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COMUNE DI GRICIGNANO DI AVERSA

PROVINCIA DI CASERTA

PIANO ANTICORRUZIONE

PERIODO 2015-2017

Approvato con delibera di G.M. n. 7 del 02.02.2015

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(Aggiornamento del piano triennale della corruzione approvato con deliberazione di G.C. n.8 del 30.1.2014)

1. Premessa Al fine di arginare il deprecabile fenomeno della corruzione, fonte di preoccupazione a livello nazionale e

sovranazionale, il legislatore italiano ha approvato la legge numero 190/2012, recante le disposizioni per la

prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione (di seguito

indicata come legge 190/2012). Si tratta di un fenomeno che coinvolge tutti gli Stati e che è in grado di

incidere pesantemente sulla gestione finanziaria dei paesi coinvolti e sullo sviluppo delle economie mondiali,

in quanto i soggetti privati sono scoraggiati ad investire in paesi dove la corruzione è sentita come un

fenomeno endemico. La crescente preoccupazione a livello internazionale è resa evidente dal moltiplicarsi,

nel tempo, di organismi che -a vario titolo- esaminano, analizzano e cercano soluzioni per debellare il

fenomeno della corruzione. In Italia, la legge n. 190 del 2012 è stata approvata in attuazione dell'articolo 6

della Convenzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite contro la corruzione, adottata dall’Assemblea

Generale dell'ONU il 31 ottobre 2003 -firmata dallo Stato italiano il 9 dicembre 2003 e ratificata con la

legge 3 agosto 2009 numero 116-. La Convenzione ONU del 2003 prevede che ciascuno Stato debba

elaborare ed applicare delle politiche di prevenzione della corruzione efficaci e coordinate, adoperarsi al fine

di attuare e promuovere utili pratiche di prevenzione, vagliarne periodicamente l’adeguatezza e collaborare

con gli altri Stati e le organizzazioni regionali ed internazionali per la promozione e messa a punto delle

misure. La medesima Convenzione prevede poi che ciascuno Stato debba individuare uno o più organi, a

seconda delle necessità, incaricati di prevenire la corruzione e, se necessario, assicurare la supervisione e la

diffusione delle relative conoscenze.

A livello europeo è stato istituito, nel 1999, Il Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO) allo scopo di

monitorare il rispetto da parte dei Paesi membri del CoE (Consiglio d’Europa) degli standard e delle norme

anti-corruzione elaborate dall’Organizzazione. Il Gruppo conta oggi 49 Stati membri (47 Paesi del CoE,

Bielorussia e Stati Uniti). L’obiettivo principale del GRECO è quello di migliorare la capacità dei suoi

membri di lottare contro la corruzione avvalendosi di un processo dinamico di valutazione reciproca e di

“pressione tra pari” (peer pressure). Il Gruppo contribuisce, infatti, a identificare le lacune nelle politiche

nazionali di lotta contro la corruzione e incoraggia gli Stati ad adottare le riforme legislative e istituzionali

necessarie. Il sistema di monitoraggio del GRECO avviene a cicli periodici e prevede: una procedura di

valutazione “orizzontale” che coinvolge tutti i membri e termina con l’elaborazione di raccomandazioni sulle

riforme necessarie nel campo legislativo e istituzionale; e una procedura di “conformità” il cui scopo è quello

di valutare le misure adottate dagli Stati membri per dare attuazione a tali raccomandazioni. L’Italia è

membro del GRECO dal 30 giugno 2007, ed è stata sottoposta a una procedura congiunta di valutazione in

relazione ai temi trattati negli anni precedenti: indipendenza, specializzazione e mezzi a disposizione degli

organismi di carattere nazionale impegnati nella prevenzione e nella lotta contro la corruzione, estensione e

proposito delle immunità, ricavi dovuti alla corruzione, amministrazione pubblica e corruzione, persone

giuridiche e corruzione. Il rapporto di valutazione su questi temi (Greco Eval I/II Rep (2008) 2E) è stato

adottato il 2 luglio 2009. A seguito dell’invio, da parte delle autorità italiane, della relazione sulle misure

adottate dal Paese per implementare le 22 raccomandazioni contenute nel documento di valutazione (31

gennaio 2011), è stato adottato, in data 27 maggio 2011, il primo rapporto di conformità sull’Italia (Greco

RC-I/II (2011) 1E). Con riferimento al terzo ciclo di monitoraggio, il rapporto di valutazione sull'Italia è

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stato adottato il 23 marzo 2012 e contiene 16 raccomandazioni che le autorità dovranno implementare entro

il 2014, principalmente in materia di finanziamento ai partiti politici.

Appare opportuno richiamare, sempre al fine di evidenziare come la lotta alla corruzione sia sentita come

una necessità reale e comune a tutti i Paesi, la Risoluzione n° 1 adottata dai Ministri europei della giustizia

nella loro 21° Conferenza (Praga, 1997) in cui si è invocata una rapida messa in opera del Programma di

azione contro la corruzione e si è raccomandata, in modo particolare, l'elaborazione di una convenzione

penale sulla corruzione, prevedendo l'incriminazione coordinata dei reati di corruzione, una cooperazione

rafforzata nei procedimenti giudiziari contro tali reati ed un efficace sistema di vigilanza aperto agli Stati

membri ed agli Stati non membri a livello di parità. Il nostro Paese, con la legge 28 giugno 2012, n. 110 ha

ratificato e dato esecuzione alla Convenzione penale sulla corruzione, siglata a Strasburgo il 27 gennaio

1999. Nel preambolo della Convenzione si legge che gli Stati membri del Consiglio d'Europa e gli altri Stati

firmatari della Convenzione, convinti della necessità di perseguire a titolo prioritario una politica penale

comune volta a proteggere la società contro la corruzione, mediante anche l'adozione di un'adeguata

legislazione e di adeguate misure preventive, sottolineano che la corruzione rappresenta una minaccia per la

preminenza del diritto, la democrazia ed i diritti dell'uomo, che mina i principi di corretta amministrazione,

di equità e di giustizia sociale, distorce la concorrenza, ostacola lo sviluppo economico, e mette a repentaglio

la stabilità delle istituzioni democratiche e le fondamenta morali della società.

Vi è poi la Convenzione civile sulla corruzione del 1999, entrata in vigore l'1 novembre 2003, la quale tratta

le questioni del risarcimento del danno, della responsabilità, del concorso di colpa, della validità dei contratti,

della tutela dei dipendenti che denunciano fatti di corruzione, della chiarezza e la precisione del bilancio e

degli audit, dell’ottenimento delle prove, delle misure cautelari necessarie per preservare i diritti e gli

interessi fino all’esecuzione della sentenza definitiva e per mantenere lo status quo nell’attesa dell’esito del

procedimento, della cooperazione internazionale in materia. La Convenzione richiede agli Stati parte di

prevedere rimedi efficaci per le persone che hanno subito un danno a seguito di atti di corruzione e di

consentire alle medesime di tutelare i propri diritti ed interessi, compresa la possibilità di ottenere il

risarcimento dei danni (art. 1 della Convenzione). Il Parlamento italiano ha recentemente autorizzato la

ratifica della Convenzione civile in materia di corruzione con la legge n. 112/2012, adottata il 28 giugno

2012.

L’attenzione mondiale al fenomeno della corruzione è confermato dalla creazione dell’indice di percezione

della corruzione (in inglese Corruption Perception Index (CPI)). Si tratta di un indicatore pubblicato

annualmente a partire dal 1995 da Transparency International con cui si ordinano i paesi del mondo sulla

base del "livello secondo il quale l'esistenza della corruzione è percepita tra pubblici uffici e politici".

L'organizzazione definisce la Corruzione come "l'abuso di pubblici uffici per il guadagno privato". Nel 2003

il sondaggio includeva 133 paesi; nel 2007, 180. Grazie all'utilizzo di strumenti statistici molto sofisticati, il

CPI è una stima di grande rilievo per le scienze economiche e sociali. Per quanto riguarda la posizione

dell’Italia, nell’anno 2013 l’Italia si è collocata al 69esimo posto, recuperando qualche posizione rispetto

all’anno precedente in cui era al 72° posto ma restando confinata in fondo alla classifica. Secondo quanto

affermato dalla Presidente di Transparency International Italia in un articolo apparso sulla Stampa in data

3.12.2013 la leggera inversione di tendenza è dovuta al fatto che «si sono compiuti molti sforzi strutturali

per migliorare la trasparenza e l’integrità del settore pubblico, a partire dal decreto 150, fino alla legge

anticorruzione 190 e agli ultimi decreti sulla trasparenza e l’accesso civico. Il trend positivo è maggiormente

visibile dai dati del Global Corruption Barometer 2013 che ci ha portati almeno a pari merito con Francia e

Germania, in taluni segmenti anche meglio. Naturalmente dobbiamo proseguire lo sforzo, ma il messaggio

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pare recepito. Resta l’uso disinvolto e spesso incompetente delle risorse pubbliche che creano debito, tasse e

rabbia». Con riferimento all’anno 2014 l’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) 2014 classifica l’Italia

nuovamente al 69° posto nel mondo, conservando stessa posizione e punteggio dell’anno precedente. Sullo

stesso gradino dell’Italia, con un voto di 43 su 100,troviamo di nuovo la Romania e altri due paesi europei in

risalita rispetto allo scorso anno: Grecia e Bulgaria.

