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Comune di Isca sullo Ionio (CZ) Studio Preliminare Ambientale

Recupero Ambientale e Salvaguardia del litorale costiero nel Comune di Isca sullo Ionio (CZ)

1. PREMESSA pg. 3 2. Quadro di riferimento programmatico: pg. 4 3. Quadro di riferimento progettuale pg. 12 3.1 Descrizione del progetto; 3.2 Tipologie costruttive; 3.5 Fasi realizzative 4. Quadro di riferimento ambientale pg. 16 4.1 suolo e sottosuolo; 4.2 clima; 4.3 gemorfologia ed idrologia 4.4 Uso del suolo 4.5 ambiente marino e biodiversità; 4.6 Habitat; 4.7 Paesaggio; 4.8 Salute umana. 5. Effetti sull’Ambiente pg. 31 5.1 Analisi delle alternative; 5.2 Componente socio-economica

6. Conclusioni e Misure di Mitigazione pg. 35

1. PREMESSA Il presente Studio preliminare ambientale è parte integrante del progetto di “Recupero Ambientale e Salvaguardia del Litorale Costiero del Comune di Isca sullo Ionio” e viene redatto ai fini della verifica di assoggettabilità , prevista ai sensi dell’art.6 del Regolamento Regionale del 04/08/2008, emesso per disciplinare le disposizioni previste dal D.Lgs. 3

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aprile 2006, n. 152 e s.m.i. (Testo Unico dell’Ambiente), così come modificato, con ulteriori disposizioni correttive ed integrative, dal D.Lgs. 16 gennaio 2008, n.4. Ai fini della redazione degli elaborati progettuali è stato necessario preliminarmente effettuare una campagna di rilievi topografici e batimetrici, mentre per la caratterizzazione sedimentologica e chimico fisica delle sabbie si è provveduto ad i relativi campionamenti in sito. Le opere in esame , per come meglio di seguito in dettaglio specificate nella relazione generale di progetto, si rendono necessarie a causa della erosione costiera generata dalla presenza di una struttura portuale, posta a sud, adiacente dell’intervento in esame, nel territorio del Comune di Badolato. In relazione al DPR 12/04/1996 e secondo il R.R. 04/08/08 il progetto risulta riportato nell’Allegato B – punto 7n e, pertanto, l’intervento dovrà essere sottoposto a verifica di assoggetabilità. Inoltre l’area di intervento è a ridosso dell’area SIC (IT9330107), caratterizzata da dune costiere e vegetazione psammofila e risulta anche sito di nidificazione della caretta caretta, per cui, ai sensi dell’art.6 della Direttiva Comunitaria 92/43/CEE, “Direttiva Habitat”, il progetto viene sottoposto ulteriormente a Valutazione di Incidenza Ecologica (VIEc), sulla base dell’apposita Relazione , che allegata alla presente, è parte integrante del presente studio. Ciò premesso ,partendo da un’analisi di tutti gli strumenti pianificatori a livello territoriale, il presente Studio Preliminare Ambientale, in maniera da illustrare le componenti e gli effetti sull’ambiente e poter considerare eventuali misure di mitigazione, viene di seguito redatto sulla base dei tre quadri fondamentali della procedura di impatto ambientale costituiti da: • Quadro di riferimento programmatico; • Quadro di riferimento progettuale; • Quadro di riferimento ambientale.

2. QUADRO Dl RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

Il progetto in esame è inerente alla realizzazione degli interventi di “Recupero ambientale difesa e salvaguardia del litorale ionico del Comune di Isca sullo Ionio” e risulta redatto in coerenza con la legislazione e le direttive regionali, nazionali e comunitarie al fine di garantire la tutela ambientale e la pianificazione e la programmazione territoriale.

Nel presente capitolo, quindi, si prende in esame la normativa di settore e gli strumenti di pianificazione adottati a livello regionale, provinciale e comunale, al fine

di verificare le previsioni relative alle destinazione d’uso del territorio oggetto di esame, anche in relazione al recepimento dell’Area SIC presente. 2.1 La pianificazione territoriale regionale

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Lo stato di attuazione della pianificazione territoriale in Calabria registra purtroppo un grave ritardo.

La prima legge regionale significativa in materia di pianificazione è stata manata cinque anni dopo la legge Galasso: L.R. n° 23 “Norme in materia di Pianificazione Regionale e disposizioni connesse all’attuazione della legge 8 agosto ’85 n. 431” del 12 Aprile 1990.

Per l’attuazione di questa prima normativa la Giunta Regionale aveva, a suo tempo, incaricato le Università Calabresi di elaborare il “Piano Territoriale di Coordinamento con Valenza Paesistica”. Ancora oggi, però, nonostante sia intervenuto anche un commissariamento da parte del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, il Piano elaborato dalle citate Università non è mai stato approvato.

Solo nell’anno 2002 è stata finalmente emanata la legge urbanistica della Calabria: L.R. n° 19 del 16 aprile 2002 “Norme per la tutela, governo ed uso del territorio – Legge Urbanistica della Calabria”. La legge promuove il principio dello sviluppo sostenibile e, coerentemente con quanto sancito dalla “Convenzione europea del Paesaggio” (Firenze, 20 ottobre 2000), riconosce il paesaggio come un elemento chiave del benessere individuale e sociale la cui salvaguardia, gestione e pianificazione comportano diritti e responsabilità per ciascun individuo.

A tal proposito, infatti, la legge regionale individua alcuni obiettivi che si muovono proprio in questa direzione, tra i quali:

- Garantire che l’attuazione di processi di trasformazione rispettino i connotati materiali essenziali del territorio e delle sue singole componenti e ne conservino le caratteristiche culturali determinate dalle vicende naturali e storiche;

- Rendere migliore la qualità della vita e la salubrità degli insediamenti urbani; - Ridurre e mitigare gli impatti degli insediamenti sui sistemi naturali ed ambientali; - Promuovere la salvaguardia, la valorizzazione ed il miglioramento delle qualità

ambientali, architettoniche, culturali e sociali del territorio urbano, mediante azioni di riqualificazione del tessuto esistente, allo scopo di eliminare gli svantaggi territoriali.

La legge riconosce, quindi, il paesaggio quale componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, delle quali è espressione della diversità, del comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità. Stabilisce altresì politiche di sviluppo del territorio volte alla protezione, alla gestione, alla pianificazione attraverso l’adozione di procedure con forme di concertazione tra il pubblico, gli enti locali gli altri attori locali.

La legge regionale definisce ed individua in particolare: - il sistema naturalistico ambientale (tutto il territorio non interessato dal tessuto urbano), - il sistema insediativo (sede delle attività umane), - il sistema relazionale (costituito dalle reti di comunicazione, di distribuzione ecc.). A partire da questa articolazione del territorio la legge organizza e disciplina la

pianificazione dell’intera Regione in un sistema piramidale che prevede, in particolare, i seguenti strumenti di pianificazione:

Livello Regionale: Quadro Territoriale Regionale (QTR), che rappresenta lo strumento di indirizzo per la pianificazione del territorio attraverso il quale si individuano gli obiettivi generali e gli orientamenti per l’identificazione dei sistemi territoriali e si indirizzano gli enti locali alla pianificazione e programmazione di loro competenza.

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Livello Provinciale: Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), strumento di programmazione attraverso il quale l’Amministrazione Provinciale svolge un ruolo di coordinamento programmatico e di raccordo tra gli indirizzi di sviluppo territoriale della Regione e la pianificazione urbanistica comunale.

Livello Comunale: Piano Strutturale Comunale (PSC), che attua la pianificazione ed il governo del territorio comunale in sintonia con quanto previsto dai Piani sovraordinati (QTR e PTCP) e che trova attuazione attraverso il Piano Operativo Temporale (POT), i Piani Attuativi Unitari (P.A.U.) e gli strumenti di pianificazione negoziata.

L’attuazione della legge urbanistica viene affidata alle “linee Guida”, necessarie a coordinare tutti gli strumenti di pianificazione a vario livello nonché a rendere concreti tutti i principi e gli obiettivi che la legge stessa individua.

Dalla ricognizione effettuata presso i Comuni interessati dalla presenza di SIC, come nel caso in esame, si dispone di un Piano Regolatore Generale quale unico strumento di pianificazione vigente.

Attualmente, in Calabria, l’unico strumento che attiene alla pianificazione del territorio, già vigente sul territorio regionale, è il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico della Calabria (PAI), approvato con Delibera della Giunta Regionale n. 2984 del 7 luglio 1999 e ss. mm. ii.:

- Delibera di Giunta Regionale n. 3410 del 26 ottobre 1999 , Legge 13.07.1999 n.226, art. 9 comma 2. Adempimenti ;

- Delibera di Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino Regionale n. 10 del 27 aprile 2001, Proposta di adozione del progetto di Piano Stralcio per la tutela del rischio idrogeologico con le modalità di cui all’art. 20 della L. 18.05.1989, n. 183 e

successive modificazioni; - Delibera di Giunta Regionale n. 345 del 27 aprile 2001, L. 11.12.2000 n. 365 – art.

1 bis – Adozione del progetto di Piano Stralcio per la tutela del rischio idrogeologico -Provvedimenti

- Delibera di Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino Regionale n. 13 del 29 ottobre 2001, DL 180/98 e successive modificazioni ed integrazioni –Adozione Piano

di Assetto Idrogeologico (PAI) - Delibera di Giunta regionale n.900 del 31.10.2001, DL 180/98 e successive

modificazioni ed integrazioni – Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) - Provvedimenti - Delibera di Consiglio Regionale n. 115 del 28.12.2001, DL 180/98 e successive modificazioni. Piano stralcio per l’assetto idrogeologico. Il Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico persegue le finalità del DL 180/98 emanato

per accelerare quanto già previsto dalla legge organica ed ordinaria sulla difesa del suolo n.183/89.

Il Piano è finalizzato alla valutazione del rischio di frana, di alluvione e di erosione costiera e rappresenta, per la Calabria, la prima vera occasione di dotarsi di uno strumento unitario sulla difesa del suolo.

Tra i presupposti principali del Piano troviamo: - recuperare il tempo perduto, a partire dalla legislazione più innovativa quale la L.183/89; - ridare unitarietà all’azione pianificatoria e programmatoria del territorio; - creare un sistema di conoscenze territoriali su basi scientifiche; - restituire un ruolo attivo alla Regione attraverso organi quali l’Autorità di Bacino;

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- acquisire una coscienza sulla necessità di un territorio più sicuro, base dello sviluppo economico e sociale della Regione; - valorizzare le risorse ambientali e paesaggistiche; - promuovere la cultura della previsione e, quindi, della prevenzione. Il PAI definisce il rischio idrogeologico a partire dall’entità delle perdite di vite umane,

feriti, danni a proprietà, interruzione di attività economiche, in conseguenza del verificarsi di frane, inondazioni o erosione costiera.

Il Piano individua il rischio nell’ambito delle aree in frana, che possono essere inondate, oppure soggette ad erosione costiera, caratterizzate dalla contestuale presenza di elementi esposti a rischio.

Gli elementi esposti a rischio sono costituiti dall'insieme delle presenze umane e di tutti i beni mobili e immobili, pubblici e privati, che possono essere interessati e

coinvolti dagli eventi di frana, inondazione ed erosione costiera. Nelle finalità del Piano, le situazioni di rischio sono classificate in tre categorie: - rischio di frana - rischio d'inondazione - rischio di erosione costiera Per ciascuna categoria di rischio, in conformità al D.P.C.M. 29 settembre 1998 ("Atto

di indirizzo e coordinamento per l’individuazione dei criteri relativi agli adempimenti di cui all’art. 1, commi 1 e 2, del decreto legge 11 giugno 1998, n. 180."), sono definiti quattro livelli:

R4 - rischio molto elevato: quando esistono condizioni che determinano la possibilità di perdita di vite umane o lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici e alle infrastrutture, danni gravi alle attività socio-economiche;

R3 - rischio elevato: quando esiste la possibilità di danni a persone o beni, danni funzionali ad edifici e infrastrutture che ne comportino l'inagibilità, interruzione di attivitàsocio-economiche;

R2 - rischio medio: quando esistono condizioni che determinano la possibilità di danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale senza pregiudizio diretto per l’incolumità delle persone e senza comprometterne l’agibilità e la funzionalità delle attività economiche;

R1 - rischio basso: per il quale i danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono limitati.

