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COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUL RAPIMENTO E SULLA MORTE DI ALDO MORO RESOCONTO STENOGRAFICO AUDIZIONE 140. SEDUTA DI LUNEDÌ 26 GIUGNO 2017 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE FIORONI INDICE Comunicazioni del presidente: Fioroni Giuseppe, presidente ...................... 2 Sulla pubblicità dei lavori: Fioroni Giuseppe, presidente ...................... 2 Audizione di Bassam Abu Sharif: Fioroni Giuseppe, presidente .... 2, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 21, 22, 23, 24, 26, 27, 28 Abu Sharif Bassam ...... 3, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28 Carra Marco (PD) ....................................... 20, 21 Cervellini Massimo (Misto – SI-SEL) ....... 19 Cominardi Claudio (M5S) .......................... 25, 26 Di Biagio Aldo (AP-CpE-NCD) .................. 9, 23 Giovanardi Carlo (FL) ................................ 19, 23 Grassi Gero (PD) ........................... 22, 23, 24, 25 Lucidi Stefano (M5S) .................................. 26 Preziosi Ernesto (PD) ................................. 27 Atti Parlamentari 1 Camera Deputati – Senato Repubblica XVII LEGISLATURA DISCUSSIONI COMM. ALDO MORO SEDUTA DEL 26 GIUGNO 2017 PAG. PAG.

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COMMISSIONE PARLAMENTARE

DI INCHIESTA SUL RAPIMENTO E SULLA

MORTE DI ALDO MORO

RESOCONTO STENOGRAFICO

AUDIZIONE

140.

SEDUTA DI LUNEDÌ 26 GIUGNO 2017

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE FIORONI

I N D I C E

Comunicazioni del presidente:

Fioroni Giuseppe, presidente ...................... 2

Sulla pubblicità dei lavori:

Fioroni Giuseppe, presidente ...................... 2

Audizione di Bassam Abu Sharif:

Fioroni Giuseppe, presidente .... 2, 6, 7, 8, 9, 10,11, 12, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 21, 22, 23, 24, 26,

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Abu Sharif Bassam ...... 3, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12,13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25,

26, 27, 28

Carra Marco (PD) ....................................... 20, 21

Cervellini Massimo (Misto – SI-SEL) ....... 19

Cominardi Claudio (M5S) .......................... 25, 26

Di Biagio Aldo (AP-CpE-NCD) .................. 9, 23

Giovanardi Carlo (FL) ................................ 19, 23

Grassi Gero (PD) ........................... 22, 23, 24, 25

Lucidi Stefano (M5S) .................................. 26

Preziosi Ernesto (PD) ................................. 27

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTEGIUSEPPE FIORONI

La seduta comincia alle 14.35.

Comunicazioni del presidente.

PRESIDENTE. Comunico che nella riu-nione odierna l’Ufficio di presidenza, inte-grato dai rappresentanti dei gruppi, haconvenuto di:

incaricare il generale Scriccia di com-piere una valutazione di materiale even-tualmente di interesse presente nel fondoCossiga, depositato presso l’Archivio sto-rico della Camera;

incaricare il dottor Donadio di acqui-sire sommarie informazioni testimoniali daPaolo Patrizi, collaboratore di Mino Peco-relli, nonché dai magistrati Giancarlo Ca-selli e Marcello Maddalena, in relazionealle affermazioni rese dal dottor Luigi Carlinella sua audizione presso la Commissione;

di incaricare il dottor Salvini, la dot-toressa Picardi, il generale Scriccia e iltenente colonnello Giraudo di compiereaccertamenti sulle rivelazioni di una fonte.

Comunica inoltre che:

il 20 giugno 2017 la dottoressa Tinti-sona ha depositato una nota, segreta, conallegati relativi agli accertamenti compiutisu documentazione anagrafica e fotogra-fica riguardante Alessio Casimirri;

il 22 giugno 2017 il tenente colonnelloGiraudo ha depositato una nota, segreta,relativa al filone di indagine su via Mas-simi;

il 26 giugno 2017 il tenente colonnelloGiraudo ha depositato gli originali, segreti,

dei verbali di sommarie informazioni reseda Norma Andriani, da Carlo Brogi e daun’altra persona coinvolta nei fatti, nonchéuna raccolta, parimenti segreta, di docu-mentazione relativa a persona coinvolta neifatti;

nella stessa data la Procura presso ilTribunale di Roma ha trasmesso la docu-mentazione del processo contro Paolo In-zerilli e altri, selezionata dal dottor Dona-dio;

nella stessa data il dottor Donadio hadepositato due proposte istruttorie, riser-vate, relative a notizie contenute in unanota depositata dal tenente colonnello Gi-raudo il 19 giugno 2017;

nella stessa data la dottoressa Tinti-sona ha depositato tre note, riservate, conallegata documentazione, parimenti riser-vata, relative, rispettivamente, a CaterinaPiunti, Alessandra De Luca e Paolo Lap-poni; a un presunto covo brigatista in viaGiacinto Pezzana; a Volker Weingraber.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non visono obiezioni, la pubblicità dei lavori saràassicurata anche mediante l’attivazione del-l’impianto audiovisivo a circuito chiuso e latrasmissione diretta sulla web-TV della Ca-mera dei deputati e, successivamente, sulcanale satellitare della Camera dei depu-tati.

Audizione di Bassam Abu Sharif.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno recal’audizione di Bassam Abu Sharif, che rin-graziamo particolarmente per la disponi-bilità con cui ha accolto il nostro invito a

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venire in Italia e a venire in audizionepresso la Commissione.

L’audizione di oggi ha la finalità di ac-quisire alcuni elementi su una questioneche è stata lungamente approfondita dallaCommissione, quella della dimensione in-ternazionale della vicenda Moro e, in par-ticolare, del ruolo dei movimenti palesti-nesi, che furono in quegli anni interlocutorisignificativi del Governo italiano, ma fu-rono anche vicini a gruppi di estrema si-nistra italiani ed europei.

Ricordo che Bassam Abu Sharif è statomembro autorevole del Fronte popolareper la liberazione della Palestina e neglianni ’70 ha partecipato a diverse azionicontro Israele, subendo per questo un ten-tativo di omicidio. Negli anni ’80 si è avvi-cinato a Fatah e a Yasser Arafat, di cui èstato consigliere nella fase del processo dipace con Israele. È tuttora personalità au-torevole del mondo palestinese.

Per inquadrare le domande che porrò,ricordo che dopo il 1972-73 si determinòuna forte attenzione dell’Italia per la situa-zione del Medio Oriente e si sviluppò uncostante confronto e scambio di informa-zioni tra i nostri apparati di sicurezza e imovimenti palestinesi. Questo ci è stato daultimo confermato, nell’audizione svoltasia Taranto il 16 maggio 2017, dal generaleArmando Sportelli, che è stato addetto mi-litare a Beirut e capo Ufficio R del SISMI.

Allo stesso tempo, risultano rapporti trai movimenti estremistici italiani e i movi-menti palestinesi dai primi anni ’70. Ri-cordo, al riguardo, il convegno sulla resi-stenza palestinese, organizzato da Potereoperaio a Firenze nell’ottobre del 1971.

Per la Commissione è importante ap-profondire questa tematica con riferimentoesclusivo alla vicenda del rapimento e del-l’uccisione di Aldo Moro. Non tratterò dun-que del complesso dei rapporti tra Italia ePalestina, che non è oggetto della nostrainchiesta parlamentare.

