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73 La commedia COMPETENZE DI BASE Leggere, comprendere ed interpretare testi scritti di vario tipo ABILITà Padroneggiare le strutture della lingua presenti nei testi Applicare strategie diverse di lettura Individuare natura, funzione e principali scopi comunicativi ed espressivi di un testo Cogliere i caratteri specifici di un testo teatrale, appartenente al genere della commedia CONOSCENZE La caratteristiche del genere della commedia Il contesto storico di riferimento di alcuni autori e opere Caratteristiche e storia della commedia Un genere “opposto” alla tragedia Non diversamente dalla tragedia, la commedia nacque nell’antica Grecia intorno al V secolo a.C. Essa si presentava sin dall’origine come un genere molto diverso dalla tragedia, per certi versi opposto. La commedia è caratterizzata innanzitutto dall’intento di intrattenere piacevolmente, divertire il pub- blico. Il primo e grande elemento che la connota è dunque la comicità. All’esito triste e luttuoso della tragedia essa contrappone poi il lieto fine. E le profonde differenze non terminano qui: la commedia propone un’ambientazione quotidia- na, i personaggi non sono esseri eccezionali (prodi eroi, personaggi del mito o della storia ecc.), ma uomini assolutamente comuni. A tale aspetto se ne lega inevitabilmente un altro, l’uso di un linguaggio semplice, colloquiale, vicino al parlato, che spesso accoglie anche forme dialettali e popolari. Infine la commedia, nel presentare le vicende di uomini comuni, posa il suo sguardo sulla società coeva, non mancando di criticarne i vizi, le ipocrisie, le convenzioni. Dalla commedia latina alla commedia dell’arte Come accadde con la tragedia, il modello greco di commedia si diffuse nella cultura latina. Anzi, la commedia ebbe a Roma, rispetto all’altro genere, uno sviluppo più proficuo e vitale. I maggiori rappresentanti furono Plauto e Terenzio. Il carattere profondamente religioso della cultura medievale ebbe non poche conseguenze sulle sorti del genere della commedia, che in quest’epoca fece perdere sostanzialmente le sue tracce, per poi riapparire nel Cinquecento nell’ambito del recupero delle forme classiche. La mandra- gola di Niccolò Machiavelli è senza dubbio un grande capolavoro comico del tempo. Accanto alla commedia d’autore nacque nella nostra penisola un nuovo genere, la Commedia dell’Arte, destinato a conoscere uno straordinario successo per lungo tempo in tutta Europa. PERCORSO 4 Espansione on line Vol. S85 (Tomo A) E SIMON EDIZIONI Gruppo Editoriale Simone

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La commediaCOMPETENZE DI BASE

✔✔ Leggere, comprendere ed interpretare testi scritti di vario tipo

ABILITà✔✔ Padroneggiare le strutture della lingua presenti nei testi✔✔ Applicare strategie diverse di lettura ✔✔ Individuare natura, funzione e principali scopi comunicativi ed espressivi di un testo✔✔ Cogliere i caratteri specifici di un testo teatrale, appartenente al genere della commedia

CONOSCENZE✔✔ La caratteristiche del genere della commedia✔✔ Il contesto storico di riferimento di alcuni autori e opere

Caratteristiche e storia della commediaUn genere “opposto” alla tragedia

Non diversamente dalla tragedia, la commedia nacque nell’antica Grecia intorno al V secolo a.C. Essa si presentava sin dall’origine come un genere molto diverso dalla tragedia, per certi versi opposto.

✔› La commedia è caratterizzata innanzitutto dall’intento di intrattenere piacevolmente, divertire il pub-blico. Il primo e grande elemento che la connota è dunque la comicità. All’esito triste e luttuoso della tragedia essa contrappone poi il lieto fine.

E le profonde differenze non terminano qui: la commedia propone un’ambientazione quotidia-na, i personaggi non sono esseri eccezionali (prodi eroi, personaggi del mito o della storia ecc.), ma uomini assolutamente comuni. A tale aspetto se ne lega inevitabilmente un altro, l’uso di un linguaggio semplice, colloquiale, vicino al parlato, che spesso accoglie anche forme dialettali e popolari. Infine la commedia, nel presentare le vicende di uomini comuni, posa il suo sguardo sulla società coeva, non mancando di criticarne i vizi, le ipocrisie, le convenzioni.

