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REGIONE BASILICATA COMUNE DI SCANZANO IONICO Provincia di Matera PIANO OPERATIVO PRODUTTIVO (P.O.P.) CON VALENZA DI P.I.P. DELLA ZONA D3 DELLA SSP STUDIO PER LA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE - Integrato Proponente: COMUNE DI SCANZANO JONICO (MT) Ottobre 2017 Il Tecnico redattore: Arch. Marcello Iannuzziello

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REGIONE BASILICATA

COMUNE DI SCANZANO IONICO

Provincia di Matera

PIANO OPERATIVO PRODUTTIVO (P.O.P.) CON VALENZA DI P.I.P. DELLA ZONA D3 DELLA SSP

STUDIO PER LA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE - Integrato

• Proponente:

COMUNE DI SCANZANO JONICO (MT)

Ottobre 2017

Il Tecnico redattore: Arch. Marcello Iannuzziello

INDICE GENERALE

0) Premessa

Cronistoria degli eventi amministrativi procedurali dell’area in oggetto

A.Quadro di riferimento programmatico

A.1Premessa

A.2 Strumenti di programmazione e pianificazione regionali

A.3 Strumenti di programmazione e pianificazione comunali e comprensoriali

B Quadro di riferimento progettuale

B.1 Descrizione della zona di intervento

B.2 Dimensioni e caratteristiche dell’intervento

B.3 Cronoprogramma dei lavori

C Quadro di riferimento ambientale

C.2 Descrizione dello status delle componenti ambientali potenzialmente interessate

Atmosfera (precipitazioni, temperatura, direzione dei venti dominanti etc.)

Ambiente idrico (idrologia ed idrogeologia)

Suolo e sottosuolo

Vegetazione

Fauna

Caratteri pedologici

Paesaggio e fattori storico testimoniali

Salute pubblica

D Descrizione degli impatti e delle misure di mitigazione

D.2 Azioni di progetto

D.3 Fattori di Impatto

D.4 Componenti ambientali interessate

D.5 Stima degli impatti sulle componenti ambientali e interventi di mitigazione

E. Piano di Monitoraggio Ambientale

Conclusioni

Riferimenti normativi:

Normativa comunitaria:

Direttiva 337/85/CEE

Direttiva 97/11/CE di modifica la Direttiva 337/1985

Normativa nazionale:

D.P.C.M. n. 377/88

D.P.R. 2 settembre 1999, n. 348

D.P.C.M. 3 settembre 1999

D.Lgs. n. 372/99).

D.Lgs. 372/99),

D.P.C.M. 27 dicembre 1988,

D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. (Testo Unico dell'Ambiente o Codice dell’ambiente) come modificato dal D.Lgs

16/01/2008 n.4.

Normativa regionale:

Legge regionale 14 dicembre 1998, n. 47 (DISCIPLINA DELLA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE

E NORME PER LA TUTELA DELL’AMBIENTE)

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Lo studio di impatto ambientale è organizzato nei quadri di:

• riferimento programmatico,

• riferimento progettuale

• riferimento ambientale

Quadro di riferimento programmatico

- Il quadro di riferimento programmatico contiene:

1. la descrizione delle relazioni tra l'opera progettata e gli strumenti di pianificazione e di

programmazione vigenti con particolare riferimento ai rapporti di coerenza ed allo stato di attuazione

di tali strumenti;

2. la descrizione di vincoli di varia natura esistenti nell'area prescelta e nell'intera zona di studio.

Quadro di riferimento progettuale

- Il quadro di riferimento progettuale contiene:

1. la descrizione delle caratteristiche fisiche dell'insieme del progetto e delle esigenze di utilizzazione del

suolo durante le fasi di costruzione e di funzionamento;

2. la descrizione delle principali caratteristiche dei processi produttivi, con l'indicazione della natura e

della quantità dei materiali impiegati;

3. la descrizione della tecnica prescelta, con riferimento alle migliori tecniche disponibili a costi non

eccessivi, e delle altre tecniche previste per prevenire le emissioni degli impianti o per ridurre l'utilizzo

delle risorse naturali, confrontando le tecniche prescelte con le migliori tecniche disponibili;

4. la valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni previste (quali inquinamento

dell'acqua, dell'aria e del suolo, rumore, vibrazioni, luce, calore, radiazioni, ecc.) risultanti dalla

realizzazione e dalla attività del progetto proposto;

5. la descrizione delle principali soluzioni alternative possibili, inclusa l'alternativa zero, con indicazione

dei motivi principali della scelta compiuta, tenendo conto dell'impatto sull'ambiente.

Quadro di riferimento ambientale

- Il quadro di riferimento ambientale contiene:

1. l'analisi della qualità ambientale con riferimento alle componenti dell'ambiente potenzialmente

soggette ad un impatto importante del progetto proposto, con particolare riferimento alla popolazione,

alla fauna e alla flora, al suolo, Regione Basilicata al sottosuolo, all'acqua, all'aria, ai fattori climatici, ai

beni materiali, compreso il patrimonio architettonico e archeologico, al paesaggio, all'interazione tra

questi fattori;

2. la descrizione dei probabili effetti rilevanti, positivi e negativi, del progetto proposto sull'ambiente

dovuti:

- all'esistenza del progetto;

- all'utilizzazione delle risorse naturali;

- all’esercizio del PIP stesso;

3. l'indicazione dei metodi di previsione utilizzati per valutare gli effetti sull'ambiente;

4. la descrizione delle misure previste per evitare, ridurre e se possibile compensare rilevanti effetti

negativi del progetto sull'ambiente.

0 Premessa

Il presente studio integra e sostituisce il precedente, trasmesso a Settembre 2017, per aver apportato

modifiche e integrazioni sulla base di richieste verbali da parte dell’Ufficio che ne cura l’istruttoria.

Il Comune di Scanzano Jonico (MT) ha previsto nei suoi strumenti di Pianificazione territoriale ed economica la

possibilità di insediare sul proprio territorio nuove attività produttive, terziarie, ricettive. Tale scelta è stata

coerente con tutti gli strumenti di pianificazione sovraordinati è stata validata e approvata nelle sedi

tecnico/amministrative/istituzionali competenti. La spinta verso tale scelta deriva dagli Imprenditori ed attività

insediate sul territorio e da soggetti imprenditoriali esterni, interessati sia dalla eccellente situazione

agronomica del territorio agricolo sia dalla forte espansione turistica del litorale jonico.

Trattasi di area ubicata in ambito territoriale pianificato dal vigente RU : Ambiti – ZONA D3 - Zona Dd3 – Dd7

– ricompreso nel Piano Operativo Produttivo (P.O.P.) per gli anni 2012 – 2017, con effetti di P.I.P. (Piano

Insediamenti Produttivi ai sensi della Legge n°865/1971), approvato con Delibera di Consiglio Comunale del

01.03.2013, n° 13, per la superficie territoriale di mq mq 317.390, assegnato agli aventi titolo a seguito di

Determina n° 65 del 24.05.2016.

Il R.U. approvato con Delibera di Consiglio Comunale n° 44 del 28.10.2009, ha affrontato la questione

urbanistica della riorganizzazione degli spazi urbani nel riequilibrio della città esistente e degli spazi aperti –

qualità territoriale e sviluppo turistico/produttivo.

La scelta del sito è stata dettata dalla sua posizione strategica in relazione alle arterie viarie primarie ossia: la

SS 106 – Jonica, con lo svincolo con la S.S. 598 della Val d’Agri.

La volontà amministrativa locale di promuovere lo sviluppo economico ha trovato la risposta in campo

urbanistico con il Piano Operativo Produttivo (P.O.P.) per gli anni 2012 – 2017, con effetti di P.I.P. (Piano

Insediamenti Produttivi ai sensi della Legge n°865/1971), ZONA D3.

La volontà amministrativa regionale ha condiviso e supportato la scelta locale tramite l’erogazione di

finanziamenti specifici.

La redazione e progettazione del P.O. – P.I.P. e relativi criteri di assegnazione dei lotti è stata eseguita con i

criteri di cui alla SCHEDA STRUTTURALE ZONA D3 (risultanza della Regione Basilicata – Ufficio Compatibilità

Ambientale D.D. n° 75AB. 2010/D. 01733 del 23.12.2010 – Valutazione Ambientale Scheda Strutturale relativa

agli aspetti Turistico, Ambientali e Produttivi del Comune di Scanzano Jonico), della quale si riporta estratto:

“---- essa è finalizzata al soddisfacimento della domanda di localizzazione di manufatti produttivi------

l’edificazione è sottoposta a P.O.------ che terrà conto delle prescrizioni dell’AdB ---- con collocazione degli

edifici ad una quota non inferiore a 10,50 metri sul livello del mare. Le destinazioni d’uso le seguenti: artigianali

e industriali non nocive, terziario e commerciale all’ingrosso e al dettaglio per tutti generi tranne quello

alimentare. Per queste ultime vengono consentiti solo per gli alimenti prodotti e trasformati nello stabilimento.

La redazione del PIP dovrà essere orientata anche alla costruzione di un rapporto organico con le aree agricole

esterne attraverso “strutture verdi”……“ .

Dei criteri sopra enunciati si cita il parere del 20.04.2017 – Regione Basilicata: Nota Prot. n°

67601/2017 – comunicazione al Comune di Scanzano Jonico da parte dell’Ufficio Urbanistica e Tutela del

Paesaggio dell’approvazione da parte della Commissione BB. AA, dell’aggiornamento del PIP Zona D3,

ricordando che Il Piano Operativo Produttivo (P.O.P.), ZONA D3, è stato ideato a livello planimetrico come

una griglia di impianto “ippodameo”, con lotti regolari all’interno di una viabilità perimetrale rigida, con

possibilità di inserimenti trasversali atti alla più corretta distribuzione in base alle richieste di assegnazione

delle aree.

Sostanzialmente si è scelta una soluzione “flessibile” da gestire al meglio nelle fasi future di richiesta

e assegnazione delle aree, in proporzione alle attività da insediare e alle relative necessità di superfici

coperte e scoperte.

La prescrizione della VAS approvata sull’area, che prescriveva di sottoporre a specifica Valutazione

di Impatto Ambientale (VIA) ai sensi della LR n° 47/1998 e D.lgs. n° 152/2004 e s.m.i. sulla base di

progetti a livello definitivo il progetto del sistema produttivo della Zona D3, ha posto un vincolo di

dettaglio progettuale molto elevato che solo in questa fase temporale si è delineato e definito.

Con D.G.R. n.62 del 12.09.2017 è stato approvato l’aggiornamento del PIP della zona D3 con

l’aggiunta di un Parco divertimenti a tema. Quindi si è chiaramente delineata la conformazione dell’area:

- la prima parte a ridosso dell’ingresso è di pertinenza del parco tematico di svaghi e divertimenti;

- la seconda parte in fregio alla esistente struttura agroalimentare dell’APOFRUIT, sono collocati i

lotti delle attività di lavorazione confezionamento dei prodotti agricoli.

Si sono così create 2 distinte aree divise dalla pubblica viabilità di progetto, rendendo armonico e

funzionale il progetto urbanistico.

Occorre sottolineare che la soluzione compositiva spaziale del Piano/progetto Urbanistico originario

non è stata variata (viabilità pubblica, parcheggi pubblici, verde pubblico) mentre è stato eseguito

l’accorpamento di n°29 lotti (finalizzato alla realizzazione del “Parco Tematico Svaghi e divertimenti

denominato DREAM PARK”). Gli scostamenti lievissimi (rispetto alla soluzione Adottata), sono

ambientalmente apprezzabili in quanto riducono il carico urbanistico e la pressione ambientale rispetto

alla soluzione originaria approvata con VAS dalla Regione in data 24.11.2010.

La Regione Basilicata,inoltre, con DGR n.90/2017 ha concesso in favore del Comune di Scanzano

Jonico un finanziamento di € 3.300.00,00 per l’infrastrutturazione della nuova area artigianale D3 con

sottoscrizione di un accordo di Programma firmato in data 17.02.2017.

Pertanto tale provvedimento resta invariato sia nel contenuto che nelle prescrizioni.

L’intervento urbanistico è già stato soggetto alle procedure di valutazione ambientale strategica:

� Regione Basilicata – Ufficio Compatibilità Ambientale D.D. n° 75AB. 2010/D. 01733 del 23.12.2010 - Parere

Valutazione Ambientale Strategica (VAS) sulla Scheda Strutturale del 24.11.2010, nella quale si prescrive di

sottoporre a specifica Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ai sensi della LR n° 47/1998 e D.lgs n°

152/2004 e s.m.i. sulla base di progetti a livello definitivo il progetto del sistema produttivo della Zona D3.

Localizzazione dell’intervento

Foto aerea dell’area con indicazione della zona di intervento

CRONISTORIA DEGLI EVENTI AMMINISTRATIVI PROCEDURALI DELL’AREA IN OGGETTO

� 29.11.2008 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Delibera di Consiglio Comunale n° 44/2008 “adozione

formale di atto di condivisione degli obiettivi da perseguire con il Regolamento Urbanistico (R.U.) a

seguito delle esigenze manifestate dall’imprenditoria locale ed esterna ai confini territoriali di nuove

aree produttive.

� 23.10.2009 - Comune di Scanzano Jonico (MT): Delibera di Consiglio Comunale n° 44/2009

“Approvazione del Regolamento Urbanistico (R.U.). A seguito di prescrizione dell’Ufficio di Compatibilità

Ambientale veniva stralciata la “Zona D3”.

� 24.11.2010 – Regione Basilicata: Parere Valutazione Ambientale Strategica (VAS) sulla Scheda

Strutturale nella quale si prescrive di sottoporre a specifica Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ai

sensi della LR n° 47/1998 e D.lgs. n° 152/2004 e s.m.i. sulla base di progetti a livello definitivo il

progetto del sistema produttivo della Zona D3.

� 25.02.2011 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Delibera di Consiglio Comunale n° 7/2011

“Approvazione della Scheda Strutturale relativa agli aspetti turistico ambientali e produttivi in cui è

prevista la localizzazione della Zona D3 in prossimità dello svincolo della arteria viabile “Val d’Agri” e la

SS n° 106 “Jonica”. L’attuazione veniva subordinata alla elaborazione di un Piano Operativo.

� 26.04.2011 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Delibera di Giunta Comunale n° 39/2011

“Approvazione della Relazione Urbanistica al Programma Triennale dei Lavori Pubblici - - Formazione

del Piano Operativo (P.O.) Produttivo degli Ambiti denominati “Zona D3, Dd3, Dd7”.

� 01.06.2011 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Avviso Pubblico “Partecipazione al Piano Operativo”.

� 05.07.2011 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Delibera di Giunta Comunale n° 10/2011 “Presa d’atto

delle proposte pervenute e condivisione delle stesse”.

� 23.04.2012 – Regione Basilicata: Parere Favorevole della Commissione Reginale BB.AA. sul Piano “Zona

D3”.

� 28.09.2012 - Comune di Scanzano Jonico (MT): Delibera di Consiglio Comunale n° 13/2013 “Adozione

del Piano Operativo (P.O.) Produttivo dell’Ambito denominato “Zona D3”.

� 14.11.2012 - Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 15417/2012 – Domanda alla Regione

Basilicata di Avvio fase di Verifica Procedura di VIA (Piano Operativo (P.O.) Produttivo dell’Ambito

denominato “Zona D3). * vedi vicende specifiche VIA nel successivo capitolo.

� 01.03.2013 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Delibera di Consiglio Comunale n° 7/2011

“Approvazione del Piano Operativo (P.O.) Produttivo dell’Ambito denominato “Zona D3 (avente effetto

di Piano Insediamenti Produttivi (P.I.P.) di cui all’ articolo 27 della Legge n° 865/1971.

� 04.07.2013 – Regione Basilicata: Nota Prot. n° 115403/2013 dell’Ufficio Compatibilità Ambientale -

Comunicazione dell’Avvio di Procedimento istruttorio della VIA.

� 19.01.2015 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Delibera di Consiglio Comunale n° 7/2015

“Approvazione del Regolamento per l’assegnazione dei lotti nel Piano Operativo (P.O.) Produttivo

dell’Ambito denominato “Zona D3”.

� 19.02.2015 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Determina Dirigenziale (D.D.) n° 12/2015

“Approvazione Schema di Bando Pubblico e relativi allegati per l’assegnazione dei lotti nel Piano

Operativo (P.O.) Produttivo dell’Ambito denominato “Zona D3”.

� 20.03.2015 – Regione Basilicata: Nota Prot. n° 56335/2015 - Richiesta dell’Ufficio Compatibilità

Ambientale di documentazione integrativa della VIA.

� 27.04.2015 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 4956/2015 – Richiesta all’Ufficio

Compatibilità Ambientale della sospensione dell’esame della VIA, in quanto al momento è in corso la

procedura concorsuale per l’assegnazione dei lotti del Piano Operativo (P.O.) Produttivo dell’Ambito

denominato “Zona D3 (avente effetto di Piano Insediamenti Produttivi (P.I.P.), con possibile modifica

del dimensionamento dei lotti e relativo numero (a seguito delle richieste presentate).

� 06.05.2015 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 4956/2015 – Determina Dirigenziale

(D.D.) n° 47/2015 “Nomina Commissione di Valutazione per l’assegnazione dei lotti nel Piano

Operativo (P.O.) Produttivo dell’Ambito denominato “Zona D3”.

� 22.04.2016 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 4903/2016 – “Convocazione delle

Aziende partecipanti al Bando per la discussione delle problematiche inerenti l’assegnazione dei lotti nel

Piano Operativo (P.O.) Produttivo dell’Ambito denominato “Zona D3”.

� 27.04.2016 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Incontro con le Aziende partecipanti al bando.

� 15.05.2016 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 5822/2016 – “Comunicazione

Dirigenziale al Sindaco dell’Esito dell’Avviso Pubblico, con invito allo stesso a reperire le risorse

finanziarie per la realizzazione delle opere di infrastrutturazione e urbanizzazione dell’area nel Piano

Operativo (P.O.) Produttivo dell’Ambito denominato “Zona D3”.

� 24.05.2016 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Determina Dirigenziale (DD) n° 65 del 24.05.2016,

Registro Pubblicazione n.476, Pubblicato all’Albo Pretorio on line dal 24.05.2016 al 08.06.2016

“Comunicazione di Assegnazione a Paci Osvaldo, (Lotti dal n° 23 al n° 52), per la superficie territoriale

di mq 103.165, per la realizzazione di “Parco Tematico Svaghi e divertimenti denominato DREAM

PARK”;

� 30.05.2016 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 6466/2016 – “Convocazione delle

Aziende partecipanti al Bando per la discussione delle problematiche inerenti l’assegnazione dei lotti nel

Piano Operativo (P.O.) Produttivo dell’ Ambito denominato “Zona D3”.

� 16.06.2016 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 7543/2016 – Il Sindaco informa il

Presidente della Giunta Regionale delle risultanze della DD n° ---Determina Dirigenziale (D.D.) n°

65/2016 “Approvazione della Graduatoria provvisoria per l’assegnazione dei lotti nel Piano Operativo

(P.O.) Produttivo dell’Ambito denominato “Zona D3”.

� 02.11.2016 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Richiesta della Soc. SUMMIT relativamente alle

determinazioni assunte dall’Amministrazione Comunale in relazione alla realizzazione del “Parco

Tematico Svaghi e divertimenti denominato DREAM PARK”.

� 17.02.2017 – Regione Basilicata: La Soc. BASILICATA DREAM PARK srl (subentrata alla Soc. Basilicata

Sviluppo S.r.l. con comunicazione Prot. n° 6279 del 29.05.2017,-) con trasmissione in data 17.02.2017,

Richiede l’Autorizzazione – N.O. Paesaggistico per l’intervento del “Parco Tematico Svaghi e

divertimenti denominato DREAM PARK”.

� 27.02.2017 - Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 2616/2017 – Il Sindaco risponde ad

Osvaldo Paci - Soc. SUMMIT S.r.l., in relazione alla propria richiesta Prot. 13392 del 02.11.2016, che

relativamente all’area assegnata a seguito di Determina n° 65 del 24.05.2016 nella quale si precisa

che: La Giunta Regionale Basilicata con Delibera n° 90 del 14.02.2017 ha ammesso a finanziamento

l’intervento “INFRASTRUTTURAZIONE NUOVA AREA ARTIGIANALE ZONA D3-I LOTTO”. In questo

Lotto è inserito l’intervento del Dream Park. Il Comune ha sottoscritto con La Regione Basilicata

l’Accordo di Programma per la realizzazione dell’intervento, con ultimazione programmata al mese di

luglio del 2018; La Soc. SUMMIT s.r.l., può attivare il programma costruttivo in relazione al fatto che:

La struttura tecnica comunale ha predisposto la Variante al Piano di Lottizzazione dell’area per

adeguarlo all’area assegnata;La proposta di modifica è all’esame della Regione Basilicata per

l’acquisizione del parere paesaggistico del D.lgs. n° 42/2004 e della valutazione di impatto ambientale

ai sensi del D.lgs. n° 152/2006.

� 20.04.2017 – Regione Basilicata: Nota Prot. n° 67601/2017 – comunicazione al Comune di Scanzano

Jonico da parte dell’Ufficio Urbanistica e Tutela del Paesaggio dell’approvazione da parte della

Commissione BB. AA. dell’aggiornamento del PIP Zona D3.

� 05.05.2017 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Trasmissione alla G.M. della proposta di Variante di

aggiornamento del PIP Zona D3.

� 09.05.2017 – Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 5409/2017 – Trasmissione alla Regione

Basilicata della Variante di aggiornamento del PIP Zona D3 – Aggiornamento della VIA.

� 11.05.2017 - Regione Basilicata: Nota Prot. n° 79620/23AD – Nella seduta del 10.05.2017 la

Commissione Regionale per La Tutela del Paesaggio Parere ha rilasciato Parere Favorevole alla

Richiesta presentata dalla Società Lucania Sviluppo SRL presentata in data 17.02.2017, relativamente

al parco divertimenti Dream Park.

� 09.06.2017 - Regione Basilicata: Nota Prot. n° 0096859/23AB – Richiesta di Compatibilità Ambientale

(Screening) relativamente al parco divertimenti Dream Park. Da parte della Soc. BASILICATA DREAM

PARK SRL.

� 20.07.2017 - Regione Basilicata: Nota Prot. n° 0119196/23AB/2017 - il “Dipartimento Ambiente ed

Energia - Ufficio Compatibilità Ambientale”, invia la Comunicazione (Soc. BASILICATA DREAM PARK

SRL) di improcedibilità dell’istanza di compatibilità ambientale presentata in data 07.06.2017 - (Prot.

Dipartimentale n° 96859/23AB, ai sensi dell’art. n° 2 comma 1 della Legge 7 agosto 1990, n. 241 e

s.m.i., motivata dalla mancata approvazione del Piano Operativo Produttivo (P.O.P.) per gli anni 2012

– 2017, con effetti di P.I.P. (Piano Insediamenti Produttivi ai sensi della Legge n°865/1971).

� 21.07.2017 - Comune di Scanzano Jonico (MT): Nota Prot. n° 5409/2017 – Trasmissione alla Regione

Basilicata della Variante di aggiornamento nella quale Il Comune di Scanzano Jonico, con Deliberazione

di Giunta Comunale N.49 del 21.07.2017 - Reg. Prot. 8639, pubblicazione n.706 Albo Pretorio in data

24.07.2017, adotta l’Aggiornamento del Piano Operativo con valenza di P.I.P. della Zona ‘D3’ della Ssp”

nella quale viene recepita la proposta progettuale del Parco Tematico Divertimenti denominato

Basilicata Dream Park.

� 20.07.2017 - Comunicazione della Regione Basilicata “Dipartimento Ambiente ed Energia – Ufficio

Compatibilità Ambientale” (Prot. 0119206/23AB), relativo alla documentazione progettuale

dell’intervento urbanistico relativo all’Aggiornamento del Piano Operativo con valenza di P.I.P. della

Zona ‘D3’, trasmesso con Nota Prot. n° 5409/2017, si richiede integrazione documentale.

� 12.09.2017 - Comune di Scanzano Jonico (MT) - Con D.G.R. n.62 del 12.09.2017 è stato approvato

l’aggiornamento del PIP della zona D3 con l’aggiunta di un Parco divertimenti a tema.

Il presente studio rappresenta ulteriore integrazione documentale alla richiesta della Regione Basilicata

“Dipartimento Ambiente ed Energia – Ufficio Compatibilità Ambientale” (Prot. 0119206/23AB) del 20

luglio 2017.

A. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

A.1 Premessa

Il soggetto proponente del Piano Urbanistico di iniziativa pubblica (PIP) è l’Amministrazione Comunale di

Scanzano Jonico (MT), nelle attribuzioni derivanti dalla vigente normativa e dalle attribuzioni statutarie.

Con avviso pubblico del 01/06/2011 il Comune di Scanzano Jonico ha dato corso alla “partecipazione di bando,

finalizzata ad acquisire e selezionare proposte d’intervento che risultino idonee a soddisfare gli obiettivi e gli

standards di qualità urbana ed ecologica definiti dalla Scheda Strutturale per il sistema produttivo”, relativi, tra

l’altro, all’ambito “zona D3”.

Al Bando hanno risposto solo i germani Appio presentando la proposta di inserimento nel P.O. produttivo

relativamente al suddetto Ambito e la stessa è stata condivisa dall’Amm.ne Comunale con Delibera di G.C. n.

10 del 05/07/2011 con riserva da parte della stessa, in considerazione dell’unicità delle proposte pervenute, di

richiedere ai soggetti proponenti tutti gli elaborati tecnico amministrativi previsti per dare valenza di Piano

Attuativo all’iniziativa in oggetto.

La suddetta proposta progettuale di P.O. pertanto, integrando i contenuti della proposta presentata in sede di

partecipazione di bando, comprende tutti gli elaborati necessari per produrre gli effetti di un Piano Attuativo ai

sensi dell’art. 17 della L.R. n. 23/99 e più specificatamente di un PIP , ai sensi dell’art. 27 Legge n. 865/71.

La presente proposta progettuale tende a dare risposta alle difficoltà, sempre crescenti per l’Amministrazione

Comunale, ad espropriare le aree necessarie per attuare le previsioni di Piano.

Il legislatore regionale pur non potendo offrire una soluzione definitiva al problema, ha tentato di fornire ai

Comuni, attraverso le procedure del Piano Operativo, uno strumento appunto operativo per cercare di ridurre la

formazione di rendite fondiarie conseguenti all’attribuzione delle funzioni da parte del Piano Regolatore

tradizionale.

La scissione della Pianificazione Comunale nelle due parti, strutturale ed operativa, infatti, è finalizzata, tra

l’altro, a consentire ai Comuni di rimandare l’effettiva localizzazione delle previsioni insediative fino al momento

in cui queste risultino effettivamente da attuarsi, evitando la formazione di rendite su terreni che, nei tempi

lunghi del Piano tradizionale, avrebbero potuto determinare problemi di espropriabilità connessi sia al valore di

mercato dell’area, sia all’obbligo dell’indennizzo a favore del proprietario inciso dell’attività pianificatoria,

nell’ipotesi di reiterazione di un vincolo preordinato all’esproprio oltre i cinque anni di validità dello stesso.

Con la presente proposta pertanto vengono esplicitati i requisiti operativi di un Piano Attuativo affinché non si

determino rendite fondiarie che possano risultare svantaggiose per l’Amministrazione Comunale, anche nel

lungo periodo.

A.2 Strumenti di programmazione e pianificazione regionali

• Piano Regionale dei Trasporti (PRT)

PRT (Piano regionale dei trasporti) - Approvato con DCR n.544 del 21-12-2016

Il Piano regionale dei Trasporti si caratterizza “per la marcata discontinuità rispetto al passato” e che

“persegue la definizione di un sistema basato sull’integrazione delle reti, in una logica di interscambio e di

sostenibilità tecnica ed economica, che attraverso l’integrazione funzionale e tariffaria garantisca adeguati livelli

di servizio anche ai territori più svantaggiati”.L’intento del Piano è quello di “consolidare il ruolo della regione

Basilicata di cerniera e promotrice di integrazioni interregionali tra i territori dell’Italia meridionale”, rendendo

maggiormente efficiente “il sistema infrastrutturale nelle diverse modalità di trasporto: aereo, ferroviaria,

stradale, la logistica e trasporto merci nonché prevedendo azioni in tema di mobilità ciclabile ed a basso

impatto e di sicurezza stradale”.

Nella realizzazione delle infrastrutture programmate sarà necessario prevedere:

• verificare le modalità di intervento e gli attraversamenti dei corsi d’acqua ed evitare che gli interventi

pregiudichino la qualità delle acque;

• prevedere politiche di riuso di materie prime, in un’ottica di risparmio delle risorse non rinnovabili, oltre

che di ripristino ambientale dei siti sfruttati;

• assicurare che tali infrastrutture siano progettate in modo da garantire la continuità delle relazioni

ecologiche e limitare le interferenze, in particolare in corrispondenza di aree che rappresentano “varchi

ecologici” ancora non compromessi;

Gli interventi relativi alle infrastrutture stradali con interesse d’ambito regionale sono prevalentemente

finalizzati a migliorare la percorribilità delle strade esistenti e ad innalzare il livello di sicurezza delle medesime.

Essi riguardano l’adeguamento funzionale, la messa in sicurezza, il consolidamento/risanamento del corpo

stradale esistente e come tali non comportano la realizzazione di nuove opere. Sono attesi effetti positivi

significativi sulla riduzione dell’inquinamento acustico da traffico veicolare e sulla sostenibilità ed efficienza dei

trasporti; inoltre, è possibile che si produca un effetto positivo indiretto in termini disicurezza nei trasporti,

legata all’incentivo del trasporto pubblico. Una mobilità sostenibile comporta minori emissioni atmosferiche e

sono pertanto previsti effetti positivi significativi sulla riduzione delle emissioni inquinanti, comprese quelle di

gas climalteranti. Il sostegno alla mobilità collettiva potrà implicare inoltre una riduzione dei consumi energetici

e comportare anche effetti positivi sulla qualità della vita, sia migliorando la qualità di vita nelle aree urbane sia

riducendo la pressione sulla salute umana (attraverso la riduzione all’esposizione da inquinanti da traffico

veicolare). Il piano cerca anche di agire sulle emissioni dei mezzi pubblici, prevedendo l’introduzione di mezzi a

basse emissioni per il TPL su gomma, colonnine di ricarica elettriche per il CAR sharing e il completamento

dell’elettrificazione della linea ferroviaria. In tal senso il piano pur non avendo obiettivi espliciti ha integrato

pienamente il tema della qualità dell’aria, cercando di rispondere in particolare alle criticità presenti relative alla

congestione sulla rete stradale. Potenziare il trasporto pubblico è infatti l’azione più efficace per ridurre le

emissioni da trasporto.

• Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)

Il nuovo piano paesistico della Basilicata è in fase di redazione. La normativa in vigore è costituita da un

insieme di leggi, tra cui si segnala la L. Regionale 12-02-1990 n.20, relativa a 'Piani regionali paesistici di area

vasta' . A seguito dell’approvazione della L. 431/1985 (legge Galasso) circa il 30% del

territorio della Regione Basilicata è stato assoggettato alla disciplina di sette PianiTerritoriali Paesistici di Area

Vasta (P.T.P.A.V.), approvati con D.G.R.-Basilicata n. 6139 del 25/10/88 e n. 3/1990 e n. 13/1992.

− P.T.P. del Metapontino

Già in parte sottoposto a vincolo ministeriale ai sensi della Legge Regionale n. 3/90. comprende i comuni di

Scanzano, Policoro, Montalbano Jonico, Nova Siri, Bernalda, Pisticci, Rotondella, Montescaglioso e Tursi.

Con Legge Regionale n. 3 del 1990 entra in vigore il Piano Territoriale Paesistico del Metapontino che per

meglio tutelare le risorse naturali e paesaggistiche rinvia le previste trasformazioni urbanistiche alla redazione

dei Piani di Ambito Bradano e Basento.

Per tutti gli elementi di valore eccezionale, la tutela comporta la conservazione integrale, inclusi gli attuali usi

compatibili. Nelle Norme di Attuazione del Piano, al Titolo III, capo 1, risultano specificate le prescrizioni ed i

divieti relativi ad ogni tematismo, concernenti eventuali interventi di miglioramento e ripristino, ammessi solo se

finalizzati esclusivamente all'attuazione di tale modalita' di tutela. Per tutti gli elementi di valore elevato, la

conservazione di cui sopra viene riferita ai principali caratteri costitutivi dell'elemento. Nel rispetto di tale

modalita', sono ammessi tutti gli interventi di miglioramento e ripristino finalizzati ad ogni riuso dell'elemento

che risulti compatibile con la loro conservazione. Le prescrizioni ed i divieti concernenti detti interventi di

miglioramento e ripristino risultano fissati al capo 1, Titolo III, del Testo normativo sopra citato. Nella Carta di

Sintesi -S1-, gli Ambiti sono stati delimitati "collegando elementi anche di valore diverso, tra i quali, in ogni

caso, siano risultate presenze di valore eccezionale od elevato e di pari interesse percettivo". A seconda dei

valori eccezionali, elevati a/o medi cui riferire le azioni di protezione ed a seconda dei tipi d'uso antropico

ammessi, gli ambiti delimitati nella carta S1 sono stati suddivisi in:

- ambiti naturalistici, che richiedono forme particolari di gestione della tutela;

- ambiti di valorizzazione, caratterizzati da una presenza prevalentemente antropica, nei quali sono

previsti gl'interventi specificati agli artt. da 20 a 26 delle Norme del Piano.

Le varie modalita' di trasformazione fisica del territorio risultano determinate nella Carta di progetto -P1- "della

trasformabilita' degli elementi di rilevanza paesistico-ambientale". In tale Carta le diverse modalita' di

trasformazione territoriale sono determinate, in ragione dei diversi usi antropici:

- insediativo (residenziale, produttivo e terziario),

- infrastrutturale,

- produttivo agro-pastorale,

- produttivo estrattivo,

come segue:

- Zone soggette a totale intrasformabilita': si tratta di aree sulle quali insistono elementi areali d'interesse

naturalistico o a sensibilita' geologica eccezionali; su tali zone, in armonia con quanto prescritto al

Titolo III, capo 1. delle Norme del Piano, i soli interventi ammessi sono quelli esclusivamente finalizzati

alla conservazione ed al ripristino delle caratteristiche costitutive degli elementi presenti.

- Zone soggette a intrasformabilità in relazione ad uno specifico uso antropico; sono aree su cui insistono

elementi, per lo piu' di valore elevato che mostrano una assoluta incompatibilita' in relazione ad un

determinato use antropico.

- Zone in cui la trasformazione e' soggetta a verifica di compatibilita' ambientale; sono aree su cui

insistono elementi areali di valore elevato a/o medio nelle quasi, in relazione a specifiche necessita'

d'uso antropico, ogni trasformazione territoriale viene autorizzata solo dopo esito positivo di una

specifica valutazione di compatibilita' ambientale, riferita alle peculiarita' costitutive dell'elemento (B1).

In questa categoria ricade l’area oggetto di intervento.

- Zone in cui la trasformazione e' condizionata all'osservanza di specifiche prescrizioni, sono aree su cui

insistono elementi di valore prevalentemente medio, nelle quali ogni trasformazione in relazione alle

varie necessita' d'uso antropico deve risultare conforme alle prescrizioni degli Strumenti urbanistici

comunali.

- Zone in cui la trasformazione è regolata dal regime di tutela ordinario, sono aree prive di valori

tematici, in cui ogni trasformazione puo' essere consentita conformemente a quanto attualmente

indicato dagli strumenti urbanistici vigenti; nella carta P1 tali zone appaiono prive di indicazioni

specifiche.

- Interventi Prioritari di Ripristino e Recupero

Oltre che mediante le prescrizioni di cui al al Titolo III delle Norme di Piano, la conservazione degli

elementi di valore eccezionale ed elevato viene perseguita anche mediante interventi di recupero e

ripristino, nei casi, tassativamente indicati nella carta S2 e al Titolo IV, capo 1. delle Norme di Piano, di

degrado che comportino il forte rischio di imminenti alterazioni irreversibili, in quelli di alterazioni

dovute all'azione di detrattori, da rimuovere o in quelli concernenti la realizzazione degli Ambiti, la cui

conservazione e' affidata unicamente ai previsti interventi progettuali.

L’area quindi è vincolata paesaggisticamente ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (Decreto

Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42), parte III^. Con missiva del 20.04.2017 prot. 67601/23AD l’Ufficio

Urbanistica e Pianificazione territoriale ha trasmesso il parere favorevole con prescrizioni rilasciato nella seduta

del 10.04.2017 dalla Commissione Regionale per la Tutela del Paesaggio.

• Piano regionale di tutela delle acque (PRTA) e Programma di azione per la tutela ed il risanamento delle acque dall’inquinamento provocato da nitrati di origine agricola

IL PRTA è stato redatto in attuazione della L.R. n° 3 del 17.01.1994 “Tutela e risanamento delle risorse idriche”.

Il Piano Generale di Tutela delle Acque della Regione Basilicata è stato adottato approvato con la Deliberazione

della Giunta Regionale 21 novembre 2008, n. 1888. Nel febbraio 2010, nell’ambito del Piano di Gestione del

Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale, è stato sviluppato il Piano di Gestione delle Acque per la

Regione Basilicata ai sensi della Direttiva 2000/60/CE, del D.Lgs. 152/06, della L. 13/09 e del D-L. 194/09.

Il “Piano di Gestione delle Acque” è stato redatto ai sensi ed in base ai contenuti della Direttiva Comunitaria

2000/60 (allegato 1), ripresi ed integrati nel D.L.vo 152/06, del D.M. 131/08, del D.L.vo 30/09, del D.M. 56/09,

della L. 13/09 e del D.L.vo 194/09. Gli obiettivi sono finalizzati alla tutela delle acque e degli ecosistemi

afferenti, a garantire gli usi legittimi delle stesse.

