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COMMISSIONE SUL CICLO RIFIUTI BOZZA NON CORRETTA 1/26 MISSIONE IN BOLOGNA 17 FEBBRAIO 2010 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GAETANO PECORELLA La seduta inizia alle 11.00. PRESIDENTE. La Commissione la ringrazia per la sua presenza, per la sua collaborazione e per la sua disponibilità. Abbiamo avuto numerose notizie della sua attività per quanto riguarda le inchieste sullo smaltimento dei rifiuti sia a terra che in mare. Le chiederemmo quindi di dare un’esposizione complessiva delle attività da lei svolte, per poi porle eventuali domande. Qualora ritenga che alcune notizie debbano restare riservate, ce lo segnalerà. Sappiamo che lei non è più in servizio. Da quanto tempo? RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Dal 1 dicembre 1995. PRESIDENTE. Quindi da oltre quindici anni. Immagino però che i ricordi di quel periodo siano indimenticabili. Vorremmo chiederle come sia iniziato il suo interessamento al traffico di rifiuti, come sia entrato in contatto con il dottor Neri, partendo quindi proprio dall’inizio della sua attività per vedere poi come si è sviluppata. RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Credo di aver iniziato l’attività ancora prima che venisse istituito il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri negli anni ‘80. A quell’epoca non c’erano strutture investigative che disponessero di dati sul traffico illecito dei rifiuti, anche perché in quel periodo esisteva solamente la rotta nord-sud con smaltimenti nelle discariche campane, in particolare Di.fra.bi. di Pianura e di Montagna Spaccata gestita da altri gruppi campani. Di questo notevole traffico di rifiuti una parte veniva illecitamente smaltita al nord, in impianti autorizzati, ad esempio depuratori piuttosto che inceneritori. Un caso emblematico era stato quello della Petrol Dragon che era riuscita a stoccare in ex depositi petroliferi migliaia di tonnellate che poi sono state oggetto di bonifica da parte delle varie regioni, soprattutto Piemonte e Lombardia.

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MISSIONE IN BOLOGNA

17 FEBBRAIO 2010

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GAETANO PECORELLA

La seduta inizia alle 11.00.

PRESIDENTE. La Commissione la ringrazia per la sua presenza, per la sua collaborazione e per la

sua disponibilità. Abbiamo avuto numerose notizie della sua attività per quanto riguarda le inchieste

sullo smaltimento dei rifiuti sia a terra che in mare. Le chiederemmo quindi di dare un’esposizione

complessiva delle attività da lei svolte, per poi porle eventuali domande.

Qualora ritenga che alcune notizie debbano restare riservate, ce lo segnalerà. Sappiamo che

lei non è più in servizio. Da quanto tempo?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Dal 1 dicembre 1995.

PRESIDENTE. Quindi da oltre quindici anni. Immagino però che i ricordi di quel periodo siano

indimenticabili. Vorremmo chiederle come sia iniziato il suo interessamento al traffico di rifiuti,

come sia entrato in contatto con il dottor Neri, partendo quindi proprio dall’inizio della sua attività

per vedere poi come si è sviluppata.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Credo di aver iniziato l’attività

ancora prima che venisse istituito il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri negli anni ‘80. A

quell’epoca non c’erano strutture investigative che disponessero di dati sul traffico illecito dei

rifiuti, anche perché in quel periodo esisteva solamente la rotta nord-sud con smaltimenti nelle

discariche campane, in particolare Di.fra.bi. di Pianura e di Montagna Spaccata gestita da altri

gruppi campani.

Di questo notevole traffico di rifiuti una parte veniva illecitamente smaltita al nord, in

impianti autorizzati, ad esempio depuratori piuttosto che inceneritori. Un caso emblematico era

stato quello della Petrol Dragon che era riuscita a stoccare in ex depositi petroliferi migliaia di

tonnellate che poi sono state oggetto di bonifica da parte delle varie regioni, soprattutto Piemonte e

Lombardia.

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Per riuscire a scardinare questi sistemi è stato necessario parecchio tempo, perché all’epoca

non c’era ancora attenzione da parte della politica, né consapevolezza da parte dell’opinione

pubblica del vero problema, per cui si erano verificati casi di inquinamento delle falde utilizzate per

l’approvvigionamento idropotabile a Casale Monferrato piuttosto che in alcuni siti bergamaschi.

Nel 1995, ci imbattiamo in un ex petroliere dello scandalo dei petroli, Ripamonti Elio, che

viene fermato a Chiasso. Fra i suoi documenti trasportava anche un progetto per l’affondamento di

materiale radioattivo attraverso il sistema ODM.

ALESSANDRO BRATTI. Fu fermato in un controllo ordinario o perché erano già in corso indagini

riguardanti il traffico dei rifiuti?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. C’era stata una doppia verifica su

questo tipo di attività da parte della Guardia di finanza inizialmente su Comerio, personaggio di

Garlasco e Pavia, e anche da parte nostra. Da tempo conoscevano questo Ripamonti, uno dei

soggetti su cui ruotava lo stoccaggio dei cosiddetti «prodotti alternativi» della Petrol Dragon.

La Petrol Dragon faceva capo a un certo Rossi Andrea, che con un decreto composto da due

articoli era riuscito a farsi autorizzare un prodotto combustibile di tipo alternativo. Si trattava in

realtà di una miscela di rifiuti, che veniva stoccata. Loro pagavano l’imposta UTIF per mascherare

la qualificazione del materiale, giacché avevano il controllo dell’Intendente di finanza in casa per

assolvere all’imposta, e nessuno poteva toccarli. Nel frattempo stoccavano migliaia di tonnellate in

vari siti.

Ripamonti era un collaboratore di Rossi, quindi seguendo il filone della Petrol Dragon

avevamo messo sotto controllo e verifica questo Ripamonti, che si stava recando a incontrare

l’avvocato Formia a Lugano, per stipulare un accordo con Comerio per l’acquisto di alcune quote

della società ODM.

Troviamo nella valigetta tutta questa documentazione, che ci risulta molto interessante

perché c’erano i disegni dei penetratori, con le caratteristiche costruttive, le dimensioni e soprattutto

il tipo di uso che ne sarebbe stato fatto. In particolare, il progetto prevedeva l’affondamento di

questi penetratori in mare a una profondità di circa 2.000 metri in zone dove il fondo marino è

costituito da argille. I penetratori avrebbero dovuto inabissarsi nel mare, penetrare sul fondo per

una quarantina di metri, in modo da restarvi per sempre come smaltimento definitivo delle scorie

radioattive.

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Sequestriamo la documentazione e subito ci mettiamo in contatto con la Procura di Reggio

Calabria e di Matera, perché sapevamo che quella di Reggio Calabria si stava interessando

dell’affondamento di alcune navi nel Mar Mediterraneo, e, come reso noto dai giornali, la Procura

di Matera stava svolgendo un filone di indagini su alcune perdite radioattive alla Trisaia di

Rotondella.

Viene coordinata un’attività di lavoro che fa capo a queste due Procure della Repubblica e

partiamo con la perquisizione degli altri soggetti coinvolti, in particolare di Comerio. A Garlasco, in

provincia di Pavia, effettuiamo perquisizioni e troviamo una interessante documentazione con

cartine nautiche sia dell’Adriatico che del mare di fronte alla Somalia oltre che della Sierra Leone e

della Guinea, le agende, la documentazione contrattuale, i contatti soprattutto con Paesi comunitari

e anche un progetto finanziato dalla Comunità europea e dall’ERATOM, che riguardava una boa

galleggiante in grado di trasmettere dati satellitari di rilevamento del materiale seppellito.