Ritornando all’Italia, occorre evidenziare che recentemente, per l’esattezza in data 11.9.2013 con delibera

n.72 la Civit ha approvato il Piano Nazionale Anticorruzione il quale detta le linee giuda che ogni

amministrazione pubblica, obbligata -a livello decentrato- alla redazione del Piano anticorruzione, deve

obbligatoriamente seguire. Il Piano Nazionale Anticorruzione mira a realizzare l'attuazione delle misure che

sono state stabilite per prevenire la corruzione ed indica tutte le pubbliche amministrazioni, di cui all'art.1

comma 2 del decreto legislativo 30.3.2001, quali destinatarie della normativa. Gli obiettivi principali che

occorre realizzare attraverso la previsione delle misure di prevenzione sono: 1) la riduzione delle opportunità

che si manifestino casi di corruzione; 2) l’ aumento della capacità di scoprire casi di corruzione; 3) la

creazione di un contesto sfavorevole alla corruzione. Queste finalità si realizzano attraverso una serie di

strumenti previsti dalla legge n.190/2012 ed in primis attraverso l’adozione dei Piani Triennali di

Prevenzione della Corruzione unitamente al rispetto degli adempimenti di trasparenza, con la approvazione

dei codici di comportamento a livello decentrato, con la rotazione del personale –pur di difficile attuazione

negli enti di minori dimensioni- nell'obbligo di astensione, in caso di conflitto di interesse, e nel rispetto della

disciplina specifica in tema di conferimento degli incarichi apicali.

In data 12/01/2015 sono state pubblicate sul sito dell’Anac -che nel frattempo ha sostituito la Civit- le

Modalità operative relative all’anno 2015 per adempiere agli obblighi previsti in applicazione art.1 comma

32 Legge n.190/2012.

2. Il concetto di corruzione

La corruzione è disciplinata dal nostro codice penale nel Libro II, in un apposito Titolo (II) rubricato Dei

delitti contro la pubblica amministrazione agli artt. 318-322, così come modificati proprio dalla legge

n.190/2012. Essa può essere definita come un accordo (pactum sceleris) tra un funzionario pubblico ed un

soggetto privato, mediante il quale il primo, per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente

riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità o ne accetta la promessa. E’ questa l’ipotesi della

corruzione per l'esercizio della funzione (art.318), punita con la reclusione da uno a cinque anni. L’articolo

successivo, invece, contempla l’ipotesi della Corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio e si ravvisa

nel caso in cui il pubblico ufficiale, per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del suo

ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per sé o per un

terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa. In questo caso la pena è quella della reclusione da

quattro a otto anni (art.319 c.p.). Non meno importante è l’ipotesi prevista all’articolo successivo, il 319-bis

-Circostanze aggravanti- in cui si prevede che la pena è aumentata se il fatto di cui all'art. 319 ha per oggetto

il conferimento di pubblici impieghi o stipendi o pensioni o la stipulazione di contratti nei quali sia

interessata l'amministrazione alla quale il pubblico ufficiale appartiene. Infine, il nuovo articolo 320 c.p. -

Corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio- a seguito dell’intervento riformatore del 2012,

prevede che le disposizioni degli artt. 318 e 319 si applicano anche all’incaricato di un pubblico servizio.

La corruzione è strutturata come un reato plurisoggettivo, o reato a concorso necessario, in quanto ne

rispondono sia il corruttore che il corrotto, pur distinguendosi tra corruzione attiva e corruzione passiva, a

seconda che la si guardi dal punto di vista del corruttore o del corrotto. Tuttavia, il pubblico funzionario che

si fa corrompere ed il privato che lo corrompe non commettono reati diversi ma risultano essere compartecipi

del medesimo reato. Il bene giuridico tutelato è l’interesse della Pubblica Amministrazione ad agire secondo

i principi dell’imparzialità, della correttezza e quello della probità dei funzionari pubblici, affinché gli atti di

ufficio non siano oggetto di mercimonio o di compravendita privata. La ratio della incriminazione, infatti, è

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il discredito che tale reato getta sulla categoria dei pubblici funzionari e, quindi, della stessa Pubblica

Amministrazione. Per espressa previsione del Piano Nazionale il concetto di corruzione preso a riferimento ha un’accezione

ampia in quanto comprende tutte quelle situazioni in cui nel corso dell’attività amministrativa si riscontri

l’abuso da parte di un soggetto del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati. Quindi le

situazioni rilevanti sono più ampie della fattispecie penalistica, ricomprendendo non solo le ipotesi previste

dal codice penale ma tutte quelle ipotesi, che pur non avendo rilevanza penale mettano in luce un

malfunzionamento dell’amministrazione a causa dell’uso a fini privati delle funzioni attribuite o

l’inquinamento dell’azione amministrativa ab externo e sia nel caso in cui tale azione abbia successo quanto

nel caso in cui l’azione resti a livello di tentativo. E questo non è certo una cosa da sottovalutare. Robert Klitgaard, uno dei maggiori esperti di corruzione, afferma che «la corruzione è un reato basato sul

calcolo, non sulla passione. La persone tendono a corrompere o a essere corrotte quando i rischi sono bassi,

le multe e punizioni minime, e le ricompense grandi». Lo studioso dei fenomeni di corruzione semplifica

affermando che la propensione alla corruzione può essere sintetizzata dalla seguente formula: C = M + S – R dove C, la Corruzione, è tanto più probabile quanto più alta è la somma di Monopolio più Segretezza meno

Responsabilità, cioè Responsabilità civile e penale. (da Wikipedia)

3. Finalità dei Piani Anticorruzione.

Il Comune di Gricignano di Aversa è dunque chiamato a fare la sua parte attraverso l’adozione del Piano

Triennale di Prevenzione della Corruzione per il triennio 2013-2016 e con l’aggiornamento dello stesso per il

periodo 2015-2017..

Infatti, se queste sono le premesse, ne deriva come conseguenza naturale il coinvolgimento di ogni Pubblica

amministrazione o soggetto pubblico -qualsiasi sia la sua definizione- ad essere chiamato ad agire per

raggiungere il difficile compito di eliminare o, quanto meno di ridurre, il deprecabile fenomeno della

corruzione. E un passo importante e decisivo devono farlo gli operatori della pubblica amministrazione

coinvolti, a vario titolo, nella realizzazione del bene comune; essi sono tenuti a rispettare nella loro azione

quotidiana gli imprescindibili principi cardine della buona amministrazione, dell’imparzialità dell’azione

amministrativa nonché i principi di equità e legalità. E questo vuol dire che siamo tutti chiamati a fare la

nostra parte in quanto tutti dobbiamo concorrere, in virtù della posizione occupata e attraverso l’azione posta

in essere, a combattere questa battaglia. E lo dobbiamo fare avendo a mente che la nostra quotidiana azione

mira alla realizzazione del bene comune, senza mai perdere di vista la norma di riferimento e, laddove sia

prevista la possibilità di esercitare la discrezionalità, che pure è graduabile, di improntare l’azione al rispetto

dei principi di efficienza, efficacia, economicità e non discriminazione. Ma pure i soggetti non chiamati

direttamente a rispondere al piano anticorruzione devono contribuire attraverso il comportamento che deve

essere improntato al rispetto delle norme, dell’etica e degli uomini. Solo così, adottando un comportamento

rispettoso delle norme giuridiche ma anche di quelle etiche, non meno importanti, si può pensare di arginare

il fenomeno della corruzione e recuperare credibilità presso l’opinione pubblica. La corruzione è causa di

costi diretti e indiretti, di perdita di competitività del Paese e si pone in contrasto non solo con i principi di

imparzialità della Pubblica amministrazione ma anche con quelli sovranazionali della libera concorrenza. Ciò

che il legislatore internazionale, comunitario e nazionale vuole è un cambiamento radicale, chiede di

considerare la corruzione in termini solo negativi, come episodio dannoso e non come strumento per

raggiungere un vantaggio personale. Siamo tutti chiamati, come cittadini e come operatori a fare la nostra

parte, ad agire nella legalità e per la legalità, a seguire le regole e a rendere note le situazioni, le azioni e i

comportamenti che “corrompono” e siamo tutti chiamati ad agire secondo coscienza, dal primo all’ultimo dei

cittadini. Solo così, con la rivoluzione copernicana della mentalità, accompagnata da una formazione reale e

dalla possibilità di fare il proprio lavoro senza alcun condizionamento interno ed esterno, possiamo tentare di

ottenere un risultato concreto ed effettivo. Ma questo discorso coinvolge anche il legislatore che deve capire

che ogni Comune opera con le risorse che ha a disposizione e, in primis, è chiamato ad applicare le norme

vigenti che sono anche quelle che limitano l’assunzione di personale, che tagliano i fondi per la formazione,

che impediscono il turn over e che moltiplicano gli adempimenti di pubblicazione e trasparenza, sì

fondamentali per raggiungere gli obiettivi voluti, ma che devono essere assicurati sempre dai pochi

