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ROBERTO PALUMBO
COMUNICARE EMOZIONANDO
I segreti per parlare in pubblico con
sicurezza, per suscitare emozioni
e lasciare un segno profondo
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
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Titolo
“COMUNICARE EMOZIONANDO”
Autore
Roberto Palumbo
Editore
Bruno Editore
Sito internet
www.BrunoEditore.it
ATTENZIONE: questo ebook contiene i dati criptati al finedi un riconoscimento in caso di pirateria. Tutti i diritti sonoriservati a norma di legge. Nessuna parte di questo libro puòessere riprodotta con alcun mezzo senza l’autorizzazione scrittadell’Autore e dell’Editore. È espressamente vietato
trasmettere ad altri il presente libro, né in formato cartaceo né elettronico, néper denaro né a titolo gratuito. Le strategie riportate in questo libro sono frutto dianni di studi e specializzazioni, quindi non è garantito il raggiungimento deimedesimi risultati di crescita personale o professionale. Il lettore si assume pienaresponsabilità delle proprie scelte, consapevole dei rischi connessi a qualsiasiforma di esercizio. Il libro ha esclusivamente scopo formativo e non sostituiscealcun tipo di trattamento medico o psicologico. Se sospetti o sei a conoscenza diavere dei problemi o disturbi fisici o psicologici dovrai affidarti a un appropriatotrattamento medico.
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A Cristina
fonte pura e inesauribile
di autentiche emozioni
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Sommario
Introduzione pag. 6
PARTE PRIMA: DENTRO
Giorno 1: Come far vibrare l’anima di chi ti ascolta. Perché “comunicare
emozionando” pag. 17
Giorno 2: Come riconoscere e direzionare le proprie risorse interiori pag. 34
Giorno 3: Come sfruttare il potere delle convinzioni pag 69
PARTE SECONDA: FUORI
Giorno 4: Come conquistare il palco pag. 107
Giorno 5: Come creare sintonia con il pubblico pag. 127
Giorno 6: Come riuscire a trasmettere il meglio di te pag. 156
Giorno 7: Come gestire le situazioni formali e i momenti difficili pag 197
Conclusione pag. 221
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Introduzione
Pensa a come sarebbe la tua vita se riuscissi a...
...esprimerti con sicurezza davanti a chiunque
...creare forti emozioni in chi ti ascolta, fino a fargli venire i
brividi
...lasciare, in ogni occasione, il segno profondo del tuo carisma
...fare in modo che le persone parlino a lungo di te; della tua
capacità di capire gli altri e della facilità con cui riesci a entrare
nel loro cuore
...diventare un “mito”!
Molte persone ritengono che queste siano doti riservate a pochi
eletti nel mondo, oppure che sia possibile acquisirle solo dopo
anni e anni di studio. Altri pensano che dipenda dal carattere;
quindi, se sei un timido non ce la farai mai. Sono perplessità
assolutamente legittime, ma non veritiere, che troveranno
adeguata confutazione nel volume che stai leggendo.
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Ti tolgo subito qualche dubbio. È vero, ciò che stai per
apprendere è il frutto di anni di studio, di pratica, di test e di
tentativi che, alla fine, sono diventati conferme. Queste conferme,
opportunamente ricontrollate, sperimentate e affinate hanno poi
portato tantissime persone a raggiungere grandi risultati. Io, ad
esempio, sono una di quelle e... sono un timido!
La buona notizia è che tu non hai bisogno di rifare l’intero
percorso per ottenere i tuoi successi personali, perché adesso hai
l’opportunità di sfruttare il lavoro già svolto da altri! Hai davanti
a te i risultati di una ricerca lunga e paziente, alla quale ho dato il
nome di “Comunicazione emozionale”. L’ebook Comunicare
Emozionando è un corso che ti permetterà, in poco tempo, di
capire e sfruttare i segreti della comunicazione per conquistare ed
emozionare le persone che ti sono accanto.
Avrò l’onore, il piacere e la responsabilità di condurti per mano
nell’affascinante mondo della comunicazione umana e ti
insegnerò ciò che ho appreso durante il mio percorso, studiando le
neuro-scienze; osservando e modellando i grandi comunicatori e
sperimentando di persona ciò che negli anni ho interiorizzato.
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Non importa se sei un impiegato, un professionista, un artista o
una casalinga: la capacità di “toccare il cuore” della gente può
essere acquisita da chiunque, in ogni ambiente e a qualsiasi età.
Questo ebook, ripeto, nasce dopo tanti anni di esperienza in
questo campo ed è la versione scritta di un corso che tengo
personalmente in aula, chiamato “Comunicatori straordinari!®”
Non si tratta, però, di un semplice corso, ma di un vero e proprio
viaggio all’interno delle emozioni che risiedono dentro e intorno a
noi. Un viaggio necessario, perché solo dopo aver scoperto
l’universo dentro di noi possiamo esplorare il mondo intorno a
noi.
Per motivi di lavoro, di interessi personali e di studio ho la
fortuna di testare continuamente ambienti e situazioni
completamente diverse tra loro, dalle quali, ogni giorno, attingo
informazioni preziose sul comportamento umano. La mia
esperienza si è consolidata in anni e anni di studio, incontri,
conferenze, presentazioni, spettacoli e ore d’aula, con qualsiasi
numero di partecipanti e nei campi più disparati, da quello
istituzionale a quello del palcoscenico.
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Sono già autore del libro Dalla realtà al sogno (edizioni Lamusa),
che è rivolto interamente al settore artistico. Questo secondo
ebook, Comunicare Emozionando, ha l’obiettivo di estendere i
principi della comunicazione emozionale alla generalità dei
rapporti umani; anche perché le regole per creare un rapporto
emozionale sono universali, e, come vedrai tu stesso, sono anche
semplici. Adesso hai l’opportunità di apprenderle, interiorizzarle e
utilizzarle a beneficio tuo e delle persone che ti circondano o che
sceglierai di incontrare.
Un ultimo consiglio. Non leggere questo ebook come se fosse
solo un manuale. Pur avendo le caratteristiche di una guida
pratica, questo lavoro contiene delle indicazioni che devono
essere apprese in situazioni di sereno rilassamento. Perciò ti
consiglio di leggerlo gustandoti ogni paragrafo, e concedendoti
l’opportunità di rivedere con calma, nel tuo schermo mentale, le
cose che hai letto; mettendoci il tempo che vuoi; consapevole del
fatto che il tuo inconscio trattiene tutto ciò che leggi con piacere.
Leggilo con un atteggiamento di curiosità e, perché no, di
avventura: l’avventura di scoprire l’immenso universo di risorse
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che hai dentro e che, da oggi, saprai tirar fuori al momento giusto.
Per essere in grado di far questo automaticamente, devi
trasformare le tue conoscenze in azione. Applica
immediatamente e costantemente tutto ciò che apprendi; solo così
sarai in grado di acquisire e padroneggiare realmente le strategie
dei comunicatori straordinari.
La ripetizione continua e, direi, appassionata di ciò che stai
imparando farà in modo che tutte le abilità vadano a installarsi in
quella parte del tuo cervello che viene denominata “competenza
inconscia”.
In questo luogo risiedono già altre competenze e abilità che tu
utilizzi senza ormai rendertene conto, come ad esempio, l’abilità
di guidare. Se hai la patente già da qualche anno non credo che
mentre guidi pensi ancora: «Adesso devo abbassare la frizione;
poi inserire la marcia; poi sollevare nuovamente il piede dal
pedale…» e così via, giusto? Questo perché l’abilità di guidare è
diventata una tua competenza inconscia, ovvero automatica; così
come è automatico andare in bicicletta o nuotare o lavarti i denti.
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Anche l’abilità di comunicare con efficacia, dunque, andrà a far
parte delle tue competenze inconsce ed emergerà ogni volta al
momento giusto.
I risultati che ti prometto sono, quindi, assolutamente possibili e
reali. Ma li raggiungerai solamente a condizione che tu ci metta
impegno, determinazione e fiducia, che, a loro volta, ti
deriveranno dal credere profondamente in quello che stai
facendo.
Io stesso, prima di diventare un vero formatore, ho letto centinaia
di libri, dispense e documenti dedicati alla crescita personale.
All’inizio, però, leggevo e basta. E, nonostante la materia mi
piacesse da morire, mi trovavo sempre allo stesso punto,
continuavo, cioè, a rimanere un lettore; sicuramente sempre più
esperto, ma pur sempre un lettore e nulla più. Vedevo persone che
erano partite insieme a me e che facevano già le loro prime
esperienze da formatore, mentre io – che, tra l’altro, mi
consideravo molto più preparato di loro – continuavo a essere un
semplice consulente esperto.
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Eppure il mio cuore mi diceva che la mia strada era quella di
insegnare queste abilità e che avevo già tutte le competenze per
farlo. L’unica cosa che mi mancava era, appunto, farlo realmente.
A quel punto, decisi che era arrivato il momento di realizzare quel
sogno, per cui feci un vero e proprio piano d’azione,
programmando deliberatamente e con attenzione i passi che mi
avrebbero portato a diventare un formatore stimato e ricercato.
Cominciai a fare l’assistente al trainer presso il primo istituto di
formazione con il quale mi ero specializzato e da quel momento le
mie opportunità si moltiplicarono in maniera esponenziale.
L’assistenza, infatti, mi dava l’opportunità di dimostrare
concretante ai corsisti l’applicazione dei principi. E più
dimostravo agli altri, più diventavo a mia volta esperto e più
ricevevo soddisfazioni e gratificazioni; e il ciclo continuava. Poi
frequentai altri istituti di formazione e dall’assistenza passai a fare
sostituzioni di altri trainer, prima su argomenti specifici, poi
sull’intero corso. Accumulai così esperienza e ore d’aula, e
consolidai tutte le mie conoscenze in maniera indelebile, perché
erano ormai confluite nella competenza inconscia.
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Successivamente ho sfruttato le mie abilità anche in altri campi,
con enorme successo. Avendo una fortissima passione per
l’illusionismo, ho creato una serie di spettacoli nei quali presento
degli effetti magici che io chiamo “emozionali”. Ti assicuro che
anche in uno spettacolo di magia, quindi al di fuori del campo
specifico della formazione, riesco a far ridere, commuovere e
stupire a comando il mio pubblico; sì, perché l’esperienza
acquisita mi ha trasformato e arricchito a tal punto che è diventato
ormai naturale, per me, comunicare emozionando.
I miei spettacoli sono sempre un successo e grazie ad essi ho la
possibilità di testare continuamente le tecniche della
comunicazione emozionale, consolidando, grazie al pubblico che
affronto continuamente la mia esperienza sul campo.
Come ti accennavo, per il settore artistico ho già scritto il libro
Dalla realtà al sogno, che era un modo per richiamare
l’attenzione sull’enorme potenziale che abbiamo dentro. Esso non
aspetta altro se non di essere tirato fuori. Sono passati tanti anni,
tutti indimenticabili, durante i quali ho creato tante realtà in
diversi settori, dal lavoro, alla formazione, all’arte, e che mi
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danno grandi soddisfazioni.
Ripenso spesso a questo mio percorso e mi rendo conto, ogni
volta, che tutto è iniziato da una decisione: la decisione di agire,
di mettermi in moto; di programmare concretamente i passi che
avrei dovuto effettuare per quell’obiettivo che sentivo così forte
nel cuore. E la strada, fortunatamente, è ancora lunga e la
percorrerò programmando nuovi traguardi che raggiungerò grazie
all’impegno continuo e appassionato. E sono certo che anche tu
sei mosso da questa straordinaria energia che ti permetterà di
emergere, fare la differenza e raggiungere i risultati che ti stanno
veramente a cuore.
Impegnati davvero, credendo in quello che fai. Programma
adeguatamente la tua crescita personale senza avere troppa fretta.
Non mi interessa sapere soltanto che sei diventato un
comunicatore straordinario in una settimana, o che già dopo tre
giorni riesci a catturare l’attenzione; ho a cuore che tu assimili
questi concetti rispettando i tuoi tempi.
Assapora, dunque, il cambiamento che avviene mentre leggi e
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agisci con nuove abilità. Durante il tempo che passa guarda te
stesso nel nuovo ruolo, ascolta il tuo corpo e, quando ne ricavi
emozioni, vivile profondamente e completamente, con l’animo di
chi riscopre la vita per la seconda volta.
Ti auguro buon viaggio perché... stiamo per partire!
Roberto Palumbo
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GIORNO 1:
Come far vibrare l’anima di chi ti ascolta. Perché
“comunicare emozionando”
Perché “comunicare emozionando”? Come e perché
impostare la propria comunicazione sfruttando la potenza
delle emozioni
Ti sei mai chiesto qual è la differenza tra chi racconta una
barzelletta facendoti rotolare dalle risate e chi, dicendo
esattamente le stesse parole, ti lascia indifferente? Che cosa fa di
diverso chi “la sa raccontare”? Analogamente, ti sei mai chiesto
come fanno certe persone a catturare l’attenzione di migliaia di
individui, a far venire loro i brividi, a farli piangere o ridere e,
soprattutto, a farlo in maniera naturale?
È molto semplice: queste persone trasmettono emozioni.
Questo è l’assunto su cui si fonda la comunicazione emozionale,
ed è un concetto da tenere a mente durante tutto il nostro
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percorso. Se vuoi veramente comunicare emozionando,
lasciando il segno del tuo carisma, devi imparare a far vibrare le
“corde” nell’anima di chi ti ascolta. All’interno della “mappa” che
stai leggendo troverai le indicazioni, gli strumenti e le strategie
per imparare a trasmettere emozioni.
SEGRETO n. 1: le persone che riescono a catturare
l’attenzione di migliaia di individui, a far venire loro i brividi,
a farli piangere o ridere e, soprattutto, a farlo in maniera
naturale, trasmettono emozioni.
Sappi che non ci sono limiti al numero delle persone alle quali ti
rivolgi. Che si tratti di una, cento o diecimila poco importa; la
“mappa” è la stessa per tutti. Trasmettere emozioni non è solo un
modo per aggiungere efficacia alle proprie parole, ma un vero e
proprio stile comunicativo, che accompagna il nostro modo di
rivolgerci al mondo in ogni tipo di situazione.
In questo ebook troverai una guida completa al public speaking e,
in verità, la prima stesura del corso Comunicatori straordinari!®
era destinata quasi completamente a quel settore. Tuttavia, con il
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tempo, ho allargato quegli stessi concetti e strategie
all’universalità dei rapporti umani, per cui, pur mantenendo la
struttura di un corso orientato alla comunicazione in pubblico,
scorrendo l’ebook troverai che i concetti sono ampliati e
applicabili a tutte le forme di interazione tra individui.
È l’altissima qualità del rapporto a fare veramente la differenza e
a rendere straordinaria una comunicazione. Così come, qualche
volta, ci troviamo a leggere una favola a nostro figlio e
desideriamo che quella favola diventi per lui una vera e propria
avventura, da vivere come se fosse reale. Oppure dobbiamo
parlare con un nostro paziente e vorremmo essere in grado di
tranquillizzarlo, anche se dobbiamo dargli una brutta notizia.
Se siamo su un palcoscenico abbiamo il desiderio di affascinare il
nostro pubblico e di emozionarlo facendolo ridere o piangere.
Vorremmo che ogni spettatore tornasse a casa con un’emozione
fortissima nel cuore. Se, invece, ci troviamo in un ambiente di
lavoro, a qualsiasi livello, siamo costretti a convivere con persone
che non sempre ci piacciono; eppure anch’esse fanno parte della
nostra vita. Quindi, l’unica cosa sensata che possiamo fare è
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quella di imparare a comunicare in maniera soddisfacente e
piacevole anche con loro, e magari, pian piano, di farcele amiche.
Se siamo degli insegnanti o formatori dobbiamo avere la
flessibilità necessaria per arrivare a tutti coloro che ci ascoltano
con la stessa precisione; pur sapendo che ciascuna persona ha un
modo diverso di apprendere ciò che trasmettiamo.
Questi sono solo alcuni esempi ma, in tutti questi casi, l’elemento
ulteriore che può rendere speciale la nostra comunicazione è la
qualità delle sensazioni che facciamo provare a chi ci ascolta. Se
poi ci troviamo nel campo della seduzione, saper trasmettere
emozioni e sensazioni forti diventa addirittura obbligatorio!
SEGRETO n. 2: l’elemento ulteriore che può rendere speciale
la nostra comunicazione è la qualità delle sensazioni che
facciamo provare a chi ci ascolta.
Ma non finisce qui; capitano, a volte, situazioni impreviste, come
ad esempio che qualcuno ci “trascini” letteralmente di fronte a un
pubblico, prendendoci alla sprovvista. Una volta arrivati lì, non
possiamo più tirarci indietro; penso, ad esempio, a un discorso
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durante una convention o a un matrimonio... Ti è mai capitato?
Come reagisci alla sensazione di non sapere cosa dire? È vero o
no che in molte di queste situazioni si cade in preda all’ansia e a
emozioni sgradevoli, non facilmente gestibili?
Cosa daresti in quei casi per sapere esattamente come
comportarti? Ma se avessi, addirittura, la possibilità di
capovolgere la situazione e sfruttarla a tuo vantaggio, dando una
prova della tua capacità di emozionare il pubblico? Che ne dici?
Se vuoi trasmettere emozioni agli altri è fondamentale che impari
innanzitutto a gestire le tue emozioni e pulsioni interne. E questo
soprattutto nella nostra epoca. Viviamo, volenti o nolenti, in un
mondo fatto di tanta apparenza, dove, sempre più spesso, ci capita
di dover parlare in pubblico, magari in TV! Talvolta lo scegliamo,
altre volte vi siamo costretti da circostanze impreviste, oppure è il
nostro lavoro che ce lo impone.
Vi sono, infine, giorni in cui il nostro pubblico non è formato da
mille persone ma da una soltanto e, guarda caso, si tratta proprio
della persona con la quale non riusciamo a instaurare alcun
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rapporto o, addirittura, quella che non vorremmo mai incontrare!
Che fare? La vita ci propone anche situazioni di questo tipo e non
sempre possiamo rimandarle o evitarle. Non sarebbe meglio,
allora, imparare ad affrontarle? Non risulterebbe più conveniente
gestire le emozioni negative anziché esserne vittima? Comunicare
Emozionando è il percorso che ti garantisce l’apprendimento
rapido di queste potentissime capacità.
Pensa, adesso, a qualche tua situazione personale; a qualcosa che
stai rimandando, a qualcuno che dovresti incontrare ma che,
invece, cerchi continuamente di evitare per qualche motivo che
non sai bene come spiegare; diciamo che c’è qualcosa che ti
disturba.
Pensa a come potrebbe cambiare il tuo stato d’animo se riuscissi a
neutralizzare le emozioni che ti disturbano, sostituendole con
sensazioni di sicurezza; pensa a come cambierebbe il rapporto con
la persona da affrontare se tra voi non si frapponesse quella
barriera mentale.
Immagina, ancora, come potrebbe modificarsi l’intera tua vita se
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riuscissi a eliminare la paura di parlare in pubblico; il timore di
essere giudicato. Immagina se, addirittura, fossi tu quello capace
di dettare le regole della comunicazione nei rapporti personali.
Quante persone in più cominceresti a frequentare? Quanto ti
apriresti di più agli altri? Quante altre amicizie stringeresti?
Quanto riceveresti in più? Quanto ti butteresti di più nelle
situazioni? Quanto potrebbe migliorare il tuo lavoro? Quanto la
tua autostima? Se rifletti bene, la tua capacità di comunicare
determina, in gran parte, i tuoi risultati e la qualità delle tue
relazioni. Anch’esse, in fondo, sono il risultato della tua
comunicazione; infatti il tuo modo di comunicare genera
“attrazione” o “repulsione” verso di te da parte delle persone con
cui ti confronti.
Se sei qualcuno che riesce a catturare e guidare l’attenzione di chi
ti sta intorno, hai indubbiamente un grande vantaggio; e questo
non solo nell’ambito lavorativo ma, in generale, in ogni tipo di
rapporto umano. Se non lo sei, ora hai l’opportunità di diventarlo.
Insomma, saper parlare in ogni circostanza sentendosi a proprio
agio, riuscendo a gestire le proprie emozioni è diventata, oggi,
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una necessità. E ti dirò anche che non basta! Nella nostra epoca,
infatti, siamo letteralmente bombardati da tanti tipi di
comunicazione, anche efficace: per cui, se vogliamo fare la
differenza, dobbiamo fare qualcosa in più rispetto agli altri ed
essere in grado di tirar fuori le nostre risorse migliori. E queste
risorse hanno, ancora una volta, lo stesso nome: emozioni!
La comunicazione emozionale è la chiave per accedere all’anima
delle persone, e saperla utilizzare è garanzia di rapporti autentici,
produttivi e duraturi. Ciò che faremo durante il nostro viaggio
sarà percorrere gradualmente tutte le tappe per fare questa
differenza; per diventare, cioè, persone capaci di comunicare
emozioni autentiche e lasciare un segno personale, indelebile
nell’animo di chi ci ascolta.
Scoprirai che questo ebook è molto più che una guida per
comunicare. Sono certo che, dopo averlo letto, troverai benefici in
molti altri aspetti della tua vita. Perché una buona comunicazione
non può prescindere da una profonda serenità interiore, e questo
lavoro è denso di strategie che mirano soprattutto a farti essere
una persona serena.
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Vediamo, adesso, come puoi applicare concretamente le
conoscenze che hai appena appreso. Siccome siamo all’inizio, ti
chiederò di fare qualcosa di molto semplice. Fallo, però, tutti i
giorni e tutte le volte che puoi, anche se ti sembra inutile o
esagerato. Questo esercizio è una palestra per il tuo inconscio e
serve a orientare il suo meccanismo verso soluzioni positive.
Ogni volta che ti trovi a interagire con qualcuno, poniti queste
domande:
- quali emozioni voglio trasmettere?
- di quali emozioni ha bisogno chi mi sta di fronte?
- quale sensazione o emozione potrebbe generare, in questo
momento, un cambiamento significativo?
- cosa succederebbe se riuscissi a trasmettere questa emozione
(decidi il tipo di emozione)?
Non preoccuparti adesso delle risposte che riceverai dal tuo
inconscio, ma assapora, semplicemente, il gusto di ampliare le tue
possibilità di scelta.
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Alla conquista del cuore: come comprendere l’essenza della
comunicazione per creare legami autentici e duraturi
Lo scopo del tuo viaggio è arrivare nel punto più sensibile di chi
ti sta di fronte. Ora, sappiamo benissimo che si tratta di un
processo neuro-chimico che ha luogo nel cervello; ma, per
rendere più affascinante il nostro percorso, quel punto lo
chiameremo “cuore”.
Arrivare al cuore delle persone è come trovare un tesoro di
inestimabile valore, e in ogni caccia al tesoro c’è una mappa. In
questo ebook, che è la tua mappa, oltre alle indicazioni corrette
sulla via da seguire, troverai anche delle “prove” da superare. Ti
chiederò, infatti, di sperimentare, su te stesso e sugli altri, tutti i
concetti che via via esporrò. Questo ti permetterà di fare la
necessaria pratica e di capire immediatamente quanto potenti
siano certi strumenti che andremo a utilizzare.
Ho diviso idealmente il percorso in due parti: dentro e fuori.
Prima, infatti, è necessario che tu vada alla ricerca delle risorse
che hai dentro di te, perché le possa riconoscere; poi potrai far
uscire il comunicatore che è in te e permettergli di utilizzarle
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agendo fuori dalla sua sfera personale. Da quel momento potrai
indirizzare la tua comunicazione verso gli obiettivi che riterrai
importanti. Il primo passo per arrivare al cuore è quello di munirti
di un mezzo affidabile per affrontare il viaggio. Questo mezzo si
chiama comunicazione.
A proposito, ti sei mai chiesto che cosa vuol dire “comunicare”?
Se apri il vocabolario puoi accorgerti di quante informazioni ci
regala la nostra lingua a questo proposito:
1) rendere comune;
2) diffondere;
3) trasmettere;
4) collegare;
5) essere in relazione;
6) condividere o trasmettere pensieri, sentimenti ecc. a livello
profondo e in modo sincero;
7) far vita comune; propagarsi, trasmettersi;
8) ricevere l’Eucarestia.
Prova a rileggere, uno per uno, tutti i punti, figurandoti nella
mente le immagini che ciascuna definizione ti evoca. Se ci fai
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caso c’è un concetto o un’immagine che direttamente o
indirettamente ricorre in ogni definizione. È il concetto di
“legame”. Sì, perché la comunicazione è qualcosa che unisce le
persone. È un mezzo per creare legami fra esseri umani, e noi
abbiamo la possibilità di scegliere quanto forti, autentici e
duraturi possano essere questi legami.
SEGRETO n. 3: la comunicazione è un mezzo per creare
legami fra esseri umani.
Lascia che, adesso, ti illustri il concetto di comunicazione a un
livello ancora più profondo. Quando si comunica con un altro
essere umano si producono fondamentalmente due effetti: il
primo e più conosciuto è lo scambio (o azione di ritorno o
feedback) che fornisce informazioni preziose sulla qualità del
rapporto. In sostanza, si tratta della reazione dell’interlocutore al
nostro stimolo.
È un effetto osservabile sia dall’interno che dall’esterno, ed è
valutabile non tanto razionalmente, quanto emotivamente. La
risposta verbale o non verbale che l’interlocutore ci fornisce viene
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da noi colta e registrata e si trasforma in una sensazione. Ed è,
talvolta, la sensazione di aver colpito; di aver azzeccato il modo
di rapportarsi. In questi casi si riceve attenzione; il pubblico (o la
persona che abbiamo di fronte) fa quello che gli abbiamo
richiesto, oppure, entra negli stati d’animo che gli abbiamo
suggerito.
Naturalmente, la reazione potrebbe essere anche opposta alle
nostre aspettative. Potremmo, infatti accorgerci che il pubblico
perde l’attenzione o non capisce quello che diciamo; proviamo, di
conseguenza, la sensazione di non avere centrato il nostro
obiettivo e, quindi, pensiamo di dover aggiustare il tiro. Un
feedback del genere è comunque utile, perché ci impone di
riflettere su come variare il nostro comportamento per ristabilire il
legame. Vedremo in seguito come creare immediatamente
sintonia e mantenerla per tutta la durata del nostro intervento.
Il secondo effetto della comunicazione è qualcosa di meno
conosciuto e approfondito; forse perché ha meno a che fare con la
tecnica e più con la filosofia. Si tratta di un fenomeno osservabile
dall’interno ed è la percezione di sé.
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SEGRETO n. 4: quando si comunica con un altro essere
umano si producono fondamentalmente due effetti: lo scambio
(o azione di ritorno o feedback) e la percezione di sé.
Pensa a un neonato. Certamente, questo piccolo essere non
comunica attraverso la parola ma attraverso gli altri sensi, come
ad esempio il tatto. Il neonato tocca una pallina di gomma e, nel
contatto con le sue dita, sente questa pallina come qualcosa di
diverso; come altro da sé. Nel suo inconscio, dunque, comincia a
farsi strada il concetto di sé separato dal resto e questo è il primo
passo verso la percezione della propria identità.
Il suo giovane inconscio comincerà a dirsi, a modo suo: «Se posso
toccare la pallina, allora la pallina esiste; e anch’io esisto!» E più
saranno le occasioni di contatto o di incontro con i vari altro da
sé, più accrescerà la percezione della propria esistenza. In
conclusione, più saranno i “legami” creati con il mondo attraverso
le varie forme di comunicazione che nella vita imparerà a
utilizzare, più, in qualche modo, “esisterà” (comunico, quindi,
esisto).
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Ebbene, questa è l’essenza profonda della comunicazione:
esistere. E la prova di questo fondamentale assunto lo si ha
osservando proprio le persone che non comunicano. Quelle
persone si sentono sole; sono lasciate sole; perdono i contatti; si
chiudono in sé stesse e, spesso, purtroppo, perdono anche
interesse per la vita. In altre parole, pian piano, “spariscono” dal
tessuto dell’esistenza.
I bravi comunicatori, invece, sono ricercati e benvoluti da tutti. Li
trovi in ogni circostanza e, anche quando li rivedi dopo tanti anni,
ti sembra che sia passato solo qualche giorno; succede perché ti
rimane dentro una sensazione positiva che non si cancella mai.
Questo è l’effetto che fanno i comunicatori straordinari. Capisci
adesso quali profonde implicazioni si celino dietro il termine
“comunicazione”?
SEGRETO n. 5: l’essenza profonda della comunicazione è
esistere.
Ora, a conclusione di questo primo capitolo, più che proporti un
esercizio voglio darti un consiglio: impara a comunicare bene.
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Prima di tutto fallo per te stesso; per amare la tua vita, perché solo
così imparerai ad apprezzare gli altri e il mondo che ti circonda.