Dalla commedia latina alla commedia dell’arte

Come accadde con la tragedia, il modello greco di commedia si diffuse nella cultura latina. Anzi, la commedia ebbe a Roma, rispetto all’altro genere, uno sviluppo più proficuo e vitale. I maggiori rappresentanti furono Plauto e Terenzio. Il carattere profondamente religioso della cultura medievale ebbe non poche conseguenze sulle sorti del genere della commedia, che in quest’epoca fece perdere sostanzialmente le sue tracce, per poi riapparire nel Cinquecento nell’ambito del recupero delle forme classiche. La mandra-gola di Niccolò Machiavelli è senza dubbio un grande capolavoro comico del tempo.

✔› Accanto alla commedia d’autore nacque nella nostra penisola un nuovo genere, la Commedia dell’Arte, destinato a conoscere uno straordinario successo per lungo tempo in tutta Europa.

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Nella commedia dell’arte ogni attore si specializzava in una delle tante “maschere” caratteristiche di questi spettacoli (le maschere di Pantalone, Pulcinella, Brighella, Colombina ecc.).

Sulla base di semplici canovacci, cioè intrecci sommari e non testi interamente scritti, attori di professione (fecero la loro apparizione anche le donne) improvvisavano battute, gag, lazzi, dando vita a una comicità “esplosiva”. Ogni attore tendeva a specializzarsi in una delle tante “maschere” caratteristiche di questi spettacoli (le maschere di Pantalone, Pulcinella, Brighella, Colombina ecc.).

La riforma di Goldoni

Il superamento definitivo della Commedia dell’Arte si ebbe con il veneziano Carlo Goldoni, che giunse alla “riforma” del genere comico mosso dalla convinzione che la commedia non doveva limitarsi a divertire il pubblico, ma doveva – divertendolo – “educarlo”, e trasmettergli valori e modelli. E soltanto attraverso un’ambientazione quotidiana, personaggi “realistici” e intrecci verosimili, la commedia poteva davvero assolvere a questa funzione.

La commedia moderna

Su tali premesse nacque la commedia moderna, destinata tuttavia a conoscere ulteriori e più profonde trasformazioni. Soprattutto nel clima culturale novecentesco l’approccio problema-tico all’uomo e alla sua esistenza contribuì a scardinare alcuni caratteri della commedia, non diversamente da quanto accaduto per altri generi. La commedia iniziò così ad accogliere anche toni grotteschi, a volte quasi drammatici. Ne è un esempio emblematico il teatro di Eduardo De Filippo.

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EduardoDeFilippo Ilrisveglio

Luca Cupiello, protagonista di Natale in casa Cupiello, è un uomo semplice, ingenuamente legato ai valori della tradizione familiare, rappresentati dal Presepe, per il quale nutre una passione maniacale. Ma gli altri membri della famiglia non sembrano condividere i suoi sentimenti: la moglie Concetta gli appare troppo indulgente nei confronti dei figli; il figlio Tommasino conduce una vita scioperata, come il fratello Pasquale, che vive da parassita nella sua casa. Luca, poi, ignora completamente il fatto più grave e cioè che la figlia, Ninuccia, ha da poco deciso di lasciare il marito Nicolino perché innamorata di un altro uomo, Vittorio. Con toni, solo apparentemente leggeri, il testo di Eduardo posa dunque lo sguardo sulla famiglia, svelando le finzioni e i sotterranei contrasti che spesso ne minano le relazioni.Eduardo, oltre a scrivere la commedia, la portò anche in scena, con una maestria inimitabile. Memorabile l’edizione televisiva andata in onda su Rai Uno nel dicembre del 1977. Riportiamo l’inizio dell’opera, nel quale assistiamo al comico risveglio della famiglia.