L’area di riferimento è il Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale – come definito dall’art. 64 del D.L.vo

152/06 – e comprende i territori delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise e Puglia.

A seguito dell’emanazione del Decreto Legislativo n. 152/1999 di recepimento della Direttiva CEE 91/676

denominata “Direttiva Nitrati”, la Regione Basilicata con Delibera n. 508 del 25-03-02 ha individuato sul proprio

territorio le zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola e per questo si è impegnata a predisporre un

programma di azione, ai fini della tutela e del risanamento delle acque dall’inquinamento causato da nitrati di

origine agricola, così come previsto all’art. 19 del Decreto sopra citato.

Tale programma, in coerenza con quanto stabilito dalla Buona Pratica Agricola (allegato I del Complemento di

Programmazione del POR 2000-2006 approvato con D.G.R n. 2466 del 15/11/2000) individua l’insieme delle

tecniche agronomiche ed in particolare quelle relative alla fertilizzazione azotata, che, in funzione delle

condizioni ambientali ed agricole locali, sono in grado di mitigare il rischio di percolazione dei nitrati nelle acque

superficiali e profonde.

Riferimenti normativi

� Direttiva CEE 91/676 “Direttiva nitrati”;

� D.Lg.vo 152/1999 “Recepimento direttiva nitrati”;

� D.G.R. 2446 DEL 15.11.2000 “Complemento di programmazione del P.O.R. Basilicata 2000-06” Allegato

2 “Codice di Buona Pratica Agricola”;

� D.C.R. 508 del 25.03.02 “Individuazione zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola”;

� D.Lg.vo 152/1999 “Revisione D.Lg.vo 152/1999 “Recepimento direttiva nitrati”;

� DCR 119 del 06.06.06 “Art. 19 del Decreto Legislativo n. 152/99 – Programma d’azione della Basilicata

per le zone vulnerabili da nitrati di origine agricola”. BURB n. 34 del 01.07.06.

� DCR 293 del 17.07.07 “Programma d’azione della Basilicata per le zone ordinarie o non vulnerabili ai

nitrati di origine agricola”. BURB n. 43 del 16/09/07.

� Deliberazione del Consiglio Regionale 20 novembre 2007 n. 338 – “Programma d’azione

Basilicata per zone vulnerabili da nitrati di origine agricola: modifiche ed integrazioni” (BUR

n.57 del 16/12/2007).

� Determinazione Dirigenziale 4 giugno 2008 n.727 .“Programma d’azione Basilicata per zone

vulnerabili da nitrati di origine agricola definizione delle istruzioni tecnico operative e della

modulistica “Rettifica e integrazione dell’All. C –Piano di utilizzazione agronomica (PUA)”

(BUR n.28 del 2/7/2008 ).

� Deliberazione G.R. n.156 del 14 febbraio 2013 “ Conferma zone vulnerabili ai nitrati di origine

agricola in attuazione dell’art. 36 comma 7-ter del Decreto legge 18 ottobre 2012 n.179 ,

convertito in legge n.221 del 17/12/2012.

La cartografia di Piano classifica la zona di interesse come area vulnerabile alla desertificazione e come area

vulnerabile per la presenza di nitrati di origine agricola.

Il Progetto di PIP non risulta in contrasto con il Piano Regionale di Tutela delle Acque.

• Piano Regionale di Risanamento della Qualità dell’Aria (PRQA)

Il PRQA, attualmente in via di approvazione, è lo strumento di pianificazione con il quale la Regione

Basilicata darà applicazione alla direttiva 96/62/CE, direttiva madre "in materia di valutazione e di gestione

della qualità dell'aria ambiente" e alle successive direttive integrative e perseguirà due obiettivi generali:

- il risanamento della qualità dell'aria nelle zone dove si sono superati i limiti previsti dalla normativa o vi

è un forte rischio di superamento;

- il mantenimento della qualità dell'aria nel restante territorio.

Nel territorio comunale di Scanzano Jonico, come nei comuni della costa jonica ad oggi, non esistono centraline

installate per il controllo della qualità dell’aria, per cui non è possibile di fatto valutare lo stato qualitativo attuale

dell’aria nell’area di intervento. E’ certo che la Costa Jonica lucana presenta un bassissima densità abitativa e le

realtà industriali sono ridotte a poche unità. Le zone industriali di una certa entità, che potrebbero avere effetti

significativi sulla qualità dell’aria e sulla salute umana, sono confinate nella parte pugliese del litorale a circa

sessanta chilometri in linea d’aria dal comune di Scanzano Jonico.

il Comune di Scanzano Jonico ai sensi della DGR n° 2217 del 29.10.2010 (Presa d'atto del documento

"Inventario delle emissioni di inquinanti dell'aria" e approvazione del documento "Valutazione preliminare della

qualità dell'aria ambiente e classificazione del territorio in zone o agglomerati"), rientra nei territori di “buona

qualità dell’aria”.

Considerato che le attività da insediare (lavorazione e confezionamento prodotti agricoli e parco tematico

di svaghi e divertimenti) non producono emissioni in atmosfera di carattere significativo (fermo restando che se

le attività da insediare fossero soggette ad autorizzazione alle emissioni in atmosfera, saranno espletate le

verifiche di legge in sede di rilascio del titolo abilitativo) e pertanto si ritiene questo impatto di carattere

trascurabile.

• Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR) e Piano Provinciale di Organizzazione della

Gestione dei Rifiuti

Il nuovo Piano Regionale di Gestione Rifiuti (PRGR) è stato adottato con la D.G.R. n. 95 del 2

febbraio 2016, pubblicata sul BUR n. 8 del 1° marzo 2016, ed approvato con Delibera del Consiglio Regionale.

Il Piano si suddivide nelle seguenti parti:

• Piano di gestione dei rifiuti urbani e piano di gestione degli imballaggi

• Piano di gestione dei rifiuti speciali e piano amianto

• Piano di bonifica dei siti inquinati

Il Piano regionale di gestione dei rifiuti, che ha l’obiettivo di “massimizzare la riduzione della quantità di rifiuti

prodotti, il riuso dei beni, il recupero di materiali e di energia ed il riciclaggio, in modo da tendere a zero entro

l’anno 2020; proteggere l’ambiente e la salute prevenendo e riducendo gli impatti negativi legati alla

produzione e alla gestione dei rifiuti”.

Il Piano contiene : Piano di gestione dei rifiuti urbani, Direttive per lo sviluppo delle raccolte differenziate,

Piano di gestione degli imballaggi, Piano di gestione dei rifiuti speciali, Piano di bonifica dei siti inquinati,

Anagrafe dei siti, Piano amianto, Programma di prevenzione della produzione di rifiuti, Criteri di localizzazione .

La parte cruciale è senza dubbio quella che riguarda i rifiuti urbani, supportata da analisi merceologiche per la

definizione dei fabbisogni e il dimensionamento degli impianti oltre alla raccolta differenziata.

Il programma di prevenzione della produzione di rifiuti prevede la “stabilizzazione” della produzione pro capite

di rifiuti, che in Basilicata è di circa 350 chili per abitante all’anno, il valore più basso d’Italia. Si prevede inoltre

la riduzione della produzione pro capite di rifiuti urbani residui (Rur) al di sotto dei 100 chili per abitante

all’anno. L’obiettivo strategico è di portare la raccolta differenziata al 65 per cento, con una particolare

attenzione alla qualità della raccolta differenziata, che deve essere correttamente finalizzata a massimizzare il

recupero ed il riuso dei materiali.

La raccolta “porta a porta” è il modello prioritario scelto per la differenziata, ed è supportato da direttive

specifiche per le diverse frazioni (umido, carta, plastica, rifiuto residuo) e da linee guida per la comunicazione

ai cittadini. Previsti inoltre una serie di criteri di premialità e penalizzazione, peraltro già presenti in recenti

provvedimenti legislativi della Regione, per sostenere il raggiungimento degli obiettivi. In ossequio al il principio

di prossimità tutti i rifiuti della raccolta differenziata vanno trattati nella regione, dove entro il 2020 va

realizzato almeno un impianto di trattamento.

Fra gli altri aspetti del Piano si segnalano in particolare la previsione della riduzione di quantità e pericolosità

dei rifiuti speciali (attualmente 1 milione e 200 mila tonnellate annue) attraverso idonei cicli produttivi e la

totale rimozione entro vent’anni delle 60 mila tonnellate di amianto presenti in Basilicata.

Tra gli obiettivi dichiarati dal Piano per migliorare la gestione dei rifiuti speciali si evidenziano le seguenti

fattispecie:

sostenibilit à ambientale ed economica del ciclo dei rifiuti;

invio a recupero dei flussi di rifiuti che attualmente sono inviati a smaltimento;

effettuare una corretta separazione dei rifiuti alla fonte;

ridurre la quantit à e pericolosità dei RS prodotti.

Alla luce di quanto riportato nel PRGR, l'iniziativa in oggetto non risulta in contrasto con

le previsioni del suddetto piano.

• Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale (PIEAR)

Il Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale (PIEAR) è stato Approvato con LR n. 1 19-1-2010. Il

Piano contiene la strategia energetica della Regione Basilicata da attuarsi fino al 2020. L'intera

programmazione ruota intorno a quattro macro-obiettivi:

� riduzione dei consumi e della bolletta energetica;

� incremento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili;

� incremento dell'energia termica prodotta da biomasse e biocombustibili;

� creazione di un distretto energetico in Val d'Agri, per sviluppare le attività di ricerca in campo

energetico;

� favorire la formazione sui temi dell’energia, insediare imprese innovative specializzate negli studi per il

miglioramento dell’efficienza energetica;

� realizzare impianti innovativi e sperimentali ed un parco dell’energia per evidenziare le più avanzate

tecnologie nel settore delle fonti energetiche rinnovabili e dell’efficienza energetica.

In generale, le finalità del PIEAR sono quelle di garantire un adeguato supporto alle esigenze

di sviluppo economico e sociale attraverso una razionalizzazione dell’intero comparto energetico ed una

gestione sostenibile delle risorse territoriali. Le priorità di intervento afferiscono al risparmio energetico, anche

attraverso la concessione di contributi per gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche degli

edifici effettuati da soggetti pubblici e da privati, al settore delle fonti energetiche rinnovabili favorendo

principalmente la “generazione distribuita” dell’energia elettrica nell’ambito dell’autoproduzione e l’utilizzo delle

biomasse per la produzione di energia termica ed infine al sostegno della ricerca e dell’innovazione tecnologica,

con particolare riferimento alla produzione di componentistica innovativa nel campo dell’efficienza energetica.

Più in particolare, la Regione, attraverso un meccanismo di valutazione qualitativa, individuerà gli impianti di

produzione di energia da fonti rinnovabili che dal punto di vista tecnologico, ambientale e produttivo,

consentiranno di perseguire nel loro complesso gli obiettivi prioritari fissati dal piano con particolare riferimento

alla riduzione dei costi energetici. Le azioni previste dal Piano riguardano prevalentemente l’efficientamento del

patrimonio edilizio pubblico e privato attraverso la concessione di contributi per la realizzazione di interventi di

miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici effettuati da soggetti pubblici e da privati, nonché da

interventi nel settore dei trasporti.

Particolare attenzione sarà rivolta alla riduzione dei consumi di energia elettrica, incentivando l’impiego di

lampade e sistemi di alimentazione efficienti, ed intervenendo sugli azionamenti elettrici, sull’efficienza dei

motori elettrici e, più in generale, sugli usi elettrici in industria ed agricoltura. Sono anche contemplate la

generazione e la cogenerazione distribuita, che, pur non contribuendo propriamente alla riduzione della

domanda di energia per usi finali, permettono apprezzabili riduzioni dei consumi di energia primaria e dei costi

energetici.

• Piano Turistico Regionale (PTR)

Il Piano Turistico Regionale è uno strumento di programmazione con cadenza triennale, come specificato

dall’art. 3, comma 1, della L.R. n. 34 del 30 luglio 1996, disposizione normativa confermata nella legge di

riforma del sistema turistico regionale n.7/2008 all’art. 4.

Le finalità ed i principali contenuti del Piano sono articolati e così specificati al comma 2:

l’analisi dello stato di fatto del sistema turistico e le tendenze di mercato regionali nel quadro delle

evoluzioni di scenario nazionali/internazionali;

l’analisi della consistenza ricettiva, dei fattori di contesto, della loro dislocazione e dei fattori qualitativi e

quantitativi della filiera dell’ospitalità;

la individuazione delle aree territoriali in cui il turismo rappresenta una rilevante componente economica

e in cui le risorse strutturali ed ambientali consentono nel loro insieme l’organizzazione di un prodotto turistico

caratterizzato e differenziato;

le priorità per gli interventi di settore e la proposta di progetti finalizzati a rafforzare i fattori di contesto

dei prodotti turistici in coerenza con le tendenze di mercato;

gli obiettivi generali dell’azione promozionale sui diversi mercati della domanda;

gli obiettivi e gli strumenti di breve e medio periodo dell’azione di comunicazione e promozione della

Basilicata turistica e l’individuazione di modalità di relazione avanzata con il sistema delle autonomie locali e con

gli operatori privati; la indicazione delle risorse finanziarie previste per il turismo nelle sue diverse articolazioni; i

criteri e le modalità per la partecipazione dei soggetti privati alla realizzazione di progetti per il sostegno ed il

miglioramento dell’offerta turistica».

Il Piano turistico regionale approvato con Delibera di Giunta Regionale n. 569 del 3 agosto 2009 - pubblicato

sul BUR n. 40 del 1 settembre 2009 si inscrive innanzitutto nell’ambito delle linee guida e degli indirizzi

strategici definiti nel Piano Regionale di Sviluppo declinato nel Programma Operativo Basilicata Fesr 2007-

2013. In questo orizzonte il turismo è indicato, coerentemente con gli Orientamenti Strategici Comunitari in

materia di coesione, come un obiettivo strategico fondamentale. Si punta (orientamento 1) infatti a «rendere

più attraente la Basilicata e i suoi territori migliorandone l’accessibilità e promuovendone l’apertura verso

l’esterno, valorizzando il potenziale endogeno di risorse ambientali, culturali, naturali, paesaggistiche e

garantendone una qualità ed un livello adeguati ai servizi». In particolare, l’Asse IV del PO FESR 2007-2013

persegue la finalità di «accrescere, in una prospettiva di sviluppo turistico sostenibile, l’attrattività della

Basilicata trasformando in vantaggio competitivo la variegata ricchezza dell’insieme delle risorse culturali e

naturali e della biodiversità presenti sul territorio regionale». Più in generale compito del Piano è delineare il

ruolo strategico del turismo nelle politiche di sviluppo ed il suo significativo contributo alla crescita del reddito e

all’occupazione regionale. Ruolo e funzione che, nel nostro tempo, assumono un particolare significato

all’interno di un nuovo paradigma economico e sociale che si è soliti sintetizzare nella denominazione di società

“culturale” e/o società dell’informazione: ossia di una società segnata dal passaggio dalla prevalenza delle

dimensioni tecnico-materiali a quelle simbolico-culturali. L’attuale quadro congiunturale individua nel turismo un

settore chiave per lo sviluppo economico-sociale della Basilicata e il PTR tiene conto di questa considerazione e

dei grandi cambiamenti intervenuti dal 2001 (data dell’ultimo Piano) a oggi. Il nuovo documento di

pianificazione strategica ed operativa del turismo regionale è frutto di un metodo partecipativo che ha visto un

ampio coinvolgimento degli attori locali, pubblici e privati, nei diversi territori della regione, un confronto a più

riprese con i membri del Tavolo Tecnico sul turismo. Superando un’ottica autoreferenziale, il nuovo PTR si

propone di offrire una visione organica e coerente degli obiettivi e delle strategie di sviluppo da perseguire

seguendo le logiche della competitività e del mercato, favorendo nuove modalità aggregative dei sistemi

territoriali vocati al turismo e in grado di raccogliere le sfide poste dai nuovi scenari. Il documento intende,

inoltre, valutare qual è il posizionamento della Basilicata nel contesto italiano, nell’ambito della vorticosa

crescita dell’industria dell’ospitalità, e costruire un approccio fondato su standard elevati di organizzazione e di

qualità.

• Patto per lo sviluppo della Regione Basilicata

Il PATTO PER LO SVILUPPO DELLA REGIONE BASILICATA (Attuazione degli interventi prioritari e

individuazione delle aree di intervento strategiche per il territorio) DGR n.517 del 17 maggio 2016, prevede:

1. Infrastrutture: Gli interventi che rientrano in questo settore strategico hanno l’obiettivo di migliorare la

mobilità per lo sviluppo delle imprese e dei territori, realizzare gli interventi su strade e ferrovie funzionali allo

sviluppo economico con una finalità di coesione e pari accessibilità alle diverse aree regionali. Essi rispondono

alla rilevanza tutta particolare che il tema della connettività materiale ed immateriale assume in Basilicata in

riferimento alle reti inter e sovra regionali.

Il collegamento e l’apertura della Regione verso l’esterno riguarda sia i collegamenti fisici, che quelli

immateriali, ovvero il superamento di un ritardo nell’accesso alla banda larga ultraveloce, che penalizza lo

sviluppo di una società dell’informazione pienamente funzionale.

2. Ambiente : In questo settore strategico sono compresi gli interventi che risolvono la procedura di

infrazione 2007/2195, relativa alla gestione ordinaria dei rifiuti ed allo smaltimento dei rifiuti stoccati; le opere

relative al sistema idrico integrato, nell’ambito della distribuzione e qualità delle acque, con particolare

riferimento all’adeguamento e ottimizzazione dei sistemi di depurazione, il potenziamento delle strutture di

depurazione nelle aree di insediamento industriale, nonché gli interventi per la mitigazione del dissesto

idrogeologico.

3. Sviluppo economico e produttivo :Le azioni considerate strategiche per questo asse di intervento sono

finalizzate a promuovere lo sviluppo produttivo, la crescita del sistema d’impresa e l’occupazione, attraendo

investimenti sul territorio, in riferimento ai principali cluster regionali (Automotive, Aereonautico, Turistico),

sostenendo le PMI per un rafforzamento produttivo, sia in ambito nazionale che ai fini

dell’internazionalizzazione, realizzando aree produttive efficienti ed ecosostenibili. La competitività strutturale

del sistema produttivo lucano sarà rafforzata dal supporto alle attività di ricerca ed innovazione delle imprese.

4. Turismo e cultura :Le azioni considerate strategiche per questo asse di intervento, partendo da Matera

Città della Cultura 2019, mirano a porre in campo sinergie tra la filiera culturale, quella delle produzioni di

qualità legate al territorio e l’industria della ricettività. In questo ambito prioritario viene confermato il ruolo

essenziale del turismo come policy di sviluppo e crescita del territorio, ma soprattutto di creazione di nuovi

posti di lavoro nell’intero indotto della creatività e della ricettività. 5. Welfare e Legalità Gli interventi mirano ad

incrementare e a rendere più incisivo il sostegno a forme di associazionismo operanti sul territorio regionale

favorendo la partecipazione, l'inclusione e il pieno sviluppo della persona, valorizzando al contempo il

potenziale di crescita e occupazione, anche tenendo conto degli obiettivi fissati nel testo di riforma del

cosiddetto “terzo settore”, perseguendo il bene comune ed elevando i livelli di cittadinanza attiva, coesione e

protezione sociale.

− STRATEGIA DI SVILUPPO LOCALE 2014/2020

La Misura 19 in Basilicata contribuisce alla Priorità 6 "Adoperarsi per l'inclusione sociale, la riduzione

della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali", relativamente alla Focus Area 6b "Stimolare lo

sviluppo locale nelle aree rurali".

Tra gli atti di programmazione regionale e comunitari possono essere individuati i seguenti programmi:

- il PIT/Metapontino, previsto dal POR-Basilicata 2000-2006, quale strumento di progettazione integrata

territoriale degli interventi previsti e comprende i territori comunali di Bernalda, Pisticci, Scanzano, Policoro,

Montalbano, Tursi, Rotondella, Nova Siri, Valsinni, Colobraro e S. Giorgio Lucano. Il PIT/Metapontino, individua

quale “idea-forza” del programma, quella di “aumentare la densità produttiva e la coesione sociale attraverso

l’integrazione territoriale (aree interne-costa) e l’ulteriore qualificazione dei due principali comparti produttivi

(turismo ed agricoltura)”.

Il PO/FESR Basilicata nel suo Asse Prioritario “Accessibilità” individua 4 ambiti d’intervento, tra cui l’attivazione

funzionale del polo intermodale di Ferrandina o Metaponto, in un’ottica di integrazione della filiera

agroalimentare, con sviluppo della catena fresco/freddo, con la finalità di rafforzare l’inserimento del sistema

produttivo d’eccellenza del Metapontino, nelle reti infrastrutturali e nei sistemi logistici a scala interregionale, in

maniera tale da formare una piattaforma territoriale (dotata di propri sistemi logistici) in grado di mettere in

rete i sistemi locali.

- Il PO/FESR – Basilicata, il quale prevede inoltre, per la natura intersettoriale di alcuni tematismi (quali, ad es.:

la valorizzazione delle filiere e dei sistemi turistici e la promozione dell’inclusione sociale), il ricorso a progetti

integrati per la valorizzazione a fini turistici delle risorse ambientali, culturali, naturalistiche, paesaggistiche,

storiche, ecc. mediante l’attivazione (Asse II – Valorizzazione dei beni culturali ed ambientali), di pacchetti

integrati di offerta turistica (PIOT), proposti da coalizioni di progetto incentrate su partenariato pubblico-privati.

- Il PSR (Piano di Sviluppo Rurale) classifica la pianura metapontina “area rurale ad agricoltura intensiva

specializzata”, riconosciuta quale “Distretto Agroalimentare di Qualità” (insieme ai Comuni delle aree collinari

adiacenti). Il PSR pertanto pone, per il Distretto Territoriale Metapontino, la necessità di migliorare l’aspetto

competitivo delle filiere agroalimentari attraverso: - l’adeguamento strutturale delle imprese agricole e la

riduzione delle pratiche intensive sul territorio;

- il rafforzamento di alcuni nodi delle filiere, ai fini di una maggiore integrazione e della valorizzazione

commerciale delle produzioni agricole;

- il miglioramento delle infrastrutture logistiche;

- il rafforzamento delle azioni a favore del capitale umano, ed il miglioramento dei servizi alle imprese.

- La valorizzazione del patrimonio naturalistico e turistico-culturale, con la diffusione di attività economiche

nuove e diversificate, anche attraverso progetti integrati.

In particolare per i Comuni collinari, alle azioni precedenti, si affiancano quelle relative alla promozione di forme

associative e del ricambio generazionale; alla tutela/valorizzazione delle foreste; al rafforzamento del ruolo di

presidio territoriale delle aziende.

Sono state individuate le seguenti “filiere”: comparto cerealicolo; comparto zootecnia da latte; comparto

zootecnia da carne; comparto olivicolo-oleario; comparto ortofrutticolo; comparto vitivinicolo. La nuova

programmazione del PO/FESR/Basilicata 2014/20, individua nove Assi sui quali concentrare gli interventi

finanziabili dal PO/FESR, con le concorrenti risorse regionali e nazionali: 1. Ricerca, sviluppo tecnologico ed

innovazione; 2. Agenda digitale; 3. Competitività; 4. Energia e mobilità urbana; 5. Tutela dell’ambiente ed uso

efficiente delle risorse; 6. Sistemi di trasporto ed infrastrutture di rete; 7. Inclusione sociale; 8. Potenziamento

del sistema di istruzione; 9. Assistenza tecnica.

L’area PIP, in progetto, di Scanzano Jonico, nei suoi obiettivi generali, e nelle previsioni specifiche, volti a

costruire un quadro generale di tutela e valorizzazione della risorsa infrastrutturale del territorio comunale,

costituisce il naturale, e conforme, strumento di trasposizione, sul territorio, degli obiettivi di programmazione e

sviluppo suesposti.

• Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico

Il primo stralcio funzionale del Piano di Bacino, relativo alla “Difesa dal Rischio

Idrogeologico” (PAI), è stato approvato dal proprio Comitato Istituzionale in data 5/12/2001 con delibera n. 26.

Successivamente nel periodo 2001-2014 è stato aggiornato più volte in funzione dello stato di realizzazione

delle opere programmate e del variare della situazione morfologica ed ambientale dei luoghi.

Il vigente PAI costituisce il quadro di riferimento a cui devono adeguarsi e riferirsi tutti i provvedimenti

autorizzativi e concessori. La sua valenza di Piano sovraordinato rispetto a tutti i piani di settore, compresi

quelli urbanistici, comporta quindi, nella gestione dello stesso, un'attenta attività di coordinamento e di

coinvolgimento degli Enti operanti sul territorio.

Le tematiche inerenti le inondazioni ed i processi di instabilità dei versanti, sono contenuti rispettivamente nel

Piano delle aree di versante e nel Piano delle fasce fluviali.

Le finalità del piano stralcio delle aree fluviali consistono in:

individuazione degli alvei, delle aree golenali, delle fasce di territorio inondabili per piene con tempi di ritorno

fino a 30 anni, per piene con tempi di ritorno fino a 200 anni e per piene con tempi di ritorno fino a 500 anni,

dei corsi d’acqua compresi nel territorio dell’AdB della Basilicata: fiume Bradano, fiume Basento, fiume Cavone,

fiume Agri, fiume Sinni, fiume Noce.

definizione, per le dette aree e per i restanti tratti della rete idrografica, di una strategia di gestione

finalizzata a superare gli squilibri in atto conseguenti a fenomeni naturali o antropici, a salvaguardare le

dinamiche idrauliche naturali, con particolare riferimento alle esondazioni e alla evoluzione morfologica degli

alvei;

definizione di una politica di minimizzazione del rischio idraulico attraverso la formulazione di indirizzi relativi

alle scelte insediative e la predisposizione di un programma di azioni specifiche, definito nei tipi di intervento e

nelle priorità di attuazione, per prevenire,risolvere o mitigare le situazioni a rischio.

In base al Piano stralcio delle fasce fluviali attualmente vigente l’area oggetto di studio non è interessata da

aree perimetrale a rischio alluvioni con tempo di ritorno a 30, 200 e 500 anni.

Il d.lgs. 49/2010, che ha recepito la Direttiva 2007/60/CE, definisce il percorso diattuazione della disciplina

comunitaria attraverso le seguenti fasi:

valutazione preliminare del rischio di alluvioni entro il 22 settembre 2011 (art.4);

realizzazione delle mappe della pericolosit à e del rischio di alluvioni entro il 22 giugno 2013

(art.6);

ultimazione e pubblicazione dei Piani di Gestione dei Rischi di Alluvioni entro il 22 dicembre

2015 (art.7, come modificato dalla L.116 del 11/08/2014);

successivi aggiornamenti delle mappe (2019) e de l Piano (2021).

L’attuazione di tale percorso ha come obiettivi: la riduzione delle conseguenze negative derivanti dalle alluvioni

per la vita e la salute umana, l’ambiente, il patrimonio culturale, le attività economiche e le infrastrutture;

l’individuazione di obiettivi e misure per la gestione e mitigazione del rischio di alluvioni; la predisposizione ed

attuazione del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale, per il rischio idraulico ai fini di protezione

civile.

Le Mappe della pericolosità individuano le aree geografiche che potrebbero essere interessate da alluvioni in

base ai dati conoscitivi disponibili all’atto della loro elaborazione secondo tre scenari di pericolosità idraulica:

Alluvioni FREQUENTI - Elevata probabilità di accadimento: Tempo ritorno eventi alluvionali

Alluvioni POCO FREQUENTI - Media probabilità di accadimento: Tempo ritorno eventi alluvionali compreso

tra 100 e 200 anni e Livello di Pericolosità P2;

Alluvioni RARE DI ESTREMA INTENSIT À - Bassa probabilità di accadimento: Tempo ritorno eventi alluvionali

maggiore di 200 anni fino a 500 anni e Livello di Pericolosità P1;

In base al Piano stralcio delle fasce fluviali attualmente vigente l’area oggetto di studio nonè interessata da

aree perimetrale a rischio alluvioni con tempo di ritorno a 30, 200 e 500 anni. Per la zona produttiva D3 in

questione, l’A.d.B. della Basilicata, in ordine alla collocazione degli edifici, ha prescritto una quota non inferiore

a 10,50 m s.l.m..

Tali prescrizioni sono inserite nelle NTA del P.I.P., e la verifica di merito sarà eseguita in sede di rilascio dei

titoli abilitativi relativi ai futuri interventi.

• Siti Rete Natura 2000 - Zone a Protezione Speciale Z.P.S. e Siti d'Interesse Comunitario

S.I.C

Natura 2000 è la rete delle aree naturali e seminaturali d'Europa, cui e riconosciuto un alto valore

biologico e naturalistico.

L'obiettivo di Natura 2000 è contribuire alla salvaguardia della biodiversita degli habitat, della flora e

della fauna selvatiche attraverso l’istituzione di Zone di Protezione Speciale sulla base della Direttiva

"Uccelli" e di Zone Speciali di Conservazioni sulla base della “Direttiva Habitat".

La Direttiva "Uccelli" punta a migliorare la protezione di un'unica classe, ovvero gli uccelli.

La Direttiva "Habitat" estende, per contro, il proprio mandato agli habitat ed a specie faunistiche e

floristiche sino ad ora non ancora considerate. Insieme, le aree protette ai sensi della Direttiva "Uccelli"

e quella della Direttiva "Habitat" formano la Rete Natura 2000, ove le disposizioni di protezione della

Direttiva "Habitat" si applicano anche alle zone di protezione speciale dell'avifauna.

Gli allegati della Direttiva Habitat riportano liste di habitat e specie animali e vegetali per le quali si

prevedono diverse azioni di conservazione e diversi gradi di tutela.

In base agli elenchi degli allegati sono stati individuati i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) destinati

a divenire, a seguito della loro elezione da parte dell’Unione Europea, le ZSC che costituiranno l’insieme

di aree della Rete Natura 2000, rete per la conservazione del patrimonio naturale europeo.

L’applicazione in Italia di questa Direttiva e affidata al D.P.R. 357/97, modificato con D.P.R. n. 120/03.

Lo scopo della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” e la conservazione di tutte le specie di uccelli viventi

naturalmente allo stato selvatico nel territorio dei paesi membri dell'Unione Europea;

essa si prefigge la protezione, la gestione e la regolazione di tali specie e ne disciplina lo sfruttamento

e si applica agli Uccelli stessi, alle loro uova, nidi ed habitat.

Gli allegati della Direttiva riportano liste di Uccelli aventi diversi gradi di tutela o di possibilità di

sfruttamento da parte dell'uomo.

Questi allegati sono stati modificati ed aggiornati dalle successive Direttive 85/411/CEE, 91/244/CEE,

97/49/CE. La classificazione di un sito come Zona Speciale di Conservazione ai sensi di Natura 2000 non

comporta un divieto generalizzato di qualsiasi tipo di sfruttamento. L'U.E. e infatti consapevole di come

gran parte del patrimonio naturale europeo sia strettamente legato ad uno sfruttamento sostenibile del

territorio. Nell'attuare la Direttiva si dovrà, infatti,garantire all'interno delle zone di protezione uno

sviluppo compatibile con le istanze di tutela della natura.

L'uso del territorio in atto potrà proseguire, nella misura in cui esso non comporti una situazione di

grave conflitto nei confronti dello stato di conservazione del sito. E' altresì possibile modificare il tipo di

utilizzazione o di attività, a condizione che ciò non si ripercuota negativamente sugli obbiettivi di

protezione all'interno delle zone facenti parte della Rete Natura 2000.

Zone di Protezione Speciale (ZPS)

Individuata ai sensi della direttiva comunitaria 79/409/CEE "Uccelli", questi siti sono abitati da uccelli

di interesse comunitario e vanno preservati conservando gli habitat che ne favoriscono la permanenza.

Le ZPS corrispondono a quelle zone di protezione, già istituite ed individuate dalle Regioni lungo le

rotte di migrazione dell’avifauna, finalizzate al mantenimento ed alla sistemazione degli habitat interni a

tali zone ed ad esse limitrofe, sulle quali si deve provvedere al ripristino dei biotopi distrutti e/o alla

creazione dei biotopi in particolare attinenti alle specie di cui all’elenco allegato alla direttiva

79/409/CEE - 85/411/CEE - 91/244/CEE.

Siti di Interesse Comunitario (SIC)

Sono stati istituiti ai sensi della direttiva Comunitaria 92/43/CEE "Habitat" i S.I.C. che costituiscono

aree dove sono presenti habitat d'interesse comunitario, individuati in un apposito elenco.

I SIC sono quei siti che, nella o nelle regioni biogeografiche cui appartengono, contribuiscono in

modo significativo a mantenere o a ripristinare un tipo di habitat naturale di cui all’allegato “A” (DPR 8

settembre 1997 n. 357) o di una specie di cui all’allegato “B”, in uno stato di conservazione soddisfacente e che

può, inoltre, contribuire in modo significativo alla coerenza della rete ecologica “Natura 2000” al fine di

mantenere la diversità biologica nella regione biogeografica o nelle regioni biogeografiche in questione. Per le

specie animali che occupano ampi territori, i siti di importanza comunitaria corrispondono ai luoghi, all’interno

della loro area di distribuzione naturale, che presentano gli elementi fisici o biologici essenziali alla loro vita e

riproduzione.

Sul territorio del Comune di Policoro e Scanzano insistono aree di grande pregio naturalistico, in particolar

modo è interessato dalle due foci dell’Agri e del Sinni e dalla fascia dunale e retodunale compresa tra le due

foci. Tali ambiti sono stati individuati per l’istituzione di una Riserva Regionale (Bosco Pantano di Policoro)

esuccessivamente di due Siti di Importanza comunitaria (SIC) ai sensi della Dir. 92/43 CEE.

I siti “Costa jonica foce Agri” e “Bosco Pantano di Policoro costa jonica foce Sinni” sono stati istituiti

rispettivamente, alla foce dell’Agri e alla foce del Sinni se pur il confine di quest’ultimo non coincide totalmente

con quello della Riserva Regionale. Il SIC “Bosco Pantano di Policoro costa jonica foce Sinni” è stato individuato

anche come Zona a Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della Direttiva 2009/147/CE.

SIC IT9220080: COSTA IONICA FOCE AGRI

Il sito comprende un’area di 706 ha. E’ localizzato in corrispondenza della Foce delFiume Agri, nel territorio dei

Comuni di Policoro e Scanzano Ionico (MT). L’area è caratterizzata da una morfologia pianeggiante tipica delle

pianure costiere (l’altezza media è di 1 metro s.l.m.). L’area appartiene alla regione biogeografia mediterranea.

DESCRIZIONE DEGLI HABITAT

Per il sito denominato “Costa Ionica Foce Agri” (IT 9220080) la Scheda Natura 2000

riporta i seguenti habitat:

- 2250*: Dune costiere con Juniperus spp.

- 2230: Dune con prati di Malcomietalia.

- 2120: Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria

(Dune bianche).

- 1310: Vegetazione annua pioniera a Salicornia ed altre specie delle zone

fangose e sabbiose.

- 1410: Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi).

- 2190: Depressioni umide interdunari.

Gli habitat sono nominati con il codice Natura 2000 seguito dal nome indicato nell’Allegato I della direttiva

92/43/CEE.

Riguardo alla copertura delle diverse classi di habitat all’interno del sito, il territorio è occupato da dune

costiere e spiagge sabbiose (30%), da corpi d’acqua interni (permanenti e di acqua piovana) (30%), da

boscaglia e Macchia Mediterranea (20%) e da boschi di conifere (20%).

L’area ha una notevole valenza naturalistica in quanto presenta una notevole diversità di habitat (fluviali,

marini, costieri sabbiosi, dunali e retrodunali, aree allagate),costituendo un importante sito di sosta per

l’avifauna migratoria. Sono stati segnalati avvistamenti di Caretta caretta.

La costa del Sic foce Agri si presenta bassa e sabbiosa con sistemi dunali recenti (Olocene), caratterizzati da

rilevanti attività idrodinamiche ed eoliche che determinano fenomeni di erosione responsabili, in numerosi

tratti, di un arretramento molto evidente del litorale.

La costa è bassa ed è costituita principalmente da terreni con suolo molto sciolto ed erodibile,principalmente

sabbie e limo con elevate percentuali di argilla presso la foce. Il fiume Agri, identifica fisicamente due aree

diverse, sia dal punto di vista morfologico che da quello della composizione floristico-vegetazionale. In sinistra

idrografica del fiume s’individua:

- un tratto di costa più prossimo alla foce fortemente eroso e caratterizzato da una mancanza totale

delle fasce vegetazionali, in genere parallele alla costa, tipiche dello schema ante duna - duna mobile – retro

duna - interduna - duna fissa, con la presenza, direttamente a contatto col mare, di una pineta in condizioni di

vegetazione critiche;

- un tratto di costa più distale dalla foce caratterizzato dalle successioni vegetazionali tipiche dei

sistemi dunali in cui spicca la presenza di un crucianelleto molto frammentato e della macchia a Juniperus

oxycedrus ssp. macrocarpa che è ovunque la specie prevalente; laddove invece si registra un ridotto

disturbo antropico, la macchia si arricchisce di Ephedra distachya, Thymelea hirsuta, Smilax aspera, Daphne

gnidium, Asparagus acutifolius. La macchia mediterranea diventa poi sottobosco nella pineta con specie quali

Pistacia lentiscus, Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa, Rhamnus alaternus, Phyllirea latifolia, Asparagus

acutifolius ecc.

In destra idrografica del fiume una parte del Sic è occupata dal “Centro Turistico Ecologico Integrato

Marinagri” che ha modificato una vasta area di notevole importanza dal punto di vista della conservazione di

flora e fauna. Il completamento di tale struttura, comporterà una trasformazione delle aree umide aridosso

della foce (alcune delle quali di origine artificiale, realizzate per impianti di ittiocoltura, oggi indisuso, ed in gran

parte naturalizzatesi) con la conseguente scomparsa o trasformazione di gran parte degli habitat alo-igrofili e

delle specie ad essi legate.