Arrenditi ad esso e vivi intensamente; sentiti unito da fili invisibili
ma solidi ad ogni oggetto e creatura di questo mondo. Senti
vibrare queste corde ad ogni tuo gesto e percepisci quella stessa
vibrazione dentro di te. Quando ciò che ti circonda si muove, se
puoi sentire che stai vibrando con esso in ogni respiro, in ogni
cambiamento o in ogni silenzio, vuol dire che sei veramente
arrivato al “cuore”.
E adesso preparati a scoprire cosa c’è dentro.
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RIEPILOGO DEL GIORNO 1:
SEGRETO n. 1: le persone che riescono a catturare
l’attenzione di migliaia di individui, a far venire loro i brividi,
a farli piangere o ridere e, soprattutto, a farlo in maniera
naturale, trasmettono emozioni.
SEGRETO n. 2: l’elemento ulteriore che può rendere speciale
la nostra comunicazione è la qualità delle sensazioni che
facciamo provare a chi ci ascolta.
SEGRETO n. 3: la comunicazione è un mezzo per creare
legami fra esseri umani.
SEGRETO n. 4: quando si comunica con un altro essere
umano si producono fondamentalmente due effetti: lo scambio
(o azione di ritorno o feedback) e la percezione di sé.
SEGRETO n. 5: l’essenza profonda della comunicazione è
esistere.
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GIORNO 2:
Come riconoscere e direzionare
le proprie risorse interiori
Come “entrare” dentro se stessi
Per capire esattamente il senso di questo capitolo voglio che tu
svolga subito un esercizio di visualizzazione. È la prima “prova”.
Naturalmente, puoi leggere una prima volta l’esercizio per poi
ripeterlo con la dovuta concentrazione. Prenditi cinque minuti di
tempo da dedicare a te stesso.
L’ideale sarebbe coinvolgere qualcuno che voglia aiutarti
sinceramente e spassionatamente in questo viaggio; che sia,
magari, disposto a leggerti l’esercizio lentamente, consentendoti
di vivere al meglio le visualizzazioni guidate. In alternativa
potresti usare un classico registratore, magari con un leggerissimo
sottofondo sonoro e riascoltarti in cuffia, a occhi chiusi, mentre
sei comodamente rilassato. In ogni caso, posso assicurarti che
anche la semplice lettura rilassata degli esercizi è già sufficiente a
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dare un indirizzo preciso al tuo inconscio.
Bene, ora siediti comodamente e rilassati.
Fai una serie di respiri profondi. Inspira con il naso ed espira
con la bocca... lentamente, pensando semplicemente all’aria che
entra dalle narici ed esce dalla bocca.
Dedica qualche minuto a pensare che stai facendo qualcosa di
valore inestimabile per te, quindi abbandona ogni
preoccupazione e fai finta di essere in partenza per un fantastico
viaggio.
Chiudi gli occhi e immagina di essere all’interno del tuo corpo.
Le dimensioni e la struttura ti danno accesso a tutti i tuoi organi,
senza alcun limite di spazio e di tempo; ti basta semplicemente
pensarlo.
Puoi esplorare il tuo cervello, i tuoi muscoli, le ossa e puoi
impiegare tutto il tempo che vuoi per approfondire la conoscenza
di te stesso e dei tuoi “luoghi” più nascosti.
Forse ci sono posti in cui non sei mai stato e che vorresti visitare.
Forse ci sono cose dentro di te... che hanno bisogno di nuova
attenzione; cose che avresti voluto cambiare ma non sapevi come
raggiungere. Ora le hai davanti e puoi modificarle secondo le tue
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esigenze... e per farlo ti basta semplicemente immaginare che
siano così, come tu le desideri.
Hai l’opportunità di migliorare le strade che collegano i tuoi
organi per velocizzare i tempi di risposta tra l’uno e l’altro...
Ricorda che il tempo lo decidi tu.
Infatti, puoi passare il tempo che vuoi a osservare come funziona
il tuo sistema nervoso, quando è sottoposto a certi stimoli. E
potresti concentrarti sul ritmo del tuo respiro, per poterlo
regolare quando sei in situazioni di stress.
Hai la possibilità di capire il funzionamento del tuo corpo e del
tuo pensiero in ogni situazione...
E via via che ti osservi riconosci te stesso e accetti tutte le
sensazioni che provi.
E potresti essere curioso di scoprire in quale punto esatto del tuo
corpo si manifesta l’emozione che provi quando sai di dover
parlare in pubblico; e scoprire quale forma, colore e dimensione
assume quel fastidio che senti quando devi comunicare con certe
persone.
E, ora che lo hai scoperto, puoi semplicemente prendere quel
fastidio e gettarlo via, lontano, per sempre: adesso.
E potresti avere anche la curiosità di sapere dove senti la gioia e
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l’emozione di parlare liberamente; con serenità, sicurezza ed
entusiasmo; davanti a persone che ti ascoltano con attenzione e
interesse.
Puoi ricordare la volta in cui ti sei sentito a tuo agio e hai
provato sicurezza, e individuare il punto del corpo dove sai di
essere sicuro.
Ora hai la possibilità di tornare in quel punto ogni volta che vuoi
e provare la stessa sicurezza. E hai il potere di allargare quel
punto e renderlo più piacevole, per aumentare la sicurezza e la
fiducia nelle tue capacità.
E con questa sensazione intensa, di certezza profonda, stringi il
tuo pugno per qualche secondo e lascia che la certezza entri in
tutto il tuo essere...
Ora rilassati e lascia libera la mente; concentrati sul tuo respiro
per qualche minuto e poi, lentamente, quando vuoi, apri gli occhi.
Quello che hai appena svolto non è un esercizio di pura
immaginazione ma un vero e proprio intervento sul tuo
organismo, per potenziare le tue risorse. Forse sai già che
un’esperienza reale e un’esperienza vividamente immaginata
hanno lo stesso effetto nel nostro organismo. E più la nostra
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immagine è definita, ricca di particolari e coinvolgente, più
l’effetto sul nostro organismo è potente. Se ti divertirai a ripetere
molte volte questa visualizzazione potrai realmente eliminare per
sempre certi fastidi e potenziare alcune tue sensazioni piacevoli.
Sappi che ogni volta che stringerai il pugno riaffioreranno le
sensazioni di sicurezza che hai provato durante l’esercizio.
Ecco, dunque, cosa c’è dentro: c’è tutto ciò di cui hai bisogno per
diventare un comunicatore straordinario. Tutte le risorse sono già
dentro di te; non devi far altro che imparare a riconoscerle e
utilizzarle.
Le cinque risorse dei comunicatori straordinari
Abbiamo definito il significato profondo del termine
comunicazione; abbiamo visto che per “lasciare il segno” è
necessario trasmettere emozioni, e che questa capacità nasce
prima di tutto dall’osservazione di noi stessi, alla ricerca di ciò
che abbiamo dentro. È arrivato il momento di scoprire quali sono
le risorse migliori per imparare a trasmettere emozioni.
Come ho accennato nell’introduzione, questo lavoro nasce dallo
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studio, dall’osservazione e dall’evoluzione di modelli già
sperimentati e funzionanti. Dall’analisi di questi ho tratto quelle
che ho definito come “le cinque risorse dei comunicatori
straordinari”:
1. obiettivo;
2. convinzioni;
3. stato;
4. rapport;
5. flessibilità.
Le analizzeremo e le approfondiremo fino a interiorizzarle
completamente, per poi tirarle fuori in maniera naturale e
automatica al momento giusto.
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SEGRETO n. 6: le cinque risorse dei comunicatori
straordinari sono: obiettivo, convinzioni, stato, rapport,
flessibilità.
Obiettivo: come direzionare le proprie risorse
Ti è mai capitato di pensare che chi hai di fronte sta parlando
senza sapere quello che dice? Qualche volta ti chiedi: «Dove
vuole andare a parare?» E tu? Ricordi qualche momento in cui
non sapevi cosa dire o come continuare? Un discorso che hai
iniziato e che hai lasciato a metà perché non sapevi come
concluderlo? Pensaci bene, e cerca di ricordare se in quei
momenti avevi le idee chiare su ciò che avresti voluto trasmettere.
Una celebre frase di Henry Ford recita «Gli ostacoli sono quelle
cose terribili che si incontrano quando perdi di vista l’obiettivo».
Ebbene, non c’è nulla di più vero. Quando non hai (o non hai più)
chiaro lo scopo per il quale stai parlando, rischi davvero di
disorientare chi ti ascolta e, soprattutto, rischi di smarrire te
stesso.
Il pubblico deve poterti seguire dall’inizio alla fine; deve trovarsi
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nella comoda e sicura carrozza di un treno di cui tu rappresenti la
motrice; una carrozza che cammina spedita, su solidi binari, verso
la meta stabilita. Ma qual è la meta? E perché è così importante
arrivarci? E, ancora, qual è il mezzo migliore per raggiungerla?
Queste tre domande sono fondamentali. Per ottenere qualunque
cosa, non solo nella comunicazione, c’è bisogno di sapere
esattamente:
COSA si vuole;
PERCHÉ la si vuole;
COME la si ottiene.
Se manca uno di questi tre elementi si crea una lacuna
difficilmente colmabile. Pensa a qualcosa che non hai ancora
ottenuto, a un desiderio non ancora realizzato; scoprirai che al 99
per cento uno di questi tre elementi manca o non è ben definito.
Analizziamoli uno a uno.
SEGRETO n. 7: per ottenere qualunque cosa, non solo nella
comunicazione, c’è bisogno di sapere esattamente COSA si
vuole; PERCHÉ la si vuole; COME la si ottiene.
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COSA
Sembra banale, eppure molto spesso le persone non sanno cosa
vogliono realmente comunicare. Spesso hanno in testa una gran
confusione tra ciò che vorrebbero dire e ciò che con quelle parole
vorrebbero ottenere. È una sottile ma fondamentale sfumatura,
perché non sempre le parole che adoperiamo danno luogo al
risultato sperato e, soprattutto, non sempre chi parla sa
perfettamente a quale scopo sta parlando. A volte crede di
saperlo.
E allora cerchiamo di mettere un po’ di ordine in questa
confusione. L’obiettivo che vogliamo raggiungere (in qualsiasi
campo) deve possedere delle caratteristiche precise; in particolare
deve essere possibile, chiaro, espresso in forma positiva,
misurabile, verificabile, percepibile con i sensi ed ecologico.
Dobbiamo essere in grado di immaginarlo, e di immaginare noi
stessi nel momento in cui lo avremo raggiunto.
Quando sussistono tali caratteristiche si dice che l’obiettivo è ben
formulato; il nostro inconscio si attiva in modo che ogni azione e
pensiero vengano indirizzati verso la sua realizzazione.
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Focalizziamoci ora sulle particolarità di ogni caratteristica.
Possibile. Nel momento in cui ci proponiamo un obiettivo, questo
deve essere alla nostra portata. Ciò non vuol dire che dobbiamo
autolimitarci nel formulare nostri obiettivi, ma solamente che
deve esistere una relazione tra ciò che vogliamo raggiungere e
l’effettiva possibilità di rappresentarlo efficacemente attraverso i
sensi. Questa caratteristica porta con sé la successiva: l’obiettivo
deve essere chiaro.
Chiaro. È difficile raggiungere qualcosa di cui non si è certi, o
che non si riesce bene a definire. Facciamo un esempio pratico. Se
organizzi una conferenza con lo scopo di vendere dei corsi, il tuo
obiettivo è di organizzare corsi e non, ad esempio, di far capire al
pubblico quanto sei bravo. Questo deve essere, appunto, chiaro,
altrimenti accadrà che, durante la conferenza, il tuo linguaggio e il
tuo comportamento andranno a sottolineare aspetti che riguardano
la tua persona e non la qualità del corso; con il risultato che
riceverai molti complimenti ma nessun iscritto.
Espresso in forma positiva. Immagina di entrare in un taxi e di
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dire al conducente: «Non voglio andare in Piazza del Popolo; non
voglio restare in Via del Corso; non voglio fermarmi in posti
troppo affollati; mi porti via da questo quartiere!» A questo punto,
cosa chiederà il tassista? Ovviamente: «Dove vuoi che ti porti?
Dimmi un indirizzo preciso!» Non c’è alternativa: o sai dove vuoi
andare o ti perdi.
E allora: «Pensa a ciò che vuoi e non a ciò che non vuoi». Questo
concetto è ormai noto ed è stato stra-ripetuto. Eppure, nella mia
esperienza, continuo a constatare che è facile cadere in questo
primo errore a causa della difficoltà di indirizzare il proprio
pensiero su ciò che si desidera. Purtroppo, invece, lasciamo ampio
spazio mentale a ciò che si teme che accada.
E così, trasferendoci nel campo della comunicazione, la maggior
parte delle persone, quando sono di fronte a un pubblico hanno il
terrore, ad esempio, di dimenticarsi quello che devono dire. In
questo modo, tutti i loro pensieri si focalizzano sul dimenticare le
parole; creano delle “profezie” che si trasformano in film mentali
i cui protagonisti, che sono loro stessi, rimangano muti e
imbarazzati di fronte al pubblico, che li giudica e li condanna! E il
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bello (o brutto) è che, spesso, queste persone, fanno avverare
quelle profezie dimenticando realmente molti passi, magari
importanti, del loro discorso.
Ora impara questo segreto: ciò su cui poni la tua attenzione,
accade. È una regola universale e vale per ogni tipo di situazione,
di rapporto e di disciplina. La tua attenzione deve essere rivolta a
quello che VUOI che accada. Di conseguenza, obiettivo espresso
in forma positiva vuol dire che devi decidere esattamente cosa
vuoi ottenere.
Se devi tenere una conferenza per presentare un libro, rafforza la
tua motivazione immaginandoti mentre firmi le copie del tuo
libro; immagina le persone entusiaste mentre fanno la fila per
portarti la loro copia... e vedrai che ti verranno in mente
moltissime idee su come strutturare al meglio la tua conferenza.
Gli aspetti tecnici li approfondiremo in seguito: in questa fase mi
interessa la tua predisposizione mentale.
SEGRETO n. 8: ciò su cui poni la tua attenzione, accade.
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Misurabile e verificabile. Questi requisiti sono necessari anche
per poter creare eventuali sotto-obiettivi, che rappresentano tappe
intermedie verso il raggiungimento della meta finale. Se, ad
esempio, hai un obiettivo a lunga scadenza, come
l’organizzazione di un convegno per il prossimo anno, sarà utile,
durante i mesi precedenti, stabilire delle date precise in cui
verificare che l’organizzazione si stia muovendo nei tempi e modi
giusti.
E così, dovrai decidere in quali date prendere i contatti per
visitare le possibili location; incontrare le persone di riferimento;
verificare la fornitura dei beni occorrenti; selezionare il personale,
il service ecc. In questo modo terrai sotto controllo tutti i
movimenti e potrai apportare in tempo eventuali modifiche al
programma. Insomma, sarai in grado di verificare se stai
procedendo nella giusta direzione.
È poi necessario che ti ponga delle scadenze precise (ad esempio:
1° marzo – due settimane da oggi ecc.), in maniera che tu sappia
quando fermarti per controllare i tempi di sviluppo del tuo
progetto. In poche parole, darti dei termini precisi, in occasione
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dei quali controllare il tuo percorso, ti permette di sapere quando
hai raggiunto il tuo obiettivo, o come procedere in funzione di una
data scadenza.
Percepibile con i sensi. Questo, a mio avviso è il requisito più
importante. Abbiamo già fatto degli esempi a questo proposito,
quando parlavamo di immaginarti mentre ottieni quello che vuoi.
È fondamentale che tu possa crearti un’immagine (o “un film”
mentale) di ciò che desideri, e che quest’immagine coinvolga tutti
e cinque i sensi. Devono trovarvi posto immagini grandi, nitide,
luminose; suoni, voci, rumori; sensazioni tattili, olfattive e
gustative. E devi proiettare a te stesso questo film, più e più volte.
Il coinvolgimento dei sensi è fondamentale per l’obiettivo, perché
il nostro cervello riceve da questo film un modello su cui
orientarsi e su cui basare tutti i comportamenti futuri.
Come abbiamo già visto all’inizio, la nostra mente non fa
differenza tra stimoli reali e stimoli immaginati. Per cui, se riesci
a vivere mentalmente le situazioni che vuoi che accadano, sarà
come averle già provate nella realtà. Questo ti permetterà di
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allenarti e di vivere più volte l’evento che ti aspetta, acquisendone
il controllo.
Riprendendo l’esempio fatto poco fa, se visualizzi più volte la
situazione in cui vedi te stesso parlare di fronte a un pubblico,
spedito e sicuro di sé, e arricchisci questo film mentale di
particolari, suoni e sensazioni che ti danno la sensazione di aver
fatto davvero ciò che hai solo visualizzato, ti troverai, dopo un
po’, a essere in grado di fronteggiare da esperto quella situazione,
prima ancora di averla provata e vissuta sul campo. Sappi che
questo metodo è già applicato da anni, soprattutto nello sport,
dove agli allenamenti fisici vengono accompagnati allenamenti
mentali, con la medesima efficacia.
Ecologico. Questo requisito si riferisce al rapporto tra noi e la
realtà che ci circonda. Si tratta di un termine che si è diffuso
soprattutto a seguito del lavoro di ricerca di Gregory Bateson,
famoso studioso britannico, il cui libro Verso un’ecologia della
mente (Steps to an Ecology of Mind) è stato una pietra miliare
nello studio delle neuro-scienze. Un obiettivo ecologico è un
obiettivo che rispetta l’ambiente in cui viviamo (persone, rapporti,
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situazioni, sentimenti, aspettative ecc.) e con il quale siamo
connessi attraverso le forme più svariate. Ti faccio un esempio
semplicissimo.
Ammettiamo che tu debba parlare di un argomento che, in
qualche modo, sai essere (per ragioni personali) sgradito alla tua
compagna. Quanto riusciresti a essere distaccato
intellettualmente? Oppure, quanti argomenti inseriresti in quel
discorso sapendo che alcuni di essi ti metterebbero in difficoltà
con lei?
Probabilmente, anche inconsciamente, saresti portato a trovare
una via di mezzo per soddisfare sia le ragioni del discorso sia i
rapporti affettivi. Ma questa soluzione ti lascerebbe piuttosto
scontento, perché, magari, in certi punti avresti voluto esprimerti
con maggior impatto, utilizzando certi vocaboli anziché altri; o
alcune espressioni più “forti” anziché altre, per così dire,
“politically correct”. Insomma, avresti voluto sentirti più libero,
senza pressioni psicologiche, morali, affettive ecc.
Formulare un obiettivo ecologico ti permette, invece, di
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esprimerti nel massimo rispetto di ciò che ti circonda. Il modo più
semplice e naturale per fare un “controllo ecologico” del tuo
obiettivo è quello di immaginare ciò che vuoi ottenere, come se
l’avessi già ottenuto, e far caso alle sensazioni che provi dentro
di te. Si tratta del cosiddetto “ponte sul futuro”.
Il tuo inconscio ti comunicherà, in qualche modo, se
quell’obiettivo è perseguibile senza problemi, oppure se c’è
qualcosa che potresti modificare. Solo quando il tuo “ponte sul
futuro” darà un esito positivo, avrai la garanzia di aver rispettato
il requisito dell’ecologia.
Attenzione, però: rispettare il mondo esterno non vuol dire
conformarsi alle sue regole, altrimenti nessuno potrebbe più osare
uscire dagli schemi. L’ecologia ti fornisce solo la misura di
“come” tu senti la tua relazione con il mondo, ma non può darti
informazioni di merito: cioè non può dirti se l’obiettivo prescelto
è per te giusto o sbagliato. Non è una questione morale, ma solo
di percezione del proprio stato in relazione a determinati rapporti.
Le tue idee, in sostanza, sono ciò in cui credi. Quello che puoi
aggiungere ad esse è un modo di esprimerle che ti permetta di
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raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato.
Un esempio molto semplice di obiettivo ben formato è quello che
mi pongo io quando, periodicamente, mi trovo a tenere una
conferenza per presentare un mio libro. La situazione è la
seguente: in un locale medio parlo a un pubblico di circa cento
persone per presentare il libro, ponendomi l’obiettivo di venderne
almeno cinquanta copie alla fine della presentazione. Otterrò tale
risultato utilizzando strategie di persuasione.
Possibile? Sì: la presentazione di un libro è un contesto molto
comune e gradevole, ed è frequente che, proprio in quella
situazione, si vendano diverse copie.
Chiaro? Sì: ho definito esattamente cosa voglio e come intendo
raggiungerlo. E riesco anche a percepirlo con i sensi, potendomi
figurare l’immagine di me stesso mentre mi esprimo con quelle
parole; quelle espressioni; quella postura; quella gestualità. E
posso anche immaginare le reazioni del pubblico, così come le
desidero e, addirittura, anticipare le sensazioni di piacere che
proverò nel momento in cui questo accadrà.
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Espresso in positivo? Sì: il mio obiettivo è di vendere il libro.
Misurabile? Sì: alla fine della presentazione ne voglio vendere
almeno cinquanta copie. In questo caso, attraverso le strategie
impiegate in questo ebook, il mio inconscio mi guida
suggerendomi automaticamente le parole, i gesti e tutto ciò che
serve per raggiungere il mio obiettivo.
Ecologico? Solo ascoltando le mie sensazioni interne potrò
valutare se anche quest’ultimo aspetto è soddisfatto. In ogni caso,
ti assicuro che ogni volta che presento un mio libro, ogni famiglia
presente se ne torna a casa contenta, convinta e, naturalmente, con
una copia del libro, se non addirittura con due o tre copie in più
da regalare.
PERCHÉ
Passiamo ora al secondo dei tre elementi dell’obiettivo: il perché
che è il più importante. Più sono i perché e più è facile che tu
raggiunga i tuoi risultati. I perché sono come le gambe di un
tavolo: più ce ne sono, più il tavolo sarà stabile. Guarda il tavolo
disegnato sotto; ha solo tre gambe, di lunghezze e consistenze
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diverse. Quanto potrà essere stabile? Quanto peso potrei
appoggiarci senza rischiare che cada o che addirittura si rompa?
Se a quelle gambe sostituisci le motivazioni per raggiungere un
qualunque obiettivo, ti rendi immediatamente conto di quanto
diventerebbe difficile l’impresa.
Guarda ora il disegno seguente e fai lo stesso ragionamento. Ci
sono tante gambe, tutte solide e della stessa lunghezza. È chiaro
che su questo tavolo potresti appoggiare qualunque cosa, forse
addirittura ballare: certo ti reggerebbe.
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Capisci, allora, perché è così importante avere tante motivazioni?
Più sono i perché, più ti garantisci il risultato.
Se sei uno studente potresti avere un esame fra qualche giorno,
ma, anche se non hai esami, approfittane ugualmente per fare un
altro esercizio. Prendi un foglio di carta e comincia a scriverci
sopra tutti i possibili perché vuoi superare l’esame, inserendoci
ogni tipo di motivazione: da quelle serie a quelle più bizzarre. In
questi esercizi puoi esprimerti come vuoi, nessuno ha il diritto né
la possibilità di giudicarti. Quindi scrivi tutto, ma proprio tutto
quello che ti viene in mente.
Non so, forse vuoi superare l’esame perché così, subito dopo, te
ne andrai tranquillo in vacanza per una settimana; perché
riceverai un premio in cambio; perché ti darà più importanza nella
tua cerchia di amici; oppure perché percepisci già la tua strada
lavorativa e queste conoscenze ti permetteranno di accedere a un
corso a cui tieni; oppure ti consentiranno di affrontare un discorso
con quella determinata persona che ti interessa. Insomma, cerca
dentro di te ed estrai tutte le motivazioni.
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Quando pensi che possa bastare, fermati e leggi i tuoi perché.
Leggili tante volte, ogni volta che puoi, in diversi momenti della
giornata, uno per uno, e immaginali. Coma già detto, crea il film
di te stesso nelle situazioni che hai scritto e vivi ciò che stai
pensando. Noterai anche che uno o più di essi ti coinvolgono in
modo particolare, maggiormente rispetto agli altri: è perché in
riferimento ad essi hai una forte motivazione.
Se credi sia il caso di sfruttarla, allora, come ti ho già indicato
prima, arricchisci di ulteriori particolari quelle immagini ed
entraci dentro, cercando di vivere quel film da protagonista.
Questo è il passaporto per realizzare tutti i tuoi desideri.
SEGRETO n. 9: più sono i perché, più ti garantisci il risultato.
COME
Quanto al terzo elemento dell’obiettivo, forse non mi crederai se
ti dico che, una volta focalizzato il Cosa e i Perché, il Come
diventa quasi automatico. D’altra parte è molto facile
sperimentare questa situazione; sicuramente, ti sarà già capitato di
vivere la sensazione di certezza che si prova quando hai le idee
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perfettamente chiare sul cosa desideri e perché lo desideri. Prova
a tornare un momento indietro nel tempo e pensa a quando dovevi
assolutamente conoscere quella ragazza (o quel ragazzo) che tanto
ti interessava.
Occorre che continui? O ti sei già ricordato di tutti quegli
espedienti che trovavi per fare in modo di incontrarti con lei o lui
“casualmente”?!! Ti lascio proprio con questo esercizio. Ricorda
tre episodi in cui hai sperimentato l’automatismo del Come dopo
aver chiarito esattamente il Cosa e i Perché.
Come strutturare un discorso
In questa sezione ci occuperemo solo della struttura del discorso,
dell’armatura che sorreggerà i contenuti. Lo facciamo adesso,
perché questa fase è intimamente legata alla formazione e
all’esplicitazione dell’obiettivo. Questa è la fase in cui crei una
mappa del tuo intervento. Quando devi preparare una
presentazione è necessario che tu risponda idealmente ad alcune
domande fondamentali e, se vuoi, banali anche se spesso
tralasciate. Come ho già accennato poco fa, ti accorgerai che
pensando alla struttura del tuo discorso sarai obbligato a pensare
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all’obiettivo che vuoi raggiungere.
La prima, imprescindibile domanda, infatti è: «Che dico?» È
fondamentale rispondere a tale interrogativo, tenendo presente ciò
che ci si è prefissati. Spesso l’obiettivo è preannunciato o si
desume indirettamente dal titolo dell’intervento, che ha un
duplice compito: creare curiosità (e aspettative) e riassumere.
Cerca, dunque, un buon titolo che rispetti queste caratteristiche.
Fai delle ricerche per capire, rispetto a quell’argomento, cosa la
gente vorrebbe sapere e trasformalo in un titolo accattivante,
seguito da un sottotitolo che riassuma in massimo due righe ciò
che proponi. Prendi, ad esempio, questo ebook, che si intitola
Comunicare Emozionando. L’argomento “comunicazione”
suscita sempre interesse, ma ultimamente se ne abusa.
Ecco il motivo per il quale ho voluto aggiungere il termine
“emozionando” che ha la funzione, oltre che di incuriosire chi
legge, anche di creare in qualche modo un ulteriore elemento di
interesse, dal momento che le emozioni sono sempre un
argomento che tocca tutti da vicino. Per essere più sicuro ho
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anche fatto delle prove, chiedendo ad alcune persone, a
bruciapelo, tra tanti titoli possibili che avevo ideato, quale fosse
quello che li intrigava di più.
Una volta catturato l’interesse con il titolo ho specificato meglio
l’argomento attraverso il sottotitolo: I segreti per parlare in
pubblico con sicurezza, suscitare intense emozioni e lasciare il
segno profondo del tuo carisma. Come hai notato, in queste due
righe e mezzo ci sono tante altre informazioni richiamate dalle
parole chiave: parlare in pubblico; (suscitare) emozioni; carisma.
Con il sottotitolo, quindi, specifico ulteriormente l’argomento,
ma lascio comunque aperta la porta all’immaginazione, perché
quelle parole chiave evocano una serie di situazioni e possibilità
che stimolano l’attenzione e la fantasia.
SEGRETO n. 10: il titolo del tuo intervento deve creare
curiosità (e aspettative) e riassumere.
Una volta stabilito l’argomento o gli argomenti da trattare, ti
consiglio di scrivere su un foglio tutto ciò che ti viene in mente
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riguardo ad essi, eccedendo e arricchendo il materiale senza porti
alcun limite. È necessario, anzi, essere creativi, bizzarri; si tratta
di fare un vero e proprio brainstorming, per poter estrarre il più
possibile da quell’argomento, senza preconcetti, e scrivere cose
che normalmente non scriveresti. Nessuna vergogna, dunque,
nessuno scrupolo e nessun tabù. In questa fase, lasciati andare
completamente mentre scrivi, perché più razionalizzi, più ti
autolimiti.
