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Lavori di Messa in Sicurezza di Emergenza dello stabilimento ex SAPA Fase: smassamento cumuli

Relazione generale, relazione tecnica, crono programma, quadro economico

Comune di Adelfia

ECO-LOGICA Società di Ingegneria, consulenza e servizi ambientali

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Indice

PREMESSA ...............................................................................................................3

1 RIFERIMENTI NORMATIVI.............................................................................5

2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE.............................................................7 2.1 Inquadramento generale ........................................................................................................... 7 2.2 Inquadramento geologico ed idrogeomorfologico..................................................................... 8

2.2.1 Geologia ....................................................................................................................... 8 2.2.2 Idrologia........................................................................................................................ 9 2.2.3 Rischio idrogeologico ................................................................................................. 10 2.2.4 Rischio sismico........................................................................................................... 11

3 RICOSTRUZIONE STORICA DELLE ATTIVITA’ SVOLTE IN SITO............13

4 STATO DEI LUOGHI E STIMA DEI CUMULI ...............................................17

5 DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI ............................................................23 5.1 Fase 1: allestimento del cantiere ............................................................................................ 26 5.2 Fase 2: allestimento del deposito temporaneo, zona D.......................................................... 26 5.3 Fase 3: smassamento delle zone B e C ................................................................................. 29 5.4 Fase 4: allestimento area di smassamento nella zona A........................................................ 30 5.5 Fase 5: smassamento cumuli in zona A ................................................................................. 33 5.6 Fase 6: copertura cumuli......................................................................................................... 37 5.7 GESTIONE DEGLI ODORI ..................................................................................................... 37 5.8 Monitoraggio delle polveri ....................................................................................................... 38

6 BILANCIO DI PRODUZIONE DEI MATERIALI DI SCAVO, DEMOLIZIONE E RIFIUTI.............................................................................39

7 CRONOPROGRAMMA.................................................................................42

8 QUADRO ECONOMICO ...............................................................................43

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PREMESSA

L'Amministrazione Comunale di Adelfia, con Determinazione n. 822 del 25 luglio 2012

ha affidato alla società ECO-logica srl le attività di progettazione, coordinamento della

sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, direzione dei lavori, misura e

contabilità, e tutte le attività connesse e correlate ai lavori di smassamento e

raffreddamento di cumuli costituiti da rifiuto/fertilizzante, giacenti all’interno dello

stabilimento ex SAPA.

Il sito in esame è sede dell’ex opificio “SAPA Srl”, ubicato a circa 2,3 km a sud del

centro urbano di Adelfia in provincia di Bari, sulla strada provinciale S.P. 83 Adelfia-

Acquaviva. L’ex opificio, utilizzato per la produzione di fertilizzanti ed ammendanti, è

stato sequestrato poiché sede di gestione e smaltimento illecito di rifiuti di varia natura,

anche di origine industriale.

Con determinazione gestionale n. 1469 del 30 dicembre 2011, fu indetta una gara per

l’affidamento dell’attività di caratterizzazione del sito, servizio precursore di un

eventuale intervento di bonifica.

Tra il 16 ed il 17 giugno 2012 i cumuli di materie giacenti presso l’impianto produttivo

sono stati coinvolti in un incendio domato dall’intervento dei Vigili del Fuoco.

A seguito di tale evento, in data 27 e 29 giugno 2012, si sono tenute presso la Regione

Puglia due Conferenze dei Servizi nell’ambito delle quali si è ritenuta la necessità di

operare presso lo stabilimento un intervento di messa in sicurezza di emergenza.

Date le circostanze, con Determinazione gestionale n. 819 del 24 luglio 2012 è stata

revocata la procedura di gara ed affidato l’incarico in oggetto alla società ECO-logica

srl.

In base a quanto stabilito dall’art.240, lett. m) del D.Lgs. 152/2006 si definisce “messa

in sicurezza d'emergenza” ogni intervento immediato o a breve termine, da mettere in

opera nelle condizioni di emergenza in caso di eventi di contaminazione repentini di

qualsiasi natura, atto a contenere la diffusione delle sorgenti primarie di

contaminazione, impedirne il contatto con altre matrici presenti nel sito e a rimuoverle,

in attesa di eventuali ulteriori interventi di bonifica o di messa in sicurezza operativa o

permanente.

La progettazione della fase di smassamento dei cumuli si sviluppa attraverso le attività

di seguito riportate:

- redazione dei rilievi preliminari costituiti dalla redazione di un rilievo topografico, georiferito nel sistema UTM WGS84 e di un rilievo termografico, finalizzati all’identificazione delle aree di fermentazione locale e/o di reazione di vari elementi presenti nei cumuli e calcolo delle volumetrie coinvolte;

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- redazione del progetto preliminare/definitivo ed esecutivo dell’intervento di Messa in Sicurezza di Emergenza, fase: smassamento cumuli;

- redazione del capitolato speciale d’appalto;

- redazione del computo metrico estimativo;

- redazione del piano di sicurezza e coordinamento;

L’intervento in oggetto è strettamente correlato a ragioni di interesse pubblico ed alla

tutela della salute dei cittadini, in particolare gli elaborati che costituiscono il presente

progetto relativo alla fase di smassamento cumuli della messa in sicurezza di

emergenza dello stabilimento ex SAPA sono elencati di seguito:

1) R.1 Relazione generale – Relazione tecnica - Cronoprogramma - Quadro economico

2) R.2 Documenti amministrativi

3) R.3 Relazione illustrativa del rilievo topografico LST (laser scanner terrestre)

4) R.4 Relazione illustrativa del rilievo termografico

5) R.5 Elenco Prezzi - Analisi Prezzi

6) R.6 Computo metrico estimativo

7) R.7 Capitolato speciale d'appalto

8) R.8 Piano di sicurezza e coordinamento

9) T.1 Inquadramento generale: ortofoto, stralcio catastale, aerofotogrammetrico

10) T.2 Rilievo fotografico

11) T.3 Rilievo topografico - Pianta

12) T.4 Rilievo fotografico - Sezioni

13) T.5 Progetto dell’intervento di smassamento

14) T.6 Planimetria di cantiere

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1 RIFERIMENTI NORMATIVI

Gli interventi di bonifica di siti contaminati sono regolamentati dal Decreto Legislativo n.

152 del 3 aprile 2006 e s.m.i., in particolare, dalla Parte Quarta “Norme in materia di

gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati” - Titolo V “Bonifica di siti contaminati”.

Con il D.lgs. n.152/2006, pubblicato sul Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale,

serie generale, n. 88 del 14 aprile 2006, il legislatore ha tentato di armonizzare tutte le

precedenti norme in campo ambientale.

Questo procedimento ha portato alla abrogazione di tutta una serie di norme

precedenti tra cui anche D.Lgs. n. 22/1997, uno dei primi in cui appariva con forza il

concetto di bonifica. Tale concetto veniva espresso come “ogni intervento di rimozione

della fonte inquinante e di quanto della stessa contaminato fino al raggiungimento dei

valori limite conformi all’utilizzo previsto dell’area”.

In virtù di tale normativa chiunque cagionava anche in maniera accidentale, il

superamento dei limiti, era tenuto a procedere a proprie spese agli interventi di messa

in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale delle aree inquinate e degli impianti

dai quali derivava il pericolo di inquinamento.