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dipendenti a disposizione, spesso senza adeguata formazione specifica. Ed è proprio qui che sta la sfida

maggiore per il Comune di Gricignano di Aversa, nel predisporre un piano anticorruzione che sia

completamente calato nella realtà. Occorre rispettare tutti gli adempimenti di pubblicazione, trasparenza,

rispettare i tempi di definizione dei procedimenti, assicurare i servizi essenziali per una popolazione di oltre

10.000 abitanti e con una base americana di circa 6000 abitanti sul proprio territorio con l’esiguo numero di

23 dipendenti a tempo indeterminato ( e con un pensionamento dall’anno 2015) su una dotazione organica

che dovrebbe essere di 87 unità secondo il Decreto 16 marzo 2011 del Ministero dell’Interno -stilato per i

comuni in dissesto e quindi molto più riduttivo rispetto al Comune che, invece, non ha deliberato tale

situazione-. Ciò fa comprendere come sia difficile prevedere la rotazione per i Responsabili delle Aree

perché se è vero che questo strumento permette di ridurre il rischio di corruzione, tuttavia a parere di chi

scrive non esiste fungibilità tra un Responsabile dell’Area Tecnica e un Responsabile dell’Area Finanziaria.

Certo, se si avesse a disposizione più personale “qualificato” sarebbe molto più semplice predisporre una

rotazione che non pregiudichi il principio di buon andamento e di efficacia ed efficienza di una pubblica

amministrazione. Inoltre, non bisogna dimenticare che spetta al Capo dell'Amministrazione il potere di

nomina dei Responsabili delle Aree. Il comune di Gricignano di Aversa sta espletando un concorso per due

posti di categoria D1 di cui uno con riserva di personale interno in possesso dei requisiti previsti dal bando.

Ma, ad oggi, pende la spada di Damocle delle norme della L.n. 190/2014 (legge di stabilità per il 2015) che

impediscono le assunzioni per gli anni 2015-2016 al fine di ricollocare il personale delle Province. Il

legislatore sembra non accorgersi della morsa nella quale ha stretto i piccoli e medi comuni Comuni, con tutti

i limiti di natura contabile, di turn over, della mobilità provinciale. che occorre rispettare per poter assumere

altro personale. Tuttavia, i Comuni, ciascuno tenendo conto della propria peculiarità, ce la metteranno tutta

ma si chiede al legislatore di considerare che oramai tutte le innovazioni e gli adempimenti che ci richiede

devono essere fatti “a costo zero”, senza ulteriori spese, con i dipendenti a disposizione, spesso anziani e

senza un titolo di studio adeguato, con il blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici, senza risorse per la

formazione del personale, senza la possibilità di assumere giovani che porterebbero nuove conoscenze e

nuova energia, pretendendo di attuare la rotazione di personale quando non si hanno all’interno nemmeno le

figure necessarie ad assicurare i servizi considerati fondamentali ai sensi dell’art.117 della Costituzione ed

elencati all’art. 19 della Spending review. E' pertanto necessario che il Piano ed i suoi successivi

aggiornamenti contengano l'apporto di tutti coloro i quali sono chiamati ad applicarlo e rispettarlo nonché di

quanti pensano che l'azione amministrativa debba basarsi sempre sul rispetto delle regole perché deve attuare

il bene della collettività. Solo se non si considera una riforma calata dall'alto ma “partecipata” in cui ognuno

rispetta la parte che è chiamato a fare, dove non c'è nessuno che “predica bene ma razzola male” abbiamo la

possibilità, che si sostanzia nella probabilità, di ottenere un risultato concreto. Ci vorrà, tuttavia, del tempo,

tale considerazione è la logica conseguenza dell'analisi successiva al primo anno di applicazione per il quale

occorre riscontrare che la misura prevista dei report -a diversa cadenza- non è stata pressoché osservata .

In vista dell’aggiornamento del piano per l’anno 2015 è stato richiesto -attraverso la pec- ad ogni

Responsabile di Area di collaborare con suggerimenti od osservazioni utili per la redazione degli

aggiornamenti del Piano per la prevenzione dell’Anticorruzione e del Piano triennale della Trasparenza. Non

sono pervenuti riscontri entro la data assegnata.

4. Il Piano comunale triennale di prevenzione della corruzione. Il Piano provvisorio per l'anno 2013, Il

piano triennale 2013-2016 ed il suo aggiornamento per il triennio 2015-2017.

Evidenziato che il P.T.P.C. è un programma di attività, con indicazione delle aree di rischio, delle misure da

implementare per la prevenzione in relazione al livello di pericolosità dei rischi specifici, esso è soprattutto

uno strumento operativo perché contiene le misure concrete per prevenire la corruzione.

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Secondo quanto previsto dal P.N.A., in prima applicazione, i PTPC devono coprire il periodo 2013-2016,

pertanto il Piano deve riportare anche le iniziative e le misure intraprese per la prevenzione durante l’anno

2013.

Il Comune di Gricignano di Aversa si è dotato di un Piano anticorruzione provvisorio, approvato con

deliberazione di GC n. 48 del 18.4.2013, pubblicato nell’apposita sezione del sito web comunale e trasmesso

alla Civit. Inoltre il Sindaco ha richiesto, ai sensi dell’art.1 comma 6 della legge n.190/2012, alla Prefettura

di Caserta il necessario supporto tecnico e informativo al fine della predisposizione del piano triennale per la

prevenzione della corruzione. A seguito di tale richiesta il Capo dell’Amministrazione ed il Segretario, in

qualità di Responsabile dell’anticorruzione, hanno partecipato alla riunione indetta presso la Prefettura di

Caserta in data 7.12.2013 e, successivamente, il Comune ha manifestato l’interesse ad aderire al Protocollo

per l'Integrazione dei Sistemi di Prevenzione della Corruzione, sottoscritto dalle Prefetture della Campania,

dall'ANCI Regionale e da alcuni comuni campani. Su questo fronte di collaborazione con l’Ufficio

territoriale del Governo e gli altri comuni partecipanti all’iniziativa si è in attesa di notizie sui prossimi

adempimenti e se ne terrà conto nell’aggiornamento del Piano. Non vi sono stati, nel corso dell’anno 2014,

incontri o comunicazioni da parte dell’Ufficio Territoriale di Governo- Prefettura di Caserta.

Il Piano provvisorio è stato elaborato in assenza del Piano Nazionale ed è stato articolato prevedendo una

parte introduttiva, in cui sono state analizzate le norme di riferimento, gli attori del contrasto alla corruzione,

il ruolo del Responsabile della corruzione, ed una parte operativa in cui sono state individuate –a seguito di

un coinvolgimento dei Responsabili delle Aree- le attività considerate a più elevato rischio di corruzione. Già

dal Piano provvisorio del Comune di Gricignano emerge che le aree di attività che più presentano rischi sono

quelle dei procedimenti di autorizzazione, concessione, erogazione di contributi, sussidi e attribuzione di

vantaggi economici, nonché quelle relative alla scelta del contraente per gli l’affidamento di servizi e

forniture, con particolare attenzione alle procedure in economia, e i procedimenti relativi alla gestione del

personale.

Da qui occorre dunque partire. Il presente piano intende realizzare le finalità indicate dalla legge e dal Piano

Nazionale, attraverso la valutazione del diverso livello di esposizione degli uffici al rischio di corruzione e

stabilendo gli interventi organizzativi volti a prevenire il medesimo rischio -senza però dimenticare il lavoro

fatto in fase di elaborazione del Piano triennale di prevenzione della corruzione a carattere provvisorio-.

Inoltre, il presente piano intende creare il collegamento tra la corruzione, la trasparenza e la performance

nell’ottica di una complessiva valutazione e gestione del “rischio istituzionale”.

