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Computer e infanzia (da Maldonado T., Computer e infanzia: i problemi dello sviluppo cognitivo, in Mantovani S, Ferri P., 2006, Bambini e scuola, Etas) • Riflessioni su uso delle tecnologie informatiche nella scuola – nella scuola formale – nella scuola parallela

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Computer e infanzia(da Maldonado T., Computer e infanzia: i problemi dello sviluppo cognitivo, in Mantovani S, Ferri P., 2006, Bambini e scuola,

Etas)

• Riflessioni su uso delle tecnologie informatiche nella scuola– nella scuola formale– nella scuola parallela

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• Scuola parallela: – istanze ‘tradizionali’: famiglia, la chiesa, i

partiti politici, le strutture aziendali, le organizzazioni sindacali e politiche, sportive, i luoghi di lavoro, la stampa;

– istanze ‘moderne’: istanze legate al ruolo pervasivo assunto dai mezzi di comunicazione e informazione: televisione, computer.

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• Le scuole sono due e fra loro c’è spesso competizione e incomunicabilità;

• la scuola formale ha via via perso influenza rispetto a quella parallela;

• per arretratezza tecnologica?– la scuola parallela avanza,– la scuola formale rimane ancorata a mezzi e

metodi tradizionali (non è sempre vero).

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• Per bambini e ragazzi, la scuola – parallela offre sicuramente più fascino: nuovi

media, videogiochi, internet,– formale appare per forza gelida, monotona,

…..;

• spesso si arriva alla conclusione che per recuperare la crisi della scuola formale, basterebbe trasferirvi tutti gli elementi di attrazione di quella parallela.

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• Già Comenio nel 1000seicento diceva: occorre “trasformare in luoghi di divertimento quei campi di lavoro forzato che sono le scuole”;

• tuttavia:– la scuola formale va considerata veramente un luogo

di lavoro forzato?– è auspicabile vederla divenire luogo di divertimento,

quello stesso che viene proposto dai media e dall’industria dei videogiochi e dei cartoni animati?

– è da sottovalutare l’ipotesi che una tecnologizzazione della scuola formale possa condurre alla sua scomparsa, assimilata da quella parallela?

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Problema:• Analizzare l’uso del computer nella scuola formale e

parallela, nella fascia 2-7 anni: nido, infanzia, parte della primaria (in questo caso i riferiamo al nido):– si ritiene che sia giusto per lo sviluppo intellettivo

introdurre l’uso del computer in giovanissima età;– che l’alfabetizzazione informatica debba precedere

l’acquisizione del linguaggio e l’alfabetizzazione vera e propria (!!);

– molti fra politici, funzionari della p. istruzione, non pochi insegnanti e genitori ritengono che l’introduzione del computer nel nido, nella scuola d’infanzia, nella famiglia sia imprescindibile per una corretta educazione dei bambini.

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• Non è condivisibile l’idea che il computer debba essere introdotto indiscriminatamente dovunque, e ciò perché ci viene imposto da una generica esigenza di adeguamento al processo d’informatizzazione della società;

• promuovere l’uso del computer non è in linea di principio da rifiutare;

• ma non può derivare solo da una esigenza di tipo fideista, senza alcuna motivazione razionale.

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• Una decisione di tale portata non può essere una scelta ideologica, un moda, ma

• deve essere preceduta da una rigorosa analisi dei problemi che possono scaturire dalla presenza massiccia dei computer nei luoghi della scuola formale e parallela.

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• “Benché le potenzialità delle nuove tecnologie siano davvero enormi, vi è un abisso tra la maturità raggiunta dai mezzi tecnologici e l’immaturità della elaborazione concettuale sul come e a quale scopo possono essere utilizzati i mezzi informatici nel contesto della pratica educativa”2

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1.Maldonado T., Computer e infanzia: i problemi dello sviluppo cognitivo in Mantovani S, Ferri P., 2006, Bambini e scuola, Etas, pag. 12

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• Si assiste ad una diffusa e fuorviante visione miracolistica della tecnologia che predica che basti l’introduzione a pioggia di computer nella scuola per favorire l’avvento di una economia tecnologicamente più avanzata e, di conseguenza, più competitiva;

• non è la tecnologia che cambia la società, ma è la società che, tramite la tecnologia, cambia se stessa.

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• Negli ultimi anni, comunque, si assiste ad una revisione di questo atteggiamento;

• si tende a valutare con maggiore criticità l’introduzione del computer nella scuola;

• dopo anni di entusiasmo acritico, molti studiosi cercano di misurarsi con la vasta gamma di problemi rimasti inesplorati nella fase iniziale.

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• Si sente la necessità di individuare criteri razionali che consentano di definire il ruolo del computer nella scuola;

• un approccio basato sulla oggettività e sulla verifica empirica, che consenta di individuare con qualche certezza le reali potenzialità e i veri rischi dell’introduzione delle tecnologie informatiche nella scuola.

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• Esistono delle proposte, tuttavia provocatorie, come quella di introdurre l’uso del computer ai bambini che frequentano il nido;

• un numero sempre più crescente di esperti nutrono forti perplessità su una simile proposta;

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• È opinione molto diffusa fra gli studiosi che l’uso massiccio del computer nell’asilo nido potrebbe arrecare danno allo sviluppo del bambino, specialmente considerando che i bambini di quell’età sono nella delicata fase del loro primo rapporto senso motorio con il mondo;

• rapporto che dovrebbe svilupparsi in modo diretto e non mediato da alcun genere di intermediazione virtuale.