SIC “BOSCO PANTANO DI POLICORO COSTA JONICA FOCE SINNI” IT9220055

L'ambiente naturale si presenta molto diversificato ed eterogeneo, essendo caratterizzato dalla presenzadella

foce del fiume Sinni, dal litorale sabbioso, dal sistema dunale e retrodunale, dagli stagni retrodunali edal bosco

planiziale.

La vegetazione potenziale dell'area è rappresentata dalla serie psammofila delle dune sabbiose e da foreste

planiziali e ripariali oggi in gran parte sostituite da macchia mediterranea, impianti artificiali e aree coltivate. Il

bosco di Policoro rappresenta ciò che resta dei due complessi detti "bosco del Pantano soprano" e "bosco del

Pantano sottano" che costituivano fino ad alcuni decenni fa una delle più estese foreste planiziali dell'Italia

meridionale. Si tratta di boschi soggetti a periodiche inondazioni caratterizzati da una ricca componente

fanerofitica (Quercus robur, Fraxinus oxycarpa, Populus alba, salix sp. pl., Laurus nobilis, Ulmus minor, ecc.), e

con uno strato arbustivo e lianoso ben sviluppato. Queste formazioni occupavano in passato le aree palustri

originariamente presenti lungo gran parte del litorale. Attualmente, in seguito alle opere di bonifica ed allo

sfruttamento intensivo del territorio costiero, la foresta di Policoro rappresenta il lembo relitto di bosco

planiziale più consistente di tutta l'Italia meridionale. Il complesso di habitat dunali e palustri retrodunali, anche

se in parte degradato, contribuisce alla caratterizzazione di uno dei biotopi di maggiore rilevanza naturalistica

lungo la costa lucana. Sotto il profilo faunistico il sito riveste un'importanza strategica per le popolazioni di

uccelli migratori che sostano nelle zone umide retrodunali e nelle formazioni di macchia mediterranea. L'Habitat

dei banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina, sono presenti in tutta la parte a mare del

SIC e si presentano in ottimo stato di conservazione sotto il profilo faunistico, il Sito è d'importanza strategica

per le popolazioni di Carettacaretta che transitano in questa zona alla ricerca di specie bentoniche di cui

nutrirsi. Tra le specie nidificantiè importante sottolineare la presenza del Fratino (Charadrius alexandrinus), che

si riproduce lungo la costa in prossimità della duna. Di particolare rilevo biogeografico risulta la presenza di

alcune coppie nidificanti di Picchio rosso minore (Dendrocopos minor), distribuito principalmente lungo la

catena appenninica e la cui presenza indica antiche connessioni tra le foreste planiziali e le cenosi boschive

delle colline retrostanti. Degna di nota è la popolazione della Tartaruga palustre europea (Emys orbicularis), la

cui presenza non era conosciuta per l'intero arco jonico lucano. Tali osservazioni suggeriscono l'esistenza di una

continuità con le popolazioni calabresi e pugliesi. La mammalofauna si contraddistingue per la presenza della

Lontra (Lutra lutra); è certo che nel sito vi sia almeno un nucleo riproduttivo. Elevato valore biogeografico

assume, inoltre, il rinvenimento del Barbastello (Barbastella barbastellus), piccolo chirottero tradizionalmente

legato alle faggete mature. Per quanto concerne la classe degli insetti, di particolare rilievo risulta essere la

presenza dei due coleotteri cerambicidi Cerambix cerdo e Rosalia alpina, entrambe le popolazioni sono in

completo isolamento per mancanza di habitat idonei lungo tutta la costa ionica lucana e verso l'entroterra. In

particolare la popolazione di C. cerdo è in netto calo in seguito alla riduzione dei querceti presenti nel sito, che

fino agli anni '50 erano molto più estesi ed in continuità con le formazioni di querce della fascia collinare e

montana.

L’intervento in progetto, come desumibile dagli elaborati allegati al presente studio, non ricade all'interno di

Zone a Protezione Speciale(ZPS) o di Siti di interesse comunitario (SIC) né gli interventi previsti influiranno

sugli stessi.

A.3 Strumenti di programmazione e pianificazione comunali e comprensoriali

• Regolamento Urbanistico( R.U.) di Scanzano Jonico - Pianificazione urbanistica

Il Comune di Scanzano Jonico e dotato di R.U. che è stato approvato con Delibera di Consiglio

Comunale n° 44 del 28.10.2009, è già stato sottoposto alle verifiche e ai controlli sia formali che sostanziali

di merito della Regione Basilicata, quindi di fatto coerente con tutti gli strumenti di pianificazione

sovraordinati. La ZONA D3 è ricompresa nel Piano Operativo Produttivo (P.O.P.) per gli anni 2012 – 2017,

con effetti di P.I.P. (Piano Insediamenti Produttivi ai sensi della Legge n°865/1971), approvato con Delibera

di Consiglio Comunale del 01.03.2013, n° 13, per la superficie territoriale di mq 317.390.

E’ inserita nella zona PERIURBANA PRODUTTIVA - Zona D3 (Produttiva artigianale). E’ posta a monte

della SS 106 ed in adiacenza alla SS 277 della Val d’Agri. Essa è finalizzata al soddisfacimento della

domanda di localizzazione di manufatti produttivi di dimensioni superiori rispetto a quelli previsti nella zona

D1 del RU.

Inoltre come strumento di pianificazione particolareggiata tematica è in vigore la SCHEDA

STRUTTURALE - ZONA D3 (risultanza della Regione Basilicata – Ufficio Compatibilità Ambientale D.D. n°

75AB. 2010/D. 01733 del 23.12.2010 – Valutazione Ambientale Scheda Strutturale relativa agli aspetti

Turistico, Ambientali e Produttivi del Comune di Scanzano Jonico).

In tale scheda è prescritto che l’edificazione è subordinata alla formazione di un PIP (Piano per gli

Insediamenti Produttivi) ai sensi dell’art. 27 della legge n. 865/71, che terrà conto delle prescrizioni dell’AdB

di Basilicata in ordine alla collocazione degli edifici ad una quota non inferiore a 10,50 m sul livello del mare.

Il suddetto P.I.P. scaturirà dalla redazione di un P.O. (art. 15 LR 23/1999) cui è subordinato.

I parametri urbanistici sono i seguenti:

• superficie minima del lotto: 3.000 mq;

• indice di copertura: 1/3 della superficie del lotto;

• altezza max edifici produttivi: 8,00 m;

• numero piani fuori terra edifici produttivi: 1;

• distanza dai confini del lotto (ove se ne distacchi): non inferiore 5,00 m e comunque nel rispetto del

codice della strada;

• distanza dalle strade: non inferiore 5,00 m;

• distanza tra pareti finestrate: non inferiore a10,00 m.

• destinazioni ammesse: artigianali e industriali non nocive, terziario e commerciale all’ingrosso ed al

dettaglio per tutti i generi, tranne che per quelli alimentari. Per questi ultimi vengono consentiti solo

per gli alimenti prodotti e trasformati nello stabilimento.

In aggiunta all’edificio produttivo è possibile realizzare un edificio ad uso ufficio e alloggio custode nel

rispetto dei seguenti parametri:

• superficie coperta max: 150 mq.

• altezza max: 8,00 m;

• numero piani fuori terra: 2;

• distanze: come per l’opificio

All’interno degli opifici è consentito realizzare soppalchi di superficie non superiore a 1/3 di quella di

pavimento dello stesso opificio. In caso di destinazione commerciale, la superficie per parcheggi andrà

adeguata come per legge.

Il R.U. si pone il problema di avviare un processo di riequilibrio territoriale, intervenendo per quanto

possibile , date le competenze definite dalla legge, sul rapporto tra assetto urbano e territorio aperto e, il

via prioritaria, all’interno della struttura urbana per cercare le forme e gli indirizzi di un possibile ridisegno.

L’obiettivo è duplice: 1 .Ricreare l’effetto paese attraverso la riaggregazione dei quartieri , la connessione di

servizi, il ridisegno dell’ambito urbano; 2. connettere il territorio aperto al mare attraverso il potenziamento

e la qualificazione dei servizi , della produttività in agricoltura e nel turismo, la qualificazione delle

“eccellenze” mediante la maggiore integrazione tra campagna e struttura urbana.

• Regolamento Urbanistico ( R.U.) di Policoro - Pianificazione urbanistica

Il Regolamento Urbanistico, di seguito RU, del Comune di Policoro è stato redatto ai sensi della L.R.n.23/99, e

successive modifiche ed integrazioni . Il RU disciplina gli insediamenti esistenti sull’intero territorio comunale;

individua il perimetro degli “Ambiti” e dei “Suoli”, ed i “Regimi Urbanistici” vigenti all’interno di detti perimetri,

così come definiti dagli artt. 2 – 3 della L.R.n.23/99.

Il regolamento urbanistico è stato approvato con DCC n. 10 del 21.04.2017 ai sensi della legge regionale

11.08.1999 n. 23 e successive modifiche ed integrazioni.

L’intento del Piano è quello di:

− Dare nuova qualità urbana alla città, attraverso il ridisegno della sua struttura portante pubblica,

individuata in un ampio quadrilatero di viali alberati, affiancati da piste ciclabili, edilizia porticata,

servizi ed attrezzature pubbliche e private che ne riconnettono l’ampia periferia sud ai luoghi della

città storica.

− Tutelare e valorizzare l’ecologia urbana, prevedendo corridoi ecologici, parchi ed aree verdi connessi da

un reticolo di piste ciclabili e pedonali a servizio della città, contenendo i “carichi urbanistici”

(volumetrie edilizie) al di sotto di quelli già previsti dal PRG/99, e con minore “consumo di suolo” per

l’adozione di tipologie edilizie di maggiore altezza.

− Consentire, nell’ambito dei carichi urbanistici precedenti, di riservare una quota significativa all’Edilizia

sociale per i ceti più svantaggiati, che avrà modo di realizzarsi a mano a mano che procederà

l’attuazione dei comparti edilizi del RU.

Un tassello fondamentale per dare gambe a quella grande idea di sviluppo sostenibile del territorio che va sotto

il nome di "Parco della Magna Grecia", alla quale si sta lavorando in questi ultimi mesi, e che può costituire il

collante identitario vincente per far decollare complessivamente l'intero comprensorio del Metapontino (costa e

retrostante corona collinare) e dare nuova linfa e vitalità alla stessa Basilicata”

Le aree viciniori al comparto D3 di Scanzano Jonico e, quindi, quelle adiacenti all’altra sponda del fiume Agri

sono le seguenti:

– Aree Agricole (zone “E”): L’organizzazione agricola-colturale che caratterizza il territorio comunale di

Policoro, risultato delle profonde trasformazioni ambientali, giuridiche, socio-economiche, infrastrutturali

introdotte dal secondo dopoguerra dalla Riforma Fondiaria, dalla Bonifica e dall’Irrigazione, costituisce un

“valore” ambientale, economico/sociale, insediativo, culturale ed identitario da tutelare e valorizzare: su questa

premessa “fondativa” il RU disciplina le attività di conduzione e trasformazione del territorio rurale in oggetto.

Ai fini del mantenimento del valore culturale/identitario della maglia insediativa della Riforma Fondiaria, gli

interventi edilizi di trasformazione, ristrutturazione e/o nuova costruzione all’interno dei poderi da essa definiti,

consentiti dagli articoli che seguono, sono subordinati a: a. Mantenimento della leggibilità del principio

insediativo nella maglia fondiaria, costituito dai distacchi dalla strada, l’articolazione delle volumetrie coloniche

(residenze e annessi), la definizione degli spazi (aie, spazi per le lavorazioni, parcheggi per automezzi); b.

Mantenimento della leggibilità delle architetture coloniche originarie, attraverso interventi di risanamento

conservativo, con chiara definizione delle eventuali integrazioni volumetriche, e/o delle nuove costruzioni ivi

consentite, con utilizzo di soluzioni architettoniche (pareti intonacate, tetti a falda, porticati, zoccoli in pietra

calcarea, coloriture chiare e/o bianche) omogenee alle preesistenti; c. Riqualificazione complessiva degli spazi

esterni che connotano l’insediamento (residenziale e/o produttivo), con utilizzo di siepi ed alberature per la

definizione delle pertinenze, e come barriere di armonizzazione paesaggistica.; d. Mantenimento delle

coltivazioni agricole nei poderi di pertinenza dell’insediamento residenziale/produttivo. Il RU recepisce le

prescrizioni inerenti la trasformabilità del PTP, specificando per ciascuna zona, le condizioni di trasformabilità e

le relative norme.

Il RU classifica zone “E.1” le aree agricole ordinarie, cioè senza specifiche limitazioni di carattere vincolistico,

paesistico e di trasformazione; aree generalmente specificate nel PTP come aree di valore medio. Su dette aree

è consentita la costruzione di manufatti, sia di tipo produttivo che residenziale, strettamente necessari e

pertinenti la conduzione dei fondi rustici, con vincolo di destinazione d'uso ventennale

Il RU classifica zone “E.1/s” le aree agricole ( Aree agricole di Salvaguardia) adiacenti a contesti naturalistici di

particolare pregio, alla zona del parco archeologico, o ritenute zone di particolare pregio dal PTP. In dette

zone l'uso agricolo non deve comportare processi di inquinamento dell'ambiente attraverso l'uso di concimi e

diserbanti e di tecniche agricole improprie. I manufatti relativi alla struttura produttiva (stalle, depositi, ecc.)

dovranno avere caratteristiche di edilizia rurale: la relazione tecnica dovrà specificare dettagliatamente le

destinazioni d'uso, in riferimento alle esigenze produttive incluse quelle di tipo agro-commerciale e agrituristico

(oltreché di eventuale residenza).

Il RU classifica zone “E.2” Aree Agricole speciali”. Son le aree agricole che ricadono in contesti naturalistici di

particolare pregio, per presenze naturalistiche (boschi, fiumi, ecc.) o storico culturali. In esse l'uso agricolo non

deve comportare processi di inquinamento dell'ambiente attraverso l'uso di concimi e diserbanti e di tecniche

agricole improprie. In queste zone è ammessa esclusivamente l'edilizia residenziale e/o produttiva (con

concessione gratuita) direttamente collegata all'attività agricola.

Per quanto riguarda la verifica di compatibilità con il vigente Regolamento Urbanistico del confinante Comune

di Policoro, si fa presente che lo stesso è stato adottato con DCM n. 31 del 27/12/2016, quindi

successivamente a quello del Comune di Scanzano Jonico, pertanto lo stesso, per logica di pianificazione, era a

conoscenza dei contenuti della pianificazione urbanistica dei comuni confinanti e contermini, e lo stesso è già

stato sottoposto alle verifiche e ai controlli sia formali che sostanziali di merito della Regione Basilicata, quindi

di fatto coerente con tutti gli strumenti di pianificazione sovraordinati.

Gli interventi previsti per l’area PIP D3 di Scanzano Jonico non interferiranno con il contesto agricolo della

sponda occidentale dell’ Agri sia per le distanze che per la tipologia di aziende e infrastrutture previste.

Da Tav.P1 – Progetto R.U. Territorio Comunale Policoro

B. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

B.1 Area di Intervento

La suddetta area d’insediamento si sviluppa infatti su una piana alluvionale tra le quote assolute di mt. 9,50

e mt. 12,47 s.l.m., procedendo da Nord verso Sud, con differenze di quote via via decrescenti rispetto al

piano viabile della S.S. 106 (Strada Statale 106 Jonica); ed è quindi panoramicamente dominata ad Est dalla

citata arteria stradale e, più in lontananza nel settore verso Nord - Ovest, dalle terrazze collinari di

Montalbano Jonico e Tursi, nonché dalla periferia Sud –Est del Comune di Scanzano Jonico.

L’area in questione impegna una superficie territoriale di mq 317.390, è posta tra la Strada Statale 598 della

Val d’Agri ed il fiume Agri, a ridosso della complanare di monte della Strada Statale 106 Jonica, con la quale si

collega al PIP esistente, quindi una zona di particolare rilevanza urbanistica e territoriale, in considerazione

della prossimità delle due arterie viabili del territorio, sia allo stesso centro abitato di Scanzano Jonico, quindi

snodo viario strategico viario di “Scanzano Jonico Sud”.

La zona in cui è inserito il progetto è ubicata, in un’area a prevalenza agricola.

Quest’ultima dista in linea d’aria circa 2 km dal centro abitato di Scanzano Jonico e circa 2 km dal centro

abitato di Policoro, i dati dimensionali della area sono di mq 317.390,00.

L’area individuata è caratterizzata da una scarsa naturalità per la forte antropizzazione, in quanto circondata da

insediamenti industriali e infrastrutture. L’utilizzo del suolo è fortemente condizionato sia dalle attuali attività

produttive umane di tipo agricolo ed in secondo piano di tipo industriale, sia dalle condizioni pedo-

agronomiche. Le prime hanno in parte sottratto superfici occupate originariamente dalla vegetazione naturale

ed in parte limitato ed alterato le condizioni di naturalità (vegetazionali-faunistiche ed ecologiche) a causa della

costante presenza dell’uomo; le seconde in relazione alla presenza di suoli ad esiguo spessore e con alta

percentuale di argilla superficiale ne condizionano fortemente l’uso agricolo-zootecnico.

Tutta la superficie che sarà occupata dall’impianto Produttivo di progetto risulta un’area agricola, utilizzata a

coltivazione di ortaggi, dotata di irrigazione, e con nessun esemplare arboreo priva di esemplari arbustivi se

non lungo l’argine del Fiume Agri.

A margine dell’area, verso S e E, sono presenti alcuni manufatti afferenti ad un’attività agro-industriale per la

lavorazione e commercializzazione di prodotti agricoli e di un piccolo caseggiato in muratura ormai in disuso

causa vetustà. Verso est è presente, al di la della SS 106 e, quindi al di fuori dell’area, un’insediamento

produttivo - industriale.

L’area è caratterizzata da:

− Presenza del capannone “Apofruit” e della relativa area di pertinenza, (totale mq 41528) attività

tuttora in esercizio e funzionante;

− Presenza della complanare di monte della Strada Statale 106 Jonica e dell’arteria stradale, posta a Nord

dell’area, costituita dalla strada statale n° 598 della Val d’Agri, quindi snodo viario strategico viario di

“Scanzano Jonico Sud”;

− Sul fronte opposto (EST) è presente un ambito produttivo esistente in parte attuato e in parte in fase di

attuazione.

L’area è accessibile dalle 2 principali arterie viarie del territorio: La S.S. 106 “Strada Statale

Jonica” (Svincolo Scanzano SUD) e la Strada Statale 598 della Val d’Agri . Il Piano Operativo Produttivo

(P.O.P.) approvato prevede l’impostazione delle direttrici viabili, definendone il relativo tracciato con la

prosecuzione della complanare di monte, secondo uno schema con chiusura ad anello alle due

estremità dell’area, integrata nella zona mediana dell’Agglomerato con un’asse longitudinale di

smistamento ai lotti e con brevi tratti trasversali in modo da garantire continuità di percorsi e

possibilità di più agevole connessione con la viabilità esterna.

Lo schema viario così definito consente la formazione di una maglia all’interno della quale, con

opportuni reticoli sono individuate le aree elementari per la formazione dei lotti.

B.2 Dimensioni e caratteristiche dell’intervento

B.2.1 IL PROGETTO DI P.I.P.

Assetto Urbanistico e Paesaggistico

L’area oggetto del nuovo Piano per Insediamenti Produttivi era stata indicata dall’Amministrazione comunale

nella Scheda Strutturale di cui alla legge n. 23/99, approvata con delibera di Consiglio Comunale n. 7 del

25.02.2011, al fine di reperire nuovi suoli per attività produttive ed artigianali, essendo ormai esaurita la

disponibilità di lotti per tale destinazione d’uso.

L’area in parola, che impegna una superficie territoriale di mq 317.390, è posta tra la Strada Statale della Val

d’Agri ed il fiume Agri, a ridosso della complanare di monte della Strada Statale 106 Jonica, con la quale si

collega al PIP esistente.

Si tratta pertanto di una proposta insediativa di un agglomerato produttivo in una zona di particolare rilevanza

urbanistica e territoriale, in considerazione della prossimità sia alla S.S. 106 Jonica, sia alla S.S. 598 della Val

d’Agri, sia allo stesso centro abitato di Scanzano Jonico.

Le considerazioni sopra esposte sottolineano l’importanza strategica dell’assetto urbanistico dell’area ed il ruolo

propulsivo che lo stesso può rappresentare per l’economia generale del Comune, visto quale supporto

insediativo e di servizio di preminente influenza per il centro urbano.

L’insediamento in progetto, per la sua posizione, può infatti immettere valenze urbanistiche di alta vitalità ed

attrattività, di cui ne beneficerà, anche e soprattutto, la componente urbana del Comune di Scanzano Jonico.

Nell’elaborazione del nuovo piano produttivo si è conservato l’assetto viario esistente implementandolo con una

strada interna necessaria per servire i lotti di monte.

Il disegno urbanistico dell’Agglomerato produttivo asseconda appunto un’organizzazione lineare delle

infrastrutture e dei lotti, in modo da costituire un terminale attrezzato dell’assetto urbanistico e territoriale del

Comune di Scanzano Jonico.

Alle estremità di questo asse attrezzato sono stati previsti gli svincoli stradali di collegamento tra la viabilità

interna (strade di distribuzione ai lotti) e quella di scorrimento esterna con la quale si realizza il collegamento

alla direttrice infrastrutturale di più grosso segno rappresentata dalla S.S. 106 che domina panoramicamente il

lato Est dell’area d’intervento.

Acquista pertanto rilevanza, ai fini di un ordinato assetto del territorio, l’inserimento paesaggistico dell’area

nell’hinterland circostante.

Il disegno urbanistico dell’Agglomerato, insieme alla necessaria ortogonalità della lottizzazione che la

destinazione artigianale-produttiva richiedeva, ha stabilito un’ordinata gerarchia nella determinazione dei lotti,

della viabilità e dei servizi, questi ultimi previsti in un lotto traversale a corte di spessore deciso alla testata

Nord dell’Insediamento.

La successione seriale della strada di scorrimento esterna e di quelle longitudinali interne di distribuzione ai

lotti, nonché l’uso di fasce verdi alberate, arbustive o cespugliose lungo dette strade, potranno creare, ad

insediamento realizzato, un notevole effetto di ordinato “landscape“ armonicamente inserito e denotato

nell’intorno paesaggistico.

Lottizzazione/impianto urbanistico

Il progetto di lottizzazione dell’Agglomerato e della concomitante individuazione della rete cinematica è stato

condizionato da preesistenze e vincoli di non trascurabile importanza costituiti da:

� Presenza del grosso capannone “Apofruit” e della relativa area di pertinenza;

� Presenza della complanare di monte della Strada Statale 106 Jonica e dell’arteria stradale, posta a Nord

dell’area, costituita dalla strada statale della Val d’Agri;

� Prescrizioni contenute nella delibera n. 29 del 14/12/2005 del Comitato Istituzionale dell’ADB alle quali il

Pip dovrà attenersi.

Ciò ha determinato l’impostazione delle direttrici viabili, definendone il relativo tracciato con la prosecuzione

della complanare di monte, secondo uno schema con chiusura ad anello alle due estremità del PIP, integrata

nella zona mediana dell’Agglomerato con un’asse longitudinale di smistamento ai lotti e con brevi tratti

trasversali in modo da garantire continuità di percorsi e possibilità di più agevole connessione con la viabilità

esterna.

Lo schema viario così definito consente la formazione di una maglia all’interno della quale, con opportuni

reticoli sono individuate le aree elementari per la formazione dei lotti.

Facendo seguito ad una esplicita esigenza della Amministrazione Comunale con il presente piano si è cercato di

soddisfare richieste di interventi produttivi con lotti di maggiori dimensioni rispetto alle previsioni del PIP

esistente.

Il piano prevedeva la formazione di 52 nuovi lotti produttivi e l’ampliamento di un lotto esistente

destinato da alcuni decenni ad impianto agro industriale, oltre ad un centro servizi alle imprese, aree per spazi

a standards urbanistici (verde, parcheggi, aree per attrezzature). I lotti dal n° 23 al n° 52 , per la superficie

territoriale di mq 103.165, sono stati assegnati per la realizzazione di “Parco Tematico Svaghi e divertimenti

denominato DREAM PARK” quindi attualmente trattasi di n.23 più 1 esistente di Apofruit.

Detti lotti nella proposta progettuale hanno una superficie compresa tra un minimo di mq 2430 ed un massimo

di mq. 5564, oltre al lotto Apofruit della superficie di mq 41528.

Tuttavia, per far fronte ad eventuali richieste d’insediamenti che abbisognano di superfici maggiori, così come

indicato dalle norme tecniche di attuazione, si potrà procedere all’accorpamento di più lotti, consentendo la

formazione di lotti di dimensioni variabili con una sufficiente gradualità.

Si raggiungerà così una maggiore flessibilità nelle dimensioni dei lotti, al fine di rispondere meglio alle

specifiche esigenze di spazio delle varie attività imprenditoriali, con il risultato di consentire soluzioni insediative

né asfittiche, né inutilmente dispendiose.

Nel caso di accorpamento dei lotti sarà consentita la costruzione di un corpo della superficie max di mq 250 da

destinare a uffici e n. 2 alloggi (uno per il proprietario l’altro per il custode).

I lotti edificabili sono quasi sempre disposti in senso ortogonale alla strada e la zona di accesso ai lotti sarà

sistemata a verde e parcheggi; questo consentirà un eventuale allargamento della sede stradale in

corrispondenza dell’accesso al fine di consentire più agevoli manovre in ingresso ed in uscita dai lotti.

Due parcheggi per autotreni sono stati previsti a Nord e ad Est del Piano per favorire eventuali operazioni di

carico e scarico merci. Inoltre, sempre nella testata Nord dell’Agglomerato, quella cioè rivolta verso il centro

abitato di Scanzano Jonico, è stato dislocato il Centro Servizi dell’insediamento con aree di parcheggio e a

verde.

Detto centro, distribuito su due livelli con un porticato che corre lungo tutto il fronte principale, ospiterà quelle

attività e servizi aventi funzioni di supporto per l’Agglomerato e di ausilio per le attività artigianali propriamente

dette: Uffici pubblici; Poste e telefonia; sportelli bancari; spedizionieri; infermeria e pronto soccorso;

attrezzature per ristoro (mensa, motel, locali dopolavoro). Si potranno inoltre collocare attività complementari a

quelle produttive quali punto di ristoro, tabacchi, giornalaio, sale ritrovo, sala internet, sedi di associazioni di

categorie.

Data la particolare funzione svolta, si è cercato di dare all’area per servizi una connotazione particolarmente

evidente ed un assetto planovolumetrico deciso e qualificato, costituendo esso l’elemento fondamentale di

definizione dell’effetto urbano da creare all’interno dell’agglomerato, volto anche ad attivare le ricercate

relazioni spaziali precedentemente richiamate, verso il centro abitato di Scanzano Jonico e verso la S.S. 106

Jonica e la S.S. 598 della Val d’Agri

- Descrizione dei soggetti proprietari/aventi titolo conferenti la disponibilità dei terreni

ELENCO CATASTALE AREE INCLUSE NEL PIANO

Foglio Particella Ditta Sup.totale (mq) Sup. di Piano (mq)

79 91 Gaetano Appio 45.772 39.697

79 128 Gaetano Appio 89.084 84.594

79 130 Gaetano Appio 1.490 1.490

79 132 Gaetano Appio 2.519 2.519

79 135 Gaetano Appio 8.849 8.849

79 138 Gaetano Appio 42.083 22.873

79 169 Gaetano Appio 93.789 44.709

79 175 Gaetano e Maria Appio 40.704 40.704

79 182 Gaetano e Maria Appio 3.932 3.922

79 92

Vilona Alessandro Angelo, Fabio,

Orazio e Vincenzo Otello 8.610 3.043

79 38 ALSIA 11.422 300

79 210

APOFRUIT ITALIA SOC.COOP.

AGRICOLA 39.274 39.274

in uno 387.528 291.974

79 129 Demanio dello Stato

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79 131 Demanio dello Stato

79 139 Demanio dello Stato

79 140 Demanio dello Stato

79 134 Demanio dello Stato

79 133 Demanio dello Stato

79 137 Demanio dello Stato

79 136 Demanio dello Stato

79 171 Demanio dello Stato

79 172 Demanio dello Stato

79 173 Demanio dello Stato

79 174 Demanio dello Stato

79 170 Demanio dello Stato

79 146 Demanio dello Stato

79 145 Demanio dello Stato

79 176 Demanio dello Stato

• Soggetti proprietari:

- Dott. Gaetano Appio

- Sig.ra Adele Appio

- Sig.ra Maria Appio

- Sig.ri Vilona Alessandro, Angelo, Fabio, Orazio e Vincenzo Otello

- Demanio dello Stato

- ALSIA

- Descrizione dei Soggetti assegnatari dei lotti e relative attività/destinazioni d’uso

A seguito si elencano i soggetti/aziende della graduatoria di assegnazione dei lotti del PIP della zona D3

avvenuta con Determina Dirigenziale n° 65 del 24.05.2017:

- Azienda Agricola Fortunato Sabrina

o Lotti n°: 18; totale mq. 3.140;

o Attività industriale agro/alimentare

- Azienda Agricola Fortunato Ruggiero

o Lotti n°: 19 e n° 20; - totale mq 7198;

o Attività industriale agro/alimentare

- Fruttehera s.r.l. di Francesco Nicodemo

o Lotti n°: 32; 33; 34; 35; 36; 37; – totale mq. 16.596;

o Attività industriale agro/alimentare

- APOFRUIT ITALIA Soc.Coop. Agricola

o Lotti n°: 13; 21; 22; - totale mq. 8.133;

o Attività industriale agro/alimentare (ampliamento della struttura esistente);

- Azienda Agricola Di NAPOLI Maddalena

o Lotti n°: 01 e n° 14; - totale mq. 11.110;

o Attività industriale agro/alimentare

- AGRIPLAST srl

o Lotto n°: 12; - totale mq 3.657;

o Attività industriale agro/alimentare

- BASILICATA DREAM PARK S.R.L.

o Lotti dal n°23 al n° 52 - totale mq. 103.165;

o Attività: realizzazione e gestione di: Parchi divertimento (parchi attrazione acquatici e faunistici) -

strutture ricettive/alberghiere/turistiche

Viabilità

L’adeguamento della strada di scorrimento esterna e la realizzazione di quelle longitudinali interne di

distribuzione ai lotti realizzano, come detto, le infrastrutture di collegamento esterne ed interne

all’agglomerato, garantendo percorsi unidirezionali e flussi di traffico ordinati.

Si prevede l’adeguamento della strada complanare alla SS 106 Jonica e nuova viabilità di servizio.

Tutte le strade avranno larghezza di mt 10,00 oltre ad i marciapiedi su entrambi i lati della larghezza di

mt 1,50. Solo sulla strada complanare è prevista la realizzazione di una pista ciclabile della larghezza di

mt 2,50 in previsione di un futuro collegamento ciclabile sia con l’abitato di Scanzano Jonico che con

quello di Policoro.

La piattaforma stradale sarà costituita da uno strato di cm 7 di conglomerato bituminoso (binder) e da

uno strato di finitura in cls bituminoso dello spessore di cm 3 (tappetino).

La pavimentazione dei marciapiedi, dei parcheggi e quella della pista ciclabile sarà realizzata in cls

bituminoso. Lungo i marciapiedi saranno messe a dimora essenze arboree tipiche dei luoghi quali platano,

tiglio, acero, leccio ecc.

Servizi a rete

Si descrivono di seguito le generalità dei sottoservizi a rete che faranno parte del PIP in oggetto.

Pertanto, si procede in tale descrizione, in base agli elementi noti, di seguito richiamati: cioè che

l’agglomerato in oggetto sarà prevalentemente destinato ad attività artigianali e di servizio , ad attività

artigianali del settore alimentare e ad attrezzature per la conservazione e trasformazione dei prodotti

agricoli e lattiero - caseari, strutture commerciali e parco divertimenti.

Rete Idrica

Sarà realizzata con tubazione in polietilene di adeguato diametro. Le derivazioni alle singole utenze

saranno eseguite con tubazioni in polipropilene. Alla rete si allacceranno anche gli idranti dell’impianto

antincendio.

Tale rete sarà collegata a quella generale dell’acquedotto che serve l’intera area metapontina.

Il punto di presa è indicato nella tav.5° di progetto esecutivo ed è ubicata sulla complanare sud a poche

decine di metri dall’area di progetto.

Rete fogna nera

Sarà costituita da collettori in tubazione di pvc di adeguato diametro a cui saranno allacciate le utenze

private con tubazioni di analogo materiale di diametro 110/125 mm.

In considerazione della localizzazione decentrata dell’area in rapporto alla rete fognaria comunale

esistente si è esclusa la possibilità di collegare la rete fognante della nuova area a quella cittadina atteso

che tale soluzione comporta costi eccessivi sia per le condotte sia per gli impianti di sollevamento

necessari.

Pertanto, anche in considerazione del modesto quantitativo di reflui di origine domestica che la zona

produrrà a regime, si è deciso di prevedere uno specifico impianto di depurazione prefabbricato dedicato

all’area produttiva da ubicarsi a sud dell’insediamento indicato in Tav.4° di progetto esecutivo –

Planimetria acque nere.

Data la discontinuità delle portate nei vari periodi dell’anno, si prevede la realizzazione dell’impianto in

vari stadi attivabili singolarmente e/o in contemporanea, in funzione delle presenze nelle aree interessate

e relative portate di liquami in scarico da trattare.

Il processo di depurazione biologica adottato, è un’evoluzione tecnologica della brevettata tipologia “A/O”

(fase Anossica più fase Ossica sulla corrente principale) per una naturale ma spinta selezione microbica,

una nitrificazione-denitrificazione ed una defosforazione completamente batteriche, senza cioè l’aggiunta

di reagenti chimici, con completa digestione aerobica del fango e composta dalle seguenti stazioni

operative unitarie:

- Grigliatura automatica fine;

- Omogeneizzazione aerata;

- Sollevamento dalla omogeneizzazione a portata costante;

- Selezione anossica/denitrificazione;

- Ossidazione a fanghi attivati con digestione aerobica;

- Ricircolo miscela aerata ossidazione-denitrificazione;

- Sedimentazione statica;

- Ricircolo fanghi attivi;

- Disinfezione effluente;

- Filtrazione e disidratazione fanghi di supero (optional);

Gli scarichi da trattare di tipo biologico provenienti dall’insediamento civile (gli scarichi provenienti da

eventuali cucine devono essere preventivamente separatamente disoleati), giungono a gravità in un

canale di grigliatura ove è installata un filtrococlea che provvede alla intercettazione dei solidi di

dimensioni discrete, alla compattazione ed al sollevamento al cassonetto di raccolta e stoccaggio degli

stessi, per essere periodicamente normalmente allontanati per lo smaltimento tramite ditte

espressamente autorizzate. In parallelo al filtrococlea, in un altro canale, è installata una griglia del tipo a

barre ad operabilità manuale cui viene indirizzato il liquame nei periodi di manutenzione e/o di eventuale

avaria della griglia automatica.

I liquami da trattare influenti al sollevamento iniziale, devono essere privi di sostanze inibenti il processo

biologico; in allegato compare una tabella con i valori massimi ammessi. In uscita dalla stazione di

grigliatura, i liquami vengono indirizzati a gravità alla successiva stazione di omogeneizzazione aerata.

Nella vasca di omogeneizzazione, i liquami vengono sottoposti a continua miscelazione e preaerazione

forzata con l’utilizzo di aria compressa prodotta da una soffiante a canali laterali e distribuita in vasca

tramite diffusori a microbolle situati sul fondo della stessa.

Con l’utilizzo di pompe sommerse dotate di girante a vortice liquido, gli scarichi, così omogeneizzati,

vengono nuovamente sollevati a portata costante ed avviati alla successiva stazione di denitrificazione.

In tale vasca, con l’utilizzo di un miscelatore sommerso, si ottiene la riduzione dei nitrati in azoto gassoso

in ambiente anossico ad opera di particolari ceppi batterici.

Il liquame passa quindi a gravità al successivo stadio di ossidazione totale.

Il tipo di ossidazione prolungata effettuata in tale stadio, garantisce la completa mineralizzazione del

fango e quindi l’assenza completa di odori sgradevoli.

Il tempo di permanenza nella vasca di ossidazione è di circa 24 ore, ed in tale maniera viene garantita

una notevole insensibilità dell’impianto ai bruschi innalzamenti sia della portata sia del carico inquinante

(tossicità ed avvelenamenti).

Nella vasca di ossidazione la degradazione delle sostanze organiche avviene ad opera di batteri che in

opportune condizioni di temperatura, pH, ossigeno disciolto, turbolenza e sostanze nutritizie vengono

selezionati automaticamente.

L’ossigeno che viene consumato dalla flora batterica aerobica, è contenuto nell’aria compressa prodotta

da una soffiante a canali laterali ed introdotto nel sistema solido – liquido con una serie di diffusori a

microbolle posizionati sul fondo vasca, permettendo così anche una continua miscelazione e perciò un

continuo contatto tra il fango e le materie biodegradabili.

Ad una prima fase di rapida crescita dei batteri, per la presenza di molte sostanze organiche, segue una

fase di equilibrio sino alla completa eliminazione delle sostanze organiche, e quindi una fase endogena

durante la quale il metabolismo batterico continua utilizzando le riserve ed i materiali di matrici delle

cellule. In continuo viene effettuato un ricircolo, a mezzo pompa, della miscela acqua-fango, dalla vasca

di ossidazione a quella di denitrificazione, per la riduzione dei nitrati.

Il liquame misto con fango attivo passa quindi al sedimentatore dove il liquido chiarificato stramazza in

una canaletta perimetrale di raccolta ed il fango sedimenta.