Tutti questi elementi vengono sviluppati e la parte che riteniamo più interessante riguarda i

suoi contatti con personaggi austriaci e svizzeri. S’incontra soprattutto con un certo Covalexius, che

all’epoca era Ministro della sanità in Austria e aveva molto a cuore lo smaltimento delle scorie

radioattive della centrale atomica di Mochovce in Slovacchia, situata a circa cento chilometri da

Vienna.

La Slovacchia ha tuttora due centrali nucleari e il materiale di scarto che era stato prodotto

con il trattamento secondo gli austriaci era stoccato in un sito non idoneo, molto vicino a Vienna,

per cui a quell’epoca gli austriaci erano favorevoli a sistemi sbrigativi di smaltimento delle scorie

radioattive. Si incontrava anche con un armatore greco, che utilizzava il porto di Trieste come base

per le sue attività, ma la notizia trapela, viene appresa dai Verdi austriaci e nel 1995 vengono

pubblicati diversi articoli sui giornali, per cui l’iniziativa sfuma.

Avviene un altro incontro con gli svizzeri, che, per mettere al sicuro le scorie radioattive,

avevano utilizzato una galleria al confine con l’Italia e c’erano state diverse problematiche sia con il

nostro Paese sia con la gente locale. Comerio si adopera per porre un quesito alla Comunità

europea, chiedendo se fosse illegittimo scaricare in mare attraverso questo sistema le scorie

radioattive.

ALESSANDRO BRATTI. Vorrei conoscere la località italiana in cui venivano messi.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Nella zona di Domodossola.

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PRESIDENTE. Quindi è stata individuata.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì, è stata individuata, ma in

quegli anni erano emerse polemiche per il fatto che gli svizzeri le stoccassero in prossimità del

nostro confine.

Il quesito viene posto, però nel frattempo, proprio nel 1995, a Londra viene stipulato un

trattato che vieta nella maniera più assoluta lo smaltimento delle scorie in mare. La Comunità

europea quindi tergiversa e alla fine formula parere negativo sull’utilizzo di questi materiali.

Facendo un passo indietro, il progetto DODOS, iniziato nel 1977, sarebbe durato dodici

anni. Questo era finanziato da EURATOM e prevedeva di trovare soluzioni sia a terra sia in mare

per le scorie radioattive. Dopo circa dieci anni, fu abbandonato perché non si erano trovate idonee

soluzioni scientifiche e tecniche. Nel 1995, viene poi definitivamente esclusa dal trattato di Londra

qualsiasi possibilità di affondamento di scorie radioattive.

Nasce poi il progetto URANO, che viene portato avanti da soggetti poco affidabili come

Garelli, Spada, Marocchino, personaggio che conosciamo in Somalia per altre vicende.

PRESIDENTE. Vorrei sapere come vengano acquisite le notizie su questo secondo progetto.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Non sono state riscontrate da

attività investigative, ma sono mie conoscenze scientifiche. Ho infatti constatato come, finita

l’epoca del progetto DODOS, nel 1987 questi soggetti propongano smaltimenti di rifiuti speciali

tossico-nocivi in tre siti del Sahara, presentandosi presso le aziende produttrici dei rifiuti. Sono a

conoscenza di questo per aver trovato in quegli anni documentazione e proposte commerciali.

PRESIDENTE. Vorrei sapere se tale documentazione sia stata acquisita da qualche indagine.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì, in altre indagini, ma non in

queste riguardanti Comerio, che non è attivo in questo progetto.

Le proposte dello smaltimento dei fusti radioattivi vengono formulate sul mercato all’epoca,

perché si tratta di 5.500-5.800 dollari ogni fusto, che ha le dimensioni di circa 1 metro di altezza e

di 50-60 centimetri di diametro. Ciò trova riscontro in proposte commerciali da parte di questi

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operatori, che negli anni precedenti al 1990 sono attivi sul mercato. Questa coincide anche con

l’epoca delle navi di veleni, perché nel 1987 l’Italia viene obbligata a riprendere tutti i i rifiuti che

aveva portato nei vari siti esteri.

PRESIDENTE. In quegli anni rientrano dunque in Italia rifiuti che erano stati portati all’estero, in

seguito a un trattato…

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. A seguito di questo problema,

nasce il Ministero dell’ambiente, che prende in mano la situazione per il rientro dalla Nigeria

piuttosto che da Beirut o da altri siti di centro-America delle cosiddette navi dei veleni. L’Italia è

costretta a riprendersi questi materiali, trattarli e smaltirli per lo scandalo internazionale uscito in

quegli anni.

Alcuni personaggi che avevano organizzato il traffico dei rifiuti rientrano in attività con

Comerio, anche se la società viene costituita con altri due operatori, Marino Ganzerla, anche lui ex

operatore dello scandalo dei petroli, e Gastone Molaschi, che acquista quote dell’ODM. Il progetto

DODOS finanziato dalla Comunità europea con ricerche fatte anche a Ispra Varese…

ALESSANDRO BRATTI. Mi sfugge questo collegamento. Il primo, il progetto DODOS, viene

svolto direttamente da EURATOM in sede Ispra, quindi completamente pubblico, oppure è un

finanziamento fatto a privati, che presentano un progetto agli organismi competenti?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. È un progetto a cui partecipano

10-12 aziende private e viene in parte svolto nei centri europei dell’EURATOM. Doveva avere uno

sviluppo di 12 anni, ma dopo 8-9 anni viene cassato, perché era svanita la possibilità di realizzare a

terra o in mare giacimenti di scorie radioattive.

ALESSANDRO BRATTI. Vorrei sapere se vengono realizzati brevetti e come Comerio diventi

proprietario dell’idea e la sviluppi attraverso la sua società.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Nel frattempo, Comerio partecipa

a un finanziamento di 100.000 Ecu sempre dell’EURATOM non per il progetto DODOS, ma per

allestire una boa sperimentata sul lago Maggiore, per trasmettere al satellite i dati dei siti in cui

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venivano stoccate le scorie radioattive e avere in tempo reale il monitoraggio completo di queste

aree.

Comerio sviluppa questa boa, che nel giro di 2-3 anni viene posta sul lago Maggiore. Dopo

un po’ di tempo, il software e la parte elettronica della boa vengono rubati. Poco tempo prima,

Comerio aveva chiesto a Ispra di poter utilizzare i dati della boa per costituire a Riga, in Lettonia, la

Latvian ODM, la sua società nei Paesi baltici. Termina dunque ogni suo contatto con le strutture di

ricerca europee e con gli organismi che si occupano di energia atomica, e si mette in proprio con

questa sorta di brevetto dell’ODM.

ALESSANDRO BRATTI. Quindi il brevetto era suo e lo aveva sviluppato anche attraverso

finanziamenti europei.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì, non direttamente con questo

sistema, ma con altri collegati a questo. Nel corso della perquisizione, troviamo anche diversi

filmati in cui effettua prove anche di fronte alla Francia nel Mar Mediterraneo (abbiamo identificato

le isole Porquerolles sotto la Costa Azzurra), in Somalia. Troviamo cartine nautiche di due siti della

Somalia, la prova dei contatti organici con Ali Mahdi e cartine nautiche dell’Adriatico provenienti

dal Ministero della difesa inglese, dove tutti durante le guerre e anche in seguito inabissavano

materiali esplosivi. Viene sentito e si difende affermando che in queste zone dell’Adriatico sono

stati abbandonati anche rifiuti esplosivi.