Insomma, hai capito benissimo che il limite mentale alle nostre
possibilità lo stabiliamo soltanto noi e nessun altro: per cui sii te
stesso. Una volta terminata questa operazione, dormici sopra per
resettare il cervello. Il giorno dopo, con il foglio accanto, leggi
tutti gli argomenti uno alla volta e per ciascuno poniti, con calma
e riflettendo attentamente, la seguente domanda: se elimino
questo argomento, raggiungo ugualmente l’obiettivo?
Attraverso questo procedimento effettuerai la necessaria selezione
del materiale sul quale, successivamente, lavorerai. Una volta
selezionati gli argomenti da includere comincia a delineare una
prima sommaria mappa dell’intervento su base temporale.
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Visualizza in anticipo il tempo che hai a disposizione disegnando
una “Time-line” come la seguente, contenente i minuti in
crescendo:
Questa è solo una prima traccia del tuo intervento, in forma
grafica e sequenziale. Per riassumere e focalizzare meglio tutto il
tuo discorso sarà opportuno realizzare una mappa mentale, di cui
troverai un esempio più avanti. Ora occupiamoci della stesura.
Tieni a mente che, in qualsiasi tipo di presentazione, vi sono tre
momenti fondamentali: Inizio, Parte centrale e Finale, ciascuna
con delle peculiarità.
INIZIO
All’inizio devi essere preparato a rispondere ad alcune domande
che il pubblico si pone su di te, anche solo inconsciamente, e cioè:
minuti: 1 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60
presentazionesorprendereobiettivovantaggi
illustrazione delprogetto... 1° bloccodi informazioni
proiezione filmato2° blocco diinformazioni
dibattito discorso finale
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• Perché tu? Chi sei? Perché sei lì a parlare?
• Cosa farai? Come lo farai?
• Perché loro? Quali sono i vantaggi per chi ti ascolta?
Puoi decidere di rispondere direttamente a queste domande,
dedicando una breve sezione del tuo intervento esclusivamente a
questo; oppure puoi rispondere indirettamente, nel corso
dell’intervento, disseminando qua e là le informazioni che riterrai
opportuno fornire, nei momenti giusti.
L’inizio è il tuo biglietto da visita ed è il momento in cui devi
rompere il ghiaccio; per ottenere questo, prima ancora di
cominciare con la tua esposizione, dovrai fare alcune cose che ti
spiegherò nel dettaglio nel quarto capitolo ma che ti posso già
anticipare e riassumere in una parola: “sorprendere”.
SEGRETO n. 11: all’inizio il pubblico si chiede:
1. Perché tu? Chi sei? Perché sei lì a parlare?
2. Cosa farai? Come lo farai?
3. Perché loro? Quali sono i vantaggi per chi ti ascolta?
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PARTE CENTRALE
La parte centrale del tuo intervento è la più lunga, e potresti
correre il rischio di perdere l’attenzione del pubblico. Per cui è
bene esporre i concetti in forme diverse, tenendo conto del
principio della varietà che, soprattutto nei casi in cui si fa
formazione, prevede l’utilizzo di questi accorgimenti:
Esposizione di 7+/- 2 concetti alla volta
Secondo gli studi dello psicologo statunitense George Armitage
Miller, precursore della psico-linguistica, oltre questa soglia il
cervello entra in uno stato di trance e non è più capace di
immagazzinare informazioni. Evita, quindi, di arricchire troppo
uno stesso argomento, perché rischi di sovraccaricare il cervello
di chi ti ascolta. Ti conviene, invece, dividere il tuo discorso in
blocchi, ciascuno dei quali deve contenere due, massimo tre
concetti importanti.
Esposizione di argomenti in forma indiretta
La forma indiretta si avvale di diversivi, che variano a seconda
delle possibilità e degli strumenti a disposizione. Brevemente, i
diversivi sono: supporti Audio-Video; esercizi di gruppo; giochi;
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pause; ma anche momenti di riflessione in cui si introducono
esempi con casi pratici; domande e riassunti.
Nella stesura del tuo intervento, dunque, il solo materiale dedicato
specificamente all’argomento spesso non basta. Potresti aver
bisogno di andare a cercare, ad esempio, foto che riassumano un
particolare concetto da proiettare al momento opportuno; oppure
potresti dover inventare un gioco di ruolo per offrire all’uditorio
l’opportunità di immagazzinare alcuni concetti che a parole
risulterebbero pesanti o noiosi. Insomma, il bravo comunicatore è
capace di utilizzare qualunque cosa e qualunque occasione a suo
vantaggio per raggiungere l’obiettivo desiderato.
Riassumere alla fine di ogni sessione
Riassumere al termine di ogni blocco di informazioni è molto
utile; e lo è sia perché permette di immagazzinare e memorizzare
facilmente pochi concetti alla volta; sia perché offre una pausa di
assimilazione; sia, infine, perché spezza il modulo con un
diversivo.
Nel riassumere si possono scrivere sulla lavagna le parole chiave
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che individuano i singoli concetti, così come si farebbe in una
presentazione su PowerPoint, attraverso la proiezione di immagini
chiave. Ancora una volta, nella stesura della parte centrale, devi
munirti di materiale vario e, se vuoi, anche bizzarro, per creare
continuamente stimoli e mantenere alta l’attenzione dell’uditorio.
SEGRETO n. 12: nella parte centrale usa il principio della
varietà.
FINALE
Questo è il momento più importante, forse più dell’inizio, perché
in questa fase lascerai il ricordo di te e del tuo intervento. Puoi
tranquillamente prevedere un finale formale, con frasi di
ringraziamento e di circostanza; ma per accedere al cuore delle
persone dovrai affidarti alla creatività e alla capacità di
interpretare il tuo pubblico. In ogni caso le regole formali del
finale prevedono:
• Riassumere ciò che hai detto e/o fatto durante il tuo intervento,
cosa che favorirà la memorizzazione di quanto esposto.
• Invito ad agire. Riprendendo la definizione di comunicazione
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data all’inizio, l’invito ad agire rappresenta sia il feedback
ideale, sia uno degli obiettivi che, probabilmente, ti sei posto.
• Emozioni. Sai bene, ormai, che per poter scolpire realmente ciò
che desideri nel cuore degli ascoltatori è necessario associare
emozioni alle parole. Questo l’otterrai attraverso l’uso sapiente
di metafore, visualizzazioni guidate e strategie che verranno più
avanti spiegate. Il tuo compito, in questa fase, è quello di
reperire materiale adeguato come storie, favole e frasi a effetto
non scontate.
SEGRETO n. 13: nella parte finale includi questi tre
elementi: riassunto, invito ad agire, emozioni.
Ricapitolando, vai a cercare materiale adeguato per l’inizio, la
parte centrale e il finale del tuo discorso. Sicuramente la parte più
corposa sarà quella centrale, perché è quella nella quale, di fatto,
sarai maggiormente occupato a esporre ciò che devi comunicare.
Per avere un quadro immediato di tutto il tuo intervento è
utilissimo rappresentare tutti gli argomenti in forma grafica, su un
unico foglio che puoi tenere davanti a te o, comunque, a
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disposizione, in caso di bisogno. Potresti, infatti, dimenticare per
un attimo la sequenza degli argomenti, o il momento in cui devi
far svolgere un esercizio, o altre cose.
Ti consiglio, dunque, di rappresentare il tuo discorso sotto forma
di mappa mentale. Qui di seguito ti fornisco una mappa molto
semplice che rappresenta una lezione standard di public speaking.
Come puoi notare, nella mappa sono inserite le parole chiave
legate ai concetti che dovrai esporre. Essa reca al centro il titolo
dell’intervento e poi si articola in vari rami che vanno letti in
senso orario. Sui quattro rami principali sono indicate le quattro
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fasi dell’intervento e ciascuno di essi, a sua volta, reca le parole
chiave dei sotto-argomenti attraverso i quali si sviluppa il
discorso.
Il vantaggio della mappa mentale è di riuscire a controllare tutti
gli argomenti con un solo colpo d’occhio. Per un
approfondimento sulle mappe mentali ti rimando a letture
specifiche. Adesso abbandoniamo carta e penna e dedichiamoci a
qualcosa che risiede nelle pieghe della nostra mente, ovvero le
nostre convinzioni; per poi dedicarci al nostro corpo.
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RIEPILOGO DEL GIORNO 2:
SEGRETO n. 6: le cinque risorse dei comunicatori straordinari
sono: obiettivo, convinzioni, stato, rapport, flessibilità.
SEGRETO n. 7: per ottenere qualunque cosa, non solo nella
comunicazione, c’è bisogno di sapere esattamente COSA si
vuole; PERCHÉ la si vuole; COME la si ottiene.
SEGRETO n. 8: ciò su cui poni la tua attenzione, accade.
SEGRETO n. 9: più sono i perché, più ti garantisci il risultato.
SEGRETO n. 10: il titolo del tuo intervento deve creare
curiosità (e aspettative) e riassumere.
SEGRETO n. 11: all’inizio il pubblico si chiede:
4. Perché tu? Chi sei? Perché sei lì a parlare?
5. Cosa farai? Come lo farai?
6. Perché loro? Quali sono i vantaggi per chi ti ascolta?
SEGRETO n. 12: nella parte centrale usa il principio della
varietà.
SEGRETO n. 13: nella parte finale includi questi tre elementi:
riassunto, invito ad agire, emozioni.
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GIORNO 3:
Come sfruttare il potere
delle convinzioni
In che modo le convinzioni influenzano il comportamento
Cosa sono le convinzioni? Te lo sei mai chiesto? Ora rispondi a
quest’altra domanda. Credi di poter improvvisare un discorso
davanti a 10.000 persone senza alcun preavviso? Forse hai
risposto sì o forse no; in ogni caso, prima di rispondere, hai avuto
accesso a una sensazione interna. Ti ricordo che siamo in quella
parte del nostro viaggio chiamata dentro. E non è un caso, perché
tutte le risposte le trovi proprio dentro di te.
Le convinzioni sono, innanzitutto, delle sensazioni che evocano
certezza e stabilità. Più siamo convinti di qualcosa, più la
sensazione è forte e più avvertiamo un vero e proprio fastidio,
spesso fisico, di fronte alla possibilità che la nostra convinzione
possa essere messa in dubbio. Prendi un bambino che crede a
Babbo Natale e spiegagli che, in realtà, non esiste. Come
reagisce? Prima ti dà del bugiardo; poi comincia a insultarti;
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infine piange, perché qualcosa dentro di lui ha avuto uno
scossone, qualcosa è stato messo in dubbio.
Gli adulti fanno esattamente la stessa cosa. Quando le loro
certezze cominciano a vacillare si sentono persi. È chiaro che in
questo caso parliamo di convinzioni importanti, capaci di guidare
le azioni di una vita intera che, comunque, sono molte più di
quanto non pensiamo.
Come è strutturata la paura di parlare
Ti sei mai chiesto cos’è la paura di parlare? Ebbene, non è altro
che una convinzione! Vediamo com’è strutturata. Riprendendo la
domanda iniziale, se credi di non essere in grado di parlare
davanti a 10.000 persone, probabilmente nella tua vita hai cercato
e cerchi, ancora adesso, di evitare situazioni del genere. Il tuo
ragionamento avrà questa sequenza:
1) non sono in grado;
2) faccio una brutta figura;
3) la gente riderà di me;
4) evito!
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Ti ricorderai di una volta in cui ti sei trovato in una situazione
simile e hai provato disagio, e ora pensi che la regola sia: parlare
in pubblico = disagio. Pensando alla possibilità che possa
ricapitarti probabilmente ti figurerai la situazione catastrofica di te
stesso che rimani muto e terrorizzato davanti alla platea. Senti un
nodo in gola, la bocca asciutta e le farfalle nella pancia; cominci a
sudare freddo e non riesci, nemmeno sforzandoti, a sfuggire a
quella terribile sensazione.
Pensa, tutto questo accade dentro di te prima che quell’evento si
verifichi e anche a prescindere dal suo verificarsi. Ti rendi conto
della potenza delle convinzioni? Quando sei convinto di una cosa
(in questo caso, di non farcela) vai inconsciamente alla ricerca
continua di conferme per questa tua convinzione. Per cui
ricorderai altre situazioni analoghe di disagio; cose lette, persone,
situazioni, insomma tutta una serie di elementi che andranno a
rafforzare il tuo pensiero.
Se invece credi di essere in grado di parlare davanti a 10.000
persone, nella tua testa accadranno le stesse cose ma in forma
potenziante, e il tuo ragionamento avrà quest’altra sequenza:
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1) sono in grado;
2) faccio un figurone;
3) la gente mi adorerà;
4) mi butto!
Ricorderai situazioni in cui hai parlato in pubblico con sicurezza e
non necessariamente di fronte a tante persone, perché ciò che
conta è la sensazione che hai provato, e la tua mente andrà alla
ricerca di esperienze che ti confermino quella sensazione.
Anche in questo caso, il processo mentale opera prima e a
prescindere dall’evento. Questo è un aspetto che devi tenere a
mente, perché ti conferma che ciò che credi influenza il tuo
comportamento a prescindere dalle tue effettive capacità.
Mi spiego meglio con un altro esempio. Se sei un venditore di
automobili e non credi affatto nella convenienza dell’auto italiana,
mentre, invece, credi ciecamente nell’auto tedesca, non penso che
spenderai molte energie per convincere i tuoi clienti ad acquistare
una nuova Bravo. Al contrario, darai tutto te stesso per vendere
una Golf. Anzi, probabilmente ne avrai acquistata una tu stesso e
gliela mostrerai; declamerai con estrema serietà, convinzione ed
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entusiasmo i pregi della vettura, mostrando la sicurezza di colui
che mette la mano sul fuoco per difendere le proprie scelte! Ora,
che sia la Bravo o la Golf, il venditore sei sempre tu e il tuo
comportamento cambia unicamente in base a ciò che credi
riguardo a quelle due auto.
Quindi, ancora una volta, tutto accade nella tua testa
(convinzione) e il tuo corpo (comportamento) si conforma
esattamente a quella sensazione di certezza che ti dà la tua
convinzione. Tu sei sempre la stessa persona, ma ti comporti da
grande o da pessimo venditore esclusivamente in relazione a ciò
che credi.
SEGRETO n. 14: ciò che credi influenza il tuo
comportamento a prescindere dalle tue effettive capacità.
Ora ritorniamo nel campo della comunicazione. Tu sei sempre la
stessa persona, ma puoi credere di essere un grande oratore o un
pessimo oratore e, di conseguenza, ti comporterai da grande o da
pessimo oratore in base a ciò a cui sei abituato a credere; in base,
cioè, al “modello” che hai, con il passare del tempo, costruito e
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rafforzato con il pensiero.
Hai compreso il meccanismo? Una volta capito che non sei tu
quello che deve cambiare, ma solo il modello di pensiero (la
struttura), che ti fa credere di non essere capace di parlare in
pubblico (o fare qualsiasi altra cosa), vediamo come puoi
intervenire su questo processo mentale.
Innanzitutto devi sapere che non è sempre sufficiente eliminare
una convinzione limitante; occorre sostituirla con una nuova
convinzione potenziante. In genere, nel campo della
comunicazione in pubblico le convinzioni limitanti più diffuse
sono due e presentano sempre una componente di auto-
svalutazione; esse sono:
quello che dico non è poi così importante;
non sono capace di dirlo.
Due convinzioni potenzianti che sarebbe, invece, opportuno
assumere e metabolizzare sono:
ciò che dico è di importanza straordinaria!
sono il migliore per parlare di questa cosa!
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Cosa ne dici? Non sarebbe più comodo e produttivo installarsi
queste? Credo proprio di sì! E allora leggi lo schema che segue,
possibilmente prendendo almeno quindici minuti di tempo solo
per te; senza telefoni o intrusioni esterne e con un bel foglio di
carta e una penna da utilizzare all’occorrenza.
Come eliminare una convinzione limitante sostituendola con
una convinzione potenziante
1° passo: individua una convinzione limitante
Forse tra le convinzioni che ti limitano nella comunicazione in
pubblico ce n’è una delle due indicate sopra o, forse,
qualcun’altra. Non importa: individua una convinzione limitante
che ti pesa proprio tanto e scrivila. Leggi e percepisci la
sensazione che ti provoca.
2° passo: pensa alle conseguenze negative che ti provoca
questa convinzione e insinua il dubbio
Devi cominciare a pensare quanto ti costerà continuare ad avere
questa convinzione. Proietta gli effetti di questa convinzione sui
vari aspetti della tua vita e chiediti che conseguenze avrà a livello
finanziario, fisico, di relazioni personali, di lavoro ecc.,
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possibilmente amplificandone gli effetti, fin quasi a provare un
vero e proprio dolore da associare a questa convinzione. Mettici il
tempo necessario; fallo senza esitazioni ma con l’obiettivo preciso
di migliorare la tua vita. Una volta che ti sei concentrato sugli
effetti negativi, per destabilizzare ulteriormente questa
convinzione, comincia a insinuare il dubbio.
Chiediti, cioè, se è proprio vero che è sempre così. Ricorda
situazioni in cui, nonostante quella convinzione, sei riuscito
ugualmente a ottenere dei buoni risultati. Pensa a quelle volte in
cui, pur a fatica, hai ottenuto quello che desideravi.
La prima volta che ebbi l’opportunità di presentare un evento al
teatro più importante della mia città, il Teatro Ventidio Basso, ero
convinto che non ce l’avrei fatta; che avrei sudato per tutta la
serata; che sarei rimasto muto e così via. Ero ancora piuttosto
inesperto nella pratica e, soprattutto, era la prima volta che
comparivo in quel teatro in qualità di presentatore. Nonostante
tutto, e pur con la camicia zuppa di sudore (fortunatamente
nascosta dalla giacca), la serata andò magnificamente e fui
riconfermato per ulteriori tre anni. Ora quell’episodio è diventato
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per me la prova che non è affatto vero che «... se una cosa è
andata sempre in un modo continuerà ad andare in quel modo»;
che, invece, è una convinzione diffusissima. Le cose cambiano:
questa è la buona notizia.
3° passo: trova una nuova convinzione potenziante da
sostituire a quella limitante
Il nostro cervello ha bisogno di seguire una direzione. Se prima i
tuoi comportamenti erano sorretti dalla precedente convinzione e,
sulla scia di questa, erano poco produttivi, non puoi, adesso,
limitarti semplicemente a bloccare quei comportamenti, perché
rimarresti immobile e non saresti in grado di raggiungere alcun
obiettivo. Devi trovare una nuova direzione e puoi farlo, come ti
dicevo prima, assumendo una convinzione che sostituisca quella
precedente.
Se, per esempio, hai la seguente convinzione: «Quello che dico
non è poi così importante» (quindi nella tua testa ti figuri i tuoi
interlocutori annoiati a morte dalle tue parole) puoi provare a
sostituirla con: «Ciò che dico è di importanza straordinaria!»
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4° passo: associa piacere alla nuova convinzione.
Ora comincia a pensare a quanto migliorerebbe la tua vita se
assimilassi questa nuova convinzione. Come prima, proiettane gli
effetti benefici su tutti gli aspetti della tua vita e associa tanto
piacere a questi pensieri. Immagina quante opportunità nuove
potresti cogliere; quanto migliorerebbero i tuoi rapporti di lavoro,
le tue relazioni personali; pensa a quali nuove opportunità
finanziarie potrebbero nascere dal fatto che sei un comunicatore
straordinario. È un po’ come l’esercizio dei perché di prima, in
cui focalizzi l’attenzione sugli aspetti positivi e potenzianti delle
tue azioni.
Scrivi tutti i piaceri su un foglio, così che possa guardarlo spesso
per rafforzare la tua convinzione. Come nel secondo passo,
inoltre, richiama alla memoria episodi in cui sei riuscito a ottenere
risultati, e gratificati per questo.
5° passo: visualizza!
Questo è il passo fondamentale, decisivo. È quello che farà la
differenza. Immagina di comportarti come se avessi già questa
convinzione. Crea una serie di film nella tua testa in cui vedi te
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stesso comportarti nel modo che desideri. Immaginati al presente:
Come ti comporti? Quali risultati ottieni? Arricchisci, poi,
l’immagine di particolari e rendila grande, nitida, vicina e
luminosa. Nota quali persone sono accanto a te; quali particolari
definiscono l’ambiente; come sei vestito; ascolta come parli; nota
come ti muovi; vivi le sensazioni di piacere derivanti dalle tue
nuove convinzioni potenzianti.
Fallo spesso! Più immagini di vivere le tue convinzioni, più il tuo
cervello avrà la sensazione che quelle cose le hai fatte veramente,
per cui sarà come un continuo allenamento su situazioni
desiderate. Ricorda che la chiave del cambiamento sta nella
ripetizione costante di questi cinque passi.
SEGRETO N. 15: i cinque passi per eliminare una
convinzione limitante, sostituendola con una convinzione
potenziante, sono i seguenti:
1° passo: individua una convinzione limitante;
2° passo: pensa alle conseguenze negative che ti provoca
questa convinzione e insinua il dubbio;
3° passo: trova una nuova convinzione potenziante da
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sostituire a quella limitante;
4° passo: associa piacere alla nuova convinzione;
5° passo: visualizza!
Come pensare in maniera produttiva
Ora che conosci il procedimento ti suggerisco alcune riflessioni
che potresti assumere come convinzioni. Esse fanno parte del
modello della Programmazione Neuro-Linguistica (PNL) e
descrivono, in pratica, l’essenza della buona comunicazione
umana. Una volta che le avrai assimilate si creeranno le
necessarie reazioni e i comportamenti conseguenti, cosicché
potrai operare in un sistema di certezze sane e potenzianti.
Ciascuno ha il proprio modello del mondo
Hai mai sentito la frase “la mappa non è il territorio”? In essa è
riassunto, in qualche modo, il pensiero di Alfred Korzybski,
filosofo e matematico polacco, secondo il quale la nostra
percezione del mondo non coincide con il mondo stesso.
Ciascuno di noi, infatti, filtra la realtà e la codifica in una
“mappa” che ha valore personale e, quindi, soggettivo e diverso
dalla realtà oggettiva, identificata, a sua volta, con il “territorio”.
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La nostra mappa è influenzata dall’ambiente in cui viviamo, dalle
persone che frequentiamo, dalla nostra cultura, dalle convinzioni
e dai valori che ci portiamo dentro ed è attraverso essa che ci
orientiamo nella nostra vita. Il punto importante da considerare è
che la nostra mappa non è l’unica e non è oggettiva. Ciascuno ha
una propria mappa e, quindi, un proprio modello del mondo.
Ecco perché per una buona comunicazione fra individui è
necessario anche rispettare il modello del mondo altrui. Cioè,
riconoscere il punto di vista di chi ci ascolta. Questo non vuol dire
conformarsi ad esso, ma soltanto provare a guardare le cose anche
da quel punto di vista.
Questa convinzione ha l’effetto di “arricchire” la nostra mappa,
dunque è un segno di intelligenza e non (come spesso si pensa) di
debolezza. Il prossimo segreto consiste proprio in questo.
SEGRETO n. 16: arricchisciti più che puoi dei modelli del
mondo che ti circondano, perché ti daranno nuovi spunti,
nuove motivazioni, nuove possibilità di scelta, e ti renderanno
sempre più completo.
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La qualità della comunicazione è nella risposta che ottieni
Un’errata convinzione molto diffusa è che siano gli altri ad avere
l’onere di capire quanto stiamo comunicando. Spesso, quando
qualcuno non comprende il nostro messaggio, lo giudichiamo
disattento, limitato o, addirittura, ignorante.
Ti è mai capitato di assistere a questa scena? Tizio dice a Caio
una cosa qualsiasi; Caio risponde: «Non ho capito, puoi ripetere?»
Tizio ripete, dicendo esattamente ciò che ha detto poco prima;
magari con un tono di voce più alto. Caio continua a non capire e
a chiede a Tizio di ripetere nuovamente... Questo ciclo continua
finché Tizio non dice a Caio: «Ma allora proprio non capisci; sei
un tonto!».
Vuoi sapere qual è la verità? Caio non è affatto tonto; è Tizio a
sbagliare! La pessima qualità della loro comunicazione è data
proprio dal fatto che Tizio non riesce a farsi capire! Sì, perché é
Tizio ad avere la respons-abilità di farsi comprendere, e non il
contrario. In parole povere, chi vuole trasmettere il messaggio
deve trovare il modo di farsi capire. Qual è stato l’errore di Tizio
dopo che Caio gli ha detto di non aver capito? È stato quello di
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aver ripetuto il concetto esattamente nello stesso modo.
Cosa avrebbe dovuto fare, invece? Avrebbe dovuto cambiare il
modo di trasmettere, dopo essersi informato di cosa
precisamente non aveva capito Caio. Una volta acquisite le
necessarie informazioni avrebbe dovuto riformulare il suo
messaggio in maniera diversa, adattandosi al linguaggio, o
comunque, al modello del mondo di Caio.
Un vecchio detto afferma che se fai le cose che hai sempre fatto
otterrai i risultati che hai sempre ottenuto. Ecco, allora: è questo
il valore della flessibilità che ho indicato tra le risorse dei
comunicatori straordinari, che illustro nel corso “Comunicatori
straordinari!®”, e che racchiude l’essenza del prossimo segreto.
SEGRETO n. 17: se non riesci a farti capire cambia il modo
di trasmettere.
Se hai la convinzione che essere flessibile è una dote, una risorsa,
un asso nella manica, allora il tuo inconscio ti guiderà verso
soluzioni sempre più creative ed efficaci.
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Non esiste resistenza, ma solo mancanza di flessibilità
È chiaro che se hai compreso il concetto appena espresso, questa
regola ti appare come una logica conseguenza di esso. Ripeto che
l’onere di elevare la qualità della comunicazione grava sul
trasmittente e non sul ricevente. Beninteso, nella comunicazione i
ruoli di trasmittente e ricevente si invertono continuamente, per
cui anche chi riceve un messaggio e vuole trasmetterne un altro ha
l’onere, a sua volta, di farsi capire.
La resistenza è segno di mancanza di rapport
Il concetto di rapport lo approfondiremo più avanti. Qui ti basti
sapere che rapport è sinonimo di sintonia, per cui diventa chiaro
che in assenza di sintonia dilaga la resistenza, l’incomprensione, il
dubbio e tutti quei fattori che spezzano i legami tra individui.
Dunque, nella nostra comunicazione (efficace) dobbiamo andare a
cercare ciò che ci unisce, ci accomuna e ci sintonizza con l’altro,
e iniziare da lì. La resistenza è per noi un segnale che ci
suggerisce, ancora una volta, di essere flessibili e cercare un
modo diverso per entrare in sintonia.
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Non esistono fallimenti ma solo feedback
Un altro atteggiamento limitante è quello di generalizzare un
risultato deludente etichettandolo come un fallimento. Niente di
più sbagliato! Analizziamo la sensazione di delusione. Essa
deriva dalla percezione delle reazioni del pubblico, e quindi dal
feedback. Ma il feedback, come abbiamo appena visto, non è altro
che una preziosa informazione che ci indica se dobbiamo
continuare a seguire quella rotta o se dobbiamo virare
leggermente; oppure, cambiarla completamente.
Questo è il reale valore del feedback e in questo modo va trattato.
Da esso capiamo se c’è sintonia, rapport. È qualcosa che va tenuto
costantemente sotto controllo, perché estremamente variabile.
Ecco perché non va mai generalizzato. Se capisci che qualcosa
non è andato come volevi, analizzando il feedback otterrai le
necessarie indicazioni per capire cosa e in che modo variare la tua
comunicazione la volta successiva (o immediatamente).
Insomma, mai ancorare uno stato d’animo negativo al feedback,
perché non è quella la verità. Usa le reazioni del pubblico come
uno specchio sul quale osservare quali parti della tua
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comunicazione puoi modificare in relazione ai risultati che
desideri ottenere.
Tutte le risorse sono già dentro di te
Questa sì che è una convinzione super! Nella tua vita hai fatto
cose buone e raggiunto risultati a prescindere dalle tecniche che
stai imparando adesso. Questo vuol dire che hai raggiunto
l’obiettivo attraverso una forza che era già in tuo possesso. Tutto
ciò che hai fatto per ottenere quello che hai ottenuto non è stato
altro che convogliare, in qualche modo, questa energia,
dall’interno, verso l’obiettivo. A sua volta, questa energia è stata
la somma delle convinzioni del momento, delle circostanze e dei
comportamenti conseguenti che hanno portato al raggiungimento
della meta desiderata.
Non è stato il caso a farti ottenere il successo: sei stato tu, anche
se non lo sai o non ci credi (ancora). E allora, non cercare le
risorse all’esterno perché il comunicatore straordinario è già
dentro di te! A conclusione di questo paragrafo ti ricordo
nuovamente che queste convinzioni non debbono essere
semplicemente imparate a memoria, ma assimilate, assunte,
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visualizzate e applicate costantemente nella vita quotidiana,
utilizzando lo schema a cinque fasi che ti ho illustrato poco fa.