Ricordo che il sequestro Moro avvienein una fase di forte tensione in MedioOriente. Oltre a crescenti tensioni interneal movimento palestinese, proprio nei giornidel rapimento, a partire dal 14 marzo 1978,Israele invase il Libano meridionale, in

reazione a un attentato su un autobus,compiuto da militanti palestinesi, che avevaprovocato alcune decine di morti. L’inter-locuzione tra Italia e movimenti palestinesisul sequestro Moro avveniva dunque in uncontesto di guerra e tensioni internazionali,sul quale il signor Sharif potrà fornirciulteriori dettagli.

Per quanto riguarda lo svolgimento del-l’audizione, porrò alcuni quesiti specifici,per i quali chiedo a Bassam Abu Sharif unosforzo di memoria. Per la Commissione èinfatti importante non solo l’interpreta-zione generale degli avvenimenti, ma anchechiarire fatti specifici e individuare le per-sone che sul lato italiano e su quello pale-stinese furono al corrente dei fatti. In que-sto senso vorremmo, per il momento, la-sciare da parte alcune interviste che lei harilasciato e ripartire con ordine dai fatti.

L’audizione si svolge in forma pubblica,tuttavia, ove lei ne ravvisi l’esigenza, puòchiedere di passare in seduta segreta.

Prima di affrontare domande specifiche,vorrei chiederle innanzitutto di darci unquadro del suo ruolo personale in queglianni e di come visse la vicenda Moro.

Le do quindi la parola per questa suabreve introduzione.

BASSAM ABU SHARIF. Esprimo unasomma tristezza quando parlo di un grandepersonaggio, la cui morte è stata una per-dita non solo per gli italiani e per l’Italia,ma per ogni essere umano che cerca inlibertà e indipendenza di servire il propriopopolo contro tutte le ambizioni, le egemo-nie e gli imperialisti. Questo era Aldo Moro.

Quando parlo di lui sento tristezza, per-ché anch’io ho perso l’uomo politico, cheammiravo, e che oggi avrebbe un’età avan-zata. In Aldo Moro vedevo una persona conuna visione strategica riguardo all’Italia,all’Europa e al mondo, e per questo chi haucciso Aldo Moro ha voluto uccidere quellavisione, quell’idea e quell’uomo che minac-ciava l’interesse di chi voleva egemonizzarel’Europa e l’Italia fino al giorno d’oggi.

Parlare di Aldo Moro non significa par-lare di un « giallo ». Ho seguito tutte lecommissioni di inchiesta e tutti i dettagli eparlare di Aldo Moro condurrebbe a con-clusioni errate se non dovessimo contestua-

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lizzare tutto storicamente, inserirlo in uncontesto corretto per capire l’evoluzionestorica dell’Europa dalla seconda guerramondiale.

Aldo Moro è stato un faro, un punto disvolta per tutta l’Europa, il secondo farodell’Europa dopo Charles de Gaulle, cheaveva tentato di sensibilizzare gli europeiper quanto riguarda i loro interessi, perdire « no » al tentativo di trasformarli incolonie occulte degli Stati Uniti. Il primo aribellarsi contro questo controllo ameri-cano è stato Charles de Gaulle, poi c’è statoAldo Moro, che non solo ha rifiutato l’ege-monia americana, ma ha anche propostoun meccanismo per affrontare questo ten-tativo, attraverso l’unità nazionale tra leforze politiche attive della società. Chi haucciso Aldo Moro ha voluto uccidere pro-prio questa idea.

Parlano di Brigate rosse e così via, mapersonalmente ritengo che dopo l’arrestodei capi delle Brigate rosse, in Italia lamaggior parte delle BR fosse infiltrata daagenti americani o Gladio della NATO, adeccezione di alcune persone che erano in-genue e convinte di essere BR.

Per questo personalmente ritengo – possosbagliare – che chi ha rapito Aldo Moronon siano le BR, perché le BR non avevanola possibilità di uccidere cinque guardie delcorpo senza che Aldo Moro venisse ferito.Io so di cosa parlo, so come colpire ilbersaglio, un obiettivo mobile o immobile,e con quanta precisione. Cinque guardiedel corpo uccise e Aldo Moro, la persona-lità protetta, non è stato nemmeno ferito:questa è professionalità di altissimo livello,un addestramento molto raffinato. Non vi èdubbio che ognuno di coloro che hannosparato si è addestrato a sparare almeno10.000 colpi contro obiettivi mobili e im-mobili.

Parlo per esperienza: per colpire il ber-saglio 10 volte su 10 devi aver sparatoalmeno 10.000 colpi d’arma da fuoco, equesto non lo fa chi non è professionista; ei brigatisti non erano professionisti di que-sto livello.

Ad ogni modo, senza voler difenderenessuno, quello che volevo dire è che mirattrista parlare di Aldo Moro, perché sento

che io, il mio popolo, il mondo tutto e noitutti abbiamo perso un uomo con unavisione strategica superiore, nell’ambito diuna lotta inventata dagli americani e dallealtre superpotenze, affinché l’Europa rima-nesse sotto il giogo americano. Che lo sichiami NATO o in un altro modo, è ungiogo americano, e qualunque capo euro-peo cerchi di sfuggire a questo giogo subi-sce pressioni, intimidazioni, complotti o, setutto questo non dovesse funzionare, vieneucciso.

Sento anche che è motivo d’orgoglio perme – ora che ho un dottorato in scienzepolitiche e sono uno storico-politico che haassaporato la storia dalle sue ferite e haconosciuto molti leader mondiali, da FidelCastro ad Andreotti, eccetera – che mi siastato chiesto di parlare di Aldo Moro. Avevointenzione di pubblicare un libro, ma esi-tavo, perché volevo dare quanto posso primaal mio popolo, poi è arrivato l’invito, di cuiringrazio, ed è un vanto per me poterparlare di Aldo Moro. Non l’ho conosciutopersonalmente, ma so chi era e cosa rap-presentava, conosco le sue idee, il suo pen-siero strategico e la sua premura per l’Ita-lia, per l’Europa, per la libertà, l’indipen-denza e la concorrenza equa.

Questo era Aldo Moro e questo è statol’obiettivo di chi lo ha ucciso. Dalla secondaguerra mondiale l’America innalzava la ban-diera dell’indipendenza dei popoli. Perchéè scoppiata la seconda guerra mondiale ? Èstata una concorrenza per le colonie e lematerie prime delle colonie, cioè noi. Ilconflitto è ancora sul nostro petrolio, sulnostro gas, su chi governa il petrolio, su chigoverna il gas, chi governa la Libia, chigoverna il Golfo. La storia è sempre quella,la lotta nel mondo che potrà portare a unaguerra mondiale, poiché si trattava di unconflitto sostanzialmente economico.

Gli Stati Uniti, dunque, dopo la secondaguerra mondiale, chiedevano di dare l’in-dipendenza a tutti gli Stati e la loro na-zione appariva come simbolo della libertà– « Evviva la libertà » – ma dopo uno o dueanni la gente finiva per scoprire che il veroobiettivo degli Stati Uniti attraverso il pianoMarshall e attraverso la NATO era creareun nemico, cioè l’URSS, per sottomettere

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l’Europa al giogo americano e sottometteretutti i nostri popoli all’egemonia, per dila-pidare le nostre risorse.