DODOS è quindi un progetto ufficiale della Comunità europea e dell’EURATOM, URANO

è un’alternativa di privati, mentre ODM prosegue per tutto il 1995 per risolvere il problema delle

scorie. Il 1995 è anche la data finale di qualsiasi attività legale, perché il trattato vieta esplicitamente

qualsiasi interramento in mare o inabissamento delle scorie radioattive.

GIOVANNI FAVA. C’è però una questione che, anche alla luce delle recenti dichiarazioni di alcuni

soggetti auditi, ci pone interrogativi sulla tempistica.

Lei ci descrive una vicenda che si articola sostanzialmente tra metà degli anni ‘80 e la fine

degli anni ‘90, evidenziando come nel 1995 il progetto cessi di esistere perché una direttiva

comunitaria ne impedisce in modo esplicito il compimento. Vorrei chiederle se le attività di queste

aziende siano proseguite anche negli anni successivi, seppur abusivamente.

Si è parlato addirittura di un coinvolgimento di NUCLECO, germinazione di SOGIN, quindi

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creatura nata agli inizi degli anni 2.000 perché SOGIN è del 1999 (se non ricordo male, l’anno di

fondazione di NUCLECO è il 2001), ma mi chiedo come possa esistere un legame tra questa

vicenda di crimine organizzato e NUCLECO. I tempi infatti non coincidono. Se infatti questa storia

inizia negli anni ‘80 e finisce alla metà degli anni ‘90 o al limite qualche mese dopo, mi chiedo

come possa esserci un coinvolgimento 6-7 anni dopo da parte di una struttura che peraltro deriva da

una società interamente pubblica, quindi anche in questo caso nutriamo perplessità. La tempistica

non quadra.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Credo che NUCLECO sia stata

istituita prima del 1995, tanto che poco prima che me ne andassi ci aveva incuriosito la produzione

di rifiuti radioattivi di tutte le regioni italiane. Sapevamo che 4-5 operatori privati erano autorizzati.

Credo che la SOGIN sia stata istituita dopo la NUCLECO, presso cui nel 1995 ritiriamo

anche i facsimili per il conferimento di materiali radioattivi. Avevamo infatti riscontrato come al

sud un’unica società, la Cemerad di Taranto, fosse autorizzata a ritirare rifiuti radioattivi di

categoria 1. Al nord ce n’erano una a Milano, una a Como e una a Forlì. Ci aveva dunque

incuriosito la produzione di rifiuti della Sicilia, della Calabria, della Campania e, con questo

accertamento fatto da Casaccia, volevamo valutare le quantità di rifiuti prodotti dalle regioni del

sud.

Non avevamo riscontrato produzioni di sorta in queste regioni e quindi ci eravamo convinti

che i materiali contaminati da sorgenti radioattive sia ospedalieri sia di ricerca fossero smaltiti

insieme con altri rifiuti e quindi non conferiti alla NUCLECO, unico sito nazionale che poteva

ricevere i rifiuti di prima e seconda categoria.

GIOVANNI FAVA. NUCLECO quindi era prima di SOGIN ed era pubblica. Dipendeva dallo Stato

o dall’ENEL?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Non so da chi dipendesse.

PRESIDENTE. Ci interessa andare avanti nella sua ricostruzione e soprattutto giungere ai suoi

rapporti per quanto riguarda le navi a perdere o il trasporto attraverso navi di materiali pericolosi.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Entro in contatto con un

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professionista del settore, il Capitano De Grazia, comandante della Capitaneria di porto, con cui

collaboro per mesi a stretto contatto, trattandosi dell’unica persona che conoscesse effettivamente le

norme sul trasporto marittimo, sapesse come muoversi nelle Capitanerie di porto, negli enti portuali,

nelle dogane.

Per nostra convinzione, anche se non suffragata da prove, avevamo acquisito l’ultimo

tragitto di una nave, la Rigel, che parte da La Spezia verso il 10 settembre del 1987 e si inabissa a

Capo Spartivento dopo 13 giorni di navigazione. Effettua una strana navigazione sottocosta, perché

per arrivare a Capo Spartivento sono necessari 2-4 giorni.

Apparivano strane anche le modalità di affondamento, perché aveva impiegato diverse ore

per affondare.

Conosciamo più o meno le coordinate di affondamento, sappiamo che parte da La Spezia e

carica strani materiali. Veniamo a conoscenza anche di un’indagine della Procura di La Spezia per

truffa ai danni delle società assicuratrici, in particolare dei Lloyds. Abbiamo realizzato anche

intercettazioni telefoniche, ma questo fascicolo del 1987, di ben 13 anni prima, a quell’epoca non

viene acquisito.

Appare strano nella stessa epoca anche l’affondamento fra Trapani e la Tunisia di un’altra

nave che trasportava container, due dei quali in seguito ripescati nella zona di Salerno ricchi di un

contaminante, il torio. In maniera strana affonda a Capo Vaticano anche la nave Michigan. Dai

registri navali e dalle assicurazioni a quell’epoca avevamo avuto un conteggio di affondamenti tra il

1977 al 1995 di 35-37 navi, alcune affondate nell’Adriatico, altre nello Jonio.

Rileggendo gli atti, ho considerato significativo il fatto che Ganzerla, socio di Comerio,

abbia affermato di aver avuto contatti con personaggi che si occupavano di affondamenti, che

preferivano utilizzare le profonde fosse dello Jonio, far gestire dalla ‘ndrangheta calabrese tutta la

parte finale, recuperare i naufraghi, portarli nei vicini Paesi rivieraschi e occuparsi direttamente

dell’affondamento delle navi.

Gangerla rilascia queste dichiarazioni nel 1995 e sono simili – lo noto però solo in questi

mesi – a quelle fatte da Fonti, che nel 1995 rilascia le prime dichiarazioni, ma noi siamo all’oscuro

della sua collaborazione.

Il 1 dicembre 1995 lascio l’amministrazione statale, poco dopo De Grazia muore e quindi

credo che i riscontri che dovevano essere effettuati presso il Registro navale di La Spezia e tutte le

indagini in Toscana non siano più stati portati avanti.

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CANDIDO DE ANGELIS. Lei lasciò prima della morte di De Grazia?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì, 13 giorni prima.

CANDIDO DE ANGELIS. Perché lasciò?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Perché sono sempre stato

stimolato a misurarmi e a cambiare lavoro, e in quel momento mi è stata fatta una proposta da parte

della municipalizzate di Milano, città che versava in una grave emergenza rifiuti, giacché nel

dicembre 1995 c’erano 30.000 tonnellate di rifiuti per strada. Mi hanno proposto di assumere il

ruolo di direttore operativo della municipalizzata. Era un salto di qualità dal punto di vista

professionale e anche uno stimolo, quindi ho deciso di accettare.

CANDIDO DE ANGELIS. Vorrei porle una domanda che mi ha incuriosito leggendo delle note.