Il fango depositatosi sul fondo del sedimentatore, viene ricircolato nel comparto di denitrificazione-

ossidazione mediante pompa.

Una valvola di regolazione sulla mandata della pompa di ricircolo, permette di ricircolare la quantità

esatta di fango necessaria a mantenere nelle vasche di denitrificazione-ossidazione la concentrazione

desiderata e permette di estrarre fango più concentrato.

Il sedimentatore è anche corredato di un deflettore che impedisce la fuoriuscita di olii e schiume.

I fanghi di supero vengono avviati, mediante la stessa pompa utilizzata per il ricircolo, all’ispessitore, dal

quale possono essere avviati successivamente, mediante ulteriore pompa, al sistema di disidratazione

(optional). Dopo la disidratazione i fanghi vengono periodicamente prelevati e normalmente avviati allo

smaltimento, da terzi all’uopo autorizzati; Il liquido surmontante dall’ispessitore e il drenato dal

disidratatore, vengono convogliati in testa al trattamento.

Il liquame depurato infine viene sottoposto a disinfezione con ipoclorito di sodio, in una vasca di contatto

o nella canaletta del sedimentatore, prima dello scarico definitivo.

Queste le caratteristiche delle acque in ingresso:

- N° Abitanti equivalenti 2.000

- Tipo di scarichi: reflui civili

- Qualità: reflui civili di natura organica provenienti da insediamenti abitativi e lavorativi.

- Dotazione idrica giornaliera 200 l/ab/g

- Portata max giornaliera di adduzione all’impianto: 400,00 m3/g

- Coefficiente di afflusso: 1,00

- Portata di punta oraria di adduzione all’impianto Q12 33,30 m3/h

- Portata media oraria al trattamento Q24 16,70 m3/h

- Carico organico giornaliero 120,00 Kg/BOD/g

Caratteristiche delle acque in scarico

- pH 5,5 – 9,5

- B.O.D5. ≤ 40,00 ppm

- C.O.D. ≤ 160,00 ppm

- Solidi sospesi ≤ 80,00 ppm

- Azoto ammoniacale ≤ 15,00 ppm

- Azoto nitroso ≤ 0,60 ppm

- Azoto nitrico ≤ 20,00 ppm

- Fosforo totale ≤ 10,00 ppm

- Tensioattivi ≤ 2,00 ppm

- Escherichia Coli ≤ 5000 UFC/100 ml

(In norma con la tabella n° 3 di cui all’allegato n° 5 per scarichi in acque superficiali, accluso al D.Lgs. n°

152/06, e successive modifiche ed integrazioni, sempre che vengano rispettati i parametri di progetto di

cui ai punti 4.1 e 4.2 e le norme per la manutenzione e gestione ordinaria, riportate nei libretti di

istruzione)

All’impianto di depurazione non saranno avviati gli scarichi pluviali (rete separata), gli scarichi di

controlavaggio di eventuali addolcitori, di sistemi di potabilizzazione e comunque scarichi con contenuto

di cloruri > 200 ppm.

Negli effluenti da trattare non devono essere presenti elementi tossici per la flora batterica, in

concentrazioni tali da inibire il trattamento biologico.

Le opere edili saranno complete di botole e serramenti in ferro, eventuali cavidotti tubazioni di

connessione tra vasche, tubazioni di fognatura per ingresso ed uscita scarichi dall’impianto, alimentazione

elettrica al quadro, rete di terra e rete equipotenziale, ecc.

Si è previsto un muro perimetrale al blocco vasche omogeneizzazione-grigliatura con relativa scala di

accesso al solaio delle stesse vasche, dovuto alla profondità della quota di arrivo liquami.

Per la vasca di omogeneizzazione ed il canale di grigliatura automatica, si è tenuto presente che

l’adduzione degli scarichi avverrà a gravità a quota – 4,00 m dal piano campagna. Al variare della quota

varia in uguale misura la profondità della vasca di omogeneizzazione e del canale di grigliatura

automatica e manuale. Le altre vasche rimangono invariate.

Rete fogna bianca

Sarà costituita da collettori di pvc di adeguato diametro a cui si allacceranno le caditoie stradali poste a

distanza idonea in corrispondenza delle zanelle della piattaforma stradale. E’ già presente a bordo

complanare un canale di raccolta in c.a. che colletta le acque al Fiume Agri e nello stesso punto saranno

collettate (vedi Tav.3a di progetto esecutivo). Per quanto concerne gli impianti di trattamento per le

acque di prima pioggia, il Comune imporrà ad ogni singolo insediamento di metterlo in opera secondo le

norme in vigore.

Rete metano

La rete sarà realizzata con tubazione in PEAD del diametro di 100 mm che sarà allacciata alla rete del PIP

esistente attraverso le complanari alla SS 106 Jonica esistenti.La rete è illustrata in Tav 6 del progetto

esecutivo. Il punto di allaccio,indicato sulla planimetria punti di presa ,è ubicato alla cabina di riduzione

pressione già presente nell’area PIP esistente a circa 500 mt dall’area PIP in studio.

Rete ENEL

Essendo tale rete di competenza dell’ENEL si provvederà a predisporre lungo le strade cavidotto in tubo

corrugato del diametro di 125 mm con pozzetti di ispezione secondo le indicazioni che fornirà l’ENEL.

Si prevede anche la realizzazione di cabine di trasformazione di media e bassa tensione. Il numero e la

posizione delle stesse sarà definito con la stessa ENEL. Il punto di allaccio alla rete è definito sulla

planimetria allegata relativa agli allacci di rete.

Saranno smantellate due linee di tralicci da 20 KV, una linea di tralicci di M.T. e una linea di pali in M.T

(indicati nella Tav. 7 di progetto esecutivo)

Rete pubblica illuminazione

L’illuminazione stradale sarà garantita da pali dell’altezza f.t. non inferiore a mt 11,00 posti lungo uno dei

due marciapiedi della viabilità di piano nonché nella viabilità complanare che costeggia l’area da

infrastrutturale. L’impianto di illuminazione pubblica è connesso alla rete di distribuzione mediante

fornitura in bassa tensione, da parte dell'ente Distributore, tramite due punti di connessione che sono

ubicati sul perimetro della proprietà e il più vicino possibile all’impianto (vedi tav. 8 di progetto esecutivo).

Rete Telecom

Analogamente a quanto descritto per la rete Enel si provvederà a collocare lungo la strada un cavidotto

interrato di tipo corrugato secondo le indicazioni del gestore. Il punto di allaccio è già presente con una

cella, adiacente alla complanare, indicata sulla Tav.9 di progetto esecutivo.

Verde pubblico

Le aree a verde previste nell’insediamento produttivo sono localizzate prevalentemente sulle zone

perimetrali. La formazione più importante è senz’altro l’area localizzata tra il lotto destinato a centro

servizi e l’ingresso dell’area produttiva dalla strada della Val D’Agri.

Si prevede l’inserimento di cortine arboree ed arbustive sulle fasce perimetrali che assolveranno ad una

funzione di separazione dell’area dalla zona agricola e dalla SS 106 Jonica e che nel contempo contribuirà

alla mitigazione dell’impatto percettivo dovuto alla realizzazione dei nuovi manufatti produttivi e al

miglioramento dell’area sotto l’aspetto ecologico e ambientale.

In particolare lungo il fronte prospiciente il fiume Agri ed a confine con la zona agricola si prevede la

piantumazione di piante di terza grandezza quali Acer campestris, Carpinus betulus e progressivamente di

dimensioni maggiori quali Tilia cordata, Fraxinus oxyphilla, Prunus avium, Quercus robur con un sesto di

impianto di metri 5 x 5 messi in doppia fila “a quinconce”. Nell’area posta tra la complanare e la SS 106

Jonica si prevede la piantumazione di un filare di piante di platano ovvero di olmi e l’impiego di

vegetazione bassa utilizzando essenze quali Viburnum lantana, Corylus avellana, Viburnum opalus,

Ligustrum vulgaris, Cornus mas, Cornus sanguinea, Laburnum anagyroides, Sambucus nigra, Prunus

padus e Prunus spinos

All’interno dei parcheggi è previsto l’impiego di Zelkova (Zelkova carpinifolia) nelle aiuole più grandi e

Cercis (Cercis siliquastrum) nelle aiuole più piccole.

L’area posa a ridosso del centro servizi sarà sistemata a prato con essenze arboree ornamentali tipiche

dei luoghi e siepi sempreverdi. In tutte le aree verdi sarà predisposto idoneo impianto di irrigazione a

goccia.

Uso di risorse naturali

l quadro normativo è orientato verso un impiego efficiente delle risorse in Europa, che delinea un

contesto coerente di politiche e azioni tese a favorire il passaggio a un’economia caratterizzata da un

impiego efficiente delle risorse.

L’obiettivo è di aumentare la produttività delle risorse, scindere la crescita economica dall’impiego delle

risorse, accrescere la competitività e promuovere la sicurezza degli approvvigionamenti.

La Commissione Europea ha altresì adottato una nuova strategia per garantire all’UE l’accesso alle

materie prime. Le materie prime non energetiche sono importanti per tecnologie quali le autovetture

elettriche e il fotovoltaico.

La nuova strategia intende migliorare l’accesso dell’Europa alle materie prime, cercando di garantirne

l’approvvigionamento equo e sostenibile dai mercati internazionali, favorendo un’offerta sostenibile

all’interno dell’UE e promuovendo la pratica del riciclaggio. Le riforme in corso della politica agricola

comune pongono l’attenzione sulla migliore gestione delle risorse biologiche a sostegno dell’agricoltura,

nonché la promozione del ruolo delle aree rurali per la produzione di servizi pubblici. La biodiversità trarrà

altresì beneficio da ogni miglioramento generale dell’ambiente nel suo complesso.

Nel caso specifico il criterio è stato molteplice:

Aspetto urbanistico/edilizio

Per quanto concerne la sistemazione dell’area è previsto l’utilizzo del terreno vegetale derivante dagli

scavi sul sito.

Inoltre le future costruzioni si prevedono di tipologia prefabbricata dovranno provenire da strutture che

privilegino il riciclo di materiali provenienti da demolizioni edili previa eliminazione di componenti

inquinanti. Sostanzialmente, al fine di realizzare quanto sopra enunciato, sarà necessario reperire

all’incirca 32.941 mc di terreno (vedi Computo volumi di progetto esecutivo) che per i 2/3 proverranno

dal riutilizzo del materiale di scavo per la restante parte dalle cave presenti in ambito locale.

Modalità costruttive / materiali impiegati

Le prescrizioni delle NtA del del P.I.P., prevedono all’ art. n° 4.5 – Aree edificabili “------ La tipologia degli

opifici da realizzare deve essere quella di moderne strutture con materiali innovativi, anche di tipo

prefabbricato, ma che tengano conto di un approccio estetico gradevole. Le facciate sui fronti stradali

dovranno essere curate nell’estetica e nella definizione architettonica, rifiniti con pannellature a faccia

vista anche di vario genere e natura. Sono escluse pannellature rifinite semplicemente ed in maniera

univoca a cemento e/o tinteggiate. -----“ .

Approvvigionamento idrico

Scanzano Jonico, come gli altri comuni della fascia jonica, si approvvigiona di acqua potabile

dall’acquedotto proveniente della diga di Monte Cotugno, previa potabilizzazione effettuata dall’impianto

di Montalbano Jonico, gestito da Acquedotto Lucano.

L’impianto di potabilizzazione è ubicato a quota 162 metri s.l.m., in località Masseria Cerulli a Montalbano

Jonico ed ha una attuale potenzialità produttiva di 1.050 litri al secondo (pari a 90.720.000 l/giorno, con

una popolazione servibile pari a 90.720.000: 175 l/giorno per abitante = 518.000 abitanti servibili).

I requisiti di qualità dell'acqua sono garantiti attraverso un alto grado di sorveglianza esercitato sulle fonti

d'approvvigionamento, l'uso di adeguate tecnologie e prodotti di alto livello per la potabilizzazione, la

verifica costante del livello di prestazione degli impianti (controllo di processo) ed un'adeguata vigilanza

sullo stato delle reti di distribuzione.

Sulla base di quanto detto, si può affermare che il sistema di approvvigionamento idrico attuale di

Scanzano Jonico, risulta ampiamente dimensionato, ed in grado di assorbire l’incremento dei consumi

previsto dal PIP.

Si riportano i dati quantitativi stimati per le attività del Parco Tematico:

Considerando che l’approvvigionamento idrico sarà derivato dal civico acquedotto, si stima un prelievo

medio mensile nel periodo aprile – settembre di 5.500 mc/mese, ridotto a 2.400 mc nel mese di ottobre.

Il consumo di acqua potabile medio per i servizi igienici con docce e per le utenze di cucina del complesso

è stimato in 40 litri/giorno/persona.

Considerando un affollamento massimo di: Area Beach: 3.000 persone/giorno - Parco divertimenti: 5.000

persone/giorno - Grande pensilina: 2.000 persone giorno

Il consumo massimo giornaliero è di 400 mc/giorno, mentre il consumo medio annuale, considerando una

presenza di 800.000 persone/anno, è di circa 32.000 mc/anno.

Alla volumetria citata va aggiunto il volume di acqua da fornire alle piscine dell’area Beach per il ricambio

e il reintegro dell’acqua evaporata.

Considerando una superficie degli specchi d’acqua di 1.030 mq, il volume di acqua per il suo riempimento

è stimato in 1.400 mc, mentre il consumo annuale per il reintegro è stimato in 1.250 mc/anno.

Consumo totale complessivo annuo: 32.000 + 1.400 + 1.250 = 34.650 mc.

B.2.2 LA DISCIPLINA DELLE AREE

I parametri stereometrici da applicare al piano in questione sono quelli già previsti nel PIP attuale e

riproposti nella Scheda strutturale anche per il PIP in ampliamento e che di seguito si riportano:

� Rapporto di copertura 1/3 superficie del lotto (compreso alloggio e uffici)

� H max edifici produttivi m. 8.00 sottotrave.

� N. max piani fuori terra edifici produttivi n° 1.

E’ consentito, all’interno degli edifici produttivi, realizzare soppalchi di superficie massima pari a 1/3 della

superficie utile del medesimo edificio.

� Distanza dai confini del lotto m. 5,00

� Distanza dalle strade m. 5.00

� Distanza tra pareti finestrate m. 10.00

� Distanza dalla SS 106 Jonica e SS Val D’Agri m 40,00

� H. max palazzina uffici/alloggio m. 8,00

� N. piani max palazzina uffici/alloggio 2.

� Superficie coperta max alloggio mq 150

I lotti potranno essere accorpati; nel qual caso è consentita la costruzione di un corpo della superficie

max di mq 250 da destinare a uffici e n. 2 alloggi (uno per il proprietario l’altro per il custode).

In caso di destinazione commerciale, la superficie destinata a parcheggi andrà adeguata come per legge.

Nella zona vigono le prescrizioni contenute nella delibera n. 29 del 14/12/2005 del Comitato Istituzionale

dell’ADB alle quali il PIP dovrà attenersi stabilendo, oltre agli aspetti progettuali, i tempi e le fasi di

esecuzione delle opere.

Infine, si richiama, come dato normativo, il valore di esproprio delle aree che, come sancito nella

proposta perequativa della proprietà delle aree, viene stabilito al 50% del valore venale stimato,

sgravando pertanto al Comune la metà del costo di acquisizione delle aree.

Quest’ultimo dato normativo rappresenta l’asse portante del meccanismo posto in essere dal Piano in

oggetto, costituito non solo dall’espropriazione ed acquisizione delle aree al patrimonio del Comune, ma

soprattutto dal meccanismo di computo dell’indennità di esproprio da versarsi ai proprietari espropriati,

pari, come detto, al 50% del valore venale stimato.

Tale criterio, prescindendo da ogni meccanismo forzoso di riduzione dei costi di acquisizione delle aree,

deriva da apposita proposta della proprietà delle aree che, per risultare inattaccabile, deve essere

riportato in apposito atto unilaterale d’obbligo registrato e trascritto, prima dell’adozione del Piano.

Peraltro, nel caso dei piani per insediamenti produttivi che, come noto, hanno finalità d’incentivazione

degli insediamenti stessi, a differenza di quanto previsto per i PEEP, l’interesse pubblico non si concentra

nella scelta del contraente, ma nei vincoli istituiti con la convenzione.

Infatti, l’ultimo comma dell’art. 27 della legge n. 865/71 si limita a prevedere che “tra il Comune da una

parte e il concessionario o l’acquirente dall’altra, viene stipulata una convenzione per atto pubblico con la

quale vengono disciplinati gli oneri posti a carico del concessionario o dell’acquirente e le sanzioni per la

loro inosservanza”.

E’ evidente pertanto che, dovendo l’acquirente di un’area compresa nel P.I.P. in oggetto compiere un

calcolo economico complessivo di tutti i costi dell’insediamento produttivo per valutarne la convenienza

rispetto alle sue prospettive imprenditoriali, gioca un ruolo rilevante una riduzione del 50% del valore

venale o costo di acquisto corrente delle aree.

Per il resto, l’approvazione del PIP ha valore di dichiarazione di pubblica utilità rispetto a tutte le

trasformazioni urbanistiche ivi previste per la durata di dieci anni e comporta l’espropriazione di tutte le

aree in esso comprese. L’espropriazione avviene a favore del Comune, il quale può cedere tali aree in

proprietà, ovvero, acquisito al patrimonio indisponibile del Comune e concesso in diritto di superficie per

una durata compresa tra 60 e 99 anni, salvo nel caso di realizzazione di opere od impianti pubblici, per i

quali la concessione del diritto di superficie può essere a tempo indeterminato.

B.2.3 STANDARDS URBANISTICI E DIMENSIONI DI PROGETTO

Secondo quanto disposto dal DM n. 1444/68 la dotazione minima di standards urbanistici per le aree

produttive da destinare a spazi pubblici o ad attività collettive , a verde pubblico o a parcheggi (escluse le

sedi viarie) non può essere inferiore al 10% dell’intera superficie destinata a tali insediamenti ovvero non

inferiore a mq. 80 ogni 100 mq di superficie lorda di carattere commerciale e direzionale.

Quindi, ipotizzando che gli insediamenti di carattere commerciale e/o direzionale non supereranno il 30%

della superficie coperta totale, avremo:

superficie mq 199.512

superficie coperta max mq. 66.504

di cui mq. 19.950 a carattere commerciale/direzionale

mq. 46.554 a carattere artigianale/industriale

superficie minima da destinare a standards:

317.390 x 10% = mq. 31.739

ovvero

19.950 x 0.80 = mq 15.960

(317.390 – 19.950/0.30) x 10% = mq 25.089

Sommano mq 41.049

Nella proposta di piano si prevede:

Parcheggi mq 16.252,00

Aree a verde pubblico mq 41.216,00

Aree per attrezzature

tecnologiche mq 2.790,00

collettive (centro servizi) mq 4.177,00

In uno mq 6.967,00

Totale mq. 64.435,00

Risultano, pertanto, verificate le dotazioni di standards urbanistici.

In termini generali e percentuali, i quantitativi di progetto del presente Piano risultano essere i seguenti:

superficie territoriale

complessiva mq 317.390,00 100%

Area per Attività

produttive mq 199.512,00 62,86%

Area pubblica e di uso pubblico:

Viabilità mq 53.771,00 16,94%

Parcheggi mq 16.252,00 5,12%

Verde pubblico mq 41.216,00 12.88%

attrezzature collettive mq 6.967,00 2,20%

l’estensione complessiva delle aree destinate a servizi e verde, escluse le strade, pari a mq. 64.435

rappresenta il 20,20% circa dell’estensione complessiva dell’agglomerato, rispettando, come detto, la

dotazione minima di standards urbanistici richiesta per legge.

Le aree racchiuse entro i confini dell’agglomerato devono essere rese disponibili per l’utilizzazione che per

esse prevede il presente Piano.

Il Comune, pertanto, procederà alla loro espropriazione al costo del 50% del valore venale stimato ed

accettato dall’amministrazione comunale di Scanzano Jonico.

Il Comune provvederà poi a cedere in proprietà, ovvero a concedere in diritto di superficie, agli

imprenditori che ne facciano motivata richiesta, i lotti produttivi, secondo le modalità previste dalle Norme

Tecniche d’Attuazione.

B.2.4 PRESENZA DI ALTRE ATTIVITÀ IN ZONA

Sempre in adiacenza alla SS106 Jonica, ma sul lato sud, è presente un’area PIP (indicata nella planimetria

allegata ove sono indicate le aree artigianali presenti nell’area di Scanzano Jonico). Sono presenti

fabbricati e capannoni per attività prevalentemente destinate ad attività artigianali del settore

agroalimentare e con impianti per la conservazione e trasformazione dei prodotti agricoli, per l’irrigazione

nonchè piccole strutture commerciali per vendita di infissi,mobili, materiale elettrico e per l’edilizia. Nel

territorio comunale esistono altre cinque aree (Dd1-Dd2-Dd3-Dd4–Dd6) con attività di tipo

agroalimentare. La presenza della nuova area PIP creerà comunque omogeneità con l’esistente, presente

sul lato opposto della SS106, e completamento della stessa senza generare impatti cumulativi data anche

la distanza e la tipologia di produzioni .

B.3 Cronoprogramma lavori

Le opere da realizzare prevedono le seguenti fasi lavorative principali:

• Fase 1: Allestimento cantiere

• Fase 2: Movimento Terra

• Fase 3: Posa Tubi Idrico e Rinterro

• Fase 4: Posa tubi e pozzetti fogna – Rinterro - Impianto depurazione –

• Fase 5: Posa tubi e pozzetti - Rinterro – Pluviale

• Fase 6:Posa tubi e rinterro – Metano

• Fase 7: Rete Dati e Rete Elettrica : Cavidotti e rinterri

• Fase 8 :Pubblica Illuminazione

• Fase 9: Viabilità- Parcheggi – Piantumazione

L’attività di cantiere è prevista durare per circa 40 settimane esclusivamente in periodo diurno.

La massima affluenza di mezzi pesanti al cantiere è stata stimata in 4 mezzi/ora.

La massima affluenza di personale è stata stimata in 15 mezzi ora.

Tali incrementi di traffico non risultano cumulabili per effetto dei diversi tempi in cui avvengono.

C)QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

C.1 AMBITO TERRITORIALE DI INFLUENZA: AREA VASTA E SITO

L’area oggetto dello studio risulta distinta secondo gli ambiti territoriali elencati di seguito:

� ambito di influenza potenziale delle opere in progetto sull’area vasta;

� ambito di influenza del sito, corrisponde all’area all’interno della quale insistono direttamente

le opere.

In termini generali l’area di influenza potenziale dell’intervento rappresenta l’estensione massima di

territorio entro cui, allontanandosi gradualmente dall’opera progettata, gli effetti sull’ambiente si

affievoliscono fino a diventare inavvertibili. Peraltro è importante precisare, a tal proposito, che i

contorni territoriali di influenza dell’opera variano in funzione della componente ambientale

considerata e raramente sono riconducibili ad estensioni di territorio geometricamente regolari.

Come ampiamente riconosciuto nella comunità tecnico-scientifica, e riscontrabile diffusamente in

numerosi documenti specialistici pubblicati dalle più autorevoli agenzie mondiali per l’ambiente, le

aree artigianali, possono essere caratterizzate da emissioni solide, liquide, gassose e emissioni

sonore durante la fase di esercizio. Nel caso specifico, peraltro, trattandosi di una zona artigianale

non possono escludersi in assoluto emissioni, potendosi ricondurre ad anomale condizioni di

funzionamento degli impianti tecnologici di cui le strutture saranno dotate. Per esempio ciò in

concomitanza con eventuali disfunzioni di nei sistemi di contenimento di fluidi impiegati in

determinati processi o, nel caso peggiore, al verificarsi di eventi incidentali. Sotto questo profilo,

nell’evidenziare come gli accorgimenti progettuali e gestionali funzionali al contenimento del rischio

di malfunzionamenti e/o incidenti consentano ragionevolmente di ritenere improbabili tali eventi, si

rileva come la porzione territoriale maggiormente vulnerabile sia in ogni caso estremamente

circoscritta. L’opportuna localizzazione del progetto, orientato alla salvaguardia degli ambiti di

maggiore valore ecosistemico o a porzioni territoriali interessate da dispositivi di tutela

paesaggistica, inoltre consentono di limitare adeguatamente i potenziali impatti del progetto

derivanti dalla sottrazione di aree naturali. L’area non rientra in aree SIC e ZPS.

Relativamente alla componente ambientale “clima acustico”, sebbene l’esercizio delle attività,

preveda il funzionamento di alcune sorgenti di rumore, ascrivibili ai sistemi di lavorazione che si

insedieranno nell’area, opportune scelte progettuali, orientate al miglioramento delle prestazioni

acustiche, unitamente al previsto confinamento fisico delle sorgenti di rumore, assicurano il rapido

decadimento dei livelli di pressione sonora con conseguenti effetti minimi all’esterno.

Di fatto, dunque, i confini dell’ambito di influenza diretta dell’opera possono farsi ragionevolmente

coincidere con il campo di visibilità dell’intervento.

Per quanto attiene agli ulteriori potenziali effetti ambientali, gli stessi si ritengono principalmente

circoscrivibili alle aree direttamente interessate dalle opere o immediatamente limitrofe ai siti di

intervento. In particolare, sotto il profilo delle potenziali interferenze con le componenti vegetazionali e

floristiche, in virtù della particolare tipologia di opera, l’analisi è stata focalizzata sulle aree ristrette di

intervento. Le componenti ambientali ritenute significative sono state analizzate in relazione agli effetti

determinati dall’intervento durante la fase di realizzazione, e di esercizio, per ciascuno degli ambiti

territoriali sopra descritti.

C.2 DESCRIZIONE DELLO STATUS DELLE COMPONENTI AMBIENTALI

POTENZIALMENTE INTERESSATE

C.2.1 Atmosfera

Gli elementi sostanziali che caratterizzano il clima sono stati raccolti ed elaborati sia dall’ex Ministero dei

Lavori Pubblici, Sezione Idrografica di Catanzaro, che dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di

Ecologia ed Idrografia Forestale di Cosenza (Cantore,Primo studio sulla diffusione spontanea della

vegetazione nelle pinete dell’arco jonico-materano Iovino e Pontecorvo, 1987).

In particolare si farà riferimento alle stazioni termo-pluviometriche di Metaponto, Nova Siri Scalo e Policoro.-

Metaponto.La tabella 1, per le precisate stazioni, mette in evidenza alcuni valori dei parametri

termopluviometrici e indici climatici. Il periodo di deficit idrico, cioè quello che si genera dall’intersecazione

della spezzata delle temperature medie mensili con quella delle precipitazioni medie mensili, è molto ampio,

prolungandosi mediamente dal mese di maggio ad oltre quello di settembre.

Tab.1 Valori dei parametri termopluviometrici e degli indici climatici

delle stazioni di Metaponto, Nova Siri Scalo e Policoro.

Stazione

Elemento Climatico Metaponto Nova

Siri Scalo

Policoro

Precipitazioni medie annue (P) 534 mm 583 mm 583 mm

Precipitazioni medie stagionali: -Inverno 183 mm 210 mm 216 mm

-Primavera 118 mm 125 mm 127 mm

-Estate 56 mm 51 mm 55 mm

-Autunno 177 mm 197 mm 185 mm

Temperature medie annue (T) 16,4°C 17,0°C 16,1°C

Temperature medie del mese più caldo (M)

26,2°C 26,2°C 26,1°C

Temperature medie del mese più freddo (m)

8,9°C 8,9°C 8,8°C

Temperature medie dei minimi annui

- 1,6°C -1,7°C -1,8°C

Temperature minime assolute - 6,2 °C -5,0°C -6,4°C

Temperature massime assolute 43,2°C 41,5°C 41,1°C

Escursione termica annua 17,3 ° C 17,3°C 17,3°C

Pluviofattore di LANG (P/T) 31,4 34,3 34,5

Quoziente di EMBERGER [100 P/ (M²-m²)]

51,1 55,8 56,1

Indice di DE MARTONNE [P/(T+10°)]

19,8 21,6 21,7

Dall’esame della Tabella 1 si evidenzia che sia i valori dei parametri termo pluviometrici che degli

indici climatici delle tre stazioni considerate non si discostano eccessivamente tra loro; ciò, ovviamente, è

da attribuire alle similitudini orografiche e geografiche in cui ricadono le stesse.

La temperatura media annua oscilla fra i 16 e 17 °C; quelle medie del mese più caldo e del mese

più freddo si attestano, rispettivamente, intorno a 26 e 9 °C, producendo un’escursione termica annua di

circa 17 °C. In valore assoluto la temperatura minima varia da -5,0 a -6,4 °C, mentre quella massima da

41,1 a 43,2 °C.

Facendo riferimento all’indice di De Martonne si è potuto stabilire che per la zona intorno a

Metaponto esiste il tipo climatico “semiarido” mentre per Nova Siri Scalo e Policoro, come pure per buona

parte di tutta la provincia di Matera, persiste il tipo “subumido” (Cantore et al., 1987).

I diagrammi termoudometrici secondo la formula Bagnouls e Gaussen, evidenziano che il periodo

di deficit idrico, cioè quello che si genera dall’intersecazione della spezzata delle temperature medie

mensili con quella delle precipitazioni medie.

Per quanto riguarda il regime dei venti al suolo ci si è riferiti all’osservatorio di Ginosa Marina, sulla costa

jonica, al quale si riferiscono i dati di fig. 3.

La zona mostra una piovosità inferiore a 500 mm/anno; le precipitazioni sono concentrate

prevalentemente nel periodo invernale (Dicembre – Marzo).

I venti dominanti assumono direzione N – NW (391 rilevamentipari al 36% dei rilevamenti annui).

Le calme ammontano a 181 rilevamenti (16%) con la massima frequenza nel mese di Gennaio.

Nel territorio comunale di Scanzano Jonico, come nei comuni della costa jonica ad oggi, non esistono

centraline installate per il controllo della qualità dell’aria, per cui non è possibile di fatto valutare lo stato

qualitativo attuale dell’aria nell’area di intervento.

E’ certo che la Costa Jonica lucana presenta un bassissima densità abitativa e le realtà industriali sono

ridotte a poche unità. Le zone industriali di una certa entità, che potrebbero avere effetti significativi sulla

qualità dell’aria e sulla salute umana, sono confinate nella parte pugliese del litorale a circa sessanta

chilometri in linea d’aria dal comune di Scanzano Jonico.

Il Comune di Scanzano Jonico ai sensi della DGR n° 2217 del 29.10.2010 (Presa d'atto del documento

"Inventario delle emissioni di inquinanti dell'aria" e approvazione del documento

"Valutazione preliminare della qualità dell'aria ambiente e classificazione del territorio in zone o

agglomerati"), rientra nei territori di “buona qualità dell’aria”.

Viste le attività da insediare, (Parco Tematico ed attività Agro/Alimentari), si può affermare che le attività

in progetto non producono emissioni in atmosfera di carattere significativo.

C.2.2. Suolo e Sottosuolo

Fig. – Carta geologica schematica e sezione geologica attraverso l’Appennino meridionale e la Fossa

Bradanica,da Sella et al. (1988) in Mem. Società Geologica Italiana

L'area di studio ricade nella porzione meridionale della Fossa Bradanica, lo stretto bacino di

sedimentazione plio-pleistocenico. compreso tra il margine esterno della catena appenninica e

l'avampaese apulo, allungato in direzione NO-SE colmato da una potente successione sedimentaria del

Pliocene-Pleistocene, spessa fino a 2-3 km.

La porzione superiore di questa successione (Pliocene superiore ? - Pleistocene superiore), caratterizzata

da uno spiccato trend regressivo, affiora estesamente a causa dell'intenso sollevamento neotettonico che

ha coinvolto l'avampaese pugliese e la Fossa Bradanica, a partire dal Pleistocene inferiore-medio.

Il suddetto sollevamento neotettonico ha coinvolto quindi prima i settori settentrionali e successivamente

quelli meridionali della fossa, inoltre, esso è stato maggiore lungo i settori occidentali rispetto a quelli

orientali della fossa, determinando un conseguente basculamento regionale della successione plio-

pleistocenica verso il Mar Adriatico .

Infatti sia pure con modalità intermittenti e con periodi-che inversioni di tendenza, durante il Pleistocene

il mare e regredito fino a quote di 100 m sotto il livello marino attuale (Cotecchia & Magri, 1967;

Cotecchia et. al., 1971), quota raggiunta durante l'acme della glaciazione wurmiana alla fine del

Tirreniano per poi risalire progressivamente all'attuale livello medio del mare .

Variazioni della linea di costa, connesse a fattori naturali e antropici, sono avvenute anche in tempi

recenti: graduali accrescimenti e progressive riduzioni sono stati stimati rispettivamente in corrispondenza

della foce del fiume Cavone e lungo i tratti costieri comprendenti le foci degli altri fiumi lucani

(Guerricchio e Melidoro, 1998; Spilotro et al., 1998).

La porzione superiore della successione sedimentaria della Fossa Bradanica, con carattere regressivo e

spessori massimi intorno a 600 m è costituita dalle emipelagiti argilloso-limose delle Argille

subappennine (tardo Pliocene-Pleistocene medio), passanti verso l'alto ai depositi regressivi costieri del

Pleistocene inferiore-medio (Sabbie di Monte Marano e Conglomerato di Irsina) e a quelli del Pleistocene

medio-superiore (Depositi Marini Terrazzati).

In particolare, nell'area di studio affiorano estesamente i deposti alluvionali terrazzati olocenici, posti a

quote variabili tra 300-100 m s.l.m., sono costituiti da ghiaie con lenti sabbioso-limose, quelli recenti sono

rappresentati da depositi argilloso-sabbioso-ghiaiosi e quelli attuali da depositi ciottoloso-sabbiosi.

Nella piana costiera i depositi alluvionali recenti si confondono con quelli di origine mista e lagunari,

costituiti da sabbie, ghiaie e limi in lenti e livelli, variamente distribuiti nello spazio il cui assetto

litostratigrafico e connesso sia all'evoluzione tettonica e alle variazioni glacioeustatiche avvenute nell'area

a partire dal Tirreniano che all'evoluzione costiera recente (regime idraulico dei fiumi, apporti solidi, azioni

antropiche ecc.).Infine, i depositi di spiaggia e le dune costiere affiorano lungo la fascia costiera,

pressoché continua e larga in media un chilometro . Le dune costiere sono costituite da sabbie ocracee

poco cementate.

Sulla base dei dati disponibili e dei rilievi geologici appositamente eseguiti, sono stati individuati tre

complessi principali:

- Argille subappennine;

- Depositi marini terrazzati;

- Depositi alluvionali recenti ed attuali.

Le Argille subappennine sono rappresentate da argille, argille limose ed argille marnose di colore grigio-

azzurro alle quali si intercalano livelli sabbioso-limosi più o meno spessi. La frazione sabbiosa aumenta

nella parte più alta della formazione dove può dar luogo a frequenti alternanze sabbioso-argillose o

addirittura a cospicui letti di sabbie. Essa costituisce il substrato di gran parte dell’aree studiate.

Dal punto di vista idrogeologico questi depositi possono essere classificati come praticamente

impermeabili e generalmente costituiscono il livello base degli acquiferi presenti nell’area.

La sedimentazione di tali argille è avvenuta in gran parte su fondali marini di media profondità. (Boenzi et

alii, 1971).

In trasgressione sulle Argille subappennine, lungo superfici debolmente inclinate verso SE, poggiano i

depositi marini terrazzati.

Tali sedimenti, di età medio - suprapleistocenica, sono costituiti prevalentemente da ghiaie (ciottoli

arrotondati ed appiattiti) e sabbie variamente distribuite nello spazio, con intercalazioni limoso - argillose

di vario spessore, subordinatamente da limi sabbiosi con rari ciottoli di piccole dimensioni.

La disposizione spaziale di tali sedimenti, tipica dei depositi litorali, è conseguenza della varietà degli

apporti terrigeni combinata all’azione del mare. I depositi marini terrazzati affiorano estesamente alla

sommità tabulare dei rilievi collinari ed individuano delle superfici di terrazzamento marino generatesi

durante il pleistocene medio-superiore a causa dell’azione combinata delle variazioni glacioeustatiche del

livello marino e dell’innalzamento dell’intera area dovuto alle ultime fasi dell’orogenesi appenninica. Lo

spessore massimo di questi depositi è valutabile intorno ai 45 m.

Il grado di permeabilità dei depositi marini terrazzati è generalmente medio in corrispondenza dei

sedimenti sabbiosi e ghiaiosi, e diventa molto basso per i livelli limoso – argillosi.

I depositi marini terrazzati affiorano all’interno dell’ambito urbano e in parte dell’ambito periurbano.

I depositi alluvionali recenti ed attuali costituiscono il fondovalle dei fiumi presenti nell’area e di alcuni

loro affluenti, nonché l’intera piana costiera metapontina.

Lungo le valli fluviali i depositi alluvionali sono essenzialmente costituiti da limi sabbiosi e limi argillosi a

basso grado di permeabilità, con intercalati livelli sabbiosi a media permeabilità; il loro spessore può

superare localmente i 30 m.

Nella piana costiera i sedimenti alluvionali sono più spiccatamente sabbiosi e poggiano, lungo una

superficie indistinta, su depositi di ambiente di transizione rappresentati da sabbie, ghiaie e limi in lenti e

livelli variamente distribuiti nello spazio.

Infatti, durante le fasi terminali dell’ultima trasgressione olocenica, che aveva portato la linea di costa

ben più all’interno rispetto a quella attuale, l’apporto di notevoli quantità di depositi terrigeni ha

determinato la sedimentazione di una potente serie di depositi lungo la fascia costiera.

Questi depositi presentano una variabilità spaziale dei caratteri granulometrici tipica dei depositi di

transizione, con concentrazione delle frazioni più grossolane in prossimità delle aree di apporto terrigeno

e delle frazioni fini, limoso – argillose, in aree a scarsa energia. I depositi che costituiscono la piana sono,

a grande scala, mediamente permeabili; il grado di permeabilità localmente può abbassarsi sino a

divenire nullo per i livelli limoso - argillosi.