Il nuovo D.lgs. n.152/2006 pur abrogando tale decreto, si ispira di fatto agli stessi

principi basati sul concetto del “chi inquina paga”.

I provvedimenti attuativi del suddetto decreto legislativo sono inseriti nel D.M. 2 maggio

2006. Successivamente sono state emanate le disposizioni correttive e integrative del

decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, inserite nel Decreto legislativo 8 novembre

2006, n. 284.

Importante è anche il decreto 29 gennaio 2007 che riguarda l’emanazione di linee

guida per l'individuazione e l'utilizzazione delle migliori tecniche disponibili in materia di

gestione dei rifiuti.

Di seguito l’elenco normativo nel rispetto delle quali è stato redatto il progetto:

Normativa comunitaria

- Norma UNI 10802 del 2004 relativa a “Rifiuti liquidi, granulari, pastosi e fanghi – Campionamento manuale e preparazione ed analisi degli eluati”

- Direttiva 75/442/CEE relativa ai rifiuti - Testo vigente;

- Direttiva 91/156/CEE sui rifiuti;

- Direttiva 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi;

- Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e rifiuti di imballaggio;

- Direttiva 1999/31/CE discariche di rifiuti;

- Direttiva 2002/96/Ce Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche – Raee;

- Decisione 2003/33/Ce Direttiva 1999/31/Ce - criteri e procedure per l'ammissione dei rifiuti nelle discariche;

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- Decisione 2003/138/Ce Veicoli fuori uso - norme di codifica dei componenti e dei materiali;

Normativa nazionale

- D.M. del 27/09/2010 “Definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica, in sostituzione di quelli contenuti nel decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio del 3 agosto 2005”;

- DPR n. 207 del 05/10/2010, regolamento di attuazione ed esecuzione del decreto legislativo 12 aprile 2006 n. 163 recante “Codice dei contratti pubblici relativi a lavori servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17 CE e 2004/18 CE.

- D.lgs. n. 81 del 09/04/2008 Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro.

- D.lgs. 03.04.2006 n. 152 e s.m.i. recante norme in materia ambientale.

- D.lgs. 13.01.2003 n. 36 “Recepimento della Dir. 1999/31/CE sulle discariche di rifiuti”;

- Decreto interministeriale 29/07/2004 n. 248 Regolamento relativo alla determinazione e disciplina delle attivita' di recupero dei prodotti e beni di amianto e contenenti amianto.

- Dlgs 14 agosto 1996, n. 493 segnaletica di sicurezza e/o di salute sul luogo di lavoro;

- Dlgs 14 agosto 1996, n. 494 sicurezza nei cantieri;

- Decreto 03 agosto 2005 Definizione dei criteri di ammissibilita' dei rifiuti in discarica.

Normativa regionale

- LR 03.10.1986 n. 30 “DPR 915/82, Smaltimento dei rifiuti. Norme integrative e di prima attuazione”;

- Decreto del commissario delegato emergenza rifiuti n. 246 del 28/12/06 di adozione del progetto di Piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti speciali nella Regione Puglia

- Decreto del commissario delegato emergenza rifiuti 6 marzo 2001, n. 41 Piano di gestione di rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate.

- Regolamento regionale per la gestione dei materiali edili 12 giugno 2006, n. 6.

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2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE

2.1 INQUADRAMENTO GENERALE

Il territorio di Adelfia sorge nella fossa premurgiana a sud est di Bari. Dal 1927

costituisce l’unione di due paesi: Canneto e Montrone, infatti, la denominazione Adelfia

etimologicamente proviene dal greco adelphòs che significa "fratellanza".

Si estende su una superficie pari a 29,73 Km2 ed ha un’altitudine media di 154 metri

sul livello del mare.

Confina con i comuni di Acquaviva delle Fonti, Bitritto, Casamassima, Sannicandro di

Bari e Valenzano.

Ha una vocazione prettamente agricola ed infatti l’economia è incentrata sullo

sfruttamento agricolo del territorio, un ruolo fondamentale in tal senso è rappresentato

dalla produzione di uva della varietà “regina”.

Il panorama dominante è sostanzialmente composto da vigne, molto diffusi sono anche

gli ulivi e i mandorli, nella porzione più interna del territorio è possibile individuare

anche roverelle.

Di seguito, in Figura 1, è indicata la localizzazione del Comune di Adelfia.

Figura 1 Localizzazione del Comune di Adelfia.

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2.2 INQUADRAMENTO GEOLOGICO ED IDROGEOMORFOLOGICO

2.2.1 Geologia

Dal punto di vista geologico, il territorio di Adelfia ricade a ridosso di due fogli: Foglio

177 “Bari” e Foglio 189 “Altamura” della Carta Geologica d’Italia.

Si rinvengono in successione le seguenti formazioni litostratigrafiche: calcare di Bari

(Cenomaniano – Turoniano), tufi delle Murge (Pleistocene), depositi alluvionali

(Olocene) (Figura 2).

Figura 2 Formazioni litostratigrafiche del Comune di Adelfia

Nel suo complesso il calcare di Bari rappresenta un deposito di piattaforma, ed è

prevalentemente di origine organica, anche nelle sue frazioni calcarenitiche.

La successione prosegue con i Tufi delle Murge, calcari cretacei che furono sottoposti

a prolungata erosione durante tutto il Terziario.

Nella zona sono presenti anche piccoli lembi di depositi alluvionali, di natura ciottolosa,

degli alvei fluviali, alcune volte sono terrazzati, altre volte, si presentano in depositi

terrosi e ciottolosi, nei solchi degli alvei delle Murge.

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2.2.2 Idrologia

Il territorio comunale di Adelfia non è caratterizzato dalla presenza di un’idrologia

superficiale di rilevante importanza.

I corsi d’acqua presenti sono di prevalente natura episodica come si evince dalla carta

idrogeomorfologica in Figura 3.

Il Piano Urbanistico Territoriale Tematico, PUTT, delle Regione Puglia, che disciplina i

processi di trasformazione fisica e l’uso del territorio, con la finalità primaria di

promuovere la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse territoriali, nella sezione

delle acque superficiali, per il Comune di Adelfia segnala la presenza di lama Baronali

e di una lama presso Masseria Pollice.

Figura 3 Idrologia superficiale di Adelfia. (Fonte: carta idrogeomorfologica della Regione Puglia)

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La fascia adriatica delle Murge è caratterizzata da un acquifero formato quasi

esclusivamente da rocce carbonatiche permeabili per fessurazione e per carsismo. I

carichi piezometrici della falda variano da zero in corrispondenza della linea di costa a

circa 50-60 m nelle aree più interne dell’altopiano murgiano. Di seguito è illustrata la

distribuzione media dei carichi piezometrici nell’area ove ricade il Comune di Adelfia,

Figura 4.

Figura 4 Distribuzione media dei carichi piezometrici. (Fonte: Piano di Tutela delle Acque, Regione Puglia)

2.2.3 Rischio idrogeologico

La Regione Puglia ha istituito secondo le finalità della legge n. 183 del 18 maggio 1989

e del D.Lgs 152 del 2006 e successive modificazioni, un’Autorità di Bacino della Puglia

che, con competenza sui sistemi idrografici, redige il Piano Stralcio di Assetto

Idrogeologico (PAI), un documento di carattere conoscitivo, normativo e tecnico-

operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso

finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo e alla corretta

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utilizzazione delle acque, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del

territorio interessato.