Genere Opera Anno Tema Difficoltà

Commedia Natale in casa Cupiello 1931Spaccato della vita familiare alle prime ore del mattino

• •

Atto ICONCETTA, LUCA, TOMMASINO e PASQUALE

CONCETTA (entra dalla destra con passo cauto; indossa una sottana di cotone bianco e ha sulle spalle uno scialletto di lana; ai piedi un paio di pantofole realizzate con un vecchio paio di scarpe del marito. Reca in una mano una fumante tazza di caffè, e nell’altra una brocca d’acqua. Mezzo assonnata si avvicina al comò, posa la tazza, poi va a mettere la brocca accanto al lavabo; va al balcone e apre le imposte; torna al comò, prende la tazza e l’appoggia sul comodino. Con tono di voce monotono, abitudinario, cerca di svegliare il marito) Lucarie’, Lucarie’ scétate songh’ ’e nnove! (Dopo una piccola pausa, torna alla carica) Lucarie’, Lucarie’ scétate songh’ ’e nnove. (Luca grugnisce e si rigira su se stesso, riprendendo sonno. La moglie insiste) Lucarie’, Lucarie’, scétate songh’ ’e nnove1!LUCA (svegliandosi di soprassalto) Ah! (Farfuglia) Songh’ ’e nnove…CONCETTA Pìgliate ’o ccafè. (Luca, pigro e insonnolito, fa un gesto come per prendere la tazza del caffè, ma il sonno lo vince di nuovo. Imperterrita, Concetta riprende il lamentoso ritornello, con tono un po’ più forte, mentre comincia a vestirsi davanti al comò)Lucarie’, Lucarie’ scétate songh’ ’e nnove!LUCA (si siede in mezzo al letto e si toglie, svolgendoli dalla testa, uno alla volta, due scialletti di lana e una sciarpa; poi guarda di sbieco la moglie) Ah, songh’ ’e nnove? Già si sono fatte le nove! La sera sei privo di andare a letto che subito si fanno le nove del giorno appresso. Conce’, fa freddo fuori?CONCETTA Hai voglia! Si gela.LUCA Io me ne so’ accorto, stanotte. Non potevo pigliare calimma2. Due maglie di lana, sciarpa, scialle… I pedalini ’e lana… Te ricuorde, Cunce’, i pedalini ’e lana che cumpraste tu, ca diciste: «Sono di lana pura, aggi’ avuto n’occasione» Te ricuorde, Cunce’?(Concetta continua a vestirsi senza raccogliere l’insinuazione del marito. Luca prende gli occhiali dal comodino e si mette a pulirli meticolosamente) Cunce’, te ricuorde? Cunce’…? (La donna non risponde) Cunce’, te ne sei andata?

1. Lucarie’ … nnove!: Lucariello sve-gliati, sono le nove! L’insistente ri-petizione di questa esclamazione,

accompagnata dagli eloquenti gesti degli attori (descritti nelle didascalie), genera il riso degli spettatori.

2. Non potevo pigliare calimma: non ri-uscivo a prendere calore, a riscaldarmi.

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CONCETTA (infastidita) Sto ccà, Lucarie’, sto ccà. LUCA E rispondi, dài segni di vita.CONCETTA Parla, parla: ti sento.LUCA ’E pedalini ca cumpraste tu, che dicesti: «Sono di lana pura» Conce’, quella non è lana, t’hanno mbrugliata3. Tengo i piedi gelati. E poi, la lana pura quando si lava si restringe questi più si lavano più si allargano, si allungano… so’ addiventate ddoje bandiere4. ’O ccafè, Cunce’.CONCETTA Sta sopra al comodino.LUCA Ah, già. (Prende la tazza, dopo avere inforcato gli occhiali. Sbadiglia) Conce’, fa freddo fuori?CONCETTA Sì, Lucarie’, fa freddo. (Spazientita) Fa freddo! E basta.LUCA Eh Questo Natale si è presentato come comanda Iddio. Co’ tutti i sentimenti si è presen-tato. (Beve un sorso di caffè, e subito lo sputa) Che bella schifezza che hai fatto, Conce’!CONCETTA (risentita) E già, mo le facévemo ’a cioccolata! (Alludendo al caffè) È nu poco lasco ma è tutto cafè5.LUCA Ma perché vuoi dare la colpa al caffè, che in questa tazza non c’è mai stato?CONCETTA (mentre cerca in un cassetto qualcosa di personale: delle forcine, un pettine, un roc-chetto di filo bianco) Ti sei svegliato spiritoso?LUCA Non ti piglià collera, Conce’. Tu sei una donna di casa e sai fare tante cose. Per esempio, ’a frittata c’ ’a cipolla, come la fai tu non la sa fare nessuno. È una pasticceria6.Ma ’o ccafè non è cosa per te.CONCETTA (arrabbiata) E nun t’ ’o piglià LUCA Non lo sai fare e non lo vuoi fare, perché vuoi risparmiare. Col caffè non si risparmia.È pure la qualità scadente: questa puzza ’e scarrafone7. (Posa la tazza sul comodino)Concetta, fa freddo fuori?CONCETTA (irritatissima) Sì, Lucarie’ fa freddo assai: fa freddo! Ma che si’ surdo?LUCA Cunce’, ma che t’avesse data na mazzata ncapa8?CONCETTA Me l’he addimandato già tre volte: fa freddo.LUCA Questo Natale si è presentato CONCETTA Come comanda Iddio. Questo pure lo avete detto.