Ora Trump va dai suoi impiegati nellapenisola araba che firmano contratti per500 miliardi di dollari, mentre il 90 percento dei bambini arabi è sotto la sogliadella povertà e della fame, con colera eanalfabetismo. 500 miliardi per il signorTrump, per il genero, per sua figlia, per suamoglie: sono soldi dei nostri popoli chevengono rubati ! Aldo Moro era propriocontro tutto questo, Aldo Moro voleva deicontratti e degli accordi equi con noi.

Certo, ci sono accordi, ma quando ci fuun invito a instaurare un rapporto specialetra l’Italia e la Libia, chi ha fatto ogni suosforzo per sventare quell’accordo ? Sonostati gli americani, che non volevano chel’Italia potesse uscire da questo controllo;non solo l’Italia, ma anche altri Stati eu-ropei, e voi sapete bene che dopo la se-conda guerra mondiale alcune politicheerano vietate e c’erano restrizioni di ac-cesso a determinate linee di produzioneindustriale, in quanto erano monopolizzatedall’America.

A ogni modo, quello che voglio dire èche dopo la seconda guerra mondiale, gliStati Uniti si sono presentati come alter-nativa al vecchio colonialismo, per eredi-tare le colonie del vecchio colonialismosotto il titolo di Stati di recente indipen-denza che hanno bisogno di una tutelaamericana. Tutti ricordate che l’ultimo pre-sidente equo è stato Eisenhower, però que-sto è finito con lui. Circa trenta anni dopola seconda guerra mondiale fu Aldo Moroa dire: « Basta, vogliamo fare il compro-messo storico in Italia ». Questo vuol direche c’era bisogno di un’unità nazionaleitaliana, affinché l’Italia ottenesse la suaindipendenza al di fuori di quel contesto.

Quando Aldo Moro fu rapito, dal puntodi vista della tempistica non era lontano ilvoto del Parlamento sul compromesso sto-rico. Moro andava in Parlamento per rag-giungere una soluzione decisiva; e chi eracontro questo accordo, questo compro-messo tra le forze politiche italiane ? GliStati Uniti d’America in primo, secondo eterzo luogo; e Mosca era contraria alla

posizione del Partito comunista di Berlin-guer. Gli Stati Uniti hanno voluto impedirequesto. La mia convinzione è che gli StatiUniti hanno pianificato, insieme ad alcuniapparati con cui collaboravano, di rapireAldo Moro e di ucciderlo se non avessecambiato la sua posizione. Il PresidenteCarter, che ho incontrato successivamentepiù di una volta (come ho incontrato l’uomoche ha scritto le sue memorie, che mi hafatto alcune domande su alcuni temi), hamandato una persona conosciuta e si sache era una spia, uno dei servizi segreti,venuto in qualità di rappresentante delMinistero degli Esteri. Si chiama Steve Piec-zenik ed è stato imposto al comitato diCossiga; guidava lui i lavori del comitato,non Cossiga, e ha insistito, con la scusa dimantenere la stabilità in Italia, che non sisarebbe dovuto fare tanto per la libera-zione di Aldo Moro, anche se sappiamo poidalla storia politica che in Italia e in Eu-ropa ci sono stati dei negoziati, perché lavita di Aldo Moro era molto più importantedi quella di altre dieci persone arrestate,ma gli Stati Uniti non hanno voluto. Ladecisione americana è stata presa quando èsubentrato un altro aspetto, ovvero dopoche Aldo Moro ha cominciato a mandaredei messaggi in cui parlava apertamente dicome non fosse stato capito il concetto diStato e il suo obiettivo, perché lo Stato devetutelare l’essere umano, non impedire ne-goziati con chi è fuori legge.

Quando il Papa si è offerto, gli ameri-cani hanno ostacolato questa iniziativa, e lamia convinzione è che gli americani fosserodietro tutto questo e che una parte deirapitori non fossero veri appartenenti alleBR, ma professionisti e spie che lavoravanoper Gladio o per gli Stati Uniti d’America;oltre ad alcune figure che erano vicine alleBrigate rosse.

Per quanto ci riguarda, si vedrà cheAldo Moro come pensiero e visione strate-gica, nonostante tutto, nonostante il suoassassinio, non è morto, perché l’Europa –lo sottolineo – sta arrivando rapidamente auna situazione simile a quella, soprattuttodopo che Trump ha detto chiaramente divoler mettere gli europei in ginocchio, igno-rando la questione climatica ed il buco

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dell’ozono, volendo far pagare agli europeiil prezzo della NATO e costringendoli arimanere sotto il giogo americano. Ma que-sto non succederà perché gli europei sonocontrari e Trump perderà anche in MedioOriente; Trump scommette sui miliardi didollari che ha preso dal Medio Oriente percontinuare l’unipolarismo nel mondo, maquesto è impossibile perché una sola na-zione non può dirigere il mondo.

PRESIDENTE. Signor Sharif, su questitemi avrà modo di tornare. Inizierei adessocon una serie di quesiti che ci consenti-ranno di approfondire, per lasciare poi aicommissari la possibilità di intervenire.

Le chiediamo innanzitutto di fornircialcune precisazioni sui rapporti tra l’Italiae i movimenti palestinesi nel 1978, in par-ticolare: chi fossero le persone che avevanorapporti più diretti con il Governo italiano,oltre a Nemer Hammad; chi fossero i leaderdei gruppi studenteschi palestinesi e qualefosse il loro ruolo; se sia a conoscenza dirapporti diretti con forze politiche italianeo con associazioni o gruppi organizzatisempre in relazione al periodo del 1978.

BASSAM ABU SHARIF. È possibile ri-petere la domanda per cortesia ?

PRESIDENTE. Sì, le ripeto la domanda:le chiediamo innanzitutto di fornirci al-cune precisazioni sui rapporti tra l’Italia ei movimenti palestinesi nel 1978, in parti-colare: chi erano le persone che avevanorapporti più diretti nel 1978 con il Governoitaliano oltre a Nemer Hammad; chi eranoe che funzioni potevano svolgere i gruppi distudenti palestinesi allora in Italia; e, in-fine, se c’erano rapporti organici con forzepolitiche italiane, con associazioni o gruppiorganizzati.

BASSAM ABU SHARIF. Stiamo par-lando del 1978 in particolare ?

PRESIDENTE. Sì.

BASSAM ABU SHARIF. Le fazioni pa-lestinesi che erano sotto l’ombrello del-l’OLP, l’Organizzazione per la liberazione

della Palestina, avevano rapporti con tutti iPaesi arabi, erano membri della Lega araba;ci sono stati periodi di alti e bassi, c’eranoogni tanto delle tensioni tra l’OLP e alcuniPaesi arabi in particolare, a causa di alcuneposizioni assunte da loro, tuttavia i rap-porti esistevano comunque.

Per quanto riguarda i rapporti con l’Eu-ropa, a dire la verità c’erano, ma non eranorapporti ufficiali, perché i Paesi europei nel1978 non riconoscevano l’OLP come unicorappresentante legittimo del popolo pale-stinese, ma avevano accettato che gli ufficidella Lega araba nelle capitali europee po-tessero diventare uffici dell’Organizzazioneper la liberazione della Palestina. Si trattadi rapporti diversi rispetto a quelli tra gliorgani di sicurezza europei e i servizi disicurezza dell’Organizzazione per la Libe-razione della Palestina.