Secondo quanto indicato dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) redatto dall’Autorità

di Bacino della Puglia, approvato il 30/11/2005, nel territorio di Adelfia sono presenti

delle zone a pericolosità idraulica (bassa, media e alta) in corrispondenza di tutte le

aste principali dei corsi d’acqua che interessano il territorio comunale, come si può

osservare in Figura 5.

Figura 5 Aree a pericolosità idraulica nel Comune di Adelfia. (Fonte: WebGIS AdB Puglia)

2.2.4 Rischio sismico

Secondo l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n°3274 del 20.03.2003, il

territorio nazionale è stato suddiviso in zone sismiche, ciascuna contrassegnata da un

diverso valore del parametro ag che esprime l’accelerazione orizzontale massima su

suolo caratterizzato da formazioni litoidi o terreni omogenei.

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I valori di ag, espressi come frazione dell'accelerazione di gravità g, da adottare in

ciascuna delle zone sismiche del territorio nazionale sono quelli riportati in Tabella 1

Zona Valore di ag

1 0,35 g 2 0,25 g 3 0,15 g 4 0,05 g

Tabella 1 Suddivisione delle zone sismiche in 4 classi in funzione dei valori di ag.

In particolare dall’analisi della classificazione del territorio pugliese in 4 zone sismiche,

secondo la suddetta Ordinanza, il territorio di Adelfia rientra nella zona 3 e quindi è

soggetto a pericolosità sismica bassa, di seguito si riporta la zonazione sismica della

Puglia, Figura 6.

Figura 6 Classificazione sismica del territorio pugliese.

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3 RICOSTRUZIONE STORICA DELLE ATTIVITA’ SVOLTE IN SITO

L’area oggetto di intervento risiede nel territorio occupato dall’ex stabilimento SAPA srl,

opificio che in passato produceva fertilizzanti agricoli, attualmente posto sotto

sequestro dalla Magistratura perché responsabile di inquinamento ambientale.

Secondo la ricostruzione storica delle vicende accadute, il 12 ottobre 2005 i carabinieri

del NOE (Nucleo Operativo Ecologico) misero sotto sequestro l’azienda, infatti, gli

investigatori analizzarono alcuni campioni di concime, scoprendo un’altissima

concentrazione di metalli pesanti, superiore al limite consentito.

Le indagini hanno accertato che la SAPA srl riceveva i reflui industriali e, senza trattarli

adeguatamente, li sversava in aperta campagna o li trasformava in fertilizzanti destinati

all’agricoltura.

Nel marzo 2006 il NOE richiese di realizzare un piano di bonifica nell’area interessata.

Nel febbraio 2007 il Comune di Adelfia ricevette richiesta di redigere un piano di

caratterizzazione, attività preliminare ad un eventuale intervento di bonifica.

Nell’Agosto del 2009 il sito venne riportato nel Piano Regionale delle bonifiche

(documento stralcio) redatto dalla Regione Puglia, tra i siti segnalati dalla Provincia,

affetti da contaminazione ambientale, sui quali è necessario intervenire con

tempestività per scongiurare il pericolo di propagazione delle sostanze inquinanti,

attraverso interventi di messa in sicurezza.

Nel dicembre 2010 la Regione Puglia, attraverso la delibera di giunta n. 3012, stanziò

fondi finanziari per interventi di miglioramento della gestione del ciclo integrato dei rifiuti

e di bonifica dei siti inquinati, tra i Comuni beneficiari del finanziamento vi è Adelfia.

Con determinazione gestionale n. 1469 del 30 dicembre 2011, fu indetta una gara

d’appalto per l’affidamento dell’attività di caratterizzazione del sito, i termini di

presentazione delle offerte era previsto per il 30 marzo 2012, attualmente le offerte

pervenute al Comune restano chiuse.

Tra il 16 ed il 17 giugno 2012 un incendio ha interessato i cumuli abbandonati, che

sono stanziati all’interno dello stabilimento, i focolai sono stati spenti dall’intervento dei

Vigili del Fuoco ed hanno liberato nell’aria fumi inquinanti, le sostanze tossiche

sprigionate sono state rilevate dall’Arpa Puglia (vedi elaborato R.2).

A seguito di tali eventi, il 27 ed il 29 giugno 2012, si sono tenute presso la Regione

Puglia due Conferenze dei Servizi nell’ambito delle quali si è ritenuta la necessità di

operare presso lo stabilimento un intervento di messa in sicurezza di emergenza,

attività oggetto del presente documento.

Di seguito si riporta un’immagine che illustra il perimetro dello stabilimento ex SAPA,

evidenziato in rosso, le aree indicate in verde sono occupate dai cumuli da smassare e

raffreddare, Figura 7.

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Figura 7 Perimetro dello stabilimento ex-SAPA ed aree occupate dai cumuli.

Lo stato dei luoghi antecedente e postumo all’incendio viene mostrato nelle immagini

riportate di seguito, dalle quali si evince l’evoluzione nel tempo della condizione del

sito.

In particolare, le prime immagini risalenti a gennaio 2012, Figura 8 e Figura 9,

mostrano la presenza di cumuli stanziati all’interno di apposite aree dello stabilimento,

preposte originariamente all’accumulo del materiale implementato nel processo di

produzione.

Come si può osservare dalle foto, la vegetazione infestante ha proliferato in maniera

incontrollata al di sopra di tali cumuli abbandonati, in virtù della presenza di un

ambiente favorevole alla crescita vegetativa.

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Figura 8 Cumuli abbandonati nello stabilimento ex SAPA, gennaio 2012. (Fonte: ECO-logica)

Figura 9 Cumuli abbandonati nello stabilimento ex SAPA, gennaio 2012. (Fonte: ECO-logica)

A causa dell’incendio la configurazione dei cumuli è cambiata avendo questi preso

fuoco, di seguito sono riportate alcune immagini scattate a luglio 2012 che illustrano lo

stato attuale dei luoghi a seguito dell’incendio.

Come si può osservare nelle immagini, Figura 10 e Figura 11, i cumuli presentano un

aspetto estremamente diverso dal passato a causa della combustione e,

presumibilmente, nascondono al loro interno ancora dei focolai, ragione per cui

bisogna realizzare l’intervento di smassamento, necessario ad estinguere qualsiasi

processo di combustione e predisporre l’area agli interventi successivi di messa in

sicurezza.

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Figura 10 Cumuli abbandonati nello stabilimento ex SAPA, luglio 2012. (Fonte: ECO-logica)

Figura 11 Cumuli abbandonati nello stabilimento ex SAPA, luglio 2012. (Fonte: ECO-logica)

Di seguito, in Figura 12 e Figura 13, sono mostrate due immagini panoramiche che

mostrano lo stato dell’area ovest dello stabilimento, ove sono collocati alcuni dei cumuli

da smassare; da queste immagini risulta evidente come l’incendio abbia mutato la

configurazione dei cumuli ove bisognerà intervenire.

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Figura 12 Stabilimento ex SAPA prima dell’incendio del 16/06/2010. Foto gennaio 2012. (Fonte: ECO-logica)

Figura 13 Stabilimento ex SAPA dopo l’incendio del 16/06/2012. Foto luglio 2012. (Fonte: ECO-logica)

4 STATO DEI LUOGHI E STIMA DEI CUMULI

L’area di indagine individuata al catasto del Comune di Adelfia, Foglio 12 particelle

413-419-497, ricade all’interno del Foglio n. 189 I.G.M della Carta Topografica d’Italia,

e all’interno del Foglio n. 189 “Altamura” della Carta Geologica d’Italia alla scala

1:100.000, occupa un’area di circa 33.000 m2.