Puoi decidere di occuparti della strutturazione e assunzione di una
convinzione alla volta, programmando i giorni in cui lo farai. È
opportuno che, per ciascuna, tu vada a cercare degli esempi nella
tua vita o in esperienze altrui, per poterle visualizzare e trovare
delle conferme.
Le regole esposte non si riferiscono solo al public speaking, ma
all’universalità dei rapporti umani, per cui diventa facile trovare
situazioni in cui applicarle. Ricordati, infine, di visualizzare e di
associare piacere alle immagini; solo così i concetti potranno
essere assimilati e andare a far parte realmente delle tue
convinzioni.
SEGRETO n. 18: assumi convinzioni potenzianti:
1. ciascuno ha il suo modello del mondo;
2. la qualità della comunicazione è nella risposta che ottieni;
3. non esiste resistenza ma solo mancanza di flessibilità;
4. la resistenza è segno di mancanza di rapport;
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5. non esistono fallimenti ma solo feedback;
6. tutte le risorse sono già dentro di te.
Per rendere più facile questo processo di interiorizzazione puoi
utilizzare un meccanismo che in PNL viene denominato “ancora”.
Come “ancorare” stati d’animo produttivi
Avrai sicuramente sentito parlare di Ivan Pavlov, lo scienziato
russo che ha scoperto il cosiddetto “riflesso condizionato”. In
sintesi, nei suoi esperimenti con i cani, egli faceva seguire alla
presentazione del cibo un suono. Ripetendo costantemente questa
procedura accadde che i cani cominciassero a salivare al solo
ascolto del suono. Si era, quindi, creata deliberatamente una
connessione tra un dato comportamento e uno stimolo uditivo. La
connessione tra un comportamento e uno stimolo fisico, visivo o
uditivo in PNL viene definita ancora.
Fai quest’esperimento. Immagina il tuo cibo preferito: è lì,
davanti a te, nel piatto. Riconoscine i colori, sentine il profumo e
pregustane il sapore; stai per mangiarlo, forse senti già lo stomaco
che brontola.
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Ora, quando senti che questa sensazione e questa voglia di
mangiarlo sono quasi al culmine, con quell’immagine davanti agli
occhi, premi fortemente il pollice della mano destra contro
l’indice (questa è l’ancora). Dopo qualche istante rilasciali e fai
qualcos’altro.
Ora uniscili di nuovo e, automaticamente, dovresti avvertire la
sensazione associata all’immagine del tuo piatto preferito. Se non
è così ripeti l’esercizio assicurandoti di far scattare l’ancora
quando la tua sensazione è quasi al culmine.
Stimolo
momento in cui innescare l’ancora
sogliamassimadello stimolo
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Bene, hai capito che hai una “bomba” tra le mani! Certo, perché
puoi applicare le ancore a tutto ciò che vuoi per rivivere una data
sensazione. E allora, perché non approfittarne con le sensazioni
che ti possono derivare dalle convinzioni potenzianti? Prendile
una a una e costruisci delle ancore in modo tale da farle tornare a
comando, cosicché tu possa avere una sorta di “pannello di
controllo” delle tue sensazioni. Bello, vero? Che aspetti? Fallo
subito! Esercitati perché è del tuo successo che stiamo parlando!
SEGRETO n. 19: ancora le sensazioni positive che derivano
dalle tue convinzioni potenzianti.
Le regole per gestire il tuo stato psico-fisico
Abbiamo detto, all’inizio, che per poter comunicare con sicurezza
ed efficacia è necessario curare due aspetti fondamentali e
intimamente connessi all’interno del processo comunicativo: la
gestione del proprio stato interno (fisico e psichico) e la
comunicazione delle informazioni verso l’esterno.
Questi due momenti sono inscindibili e vanno analizzati
approfonditamente partendo dalla gestione dello stato interno,
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perché quello che hai dentro inevitabilmente esce fuori; ecco
perché il nostro viaggio è partito da dentro. La corretta gestione
dello stato interno ti permette di attingere alla gran parte del tuo
potenziale personale, e può farti raggiungere i risultati desiderati
secondo lo schema seguente:
STATOSTATO
RISULTATI
FISIOLOGIARAPPRESENTAZIONI
INTERNE
COMPORTAMENTO
Tieni a mente le regole seguenti e fermati a pensare alla fine di
ogni frase, cercando esempi nella vita quotidiana; ti aiuterà a
comprendere più velocemente il processo.
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I risultati che ottieni dipendono dal tuo comportamento
Fin qui nulla di nuovo; i tuoi risultati dipendono dalle azioni che
poni in essere. Ciò vuol dire che, qualunque obiettivo tu abbia,
per raggiungerlo devi tradurlo in azioni precise, dirette allo scopo
che ti sei prefissato. A questo punto le azioni che poni in essere
(comportamento) diventano fondamentali, perché possono essere
funzionali o disfunzionali rispetto al tuo scopo. Inoltre, è anche
possibile che tu non riesca, nonostante la buona volontà, ad
assumere un determinato comportamento: per cui è necessario
capire che cosa influisce sulle tue azioni, cosa le comanda.
Il tuo comportamento dipende dallo stato in cui ti trovi
(fisiologia) e dalle tue rappresentazioni interne
(visualizzazioni)
Ti sarà capitato di dover eseguire un lavoro in un momento in cui,
ad esempio, stavi poco bene. È naturale che quando ti senti
fisicamente a terra anche il tuo comportamento ne risenta, così
come accade ogni volta che la tua mente è carica di pensieri
negativi, quando hai paura, sei in ansia, ti senti perdente e così
via.
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Che cosa accade in questi momenti? Se potessi filmarti noteresti
che la tua postura è dimessa: le spalle sono curve e la testa è
rivolta in basso; nel complesso, sei in una posizione di totale
chiusura verso l’esterno e metti il “muso”. Nella tua testa proietti
immagini disastrose di te stesso che fallisce; hai una vocina
interna che ti ripete quanto non vali nulla o cose del genere. Come
potresti, in questo stato, portare a termine con profitto il tuo
lavoro? Credo sarebbe molto difficile.
Pensa invece a quando ti senti bene; a quando hai la situazione in
pugno. La tua postura è eretta, le spalle larghe; sei aperto verso
l’esterno e hai un sorriso a trentadue denti! In testa proietti
immagini fantastiche di te stesso: hai la situazione in pugno, sei
sicuro di te e, qualunque cosa accada... “sarà un successo”!
È chiaro che in questo stato riusciresti a ribaltare qualunque
situazione in un successo, e porteresti a termine il tuo lavoro a
una velocità impressionante. Dunque, se sei nello stato giusto
puoi ottenere ciò che hai stabilito o, comunque, rendere
massima la probabilità di ottenerlo.
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SEGRETO n. 20: le regole per gestire il tuo stato psico-fisico:
1. i risultati che ottieni dipendono dal tuo comportamento;
2. il tuo comportamento dipende dallo stato in cui ti trovi
(fisiologia) e dalle tue rappresentazioni interne
(visualizzazioni);
3. se sei nello stato giusto puoi ottenere ciò che hai stabilito o,
comunque, rendere massima la probabilità di ottenerlo.
Ricapitolando, ciò che determina, in larga misura, i tuoi risultati è
il modo in cui ti senti, che a sua volta è determinato dalla tua
fisiologia e da ciò che hai nella mente. A questo punto,
solitamente, le persone mi chiedono: «Come posso modificare ciò
che ho nella mente?»; oppure: «Come posso modificare il mio
stato fisico?»
A queste domande possiamo dare tre risposte. La prima puoi
ritrovarla nel paragrafo precedente dedicato alle convinzioni. Ciò
che hai nella mente e che visualizzi sono le immagini evocate
dalle tue convinzioni, e ora sai che esistono cinque passi per
eliminarle e sostituirle. Le altre risposte sono: “cambia la tua
fisiologia”; oppure: “cambia le tue visualizzazioni”. Per fisiologia
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si intende la posizione del tuo corpo, statica o dinamica, e tutte le
funzioni ad esso associate, come, ad esempio, la respirazione.
Insomma, il modo in cui ti senti può modificare la tua
fisiologia, ma anche la tua fisiologia può modificare il modo in
cui ti senti. E questa è una grande notizia, perché se è vero che
risulta difficile, a volte, cambiare i propri pensieri, al contrario è
molto semplice cambiare la propria postura, la quale, a sua volta,
influenzerà i pensieri. È una prova che corpo e mente formano
una cosa sola.
Per renderti conto dell’efficacia di questo assunto voglio che tu
svolga un esercizio. Pensa a qualcosa che ti faccia deprimere.
Richiama alla mente un pensiero di quelli che ti rovinano la
giornata! Se ci riesci, nota che tipo di postura hai assunto.
Probabilmente sei curvo e dimesso; la testa e lo sguardo puntano
verso il basso e intanto pensi: «Perché proprio a me?»
Se senti di dovermi maledire per questo esercizio vuol dire che sei
depresso al punto giusto!! Non preoccuparti, perché questo stato ti
durerà ancora per poco. Adesso fai come ti dico. Scrolla
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vigorosamente tutto il corpo, come fanno i cani quando sono
bagnati. Immagina che tutti i pensieri cadano per terra a seguito di
questo movimento liberatorio. Se ti va fai anche qualche salto.
Dovresti già sentirti meglio, ma non finisce qui.
Ora mettiti in piedi; eretto; con le gambe leggermente divaricate.
Comincia a contrarre i muscoli delle gambe a partire dal basso
verso l’alto. Quindi, continua con il fondoschiena, i fianchi, gli
addominali, il petto, le braccia e l’intera schiena fino al collo.
Punta la testa verso l’alto e ruota gli occhi verso il soffitto; mentre
lo fai sfodera un sorriso in modo da mostrare i denti e ripetiti
continuamente: «E vai!!»; «Sììì!» Bene, ora, rimanendo in questa
posizione, prova a sentirti depresso!
Non ci riesci, vero? Fortunatamente, questo accade perché il
nostro cervello funziona in modo differente. Se, infatti, ti senti
depresso mentalmente, ma il tuo corpo non è congruente con
questi pensieri (anzi, invia messaggi opposti), la depressione non
riuscirà a prevalere.
Riassumendo, per una buona comunicazione devi sgombrare la
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mente da visualizzazioni depotenzianti o, addirittura, catastrofiche
come: «Non ricordo quello che devo dire...», e riempire il cervello
di visualizzazioni potenzianti, prendendo spunto dalle convinzioni
che ti ho illustrato nel capitolo precedente.
Devi, altresì, assumere una posizione del corpo (e dei movimenti)
tale da creare uno stato di sicurezza e potenza, sincronizzando il
respiro su quello stato. Facendo le due cose contemporaneamente
invierai al cervello un messaggio congruente di sicurezza e
controllo.
Vediamo, adesso, cosa devi fare quando devi parlare in pubblico.
In questa situazione è molto utile assumere quello che viene
definito lo stato del trainer. Detto per inciso, questo stato
fisiologico è utilissimo per poter superare la paura di parlare. La
postura assunta, infatti, permette un controllo sul corpo e
favorisce il rilassamento.
Guarda la figura seguente.
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Immagina di avere un corpo costituito da tanti cilindri bucati al
centro e uniti insieme da una corda che scorre attraverso essi. Se
la corda è lenta tutto il corpo si affloscia per terra, come quello di
una marionetta. Se, invece, è tirata dall’alto, tutta la figura si erge
e i buchi in mezzo lasciano liberi i cilindri di assestarsi in maniera
naturale.
Ed è proprio così che devi sentirti. Devi immaginare di essere
tirato verso l’alto da questa corda che ti scorre dentro e ti sorregge
completamente, trovando naturalmente il tuo baricentro e
lasciandoti libero nei movimenti. Le mani si rilassano verso il
basso, pendendo lungo il corpo. Prova, adesso, ad assumere
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questo stato e percepisci la sensazione che ti provoca. Fallo
spesso, anche se non devi parlare in pubblico. È una postura che
genera naturalmente uno stato di calma ed equilibrio.
Come utilizzare il respiro e la tensione muscolare
Una volta assunta la giusta posizione puoi completare il
raggiungimento dello stato ottimale attraverso alcuni esercizi di
respirazione abbinati a visualizzazioni guidate. Questa pratica è
mirata sia a liberare energia sia ad avere una maggior
consapevolezza delle tue risorse interiori. Un buon esercizio di
respirazione è il seguente; prima leggilo e poi eseguilo:
1. chiudi gli occhi;
2. inspira profondamente contando mentalmente fino a due;
visualizzando l’aria che entra dalle narici, come una fonte di
energia pura;
3. trattieni il respiro contando fino a otto e, mentre lo fai,
immagina quell’energia che si propaga attraverso tutto il tuo
corpo e lo rafforza;
4. espira con il naso o con la bocca contando fino a quattro,
immaginando di eliminare dal corpo tutte le tossine e le tue
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ansie;
5. ripeti questo ciclo almeno cinque volte.
Un altro esercizio, utilissimo nel public speaking per confermare
la consapevolezza delle proprie potenzialità e per acquisire
sicurezza, è quello che segue:
1. rimanendo in piedi, nella posizione del trainer, respira
lentamente e percepisci l’aria che entra ed esce dalle tue
narici;
2. osserva un punto nella parete di fronte a te, poi chiudi gli
occhi;
3. concentrati su quel punto e, sempre a occhi chiusi, cerca di
ricostruire tutta la parete, includendo nella visualizzazione tutti
i particolari, i colori, gli oggetti, le persone e tutto quello che ti
viene in mente;
4. allarga ora il tuo sguardo interno anche alle pareti laterali e
ricostruiscile con tutti i particolari, così come hai appena fatto;
5. cerca ora, con lo stesso metodo, di spostare il tuo occhio
interno a tutto ciò che c’è dietro di te;
6. immagina adesso di uscire dal corpo, di sollevarti e di
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guardare dall’alto la stanza dove ti trovi; osserva attentamente
tutto quello che c’è dentro;
7. sei consapevole e padrone di tutto quello che stai guardando e
la tua energia penetra ogni singolo oggetto in quella stanza;
8. ora, lentamente, torna dentro al tuo corpo e percepisci la
presenza di ogni particolare dentro di te, che è in tuo potere, e
mentre lo fai, gratificati;
9. Con quell’immagine e sensazione, mentre respiri
regolarmente, lentamente, apri gli occhi.
Ed ecco un ultimo esercizio, ottimo per scacciare l’ansia in pochi
secondi; utile da usare quando ne hai una reale emergenza:
1. contrai i muscoli del collo e poi, a seguire, quelli delle spalle,
delle braccia, dell’addome, delle natiche, delle cosce, dei
polpacci e, infine, dei piedi;
2. rimani contratto e riversa questa sensazione sulla tua pancia;
3. immagina ora di far fluire tutta l’ansia al centro della tua
pancia e, da lì, all’interno di una sfera di energia, che è tanto
più compressa quanto più è profonda la tua ansia;
4. ora, all’interno della sfera, che si trova al centro della tua
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pancia, è contenuta tutta la tua ansia e tutti i tuoi pensieri
negativi;
5. immagina di utilizzare l’energia dei muscoli contratti per
rilasciarla tutta in una volta e far balzare via quella sfera a
velocità supersonica;
6. conta: tre, due, uno e poi urla con tutta la tua energia
«Viaaa!!», immaginando che la sfera parta a tutta velocità e si
perda nell’universo portando via con sé tutta l’ansia;
7. assapora la sensazione di leggera debolezza che provi dopo
aver contratto e rilasciato i muscoli;
SEGRETO n. 21: sfrutta il respiro e la tensione muscolare per
confermare la tua consapevolezza, acquisire sicurezza,
liberarti dell’ansia e raggiungere, così, lo stato ottimale.
Bene, ora sai come trovare le risorse che ti permettono di
raggiungere uno stato fisico ottimale e hai appreso le strategie per
installare dentro di te convinzioni utili e produttive.
A questo punto, prima di continuare nella lettura, devo farti una
raccomandazione importante. Se vuoi veramente diventare un
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comunicatore straordinario devi assolutamente assimilare queste
prime tre risorse, di cui abbiamo parlato fino a questo punto. In
altre parole, devi essere sicuro di essere tu a decidere di
controllare e gestire i tuoi obiettivi, i tuoi comportamenti, le tue
convinzioni e il tuo stato.
Ti consiglio, quindi, di rileggere e ripetere gli esercizi fino a
quando non sarai sicuro di aver installato le nuove convinzioni
potenzianti dentro di te; finché non sarai capace di cambiare a
comando il tuo stato. Solo in questo caso sarai in grado di
attingere al massimo del tuo potenziale. Appena avrai acquisito
questa consapevolezza non dovrai fare altro che girare pagina e
vedere cosa succede... fuori!
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RIEPILOGO DEL GIORNO 3:
SEGRETO n. 14: ciò che credi influenza il tuo comportamento
a prescindere dalle tue effettive capacità.
SEGRETO n. 15: i cinque passi per eliminare una convinzione
limitante, sostituendola con una convinzione potenziante, sono
i seguenti:
1° passo: individua una convinzione limitante;
2° passo: pensa alle conseguenze negative che ti provoca
questa convinzione e insinua il dubbio;
3° passo: trova una nuova convinzione potenziante da
sostituire a quella limitante;
4° passo: associa piacere alla nuova convinzione;
5° passo: visualizza!
SEGRETO n. 16: arricchisciti più che puoi dei modelli del
mondo che ti circondano, perché ti daranno nuovi spunti,
nuove motivazioni, nuove possibilità di scelta, e ti renderanno
sempre più completo.
SEGRETO n. 17: se non riesci a farti capire cambia il modo di
trasmettere.
SEGRETO n. 18: assumi convinzioni potenzianti:
1. ciascuno ha il suo modello del mondo;
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2. la qualità della comunicazione è nella risposta che ottieni;
3. non esiste resistenza ma solo mancanza di flessibilità;
4. la resistenza è segno di mancanza di rapport;
5. non esistono fallimenti ma solo feedback;
6. tutte le risorse sono già dentro di te.
SEGRETO n. 19: ancora le sensazioni positive che derivano
dalle tue convinzioni potenzianti.
SEGRETO n. 20: le regole per gestire il tuo stato psico-fisico:
1. i risultati che ottieni dipendono dal tuo comportamento;
2. il tuo comportamento dipende dallo stato in cui ti trovi
(fisiologia) e dalle tue rappresentazioni interne
(visualizzazioni);
3. se sei nello stato giusto puoi ottenere ciò che hai stabilito o,
comunque, rendere massima la probabilità di ottenerlo.
SEGRETO n. 21: sfrutta il respiro e la tensione muscolare per
confermare la tua consapevolezza, acquisire sicurezza,
liberarti dell’ansia e raggiungere, così, lo stato ottimale.
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PARTE SECONDA
FUORI
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GIORNO 4:
Come conquistare il palco
Come acquisire padronanza dell’ambiente
Siamo a circa metà del viaggio. Se ripensi al tuo percorso, ti
accorgi che sei partito dalla parte più profonda di te e hai
conosciuto alcuni aspetti della tua personalità che, probabilmente,
per diverse ragioni, avevi tralasciato. Ti accorgerai anche che
davanti a te si apriranno improvvisamente nuove strade perché,
liberando quelle parti nascoste, liberi energia e, di conseguenza, il
tuo comportamento si arricchisce di nuove possibilità di scelta.
Ora sei pronto per indirizzare quest’energia verso l’esterno. Hai
finalmente le risorse che ti permetteranno di salire sul tuo palco
e... conquistarlo!
“Conquistare il palco” vuol dire diventarne il padrone, conoscerlo
nei dettagli per essere in grado di utilizzarlo efficacemente.
Conquistare il palco (inteso come qualunque luogo in cui
comunichi) diventa anche una necessità quando, ad esempio, devi
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108
utilizzare una sala per fare formazione; infatti quella stanza
diventerà per qualche giorno il rifugio del gruppo e, in esso, i
partecipanti dovranno sentirsi il più possibile a casa loro. Il
pubblico che viene ad ascoltarti deve percepirti come il padrone
di casa e questa sensazione la trasmetterai solamente se di quella
casa hai la perfetta conoscenza. Recati, dunque, se è possibile,
qualche giorno prima nella sala dove dovrai parlare, per
conoscerla e controllare ogni oggetto presente in essa e le sue
caratteristiche. Ecco i consigli:
Familiarizza con la stanza. Cammina tra le sedie, lungo i
corridoi, simula i movimenti che faresti in presenza del pubblico.
Osservane i colori, le forme, gli spazi. Fai come se fosse una
stanza di casa tua o del tuo studio privato.
Controlla interruttori, finestre ecc. Immagina di dover spegnere
le luci, ad esempio per proiettare un filmato, e di renderti conto di
non sapere dove sono gli interruttori, le prese di corrente, dove si
chiudono le tende e così via. Quanto tempo perderesti? Quanto
calerebbe l’attenzione del pubblico? Controlla, dunque, tutti gli
interruttori, le tende e ciò che potrebbe essere utilizzato o
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modificato durante l’intervento.
Controlla gli strumenti tecnici. Funziona tutto? C’è il
microfono? Il filo è troppo corto? C’è un tecnico all’occorrenza?
Valuta anche l’opportunità di avere nella tua valigetta eventuali
prolunghe, ciabatte, prese multiple e via dicendo, poiché non è
escluso che debba essere tu stesso il tecnico! (A proposito, questo
è un esempio di flessibilità).
Elimina oggetti che distraggono. Ammettiamo che dietro di te ci
sia un quadro raffigurante un nudo... Chi pensi che guarderà con
maggior attenzione il pubblico: te o il quadro? Ricordati che il
protagonista sei tu.
Ordina gli appunti e il materiale. Tutto deve essere ordinato e
disposto in sequenza sulla scrivania esattamente nell’ordine in cui
va consultato o presentato, per non rischiare imbarazzanti vuoti
per la ricerca. Tra gli oggetti è bene includere un orologio per
controllare i tuoi tempi. Se ti è possibile, puoi lasciare il materiale
già disposto nella sala il giorno prima, in modo da non dovertelo
caricare nuovamente.
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Fornisci le informazioni di servizio. È necessario acquisire
notizie sull’ubicazione dei servizi; informarsi dove sono i bagni,
se c’è un bar, un ristorante. Sì, perché specialmente quando si fa
formazione, sono cose che il pubblico si chiede e tu devi essere in
grado di rispondere per non lasciare i partecipanti con il dubbio
durante il tuo intervento. Spesso le persone si perdono il meglio di
un discorso perché il loro inconscio si chiede continuamente dove
è il bagno o dove andare a mangiare! Ti consiglio anche di
predisporre un tavolino in fondo alla sala con bottiglie d’acqua e
bicchieri.
Conosci il pubblico. Acquisire in precedenza notizie su di esso è
fondamentale, perché puoi programmare e prevedere alcuni
momenti particolari o adattare una parte dell’intervento alle
caratteristiche che hai rilevato. Ammettiamo che tu debba parlare
a un gruppo di dipendenti pubblici; è buona regola acquisire
notizie sulla loro amministrazione di appartenenza; sui loro
vertici; sulla loro organizzazione; su eventuali problemi e così
via. In alternativa, se possibile, intrattieniti con essi per qualche
secondo, man mano che entrano nell’aula.
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SEGRETO n. 22: per acquisire padronanza dell’ambiente:
1. familiarizza con la stanza;
2. controlla interruttori, finestre ecc.;
3. controlla gli strumenti tecnici;
4. elimina oggetti che distraggono;
5. ordina gli appunti e il materiale;
6. fornisci le informazioni di servizio;
7. conosci il pubblico.
E adesso vediamo con chi abbiamo a che fare nella nostra
comunicazione!
Come interagire con il gruppo
Qualunque sia la situazione in cui devi parlare, vi sono alcune
regole universali che riguardano il pubblico inteso come gruppo.
Mi piace pensare al gruppo come a una massa multiforme, una
specie di blob che si trasforma continuamente e che io ho il
compito di tenere a bada per tutto l’intervento, evitando che si
incanali o disperda in traiettorie imprevedibili. Le caratteristiche
principali del gruppo sono:
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Emotività eccessiva e instabile. Qualsiasi sentimento o
emozione provi una persona, all’interno del gruppo viene
amplificata e trasmessa con velocità e intensità impensabili. Un
mio amico commercialista, che nella vita e nel lavoro è sempre
calmo, pacato e calcolatore, un giorno mi chiese di
accompagnarlo a una partita di calcio di serie C a cui teneva
molto.
Ebbene, ti dico solo che dopo circa venti minuti era diventato
irriconoscibile: completamente invasato, urlava, faceva i cori e si
dimenava sulle gradinate peggio di come avrebbe fatto un ultrà!
Si comportava esattamente come la maggior parte dei tifosi
presenti. E ti confesso che anch’io stavo per farmi prendere da
quell’entusiasmo appassionato ed eccessivo, nonostante non sia
un tifoso di calcio.
All’interno del gruppo le persone perdono in parte il controllo e si
lasciano trasportare dalla maggioranza. Il gruppo protegge i suoi
appartenenti e così capita che persone di carattere apparentemente
pacifico e remissivo, all’interno di esso, si lascino andare a sfoghi
e comportamenti non immaginabili in situazioni normali. Nelle
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prossime pagine imparerai a contenere e controllare questa
instabilità.
Attenzione vacillante. Nel gruppo ci si distrae facilmente. Pensa
per un attimo a quando eri a scuola: quanta attenzione prestavi al
professore e alla sua materia? Quanta, invece, alla tua
compagna/o di banco? In una situazione di gruppo, a prescindere
dall’età, si tende a ritornare bambini, irrazionali e giocherelloni;
ecco perché, spesso, alcuni concetti vengono meglio assorbiti se,
ad esempio, inoculati sotto forma di gioco. Inoltre, devi tenere
presente che la soglia di attenzione si abbassa naturalmente già
dopo circa quindici minuti di ascolto continuo.
Bisogno di semplicità. La semplicità previene gli sbalzi emotivi
ed evita che le persone vadano in trance. Abbiamo appena detto
che la soglia di attenzione di qualsiasi persona, specie nel caso di
interventi lunghi, è molto bassa. È bene, allora, che tu fornisca
concetti brevi e formulati in maniera semplice. Ricorda che solo il
7 per cento del linguaggio verbale viene effettivamente percepito,
e che le persone assimilano fino a una soglia di 7+/–2 concetti alla
volta. Quindi, quando devi fornire informazioni altamente
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complesse è necessario che tu le divida in piccoli blocchi e le
esponga prevedendo delle pause adeguate. Il tutto, naturalmente,
deve essere calibrato sul tipo di pubblico presente e sulle sue
caratteristiche specifiche.
Il pubblico pensa a se stesso. Questo concetto può sembrare
molto crudo, ma per te è una preziosa informazione. Voglio dire
che non devi mai cercare nel pubblico complicità gratuita o pietà.
In molti casi è già tanto se sta lì ad ascoltarti. Spesso ha pagato,
quindi pretende molto da te e non vuole essere deluso. Non si
tratta di cattiveria ma di legittime aspettative. La tua abilità nel
conquistarlo deriva dal fatto di essere emotivamente indipendente
da esso e, quindi, libero di agire secondo gli obiettivi che hai
deciso, attraverso le strategie e le tecniche che stai imparando.
Il pubblico ricorda maggiormente:
le cose dette all’inizio;
le cose dette alla fine;
le cose ripetute;
le cose fuori dagli schemi (strane, bizzarre, esagerate,
sorprendenti, emotivamente coinvolgenti).
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Questo è un dato tecnico utilissimo che non ha bisogno di
ulteriori spiegazioni e ti fornisce un’informazione precisa su come
programmare i concetti che ritieni più utile far ricordare.
SEGRETO n. 23: le caratteristiche del gruppo sono:
1. emotività eccessiva e instabile;
2. attenzione vacillante;
3. bisogno di semplicità;
4. il pubblico pensa a se stesso;
5. il pubblico ricorda maggiormente le cose dette all’inizio; le
cose dette alla fine; le cose ripetute; le cose fuori dagli schemi
(strane, bizzarre, esagerate, sorprendenti, emotivamente
coinvolgenti ecc.).
E adesso che sai com’è fatto il pubblico, vediamo (finalmente!)
come affrontarlo.
Come affrontare il pubblico
Qualunque sia il tipo di presentazione, esistono sempre tre
momenti essenziali e imprescindibili: l’inizio, la parte centrale e il
finale. Si tratta di tre fasi con specifiche peculiarità che trovo più
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utile ridefinire con le azioni che vanno ad esse associate, ovvero:
SORPRENDERE - INTERESSARE - SCOLPIRE.