Tanti Paesi europei hanno chiesto ilnostro aiuto per risolvere alcuni problemi,attraverso informazioni e collaborazioni.Ad esempio, nell’ambito di tale collabora-zione con un numero di Paesi europei, tracui l’Italia, i Servizi erano riusciti congiun-tamente ad ottenere un messaggio firmatodal dottor George Habbash, in cui si im-pegnava a non mettere a rischio la sicu-rezza dell’Italia, considerata dai palestinesiun paese amico, né a partecipare a qual-siasi azione sul territorio italiano. Questoera già in atto dal 1974, se ricordo bene, eda allora non ci sono state operazioni inItalia. L’OLP e le sue fazioni come Fatah, ilFronte popolare e il Fronte democraticohanno sempre cercato di avere i migliorirapporti con l’Italia. Personalmente ho avutoottimi rapporti con tanti leader italiani pertanti anni; c’era un’intesa fra noi, abbiamocercato con l’aiuto dell’Italia di intervenirein alcune iniziative politiche in MedioOriente, in Libia, in Iraq e nel Golfo. Col-laboravamo perché eravamo convinti che ilpopolo italiano e l’Italia in generale fosseroamici del popolo palestinese e appoggias-sero il diritto del popolo palestinese a de-terminare il suo destino e avere uno Statoindipendente.

PRESIDENTE. Alcuni ufficiali dei Ser-vizi italiani sentiti dalla Commissione hannosottolineato la specificità del Fronte popo-

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lare per la liberazione della Palestina. Que-sto infatti aveva rapporti di collaborazionecon Al-Fatah, ma manteneva rapporti an-che con le organizzazioni estremiste finan-ziate da Iraq e Libia, come quella di AbuNidal. Proprio per questo il Fronte popo-lare aveva più informazioni di altri suimovimenti terroristici europei. Può darciqualche dettaglio sul ruolo del Fronte po-polare per la liberazione della Palestina ?C’erano in Italia persone legate al Fronte ?

BASSAM ABU SHARIF. Il Fronte po-polare per la liberazione della Palestinaaveva rapporti molto particolari con l’Ita-lia, politicamente e sul piano della sicu-rezza, sin dal 1972, cioè dopo il trasferi-mento dei capi della rivoluzione palestinesedalla Giordania in Libano, dove si era in-sediato.

Attraverso il Fronte popolare, l’Italiainviava ai campi profughi aiuti come am-bulanze, medicinali e volontari medici cherimanevano per sei mesi nei campi profu-ghi. Tutte queste attività congiunte si svol-gevano sotto la guida di un ammiraglioitaliano. E voi sapete bene che significatoha avere un ammiraglio al comando.

In seguito i rapporti politici si sonoconsolidati con i partiti, non ufficialmente.I partiti politici italiani avevano natural-mente dei ministri al Governo, ma il rap-porto non era ufficiale, non erano incontricon il Governo ma erano incontri con ileader dei partiti, con delegazioni che an-davano e venivano.

Una volta, per caso, ho incontrato AbuIyad, che rappresentava Fatah, nell’ufficiodi uno delle più importanti autorità ita-liane a Roma; dunque anche Fatah avevadei rapporti positivi con l’Italia. Con ilFronte popolare, però, la questione eraandata oltre, perché l’Italia aveva chiestol’aiuto del Fronte popolare affinché l’Italiafosse risparmiata, cioè affinché si evitas-sero azioni armate o l’utilizzo del territorioitaliano per compiere attentati contro Isra-ele. Quindi, come ho detto prima, è statoconcordato di procedere in questo modo eGeorge Habbash ha firmato un documentod’impegno.

Quando mi sono trasferito dal Frontepopolare per diventare Consigliere del Pre-

sidente Arafat, ogni volta che lui si recavain Italia ero presente anch’io. La collabo-razione riguardava tutti i campi, dal settorepolitico a quello della sicurezza, e i rap-porti erano eccellenti.

Consentitemi di ricordarvi un piccoloaneddoto e sul quale vi prego di riflettere,poiché fa risuonare un campanello sul ruolodell’America in Italia. Un giorno, primadella guerra del Golfo, forse era nel 1990,ero venuto per avere un colloquio con ilPresidente Andreotti riguardo alla crea-zione di un comitato. Andreotti era presi-dente della « troika » europea, di cui l’Italiaaveva la presidenza, e in tale qualità, vistoche l’OLP era uno Stato arabo, si era pen-sato di creare un comitato per trovare unasoluzione politica nel Golfo, invece dellaguerra. Sono stato quindi latore di un mes-saggio del Presidente Arafat al PresidenteAndreotti; erano presenti De Michelis ealtri, tra i quali l’allora nostro ambascia-tore Nemer Hammad, ma Andreotti midisse: « Bassam, andiamo un po’ fuori ».C’era un balconcino fuori dall’ufficio delPresidente del Consiglio, ci siamo appartatie mi ha parlato in francese, dicendomi:« Bassam, di’ ad Arafat che gli americanihanno deciso di far scoppiare la guerra, aprescindere da qualunque cosa facciamo eche non c’è verso: gli americani hannodeciso che ci sarà la guerra e guerra sarà.Dunque un comitato, con la “troika” osenza “troika” e l’Europa, non servirà anulla: l’America ha deciso la guerra e l’Eu-ropa non potrà farci nulla, anche se èl’Europa la vicina del Medio Oriente, nonl’America ». Riflettete su questo e sulla po-sizione dell’America riguardo ad Aldo Moro.

I rapporti con il Fronte popolare e Fa-tah erano speciali e abbiamo aiutato l’Ita-lia... Non è mio diritto rivelare segreti, maabbiamo offerto enormi aiuti all’Italia.

PRESIDENTE. Ritorno su un punto: ilFronte di liberazione aveva rapporti peròanche con Abu Nidal, che aveva finanzia-menti da Libia e Iraq e che aveva atteggia-menti molto aggressivi e terroristici ? Pote-vano essere elementi di informazione utilianche per l’Italia e magari per il caso Moro.

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BASSAM ABU SHARIF. Se non fossicerto nella mia analisi riguardo ad alcunisegnali che io leggo come esperto interna-zionale, non avrei detto che dietro l’ucci-sione di Aldo Moro c’erano gli Stati Uniti.Piccoli indizi, piccole spie... So bene comesi spara, come si colpisce il bersaglio. Quelloche vedete al cinema, nei film, non è laverità, perché centrare il bersaglio richiedeaddestramento per valutare persino il ventoe di prendere in considerazione la tempe-ratura dell’aria. Cinque agenti uccisi senzaferire Aldo Moro: è opera di professionistidi altissimo livello: o CIA o Gladio o uominidell’intelligence oppure un team di forzespeciali.

Questo è uno dei segnali, poi ci sonoaltri elementi. Ero redattore capo dellarivista Al Hadaf a Beirut, nota per essereapertamente portavoce del Fronte popo-lare. Nel periodo del rapimento di AldoMoro ricevetti due telefonate da un inter-locutore che non sapevo chi fosse e di cuiignoravo i rapporti con la questione; nonsapevo se fosse un infiltrato americano oun altro agente, ma vi cito questo episodio,come un fatto effettivamente accaduto, piut-tosto che una prova, per mostrarvi l’esi-stenza di interferenze e tentativi di occul-tare la verità. Una persona mi ha chiamatodicendomi: « Vogliamo liberare Aldo Moro,ma gli americani rifiutano. Ci puoi aiu-tare ? » Non so chi fosse, ma l’idea eraquella di contattare un ufficio in collega-mento con il Fronte popolare per dire chec’erano persone che cercavano di liberareAldo Moro e che c’erano persone contrarie.Se fosse vero o falso non ve lo so dire.