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Preliminarmente è stato eseguito un rilievo topografico del sito oggetto di intervento,

con la principale funzione di definire nello specifico l’area di intervento e consentire il

calcolo volumetrico dei cumuli, attività propedeutica ad una corretta progettazione.

Il rilievo topografico è stato eseguito acquisendo dati georiferiti nel sistema UTM WGS

1984 e misure di posizionamento assoluto con GPS differenziale Leica G1200; per

consentire un’adeguata visibilità, data la mole dei cumuli, durante il rilievo è stata

utilizzata una piattaforma aerea, Figura 14.

Figura 14 Piattaforma aerea usata durante il rilievo

Sono state eseguite riprese termografiche con l’obiettivo di identificare le aree di

fermentazione locale e/o di reazione dei vari elementi presenti nei cumuli, la

descrizione del rilievo topografico e del rilievo termografico è espressa negli elaborati

R.3 ed R.4.

Durante l’esecuzione del rilievo è stata posta particolare attenzione alla presenza di

manufatti (capannone, palazzina uffici, pozzi e cisterne, viabilità, ecc.) e alle

caratteristiche dei cumuli presenti con lo scopo di fornire i reali volumi abbancati.

La cartografia prodotta è georeferenziata in coordinate piane UTM 33 Nord Datum

WGS84 e Gauss-Boaga (Tavola T3, Rilievo topografico - Pianta) nell’ambito del rilievo

topografico, sono state esaminate anche alcune sezioni (Tavola T4, Rilievo topografico

-Sezioni).

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Di seguito, Figura 15 si riporta la configurazione altimetrica dei cumuli, attraverso il

rilievo plano altimetrico è stato possibile individuare le quote raggiunte dal materiale

presente nello stabilimento.

Figura 15 Assetto plano-altimetrico dei cumuli.

Mediante il rilievo topografico svolto è stato possibile, inoltre, realizzare una

ricostruzione tridimensionale del sito a supporto della progettazione.

Di seguito si riportano le immagini relative alla modellazione 3D dell’area esaminata,

che mostrano riprese panoramiche dall’alto, secondo prospettive diverse: Figura 16,

Figura 17, Figura 18.

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Figura 16 Vista 3D dello stabilimento ex-SAPA da sud-ovest verso nord-est.

Figura 17 Vista 3D dello stabilimento ex-SAPA da sud-est verso nord-ovest.

Figura 18 Vista 3D dello stabilimento ex-SAPA da nord-ovest verso sud-est.

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Le riprese termografiche hanno consentito di formulare una valutazione globale circa lo

stato attuale dei luoghi, complessivamente, sono state rilevate temperature massime

che mediamente oscillano tra i 60° ed i 70° nei punti più caldi; all’interno dei cumuli

sono individuabili anche punti più freddi ove la temperatura oscilla tra 40° e 35°.

In particolare, di seguito illustriamo alcune immagini scattate con la termocamera ad

infrarossi all’interno dell’area in analisi; la prima immagine Figura 19 è stata scattata

all’interno dell’area che contiene cumuli, più vicina all’ingresso dello stabilimento.

Come si può notare le temperature all’interno dei cumuli, oscillano tra picchi di 60,6° e

40°.

Attraverso il gradiente termico rilevato, si evince anche la disposizione irregolare e

rugosa dei cumuli. Questa area ha una pianta rettangolare delimitata da mura di cinta

che si interrompono in corrispondenza dell’ingresso, qui risultano stoccati circa 871,00

m3 di materiale.

Figura 19 Immagine termografica scattata nell’area più vicina all’ingresso dello stabilimento.

Proseguendo, durante il rilevo sono state scattate immagini termografiche relative

all’area attigua alla precedente, come si evince dalla foto, Figura 20, la grande

irregolarità morfologica dei cumuli corrisponde ad una variegata distribuzione di

temperatura variabile tra un minimo di 46,1° ed un massimo di 70,5°. Questa seconda

area possiede una configurazione planimetrica rettangolare, pur essendo più piccola

della precedente ospita una quantità di cumuli maggiore, dal rilevo, infatti, è emerso

che questa seconda area contiene circa 1.066,00 m3 di materiale.

Durante il rilievo ci si è spinti verso la regione più ampia dello stabilimento, questa

terza area possiede una planimetria irregolare ed ospita le volumetrie maggiori di

materiali, pari a circa 16.804,00 m3.

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All’interno di questa zona sono state realizzate diverse foto panoramiche dall’alto, data

la vasta estensione. Nell’immagine riportata di seguito, Figura 21, le temperature

rilevate all’interno dei cumuli oscillano tra 71° e 46° nei punti più freddi; per meglio

cogliere la variabilità di temperatura dei cumuli, si osservi il manufatto in pietra, al

centro dell’immagine, che presenta delle temperature decisamente più fredde rispetto

ai cumuli circostanti.

Figura 20 Immagine termografica scattata nell’area centrale dello stabilimento.

Figura 21 Immagine termografica panoramica dell’area più vasta dello stabilimento.

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Di seguito si riporta una foto scattata all’interno dell’area più vasta dello stabilimento, in

direzione ovest-est, che mostra il modo in cui si susseguono i cumuli nelle aree

precedentemente rilevate.

Figura 22 Immagine termografica scattata all’interno dell’area più vasta dello stabilimento, in direzione ovest-est.

5 DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI

Le attività da eseguire vertono sullo smassamento dei cumuli di materiale abbancato

all’interno dello stabilimento ex SAPA; il lavoro consiste nello spostamento del

materiale attualmente accatastato in cumuli, nella stabilizzazione termica dello stesso e

nella ridistribuzione spaziale del materiale stabilizzato affinché sia predisposto per le

ulteriori fasi di bonifica.

Prima di effettuare le operazioni di smassamento si dovrà effettuare il controllo

costante delle temperature dei cumuli al fine di verificare l’eventuale presenza di focolai

e valutare la necessità di spandimento della sabbia per il soffocamento dei piccoli

incendi.

Le apparecchiature da utilizzare per il controllo delle temperature interne ai cumuli

sono essenzialmente costituite da:

- Una termocamera ad infrarossi, utile ad individuare all’interno dei cumuli di materiale le aree interessate da temperature elevate;

- Un termometro portatile con sonda per la misura effettiva della temperatura interna dei cumuli.

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Figura 23: Termocamera ad infrarossi (sinistra) e termometro portatile con sonda

La stabilizzazione termica dei cumuli verrà effettuata mediante spargimento di sabbia,

la quale agisce per separazione del combustibile dal comburente; infatti, la sabbia

verrà disposta a strato sul combustibile incendiato ed, isolandolo dal contatto con l’aria,

soffocherà eventuali focolai presenti all’interno dei cumuli. In virtù di quanto appena

detto, si stabilisce che, laddove siano presenti focolai, come attività preliminare, verrà

effettuato lo spegnimento con sabbia.

Durante le attività di smassamento, è opportuno inumidire la sabbia con acqua

nebulizzata, per abbattere le polveri e raffreddare; si cercherà di evitare un utilizzo

massiccio di acqua per lo spegnimento di eventuali fiamme perché non si è certi

dell’assenza all’interno dei cumuli, di sostanze chimiche reattive in presenza d’acqua,

visto che la loro composizione è attualmente ignota.

