Comunicazione e partecipazione nei programmi di screening dei tumori femminili : il ruolo del...
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Comunicazione e partecipazione nei programmi di screening dei tumori femminili : il ruolo del consultorio familiare
A cura di Silvana Borsari
Servizio distretti sanitari-Assessorato sanità
Regione Emilia-Romagna
I CONSULTORI FAMILIARI ED IL PROGETTO OBIETTIVO MATERNO INFANTILE
Roma 4 e 5 giugno 2007
Programmi di screening per i tumori femminili Screening mammografico è un programma di sanità
pubblica che ha l’obiettivo di ridurre la mortalità del tumore della mammella e prevede la chiamata attiva ogni due anni di tutte le donne in età 50-69 residenti nell’azienda USL di riferimento , per eseguire la mammografia
Screening citologico è un programma di sanità pubblica che ha l’obiettivo di ridurre l’incidenza e la mortalità del tumore del collo dell’utero e prevede la chiamata attiva ogni tre anni di tutte le donne in età 25-64 anni residenti nell’Azienda USL di riferimento per eseguire il pap test .
Condizioni necessarie per attivare uno screening E’ nota la storia naturale del tumore?
Esiste un trattamento efficace per i tumori “precoci” identificati
con lo screening?
Esistono trial clinici che documentano l’efficacia di un test di
screening?
E’ il test di screening “accettabile” da parte della popolazione
invitata?
Esiste, considerate le risorse economiche limitate, un favorevole
rapporto costo/beneficio per un intervento di Sanità pubblica?
Programma di screening
Il programma di screening deve garantire tutto il percorso diagnostico terapeutico successivo all’esecuzione del test di screening e ne deve controllare la qualità
ha tra i suoi obiettivi quello di ridurre le diseguaglianze tra la popolazione e l’inefficienza allocativa, in un contesto di definizione ed adozione formale di standard di qualità
N.Segnan et altri
Equità di accesso
Miglioramento continuo della qualità degli interventi
Continuità assistenziale con gestione attiva dei percorsi diagnostico-terapeutici completi ed integrati
I VALORI
Il consultorio familiare Piano sanitario e sociale 2007-2009 regione Emilia-Romagna
Il consultorio familiare garantisce le cure primarie relative alla salute sessuale, riproduttiva e relazionale della donna, dei singoli, delle coppie e delle famiglie , con equipe multidisciplinari, costituite da ostetrica, ginecologo, psicologo, Assistente Sociale e altre figure professionali localmente individuate, che offrono percorsi preventivi e diagnostico terapeutici integrati con le strutture presenti nel territorio di riferimento, quali gli altri dipartimenti aziendali, i presidi ospedalieri e gli Enti Locali.
Il Consultorio è un’Unità Operativa del Dipartimento delle Cure Primarie distrettuale e comprende i consultori familiari ivi compresi le strutture dedicate quali gli Spazi Giovani e gli Spazi per le Donne immigrate e i loro bambini
I principali percorsi assistenziali dei consultori familiari
ASSISTENZA ALLA GRAVIDANZA/PUERPERIO ASSISTENZA ALLE DONNE E ALLE COPPIE CHE RICHIEDONO L’I.V.G (legge
194) ASSISTENZA ALLA PROCREAZIONE RESPONSABILE ASSISTENZA ALLE DONNE E ALLE COPPIE CON PROBLEMI DI STERILITA’ SPAZI GIOVANI CONSULTORIALI ASSISTENZA AL SINGOLO E ALLA COPPIA PER DIFFICOLTA DI ORDINE
SESSUALE ASSISTENZA AL SINGOLO, ALLA COPPIA E ALLA FAMIGLIA PER
DIFFICOLTA’ RELAZIONALI E DISAGIO PSICHICO ASSISTENZA ALLA MENOPAUSA ASSISTENZA ALLA DONNA CON PROBLEMI GINECOLOGICI DIAGNOSI E PREVENZIONE DEI TUMORI GENITALI FEMMINILI
Parole chiave del consultorio
AccessibilitàAccessibilità Accoglienza Accoglienza Presa in carico Presa in carico Gestione di percorsiGestione di percorsi Integrazione ( professionale,organizzativa, Integrazione ( professionale,organizzativa,
istituzionale )istituzionale ) Assistenza centrata sul cittadino/aAssistenza centrata sul cittadino/a
Fasi del programma di screening
Individuazione della popolazione bersaglio
Chiamata
Esecuzione del test
Risposta alle donne negative al test
Percorso diagnostico per le donne positive al test
Percorso terapeutico per le donne con diagnosi di tumore
Monitoraggio e controlli di qualità di tutte le fasi
precedenti
Campagna informativa /formativa
Comunicazione sullo screening Obiettivi:
Aumentare l’autonomia decisionale individuale informando sia sui vantaggi che sugli svantaggi derivanti dalla partecipazione ai programmi di screening
Consentire l’accesso ai test di screening e ai percorsi diagnostico terapeutici successivi a tutte le donne che consapevolmente decideranno di aderire esercitando un loro preciso diritto
Garantire l’informazione sui risultati ( valutazione ) dei programmi di screening alle partecipanti e a tutti gli altri steakholder quali le associazioni di cittadini, le organizzazioni sociali, gli esperti del settore, amministratori, i dirigenti sanitari compresi i MMG..