Lei è un colonnello del Corpo forestale, indaga su un traffico dei rifiuti abbastanza consistente,

entra in contatto con situazioni scabrose, a un certo punto lascia per motivi professionali.

Ritengo che quando si indossa la divisa, si svolge quel mestiere con un certo grado e si entra

in un’indagine importante venga fuori la passione del mestiere per quello che si fa, un certo spirito

di corpo. Lei ha lasciato di colpo un’indagine che la vedeva protagonista, laddove varie

dichiarazioni testimoniano come lei sia stimato per quanto ha fatto, dopo 13 giorni muore un

ufficiale della Marina in un modo oggi ancora più strano rispetto a come è avvenuto. Vorrei quindi

conoscere i suoi commenti e il suo stato d’animo, sapere cosa abbia provato.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Ho provato un profondo

rincrescimento e, adesso che sono arrivato alla pensione e non svolgo più attività se non quelle di

consulenza, se qualcuno mi proponesse di ricostituire la squadra e indagare cosa sia successo al

Capitano De Grazia, sarei pronto a riprendere in qualsiasi momento. Questo evento mi ha infatti

colpito profondamente e mi ha lasciato anche un grande rincrescimento per essere uscito nel

momento decisivo dell’indagine.

CANDIDO DE AGELIS. Vorrei sapere se lei non abbia mai pensato – non conosco i modi e i

tempi per cui è stato assunto dal Comune di Milano – che il suo incarico per l’emergenza dei rifiuti

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a Milano fosse stato un modo per distoglierla dall’indagine. Questa è una domanda che mi sorge

spontanea e che le chiedo di consentirmi.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Mi sono dimesso il 16 ottobre

1995, e il 17 ottobre avevo già il decreto del Ministero dell’agricoltura firmato che accettava le mie

dimissioni, quindi era già passato all’Ufficio regionale, era già andato al Ministero dell’agricoltura,

ove era già stato accettato. Questo le dà la risposta.

PRESIDENTE. Noi vorremmo una risposta più chiara. Capiamo che in un’amministrazione così

lenta la celerità sia sintomo di qualcosa, ma queste domande nascono da una osservazione, da una

frase uscita spontaneamente al dottor Pace, con cui lei ha collaborato, che ha usato questa

espressione: «a un certo punto il colonnello Martini si dimise o fu dimesso».

Questo «fu dimesso» viene confermato dalle sue parole sulla rapidissima accettazione delle

sue dimissioni, per cui vorremmo capire perché attorno a queste vicende ci sono grossi interessi,

abbiamo sentito parlare da molti dei servizi segreti e in particolare del SISDE che si interessava

dello smaltimento dei rifiuti.

Noi stiamo cercando di verificare tutto questo, giacché è estremamente importante che il

Parlamento faccia finalmente luce, dopo anni in cui si è parlato senza mai giungere a una

conclusione di quanto era disgraziatamente capitato al Capitano De Grazia o del fatto che la sua

presenza nelle indagini non fosse gradita a tutti. La possibilità di chiarire questo aspetto è per noi un

dato di grande rilievo. Le chiediamo dunque di farci capire se lei si sia dimesso o sia stato dimesso.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. È stata una scelta consapevole. Se

avessi ricevuto pressioni esterne tali da portarmi ad accettare un posto migliore, non avrei mai dato

le dimissioni. Alcune componenti ambientali quell’anno mi hanno un fatto capire che stavamo

toccando interessi che andavano ben oltre le nostre possibilità, in particolare quelle di un Corpo

forestale che non gode di protezioni di servizi o di altri apparati dello Stato, perché fra le cinque

Forze di polizia è la struttura più debole da questo punto di vista.

Si sono verificate situazioni delicate come i controlli cui siamo stati oggetto durante

l’attività investigativa, ma si percepiva tutti i giorni un’atmosfera molto difficile e delicata.

PRESIDENTE. Vorremmo sapere come si svolgessero questi controlli. Lei ha espresso due

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importanti osservazioni allusive: una sulle «componenti ambientali» che dovremmo capire cosa

siano, l’altra sui controlli effettuati. Qualcuno evidentemente aveva interesse a controllare quello

che stavate facendo, giacché non è normale che altri corpi di indagine controllino quello che stanno

facendo gli altri.

Vorremmo infatti capire se in quegli anni si sia voluto insabbiare qualcosa. Lei sta alludendo

al fatto che la sua attività non fosse gradita. Vorremmo sapere a chi non fosse gradita. Se vuole, è

possibile segretare.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. A soggetti istituzionali che si siano

presentati e abbiano detto che l’attività non doveva essere svolta io non sono a conoscenza. I

servizi, che durante tutta la mia attività di quasi 15 anni si sono interessati soprattutto dei traffici

transfrontalieri, quando emergeva qualcosa si presentavano come servizi dell’ufficio operativo del

SISMI di Milano o del SISDE.

In quel periodo, si verificarono due episodi, uno dei quali ricordato dal Procuratore Pace. Per

una settimana siamo stati filmati da un camper parcheggiato di fronte alla caserma in cui operavo.

Una sera in cui erano stati invitati anche altri magistrati, avevamo deciso di recarci in una bettola

sul Maddalena, che non è frequentata da nessuno durante la cena perché è aperta solo di giorno, e

dieci minuti dopo il nostro arrivo attraverso una strada nel bosco è arrivata un’altra autovettura e si

sono presentati a cena due ragazzi di trent’anni, che hanno lasciato la macchina nel parcheggio.

Siamo usciti per primi e, attraverso due sottufficiali dei Carabinieri di Reggio Calabria presenti,

dalla targa dell’autovettura siamo risaliti al proprietario: il SISDE di Milano. Non ho altri episodi da

raccontare. Certamente, c’era un controllo telefonico e attività ambientali di verifica su come ci

muovevamo.

PRESIDENTE. Riguardo al controllo telefonico, vorrei sapere se lei lo abbia pensato come lo

pensiamo tutti o abbia avuto riscontri obiettivi di eventuali intercettazioni sui vostri telefoni, perché

per una Commissione d’inchiesta parlamentare sapere che i telefoni di un Corpo di polizia

giudiziaria erano controllati da altri è un dato inquietante. Vorremmo quindi sapere se lei abbia

avuto notizia certa delle intercettazioni telefoniche o se si tratti di un’ipotesi che ha formulato.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. No, è un’ipotesi.

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PRESIDENTE. Per quanto riguarda il camper che vi stava filmando, di cui ci ha parlato anche il

Colonnello Pace, vorremmo sapere se sia stata svolta qualche indagine per individuare chi vi stesse

filmando per una settimana e a chi appartenesse questo camper.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Dal pubblico registro

automobilistico non abbiamo trovato nulla di interessante e abbiamo preferito mantenere un basso

profilo per cercare di capire come avvenissero questi controlli. Sicuramente, non apparteneva a

nessuno degli abitanti del posto, perché di fronte ci sono ville residenziali. All’interno comunque

non c’era nessun operatore, ma era piazzata una telecamera.

PRESIDENTE. Lo avete controllato dall’esterno e la telecamera era funzionante?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Era puntata verso l’ingresso.

PRESIDENTE. Avete mai rilevato la presenza di qualcuno che la facesse funzionare?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. No.