I depositi alluvionali recenti affiorano in una modesta parte dell’ambito urbano e in parte dell’ambito

periurbano.

Aspetti geomorfologici

L’intero territorio comunale è limitato dal Fiume Cavone a NE, dal Mar Jonio a SE, dal Fiume Agri a SO,

dal territorio del Comune di Montalbano Ionico a NO.

La superficie topografica raggiunge una quota massima di circa 110 m s.l.m. e scende gradualmente a SE

verso la linea di costa e con maggiori inclinazioni a SO e a NE verso le valli fluviali del F. Agri e del F.

Cavone.

In relazione alle forme del rilievo si distinguono tre zone:

- la prima corrisponde alle superfici tabulari impiantate sui depositi marini terrazzati. Queste superfici

formano una serie di altopiani disposti a gradinata con quote decrescenti verso la costa ionica a partire

da circa 110 metri. Si tratta di superfici strutturali corrispondenti a originari fondali marini emersi

progressivamente a seguito della regressione polifasica del mare pleistocenico;

- la seconda zona comprende i versanti che delimitano i rilievi tabulari verso le piane alluvionali dei fiumi

Cavone ad oriente e Agri ad occidente. Tali versanti formatisi in seguito all’erosione fluviale si presentano

generalmente con modesta acclività, talvolta si presentano con forti pendenze;

- la terza zona è rappresentata dalle piane dei Fiumi Agri e Cavone, originatesi in seguito a successive

fasi di sedimentazione di depositi alluvionali.

Nel territorio comunale di Scanzano Jonico rientrano i terrazzi appartenenti al IV, V e VI ordine; questi

sono conservati in continuità per estesi tratti dissecati da solchi vallivi torrentizi. I singoli terrazzi sono

limitati a monte e a valle da scarpate di abrasione con dislivelli non superiori alla decina di metri. Nella

maggior parte gli orli dei terrazzi sono poco visibili per le modifiche apportate dalle numerose e profonde

azioni antropiche per lo sfruttamento agrario del territorio. I sedimenti dei vari terrazzi, generalmente

conglomeratico-sabbiosi, in più parti clinostratificati, sono più recenti passando dall’interno del territorio

verso la costa e di norma addossati uno all’altro a mantello. Le superfici terrazzate si sono generate

durante il Pleistocene medio superiore, a causa dell’azione combinata delle variazioni glacioeustatiche del

livello marino e dell’innalzamento dell’intera area dovuto alle ultime fasi dell’orogenesi appenninica.

L’abitato di Scanzano Jonico si estende su un’area a morfologia tabulare, stabile, costituita dai depositi di

terrazzo marino, delimitato da versanti con pendenze da medie ad elevate variamente modellati dalle

azioni morfogenetiche (principalmente erosione idrica superficiale) a seconda della natura litologica dei

terreni interessati.

I fondi valle dell’Agri e del Cavone, costituiti da depositi alluvionali recenti ed attuali, presentano una

superficie pianeggiante e un andamento a meandri; nei pressi della zona costiera le loro pianure

alluvionali si fondono a formare una piana allungata da SO a NE, limitata verso l’interno dal gradino del

terrazzo marino più recente e verso la costa da una fascia di cordoni dunari più o meno parallela alla

linea di costa.

Il fondovalle del Fiume Agri, fino alla piana costiera, è caratterizzato dalla presenza di superfici di

terrazzamenti fluviale, su entrambi i versanti, che delimitano la piana di esondazione attuale. L’azione

erosiva del Fiume sulle sponde provoca un ampliamento della piana di esondazione lungo la quale sono

presenti barre di meandri e meandri abbandonati, dovuti a “taglio del meandro”, che evidenziano le

modificazioni avvenute lungo il corso d’acqua. Lungo il tratto a meandri le modificazioni sono ben

apprezzabili e sono state agevolate dai copiosi deflussi avvenuti durante gli anni. Le variazioni

dell’andamento fluviale sono influenzate da differenti fattori tra i quali: la portata liquida, quella solida, la

pendenza, la resistenza all’erosione delle sponde, la sinuosità e la geometria della sezione idrica.

L’area in esame è posta a Sud dell’abitato e si estende su di una vasta area pianeggiante a ridosso del

F.me Agri.

Idrografia

Il territorio del Comune di Scanzano Jonico è attraversato da due corsi d’acqua principali, il Fiume Agri ed

il Fiume Cavone, e da modeste aste fluviali secondarie. I due Fiumi limitano rispettivamente a SO ed a NE

il territorio comunale ed hanno un andamento meandriforme con asse fluviale diretto NO - SE. Tra i corsi

d’acqua secondari i più importanti aventi bacini idrografici estesi sono il Torrente Marzoccolo ed il Fosso

Valle.

La forma e la densità dei corsi d’acqua sono strettamente collegati alla morfologia, alle caratteristiche

della roccia in posto, all’assetto geologico e geotettonico, alle condizioni climatiche, alla copertura

vegetale e, in molti casi, agli interventi antropici.

Per quanto riguarda il regime idraulico sia il Fiume Agri che il Fiume Cavone hanno un carattere

intermittente e spesso sono interessati da vere e proprie stasi estive.

Caratteri Idrogeologici

La permeabilità delle rocce dipende in massima parte, a parità di altre condizioni, dalle dimensioni, dalla

forma, dalla densità e dalla intercomunicabilità dei vuoti presenti nelle rocce o nei sedimenti. In relazione

alla variabilità sia verticale sia orizzontale dei caratteri litologici delle formazioni affioranti nel territorio di

Scanzano Jonico, anche la permeabilità delle stesse appare diversa da luogo a luogo sia nel grado e sia

nel tipo. Le osservazioni compiute sull’idrografia di superficie e sotterranea hanno consentito una

differenziazione su grande scala del tipo e del grado di permeabilità dei terreni.

I terreni che affiorano nell’area possono essere classificati come terreni permeabili per porosità. Vengono

considerati tali tutti i sedimenti clastici a grana grossa e media dei depositi alluvionali e marini terrazzati.

Sulla base dei dati raccolti e delle osservazioni compiute, si possono distinguere i terreni in base al grado

di permeabilità in tre categorie:

A - “Sedimenti mediamente permeabili, talvolta molto permeabili” costituiti dai depositi marini terrazzati;

B - “Sedimenti mediamente permeabili, a luoghi con permeabilità variabile da scarsa ad elevata”

rappresentati dai depositi alluvionali;

C - “Sedimenti impermeabili”, rappresentati dalle Argille subappennine (non affioranti).

La permeabilità dei depositi marini terrazzati, sovrastanti le argille, consente il drenaggio delle acque

superficiali la cui circolazione avviene all’interno di strati sabbiosi o conglomeratici a permeabilità

maggiore. È possibile riscontrare la presenza di modeste falde acquifere a contatto tra le argille di base e

i depositi sabbioso-ciottolosi, che risentono dell’andamento stagionale delle precipitazioni.

I depositi alluvionali, presenti nelle valli dei corsi d’acqua principali e secondari, per la loro permeabilità,

danno origine a falde di subalveo. Tali acque sotterranee si muovono nel senso della pendenza e quindi

sia longitudinalmente al corso d’acqua e sia trasversalmente a questo.

Le configurazioni litologico-strutturali dell'area determinano l'esistenza di due tipi principali di acquiferi: il

primo include gli acquiferi presenti nei depositi marini terrazzati e in quelli alluvionali fluviali, invece il

secondo tipo identifica essenzialmente l'acquifero della piana costiera.

Gli acquiferi dei depositi marini terrazzati mostrano una conducibilita idraulica da media ad alta, sono in

prevalenza freatici ma anche diffusamente in pressione.

La limitata e non omogenea estensione dei livelli a bassa conducibilita idraulica posti al tetto degli stessi

acquiferi favorisce l'infiltrazione delle acque pluviali e quindi la loro naturale ricarica (Figura 3).

La continuità di questi acquiferi attraverso l'area è regolarmente interrotta dalle valli fluviali.

L'estensione degli acquiferi dei depositi alluvionali e limitata nonché minore di quella degli acquiferi dei

depositi marini terrazzati.

La conducibilità idraulica di questi acquiferi, variabile da bassa a media, non permette la captazione di

rilevanti risorse idriche sotterranee.

Inoltre, le loro potenzialità per il rinvenimento di risorse idriche sotterranee sono fortemente condizionate

sia dalla morfologia e dalla profondità dell'alveo fluviale che dall'entità dei relativi deflussi fluviali.

L'importanza del secondo tipo di acquifero individuato, quello della piana costiera, non deriva dalla sua

conducibilità idraulica, essendo essa non particolarmente elevata, bensì dalla continuità. Inoltre, esso

ricade nell'area interessata dal maggiore sviluppo delle attività economiche idroesigenti.

L'acquifero costiero superficiale coincide con l'unità sabbiosa intermedia della piana costiera,caratterizzata

da un assortimento granulometrico alquanto variabile.

La frazione sabbiosa risulta essere maggiore per i campioni prelevati nella zona costiera compresa tra i

fiumi Cavone e Basento.

Nell'acquifero costiero, gli strati più permeabili, generalmente sabbiosi, sono confinati all'interno di livelli

impermeabili di varia estensione e spessore .

Lo spessore totale degli strati permeabili dell'acquifero è maggiore di 10 m e tende ad aumentare

generalmente dall'interno verso costa.

La quota del letto del suddetto acquifero, coincidente con il tetto dell'unita argillosa inferiore della piana

costiera, decresce dall'interno verso la costa, pur se con un andamento alquanto irregolare, caratterizzato

anche da locali depressioni del letto, subparallele alla costa.

Vicino alla costa il letto dell'acquifero costiero si spinge sotto il livello del mare, permettendo in tal modo,

in funzione delle condizioni idrodinamiche, l'intrusione marina.

Come evidenziato nel seguito, tale fenomeno sembra accentuarsi da SO verso NE, muovendosi lungo

costa poiché il tetto dell'unita argillosa degrada dolcemente dal fiume Sinni al fiume Bradano.

L'acquifero costiero è limitato a valle (SE) dal Mar Ionio mentre a monte (NO) è in contatto con gli

acquiferi dei depositi alluvionali e dei terrazzi marini.

La ricarica diretta, per infiltrazione di acque piovane, è da ritenersi modesta se non trascurabile per il

basso valore della piovosita efficace e per l'effetto del tetto impermeabile.

Per questi motivi, la ricarica dell'acquifero costiero è maggiormente garantita dalle acque provenienti

dagli acquiferi di monte, in particolare quelli dei terrazzi marini.

A tale proposito, si osservi che le isopieziche sono abbastanza rettilinee e alquanto parallele sia alla linea

di costa sia al limite idrogeologico tra depositi marini terrazzati e l'acquifero costiero .

Tale circostanza permette di ritenere che le linee principali di flusso idrico sotterraneo, orientate

ortogonalmente alla costa, attraversino tale limite senza alcun rilevante effetto, segnalando

l'alimentazione a favore dell'acquifero costiero.

L'andamento della superficie piezometrica indica che i fiumi potrebbero drenare le acque circolanti negli

acquiferi delle valli fluviali.

Il valore minimo della conducibilità idraulica dell'acquifero costiero , ottenuto dall'analisi delle prove di

emungimento, è pari a 3,47 10-6 m/s.

La diminuzione di questo parametro vicino alla costa non sembra essere sufficiente a contrastare il

pericolo di intrusione marina.

Dal rilevamento idrogeologico speditivo e dalle misure idrometriche effettuate nei fori dei sondaggi

eseguiti e in alcuni pozzi esistenti nell’area è stato possibile determinare la quota di rinvenimento delle

acque sotterranee esistenti nelle diverse aree esaminate.

Si tratta di falde poco cospicue, dovute alla limitata estensione dell’acquifero e alle condizioni climatiche

del territorio di Scanzano Jonico.

Nelle aree dell’ambito urbano la falda si rinviene ad una quota variabile da circa 10 m a circa 20 m s.l.m.,

con direzione del flusso perpendicolare alla linea di costa; nelle zone dell’ambito periurbano la quota della

falda varia in funzione delle litologie in affioramento: nei depositi marini terrazzati si rinviene ad una

quota variabile da circa 12 m a 14 m s.l.m., nei depositi alluvionali è posta a quote comprese tra 2 m e 3

m s.l.m.. Nell’area in esame la falda si trova ad una profondità di – 7 m dal p.c.

Caratteristiche geotecniche dei terreni

La caratterizzazione fisico-meccanica dei terreni presenti nell’area di studio, è stata effettuata sulla scorta

di dati bibliografici integrati da indagini svolte in occasione della redazione del RU.

Le indagini prese in considerazione dal redattore sono consistite in:

• N. 1 sondaggio profondo spinto fino alla profondità di 60 m dal p.c.

• N. 2 prove di laboratorio sui campioni prelevati

I dati bibliografici esaminati si riferiscono ai seguenti lavori:

• indagini geologiche e geotecniche eseguite dall’ANAS Spa per l’ampliamento della SS 106 lotto

VII nel periodo 1996-1997. Tali indagini sono consistite in un sondaggio a carotaggio continuo

spinto fino alla profondità di 40 m con il prelievo di n. 2 campioni per le prove di laboratorio.

• indagini geologiche e geotecniche eseguite per la redazione del RU Comunale dal Dr. Giuseppe

Gallicchio. Tali indagini sono consistite nella esecuzione di n. 1 sondaggio a carotaggio continuo

spinto fino alla profondità di 33 m con il prelievo di n. 2 campioni per le prove di laboratorio.

I dati provenienti da tali lavori sono stati esaminati e, finalizzati non solo alla determinazione delle

caratteristiche geomeccaniche dei terreni, ma anche alla definizione dei parametri sismici necessari per la

redazione delle carte di microzonazione sismica.

Sui campioni indisturbati prelevati sono state eseguite in laboratorio geotecnico tutte le principali

determinazioni delle proprietà fisiche, prove di Taglio Diretto e Prove Triassiali tipo UU per le proprietà

meccaniche; i risultati completi delle determinazioni geotecniche acquisite sono riportati nelle tavole

allegate.

Nelle tabelle seguenti sono riportate le profondità dei campioni indisturbati prelevati e delle prove SPT

eseguite nel corso dei sondaggi geognostici della campagna giugno 2007 del RU comunale, i parametri

fisici e meccanici ottenuti dalle prove di laboratorio sui campioni indisturbati e quelli ottenuti dalle

correlazioni con Nspt.

Sondaggio Campione SPT Profondità Ubicazione

S1 C1 *** 2,90-3,30

Zona D3

S1 *** 4-4-7 3,30-3,75

S1 *** 4-11-14 9,00-9,45

S1 C2 *** 17,70-18,20

S1 *** 5-7-8 18,20-18,65

Son

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S1 C1 2,90 3,30 2,67 1,88 12,95 *** *** *** 27,92 1,63 *** Limo con sabbia

S1 C2 17,70-18,20 2,71 1,74 46,80 42,42 30,12 12,30 *** *** 80,00 Limo argilloso

debolmente sabbioso

Sondaggio Profondità SPT Nspt

Angolo

di attrito

(°)

Coesione

non drenata

(kg/cmq)

Modulo

edometrico

(Kg/cmq)

S1 3,30-3,75 4-4-7 11 28 *** 50

S1 9,00-9,45 4-11-14 25 30 *** 142

S1 18,20-18,65 5-7-8 15 *** 1,01 90

L’insieme di tutte le risultanze ha permesso di attribuire un range di valori dei parametri geotecnici ai

litotipi presenti nell’area. Tali parametri sono di seguito riportati:

La formazione costituente il substrato dell’area è costituita da argille limose, argille con limo più o meno

sabbiose di colore grigio-azzurro, con intercalazioni di livelli limosi e sabbiosi. Questi i caratteri :

Parametro determinato Simbolo U.M. Range Valori

Peso di volume naturale γn g/cm3

1,90 – 2,10

Contenuto d’acqua W % 18,00 – 30,00

Peso specifico dei granuli γs g/cm3 2,71 – 2,74

Limite liquido LL % 35,00 – 44,00

Limite plastico LP % 18,00 – 30,00

Coesione non drenata cu KPa 60 – 250

I depositi marini terrazzati sono rappresentati principalmente da una parte superiore ciottoloso-sabbiosa

e da una sottostante sabbiosa e sabbioso-limosa di colore marrone chiaro, a luoghi con livelli sabbioso-

argillosi e sabbioso-ciottolosi. In alcune aree questi depositi sono costituti nella parte alta da limi sabbiosi

con ciottoli di piccole dimensioni. Lo spessore di tale formazione può variare tra circa 10 e circa 45 metri.

Depositi limoso-sabbiosi

Parametro determinato Simbolo U.M. Range Valore

Peso di volume naturale γn g/cm3

1,80 – 1,90

Contenuto d’acqua W % 15,00 – 20,00

Peso specifico dei granuli γs g/cm3 2,65

Angolo di attrito φ gradi 29-30

Coesione c KPa 0,0 – 5,0

Depositi ciottoloso-sabbiosi

Parametro determinato Simbolo U.M. Range Valore

Peso di volume naturale γn g/cm3

1,80 – 2,00

Contenuto d’acqua W % 10,00 – 20,00

Peso specifico dei granuli γs g/cm3 2,65 – 2,70

Angolo di attrito φ gradi 32 – 33

Coesione c KPa 0,0 – 2,0

Depositi sabbiosi e sabbiosi-limosi

Parametro determinato Simbolo U.M. Range Valore

Peso di volume naturale γn g/cm3

1,85 – 2,06

Contenuto d’acqua W % 14,00 – 25,00

Peso specifico dei granuli γs g/cm3 2,65 – 2,71

Angolo di attrito φ gradi 30 – 38

Coesione c KPa 0,0 – 6,0

Per quanto concerne i depositi alluvionali recenti trattasi di limi sabbiosi di colore beige, talora con

presenza di frazione argillosa, con intercalazioni di livelli sabbiosi e ciottolosi.

Parametro determinato Simbolo U.M. Range Valore

Peso di volume naturale γn g/cm3

1,80 – 2,00

Contenuto d’acqua W % 12,00 – 25,00

Peso specifico dei granuli γs g/cm3 2,60 – 2,72

Angolo di attrito φ gradi 25 - 30

Coesione c KPa 0,0 – 10,0

Microzonazione Sismica

Nella presente relazione vengono riportati i risultati degli studi di microzonazione sismica di secondo

livello, ai sensi delle L.R. n. 9 del 07/06/2011, eseguiti sui terreni interessati dal PIANO OPERATIVO CON

VALENZA DI P.I.P. DELLA ZONA D3 DELLA Ssp.

La Legge Regionale n° 9/11 impone che gli strumenti urbanistici, come definito dalla L.R. 23/99 e

ss.mm.ii., debbano essere corredati di studi di microzonazione sismica che tengano conto della “Nuova

classificazione sismica del territorio delle Regione Basilicata” riportato nell’allegato 1 della suddetta legge.

Gli studi di microzonazione sismica sono condotti a tre livelli di approfondimento, a seconda delle finalità,

delle applicazioni nonché della pericolosità locale.

Il primo livello di approfondimento è utilizzato in sede di elaborazione dei piani di area vasta, dei Piani

Strutturali Comunali e delle mappe di pericolosità sismica locale.

Il secondo livello di approfondimento deve essere predisposto in sede di elaborazione dei Regolamenti

Urbanistici, varianti al Regolamento Urbanistico esistente, loro Piani Attuativi e nelle aree dei Piani

Strutturali perimetrale con Piani Operativi.

Il terzo livello di approfondimento si applica, a seguito dei risultati degli studi di secondo livello, nelle

zone instabili e in quelle stabili suscettibili di amplificazioni locali per le quali si prevedono situazioni

geologiche e geotecniche complesse.

Nel caso in esame al territorio del Comune di Scanzano Jonico, dalla “Nuova classificazione sismica del

territorio delle Regione Basilicata”, ricade nella Nuova Zonazione Sismica “3b”, a cui è attribuita una PGA

pari a 0,125 g, ed una coppia di magnitudo-distanza rispettivamente di 6,7 e 100 km.

Negli studi di Microzonazione Sismica (MS) è indispensabile considerare la Pericolosità sismica di base

intesa come la probabilità che determinate caratteristiche di scuotimento del suolo si verifichino in

un’area entro un determinato periodo di tempo e con un proprio periodo di ritorno. Attraverso la

Pericolosità è possibile predisporre una zonazione sismica del territorio, finalizzata alla pianificazione

territoriale, urbanistica e/o dell’emergenza e di conseguenza alla programmazione delle attività di

prevenzione.

Quello che viene studiato su area vasta o regionale può essere trasferito per studi a scala di dettaglio o

locale, definendo la Risposta Sismica Locale (RSL), che è legata a specifiche condizioni geomorfologiche,

litotecniche e geostrutturali dei siti capaci di influenzare significativamente lo scuotimento del suolo.

A differenza della MS, che è utilizzabile per la pianificazione territoriale e urbanistica, la RSL è applicata

alle progettazioni esecutive.

Gli studi di MS hanno lo scopo di individuare ad una scala comunale o sub comunale le zone le cui

condizioni locali possono modificare le caratteristiche del moto sismico atteso o possono produrre

deformazioni permanenti rilevanti per le costruzioni, le infrastrutture e l’ambiente.

Lo studio di MS dovrà definire le seguenti zone omogenee:

1. Zone Stabili (ZS), nelle quali non si ipotizzano effetti locali di rilievo di alcuna natura ed in cui il moto

sismico non è modificato rispetto a quello atteso in condizioni ideali di roccia rigida;

2. Zone Stabili suscettibili di amplificazione sismica (ZAS), in cui il moto sismico è modificato rispetto a

quello atteso in condizioni ideali di suolo, a causa delle caratteristiche litostratigrafiche del terreno e/o

geomorfologiche del territorio;

3. Zone suscettibili di Instabilità (ZI), in cui i terreni sono suscettibili di attivazione di fenomeni di

deformazione permanente del territorio a seguito di un evento sismico (instabilità di versante, cedimenti,

liquefazioni, faglie attive e/o capaci).

Nella pianificazione territoriale, urbanistica e di emergenza, in funzione delle varie scale e dei vari livelli di

intervento, gli studi di MS saranno condotti su quelle aree per le quali le condizioni normative consentano

o prevedano l’uso a scopo edificatorio o per infrastrutture, una loro potenziale trasformazione a tali fini, o

l’utilizzo per la Protezione Civile.

I livelli di studio della MS, secondo quanto riportato negli “Indirizzi e criteri generali per gli studi di

Microzonazione Sismica” (ICMS) redatti dal Gruppo di Lavoro Nazionale Dipartimento di Protezione Civile-

Regioni della Sotto-Commissione n. 8 “Attuazione normativa sismica della Conferenza Stato-Regioni e

Province Autonome, sono tre.

I tre Livelli rappresentano diversi gradi di approfondimento di MS da correlare ai differenti obiettivi e

situazioni nell’ambito della pianificazione territoriale, urbanistica e di emergenza nella Regione.

1. Il Livello 1 è un livello di base che consiste nella rilettura e successiva rielaborazione dei dati

geologici, geofisici e geotecnici preesistenti e/o eseguiti appositamente, al fine di suddividere

qualitativamente il territorio in Microzone omogenee in prospettiva sismica (Carta MOPS)

rispetto alle tre zone indicate in precedenza;

2. Il Livello 2 introduce, rispetto al Livello 1, un elemento quantitativo numerico, attraverso

l’utilizzo di metodi semplificati di analisi numerica, per le ZAS e ZI definite dal precedente Livello

1 di MS o direttamente attraverso studi di MS in assenza del precedente Livello 1. Il Livello 2 di

MS con Abachi ICMS dovrà indicare graduatorie di idoneità territoriali ai soli fini pianificatori;

3. Il Livello 3 introduce ulteriori dettagli quantitativi sulle aree ad amplificazione sismica o instabili,

su aree particolari o per tematiche precise, basandosi su analisi numeriche ottenute da dati di

indagini geologico-tecniche e geofisiche eseguite in situ e di prove di laboratorio, e deve

differenziare il dettaglio da utilizzare in fase progettuale, nel senso che permette di poter

definire ed indicare sulla base di confronti sugli Spettri, in quali aree dovrà essere utilizzata la

procedura semplificata NTC08 (DM 14.01.2008 e Circolare applicativa) e in quali aree, invece, è

indispensabile effettuare studi di RSL.

Le carte di Microzonazione Sismica (MS) di livello 2 caratterizzano con valori numerici le microzone

sismicamente omogenee. La caratterizzazione avviene mediante un fattore di amplificazione del moto

(FA) così come definito negli Indirizzi e criteri generali per la Microzonazione Sismica (2008; Allegato A).

I valori di FA attribuiti alle varie microzone di una mappa definiscono una scala di pericolosità sismica

locale.

Nel caso in esame è stata redatta una Carta di Microzonazione Sismica (livello 2). In tale carta è riportata

la presenza di una Zona Suscettibile di Amplificazione Locale FA è pari a 1,27 e FV pari a 1,15.

Di seguito si riporta la tabella riassuntiva delle principali caratteristiche sismiche della zona:

PARAMETRI DINAMICI NELLA VERTICALE S1-DH1

Fattore di Amplificazione FA 1,27

Fattore di Amplificazione FV 1,15

Velocità media nei primi 30 metri (Vs30) (m/s) 288.6

Categorie di sottosuolo di riferimento C

Le indagini sismiche effettuate hanno restituito i seguenti valori delle Vs30 = 262 m/s

La categoria del sottosuolo ottenuta risulta “C”.

In conclusione, sulla base dei dati acquisisti è stato possibile definire la Carta di Sintesi della Pericolosità

e Criticità Geologica e Geomorfologica.

Tale carta deriva dalla sovrapposizione degli elaborati redatti in questo studio e i vincoli già esistenti sul

territorio (Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata) e propone la suddivisione del territorio in

“aree omogenee ai fini dell’idoneità all’edificazione” in funzione delle criticità e delle problematiche

geologiche e geomorfologiche riscontrate durante le analisi delle singole aree.

La consultazione del RU comunale ha definito tale area nel modo seguente:

II a - Aree pianeggianti, non inondabili, in cui affiorano prevalentemente limi sabbiosi poco addensati, a

luoghi con abbondante frazione argillosa. Le problematiche riscontrabili in tali aree sono legate alla

eterogeneità litostratigrafica dei terreni (possibili cedimenti differenziali) ed alla presenza di una falda

idrica superficiale con piezometrica ad altezza variabile nel tempo. Le verifiche di suscettibilità alla

liquefazione hanno consentito di escludere la possibilità di fenomeni di liquefazione.

In tale classe di criticità ricade la zona D3 per la quale l’AdB di Basilicata in ordine alla collocazione degli

edifici ha prescritto una quota non inferiore a 10,50 m s.l.m..

Inoltre, dato che i valori delle velocità delle onde di taglio normalizzate (Vs1) sono maggiori della velocità

critica delle onde S (V*s1), si può escludere che nei terreni costituenti la Zona D3 possano verificarsi

fenomeni di liquefazione.

C.2.3. Vegetazione

La costa ionica della Basilicata é caratterizzata da sabbia fine grigia con a monte una duna sabbiosa oggi

purtroppo a tratti limata dal fenomeno erosivo. La vegetazione retrodunale é costituita da macchia

mediterranea con esemplari di lentisco, ginestra, ginepro, fillirea, mirto, rosmarino, timo e cisto. A causa

della risalita della falda marina si determina, in alcune zone, un ambiente salmastro che favorisce la

crescita di vegetazione erbacea ed arbustiva tipica del salmastro quale acacia saligna (prevalente),

tamericio, giunco, limonio e salicornia. Più rara é la presenza dell’efedra. Tali formazioni vegetazionali

caratterizzano tutta la zona costiera .

Sulla sponda sinistra dell’attuale corso del fiume esiste una fitta zona di vegetazione riparia che va

progressivamente trasformandosi in macchia mediterranea evoluta, con principi di formazioni boschive.

Ciò non sorprende se si pensa che nella zona esisteva anticamente una consistente formazione boschiva

denominata nel 1877 “R.ne Distacco” e successivamente nel 1954 “Bosco del Distacco”.

Sulla zona ripariale destra del tratto terminale del fiume Agri, si riscontrano invece formazioni di macchia

degradata frammiste ad elementi di macchia evoluta. Purtroppo la vegetazione ripariale, nel tratto

terminale del fiume, su entrambe le sponde, ha subito “bruciature” e sviluppo di vegetazione arbustiva di

origine salmastra, per effetto della risalita del cono salino, col risultato di presentare oggi una

vegetazione riparia macchiosa piuttosto degradata.

In quest’area domina decisamente il lentisco, gli altri elementi sono variamente distribuiti a seconda delle

caratteristiche ambientali.

Oltre al ginepro ed al lentisco, che spesso assumono portamento arboreo, le specie più frequenti sono il

rosmarino, la fillirea (Phillyrea angustifolia L.); nelle zone più umide si ritrovano esemplari di tamerice e

agnocasto (Vitex agnus-castus L.), elemento piuttosto diffuso, tipico delle bassure umide e delle fiumare.

Lo strato arboreo è assente.

Il bosco Pantano di Policoro, presente a circa 4 Km in direzione sud – est, costituisce attualmente una

testimonianza relitta, di rilevante valore naturalistico, scientifico e paesaggistico, della vasta foresta

planiziale di latifoglie che anticamente ricopriva gran parte della costa ionica.

L'area, segnalata dalla Società Botanica Italiana come meritoria di tutela dal 1971, è attualmente Sito di

Importanza Comunitaria (SIC) in base alla direttiva comunitaria Habitat e Riserva Naturale Regionale ai

sensi della legge regionale 28/94, per un'area di 480 ettari. Il WWF ha proposto, per l'area del bosco e

della foce del fiume Sinni, l'istituzione di una riserva statale. Lo stesso WWF gestisce dal 1995 ventuno

ettari del bosco, di proprietà del Comune di Policoro.

L'importanza della Riserva è da un lato legata alla sopravvivenza di esemplari arborei colossali,

testimonianza viva di quello che dovevano essere i boschi umidi e allagati delle piane costiere ioniche, e

dall'altro per la presenza, in un'area ormai ridotta al minimo, di numerosi ambienti molto diversificati

l'uno dall'altro (ambiente dunale e retrodunale, ambiente della macchia mediterranea, ambiente del

bosco umido planiziale) e delle conseguenti complesse relazioni e dinamiche.

Il bosco Pantano di Policoro è oggi diviso nettamente in due parti dalla statale 106 Ionica e dalla ferrovia

Taranto - Reggio Calabria: il primo tratto, denominato Bosco del Pantano Soprano, è di limitata

estensione e, in seguito ad un furioso ed esteso incendio del 1981, appare oggi anche di limitata

consistenza; la seconda parte, a valle della statale Ionica, detto Bosco del Pantano Sottano, più esteso e

ancora di rilevante valore naturalistico. Nel Bosco Sottano lo strato arboreo è composto da specie meso -

igrofile, tra cui dominano il frassino, l'ontano nero e il pioppo bianco (meno frequente la farnia e l'olmo,

osservabile solo allo stato arbustivo); sono presenti anche specie meno e non igrofile, quali il cerro,

l'acero campestre, l'alloro e il melo selvatico. Le diverse specie si associano tra loro in maniera differente

rispetto alle particolari condizioni microambientali. Gli alberi sono spessi ricoperti da rampicanti lianosi

(clematide, smilax, rosa sempreverde), che rendono il bosco in alcuni tratti impenetrabile. Lo strato

arbustivo è rappresentato da un numero molto elevato di specie, tra le quali dominano il biancospino, il

fico selvatico, la sanguinella, la fillirea, il lentisco e l'alaterno. Nel sottobosco erbaceo molto diffuse sono

le piante palustri.

Nell'area residua del Bosco Soprano, dove il livello del suolo è generalmente più elevato, è

sostanzialmente uguale la composizione dello strato arboreo ed arbustivo, ma risulta molto differente il

rapporto tra le specie: si impoverisce infatti la componente più marcatamente igrofila (pioppo bianco e

frassino), mentre aumenta quella meno igrofila (cerro e farnia tra le querce, ma anche alloro e olmo).

Il territorio ha una marcata impronta agricola. Le aree a vegetazione naturale sono concentrate

soprattutto sul litorale, dove, accanto alle macchie di vegetazione spontanea, sono stati realizzati ampi

rimboschimenti. Si tratta soprattutto di impianti di resinose (pinete, con predominanza di pino domestico

e pino d'Aleppo) e di eucalipti. La maggior parte di questi rimboschimenti è stata effettuata subito dopo il

secondo conflitto mondiale, per incrementare lo strato arboreo nelle aree precedentemente occupate

dalle formazioni xerofile di leccio ed in alcuni casi di quelle igrofile (ontani, pioppi e salici), e per

proteggere dagli aerosol marini il territorio agricolo retrostante.

Nella fascia litoranea l'urbanizzazione è in forte espansione, per la crescita sia dei centri abitati che delle

attività economiche, tra le quali hanno notevole sviluppo le infrastrutture turistico-balneari. Spostandosi

verso l'interno, la vegetazione spontanea e le pinete lasciano spazio ad una agricoltura intensiva,

altamente specializzata, caratterizzata dalla coltivazione di orticole (angurie, fragole, finocchi, lattughe,

meloni, peperoni ecc) e frutticole (actinidie, albicocche, arance, clementine, pesche, susine e uva da

tavola), di pregio, allevate in pieno campo o in serre. La coltivazione in serra è adottata soprattutto per la

coltura della fragola, ed è concentrata soprattutto nei comuni di Scanzano Jonico e Policoro. La superficie

coperta supera i 500 ettari, con produzioni che rappresentano circa il 15% della produzione nazionale. Il

clima favorevole della costa ionica e la disponibilità di acqua irrigua favoriscono le colture più esigenti.

Grande importanza hanno avuto le opere di bonifica e di trasformazione della organizzazione delle colture

secondo una dimensione imprenditoriale. La disponibilità di acqua non copre le esigenze nelle aree più

interne, ovvero quelle sui terrazzi marini, mentre risulta abbondante nella pianura costiera. Questa

difformità provoca una diversa distribuzione dell'uso del suolo in relazione alla posizione nel paesaggio:

sui depositi alluvionali prevalgono le colture ortofrutticole, sui terrazzi marini predominano invece i cereali

e l'olivo. La vegetazione naturale nell'area è scomparsa, da lungo tempo, dalla gran parte del territorio.

Una certa continuità di formazioni boschive e arbustive è rimasta nella fascia litoranea, in corrispondenza

dei sistemi di cordoni dunali retrostanti la spiaggia. Lembi residui di vegetazione naturale, costituiti da

fitocenosi litoranee, psammofile (Sporobolus pungens, Eryngium maritimum, Ammophila littoralis,

Euphorbia paralias) e degli ambienti umidi retrodunali (Salicornia spp., Juncus spp.), si alternano a

rimboschimenti di Pinus halepensis, Pinus pinea, Eucaliptus spp., Acacia ssp. Nelle incisioni dei terrazzi,

sulle scarpate e sui versanti delle valli dei fiumi principali sono presenti residui di vegetazione di macchia

mediterranea a prevalenza di arbusti a ginestre, cespugli spinosi e sempreverdi (Spartium junceum, Rosa

spp., Rubus spp., Prunus spp., Pyrus amygdaliformis, Calicotome spinosa, Pistacia lentiscus, Phillyrea

spp., Rhamnus alaternus, Rosmarinus officinalis, ecc.). Sono anche rimasti, in aree molto ristrette,

frammenti di foresta planiziale a latifoglie decidue (Quercus robur, Quercus cerris, Alnus glutinosa,

Fraxinus angustifolia, Populus alba, Ulmus spp).

C.2.4. Fauna

Nel seguente paragrafo sono illustrate le caratteristiche del profilo faunistico rilevate nell’area in esame;

successivamente si è verificato se le metodologie di messa in opera e le caratteristiche di esercizio delle

opere in progetto siano compatibili con il profilo faunistico dell’area o, in caso contrario, siano presenti

impatti potenziali, per definire le misure di mitigazione necessarie.

Il presente studio è stato eseguito tramite indagini di tipo indiretto, attraverso un’attenta analisi delle

fonti bibliografiche e delle esperienze analoghe al momento disponibili.

La fortissima antropizzazione dell’area ha notevolmente ridotto gli habitat favorevoli alla vita di varie

specie: tuttavia, se pur notevolmente ridotto, la presenza di un determinato habitat e di alcune condizioni

ecologiche sono state considerate un segno, ovvero un indicatore della presenza di alcune specie.

Nel capitolo relativo alla vegetazione sono stati individuati i seguenti livelli di naturalità:

� Agrosistemi erbacei (seminativi, con prevalenza di grano)

� Agrosistemi arborei (pesche, albicocche, ecc…).

Sulla base delle considerazioni di tipo vegetazionale che precedono si sono individuati i seguenti

ambienti:

� coltivi (Co) : aree arborate e non, utilizzate dalla fauna

prevalentemente per scopi trofici;

� incolti (In) : aree rappresentate da incolti, pascoli gariga, che

rivestono un ruolo trofico e riproduttivo per alcune

specie.

� luoghi umidi (Lu) : si tratta di piccole aree localizzate fondamentalmente nei

fossi presenti nella zona e del ristagno in essi delle acque

meteoriche.

� Ubiquitario (U) : ambiente prediletto da molte specie che, per usi trofici,

riescono a sfruttare più ambienti.

L’elenco delle specie presenti che qui di seguito si va a riportare, pur non avendo la pretesa di essere

esaustivo di tutta la fauna presente, anche a causa della mancanza di precise indagini dirette, è da

ritenersi attendibile e comunque in grado di fornire un quadro significativo dello status faunistico

presente nell’area in esame.

Nella tabella di seguito riportata si fornisce quindi un elenco faunistico delle specie di anfibi, rettili, uccelli

e mammiferi che con molta attendibilità possono avere condizioni di vita favorevoli nella zona.