Il Piano riporta le situazioni di rischio e/o pericolo d'inondazione stimate dall’Autorità attraverso indagini estese su tutto il territorio di competenza e sulla base delle caratteristiche dei fenomeni rilevati o attesi e delle indagini esperite.

Il PAI disciplina, attraverso le “Norme tecniche di attuazione”, l’uso del territorio nelle:

- aree perimetrate mediante modellazione analitica con attribuzione delle classi R4, R3, R2 e R1 (sopra richiamate);

- aree storicamente inondate e/o localizzate dai Piani di Protezione Civile e riportate nell’Atlante allegato al piano; aree all’intorno di punti critici rilevati e indicati nel PAI (riduzioni di sezioni, ostruzioni, rotture d’argine, ecc.);

- rimanenti aree lungo i corsi d’acqua censiti nel catasto del reticolo idrografico e non ricadenti in quelle di cui ai punti a e b, di cui all’art. 9 comma b.

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Il PAI individua, inoltre, le aree a rischio e/o pericolo di erosione costiera e ne riporta le perimetrazioni nei tratti di costa a cui si attribuiscono classi di pericolo di tipo R3 ed R2.

Riporta, altresì, le aree con fenomeni di arretramento della linea di riva per effetto dell’erosione costiera individuando una fascia ove sussiste pericolo di erosione costiera di m 50 parallela alla linea di riva nel suo attuale assetto.

Un’altra normativa da prendere in considerazione per avere il quadro più completo circa la regolamentazione regionale dell’assetto urbanistico e della pianificazione del territorio, è sicuramente la “legge quadro regionale in materia di aree protette” L.R. 10/2003, approvata dal Consiglio Regionale della Calabria nella seduta del 25 giugno 2003. Essa scaturisce dalla legge quadro nazionale n. 394 del 6.12.1991 e disciplina in maniera organica il sistema integrato delle aree protette, che viene distinto nelle seguenti categorie:

- parchi naturali regionali, - riserve naturali regionali, - monumenti naturali regionali, - paesaggi protetti, - paesaggi urbani monumentali, - siti comunitari, - parchi pubblici urbani e giardini botanici.

oltre alle finalità indirizzate alla conservazione del patrimonio naturale, in tutti i suoi aspetti, e alla reintegrazione e salvaguardia degli habitat e della biodiversità, tra gli obiettivi della suddetta legge regionale vi sono la promozione e salvaguardia delle attività culturali, scientifiche e didattiche educative nonché dei valori antropologici, architettonici, storici, delle attività agro-silvo-pastorali e di ogni altra attività tradizionale comunque compatibile con le finalità della legge stessa.

Gli obiettivi che la legge individua sono: - conservazione del patrimonio forestale, miglioramento dei boschi esistenti tramite

interventi di rimboschimento, ricostituzione dei boschi degradati finalizzati alla salvaguardia degli habitat naturali e della biodiversità;

- salvaguardia di biotopi, di associazioni di vegetali o forestali e di formazioni geologiche, geomorfologiche e paleontologiche di rilevante valore storico, scientifico e culturale;

- difesa della flora e della fauna al fine di migliorare le funzioni produttive e sociali delle aree protette;

- disciplina del corretto uso del territorio a fini culturali, scientifici, didattici, educativi e ricreativi;

- miglioramento delle condizioni di vita mediante la costruzione di infrastrutture al fine di rendere maggiormente fruibili le aree protette ed incentivare le attività economiche ed imprenditoriali, in armonia con le finalità della presente legge;

- sviluppo delle aree interne anche mediante la costruzione di laghetti collinari, la costruzione e la sistemazione di condotte di adduzione per uso irriguo, al fine di rendere più redditizie le attività agro-silvo-pastorali;

- difesa degli equilibri idraulici e idrogeologici mediante interventi per la sistemazione dei corsi d’acqua al fine di conseguire la riduzione del trasporto di detriti solidi ed il rinsaldamento delle sponde ed interventi a carattere integrativo, finalizzati alla difesa del territorio e alla sistemazione dei bacini.

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2.2 La pianificazione territoriale provinciale La Provincia di Catanzaro, così come altre province della Calabria, ha avviato le procedure per la predisposizione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale

(PTCP previsto dal D. Lgs.267/2000 e dalla legge regionale n° 19/2002) ed ha elaborato un documento preliminare di indirizzo per la redazione dello stesso.

Il documento oltre a delineare gli obiettivi prioritari del PTCP dedica anche un’attenzione particolare al “Rapporto tra PTCP e salvaguardia ambientale”.

Evidenzia, in particolare, la presenza di aree naturali protette, Parchi nazionali, Parchi Regionali, Riserve Statali Biogenetiche/orientate, Oasi e siti che costituiscono il sistema della “Rete Natura 2000”: Siti di interesse Comunitario (SIC) , Siti di Interesse Nazionale (SIN), Siti di Interesse Regionale (SIR) e Zone di Protezione Speciale (ZPS).

- Elenca, inoltre, le norme di riferimento che regolano il sistema delle aree naturali protette, che sono le seguenti: - Legge 394/91 (Legge quadro sulle aree naturali protette) e successive modifiche e - integrazioni; - Legge 157/92 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio); - L.R. 9/96 (Norme per la tutela e la gestione della fauna selvatica e l’organizzazione del territorio ai fini della disciplina programmata dell’esercizio venatorio); - L.R. 19/2002 (Norme per la tutela, governo ed uso del territorio – Legge Urbanistica della Calabria); - L.R. 10/2003 (norme in materia di aree protette); - Direttiva Comunitaria 92/ 43/CEE “Habitat” ; - Direttiva Comunitaria 79/ 409/CEE “Uccelli” ; - Direttiva Comunitaria 42/ 2001/CEE ("Concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente”); - DPR 357/97 e ss. mm. ii. (Regolamento di attuazione della direttiva 92/43/CEE – Conservazione habitat, flora e fauna selvatiche) ; - DPR 120/2003 (Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonche' della flora e della fauna selvatiche); - DPR 14-11-02 (Istituzione del Parco nazionale della Sila e dell’Ente Parco); - DPGR 16-12-03 (Delimitazione dell’area del Parco Naturale Regionale delle Serre); - Delibera G.R. 604/2005 (Deliberazione recante disciplina della normativa di valutazione d’ incidenza) - Delibera G.R. 607/2005 e Delibera G.R. 965/ 03 (Deliberazioni recanti rispettivamente Revisione del sistema delle ZPS e Perimetrazione del Parco Naturale Delle Serre.); - D.Lgs.42/2004 modificato dal D.Lgs. 63/2008 (Codice dei beni culturali e del paesaggio ex D.Lgs. 490/99, L.1089/39, L.1497/39, L.431/85, L.183/89 e L.394/91) (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali ed ambientali); - Piano di Indirizzo Regionale (PIR).

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Il documento preliminare di indirizzo al PTCP ribadisce che il “Principio generale della conservazione della natura è la gestione sostenibile delle singole risorse ambientali, il rispetto delle relative condizioni di equilibrio naturale, la conservazione di tutte le specie animali e vegetali e dei loro patrimoni genetici. Ciò è perseguito attraverso gli strumenti della conoscenza, pianificazione e programmazione, nonché la promozione e l’istituzione delle aree protette”. Inoltre, in ordine al sistema integrato delle aree protette, nel documento vengono richiamati gli obiettivi che lo stesso sistema persegue: - Conservazione del patrimonio forestale, miglioramento dei boschi esistenti tramite interventi di rimboschimento, ricostituzione dei boschi degradati finalizzati alla salvaguardia degli habitat naturali e della biodiversità; - salvaguardia dei biotopi, di associazioni di vegetali e forestali e di formazioni geologiche, geomorfologiche e paleontologiche di rilevante valore storico, scientifico e culturale; - difesa della flora e della fauna, delle associazioni vegetali, forestali al fine di migliorare le funzioni produttive e sociali delle aree protette, delle formazioni paleontologiche di comunità biologiche, la difesa del paesaggio naturale ed antropizzato tradizionale, i biotopi, i valori scenici e panoramici, gli equilibri ecologici, il patrimonio biogenetico; - disciplina del corretto uso del territorio, conoscenza della natura ed educazione ambientale dei cittadini; - miglioramento delle condizioni di vita mediante la costruzione di infrastrutture al fine di rendere maggiormente fruibili le aree protette ed incentivare le attività economiche ed imprenditoriali; - sviluppo delle aree interne anche mediante la costruzione di laghetti collinari la costruzione e la sistemazione di condotte di adduzione per uso irriguo, al fine di rendere più redditizie le attività agro-silvo-pastorali; - difesa degli equilibri idraulici ed idrogeologici mediante interventi per la sistemazione dei corsi d’acqua al fine di consentire il ripristino di sufficienti condizioni di equilibrio naturale sulle sponde, necessari per assicurare la riduzione degli eventi calamitosi ed interventi a carattere integrativo, finalizzati alla difesa del territorio e alla sistemazione dei bacini; - la conoscenza scientifica della flora e della fauna calabrese utile a realizzare il censimento delle specie biologiche con particolare attenzione delle specie rare. La Provincia di Catanzaro, attraverso il PTCP, promuove l’applicazione di metodi di gestione e di valorizzazione ambientale tesi a realizzare l’integrazione tra l’uomo e l’ambiente naturale anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, architettonici, archeologici e storici, nonché delle attività agricole produttive ed agrosilvo-pastorali, di agricoltura biologica e di ogni altra attività economica tradizionale attualmente in uso e comunque compatibili con gli obiettivi di conservazione e tutela della natura. A tal proposito, il P.T.C.P, oltre alla tutela degli ecosistemi naturali e degli habitat delle specie di flora e fauna presenti sul territorio, garantirà continuità alle attività agricole in grado di promuovere biodiversità e gestione sostenibile dello spazio rurale del paesaggio, promuovendo anche le attività agro-ambientali. All’ interno del sistema delle aree protette del territorio provinciale, saranno promosse forme di educazione ambientale, principalmente da parte della Provincia. Sarà incoraggiata

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ogni forma di collaborazione tra Enti Locali, le forze sociali ed il terzo settore presenti nel territorio, al fine di realizzare forme di sviluppo economico e di nuova occupazione.

La Regione Calabria, relativamente alla situazione dell’evoluzione delle linee di riva , dispone di uno studio specifico sulla ”Indagine conoscitiva dello stato delle coste calabresi”, oltre ad una ampia documentazione sui danni registrati a carico dei centri abitati e delle infrastrutture.

Relativamente agli aspetti connessi con l’erosione delle coste ‘indagine conoscitiva suddetta, riporta una serie di dati sulla dinamica dei litorali sulla base dei confronti con le linee di rive dal 1988 al 2003. Parte della indagine è contenuta in un “Rapporto sulla programmazione di interventi a larga scala” che individua 21 tratti critici lungo il litorale ionico e 22 lungo il litorale tirrenico.

Considerata la preoccupante situazione messa in luce dal PAI e dall’Indagine conoscitiva di cui sopra, La Regione Calabria ha inteso destinare una parte dei fondi assegnati alla Delibera CIPE n.35 del 27/05/2005 alla stipula di un Accordo di Programma Quadro (APQ) “Difesa del Suolo” – Erosione delle Coste.

L’importo destinato a detto APQ, in relazione al riparto della Delibera di G.R n°838/2005 è risultato pari a 45.000.000,00 di euro.