Da questi tre verbi dovresti aver già intuito come potrebbe essere
la sequenza del tuo discorso. Ricordi la Time-line che ti ho
mostrato nella sezione dedicata alla struttura del discorso?
Ebbene, i primissimi minuti devono essere dedicati alla
costruzione del tuo ingresso; saranno il tuo “biglietto da visita”.
Se vuoi comunicare emozionando sappi che la prima emozione da
trasmettere è la sorpresa.
L’inizio è un momento fondamentale nel quale il pubblico si
forma la prima impressione di te. Conosci il detto: «non avrai mai
una seconda occasione per fare una buona prima impressione»?
La logica ti suggerisce che è vero e, ti posso assicurare,
l’esperienza anche. Vediamo, allora, passo passo, cosa devi fare
per iniziare il tuo intervento con successo.
Come comportarsi nei primi cinque minuti
Ammettiamo che tu debba parlare di fronte a una platea di 500
persone, che è una delle situazioni che fanno più paura. Se ne hai
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avuto la possibilità, sei già andato a vedere la sala e hai attuato,
per quanto possibile, i suggerimenti che ti ho fornito nel paragrafo
nel quale ti ho parlato di come “conquistare il palco”. Se non lo
hai fatto, cerca di ottenere qualche notizia, magari telefonando
all’organizzatore oppure recandoti sul posto qualche ora prima.
Entra in stato
Ora sei dietro le quinte e sul palco c’è il presentatore che sta per
annunciare il tuo ingresso. Comincia con una respirazione
potenziante e, se ti senti troppo ansioso, fai l’esercizio della sfera,
possibilmente in un posto appartato (anche per non farti prendere
per matto!). Conoscendo il posto, poi, hai la possibilità di
eseguire la visualizzazione riportata nell’esercizio delle pagine
precedenti, adatto per scacciare l’ansia in pochi secondi e da
utilizzare in situazioni d’emergenza; vedrai che ti sarà utilissima
per acquisire ulteriore padronanza.
Adesso, in uno stato di concentrazione, richiama le tue
convinzioni potenzianti attraverso le ancore che hai costruito
appositamente per esse. A questo punto ti risulterà facilissimo
entrare nello stato del trainer.
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L’ingresso
È il momento. Se c’è, il presentatore ti ha annunciato e ti lascia il
posto sul palco. Entra assumendo una posizione eretta, a petto in
fuori (senza esagerare), con un passo moderatamente lento; devi
essere a tuo agio. Metti in conto anche che non sempre il pubblico
ti accoglie con un applauso. Dipende sempre da chi hai di fronte.
Qualche volta il pubblico è in silenzio; altre volte è distratto e non
sa neanche che sei arrivato. Tutto questo non deve preoccuparti
minimamente perché nelle prossime pagine apprenderai come
determinare il corso degli eventi!
SORPRENDERE
Torniamo alla situazione ipotizzata. Sei davanti al pubblico e devi
cominciare a parlare. Ti dico subito cosa non devi fare:
Non scusarti. Se inizi richiamando l’attenzione sulla tua
impreparazione o incapacità (anche se non è vero; anche se lo fai
per modestia), il pubblico lo memorizzerà immediatamente e,
anche se dovessi poi essere brillante, quel ricordo affiorerebbe
comunque nelle menti dei partecipanti. Inoltre, potrebbe anche
essere presa come un’offesa: il pubblico potrebbe pensare che per
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te non era sufficientemente degno di un’adeguata preparazione.
Evita frasi standard. Ricadresti immediatamente in
un’atmosfera da comunità parrocchiale. Il tuo è un livello
superiore, professionale. Iniziando con frasi come: «Sono molto
contento di essere qui oggi» oppure: «Cercherò di essere breve»
riproporresti uno stereotipo che il pubblico conosce bene per
averlo già sentito mille volte; di conseguenza, non sorprenderesti;
non comunicheresti nulla di nuovo o di personale e non attireresti
l’attenzione del pubblico perché, ripeto, è solo una minestra
riscaldata.
Non tossire. Molti pensano di richiamare l’attenzione tossendo e
schiarendosi la voce davanti al microfono. Oltre che essere una
prassi improduttiva, a mio avviso è anche piuttosto fastidiosa. È
vero, infatti, che, a volte, così si riesce a richiamare l’attenzione,
tuttavia, quell’attenzione sarà ancorata a un rumore poco
piacevole e, quindi, disfunzionale per l’immagine dell’oratore.
Cosa fare, dunque? Se non hai preparato nulla di particolare,
ricorri alla semplicità. Puoi presentarti dicendo: «Buongiorno,
sono… (nome e cognome)», per poi, immediatamente…
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sorprendere!
A questo punto, che vuol dire esattamente “sorprendere”? Se ti
metti per un momento nei panni del pubblico, capisci che questo
si trova in una posizione di attesa, piatta, annoiata: è, in qualche
modo, in standby; per cui se cominci subito a parlare
dell’argomento oggetto del tuo intervento è difficile che ti ascolti
con attenzione. Sorprendere, quindi, vuol dire fargli cambiare
questo stato psico-fisico e dargli uno scossone per risvegliare i
sensi e l’attenzione. Devi rompere lo schema.
SEGRETO n. 24: all’inizio devi SORPRENDERE.
Il modo migliore è fargli fare qualcosa di fisico. La cosa più
semplice è chiedere un’alzata di mani. Ad esempio, puoi chiedere:
«Quanti di voi hanno già sentito parlare di… (il tuo argomento)?»
Mentre lo chiedi, alza tu stesso la mano e vedrai che ti
seguiranno; o, ancora: «Quanti, invece, non ne sanno
assolutamente nulla?» e così via. Puoi aggiungere anche una terza
domanda strategica che coinvolga un po’ tutti in maniera
simpatica, come: «Quanti di voi desiderano triplicare lo
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121
stipendio?»
Questo modo di fare è molto coinvolgente e ti permette anche di
acquisire informazioni preziose sul livello di conoscenza del
pubblico circa la tua materia o quello che vuoi tu. Alcuni
formatori fanno fare anche cose più bizzarre per uscire dagli
schemi, come alzarsi in piedi e stiracchiarsi oppure stringere la
mano al vicino; insomma, tutto dipende dal contesto e dalla tua
creatività. Ricordati poi che quando il pubblico fa quello che tu
gli suggerisci di fare percepisce inconsciamente che il capo sei
tu!
SEGRETO n. 25: quando il pubblico fa quello che tu gli
suggerisci di fare percepisce inconsciamente che il capo sei tu!
Se la situazione è più formale puoi anche catturare l’attenzione in
altri modi:
Racconta un episodio che colpisce. Tutti noi siamo sempre
ben disposti ad ascoltare qualcosa che stimola la nostra
immaginazione. Può trattarsi di un fatto personale o riferito a
qualcun altro; l’importante è che lo racconti in modo da
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creare un po’ di suspense. Non è neanche escluso che tu possa
inventare o modificare un episodio se proprio non ti viene in
mente nulla!
Fai una battuta spiritosa ma elegante. Alcuni sono soliti
raccontare barzellette o fare battute spiritose. Ritengo che la
barzelletta sia quasi sempre fuori luogo. Al contrario, una
battuta spiritosa ma elegante, inserita in un contesto
favorevole, è un buon espediente; anche perché stimolare il
buon umore risulta sempre vantaggioso.
Presenta dati importanti. Anche in questo caso l’obiettivo è
quello di stimolare l’interesse immediato, per cui si deve
trattare di dati importanti, magari inaspettati o, addirittura,
sconvolgenti. Se hai una slide puoi utilizzarla, ma non la
spiegare subito. Voglio dire che all’inizio l’attenzione deve
essere concentrata su di te, quindi lo spazio dedicato alla slide
deve durare poco e deve servire solo a cambiare lo stato del
pubblico. Il suo utilizzo effettivo può essere rimandato alla
fase centrale, di cui ci occuperemo dopo.
Prometti di rivelare qualcosa al termine. Qui puoi giocare
sulla natura umana, che è sempre curiosa; per cui, se riesci a
pungolare anche di poco l’inconscio del tuo pubblico, questo
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rimarrà sempre in sottile tensione e attesa finché non gli
rivelerai ciò che hai promesso. Questo espediente è utilissimo
anche per tenere desta l’attenzione durante tutto l’intervento.
Mostra o nascondi un oggetto. Spesso utilizzo questo trucco
in maniera teatrale, perché mostro un oggetto nascosto sotto
un drappo; comincio a parlarne per un paio di minuti e, solo
alla fine, lo mostro. Per il pubblico è una specie di giochetto a
indovinare. Ad esempio, parlando a dei venditori, potresti
tenere un prodotto nuovo nascosto sotto un drappo,
appoggiato sulla scrivania. Senza dire cos’è potresti iniziare a
illustrarne le caratteristiche innovative, per poi rivelarlo al
momento giusto tirando via il drappo con un gesto da
prestigiatore.
Tieni a mente che, anche in questo caso, deve trattarsi di uno,
due minuti al massimo perché l’obiettivo non è quello di fare
un quiz ma solo di stimolare l’attenzione del pubblico e
rompere gli schemi.
SEGRETO n. 26: puoi sorprendere anche in altri modi:
1. racconta un episodio che colpisce;
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2. fai una battuta spiritosa ma elegante;
3. presenta dati importanti;
4. prometti di rivelare qualcosa al termine;
5. mostra o nascondi un oggetto.
Catturato il pubblico, il passo successivo è quello di illustrargli
gli obiettivi e i vantaggi di assistere al tuo intervento e,
immediatamente dopo, di fornirgli le informazioni di servizio; in
questo modo appagherai le aspettative di tutti coloro che, come ti
ho accennato prima, pensano costantemente a salvaguardare il
loro pranzo, che vorrebbero sapere dove è il bagno o dove
possono andare a fumarsi una sigaretta.
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RIEPILOGO DEL GIORNO 4:
SEGRETO n. 22: per acquisire padronanza dell’ambiente:
1. familiarizza con la stanza;
2. controlla interruttori, finestre ecc.;
3. controlla gli strumenti tecnici;
4. elimina oggetti che distraggono;
5. ordina gli appunti e il materiale;
6. fornisci le informazioni di servizio;
7. conosci il pubblico.
SEGRETO n. 23: le caratteristiche del gruppo sono:
1. emotività eccessiva e instabile;
2. attenzione vacillante;
3. bisogno di semplicità;
4. il pubblico pensa a se stesso;
5. il pubblico ricorda maggiormente le cose dette all’inizio; le cose
dette alla fine; le cose ripetute; le cose fuori dagli schemi (strane,
bizzarre, esagerate, sorprendenti, emotivamente coinvolgenti
ecc.).
SEGRETO n. 24: all’inizio devi SORPRENDERE.
SEGRETO n. 25: quando il pubblico fa quello che tu gli
suggerisci di fare percepisce inconsciamente che il capo sei tu!
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SEGRETO n. 26: puoi sorprendere anche in altri modi:
1. racconta un episodio che colpisce;
2. fai una battuta spiritosa ma elegante;
3. presenta dati importanti;
4. prometti di rivelare qualcosa al termine;
5. mostra o nascondi un oggetto.
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GIORNO 5:
Come creare sintonia
con il pubblico
In che modo stabilire rapport attraverso l’uso della
calibrazione, del ricalco e della guida
Una volta ottenuta l’attenzione del tuo pubblico, lo devi
interessare. Per far questo, devi creare sintonia con esso e
mantenerla per tutta la durata del tuo intervento. Questa sintonia,
in PNL, viene chiamata “rapport” e deve sussistere
necessariamente prima di iniziare qualunque attività con un
gruppo. È quel filo che ti lega a ciascun partecipante e che non
deve essere mai reciso, né troppo allungato.
Quando c’è rapport, c’è armonia, equilibrio, comprensione,
serenità, parità, rispetto, intimità e libertà. Il rapport può essere
paragonato a una danza di coppia, dove l’uno segue i movimenti
dell’altro e viceversa ed entrambi si muovono in armonia e
sintonia, con il sorriso e senza sforzo.
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A proposito, hai mai fatto caso a quelle coppie che riescono a
danzare per ore e ore pur avendo i ballerini oltre settant’anni? Essi
non si stancano perché i loro movimenti sono basati, appunto, sul
rapport; esso crea una sorta di energia che li nutre entrambi e
conferisce loro forza ed equilibrio. Il modello del rapport prevede
tre momenti sequenziali e ciclici definiti calibrazione, ricalco e
guida.
La calibrazione è un’attenta osservazione dell’altro, effettuata
con tutti i sensi. È un atteggiamento di apertura totale a ricevere
informazioni da chi ti sta di fronte. Non si tratta semplicemente di
osservare una persona (o un gruppo) ma di percepire la realtà in
un modo che va oltre la semplice attenzione. Si tratta di far caso a
tutto ciò che riguarda il tuo interlocutore. Devi essere interessato
a quella persona. L’attenta calibrazione ti permetterà di acquisire
informazioni assolutamente impensabili.
Pensa, per esempio, a quello che succede nella fase
dell’innamoramento, oppure nei momenti in cui si assiste un
familiare. In questi casi, sembra che le nostre facoltà si
espandano. Si osservano attentamente tanti particolari di una
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129
persona ai quali, nella quotidianità, non si bada. Quando hai
l’obiettivo di conquistare una persona, infatti, diventi un vero e
proprio “radar” sensibilissimo, e cominci a fare caso a tutto, ma
proprio tutto ciò che riguarda la tua “preda”. Ad esempio, gli
abiti, il portamento, il profumo, la cura di sé, l’accento, il tono di
voce, la velocità, il respiro; ma anche il movimento degli occhi, la
postura, il colorito della pelle.
Insomma, tutta una serie di fattori di cui normalmente non ci si
rende neanche conto perché scattano inconsciamente. Fino a oggi,
magari, pensavi potessero essere prerogativa soltanto di Sherlock
Holmes!
Ebbene, ora rendili coscienti e comincia a farli entrare nel tuo
normale campo di osservazione. Ti assicuro che se da oggi decidi
di cominciare seriamente a calibrare, in pochissimo tempo
diventerai davvero come il noto investigatore; infatti la tua
sensibilità aumenterà in maniera esponenziale e sarai in grado di
percepire realtà e sensazioni sempre più allargate. Vedrai, udrai e
avvertirai ciò che gli altri ritengono impossibile. Ti consiglio, per
oggi, non appena avrai finito di leggere, di passare tutto il giorno
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130
a calibrare le persone che incontri, facendo anche caso ai
cambiamenti di sensibilità che avvengono dentro di te.
Il ricalco è la ripetizione del modello percepito. Se hai calibrato
adeguatamente, sei in grado di immedesimarti nel tuo
interlocutore a tal punto da riuscire a replicare in maniera
spontanea e naturale il suo schema comunicativo.
Il concetto che sta alla base del ricalco è che quando due (o più)
persone sono in rapport, tendono a uniformare anche il loro
comportamento (gesti, posture, espressioni del viso, ritmo della
respirazione, ma anche parole, espressioni e così via). Con il
ricalco puoi anticipare la sintonia che potrebbe nascere con il tuo
interlocutore, riproducendo deliberatamente il suo modo di
comunicare.
Il ricalco è la logica e naturale conseguenza della calibrazione.
Nel libro di Jerry Richardson, Introduzione alla PNL (Alessio
Roberti Editore), é descritta un’immagine del ricalco che adoro
riproporre. Si dice, in sostanza, che ricalcare significa: «...andare
incontro all’altra persona nel punto in cui lui o lei si trova,
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131
riflettendo quello che lui o lei sa o presuppone sia vero, o
accordarsi ad alcune parti dell’esperienza che lui o lei sta
vivendo». Il segreto, dunque, è trovare qualcosa che ci accomuna
all’altra persona ed evidenziarlo riproducendolo. Se ti trovi a una
festa, puoi notare come alcune persone che parlano in maniera
serena ed equilibrata abbiano la stessa postura, lo stesso ritmo, la
stessa espressione facciale e utilizzino termini verbali analoghi se
non, addirittura, uguali.
Essi, in qualche modo, vivono la stessa esperienza o, meglio,
vivono alcune parti dell’esperienza allo stesso modo. Se guardi,
invece, due persone che discutono, troverai che le loro posture, i
loro toni e le loro espressioni sono molto diverse. Tanto è vero
che spesso, delle persone che sono in disaccordo, si dice che siano
“due mondi differenti”.
Il ricalco è uno strumento potentissimo per entrare in rapport e il
suo corretto utilizzo ha delle regole, la prima delle quali,
imprescindibile, è di farlo precedere da una perfetta
calibrazione. Una volta che avrai calibrato, per ricalcare devi
rispettare un timing preciso. Mi spiego meglio. Se hai intenzione
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
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di ricalcare una persona, non puoi semplicemente avvicinarti e
metterti immediatamente nella sua stessa posizione, utilizzare le
stesse parole come fossi un pappagallo, perché se ne accorgerebbe
e si sentirebbe presa in giro.
Devi, invece, ricalcare ad arte, cominciando, innanzitutto, a
individuare il suo ritmo e adattarti al suo respiro. Nota il
movimento del petto mentre si alza e abbassa, oppure delle narici
mentre si aprono e chiudono per capire quando inspira ed espira,
perché quello sarà il suo ritmo. Avrai individuato il suo tempo
fisiologico che sarà scandito da una sorta di metronomo interno. E
così, il tuo primo passo sarà quello di sintonizzare il tuo tempo
alla velocità di quel metronomo.
Se tra un respiro e l’altro passa un secondo, respira anche tu ogni
secondo finché non avverti di esserti sintonizzato completamente
su quella frequenza.
Poi, focalizzati gradualmente sulla posizione dell’altra persona e
rispecchia la sua postura in maniera naturale. Fallo mentre stai
parlando tu, in modo che risulti più naturale. Dopo aver ascoltato
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
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attivamente, rispecchia e riproponi nel tuo linguaggio anche
alcuni termini chiave ed espressioni verbali da lei utilizzate, con il
medesimo tono di voce. Tutto questo deve essere eseguito con
estrema naturalezza, senza forzare né i tempi né i comportamenti.
È impressionante notare come, durante un ricalco ben eseguito, si
riesca, a volte, addirittura a intuire ciò che il proprio interlocutore
sta pensando! Anche in questo caso, il consiglio che ti do, non
appena avrai terminato di leggere, è quello di dedicarti al ricalco
per il resto della giornata. Dopodiché, praticalo per il resto della
tua vita!! Ti consiglio non solo di esercitarti direttamente, ma
anche di osservare le altre persone mentre comunicano tra loro e
notare i cambiamenti nei loro modi di rapportarsi e di parlare. Fai
caso a come si rispecchiano nei movimenti, nelle posture, nelle
espressioni facciali, nei toni, nei termini quando sono in accordo
tra loro e, viceversa, a come divergono quando sono in
disaccordo.
La guida completa il percorso dell’interazione tra i soggetti. Una
volta stabilito il rapport attraverso il ricalco, devi verificarlo
continuamente. Un buon modo per farlo è quello di guidare la
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
134
persona. In sostanza, devi provare a modificare leggermente il
tuo comportamento e verificare se anche chi ti sta di fronte si
comporta alla stesso modo, seguendoti. Devi, cioè, indurlo a un
comportamento diverso. Se la sintonia è solida, il tuo
interlocutore ti seguirà con estrema naturalezza. Se, invece, non ti
segue, riprendi a calibrarlo attentamente, poi a ricalcarne il
comportamento sino a quando non avrai stabilito il necessario
rapport. Infine, prova nuovamente a guidare. Lo schema è
riassunto nella figura sottostante
CALIBRA ERICALCA
GUIDA
SE LAPERSONAACCETTA
CONTINUAA GUIDARE
SE LA PERSONASI OPPONE
ALLA GUIDA
Quando padroneggerai anche la guida, ti renderai conto di avere
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
135
acquisito un’abilità così potente che ti sembrerà di avere
addirittura dei “superpoteri”!
SEGRETO n. 27: lo schema del rapport prevede:
calibrazione, ricalco e guida.
Vediamo, adesso, in quali altri modi è possibile raggiungere il
rapport. Si tratta di modelli diversi ma che, alla base,
presuppongono sempre una forma di ricalco.
Come sfruttare le domande inconsce del pubblico per creare
rapport
Un altro modo per instaurare il rapport, soprattutto se ti trovi di
fronte a un pubblico numeroso, è quello di rispondere
anticipatamente ad alcune domande che inconsciamente questo si
pone.
Tali domande sono:
1. cosa?
2. perché?
3. come?
4. e se?
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136
Da uno studio sugli stili di apprendimento (effettuato da Bernice
McCarthy) è emerso che le persone si dividono idealmente in
quattro gruppi:
alcune vogliono conoscere i fatti, il cosa («Cosa vuoi dire? Di
cosa si tratta esattamente? Chi è?»);
altre vogliono sapere, principalmente, le ragioni, il perché di
una cosa («Come mai dici questo? Perché si fa così? Perché c’è
questa conseguenza?»);
altre, ancora, vogliono conoscerne il funzionamento, il come
(«Come si ottiene questo risultato? Quante fasi prevedi? Come
intendi procedere?»);
altre, infine, si chiedono le conseguenze future: e se? («E se
facessi in quest’altro modo? E se poi succedesse questo?»).
Questo studio è confluito in un modello denominato “Sistema
4mat” (4MAT System) che permette di raggiungere tutte le
categorie di persone semplicemente rispondendo alle domande
latenti nella loro mente.
SEGRETO n. 28: per creare rapport rispondi alle domande
inconsce del pubblico:
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
137
1. cosa?
2. perché?
3. come?
4. e se?
Il sistema va utilizzato partendo dall’inizio del tuo discorso. Per
essere chiaro ti faccio un esempio. Ammettiamo che tu debba
parlare del tuo nuovo libro intitolato Il sistema X.
Un semplicissimo e breve schema potrebbe essere il seguente:
(Cosa?) «Il sistema X è il libro che cambierà la vostra vita. Si
tratta di uno studio dei processi che regolano il nostro
comportamento e le nostre relazioni.»
(Perché?) «Grazie alla comprensione dei principi in esso
spiegati, sarete in grado, in brevissimo tempo, di creare
immediatamente sintonia con i vostri familiari, i vostri amici e
colleghi di lavoro; ecco perché ha già venduto così tante copie.
La sua semplicità di linguaggio lo rende uno strumento
immediato e alla portata di tutti coloro che hanno voglia di
migliorare i loro rapporti umani.»
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
138
(Come?) «La sua consultazione è estremamente agevole, in
quanto ogni capitolo è corredato da specifici esempi,
semplicissimi esercizi e da riassunti alla fine di ogni paragrafo,
in modo che i concetti rimangano ben impressi nella memoria e
possano essere applicati immediatamente.»
(E se?) «Alcuni tra voi si chiederanno cosa fare se non ottengono
i benefici promessi, oppure in che modo approfondire certi
argomenti in caso di mancata comprensione. Ebbene, alla fine
del libro troverete tutti i numeri necessari per contattarmi
personalmente in modo da avere sempre un tutor pronto a
soddisfare ogni vostra richiesta!»
Come avrai notato, questo tipo di esposizione, oltre a essere
strategica, è anche molto fluida e convincente; ecco perché è
particolarmente indicata nei discorsi improvvisati, quando, cioè,
sei poco preparato sul contenuto di un determinato argomento. Il
trucco, dunque, diventa quello di approfondire la struttura del
discorso e non il contenuto. Scoprirai che il pubblico rimarrà
ugualmente convinto e piacevolmente appagato da quello che
dici!
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
139
Ricordo di aver dovuto parlare, non molto tempo fa, a un gruppo
di funzionari, alcuni dei quali legati al Ministero delle politiche
agricole. Io ero lì come rappresentante del Sistan (Sistema
Statistico Nazionale) e dovevo presentare e commentare alcuni
dati statistici locali relativi all’età media dei residenti. Dunque gli
argomenti erano definiti con precisione e io mi sentivo tranquillo
della mia relazione basata essenzialmente sui numeri.
Per qualche inaspettato motivo il discorso è scivolato sul
Parmigiano Reggiano, argomento a me completamente
sconosciuto; è il caso di dire che ne fossi digiuno! Nonostante ciò
il cerimoniale prevedeva che proseguissi ugualmente su quel
discorso; tra l’altro dovevo anche riuscire a essere convincente, in
quanto avevo intuito che il nuovo (e improvviso) obiettivo al
quale dovevo conformarmi era quello di valorizzare i prodotti
italiani. Fu un’occasione d’oro per sperimentare la potenza del
Sistema 4mat, naturalmente arricchito dalle altre strategie che ho
già esposto in questo ebook.
Di seguito ti faccio uno schema brevissimo di quello che dissi.
Propongo solo alcune frasi di ciò che, di fatto, esposi in forma più
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
140
lunga e corposa. Serve solo per darti un’idea di come sfruttai il
Sistema 4mat:
1) COSA. «Il Parmigiano, ovvero un prodotto che occupa un
posto stabile nella dieta di tutte le famiglie italiane; che vanta
una tradizione centenaria; che non ha mai tradito il gusto di tutti
noi...». In sostanza feci un elenco di tutto ciò che rappresenta,
secondo me, il Parmigiano.
2) PERCHÉ. «Il valore di una nazione si percepisce anche
attraverso i prodotti che offre. E il Parmigiano è un prodotto
italiano; è un prodotto che ci fa sentire orgogliosi di appartenere
a questa terra; perché la terra rappresenta la madre e noi siamo i
suoi figli...». Con le mie parole, ho richiamato una serie di
immagini emotivamente forti, con contenuto meramente
evocativo.
3) COME. «Non essendo del settore, non posso sapere in che
modo un prodotto come il Parmigiano possa aver ottenuto un tale
successo; anche se la stessa pubblicità ci mostra come vengono
conservate le forme e ci suggerisce le modalità attraverso le quali
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
141
con attenzione, costanza e, oserei dire, passione si tengono sotto
controllo i prodotti; essi vengono accuratamente protetti per
garantirne la qualità...». Nel caso del “come” ho fatto appello
all’unico dato in mio possesso in quel momento: la pubblicità che
ricordavo di aver visto in Tv, e l’ho proposto.
4) E SE? «E se ci fosse tra voi chi si chiede cosa succederebbe se
venisse a mancare quest’attenzione, oppure se comparisse
improvvisamente un nuovo prodotto, magari straniero, dalle
stesse caratteristiche, risponderei che può stare tranquillo; sì,
perché nel nostro Parmigiano esiste un ingrediente segreto, tutto
italiano: l’amore!» In quest’ultimo caso ho veramente
improvvisato, facendo leva sull’orgoglio nazionale e sui
sentimenti.
Come avrai certamente notato, anche in questo caso, ancora una
volta, non ho detto praticamente nulla! Nulla di tecnico; nulla di
giuridico; nulla di verificabile: nessun contenuto. Ho solo creato
una struttura utilizzando termini generici e indefiniti; immagini
comuni ed espressioni talvolta emotivamente coinvolgenti.
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
142
Eppure le persone hanno ascoltato con interesse perché ciò che le
ha coinvolte sono state proprio le frasi generiche; i richiami
emozionali; il linguaggio ricco di vocaboli ed espressioni non
confutabili. Ho usato espressioni con le quali non si può che
trovarsi d’accordo (nel linguaggio ipnotico vengono definite
“truismi”; dall’inglese “true”= vero) che, come avrai già intuito,
non sono altro che ricalchi.
SEGRETO n. 29: nei discorsi improvvisati utilizza il Sistema
4mat.
Per esercizio, prova a improvvisare una serie di discorsi su
argomenti dei quali sai poco o nulla, utilizzando il Sistema 4mat
e, se ne hai l’occasione, fatti dare un feedback.
Come utilizzare un linguaggio che stimoli e coinvolga
Un’ulteriore strategia per instaurare e mantenere il rapport è
quella di utilizzare un linguaggio VAK, ovvero un linguaggio che
includa predicati visivi, uditivi e cenestesici. Ecco di cosa si
tratta. Tutti noi percepiamo la realtà attraverso i cinque sensi:
vista, udito, tatto, olfatto, gusto. Ciascun individuo,
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
143
singolarmente, è portato a prediligere uno di questi canali, che in
PNL vengono definiti come “sistemi rappresentazionali” e che
abbrevieremo come segue:
V (sistema visivo = vista);
A (sistema auditivo = udito);
K (sistema cenestesico = tatto, olfatto, gusto).
Per fare alcuni esempi, ci sono persone che, per apprezzare una
cosa, vogliono “vederla”; altre che scelgono di “ascoltarne” il
suono; altre ancora che preferiscono “toccarla”. E così, ancora,
alcuni uomini (e donne) sono attratti dagli occhi di una persona;
altri dalla voce e altri ancora dalla pelle. Gli esempi possono
essere infiniti.
