COMUNICARE IL RISCHIO - safetygroupitalia.it · Cosa significa comunicare? Informare Capire e farsi...

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COMUNICARE IL RISCHIO RISCHIO

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COMUNICARE IL RISCHIORISCHIO

AiFOS Certificazioni

CNAI - Coordinamento Nazionale Associazioni ImprenditoriAiFOS è un'associazione senzascopo di lucro costituita da p

Agenzia Europea per la salute e la sicurezza sul lavoro (OSHA)Partner della campagna europea

scopo di lucro costituita daformatori, docenti, professionisti,consulenti, aziende e da quantioperano nel campo dellaformazione della sicurezza sullavoro. L'Associazione, basata su

i i i lid i ti i di

Regione Lombardia Albo Regionale operatori “Lombardia Eccellente” Decreto n. 10678/2009 Albo operatori accreditati per la formazione n. 164

principi solidaristici e diaggregazione sociale, si proponedi svolgere un'attività di studio,ricerca e realizzazione di attivitàed iniziative al fine di favorire gliscopi sociali mettendole a

ADAPT Associazione per gli Studi Internazionali e Comparati sul Diritto del lavoro e sulle Relazioni industriali

pdisposizione dei soci iscrittinonché di enti pubblici e privatiche operano nel settore..

.

• Ente Nazionale di formazione per i corsi

Ministero dell’Università e della Ricerca Anagrafe Nazionale Ricerche, prot. n.109/496 codice 57811NYF

sulla Sicurezza sul Lavoro

• Operante ope legisart. 32 D.Lgs. n. 81/08

CIIP Consulta Italiana Interassociativa per la Prevenzione

Certificato Sistema di Qualità RINAAzienda Certificata ISO 9001:2008Certificato n. 18025/08/S

Obiettivi

1. Conoscere gli aspetti teoricidella comunicazione ali hirischio;

2. Sperimentare l’utilizzo di unabuona e cattivacomunicazione al rischio

3. Conoscere gli aspetticaratterizzanti unacomunicazione educativacomunicazione educativa

COMUNICARE IL RISCHIO

•Fondamenti del processo comunicativo relazionale;•Comunicare la sicurezza: strumenti eComunicare la sicurezza: strumenti e metodi;•La dimensione dell’ascolto per la comunicazione alla sicurezzacomunicazione alla sicurezza•La comunicazione educativa

START

ESERCITAZIONE: costruire una mappaESERCITAZIONE: costruire una mappa concettuale della comunicazione

COMUNICAZIONE

LA COMUNICAZIONE CARATTERIZZA QUESTI ELEMENTI

INFORMAZIONEALLA SICUREZZA

COMUNICAZIONE

FORMAZIONE ALLA SICUREZZA

ADDESTRAMENTOALLA SICUREZZAALLA SICUREZZA ALLA SICUREZZA

D. Lgs. n. 81/2008 coordinato al D. Lgs. n. 106/09

“FORMAZIONE”:

processo educativo attraverso il quale trasferire ai lavoratori eagli altri soggetti del sistema di prevenzione e protezione

i d l d tili ll i i i diaziendale conoscenze e procedure utili alla acquisizione dicompetenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compitiin azienda e alla identificazione, alla riduzione e alla gestione deirischi;

D. Lgs. n. 81/2008 coordinato al D. Lgs. n. 106/09

“INFORMAZIONE”:

complesso delle attività dirette a fornire conoscenze utili allapidentificazione,alla riduzione, e alla gestione dei rischi inambiente di lavoro;

“ADDESTRAMENTO”:complesso delle attività dirette a fare apprendere ai lavoratori l’uso corretto di attrezzature, macchine, impianti, sostanze, dispositivi, anche di protezione individuale e le procedure di

lavoro

“non c’è sicurezza senza i f i ”informazione”

Comunicare ?Comunicare ?

Oggi comunicare?

A volte!!!

Cosa significa comunicare?