Tale importo non permette di risolvere l’intere problematiche in atto ma sicuramente consentono di programmare una serie di interventi lungo i punti più critici del litorale calabrese.

In merito all’interevento in esame sono stati stanziati 800.000,00 euro. In relazione a quanto sopra con Del. di G.R. n°1158 del 27/12/2005, in esecuzione

all’art.10 della L.R. n°10/2005, l’ABR (Autorità di Bacino Regionale) ha in corso di redazione il Piano di Gestione delle Coste, che andrà a definire , oltre che una verifica dell’attuale stato del litorale costiero,il programma pluriennale di intervento a medio e lungo termine ,la relativa copertura finanziaria e le modalità di monitoraggio delle dinamiche costiere.

L’intervento in esame andrà ad insistere in parte su un’area demaniale marittima ed in parte sull’antistante specchio d’acqua lungo il litorale della costa del Comune di Isca sullo Ionio.

Il progetto definitivo, di seguito allegato,oltre a fornire una chiara identificazione degli aspetti paesaggistici presenti, intende assicurare la compatibilità dell’opera proposta con le caratteristiche morfologiche, geologiche, naturali ed ecologiche del territorio interessato, caratterizzato dalla presenza della area SIC strettamente connessa ai fenomeni evolutivi del litorale costiero.

- L’Amministrazione Comunale, ritenendo le opere progettate indispensabili per arrestare l’attuale degrado ambientale e consentire la riqualificazione ambientale e la salvaguardia del litorale interessato, al fine di poter procedere alla realizzazione dell’intervento andrà a convocare una conferenza dei Servizi ai sensi delle disposizioni legislative vigenti.

Nonostante ciò la Conferenza dei Servizi rimarrà comunque condizionata da quanto il Dipartimento Regionale dell’Ambiente, in fase di verifica di assoggettabilità ambientale, potrà disporre in merito alla soluzione progettuale prevista.

3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

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3.1 Descrizione del Progetto

L’area interessata dall’intervento risulta ubicata lungo il litorale del Comune di Isca sullo Ionio , al confine con il Comune di Badolato, in sinistra della foce del torrente Gallipari, interessa una fascia costiera di circa mt. 2000 ed il relativo antistante specchio d’acqua.

Il progetto è inerente al recupero ambientale ed alla salvaguardia del litorale costiero soprariportato a causa degli effetti provocati dalle opere foranee del porto di Badolato, la cui realizzazione ha comportato negli anni l’avanzamento del tratto di costa a sud del porto (sopraflutto) e una forte erosione nel tratto di costa a nord(sottoflutto), per come dimostrato nello studio morfodinamico parte integrante degli elaborati di progetto.

Dal punto di vista orografico l’arenile interessato si presenta pianeggiante con una leggera pendenza in direzione ovest — est , delimitata a monte dalla area SIC , a sud dal torrente Gallipari e dall’opera portuale , a nord dalla spiaggia e litorale del Comune di Isca.

L’Amministrazione Comunale di Isca sullo Ionio guarda con interesse all’iniziativa in esame in quanto oltre ad intervenire su un’area degradata, può rappresentare un occasione irrinunciabile per valorizzare gli aspetti naturalistici e turistici del litorale interessato , in quanto uniche e valide risorse per lo sviluppo locale.

La progettazione inerente all’intervento in esame viene pertanto approntata con lo scopo di:

- proteggere la linea di costa e, pertanto l’esistente area naturalistica; - valorizzare gli aspetti naturali e turistici dell’area di intervento, preservando dal

ulteriori fenomeni erosivi il litorale sabbioso del Comune di Isca sullo Ionio, conservando per quanto possibile, le condizioni originarie;

A tal riguardo occorre premettere che il fenomeno evolutivo in atto è governato dalla presenza della struttura portuale e che sulla base delle recenti evoluzioni della linea di riva si può ritenere che abbia raggiunto una condizione di “saturazione” e pertanto in futuro si dovrebbe registrare una ripresa delle condizioni di flusso longitudinale che andranno qualche misura ridurre i ratei di erosione/avanzamento alle due estremità del tratto di costa considerato.

Sulla base dello studio finalizzato all’analisi dei fenomeni di morfodinamica costiera, a corredo del progetto , sono stati ipotizzati tre tipi di intervento , al fine di valutarne, in modo oggettivo i benefici attesi nel medio e lungo termine.

Con riferimento alla linea di riva 2006, le simulazioni sono state condotte sotto l’ipotesi che i ratei di variazione annua all’estremità della griglia di calcolo, utilizzati come condizione al contorno, rimangano i medesimi anche nello scenario futuro, e che il clima meteomarino risulti mediamente lo stesso negli anni futuri.

1a Ipotesi : La prima simulazione ha riguardato l’evoluzione nel medio-lungo periodo del litorale di Isca nell’ipotesi di non intervento (opzione zero) , per un intervallo di tempo di 10 anni.

2a Ipotesi : Il secondo tipo di intervento ha contemplato il semplice ripascimento del tratto di costa immediatamente a ridosso del molo di sottoflutto del porto di Badolato.

Tale scenario comporta interventi di prelievo del materiale sabbioso nella zona di sopraflutto del porto associati ad un contestuale refluimento nel tratto di costa a Nord del molo sottoflutto.

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In questo modo si può assicurare il “by-pass” del trasporto solido litoraneo nei confronti delle opere foranee portuali, modellando la movimentazione antropica con i sedimenti “prelevati” nella zona di sopraflutto e “depositati” nella zona sottoflutto.

Nello studio di questa seconda ipotesi di intervento sono stati investigati tre diversi livelli, ipotizzando ratei di ripascimento annui rispettivamente di 40.000 m³/anno, 80.000 m³/anno e 120.000 m³/anno.

3a Ipotesi: L’ultima configurazione di progetto studiata prevede la realizzazione di due pennelli in massi naturali, parzialmente emersi per il tratto di radicamento a terra, trasversali all’attuale linea di riva, le cui testate dei due pennelli risultano impostate su una profondità di tre metri.

Il pennello a ridosso del molo di sottoflutto è caratterizzato da una conformazione ad L con una lunghezza del tratto trasversale alla riva di 115 m mentre il tratto parallelo alla riva ha estensione pari a 55 m.

Il pennello posto all’estremità sinistra della griglia di calcolo ha lunghezza pari a 45 m.

Le opere trasversali, essendo parzialmente emerse, sono state modellate come “permeabili”, in grado di ostacolare solo in parte il trasporto solido longitudinale, con un coefficiente di permeabilità pari a 0.5. La barriera sommersa è stata modellata come un opera con elevato coefficiente di trasmissione (Kt=0.65).

La risposta morfodinamica di questo sistema di opere di difesa rigide è stata testata con il modello di spiaggia inizialmente senza considerare alcun ripascimento.

Successivamente l’intervento è stato simulato anche in abbinamento ad un intervento di ripascimento, realizzato con un by-pass delle sabbie caratterizzato da rateo di 40.000 m³/anno. Tale intervento, come in precedenza, è stato schematizzato come un prelievo di sedimenti a ridosso del molo di sopraflutto, ma in questo scenario il deposito è stato effettuato a valle del pennello più vicino al porto.

La combinazione di queste tipologie di intervento opportunamente calibrate e commisurate alla dinamica evolutiva del singolo sito in funzione degli obiettivi progettuali preposti ha portato a selezionare ed ottimizzare il progetto definitivo di riqualificazione e difesa dei tratti di costa in esame.

I risultati ottenuti hanno mostrato una forte tendenza all’avanzamento del litorale nella zona di sopraflutto al porto che è possibile contrastare solamente effettuando un prelievo di sedimenti consistente.

Allo stesso tempo nella zona di sottoflutto al porto si riscontra una forte tendenza erosiva.

La soluzione adottata è stata necessariamente quella relativa alla terza ipotesi, in quanto la sola , sulla base dei risultati ottenuti, come meglio evidenziato nello studio morfodinamico a cui si rimanda, in grado di contrastare la tendenza erosiva costiera in atto.

Particolare attenzione andrà posta alla dinamica litoranea al fine di ridurre eventuali problemi di impatto in corso d’opera (fenomeni di intorbidimento delle acque marine e/o deflazione di polveri e sabbie fini nelle fasi di esercizio) e minimizzare nel contempo gli interventi di ricarica/manutenzione dei volumi di ripascimento da attuare negli anni successivi.

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3.2 Tipologie costruttive Per quanto riguarda le opere rigide previste è stata prevista una tipologia

costituita da pennelli corti, parzialmente e totalmente sommersi , supportati da una protezione del fondale in corrispondenza dei varchi esistenti tra le barriere, al fine di ovviare agli attuali problemi di fuga di materiale verso il largo, dovuti alle correnti che potrebbero generare marcati approfondimenti dei fondali e conseguenti cedimenti delle limitrofe testate.

Il progetto , nella necessità di realizzare una riqualificazione del litorale secondo criteri di efficienza ed economicità di gestione da conciliarsi con l’esigenza di tutela del patrimonio ambientale presente, viene redatto in maniera da rendere compatibile l’impegno economico che si andrà ad assumere.

Dal punto di vista più strettamente progettuale, la realizzazione di un sistema di difesa costiera comporta la creazione di un insieme di elementi in grado di soddisfare le svariate esigenze di una società in continua evoluzione.

Rimane comunque la necessità di legare i caratteri progettuali agli elementi ambientali dell’ambito in cui si interviene e, contestualmente, procedere ad una sistemazione dell’area che si rifaccia ad aspetti naturalistici della zona.

L’ampia disponibilità , nel territorio comunale e nei territori limitrofil , di cave di granito, consente di procedere agevolmente alla realizzazione dei pennelli e delle altre strutture complementari. I materiali lapidei storicamente utilizzati in modo molto diffuso, per motivi principalmente legati al notevole impatto ambientale derivante dalla cavazione, vengono utilizzati esclusivamente per la realizzazione dei pennelli attraverso la coltivazione di cave presenti in zona regolarmente autorizzate.

I massi disposti in un apparente “disordine” garantiscono una elevata percentuale di vuoti non inferiore al 35-40% e sono una garanzia di una maggiore scabrezza e dissipazione di energia con relativo minore sormonto dell’onda.

Il materiale roccioso impiegato sarà granitico , molto compatto con spigoli vivi, e di forma irregolare.

Per il ripascimento artificiale delle spiagge sono stati pertanto, presi in considerazione diversi punti di prelievo compatibili con le caratteristiche tessiturali e mineralogiche dei sedimenti che costituiscono la spiaggia da risanare.

I punti di prelievo vengono opportunamente determinati nella zona di sopraflutto dell’attuale approdo turistico.

3.3 Fasi realizzative:

Considerato che il progetto interferisce con un’area portuale, oltre agli aspetti di esercizio dell’opera occorrerà programmare le fasi realizzative, i possibili effetti a lungo termine connessi e gli elementi di rischio connessi con le attività necessarie per la realizzazione dell’intervento.

L’obiettivo, nella scelta della migliore soluzione, non dovrà essere solo quello del soddisfacimento dei “bisogni” individuati ai minori costi possibili, ma anche quello di realizzare un’opera che produca il minimo disturbo all’ambiente circostante.

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Per quanto sopra andranno valutate le eventuali alterazioni che l’intervento potrebbe produrre sugli equilibri preesistenti, sull’utilizzazione attuale e futura del territorio in esame, sull’ambiente fisico, idrico, biologico, sul patrimonio estetico presente.

Le opere da realizzarsi possono essere suddivise secondo due tipologie : - Lavori di ripascimento delle spiagge con forniture e versamento di sabbie e

ghiaie; - Lavori di realizzazione di opere a gettata, anche sommerse, in massi naturali per

la realizzazione dei pennelli trasversali e della barriera sommersa; Tali lavori potranno essere condotti con mezzi e maestranze tipicamente marittime e/o terrestri in funzione della topografia e batimetria dell’area di cantiere, delle metodologie di fornitura ed approvvigionamento dei materiali, della tipologia delle pere e dei vincoli ambientali. Più in dettaglio , in relazione alle opere da realizzare , occorrerà pianificare: - le operazioni di prelievo del materiale per il ripascimento; - di approvvigionamento del materiale prelevato e trasportato dalle cave di prestito; - di spandimento e spianamento del materiale dal litorale mediante mezzi

meccanici; - di salpamento, rimodulazione e costruzione dei pennelli e della barriera

sommersa.