L’acqua sarà disponibile all’interno di due cisterne mobili dalla capienza di 5.000,00 l,

dotate di un naspo da 30 m con lancia e nebulizzatore, avendo le cisterne un raggio di

azione di circa 30 m sarà opportuno spostarle all’interno delle aree ove le attività di

smassamento saranno condotte.

Di seguito vengono sinteticamente elencate le attività con cui si articola lo

smassamento dei cumuli:

0) Spegnimento di eventuali focolai con sabbia;

1) Rimozione del materiale dai cumuli, attraverso pala cingolata;

2) Nebulizzazione con acqua per l'abbattimento delle polveri;

3) Disposizione del materiale rimosso in strati di piccolo spessore nelle rispettive aree di destinazione;

4) Stabilizzazione termica del materiale con acqua nebulizzata;

5) Controllo delle temperature con termocamera e termometri

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6) Protezione dei cumuli stabilizzati per ridurre polveri ed odori, con teli in polietilene o a carboni attivi;

Per meglio organizzare le attività in campo, l’area oggetto di intervento è stata

suddivisa in diversi campi: zona A, zona B, zona C, zona D, zona E, illustrate nella

planimetria di seguito riportata (Figura 24).

Figura 24 Zonazione delle aree di intervento.

In Tabella 2 è riportata una breve sintesi delle zone di intervento previste, delle

rispettive superfici e delle volumetrie dei cumuli stimate.

Zona Superficie (m2) Volume cumuli (m3)

A 6.486,00 16.804 B 540,00 1.066,00 C 912,00 871,00 D 1.836,00 E 1.290,00

Tabella 2 Superfici delle zone di intervento e volumetrie dei cumuli

Gli interventi da effettuare sono elencati sinteticamente:

1) Allestimento del cantiere

2) Allestimento del deposito temporaneo, zona D

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3) Smassamento delle zone C e B

4) Allestimento area di smassamento nella zona A

5) Smassamento cumuli in zona A

6) Copertura cumuli

5.1 FASE 1: ALLESTIMENTO DEL CANTIERE

Preliminarmente a qualsiasi attività in campo è necessario allestire il cantiere ai sensi

del D.lgs 81 del 2006, l’area destinata a tale allestimento è la zona E perché risulta la

più adeguata per diverse ragioni: è pavimentata, è ubicata nell’area antistante la

collocazione dei cumuli da smassare e possiede una dimensione sufficiente.

Per gli apprestamenti da installare nel cantiere si veda PSC (elaborato R.8) e la pianta

di cantiere (tavola T.6)

Nelle aree carrabili sarà necessario segnalare la presenza di interruzioni rilevanti della

pavimentazione, laddove presenti, e tombini fognari in quanto rappresentano una

minaccia alla sicurezza delle attività di cantiere per mezzi e uomini.

Di seguito un’immagine che illustra la zona E, ove verrà allestito il cantiere, Figura 25

Figura 25 Zona E, area ove verrà allestito il cantiere. (Fonte: ECO-logica)

5.2 FASE 2: ALLESTIMENTO DEL DEPOSITO TEMPORANEO, ZONA D

Tra le attività propedeutiche alle operazioni di smassamento è previsto l’allestimento di

un’area adibita a deposito temporaneo per i cumuli stabilizzati; considerate le

volumetrie importanti dei cumuli è necessario allestire la zona D a deposito

temporaneo ove collocare i cumuli stabilizzati affinché si creino spazi adeguati alla

movimentazione del materiale, all’interno delle aree ove attualmente essi giacciono.

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E’ opportuno procedere con un’attività di decespugliamento iniziale per rimuovere la

vegetazione di carattere arbustivo, infestante, rinvenuta durante il sopralluogo nella

zona D; come mostrato in Figura 26.

Figura 26 Attività di decespugliamento nella zona D.

Di seguito riportiamo un’immagine scattata a gennaio 2012 che mostra l’area oggetto

d’intervento, in questa zona l’incendio del 16 luglio 2012 non ha attecchito pertanto

sono attualmente presenti sterpaglie infestanti, Figura 27.

Figura 27 Immagine della zona D scattata a gennaio 2012. (Fonte: ECO-logica)

L’allestimento dell’area in oggetto prevede lo spargimento di misto granulare

stabilizzato con legante naturale da costipare mediante pala cingolata, dotata di un

dispositivo antideflagrante a causa della presenza di materiale infiammabile, che

formerà uno strato spesso 10-20 cm al fine di livellare le asperità e le irregolarità della

superficie del suolo.

Al di sopra del primo strato di stabilizzato si disporrà un telo impermeabile in HDPE per

evitare infiltrazioni nel sottosuolo. I teli in HDPE verranno fissati attraverso la saldatura

a doppia pista, tecnica con cui si dovranno portare a fusione due strisce dei fogli

sovrapposti lasciando un canale intermedio per eseguire un collaudo pneumatico. Il

giunto saldato dovrà avere le seguenti dimensioni minime: larghezza della saldatura

maggiore di 50 mm, larghezza canale prova maggiore di 19 mm, larghezza di ciascuna

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pista maggiore di 15 mm. Le superfici da saldare devono essere molate se non fornite

di cimose già protette con un nastro adesivo. Il controllo di qualità delle saldature verrà

eseguito mediante un collaudo non distruttivo ed uno distruttivo.

Sulla superficie del telo impermeabile in HDPE si dispone lo spargimento di altro misto

granulare stabilizzato a protezione del telo stesso, per uno spessore di circa 10-20 cm.

Complessivamente, la superficie della zona D risulterà coperta da uno strato spesso

20-40 cm che consentirà lo stoccaggio dei cumuli stabilizzati in condizioni di sicurezza,

in Figura 28 è indicato lo schema della copertura del fondo.

Figura 28 Preparazione del fondo della zona D.

A seguito degli interventi appena descritti, la configurazione della zona D risulterà

differente dall’origine, essendo essa diventata un deposito temporaneo di cumuli,

pertanto viene di seguito illustrata la nuova zonazione dell’area in cui la zona D viene

rinominata D1 a seguito degli interventi stabiliti, Figura 29.

Figura 29 Nuova zonazione a seguito dell’allestimento del deposito temporaneo D1.

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5.3 FASE 3: SMASSAMENTO DELLE ZONE B E C

Dopo aver allestito l’area D, si procede con lo smassamento delle zone C e B, le più

vicine al deposito temporaneo D1, La volumetria stimata per la zona C è pari a circa

871,00 m3 mentre, per la zona B è pari a circa 1.066,00 m3 .

Una pala cingolata, rimuoverà il materiale dalla zona C e lo porterà all’interno dell’area

D1, disponendolo in direzione parallela al limite ovest dell’area; qui il materiale verrà

ricollocato, formando dei cumuli a pianta rettangolare di larghezza 12 m, lunghezza

22,30 m. Assimilando il materiale a terre e rocce, si considera un angolo di attrito

interno pari a 35°, affinché sia garantita la stabilità ciascun cumulo dovrà avere

un’altezza pari a 4,20 m, Figura 30.