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• “Se è vero come è vero che il bambino si appropria del mondo circostante attraverso l’interazione diretta con l’ambiente fisico e sociale, cosa succede quando l’interazione è non più diretta ma mediata dal computer? In altri termini: l’esperienza che si ottiene tramite un’interazione virtuale con il computer è equiparabile, dal punto di vista dello sviluppo senso-motorio del bambino, a quella ottenuta mediante un’interazione reale, diretta, in cui il rapporto con gli oggetti implica un coinvolgimento dei suoi cinque sensi?”

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1.Maldonado T., Computer e infanzia: i problemi dello sviluppo cognitivo in Mantovani S, Ferri P., 2006, Bambini e scuola, Etas, pag. 14

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• Piaget ha spiegato il processo di appropriazione del reale attraverso un attivo coinvolgimento senso-motorio del bambino con l’ambiente circostante;

• In tempi recenti, diversi studiosi (psicologi cognitivi, neuroscienziati, linguisti) hanno preso le distanze da Piaget;

• alcuni, in particolare, imputano a Piaget l’aver lasciato fuori dal suo modello, la questione delle competenze innate.

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• Nella sua ottica il bambino nasce incompetente, incapace di dare un senso al mondo con cui si confronta per la prima volta;

• incompetenza che non va confusa con immaturità-incompiutezza; il bambino, infatti, ha forti caratteristiche di immaturità-incompiutezza, ma ciò non vuol dire che egli non sia munito di potenziali competenze.

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• una parte significativa dell’impegno più recente delle scienze cognitive è finalizzata a dimostrare che il bambino nasca ‘dotato’ di competenze, che andrebbero chiamate pre-competenze;

• pre-competenze che permetterebbero al bambino di strutturare il suo rapporto con il mondo reale;

• le pre-competenze, non ancora competenze; per farle diventare tali occorre attivarle, sollecitarle, richiamarle.

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• Le pre-competenze, se non opportunamente mobilitate, hanno la tendenza connaturata a spegnersi;

• teoria vicina a quello che sostengono i neurobiologi: nel cervello vengono sacrificati i neuroni mai ‘utilizzati’ per far spazio a quelli utilizzati frequentemente;

• incoraggiare o scoraggiare esperienze senso motorie nei primi anni di vita ha delle conseguenze: promuovere o inibire lo sviluppo intellettivo, promuovere o inibire determinate competenze.

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• “credo sia emerso con chiarezza come la teoria delle competenze innate sia importante per lo scopo che mi ero prefissato: dimostrare come l’uso del computer a livello di asilo nido possa inibire lo sviluppo di determinate competenze. Non si può dimenticare che questo accade, tra l’altro, perché in pratica vi è una rinuncia all’azione senso-motoria diretta con il mondo del reale.”

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1.Maldonado T., Computer e infanzia: i problemi dello sviluppo cognitivo in Mantovani S, Ferri P., 2006, Bambini e scuola, Etas, pag. 17

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• Nella prima fase di sviluppo del bambino il tatto è fondamentale;

• il tatto non è esperienza isolata: si presenta collegata a quella della vista, dell’udito, dell’odorato e del gusto;

• in questa fase, comunque, il tatto svolge il ruolo più importante.

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• Rendere accessibile il computer ai bambini molto piccoli può avere effetti nocivi per il loro sviluppo intellettivo;

• l’interazione computer bambino verrebbe a sostituire in maniera considerevole, l’interazione ambiente bambino,

• contribuendo così ad offuscare la possibilità per il bambino di esperire un rapporto diretto con il mondo materiale.

• Si correrebbe così il rischio di un eventuale eliminazione di quelle competenze innate che, di norma, vengono appunto attivate grazie al coinvolgimento senso-motorio del bambino.

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• Timori esagerati, tenendo conto di come l’interazione avviene nella pratica?

• Un bambino di due anni non è assolutamente alla mercé di chi, in nome di un qualsivoglia disegno formativo, voglia imporgli un uso intensivo del computer;

• il principale scudo protettivo del bambino di quella età è l’irrequietezza, la sua incapacità di stare fermo in un luogo e di fissare l’attenzione per molto tempo su un oggetto;

• fa parte di un comportamento volto all’esplorazione del mondo circostante.

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• Tuttavia le cose non funzionano sempre così;• ci sono prodotti multimediali che riescono a

scardinare il sistema difensivo e a catturare l’attenzione di bambini piccolissimi per di mezz’ora o più;

• si può obiettare che queste siano esperienze sporadiche e limitate nel tempo,

• tuttavia non si può negare che costituiscano una novità stravolgente per il bambino, infatti

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• si tratta delle prime esperienze in cui l’attenzione viene disciplinata a scapito della spontanea tendenza alla dispersione, alla disponibilità ad inseguire liberamente le più svariate sollecitazioni dell’ambiente.

• Per la prima volta un filtro selettivo è attivo per un periodo di tempo relativamente lungo.

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• Da quel momento il mondo del bambino si presenterà diviso in due:– da una parte il mondo del narrato

multimediale, un narrato che gli viene offerto e verso il quale deve per forza focalizzare l’attenzione;

– dall’altro, il mondo esterno a quello narrato, il mondo reale nel quale egli può manifestare senza vincoli la sua curiosità e intervenire con tutti i suoi sensi.

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• Esiste un contrasto fra questi due mondi che non va sottovalutato:– il processo di interiorizzazione del narrato

multimediale comporta per il bambino uno straniarsi, un distanziarsi, un distogliersi dall’attività senso-motoria che è fondamentale per il suo sviluppo;

– il cartone animato cancella, per tutta la sua durata, la possibilità di un rapporto diretto con la fisicità del reale, ossia di un rapporto con le cose tangibili.

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