È bene anche specificare che “sistema prevalente” non vuol dire
“esclusivo”, per cui non è vero in assoluto che una persona si basi
sempre e solo sulla vista, sull’udito o sulle sensazioni nel
percepire il mondo esterno. Vuol dire solo che esiste una
preferenza inconscia di ogni persona per un dato canale piuttosto
che per un altro. Ma questa preferenza può anche variare in base
al contesto.
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
144
Qui ci interessa sapere che nel momento in cui una persona viene
stimolata da parole che le evocano il proprio sistema
rappresentazionale prevalente, è portata a un maggior
coinvolgimento; ecco perché è importante utilizzare, nel tuo
parlato, termini che comprendano e coinvolgano tutti e tre i canali
V, A, e K; in questo modo tutte le persone a cui parli saranno
stimolate inconsciamente ad ascoltare quello che dici; si
sentiranno, in qualche modo, simili a te e sarai in grado di
attirarle.
L’ascolto attento (calibrazione) del linguaggio delle persone
rappresenta un ottimo metodo per acquisire informazioni sul
sistema rappresentazionale prevalente di esse.
Di seguito, ti riporto una tabella con una serie di cosiddetti
predicati sensoriali, generalmente utilizzati all’interno di frasi di
uso comune.
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VISIVI AUDITIVI CENESTETICI
Vedere Udire Sentire
Osservare Ascoltare Toccare
Sembrare Dire Afferrare
Appare Suona Stimola
Immagina Rumore Scossa
Mostrare Descrivere Impressionare
Offuscato Muto Triste
Punto di vista Ad alta voce Puzza sotto il naso
Evidente Per così dire Doloroso
Scenata Fare appello a Irritante
Occhiata Inaudito Mi solletica
Sbirciatina Già sentito Tenuto in sospeso
Illustrare Spiegare Scuotere
Come la vedo Esprimersi Rimuginare
È lo specchio di Qualcosa mi dice Non mi colpisce
Comincia a far caso alle parole utilizzate dai tuoi interlocutori.
Nota quali predicati sono maggiormente ripetuti nei loro discorsi.
Fai lo stesso lavoro anche su di te, cogliendo i predicati che
utilizzi nel tuo linguaggio di tutti i giorni; potresti renderti conto
del fatto che non riesci a entrare in rapport con tuo figlio perché
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
146
lui si esprime maggiormente per immagini, mentre tu per
sensazioni.
Lui vorrebbe farti vedere quanto sono belle quelle ciliege, così
rosse, perché vuole mangiarsele, mentre tu gli rispondi che le
ciliege a quest’ora sono pesanti e fanno venire il mal di pancia.
Capisci dove si inceppa lo schema? Faresti meglio a dire che tutte
quelle ciliege rosse sono davvero belle ma se le mangi al buio
della sera ti fanno vedere le stelle per il dolore; oppure, potresti
dire che la sua pancia diventerebbe tutta rossa e per una settimana
non potrebbe più vedere le ciliege.
SEGRETO n. 30: utilizza un linguaggio V A K per
coinvolgere e interessare a ciò che dici tutti coloro cui parli.
Come utilizzare efficacemente l’azione di ritorno (feedback)
Come già accennato, il rapport deve essere continuamente
verificato. I segnali li riceviamo e li trasmettiamo attraverso
l’azione di ritorno o “feedback”. Il feedback trasmette
un’informazione riferita all’azione del soggetto trasmittente e
verifica, in sostanza, la qualità del rapporto; infatti, attraverso
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
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l’analisi di esso, il trasmittente può rendersi conto se il suo
messaggio è arrivato e se ha raggiunto l’effetto desiderato.
Ne consegue che, mentre parli, devi lasciare liberi tutti i canali per
percepire le reazioni del pubblico e adattare, eventualmente, il tuo
comportamento successivo ad esso.
In particolare, il feedback:
va percepito e restituito con tutti i sensi;
va restituito immediatamente.
Esso, quindi, diventa l’informazione su cui basare il messaggio
successivo, e così via, in maniera ciclica. Proprio questa ciclicità
inverte continuamente i ruoli di trasmittente e ricevente, per cui il
feedback diventa come una palla da tennis che viene intercettata e
rimandata da entrambi i giocatori.
SEGRETO n. 31: utilizza l’azione di ritorno o “feedback”
come un’informazione su cui basare il messaggio successivo.
Un buon rapporto comunicativo è destinato ad avere lunga durata
quando l’azione di ritorno è positiva, in altre parole, quando c’è
rapport. Ora, mentre in una comunicazione a due è più semplice
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mantenere il rapport, in un gruppo è più difficile, perché è
complesso calibrare continuamente un numero elevato di persone.
Allora il trucco per ottenere un’azione di ritorno positiva sta nel
trasmettere continuamente segnali di rapport.
I metodi li abbiamo già visti poco fa, parlando del ricalco, del
Sistema 4mat e del linguaggio VAK. A queste strategie va
aggiunto un elegante utilizzo dell’azione di ritorno, attraverso il
rafforzamento dei segnali positivi. Questo è particolarmente utile
nell’ipotesi di lavori di gruppo, caso in cui è necessario instaurare
un rapporto di collaborazione e scambio anche quando non tutti i
partecipanti sono allo stesso livello.
Pensa, ad esempio, a una situazione di tipo didattico, nella quale
devi verificare se tutti sono in grado di applicare ciò che hai
spiegato. Potresti accorgerti che alcuni si trovano indietro e
questo procura loro ansia e senso di inferiorità. Per agevolare
queste persone devi portare la comunicazione in un contesto di
parità e il tuo feedback deve essere tale da sottolineare i loro
comportamenti positivi dando una specifica spiegazione.
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149
Esempio di schema di feedback: «Bene, in questa parte iniziale
dell’esercizio hai rispettato perfettamente il modello che ti ho
spiegato. Vedete? (Rivolto all’uditorio) lui ha compreso
perfettamente che il principio “X” genera questo risultato...».
«Eccellente. Prova adesso a modificare la seconda parte in
questo modo...».
Il tuo compito è di esaminare ciò che può essere migliorato
successivamente (oppure presentato diversamente) per essere più
efficace. In questo modo, anche chi si trova in difficoltà si sente
apprezzato, e continua a mantenere l’attenzione e l’integrazione
nel gruppo.
SEGRETO n. 32: trasmetti continuamente segnali di rapport.
Come utilizzare i diversivi per mantenere alta l’attenzione
Come già accennato nella sezione “Come strutturare un discorso”,
se fai formazione o se devi parlare a lungo, puoi incorrere in
normali cali di attenzione. Devi evitare di rendere piatto e
monotono il tuo intervento e questo è possibile sfruttando il
principio della varietà, attraverso l’uso di diversivi.
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150
Naturalmente, sarai tu a valutare quale diversivo sia meglio
adottare per la tua presentazione, in rapporto alla tua personalità.
In ogni caso, vi sono dei diversivi standard a cui puoi fare
riferimento:
Gioco
Come ti ho già spiegato, il gioco è sempre ben visto all’interno di
un gruppo perché tende a far tornare bambini, suscita buon umore
e crea un clima di allegra unione tra le persone. Inoltre, sappiamo
bene che l’attività ludica impegna maggiormente l’emisfero
destro del cervello che, in questo modo, riesce a immagazzinare
più facilmente concetti anche molto complessi.
Pause
Le pause sono necessarie, soprattutto nella formazione. Conviene
farne diverse, di breve durata. Se inizi la mattina, puoi prevedere
la prima pausa anche dopo circa un’ora e mezza, facendola durare
non più di quindici minuti; le successive possono seguire ogni
quarantacinque minuti al massimo e durare tra i cinque e i dieci
minuti. Durante la pausa le persone hanno l’opportunità non solo
di rilassarsi ma anche di fare amicizia, discutere di quanto hai
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151
appena esposto loro e così via.
Esercizi singoli e di gruppo
Gli esercizi sono ciò che, in genere, fa la differenza tra
frequentare un corso e leggere un libro. Puoi far sperimentare al
pubblico, direttamente e immediatamente, ciò che hai appena
spiegato. Sono una prova di verità e, contemporaneamente,
l’occasione per consolidare la fiducia che il pubblico ha in te. È
l’occasione per far provare delle emozioni ai partecipanti al tuo
corso, per cui ti conviene scegliere con cura gli esercizi che vuoi
far svolgere loro. Infine, il bello degli esercizi è che vengono
considerati alla stregua di un gioco.
Se, per esempio, hai spiegato a un gruppo il concetto di rapport,
puoi proporre ai presenti di dividersi in coppie e, partendo da un
discorso qualsiasi, cominciare a ricalcarsi, finché non sentono di
aver raggiunto una sintonia solida; poi uno dei due comincia a
guidare l’altro.
Supporti Audio-Video
Abbiamo già accennato all’utilizzo dei supporti Audio-Video.
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152
Essi conferiscono varietà alla presentazione per cui rientrano nel
più ampio concetto di flessibilità. Se all’interno della tua
presentazione sai di dover utilizzare il proiettore in maniera
discontinua, evita di accenderlo e spegnerlo continuamente
(rovinando così la lampada); ti conviene, invece, lasciarlo acceso
per tutto il tempo e oscurare la proiezione usando i tasti B o N del
PC se stai usando PowerPoint.
Una buona regola è poi quella di utilizzare sia il proiettore che la
lavagna, o più lavagne, a fogli mobili piazzandoli ai lati opposti
della stanza. Puoi decidere di assegnare a ciascun supporto la
spiegazione di un certo tipo di concetto, utilizzando le “ancore
spaziali”. Ad esempio, potresti decidere di utilizzare la lavagna di
sinistra per scrivere numeri, la lavagna di destra per indicare le
parole chiave e il proiettore, al centro, per le foto e i filmati.
Questo conferisce varietà ma anche ordine all’ambiente dal quale
parli al tuo pubblico.
Ospiti
Introdurre degli ospiti che possano occupare una parte del tuo
tempo è un ottimo diversivo. Certe volte un’altra persona può
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essere più brava di noi a spiegare taluni argomenti, per cui è bene
offrire al nostro pubblico il privilegio della varietà. Qualche altra
volta può trattarsi di un VIP o di un esperto; insomma, le
possibilità sono infinite e ti danno la facoltà di arricchire
sostanziosamente il tuo intervento.
Introdurre oggetti. Sorprendere
Non c’è bisogno di aggiungere molto; più sorprendi il tuo
pubblico, più mostrerà attenzione. Introdurre un oggetto
inaspettato o fare qualcosa che rompa lo schema produce sempre
l’effetto di catturare l’attenzione.
Cambiare l’assetto della stanza
Anche questo, specialmente se fatto a sorpresa, genera reazioni
positive, stimola l’interesse e le aspettative e, non ultimo,
suggerisce, ancora una volta, che il capo sei tu! Riassumendo, se
alterni momenti di ascolto puro a diversivi otterrai un’attenzione
costante perché avrai generato continuamente stimoli diversi e
coinvolgenti. A seconda del tipo di argomento che hai esposto,
soprattutto se fai formazione, potrebbe essere interessante far fare
una prova finale al tuo pubblico, non sotto forma di esame ma di
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riscontro delle nuove capacità acquisite.
SEGRETO n. 33: se alterni momenti di ascolto puro a
diversivi otterrai un’attenzione costante perché avrai
generato continuamente stimoli diversi e coinvolgenti.
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RIEPILOGO DEL GIORNO 5:
SEGRETO n. 27: lo schema del rapport prevede: calibrazione,
ricalco e guida.
SEGRETO n. 28: per creare rapport rispondi alle domande
inconsce del pubblico:
1. cosa?
2. perché?
3. come?
4. e se?
SEGRETO n. 29: nei discorsi improvvisati utilizza il Sistema
4mat.
SEGRETO n. 30: utilizza un linguaggio V A K per
coinvolgere e interessare a ciò che dici tutti coloro cui parli.
SEGRETO n. 31: utilizza l’azione di ritorno o “feedback”
come un’informazione su cui basare il messaggio successivo.
SEGRETO n. 32: trasmetti continuamente segnali di rapport.
SEGRETO n. 33: se alterni momenti di ascolto puro a
diversivi otterrai un’attenzione costante perché avrai generato
continuamente stimoli diversi e coinvolgenti.
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GIORNO 6:
Come riuscire a trasmettere
il meglio di te
Come trasmettere carisma attraverso la flessibilità
Ed eccoci arrivati alla parte più tecnica del nostro percorso. Hai
raggiunto un livello di profonda conoscenza delle dinamiche che
agiscono nel cervello, per cui proseguire in questo cammino ti
risulterà particolarmente divertente.
Con il termine “flessibilità” intendo quell’insieme di risorse che ti
permettono di articolare le tue presentazioni, includendo tutto ciò
che hai appreso finora e ciò che c’è ancora da sapere, facendo
trasparire il meglio di te. La sensazione che lascerai nel pubblico
ha un nome ben preciso: carisma. Il carisma non è altro che
l’impressione di te stesso che trasmetti agli altri e, grazie alle
strategie incluse in questo capitolo, imparerai a costruire
deliberatamente la tua migliore impressione.
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157
Attraverso la flessibilità, inoltre, sarai in grado di superare gli
ostacoli che puoi trovare durante la tua comunicazione, in
qualunque situazione. In parte, questo concetto include già le
regole del rapport.
Dunque, in questa sessione avrai l’opportunità di scoprire quali
sono gli artifici che ti permettono di essere più incisivo,
convincente e carismatico. Qui l’attenzione verrà focalizzata non
tanto su quello che dici ma su come lo dici. Per comprendere
l’importanza di questo come, ti riassumo di seguito, molto
brevemente, il risultato di uno studio dello psicologo statunitense
Albert Mehrabian, contenuto nel volume Nonverbal
Communication.
Quando si parla a un pubblico, quest’ultimo divide la sua
attenzione, in percentuale, nel modo seguente:
Il 7 per cento dell’attenzione è prestata a cosa viene detto: le
parole; il linguaggio verbale puro e semplice.
Il 38 per cento a come viene detto: il tono, il volume, il ritmo, le
pause, l’accento (si tratta del linguaggio “paraverbale”).
Il 55 per cento al linguaggio del corpo: postura, prossemica
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158
(vicinanza rispetto all’interlocutore), gesti ecc.; tutto ciò che non
viene detto direttamente ma comunicato attraverso il modo di
stare sul palco (è il linguaggio “non verbale”).
Capisci, allora, per quale motivo, la tua attenzione debba essere
focalizzata sul modo in cui trasmetti i concetti verbali? È,
appunto, quel 93 per cento di para e non verbale che suscita
emozioni nel pubblico.
SEGRETO n. 34: l’attenzione del pubblico è così suddivisa:
- il 7 per cento al linguaggio verbale;
- il 38 per cento al linguaggio paraverbale;
- il 55 per cento al linguaggio non verbale.
Come utilizzare in maniera congruente gli occhi, la voce e il
corpo
I tuoi occhi, la tua voce e il tuo corpo sono gli strumenti di cui
disponi naturalmente per comunicare e che bastano da soli, se
sapientemente utilizzati, a creare nel pubblico tutte le emozioni
che vuoi. Con essi puoi far ridere, piangere, innamorare o anche
infuriare chi ti sta di fronte; dipende solo dal tuo obiettivo.
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
159
Il segreto nell’utilizzo di questi strumenti si chiama “congruenza”.
Congruenza vuol dire coerenza tra ciò che dici, come lo dici e ciò
che mostri, con la tua postura, mentre lo dici. Hai mai visto
persone che mentre ti dicono “sì” scuotono la testa trasmettendo
l’esatto contrario? È un classico esempio di incongruenza. Come
reagisci di fronte a un messaggio trasmesso in questo modo?
Sicuramente percepisci incertezza, dubbio, fragilità, precarietà,
quindi sarai portato a non credere a ciò che senti.
La congruenza, invece, trasmette sicurezza e autorevolezza.
Immagina un raggio laser; tutta la luce viene convogliata verso un
unico puntino: l’obiettivo. Bene, la congruenza è un laser. Se
comunichi in maniera congruente, i tuoi messaggi verranno
percepiti come un imperativo indiscutibile. Diventerai uno di cui
ci si può fidare ciecamente! Ti sembra poco? Osserva
attentamente i grandi oratori e scoprirai che fanno esattamente
tutto ciò che sto per illustrarti.
OCCHI. Cominciamo con lo strumento più noto. Si dice che gli
occhi siano lo specchio dell’anima, che gli occhi non possono
fingere; e in parte è vero. Siamo abituati, per cultura, a prediligere
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
160
gli occhi per dare un significato alla nostra comunicazione. Anche
se questo ebook ti insegna a sfruttare nella stessa maniera e con la
stessa efficacia tutte le risorse e, quindi, a trattare lo sguardo come
una di esse, non necessariamente la principale, dobbiamo tener
presente che il pubblico si aspetta molto proprio dallo sguardo.
Ecco perché devi assimilare alla perfezione i consigli che
seguono, soprattutto se pratichi la comunicazione in pubblico.
Non leggere. È l’errore più grave che si possa fare; a parte
quando è specificamente richiesto. Si tratta di un errore, in quanto
se non guardi il pubblico, non lo puoi calibrare e quindi diventa
difficilissimo instaurare rapport. Il pubblico non guardato, inoltre,
si sente escluso e si distrae immediatamente.
Guarda tutti. Sembra banale, eppure, molte persone che parlano
in pubblico rivolgono il loro sguardo sempre verso lo stesso
punto; così ottengono di snervare lo spettatore costantemente
“inchiodato” dallo sguardo dell’oratore e, contemporaneamente,
di annoiare o far distrarre tutti gli altri spettatori, facendoli sentire,
in qualche modo, degli estranei.
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
161
“Guardare tutti” vuol dire, in sostanza, che mentre parli devi far
scorrere lo sguardo da un lato all’altro della stanza, soffermandoti
su singoli gruppi di persone per farli sentire parte attiva e presente
del discorso che stai facendo. Agendo in questo modo creerai dei
legami. Saranno tanti fili che ti uniranno a ciascuno spettatore, al
quale darai la sensazione di essere lì solo per lui.
Sorridi. È difficile che una persona alla quale si sorride non
risponda con un altro sorriso; ciò contribuirà a creare
un’atmosfera distesa e amichevole. Sorridi non solo con la bocca
ma con tutto il viso, guardando negli occhi.
Supporti AV (Audio-Video). I supporti audiovisivi che, in
genere, si utilizzano in queste situazioni sono:
lavagne a fogli mobili;
proiettori di lucidi;
proiezioni PowerPoint;
cartelli attaccati alle pareti;
effetti speciali vari.
È chiaro che l’utilizzo di uno o più di questi strumenti (o il non
utilizzo) varia a seconda del tipo di argomento trattato, del
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162
pubblico presente e di altre variabili che vanno analizzate caso per
caso. La regola generale prevede di non abusare di alcun
supporto AV; si rischia di appiattire la presentazione annoiando
il pubblico. Ancora una volta, pensa che il protagonista sei tu non
i tuoi strumenti, per quanto pregevoli e tecnologicamente
avanzati.
Il loro utilizzo deve essere solo funzionale, di supporto: non deve
mai superare la tua presenza personale. Essi possono conferire
varietà, colore e interesse al tuo discorso ma la guida sei sempre e
comunque tu, in carne e ossa! In ogni caso, qualora decidessi di
utilizzare i supporti visivi, assicurati che siano leggibili, chiari,
brillanti, nitidi; insomma, che non richiedano sforzo per essere
compresi. Essi vanno posizionati preferibilmente alla sinistra del
pubblico, leggermente rialzati rispetto ad esso, in modo da indurre
più facilmente l’accesso alla memoria visiva.
È inoltre utile appendere fogli pro-memoria, contenenti alcune
parole-chiave del tuo discorso, intorno alla stanza, a disposizione
della visione periferica del pubblico per far assorbire ai
partecipanti i concetti in essi specificati. Nei miei corsi in aula
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
163
faccio proprio questo. Appendo alle pareti laterali dei fogli con la
riproduzione di alcune slide o disegni o ClipArt che richiamino i
concetti chiave che ho spiegato in precedenza. Possono essere
disegni stilizzati, ironici, come ad esempio questa slide classica
che richiama la definizione tecnica di comunicazione.
Trasmissione
Azione di ritorno
Oppure può trattarsi di grafici essenziali, come in quest’altra slide
che ricorda come viene divisa l’attenzione del pubblico.
COMUNICAZIONECOMUNICAZIONE
7%
38%55%
VERBALE
PARAVERBALENON VERBALE
ASCOLTO ATTIVO
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164
In questo modo i corsisti hanno i concetti sempre a disposizione
della loro visione periferica; e non solo loro: anch’io. In più
hanno la possibilità di soffermarsi su di essi con calma durante le
pause. Sarà un continuo stimolo alla memorizzazione di quello
che ho spiegato loro.
La lavagna a fogli mobili è decisamente utile perche ti permette
di sottolineare alcuni concetti chiave. Inoltre, i fogli mobili sono
da preferire alle lavagne fisse tipo Velleda perché con queste
ultime, dovendo cancellare continuamente, rischi di perdere
l’opportunità di ritornare a concetti precedenti, cristallizzati in un
disegno, in una parola chiave, in una tabella e così via.
SEGRETO n. 35: OCCHI:
- non leggere;
- guarda tutti;
- sorridi;
- utilizza in modo funzionale i supporti AV, senza esagerare.
VOCE. La voce è lo strumento che gestisce ben due linguaggi:
quello verbale e quello paraverbale, quindi il 45 per cento della
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165
comunicazione. Attraverso il suo sapiente utilizzo sarai in grado
di far “vibrare” l’anima di chi ti ascolta. Ecco alcuni punti su cui
puoi lavorare:
Volume. Se parli a un gruppo numeroso, sintonizza il tuo volume
sull’ultima fila. La tua voce deve essere compresa perfettamente
in ogni punto della stanza.
Per non stancarti devi esercitarti a parlare di petto e, comunque,
non di gola, come forse sei abituato, perché, altrimenti, dopo
qualche ora questa sarà molto irritata. La tecnica è quella di
immaginare, mentre parli, che la voce parta dal petto, o dalla
pancia.
In casi particolari, valuta anche l’opportunità di servirti di un
impianto audio. Attenzione, però, se decidi di farlo, assicurati che
sia di qualità professionale. Ti dico questo perché più di una volta
ho ascoltato voci uscire da impianti di pessima qualità (o mal
equalizzati) e l’effetto era molto sgradevole perché modificava la
voce dell’oratore in maniera quasi imbarazzante, a danno,
naturalmente, della presentazione.
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166
Per conferenze o presentazioni, occasioni nelle quali devi
muoverti o stare in piedi, ti consiglio di utilizzare un
radiomicrofono ad archetto; siccome non sempre i locali sono
dotati di questo tipo di microfono, ti conviene comprartelo.
Ricordati di piazzare le casse in avanti rispetto al microfono
per evitare fastidiosi fischi.
Timbro. Il timbro conferisce colore e profondità al discorso,
talvolta è tale da far venire i brividi. Ricorda le grandi voci
radiofoniche, le cosiddette voci “calde”. Ci sono persone famose
solo per la loro voce che, magari, non hai mai visto in viso, come
alcuni doppiatori o conduttori.
Ma qual è il segreto per avere una voce calda, seducente e
convincente? Anche in questo caso la tecnica è quella di esercitasi
a parlare di petto. Devi immaginare, mentre parli, che il tuo
tronco sia una specie di cassa armonica. Più immagini che la voce
parta dal basso e più diventerà profonda.
Non è difficile, basta esercitarti. Comincia a farlo al telefono;
noterai che chi ti risponde ti dirà: «Ma... sei proprio tu? Wow che
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167
voce sexy!». Questo vale sia per gli uomini che per le donne.
Naturalmente, non si parla in pubblico solo per sedurre. È poi
necessario evitare di essere piatto. Varia continuamente toni,
velocità e volume per tenere desta l’attenzione. Al timbro vanno
logicamente connessi i concetti di ritmo e pause.
Ritmo, pause. È sempre fastidioso per chiunque ascoltare un
soggetto che parla di continuo, velocemente, come si suol dire “a
macchinetta”; si rischia, infatti, a un certo punto di non seguirlo
più perché completamente intontiti dalla sua logorrea. Allo stesso
modo, diventa impossibile ascoltare qualcuno che parla con una
cadenza sempre lenta; monocorde; a volume basso, generando,
dopo un po’, solo sonnolenza.
È necessario modulare il ritmo, variandolo continuamente. Devi
adattarti al pubblico dopo averlo calibrato, ricalcato e dopo aver
percepito il suo feedback. Le pause sono indispensabili per
riflettere e dare il tempo di assimilare e memorizzare i concetti
esposti. Ricordati ancora che le persone riescono ad assimilare un
numero di 7+/-2 concetti alla volta, dopo di che vanno in trance.
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ALTRE “FINEZZE” SULL’USO DELLA VOCE
Chiamare per nome. contribuisce a creare rapport. Prova a
pensare a come ti senti quando una persona ti chiama per nome
(attenzione: nome e non cognome!). Ricordare il nome è una
dimostrazione di grandissima considerazione e la persona te ne
sarà grata. Essere chiamato per nome vuol dire essere un
individuo unico, speciale, diverso da tutti gli altri.
In qualunque situazione devi cercare di memorizzare i nomi,
anche se ti trovi di fronte a una platea. Il metodo classico,
derivato dalle tecniche di memorizzazione, è quello di associare
l’immagine del suono di quel nome a un particolare della persona.
Ad esempio potresti dover memorizzare il nome di una persona
che si chiama Maria.
A me, personalmente, il suono del nome “Maria” fa venire in
mente la marea. Cerca un particolare della persona e rendilo
grande o bizzarro; magari la sua messa in piega. Rendila
gigantesca e, infine, memorizza questa immagine: Maria, con una
chioma gigantesca che in mezzo a un’altissima e agitatissima
marea ti chiama dicendo: «Maria, Maria, Maria!!!» Rendi
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l’immagine più bizzarra e divertente che puoi. Ti renderai conto
che è più semplice farlo che spiegarlo. In sostituzione, potresti
utilizzare i classici cartellini da applicare al vestito, ma è una
soluzione non sempre praticabile, per cui ti conviene esercitarti
nell’abilità di memorizzare.
Suggerire un comando. Se articoli una frase utilizzando un tono
discendente, il tuo interlocutore lo percepirà come un comando.
Ciò che, invece, siamo abituati a fare è l’esatto contrario:
utilizziamo un tono ascendente. Ma quando il tono di voce è
ascendente le parole si perdono nell’aria.
Tono ascendente = probabile risposta negativa.
Es.: «Mi presteresti la tua auto per favore?» Risposta: «No!»
Tono discendente = comando.
Es.: «Prestami la tua auto per favore!» Risposta: «Ok»
Brividi. Se vuoi far venire i brividi, devi far partire la voce dal
tronco del tuo corpo e terminare le frasi con un tono discendente.
In questo caso, il contenuto delle frasi e la scelta dei vocaboli
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
170
vanno curati adeguatamente e varieranno a seconda di chi hai di
fronte; come sempre, dopo un’attenta calibrazione.
Vocabolario. Le parole non sono altro che delle etichette; più
esattamente, sono delle ancore in grado di suscitare immagini e
sensazioni più o meno intense. Ecco perché, a seconda dei casi,
puoi scegliere di utilizzare nel tuo linguaggio parole suggestive
(che evocano immagini) ogni qual volta sia necessario trasmettere
determinate sensazioni.
Se vuoi, ad esempio, suscitare sensualità non puoi usare una frase
tipo: «Mi piace baciarti», perché, oltre a essere scontata, non
evoca nulla di veramente sensuale. Potresti, invece, dire: «Mi
piace assaporare il gusto delle tue labbra sulle mie, mentre sento
il tuo respiro e i nostri occhi si chiudono lentamente.»
Una frase del genere evoca molta sensualità perché coinvolge tutti
i sensi e suggerisce immagini chiare e definite, lasciando spazio a
ulteriori elaborazioni dell’immaginazione.
Ti suggerisco, dunque, di creare un tuo bagaglio di vocaboli
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
171
strategici per ogni situazione da utilizzare sapientemente al fine
di indurre determinate sensazioni nel tuo pubblico.
Dizione. Questo non è un corso di teatro, tuttavia una buona
dizione è in grado di catturare l’attenzione per la sua
gradevolezza. Tieni presente, però, che tutto va calibrato, di
conseguenza se vai a parlare agli abitanti di un paesino di estrema
periferia è probabile che siano più coinvolti da espressioni
dialettali piuttosto che da un perfetto italiano. Il segreto è sempre
ricalcare.