Per ogni specie si forniscono le seguenti informazioni:

� Status di presenza:

� certo: quando ne è stata confermata la presenza;

� probabile: quando, pur non essendone stata confermata la presenza, essa risulta probabile

in funzione dei dati bibliografici disponibili e dell’habitat presente;

� Status di riproduttivo:

� certo: quando la specie si riproduce sicuramente nell’ambito dell’intervento;

� probabile: quando, pur non essendone stata confermata la riproduzione, essa risulta

probabile in funzione dei dati bibliografici disponibili e dell’habitat presente;

� Ambienti frequentati:

Per ogni specie vengono identificati gli ambienti frequentati sia per fini trofici che riproduttivi. Per le

specie in grado di utilizzare più ambienti si è usato il termine “ubiquitario”.

STATUS FAUNISTICO DELLE SPECIE DI ANFIBI, RETTILI, UCCELLI E MAMMIFERI PRESENTI

NELL’AMBITO DI INTERVENTO.

SPECIE PRESENZ

A

RIPRODUZION

E

AMB.

RIPROD.

FREQUENTAT

I ALIMENTAZ.

ANFIBI

RANA VERDE

(Rana

esculenta)

Probabile Probabile Lu Lu

ROSPO

COMUNE

(Bufo bufo)

Certa Probabile Lu Co

In

Lu

RETTILI

LUCERTOLA

CAMPESTRE

(Podarcis

sicula)

Certa Certa In Lu

Co

CERVONE

(Elaphe

Probabile Probabile In In

Situla)

VIPERA

COMUNE

(Vipera aspis)

Probabile Probabile

AVIFAUNA

TORTORA

(Streptopelia turtur)

Certa Probabile In

Co

BARBAGIANNI

(Tyto alba)

Certa Probabile In

CIVETTA

(Athene noctua)

Certa Certa Co U

RONDONE

(Apus apus)

Certa Probabile

CIANCIARELLA

(Parus caeruleus)

Certa Probabile Co Co

CINCIALLEGRA

(Parus mayor)

Certa Certa Co Co

MERLO

(Turdus merula)

Certa Probabile Co

PASSERO SOLITARIO

(Monticolasolitarius)

Certa Probabile In

PASSERO D’ITALIA

(Passer Italiae)

Certa Certa Co U

CARDELLINO

(Cardueliscarduelis)

Certa Certa Co Co

In

VERZELLINO

(Carduelis serinus)

Certa Certa Co Co

In

FRINGUELLO

(Fringilla coelebs)

Certa Probabile Co Co

In

VERDONE

(Carduelis chloris)

Certa Certa In

RONDINE

(Hirundo rustica)

Certa Certa U

GAZZA

(Pica pica)

Certa Certa Co U

� MAMMIFERI

RICCIO ERUROPEO

(Erinaceus

Certa Certa U

europaeus)

LEPRE COMUNE

(Lepus capensis)

Probab

ile

Probabile Co

In

Co

In

TOPO SELVATICO

(Apodemus

sylvaticus)

Certa

Certa

U

U

VOLPE

(Vulpes vulpes)

Certa Certa U U

DONNOLA

(Mustela nivalis)

Certa Certa U U

TASSO

(Meles meles)

Certa Certa U

Per valutare quale profilo faunistico caratterizzi l’area di studio si è proceduto attraverso due indagini:

1) indagine bibliografica che ha comportato la consultazione e la verifica dei seguenti aspetti:

� esame della relazione progettuale necessaria ad identificare con esattezza l’area di

intervento, le metodologie di realizzazione dell’opera e le caratteristiche di funzionamento in

esercizio;

� caratterizzazione territoriale ed ambientale tramite supporti informatici e strati informativi con

impiego di GIS (ArcView 3.3), tra cui carta Uso del Suolo Corine Land Cover, IGM 1:25.000,

foto satellitari (Visual Pro, Google Earth,

� verifica presenza di Siti di Importanza Comunitaria secondo la Direttiva 92/43 presenti nell’area

d’indagine o adiacenti ai suoi confini;

� verifica presenza di Zone di Protezione Speciale secondo la Direttiva 79/409 (Direttiva

� 147/2009) presenti nell’area d’indagine o adiacenti ai suoi confini;

� localizzazione di Aree Protette (Parchi Nazionali, Riserve Naturali ecc..) secondo la L. Quadro n.

394/1991;

� Indagine sul campo che ha comportato l’accertamento dei seguenti aspetti:

� riscontro di alcuni habitat idonei alle specie faunistiche rilevate dalla ricerca bibliografica di

cui sopra;

L’area in studio non rientra tra le aree SIC e Zone di Protezione Speciale né le influenza.

C.2.5. Caratteri pedologici

Come si evince dall’analisi della Carta dei Suoli di Basilicata, nel territorio del Comune di Policoro i suoli

delle superfici prospicienti la linea di costa, sono caratterizzati da morfologia ondulata per la presenza di

una sequenza di cordoni dunali. Verso l'interno, presso il confine con la pianura costiera, sono talora

presenti aree agricole insistenti su suoli della piana costiera, retrostante i cordoni dunali litoranei attuali e

recenti, nella quale prevalgono i sedimenti alluvionali a tessitura fine (argille e limi, subordinatamente

sabbie). Questi suoli sono, in molte aree, rischio di inondazione da parte dei fiumi che hanno concorso

alla costruzione della pianura stessa. Sono pianeggianti, e le loro quote vanno da 1 a 40 m s.l.m. Per

effetto della possibilità di irrigazione, l'uso del suolo è caratterizzato da agricoltura intensiva, in

prevalenza orticoltura. La pianura costiera, per il fatto di trovarsi pressoché allo stesso livello altimetrico

del tratto terminale dei fiumi che sboccano nello Ionio,costituisce con essi una fascia a morfologia

favorevole alle vie di comunicazione.

Anche per questo motivo, nell'area il “conflitto” tra agricoltura e urbanizzazione, sia di tipo residenziale

che produttivo, è sensibile.

Questi suoli sono poco o moderatamente evoluti, con caratteristiche vertiche pronunciate, cioè con

tendenza alla fessurazione nei periodi secchi e al rigonfiamento nei periodi umidi; molti di essi sono

caratterizzati anche da processi di marcata gleizzazione per la presenza della falda entro il suolo.

Procedendo verso l’entroterra, troviamo suoli su superfici pianeggianti, sviluppati sui terrazzi marini posti

aquote comprese tra 5 e 60 m s.l.m. I materiali di partenza sono sabbie con lenti di ghiaie e ciottoli

calcarei;in profondità possono essere presenti strati cementati originati da precipitazione di carbonato di

calcio in sede di basso fondale marino.

L'utilizzazione del suolo è a prevalenza di seminativi. Sono anche presenti colture agrarie legnose:

frutteti,oliveti e vigneti. Sono suoli evoluti, con differenziazione marcata degli orizzonti per effetto della

rimozione dei carbonati, della lisciviazione dell'argilla e della rubefazione. Hanno in maggioranza orizzonti

profondi dell'argilla illuviale (orizzonti argillici), mentre sono privi, per una profondità di almeno 150 cm.

dalla superficie, di accumulo secondario dei carbonati (orizzonti calcici). Gli orizzonti superficiali dei suoli

irrigati sono talora leggermente salini.

Le quote più alte del territorio considerato, sono occupate da suoli sviluppati su superfici pianeggianti e

ben conservate, talora debolmente o moderatamente acclivi, dei terrazzi marini, localmente interessate

da depositi alluvionali e colluviali di modesto spessore, e con alcune profonde incisioni dovute al reticolo

idrografico secondario. I materiali di partenza sono sabbie con lenti di ghiaie e ciottoli calcarei. Le quote

sono comprese tra i 10 e i 140 m s.l.m. L'uso del suolo è agricolo: predominano i seminativi, con

presenza di frutteti, oliveti e vigneti.

UNITÀ 14.9

Suoli dei fondivalle alluvionali, compresi tra i terrazzi più antichi o i versanti e le aree più inondabili

limitrofe ai corsi d'acqua. Riguardano le incisioni vallive e i fondovalle dei principali fiumi tributari dello

Ionio (Sarmento, Sinni, Agri, Cavone, Basento, Bradano), con aree a morfologia pianeggiante o sub-

pianeggiante caratterizzate da depositi alluvionali a granulometria variabile, comprendenti superfici

alluvionali recenti, spesso lievemente terrazzate, coni alluvionali, fasce di colluvi alla base dei versanti,

terrazzi più bassi.

I sedimenti che le hanno originate sono di varia natura e composizione, in quanto sono provenienti sia

dalle alluvioni del fiume principale, che da apporti più locali, di torrenti e fossi che affluiscono nella valle

dai versanti soprastanti, sia di materiale colluviale, eroso dalle pendici.

Le quote variano dal livello del mare fino a 490 m s.l.m. L'unità ha 65 delineazioni, per una superficie

totale di 38.720 ha. Queste aree sono in gran parte agricole: le aree più rilevate ospitano vigneti e oliveti,

mentre le superfici servite da canali di irrigazione sono intensamente coltivate (in genere a ortaggi).

Da Carta Pedologica - Regione Basilicata

Uso del Suolo nell’area in studio – 211 Seminativi in aree non irrigue

C.2.6 Paesaggio e fattori storico-testimoniali

Scanzano Jonico “sconta” il fatto di avere una storia recente come Comune autonomo. Questo aspetto si

riflette sulla evoluzione del tessuto urbano strutturato non intorno a luoghi di aggregazione tipici dei

piccoli paesi ( la piazza, la Cattedrale, il nucleo antico a corona degli elementi portanti), ma lungo la

principale arteria di comunicazione dell’intera costa jonica (la SS 106). Questa anomalia ha determinato

il primo aspetto negativo: il nucleo originario è stato completamente inglobato e mortificato in una

tipologia di sviluppo urbano che ha scelto un supporto alternativo ed anomalo come una strada di grande

valore strategico che taglia il paese e ne diventa parte integrante. Il risultato è una struttura urbana che

“si aggrappa” alla Jonica rinunciando al suo essere paese. La conseguenza è che:

• i singoli quartieri vivono autonomamente come isole decontestualizzate;

• non vi sono elementi di connessione;

• la parte antica fatica a svolgere il suo ruolo connettivo

• lo sviluppo lineare amplifica i limiti della organizzazione urbana anche in rapporto al potenziamento

della jonica la cui valenza territoriale è indirettamente proporzionale a quella urbana. Ne è risultato uno

sviluppo urbano che ha riprodotto una crescita “appoggiata” sulla SS 106 con uno sviluppo lineare

dell’ambito urbano. Le previsioni di aree per gli usi pubblici del P.R.G. e le aree a standard dei piani

attuativi di iniziativa pubblica e privata, tutte assoggettate ad esproprio per pubblica utilità, sono state

solo in parte attuate. Tuttavia, le previsioni di insediamenti residenziali del P.R.G. attuate hanno

compreso le relative infrastrutture primarie e in parte secondarie quali strade, parcheggi, scuole,

strutture sportive nel verde attrezzato. Anche le aree di dimensioni rilevanti rispetto al contesto,sono

state completate ( vedi ex zona167 e tutte le zone B) e costituiscono, attualmente, la struttura urbana

consolidata. Altra condizione evidente è rappresentata dall’anonimato delle tipologie edilizie e dallo stesso

disegno urbano. In una struttura urbana lineare come quella di Scanzano, appare ancor più evidente la

frattura tra ambiti consolidati di contorno al nucleo antico e la stessa zona A.

Si evidenzia un disegno che propone il cuore del paese come una sorta i periferia con ampie zone di

degrado. Lo stesso nucleo originario (zona A) ancorché di limitata estensione, non appare esente da

contraddizioni e manomissioni pur presentandosi complessivamente in maniera dignitosa anche per il

lavoro di arredo e recupero urbano compiuto negli ultimi anni che ne ha messo in evidenza gli elementi

architettonici e di impianto urbanistico.

Il territorio aperto risente della presenza di due elementi fondamentali: L’organizzazione della campagna

conseguente alla riforma degli anni ’50 del secolo scorso e la presenza del mare.

Dal punto di vista del paesaggio le caratteristiche ambientali attuali della pianura jonica sono il risultato

delle profonde trasformazioni indotte nell’ultimo secolo dagli interventi della Bonifica e dell’appoderamento

fondiario.

Si riscontrano ordinate distese di campagna irrigua antropizzata (poderi della Riforma), che si densificano

in corrispondenza dei nuovi centri urbani ivi sviluppatisi negli ultimi decenni; od aree antropizzate dagli

insediamenti turistico ricettivi realizzati negli ultimi anni nella fascia retrodunale.

Fa da corona a questa fascia ambientale planiziale, una serie di terrazze, fittamente coltivate ed

antropizzate che, via via che ci si arretra dalla costa, si vanno plasmando in rilievi collinari, in parte

segnati da calanchi e macchie, alla sommità delle quali si collocano, in posizione emergente, gli

insediamenti urbani storici. Sono proprio i calanchi a segnare la transizione, anche sotto il profilo

naturalistico-ambientale, tra il metapontino e le aree interne provinciali.

Distinguiamo tre tipologie di paesaggio: - Paesaggio della pianura: caratterizzato dall‟agricoltura irrigua, dominata dalle colture

ortofrutticole, ed in serra (fragoleti soprattutto);

- Paesaggio delle terrazze: caratterizzato dalle colture frutticole (agrumi, pesche, albicocche, ecc.), e

dagli oliveti e dai vigneti;

- Paesaggio collinare: agricoltura caratterizzata dall’olivicoltura, viticoltura e zootecnia.

Edifici diffusi di valore storico-ambientale

Gli edifici di valore storico-testimoniale non sono presenti nell’areale della zona di intervento. Le

destinazioni previste sono quelle residenziali, turistiche, agricole (ove preesistenti), agrituristiche .

Qui di seguito alcune immagini dell’area con varie visuali.

C.2.7. Salute pubblica

Questi i principali indici demografici calcolati sulla popolazione residente a Scanzano Jonico.

Anno Indice di vecchiaia

Indice di dipendenza strutturale

Indice di ricambio

della popolazione

attiva

Indice di struttura

della popolazione

attiva

Indice di

carico di figli

per donna

feconda

Indice di natalità

(x 1.000 ab.)

Indice di mortalità (x 1.000 ab.)

1° gennaio 1° gennaio 1° gennaio 1° gennaio 1° gennaio 1 gen-31 dic 1 gen-31 dic

2002 64,0 45,8 64,4 77,5 25,8 10,8 4,3

2003 69,5 46,1 58,0 78,9 25,8 11,6 6,9

2004 73,4 45,1 55,5 81,5 26,1 11,3 7,8

2005 73,3 45,5 56,8 85,4 25,8 10,1 6,3

2006 77,9 45,5 57,2 86,0 26,1 9,0 6,2

2007 79,7 45,3 61,5 90,7 25,8 9,1 8,1

2008 81,1 44,4 67,9 92,2 25,7 8,3 6,5

2009 82,2 44,2 79,3 95,2 24,2 7,6 7,1

2010 87,1 43,3 89,4 96,9 24,2 9,2 7,4

2011 89,3 43,1 89,6 98,1 24,6 8,6 8,2

2012 92,4 44,0 94,0 99,9 24,8 10,4 6,4

2013 97,9 43,8 100,2 102,3 24,8 10,2 7,4

2014 103,3 45,0 101,8 106,0 25,3 11,3 6,0

2015 101,8 45,8 104,7 105,8 25,2 10,2 7,2

2016 106,0 45,7 110,3 106,2 25,2 - -

La popolazione residente a Scanzano Jonico al Censimento 2011, rilevata il giorno 9 ottobre 2011, è

risultata composta da 7.171 individui, mentre alle Anagrafi comunali ne risultavano registrati 7.350. Si è,

dunque, verificata una differenza negativa fra popolazione censita e popolazione anagrafica pari a 179

unità (-2,44%). Al 31.12.2015 la popolazione era di 7.564 abitanti.

Nel 2015 il saldo naturale della popolazione è stato negativo per 627 unità, derivanti da 1.462

nascita e 2.089 decessi. A differenza degli anni precedenti anche il saldo migratorio della

popolazioni presenta per il 2015 un dato negativo: le iscrizioni da altri Comuni e dall’estero sono

state pari a 2.962 mentre le cancellazioni hanno riguardato 3.043 casi.

Nello specifico i Comuni che hanno evidenziato un saldo totale positivo sono nell’ordine Policoro

(+117), Scanzano (+46), Nova Siri (+43) ; tutti gli altri Comuni fanno registrare saldi negativi.

Rispetto al 2014 sono pochissime le Comunità che hanno fatto registrare un incremento dei

residenti rispetto al periodo precedente.

Le variazioni annuali della popolazione di Scanzano Jonico espresse in percentuale a confronto con le

variazioni della popolazione della provincia di Matera e della regione Basilicata.

Il movimento naturale di una popolazione in un anno è determinato dalla differenza fra le nascite ed i

decessi ed è detto anche saldo naturale. Le due linee del grafico in basso riportano l'andamento delle

nascite e dei decessi negli ultimi anni. L'andamento del saldo naturale è visualizzato dall'area compresa

fra le due linee.

Non avendo a disposizione dati per le cause di morte nel territorio di scanzano, si allegano i dati relativi

alla provincia di Matera per il 2015.

Cause di Morte in provincia di Matera – dati ASM

Incidentalità

In relazione agli incidenti collegati alla presenza di una strada di grande comunicazione come la SS 106

Jonica si hanno i seguenti dati Istat.

Il maggior numero di incidenti si è verificato in provincia di Potenza (525 casi, il 59,1%del

totaleregionale) dove si è riscontrato anche il maggior numero di feriti (877 casi, il 59,4%) e di morti (15

decessi, il 68,2%).

A livello provinciale,Matera registra le flessioni più consistenti del numero di incidenti e feriti

(rispettivamente1,5 e -16,3%) Potenza del numero di decessi -57,1%.

Gli indicatori statistici di mortalità e gravità, usualmente utilizzati per effettuare confronti territoriali

e temporali, evidenziano in Basilicata una situazione ancora critica,nonostante la riduzione del

numero di incidenti, morti e feriti. Nel 2013 l’indice di mortalità degli incidenti stradali avvenuti sul

territorio regionale è pari a 2,5 morti ogni 100 incidenti, valore superiore a quello medio nazionale

che si attesta a 1,9 morti per 100 incidenti, mentre il numero dei morti ogni 100 persone

infortunate (indice di gravità) è pari a 1,5 per la regione e a 1,3 per l’Italia.La media dei decessi

per 100 incidenti è pari a 2,9 a Potenza e a 1,9 a Matera; il rapporto percentuale tra i morti e il

complesso di infortunati è 1,7 in provincia di Potenza e 1,2 a Matera.

Gli incidenti si localizzano essenzialmente nei comuni di maggiore dimensione demografica e in

quelli attraversati dai principali assi della rete stradale regionale.

L’analisi per comune,infatti,evidenzia una netta concentrazione dei sinistrinelle aree urbane maggiori: il

41,7%è avvenuto nei comuni di Potenza e Matera, dove si sono contati, nell’ordine, 174 e 196 incidenti.

Aggiungendonel computo gli incidenti avvenuti nei trecomuni lucani con almeno 15.000 abitanti (Melfi,

Pisticci e Policoro) si arriva a 471 casi (il 53% del totale) che hanno causato il decesso di sette

persone(31,8%) e il ferimento di altre 746 (50,5%)

Con riferimento alla rete stradale primaria il maggior numero di incidenti (33) si è verificato sulla Salerno-

Reggio Calabria, seguita dalla 106 Jonica (29 casi, di cui il 72%nei comuni di Scanzano Jonico, Policoro e

Pisticci), dal Raccordo autostradale Sicignano-Potenza e dalla Statale Melfi-Potenza (ciascuna con 24

incidenti). La Melfi-Potenza e la SS 655 Bradanica sono state, nel 2013, le strade più pericolose

dal punto di vista delle conseguenze sulle persone coinvolte, con un indice di mortalità del 40% per la

Bradanica e dell’11,1%per la Melfi-Potenzae con valori dell’indice di gravità pari, rispettivamente, a 25 e

5,8 %.

La distribuzione regionale degli incidenti per tipo di strada evidenzia che il maggior numero di incidenti

(712 pari all’80,2%del totale) avviene sulle strade a una carreggiata a doppio senso di marcia, dove si

registra il valore massimo dell’indice di mortalità (tre morti ogni 100 incidenti), mentre sulle stradea

doppia carreggiata, la media dei morti per 100 incidenti è pari a 1,1 .

Il maggior numero di incidenti avviene lungo un rettilineo sia sulle strade urbane (42,8%del totale) che

su quelle extraurbane (48,6%). Nell’ambito urbano, gli incidenti che si verificano a un’intersezione

rappresentano il 26,9%del totale, seguono quelli che avvengono agli incroci (14,9%). Nelle strade

extraurbane il 27,1% degli incidenti si verificano in curva,il 15,9% in corrispondenza di un incrocio .

La zona PIP è logisticamente predisposta ad un facile collegamento stradale. Essa è infatti prospiciente la

direttrice di collegamento più importante della zona, che funge anche da cordone extraurbano

tangenziale al centro abitato, al quale si accede da tre svincoli.

La pericolosità del passato caratterizzata da incroci a raso in corrispondenza degli ingressi alla zona

industriale è stata in parte superata grazie alla realizzazione degli svincolo di collegamento. Lo svincolo

permette un sicuro ingresso all’area in studio, con corsie di decelerazione e accelerazione, sia la

possibilità di invertire il senso di marcia senza attraversare la statale 106. Inoltre, attraverso la

complanare di valle si può raggiungere l’area in studio anche tra mite lo svincolo Scanzano j. Centro che

poi collega l’area artigianale di valle a quella di futura realizzazione. Quindi le caratteristiche strutturali

delle strade presenti sull’area e la strutturazione dello svincolo sulla SS 106 costituiscono infrastrutture

che non permetteranno un incremento incidentale sull’area considerando anche che nei periodi di

affollamento la circolazione sarà anche più lenta.

Lo svincolo sulla SS 106 interessante l’area PIP in studio

Mobilità e trasporti

La viabilità extraurbana principale, nel comune di Scanzano Jonico , è rappresentata dalla Strada Statale

n.598 di Fondo Valle D’Agri e dalla S.S. 106 Jonica, che costeggia l’area PIP proposta ed oggetto di

studio. Il primo asse viario collega la città con l’entroterra e con l’Autostrada A2 del Mediterraneo,

costituendo un importante collegamento su strada della città . La Statale 106 rappresenta invece la cinta

di collegamento agli svincoli di ingresso alla città di Scanzano Jonico e che corre parallelamente alla linea

di costa e collega Scanzano alle principali strutture turistiche della zona.

Alla rete viaria si aggiunge il tratto di collegamento ferroviario Taranto – Reggio Calabria, una tratta a

binario semplice elettrificato, con stazione denominata Scanzano – Montalbano Jonico a circa 2,3 Km

dall’area in studio.

Il percorso per il raggiungimento della Area PIP D3 si innesta sulla rete di strade di progetto collegata,

tramite rotatorie alla complanare esistente costituendone la prosecuzione in ambito extraurbano.

In particolare l’itinerario previsto comprende la SS 106 fino alle rampe dello svincolo di Scanzano Sud,

per poi proseguire sulla viabilità secondaria che consente di attraversare la statale e, grazie alla presenza

di un sottopasso , ad entrare nell’area PIP presente a valle della SS106. All’interno della D3 è prevista

una fitta rete di percorsi per consentire l’accesso a tutte le aziende presenti nell’area.” Il Piano prevede

l’esecuzione delle opere di urbanizzazione, con realizzazione del manto stradale della viabilità interna

all’area PIP, la realizzazione delle aree standard dedicate ai parcheggi e al verde pubblico.

Per quanto concerne il traffico indotto dalla realizzazione dell’intervento di parco acquatico è in corso di

redazione uno studio specifico.

Nel panorama nazionale la Basilicata continua a distinguersi per tassi di crescita del turismo decisamente

elevati, sotto la spinta della crescente notorietà dei suoi principali poli di attrazione, primo tra tutti la città

di Matera, dove il fenomeno ha assunto ormai le caratteristiche di un vero e proprio boom. In dettaglio,

le presenze turistiche nelle strutture ricettive della regione hanno messo a segno, lo scorso anno, un

incremento tendenziale del 9,8%, circa 205 mila in più, che hanno portato l’ammontare complessivo dei

pernottamenti a superare i 2,3 milioni.

Ancora più marcato è stato l’incremento degli arrivi (+16,5%, oltre 95 mila in più), che hanno sfiorato le

675 mila unità. Una stima sommaria prevede relativamente al Parco Tematico:

AFFLUENZA MASSIMA PREVISTA (dati dedotti direttamente dall'esperienza nella gestione di altri parchi

giochi con caratteristiche delle attrazioni e dimensioni simili a quelle in progetto dalla Società ATENA

SERVIZI srl, di cui Basilicata Dream Park srl è società operativa, che ha maturato una esperienza specifica

oltre trentennale, gestendo anche lo Zoo Safari di Fasano e Parco Egnazia di Monopoli per il Sud Italia) Giornaliera: n° 10.000 persone; di cui: n° 3.000 nell’ Area Beach; n° 2.000 nella struttura “Grande

Pensilina”; n° 5.000 nell’Area Parco giochi tematici.

Periodo di apertura: dal mese di aprile al mese di gennaio (9 mesi);

Orario massimo di apertura: dalle 10.00 alle 24.00;

Bacino potenziale della clientela: entro un raggio di circa 250 km;

Valutando che:

- in base a stime derivanti da strutture analoghe gestite direttamente o indirettamente, e specificando

che la disponibilità di parcheggio è il primo requisito di successo dell’attività:

i fruitori delle n° 3 aree tematiche non sono gli stessi, ma solo il 50% del totale;

le persone mediamente restano all’interno della struttura per 6/7 ore, quindi la metà del tempo di

apertura della stessa;

1/3 della clientela del parco giochi arriverà tramite pullman (n°5000:3 = n°1666:50 = n°34 pullman);

1/3 della clientela dell’Area Beach arriverà con moto (n°3000:3 = n°1000:2 = n°500 moto);

1/4 della clientela del parco giochi (n°5000:4 = n°1250) arriverà tramite linea ferroviaria e accompagnati

in sito da un servizio navetta interno

I restanti n°6084 avventori tramite autovetture, e considerato che la tipologia dei fruitori (famiglie con

1 o 2 figli o nonni con 2 o 3 nipoti) utilizzano mediamente veicoli a 6/8 posti accoppiando più famiglie

(car sharing), si possono ipotizzare n° 4 persone per auto anziché le n° 3 convenzionali (6084:4= 1521

autovetture quindi n° 1521 parcheggi/stalli). I parcheggi e gli stalli previsti sono stati progettati secondo

tali stime che quindi soddisferanno la richiesta di sosta sul sito. Considerato che la presenza è per metà

giornata la rotazione prevede che le quantità sopradescritte vengano dimezzate.

Il sistema di parcheggio presenta le seguenti quantità:

Pullman: n° 18 > 17; Moto: n° 250 = 250; Autovetture: n° 857 < 750 (di cui 506 frontestante l’ingresso

del Parco e n° 351 lungo l’asse stradale, in eccesso secondo il calcolo eseguito, considerando inoltre che

la stima della capienza/affluenza massima prevista venga raggiunta solo in particolari condizioni di

calendario

E’ importante segnalare che il sovradimensionamento del parcheggio comporterebbe uno spreco di

terreno non coerente con il principio del minore consumo di territorio.

Si allegano qui le misurazioni sul traffico sulla SS 106 all’altezza di Policoro per il 2016 effettuate da Anas

sulla SS 106 Jonica. Si evidenzia che, sulla base dei rilevamenti eseguiti in una settimana tipo per il

turismo locale (Agosto 2016) il flusso dell’ora di punta è di 2.051 veicoli/ora mentre il volume giornaliero

di punta di traffico veicolare è pari 29.514 veicoli/giorno mentre dall’analisi dei flussi veicolari dei veicoli

giornalieri medi si può dedurre che il flusso medio risulta pari a circa 15.000 veicoli/giorno con punte del

traffico fra le ore 06:00 e le 20:00 e flessioni tra le 13:00 e le 15:00 in particolare nei giorni festivi e

prefestivi con flussi ascendenti e discendenti simili. Sulla base di tali considerazioni si può asserire che la

presenza dell’area PIP, ed in particolare del flusso di traffico aggiuntivo per la presenza del parco

divertimenti, potrà influenzare il traffico veicolare dell’area ma, considerando che l’importante arteria

viaria quale la S.S. 106 Jonica ha subito negli ultimi anni ammodernamenti e raddoppio corsie con uno

svincolo ben strutturato nelle vicinanze del sito in studio con intersezione con la S.S. 598 della Val d’Agri

che assorbirà un’altra parte del traffico proveniente dalle aree interne,l’incremento previsto sarà ben

tollerato per mettendo al sistema viario dell’area di reggere l’impatto. Il traffico veicolare sarà

verosimilmente ripartito all’ 80% sulla SS 106 – Jonica, e al 20% sulla S.S. 598 della Val d’Agri.

Le 2 strade statali, in relazione alle loro caratteristiche, non presentano problemi a sostenere la quantità

veicolare prima descritta, fermo restando che l’area di intervento è dotata di sottostrada alla Jonica,

quindi risulta impossibile che si possano creare ingorghi all’ingresso/uscita dell’attività.

Le attività produttive agroalimentari non aumenteranno il traffico preesistente derivante dalle lavorazioni

svolte in quanto già presenti nel territorio.

In prima approssimazione sia la viabilità esistente sia nazionale, regionale e locale è in grado di affrontare

l’aumento di traffico, così come le aree interne (sia pubbliche e private) al PIP garantiscono il giusto

dimensionamento del parcheggio e la relativa rete stradale interna di ingresso/uscita.

Rumore e vibrazioni

L’inquinamento acustico in fase di costruzione sarà dovuto essenzialmente al funzionamento delle

macchine operative (movimento terra, autocarri, auto-gru,…),quindi varia la sua intensità a seconda delle

fasi di cantiere, della tipologia e della quantità di macchinari utilizzati. Alle precedenti fonti di rumore,

inoltre, andrebbe aggiunto il traffico di mezzi in accesso al cantiere e le operazioni connesse allo scarico e

carico dei materiali da costruzione.

Tali contributi risultano trascurabili (inferiori a 45 dBA a fronte di un limite di emissione di 60 dBA nel

periodo di riferimento diurno).

Le attività di carico e scarico ed il movimento dei relativi mezzi in ingresso ed uscita dall'area PIP si

svolgono nel periodo diurno in adiacenza all'infrastruttura stradale complanare. In tale configurazione, il

contributo prodotto dai mezzi utilizzati per le attività di carico/scarico risulta di fatto trascurabile, dato il

numero di mezzi stimati rispetto ai flussi di traffico previsti sulla viabilità ordinaria.

In riferimento agli impianti tecnologici allo stato attuale non è ancora definito il layout degli impianti e le

caratteristiche tecniche delle macchine. Tuttavia, in considerazione delle distanze presenti, della tipologia

di macchine generalmente utilizzate per strutture commerciali simili si rispetteranno i limiti di rumorosità

fissati dalla normativa vigente .

Oltre alla sorgente specifica,della nuova area PIP, ulteriore rumorosità già presente,viene determinata dal

traffico sulle infrastrutture tipo la SS 106 Jonica. La maggiore fonte di inquinamento da rumore, da

questo punto di vista, è generata in effetti dal traffico veicolare interregionale che interessa la SS.n.106

Jonica.

Le uniche rilevazioni disponibili disponibili in materia sono quelle allegate al Decreto del Ministero

dell'Ambiente di concerto con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali del 21.07.1998 - Adeguamento

al tipo III della S.S. 106 Jonica "tratto Basilicata" lotto VII nel Comune di Scanzano Jonico, di cui si

riporta estratto:

“------misurazioni effettuate in punti posizionati a distanze variabili fra 15 e 20 metri dal ciglio stradale

hanno evidenziato un livello sonoro equivalente diurno pari a 67,5 dBA e 65,1 dBA ed un livello sonoro

equivalente notturno rispettivamente pari a 64,6 dBA e 62,2 dBA a fronte di un valore limite di

immissione pari a 65 dBA (diurno) e 55 dBA (notturno). -----“

Ai fini della determinazione dei limiti massimi dei livelli sonori equivalenti, i comuni adottano la

classificazione in zone riportata in tabella 1. I limiti massimi dei livelli sonori equivalenti, fissati in

relazione alla diversa destinazione d’uso del territorio.

Si consideri che i recettori sensibili sono rappresentati da capannoni del PIP posti sul lato opposto rispetto

alla SS 106 e una struttura agricola a valle della SS 106 oltre il fiume agri; non si segnalano infatti aree

sensibili dal punto di vista della rumorosità attuale e indotta.

In riferimento alla suddivisione del territorio comunale in diverse classi acustiche - il cosiddetto piano di

zonizzazione acustica previsto dal D.P.C.M. 1/3/91 e dalla Legge 447/95 e dal D.P.CM. 14/11/97 – il

comune di Scanzano Jonico non ha adottato la zonizzazione acustica, pertanto all’area in oggetto è

attribuita la classe “zona esclusivamente industriale”.

Zonizzazione Limite diurno Leq (A) Limite notturno Leq (A)

Tutto il territorio nazionale 70 60

Zona A (Decreto ministeriale n. 1444/68) 65 55

Zona B (Decreto ministeriale n. 1444/68) 60 50

Zona esclusivamente industriale 70 70

Classi di destinazione d’uso del territorio

Tempi di riferimento

Diurno Notturno

I – Aree particolarmente protette 50 40

II – Aree prevalentemente residenziali 55 45

III – Aree di tipo misto 60 50

IV – Aree di intensa attività umana 65 55

V – Aree prevalentemente industriali 70 60

VI – Aree esclusivamente industriali 70 70

Planimetria con recettori sensibili in relazione al rumore

Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti

Radiazioni non ionizzanti

Con il termine radiazioni non ionizzanti si indicano le onde elettromagnetiche caratterizzate dal fatto che

la loro energia non è in grado di ionizzare l’atomo e, pertanto, non riescono a provocare danni. Il range

delle radiazioni non ionizzanti va da 0 Hza 300 GHz, ossia le frequenze che vengono utilizzate

comunemente ai fini di produzione e trasporto di energia e per i sistemi di telecomunicazioni. Si

distinguono due bande di frequenza: “basse frequenze” e “alte frequenze” ed ogni sorgente può

emettere prevalentemente campo elettrico, magnetico o elettromagnetico.

Le normative internazionali di protezione dalle radiazioni non ionizzanti si basano su una valutazione dei

possibili effetti sanitari “acuti” e fissano livelli di esposizione. La definizione dei limiti prevede due fasi

distinte. La prima prende in considerazione gli effetti sanitari , mentre la seconda definisce i livelli di

riferimento.Tali livelli sono rappresentati mediante grandezze radiometriche che vengono rilevate con una

strumentazione adeguata.

La Legge n. 36 del 22 febbraio 2001 è la “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi

elettrici, magnetici ed elettromagnetici”.

Nel D.P.C.M. 8.7.2003- pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 200 – sono fissati “i limiti di esposizione e i

valori di attenzione, per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici e magnetici alla

frequenza di rete (50 Hz) connessi al funzionamento ed all’esercizio degli Elettrodotti”. La legge 221/2012

è la legge di conversione del decreto legge 18 ottobre 2012 n. 179, noto come decreto sviluppo (legge 17

dicembre 2012, n. 221). Con decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24 gennaio 2017 il Ministero

dell’Ambiente ha approvato e Linee guida ISPRA che definiscono le “pertinenze con dimensioni abitabili”

ai fini delle regole sull’assorbimento dell’inquinamento elettromagnetico da parte degli edifici. La nuova

legge prevede individua i fattori di riduzione della potenza in antenna ed i fattori di assorbimento dei

materiali da costruzione, che dovranno essere applicati nella stima previsionale delvalore di attenzione e

dell’ obiettivo di qualità. Nel corso del 2016 sono stati eseguiti 117 sopralluoghi, di cui 49 per controlli

post-attivazione impianto al fine di confrontare i valori riscontrati in campo con i limiti di esposizione della

popolazione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità previsti dal DPCM 08.07.2003.

Di questi, 17 sopralluoghi sono stati effettuati nella città di Matera, mentre i restanti 100 sul territorio

della relativa provincia. In nessun caso sono stati riscontrati superamenti dei limiti di esposizione, dei

valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai

campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz,

previsti dal DPCM 08.07.2003.

Su un totale di 600 misure spot effettuale, solo60 hanno avuto quale riscontro un valore maggiore

di 1 V/m, 380 sono risultate essere minori del valore di 0,50 V/m e di queste 130 addirittura inferiori al

valore di 0,20 V/m che costituisce il limite di rilevabilità dello strumento utilizzato.

Negli ambienti abitativi, ossia all’interno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore

continuative giornaliere, e loro pertinenze esterne, dove il valore di attenzione posto quale limite da non

superare è quello di 6 V/m, in nessun caso è stato superato il valore di 2 V/m.

La valutazione fatta soprattutto presso i ricettori più sensibili e tra quelli più direttamente interessati dai

settori di irraggiamento dei sistemi radioelettrici ha dato come risultato confortante nel territorio della

provincia di Matera valori di esposizione della popolazione abbondantemente sotto i limiti previsti dalla

vigente normativa.

Il ministero delle Comunicazioni, con Decreto del 4 maggio 2001, ha affidato alla Fondazione

Ugo Bordoni la realizzazione di una rete di monitoraggio dei livelli di campo elettromagnetico sul

territorio nazionale: grazie ad una convenzione stipulata con la suddetta Fondazione l’ A.R.P.A.B ha

ottenuto delle centraline per il monitoraggio in continuo di CEM.