PRESIDENTE. Vorrei sapere se abbia avuto notizie dirette per quanto riguarda l’affondamento di

navi o comunque il trasporto su navi di materiale pericoloso.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Ricevevo notizie generiche da

questo Ganzerla, che si era incontrato con personaggi – potete acquisire i verbali – nei porti per

realizzare l’affondamento. Mi riferisco solo a quello che era emerso in quel periodo negli scambi di

opinione con De Grazia.

PRESIDENTE. Lei quindi non ha ricevuto direttamente notizie sull’affondamento di navi che

contenevano materiale pericoloso.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Solo notizie generiche.

PRESIDENTE. Nessuno si è presentato affermando ad esempio di sapere che a Capo Spartivento

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era stata affondata una nave che trasportava questo materiale?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. No.

PRESIDENTE. Abbiamo però sue relazioni, in cui si parla di un signore che le si presenta con il

nome di Pinocchio. Si tratta di una sua annotazione di polizia giudiziaria del 13 maggio 1995, in cui

si dichiara: «Presso questo settore – si tratta del Corpo forestale di Brescia – si è presentata una

persona di sesso maschile dicendo di chiamarsi con nome d’arte Pinocchio e che voleva riferire

circostanze e fatti relativi allo smaltimento illecito dei rifiuti di vario genere sul territorio italiano.».

Altre informative riguardano sempre Pinocchio. Si parla poi di un Tuvi Orazio, che si

sarebbe occupato di questo, di un certo signor Noe, che non si sa se sia il nome d’arte o il vero,

come lei scrive nella sua annotazione, che avrebbe fatto parte dell’ENEA.

Il primo dato interessante riguarda questo signor Pinocchio, che si presenta da lei e le

fornisce queste notizie. Non si tratta di un’annotazione breve, perché riporta tutta una serie di dati

su Eros Monducci. Vorremmo intanto capire come avvenga il contatto con questo signor Pinocchio.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. A quell’epoca era presente un

ispettore di nome Gianni De Podestà. Cominciava il filone di La Spezia, che si interseca con queste

attività, in particolare Pitelli, Duvia e gli smaltimenti di rifiuti nelle aree di Pitelli.

Questo personaggio riferisce di alcune attività svolte all’interno dell’area portuale di La

Spezia e anche delle navi, ma questa attività investigativa viene fatta dai miei collaboratori, perché

frequentemente portava a effettuare verifiche a La Spezia in collaborazione con Tassi, che lavorava

presso la sezione distaccata della Procura di La Spezia. Personalmente, non sono mai andato a La

Spezia, perché questa attività investigativa viene portata avanti dopo le mie dimissioni.

Mi ricordo quindi di questa annotazione, ma non ho mai fisicamente conosciuto il

personaggio Pinocchio, perché ci eravamo divisi i compiti e le attività, quindi le uniche notizie che

ricevo direttamente sono quelle che vengono riferite dalla Capitaneria di porto di Reggio Calabria.

PRESIDENTE. Questo signor Pinocchio è stato sentito da lei?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Ho firmato l’atto con un mio

collaboratore, però non ero presente quando è stato sentito.

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PRESIDENTE. Mi chiedo come mai. Non ho capito se questo Pinocchio fosse un vostro

informatore o si fosse presentato offrendo di fornire notizie importanti sul traffico dei rifiuti.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Immagino che fosse un

informatore.

PRESIDENTE. Qui si afferma una cosa diversa, ovvero che si fosse presentata una persona di sesso

maschile dichiarando di chiamarsi Pinocchio per riferire circostanze e fatti relativi allo smaltimento

dei rifiuti. Per noi è importante stabilire se questo signore si sia presentato occasionalmente o avesse

un rapporto continuativo.

Altri dati che ricaviamo da altri suoi rapporti riguardano un informatore e, poiché sono gli

unici dati che precedono le notizie date da Fonti sul traffico dei rifiuti, vorremmo capire chi sia

questo informatore od occasionale fornitore di notizie. Prima di Fonti, infatti, o

contemporaneamente (siamo nel 1995, periodo in cui Fonti comincia a rilasciare le sue interviste)

non abbiamo altre notizie certe, per cui il dato di Pinocchio è importante.

Possiamo anche audire De Podestà o Tassi, ma immagino che in un’inchiesta che le stava

particolarmente a cuore apparisse importante avere una persona che fornisse una serie di notizie sul

porto di La Spezia, sulla nave affondata a Capo Spartivento e addirittura sul percorso che avrebbe

fatto e sull’interramento di rifiuti contaminati da radioattività nella zona di Crotone. Si tratta di

notizie di grande rilievo, ma ignoriamo l’attendibilità della fonte perché non sappiamo nemmeno se

fosse un informatore e in che zona operasse.

Verificheremo se il nome di questo informatore sia ancora coperto dal segreto. Vorremmo

sapere però se questo Pinocchio fosse un vostro abituale informatore o una persona che ha voluto

fornirvi occasionalmente alcune notizie.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Escludo che ci sia una coincidenza

fra Pinocchio e Fonti, anche se riferiscono più o meno le stesse notizie.

PRESIDENTE. È importante proprio perché non è Fonti.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Ho mantenuto rapporti di amicizia

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con i miei ex collaboratori e mi avrebbero detto se si fosse trattato della stessa persona. Non posso

essere di molto aiuto su questa annotazione, perché non ero presente e l’ho firmata solo come

responsabile del servizio a cui appartenevano i collaboratori, giacché è prassi che il comandante

firmi sempre le annotazioni. De Podestà su questo può essere utile, perché ricorda sicuramente il

personaggio, che non credo sia attualmente coperto da riservatezza.

PRESIDENTE. Quindi lei oggi afferma di non conoscere l’identità di questo Pinocchio.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Nella maniera più assoluta.

PRESIDENTE. Non sa nemmeno se si tratti di un informatore abituale?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. No.

PRESIDENTE. In altri rapporti, però, lei parla di informatori che danno notizie. Vorrei capire se si

tratti di un solo informatore, perché è importante conoscere l’origine di queste notizie. Francamente,

mi pare strano per chi si sta occupando dell’affondamento di navi e dello smaltimento illecito dei

rifiuti che, dinanzi a un informatore con notizie di tale importanza come quella relativa all’ENEA e

all’affondamento di Capo Dipartimento, il capo dell’ufficio non si sia interessato di vagliarne

l’attendibilità e di indagare da dove assumesse le notizie.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Credo che questo personaggio

abbia fatto scaturire anche le attività investigative ad Asti e a La Spezia, ma non ricordo di aver

avuto contatti con questa persona, sono trascorsi anche molti anni da allora.

PRESIDENTE. Lei ha una memoria straordinaria, perché ci ha citato una serie di nomi importanti,

di circostanze precise. Personalmente, non ricordo nomi e date, però lei invece oggi è stato

estremamente preciso, per cui vorremmo capire se lei abbia mai saputo il nome di questo

informatore, ovvero se lo abbia saputo ma non lo ricordi più.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Non sono assolutamente reticente:

non ho seguito questo filone dell’attività investigativa, perché ci eravamo divisi i compiti e ho

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seguito in particolare le attività di Comerio. Non ho partecipato alle attività riguardanti

l’affondamento delle navi, salvo negli incontri di tipo investigativo.