In presenza di un’area SIC andranno presi tutti i provvedimenti necessari per rendere minimo il disturbo provocato dal cantiere all’ambiente esterno (rumore, emissioni in atmosfera, vibrazioni, ecc.), secondo il cronogramma delle fasi attuative, opportunamente predisposto ed a corredo degli elaborati progettuali.

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4. QUADRO Dl RIFERIMENTO AMBIENTALE

Le componenti ambientali interessate dall’intervento in esame ed oggetto del presente studio sono rappresentate da:

1) suolo e sottosuolo; 2) clima; 3) gemorfologia ed idrologia 4) Uso del suolo 5) ambiente marino e biodiversità; 6) Habitat; 7) Paesaggio; 8) Salute umana.

4.1 Suolo e sottosuolo L’area di intervento ricade nella zona marina s.l.m e si accede dalla strada

comunale che si diparte dalla SS106 per raggiungere la strada litoranea di Isca sullo Ionio. Si presenta pianeggiante con elementi suborizzontali che evidenziano una

situazione morfologica stabile. Sono stati comunque effettuati una serie di rilievi geologici ed indagini con

l’esecuzione di sondaggi geognostici, prove di laboratorio ed indagini geosismiche per riconoscere e valutare :

- lo stato idrologico superficiale e sotterraneo; - la costituzione geoloitica del paesaggio; - i caratteri geotettonici e sismici; - i parametri fisico- meccanici dei terreni di fondazione Dalla Carta Geologica della Calabria inerente alla Marina di Isca , allegata allo

studio geologico-tecnico a corredo della presente,si evince che la stratigrafia dell’area oggetto di studio è caratterizzata dalla presenza di:

- Alluvioni mobili, ciottolose e sabbiose dei letti fluviali;depositi di litorale (ac); - Alluvioni fissate dalla vegetazione o artificialmente (af); - Prodotti soliflussione e dilavamento talora misti a materiale alluvionale (a); - Dune e sabbie eoliche, stabilizzate (dl); - Sabbie, ghiaie, conglomerati e sabbioni da bruno a bruno rossastri, poco costipati e facilmente disgregabili con permeabilità elevata.

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Dal rilevamento geologico e dall’indagine geognostica effettuata si è riscontrata la presenza di un terreno superficiale caratterizzato da alternanze di sabbie monogranulari e ghiaia con orizzonti limosi, tipica formazione prodottasi da varie fasi deposizionali dovute alle alluvioni fluviali ed alle ingressioni marine.

Detta area è interessata allo stato attuale da una situazione di equilibrio stabile ed esente da penalità geomorfologiche incidenti.

Per quanto attiene gli approfondimenti tecnici inerenti sia all’aspetto geologico che alla campagna geognostica effettuata si rimanda comunque alla relazione Geologica di progetto.

4.2 Clima

La maggior parte della regione è caratterizzata da una temperatura media annua compresa tra i 10 e i 16° C

L’andamento delle temperature durante l’anno varia in tutta la regione in

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modo uniforme, infatti i valori più bassi vengono raggiunti ovunque in Gennaio e Febbraio e quelli più elevati in Luglio e Agosto.

L’escursione termica annua aumenta con l’aumentare dell’altitudine e via via che si riduce l’azione mitigatrice del mare.

L’area di studio si colloca in una zona caratterizzata da una temperatura media annua compresa tra i 15° C e 23 ° C, da una temperatura media del mese più freddo maggiore di 7° C e da una media delle temperature minime maggiore di –4 0C.

4.3 Geomorgologia ed Idrologia

L’area di intervento si colloca nella zona mediana dell’unità fisiografica che si sviluppa per circa 35 Km da Punta Stilo sino alla Punta di Stalettì, che delimita il versante orientale del Comune di Squillace.

Con il termine “unità fisiografica” si indica un tratto di costa che non ha scambio dì materiale con le zone limitrofe: in queste aree esiste un equilibrio tra il materiale apportato alla spiaggia e quello sottratto. Una spiaggia sottile è soggetta a fenomeni di erosione quando l’equilibrio esistente in queste unità viene turbato da cause che possono essere naturali o antropiche. L’erosione di un litorale è la conseguenza di un asporto di materiale in quantità superiore a quella di apporto.

La configurazione dell’ ambiente spiaggia è soggetta a continue trasformazioni,

dovute all’azione di diversi fattori. •••• apporto fluviale; •••• vento, moto ondoso; •••• correnti marine; •••• subsidenza; •••• eustatismo. Il trasporto solido litoraneo determina sia un continuo scambio di materiale tra la

spiaggia emersa e quella sommersa sia un movimento dei sedimenti lungo la costa. Poiché tali forze sono capaci di mutare composizione e forma della spiaggia con la

sottrazione o l’aggiunta di materiali, risulta evidente che tale equilibrio è alquanto instabile, perché soggetto al mutare delle forze stesse.

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Il trasporto solido dei fiumi è la principale fonte di approvvigionamento di sedimenti. I materiali che arrivano alle foci sedimentano formando~un rialzo del fondale sabbioso che è sottoposto alle sollecitazioni del màre. Il vento (frequenza, velocità, direzone) oltre a generare onde, accelera o rallenta le correnti superficiali; si riscontra che, nel caso in esame , l’aumento di frequenza dei venti provenienti da Est e Sud-Est, comporta un maggior ritiro della linea di costa. Poiché l’aumento dei venti influisce sulle onde, le stesse influiscono anche sul trasporto delle sostanze, determinando così una modifica dell’assetto della costa. Il moto ondoso ha una importante influenza sulla dinamica delle spiagge. Infatti quando l’onda si frange formando un angolo con la riva, l’acqua riceve un impulso di cui una componente è perpendicolare e una parallela alla linea di spiaggia. Quest’ultima componente dà luogo alla CORRENTE DI SPIAGGIA (Jong-shore current) che sposta la sabbia lungo la spiaggia. Le onde, poi, distribuiscono i materiali provenienti di fiumi. La subsidenza, ovvero il fenomeno di abbassamento del suolo è una delle principali cause dell’erosione della costa, mentre l’eustatismo, corrisponde alle variazioni del livello marino dovute soprattutto alle glaciazioni.

Generalmente i nostri litorali, caratterizzati da spiagge emerse sottili, sono interessati dal fenomeno dei trasporto solido che ha, in generale, una componente nella direzione parallela alla linea di riva e una ortogonale alla stessa. Per ricavare la tipologia del trasporto solido prevalente si fa riferimento all’angolo che il fronte d’onda forma con la linea di costa. Se questo angolo risulta superiore a 5° si ritiene prevalente il trasporto diretto parallelamente alla linea di costa (Iong-shore); nel caso contrario predomina quello ortogonale alla linea di costa (cross-shore).

A seguito della realizzazione dell’approdo turistico di Badolato si è formata una nuova unità fisiografica che va da Punto Stilo ad Isca sullo Ionio.

Essa presenta le caratteristiche tipiche delle spiaggie ricche di sedimenti, con la presenza di una duna costiera e di una pronunciata barra litoranea assestata intorno alla profondità di 4-5 metri e posta ad una distanza dalla battigia variabile da 350 a 300 mt, che risulta visibile anche dalle foto aeree.

Relativamente al Comune di Isca si registra, negli ultimi sette anni, un marcato fenomeno erosivo a ridosso del Torrente Gallipari che ha compromesso la spaggia emersa ed ha esposto all’azione erosiva anche la fascia dunale.

Questo marcato fenomeno erosivo è facilmente riconducibile alla realizzazione delle opere foranee del porto turistico, completato nell’anno 2001, nel Comune di Badolato proprio alla foce, sulla destra, idrografica, del torrente Gallipari.

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L’effetto immediato, in questi ultimi sette anni, è stato la inevitabile deriva dei sedimenti, con dispersione della frazione più fine verso il largo, non adeguatamente compensata dagli apporti solidi dei corsi d’acqua e/o dal trasporto solido litoraneo, intercettato e deviato a largo dalle opere foranee del porto.

Allo stato si verifica un progressivo arretramento della spiaggia lungo il litorale del Comune di Isca sullo Ionio e, durante le mareggiate , si assiste al coinvolgimento della fascia dunale con conseguenti elevati livelli di rischio di erosione per tutta la fascia litoranea comunale e la realtiva area SIC.

erosione costiera : vista dell’area SIC “Dune di Isca” e dell’approdo turistico

IL paraggio costiero del Comune di Isca si affaccia sul Mar ,nella zona meridionale del Golfo di Squillace ed interessa un tratto di costa oggetto di intervento di circa 2Km nella fascia compresa tra i torrenti Salubro e Gallipari .

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La ricostruzione storica dell’evoluzione del litorale di Isca è stata condotta sulla base delle immagini aeree attualmente disponibili che riportano :

- la inea di riva del 1994; - la linea di riva del 2000; - la linea di riva del 2006

Attraverso il Piano di Gestione delle Coste che L’ABR ha in corso di redazione si intenderà contrastare il fenomeno dell’erosione , secondo principi di sviluppo sostenibile ed in funzione della tutela e valorizzazione delle risorse ambientali.

In un’epoca in cui le problematiche ambientali sono diventate prioritarie e dove si parla sempre più di sostenibilità dello sviluppo, le scelte progettuali e localizzative sono diventate fondamentali, essendo ogni intervento sul litorale legato alla trasformazione della costa per la quale, nell’ individuare le forme più idonee per preservarla, occorre comunque consentire lo sviluppo sociale e il diffondersi di sempre nuove e complesse esigenze.

Allo stato di fatto l’obiettivo che occorre comunque raggiungere è quello di stimolare la tutela e valorizzazione del patrimonio paesistico presente e contemporaneamente gestire il processo in atto di trasformazione e antropizzazione del litorale in esame.

Per quanto premesso ,in armonia con quanto già previsto nella pianificazione territoriale vigente, gli interventi previsti dovranno consentire il recupero ambientale e la difesa del litorale costiero attraverso opere integrate e compatibili con i caratteri dei luoghi in cui verranno collocate. Lo studio dell’evoluzione del litorale è stato comunque condotto sulla base dei rilievi disponibili della linea di riva , determinate da differenti fonti ( Carte IGM, rilievi topografici, rilievi aerofotogrammetrici ed ortofoto satellitari) che hanno consentito di determinare l’evoluzione del litorale dal 1955 ai giorni nostri.

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Dal confronto tra le linee di riva sono evidenti le variazioni quantitative in termini di volumi e avanzamenti/arretramenti dei litorali per il periodo 1955 - 2006. Con la costruzione dell’approdo turistico (1998-2002) è evidente l’alterazione del regime del trasporto solido litoraneo dovuto all’influenza del porto.

4.4 USO DEL SUOLO L’attuale uso del suolo è stato possibile verificarlo sia attraverso sopralluoghi tecnici-scientifici sia attraverso dati ,cartografie ed ortofoto disponibili. In particolare è stato esaminato l’infralitorale superiore, il sopralitorale ed il retrospiaggia ed il terreno retrostante fine al confine rappresentato dalla linea ferroviaria.