Secondo quanto previsto dalle disposizioni del Piano Nazionale Anticorruzione, i PTCP devono contenere un

nucleo minimo di dati e informazioni che saranno trasmessi in formato elaborabile al D.F.P.. Essi sono: 1) il

processo di adozione del PTCP con l’individuazione degli attori interni ed esterni all’amministrazione che

hanno partecipato alla predisposizione del Piano, nonché dei canali e degli strumenti di partecipazione; 2) la

gestione del rischio, cioè l’indicazione delle attività nelle quali è più elevato il rischio di corruzione.

L’allegato due del PNA, sulla base dell’esperienza internazionale e nazionale che hanno dimostrato che vi

sono delle aree di rischio ricorrenti, individua ora specificatamente le Aree di rischio comuni ed

obbligatorie per tutte le Amministrazioni. Esse sono: 1. Acquisizione e progressione del personale; 2.

Affidamento di lavori servizi e forniture; 3. Provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari

privi di effetto economico diretto ed immediato per il destinatario; 4.Provvedimenti ampliativi della sfera

giuridica dei destinatari con effetto economico diretto ed immediato per il destinatario.

Il Responsabile della Corruzione, nominato con decreto del Sindaco n.16 del 4.4.2013, in ottemperanza alla

legge n.190/2012 e al Piano Nazionale Anticorruzione predisposto dalla Presidenza del Consiglio dei

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Ministri – Dipartimento della Funzione Pubblica e approvato dall’Autorità nazionale Anticorruzione

(ANAC, ex CIVIT) in data 11.09.2013 con delibera n°72 ha elaborato la presente bozza di Piano

Anticorruzione Comunale avvalendosi, a seconda della competenza e delle diverse fasi di coinvolgimento

previste dal PNA per la redazione del piano, dei Responsabili delle Aree, del Nucleo di valutazione e del Dr.

Giuseppe Pagliuchi, nominato supporto al Responsabile della Trasparenza con decreto n.29 del 6.8.2013,

(ruolo ricoperto sempre dal Segretario Comunale), il quale ha elaborato le schede grafiche che costituiscono

allegati del piano Triennale della Trasparenza per il triennio 2013-2016.

E' stato ritenuto utile attivare il collegamento con il Piano della performance.

Individuazione della aree a rischio corruzione

Fase del controllo

Determinazione delle misure di prevenzione del rischio corruzione

Individuazione di misure di prevenzione di carattere complementare e trasversale

Occorre precisare che con il termine PROCESSO si intende “quell’insieme di attività interrelate che creano

valore trasformando delle risorse (input del processo) in un prodotto (output del processo) destinato ad un

soggetto interno od esterno all’Amministrazione (utente). Il Processo che si svolge nell’ambito di una

amministrazione può portare al risultato finale o porsi come una parte o fase di un processo complesso, con il

concorso di più amministrazioni. Il concetto di processo è più ampio di quello di procedimento

amministrativo e ricomprende anche le procedure di natura privatistica”.

Per RISCHIO “si intende l’effetto dell’incertezza sul corretto perseguimento dell’interesse pubblico e,

quindi, sull’obiettivo istituzionale dell’ente, dovuto alla possibilità che si verifichi un dato evento”. Con il termine EVENTO si intende il verificarsi o il modificarsi di un insieme di circostanze che si

frappongono o si oppongono al perseguimento dell’obiettivo istituzionale dell’ente.

Ai fini della predisposizione del Piano comunale sono state espletate le seguenti attività:

a ) l'individuazione delle attività dell'Ente nell'ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione.

Con riferimento alle Aree di rischio e ai competenti processi, sempre individuati nell’allegato 2, si è

proceduto a compilare la scheda della mappatura dei processi dalla quale è risultato che tutti i processi sono

applicabili al Comune di Gricignano di Aversa e sono di pertinenza comune a tutte le Aree e che, pertanto,

sono stati oggetto di approfondimento. (Tabella 1: Mappatura dei processi); b) il coinvolgimento dei

Responsabili delle Aree in cui era strutturato l’Ente al momento della prima adozione del Piano (1. Area

della Vigilanza- Affari Generali e del Personale; 2. Area Finanziaria; 3. Area Demografica; 4. Area Socio

Assistenziale e Pubblica Istruzione; 5. Area Tecnica) come da organigramma pubblicato sul sito web

comunale. In particolare, con l’assistenza del Nucleo di valutazione, in applicazione delle modalità stabilite

dal PNA, i Responsabili delle Aree hanno provveduto a compilare, per ciascuna area, la scheda di analisi e

valutazione dei processi attraverso l’applicazione dei coefficienti stabiliti nell’allegato 5 del PNA Tabella

Valutazione del Rischio con la distinzione tra Indici di valutazione della probabilità -da 1 a 5- (dove viene in

considerazione la discrezionalità del processo) e gli indici di valutazione dell’impatto -da 1 a 5- (dove si

considera la percentuale di personale impiegata nel processo). (Tabella 2: Analisi e Valutazione dei processi);

c) la valutazione del rischio come diretta conseguenza della elaborazione delle tabelle 2, quale risultato della

media dei punteggi assegnati considerando le risposte date per la probabilità e quelle date per l’impatto.

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(Tabella 3: Valutazione della rischiosità del processo); d) l’individuazione dei processi che, avendo riportato

un punteggio superiore a 10, sono risultati essere rischiosi. Questi processi sono stati poi oggetto di

considerazione e attenzione nella successiva fase di Valutazione del rischio. Attraverso l’ausilio dell’allegato

n.3 del PNA –Elenco esemplificazione rischi- si è giunti alla identificazione delle misure di prevenzione più

idonee alla prevenzione/mitigazione/trattamento del rischio. Le misure si classificano come obbligatorie -e

sono quelle che derivano obbligatoriamente dalla legge o da altre fonti normative- e misure ulteriori le quali

sono rese obbligatorie dal loro inserimento nel PTPC. In particolare per ogni processo di ogni Area di rischio

sono stati indicati gli eventi rischiosi e l’indicazione, in rapporto al grado di rischio, delle misure di

contrasto (procedimenti a disciplina rinforzata, controlli specifici, particolari valutazioni ex post dei risultati

raggiunti, particolari misure nell’organizzazione degli uffici e nella gestione del personale addetto, particolari

misure di trasparenza sulle attività svolte) già adottate, ovvero l'indicazione delle misure che il Piano prevede

di adottare o direttamente adotta. (Tabella 4: Identificazione delle misure di prevenzione più idonee alla

prevenzione/mitigazione/trattamento del rischio.). Riassumendo sinteticamente, si può dire che a seguito

della valutazione dell’impatto e della probabilità dei processi si è giunti a delineare quelli che sono soggetti a

rischio, in quanto collocati nella zona MEDIA-MEDIA ALTA. Per il Comune di Gricignano di Aversa è

emerso che la totalità dei processi è considerata a rischio e, pertanto, sono state specificate le tipologie di

rischio, le aree maggiormente esposte, le misure applicabili, quelle esistenti, le misure proposte per mitigare

il rischio, l’esistenza o meno di una regolamentazione dell’ente in materia (rispetto a quella statale o

regionale), i soggetti tenuti all’implementazione e i tempi.

5. Misure di contrasto obbligatorie del Piano

Il Piano nazionale prevede le misure generali di contrasto e alcune di queste misure sono contenute anche in

documenti diversi rispetto al PTCP, ad esso strettamente collegati.

Tra le misure che il PTPC deve contenere, oltre a quelle misure di carattere generale che l’amministrazione

ha adottato o intende adottare per prevenire il rischio di corruzione (forme di controllo successivo sugli atti)

vi è l’individuazione e l’implementazione anche delle misure di carattere trasversale.

Tra queste un posto di rilievo occupa la

a)Trasparenza che, secondo il PNA, costituisce una apposita sezione del PTPC.

Nel campo dell'ottica, la trasparenza è definita come la proprietà fisica che permette alla luce di passare

attraverso un materiale, mentre la proprietà opposta è quella della l'opacità. I materiali che non consentono la

trasmissione della luce sono detti opachi mentre i materiali trasparenti sono limpidi. Come limpida deve essere l’azione amministrativa. Trasportando il concetto di trasparenza nel campo

dell’Ente locale possiamo riferirci alle informazioni fornite in merito alla attività svolta, alle iniziative

intraprese, alle gare e ai concorsi in essere, alla conoscibilità dei propri regolamenti, ai moduli da compilare

per i servizi e i provvedimenti richiesti, alla composizione dei bilanci e di tutte quelle informazioni che il

cittadino, non più suddito, richiede di avere. La finalità è quella di migliorare l’efficienza e l’efficacia

dell’azione amministrativa attraverso al piena conoscenza delle attività dell’amministrazione.

Il Comune di Gricignano di Aversa ha approvato il Programma triennale della Trasparenza e l’integrità per il

triennio 2012/2014 con verbale di deliberazione della Commissione straordinaria n.100 del 16.10.2012.