PRESIDENTE. L’attività di tipo investigativo nasce dopo che l’informatore ha rivelato notizie e lei

dichiara di non essersene occupato. La mia domanda però era un’altra, visto che ci ha anche dato la

notizia che probabilmente si tratta dello stesso informatore che ha fatto aprire indagini su La Spezia

e Asti. Poiché ha ancora rapporti con De Podestà, vorremmo sapere dove presti servizio.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Svolge attività a Torino, dove è

comandante di stazione in valle di Lanzo. Il brigadiere Claudio Tassi si trova invece a La Spezia.

Quando cominciano a collaborare con il dottor Franz, ho un contatto telefonico con il dottor

Franz, sostituto di La Spezia, il primo che indaga su Pittelli, ma non mi sono presentato come

sarebbe stato di prassi come ufficiale alla Procura di La Spezia per decidere con lui quale

collaborazione dare, perché eravamo pieni di lavoro e una parte dell’attività era delegata.

PRESIDENTE. Sulla delega non ho dubbi. Ponevo il problema che, dinanzi a un informatore che

forniva notizie sull’affondamento di navi a perdere, il comandante del settore non si interessi di

sapere chi sia, però sappia che è lo stesso informatore di La Spezia.

Personalmente, avrei voluto sapere chi fosse questo informatore, anche perché poteva essere

un pazzo, un provocatore, mentre avete svolto una serie di indagini sulle notizie da lui fornite,

quindi lo avete ritenuto attendibile. Credo che per ritenerlo attendibile si dovesse sapere chi fosse,

tanto più che qui viene indicata una circostanza sicuramente non vera, ovvero come per caso il

signor Pinocchio si sia presentato per dare informazioni importanti. Evidentemente, non è così,

perché era un informatore, per cui aveva un rapporto continuativo con il servizio. La sua

affermazione avrebbe fondamento, se si trattasse di uno passato di lì per caso, ma, essendo un

informatore con rapporto continuativo con il servizio, mi pare difficile che il comandante del settore

non ne avesse notizia.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Tenga presente, presidente, che

noi trasmettiamo gli atti ai due sostituti procuratori, Neri e Pace. A loro spetta poi il compito di

valutare quale filone approfondire di quelle notizie.

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PRESIDENTE. Lei sicuramente formula risposte ragionevoli, ma il problema è che appare poco

credibile che un informatore fisso di un reparto fosse sconosciuto al comandante del reparto.

Quando lei conferma che si trattava di un informatore in senso stretto, appare poco credibile che il

comandante del reparto non ne conoscesse l’identità. Voi avete trasmesso questa notizia, che è di

scarsa utilità per l’autorità giudiziaria, perché la sottoponete al vincolo dell’articolo n. 203 del

Codice di procedura penale, per cui si tratta di un informatore di cui non si rivela l’identità. Oggi,

però, ci muoviamo all’interno di un’inchiesta che ha per oggetto la mafia, la ‘ndrangheta, la

criminalità organizzata di stampo mafioso, soprattutto alla luce delle informazioni date da

Francesco Fonti.

Una recente riforma esclude che si possa far valere il segreto dell’informatore nel settore

della criminalità organizzata di stampo mafioso, oltre che del terrorismo. Oggi, quindi, siamo

legittimati a chiederle notizie su questi informatori.

Fatto questo chiarimento, posso solo stare a quanto lei mi sta dicendo, pur facendole

presente che mi pare poco credibile che il comandante del reparto ignorasse la principale fonte di

conoscenza delle indagini che stavate conducendo. Credo che i suoi subordinati in qualche misura

l’avranno informata su questo personaggio.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Certamente, ma non ho ricordi né

dell’aspetto fisico, né del nome. De Podestà era un professionista, tanto che dopo le mie dimissioni

il settore rimane senza comandante, ma da sottufficiale porta avanti da solo la collaborazione con le

altre Procure della Repubblica, e tutt’oggi riceve incarichi delicati e particolari proprio ad personam

per la sua professionalità. Sicuramente, vi saprà dare tutte le informazioni di cui avete necessità.

Come le dicevo, avevo talmente stima in lui che mi fidavo ciecamente della parte operativa che

svolgeva.

PRESIDENTE. Temo che non ci capiamo, perché non le sto chiedendo della parte operativa. La

mia domanda è molto semplice: essendo lei il responsabile del servizio, sapeva chi fosse questo

informatore? Dopodiché, mi dice di averlo visto ma di non ricordarne la faccia, di saperne il nome

ma di non ricordarlo più, e possiamo valutare questa sua perdita di memoria su quest’unica

circostanza. Mi pare tuttavia poco credibile che il capo del servizio ignori la fonte fondamentale

delle indagini condotte in materia di navi a perdere e di smaltimento di rifiuti pericolosi.

La Commissione naturalmente valuterà la credibilità delle sue risposte. Quindi, se le torna

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alla memoria, può dircelo, altrimenti lo chiederemo ai suoi collaboratori, che ci diranno se

l’avevano informata di chi fosse questo signor Pinocchio.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Le confermo che non ho mai

conosciuto questo personaggio. Con ogni probabilità, ricostruendo anche la data dell’annotazione,

con le firme della presenza presso la caserma di Brescia sono quasi in grado di riscontrare che

probabilmente quel giorno non c’ero.

PRESIDENTE. Ma non è solo un incontro occasionale, perché si fa riferimento in diverse

annotazioni e in date diverse a una fonte informativa, che peraltro non sappiamo se è la stessa. Voi

avevate diverse fonti confidenziali?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì. Avevo fonti confidenziali che

erano tutte mie e che mi sono sempre tenuto riservate in tutta la mia attività professionale. Altri

avevano loro fonti confidenziali, che incontravano magari anche al di fuori dell’attività istituzionale

oppure della caserma. Non erano certamente numerosi, ma vi erano alcuni personaggi.

PRESIDENTE. Per esempio, in un’annotazione datata 8 maggio 1995 si dice che «una fonte

confidenziale ha riferito che il porto di Reggio Calabria sarebbe stato utilizzato come porto per

l’imbarco di container di materiale radioattivo diretto a Malta e negli Stati del Medioriente» e a

seguito di questo veniva perquisita la struttura.

Aggiungo che le notizie relative al signor Noe e ad altri aspetti della vicenda sono di altra

annotazione successiva. Devo quindi ritenere che le notizie fossero arrivate via via e vi fosse un

rapporto confidenziale continuativo.

CANDIDO DE ANGELIS. Desidero solo aggiungere che anche a me questo sembra davvero

strano, perché lei, colonnello, è al centro dell’inchiesta in quel momento, collaboratore dei

magistrati, allertato anche dai servizi, perché evidentemente stava entrando nel core business del

problema, ma non sa chi sia l’informatore abituale che riferisce su quell’inchiesta. Tra l’altro, lei è

molto stimato, perché poco dopo viene chiamato nella città più importante d’Europa a risolvere il

problema dei rifiuti, ma ignora chi sia questo individuo. Risulta abbastanza strano.

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RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì, certamente, in qualsiasi attività

che si forma in un ufficio dove il responsabile firma questi dovrebbe essere a conoscenza della

credibilità delle persone, ma vi assicuro che non ho mai trattato con questa persona.

GIOVANNI FAVA. Ricordo però, colonnello, che intorno alla prima metà degli anni ‘90 il Corpo

che lei comandava era impegnato su vari fronti dal punto di vista del tema della tutela ambientale.

Lei prima ha citato La Spezia e la discarica di Pitelli, grande inchiesta assurta agli onori della

cronaca in quegli anni, vicende sostanzialmente diverse da quelle di cui stiamo parlando oggi.