Le dune fisse:Sollevate per circa tre metri scorrono, parallelamente al litorale, le dune costituite

da depositi sabbiosi colonizzati, sul versante esposto al mare, da alofite pioniere. Questo particolare ambiente riserva agli organismi condizioni di vita difficili, rese

ancora più estreme dalla tipologia del substrato di tipo argilloso. Ciò nonostante piante pioniere si insediano tenacemente ancorandosi sulle dune,

conferendo stabilità alle stesse con la loro fitta rete di radici sotterranee

Area SIC Dune di Isca : Dune fisse Relativamente consolidate le dune risultano ricoperte da vegetazione

psammofila, con una copertura percentuale stimabile del 20-25%. Non sono state rinvenute dune mobili e con prati. Il litorale:La costa interessata è delimitata da due corsi d’acqua che per la natura tettonica

del territorio risultano brevi ma molto ripidi e ,pertanto, dotati di maggior trasporto di materiale solido che viene depositato lungo la costa.

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Lo specchio d’acqua antistante il litorale è rappresentato da un tipico ambiente di acque superficiali dello Ionio centro-settentrionale e pertanto caratterizzato da oligotrofia (ridotta quantità di nutrienti), acque temperate e litorale neritico sabbioso.

La batimetria del fondale risulta modesta con isobata minima di 5.00 mt raggiunta a circa mezzo miglio dalla riva, degradante più a largo con declivio lieve fino a circa 5 miglia per poi scivolare in una vasta depressione con profondità di circa 80 mt.

Il fondale esclusivamente sabbioso solo a largo diviene sabbio-fangoso. La granulometria del deposito sabbioso è costante e condiziona, unitamente alla

profondità del substrato, le biocenesi presenti. Sono rinvenibili sabbie eoliche in un fondale pulito ed apparentemente privo di fauna interstiziale fino alla batimetria di 5mt.

4.5 Ambiente Marino

Lo specchio d’acqua antistante il litorale del Comune di Isca sullo Ionio presenta, a

grandi profondità, le specie che caratterizzano questo tratto di costa: la valonia, il codium, l'ulva, la padina pavonia, la dictyota, la citoseira claudophora prolifera, il tamarix, il sargassum, la nithophyllum, e la lithophyllium con almeno due specie, ecc. Nomi astrusi e sconosciuti ma che individuano 'scientificamente' specie e varietà di alghe invece conosciutissime e diffusissime.

Molti licheni sono rappresentati. Dalla spiaggia sono quasi scomparse le specie vegetali che appartengono al genere

delle 'Angiosperme' che appartengono al gruppo ecologico delle 'alofite emerse'. Possono sopportare senza danno non solo elevate concentrazioni saline ma anche forti variazioni del contenuto salino. Presentano particolari adattamenti come foglie carnose, rivestimenti cerosi, ecc.

L'inciso ci è caro perché, specie nei tratti di spiaggia libera che ancora esistono, tali specie potrebbero essere utilmente protette nell'ambito di operazioni di sensibilizzazione "leggere", non invasive e "naturalmente" decorative.

Delle Angiosperme, nel gruppo ecologico delle 'alofite sommerse', la più famosa è sicuramente la posidonia oceanica. Vero incubatoio del mare. Quando è presente in forti concentrazioni forma delle vere e proprie 'praterie', belle a vedere, valido rifugio per molte specie animali e vegetali dall'inizio della catena ecologica fino ad ospitare tra le sue accoglienti foglie anche specie predatorie.

Sul fondo sabbioso di Isca, come, purtroppo, nel resto del Mediterraneo, è quasi completamente scomparsa , in quanto aggredita da pratiche di pesca a strascico, dall'inquinamento ed, ultimamente, anche da specie aggressive d'alghe importate accidentalmente da mari tropicali .

Limitate risultano le estensioni di Posidonia esistenti sul fondo sabbioso , dove spesso si trova in associazione con una pianta simile, la caulerpa.

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Comunità bentoniche e sedimentologia

La fascia costiera d’interesse di studio, appare, già ad un primo esame della caratterizzazione tessiturale, alquanto eterogenea ed articolata.

Il range dei litotipi rappresentati, infatti, ricopre una vasta gamma di situazioni sedimentarie, dagli ambienti di sedimentazione a quelli ad idrodinamismo accentuato.

Si evidenzia una precisa zonazione dei litotipi rappresentati, in :relazione alle fasce batimetriche.

La copertura dei litotipi più grossolani (ciottoli, ciottoli ghiaiososabbiosi, etc.) è dovuta soprattutto ai sedimenti più costieri mentre i sedimenti prelevati fra i 10 m e i 30m, sono per lo più sabbiosi e presentano una tendenza più o meno accentuata all’infangamento che riguarda i sedimenti delle fasce batimetriche più profonde.

Le infrastrutture e le attività connesse creano modificazioni dell’ambiente costiero, in particolare alla circolazione idrica, alla stabilità della costa e agli ecosistemi acquatici; questi ultimi subiscono inoltre le pressioni dovute agli scarichi, agli sversamenti di carburante in mare ed ai possibili incidenti nel trasporto di merci pericolose (sprattutto oli combustibili).

L’entità degli effetti prodotti da tali pressioni dipende dallo stato di qualità delle acque costiere esistenti.

Per valutare lo stato di qualità delle acque costiere in prossimità degli scali portuali vengono considerati tre indicatori: - l’indice trofico TRIX, che individua le aree costiere soggette all’inquinamento da nutrienti inorganici (azoto e fosforo), caratterizzate da condizioni chimiche, fisiche e biologiche che favoriscono una eccessiva crescita della biomassa algale; - il livello di contaminazione microbiologica e chimica delle acque, che quantifica gli effetti di scarichi civili, industriali e di attività di trasporto; - la balneabilità della costa, ai sensi del D.P.R. 470/82 sulla qualità delle acque di balneazione.

I primi due indicatori sono valutati in uno specifico studio condotto dal Ministero dell’Ambiente e dall’ICRAM sulla qualità degli ambienti marini e costieri italiani; I dati sulla balneabilità della costa sono invece prodotti dal Ministero della Salute (ex Ministero della Sanità), che pubblica annualmente uno specifico rapporto corredato da mappe.

Tipi di monitoraggio Campionamento Defmizione spaziale

Frequenza temporale Controllo delle condizioni degli ecosistemi marini

3 stazioni ogni 10 Km, campionamento superficiale

Stagionale

Controllo dell’eutrofizzazione

2 stazioni ogni 20 Km, cam pionamento superficiale

Mensile

Mussel watch 4 stazioni ogni 100 Km Stagionale Balneazione 1 stazione ogni 2 Km Quindicinale da aprile a

settembre

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I programmi nazionali di monitoraggio e controllo dell’ambiente marino sono attualmente focalizzati nell’analisi di alcuni parametri per la determinazione dello stato chimico e microbiologico delle acque costiere.

Parametri Ecosistemi marini

Eutrofizzazione Balneazione Temperatura X X Salinità X X Ossigeno disciolto X X X Ph X X X Trasparenza X X X Colorazione acqua X X Clorofilla X X Nitrati X X Nitriti X X Ammoniaca X X Ortofosfati Fosforo totale X X Fitoplancton X X Presenza/assenza di residui catramosi

Presenza/assenza di strato di olio

XTensioattivi X X Fenoli X X Coliformi totali X X Coliformi fecali X X Streptococchi fecali X X Salmonella X X Oli minerali X Parametri misurati nei programmi di monitoraggio marino costieri.

La rete di monitoraggio si estende abbastanza omogeneamente lungo l’intera fascia costiera, le varie regioni stabiliscono i siti di campionamento, sulla base delle definizioni spaziali definite, a seconda delle diverse tipologie ambientali costiere, e le diverse specifiche situazioni locali.

Le evidenze disponibili in merito alla riduzione dell'eterogeneità spaziale ed alla diversa collocazione spaziale degli apporti continentali di detrito organico ed inorganico sembrerebbero indicare una maggiore rilevanza di due fattori, certamente mutati nel recente passato, e che possono essere ricondotti anche alla situazione calabrese.

Il primo fattore è costituito dal complesso di variazioni quali-quantitative degli apporti terrigeni. La qualità di questi ultimi è strettamente legata all'evoluzione delle attività antropiche (agricoltura, etc.) ed alla gestione del territorio, con particolare riferimento i corsi d'acqua. Le variazioni osservate negli ultimi 50-60 anni riguardano sia il regime degli apporti che la natura degli stessi. Le portate sono andate regolarizzandosi, assumendo

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variazioni stagionali più regolari e tendenzialmente caratterizzate da piene più sporadiche e meno intense, mentre l'uso e la gestione del territorio hanno modificato il tipo di apporti, sempre meno dominati dalle frazioni detritali più grossolane e sempre più ricchi in termine di soluti e di particolato fine. Tutto ciò sembra aver ampliato l'area sotto l'influsso diretto (per sedimentazione) o indiretto (per risospensione e trasporto) degli apporti terrigeni, sfumandone al tempo stesso i limiti. Un altro fattore che sta modificando i popolamenti bentonici, è la cosiddetta “tropicalizzazione” delle acque dovute sia ad un aumento medio della temperatura sia alla presenza di nuove specie sia vegetali che animali che hanno una provenienza esotica che competono con le specie naturali. La balneazione: La principale fonte di riferimento è costituita dai rapporti annuali della qualità delle acque di balneazione emessi dal Ministero della Salute sulla base delle attività di monitoraggio e controllo condotte dalle Regioni e dalla ARPACAL. Oltre al livello di inquinamento batteriologico sono stati controllati altri due fattori importanti: la trasparenza e/o torbidità delle acque e l’ossigeno disciolto delle stesse acque. Questi fattori di valutazione di qualità delle acque di balneazione possono essere influenzati da apporti di sostanze dall’ambiente esterno (in particolare le frazioni più fini di sostanze inorganiche ed organiche). La trasparenza può essere alterata durante l’esecuzione dei lavori a causa della movimentazione di sedimenti marini e quindi di ricircolo di sostanze organiche o inorganiche di scarsa sedimentarietà. Anche al termine dei lavori possono persistere stati di torbidità qualora fossero presenti materiali fini, in genere di matrice limo-argillosa, che permangono nel substrato e che vengono posti nuovamente in sospensione dal moto ondoso e dalle correnti litoranee. E’ da considerare che tali alterazioni hanno un’influenza comunque di breve periodo e si riscontrano normalmente in prossimità di tutti i sistemi fociali essendo naturalmente associati agli apporti solidi dei corsi d’acqua. Solitamente in tre – cinque giorni (in funzione della percentuale del materiale fino e delle condizioni idrodinamiche della fascia litoranea) si ristabilisce una normale trasparenza delle acque marine. L’ossigeno disciolto viene influenzato dalla presenza di sostanze organiche provenienti dal ricircolo dinamico dei sedimenti nelle acque marine a causa della richiesta di ossigeno proveniente dall’ossidazione delle stesse sostanze. Caratteristiche fisiche lì complesso dei fattori chimici e fisici che condizionano la vita degli animali e dei vegetali sono rappresanti da: • Concentrazione di salinità, • Temperatura, • Densità, • Proprietà ottiche, • Pressione, • Movimenti delle acque.