Il sistema di monitoraggio permanente del CEM è un sistema costituito da un CENTRO DI

CONTROLLO (presso la sede centrale situata in via della Fisica) collegato, via GSM, con delle

STAZIONI DI MISURA periferiche (centraline) che possono essere installate sia all’interno di edifici

che in ambienti esterni. Al momento si hanno in dotazione n.8 centraline, 3 EIT e 5 PMM.

Oltre alla forma, la sostanziale differenza tra i due tipi di centraline, pur essendo entrambe a

larga banda (operanti nell’intervallo di frequenza tra 100 KHz e 3 GHz), consiste nella possibilità che

le PMM offrono di poter separare la componente di inquinamento dovuto alle stazioni radio-televisive

da quella relativa alla telefonia cellulare.

Le centraline, posizionate sul territorio in vicinanza di siti “probabilmente inquinati”, perché

prossimi ad impianti radiotrasmittenti, misurano con le modalità suddette i valori di CEM: i dati

vengono trasmessi, via GSM, ad un centro di controllo locale, ubicato presso la sede centrale

dell’ARPAB di via della Fisica, che provvede alla validazione dei dati ed alla loro archiviazione.

Tali dati vengono, subito dopo la fase di validazione, spediti al centro nazionale di controllo

che provvede a memorizzarli in un database e a renderli pubblici sul sito internet del monitoraggio

all’ indirizzo www.monitoraggio.fub.it.

Per quanto riguarda il Comune di Scanzano Jonico, sul sito dell’Arpab sono forniti i dati di due

punti di rilievo collocati nell’ambito urbano della Città, fornendo i valori massimi del campo

elettromagnetico rilevati nel 2006 nei due punti. Di seguito si riporta l’ubicazione dei due punti di

rilievo, e la tabella riassuntiva valori massimi del campo elettromagnetico rilevati.

Monitoraggio in continuo dei campi elettromagnetici: Convenzione BORDONI

Indirizzo Inizio Monitoraggio

Fine Monitoraggio

Valore max rilevato

Valore max consentito

Note

Via Adda, snc

28/06/2006

14/07/2006 0,60 6 V/m

Via A.Manzoni,22

06/06/2006

28/06/2006

0,70 6 V/m

Radiazioni ionizzanti

La principale normativa di riferimento è il D.Lgs. 230/95 e s.m.i., in particolare l’art. 104, che prevede

l’adempimento del monitoraggio dell’ambiente, a carico di ogni Regione. Per l’attuazione di tale

adempimento la Regione Basilicata si avvale dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPAB)

ed ha istituzionalizzato la propria rete di monitoraggio con DGR n. 752 del 30/04/2010 (e successivi

aggiornamenti del relativo piano di monitoraggio).

Per il monitoraggio della radioattività, oltre a quanto stabilito dalle delibere regionali di autorizzazione

integrata ambientale, i compiti espletati da ARPAB si articolano su tre filoni principali:

1. il monitoraggio della radioattività ambientale sul territorio regionale nell’ambito della Rete di

Sorveglianza Nazionale della Radioattività (RESORAD) gestito da ISPRA,denominato Rete Regionale

2. il monitoraggio della radioattività ambientale nell’area del sito nucleare ITREC gestito da SOGIN,

quale Rete Locale ARPAB per ITREC, oltre al monitoraggio di alcune matrici interne all’ITREC nell’ambito

della convenzione ISPRA-ARPAB;

Il monitoraggio della radioattività ambientale ha come obiettivo principale il controllo dell'andamento

della

radioattività artificiale, e in alcuni casi naturale, nelle matrici ambientali e in alcune matrici alimentari.

Tale attività è inserita all’interno della Rete nazionale disorveglianza della radioattività ambientale

(RESORAD) gestita da ISPRA. Anche per il controllo della radioattività ambientale si parte dal

monitoraggio dei livelli di concentrazione dei radionuclidi presenti nell'ambiente atmosferico, poi della

deposizione al suolo fino al trasferimento nella catena alimentare. La misura dei radionuclidi artificiali in

campioni di particolato atmosferico prelevati aspirando volumi di aria noti, e in campioni di deposizione

umida e secca (fallout), consente di monitorare lo stato radiometrico della matrice aria.

La misura di radionuclidi artificiali nel suolo e nei sedimenti lacustri e fluviali permette di monitorare lo

stato della contaminazione superficiale. Inoltre, per monitorare l’ambiente marino, si determinano i livelli

dicontaminazione da radionuclidi artificiali in acqua, sedimenti marini e posidonia, prelevati nelle

vicinanze della costa tirrenica (Maratea), e analogamente sulla costa Jonica, come descritto di seguito

(per la Rete Locale ARPAB per ITREC). In particolare l’ARPAB effettua misurazioni dei livelli di

radioattività nell’aria, nel suolo, nelle acque e nei sedimenti di fiumi e laghi nel territorio della Basilicata

secondo il piano annuale istituzionale di monitoraggio regionale della radioattività, come rappresentato

nelle mappe riportate, effettuando sia il campionamento che la preparazione chimica e radiochimica e

procedendo quindi alle analisi di laboratorio con le tecniche analitiche disponibili. Nell’attuazione del piano

e per l’individuazione di livelli di riferimento, laddove la normativa nazionale non li prevede, si fa

riferimento alle linee guida ISPRA per il Monitoraggio della radioattività ambientale.

Nel corso del quarto trimestre del 2016 non si sono evidenziate anomalie radiometriche poiché i valori

misurati rientrano o nel range dei valori storici ARPAB o nei livelli di riferimento/notificabili

. Il monitoraggio della radioattività ambientale nella zona interessata dalla presenza del sito nucleare

ITREC (in fase di disattivazione) è svolto prelevando periodicamente le matrici più rappresentative

delrelativo potenziale impatto ambientale (Rete Locale ARPAB per ITREC).

Su tali matrici l’ARPAB effettua, con periodicitàopportunamente prefissate, misure e analisi della

radioattività artificiale nel suolo, nei sedimenti del fiume Sinni, nella sabbia del litorale di Metaponto-

Rotondella-Nova Siri, in matrici alimentari (latte, frutta e vegetali, prelevati e forniti dalla ASL

competente), in acqua potabile e acque sotterranee, in sedimenti, mitili e acqua marina, raccolti nelle

vicinanze dello scarico a mare degli effluenti liquidi prodotti dall’impianto ITREC. Inoltre, nell’ambito della

convenzione ISPRA-ARPAB, l’Agenzia campiona ed analizza

matrici prelevate all’interno dell’area dell’impianto, a supporto delle attività di vigilanza di competenza

ISPRA. Tali matrici includono: effluenti liquidi prelevati alle vasche prima dello scarico a mare e acque

sotterranee della rete piezometrica ITREC. La normativa di riferimento è il D.Lgs. 230/95 e s.m.i., ed in

particolare, l’art. 104 per il controllo e il monitoraggio ambientale, nonché l’art. 54 per la sorveglianza

permanente della radioattività, a carico dell’Esercente. Per la pianificazione del programma annuale di

monitoraggio ARPAB e per l’individuazione dei livelli di riferimento, laddove la normativa nazionale non li

prevede, si fa riferimento alle linee guida ISPRA per le Reti di Monitoraggio della radioattività ambientale,

nonché ai livelli del fondo ambientale desunti dai dati storici relativi al monitoraggio ARPAB.

Nel corso del quarto trimestre del 2016 non si sono evidenziate anomalie radiometriche poiché i valori

misurati rientrano o nel range dei valori storici ARPAB o nei livelli di riferimento/notificabili.

Sistema delle infrastrutturazioni a rete – linee elettriche

L'insieme delle linee elettriche (elettrodotti) con i suoi nodi di smistamento, denominati stazioni elettriche

(SE) e cabine elettriche primarie (CP), costituiscono la rete elettrica primaria, sulla quale vengono

amministrate la trasmissione e la distribuzione dell'energia elettrica sul territorio.

Il territorio comunale di Scanzano Jonico è interessato marginalmente dalla linea elettrica Terna Linee

Alta Tensione (TELAT), di proprietà dell’ENEL; linea che, provenendo da Rotondella, scavalca l’alveo del

fiume Sinni seguendo il confine occidentale del territorio comunale di Policoro, in direzione di Scanzano

Jonico. Da questa linea si stacca un braccio che va ad alimentare la cabina elettrica primaria (CP). Qui la

tensione dell’energia elettrica, viene abbassata mediante trasformatori, per essere immessa poi nella rete

elettrica a media tensione.

La distribuzione dell’energia elettrica prosegue su elettrodotti minori su pali e cavi isolati nel sottosuolo

urbano, fino alle sottostazioni di media tensione (cabine secondarie).

Nelle cabine secondarie (CS) di media tensione altri trasformatori riducono la tensione al valore finale di

consegna agli utenti, sia dell’Ambito Urbano, che degli insediamenti turistici (Zona del Lido).

Rifiuti

L’area di progetto prevede l’insediamento di attività produttive di tipo agroalimentare, di un’azienda che

fornirà componenti per casa e ferramenta, di una struttura che produrrà teli per serre e un parco

tematico di svaghi e divertimenti. Queste tipologie di attività non generano reflui nocivi (tali da essere

convogliati nella rete di pubblica fognatura prevista in progetto, in quanto assimilabili ad acque reflue

domestiche). Per quanto concerne i rifiuti, gli stessi sono del tipo “solidi urbani” e scarti di imballaggio,

che saranno gestiti a fronte della normativa vigente e depositati in contenitori specifici identificati da

apposita cartellonistica di sicurezza e con relativa codifica.

In un’ottica di riduzione dei rifiuti la politica degli acquisti sarà orientata verso fornitori capaci di proporre

prodotti meno inquinanti, provenienti da materiali recuperati o che possono a loro volta essere riusati

(imballaggi, contenitori, toner…). Lo smaltimento avverrà tramite il soggetto gestore locale del servizio di

raccolta. E’ in corso l’affidamento del servizio di raccolta differenziata da parte del Comune di Scanzano

Jonico.

D. DESCRIZIONE DEGLI IMPATTI E DELLE MISURE DI MITIGAZIONE

D.1 CRITERI GENERALI DI ANALISI E VALUTAZIONE

A valle dell’analisi della situazione di partenza, finalizzata alla ricostruzione della qualità ambientale

complessiva entro la quale si inserisce l’intervento proposto, ed in coerenza con le indicazioni dell’articolo

13 comma 1c della L.R. 21.12.98 n. 47, la fase di individuazione e stima degli impatti indotti dalla

realizzazione dell’intervento progettuale è stata condotta, per ciascuna componente ambientale ritenuta

significativa, con riferimento ai seguenti criteri generali:

� valutazione della qualità delle componenti ambientali con particolare riferimento allo stato di

conservazione della componente ed alla sua esposizione a pressioni antropiche, e qualora

applicabili, agli standard normativi di riferimento;

� valutazione della sensibilità intrinseca delle componenti ambientali, correlata alla qualità e

capacità di rigenerazione delle risorse naturali;

� stima della portata intrinseca degli impatti, in relazione, ad esempio, all’estensione dell’area

geografica interessata;

� stima della probabilità dell’impatto;

� stima della durata, frequenza e reversibilità dell’impatto.

Preliminarmente all’esposizione della struttura del processo di individuazione generale degli effetti

ambientali si ritiene opportuno richiamare alcune definizioni che verranno utilizzate nel prosieguo,

mutuate dal Regolamento CE 761/2001 sull’adesione volontaria delle organizzazioni ad un sistema

comunitario di ecogestione e audit (EMAS II):

� Azioni di progetto: attività che scaturiscono dalla realizzazione dell’opera nelle diverse fasi di vita

dell’intervento (fase decisionale e costruzione, fase di esercizio ordinario);

� Aspetto ambientale (o fattore di impatto): elemento delle azioni di progetto suscettibile di

interagire con l’ambiente;

� Impatto ambientale: qualsiasi modificazione, positiva o negativa, dello stato delle categorie

ambientali, conseguente al manifestarsi degli aspetti ambientali.

Il legame esistente tra aspetti e impatti è dunque un legame di causa – effetto: gli aspetti ambientali

possono essere letti come le cause degli impatti sull’ambiente, mentre gli impatti possono essere letti

come le conseguenze che possono prodursi a seguito del manifestarsi degli aspetti ambientali. Peraltro

non tutti gli aspetti ambientali sono necessariamente suscettibili di innescare effetti percepibili o

comunque significativi sull’ambiente ed, inoltre, alcuni di questi possono essere adeguatamente

controllati prevedendo opportune misure progettuali o accorgimenti gestionali atti a mitigarne

adeguatamente le conseguenze ambientali.

Con tali presupposti, sotto il profilo metodologico, possono individuarsi le seguenti fasi del procedimento

di analisi:

� individuazione delle principali azioni di progetto nelle diverse fasi di vita dell’opera;

� individuazione dei prevedibili aspetti ambientali (ad ogni azione di progetto possono

corrispondere teoricamente molteplici aspetti ambientali);

� individuazione delle componenti “bersaglio” sulle quali possono originarsi effetti (positivi o

negativi) a seguito del manifestarsi degli aspetti ambientali del progetto;

� individuazione e stima delle potenziali ricadute (impatti) su ciascuna componente conseguenti

agli aspetti ambientali (ad ogni aspetto ambientale possono corrispondere molteplici impatti

ambientali);

� individuazione di possibili misure di mitigazione degli impatti significativi o, qualora ciò non sia

possibile, di eventuali misure compensative.

Le relazioni che possono instaurarsi tra le componenti ambientali ed i fattori di impatto sono sintetizzate

da una rappresentazione matriciale, distinta per la fase costruttiva e di esercizio e di dismissione. Nelle

matrici le suddette relazioni vengono evidenziate da una colorazione che connota le caratteristiche

dell’impatto (positivo o negativo) ed assume una tonalità differente a seconda dell’entità stimata per la

specifica tipologia di impatto, anche in relazione alla sua probabilità di verificarsi ed alla sua persistenza.

La rappresentazione cromatica degli impatti, in definitiva, consente un’immediata e sintetica

individuazione degli elementi critici di impatto su cui eventualmente intervenire.

L'approccio "qualitativo" non è stato comunque inteso come una semplificazione del problema, in quanto

le matrici costituiscono esclusivamente uno strumento di sintesi dell’analisi ambientale sviluppata nello

SIA, all’interno del quale i principali fattori di impatto sono stati più puntualmente individuati e descritti.

La stima qualitativa delle caratteristiche degli impatti è articolata in sei livelli, di cui quattro indicano gli

impatti negativi e due quelli positivi. Prescindendo dalle specificità delle singole componenti, il loro

significato può essere così definito:

� impatto alto: gli effetti derivanti dalle azioni previste sono tali da produrre consistenti, immediate

ed evidenti ricadute negative, sulla componente esaminata, con minime possibilità di mitigazione

e con una riduzione dello stato della componente.

� impatto medio: gli effetti derivanti dalle azioni previste determinano ricadute di entità contenuta

sulla componente, sia nel breve, sia nel lungo periodo; ricadute moderatamente evidenti, di cui

si può ottenere un’efficace riduzione con l'adozione di opportuni interventi di mitigazione.

� Anche lo stato della componente risulta moderatamente alterato e/o comunque reversibile.

� impatto basso: gli effetti derivanti dalle azioni previste determinano ricadute di modesta entità

sulla componente, eventualmente mitigabili con opportuni interventi di minimizzazione. Lo stato

della componente non risulta significativamente alterato.

� impatto trascurabile: le azioni previste sono tali per cui, pur agendo sulla componente, non

producono effetti apprezzabili e non incidono sullo stato della componente stessa.

� impatto positivo: gli effetti derivanti dalle azioni previste determinano ricadute positive sulla

componente, attraverso il miglioramento dello stato della stessa.

Tale stima è sintetizzata in matrici che riassumono le caratteristiche dei principali impatti potenziali

individuati, nell’ambito delle analisi operate su ciascuna componente o fattore ambientale, come più oltre

descritto.

D.2 AZIONI DI PROGETTO

L’analisi delle caratteristiche tecniche dell’intervento ha portato all’individuazione delle seguenti azioni di

progetto principali, distinte per ciascuna fase di vita dell’opera.

Come espresso nella relazione descrittiva del progetto, si prevede di realizzare l’intervento in lotti quindi

si consideri che le operazioni di cantiere da eseguirsi per la costruzione delle strutture non si avvieranno

contemporaneamente . Tale considerazione è importante in quanto gli impatti non si sommeranno.

Le azioni del progetto conseguenti alle attività di costruzione sono le seguenti.

� installazione cantiere;

� movimento terra;

� realizzazione fondazioni

� movimentazione materiali dentro e fuori cantiere

� realizzazione delle strutture murarie

� realizzazione delle connessioni alle reti tecnologiche ed elettriche

� opere di allontanamento acque meteoriche

� realizzazione viabilità

� realizzazione recinzioni

D.3 FATTORI DI IMPATTO

Dalle azioni di progetto individuate per le diverse fasi temporali si originano i seguenti fattori di impatto:

� Occupazione permanente e temporanea di suolo

� Alterazione per scavi, sbancamenti e movimenti terra

� Emissione di rumore e vibrazioni

� Emissioni di inquinanti in casi di incidente o malfunzionamenti

� Produzione di rifiuti

� Produzione di materiale di risulta dagli scavi e relativo riutilizzo in cantiere

� Modifica regime idrico superficiale

� Regimazione acque meteoriche

� Consumo o impiego di risorse naturali (acqua, energia, inerti)

� Interferenza sulla rete relazionale e sul traffico

� Introduzione di elementi estranei alla visuale e ai caratteri figurativi del paesaggio

� Modificazioni d’uso del suolo

� Rischio di incidenti

� Emissione di radiazioni elettromagnetiche

Nei paragrafi che seguono viene sviluppata l’analisi degli effetti derivanti dalla realizzazione ed esercizio

dell’opera in grado di incidere, direttamente o indirettamente, sulla qualità delle componenti ambientali .

Ciò al fine di individuare le potenziali criticità sottese dal progetto e, conseguentemente, individuare e

descrivere le soluzioni tecniche e gestionali che si prevede di adottare al fine di minimizzare gli impatti

sull’ambiente.

D.4 COMPONENTI AMBIENTALI INTERESSATE

Le componenti ambientali (con sottocomponenti) sulle quali possono potenzialmente incidere,

direttamente o indirettamente, i fattori di impatto precedentemente richiamati sono state così

individuate:

� Atmosfera

� Suolo e sottosuolo :

Geologia

Geomorfologia

Pedologia

� Ambiente idrico - acque superficiali e sotterranee

� Vegetazione

� Fauna

� Paesaggio e fattori testimoniali - culturali.

� Salute Pubblica

Rumore

Rifiuti

Mobilità e Trasporti

Radiazioni Ionizzanti e non ionizzanti

L’analisi sviluppata di seguito è mirata alla ricostruzione della prevedibile evoluzione delle componenti o

fattori ambientali per effetto della realizzazione del progetto di PIP.

D.5 STIMA DEGLI IMPATTI SULLE COMPONENTI AMBIENTALI E INTERVENTI DI

MITIGAZIONE

D.5.1 ATMOSFERA

Fase di cantiere

Il principale impatto potenziale sulla componente è connesso alle emissioni in atmosfera derivanti

dall’utilizzo dalle macchine di cantiere e da veicoli per il trasporto di attrezzature e materiali, che

originano la diffusione di polveri in fase di scavo e movimentazione del terreno e l’emissione di gas di

scarico durante la loro operatività (NOx, SO2, polveri, CO, incombusti).

Le attività di costruzione delle opere prevedono: lavori di scavo e sbancamento per la realizzazione di

fondazioni e basamenti delle opere civili; lavori di scavo per la posa dei cavidotti; rinterri parziali;

realizzazione della viabilità interna; innalzamento delle opere in muratura e delle recinzioni; installazione

delle apparecchiature; spostamento e stoccaggio provvisorio di materiali (rocce, terre, suolo vegetale).

I predetti interventi potranno essere all’origine di un temporaneo decadimento della qualità dell’aria a

livello locale, entro una porzione di territorio estremamente circoscritta, senza che ciò induca effetti

significativi sul sistema ambientale complessivo; ciò anche in ragione della durata limitata nel tempo delle

fasi di lavorazione più critiche, associate alla preparazione preliminare dell’area ed al trasporto di

materiali e impianti.

La prevedibile ricaduta di polveri aerodisperse sarà, infatti, di modesta entità e interesserà un’area

contigua a quella di cantiere, non arrecherà alcuna perturbazione significativa all’ambiente circostante ed

alle attività antropiche svolte nelle immediate adiacenze dell’area di cantiere (attività agricole).

Per quanto riguarda l’accesso dell’accessibilità al cantiere dei mezzi funzionali ad assicurare

l’approvvigionamento del materiale necessario per la realizzazione delle opere, l’incremento del traffico

pesante nella viabilità principale e secondaria, proprio in relazione alla sua temporaneità, appare

senz’altro sostenibile in rapporto all’aspetto ambientale in esame.

In definitiva è ragionevole ritenere che Il lieve peggioramento della qualità dell’aria a livello locale

comporti un impatto trascurabile sulla componente atmosfera, tale da richiedere l’adozione di minimi

accorgimenti di “buona pratica” del cantiere per assicurarne un adeguato controllo.

Per quanto sopra, l’impatto può inoltre considerarsi temporaneo e reversibile legato alla durata del

cantiere ed anche contenuto, considerata la distanza delle abitazioni dal sito ove saranno eseguiti i lavori,

l'ubicazione delle aree di cantiere ed i percorsi interni di lavoro. La polvere stradale sollevata dai mezzi

pesanti potrà essere contenuta prevedendo degli accorgimenti idonei per limitare al minimo la

dispersione delle polveri come, per esempio, l'umidificazione periodica della pista del cantiere e dei

cumuli di materiale inerte, nonché la copertura degli scarrabili e la buona manutenzione delle strade

extraurbane e delle asfaltature dei tratti percorsi dagli stessi automezzi.

L’attenta manutenzione e le periodiche revisioni contribuiscono inoltre a garantire un buon

livello di funzionamento e, di conseguenza, il rispetto degli standard attesi. Per tutti i mezzi di trasporto

vige l’obbligo, durante le fasi di carico e scarico, di spegnere il motore e di circolare entro l’area della

con velocità ridotte. Data la durata temporalmente limitata dei lavori legati alle attività di cantiere e dato

che anche la costruzione dei capannoni non avverrà contemporaneamente, si ritiene che l'impatto

associato sia da considerarsi complessivamente basso.

Sintesi degli impatti in fase di cantiere

Fase di esercizio

Nella fase di esercizio delle attività che si insedieranno, l’inquinamento dell'atmosfera è dovuto

sostanzialmente alle emissioni in atmosfera derivanti dall’utilizzo di apparecchiature che utilizzano gas

metano o di altro combustibile.

Considerato che è previsto l’insediamento di attività di filiera agroalimentare, e di un parco tematico di

svaghi e tempo libero, nella ipotesi verosimile che siano presenti:

• apparecchiature fisse di refrigerazione, condizionamento d’aria, pompe di calore, contenenti 3 kg

o più di gas fluorurati ad effetto serra;

• cucine, esercizi di ristorazione collettiva, mense, rosticcerie e friggitorie;

• impianti/attività di trasformazione e conservazione, esclusa la surgelazione, di frutta, ortaggi,

funghi ;

sarà necessario l’ottenimento delle prescritte autorizzazioni in base alle specifiche soglie di riferimento

(AUA , AIA, ecc.), al fine di restare nei parametri di legge. Tali adempimenti saranno verificati in sede del

rilascio dei titoli abilitativi e afferenti agibilità.

Va valutato che la trasformazione territoriale da area agricola ad area produttiva diminuirà la presenza di

componenti anticrittogamiche nell’atmosfera.

L’area PIP si colloca in una zona sufficientemente servita dal punto di vista infrastrutturale ( nazionale e

locale). In particolare l’accesso all’area è garantito dalla SS106 Jonica e dalla SS 598. In termini di

compatibilità con il sistema infrastrutturale presente nell'area è possibile affermare che, dati i livelli di

servizio che le arterie stradali poste nelle vicinanze del PIP in progetto sono in grado di assicurare, esiste

Fattori di perturbazione

Impatti potenziali

Classe di impatto

1 Movimenti terra Emissioni di polvere Basso

2 Transito e manovra dei

mezzi/attrezzature di

cantiere

Emissioni di polvere da

traffico veicolare

Basso

3 Transito e manovra dei

mezzi/attrezzature di

cantiere

Emissioni di gas serra

Basso

sufficiente compatibilità tra il traffico generato dalla nuova iniziativa ed il sistema infrastrutturale viario,

che sarà comunque gravato dai flussi aggiuntivi.

L’impatto generato da un aumento del traffico veicolare, che si può ritenere in generale di media

intensità e pienamente reversibile, è classificabile di valore medio, in virtù del tipo di infrastrutture

coinvolte una volta raggiunta la viabilità principale, già di per sé gravata da un discreto traffico di mezzi

circolanti.

Considerato il livello comunque accettabile di impatto e, per altro verso, il numero di mezzi previsto, non

sono previste misure di mitigazione particolari tranne che attuare un piano di monitoraggio per la

componete aria.

Interventi mitigativi

Per limitare gli impatti temporanei dovuti alla possibile diffusione di polveri in fase di movimentazione del

terreno, si prevede che la polvere stradale sollevata dai mezzi pesanti potrà essere contenuta prevedendo

degli accorgimenti idonei per limitare al minimo la dispersione delle polveri come, per esempio,

l'umidificazione periodica della pista del cantiere e dei cumuli di materiale inerte, nonché la copertura

degli scarrabili e la buona manutenzione delle strade extraurbane e delle asfaltature dei tratti percorsi

dagli stessi automezzi.

Per quanto attiene alle movimentazioni, al trattamento e ai depositi dei materiali si adotteranno i seguenti

accorgimenti: agglomerazione della polvere mediante umidificazione del materiale (irrorazione

controllata); protezione dei punti di accumulo dal vento (ricopertura dei cumuli); i depositi di materiali

sciolti e/o macerie andranno adeguatamente protetti dal vento, mediante una sufficiente umidificazione;

sospensione dei lavori di scavo in caso di condizioni climatiche avverse (velocità elevata del vento e/o

presenza di forti raffiche); i depositi di materiale sciolto con scarsa movimentazione (es. terreno vegetale)

saranno protetti adeguatamente dall’esposizione al vento mediante misure come la copertura con stuoie,

teli o copertura verde.

Per quanto riguarda la circolazione dei mezzi di cantiere si adotteranno le seguenti precauzioni:

� i cassoni dei mezzi che trasportano materiali polverulenti dovranno sempre essere dotati di

apposita copertura;

� le piste previste nel parco molto frequentate saranno adeguatamente stabilizzate;

� sulle piste non consolidate le polveri saranno legate in modo adeguato mediante autocisterna a

pressione o impianto d’irrigazione;

� limitare la velocità massima di percorrenza sulle piste di cantiere (p.es. 20 km/h);

� le immissioni dalla viabilità di cantiere alla rete stradale pubblica, saranno attrezzate con efficaci

attrezzature di pulizia delle ruote dei mezzi meccanici.

In relazione agli insediamenti produttivi sono previste aree di sosta con l’inserimento di

infrastrutture adeguate alla movimentazione del trasporto merci, la razionalizzazione degli accessi alle

singole aree ed ai comparti nel loro insieme, allo scopo di fluidificare la maglia viaria principale di servizio

agli insediamenti stessi. Gli impatti negativi legati alla realizzazione di quanto sopra menzionato sono

relativamente esigui, in quanto trattasi di opere di interconnessione alla complanare già esistente anche

se da adeguare.

Sintesi degli impatti in fase di esecizio

perturbazione

Impatti potenziali

Classe di

impatto

1 Transito di automezzi Emissioni di gas serra Medio 2 Attività aziebde Emissioni di gas serra Basso

D.5.2 SUOLO E SOTTOSUOLO

La caratterizzazione del suolo e del sottosuolo ha avuto come obiettivi l’individuazione delle eventuali

alterazioni che le opere possono causare sull’evoluzione dei processi geodinamici, e la determinazione

della compatibilità delle attività progettuali con l’equilibrata utilizzazione delle risorse naturali.

Per la componente in esame, in fase di costruzione il livello di potenziale impatto può essere correlato

alle seguenti problematiche:

problematiche di carattere geotecnico e geomeccanico: cedimenti ed instabilit à;

problematiche di carattere geomorfologico: variazioni della morfologia e rischio di innesco di

movimenti franosi;

problematiche di carattere pedologico: sottrazione di suolo (per l’occupazione delle aree temporanee di

cantiere), rischio di modifica delle caratteristiche del suolo (alterazione della qualità dei suoli per

produzione di rifiuti, alterazione della qualità dei suoli per effetto di spandimenti accidentali da

macchinari e mezzi di lavoro).

Fase di cantiere

Geotecnica

In questa fase l’impatto è prevalentemente riconducibile alle operazioni di scavo per la preliminare

preparazione morfologica del terreno, la realizzazione di fondazioni delle opere civili ecc, l’approntamento

di strade e della rete di dreno delle acque meteoriche. L’analisi e la risoluzione dei problemi geotecnici

indotti dalla realizzazione delle opere (nel caso specifico essenzialmente dagli scavi) costituiscono una

parte essenziale del progetto in esame. Alla luce di ciò si ritiene che le problematiche in questione

rivestano carattere unicamenteprogettuale, oltre che tipicamente temporaneo, e non rappresentino un

elemento di criticità ambientale. D’altra parte, date le caratteristiche geotecniche dei terreni non si

prevedono impatti di carattere significativo, almeno in questa fase.

Geomorfologia

Il rischio di modifica dei parametri geomorfologici implica due problematiche a criticità

ambientale/progettuale diversa, legate alla generazione del rischio di esondazione lungo i corsi

d’acqua e di instabilità dei versanti. Come indicato nei precedenti paragrafi di illustrazione delle

caratteristiche dell’ambiente, il sito di interesse è stato ubicato in un’area dove non si manifestano

problematiche di rischio idrogeologico come dal vigente PAI.

Carattere pedologico

La sottrazione di suolo costituisce un impatto irreversibile sull’area, di livello elevato. Nell’area di

cantiere è prevista la predisposizione di aree destinate alla raccolta

differenziata delle differenti tipologie di rifiuti prodotti. Tutti i rifiuti prodotti durante la fase di

costruzione saranno gestiti in conformità alla normativa vigente, favorendo le attività di recupero,

ove possibile, in luogo dello smaltimento. In considerazione della tipologia dei rifiuti prodotti, delle

modalità controllate di gestione degli stessi e della temporaneità delle attività di cantiere, non si

prevedono effetti negativi sul suolo e sul sottosuolo.

Interventi Mitigativi

Gli altri interventi previsti per la mitigazione degli impatti in questa fase riguardano la definizione di

specifiche procedure per la gestione dei cumuli di terreno vegetale. Prima di iniziare i lavori verrà infatti

eseguito lo scotico della coltre superficiale di terreno. Il materiale rimosso dovrà essere in parte

conservato in modo tale da poterlo riutilizzare. La conservazione avverrà in apposite aree di stoccaggio

separate anche fisicamente dalle aree interessate direttamente dalla coltivazione, e prevedrà apposite

procedure per garantire il mantenimento nel tempo delle caratteristiche agronomiche del terreno.

Durante la realizzazione delle opere verranno precluse le attività agricole solo nell’area di intervento. La

superficie complessiva sottratta ai preesistenti utilizzi risulta pari a circa 31 Ha. Si ritiene pertanto che

l’impatto, seppure circoscritto alla sola area di intervento, sia da considerarsi medio.

Sintesi degli impatti in fase di cantiere

1 Problematiche di

carattere

geotecnico

Cedimenti scavi

Basso

2 Problematiche di

carattere

geomorfologico

Instabilità versanti

Basso

3 Problematiche di

carattere

pedologico

Uso/qualità del suolo

Medio

Fase di esercizio

Per la componente in esame, in fase di esercizio il livello di potenziale impatto può essere correlato alle

seguenti problematiche:

• problematiche di carattere pedologico

• problematiche di carattere geomorfologico

Pedologico

In questa fase non si ravvisa alcun impatto significativo sulla componente ambientale in esame.

Per quanto concerne il suolo le operazioni di piantumazione di nuova vegetazione garantiranno alla

porzione permeabile una condizione di umidità del suolo con il mantenimento di un micro assetto

naturale anche dopo la avvenuta trasformazione territoriale. Pertanto anche il sottostante suolo manterrà

le condizioni ante operam, quindi non interferirà con le acque sotterranee presenti. Per quanto concerne

la sistemazione dell’area è previsto l’utilizzo del terreno vegetale derivante dagli scavi di fondazione in

sito.

Va valutato che la trasformazione territoriale da area agricola ad area produttiva diminuirà la presenza di

componenti relative a nitrati e fosfati sul terreno, derivanti dalla concimazione delle colture. Come detto

precedentemente il suolo presente nell’area è costituito da materiali limoso-sabbiosi-argillosi e

caratterizzati da diverse limitazioni d’uso, appartenendo quindi a classi di capacità d’uso piuttosto scarse.

In considerazione di quanto precede si può affermare che il consumo di suolo sarà trascurabile e anche

se non reversibile.

Geomorfologico

Questa componente è stata esaminata sia dal punto di vista della stabilità dei litotipi e delle interferenze

delle lavorazioni previste.

Nell’area esaminata non si sono osservate zone con situazioni di pericolo riconducibili a movimenti franosi

in atto o potenziali, o a fenomeni di instabilità puntuali o estese né le opere o le lavorazioni previste sono

in grado di innescare tali fenomeni. Pertanto si può affermare che in considerazione delle caratteristiche

geomorfologiche dei luoghi interessati dalle opere, gli impatti sull’assetto geomorfologico sono

praticamente nulli. La raccolta e l’allontanamento delle acque di precipitazione con la messa in opera di

canali contribuirà alla stabilità generale dell’area.

Sintesi degli impatti in fase di esercizio

Interventi mitigativi

In fase realizzativa, in ogni caso, per gli scavi previsti si adotteranno le precauzioni e gli interventi

provvisionali per il sostegno delle pareti di scavo e per l’allontanamento delle acque di scorrimento

superficiali, in modo da evitare qualsiasi tipo di influenza sulla stabilità dei fronti di scavo, escludendo

l’innesco di dissesti di alcun genere. Inoltre si è prevista la raccolta e l’allontanamento delle acque

piovane, che verranno opportunamente allontanate dagli scavi.

1 Problematiche di

carattere

georfologico

Cedimenti, instabilità terreni

Basso

2 Problematiche di

carattere

pedologico

Uso/qualità del suolo

Medio

D.5.3 AMBIENTE IDRICO - ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE

Fase di cantiere

In linea generale, gli impatti in fase di cantiere sono essenzialmente riconducibili a tre

potenziali fattori:

1. L’accidentale sversamento nei corpi idrici di sostanze inquinanti da parte dei mezzi

di cantiere ;

2. Il prelievo di acqua per le attività fisiologiche delle maestranze e per la bagnatura

delle superfici di cantiere;

3. L’alterazione della qualità delle acque superficiali e sotterranee a causa dei reflui

prodotti durante i lavori.

Preliminarmente si rileva che l’area è limitrofa al Fiume Agri. A tal proposito si evidenzia che Il sito non

rientra tra quelli censiti a rischio idrogeologico dall’Autorità di Bacino della Basilicata che ha però

prescritto in ordine alla collocazione degli edifici una quota non inferiore a 10,50 m s.l.m.

Le opere non incidono negativamente sul regime del deflusso naturale delle acque all’interno dell’area di

intervento ed evitano i ristagni idrici in zone leggermente depresse.

L’utilizzo di risorse idriche in fase di cantiere è estremamente contenuto, pertanto l’impatto conseguente

è da ritenersi trascurabile.

Si tratta di un impatto che può verificarsi solo accidentalmente nel caso di:

Perdita di olio motore o carburante da parte dei mezzi di cantiere in cattivo stato di

manutenzione o a seguito di manipolazione di tali sostanze in aree di cantiere non

pavimentate;

Sversamento di altro tipo di sostanza inquinante utilizzata ai fini d el completamento

dei lavori.

Sebbene l’impatto sia potenzialmente basso, anche in virtù delle prescrizioni imposte dalle vigenti norme,

è previsto l’utilizzo di mezzi conformi e sottoposti a costante manutenzione e controllo. Per quanto

riguarda la manipolazione di sostanze inquinanti, l’adozione di preciseprocedure è utile per minimizzare il

rischio di sversamenti al suolo o in corpi idrici. Ciò posto, l’impatto residuo è da ritenersi pressoché

trascurabile. Per quanto riguarda la bagnatura tuttavia, in virtù dell’adozione di precise procedure per la

gestione della stessa e dell’adozione dei migliori accorgimenti tecnici per la gestione delle acque

superficiali, la probabilità e l’intensità di tale fonte di inquinamento, già di per sé bassa, può ritenersi

trascurabile.

Consumo di risorsa idrica Si tratta, in ogni caso, di consumi bassi e limitati nel tempo. Inoltre, è necessario tener conto che la

bagnatura delle superfici sterrate in realtà sarà molto più sporadica di quanto ipotizzato poiché, in virtù

della natura limo sabbiosa dei suoli, non si prevede l’emissione di significativi quantitativi di polvere, se

non nei periodi più caldi e siccitosi.

L’impatto associato a tali consumi può pertanto ritenersi:

Temporaneo, poiché anche in questo caso legato alla durata dei lavori ;

D i bassa vulnerabilità, sempre in virtù dei consumi stimati, che non preclude la

possibilità di approvvigionamento idrico per la popolazione.

Per quanto sopra, non sono previste particolari misure di mitigazione, se non l’uso di acqua

in quantità e periodi in cui sia strettamente necessario.