Con deliberazione di G.C. n. 7 del 30.1.2014 è stato approvato il Programma Triennale per la trasparenza e

l'integrità 2014-2016. Con successiva deliberazione n. 13 dell’11/02/2014 la G.C. ha proceduto all’

Approvazione degli obiettivi di accessibilità agli strumenti informatici del Comune di Gricignano di Aversa

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per l'anno 2014. Infine, con deliberazione di G.C. n. 87 del 9/12/2014 si è proceduto ad approvare lo schema

tipo di convenzione per la fruibilità telematica dei dati relativi alla banca dati anagrafici del Comune di

Gricignano di Aversa da parte delle pubbliche Amministrazioni e gestori di pubblici servizi Finanza e uffici

appartenenti all'Autorità Giudiziaria. E’ stato predisposto l’aggiornamento del Programma Triennale della

Trasparenza. che, come detto costituisce allegato del presente Piano . Con riferimento alla informatizzazione

dei processi, pure considerata quale misura trasversale, si rende noto che è stato realizzato l’obiettivo

previsto per l’anno 2014 di espletare la gara per l’acquisizione dei software applicativi che permettono di

migliorare la gestione dei processi, velocizzarli e contribuiscono a limitare la discrezionalità.

In ottemperanza alle disposizioni in materia di trasparenza, Decreto legislativo n. 33/2013 il quale prevede

il "Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni

da parte delle pubbliche amministrazioni" è stata creata una apposita pagina web sul sito comunale, la

pagina è organizzata in sottosezioni all'interno delle quali sono inseriti i documenti previsti per legge.

E’ in fase di attuazione il collegamento tra il sistema di gestione delle determinazioni e delle deliberazioni

che saranno poi direttamente pubblicate all’albo pretorio, riducendo l’utilizzo del cartaceo. Questo aspetto

costituisce un obiettivo per l’anno 2015. Infine, è stato attivato il sistema di trasmissione delle informazioni

al sito web dell’amministrazione e a breve sarà operativo il nuovo sito web dell’amministrazione. Anche ciò

costituisce un obiettivo per l’anno 2015.

Il Comune si è impegnato a realizzare azioni dirette a migliorare la diffusione del sistema PEC sia in

ricezione che in invio e l'utilizzo della firma digitale. In particolare si è proceduto alla :

a) Istituzione della casella istituzionale di PEC per ciascuna area e per gli uffici che necessitano di

continui scambi di informazioni con altre pubbliche Amministrazioni e con l'esterno;

b) incentivazione delle comunicazioni tra Segretario e Responsabili e tra i Responsabili attraverso le

Pec;

c) attivazione di firme digitali;

d) utilizzo delle mail come sistema di comunicazione tra gli uffici e come strumento per la tracciabilità

dei flussi documentali e informativi tra i vari uffici.

L'obiettivo è quello di apportare una serie di miglioramenti all'organizzazione in funzione di trasparenza che

si possono così sintetizzare:

- aumento dell'efficienza amministrativa, grazie all'immediatezza del sistema di trasmissione

informatica, che riduce i tempi di consegna e velocizza in ingresso le operazioni di registrazione di

protocollo e in partenza la preparazione del materiale documentale da spedire;

- aumento dell'efficacia dell'azione amministrativa, grazie alle maggiori garanzie fornite dalla PEC in

merito all'avvenuto invio e all'avvenuta consegna dei documenti informatici trasmessi;

- aumento della consapevolezza informatica e tecnologica dei dipendenti, che si trovano ad affrontare

direttamente i temi del documento digitale, della sua valenza in termini giuridici, della sua trasmissione

e della sua conservazione e futura reperibilità;

- aumento dell'economicità dell'azione amministrativa;

- risparmio di carta

- tracciabilità dei processi.

Nell’anno 2014 vi è stata una progressiva crescita del numero dei messaggi PEC in invio e in ricezione.

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b) Codice di comportamento. Si stratta di uno strumento fondamentale previsto dal Dlgs. n.165/2001

che, all’art.54, testualmente prevede: il Governo definisce un codice di comportamento dei dipendenti delle

pubbliche amministrazioni al fine di assicurare la qualità dei servizi, la prevenzione dei fenomeni di

corruzione, il rispetto dei doveri costituzionali di diligenza, lealtà, imparzialità e servizio esclusivo alla

cura dell'interesse pubblico. Il codice contiene una specifica sezione dedicata ai doveri dei dirigenti,

articolati in relazione alle funzioni attribuite, e comunque prevede per tutti i dipendenti pubblici il divieto di

chiedere o di accettare, a qualsiasi titolo, compensi, regali o altre utilità, in connessione con l'espletamento

delle proprie funzioni o dei compiti affidati, fatti salvi i regali d'uso, purché di modico valore e nei limiti

delle normali relazioni di cortesia.(omissis) La violazione dei doveri contenuti nel codice di

comportamento, compresi quelli relativi all'attuazione del Piano di prevenzione della corruzione, è fonte

di responsabilità disciplinare. La violazione dei doveri è altresì rilevante ai fini della responsabilità civile,

amministrativa e contabile ogniqualvolta le stesse responsabilità siano collegate alla violazione di doveri,

obblighi, leggi o regolamenti.

Il Codice di Comportamento nazionale è stato approvato con DPR n.62 del 16.4.2013.

Successivamente, sempre secondo l’art.54 del Dlgs. n.165/2001 vi è l’obbligo per ciascuna pubblica

amministrazione di adottare, con procedura aperta alla partecipazione e previo parere obbligatorio del

proprio organismo indipendente di valutazione, un proprio codice di comportamento che integra e specifica

il codice di comportamento nazionale. … A tali fini, la Commissione per la valutazione, la trasparenza e

l'integrità delle amministrazioni pubbliche (CIVIT) definisce criteri, linee guida e modelli uniformi per

singoli settori o tipologie di amministrazione. Sull'applicazione dei codici di cui al presente articolo vigilano

i dirigenti responsabili di ciascuna struttura, le strutture di controllo interno e gli uffici di disciplina.

Il Comune di Gricignano di Aversa ha approvato il codice di comportamento del dipendenti del comune con

la delibera di G.C. n.132 del 19.12.2013. Le norme in esso contenute regolano i comportamenti dei pubblici

dipendenti e dei soggetti che, a diverso titolo, interagiscono con le P.A. Anche il codice di comportamento

concorre ad assicurare la prevenzione dei fenomeni della corruzione, il rispetto dei doveri costituzionali di

diligenza, lealtà, imparzialità e servizio esclusivo alla cura dell’interesse pubblico. Un ruolo fondamentale

per il raggiungimento di tali finalità è svolto dai Responsabili delle Aree che, nello svolgimento delle loro

attività di direzione e gestione del personale assegnato, vigilano costantemente sul rispetto delle regole e

segnalano i fatti e le azioni che con esse si pongono in contrasto. Al fine di assicurare l’anonimato si utilizza

il protocollo riservato, attivo sia per i procedimenti disciplinari che nei casi di dipendenti pubblici che

segnalano illeciti. Il codice di comportamento è stato trasmesso a tutti i dipendenti dell’Ente ed in esso è

stato previsto che gli obblighi di condotta considerati trovino altresì applicazione, in quanto compatibili, ai

seguenti soggetti : a) collaboratori e consulenti del Comune, con qualsiasi tipologia di contratto o incarico, e

a qualsiasi titolo, pertanto anche a titolo gratuito; b) ai titolari di organi o incarichi (es. addetto stampa) negli

Uffici di Staff del Sindaco e nell'Ufficio di Presidenza del Consiglio Comunale;c) ai collaboratori, a qualsiasi

titolo, degli operatori economici aggiudicatari di contratto d'appalto di lavori, servizi e forniture. Inoltre,

l’art. 2 del Codice prevede che all'atto della sottoscrizione del contratto, al consulente/collaboratore/

appaltatore verrà consegnata una copia del Codice e che negli atti di incarico (determinazioni sindacali e/o

dei responsabili di area) e nei relativi contratti dovrà essere inserita la clausola di risoluzione del rapporto in

caso di violazione degli obblighi previsti dal codice. Nel disciplinare di gara alla voce " Disposizioni finali",

si dovrà rendere edotti gli operatori economici, partecipanti o invitati, della risoluzione del rapporto

contrattuale ove i collaboratori dell'aggiudicatario violino gli obblighi di condotta previsti dal Codice di

Comportamento. Il Codice di comportamento costituisce allegato del piano. Per l'anno 2015, in ottemperanza alle intervenute novità, si procederà a specificare le modalità con cui i dipendenti del Comune di Gricignano di Aversa potranno effettuare la segnalazione di condotte illecite (cosiddetto whistleblowing) predisponendo e mettendo a disposizione l'apposito modulo per inoltrare le

segnalazioni.