L’AUTORE

3. t’hanno mbrugliata: ti hanno ingan-nato. 4. so’ … bandiere: sono diventate due bandiere.5. E già … cafè: e sì, pensava che gli preparavo la cioccolata! È un poco

annacquato ma è tutto caffè. La cioc-colata era, negli anni Trenta, e ancora nel dopoguerra, una bevanda costosa e raffinata. I napoletani amano il caffè ristretto.6. È una pasticceria: è una prelibatezza.

7. ’e scarrafone: di scarafaggio.8. Cunce’ … ncapa?: Concetta, ma forse ti ho dato un colpo in testa? Ovvero: che cosa ti ho fatto di male, perché mi rispondi così bruscamente?

Eduardo De Filippo nasce a Napo-li nel 1900 da Eduardo Scarpetta, autore di opere teatrali dialettali di grande successo, e dalla giova-ne sarta Luisa De Filippo, nipote della sposa legittima Rosa De Fi-lippo, dalla quale era nato invece il fratellastro Vincenzo. Dotato di un carattere difficile sin dall’ado-lescenza, non porta a termine gli studi ginnasiali, preferendo lavo-rare in teatro con il padre e poi con Vincenzo, prima come servo di scena e suggeritore, dopo inter-pretando piccole parti. Durante il servizio militare scrive la sua prima

commedia, Farmacia di turno, che porta in giro per le caserme fino al 1921, seguita dopo il congedo da altre opere, fra le quali Ditegli sempre di sì, rappresentate con la compagnia di Vincenzo Scarpetta, che lascia nel 1929, tentando di formarne una propria con la sorella Titina e il fratello Peppino. La nuo-va compagnia «I De Filippo» de-butta la sera di Natale del 1931 al teatro Kursaal (oggi Filangieri) con Natale in casa Cupiello.Alla fine della seconda guerra mon-diale, nel 1945, forma una nuova compagnia, «Il teatro di Eduardo»,

con Titina e Tina Pica, e debutta al San Carlo con uno spettacolo di beneficenza, Napoli milionaria. Seguono tante altre opere, come il capolavoro Filumena Marturano del 1947. La crisi colpisce intanto il Teatro San Ferdinando, da lui mol-to amato; lo stesso drammaturgo riuscirà a riaprirlo nel 1964 con l’in-tento di farlo diventare la sede del nascente Teatro Nazionale Napo-letano. Il suo successo ormai vali-ca i confini nazionali e molti sono i riconoscimenti alla sua arte. Muore a Roma nel 1984.

