggetto di proposta, ma la loro programmazione è più una sommatoria di eventi a sé che coordinamento progettuale e non considera adeguatamente i mutamenti avvenuti nella composizione della Popolazione, nella varietà delle domande e con la pluralità dei circuiti comunicativi: così l’offerta risulta frammentaria e di nicchia e promozione e comunicazione sono insufficienti. Inoltre - malgrado le aumentate criticità, le tensioni e le domande sociali, a partire dal lavoro (disponibilità, legalità e qualità) - i maggiori investimenti pubblici continuano a essere indirizzati all’Assistenzialismo, al Calcio e al Passatempo (panem et circenses). Queste priorità producono cultura, propagandano ideologia, drenano e indirizzano risorse: influenzano i comportamenti, le sensibilità e le attese di persone e famiglie. Tutto si riduce a elargizioni clientelari, che invischiano e scivolano via, lasciando le domande prive di risposta e i problemi insoluti.

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L’offerta associativa è particolarmente presente, appassiona, promuove l’impegno volontario e favorisce l’aggregazione .

Nell’insieme ci sono molteplici capacità di aggregazione e proposte valoriali che portano valore aggiunto e soluzioni ai propri aderenti.

Inoltre attrae il “Darsi da fare insieme per uno scopo”. C’è una pluralità molto ricca :

da quelle confessionali di Organizzazioni e Oratori parrocchiali, altre chiese cristiane e altre religioni o di associazioni, enti collaterali e società collaterali con finalità

sportive, formative, educative, di cooperazione e solidarietà internazionale e assistenziali,

a quelle etniche e/o nazionali di immigrati,

alle associazioni laiche finalizzate a specifici interessi conviviali d’arma , sportivi d’insieme e di singole discipline, con il primato non esclusivo del calcio,

di tutela, aiuto, protezione e riqualificazione della salute e della sicurezza delle persone, dell’educazione, dell’istruzione e della formazione delle persone,

dell’alimentazione e dei consumi di persone e famiglie, della sicurezza e della salubrità dei Luoghi, dell’ambiente, della natura e del paesaggio,

di cooperazione e solidarietà internazionale e di una passione per hobbies, arti o discipline, fino

alle associazioni e organizzazioni di attività e lavori , siano esse imprenditoriali , di arti, mestieri e professioni o di lavoratori (e pensionati). Di fatto, questa moltitudine di proposte è finora il maggiore e migliore tentativo per fronteggiare la disgregazione comunale.

Che validità ha ciascuna offerta rispetto alle finalità e priorità comuni e alle esigenze complessive di aggregazione del Comune? .

È vero che ci sono tentativi di coordinamento sia istituzionale (Commissione associazioni, che coinvolge il Sindaco) che operativo (Servizi sociali), ma …

sono separati da altre azioni comunali (Sicurezza, Cultura … ), ciascuna indirizzata dal proprio pesante e complicato Regolamento (regno indiscusso e impenetrabile

delle burocrazie e oggi ampiamente venati di razzismo).

Non esiste il Bilancio sociale (che altri Comuni hanno) , quindi … non sono stati mai definiti i risultati attesi dal Comune nell’insieme e dall’apporto di ciascuna azione particolare, né criteri e modalità di valutazione né indicatori da considerare, osservare e misurare, non sono mai state fatte osservazioni e valutazioni – almeno imparziali, se non oggettive - sui risultati effettivamente ottenuti, rispetto alle attese e mai alcun soggetto terzo, non direttamente o indirettamente coinvolto o interessato, ha fatto valutazioni indipendenti sui risultati raggiunti - in questo campo cruciale -rispetto ai costi a carico della collettività (in termini di risorse complessive impiegate e non solo di soldi spesi) e il bilancio reale tra apporti e prelievi di risorse dal Comune da parte di ciascuna aggregazione sociale coinvolta.

Pertanto - sia per l’insieme della pluralità di aggregazioni, sia per ciascuna di esse - restano da accertare :

i reali effetti positivi per il Comune ,

il drenaggio di risorse comunali (umane, finanziarie, sociali, ambientali …) destinato alle specifiche finalità ed esigenze di sostentamento e

le difficoltà di coordinamento, integrazione e canalizzazione ottimale delle risorse verso le effettive priorità comunali.

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I Campanilismi sono già una patologica certezza . È certo che ognuna di queste entità ha come priorità i propri sostentamento, capacità di aggregazione ed evidenza e l’azione propria scelta autonomamente: è legittimo, anche se relativo e ne variano l’incidenza (in genere correlata alla dimensione) e la trasparenza (le più serie lo mettono contabilmente in evidenza).