Comunicazione sullo screening Ha a che fare con:
I valori che sottendono i programmi La qualità delle attività La trasparenza delle relazioni Le competenze degli operatori I contesti organizzativiGli strumenti di lavoro I risultati dei programmi
I soggetti della comunicazione I professionisti dello screening , in particolare: le
ostetriche, le tecniche di radiologia, le addette ai call center aziendali e/o distrettuali , i professionisti dei secondi livelli diagnostici e terapeutici
Le donne interessate Gli altri sanitari, soprattutto del territorio : MMG,
infermiere, professionisti del SERT e del salute mentale
Gli esperti della comunicazione aziendale e degli enti locali
Strumenti della comunicazione
Materiale informativo scritto ( contenuto e grafica) sia per l’adesione al test di screening sia per l’adesione ai livelli diagnostico terapeutici successivi, sia per la comunicazione dei risultati.
Materiale di supporto ai/lle professionisti /e del front-office ( le prime cento domande sullo screening)
Interventi su TV e radio locali Interventi di educazione /informazione a gruppi specifici Interventi informativi/educativi ai singoli Interventi di informazione/formazione/sensibilizzazione
ai colleghi dell’organizzazione sanitaria
La comunicazione negli screening ed i
consultori familiari I professionisti del consultorio familiare hanno le
competenze e gli strumenti per collaborare con tutte le risorse istituzionali e non,presenti sul territorio, alla programmazione ed all’organizzazione di campagne informative e di sensibilizzazione nell’ambito di entrambi i programmi di screening
Per quanto riguarda lo screening citologico i consultori familiari, in alcune realtà della nostra regione, sono i responsabili del programma e quindi sono gli organizzatori, in collaborazione con le altre competenze aziendali coinvolte, delle campagne informative
In particolare i professionisti del consultorio, nell’ambito delle cure primarie, hanno il compito di coinvolgere direttamente i MMG e i colleghi del SERT e del salute mentale
La partecipazione ai programmi di screening Valori Garantire equità d’accesso
Al test di screeningAl secondo livello diagnostico terapeutico Al follow-up
81% entro 28gg
80%
0,3%
4,4%
14%
99%
95%
91%
55%
3,3%
1,9%
62,3%
50,4%
RER
2° round
RER
3° round
RER
1° round
VALORI DESIDERABILI
VALORI ACCETTABILI
83% entro 28gg
78%
0,0%
1,6%
13%
98%
93%
90%
59%
36%
2,3%
61,3%
52,5%49,2%≥ 60%≥ 50%Tasso di partecipazione (donne rispondenti/invitate)
74% entro 28gg
entro 28 gg
≥ 85%
entro 21gg
≥ 70%
Intervallo test/referto negativo
84%entro 60gg ≥ 90%Intervallo iter diagnostico
0,3%0Isterectomie CIN 1
10,1%≤ 2%≤ 5%Isterectomie CIN 2-3
17%≥15%≥10%% Valore predittivo pos. per CIN2+
98% ≥ 95%% partecipazione al trattamento
91%≥95%≥90%% partecipazione al II livello (HSIL+)
87%≥ 90%≥ 80%% partecipazione al II livello
49%≤ 50%% Ascus tra gli invii in colposcopia
2,8%≤3%≤4%% Tasso di invio in colposcopia
1,8%≤3%≤ 5%% Pap-test inadeguati
62,1%≥ 80%≥ 65%Tasso di adesione (copertura stimata)
INDICATORI DI INDICATORI DI QUALITÀ SCREENING CERVICALE al 31/12/2002