InformareCapire e farsi capire

Percepire i bisogni dell’altroT i i iTrasmettere e ricevere emozioni

Mettersi in contatto con qualcunoEsprimere i propri bisogni e le proprie attese

Essere capaci di critica e autocriticaEssere capaci di critica e autocriticaNon avere paura di essere giudicati

Saper interpretareAccettare l’altro

C di idCondividereAscoltareDivertireParlareParlareAgire

COMUNICARE SIGNIFICA

mettere in comune un’azione

COMUNI - C - AZIONE

IL FEEDBACK NEL PROCESSO DI COMUNICAZIONE

EMITTENTE MESSAGGIO DESTINATARIO

FEEDBACK

Chi ha la responsabilità ����� �������������

GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE

1

Non si può Non Comunicareogni comportamento è comunicazioneogni comportamento è comunicazione

GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE

2

La mappa non è il territorioPer capire l’altro dobbiamo saper p p

cambiare punto di vista

IO TUIO TU

GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE

3

La comunicazioneAssume significati differenti in relazione al CONTESTOin relazione al CONTESTO

MACRO/MICRO SOCIALE di riferimentoIn cui è inserita

È ÙSECONDO I TUOI RIFERIMENTI QUAL È L’OMINO PIÙ ALTO?

1

2

3

1

GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE

4

Ogni comunicazionePossiede un messaggioPossiede un messaggio

di CONTENUTO e uno di RELAZIONE

Interferenze e difficoltà

Tre tipi di filtri/interferenze:

1. filtri o interferenze di tipo psicologico

2. filtri o interferenze di tipo semantico

3. filtri o interferenze di tipo fisico

Le interferenze di tipo psicologico

VALORICREDENZE

ASPETTATIVEASPETTATIVEANTIPATIA

SENTIMENTI FORTI ESENTIMENTI FORTI E RICORDI

PREOCCUPAZIONIINTERESSI PREGIUDIZISTEREOTIPISTEREOTIPI

Le interferenze di tipo psicologico

1.Effetto della prima impressione …

2.Errata interpretazione dell’immagine dell’altro ….dell altro ….

3.Profezia che si auto avvera …..

Le interferenze di tipo semantico

Termini difficili

Li i

Parole spiacevoli

•Linguaggio che suscita•Linguaggio non comprensibile all’interlocutore

•Linguaggio che suscita Preoccupazione •Insicurezza

•Linguaggio tecnico •Difesa•IrritazioneAlt /b l di é•Alto/basso valore di sé

Le interferenze di tipo fisico

Sensazioni corporee non adeguate al nostroSe sa o co po ee o adegua e a os oambiente abituale possono creare situazioni dinon comunicabilità:

•ambiente troppo freddo o caldo•rumori troppo intensi •interruzioni di linea nell’apparecchio telefonico•interruzioni di linea nell apparecchio telefonico

La perdita del “carico” comunicativo

100% Ciò che io ho intenzione di dire 80%

70%Ciò che io realmente dico

Ciò che l’altro sente 50%

40%

Ciò che l’altro ascolta

Ciò che l’altro comprende20%

10%Ciò che l’altro interiorizzaCiò che l’altro agisce

I livelli della comunicazione

COMUNICAZIONE VERBALE (CV) parole, linguaggio

COMUNICAZIONE PARAVERBALE (CPV) tono, timbro, volume, ritmo, pause

COMUNICAZIONE NON VERBALE (CNV)distanza, postura, gestualità, espressioni, p , g , p

Incidenza dei 3 livelli della comunicazione sull’efficacia del messaggio

7%

38%55%

verbaleparaverbalenon verbalenon verbale

La comunicazione efficace

R iRagione

Emozione

A iAzione

La comunicazione efficace colpisce l’interloc tore a tre li ellicolpisce l’interlocutore a tre livelli: la testa (la logica), il cuore (le

emozioni) e le gambe (l’azione).

Nei contesti organizzativi:

LA COMUNICAZIONE INTERNA (organizzativa)

Garantisce che tutte le persone coinvolte nel raggiungimento di un obiettivo/risultato:

•Siano informate sullo scopo e l’andamento delle attività;•Siano in grado di comprendere valutare e scegliere•Permette di assolvere correttamente il proprio ruolo e lavoro•Permette di assolvere correttamente il proprio ruolo e lavoro•Finalizzare correttamente le proprie azioni

… e la comunicazione al Rischio …?