L’operazione di smassamento avverrà spargendo il materiale sul suolo e

raffreddandolo, laddove opportuno, con della sabbia. Attraverso l’impiego di acqua

nebulizzata, resa disponibile da una cisterna mobile collocata nei pressi della zona D1,

si procederà all’abbattimento delle polveri ed al raffreddamento delle superfici più

calde.

L’acqua utilizzata per il raffreddamento verrà nebulizzata per due ragioni: evitare

reazioni chimiche col materiale da stabilizzare, visto che ne è sconosciuta la

composizione, ed evitare la produzione di percolato, infatti l’acqua utilizzata sarà

assorbita completamente dal materiare.

Questa operazione porterà a riempimento la zona D attraverso il materiale spostato

dalle zone C e B, che risulterà stabilizzato termicamente e sarà pronto ad eventuali

indagini successive.

Figura 30 Smassamento cumuli nelle zone C e B.

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Di seguito si riportano due immagini relative alla zona C, Figura 31, ed alla zona B,

Figura 32; come si può osservare la zona C a differenza della B non è completamente

piena di cumuli, i quali raggiungono un’altezza considerevole nella zona B, infatti, una

parte delle mura di cinta non è visibile.

Figura 31 Immagine dei cumuli presenti nella zona C. (Fonte: ECO-logica)

Figura 32 Immagine dei cumuli presenti nella zona B. (Fonte: ECO-logica)

5.4 FASE 4: ALLESTIMENTO AREA DI SMASSAMENTO NELLA ZONA A

Prima di iniziare l’intervento di smassamento nella zona A, si provvederà alla

realizzazione di un’area interna che verrà liberata dai cumuli presenti per consentire le

varie attività.

L’area di smassamento e raffreddamento verrà identificata come A1, mentre l’area

circostante sarà indicata come A2, la nuova zonazione è riportata nella seguente

planimetria, Figura 33.

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Figura 33 Zonazione aggiornata a seguito dell’individuazione delle aree A1 ed A2

La zona A1, avrà una pianta irregolare e si troverà in corrispondenza della porzione più

sgombra dai cumuli, laddove il materiale, sulla base del rilievo termografico effettuato,

presenta una temperatura non eccessivamente elevata; tale superficie risulta collocata

in corrispondenza dell’ingresso per agevolare il transito di mezzi e uomini.

Di seguito riportiamo alcune immagini che illustrano lo stato attuale dei luoghi

all’interno dell’area A1, Figura 34, e nell’area A2, Figura 35.

Figura 34 Foto dei cumuli da rimuovere nell’area A1. (Fonte: ECO-logica)

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Figura 35 Foto dei cumuli da rimuovere nell’area A2. (Fonte: ECO-logica)

L’area di smassamento ricopre una superficie di circa 1.734,00 m2, verrà ricavata

introducendo all’interno della zona A1 una pala cingolata, la quale provvederà a

prelevare circa 1.446,00 m3 di materiale ed a trasportarlo nella zona C, che risulterà

sgombra; a riempimento di quest’ultima, il materiale verrà portato nella zona B, attigua.

Il materiale trasportato verrà sparso sul suolo, se presenta processi di combustione in

atto che non sono stati precedentemente rilevati, l’operatore spargerà della sabbia per

estinguere eventuali focolai e spruzzerà acqua nebulizzata sul materiale riversato in

maniera tale da evitare la movimentazione di polveri e riportare la temperatura del

materiale a valori accettabili, l’acqua sarà disponibile grazie ad una cisterna mobile.

Il materiale trasportato dalla zona A1, verrà ricollocato all’interno delle zone C e B,

essendo queste pavimentate, non è necessario disporre un rivestimento superficiale

del suolo usando misto stabilizzato e teli in HDPE, come previsto per la zona D1.

All’interno dell’area C, il materiale verrà disposto dalla pala cingolata in maniera tale da

formare un cumulo a base rettangolare, larga 12 m e lunga 36 m, raggiungendo

l’altezza di 4,20 m.

A riempimento della zona C, si procederà trasportando il materiale prelevato dalla zona

A1 in B, questa possiede una pianta rettangolare, analogamente alla la zona C, ma, a

differenza della precedente possiede una superficie inferiore, pertanto, si dispone di

formare un cumulo a base rettangolare, con larghezza 8,00 m e lunghezza 44,00 m,

verrà raggiunta un’altezza massima di 2,80 m per assicurare stabilità avendo assunto

l’angolo di attrito interno del materiale pari a 35°.

Verrà sempre lasciato uno spazio di circa 1,00 m dal muro di cinta e circa 2,00 m ai lati

per consentire il passaggio.

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L’apprestamento della zona A1 è necessaria affinché si ricavi una superficie da

utilizzare durante le operazioni di smassamento. Di seguito riportiamo una planimetria

che illustra l’esecuzione dei lavori, Figura 36.

Figura 36 Esecuzione lavori.

5.5 FASE 5: SMASSAMENTO CUMULI IN ZONA A

All’interno della macro area A, dopo aver allestito l’area di smassamento A1, si

procede con l’intervento all’interno della zona A2.

La pala cingolata inizierà a prelevare il materiale accatastato a ridosso del muro che lo

separa dalla zona B.

Durante la fase di stabilizzazione termica, il materiale prelevato verrà disposto dalla

pala cingolata per file la cui lunghezza sarà di circa 1,80-2,00 m e la larghezza di 0,5

m, avendo cura di realizzare nuovi cumuli in maniera tale da garantire la viabilità dei

mezzi e degli operai.

Il materiale che man mano viene spostato, verrà disposto al di sopra del materiale

precedentemente stabilizzato, tali operazioni verranno condotte raffreddando i cumuli

con sabbia ed acqua nebulizzata, qualora necessario.

Dopo aver liberato un’area sufficientemente ampia, il materiale che era stato disposto

in file in A1, oramai raffreddato, verrà preso dalla pala cingolata e ricollocato nel

medesimo posto da cui era stato prelevato formando cumuli a base rettangolare.

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Relazione generale, relazione tecnica, crono programma, quadro economico

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Allo stesso modo si procederà prelevando materiale dalle regioni adiacenti ai nuovi

cumuli formati e dopo aver stabilizzato termicamente il materiale si andrà nuovamente

a ridisporlo creando cumuli dotati della medesima configurazione, la lunghezza degli

stessi varierà in base allo spazio liberato ed alla configurazione planimetrica della zona

A.

Complessivamente, si procederà liberando delle micro aree interne alla zona A2, il

materiale verrà smassato nel piazzale interno e riallocato in maniera ordinata negli

stessi spazi liberati; si inizierà dall’area prossima al muro adiacente alla zona B.

Man mano che il materiale da smassare si riduce, verrà impiegato anche il piazzale

interno A1 per la formazione di nuovi cumuli, in maniera tale che quando il materiale

sarà terminato, l’intera zona A risulterà ospitare cumuli che termicamente sono stabili e

sono collocati in maniera ordinata.

Tra un cumulo smassato ed il successivo, verrà lasciato uno spazio laterale di circa

2,00 m, inoltre è previsto uno spazio di circa 1,00 m dalle mura di cinta che separano lo

stabilimento dalle proprietà circostanti.

Data la natura polverulenta dei materiali smassati, per evitare che le polveri spostate

durante le movimentazioni possano migrare verso le proprietà limitrofe, è necessario

disporre di due strutture removibili caratterizzate ciascuna da teli in juta, da installare

all’occorrenza, e agganciare sulla superficie delle mura di cinta.