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c) Rotazione del personale . Consiste nell’assicurare l’alternanza tra più professionisti nell’assunzione

delle decisioni e nella gestione delle procedure in determinate aree considerate a maggior rischio corruttivo.

Al riguardo il PNA ha previsto che il PTPC contenga gli indirizzi per evitare che possano consolidarsi delle

rischiose posizioni “di privilegio” nella gestione diretta di certe attività correlate alla circostanza che lo

stesso funzionario si occupi personalmente per lungo tempo dello stesso tipo di procedimenti e si relazioni

sempre con gli stessi utenti. La preoccupazione è più che legittima tuttavia deve anche temperarsi con la

reale dotazione organica che oggi hanno i comuni. Per cui, mentre è sicuramente possibile attuare la

rotazione per i Comuni che hanno in dotazione organica diverse figure di categoria D, e lauree o conoscenze

specialistiche omogenee o equivalenti, è di difficile attuazione nel caso opposto. La realtà di Gricignano di

Aversa nel momento di emanazione del PTPC ed anche in questa fase di aggiornamento è molto peculiare a

causa della mancanza di figure apicali. Sono tuttavia in corso le procedure concorsuali per l’assunzione di

due D che potrebbero rendere praticabile il ricorso alla rotazione. Ferma restando la decisione della

Amministrazione di procedere ad istituire Uffici comuni o gestioni associate con altri Enti del vicinato e

accordi di reciprocità per uno scambio dei Responsabili, al fine far ruotare i soggetti tra Comuni diversi

previo necessario consenso dei dipendenti interessati, il PNA prevede espressamente che per il personale

dirigenziale (che nel nostro comune corrisponde a quello apicale) la rotazione integra altresì i criteri di

conferimento degli incarichi dirigenziali ed è attuata alla scadenza dell’incarico. Come previsto nel Piano

nazionale anticorruzione, l'Amministrazione in ragione delle dimensioni dell’ente e del numero limitato di

personale operante al suo interno e alla conseguente infungibilità delle varie professionalità, nella fase della

prima applicazione (anno 2014) ha ritenuto che la rotazione del personale incaricato di responsabilità di

Area avrebbe causato inefficienza e inefficacia dell’azione amministrativa tale da precludere in alcuni casi la

possibilità di erogare in maniera ottimale i servizi ai cittadini. Pertanto, in fase di prima applicazione,

l’Amministrazione ha ritenuto opportuno non applicare nessuna rotazione del personale, riservandosi di

rivedere l’organizzazione a seguito della conclusione dei concorsi in atto. Tuttavia, la rotazione che il PNA

prevede non è solo quella del personale dirigenziale/apicale ma anche del personale con funzioni di

responsabilità, ivi compresi i responsabili del procedimento, operanti nelle aree a più elevato rischio di

corruzione, salvo motivati impedimenti connessi alle caratteristiche organizzative dell’amministrazione.

Nell’allegato 1 paragrafo B.5 del Piano Nazionale si legge che:“nel caso di impossibilità di applicare la

misura di rotazione per il personale dirigenziale a causa di motivati fattori organizzativi, l’amministrazione

pubblica applica la misura al personale non dirigenziale, con riguardo innanzi tutto ai responsabili di

procedimento”. L’introduzione della misura deve essere accompagnata da strumenti ed accorgimenti che

assicurino continuità all’azione amministrativa. Nella predisposizione del Piano Triennale 2013-2016 è stato

raccomandato ai Responsabili delle aree, competenti alla nomina con proprio atto dei responsabili di

procedimento, di attuare la rotazione, per quanto sia possibile, viste le limitatissime risorse umane a

disposizione e previa adeguata informazione alle organizzazioni sindacali rappresentative. Nella

predisposizione del Piano Triennale 2013-2016 è stato comunque dato atto che, rispetto all’organizzazione

degli anni precedenti, vi è stato un avvicendamento tra i vari responsabili delle Aree, sia a seguito di

pensionamenti che a seguito di accorpamenti di Aree e cessazioni del precedenti contratti a tempo

determinato. In particolare, si è proceduto ad accorpare alcune aree con conseguente cambio di

Responsabile.

Per l’anno 2015, sia pure con le peculiarità previste dalla situazione del personale, notevolmente inferiore

alle necessità, si prevede una riorganizzazione delle Aree e la rotazione del personale anche apicale.

d) Astensione in caso di conflitto di interesse. Consiste nell’obbligo di astensione per il responsabile

del procedimento, per il titolare dell’ufficio competente ad adottare il provvedimento finale e per i titolari

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degli uffici competenti ad adottare atti endoprocedimentali, nel caso di conflitto di interesse anche solo

potenziale. Inoltre a carico di tali soggetti vi è il dovere di segnalazione. E’ ovvio che il fine voluto dal

legislatore è quello di evitare situazioni di potenziale conflitto di interessi. Tali disposizioni sono

espressamente contenute nel Codice di comportamento che, come già detto, costituisce parte del PTPC.

e) Svolgimento degli incarichi di ufficio e attività ed incarichi extraistituzionali Consiste

nell’individuazione degli incarichi vietati ai dipendenti delle PA, nonché nell’individuazione dei criteri

generali per disciplinare il conferimento e l’autorizzazione degli incarichi istituzionali. Inoltre si tratta di

definire in generale tutte le situazioni di potenziale conflitto di interessi che possano derivare da attività ed

incarichi estra-istituzionali. Si vuole evitare che in un unico centro decisionale si concentri un ampio potere.

La disciplina per l’incompatibilità nel pubblico impiego è una diretta derivazione del dovere di esclusività

della prestazione lavorativa del pubblico dipendente il quale deve dedicare esclusivamente all’ufficio la

propria attività lavorativa, senza distrazione delle proprie energie lavorative in attività estranee a quelle

attinenti al rapporto di impiego. Con riferimento a questa specifica misura, si comunica che nell'anno 2014,

in ottemperanza a quanto previsto nel Piano, è stato approvato un regolamento che disciplina in modo

coerente e trasparente le modalità di conferimento degli incarichi e che tiene anche conto del periodo

successivo alla cessazione del servizio o al termine dell’incarico, ai sensi del nuovo comma 16-ter

dell’articolo 53 del d. lgs. n. 165 del 2001. Infatti, secondo questo comma, i dipendenti che, negli ultimi tre

anni di servizio, hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni di

cui all'articolo 1, comma 2, non possono svolgere, nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di

pubblico impiego, attività lavorativa o professionale presso i soggetti privati destinatari dell'attività della

pubblica amministrazione svolta attraverso i medesimi poteri. I contratti conclusi e gli incarichi conferiti in

violazione di quanto previsto dal presente comma sono nulli ed è fatto divieto ai soggetti privati che li hanno

conclusi o conferiti di contrattare con le pubbliche amministrazioni per i successivi tre anni con obbligo di

restituzione dei compensi eventualmente percepiti e accertati ad essi riferiti. In questo modo si vuole evitare

che durante il periodo di servizio il dipendente scientemente si possa creare delle situazioni lavorative di

vantaggio in modo da sfruttare la sua posizione e il suo potere all’interno della Amministrazione per ottenere

dei vantaggi presso l’impresa o il soggetto privato con cui entra in contatto.

f) Incompatibilità specifiche per posizioni apicali. Si tratta dell’obbligo per il soggetto cui viene

conferito l’incarico di scegliere, a pena di decadenza, entro il termine perentorio di 15 giorni, tra la

permanenza nell’incarico e l’assunzione e lo svolgimento di incarichi e cariche in enti di diritto privato

regolati o finanziati dalla PA che conferisce l’incarico, lo svolgimento di attività professionali o l’assunzione

della carica di componente di organi di indirizzo politico. La finalità voluta è quella di evitare situazioni di

potenziale conflitto di interessi. In ottemperanza alle nuove disposizioni normative, comunque, i

conferimenti degli incarichi sono corredati dalla dichiarazione di ogni responsabile di non trovarsi nelle

situazioni di incompatibilità e/o di inconferibilità. Tale dichiarazione è stata comunque chiesta a tutti i

dipendenti che sono, a vario titolo, coinvolti in attività procedimentali. Si tratta di misure che costituiscono

la diretta conseguenza della attuazione della Legge 190/2012 a seguito della quale il legislatore ha adottato il

Decreto Legislativo 39/2013 recante le disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità degli

incarichi dirigenziali e di vertice nelle pubbliche amministrazioni, per la prima volta specificamente

considerati nell’ottica di prevenzione dei fenomeni di corruzione e di cattiva amministrazione. In

ottemperanza alle norme ogni Responsabile sottoscrive la dichiarazione di incompatibilità all'atto della

nomina e tale dichiarazione è acquisita e conservata nel fascicolo personale del dipendente.