…Perché è importante comunicare il rischio in maniera efficace e trovare gli strumenti appropriati?....

Perché….

• Una buona costruzione e formulazione del messaggio influisce su chi lo riceve (best and bad practice);

• E’ importante contestualizzare e personalizzare la comunicazione al rischio, in relazione al contesto organizzativo e co u ca o e a sc o, e a o e a co testo o ga at o eall’interlocutore;

IL RISCHIO

IL RISCHIOIL RISCHIO

PERCEZIONEDEL RISCHIO

PROPENSIONE AL RISCHIO

SICUREZZA SUL LAVORO

i / i

RISCHIO

input/messaggio

Emisfero sinistro

SFERA RAZIONALE

AttitudiniAbilità

competenzecompetenze

comportamentocomportamento

RISCHIO

input/messaggioEmisfero

destro

SFERA EMOZIONALESFERA EMOZIONALEstrutturacaratterebisognivalori

comportamentocomportamentocomportamentocomportamento

RISCHIO

E i f i i t Emisfero destroinput/messaggioEmisfero sinistro

SFERAEMOZIONALEstruttura

SFERA RAZIONALE

strutturacaratterebisogni

l i

AttitudiniAbilità

valoricompetenze

comportamentocomportamento

PROPENSIONE AL RISCHIOPERCEZIONE DEL RISCHIO PROPENSIONE AL RISCHIOPERCEZIONE DEL RISCHIO

PERCEZIONE DEL RISCHIO E FORMAZIONE AL COMPORTAMENTO SICURO:

L i d l i hi La percezione del rischio spesso dipende da EURISTICHE COGNITIVE(Tversky e Kahneman) applicate alle (Tversky e Kahneman) applicate alle diverse situazioni sociali.

Le euristiche sono procedure semplificatrici concepite per facilitare il semplificatrici concepite per facilitare il trattamento rapido di problemi complessi ed incerti: sono sia fonte di complessi ed incerti: sono sia fonte di distorsione, sia di convenzionalizzazione.

PERCEZIONE DEL RISCHIO E FORMAZIONE AL COMPORTAMENTO SICURO

PERCEZIONE DEL RISCHIO E FORMAZIONE AL COMPORTAMENTO SICURO:

i i i i i i à

PERCEZIONE DEL RISCHIO E FORMAZIONE AL COMPORTAMENTO SICURO:

Euristica della disponibilitàLe persone tendono ad adottareLe persone tendono ad adottarenell ’ ambito cognitivo decisionale, leinformazioni e le esperienze cheinformazioni e le esperienze chericordano meglio, in quanto rimasteparticolarmente vive nella memoria.particolarmente vive nella memoria.

PERCEZIONE DEL RISCHIO E FORMAZIONE AL COMPORTAMENTO SICURO:

i i i i àEuristica della rappresentativitàLe persone tendono ad usare le Le persone tendono ad usare le informazioni che già possiedono, senza impegnarsi eccessivamente nella impegnarsi eccessivamente nella ricerca di nuove soluzioni, nel classificare un evento e per reagirvi classificare un evento e per reagirvi adeguatamente.

PERCEZIONE DEL RISCHIO E FORMAZIONE AL COMPORTAMENTO SICURO:

i i i i iEuristica del giudizio Le persone cercano il rischio in Le persone cercano il rischio in determinate situazioni e lo evitano in altre. In particolare, se si prova una altre. In particolare, se si prova una sensazione di perdita di controllo si ha un’alta percezione del rischio, quando, u a a pe ce o e de sc o, qua do, invece, si presuppone di possedere più controllo si percepisce un senso di controllo si percepisce un senso di maggiore sicurezza.