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LUCA E questo pure l’abbiamo detto… (Sbadiglia, si guarda intorno come per cercare qualche cosa che lo interessi, non sa nemmeno lui precisamente cosa. Poi realizza a un tratto e come te-mendo una risposta spiacevole chiede allarmato) ’O Presepio Addò stà ’o Presepio?CONCETTA (esasperata) Là, là, nessuno te lo tocca.LUCA (ammirando il suo lavoro) Quest’anno faccio il più bel Presepio di tutti gli altri anni. Pa-storella, ’o terzo piano9, ha detto che lo fa pure lui il Presepio. Mi ha detto: «Facciamo la gara». Sta fresco Lo voglio fare rimanere a bocca aperta. Ho fatto pure i disegni, i progetti. Voglio fare una cosa nuova; sopra ci metto tutte casette novecento10…(Alla moglie) Conce’, ’a colla l’hai squagliata11?CONCETTA (sgarbata) Lucarie’, io adesso mi sono alzata. Se mi date il permesso di vestirmi per andare a fare la spesa, bene, e se no ci sediamo e ci mettiamo agli ordini di Lucariello. (Siede e incrocia le braccia)LUCA (aggressivo) Non l’hai squagliata ancora?CONCETTA No.LUCA E io aieressera12 che te dicette? «Domani mattina, appena ti svegli, prima di fare il caffè, squaglia la colla perché se no non posso lavorare e il Presepio non è pronto per domani».CONCETTA (si alza di scatto, prende il barattolo della colla e si avvia per la sinistra) Ecco pronto, andiamo a squagliare la colla, così stamattina mangiamo colla! Quando viene Natale è un casti-go di Dio! (Esce e si sente la sua voce che si allontana) Colla, pastori… puzza ’e pittura!LUCA (gridando come per sopraffare gli apprezzamenti della moglie) Sei vecchia, ti sei fatta vec-chia! (Finalmente decide di alzarsi; scende dal letto, si avvicina alle sacre immagini sul comò, e fa-cendo un piccolo inchino e sollevando lo sguardo mistico verso i santi, si fa il segno della croce; si avvicina poi alla sedia ai piedi del letto, prende i pantaloni lisi e se li infila non senza difficoltà; poi torna verso il comodino, si mette intesta il berretto appeso alla testata del letto, tenta di bere il caffè, ma il cattivo sapore lo costringe a sputare il sorso; ancora tremante per il freddo, si rimbocca le maniche della camicia, sbadiglia e si avvia verso il lavabo; intona la stessa litania con cui Concetta ha svegliato lui, per svegliare il figlio Tommasino) Tummasi’, Tummasi’, scétate songh’ ’e nnove! (Tommasino non risponde). Io lo so che stai svegliato, è inutile che fai finta di dormire. (Riem-pie la bacinella di acqua, si insapona le mani e di tanto in tanto si rivolge ancora a Tommasino) Tommasi’, scétate, songh’ ’e nnove. E questo vuoi fare! Vedete se è possibile: nu cetrulo13 luongo luongo che dorme fino a chest’ora! Io, all’età tua, alle sette e mezza saltavo dal letto come un grillo per accompagnare mio padre che andava a lavorare. Lo accompagnavo fino alla porta, ci baciavo la mano perché allora si baciava la mano al genitore… poi me ne tornavo e mi coricavo un’altra volta. (Ora si insapona la faccia e si lava il viso abbondantemente. Non trova l’asciuga-mani e fa sforzi incredibili perché i rivoli d’acqua non gli corrano per la schiena. Finalmente trova l’asciugamani e si asciuga il volto. Si rivolge al figlio con più autorità) Hai capito, svegliati! (Visto che Tommasino non gli risponde, abbozza, per quieto vivere) È meglio ca nun te dongo retta, se no ci facciamo la croce a prima matina14.TOMMASINO (raggomitolato e sprofondato sotto le coperte, reclama) ’A zuppa ’e latte15!LUCA E questa è la sola cosa che pensi: «’A zuppa ’e latte, ’a cena, ’a culazione, ’o pranzo» Al-zati, ’a zuppa ’e latte te la vai a prendere in cucina perché non tieni i servitori.TOMMASINO Se non me la portate dentro al letto non mi sòso16.LUCA No, tu ti sòsi, se no ti faccio andare a coricare17 all’ospedale.

9. Pastorella, ’o terzo piano: Pastorella, l’inquilino del terzo piano.10. tutte casette novecento: tutte casette d’aspetto moderno.11. ’a colla l’hai squagliata?: hai sciolto la colla (necessaria per modellare il

presepe)?12. aieressera: ieri sera.13. nu cetrulo: un cetriolo.14. È meglio … matina: è meglio che non ti prendo in considerazione, altri-menti iniziamo bene la giornata (cioè

male: il senso è ovviamente ironico).15. ’A zuppa ’e latte!: il latte col pane inzuppato!16. non mi sòso: non mi alzo dal letto.17. a coricare: a stenderti.