Le strutture removibili avranno ciascuna una larghezza di circa 4,00 m ed un’altezza di

circa 2,00 m e verranno spostate man mano che la zona A2 verrà smassata, in

corrispondenza del confine ad ovest.

I teli in juta delle strutture mobili verranno periodicamente bagnati in maniera tale da

catturare le polveri durante la movimentazione del materiale ed evitare che queste

possano migrare verso gli appezzamenti di terreno limitrofi; tale provvedimento risulta

necessario allorquando verranno smassati i materiali prossimi ai muri di cinta nella

porzione ad ovest della zona A2.

La volumetria calcolata per l’area A è pari a circa 16.804,00 m3, bisogna considerare

che all’interno dei cumuli sicuramente sono presenti dei vuoti che occupano una

discreta percentuale volumetrica, pertanto, si stima che le operazioni di smassamento,

così come sono state progettate siano sufficienti al trattamento ed alla ri-disposizione

del materiale attualmente presente in sito.

Per sintetizzare l’ordine con cui i cumuli, dalla loro collocazione di origine, verranno

smassati e ricollocati nelle rispettive aree di destinazione a seguito dei trattamenti,

illustriamo in Figura 37 un’immagine ove in base al colore, si riconosce la destinazione

dei cumuli dall’origine alla sistemazione finale.

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Figura 37 Consequenzialità delle attività di smassamento dei cumuli.

Di seguito si illustra la configurazione delle aree oggetto di intervento nello stato finale,

quando tutti i cumuli saranno stati smassati, Figura 38.

Figura 38 Stato finale: cumuli smassati

STATO INIZIALE STATO FINALE

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Per ragioni organizzative è stato associato a ciascun cumulo smassato un numero

identificativo, come riportato nella seguente planimetria, Figura 39.

Figura 39 Stato finale: cumuli smassati con identificativo di riconoscimento.

In Tabella 3 si riportano le dimensioni di ciascun cumulo a seguito dei trattamenti, per

ciascuno di essi vengono indicate le dimensioni di lunghezza, larghezza ed altezza.

Cumulo smassato Lunghezza (m) Larghezza (m) Altezza (m)

1 22,30 12,00 4,20 2 22,30 12,00 4,20 3 22,30 12,00 4,20 4 22,30 12,00 4,20 5 22,30 12,00 4,20 6 36,00 12,00 4,20 7 44,00 8,00 2,80 8 45,50 12,00 4,20 9 37,40 12,00 4,20 10 35,50 12,00 4,20 11 24,40 12,00 4,20 12 36,00 12,00 4,20 13 64,50 8,00 2,80 14 41,30 12,00 4,20 15 44,30 12,00 4,20 16 35,50 12,00 4,20 17 35,50 12,00 4,20 18 41,00 12,00 4,20 19 22,00 12,00 4,20

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Cumulo smassato Lunghezza (m) Larghezza (m) Altezza (m)

20 22,00 12,00 4,20

Tabella 3 Dimensioni dei cumuli smassati

5.6 FASE 6: COPERTURA CUMULI

A seguito delle operazioni di smassamento, ciascun cumulo sarà protetto alla base e

ricoperto con un telo di polietilene a bassa densità, ancorato al suolo per mezzo di

sacchi di juta riempiti con sabbia.

Durante le attività di smassamento, per contenere le esalazioni maleodoranti

provenienti dai cumuli, verranno disposti teli a carboni attivi, i quali verranno collocati

su ciascun cumulo smassato per evitare che cattivi odori possano propagarsi.

A completamento del nuovo cumulo smassato, i teli a carboni attivi verranno spostati

dal cumulo precedente, oramai stabilizzato, e posti su quello successivo; mediante un

sistema a rotazione, i teli verranno poggiati su tutti i cumuli evitando la propagazione di

cattivi odori.

Tutta l’area di deposito sarà recintata con rete in plastica forata e opportunamente

segnalata mediante cartelli informativi riportanti le indicazioni relative alla finalità del

deposito e cartelli di divieto di accesso all’area.

In Figura 40 è illustrata la configurazione finale dei cumuli, vista in sezione trasversale

e longitudinale.

Figura 40 Configurazione finale dei cumuli, profilo trasversale e longitudinale

5.7 GESTIONE DEGLI ODORI

La gestione degli odori prodotti durante lo smassamento dei cumuli sarà controllata

disponendo teli a carboni attivi, denominati tecnicamente teli fotocatalitici, il cui

principio di funzionamento combina due tecnologie:

- adsorbimento su carboni attivi

- fotocatalisi mediante biossido di Titanio

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Le molecole inquinanti vengono adsorbite nel carbone attivo. Il carbone attivo utilizzato

nel tessuto, è un materiale che presenta una superficie specifica molto elevata, quindi

ha elevate possibilità di adsorbimento.

Il materiale utilizzato permette di adsorbire fino a 150 g/m2 di inquinanti.

Nella Figura 41 è illustrato il meccanismo chimico-fisico, in base al quale funziona il

tessuto. In pratica le molecole inquinanti sono adsorbite nel mezzo filtrante adsorbente

(carbone attivo) e successivamente grazie al continuo flusso d’aria, passano nella

parte di tessuto in cui è presente uno strato di Biossido di Titanio (TO2) Sotto l’azione

dell’irraggiamento UV proveniente dal sole, vi è la formazione di paia di elettroni liberi

sulla superficie del TiO2. Le molecole d’acqua, i gruppi OH e i COV reagiscono con gli

elettroni liberi, tant’è che l’ossigeno cattura gli elettroni. Si ottiene, sulla superficie del

TiO2 la formazione di ioni-radicali molto reattivi Contemporaneamente le molecole

adsorbite, migrano attraverso il carbone attivo, poi si adsorbono sulla superficie del

TiO2.

Sulla superficie del catalizzatore, vi è degradazione delle molecole inquinanti per

azione di ioni-radicali (ossidazione a catena) che termina con la liberazione in

atmosfera di molecole non tossiche e inodori: CO2 e H2O.

Figura 41 Principio di funzionamento dei teli foto catalitici

5.8 MONITORAGGIO DELLE POLVERI

Durante le operazioni di smassamento, al fine di rilevare la concentrazione di polveri a

cui sono esposti i lavoratori, verrà costantemente monitorata la presenza di particolato

in atmosfera.

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L'apparecchiatura da utilizzare per il monitoraggio delle polveri consiste in un fotometro

laser portatile (Figura 42), funzionante a batteria, in grado di misurare la

concentrazione di massa delle frazioni PM10, PM2.5, PM1 e PTS.

L’apparecchiatura utilizzata permette, inoltre, di effettuare un campionamento

gravimetrico delle polveri su filtro, con l’obiettivo di analizzare la tipologia di particolato

presente.

Figura 42 Fotometro laser portatile per il monitoraggio delle polveri.

6 BILANCIO DI PRODUZIONE DEI MATERIALI DI SCAVO, DEMOLIZIONE E RIFIUTI

Il presente capitolo rappresenta l’elaborato “Bilancio di produzione dei materiali da

scavo, demolizione e rifiuti” relativo al progetto “Messa in sicurezza del sito ex Sapa.