Ho cercato comunque di contattare Wa-die Haddad, che era il comandante delleoperazioni speciali del Fronte popolare, mastava morendo nel momento in cui AldoMoro venne rapito, in quanto era statoavvelenato da Israele, come Israele ha am-messo trent’anni dopo. Stava male, ma ri-cordo bene che mi disse: « Non mi fido piùdelle BR, perché quelli veri ormai sono ingalera e fra quelli che stanno fuori ci sonodegli infiltrati, non tutti, ma una parte dellaloro leadership ancora in libertà lavora congli americani ». Questo non lo dico io maripeto ciò che mi è stato riferito da lui.

Se volete arrivare a chi ha assassinatoAldo Moro, dovete prendere in considera-zione questo fatto, contestualizzarlo stori-camente senza isolarlo dal quadro politicoe ideologico, nemmeno dalla sua visionestrategica, perché se dovessimo isolare que-sto fatto e analizzarlo in vitro, perderebbeogni significato. Non si può trattare questocaso come un crimine con impronte e goccedi sangue da esaminare, è stato un disastropolitico per tutta l’Europa, per l’Italia e pernoi, non solamente per la famiglia di AldoMoro, o per la sua grande famiglia che è ilpopolo italiano. Un disastro per il mondointero: una superpotenza ha voluto fer-mare la corrente di cambiamento rappre-sentata da Aldo Moro, cambiamento cheanche noi auspicavamo.

Aldo Moro (vi prego di fare attenzione aogni parola) avrebbe potuto stabilire equirapporti commerciali ed economici con laregione più vicina all’Italia, cioè il MedioOriente, e il popolo italiano sarebbe potutodiventare un popolo amico e ne avrebbeanche tratto profitto.

Vorrei farvi una domanda. Sapete chenell’ultimo periodo, prima che a Gheddafiaccadesse ciò che è avvenuto, grazie allenostre pressioni, gli italiani erano riusciti astabilire degli accordi con Gheddafi percollaborare e avviare un partenariato ? Chiha bloccato tutto ciò ? So che è arrivatauna telefonata all’ufficio del Presidente delConsiglio per dirgli: « Questo accordo nondeve andare in porto e ne pagherete ilprezzo ». L’America non vuole niente perl’Italia, se non le briciole, lo stesso per laFrancia, per la Spagna e per l’Europa: solole briciole che cadono dal tavolo.

Merkel ha scoperto tutto ciò recente-mente e per la prima volta sento da unleader tedesco un discorso che si sentivanegli anni ’30, cioè che i tedeschi devonocontare su se stessi. Alla Germania è tut-tora vietato produrre un aereo, solamenteLockheed, Boeing, con miliardi di aerei dacombattimento già obsoleti venduti a Paesidel Golfo al prezzo di velivoli nuovi: 110miliardi per aerei obsoleti da buttar via neicestini della spazzatura.

PRESIDENTE. La interrompo perché ledomande sono molte.

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ALDO DI BIAGIO. Può ripetere la do-manda, presidente ? Perché non abbiamoricevuto la risposta.

PRESIDENTE. Ci ritornerò.Negli anni precedenti al sequestro Moro

risultano rapporti tra formazioni armateitaliane, quindi terroristi, e movimenti pa-lestinesi. Lei stesso nel volume The best ofenemies ha citato, tra le organizzazioni chevi hanno sostenuto negli anni, le BrigateRosse. Lei sa qualcosa di questi rapportitra le BR e la galassia delle formazionipalestinesi ? Ci furono italiani che si adde-strarono in Libano ? Ci furono trasferi-menti di armi, come in alcuni casi è statoaccertato, tra fazioni dei palestinesi e leBR ?

BASSAM ABU SHARIF. È notorio che ilFronte popolare per la liberazione dellaPalestina (la prego di pazientare, presi-dente, perché questo è un argomento moltosensibile e devo scegliere ogni parola) avevarapporti molto speciali con alcuni gruppirivoluzionari, e questo ha a che vedere conquanto ha fatto Aldo Moro nel 1976, conl’idea del compromesso storico.

Perché compromesso storico ? Voi sieteancora giovani, forse non ricordate cosa èsuccesso a Parigi nel 1968. Ero a Parigiquando nel maggio del 1968 si era trasfor-mata in barricate, tutta Parigi viveva unarivoluzione, c’era una rivoluzione in Ger-mania, l’Europa era in ebollizione perchéla situazione economica in tutta l’Europaera pessima e sia la destra che la sinistraritenevano che i democratici cristiani, cheavevano ereditato il Governo dopo la se-conda guerra mondiale, avessero fallito.Ritenevano che anche i partiti comunistiavessero fallito perché non avevano risoltoil loro problema, sono iniziate dunque ledivisioni all’interno dei partiti comunistiche hanno cominciato la loro trasforma-zione.

Poi ci fu Berlinguer con la sua teoriadell’eurocomunismo, in Francia ci furonoaltri avvenimenti, ma emersero dalla sini-stra alcuni gruppuscoli convinti che la vio-lenza fosse il mezzo per cambiare la so-cietà, poiché il Partito comunista aveva

fallito nella sua lotta mirata ad accederedemocraticamente al Parlamento e anchese la DC era composta da moderati e pa-trioti, il gruppo della DC che deteneva ilpotere all’interno del partito era uno stru-mento nelle mani degli americani ed at-tuava la strategia americana.

Avevamo un terremoto in corso in Eu-ropa – estrema destra, estrema sinistra – eAldo Moro aveva visto questo con i suoiocchi. Le idee di Aldo Moro che parlava dicompromesso storico non vengono dal nulla,perché Moro aveva visto quanto avevanofatto gli Stati Uniti in Europa, trasforman-dola in una colonia americana, un partner

inferiore, un alleato debole cui veniva ri-servato il 10 per cento. In un modo simile,Theresa May ha baciato la mano di Trumpper dirgli: « Facciamo 20 per cento ». Trumpl’ha mandata a concludere un affare per lavendita di armamenti agli Emirati e all’A-rabia Saudita e le ha concesso solo il 20 percento ! Ovviamente c’erano poi Stati chenon potevano avere rapporti stretti. Il Frontepopolare ha cercato di stabilire un parte-nariato strategico tra l’Italia e l’Iraq: eravietato fare ciò, così come oggi l’Americavieta l’intervento dell’Italia. Il Fronte po-polare ha portato l’Italia a negoziare unpartenariato con lo Yemen, e noi sappiamocosa significa essere un partner di un po-polo che condivide i nostri sentimenti edoltre al proprio interesse ci tiene anche alnostro. Tuttavia, i nostri rapporti comeFronte popolare con queste fazioni, natedopo la divisione dei partiti comunisti, eranobasati su quanto segue: queste forze nonerano in grado di vedere come si potevalottare contro il capitalismo in Europa,assoggettato al capitalismo americano. IlFronte popolare ha trasmesso loro l’ideo-logia sulla lotta contro l’occupante israe-liano. Questa era la via per lottare control’imperialismo che sosteneva Israele, que-sta era l’idea. Il Fronte popolare non hasostenuto alcuna operazione realizzata inEuropa non solo dalle BR, ma nemmeno daalcun’altra fazione, con cui avevamo deilegami, se non quelle operazioni che eranoal servizio della lotta palestinese, cioè con-tro chi che occupava la terra palestinese.