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CONCETTA (tornando col barattolo di colla fumante) ’A colla… (raggiunge il tavolo dov’è il Pre-sepe per collocarvi sopra il barattolo di colla) Io nun capisco che ’o faie a ffa’, stu Presebbio. Na casa nguaiata, denare ca se ne vanno… E almeno venesse bbuono18!TOMMASINO (con aria volutamente distratta) Non viene neanche bene.LUCA E già, come se fosse la prima volta che lo faccio! Io sono stato il padre dei Presepi… ve-nivano da me a chiedere consigli… mo viene lui e dice che non viene bene.TOMMASINO (testardo) A me non mi piace.LUCA Questo lo dici perché vuoi fare il giovane moderno che non ci piace il Presepio… il supe-ruomo19. Il Presepio che è una cosa commovente, che piace a tutti quanti TOMMASINO ((c.s.) A me non mi piace. Ma guardate un poco, mi deve piacere per forza?LUCA (per ritorsione, scuote violentemente la spalliera del letto, intimando al figlio) Sùsete20!Hai capito sùsete?TOMMASINO (dispettoso) ’A zuppa ’e latte!CONCETTA (indifferente all’atteggiamento del marito, si rivolge dolcemente al figlio) Alzati, bello di mammà, alzati! LUCA (a Concetta) Embè, si le puorte ’a zuppa ’e latte dint’ ’o lietto ve mengo ’a coppa abbascio a tutte e due21! (Alludendo alla cattiva educazione che Concetta dà a Tommasino) Lo stai crescendo per la galera!CONCETTA (conciliante) Quello mo si alza! (E con gesti mimici, curando di non farsi scorgere da Luca, invoglia Tommasino ad alzarsi; il dialogo muto tra Concetta e “Nennillo” viene sorpreso e interrotto da Luca)LUCA È incominciato il telegrafo senza fili22.TOMMASINO (spudorato, insiste) ’A zuppa ’e latte!LUCA (irritato) Embè, mo te mengo ’a colla nfaccia23.CONCETTA Alzati, bello ’e mammà. Ti lavi tanto bello, e mammà intanto ti prepara nu bello zuppone.LUCA Niente affatto. ’O zuppone s’ ’o va a piglià in cucina24. (A Tommasino) Che l’hai presa per una serva, a tua madre? Eh? Tua madre non serve! (Ha indossato il gilè, la giacca e una sciarpa di lana al collo e ora inizia il suo lavoro al Presepe, incollando sugheri e inchiodando pezzi di legno. Dopo una piccola pausa chiede a sua moglie)Pasqualino si è alzato?CONCETTA Sì, sì, si è alzato quello scocciante di tuo fratello! Cu’ nu raffreddore che ha tenuto, è stato capace di stare una settimana a letto25.TOMMASINO (allarmato intimamente, chiede a conferma) S’è alzato? E sapete se esce?CONCETTA Sì. Ha detto che si vuole fare una passeggiata, perché dopo la febbre che ha avuto vo’ piglià nu poco d’aria ’e matina e poi si ritira.TOMMASINO E sapete se si veste?LUCA Giesù, e che gghiesce annuro26?TOMMASINO No, dico… Sapete se si vuole mettere il cappotto?LUCA E si capisce, ’o mese ’e dicembre esce senza cappotto?CONCETTA (sospettosa per quelle strane domande) Ma pecché? Che d’è?

18. Io nun … bbuono!: io non capisco a che scopo lo fai, questo presepio. La nostra casa è malandata, i soldi scar-seggiano e almeno venisse bene!19. il superuomo: ironico riferimento alla teoria del superuomo del filosofo tedesco Nietzsche, diffusa in Italia da Gabriele D’Annunzio.20. Sùsete!: alzati!21. Embè … e due!: guarda che se gli

porti la zuppa di latte a letto vi butto dalla finestra tutti e due!22. È incominciato … fili: ironica-mente Luca allude ai gesti che si fanno mamma e figlio, che comunicano come nel gioco del telegrafo (oggi diremmo telefono) senza fili.23. mo te … nfaccia: adesso ti butto la colla in faccia.24. ’O zuppone … in cucina: la zuppa la

va a consumare in cucina.25. quello scocciante … a letto: quello scocciatore di tuo fratello! Ha avuto solo un raffreddore e se ne è stato a letto per una settimana.26. Giesù … annuro?: Gesù (tipica esclamazione napoletana), e che fa, esce nudo?