Fase di smassamento e raffreddamento dei cumuli” da effettuare nel Comune di

Adelfia ed è redatto in conformità al Regolamento Regionale n. 6/2006, secondo il

quale i progetti riferiti alla costruzione, al rifacimento, alla ristrutturazione ed alla

manutenzione straordinaria di opere, sia di interesse pubblico che privato, devono

allegare un elaborato che indichi il bilancio di produzione (espresso in m3) di materiale

da scavo e/o da demolizione e/o di rifiuti.

Il Regolamento della Regione Puglia disciplina la gestione dei materiali edili di rifiuto da

attività di cantiere. Per la redazione del presente documento sono stati approfonditi i

seguenti argomenti:

- gestione delle terre e rocce da scavo (art.2);

- gestione degli inerti da costruzione e demolizione (art.3);

- aree di stoccaggio e di recupero del materiale (art.5);

Gestione delle terre e rocce da scavo

Il Regolamento prevede che le terre e rocce da scavo che non contengono sostanze

pericolose siano reimpiegate nel luogo di produzione.

Ove il materiale da scavo non sia direttamente utilizzabile dovrà essere avviato

preliminarmente, secondo le modalità autorizzative già richiamate, ad attività di

valorizzazione.

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Le terre e rocce da scavo che non vengono avviate a riutilizzo diretto, come sopra

specificato, sono da considerarsi rifiuti e come tali sono soggetti alle vigenti normative.

Il progetto non prevede la produzione e/o il trattamento o il trasporto né il riutilizzo di

terre e rocce da scavo, in quanto tutti i materiali presenti nel sito rimarrano in loco.

Gestione degli inerti da costruzione e demolizione

I materiali non pericolosi derivanti da operazioni di costruzione e demolizione

effettivamente avviati al riutilizzo diretto all’interno dello stesso cantiere, previa

selezione, vagliatura e riduzione volumetrica da effettuarsi in un centro attrezzato

all’interno dello stesso cantiere, non rientrano nella classificazione di rifiuti.

Al fine di limitare la produzione dei rifiuti inerti è necessario:

- favorire in ogni caso, ove possibile, la demolizione selettiva degli edifici e la

conseguente suddivisione dei rifiuti in categorie merceologiche omogenee;

- favorire, direttamente nel luogo di produzione, una prima cernita dei materiali da

demolizione in gruppi di materiali omogenei puliti;

- prevedere, ove possibile, precise modalità di riutilizzo in cantiere dei materiali in

fase di demolizione, per il loro reimpiego nelle attività di costruzione (mattoni, coppi,

ecc.);

- conferire i rifiuti inerti presso i diversi impianti di gestione presenti sul territorio

regionale e regolarmente autorizzati ai sensi della vigente normativa ovvero ricorrendo

ad impianti mobili autorizzati.

Il progetto non prevede operazioni di demolizione o di costruzione che possano

produrre inerti. Tutti i materiali presenti nel sito rimarrano in loco.

Aree di stoccaggio e di recupero del materiale

La gestione dei materiali che residuano dalle operazioni di costruzione e demolizione

non utilizzati direttamente all’interno del cantiere e che vengono avviati a successive

attività di recupero, devono rispettare le seguenti prescrizioni:

- per la gestione dei flussi di materiale inerti possono essere utilizzate una o più

aree attrezzate di stoccaggio e di deposito, ubicate all’interno del territorio comunale,

se il cantiere si riferisce ad un solo comune o in più comuni, se trattasi di opere

intercomunali, che risultino dalla documentazione progettuale approvata dall’ente

preposto. Tali aree svolgono funzioni di ricovero dei mezzi, di deposito di materiali da

costruzione, di deposito temporaneo per i materiali da scavo e per quelli da costruzione

e demolizione. All’interno di tali aree deve essere garantita idonea separazione delle

diverse tipologie di materiale;

- le aree di cui al punto precedente, comunque soggette ad autorizzazione ai

sensi degli articoli 31 e 33 del D.Lgs. n.22/97 (214 e 216 del Decreto Legislativo 3

aprile 2006, n.152), sono individuate dalle imprese interessate, di intesa con i Comuni.

Le stesse imprese provvedono ad attrezzare dette aree. Tali aree, a fine attività,

devono ritornare allo stato originario, per cui le attività devono risultare compatibili con

lo stato dei luoghi.

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Il progetto non prevede attività di recupero di rifiuti, né all’interno né all’esterno del sito,

pertanto non si prevedono stoccaggi e/o depositi. I rifiuti prodotti saranno o conferiti

contestualmente alla produzione (rifiuti da sfalcio) oppure stoccati in apposti contenitori

per i rifiuti speciali e conferiti ad aziende autorizzate al loro smaltimento.

Tipologie di materiali da gestire

Gli interventi in progetto consistono nello smassamento e raffreddamento dei cumuli

presenti all’interno dell’azienda ex SAPA. L’intervento non prevede la rimozione dei

cumuli o di altri rifiuti e/materiali giacenti nel sito. Pertanto l’attività non prevede

movimentazione o trasporto di rifiuti all’esterno del sito ma solo la loro ricollocazione

nel sito in cumuli previo smassamento.

Preliminarmente alle attività previste sarà necessario procedere ad un’azione di

decespugliamento che produrrà rifiuti vegetali assimilabili ai rifiuti urbani.

Le operazioni di smussamenti dei cumuli presenti saranno effettuati da personale

dotato di dispositivi di sicurezza monouso che rappresentano rifiuti speciali.

Le attività in progetto pertanto prevedono la sola produzione di rifiuti conseguenti ai

lavori da effettuare, ed in particolare:

- Rifiuti vegetali da sfalcio assimilabili agli urbani (CER 20 01 08)

- Rifiuti speciali costituiti da attrezzature monouso (CER 15 02 03)

Modalità di gestione dei rifiuti

I rifiuti urbani saranno conferiti al servizio di igiene urbana comunale.

I rifiuti speciali saranno trasportati, accompagnati dal formulario di identificazione,

presso impianti autorizzati, siano essi impianti di smaltimento finale (discariche

controllate) o impianti di recupero.

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7 CRONOPROGRAMMA MESI

GIORNI 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16

1

2

Posa dello stabilizzato

Posa del telo in HDPE

3

Rimozione materiale zona C

Rimozione materiale zona B

Rimozione materiale zona A1

Rimozione materiale zona A2

4

5

6

Zone dello stabilimento in cui si svolgono le lavorazioni

Zona cantiere Zona C

Zona A Zona D

Zona B Zona E

Smobilizzo cantiere

Decespugliamento

Copertura cumuli stabilizzati

Monitoraggio temperature dei cumuli

Raffreddamento cumuli con acqua

Inertizzazione e raffreddamento mediante sabbia

Monitoraggio delle polveri

Deposito materiale zona D

Deposito materiale zona B

Deposito materiale zona C

Deposito materiale zona A

Raffreddamento cumuli stabilizzati con acqua

Inertizzazione e raffreddamento cumuli stabilizzati

Realizzazione impianto elettrico

Realizzazione impianto idrico

Realizzazione della recinzione antipolvere

Posa cisterne acque di raffredamento

FASE

Realizzazione della recinzione di cantiere

Protezione dell'apertura nel suolo con transenne

Allestimento servizi igienico - assistenziali e

Posa serbarbatoio acque sanitarie

Smassamento cumuli

Deposito materiale per formazione cumuli

Allestimento cantiere

Allestimento deposito temporaneo zona D

Settembre Ottobre NovembreATTIVITA'

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8 QUADRO ECONOMICO

Si veda l’allegato R.1.1 quadro economico generale.