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Tuttavia, quando le BR svaligiavano unabanca, il Fronte popolare non aveva nullaa che vedere con un’azione del genere. IlFronte popolare accoglieva i combattentiche aderivano, come volontari, alle file delFronte popolare. Personalmente, in rispo-sta alla sua domanda, posso dirle che mi-gliaia di ragazzi e ragazze italiani sonovenuti nei campi per contribuire alla lottadel popolo palestinese lavorando nelle unitàsanitarie o negli ospedali oppure combat-tendo. Ma quale combattimento ? Quellocontro l’occupante israeliano, soltanto que-sto.

È vero che il Fronte popolare avevarapporti con la Baader-Meinhof, la RAFtedesca, l’Armata rossa giapponese e poicon le BR (all’inizio, prima che fosseroarrestati i suoi membri) ma su quale base ?Solamente per sostenere la lotta in Pale-stina. Nacque così un’alleanza internazio-nale il cui obiettivo era aiutare il popolopalestinese a combattere contro l’occu-pante israeliano.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda leinformazioni che giungevano in Italia dalLibano, la Commissione ha approfondito ilruolo del capo centro del SISMI a Beirut,colonnello Stefano Giovannone. Lo stessoGiovannone dichiarò a suo tempo all’auto-rità giudiziaria che i suoi rapporti conHabbash e con lei passavano soprattuttoattraverso Rita Porena. Il generale Sportelliha ricordato che lei era un elemento moltoutile al Servizio.

Può spiegarci, soprattutto per il 1978,con quali agenti italiani (o altri italiani) leio Habbash parlavate e se i suoi colloquiavvenivano esclusivamente in Libano o al-trove ? Abu Anzeh Saleh aveva un rapportodiretto con Giovannone ?

BASSAM ABU SHARIF. Noi rispettiamotantissimo Giovannone, una persona cheha svolto un ruolo molto importante alservizio dell’Italia e a favore degli interessiitaliani e nel far capire ai palestinesi quantoera grande il sostegno del popolo italianoalla lotta del popolo palestinese contro l’oc-cupazione.

Ho incontrato Giovannone e ho parlatocon lui più di una volta. Gli ho assicurato

l’impegno del FPLP di mettere l’Italia alsicuro da ogni azione in base ai principi dicui ho parlato poc’anzi, sulle basi su cui sifondavano i rapporti tra FPLP e questefazioni rosse combattenti.

Giovannone ha svolto un ruolo moltoimportante, come anche altri. Habbash l’haincontrato una sola volta e l’incontro èavvenuto a Beirut. Per quanto mi riguarda,gli incontri sono stati a Beirut e a Roma;c’erano altre persone presenti, ed in effettialcuni giornalisti italiani progressisti hannoavuto un ruolo per « ammorbidire » questoprocesso di collaborazione tra l’Italia e lefazioni palestinesi, in particolare il FPLP.

PRESIDENTE. Il 17 febbraio 1978 ilcolonnello Giovannone comunicava da Bei-rut che un suo interlocutore, rappresen-tante del Fronte popolare per la libera-zione della Palestina, gli aveva consigliatodi non muoversi da Beirut e gli avevapreannunciato informazioni relative a un’o-perazione di terroristi europei che avrebbecoinvolto l’Italia. Parliamo del 17 febbraio1978, un mese prima del rapimento di AldoMoro.

Giovannone aggiunse di aver avuto as-sicurazioni che il Fronte popolare avrebbeoperato nel quadro degli accordi che esclu-devano l’Italia da operazioni terroristiche eavrebbe fornito elementi ulteriori, neces-sari ad adottare misure urgenti.

Lei sa chi fece questa comunicazione aGiovannone ? Era a conoscenza di questacomunicazione di Giovannone al direttoredel Servizio in Italia ? Era lei l’abitualeinterlocutore di Giovannone o era qualcunaltro ? Ha elementi per dire se questa in-formativa potesse riguardare Aldo Moro ose, più in generale, già nel febbraio del1978 nel Fronte di liberazione della Pale-stina avevate già sentore di un rischio perla vita di Aldo Moro ?

BASSAM ABU SHARIF. Certo, sono inpossesso di informazioni, ma io non eroquell’interlocutore; c’era un altro interlo-cutore, che è morto, che si chiamava TaysirQubaa.

Giovannone era un mio caro, intimoamico e veniva spesso a trovarmi. Mi ha

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parlato francamente, dicendo: « Io devo daredelle assicurazioni al mio Governo che l’I-talia sarà esclusa da qualsiasi attentato oazione sanguinosa sul territorio ». Ho par-lato con il dottor Habbash, segretario ge-nerale del FPLP. In quel periodo (vi chie-derei di prestare attenzione) il FPLP avevamandato via dai suoi ranghi Wadie Had-dad, che era il responsabile delle opera-zioni speciali esterne e delle alleanze in-ternazionali, inclusa l’alleanza che c’eracon le fazioni rivoluzionarie europee. No-nostante ciò, il FPLP aveva tanti puntiinterrogativi circa le BR. Giovannone ebbela sorpresa (e sono lieto che proprio luiabbia avuto questa sorpresa, perché erauna persona molto fedele al suo Paese esosteneva i rapporti positivi tra i nostriPaesi) di ricevere il messaggio, cui ho ac-cennato precedentemente, firmato dal dot-tor Habbash, che conteneva l’impegno daparte del FPLP di escludere l’Italia com-pletamente dalle nostre azioni. Il dottorHabbash spiegò a Giovannone che non c’eraalcun rapporto (anche un anno prima diquella data) con le BR, e in quella sedemise in guardia Giovannone da quella ge-nerazione di leader delle Brigate rosse cheera infiltrata. Anche questo era un aiutoofferto all’Italia: un anno prima del rapi-mento di Aldo Moro Giovannone avevaricevuto queste informazioni; non c’eranonomi, ma c’era l’indicazione che la secondafila dei leader delle BR era infiltrata daparte degli USA, e da allora il FPLP non hapiù avuto alcun rapporto con le BR.

PRESIDENTE. In un’intervista del 2016lei ha detto che circa un mese prima delrapimento diede l’allarme sulla sicurezzadi Moro, parlando con un giovane collabo-ratore di Giovannone a Beirut. L’informa-zione, che è diversa da quella che Giovan-none ebbe dalla persona che lei ha appenacitato e che purtroppo è scomparsa, venivada un militante del gruppo di Carlos, cheaveva partecipato a una riunione interna-zionale di gruppi eversivi di sinistra.

Può darci, facendo uno sforzo di me-moria, qualche elemento su quella riunioneinternazionale, su quali erano i gruppi chevi partecipavano e, se lo ricorda, su chi era

la militante o il militante che le riferivaquesta preoccupazione ?