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C omune di Gri c i gna no di Aver sa Provi nc i a d i C a serta

Piano Tr i enna l e d e l l a Prev en z i one d e l l a Corruz i one 2 0 1 5 -2 0 1 7

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Sono causa di inconferibilità degli incarichi: la presenza di condanne penali anche non definitive per reati

contro la pubblica amministrazione, la provenienza da incarichi e cariche in enti privati, nonché da organi di

indirizzo politico.

Lo svolgimento di funzioni in organi di indirizzo politico costituisce invece causa di incompatibilità.

g) La formazione del personale. Si tratta di una misura fondamentale, che, però, deve fare i conti con i

limiti di tipo economico-finanziario che la legge prevede sugli importi da iscrivere a bilancio per la

formazione. Occorre prevedere attività di formazione dei dipendenti pubblici che operano nei settori in cui è

più elevato il rischio di corruzione. Una importante apertura sulla possibilità per l’Ente di derogare al limite

di spesa per le attività di formazione previsto dall’art.6. comma 13 della legge 131/2003 è quello contenuto

nella Deliberazione n. 276/2013/PAR della Cdc - SEZIONE REGIONALE DI CONTROLLO PER

L’EMILIA-ROMAGNA che, nel rispondere ad un quesito posto dal Sindaco di un Comune, espressamente

recita: occorre, preliminarmente, richiamare l’ambito di applicazione del comma 13 dell’art.6 del D.L.

78/2010 per cui “A decorrere dall’anno 2011 la spesa annua sostenuta dalle amministrazioni pubbliche

inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, come individuate dall’Istituto

nazionale di statistica (ISTAT) ai sensi del comma 3 dell’articolo 1 della legge 31 dicembre 2009,

n.196,incluse le autorità indipendenti, per attività esclusivamente di formazione, deve essere non superiore

al 50 per cento della spesa sostenuta nell’anno 2009. ….”. La Corte ricorda che in merito, si sono già

espresse, in modo assolutamente uniforme, più Sezioni regionali di controllo della Corte dei Conti secondo

le quali il contenimento della spesa per attività di formazione implica che l’ente pubblico sia titolare di un

potere discrezionale circa la relativa assunzione. Pertanto, nell’ipotesi di attività formativa richiesta ex lege,

in assenza di discrezionalità circa l’autorizzazione della spesa relativa, si è fuori dell’ambito applicativo

della normativa surrichiamata (cfr. ex multis, Sezione regionale di controllo per il Friuli Venezia Giulia

n.106/2012 e Sezione regionale di controllo per la Lombardia n.116/2011).

L’attività formativa, normativamente prescritta, trova una concreta articolazione nel Piano triennale di

prevenzione della corruzione adottato dalle amministrazioni pubbliche e per cui è richiesto, altresì, ai sensi

della lettera b) del comma 9, di prevedere “meccanismi di formazione idonei a prevenire il rischio di

corruzione”. Come puntualmente richiamato dal Piano nazionale anticorruzione - che definisce gli

ambiti/macro settori che devono essere presenti all’interno del Piano triennale per una sua adeguata

articolazione - avente per destinatari tutte le P.A di cui all’art.1, comma 2, del d.lgs.165/2001, oggetto di

recente approvazione da parte della Civit “Le pubbliche amministrazioni di cui all’art.1, comma 2, del d.lgs.

n.165 del 2001 debbono programmare adeguati livelli di formazione, tenendo presente una strutturazione su

due livelli: livello generale, rivolto a tutti i dipendenti: riguarda l’aggiornamento delle competenze

(approccio contenutistico) e le tematiche dell’etica e della legalità (approccio valoriale); livello specifico,

rivolto al responsabile della prevenzione, ai referenti, ai componenti degli organismi di controllo, ai dirigenti

e funzionari addetti alle aree a rischio: riguarda le politiche, i programmi e i vari strumenti utilizzati per la

prevenzione e tematiche settoriali, in relazione al ruolo svolto da ciascun soggetto nell’amministrazione.

I fabbisogni formativi sono individuati dal responsabile della prevenzione in raccordo con i responsabili

delle Aree. Per l'anno 2014 sono stati fatti incontri con i Responsabili di Area e sono state affrontate le

problematiche relative agli affidamenti diretti e ad agli aspetti ritenuti più problematici da parte dei

Responsabili. E' stata promossa la partecipazione ai seminari e convegni gratuiti che si sono svolti sul tema

della prevenzione della corruzione. Inoltre è stata svolta un'attività di formazione a cui sono stati invitati

tutti i Responsabili delle aree e i dipendenti da loro indicati. Gli incontri hanno avuto ad oggetto sia la legge

n.190/2012, il codice di comportamento, gli obblighi di trasparenza, i reati della Pubblica amministrazione e

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si sono conclusi con il rilascio di un attestato ai partecipanti. Copia dell'attestato è stata inserita nel fascicolo

personale di ogni partecipante.

Per l'anno 2015 si prevederà una nuova attività formativa cercando, in accordo con l'Amministrazione, di

organizzarla nella sede comunale, in modo tale da ampliare il numero dei partecipanti.

h) I Protocolli di legalità Nella stessa direzione delle misure di prevenzione che precedono, i protocolli

di legalità costituiscono oggi utili strumenti pattizi per contrastare il fenomeno delle infiltrazioni mafiose

nelle attività economiche, anche nei territori dove il fenomeno non è particolarmente radicato, riducendo,

inoltre, possibili sacche di corruzione. I protocolli sono disposizioni volontarie tra i soggetti coinvolti nella

gestione dell’opera pubblica (normalmente la Prefettura UTG , il Contraente Generale, la Stazione appaltante

e gli operatori della filiera dell’opera pubblica). In tal modo vengono rafforzati i vincoli previsti dalla norme

della legislazione antimafia, con forme di controllo volontario, anche con riferimento ai subcontratti. I

vantaggi di poter fruire di uno strumento di consenso, fin dal momento iniziale, consente a tutti i soggetti

(privati e pubblici) di poter lealmente confrontarsi con eventuali fenomeni di tentativi di infiltrazione

criminale organizzata.

L’ art. 1 comma 17 della L. 190/2012 recita: “Le stazioni appaltanti possono prevedere negli avvisi, bandi di

gara o lettere di invito che il mancato rispetto delle clausole contenute nei protocolli di legalità o nei patti di

integrità costituisce causa di esclusione dalla gara.” La determinazione N. 4/2012 dell’ AVCP chiarisce che:”

mediante l’accettazione delle clausole sancite nei protocolli di legalità al momento della presentazione della

domanda di partecipazione e/o dell’offerta, l’impresa concorrente accetta, in realtà, regole che rafforzano

comportamenti già doverosi per coloro che sono ammessi a partecipare alla gara e che prevedono, in caso di

violazione di tali doveri, sanzioni di carattere patrimoniale, oltre alla conseguenza, comune a tutte le

procedure concorsuali, della estromissione dalla gara.”

Il Comune di Gricignano di Aversa, in continuità alla precedente adesione alla Suap di Caserta, a cui aveva

aderito con firma del Sindaco in data 28.7.2009, con delibera della Commissione Straordinaria n.88 del

25.9.2012 ha aderito alla Stazione Unica appaltante (SUA). Si tratta della centrale unica di committenza

affidata al Provveditorato Regionale per le Opere Pubbliche della Campania e Molise. Nella delibera di

adesione è stato richiamato il protocollo di legalità in materia di appalti della Prefettura di Caserta del

19.12.2007. Successivamente, la Commissione Straordinaria, con deliberazione n.101 del 16.10.2012 ha

emanato un atto di indirizzo per l’ampliamento dell’ambito di operatività della Stazione Unica appaltante.

Nel deliberato si legge che sarà interessato il Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche

Campania e Molise, al fine di acquisire, a favore del Comune di Gricignano di Aversa, la preventiva

disponibilità della Stazione Unica Appaltante per la gestione delle procedure di gara, non ricadenti

nell'ambito di operatività, previsto dall'art.3,comma 1,della Convenzione. Inoltre, con tale delibera, da

intendersi quale atto di indirizzo, si raccomanda ai responsabili delle Aree dell’Amministrazione Comunale,

di valutare, per conseguire una ottimizzazione delle risorse e rafforzare le condizioni di sicurezza.

Trasparenza e legalità, l'affidamento alla Stazione Unica Appaltante anche di quelle procedure di gara non

rientranti nell’ambito di operatività previsto dall’art.3 comma 1 della Convenzione stipulata in data

8.10.2012. E' da rilevare, comunque, che a seguito delle nuove disposizioni introdotte dal Dl n. 90/2014

conv. in legge n.114/2014, dal 1 gennaio 2015 i Comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti possono

procedere autonomamente per gli acquisti di beni, servizi e lavori di valore inferiore a 40.000 € mentre per

quelli di importo superiore devono procedere secondo quanto previsto dal comma 3 bis dell'art. 33 del codice

dei contratti. E dal primo luglio 2015 le disposizioni dell'art. 33 comma 3bis si applicano anche

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all'acquisizione di lavori. Tali disposizioni dovrebbero garantire una diminuzione di discrezionalità e,

pertanto, limitare il rischio di elusione delle norme anticorruzione.