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La concentrazione di salinità, cioè il contenuto in grammi di sali disciolti per chilogrammo di acqua marina, per % di cloruro di sodio e piccoli quantità di bromuri, cloruri carbonati e solfati di sodio potassio, calcio e magnesio. Hanno grande importanza biologica il contenuto di ossigeno delle acque, la pressione osmotica che varia con la salinità. La temperatura dell’acqua è altro fattore ambientale; essa è assai meno variabile rispetto alla terra ferma e ciò per l’alto valore specifico dell’acqua. La temperatura nei mari varia, oscilla tra i valori di 5° e di 7° C; dal fattore termico dipendono certamente le migrazioni periodiche di certi pesci e la limitazione delle loro aree di diffusione. Dalla salinità e dalla temperatura dipende la densità delle acque, essa è tanto maggiore quanto più alta è la salinità, I nostri mari presentano una densità medio-alta. Le proprietà ottiche dell’acqua sono la trasparenza e il colore. I raggi solari che colpiscono la superficie del mare vi penetrano e sono diversamente assorbiti dalle acque a secondo della loro lunghezza d’onda’ il potere di penetrazione è inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda delle radiazioni, così quelle rosse e gialle sono le prime ad estinguersi, ne consegue che la vegetazione autotofra si arresta e entro i limiti di 150-200 m può svolgersi la vita degli animali che si nutrono di alghe. I raggi violetti giungono fino a 500 m e gli ultravioletti ad oltre 800 m. Le abitudini e i comportamenti di molti animali sono regolati dalla luce e dalla sua variazione di intensità da cui sono i5ttratti o respinti. La trasparenza dell’acqua srmisura con il disco di Secchi; il colore del mare èblu di tonalità- tanto più carico e tendente al violetto tanto più è la sua profondità. La pressione dell’acqua è un altro fattore di importanza biologica. La vita èpossibile in quanto la pressione agisce sugli animali da ogni parte del loro naturale ambiente i loro fluidi sono perfettamente equilibrati dalla pressione esterna dell’acqua. Altri fattori che influenzano la biologia sono i fattori chimici e fisici, l’alcalinità, viscosità, tensione superficiale, i movimenti del mare e quelli ondosi, le correnti e le maree. In particolare gli animali litoranei presentano una quantità di adattamenti per resistere all’impero delle onde.

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4.6 HABITAT

Le disposizioni legislative comunitarie in materia di conservazione della natura sono rappresentate dalla direttiva 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici , e dalla direttiva 92/43/CE , in base alla quale la salvaguardia della diversità biologica e delle specie animali e vegetali a rischio di riduzione drastica o di estinzione debba passare attraverso la protezione e la gestione degli habitat interessati dalla presenza di tali specie.

lì principio di programmazione integrata del territorio, caratterizzato da elementi di valore naturalistico, nell’ambito della programmazione regionale dei fondi strutturali 2000-2006, ha recepito le direttive comunitarie 92/43 (Habitat) e 79/409 (Uccelli).

A livello nazionale sono stati istituiti ,tra SIC e ZPS, ben 311 siti. Questo dato permette di valutare positivamente la risposta istituzionale alle

richieste dell’Unione Europea al fine del raggiungimento dell’obiettivo fissato dalla Direttiva.

Nel caso in esame l’area di intervento risulta interessata da un’area SIC (sito di interesse comunitario) Cod. IT933010 – tipo B, per cui le azioni volte alla conservazione dello stato dei luoghi vengono meglio esposti nell’allegata Valutazione di impatto di incidenza ecologica (VIEc).

Nel caso in esame l’area di intervento ricade marginalmente, nella zona sud-est

dell’area SIC, denominata “Dune di Isca”, ed in base alla scheda relativa risultano presenti la Tartaruga Caretta caretta (all.2) come specie prioritaria e i seguenti habitat protetti:

Habitat costieri e vegetazioni alofitiche

Tipo di Habitat Codice Natura 2000

All. Dir. 92/43/CEE

%coperta

Scogliere marine e spiaggie ghiaiose

Vegetazione annua delle linee di deposito marine

1210 Allegato 1 22

Dune marittime interne Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila Arenaria (“dune

bianche”) 2120 Allegato 1 24

Dune marittime delle coste mediterranee

Dune fisse del litorale del Crucianellion maritimae

2210 Allegato 1 5

“ “ “Dune con presenza di Euphorbia terracina 2220 Allegato 1 4

“ “ “Dune con prati dei Malcolmietalia 2230 Allegato 1 4

“ “ “Dune con prati dei Brachypodietalia e

vegetazione annua 2240 Allegato 1 6

Torbiere alte,Torbiere basse e Paludi basse

Paludi basse calcaree (Torbiere basse alcaline)

7230 Allegato 1 6

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Gli ambienti di spiaggia nella area in esame , ma anche in generale, presentano condizioni difficili per la sopravvivenza degli organismi vegetali dovute a più fattori, quali la forte salinità delle sabbie, la mancanza di acqua dolce, il vento costante e la povertà di sostanze nutritive.

Man mano che ci si allontana dalla linea di battigia spostandosi verso l'interno le condizioni migliorano gradatamente: le sabbie vengono dilavate e si insediano i primi organismi che hanno la doppia funzione di bloccare il substrato, aiutando la formazione delle dune, e di fornire la prima sostanza organica.

Nelle Località si può ancora osservare una serie catenale di vegetazione (ovvero una serie di associazioni vegetali posizionate lungo un gradiente).

Nei tratti di duna la vegetazione è quella tipica dei litorali sabbiosi (vegetazione psammofila).

Le dune retrostanti il litorale sono l'anello di congiunzione tra l'ambiente marino e quello terrestre. In questa zona di confine le formazioni sono altamente specializzate ed adattate a sopportare le condizioni estreme in cui devono crescere e svilupparsi. Dal mare verso l'interno si verifica un graduale passaggio di fasce diverse di vegetazione: all'inizio rada e bassa, poi via via più alta e fitta.

Gli adattamenti ad un ambiente così particolare sono i lunghi apparati radicali per raggiungere l'acqua in profondità; le foglie strette, sottili e basse o appiattite al suolo per resistere ai forti venti; le foglie ridotte a spine o carnose (grasse) per non perdere troppa acqua preziosa durante il caldo estivo.

Nella zona del retroduna non si trovano più le associazioni vegetali che accoglievano specie più esigenti per quanto riguarda la presenza di humus nel terreno e la minore salinità della falda acquifera. In particolare si ricordano il Crucianelleto con la crucianella marittima (Crucianella maritima).

Le dune tendono ad assumere una forma a ferro di cavallo presentando il versante sottovento più ripido di quello sopravento, inoltre formano dei "complessi dunali" dove sono individuabili "fasce" di dune di diversa età; quelle più giovani ricoperte dalle specie pioniere, quelle più antiche invece, dalla macchia mediterranea.

In particolare la vegetazione psammofila (cod. 2120 all.1) o delle sabbie, risulta estremamente specializzata proprio in funzione dell'ambiente in cui è sviluppata e l’assenza di questo ecosistema litorale nella litorale oggetto di esame indica che vi sono innumerevoli fattori che esercitano un’azione limitante per tutte le forme di vita allo stato attuale.

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Vegetazione psammofila

Il vento, infatti, trasportatore delle particelle solide più fini e dell'aerosol marino, è responsabile dell'abrasione sui tessuti epidermici vegetali e di un’azione chimica sugli stessi.

L'elevata irradiazione solare dà luogo ad una notevole evapotraspirazione in risposta alle temperature che, specie nella stagione estiva, si fanno particolarmente elevate.

Entrambi i fattori contribuiscono a diminuire sensibilmente le già scarse disponibilità idriche dovute alla bassissima capacità di ritenzione delle sabbie ed alle precipitazioni non troppo copiose.

Ulteriore limite per l'instaurarsi dei vegetali è costituito dall'erosione costiera causata dalla presenza dell’approdo turistico secondo le modalità in precedenza specificate, quando, in particolare durante l’inverno, le correnti unitamente ad un moto ondoso più accentuato, nel provocare l’arretramento , inondano momentaneamente la spiaggia.

In ambienti più avanzati abbandonando la spiaggia è infatti ancora possibile effettuare una zonazione dei diversi tipi vegetazionali e individuare i diversi stadi che conducono alla formazione di una duna stabile.

Partendo dalle zone più vicine alla linea dell'alta marea, si individua una vegetazione pioniera alonitrofila costituita da piante annuali (terofite) che si sviluppano sui resti organici depositati in seguito alle mareggiate.

Queste formazioni, dette anche dei "dossi delle spiagge", rientrano nella classe Cakiletea maritimae e sono comunemente rappresentate dal Salsolo-Cakiletum aegyptiacae, associazione perimediterranea avente come specie caratteristiche la salsola erba cali (Salsola kali) ed il ravastrello marittimo (Cakile maritima).

Quasi in contatto con la vegetazione dei dossi si sviluppa quella delle "dune embrionali", dove compaiono le prime specie vegetali perenni e si mantiene elevato il contingente delle specie alofile.

L'associazione tipica è lo Sporobolo arenarii-Agropyretum juncei, formazione semistabile costituita da gramigna delle spiagge (Sporobolus pungens), agropiro

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iunceiforme (Agropyron junceum ssp. mediterraneum), santolina delle spiagge (Otanthus maritimus) e violaciocca sinuata (Matthiola sinuata).

Generalmente quando le dune embrionali si fanno più consistenti ed hanno fine gli apporti di acqua salmastra dovuti ai fenomeni di marosi, si creano le "dune mobili", colonizzate dall’Echinophoro spinosae-Ammophiletum arenarie.

Nell’area esaminata non si riscontrano comunque dune mobili. Procedendo verso l'interno, si incontra una vegetazione camefitica molto variegata. Tali formazioni dette anche delle "fisse" sono caratterizzate solitamente dalla presenza

di crucianella marittima (Crucianella maritima) e inquadrate nella classe Helichryso-Crucianelletea (Dune fisse del litorale del Crucianellion maritimae cod. 2210 all.1)che riveste un’Importanza fondamentale. Questa associazione, ben rappresentata in diverse zone della Costa ionica, costituisce il primo stadio forestale nelle aree sabbiose.

Si tratta di una formazione che si insedia nel fronte duna ed è perciò esposta ai forti venti trasportatori di sabbie e aerosol; contribuisce al blocco e al consolidamento della duna, accrescendone le dimensioni, l'altezza e quindi la stabilità.

Nelle aree post-dunali, vi sono delle depressioni e ristagni d'acqua salmastra, ma la vegetazione delle sabbie si esaurisce senza la sfumatura che si rinveniva in passato verso formazioni di dune con prati dei Brachypodietalia (cod. 2240 all.1). In tutti questi sistemi la dinamica vegetazionale tende ad arrivare direttamente a delle formazioni boschive caratterizzate da eucalitteti.

Altre tipologie ambientali rilevantiFlora: Centaurea Deusta Ten. (V), Ephedra distachya L., Hypecoum imberbe S.

Et S. (V) Fauna : Segnalazione non recente di nidificazione di Caretta Caretta Alle spalle delle spiagge cresce un po’ ovunque la flora pioniera, che contribuisce a

renderle ancora vive e interessanti. Oltre alle specie più comuni se ne trovano anche altre, meno comuni, come l’Hypecoum imberbe (Pianta annuale) detta cornacchina a foglie grandi, una papaveracea rara con i fiori gialli, l’Efedra, presente in Italia soltanto in limitate stazioni al centro del Golfo di Squillace la Centaurea deusta.

La Centaurea deusta (specie rare endemiche o subendemiche) è una composita detta fiordaliso cicalino ed è legata alla presenza di prati aridi, incolti e ovunque vi siano condizioni di particolare aridità.

La rara Efedra (Ephedra distachya) compare all'interno del cordone dunale una specie arbustiva tipica della Macchia Mediterranea, una specie di conifera erbacea od arbustiva che rende pregevole la zona retrodunale.

Specie prioritarie –Tartaruga Caretta CarettaAlla fine del periodo Cretacico, circa 65 milioni di anni fa, i Dinosauri, che avevano

dominato il pianeta per l'intera Era Mesozoica, si estinsero misteriosamente, ma un altro gruppo di Rettili, comparso quasi contemporaneamente, riuscì a sopravvivere a quella catastrofe biologica: le Tartarughe. Le prime tartarughe, dotate però di guscio, vissero nel periodo Triassico (235 - 192 milioni

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di anni fa) e da allora quella struttura che le caratterizza in maniera così evidente, ha attraversato centinaia di milioni di anni per giungere fino ai nostri giorni senza subire cambiamenti sostanziali. La corazza protettiva ha permesso alle lente Tartarughe marine di sopravvivere e di rappresentare oggi, con 244 specie, uno dei quattro ordini della gloriosa stirpe dei Rettili , dotati di corazza ed appartenenti all‘ordine delle Chelonia.