BASSAM ABU SHARIF. Questo è di-verso da quello che ho detto prima, èun’altra questione. Si sa – non è un segreto– che Carlos fu espulso dal FPLP dopol’operazione OPEC e il motivo è che Carlos,per la prima volta, non aveva seguito leistruzioni come doveva fare e gli algerinierano riusciti a convincerlo ad abbando-nare quell’operazione senza completarla.Abbiamo ricevuto delle informazioni se-condo cui Carlos aveva avuto una grossasomma di denaro dagli algerini e anchedalla Libia per rilasciare i ministri dell’O-PEC. All’interno del FPLP c’era l’opinioneche bisognasse giustiziarlo, ma il dottorWadie Haddad disse di no e che dovevaandarsene. Carlos cercò di fondare una suaorganizzazione privata, utilizzando i 35 mi-lioni di dollari che aveva ricevuto dallaLibia e dall’Algeria. Carlos, che io conoscomolto bene, non è una mente organizza-trice, non è un leader, era un esecutore diprimo livello, che poteva colpire, come hoaccennato, un bersaglio 10 volte su 10 aocchi bendati, sia con la mano destra checon la sinistra; era un buon esecutore, manon un organizzatore. Pertanto, Carlos si èrivolto a quelli che erano stati espulsi dallefazioni rivoluzionarie in Europa: tedeschi,italiani e francesi; ovvero coloro che eranousciti dalle loro organizzazioni. Noi però,come FPLP, non eravamo d’accordo con lasua organizzazione. Carlos ha raccolto dellepersone qua e là, e secondo me i servizi diintelligence di tanti Paesi hanno potutoinfiltrare questa organizzazione fatta così,a caso.

Anche Magdalena Kopp, sua moglie emadre di sua figlia, risulta che lavorassecon la polizia tedesca e tanti tedeschi chestavano con lui lavoravano per la polizia;passavano per Roma, avevano passaportieuropei e così via, ma facevano parte del-l’organizzazione che Carlos ha cercato difondare, ma non del FPLP e neanche dellefazioni europee. Carlos ha organizzato unariunione, che non so esattamente dove sisia svolta, per fondare questa organizza-zione, ma ha fallito, è dovuto andare dallaGermania in Medio Oriente, in Giordania,

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è stato cacciato dalla Giordania ed è an-dato in Sudan, e il Sudan l’ha venduto aifrancesi per 30 milioni di dollari, e oggi èin prigione.

Per quanto riguarda Aldo Moro ci fu unallarme, basato solo su analisi e informa-zioni che riguardavano l’infiltrazione ame-ricana della seconda fila delle BR. Giovan-none ricevette queste informazioni in modogenerico, gli fu detto che gli americaniavevano infiltrato la seconda fila delle BR,ma non si parlò in modo specifico di AldoMoro, e posso dire che, se il FPLP avessepotuto collaborare per il rilascio di AldoMoro, non si sarebbe tirato indietro,avremmo fatto ogni sforzo necessario per ilsuo rilascio.

PRESIDENTE. Abu Anzeh Saleh, lo stu-dente poi arrestato per la vicenda dei mis-sili di Ortona, ha rilasciato nel 2009 un’in-tervista ad « Arab Monitor », nella quale haaffermato quanto segue: « Giovannone michiamò a Bologna già all’indomani del se-questro. “Puoi venire a Roma ?”, mi fece.Gli risposi: “Prendo il treno domani”. “No,vieni in aereo oggi”. Mi aspettava già inaeroporto e ricordo bene il suo discorso:“Ti ho chiamato nella speranza che tupossa aiutarmi. Io faccio questo personal-mente perché sono molto amico di AldoMoro. Tu sai quanto Moro abbia a cuore ipalestinesi. Ti chiedo di contattare i respon-sabili del Fronte popolare e domandare seabbiano qualche notizia sul rapimento”.Gli dissi subito: “Noi non abbiamo alcunlegame con le Brigate rosse e io personal-mente non conosco proprio nessuno delleBR”, ma avrei subito contattato Beirut ».

A lei risulta di questo contatto ? Lesembra possibile che Giovannone contat-tasse direttamente Saleh senza informareprima voi, visti i rapporti che aveva ?

BASSAM ABU SHARIF. Saleh fu rila-sciato dopo il suo arresto a Roma, era unmembro del Fronte popolare per la libe-razione della Palestina e non violò l’ac-cordo firmato da George Habbash, maquando venne arrestato ci fu un equivoco:gli oggetti, che portava, erano in transito enon destinati ad essere utilizzati in Italia.

Fu arrestato e poi rilasciato quando ilFronte popolare chiarì questo aspetto.

Non è pensabile che Giovannone abbiacontattato Saleh senza che il Fronte popo-lare ne fosse a conoscenza. Il Fronte po-polare ne era al corrente e Giovannoneaveva preso il numero di telefono di Salehdal capo di Saleh che stava a Beirut e sichiama Taysir Qubaa. Come è stato detto,Saleh era un amico, voleva bene ad AldoMoro, non aveva nulla a che vedere con leBR e sapeva bene che la seconda fila delleBR era infiltrata dagli americani.

PRESIDENTE. Alla metà di aprile del1978 Giovannone comunicava che un mem-bro di un’organizzazione studentesca pale-stinese in Italia sarebbe stato messo incontatto con lui. Poco più tardi, il 24 aprile,Giovannone tornava in Italia, dopo avercomunicato che era stata concordata un’a-zione con l’OLP e che era stato trovato uncontatto con le Brigate rosse. Il 28 aprile sicomunicava invece che Nemer Hammadaveva chiesto di vedere Cossiga per illu-strargli la posizione dell’OLP e l’interessedella dirigenza OLP a una forma di colla-borazione permanente tra i servizi di sicu-rezza palestinesi e quelli italiani, in parti-colare nel campo dell’antiterrorismo. In unaltro documento dei Servizi italiani di fineaprile 1978 si affermava che, grazie all’a-iuto di Abu Hol, era stato individuato comecanale di trattativa un palestinese in rap-porto con esponenti della RAF, che gliavrebbe presentato un brigatista alla ri-cerca di un contatto permanente con leformazioni palestinese libere, cioè non sog-gette all’OLP. Inoltre un autorevole espo-nente delle organizzazioni studentesche pa-lestinesi avrebbe rintracciato due studentipalestinesi in contatto con le Brigate rossee gli avrebbero preso l’impegno di organiz-zare un contatto in una località europeacon i brigatisti, operando indipendente-mente dall’OLP.

Secondo i Servizi italiani, dunque, ilcontatto tra palestinesi e brigatisti sarebbepassato attraverso simpatizzanti della reteestremista di Haddad, poi passata nellemani di Abu Nidal e di Carlos. Forse ilcontatto era Mohammed Aref Moussa, unborsista palestinese che era stato espulso

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dall’Italia su proposta dell’OLP, essendorisultato agente iracheno coinvolto in atti-vità illecite.

Lei conosce questi rapporti che ho ci-tato, oggetto delle carte che abbiamo dese-cretato dei Servizi ? Se non ne era a cono-scenza, può immaginare chi fossero questistudenti palestinesi ? Ritiene che il contattofosse con veri e propri brigatisti o conesponenti magari del mondo dell’Autono-mia più o meno contigue, come Scalzone,Pifano o Baumgartner ?

BASSAM ABU SHARIF. Gli americanimiravano a disseminare il caos nel pen-siero europeo riguardo al terrorismo, im-piegando varie modalità: per esempio, cre-ando dei gruppuscoli, destinati a esisteresolamente per otto mesi o un anno, chedovevano collaborare con un apparato diintelligence mediorientale per determinatiobiettivi in un certo Paese. Credete a me: losforzo dell’intelligence americana e i suoitentacoli di Gladio sono il multiplo delmultiplo di quanto fanno i Servizi ameri-cani in Russia, cioè in Europa fanno ilmultiplo di quanto fanno in Russia. L’A-merica cerca di mantenere la sua presasull’Europa attraverso la creazione di « bot-teghe »; ci sono dei centri commerciali e cisono anche le piccole botteghe. Per il Frontepopolare le BR sono state messe al bandoperché le ritenevamo infiltrate dagli ame-ricani già prima del 1976.