Alterazione della qualità della acque superficiali e sotterranee I reflui prodotti in fase di cantiere saranno prevalentemente costituiti dagli scarichi di tipo

sanitario o per sversamenti accidentali. Tali volumetrie verranno gestite con l'ausilio di autospurgo. Tale

gestione, espressamente prescritta dalle vigenti norme, rende pressoché nulla la possibilità che si

verifichino sversamenti di reflui direttamente all’interno dei corpi idrici.

Modifica del drenaggio superficiale Si tratta di un impatto pressoché trascurabile poiché, sebbene sia prevista la realizzazione ex novo di

opere su terreno originariamente a fondo naturale, anche in virtù delle opere previste ai fini della

gestione delle acque superficiali l’alterazione del drenaggio è da ritenersi:

Temporalmente limitata alla fase di cantiere ;

Spazialmente confinata all’interno dell’area oggetto dei lavori e, in quanto tale, non

comporta modifiche sostanziali all’assetto idrogeologico su vasta scala;

Di moderata intensit à, ma senza particolari conseguenze, in virtù della presenza

di terreno naturale permeabile .

Sintesi degli impatti residui in fase di cantiere

1 Utilizzo mezzi a motore e

manipolazione sostanze

inquinanti

Sversamento accidentale di

sostanze inquinanti

Basso

2 Fabbisogni civili e bagnatura

superfici Consumo di risorsa idrica Basso

3 Impermeabilizzazione

superfici Modifica del drenaggio

Basso

fase di esercizio

In questa fase, sono stati valutati i seguenti possibili impatti.

Inquinamento delle falde e dei corpi idrici in virt ù delle tipologie di scarichi:

Acque meteoriche da strade e piazzali;

Scarico di acque nere da servizi igienici.

Modifica del drenaggio superficiale.

Inquinamento delle falde e dei corpi idrici in virtù delle tipologie di scarichi I lavori in progetto non sono in grado di causare impatti significativi e duraturi sulle componenti idriche

sotterranee dell’area in esame. La profondità degli scavi previsti per le opere in progetto, intese anche

come scavi di fondazione infatti, non è tale da interessare la falde freatica , intercettata ad una

profondità di circa - 7 m dal p.c. La rete di drenaggio superficiale e la messa in opera del depuratore

consentiranno di poter monitorare la qualità delle acque. Nel Piano di monitoraggio,quindi, saranno

previste queste attività.

Nella zona circostante l’area di intervento e nell’area del cantiere non sono presenti sorgenti.

Si considero che la trasformazione territoriale da area agricola ad area produttiva diminuirà la presenza di

componenti relative a nitrati e fosfati e anticrittogamiche sul terreno, derivanti dalla concimazione delle

colture, con diminuzione di inquinamento nella falda sottostante.

Modifica del drenaggio superficiale

In proposito valgono le considerazioni già espresse in fase di cantiere. A differenza della fase di cantiere,

però, cambia l’orizzonte temporale nell’ambito del quale di esplica la possibile alterazione. In ogni caso, si

tratta di un impatto pressoché trascurabile poiché, sebbene sia prevista la realizzazione ex novo di opere

su terreno originariamente a fondo naturale, anche in virtù delle opere previste ai fini della gestione delle

acque superficiali l’alterazione del drenaggio è da ritenersi spazialmente confinata all’interno dell’area

oggetto dei lavori e, in quanto tale, non comporta modifiche sostanziali all’assetto idrogeologico su vasta

scala. Per quanto concerne l’ambiente idrico, le acque meteoriche saranno convogliate sul reticolo

scolante con apposite canalizzazioni e non presenteranno nessuna forma di inquinante.

Interventi mitigativi

Le acque grigie provenienti dalle reti di scarico, esclusi gli scarichi da WC e delle cucine con carichi

organici rilevanti, saranno sfruttate per alimentare le cassette dei WC e per innaffiare le aree verdi,

realizzando un impianto che lavora in parallelo con un sistema di reintegro dall’acquedotto di tipo

manuale per l’irrigazione e automatico per le cassette WC.

Il sistema di trattamento delle acque grigie sarà integrato con il recupero delle acque piovane tramite

serbatoi interrati. Si consideri che ogni singolo insediamento avrà l’impianto di trattamento delle acque di

prima pioggia.

Sintesi degli impatti residui in fase di esercizio

Fattore perturbativo Impatto potenziale

Classe di Impatto

1 Sversamenti al suolo Inquinamento falda

Basso

2 Impermeabilizzazione

superfici

Modifica drenaggio superficiale Basso

D.5.4 VEGETAZIONE E FAUNA

Fase di cantiere

In fase di cantiere le possibili azioni negative nei confronti della componente ecosistemi, flora e fauna

sono di portata circoscritta ai dintorni dell’area oggetto di trasformazione ed alla viabilità utilizzata.

Inoltre, si tratta di impatti prevalentemente reversibili al termine dei lavori, sebbene tale reversibilità sia

evidente solo parzialmente, in virtù dell’entrata in esercizio delle nuove aree.

I possibili impatti possono essere di seguito elencati:

Sottrazione di habitat per specie animali e vegetali;

Abbattimento di alberi;

Disturbo alla fauna per i ncremento della pressione antropica;

Incremento della mortalit à della fauna indotta dalle operazioni di cantiere.

Nel caso di specie va considerata esclusivamente l’occupazione di suolo destinata alla

logistica di cantiere, come ad esempio piazzali di stoccaggio dei materiali o di manovra per i

mezzi e le attrezzature di cantiere, nonché tutte le aree destinate all’installazione di

strutture/impianti funzionali alle attività di cantiere, come ad esempio prefabbricati uso ufficio,

servizi igienici di cantiere, aree di sosta per i mezzi, ecc.

Non è prevista la realizzazione di piste di servizio temporanee ed interne al cantiere,

ovvero strettamente funzionali all’esecuzione dei lavori, ma solo di piste che poi verranno

utilizzate anche in fase di esercizio . Non è previsto l’ampliamento della viabilità esistente o la

realizzazione di nuove strade di accesso al cantiere, ma eventualmente la sola manutenzione delle strade

esistenti, considerato che l’area di intervento è adiacente a strade attualmente in esercizio e, pertanto,

quotidianamente fruita dai mezzi di trasporto.

In virtù di quanto sopra , è possibile ritenere che il disturbo le per specie animali sia:

Limitat o nel tempo, ovvero legata esclusivamente alla durata dei lavori, prevista inmesi 12;

Circoscritt o al perimetro del sito di intervento, così come delimitato da opportunarecinzione;

Interferente con una limitata porzione di terreni coltivati a ortaggi ovvero di non particolare interesse

dal punto di vista naturalistico ed ambientale. In particolare, è esclusa l’eliminazione di superficie

classificabile come macchia Mediterranea.

L’unico aspetto negativo è che il costipamento del suolo indotto dal transito dei mezzi.

Per quanto precede, non è previsto alcun intervento particolare di mitigazione oltre all’ottimizzazione

della logistica di cantiere, che si traduce in una maggiore razionalizzazione dell’uso delle risorse, senza

tuttavia produrre effetti sul già basso livello di impatto stimato.

Si fa presente che la logistica del cantiere non interferisce con le superfici boscate circostanti. Non è

previsto l’abbattimento di alberi.

In linea generale va tuttavia evidenziato che le specie più sensibili e spesso più interessanti

dal punto di vista naturalistico, sia per esigenze trofiche che di rifugio, si concentrano all’interno di

habitat meno alterati dall’uomo, in cui invece sono diffuse specie “antropofile”, che non risentirebbero

più di tanto dell’incremento temporaneo della rumorosità.

In sintesi, ai fini della valutazione degli impatti indotti dall’incremento del rumore nelle fasi di cantiere, è

necessario tener conto della limitatezza temporale di tale disturbo (concentrato nelle ore diurne e solo

per pochi mesi) e dell’estensione dei suoi effetti, circoscritta al massimo alle aree immediatamente

adiacenti il sito di interesse.

Si precisa, quindi, che nell’area direttamente interessata dalle opere, i lavori previsti non incideranno sulle

componenti floristiche e vegetazionali in quanto non presenti nell’area.

Sintesi degli impatti residui in fase di cantiere

Progr

Fattori di perturbazione

Impatti potenziali

Classe di

impatto

1 Creazione di aree

funzionali alle attività di

cantiere

Sottrazione di

habitat per specie

animali e vegetali

Basso

2

Intensificazione delle

attività antropiche

Incremento delle

specie vegetali

sinantropiche

Basso

3 Transito e manovra dei

mezzi/attrezzature di

cantiere

Abbattimento di

vegetazione

Basso

4

Incremento della

pressione antropica

nell'area

Disturbo alla fauna Basso

Interventi Mitigativi Come già esplicitato nel dettaglio della trattazione dei singoli impatti, non è prevista l’adozione di misure

di mitigazione specifiche per la componenti flora e fauna. Restano valide le misure di mitigazione

specifiche per altre componenti ambientali ed agenti indirettamente anche sulla flora e fauna, come ad

esempio l’utilizzo di macchine a bassa rumorosità, conformi alla direttiva macchine, l’adozione di limiti di

velocità per il transito dei mezzi e la razionale organizzazione della logistica.

Fase di esercizio

In realtà, le scelte operate sin dalla fase progettuale, incluse le misure di mitigazione e tutti gli

accorgimenti adottati per ridurre al minimo il rischio di incidenti o di inquinamento, inducono a ritenere

che, anche in fase di esercizio, le azioni dirette ed indirette contro la componente ambientale oggetto di

valutazione nella presente sezione siano complessivamente di basso rilievo.

Dal punto di vista della capacità di reazione delle componenti potenzialmente interessate, poco

significativa, poiché agente su flora e fauna non importante dal punto di vista ambientale e naturalistico,

peraltro in grado di rigenerarsi con facilità, pur senza escludere la necessità dell’intervento antropico.

In assenza di misure di mitigazione, la propagazione di agenti inquinanti sul territorio danneggerebbe

habitat maggiormente intatti, come ad esempio gli habitat delle foreste ripariali che si sviluppano lungo il

reticolo idrografico principale e secondario, rispetto a quelli rilevabili all’interno del perimetro. Sono

comunque esclusi danni a carico di ecosistemi di pregio, poiché posti a molta distanza dal luogo in

esame.

Nel caso di specie, in fase di esercizio la presenza antropica si caratterizza per una presenza costante

nell’area di interesse, ed in quanto tale ha effetti trascurabili sulla fauna, sia perché le attività

storicamente espletate nell’area hanno già selezionato una fauna antropofila sia perché le specie più

sensibili si sono già allontanate da tempo. L’effetto, oltre ad essere trascurabile, è in ogni caso

totalmente reversibile .

In ogni caso, i livelli di emissioni sonore derivanti dal transito dei mezzi, in relazione all’antropizzazione

dell’intera area ricade nell’ambito di un range di piena tollerabilità. Altro fattore che può determinare

disturbo nei confronti della fauna è l’incremento della luminosità notturna nell’area.

In virtù di quanto sopra, l’incremento di pressione antropica sull’ambiente, durante la fase di esercizio

può essere come di seguito sintetizzato:

Confinato all’interno dell’area PIP;

Ridotta sensibilit à della fauna al prolungamento della presenza antropica in situ, che si è già

sostanzialmente adattata, al netto delle specie più sensibili che si sono allontanate già da molto tempo,

ben prima della messa in esercizio del PIP;

Ridotto numero di specie ed esemplari appartenenti alla fauna che pu ò essere coinvolto nell’impatto.

Infatti, considerato che le aree protette e gli habitat naturali ivi rilevabili sono sostanzialmente al di fuori

della portata delle attività del PIP nell’area di interesse si concentrano quasi esclusivamente specie

tendenzialmente insensibili alla presenza dell’uomo ed al rumore.

Si consideri che la maggior parte della fauna continuerà ad utilizzare il corridoio fluviale del Fiume Agri

senza essere disturbata. Sulla base delle considerazioni espresse finora, non sono previsti interventi o

misure di mitigazione differenti da quelle già previste per altre componenti ambientali.

A differenza di quanto rilevato per la fase di cantiere, in fase di esercizio sono prevedibili due potenziali

fattori di perturbazione agenti in fase di cantiere:

1. Il transito e la manovra dei mezzi e di auto, che potrebbero investire, determinandone la morte, di

animali di passaggio;

2. Rimozione/danneggiamento delle tane per variazione della stabilità e del drenaggio dei suoli interessati

dalle opere.

Con riferimento al primo punto, sebbene non si possa escludere a priori la possibilità che mezzi in

transito possano accidentalmente investire qualche animale, occorre tener presente che la realizzazione

di una recinzione perimetrale preliminarmente all’inizio degli altri lavori, esclude o riduce al minimo i

possibili danni sui grandi mammiferi, il cui accesso sarà interdetto all’area PIP . Peraltro, la velocità di

spostamento dei mezzi, anche in virtù delle necessità di contenere le emissioni di polveri, consente ad

uccelli ed animali in genere di evitare impatti con i mezzi. Resta la possibilità che i mezzi possano

schiacciare piccoli mammiferi, anfibi o rettili, ma con impatti del tutto accettabili in relazione alla durata

dei lavori e dell’area interessata dagli stessi.

L’area trasformata presenterà un filtro vegetazionale lungo il perimetro dell’area (più folto sul fronte

della SS Jonica) con essenze prevalentemente sempreverdi che garantirà anche una prima barriera

all’espansione sonora.

Comunque la componente arborea post operam è superiore in termini di alberi e siepi a quella

precedente.

La conformazione geometrica del verde funge oltre a barriera acustica e trama paesaggistica anche come

corridoio di transito dell’avifauna locale, ma non sono presenti le condizioni di insediamento della stessa,

salvo che specie di volatili che utilizzeranno le essenze arboree (a compiuta crescita vegetativa) come

luogo di nidificazione/alimentazione/sosta.

Interventi Mitigativi

Si prevede l’inserimento di cortine arboree ed arbustive sulle fasce perimetrali che assolveranno ad una

funzione di separazione dell’area dalla zona agricola e dalla SS 106 Jonica e che nel contempo contribuirà

alla mitigazione dell’impatto percettivo dovuto alla realizzazione dei nuovi manufatti produttivi e al

miglioramento dell’area sotto l’aspetto ecologico e ambientale.

In particolare lungo il fronte prospiciente il fiume Agri ed a confine con la zona agricola si prevede la

piantumazione di piante di terza grandezza quali Acer campestris, Carpinus betulus e progressivamente

di dimensioni maggiori quali Tilia cordata, Fraxinus oxyphilla, Prunus avium, Quercus robur con un sesto

di impianto di metri 5x5 messi in doppia fila “a quinconce”. Nell’area posta tra la complanare e la SS 106

Jonica si prevede la piantumazione di un filare di piante di platano ovvero di olmi e l’impiego di

vegetazione bassa utilizzando essenze quali Viburnum lantana, Corylus avellana, Viburnum opalus,

Ligustrum vulgaris, Cornus mas, Cornus sanguinea, Laburnum anagyroides, Sambucus nigra, Prunus

padus e Prunus spinos

All’interno dei parcheggi è previsto l’impiego di Zelkova (Zelkova carpinifolia) nelle aiuole più grandi e

Cercis (Cercis siliquastrum) nelle aiuole più piccole.

L’area posa a ridosso del centro servizi sarà sistemata a prato con essenze arboree ornamentali tipiche

dei luoghi e siepi sempreverdi. La conformazione geometrica del verde funge oltre a barriera acustica e

trama paesaggistica anche come corridoio di transito dell’avifauna locale, ma non sono presenti le

condizioni di insediamento della stessa, salvo che specie di volatili che utilizzeranno le essenze arboree (a

compiuta crescita vegetativa) come luogo di nidificazione/alimentazione/sosta.

Si prevederà la realizzazione di un sistema di illuminazione a lampade schermate. Tuttavia, nel caso di

specie, tenendo conto degli attuali livelli di disturbo già esercitati sull’ambiente, l’effetto può ritenersi

molto contenuto come intensità, area interessata e durata temporale considerando che si utilizzeranno

lampade schermate . Si adotteranno sistemi automatici di controllo e riduzione del flusso luminoso, fino

al 50 per cento del totale, dopo le ore 22 o dopo le ore 23 nel periodo di ora legale, e adottare lo

spegnimento programmato totale degli impianti ogniqualvolta ciò sia possibile, tenuto conto delle

esigenze di sicurezza.

Sintesi degli impatti in fase di esercizio

Fattori di perturbazione Impatti potenziali Classe di Impatto

1 Realizzazione opere in progetto Sottrazione di habitat per

specie animali e vegetali Basso

2 Luminosità Alterazione di habitat nei

dintorni dell’area di interesse Basso

3 Incremento della pressione antropica

Disturbo alla fauna Basso

D.5.5 PAESAGGIO E FATTORI STORICO-TESTIMONIALI

Data la sua particolare distante collocazione rispetto al centro abitato di Scanzano Jonico l’area oggetto di

studio presenta sfondi differenti. In particolare per chi osserva l’area dalla SS 106, l’area del futuro PIP

sembra il naturale completamento del PIP che trovasi sull’altro lato. Il panorama al lato sud- est è

dominato da edifici del PIP ed altri in costruzione; lo sfondo è costituito da campi coltivati e serre.

L’area oggetto di trasformazione confinerà a nord – est con zone ad esclusiva funzione agricola nelle

quali si svolgerà la normale attività di coltivazione. La rilevanza del potenziale conflitto tra il gli

insediamenti produttivi proposti e le attività agricole è sostanzialmente ridotta dal fatto di trovarsi al

confine ovest del centro abitato lungo cui il passaggio tra destinazione d’uso agricola e urbana è ormai

diluito.

Tuttavia non si riscontrano effetti sulla percezione del paesaggio da punti panoramici, infatti essendo

l’intervento a ridosso della frangia urbana vi si amalgama completamente, delimitando gli effetti sul

territorio esclusivamente alle aree limitrofe. Inoltre i nuovi volumi che saranno realizzati come già detto in

precedenza hanno una visibilità confinata alle zone immediatamente adiacenti, rendendoli a medio -basso

impatto in particolare per le strutture del Parco tematico.

L’inserimento dell'intervento nell’ambito del paesaggio circostante non può non risultare come elemento

estraneo al contesto territoriale, attualmente caratterizzato da un landscape piatto bordato da una

pianura coltivata verso est e da zone collinari verso nord - ovest,caratterizzato dalla vegetazione del

Fiume Agri e dalle zona agricole adiacenti. Il piano è stato inoltre sottoposto e approvato dalla

Commissione Regionale per la tutela del paesaggio nella seduta del 10.04.2016.

Interventi Mitigativi

Gli interventi di che trattasi non necessiteranno di opere di mitigazione particolari. Onde poter fermare il

campo visivo per visuale a raso, lungo il fronte prospiciente il fiume Agri ed a confine con la zona

agricola, si prevede la piantumazione di piante di terza grandezza. Nell’area posta tra la complanare e la

SS 106 Jonica si prevede la piantumazione di un filare di piante di platano ovvero di olmi e l’impiego di

vegetazione bassa. I particolari sono descritti in precedenza.

Landscape dal PIP esistente in cui è evidente la SS 106 e il nuovo PIP in adiacenza.

Progr

perturbazione

Impatti potenziali

Classe di

impatto

1 Presenza di manufatti

sul territorio Alterazione morfologia e

strutturale del paesaggio Medio

2 Presenza di manufatti

sul territorio Alterazione dei coni visivi verso beni

culturali Basso

D.5.6 SALUTE PUBBLICA

Livelli occupazionali

Fase di cantiere

Nel corso dell’esecuzione delle opere si determina un incremento occupazionale del personale impiegato

dalla costruzione delle opere e del relativo indotto. Ciò si traduce in un impatto positivo diretto

sull’occupazione, e sull’economia locale” e indiretto in quanto quest’ultima componente risulta correlata

alle prime due, per quanto attiene la vita sociale.

Fase di esercizio

In fase di esercizio ogni attività insediata potrà potenzialmente aumentare il proprio organico o costituirlo

ex novo in caso di nuova attività. Ciò comporta un impatto estremamente positivi sulla economia

dell’area.

Rumore

Fase di cantiere

L’impatto acustico in fase di cantiere è di tipo temporaneo e reversibile.

I fattori causali di impatto sono costituiti dai mezzi d’opera adibiti alle operazioni di movimento terra, agli

scavi di fondazione, al getto delle fondazioni e alle movimentazioni delle apparecchiature durante le

installazioni. Tali attività avranno una durata limitata nel tempo e saranno caratterizzate da lavorazioni

esclusivamente diurne, con impatto acustico poco significativo.

Fase di esercizio

Considerato che nel caso in questione il fattore esterno più rilevante di produzione di rumorosità è la SS

Jonica, con la componente del traffico.

L’interazione fra le componenti di rumore esterno e di quello interno alle singole attività sarà

propedeutico alla realizzazione delle idonee schermature acustiche per ogni singola attività da insediare.

Tali adempimenti saranno verificati in sede del rilascio dei titoli abilitativi e afferenti agibilità.

Comunque data l’assenza di recettori sensibili particolari tipo abitazioni ed aree residenziali ma solo di

alcune aziende artigianali operanti in capannoni distanti mediamente 70 mt dalla SS 106 nell’area

adiacente il PIP in studio più una struttura agricola oltre il fiume Agri, si ritiene che i disturbi rinvenienti

dalla componente rumore, in particolare per il traffico veicolare in aumento, saranno di basso impatto.

Perturbazione

Impatti potenziali Classe di

impatto

1 Disturbi sulla

popolazione

residente

Rumore

Basso

Interventi mitigativi

La mitigazione delle emissioni acustiche sarà ottenuta principalmente con l’adozione di macchine e mezzi

d’opera con emissione acustica conforme alle norme vigenti. Inoltre si prevede un monitoraggio del

Rumore a cadenza semestrale presso il più vicino recettore sensibile. A livello progettuale del Piano

urbanistico è prevista un filtro vegetazionale lungo il perimetro dell’area (più folto sul fronte della SS

Jonica) con essenze prevalentemente sempreverdi, che garantisce una prima barriera all’espansione

sonora. Le aree indicate come recettori relativamente più sensibili saranno considerate nel piano di

monitoraggio del rumore.

Campi elettromagnetici

Fase di cantiere

Nell’ambito del processo costruttivo è esclusa la presenza di sorgenti che determinino una apprezzabile e

duratura propagazione di campi elettromagnetici, significativa ai fini della presente analisi.

Fase di esercizio

Nell’ambito del processo di esercizio è esclusa la presenza di sorgenti che determinino una apprezzabile e

duratura propagazione di campi elettromagnetici, significativa ai fini della presente analisi.

Interventi mitigativi

L’area di intervento è attualmente interessata dall’attraversamento di una linea aerea di 15 KV, che si

prevede di interrare come da contatti e assensi verbali del gestore della rete.

Produzione di Rifiuti

Fase di cantiere

Nella fase di cantiere verranno prodotti rifiuti derivanti essenzialmente dalle lavorazioni di costruzione.

Per tutti è prevista la separazione per tipologia differente (legno, cartone, plastiche, ecc) ed il loro

conferimento in modo differenziato ricorrendo al sistema di raccolta pubblico presente nel territorio.

A questi rifiuti si aggiungeranno gli sfridi di cavidotti, cavi elettrici, casserature, ecc.. Tutti i rifiuti prodotti

sono speciali, pur essendo assimilabili per qualità a quelli urbani. Tali rifiuti saranno smaltiti attraverso

ditta specializzata che provvederanno al trasporto presso piattaforme autorizzate e quindi avviati al

riutilizzo o allo smaltimento. Le terre escavate saranno riutilizzate sul sito stesso di produzione.

Fase di esercizio

Nella fase di esercizio si avrà una produzione di rifiuti connessa all’attività svolta. Le aziende che si

insedieranno svolgeranno attività principalmente collegate al settore agroalimentare, quindi con

produzione di scarti di imballaggi ed organico,un’azienda produrrà teli per serre con produzione di scarti

plastici mentre un’altra sarà dedita alla vendita di prodotti di ferramenta e per la casa quindi con

produzione di scarti di imballaggi. L’area del parco tematico produrrà rifiuti organici per l’attività di

ristorazione. Il Comune di Scanzano Jonico effettua un servizio raccolta rifiuti che a partire dall’anno 2018

sarà supportato anche dalla raccolta differenziata il cui servizio sta per essere appaltato.

Traffico e Viabilità

La principale arteria viabile che interessa il territorio comunale è la SS 106 – Jonica, ed è in fregio

all’area di intervento nello svincolo con la S.S. 598 della Val d’Agri.

L’Adeguamento al tipo III della S.S. 106 Jonica "tratto Basilicata" lotto VII nel Comune di Scanzano

Jonico, è stata autorizzata con Decreto del Ministero dell'Ambiente di concerto con il Ministero per i Beni

e le Attività Culturali- del 28.08.2012 - Adeguamento al tipo III della S.S. 106 Jonica "tratto Basilicata"

lotto VII nel Comune di Scanzano Jonico. Ciò ha fatto si che l’arteria è più sicura rispetto al passato con

forte diminuzione di incidenti.

Fase di cantiere

Durante il corso delle operazioni dei lavori è prevista una affluenza di pochi veicoli di cantiere nei periodi

di maggiore intensità delle opere, e provenienti per la maggior parte dal reticolo viabile locale, pertanto

tale effetto risulta trascurabile.

Fase di esercizio

Si può affermare che le attività produttive agroalimentari non aumenteranno il traffico preesistente

derivante dalle lavorazioni svolte in quanto già presenti nel territorio.

In prima approssimazione sia la viabilità esistente sia nazionale, regionale e locale è in grado di affrontare

l’aumento di traffico, così come le aree interne (sia pubbliche e private) al PIP garantiscono il giusto

dimensionamento del parcheggio e la relativa rete stradale interna di ingresso/uscita.

Fattori di perturbazione Impatti potenziali Classe di Impatto

1 Traffico e viabilità Incremento emissioni e

Rumore medio

2 Produzione rifiuti Aumento quantitativo da

smaltire Basso

3 Reti elettriche e telefoniche Aumento emissioni non

ionizzanti Basso

D.6 Sintesi delle ragioni della scelta e delle alternative individuate - Alternativa Zero

Per quanto concerne questo aspetto, la scelta di concentrare in un sito tematico molteplici attività

sparse sul territorio, e di insediarne ex novo sullo stesso, si ritiene una scelta di razionalizzazione e di

programmazione coerente con il criterio di eliminare la parcellizzazione delle attività sparse sul territorio

(sprawl) e concentrarle in una polarità infrastrutturata e in fregio alle arterie viabili più importanti del

territorio, ossia la S.S. 106 Jonica nello svincolo con la S.S. 598 della Val d’Agri.

Per quale sia l’alternativa “ragionevole”, si può fare riferimento alla finalità dichiarata nella Direttiva

(art. 1 “Obiettivi”), cioè: “Garantire un elevato livello di protezione ambientale al fine di promuovere lo

sviluppo sostenibile”.

L’aggettivo “ragionevole” può essere verosimilmente considerato sinonimo di “realistico” o

“fattibile”, e comunque inteso ad escludere la scelta di alternative programmaticamente peggiori al solo

fine di giustificare le scelte di piano.

Qualunque sia la natura delle alternative (strategie generali, oppure linee d’azione specifiche, oppure

alternative di localizzazione, tecnologiche, ecc...), e per quanto ampia sia la loro estensione, dovranno

comunque essere “fattibili” (tecnologicamente, socialmente, economicamente) e, insieme, dovranno

rispondere alla finalità di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e concorrere alla

promozione dello sviluppo sostenibile.

Nel caso del Progetto Urbanistico denominato P.I.P. della Zona ‘D3’, la verifica di eventuali alternative,

deve tenere conto del quadro di riferimento urbanistico previgente a quello attualmente in vigore (RU):

ossia il PRG, il quale, come atto di pianificazione territoriale approvato in precedenza e redatto con

normative superate e non curanti degli aspetti ambientali che sono attualmente la spina dorsale della

pianificazione urbanistica.

Il RU interviene su tale situazione pregressa, colmando lacune strutturali e problemi ambientali

derivanti dalla pianificazione in vigore, ponendosi obiettivi ambientali e prevedendo Azioni coerenti con

tali obiettivi per Scanzano Jonico e il suo hinterland. La scelta di non redigere il P.I.P. della Zona ‘D3’,

porterebbe alla completa stagnazione della situazione attuale quindi di mancato sviluppo economico.

E. Piano di Monitoraggio Ambientale

Modalità temporale di espletamento delle attività

Il Piano di Monitoraggio Ambientale si articola in due fasi temporali con gestione di tipo generale e di tipo

relativo.

Monitoraggio ante–operam

Il monitoraggio della fase ante–operam si conclude prima dell’inizio delle attività interferenti con le

componenti ambientali, ossia prima dell’insediamento dei cantieri e dell’inizio dei lavori e ha come

obiettivo principale quello di fornire una fotografia dell’ambiente prima degli eventuali disturbi generati

dalla realizzazione dell’opera.

Monitoraggio post–operam

Il monitoraggio post–operam generale comprende le fasi di pre–esercizio del PIP ed esercizio dello stesso

(a carico del Comune di Scanzano Jonico anche tramite dati di Agenzie di Controllo) e le fasi di esercizio

del Parco Tematico a carico della Società di gestione dello stesso.

Piano di monitoraggio generale area PIP

Rifiuti - La gestione dei rifiuti sarà sottesa da una permanente azione di monitoraggio e sorveglianza,

intesa ad individuare esigenze e anomalie, adottando continue azioni correttive - preventive e di

miglioramento sia in termini infrastrutturali(contenitori, spazi, etc) che comportamentali delle persone;

saranno pertanto attuate azioni di formazione e sensibilizzazione rivolte sia al personale interno che a

quello esterno che impatta sulla gestione dei rifiuti (operatori,manutentori, visitatori, ecc.). Gli obiettivi

considerati sono la riduzione dei rifiuti prodotti, azioni mirate al monitoraggio della produzione di rifiuti

totali e pro capite per una valutazione del tasso di crescita a scala temporale. Cadenza Annuale.

Inquinamento Elettromagnetico, verranno descritte le pressioni fornite a livello comunale sia dalle

basse frequenze (elettrodotti) presenti sul territorio comunale e dalla campagne di monitoraggio

effettuate da ARPAB, sia dalle radio frequenze e microonde (Stazioni radio base e ripetitori TV) al loro

posizionamento sul territorio comunale. Cadenza biennale.

Acqua - Le determinazioni sulla matrice acquosa di drenaggio dei piazzali verso il canale ricettore,

riguardano due gruppi di parametri, quelli di base e quelli addizionali. I parametri addizionali sono relativi

ai microinquinanti organici ed inorganici; quelli di più ampio significato ambientale sono riportati nella

Tab. 1 dell'Allegato 1 al D. Lgs. 152/99, come modificata dal D.M. 367/03. Sulla base di detto

monitoraggio viene determinato lo stato chimico delle acque superficiali che integrato a quello ecologico

(SECA) determina lo stato ambientale (SACA). Il passo finale della procedura di classificazione è la

determinazione dello stato ambientale (SACA).Si tratta di varie famiglie di sostanze inquinanti, sia

inorganiche (metalli pesanti) che organiche (pesticidi, IPA, ecc.). Cadenza annuale.

Raccolta e trattamento acque reflue : Rilevazione parametri chimico – fisico - biologici fornite anche

dal gestore. É quindi necessario eseguire l’analisi acque reflue secondo criteri chimico-fisico

microbiologici per verificare il rispetto del D. Lgs 152/2006. Cadenza annuale

Piano di monitoraggio relativo al Parco Tematico

Mobilità e Rumore - Dal punto di vista strettamente ambientale il traffico rappresenta una delle

principali determinanti per l’inquinamento atmosferico (indotto dagli scarichi dei diversi mezzi) e

dell’inquinamento acustico. Verranno effettuate campagne di monitoraggio di traffico veicolare

analizzando la presenza di autoveicoli e mezzi pesanti.

Il monitoraggio sarà effettuato nei mesi di Aprile , Giugno e Agosto. Le misure dovranno essere

effettuate in tre giornate significative (con il Parco in esercizio) con durata di 24 ore per i primi 3 anni di

attività.

Il monitoraggio del sarà contemporaneo ai rilievi fonometrici del Rumore eseguiti in esterno mediante

una rete di monitoraggio costituita da una stazione centrale di raccolta ed elaborazioni dei dati e da due

stazioni remote presso recettori sensibili da individuare. Una misura di bianco verrà eseguita ante

operam.

Acque di Falda – Saranno eseguiti due piezometri. Le acque saranno prelevate da piezometro. Ai sensi

del D.Lgs. 152/99 saranno analizzate le acque. Cadenza annuale.

Parametri di base

Temperatura (°C)

Potassio (mg/L)

Durezza totale (mg/L) CaCO3

Sodio (mg/L)

Conducibilità elettrica (mS/cm (20°C))

Solfati (mg/L) come SO4

Bicarbonati (mg/L)

Ione ammonio (mg/L) come NH4

Calcio (mg/L)

Ferro (mg/L)

Cloruri (mg/L) Manganese (mg/L)

Magnesio (mg/L)

Nitrati (mg/L) come NO3

Aria - A cadenza annuale nel mese di Luglio saranno analizzati i seguenti parametri:

biossido di zolfo (SO2),

ossidi di azoto (NO e NO2),

ozono (O3)

monossido di carbonio (CO)

PM10

Benzene

CONCLUSIONI

Al termine del presente Studio per la Valutazione di Impatto Ambientale si evidenzia che l’opera è

conforme alle norme urbanistiche, alle norme ambientali e paesaggistiche nonché coerente con i piani e i

programmi locali e di area vasta.

Le analisi svolte consentono di affermare che le opere in progetto non determinano rilevanti e significativi

impatti sulle componenti ambientali esaminate ,né in fase di costruzione né in fase di esercizio. Inoltre le

opere da realizzare insistono su aree antropizzate e infrastrutturate con limitate caratteristiche di

naturalità nonchè prive di elementi di particolare pregio naturalistico, paesaggistico e storico culturale.

Sono stati valutati tutti i potenziali impatti connessi all’impianto del nuovo P.I.P. finalizzato a insediare

tutta una serie di attività che rafforzeranno il tessuto imprenditoriale dell’area con relative ricadute

occupazionali ed economiche sul territorio locale e comprensoriale.

In merito agli impatti più significativi identificati , questi hanno carattere temporaneo (per la durata

dell’attività) e totalmente reversibile. Questi sono stati approfonditi e discussi a livello quantitativo

pervenendo ad una valutazione di piena sostenibilità. Il piano di monitoraggio proposto consentirà di

valutare alcune componenti ambientali in fase di esercizio.

Gli impatti stimati per le varie componenti, risultano trascurabili rispetto alla situazione attuale, anche

con riferimento alle aree fluviali e ai siti della rete Natura 2000 localizzati a valle dell’area e al di fuori

dell’area in studio e senza interferenza alcuna.

Il tecnico redattore

Arch. Marcello Iannuzziello

ottobre 2017

LE

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Alterazione di suolo

Scavi, sbancamenti e movimenti

terra.

Rumore e vibrazioni

Emissioni inquinanti in caso d'incidente o

malfunzionamento

Produzione di rifiuti

Incremento traffico veicolare

Consumo di suolo

Livello occupazionale

Modifica regime

idrico superficiale e sotterraneo

Regimazione acque meteoriche

Consumo e impegno di risorse

(acqua, energia, inerti)

Interferenza sulla rete relazionale

e sul traffico

Introduzione elementi estranei

alla visuale e ai caratteri figurativi del

paesaggio

Sottrazione habitat

Modificazione d'uso del suolo

Rischio di incidenti

Emissioni di radiazione elettromagnetiche

Produzione di energia

da fonte rinnovabile

COMPONENNTI AMBIENTALI

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Rumore e vibrazioni

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Produzione di rifiuti

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Consumo di suolo

Livello occupazionale

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Regimazione acque meteoriche

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(acqua, energia, inerti)

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FONTI CONSULTATE

• Valutazione degli effetti ambientali del 12.03.2012 del Dott. Geologo

Giuseppe GALLICCHIO (committente Dott. Gaetano APPIO), relativamente al PIANO

OPERATIVO CON VALENZA DI P.I.P. DELLA ZONA D3 DEL PRG di Scanzano

Jonico.

• DGR 1345/2013 - Documento di riprogrammazione del trasporto pubblico

locale e del trasporto ferroviario regionale.

• DGR n° 2217 del 29.10.2010 (Presa d'atto del documento "Inventario delle

emissioni di inquinanti dell'aria" e approvazione del documento "Valutazione

preliminare della qualità dell'aria ambiente e classificazione del territorio in zone o

agglomerati").

• DGR 1345/2013 - Documento di riprogrammazione del trasporto pubblico

locale e del trasporto ferroviario regionale e relativo aggiornamento del Piano Regionale

dei Trasporti 2016-2026, pubblicato nel Supplemento al Bollettino Ufficiale della

Regione Basilicata n. 1 del 16 gennaio 2017.

• DGR n° 2217 del 29.10.2010 (Presa d'atto del documento "Inventario delle

emissioni di inquinanti dell'aria" e approvazione del documento "Valutazione

preliminare della qualità dell'aria ambiente e classificazione del territorio in zone o

agglomerati").

• PATTO PER LO SVILUPPO DELLA REGIONE BASILICATA (Attuazione

degli interventi prioritari e individuazione delle aree di intervento strategiche per il

territorio) del 02 maggio 2016.

• Il Distretto Agroalimentare di Qualità del Metapontino è stato riconosciuto

dalla Regione Basilicata con la D.G.R. n.1256 del 24/05/2004 e, successivamente,

istituito con la D.C.R. n. 855 del 12/10/2004, ai sensi della L.R. 1/2001.

• STRATEGIA DI SVILUPPO LOCALE in Basilicata 2014/2020 - Misura 19 -

Priorità 6;

• Piano Energetico Ambientale Regionale della Basilicata approvato con

L.R.n.1/2000;

• Pai Basilicata – Autorità di Bacino della Basilicata

• Natura 2000 – Schede Regione Basilicata