C'è comunque da rilevare che i Responsabili di Area già durante l'anno 2014 hanno utilizzato i mercati

elettronici (Consip e Mepa) per l'acquisizione di forniture e servizi. La mancata indicazione del ricorso a

Consip e il mancato riferimento della inesistenza di convenzioni attive nella predisposizione delle

determinazioni è stato fatto rilevare in sede di controllo successivo degli atti.

Per l'anno 2015 si proporrà all'organo esecutivo l'adozione del patto di integrità.

6. I Controlli

In data 31.1.2013 il Consiglio Comunale ha approvato il Regolamento dei Controlli Interni, in ottemperanza

a quanto disposto dal DL n. 174/2012 conv in L. n.213/2012, il cui articolo 147, comma 4, testualmente

prevede che: “nell’ambito della loro autonomia normativa ed organizzativa, gli enti locali disciplinano il

sistema dei controlli interni secondo il principio della distinzione tra funzioni di indirizzo e compiti di

gestione.” Sono stati espletati i controlli interni nell’anno 2014 e per l’anno 2015 si prevede di migliorare

il sistema dei controlli interni implementando le procedure con l’acquisizione degli atti in via telematica.

7. I procedimenti amministrativi

Con deliberazione di Giunta Comunale n. 97 del 26/09/2013 è stato approvato l'elenco dei provvedimenti

Amministrativi. Ai fini della massima trasparenza dell’azione amministrativa e dell’accessibilità totale agli

atti dell’amministrazione, nel caso delle attività di cui ai paragrafi 1 e 2, i provvedimenti conclusivi del

procedimento amministrativo devono essere assunti preferibilmente in forma di determinazione

amministrativa o, nei casi previsti dall’ordinamento, di deliberazione giuntale o consiliare. Determinazioni e

deliberazioni, come di consueto, sono pubblicate all’Albo pretorio online, quindi raccolte nelle specifica

sezione del sito web dell’ente e rese disponibili, per chiunque. I provvedimenti conclusivi devono riportare in

narrativa la puntuale descrizione del procedimento svolto, richiamando tutti gli atti prodotti - anche interni –

per addivenire alla decisione finale. In tal modo chiunque vi abbia interesse potrà in ogni tempo ricostruire

l’intero procedimento amministrativo, anche avvalendosi dell’istituto del diritto di accesso (art. 22 e ss.

Legge 241/1990). I provvedimenti conclusivi, a norma dell’articolo 3 della legge 241/1990, devono sempre

essere motivati con precisione, chiarezza e completezza. Come noto, la motivazione deve indicare i

presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione dell'amministrazione, in

relazione alle risultanze dell'istruttoria. Lo stile dovrà essere il più possibile semplice e diretto. E’ preferibile

non utilizzare acronimi, abbreviazioni e sigle (se non quelle di uso più comune). E’ opportuno esprimere la

motivazione con frasi brevi intervallate da punteggiatura. Quindi, sono preferibili i paragrafi con struttura

elementare composti da soggetto, predicato verbale, complemento oggetto. Questo per consentire a

chiunque, anche a coloro che sono estranei alla pubblica amministrazione ed ai codici di questa, di

comprendere appieno la portata di tutti i provvedimenti. Tali indicazioni sono state ribadite nei report

conclusivi relativi ai controlli.

Per quanto attiene al rispetto dei termini procedimentali, in esecuzione del Dlgs. n. 33 del 14.3.2013 Riordino

della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle

P.A. è stato approvato con deliberazione di GC n. 97 del 26.9.2013 l’elenco dei provvedimenti

amministrativi con indicazione della competenza e dei tempi procedimentali.

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- Per l'anno 2015 il rispetto dei termini di conclusione dei procedimenti sarà oggetto di verifica anche in sede

di esercizio dei controlli di regolarità amministrativa normati con regolamento comunale approvato con

deliberazione del consiglio comunale

8. I referenti

I Referenti per l’attuazione e il monitoraggio del piano Anticorruzione sono individuati nei Responsabili di

Posizione Organizzativa dell’Ente, ognuno per le competenze della propria Area. Essi collaborano con

l’Autorità Locale Anticorruzione per l’applicazione puntuale del Piano Triennale di Prevenzione della

Corruzione e su di essi ricade l’obbligo, ciascuno per la propria Area, di monitorare le attività esposte al

rischio di corruzione e di assumere i provvedimenti utili a prevenire i fenomeni corruttivi.

I Referenti, inoltre:

– svolgono attività informativa nei confronti dell’Autorità Locale Anticorruzione, affinché questi abbia

elementi di valutazione e di riscontro sull’intera struttura organizzativa, sull’attività dell’Amministrazione e

sulle condotte assunte, nonché sul costante monitoraggio dell’attività svolta;

– osservano e fanno osservare le misure contenute nel P.T.P.C. ai sensi dell’art. 1, comma 14, della legge n.

190 del 2012;

– svolgono attività informativa nei confronti dell’Autorità Locale Anticorruzione e dell’Autorità Giudiziaria

ai sensi dell’art. del 16 Decreto Legislativo n. 165 del 2001; dell’art. 20 del Decreto del Presidente della

Repubblica n. 3 del 1957; art. 1, comma 3, della legge n. 20 del 1994; dell’art. 331 del Codice di Procedura

Penale;

– partecipano al processo di gestione del rischio;

– propongono le misure di prevenzione ai sensi dell’art. 16 del Decreto Legislativo n. 165 del 2001;

– assicurano l’osservanza del Codice di Comportamento dei dipendenti e verificano le ipotesi di violazione ai

sensi del Decreto del Presidente della Repubblica n. 62 del 2013;

– adottano le misure gestionali, quali l’avvio di procedimenti disciplinari, la sospensione e rotazione del

personale ai sensi degli artt. 16 e 55 bis del Decreto Legislativo n. 165 del 2001;

– assicurano la tracciabilità dei processi decisionali all’interno degli atti e dei provvedimenti di competenza;

– assicurano che siano scongiurate ipotesi di conflitto di interesse;

– realizzano azioni di sensibilizzazione e qualità dei Rapporti con la Società Civile.

Tutti i dipendenti, osservando le disposizioni di cui al presente Piano:e dei suoi aggiornamenti

– concorrono ad attuare la prevenzione ai sensi dell’art. 1, comma 14, della legge n. 190 del 2012;

– partecipano al processo di gestione del rischio;

– segnalano le situazioni di illecito all’Autorità Locale Anticorruzione, al proprio Responsabile e all’Ufficio

Procedimenti Disciplinari, ai sensi dell’art. 54bis del Decreto Legislativo n. 165 del 2001;

– segnalano casi di personale conflitto di interessi ai sensi dell’art. 6 bis della legge n. 241 del 1990 e degli

artt. 6 e 7 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 62 del 2013.

Ai sensi di quanto stabilito dal PNA nelle tabella riassuntiva delle misure sono indicati, per ciascuna misura,

il responsabile e il termine per l'attuazione, stabilendo un collegamento con il Piano della Performance. E’,

altresì, definito il processo di monitoraggio sulla realizzazione del Piano Anticorruzione comunale.

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9. Approvazione del Piano e suoi allegati e il suo aggiornamento

In fase di prima attuazione del Piano Anticorruzione si è scelto di effettuare una consultazione pubblica sulla

scorta di quella effettuata per il Codice di Comportamento Aziendale, pur con tempi ridotti. Nella fase di

consultazione pubblica non sono state presentate osservazioni ed integrazioni al Piano. La stessa procedura è

stata eseguita per l'aggiornamento e non sono pervenute osservazioni, come attestato nella nota prot. 883 del

30.1.2014 del Responsabile dell'Area competente.

E' stato predisposto il presente aggiornamento tenendo conto dell'esperienza derivata dall'anno di prima

applicazione del Piano.

L’approvazione del Piano Anticorruzione è stata deliberata dalla Giunta comunale, n. 8/2014 ai sensi delle

indicazioni fornite dall’Anac. Alla Giunta spetterà il compito di approvare il presente aggiornamento.

10 Costituiscono allegati al presente Piano Comunale:

1. Tabella 1. (link esterno) 2. Tabella 2. (link esterno) 3. Tabella 3. (link esterno) 4. Tabella 4. (link esterno) 5. Il Piano Triennale della Trasparenza 2015-2017 (link esterno)

31/1/2015

Il Responsabile della prevenzione della corruzione Il Segretario Comunale

F.to Dr.ssa Giovanna Olivadese