PERCEZIONE DEL RISCHIO E FORMAZIONE AL COMPORTAMENTO SICURO:

In particolare sono valutati maggiormente rischiosi i seguentiIn particolare sono valutati maggiormente rischiosi i seguentirischi

localizzati e concentrati: es disastri aerei o ferroviari, chepossono causare molte morti contemporaneamente;

assunti involontariamente: es. avvelenamento a causa dicibo avariato all'origine; esalazioni tossiche industrialiindustriali

poco familiari: es inquinamento elettromagnetico poco familiari: es. inquinamento elettromagnetico, a breve termine: es. i rischi derivati da una cattiva

manutenzione sono sottovalutati per le conseguenze alungo termine;

à derivati da attività segrete: es. operazioni militari; che dipendono dall’attività di gruppi sospetti di parzialità, es.

multinazionali; derivati da una nostra personale scelta ma che derivati da una nostra personale scelta, ma che

coinvolgono altre persone; Imposti da altri #

C i i ffi tiComunicazione efficace: come motivare gli altri partendo dal loro punto di vista

C f lCosa fare se le persone non percepiscono il pericolo?

•Fornire testimonianze reali delle conseguenze del pericolo (portare esempi di colleghi che p (p p ghanno subito incidenti)•Dare informazioni attraverso momenti di confronto, cartelloni, formazione•Mettere la persona nelle condizioni psicofisiche per poterlo rilevare (attenzione ai turni e alla fatica fisica!)

C f lCosa fare se le personepensano di non poter contrastare il pericolo

•Fornire esempi pratici di come gestire il pericolop p g p•Insegnare ad usare i DPI in modo corretto•Addestrare in modo adeguato e verificare ddes a e odo adegua o e e ca e successivamente la capacità•Agire sul gruppo affinché sia di supporto e non di g g pp ppostacolo ai comportamenti sicuri•Dare il tempo e lo spazio organizzativo per saper gestire il pericolo•Essere di esempio in prima persona

C f lCosa fare se le persone pensano sia più vantaggioso un comportamento i hirischioso

•Valorizzare i comportamenti sicuri (lodare e premiare)•Capire quali bisogni sono soddisfatti dal comportamento rischioso (l’appartenenza al gruppo, la fretta, il dimostrarsi più bravi?)gruppo, la fretta, il dimostrarsi più bravi?)•Dare l’opportunità di sfogarsi in un clima aperto e disponibile (Il DPI è fastidioso?, i ritmi sono eccessivi? i turni sono monotoni?)sono eccessivi?, i turni sono monotoni?)•Impostare una politica coerente con gli obiettivi di sicurezza

Cosa fare se le persone hanno l’abitudine di lavorare in modo rischiosol abitudine di lavorare in modo rischioso

•Creare una nuova abitudine gratificando chi cambia comportamentop•Analizzare anche i quasi incidenti evidenziando davanti a tutti le possibili conseguenze•Individuare un leader e agire su di lui affinché cambi •Individuare un leader e agire su di lui affinché cambi comportamento•Dare un’immagine di prestigio e professionalizzante a chi lavora in sicurezza•Essere coerenti anche nei casi estremi: punire chi non si comporta in modo sicurocomporta in modo sicuro

PERCEZIONE E PROPENSIONE AL RISCHIO

PERCEZIONE DEL RISCHIO:E’ la capacità di individuare attraverso le conoscenze ele competenze una fonte di pericolocompetenze una fonte di pericolo

PROPENSIONE AL RISCHIO:E’ l’atteggiamento individuale di fronte al pericolo

“Il rischio dipende da un giudizio soggettivo influenzato da assunti, d l i ”credenze e valori.”

B. Zani, E.Cicognani, Psicologia della salute, Il Mulino, Milano, 2000.

Dobbiamo sapere che:

IL RISCHIO viene elaborato nella mente secondo due modalità:

• Analitica: elaborazione logica delle informazioni, basata su g ,conoscenze teoriche (processo costoso e lento);• Esperienzale: automatica, fatta di reazioni involontarie dovute allo stimolo e all’emozione che suscita;

(le informazioni sul rischio hanno maggiore impatto se creano nella nostra mente immagini cariche di  emotività)

Dobbiamo sapere che:

Modalità analitica:

Le persone pensano principalmente per immagini sensoriali(visive, uditive, olfattive..)

La comunicazione del rischio fa spesso uso di dati quantitativi,immagini, parole, suoni che possono aumentare il grado di emotività

Dobbiamo sapere che:

Modalità esperienziale:

La via esperienziale può essere evocata attraverso il linguaggioproducendo immagini mentali;

Maggiore sarà la capacità di indurre emozioni maggiore sarà l’efficaciadel messaggio...