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TOMMASINO (eludendo) No, niente. Io dicesse che è meglio se non esce. Può essere che piglia la ricaduta.PASQUALE (dall’interno, batte dei colpettini alla porta di fondo e chiede discreto) Lucarie’, è per-messo?LUCA Vieni, Pasquali’, entra.PASQUALE (apre la porta ed entra. È vestito di tutto punto, gli mancano solo le scarpe; è in pan-tofole. Tommasino si sprofonda sotto le coperte) Buongiorno, donna Concetta.CONCETTA Buongiorno.LUCA (si avvicina al fratello e gli chiede con interesse) Come ti senti?PASQUALE Meglio, meglio… un poco debole.LUCA (tastandogli il polso) Me credevo proprio ca te passave Natale dint’ ’o lietto27. Il polso è buono.PASQUALE La lingua, guardami la lingua. (Tira fuori la lingua e la mostra)LUCA (dopo averla guardata attentamente) È pulita28, è pulita. Mo devi stare a sentire a tuo fra-tello: mangia forte, carne al sangue e vino rosso; e fatti delle passeggiate ’a parte ’o mare. Così si fa pure una pulizia nella stanza. È stata sette giorni chiusa (Alla moglie) Hai capito, Conce’: una bella pulizia!CONCETTA Sì, sì.PASQUALE Infatti voglio uscire. Arrivo fino al Banco Lotto e torno. (Con sospetto intimo mal celato) Donna Conce’, non ho potuto trovare le scarpe mie.CONCETTA E ’e vulite ’a me29?PASQUALE (paziente) Non le voglio da voi, ma io sono stato a letto sette giorni con la febbre… Ho domandato se le avete viste.LUCA Ma tu quando ti coricasti dove le mettesti?PASQUALE Addò l’aveva mettere, Lucarie’? Sotto il letto.CONCETTA E vedete bene che là stanno.PASQUALE Non c’è niente, donna Conce’: le scarpe sono sparite. (Indicando il letto di Tomma-sino) Domandate a Nennillo…TOMMASINO (siede di scatto in mezzo al letto e affronta tutti con audacia spudorata, come per prevenire l’accusa di suo zio, che egli sa di meritare) Nun accumminciammo30! Io non ero il tipo che mi vendevo le scarpe sue!LUCA (che conosce il modo di difendersi di suo figlio quando è in colpa, annunzia convinto) S’ha vennuto ’e scarpe.PASQUALE (avvilito) Tu che dice? E io come faccio?CONCETTA (che vuole scagionare il figlio) Ma nossignore!LUCA (convinto) È ladro, è ladro matricolato!TOMMASINO Io nun m’aggio vennuto niente!LUCA Non dire bugie!PASQUALE Confessa.LUCA Confessa.TOMMASINO (dispettoso) Nun me piace ’o Presepio! Mo vedimmo! Dint’ a sta casa, ogne cosa ca succede s’ ’a pigliano cu’ me.CONCETTA Avimmo accumminciato a primma matina.TOMMASINO ’A zuppa ’e latte!LUCA (esasperato, col martello in pugno) Mo te lasso int’ ’o lietto31! (Accusando Concetta) Per la galera l’hai cresciuto, per la galera!

27. Me credevo … ’o lietto: pensavo proprio che avresti trascorso il Natale a letto.

28. È pulita: la lingua non mostra segni di malattia.29. E ’e vulite ’a me?: e le chiedete a me?

30. Nun accumminciammo!: non inco-minciamo!31. Mo te lasso int’ ’o lietto!: adesso ti lascio dentro al letto (ovvero ti uccido)!

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PASQUALE E io come esco? Io so’ stato sette giorni a letto con la febbre… e quello si vende le scarpe mie.LUCA Pasca’, tu ti devi trovare una camera mobiliata…PASQUALE Sì, sì, me ne vado.LUCA Non possiamo stare auniti32. Con questo ladro in casa io non posso prendere responsa-bilità Miettete cheste scarpe quà (Prende un paio di scarpe da sotto il letto e le porge a Pasquale) Dopo le feste te ne compri un altro paio e le pago io. PASQUALE Sia fatta la volontà di Dio Ma perché non lo chiudete? Mettetelo ’o Serraglio33!Questo è un delinquente. Ma che aspettate? Uno se cocca cu’ ’a febbre e se sceta senza scarpe! Perché ti sei venduto le scarpe mie? Perché?LUCA Che bisogno avevi di venderti le scarpe?TOMMASINO Io ho ragione.PASQUALE Comme, tu te vinne ’e scarpe e hai ragione?TOMMASINO Sì, ho ragione da vendere Io le scarpe me le sono vendute perché mi credevo che non ti alzavi più.PASQUALE Uh, mamma mia! Voi lo sentite? Insomma, io avev’ ’a murì34?LUCA Zio Pasquale doveva morire?TOMMASINO Tu che vuò ’a me? Campasse, muresse35… Quando il medico ti è venuto a visitare ha parlato chiaro.PASQUALE Ha parlato chiaro? E con chi? (Rivolgendosi un po’ a tutti) Che mi si nasconde qua? LUCA Nun ’o da’ retta!TOMMASINO Sì, nun ’o da’ retta! Il medico disse che ci era pericolo. Eh, guè Io m’aggio ven-nuto pure ’o cappotto![…]