Manca il Comune : o non ha ruolo o, quando c’è, omette o sbaglia le proposte e/o azioni che gli competono.

Da non confondere con l’Identità delle aggregazioni parziali, i Campanilismi oggi sono patologia : perché le priorità parziali diventano abituali, si solidificano,

degenerano, incancreniscono e rendono subalterne le azioni del Comune. Antesignano è il secolare “conflitto feudale” tra gli ex comuni (di Ponte San Pietro e di Locate), con i rispettivi Campanili, Santi patroni e Oratori, i cui mantenimento e coltivazione, da parte delle Amministrazioni comunali, è ormai incomprensibile alla maggioranza della Popolazione attuale, anche quando – nel periodo estivo – ne usufruisce i servizi di ristorazione (organizzati per autofinanziamento) e, talvolta, le convivialità. A questi campanilismi si sono progressivamente aggiunti quelli de

le altre identità territoriali (Villaggio S.M. e Briolo) ed etniche (di nuova generazione) e

le aggregazioni sociali parziali.

I Campanilismi hanno impedito che si praticasse un’iniziativa comunale coordinata per la lingua e la cultura italiane rivolta ai genitori non

Italiani (rafforzando i limiti dell’Istituto Comprensivo) e che le tre Parrocchie realizzassero una Pastorale unica dei giovani (come a Scanzorosciate), trovando i punti di

incontro anche valoriali ed etici oltre che pragmatici con la dimensione laica dell’aggregazione giovanile.

“Commercio per Ponte” ha giustamente sempre garantito vantaggi ai propri associati, ma il suo campanilismo associativo ha danneggiato il Comune ,

quando ha agito per determinare la formazione delle Amministrazioni comunali o per condizionarle a danno dei residenti (sensi unici e pedonalizzazioni), per indirizzare ai

singoli le risorse pubbliche che avrebbero dovuto servire per promuovere il Territorio (distretto del Commercio “Ville e Torri dell’Isola”). Di conseguenza non solo si

ridimensiona per il declino del Luogo e delle sue attività tradizionali, ma oggi la fa ripiegare su di sé e - non più in grado di fare da sola proposte innovative di

rilancio della Categoria - le impedisce di coordinarsi con altri soggetti e interessi del Comune, per poterlo realizzare.

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I giovani oggi e domani .

L’Amministrazione e gli anziani certamente non sanno che cosa vogliono e come vivono , non solo per i cambiamenti intervenuti nella loro composizione, ma

anche perché ignoti sono le loro normali aspettative in un contesto molto cambiato, più incerto e difficile da capire, le naturali competizioni tra loro (di vita,

relazioni e lavoro, prima che di passatempi) e i vantaggi relativi (di chi è abituato a competere per vivere), gli ostacoli che devono affrontare e i rischi reali a cui sono

esposti (anche grazie all’ignoranza di chi amministra): né scuola, né lavoro, ne formazione , emarginazione in primis, per una parre di loro, dipendenze

(forse calcio, alcol e azzardo, prima che altre sostanze) e offerta criminale , che sul nostro mercato è particolarmente competitiva.

Il Comune - dopo la breve pausa di alcuni tentativi di gestione diretta come il Centro di Aggregazione Giovanile Atelier, sia pur limitato all’impegno del “tempo libero” e

al consumo di “passatempi” - pur mantenendo gli incentivi economici (card, rete internet gratis e le proposte Biblioteca) - è tornato alla delega agli abituali intermediari

(confessionali, sportivi, associativi e commerciali).

Inoltre, dopo il fallimento della Proposta (Macoli) “Birra, feste, spettacoli e kitch” (con corredo di risse, vandalismi e conflitti con gli anziani), - salvo le eccezioni, educativa degli

Scout (AGESCI) e motivazionali della Solidarietà internazionale (Mato Grosso, Aibi …) e della legalità (Libera), torna il dominio culturale del “Calcio competitivo” ,

vera e propria dipendenza dall’Infanzia che coinvolge emotivamente i genitori , come accompagnatori, tifosi e potenziali agenti del “campione in formazione”.

Tutti vedono che molti stazionano visibili in vari luoghi (Famedio, Stazione, via Mozart, retro di villa Berizzi, …): gruppi diversi e, apparentemente, autogestiti,

dialoganti e nulla facenti, nonché spesso dotati di bottiglie di birra e, talvolta, invadenti o trasgressivi.

Molti altri sono meno visibili . Le ideologie del razzismo e del perbenismo e le nostre paure hanno già giudicato, ma forse dovremmo conoscere e cercare di capire.

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