Quale è il nostro obiettivo?

• Emozionare e stupire?

• informare e formare alla sicurezza?

• Costruire best practice e comunità di pratica?

• Comunicare il rischio competence‐oriented?

…………….

Per comunicare

È necessario ascoltare

Dimensione dell’ascolto

T Gordon rileva che uno degli ostacoli maggiori all’ASCOLTO èT. Gordon rileva che uno degli ostacoli maggiori all ASCOLTO, è il concetto per cui parlare corrisponde ad avere supremazia e potere …

L’ASCOLTO oggi, viene spesso identificato come un atto di i i à d lpassività e arrendevolezza..

Per ASCOLTARE non basta usare solo l’orecchio ma serve l’utilizzo di tutti gli organi di senso

T. Gordon, Leader Efficaci, La Meridiana, Bari 1999.

ASCOLTO:

SENTIRE ASCOLTARE

Fatto fisico mediato dall’udito Implica un significato più ampio:

OLTRE ALLA PERCEZIONEOLTRE ALLA PERCEZIONE ENTRANO IN CAMPO 

L’INTERPRETAZIONE E LA COMPRENSIONE

“Un dente da estrarre non sempre fa male, non sempre si fa sentire ma ad una visita più accurata appare degno di grandesentire, ma ad una visita più accurata, appare degno di grande attenzione, è utile considerare che non è detto che chi non ha voce non abbia nulla da dire”

S.Cancelli, il peso delle parole, La Scuola, Brescia, 2010.

Ascolto attivoASCOLTO:

Ascolto attivo

Necessita di competenze

COMPETENZE PERSONALI  COMPETENZE SOCIALI

Il modo in cui gestiamoLa modalità in cui t lli i t i

C l di é

le relazioni con gli altricontrolliamo noi stessi

‐ Consapevolezza di sé

‐ Padronanza di sé

Motivazione

Empatia

D. Goleman, Lavorare con intelligenza emotiva, Bur, Milano, 1998

‐ Motivazione

Durante la fase di ascolto:

ASCOLTO:

i t l’ lt

Durante la fase di ascolto:

• non interrompere l’altro• Non giudicarlo prematuramente• Non esprimere giudizi che possano che possano bloccare il flusso 

espressivo altrui• Non distrarsi e pensare ad altro• Non correggere l’altro mentre afferma anche quando non si è d’accordoNon correggere l altro mentre afferma, anche quando non si è d accordo 

rimanere in ascolto• non cercare di sopraffarlo

N di d i l• Non cercare di dominarlo• Non cercare di impartire verità• Non parlare di sé• Testimoniare interesse e partecipazione attraverso i segnali verbali e il 

linguaggio del corpo

D. Trevisani, Negoziazione interculturale. Comunicazione oltre le barriere culturali, Franco Angeli, Milano, 2005.

Il nostro obiettivo: COMUNICAZIONE EDUCATIVA

Una comunicazione educativaUna comunicazione educativa

“La comunicazione educativa non si esaurisce nei contenutiLa comunicazione educativa non si esaurisce nei contenuti trasmessi. Essa si mostra come sistema di rapporti interpersonali palesemente orientati verso il conseguimento inten ionale di precise finalità atte a garantire la forma ioneintenzionale di precise finalità atte a garantire la formazione integrale della persona”

L. Pati, Pedagogia della comunicazione educativa, La Scuola, Brescia 2008.

COMUNICAZIONE EDUCATIVA

Formatori alla SicurezzaFormatori alla Sicurezza

Comunicazione educativa

Accompagnare verso consapevolezza di sé

Presa di responsabilità

Aver cura

SAFETY IMPACT

Coinvolgere Con la salute non si scherza… ma ogni giorno metto in gioco la mia

Creare bit di

ogni giorno metto in gioco la mia vita

abitudine Evitare il rischio ogni giorno, leva il medico di torno

Professionalizzare la sicurezza La sicurezza è il mio mestiere

Coinvolgere i iil gruppo Da solo non mi sento sicuro