Strumenti per favorire la partecipazione Analisi accurata dei fattori che
determinano l’accesso ed il non acceso ai programmi di screening: indagini ad hoc sulle rispondenti e le non
rispondenti ai programmi Indagini su gruppi di popolazione specifici
Screening citologico provincia di Modena Percentuale di adesione secondo l’area di origine
61
59,5
58,3
58,1
57,0
56,6
53,3
53,0
52,3
51,7
51,0
48,9
47,8
47,8
42,5
39,6
0 10 20 30 40 50 60 70
ITALIA
CENTRO-SUDAMERICA
CUBA
EUROPA ALTRI PAESI
ARGENTINA BRASILE VENEZUELA
GHANA
AFRICA ALTRI PAESI
MAROCCO
TUNISIA
POLONIA
NIGERIA
ASIA ALTRI PAESI
ROMANIA
ALBANIA
FILIPPINE
CINA
Screening citologico provincia di Modena Percentuale di positivi secondo l’area di origine
2,2
5,85,0
4,9
4,6
4,1
3,5
3,5
3,2
3,1
3,0
2,6
2,6
2,4
1,9
1,4
0 1 2 3 4 5 6
ITALIA
ROMANIA
CINA
CUBA
CENTRO-SUDAMERICA
POLONIA
GHANA
EUROPA ALTRI PAESI
ASIA ALTRI PAESI
NIGERIA
AFRICA ALTRI PAESI
MAROCCO
ARGENTINA BRASILE VENEZUELA
ALBANIA
TUNISIA
FILIPPINE
USO E CONOSCENZA DEI SERVIZIdi Mara Tognetti Bordogna
VARIABILI SOCIODEMOGRAFICHE
• Età
• Sesso
• Scolarità
• Occupazione
• Grado di cittadinanza
VARIABILI
RELAZIONALI
• Famiglia
• Rete amicale
• Articolazione con il territorio
• Conoscenza dei sevizi
VARIABILI
CULTURALI
• Idea e vissuto di salute e di malattia
• Modello epistemologico di salute e malattia
• Percezione del dolore
• Medicina tradizionale
Uso e conoscenza servizi
VARIABILI ORGANIZZATIVE
Variabili organizzative
Invito a residenti/domiciliate Sedi dei centri prelievo Orari degli ambulatori Lettere d’invito in italiano Personale che esegue il test Presenza della mediatrice culturale
Azioni che si possono intraprendere per aumentare la partecipazione
Fare il richiamo nei tempi indicati ( a tre mesi dal primo invito) coinvolgendo il MMG e inserendo la sua firma nel reinvito
Dare l’elenco delle non rispondenti ai MMG e concordare con loro azioni di sensibilizzazione delle donne
Inviare gli inviti alle donne immigrate anche con la traduzione nella loro lingua d’origine
Fare indagini ad hoc per individuare l’dentikit delle donne che non rispondono e mirare le azioni di sensibilizzazione
Sensibilizzare tutti i professionisti delle aziende sanitarie , in particolare dei consultori familiari all’efficacia e alla necessità di promuovere la partecipazione delle donne ai programmi di screening
Azioni che si possono intraprendere per aumentare la partecipazione
Migliorare le variabili organizzative qualora si individui la possibilità che siano d’ostacolo alla partecipazione effettiva delle donne
Coinvolgere direttamente gruppi etnici che aderiscono meno di altri al programma di screening ed individuare con loro strategie utili a migliorare l’adesione, in collaborazione con le mediatrici culturali
Ruolo del consultorio familiare nella promozione della partecipazione Screening citologico: ruolo trainante, in
tutte le fasi del programma di screening che in molti casi gestisce direttamente
Screening mammografico : ruolo di supporto al programma, in collaborazione con le cure primarie, per favorire l’adesione a tutte le fasi dello screening
Grazie per l’attenzione