Da Giugno ad Agosto di molti anni or sono le Tartarughe Caretta Caretta sono state segnalate per la nidificazione sulla ionica, e comunque più di recente e molto più spesso nelle zone molto più a sud rispetto alle “Dune di Isca”.

Alcune considerazioni possono indirizzare e comprovare le misure di mitigazione individuate per non comprometterne la riproduzione: l’accoppiamento ha luogo nelle acque costiere e le femmine tornano alle spiagge natìe per deporre le uova.

La maggior parte delle specie depone circa 100 uova in una buca nella sabbia a forma di fiasco. A seconda della specie, possono deporre da 2 a 6 volte in una stessa stagione, anche se poi potrebbero non deporre nei successivi 2-4 anni.

La femmina in genere viene a riva di notte, scava il suo nido e depone circa 100 uova dal guscio molle che somigliano a palline da ping-pong.

Le uova sono poi ricoperte di sabbia e lasciate schiudersi da sole. I nidi sono a circa 45 cm di profondità.

Le uova devono restare indisturbate nella sabbia tiepida per circa 55 giorni prima di schiudersi. Sebbene le femmine depongano migliaia di uova ogni estate, pochissimi nuovi nati raggiungono lo stadio adulto.

Insieme, i piccoli scavano la via di uscita dal nido. Di solito il gruppo emerge in superficie di notte, si fa strada sulla spiaggia e raggiunge il mare. Questa corsa verso il mare è importante per il ciclo biologico dei nuovi nati.

Le luci vicino alla spiaggia disorientano i piccoli, facendoli dirigere nella direzione sbagliata. Se questo accade moriranno per disidratazione o mangiati dai predatori.

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Flora e fauna

La varietà di ambienti non particolarmente compromessi permette la presenza di mammiferi quali muridi, insettivori e chirotteri.

I rettili sono invece sufficientemente diffusi; non sono stati rinvenuti anfibi. Anche per quanto riguarda l’avifauna, sia stanziale che migratoria, è verosimile

supporre la presenza di specie sia terrestri che spiccatamente acquatiche. Certo l’avvistamento di gabbiani corallini e comuni.

Come sempre accade sono gli uccelli gli abitanti più appariscenti delle zone umide in Calabria. Nelle diverse stagioni è possibile incontrare, oltre alle specie residenti, quelle che sostano per poche ore per riposarsi e nutrirsi durante i loro lunghi viaggi di migrazione, come awiene in primavera e in autunno, o quelle che invece vi vengono a trascorrere l’inverno oppure a nidificare, come avviene in primavera. Per tutte le specie è importante però trovare un ambiente tranquillo, poco disturbato e soprattutto al riparo dalle insidie dei cacciatori, proprio come avviene nelle riserve e nelle oasi della Calabria.

4.7 PAESAGGIO

Ogni corretto intervento sul paesaggio deve trovare ispirazione e verifica in due ordini di principi legati ai fondamenti della pianificazione ecologica e al rispetto delle immagini tradizionali.

Ciò vale indipendentemente dalla scala, dalla localizzazione e dall’oggetto dell’intervento. La natura espleta per la comunità umana una infinita serie di funzioni vitali, e lo fa gratuitamente e può continuare a farlo solo se si eseguono interventi sintonizzati sulle vocazioni proprie e sui ritmi del paesaggio.

Il paesaggio costituisce un unico grande organismo vivente i cui caratteri biologici e le cui forme percepibili sono la risultante della sovrapposizione dinamica di molteplici componenti naturali e culturali i cui rapporti vengono via via aggiustati e calibrati nel tempo, traendo cadenze di vita autonome e capaci di autosostenersi.

Per componenti e azioni naturali si intendono tutte gli elementi, costituenti il complesso ecosistema basato sulle leggi della natura, che determinano la forma fisica e gli equilibri biologici della Terra.

Per componenti e azioni culturali sì intendono invece tutte le azioni provocate dall’uomo, le loro sovrapposizioni storiche e le loro conseguenze sul territorio.

I caratteri di dette componenti possono essere scomposti ed esaminati a fini analitici ma devono poi essere considerati nella globalità dei loro rapporti e interconnessioni nell’ambito di ogni corretta operazione sul paesaggio.

Ne consegue che ogni intervento sull’ambiente debba tenere conto delle esigenze fondamentali di ogni forma di vita interessata verificandone i rapporti costituenti l’ecosistema per tempi lunghissimi tendenti all’infinito e che non esiste la possibilità di un

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intervento su una singola parte che non provochi qualche tipo di conseguenza o ripercussione, anche lontana nel tempo e/o nello spazio, in altre parti o componenti del paesaggio.

Il paesaggio riveste un importantissimo valore economico per il sostentamento di ogni forma di vita umana, esso è addirittura la prima origine di ogni forma di produzione e di economia.

Per questo non deve sussistere contrasto tra esigenze economiche e ambientali, dovendosi a tutti gli effetti identificare i vantaggi ecologici con quelli economici a lungo termine.

Elementi paesaggistici : Il paesaggio inteso nel senso lato del termine costituisce l’immagine dei vari ambienti

arrivando a diventarne elemento di distinzione oltre che di riconoscimento dei luoghi considerati.

Ogni intervento non basato su queste considerazioni risulta traumatico per il paesaggio, per le sue componenti organiche e per tutte le forme di vita che ospita. Tutta la struttura tradizionale che l’uomo ha nel tempo intessuto sul paesaggio è il risultato dell’adattamento dì bisogni sociali, economici e culturali alle esigenze del “posto” riconosciute attraverso una lunga serie di calibrature e di aggiustamenti successivi eseguiti al dì fuori di qualsiasi consapevole schema metodologico ma che possono essere, quanto meno alla luce delle conseguenze pratiche, in qualche modo ricondotti alle più moderne enunciazioni della pianificazione ecologica.

Il riconoscimento del paesaggio come fonte di vita e la consapevolezza dell’intima relazione economica, ma anche simbolica fra il benessere della comunità umana e lo stato di salute del territorio hanno generato paesaggi e architetture di alto valore funzionale, estetico ed ecologico,almeno fino a quando prassi economiche e teorie architettoniche e urbanistiche avulse da questi rapporti organici non ne hanno negli ultimi decenni sconvolto relazioni e armonie.

La scelta delle tipologie edilizie previste nella redazione dell’allegato progetto è stata determinata con lo scopo di rispettare le qualità ambientali esistenti e ,pertanto ben si conciliano con quanto precedentemente affermato.

Alla luce di tutto ciò l’intervento in esame rappresenta una proposta rivolta sia ai turisti che ai residenti, in grado di valorizzare il territorio, creando un ambiente integrato con il paesaggio circostante ed in gardo di garantire la conservazione degli aspetti naturalistici del sito.

4.6 Salute Umana

Negli ultimi anni è sempre più accresciuta la consapevolezza del fatto che vi sia uno stretto legame fra le problematiche ambientali e la salute umana: l'inquinamento dell'aria che respiriamo, dell'acqua che beviamo, i livelli di sostanze pericolose contenute negli alimenti e l'inquinamento acustico , hanno un forte impatto sulla qualità della vita e anche sul sistema economico di Paesi i cui sistemi sanitari sono sempre più interessati dal crescente numero di malattie acute croniche indotte dall'ambiente.

Tra gli obiettivi moderni di uno sviluppo regolato, sostenibile, c'è anche una qualità dell'ambiente tale per cui i livelli di agenti inquinanti e contaminanti siano contenuti al di

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sotto di soglie pericolose per la salute umana. Il problema non è semplice: non è più possibile agire con un approccio "a compartimenti stagni", differenziando in modo semplicistico gli agenti impattanti (aria, acqua, rumore, rifiuti) e i loro effetti sulla salute umana. Il sistema immunitario dell'uomo è oggi bersagliato da più contaminanti contemporaneamente, ed è fondamentale identificare i percorsi attraverso i quali i contaminanti penetrano nel corpo umano, danneggiandolo.

AriaL'inquinamento dell'aria ad opera del settore industriale è come sempre uno dei maggiori imputati e, pertanto di scarso interesse nel caso in esame, per la totale assenza di significative attività nell’intero comprensorio.

AcquaL'acqua è un elemento basilare per il

mantenimento della salute umana: una priorità è certamente quella di abbassare l'inquinamento delle falde ad opera di pesticidi e nitrati da attività agricole; al tempo stesso, il prelievo di risorse idriche deve avvenire in modo più efficiente, soprattutto a livello agricolo.

Le acque costiere rappresentano l’interfaccia principale tra i fattori di pressione localizzati sulla costa o nell’immediato entroterra e i grandi spazi oceanici, verso i quali, prima i fiumi e poi le correnti marine, ne veicolano e diffondono gli effetti.

Inoltre, proprio in questa ristretta fascia di mare, si sviluppano i più complessi ecosistemi marini ed hanno luogo fondamentali fasi dei processi che regolano la vita acquatica (zone di riproduzione, risalita di acque profonde) e, in definitiva, si ha il maggior livello di biodiversità e di ricchezza ambientale.

Tutto ciò rende queste tipologie di acque particolarmente importanti e sensibili ai cambiamenti.

Le notizie generali messe a disposizione dalla Regione Calabria, in collaborazione con l’ANPA e l’ ARPACAL ,per l’anno in corso, in relazione alla fascia marina oggetto di interesse, in relazione ai parametri rilevati,registrano fenomeni di inquinamento in corrispondenza (ved.fig.a sinistra) della foce del torrente Gallipari.

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5. EFFETTI SULL’AMBIENTE Gli impatti conseguenti alla riqualificazione ambientale e salvaguardia del

litorale costiero del Comune di Isca sullo Ionio , possono riguardare sia l’aspetto paesaggistico che l’aspetto ambientale inteso come uso del suolo, delle acque e dell’aria.

I fattori d’impatto possono essere sinteticamente raggruppati in due categorie, in fattori d’impatto temporanei e fattori d’impatto permanenti.

I fattori d’impatto temporanei, sono legati principalmente alle attività di cantiere, con la creazione di detriti e polveri nell’aria, la realizzazione di piazzali per i movimenti di terra, la produzione di rumori e vibrazioni dovuti al passaggio dei mezzi.

I fattori d’impatto permanenti, consistono sostanzialmente nella modifica ed alterazione dell’aspetto morfologico e paesaggistico per la presenza delle opere previste in progetto.

Considerato che , il territorio esaminato, trova, nel rapporto con il mare , un ruolo economico di primaria importanza, sia la problematica ambientale che la sostenibilità dello sviluppo devono essere alla base delle scelte progettuali.

L’obiettivo da raggiungere è quello di stimolare la tutela del patrimonio paesistico presente, attraverso interventi di corretta valorizzazione ed incremento della risorsa ambientale e costiera, sia per gli aspetti produttivi connessi con il turismo, che per gli insostituibili valori naturalistici ed ambientali che il sito in esame presenta.

Occorre porre alla base degli obiettivi, il confronto tra le esigenze della società ospitante e della corretta gestione delle risorse economiche, sociali, territoriali e culturali e le opportunità offerte dalla domanda e dai suoi modelli di consumo.

Non tener conto di ciò sarebbe inammissibile, sia sotto il profilo culturale,

perché a fianco delle esigenze della domanda vi sono quelle del territorio e della società che in esso vive, sia sotto il profilo pratico, perché, in tal caso, la società ospitante finirebbe per perdere gran parte della sua “identità” e, pertanto, una aliquota considerevole della sua “attrazione”.

5.1 Analisi delle Alternative Sulla base delle indagini sul campo effettuate (rilievi batimetrici e

geotecnici) , delle verifiche su modelli fisici matematici (moto ondoso,onde a riva e trasporto solido) e con riferimento ad interventi già realizzati, a corredo del presente progetto sono state considerate solo soluzioni da non compromettere l’aspetto ambientale, risultando il sito strettamente legato ad attività naturalistiche ma anche ad attività turistiche fondamentali per lo sviluppo e l’occupazione del territorio esaminato.