Guida alla lettura

32. auniti: insieme.33. Mettetelo ’o Serraglio!: rinchiudetelo!34. io avev’ ’a murì?: io sarei dovuto morire?

35. Tu che…muresse: che ci posso fare? Potrebbe vivere o morire…

• La grande esperienza di attore di Eduardo emer-ge, oltre che dall’esilarante comicità dei dialoghi, dall’accuratezza delle didascalie, che definiscono con precisione i movimenti e le espressioni dei per-sonaggi. È chiaro che mentre scrive ha già presen-te la rappresentazione sulla scena e che attribuisce molta importanza all’eloquenza gestuale e alla po-tenza dello sguardo.

• I personaggi appaiono già ben definiti nel loro ca-rattere e nel loro ruolo all’interno della famiglia; la loro comicità si esprime attraverso la naturalez-za con cui compiono le cose più assurde. Luca ha come prima preoccupazione quella del presepe e si sveglia col pensiero della colla; non sembra interes-sato, in quel frangente, a nient’altro, e se la prende bruscamente col figlio che non apprezza il suo la-voro. Concetta è una donna apparentemente ener-gica e risoluta, ma si rivela subito eccessivamente protettiva nei confronti del figlio, sempre pronta a scusare ogni sua azione. Tommasino è il classico scansafatiche che vive di espedienti e non si vergo-

gna dei suoi commerci furfanteschi. Pasquale è lo zio parassita che vive in casa dei parenti, senza fare niente di concreto per aiutarli e, anzi, lamentandosi del trattamento riservatogli.

• La comicità è accresciuta dalla ripetizione insistente di esclamazioni, del tipo Lucarie’, scétate songh’ ’e nnove!, o ’A zuppa ’e latte!, e dalle battute conti-nue dei personaggi, che trasformano ogni faccenda seria in una cosa da ridere.

La lingua oscilla tra il dialetto napoletano e l’italia-no, ed è priva di espressioni tipicamente vernaco-lari, tanto che può essere intesa anche da un pub-blico (o un lettore) non napoletano. Il linguaggio è colloquiale, ma s’eleva a un livello più ricercato con effetto comico. Siamo all’inizio della commedia, quindi l’effetto delle liti familiari suscita il riso de-gli spettatori. Solo nel sèguito dell’opera si rivelerà poco a poco il dramma che si nasconde dietro a quei conflitti.

Page 9: COMPETENZE DI BASE ABILITà CONOSCENZEal San Carlo con uno spettacolo di beneficenza, Napoli milionaria. Seguono tante altre opere, come il capolavoro Filumena Marturano del 1947.

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ESIMONEDIZIONI

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lavorare sul testo

✔› Comprensione Sintetizza il contenuto della scena in non più di dieci righe.

✔› Analisi1. Fai un breve commento su ciascuno dei personaggi, riportandone le battute più significative e metten-

done in evidenza il carattere.2. Quale significato assume il presepe per Luca? Che cosa simboleggia?3. Analizza il difficile rapporto tra padre e figlio, così come emerge in questo primo atto.4. In che cosa consiste la comicità della scena? 5. Quale registro linguistico è utilizzato? Quali sono le principali caratteristiche del linguaggio impiegato?

✔› Competenza grammaticale e lessicale Per ogni parola proposta indica la parte del discorso cui appartiene e il significato o un eventuale sinonimo.

Monotono ………………………………………………… …………………………………………………

Grugnisce ………………………………………………… …………………………………………………

Imperterrita ………………………………………………. …………………………………………………

Meticolosamente ………………………………………… …………………………………………………

Intimando ………………………………………………… …………………………………………………

Audacia ………………………………………………….... …………………………………………………

Esasperato ………………………………………………… …………………………………………………