Vorrei sapere se lei ritenga che quel clima di pressioni e quel tipo di situazione che si era

venuta a creare, per la quale con ogni probabilità ha maturato anche la convinzione che fosse

meglio scegliere di fare altro nella vita, fossero legati a questa vicenda specifica – questo elemento

è fondamentale – o potessero essere riconducibili ad altre questioni, giacché numerosi fronti erano

aperti in quel periodo.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Fra le mie attività professionali,

questa è stata la più delicata, anche se non ho mai ricevuto pressioni personali. Avevo già svolto

altre indagini importanti, che avevano portato alla chiusura di impianti o di attività nello

smaltimento dei rifiuti, dove i centri di potere erano importantissimi e coinvolgevano tutto le

strutture dello Stato.

Ricordo ancora un decreto che venne firmato dall’allora Presidente Pertini in Selva di Val

Gardena il 9 agosto 1982 composto di due articoli per i combustibili alternativi. In seguito, però,

smascherammo un’attività di miscelazione di rifiuti e non combustibili alternativi. Questo dimostra

che in quegli anni abbiamo toccato interessi forti, ma questo ha rappresentato la parte più delicata

dell’intera mia attività professionale.

GIOVANNI FAVA. Era questo quindi l’elemento di tensione.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì.

PRESIDENTE. Questo riguarda le sue scelte personali, che interessavano anche noi. Dobbiamo

però audire in tempi ragionevoli De Podestà per recepire il suo punto di vista. Questa è una

Commissione parlamentare di inchiesta e non possiamo assolutamente ammettere il silenzio di una

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persona a conoscenza di una fonte informativa importante di cui oggi deve dare notizia Un altro

rapporto di novembre presumibilmente riguarda la stessa fonte informativa, perché riferisce cose

analoghe, per cui vengono richieste intercettazioni telefoniche e si dichiara che allo smaltimento dei

rifiuti si dedica la criminalità organizzata, quindi proprio il caso tipico dell’informatore non

protetto, perché si tratta di 416-bis.

Cercheremo di averlo a disposizione in giornata, poi eventualmente la richiameremo

immediatamente, perché si tratta di una questione istituzionale nel momento in cui siamo convinti

che una notizia sia a conoscenza di un testimone e non ci venga riferita. Quindi, su questo punto

credo che sia inutile continuare, vista la sua versione.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì.

PRESIDENTE. Non mi è chiara una cosa: lei ripete di non essere in grado di descriverlo

fisicamente, quindi sembrerebbe averlo incontrato. Lo ha visto, ne ha saputo il nome e lo ha

dimenticato? Questo è un nodo fondamentale anche per la sua posizione, perché lei sa di avere

l’obbligo di dire la verità innanzi a questa Commissione.

Affermare di averlo visto, ma di non ricordare che faccia avesse, di conoscere il nome ma di

non ricordarlo è diverso dal dichiarare che non le abbiano mai riferito come si chiamasse e di non

averlo mai visto. Se i suoi ex collaboratori la smentiscono, dicendo di averle riferito il nome e che

lei gli ha parlato personalmente, la sua posizione non è delle migliori. Ci chiarisca almeno questo

punto, poi passeremo ad altri argomenti.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Escludo di averci parlato e di

averlo conosciuto di persona: non l’ho mai visto.

PRESIDENTE. Esclude anche che le sia stato fatto il nome di questa persona?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. A maggior ragione.

PRESIDENTE. Lei può non averlo visto o interrogato, ma aver saputo di chi si trattasse dai suoi

collaboratori.

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RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Non avendolo incontrato e non

avendo colloquiato con lui, non posso ricordarlo. Solitamente ho una buona memoria, per cui, se

fosse una persona di cui potrei ricordare il nome, perché conosciuto nell’ambiente per la sua fama…

PRESIDENTE. È difficile che un informatore abbia una fama, altrimenti sarebbe noto al pubblico.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Ci sono anche operatori noti al

pubblico che diventano poi informatori.

PRESIDENTE. Non sapeva quindi neanche se era un operatore del settore, uno che navigava sulle

navi. Insomma, nulla ha saputo di questo informatore.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. No.

PRESIDENTE. Eppure sono state fatte indagini corpose sulle notizie di questo informatore,

indagini che avrà disposto lei!

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì.

PRESIDENTE. Vedremo cosa ci diranno i suoi ex subordinati. Lei ha notizie di indagini relative

alla società Jelly Wax di Opera?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì.

PRESIDENTE. Vorrei sapere come abbia conosciuto questa società.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. La conoscevo da molto tempo,

perché era era capofila di tutte le attività di esportazione dei rifiuti dal 1985 in avanti, tanto che una

parte di questi rifiuti viene recuperata attraverso le nostre navi e nel controllo effettuato sia del tipo

di materiale, sia presso i porti di partenza la responsabilità viene ascritta alla Jelly Wax di Opera,

una società storica del settore dei rifiuti, fra le prime costituite in Lombardia.

In mancanza di regolamentazione, questa società decide di esportare parte del materiale

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tossico nocivo, materiale peraltro ospedaliero, in Paesi esteri.

Conoscevo da tempo Renato Pent, amministratore di questa società. Viene contattato perché

poteva riferire su Comerio e sulle attività dell’ODM. Mi riferisce di episodi relativi ad Austria e

Svizzera. È una persona che ritenevo abbastanza attendibile. Dopodiché, è stata verbalizzata anche

la sua sommaria informazione testimoniale, le sue notizie.

PRESIDENTE. Come si chiama questa persona?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Renato Pent.

PRESIDENTE. Avete fatto perquisizioni, acquisito documentazione, evinto se questo Renato Pent

svolgesse anche attività illecite nello smaltimento rifiuti o fosse un normale imprenditore?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Era un imprenditore, che aveva

sfruttato la mancanza di normativa per trasferire rifiuti all’estero. Mentre infatti in seguito la

normativa stabilirà che i rifiuti possano essere trasportati negli Stati dell’OCSE o nei Paesi

comunitari, a quell’epoca i rifiuti potevano essere portati in qualsiasi Paese senza particolari

procedure, tanto che venivano imbarcati rifiuti dai vari porti italiani, da La Spezia piuttosto che

Marghera, e anche dai controlli doganali non risultava nulla di illecito.

In seguito alla figura fatta dall’Italia in Nigeria, nel centro America, in Siria, in Libano e in

altre situazioni critiche per lo smaltimento dei rifiuti, nacque la normativa, ma all’epoca la Jelly

Wax poteva esportare rifiuti senza dover rispettare particolari obblighi. Non mi risulta che sia mai

stato coinvolto in attività illecite, ma ha ancora strascichi amministrativi dovuti alla Corte dei conti,

che pretende il risarcimento dei danni per il rientro dei rifiuti.

PRESIDENTE. Avete effettuato indagini su Motta Giancarlo?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì, Motta Giancarlo era

l’amministratore di una società che inceneriva rifiuti ospedalieri a Pieve Emanuele ed era legato alla

società di Orazio Duvia, che gestiva i rifiuti di La Spezia.

PRESIDENTE. Si trattava di persone che smaltivano rifiuti pericolosi, radioattivi?