SEGRETO n. 36: VOCE:
- sintonizzati sull’ultima fila;
- varia il timbro, il ritmo e le pause;
- chiama per nome;
- suggerisci comandi con tono discendente;
- fai venire i brividi parlando con il tronco e usando un tono
discendente;
- usa parole suggestive;
- creati un bagaglio di vocaboli strategici per ogni situazione;
- parla con una buona dizione.
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Corpo. La postura e la prossemica rispecchiano, secondo alcune
teorie psicologiche, ciò che la persona pensa di se stessa. Ne
deriva che, generalmente, una postura dritta e fiera comunica al
pubblico sicurezza, mentre un aspetto curvo e dimesso o
un’eccessiva lontananza dal pubblico dimostrerebbe incertezza,
con ovvie conseguenze sulla credibilità dei tuoi discorsi.
Oltre a questa regola generale, esistono alcuni modelli corporei
che puoi utilizzare per trasmettere dei meta-messaggi al pubblico.
Tali modelli sono generalmente conosciuti come CATEGORIE
DELLA SATIR, in omaggio a Virginia Satir, psicoterapeuta, i
cui metodi e strategie sono stati ampiamente studiati dai fondatori
della PNL. Eccoli spiegati uno per uno.
L’APPIANATORE
L’appianatore comunica calma e autorità. Egli assume una
fisiologia equilibrata e simmetrica rimanendo ben eretto, con il
controllo naturale del proprio baricentro.
Le sue mani sono in movimento verso il basso e si allargano
lateralmente. (Vedi disegno)
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
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L’appianatore ispira fiducia; le sue espressioni verbali possono
essere del seguente tipo: «Ecco come stanno le cose»; «Lasciate
che vi illustri a che punto siamo». Parla preferibilmente di petto.
Il tono della sua voce è discendente e comprende delle pause alla
fine delle frasi, comunicando, come abbiamo già visto, dei
comandi inconsci senza mai apparire eccessivo.
Questa figura evoca immediatamente lo stato del trainer, con il
quale condivide le caratteristiche dell’equilibrio, della simmetria e
di tutto ciò che conferisce sicurezza e controllo della situazione.
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
174
Come avrai constatato, si tratta di un modello utilissimo e puoi
già immaginarne le applicazioni nei più svariati contesti.
L’ACCUSATORE
Comunica autorità conflittuale, ansia; inconsciamente, da esso ci
si difende. La sua fisiologia è asimmetrica; tende a muoversi
nervosamente; si sporge in avanti; punta spesso il dito. Le sue
frasi tipiche sono: «L’avevo detto»; «Pensa a quello che fai»; «È
colpa tua».
L’accusatore parla prevalentemente di gola. Il suo obiettivo
vorrebbe essere quello di dare dei comandi, ma i suoi meta-
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
175
messaggi evocano al massimo autorità con poca autorevolezza.
Inconsciamente, pretende di assumere il controllo della situazione
attraverso la forza.
IL COMPIACENTE
Questa categoria comunica vulnerabilità, incertezza e scarsa
autostima. Il compiacente, come suggerisce la parola, parla
soprattutto per ingraziarsi il prossimo; è d’accordo su tutto e si
conforma facilmente alle regole, ma non per flessibilità, quanto
per debolezza. Assume una fisiologia simmetrica aperta, quasi ad
abbracciare e trattenere chi gli sta di fronte. I suoi palmi sono
tendenzialmente rivolti verso l’alto. Egli si rivolge dicendo: «È
come dici tu»; «Ti chiedo solo un piccolo aiuto...».
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
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La sua espressione facciale comunica tensione anche quando
sorride. Parla tendenzialmente di gola.
IL CALCOLATORE
Comunica distacco, poca apertura verso il mondo perché è
coinvolto costantemente in un dialogo interno. In genere ha una
prevalenza verso il sistema rappresentazionale cenestesico. La sua
fisiologia è asimmetrica, con braccia conserte; posizione da
pensatore; mano sotto il mento. Con tono basso può esprimersi
dicendo: «La logica suggerisce di fare così»; «Analizziamo i
fatti»; «Lascia che ci pensi un attimo».
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IL CONFUSIONARIO
Comunica disordine, vulnerabilità, incertezza. Totalmente
asimmetrico e incongruo; si muove anche a scatti ed è in continua
oscillazione fra il dialogo interno ed esterno. Le sue espressioni
tipiche possono essere: «Boh?!»; «Non so bene»; «Che ti devo
dire...». Il tono di voce è assolutamente imprevedibile.
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Come utilizzare le categorie della Satir
A prima vista potrebbe sembrare che il modello fornito
dall’Appianatore sia l’unico valido perché comunica calma,
distacco ed equilibrio, dunque tutti stati positivi. Ma l’errore è
proprio quello di classificare le situazioni in positive e negative.
Diverso, invece è dividerle in utili e non utili. Non sempre,
infatti, è utile che la comunicazione si articoli su un piano
equilibrato.
Qualche volta può risultare più vantaggioso comunicare altri stati
d’animo a chi ti sta di fronte; per cui se desideri interrompere o
variare uno schema, potresti assumere un diverso modello
comunicativo al fine di evocare altri meta-messaggi.
Ammettiamo, ad esempio, che nel bel mezzo di una tua
presentazione, mentre sei nello stato del trainer e hai assunto il
modello dell’Appianatore, si presenti una persona che chiede
delle informazioni fuori luogo; una presenza inopportuna. Il tuo
obiettivo è quello di liberartene immediatamente per non perdere
tempo e concentrazione. In genere la persona inopportuna incarna
l’Accusatore.
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179
Se, in una situazione del genere, tu continui a rimanere
nell’Appianatore, mostrandoti incline al rapport, farai il suo gioco
e lo inviterai, inconsciamente, a continuare la comunicazione e,
quindi, a prolungare la sua presenza. Se, invece, incorpori il
Confusionario, spezzerai immediatamente lo schema e lo
spiazzerai completamente, costringendolo a cercare le sue risposte
altrove.
Anche l’Accusatore è utile in determinati contesti. Quando, ad
esempio, devi sottolineare con enfasi alcuni punti del tuo
discorso, mentre dici: «I fattori determinanti sono questo, questo
e quest’altro!» se assumi il modello dell’Accusatore avrai la
garanzia che il messaggio arriverà con forza. Un’altra situazione
in cui puoi utilizzare efficacemente l’Accusatore è quando devi
dire: «Sì, tu puoi farcela!». Ancora una volta la tua flessibilità,
associata alla tua abilità nel calibrare, ti suggeriranno l’utilizzo
più opportuno delle Categorie della Satir.
Come sfruttare lo spazio in cui ti muovi
Abbiamo visto che, quando parli in pubblico, trasmetti attraverso
il corpo il 55 per cento delle sensazioni/emozioni. Se desideri che
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il flusso delle tue parole si propaghi in maniera armonica devi fare
in modo che il tuo corpo diventi uno strumento flessibile. I tuoi
movimenti devono assimilarsi a una danza che accompagni le
parole, e viceversa.
Anche nei movimenti, dunque, tieni ben presenti i concetti già
esposti a proposito della voce, sapendo che la varietà deve essere
intesa in senso spaziale. Evita, dunque, di stare in piedi fermo
nello stesso punto, a meno che non sia costretto a stare dietro a un
microfono fisso per motivi tecnici.
Cammina sul palco. Spostati in mezzo al pubblico; fallo, ad
esempio, quando leggi una slide proiettata sullo schermo. Se hai
fatto le prove ambientali illustrate in precedenza (vedi paragrafo:
“Come acquisire padronanza dell’ambiente”) dovresti sentirti già
padrone del tuo territorio, sapendo, quindi, esattamente quali
punti della stanza sfruttare efficacemente. Fai degli esempi
figurativi indicando dei personaggi immaginari, muovendoti e
comportandoti come fossero realmente lì. Potresti simulare la
scena di un colloquio spostandoti nell’una o nell’altra posizione a
seconda di chi parla, e assumendo anche una diversa postura e un
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diverso timbro di voce. Gesticolare va benissimo purché i gesti
siano coerenti con il discorso e senza esagerare.
Esistono poi altri principi che vanno ad agire direttamente
sull’inconscio. Se ripeti sempre gli stessi gesti in modo evidente
mentre sei in uno stesso punto del palcoscenico o nell’area dalla
quale parli, le persone del pubblico creeranno delle associazioni
(ancore) tra la tua posizione e quei gesti. Se, ad esempio, ogni
volta che riveli qualcosa ti metti dietro a uno sgabello,
appoggiandoci sopra le mani, quando il pubblico ti vedrà in quella
posizione entrerà automaticamente in uno stato di attesa.
Capisci, allora, quale incredibile strumento sia questo. Esso ti
permette di disseminare deliberatamente ancore sul palco per
innescare degli stati precisi nel pubblico. Se ci pensi bene si tratta,
in fondo, di tecniche che utilizzano, anche senza saperlo, politici,
venditori e comici; basti pensare ai “tormentoni” che richiamano
immediatamente alcuni personaggi. Ora che hai capito quanto
potenti siano i tuoi strumenti, mi preme ribadire il concetto della
congruenza.
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182
Se utilizzi gli occhi, la voce e il corpo in maniera congruente
lancerai dei messaggi fortissimi e univoci al pubblico. Riuscirai a
coinvolgerlo e a fargli arrivare qualunque sensazione, emozione,
comando o informazione tu abbia deciso di trasmettere. Esercitati
a lungo e quotidianamente perché i risultati ti sorprenderanno.
SEGRETO n. 37: CORPO:
- usa le categorie della Satir per trasmettere meta-messaggi al
pubblico;
- fai in modo che il tuo corpo diventi uno strumento flessibile;
- utilizza occhi, voce e corpo in maniera congruente.
Comunicare “emozionando”
È arrivato, finalmente, il momento magico, quello di
“emozionare” il tuo pubblico, sia esso formato da una, cento o
mille persone. È la fase dove puoi unire tutto quello che hai
appreso fino a questo momento e utilizzarlo in maniera produttiva
attraverso la tua flessibilità.
Sei già in grado di comunicare con efficacia e questo paragrafo ti
sarà utile per riepilogare e consolidare ciò che hai già appreso
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183
durante il tuo percorso. Aggiungeremo, infine, gli ultimi segreti al
tuo bagaglio di conoscenze affinché possa avere più frecce al tuo
arco. Hai appreso numerose strategie per creare rapport ed entrare
in sintonia con chiunque. Sai che la costante calibrazione e il
ricalco ti permettono di guidare il pubblico verso comportamenti
differenti. Hai compreso l’importanza di un linguaggio che
contenga predicati visivi, auditivi e cenestesici.
Sei consapevole dell’utilità di rispondere alle domande latenti
nell’inconscio delle persone che sono riassunte in: cosa?; perché?;
come?; e se?. Ti sei inoltre reso conto che è fondamentale
utilizzare sapientemente e in maniera congruente le tue risorse
naturali ovvero, occhi, voce e corpo integrando, in questo
contesto, la potenza delle ancore spaziali e delle categorie della
Satir. Forse non te ne rendi ancora conto ma hai già interiorizzato
delle conoscenze che altri non si sognano nemmeno di avere e hai
appreso delle abilità che ti rendono una persona sensibile,
flessibile, speciale o, se vuoi, straordinaria!
Ora aggiungeremo un tassello ulteriore a questo mosaico che ti
permetterà realmente di scolpire l’anima di chi ti ascolta
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
184
estraendone le forme che desideri; che, in pratica, ti permetterà di
comunicare emozionando.
Emozionare il tuo pubblico vuol dire farlo entrare in uno o
più “stati” fisiologici-emotivi. Puoi decidere di suscitare una
gran varietà di stati come curiosità, motivazione, riflessione,
rabbia, eccitazione, ilarità, interesse, commozione e così via;
dipende esclusivamente dai tuoi obiettivi. Tenendo presente tutto
questo, dunque, vediamo come provocare stati nel pubblico.
Il primo metodo per ottenere questo risultato è quello di entrare
tu stesso nello stato che vuoi trasmettere. Se devi, ad esempio,
raccontare una storia commovente, devi cercare la commozione
prima di tutto dentro di te e cominciare a raccontare partendo da
quello stato. Qualunque altro stato renderebbe le tue parole
incongrue e non saresti credibile.
Ancora, se devi concludere un affare devi entrare in uno stato di
sicurezza e di motivazione; diversamente, se ti mostri incerto o
giocoso o in qualunque altro stato, il tuo interlocutore riceverà dei
messaggi non congruenti e l’affare salterà. Dunque cerca dentro
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
185
di te il ricordo di un episodio della tua vita in cui hai già provato
quella sensazione, oppure proietta nel tuo schermo mentale
un’immagine di te in quello stato e vivila come se stesse
accadendo davvero in quel momento.
Un secondo metodo per provocare stati nel pubblico è quello di
chiedere direttamente alle persone di ricordare una situazione
passata in cui si sono trovate in quello stato. Il ricordo gioca sul
principio delle ancore. Sai ormai bene che all’immagine di una
situazione emotivamente coinvolgente è saldamente ancorata una
sensazione; per cui quella sensazione riaffiorerà inevitabilmente
ogni volta che la memoria richiamerà la situazione passata. Se
vuoi provocare uno stato di motivazione, puoi esprimerti dicendo:
«Immaginate una situazione del passato in cui vi sentivate
veramente motivati a fare una cosa; nulla vi avrebbe impedito di
perseguire il vostro obiettivo...» Non importa se il pubblico riesce
o meno a formarsi l’immagine immediatamente, perché lo stimolo
agisce a livello inconscio e lavorerà in automatico.
Un metodo simile, leggermente meno efficace, può essere quello
di chiedere di immaginare un tempo futuro in cui si
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
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troveranno in quello stato.
Un’altra strategia validissima è quella di utilizzare le metafore.
Il pubblico è sempre ben disposto ad ascoltare storie. Non importa
se siano vere o inventate, ciò che conta è che siano “isomorfe”,
ovvero che riproducano indirettamente la struttura e la forma
della situazione che vuoi realmente rappresentare. La potenza
delle metafore sta nel fatto che permettono di rappresentare
qualcosa mentre si parla di un’altra cosa. È un linguaggio
indiretto ma preciso e finalizzato.
Ai bambini si raccontano le favole che contengono una morale,
ma non si racconta loro direttamente la morale perché non
sarebbero in grado di recepirla con la logica; mentre, invece, sono
perfettamente in grado di interiorizzare i messaggi nascosti nella
storia, attraverso un processo di identificazione con i personaggi
di essa. Essi riescono a interpretare tranquillamente la figura di
Jimmi dei tre porcellini, che rappresenta il saggio, perché il
contesto narrativo in cui egli si muove evoca indirettamente la
necessità di essere diligenti e accorti e, quindi, saggi.
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
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Per gli adulti è esattamente la stessa cosa. Magari non racconterai
al tuo uditorio le classiche favole per bambini ma puoi essere in
grado di confezionare alcune storie che contengano lo stato che
vuoi trasmettere nel contesto adeguato. Per questo motivo devi
diventare un collezionista di storie. Cercale, leggile, inventale o
adattale alle tue esigenze e utilizzale per creare stati in maniera
indiretta.
Per essere sicuro che lo stato che desideri suscitare coinvolga il
maggior numero di persone possibile, puoi parlare di esperienze
universali. Si tratta di situazioni che sono capitate un po’ a tutti e
alle quali, solitamente, sono ancorati determinati stati. Se ti
chiedo di pensare a un momento in cui ti sei sentito solo in mezzo
a un gruppo di persone, sono sicuro che entrerai immediatamente
nello stato di solitudine o smarrimento che ti sto suggerendo. Gli
esempi possono essere infiniti:
la gioia di partire per un viaggio;
il piacere intimo di ricevere attenzione quando si è malati;
la trepidazione quando si è in attesa di un evento;
la tristezza di una perdita importante... e così via.
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
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Passando alla pratica, se vuoi suscitare uno stato di curiosità, puoi
dire al pubblico: «Non so se vi è mai capitato in passato di
provare un senso di curiosità irresistibile... come quando da
bambini, cercavate di immaginare il contenuto del regalo di
Natale sotto l’albero...». Questa è un’esperienza cui è ancorato
uno stato di curiosità ed è capitata sicuramente almeno all’80 per
cento delle persone cui ti rivolgi.
In alternativa puoi parlare di esperienze comuni che, come dice
la definizione, è probabile che siano state vissute dalla maggior
parte delle persone con cui ti trovi a contatto. Possono, talvolta,
coincidere con le esperienze universali ma la differenza con
queste è che le esperienze comuni si riscontrano più facilmente
nella vita quotidiana.
Un classico esempio di esperienza comune è il déjà vu, ovvero, la
sensazione di aver già vissuto una certa esperienza. Altre possono
essere:
la sensazione di ansia che ti assale mentre fai la coda alla
cassa del supermercato;
la sensazione di impotenza di fronte a una morte;
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la gioia legata alla vincita di un premio;
la soddisfazione per un risultato raggiunto dal proprio figlio
ecc.
Le esperienze universali o comuni non sono altro che una forma
di ricalco a larghissimo raggio. Valuta sempre l’opportunità di
utilizzare talune esperienze piuttosto che altre perché la stessa
esperienza potrebbe aver suscitato emozioni diverse a persone
diverse.
Mi spiego. La nascita di un bambino, che solitamente è
considerata un’esperienza bellissima, potrebbe non esserlo per
una persona che non può avere figli; quindi, rimani aperto a
ricevere informazioni calibrando attentamente i tuoi interlocutori,
e cerca di conoscere il più possibile le persone che incontri.
A questo punto del nostro viaggio avrai sicuramente capito che il
segreto per comunicatore emozionando è quello di utilizzare
tutto. Naturalmente, non sempre le situazioni reali presentano
l’occasione di utilizzare l’intero bagaglio di strategie.
L’importante, però, è che tu sia in grado di scegliere al momento
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
190
opportuno ciò che più ti conviene in quella situazione e di tirare
fuori la risorsa giusta.
Facciamo un semplicissimo esempio. Diciamo che tu debba
parlare a un matrimonio con l’obiettivo di far commuovere i
presenti. Realizziamo la sola struttura di questo discorso,
scrivendone i punti essenziali.
1. Primo punto: crea il tuo stato d’animo. La prima cosa da
fare è cercare nella tua memoria un episodio che induca te
stesso nello stato di commozione affinché tu possa
trasmetterlo ai presenti essendo credibile e convincente.
2. Secondo punto: cerca esperienze universali. Parti subito con
un’esperienza universale in modo da coinvolgere l’intero
uditorio e farlo sentire protagonista di una storia che unisce
tutte le persone presenti.
3. Terzo punto: occhi, voce, corpo. Guarda il pubblico mentre
parli. Fai una pausa alla fine di ogni frase importante.
Concludi le tue frasi con un tono di voce discendente e, mentre
lo fai, guarda tutti e soffermati su ciascuno. Utilizza un
linguaggio VAK e parole suggestive. Muoviti lentamente e in
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
191
modo congruente con il tuo discorso. Se stai raccontando
qualcosa di poetico, non puoi muoverti a scatti. I gesti devono
seguire le parole con la medesima dolcezza di una poesia.
4. Quarto punto: includi esperienze comuni. Queste servono
per mantenere vivo l’interesse. Potresti raccontare un episodio
realmente accaduto che abbia avuto un significato particolare.
5. Quinto punto: fai un ponte sul futuro. Proietta nel futuro ciò
che desideri per i presenti facendoglielo immaginare; oppure,
crea una sorta di metafora in cui descrivi ciò che tu pensi
accadrà di straordinario nella loro vita e regalaglielo come il
tuo migliore augurio.
Questo non è che un esempio molto semplice, che ha il solo scopo
di farti capire che tutto il tuo comportamento deve essere
indirizzato verso lo stesso obiettivo: far commuovere.
Naturalmente, se devi far ridere utilizzerai altre frasi, altri toni e
un altro modo di muoverti. Ciò che ormai dovresti aver compreso
è che, per ottenere l’effetto di emozionare, la struttura del tuo
discorso deve essere tale da includere tutti gli elementi che
abbiamo descritto in questo ebook o, almeno, la maggior parte.
Ciascuno di essi ha un ruolo importantissimo e peculiare e tutti
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
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sono, in qualche modo, legati al concetto di congruenza.
L’utilizzo di tutte le risorse serve per trasmettere messaggi
all’inconscio degli ascoltatori affinché abbiano la reazione da te
desiderata.
SEGRETO n. 38: per provocare stati nel pubblico:
- entra tu stesso nello stato che vuoi trasmettere;
- chiedi alle persone di ricordare una situazione passata in cui si
sono trovate in quello stato;
- chiedi di immaginare un tempo futuro in cui si troveranno in
quello stato;
- utilizza le metafore;
- confeziona storie che contengano lo stato che vuoi trasmettere;
- parla di esperienze universali o racconta esperienze comuni;
- utilizza tutto.
Per ottenere questo risultato non occorrono condizioni particolari
o conoscenze ulteriori perché ciò che devi fare, da questo
momento in poi, è (perdonami il gioco di parole) farlo!
La vita di tutti i giorni ci offre già tutto ciò di cui abbiamo
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
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bisogno per esercitarci a comunicare: dalle situazioni ripetitive a
quelle inaspettate e impensabili. Non devi far altro che buttarti e
cominciare. Fai esperienza e ricorda che, qualsiasi cosa accada, si
tratta sempre di un risultato. All’inizio, forse, penserai di non
essere in grado di applicare tutto in maniera cosciente: non
importa; se vuoi, concentrati su una sola cosa e provala finché
non ti senti soddisfatto; poi prova ad aggiungere un’abilità alla
volta.
Puoi cominciare con la calibrazione e il ricalco per poi aggiungere
la guida. Successivamente puoi concentrarti sul linguaggio e la
scelta dei predicati; ad essi, poi, unirai, via via, le categorie della
Satir e tutto il resto. Puoi farlo gradualmente oppure tutto insieme,
purché tu ti diverta e, soprattutto, percepisca la gioia di assistere a
uno straordinario cambiamento interiore che porti nuove
possibilità di scelta alla tua vita.
L’ebook potrebbe quasi finire qui perché, ripeto, a questo punto
sai tutto quello che serve per emozionare. Il comunicatore
straordinario, però, è in grado non solo di trasmettere messaggi e
meta-messaggi con efficacia ma anche di affrontare situazioni non
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
194
ordinarie e imprevisti. Ti invito, pertanto, a leggere con la
medesima attenzione anche l’ultimo capitolo nel quale, oltre a
spiegarti come salutare il tuo pubblico, troverai utili strumenti per
trarti d’impaccio in qualsiasi situazione.
Non è sempre detto, infatti, che tu possa controllare tutto
(compreso te stesso); esistono situazioni formali o impreviste in
cui devi sottostare, tuo malgrado, ad alcune regole; in altre
circostanze sei costretto a cambiare i tuoi programmi per poi
riprendere in mano al volo la situazione. Così è la vita e ci deve
piacere anche per questo; in fondo ci offre infinite opportunità di
metterci in relazione con il mondo e di arricchirci di nuove
esperienze.
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RIEPILOGO DEL GIORNO 6:
SEGRETO n. 34: l’attenzione del pubblico è così suddivisa:
- il 7 per cento al linguaggio verbale;
- il 38 per cento al linguaggio paraverbale;
- il 55 per cento al linguaggio non verbale.
SEGRETO n. 35: OCCHI:
- non leggere;
- guarda tutti;
- sorridi;
- utilizza in modo funzionale i supporti AV, senza esagerare.
SEGRETO n. 36: VOCE:
- sintonizzati sull’ultima fila;
- varia il timbro, il ritmo e le pause;
- chiama per nome;
- suggerisci comandi con tono discendente;
- fai venire i brividi parlando con il tronco e usando un tono
discendente;
- usa parole suggestive;
- creati un bagaglio di vocaboli strategici per ogni situazione;
- parla con una buona dizione.
SEGRETO n. 37: CORPO:
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196
- usa le categorie della Satir per trasmettere meta-messaggi al
pubblico;
- fai in modo che il tuo corpo diventi uno strumento flessibile;
- utilizza occhi, voce e corpo in maniera congruente.
SEGRETO n. 38: per provocare stati nel pubblico:
- entra tu stesso nello stato che vuoi trasmettere;
- chiedi alle persone di ricordare una situazione passata in cui si
sono trovate in quello stato;
- chiedi di immaginare un tempo futuro in cui si troveranno in
quello stato;
- utilizza le metafore;
- confeziona storie che contengano lo stato che vuoi trasmettere;
- parla di esperienze universali o racconta esperienze comuni;
- utilizza tutto.
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197
GIORNO 7:
Come gestire le situazioni formali
e i momenti difficili
Come comportarsi secondo il cerimoniale
Il cerimoniale è quel settore delle pubbliche relazioni che riguarda
la vita di rappresentanza ufficiale. Esso è formato da regole non
scritte ma percepite in maniera forte poiché la violazione di esse
viene immediatamente ricollegata alla violazione del rispetto di
altissimi valori umani (persone, Stato, religione, uguaglianza
ecc.). Esso rappresenta un tentativo di stabilire un modello
comune di comportamento formale per facilitare le relazioni.
Erroneamente si pensa che sia applicabile solo a contesti ufficiali
perché ciascun gruppo sviluppa automaticamente le sue regole
rigorose non scritte e pretende che siano rispettate.
Ce ne occupiamo brevemente perché, in genere, rappresenta una
eccezione alla regola del sorprendere. In questi casi, infatti,
difficilmente l’etichetta consentirebbe di essere bizzarri, laddove,
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
198
all’opposto, correrebbe l’obbligo di conformarsi alle regole di
comportamento ufficiale che vanno ricalcate fedelmente; salvo,
dopo, guidare il gruppo verso il modello di presentazione
prescelto. Ecco perché questo paragrafo è idealmente incluso
nella flessibilità.
Esistono alcune regole da rispettare assolutamente in presenza di
personalità, specialmente se sei tu il cerimoniere:
ricalcare gli abiti formali per mattino, pomeriggio e sera;
tra due posti vicini, il posto d’onore è quello di destra (per chi
si siede); fra tre è in mezzo (il secondo è alla sua destra);
la bandiera all’interno di una stanza può essere consentita solo
se c’è un rappresentante di maggior rango di un ente che
esercita una pubblica potestà. La bandiera italiana ha la
precedenza e va a destra se i vessilli sono due;
prendendo la parola, il cerimoniere introduce; segue il saluto
delle autorità e poi gli interventi ufficiali;
l’ordine dei discorsi è inverso rispetto al rango degli oratori i
quali, all’inizio e alla fine, potranno rivolgere un saluto alle
massime cariche presenti;
può servire conoscere l’ordine di importanza dei titoli
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
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nobiliari, seppure non più riconosciuti: Principe – Duca –
Marchese – Conte – Visconte – Barone – Signore – Patrizio –
Nobile – Cavaliere ereditario;
riporto, di seguito, i modi di rivolgersi ad alcune cariche che
possono essere presenti in alcuni contesti:
CARICA APPELLATIVO ____
Presidente della Repubblica Signor
Presidenti Senato e Camera Onorevole
Presidente del Cons. Ministri Signor/Onorevole
Ex Presidente Repubblica Signor /Emerito
Ministro-Sottosegretario Signor/Onorevole
Deputato-Senatore Onorevole
Papa Santità
Cardinale Signor/Vostra Eminenza
Vescovo Signor/Vostra Eccellenza Reverendissima
Nunzio Apostolico Signor/Vostra Eccellenza Reverendissima
Delegato apostolico Signor
Monsignore/Reverendo Reverendo
Presid. Regione-Assessore Signor
Prefetto Signor/Eccellenza (abolito ma tuttora usato)
Questore/Sovrintendente Signor
Ufficiali grado preceduto da Signor
Rettore Magnifico
Preside di Facoltà Amplissimo
Professore Universitario Chiarissimo
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200
Professore non universitario Illustre
Artisti celebri Chiarissimo Maestro
Come sopra accennato, in un contesto del genere l’arte sta nel
guidare il pubblico da una situazione estremamente formale a
un’atmosfera più intima, per trasmettere qualcosa di te che ti
distingua da tutti gli altri. In effetti, più è formale la situazione e
più effetto avranno le rotture degli schemi.
Potrebbe essere già molto originale non parlare dal podio, tuttavia
è necessario calibrare tutti molto attentamente per evitare il
rischio di offendere o far sentire a disagio i presenti. Per
esperienza posso dire che, in queste occasioni, è frequentissimo
che gli oratori pronuncino i loro discorsi leggendo per cui, per
catturare l’attenzione e mantenerla, senza voler strafare, potresti
cominciare semplicemente a parlare evitando di leggere ma
guardando il pubblico; ti assicuro che è già di fortissimo impatto.