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Tali studi hanno evidenziato come in presenza di un litorale sottoposto ad una forte erosione costiera , gli interventi di protezione e ripascimento vanno condotti, dove possibile, attraverso interventi di tipo “morbido” (solo ripascimento) utilizzando, nell’impossibilità di sfruttare fonti naturali, interventi di tipo semimorbido (opere fisse e ripascimento) e rigide (solo opere fisse).

Lo studio, inoltre, sulla base delle indagini e verifiche effettuate, mette in evidenza la necessità di un intervento con duplice funzionalità;

- Riduzione dell’energia del moto ondoso in prossimità della riva; - Intercettazione del trasporto solido associato alle correnti litoranee

presenti in direzione sud-nord. In relazione a quanto sopra sono state considerate tre ipotesi di

realizzazione attraverso : 1) l’evoluzione nel medio-lungo periodo del litorale di Isca nell’ipotesi di

non intervento (opzione zero) , per un intervallo di tempo di 10 anni; 2) il semplice ripascimento del tratto di costa immediatamente a ridosso

del molo di sottoflutto del porto di Badolato; 3) la realizzazione di due pennelli in massi naturali, parzialmente emersi

per il tratto di radicamento a terra, trasversali all’attuale linea di riva, con le testate dei due pennelli impostate ad una profondità di tre metri, abbinando un intervento di ripascimento, realizzato con un by-pass delle sabbie caratterizzato da rateo di 40.000 m³/anno.

Nel primo caso, in cui l’intervento non dovesse essere realizzato (opzione zero), il litorale costiero continuerebbe a subire l’erosione in atto, per effetto della presenza dell’approdo turistico, con conseguenti danneggiamenti sul molo di sottoflutto e sulla possibile salvaguardia , nei confronti dell’azione del mare e degli agenti atmosferici, della area SIC.

L’ “opzione zero” corrisponde pertanto ad un abbandono ed ad un degrado progressivo dell’area, con ulteriori perturbazioni sulle specie vegetali ed animali insediate.

Ciò trova conferma nella Relazione di Incidenza Ecologica allegata. Inoltre la soluzione progettuale adottata privilegia gli ecosistemi esistenti e

il corretto trattamento delle diverse tipologie di habitat. La soluzione adottata è quella corrispondente al caso 3 sopra riportato , in

quanto permette interventi di difesa dettati da esigenze mirate al controllo degli effetti negativi della dinamica costiera (si rimanda agli studi specialistici per i dettagli), con risvolti positivi dovuti alle attuali condizioni di sconfinamento e ristagno delle acque, favorendo, invece, il rimescolamento naturale ed impedendo le possibili condizioni di proliferazione macroalgale.

Altro aspetto importante da un punto di vista ambientale legato al dinamismo delle acque e che il naturale ricambio delle acque, non creando zone di ristagno e quindi proliferazione delle macroalghe o microalghe tossiche, comporta

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migliori condizioni igienico-sanitarie con minore presenza di batteri legati al metabolismo antropico che in acque confinate si comportano come se si trovassero in un “brodo di cultura “.

L’unica reale fonte di impatto visivo dal mare è rappresentata dai pennelli ,

i quali essendo realizzati con massi naturali, oltre ai particolari requisiti di resistenza e durabilità, nel provenire dalle cave di prestito presenti nel comprensorio interessato, posseggono un aspetto estetico gradevole ed in sintonia alla natura ed ai colori del sito d’intervento.

Si può concludere dicendo che le azioni di progetto che possono comportare degli impatti negativi sull’ambiente sono limitate al breve termine , in quanto principalmente legate alle attività di cantiere, con i necessari movimenti di terra ,di sistemazione dell’area e l’uso dei mezzi meccanici necessari alle relative operazioni di movimentazione.

5.2 Componente economica Il turismo italiano, ed in particolare quello meridionale, viene sempre più

frequentemente descritto per le potenzialità che potrebbe esprimere e vengono sempre meno esaminate, invece, le linee programmatiche da perseguire per rendere tale settore sempre più trainante per l’economia nazionale nonché per quella regionale.

Difatti nel sistema economico italiano è difficile individuare un settore che possa garantire le stesse opportunità di sviluppo e di crescita, anche occupazionale offerte dal turismo.

L’Italia, occupa una posizione di primo piano nella realtà turistica internazionale; difatti è una tra le destinazioni turistiche più ambite.

Tra i vantaggi competitivi di cui gode il nostro Paese rispetto agli altri, vi sono senza dubbio le straordinarie bellezze naturali del paesaggio, nonché l’incomparabile patrimonio culturale.

Una notevole opportunità per il futuro del turismo italiano è rappresentata in particolare dallo sviluppo che lo stesso può avere nel Mezzogiorno. Sviluppo che sarebbe particolarmente interessante per il Meridione, zona ad altissimo tasso di disoccupazione e, allo stesso tempo ad alta vocazione turistica per attrattive naturali, archeologiche, culturali e storiche.

Infatti, nonostante ‘la presenza di splendide spiagge e di un patrimonio storico -artistico invidiabile, ancora si attende la realizzazione di un grande progetto di rilancio turistico di quest’area.

Analizzando in modo più specifico quella che è la situazione del turismo e delle strutture ricettive nella nostra regione, si può dire che si sta manifestando un preoccupante rallentamento della domanda di servizi turistici in Calabria, per effetto anche dell’inquinamento ambientale, dell’edilizia abusiva e dell’incapacità degli operatori, per cui occorre provvedere al più presto ad una profonda metamorfosi destinata a cambiare anche la domanda occupazionale.

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Recentemente si assiste ad una nuova crescita della generica domanda di servizi turistici in Calabria dovuta sia ad una nuova attenzione, mostrata nei confronti della tutela ambientale ed alla volontà di rilanciare questo importante comparto dell’economia regionale.

Il mercato calabrese, infatti, risulta caratterizzato dalla presenza di numerosi

operatori di piccole dimensioni, che offrono solitamente il servizio “essenziale”, vale a dire un’offerta che si articola in pernottamento e sevizio pasti (pensione completa o mezza pensione), trascurando gli aspetti positivi legati alla natura ed al turismo nautico.

ln definitiva, la sempre maggiore richiesta dei prodotti a misura del cliente, l’esigenza di una certificazione della qualità turistica-ambientale , nel rispetto delle normative comunitarie, la necessità di superare la stagionalità del fenomeno allo scopo di sfruttare al pieno tutto il patrimonio naturale, sono gli obiettivi primari che hanno dettato la progettazione dell’opera.

6. CONCLUSIONI E MISURE Dl MITIGAZIONE

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La prevista realizzazione intende consentire un recupero ambientale e la salvaguardia del litorale del Comune di Isca dello Ionio, rifiutando modelli massificanti e favorendo la realizzazione di opere ben integrate nel territorio, al fine di rilanciare la naturale vocazione del territorio e consentire uno sviluppo naturalistico e turistico dello stesso.

Inoltre, l’intervento potrà contrastare efficacemente l’erosione costiera in atto salvaguardando l’area SIC e conseguentemente le specie vegetali ed animali presenti.

Andranno comunque ulteriormente predisposte tutte quelle operazioni ed opere in grado di ridurre gli impatti ambientali a livelli compatibili con gli standard di accettabilità relativi alle diverse componenti ambientali.

A tal proposito si ritiene di dover adottare le seguenti misure di mitigazione: a) I materiali utilizzati dovranno essere costituiti da sedimento con una granulometria sufficientemente grossolana per assorbire efficacemente l’energia delle

onde. A questo proposito, l’impiego di materiale ghiaioso, rispetto a quello sabbioso, permette di ottenere un profilo più pendente verso il bordo della spiaggia

aumentando così la superficie della stessa. I materiali utilizzati per il ripascimento dovranno rispondere a requisiti specifici. Tali caratteristiche dovranno essere rispettate anche quando il materiale non sia

depositato direttamente sulla spiaggia, ma in altri punti da cui si possa poi disperdere e distribuire grazie all’azione esercitata dalle correnti di deriva.

b) Occorre limitare al massimo che la realizzazione delle opere costiere interessi l’area

occupata dalla vegetazione litoranea. Inoltre occorre adottare delle prescrizioni per le imprese appaltatrici durante le operazioni di cantiere. Lo scarico in mare di materiali fini (diametro inferiore ad 1 mm), o di blocchi mescolati a materiali fini, è completamente da escludere e, in occasione della costruzione dei pennelli artificiali, occorre prevedere un risciacquo accurato dei massi da utilizzare. Per tale motivo saranno da preferire le operazioni da terra anzichè dal mare. I lavori saranno imperativamente vietati durante l’estate in quanto rappresenta la stagione in cui le piante ricostituiscono le loro riserve.

c) Occorre prevedere delle passerelle intradunali in grado di consentire la conservazione

del livello di naturalità della porzione costiera del sito; d) Vigilanza dell’area.

Il perseguimento dell’obiettivo generale andrà realizzato per successivi passaggi, che comporteranno il raggiungimento di obiettivi specifici che possono essere indicati come segue:

Comune di Isca sullo Ionio (CZ) Studio Preliminare Ambientale

Recupero Ambientale e Salvaguardia del litorale costiero nel Comune di Isca sullo Ionio (CZ)

- riqualificazione ambientale della spiaggia, all’attualità degradata dai fenomeni di erosione costiera, e recupero dell’area a fini naturalistici; - Valorizzazione del paesaggio attuale , al fine di recuperare il rapporto con la natura, da sempre condiviso tra gli abitanti del luogo, anche in relazione alle sue funzioni di scenario fisico,ecoturistico e socioeconomico; - educazione ambientale e socializzazione alla storia ecologica del luogo, a tutela dell’habitat e della biodiversità esistenti, minacciate dalla attuale approdo turistico, al fine di garantire gli standard di accettabilità dei parametri ambientali interessati; - soddisfazioni di esigenze sociali e di qualità della vita di cittadini, con particolare riferimenti alle fasce deboli della popolazione (bambini, anziani, ecc.); - sviluppo del consenso e partecipazione democratica consapevole.

Per consentire il raggiungimento degli obiettivi specifici e generali dell’intervento proposto occorre una strategia di interventi, dove l’informazione e la partecipazione e quindi la condivisione degli obiettivi e delle strategie , possano risultare momenti fondamentali per l’implementazione del programma stesso , il quale,che se ben orchestrato, potrà favorire il processo di gestione degli interventi, sia nella fase di realizzazione sia nella successiva fase di gestione del territorio.

L’aspetto ecologico dell’intervento andrà garantito consentendo

l’attraversamento dell’area SIC esclusivamente con viottoli pedonali di penetrazione al mare, attraverso varchi che si aprono sulle dune, secondo percorsi curvilinei, così che il vento non si possa introdurre direttamente.

Per quanto attiene alle opere di cantierizzazione, il cui impatto è ritenuto

reversibile a medio termine, il cronoprogramma dei lavori dovrà prevedere la realizzazione degli interventi mediante in lotti funzionali, evitando così di dover operare contemporaneamente sull’intera area di intervento.

Le valutazioni fin qui espresse, per come più volte ribadito, sono frutto di osservazioni dirette sull’area , di valutazioni di carattere geologico e biologico ed in funzione delle cartografie attualmente disponibili di progetto.

La presenza inoltre dell’area SIC impone la ricerca della fruibilità dell’area secondo forme di turismo sostenibile in grado di contemplare principalmente due aspetti: 1) La salvaguardia degli evidenti aspetti di valenza ecologica presenti nell’area; 2) La promozione di una serie di attività ecocompatibili, in presenza di un’area a ridosso di territori fortemente antropizzati, considerato che la sua reale ed urgente salvaguardia , potrà essere ricercata solo promuovendo forme di turismo sostenibile, determinate sulla base di approfondite indagini e monitoraggi sulle componenti biogenetiche presenti e sulla base di opportune azioni di tutela e valorizzazione dell’ambiente.