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Nell’annotazione, infatti, si fa riferimento al fatto che avrebbe mandato rifiuti radioattivi in Africa o

altrove. È stato poi approfondito questo aspetto?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Che io sappia questo aspetto non è

stato approfondito, non sono stati trovati riscontri, perché Pitelli diventa un’indagine del 1996-1997,

e, salvo le notizie che ho appreso dai giornali, all’epoca non c’erano riscontri.

PRESIDENTE. In un’annotazione di polizia giudiziaria del 3 aprile 1995 da lei firmata, si dà

notizia che nella documentazione acquisita relativa all’OCM vi sono riferimenti a Renato Pent,

titolare della Jelly Wax di Opera, personaggio noto nell’ambiente degli smaltitori per aver

organizzato nel 1986-1987 le navi dei veleni assieme allo svizzero Ambrosini. Per questo chiedevo

se le risultasse che attraverso la Jelly Wax fosse stata svolta un’attività illecita.

Sotto il profilo del rapporto con lo svizzero Ambrosini e dell’organizzazione di navi dei

veleni, ha qualche altra notizia da darci?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Gli unici approfondimenti

effettuati all’epoca riguardavano il rientro della Jolly Rosso, che trasportava materiale della

Montedison, che era stato portato in Siria, con la possibilità di essere trasportato anche in Libano.

PRESIDENTE. Non so se i colleghi abbiano questa notizia, ma non mi risultava che sulla Jolly

Rosso ci fosse materiale della Montedison.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Parliamo delle navi dei veleni.

PRESIDENTE. Sì, quella che poi si è spiaggiata.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Dopo si chiamerà Rosso della

compagnia Messina di La Spezia. Era diventata famosa perché con altre navi aveva riportato in

Italia dal Medio Oriente materiale della Montedison – credo 5.000 fusti –, una parte del quale venne

riportata a Marghera alla Monteco.

PRESIDENTE. Pensavo quando spiaggiò.

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ALESSANDRO BRATTI. Vorrei sapere se abbiate indagato anche sulla Karin B.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Ho informazioni generali: so che

rientra a La Spezia e vengono incaricati della bonifica diversi operatori fra i più noti. La bonifica

prosegue a lungo, per cui lievitano i costi, ma non so niente di più. La Zanoobia era un’altra delle

tre navi utilizzate per il rientro dei rifiuti.

PRESIDENTE. Vorrei porle solo un’altra domanda. Voi avete indagato su un personaggio indicato

con il nome di Noe, che sarebbe particolarmente importante perché è un funzionario dell’ENEA a

La Spezia e un uomo-chiave per la criminalità organizzata e per le conoscenze che aveva nel porto,

perché il traffico sarebbe partito da La Spezia. Questa è una notizia che avete avuto sempre dalla

stessa fonte informativa, Pinocchio.

Vorrei sapere se sia stata fatta un’indagine su questo personaggio, di cui avevate molti

elementi, in quanto funzionario ENEA a La Spezia, attivo nel ramo dell’elettronica e

dell’elettromeccanica.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Fa sempre parte di quelle quattro

pagine che ho letto recentemente, prima di venire qui, che comunque sono le informazioni di

Pinocchio.

PRESIDENTE. Vorrei sapere però se questo Noe sia stato identificato, se siano state fatte indagini

all’ENEA a La Spezia per stabilire chi avesse conoscenze elettroniche.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Su questo non sono in grado di

rispondere.

PRESIDENTE. La nostra consulente mi fa presente che lei ha partecipato all’esame di formazioni

testimoniali di Giglio Carlo. Se lo ricorda?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì.

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PRESIDENTE. Il quale ha fornito notizie su questo Noe, affermando: «per quanto mi risulta

l’ENEA e l’Agip hanno costituito la società NUCLECO per la gestione dei rifiuti radioattivi e

attività connesse al ciclo del combustibile nucleare. Al momento, il Presidente di tale società mi

risulta essere l’ingegner Venditti, dipendente ENEA. NUCLECO ha nel suo Consiglio di

amministrazione altri rappresentanti dell’ENEA, quali l’ingegner Noe, consigliere di

amministrazione, e l’ingegner Messore, dirigente». Questo Noe è lo stesso? Si tratta infatti di un

nome particolare ed è dell’ENEA.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Mi pare che sia stato convocato ed

esistano verbali di questo Noe.

Mi ricordo di Venditti, che viene convocato, e di uno dei rappresentanti principali,

l’ingegner Beone, sempre dell’ENEA, che viene sentito, ma non di un tale che si chiama Noe. Non

so se siano coincidenze.

PRESIDENTE. Siamo sorpresi: la fonte vi parla di un Noe che era una base importante per la

criminalità organizzata e lo smaltimento dei rifiuti, accertate poco dopo in un interrogatorio che

questo Noe è entrato addirittura nel consiglio di amministrazione della NUCLECO, per cui devo

chiederle come abbiate potuto lasciarlo andare così, visto che era un soggetto considerato base della

criminalità organizzata nel porto di La Spezia per far passare le navi senza problemi di verifica e di

controllo.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Data la singolarità del nome,

potrebbero essere la stessa persona.

PRESIDENTE. Lo avete sentito?

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Non mi risulta.

PRESIDENTE. Prima avevo capito che dovrebbero esserci delle dichiarazioni.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Mi ricordo di Venditti che viene

sentito, di Beone…

Page 26: COMMISSIONE SUL CICLO RIFIUTI BOZZA NON CORRETTA...COMMISSIONE SUL CICLO RIFIUTI BOZZA NON CORRETTA 2/26 Per riuscire a scardinare questi sistemi è stato necessario parecchio tempo,

COMMISSIONE SUL CICLO RIFIUTI

BOZZA NON CORRETTA

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PRESIDENTE. Noe che era l’unico interessante invece non è stato sentito.Va bene, non ho altre

domande.

CANDIDO DE ANGELIS. Desidero porre un’ultima domanda, perché dobbiamo anche rispondere

a qualcuno. Voi avete una fonte che nel porto di La Spezia rappresenta l’anello di congiunzione per

far passare tutto. C’è poi un certo ingegner Noe, consigliere di amministrazione della NUCLECO,

che non viene sentito. Sentite Venditti e lo interrogate, ma non sentite la necessità di sentire Noe.

Vorrei conoscere la logica di certe indagini.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Non vorrei che facesse parte di un

altro accertamento fatto dalla Procura di La Spezia, perché a quell’epoca c’erano state anche delle

testimonianze di affondamenti di navi nel porto o nella rada di La Spezia, quindi un filone di

indagini riguardava questo aspetto.

CANDIDO DE ANGELIS. Ho capito, ma i filoni non sono indipendenti. Se lavorando su uno si

trovano indizi in grado di arrivare a un altro, possono essere collegati.

RINO MARTINI, Ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Guardi, onorevole, con il senno di

poi, se l’attività con le intercettazioni telefoniche del 1987 della Procura di La Spezia fosse stata

coordinata con quella di qualche anno dopo della Procura di Salerno su un altro affondamento, con

quella di Reggio Calabria, magari avremmo ottenuto maggiori risultati. Purtroppo, sono deduzioni

che facciamo qualche anno dopo.

PRESIDENTE. Grazie, anche se restano alcune zone d’ombra, perché sia le osservazioni fatte ora,

sia quelle relative soprattutto alla conoscenza della fonte informativa non ci lasciano tranquilli.

Comunque, andremo avanti, poi eventualmente la richiameremo.

La seduta termina alle 12.40.