In questo modo, inoltre, puoi sbizzarrirti (e divertirti) con le tue
capacità paraverbali e non verbali.
SEGRETO n. 39: nel cerimoniale, più è formale la situazione
e più effetto avranno le rotture degli schemi.
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201
Io, per esempio, sono socio del Lions club di Ascoli Piceno,
quindi ho l’opportunità di vivere spesso l’atmosfera del
cerimoniale e, naturalmente, di testare personalmente le strategie
di comunicazione all’interno di questo contesto.
Come puoi immaginare, il Lions club (come tutti i cosiddetti
“Club service”) è un luogo estremamente formale, frequentato
dalla crème della città; da ospiti famosi e da VIP, dove qualsiasi
parola, azione o notizia che ti riguarda viene, per così dire,
passata ai raggi X.
Puoi ben immaginare, quindi, il disagio di alcune persone che, in
quelle occasioni, si trovino a dover parlare in pubblico. Ebbene,
quando fui invitato, ormai diversi anni fa, a far parte del Lions
club della mia città, probabilmente già dal primo giorno fui
considerato un socio speciale. Ricordo che fu organizzata una
serata molto suggestiva per me e per un altro socio e,
immancabilmente, a un certo punto della cena fummo invitati al
centro della sala per la cerimonia ufficiale di introduzione.
Durante queste occorrenze, i discorsi pronunciati da parte del
presidente del club e di altre cariche per la presentazione dei
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
202
nuovi soci vengono quasi sempre letti. Questo è dovuto, in verità,
anche al fatto che vengono presentati i curricula dei nuovi soci.
Quando arrivò il mio turno, ero emozionato e anche abbastanza
impreparato; comunque mi diressi verso il punto dal quale gli altri
avevano parlato e, tuttavia, non arrivai fino all’estremità della
stanza; mi fermai prima, rimanendo al centro. Già questo,
probabilmente, costituì un elemento di sorpresa e di rottura di
schema perché avevo, in qualche modo, ridefinito quegli spazi
utilizzati per anni sempre allo stesso modo.
Contrariamente agli altri, poi, non estrassi alcun foglio da leggere
ma cominciai a guardare tutti, in silenzio, con un sorriso sincero
sulla faccia e, mentre sorridevo, annuivo leggermente con la testa,
per trasmettere il messaggio: «Grazie, sono onorato!» Ti assicuro
che in quei cinque secondi (non di più) i presenti, rimanendo in
silenzio, provarono un’emozione perché seguì un applauso
spontaneo.
Ricordo, poi, dopo l’apposizione della spilla con il simbolo sulla
giacca, di aver detto qualcosa del genere: «Questo simbolo che
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
203
porterò, da oggi in poi, all’altezza del cuore, (toccandomi il cuore
con la mano) mi richiamerà sempre le parole sincere, profonde e
indimenticabili che avete voluto dedicarmi.
Da questo momento, e per i giorni che verranno, saprò che quella
stessa parte del cuore che appartiene anche a voi sarà il nostro
legame. Ricorderò sempre l’immagine dei vostri volti… e le
emozioni che insieme abbiamo vissuto… per me così profonde da
farmi venire i brividi sulla pelle…». Ometto altre parti del
discorso, che improvvisai, perché non le ricordo.
Quello che ricordo bene, però, è che le persone passarono da un
momento di sorpresa a un altro di intensa emozione; infatti, a fine
serata, ricevetti alcuni commenti di questo tipo: «Ti giuro che, in
tanti anni, non avevo mai sentito delle parole così belle!»; oppure:
«Mi hai fatto venire i brividi!»; e, ancora: «Sei davvero una
persona diversa…» e così via. Questo mi onora molto e colgo
l’occasione per salutare tutti gli amici del Lions club di Ascoli
Piceno. Eppure, se rileggi le mie parole, ti rendi conto che non ho
detto veramente nulla di speciale; ho solo rotto lo schema di un
meccanismo formale e ripetitivo in maniera garbata e piacevole,
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utilizzando un linguaggio generico, evocativo e suggestivo. Lo
stesso linguaggio che anche tu hai imparato a sfruttare grazie a
questo ebook. Inutile dirti che sono uno dei soci più richiesti,
anche in altri club, soprattutto quando c’è da animare una serata!
E adesso dedichiamoci ai momenti difficili.
Come gestire errori, domande e obiezioni
Nessuno di noi è un essere infallibile, quindi la presenza di errori
di qualsiasi genere è frequentissima in tutte le situazioni. In questi
casi ci sono due regole generali da seguire: mantenere la calma e
avere rispetto delle opinioni altrui. Ricorda che ciascuno ha il suo
modello del mondo, e anche quando pensi di non essere in errore,
devi comunque evitare di giudicare o di entrare in conflitto.
Errori. Per quanto riguarda l’errore, la cosa migliore è
dichiararlo, senza problemi. Tanto più se questo è evidente. Il
pubblico apprezzerà senz’altro questo atto e lo interpreterà come
un esempio di professionalità. Esiste poi la possibilità di
dissociarsi dall’errore usando il principio delle ancore.
Dopo esserti accorto dell’errore, spostati deliberatamente in un
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
205
altro punto, facendo un passo laterale e, mentre guardi dov’eri
prima, pronuncia una frase come: «Io non avrei mai detto una
cosa del genere!» Si creerà una situazione distesa e simpatica:
avrai rilevato l’errore ma sembrerà quasi che l’abbia commesso
un’altra persona! Calibrando il pubblico sarai in grado di capire
che genere di frase pronunciare ma anche se sia o meno il caso di
adottare questo stratagemma.
SEGRETO n. 40: la cosa migliore è dichiarare l’errore, senza
problemi; esiste poi la possibilità di dissociarsi da esso usando
il principio delle ancore.
Domande. Quando ti viene rivolta una domanda, se sai già come
replicare, rispondi e poi chiedi alla persona se hai risposto;
mentre lo fai, sottolinea leggermente la parola “risposto”.
Attenzione, non chiederle se è soddisfatta della risposta; una
richiesta del genere, infatti, innesca un nuovo ragionamento
creando ulteriori dubbi e finendo per generare altre domande,
anche più complesse; infatti la persona è portata ad approfondire
un dubbio anziché riflettere su ciò che le hai appena spiegato. Se,
invece, le chiedi se hai risposto alla sua domanda, la persona sarà
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portata inconsciamente a dire “sì” ed è molto probabile che non ti
chieda null’altro. In fondo, anche se non è soddisfatta, il suo
inconscio deve per forza ammettere che le hai dato una risposta.
SEGRETO n. 41: quando ti viene rivolta una domanda,
rispondi e poi chiedi alla persona se hai risposto; mentre lo fai,
sottolinea leggermente la parola “risposto”; non chiederle se è
soddisfatta della risposta.
Quando ti fanno una domanda cerca di ricalcare le esatte parole,
riformulando tu stesso la domanda; ciò contribuirà a creare
rapport. Può capitare che qualcuno ti ponga un quesito al quale
non sai rispondere.
SEGRETO n. 42: quando rispondi cerca di ricalcare le esatte
parole, riformulando tu stesso la domanda.
Un buon metodo è quello di rivolgere il quesito a tutto
l’uditorio per vedere come risponderebbero a loro volta i
presenti. Questo espediente ti dà la possibilità di ricevere una
serie di idee da cui elaborare la possibile soluzione, ti consente di
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prendere tempo per ragionare e, infine, scarica la responsabilità
della risposta su tutti i presenti anziché solo su te stesso.
SEGRETO n. 43: se non sai rispondere immediatamente,
rivolgi la domanda a tutto l’uditorio.
Possono poi verificarsi situazioni particolari in relazione al
carattere delle persone che hai di fronte. Alcune persone fanno
domande per sentirsi brave; si tratta dei cosiddetti “professori”.
Benissimo; se ne hai uno in aula, riconosci la sua bravura
nell’aver saputo individuare un punto critico dell’argomento:
fallo sentire importante. Ciò non gli darà più modo di perseguire
l’obiettivo nascosto, che è quello di dimostrare che è bravo. Se
continua, potresti suggerirgli di discutere l’argomento da soli, più
tardi, perché merita un approfondimento particolare che però
esula dallo scopo del tuo intervento. In ogni caso, mai essere
aggressivo o risentito; sii professionale, il resto del pubblico
capirà e ti sarà a fianco.
C’è poi il “trapano”, ossia colui che tende a parlare molto e
continuamente. La sua logorrea lo porta a fare lunghi interventi e
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ad articolare domande a volte molto complesse e dense di
premesse. Molto spesso parla di sé ma non se ne rende conto;
tuttavia ruba il tempo che potrebbe essere dedicato alle
discussioni e anche ad altre persone e, per questo, a volte può
risultare fastidioso. Egli è in buona fede e non si accorge di
monopolizzare il tempo; anzi, ritiene di contribuire al discorso
con la propria esperienza e fornendo il suo punto di vista.
Devi evitare che queste persone prendano il sopravvento e devi
farlo subito. Ti assicuro che i “trapani” sono sempre presenti! La
prima regola, dunque, è questa: evita di ricalcarle troppo.
Capisci bene che se rafforzi il rapport con questi soggetti, la
comunicazione potrebbe durare all’infinito.
Se non te la senti di essere brusco con la persona in questione
puoi, all’inizio del suo intervento, farle capire in modo cortese e
sorridente, la necessità di essere più breve possibile,
richiamandola al rispetto di un limite di tempo. È utile anche
richiamare alle regole del gioco, sempre in modo elegante e
garbato, suggerendo di interessarsi anche ad altri punti di vista.
Potresti dirle: «È molto interessante quello che dice; su questo
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vorrei sentire anche il parere di... (coinvolgi un’altra persona)»;
oppure: «Pur essendo il suo punto di vista interessante, non posso
concederle più spazio; dobbiamo andare avanti…» Validissima,
inoltre, la tecnica che utilizza lo spazio. Cambia posizione sul
palco e, contemporaneamente, assumi una diversa postura; ad
esempio quella del Confusionario, che servirà per spiazzarla
inconsciamente.
Per esperienza, però, ti posso dire che anche se blocchi la
comunicazione in maniera brusca (ma non sgarbata) questo tipo di
persone non recepiranno un messaggio negativo perché la loro
attenzione è focalizzata su loro stesse anziché su di te. È proprio
per questo motivo che ti consiglio di essere piuttosto deciso,
altrimenti rischi che non ti sentano affatto.
SEGRETO n. 44: fai sentire importante il “professore” e
interrompi velocemente lo schema con il “trapano”.
Vi sono, infine, persone che parlano tra loro come compagni di
banco ai tempi della scuola e che creano un fastidioso brusio.
Normalmente è bene chiedere di parlare uno alla volta. Se il
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brusio continua, fai una pausa, e smetteranno subito di parlare.
Efficace è anche guardarli negli occhi, fare un sorriso o citare i
loro nomi. È bene anche renderli partecipi con frasi come:
«Vorrei conoscere anche il tuo punto di vista, Adalberto!».
Obiezioni. Sulle obiezioni devi essere molto cauto. Come ti ho
già detto, devi assolutamente evitare il conflitto. Evita anche di
dare giudizi fuori luogo o di fare critiche alla persona, anche se
questa ti infastidisce. Nessuno mai accetta serenamente giudizi sul
proprio modo di comportarsi, specialmente se si trova in gruppo.
La critica è ugualmente inutile perché mette la persona sulla
difensiva e suscita risentimento. Una situazione del genere
darebbe fastidio anche al resto del pubblico che è d’accordo con
te.
Chi si sente ripreso è indotto immediatamente a cercare una
giustificazione, a difendersi o, anche, a ritorcere l’accusa contro
di te. Ricordati che la mappa non è il territorio e chi obietta
ritiene di avere ragione secondo la propria mappa del mondo. In
questi casi, il tuo obiettivo deve essere quello di rimanere in
rapport. Qualunque scambio di parole, se sorretto dal rapport,
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porterà a un epilogo produttivo e soddisfacente per tutti.
Ti do alcuni consigli. Ricalca le parole della persona che ti muove
l’obiezione, il suo tono di voce e usa alcuni suoi vocaboli.
Adattati al suo ritmo percependo il suo respiro. Individua il suo
sistema rappresentativo prevalente ascoltando attentamente i
predicati che utilizza e rivolgiti a lei attraverso quel sistema.
Se mentre parla tu incarni il modello del Calcolatore, le darai
l’impressione che stai prendendo seriamente in considerazione
quello che dice (e in effetti è la verità). Se senti di perdere il filo,
concentrati sul tuo baricentro e ritrova lo stato del trainer. Tutto
questo ti servirà a ricreare le condizioni ambientali e psicologiche
ottimali per una comunicazione efficace e soddisfacente. In quello
stato, cerca di far capire che ti stai sinceramente interessando al
suo punto di vista, perché, in fondo, è questa la chiave di tutto.
Chi critica, spesso si sente frustrato; sicuramente è una persona
che non è stata ascoltata; ma tu, da esperto del rapport, sei in
grado di capire il suo stato d’animo e di rivolgerti a lei nel modo
che desidera.
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SEGRETO n. 45: di fronte a obiezioni evita il conflitto ed
evita anche di dare giudizi o fare critiche alla persona; rimani
in rapport e fai capire che ti stai sinceramente interessando al
suo punto di vista.
Devi cercare di immedesimarti in lei e, attraverso il suo modo di
essere, esprimere le tue idee. Se hai l’impressione di essere
attaccato personalmente, la cosa immediata da fare è, ancora
una volta, ricalcare le esatte parole per iniziare a ricreare il
rapport; poi cambiare posizione, spostandoti anche di poco, per
disinnescare l’ancora spaziale negativa; cambiare postura e
cominciare a guidare il discorso verso concetti più generalizzati,
universali che possano includere anche il punto di vista della
persona che ti attacca e, da quel punto, elaborare una soluzione
nuova.
Un esempio di risposta a una contestazione potrebbe essere il
seguente: «Mi corregga se sbaglio (categoria del Calcolatore), lei
non è d’accordo sul fatto che il contributo che abbiamo dato alle
associazioni di ricerca sia sufficiente (ricalco verbale). Mi rendo
conto che le associazioni di ricerca siano oggi una delle poche
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speranze della nostra epoca. (Cambi posizione e ti rivolgi
all’uditorio diventando leggermente Accusatore). E gli sforzi
compiuti da ogni singolo associato andrebbero valorizzati
maggiormente e non solo dal punto di vista economico.
Quello che possiamo fare adesso è (assumi un tono di voce
discendente guardando l’interlocutore negli occhi) porre le basi
per l’aumento del contributo, attraversando le tappe obbligatorie
che esso comporta. Dobbiamo passare necessariamente
attraverso la presa di coscienza di questi valori. Beninteso, si
tratta di un’evoluzione e, come tale, ha dei tempi fisiologici di
assimilazione.
Mi assumo la responsabilità di velocizzare il più possibile questi
tempi; ho una profonda fiducia in quello che fate e sarò in grado
di trasmettere questa fiducia a chi di dovere per ottenere insieme
il vostro meritato riconoscimento.»
Come vedi, in questo esempio vi è un iniziale ricalco cui segue un
riconoscimento della posizione altrui; un innalzamento verso
valori condivisi, sfruttando generalizzazioni, termini indefiniti e
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universali (...speranze della nostra epoca). Infine, una guida che
sposta la responsabilità su qualcun altro, indefinito (... a chi di
dovere) e, contemporaneamente, un’assunzione di responsabilità
dell’oratore per trovare la soluzione, seppure in modo graduale (...
ha dei tempi fisiologici di assimilazione). Così facendo, il
contestatore si sentirà appagato perché la sua obiezione è stata
accolta, la sua posizione riconosciuta e gli è stata data anche una
speranza.
SEGRETO n. 46: se hai l’impressione di essere attaccato,
cambia posizione, postura e comincia a guidare il discorso
verso concetti più generalizzati, universali che possano
includere anche il punto di vista di colui che ti attacca; e da lì
elabora una soluzione nuova.
Ci sono, infine, dei giorni in cui proprio non riesci ad essere un
artista del rapport. Non preoccuparti, capita a tutti; altre volte
potresti avere la prontezza per gestire le obiezioni. In ogni caso,
anche in quei momenti puoi cavartela suggerendo al pubblico di
rimandare le domande alla chiusura dell’esposizione, in modo da
esaurire più in fretta l’argomento.
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
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Spesso accade che, così facendo, la persona trovi da sola la
risposta o che non sia più interessata o che si dimentichi
addirittura di muoverti l’obiezione. Se nulla è efficace di fronte a
un disturbatore, devi richiamare la sua attenzione verso valori più
alti; nel senso che esiste una specie di “accordo superiore non
scritto” che va osservato da tutti e che impone il rispetto delle
regole dell’educazione e della correttezza; altrimenti non ha più
senso nulla, compreso il tuo essere lì.
SEGRETO n. 47: se nulla è efficace, devi richiamare
l’attenzione verso valori più alti.
Finale: come chiudere tuo intervento e “scolpire” le emozioni
nel pubblico
Come abbiamo già visto, tra le cose che il pubblico ricorda
maggiormente c’è la parte finale del tuo intervento. Essa va curata
in modo particolare, sia che si tratti di un discorso improvvisato,
sia che si tratti di una giornata di formazione. Pensa che,
confezionando un buon finale, hai l’opportunità di far sì che le
persone escano con un’emozione che si porteranno a casa.
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216
Nel finale devi includere quattro elementi:
1. riassunto;
2. invito ad agire;
3. ringraziamento;
4. emozioni.
In alcune situazioni (lunghe presentazioni, corsi di formazione,
cerimonie particolari ecc.) vanno inclusi necessariamente tutti e
quattro. In altre, come un discorso breve, improvvisato o
informale, devi valutare cosa vuoi che il pubblico porti a casa.
Naturalmente, qui di seguito farò riferimento a situazioni formali,
nelle quali devono sussistere tutti e quattro gli elementi ricordati.
SEGRETO n. 48: nel finale devi includere quattro elementi:
1. riassunto;
2. invito ad agire;
3. ringraziamento;
4. emozioni.
Puoi riassumere quanto hai detto in maniera tradizionale o, se si
tratta di formazione, puoi farlo in forma “ipnotica”. In
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quest’ultimo caso, fai rilassare il pubblico con una respirazione
profonda e fai un riassunto di tutto quello che i partecipanti
hanno imparato, cercando di suscitare in essi immagini mentali
in cui vedono loro stessi mentre applicano i principi appresi. In
alcuni casi è possibile aggiungere un sottofondo musicale appena
percettibile e puoi suggerire loro di ascoltare a occhi chiusi.
“Invito ad agire” significa chieder loro di applicare quanto hanno
appreso. Chiedi sempre di fare qualcosa di specifico, ossia
qualcosa che i presenti possono realmente fare; che sia, dunque,
inizialmente semplice e che dia loro un riscontro sicuro e
immediato.
Infine, una parte imprescindibile: un discorso finale possibilmente
emozionante, magari che faccia venire i brividi. Deve essere
breve e incisivo. In esso devi inserire i ringraziamenti per chi ha
organizzato il tuo intervento ma, soprattutto, devi ringraziare il
pubblico che ti ha ascoltato e dal quale anche tu hai imparato
qualcosa che rimarrà nei tuoi ricordi per sempre.
Esprimi sinceramente il tuo piacere ma fallo solo se hai realmente
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provato piacere. Ricorda i momenti passati insieme anche a
pranzo; qualche battuta, qualsiasi cosa che possa suggerire che sei
diventato uno di loro. Ti ripeto ancora che se desideri veramente
che ai tuoi ascoltatori vengano i brividi, non basta la tecnica di
parlare con il tronco; è necessario che tu dica le cose
sinceramente e con tutto il cuore.
SEGRETO n. 49: se desideri veramente che ai tuoi ascoltatori
vengano i brividi, non basta la tecnica di parlare con il tronco;
è necessario che tu dica le cose sinceramente e con tutto il
cuore.
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RIEPILOGO DEL GIORNO 7:
SEGRETO n. 39: nel cerimoniale, più è formale la situazione
e più effetto avranno le rotture degli schemi.
SEGRETO n. 40: la cosa migliore è dichiarare l’errore, senza
problemi; esiste poi la possibilità di dissociarsi da esso usando
il principio delle ancore.
SEGRETO n. 41: quando ti viene rivolta una domanda,
rispondi e poi chiedi alla persona se hai risposto; mentre lo fai,
sottolinea leggermente la parola “risposto”; non chiederle se è
soddisfatta della risposta.
SEGRETO n. 42: quando rispondi cerca di ricalcare le esatte
parole, riformulando tu stesso la domanda.
SEGRETO n. 43: se non sai rispondere immediatamente,
rivolgi la domanda a tutto l’uditorio.
SEGRETO n. 44: fai sentire importante il “professore” e
interrompi velocemente lo schema con il “trapano”.
SEGRETO n. 45: di fronte a obiezioni evita il conflitto ed
evita anche di dare giudizi o fare critiche alla persona; rimani
in rapport e fai capire che ti stai sinceramente interessando al
suo punto di vista.
SEGRETO n. 46: se hai l’impressione di essere attaccato,
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cambia posizione, postura e comincia a guidare il discorso
verso concetti più generalizzati, universali che possano
includere anche il punto di vista di colui che ti attacca; e da lì
elabora una soluzione nuova.
SEGRETO n. 47: se nulla è efficace, devi richiamare
l’attenzione verso valori più alti.
SEGRETO n. 48: nel finale devi includere quattro elementi:
1. riassunto;
2. invito ad agire;
3. ringraziamento;
4. emozioni.
SEGRETO n. 49: se desideri veramente che ai tuoi ascoltatori
vengano i brividi, non basta la tecnica di parlare con il tronco;
è necessario che tu dica le cose sinceramente e con tutto il
cuore.
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Conclusione
Siamo arrivati alla fine del nostro viaggio. La mappa che abbiamo
utilizzato fino a questo punto, però, ci indica che il percorso
continua, solo per te, all’infinito. Da questo momento, infatti, sei
capace di continuare per la tua strada, nella consapevolezza che
dentro di te hai tutto ciò che ti serve per emozionare le persone
che ti sono accanto; sei in grado di fare anche tu la differenza in
un mondo che tende, a volte, a privilegiare la superficialità.
Come ogni corso che si rispetti, questo, più che mai, pretende che
tu metta in pratica ciò che hai appreso. Non importa da dove
parti. Se c’è un argomento che ti ha catturato prima o più degli
altri inizia da quello. Man mano che procederai nel percorso, ti
renderai conto che tutti gli argomenti confluiscono in una
direzione unica. È la direzione della congruenza. Quando, infatti,
comincerai a padroneggiare i primi strumenti, ti accorgerai che la
strada non può che essere quella e anche le altre strategie ti
sembreranno ovvie. E, man mano che andrai avanti, tutte le
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
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risorse che hai dentro verranno incluse, in maniera naturale, nella
tua competenza inconscia.
Ma il mio invito ad agire non è riferito solo al tuo
comportamento, perché, come ormai sai bene, le nostre azioni
sono influenzate dalle nostre convinzioni. E la prima convinzione
riguarda te stesso, la tua identità che da oggi deve essere quella di
un comunicatore straordinario. Il nostro viaggio è partito da
dentro ed è lì che dovrà risiedere, per sempre, questa prima,
fondamentale convinzione.
Riconosci le profonde implicazioni che si celano dietro
l’espressione «comunico quindi esisto». Tutto inizia dal tuo
desiderio di voler vivere questa esistenza a un livello di
consapevolezza più elevato. E la consapevolezza si manifesta
attraverso la scoperta continua dei legami che ti uniscono a tutto
ciò che ti circonda. Ti invito, dunque, a sperimentare ogni giorno,
in qualunque situazione e con qualunque essere umano il potere
della comunicazione emozionale.
Se decidi, da oggi, di impegnarti a vivere nella sintonia, nel
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
223
rapport e a scoprire cosa c’è veramente oltre le parole, vuol dire
che hai scelto deliberatamente di esplorare il mondo con una
nuova consapevolezza. E questa scelta farà veramente la
differenza nella tua vita perché non solo riuscirai a raggiungere i
risultati che desideravi ma ti renderai conto che cambieranno i
tuoi stessi desideri. Scoprirai che esistono nuove mete da
raggiungere che prima ritenevi impossibili o fuori dalla tua
portata.
Forse, fino a ieri, non riuscivi a comunicare con qualche familiare
o con qualcuno che ti è vicino per motivi che non sei riuscito a
capire pienamente. C’era qualcosa che ti bloccava. E,
probabilmente, questo rapporto un po’ limitato ha influenzato una
parte della tua vita o alcune tue scelte. Ebbene, credo che questa
sia la tua occasione per cambiare questo schema limitante ed
evolverlo in maniera che possa essere utile e produttivo per tutti e
due.
Grazie alle tue nuove conoscenze hai la possibilità di scomporre
il problema e di analizzare separatamente tutte le componenti di
esso fino a capire esattamente cosa puoi realmente modificare per
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
224
un vantaggio comune.
Potresti scoprire che è solo un diverso modo di percepire la realtà.
Magari devi comunicare con una certa persona privilegiando il
canale auditivo, anziché quello visivo; oppure potresti renderti
conto che avevi delle convinzioni limitanti sul suo conto che ti
impedivano di comunicare efficacemente con lei. Adesso conosci
i meccanismi fondamentali della comunicazione umana e, da
oggi, puoi impegnarti seriamente nell’abilità di padroneggiare
questi strumenti fino a renderli naturali; ciò ti sarà d’aiuto per
creare legami soddisfacenti e duraturi, soprattutto con le persone
che ti stanno a cuore.
Molte persone hanno recuperato rapporti affettivi dopo anni di
chiusura; altre sono riuscite a coltivare relazioni ritenute
impensabili fino a poco prima. La vita ha sempre tante sorprese
da regalarci ma tu, grazie al sapiente utilizzo delle risorse che hai
dentro, puoi anche decidere di anticiparti qualche sorpresa, non
credi?
Poi continua nella tua evoluzione ed estendi le tue abilità anche ad
Tutti i Diritti Riservati – Vietata qualsiasi duplicazione del presente ebook
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altri contesti. Scoprirai, ad esempio, che parlare in pubblico è
un’esperienza a dir poco esaltante. Quando arriverai al punto di
provocare stati nel pubblico a comando, ti sembrerà di avere
realmente dei superpoteri. Ma tu sai che il vero potere non è
quello. Pensaci bene; ora sei in grado di arrivare nel profondo del
cuore, sei capace di far vibrare l’anima di chi ti ascolta e, allora, il
passo successivo è sfruttare questo dono e utilizzarlo anche per
migliorare la realtà che ti circonda.
Le persone che riescono a comunicare con efficacia sono persone
libere e hanno la capacità e gli strumenti per aiutare anche gli altri
individui a liberarsi da schemi, paure, e inibizioni che non
permettono loro di affrontare la vita in modo sereno. Ora che
conosci i segreti della comunicazione, senti la responsabilità e
l’orgoglio di avere un ruolo più alto in questa esistenza. Puoi
contribuire anche tu alla costruzione consapevole di un mondo
migliore, più autentico, più libero, più stimolante; un mondo al
quale tutti abbiamo realmente il desiderio di appartenere.
E adesso che siamo veramente sul punto di stringerci idealmente
la mano, desidero ringraziarti, con tutto il cuore, per la scelta che
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hai fatto, leggendo questo ebook, di metterti in gioco,
concedendoti l’opportunità di guardare i rapporti umani con occhi
nuovi. Grazie per aver condiviso con me il tuo tempo, i tuoi
pensieri, le tue incertezze e le tue conferme. Sappi che non ci
divideremo completamente perché sarò sempre a tua disposizione.
Mi farà davvero piacere avere tue notizie per sapere quali
cambiamenti hai portato alla tua vita; quanti legami hai saputo
tessere e quali nuovi risultati hai raggiunto.
Ricorda che sei tu a creare la realtà che ti circonda e che tutto
quello che fai accadere nasce sempre da un pensiero che risiede
nel profondo della tua straordinaria persona. Adesso voglio che
immagini una porta davanti a te; aprila e guarda l’universo
intorno a te: benvenuto fra i comunicatori straordinari!
Un abbraccio forte
Roberto Pulmbo
Per qualunque richiesta e per partecipare al seminario
“Comunicatori straordinari!®” scrivimi: [email protected]
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EBOOK CONSIGLIATO
IL FORMATORE
Strategie di Comunicazione, Leadership, Team Building
e Public Speaking per la Formazione
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EBOOK CONSIGLIATO
L’ARTE DELLA COMUNICAZIONE
Per Comunicare in Maniera Efficace,
Convincente e Senza Stress
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229
EBOOK CONSIGLIATO
PARLA COME MANGI
Mappa Avanzata per non Perdersi
Nel Linguaggio Verbale e non Verbale
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