Per questo Abu Nidal è stato infiltrato,non solo dagli americani, ma anche dagliisraeliani ed è stato lui a uccidere Abu Iyade Abu Hol a Tunisi; il suo compito erauccidere i leader palestinesi e non i nemici.Dunque, hanno cercato di infiltrarsi do-vunque. Le intelligence che collaborano conloro hanno speso uomini e danaro perminare l’obiettivo della vera lotta nazionalepalestinese.

Mai e poi mai ci siamo alleati con unaparte che esercitava il terrorismo per il finedel terrorismo, noi rifiutiamo le denomi-nazioni americane e aggiungo tra parentesiche purtroppo molti media europei obbe-discono in modo cieco a quanto dicono gliamericani. Oggi se resisti contro i complottiamericani sei tacciato di terrorismo, seresisti contro l’occupazione e la distruzione

del tuo Paese sei terrorista, e questo av-viene in Medio Oriente. Chiunque lotti con-tro la politica americana viene ritenutoterrorista. Lo stesso dicasi anche in Eu-ropa, dove chi disobbedisce a Trump vienetrattato come un traditore filorusso.

È passato il tempo in cui gli americanihanno inventato un nemico per l’Europa,che era l’URSS. Questo è finito. Ormai laverità è evidente. L’Europa non ha altra via,se non essere indipendente dall’Americaper edificare rapporti equi col MedioOriente, collaborando con tutti gli Stativicini, fuori dal circuito degli ordini ame-ricani. L’America non vuole per l’Europauna vita dignitosa. L’America vuole l’Eu-ropa sotto il suo controllo.

Mi consenta di aggiungere quanto segue,riguardo al tema principale, perché quisiamo entrati in dettagli da farci perdere labussola. Chiedo: l’Italia ha mai osato chie-dere ufficialmente di interrogare Brze-zinski sull’uccisione di Aldo Moro ? Io sfidoil Parlamento italiano: chiedete un interro-gatorio di Brzezinski sul rapporto presen-tato a Carter circa la necessità di farlafinita con Aldo Moro, di non consentirenessuna trattativa per salvargli la vita. Br-zezinski era il consigliere per la sicurezzanazionale del Presidente Carter. Qualcunoha mai chiesto di sentire Henry Kissinger ?Cercate Mohamed Halima che stava a Bo-logna. Andate a cercare il vero assassino:l’America. Sono stati gli infiltrati che lavo-ravano per gli americani a rapire AldoMoro. Aprite gli occhi. Non cadete nellatrappola. Chiedete a Cossiga. Cosa gli disseSteve Pieczenik ? Chiedeteglielo franca-mente.

Vi ricordate quell’aneddoto con Andre-otti, che mi chiese di appartarci, dicen-domi: « L’America vuole la guerra, e guerrasarà » ? Chiedete a Cossiga cosa hanno dettogli americani attraverso Steve Pieczenik,inviato da Brzezinski con l’assenso di Car-ter affinché fosse lui a gestire il comitatoche si occupava della questione Aldo Moro,e che disse: « Bisogna salvaguardare la sta-bilità dell’Italia sacrificando Aldo Moro ». Èlui il vero assassino. Inoltre, tutti, anzialcuni fra coloro che hanno rapito AldoMoro, poiché alcuni sono stati ingannati,

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erano infiltrati che lavoravano per gli ame-ricani.

Ascoltatemi, l’America non voleva chel’Italia diventasse uno Stato forte, non vo-leva che il popolo italiano avesse una suaunità nazionale. Anche oggi vogliono man-tenere l’Europa così com’è per comandare.Poi Trump viene in Sicilia e dice: « Voidovete pagare », con quest’arroganza colo-niale sfrontata. Dove sta l’Italia, l’unitàd’Italia che Aldo Moro chiedeva ? L’unitànazionale, quella che avrebbe portato al-l’indipendenza, alla stabilità e al progressodell’Italia. Per questo l’hanno ucciso: affin-ché questo pensiero non potesse diffon-dersi, affinché Aldo Moro non diventasseun leader dell’Europa, non solamente del-l’Italia.

Lo stesso hanno fatto con Charles deGaulle, intervenendo affinché non otte-nesse i voti necessari al referendum. Unpopolo che vota contro l’eroe della resi-stenza all’occupazione per il 53 per cento !De Gaulle si è ritirato a Colombey-les-Deux-Églises, la sua città natale, perché avevasfidato l’America, non il terrorismo. Perchéhanno ucciso Saddam Hussein ? Perché hasfidato l’America. Perché hanno uccisoGheddafi ? Perché ha sfidato l’America. Chisfida l’America diventa « terrorista ». L’A-merica ha ucciso Aldo Moro !

PRESIDENTE. Ritorniamo alle nostredomande particolari, ma che per noi sonoestremamente importanti, perché fannoparte delle cose che dobbiamo chiarire.Adesso, ne farò in sequenza alcune moltoveloci, per passare poi la parola agli altricommissari.

La documentazione sul rapporto tra ipalestinesi e i Servizi italiani si interrompedai primissimi giorni di maggio 1978. Il 4maggio 1978 Arafat lancia un appello pub-blico per la liberazione di Moro, ma nonrisultano altri contatti, almeno dalla docu-mentazione.

Risulta anche a voi che non vi siete piùparlati ? E perché è successo qualcosa ?Oppure dopo l’appello pubblico di Arafatnon ci furono altri contatti semplicementeperché non c’erano novità ?

BASSAM ABU SHARIF. A dire la verità,non ho mai smesso di avere contatti con imiei amici a Roma in nessun momento, mac’era allora il dottor Wadie Haddad, un miocaro amico, che stava morendo. Haddadera un mio amico intimo. Io seguivo glieventi, avevo delle informazioni, che riguar-davano il ruolo americano in modo parti-colare.

Quella che Nemer Hammad trasmise aCossiga nel 1978 era una posizione uffi-ciale. L’appello di Arafat fu un appellopubblico, politico. Dietro quest’appello nonc’era nessun altro tentativo, perché nonc’erano rapporti con quelli che hanno ra-pito Aldo Moro. I rapporti che esistevanoerano con quelli incarcerati, che sono statiprocessati.

Nonostante ciò, proprio per una que-stione di principio, il Fronte popolare, l’OLP,Fatah, Yasser Arafat e Wadie Haddad eranocontrari a qualsiasi azione e operazione inItalia in generale, soprattutto per quantoriguarda Aldo Moro, perché il popolo pa-lestinese gli voleva bene. Era impossibile !E io ribadisco quello che ho detto poc’anzie vi chiedo di prestare attenzione: se noiavessimo avuto la possibilità, se ci fossestato chiesto di contribuire alla liberazionedi Aldo Moro, non avremmo fatto nessunpasso indietro, non avremmo esitato nem-meno per un minuto. Avremmo agito; nonattraverso contatti con gli agenti americani,c’erano altri modi per liberare Aldo Moro.Se c’era la convinzione che chi cercava diuccidere Aldo Moro era americano, c’eranoi modi per liberare Aldo Moro, facendopressioni sull’America. Ci sono modi perfare pressioni sull’America.

Io vi ho chiesto una cosa: se non voletechiedere a Brzezinski, chiedete il memo-randum che Brzezinski spedì al PresidenteCarter, che riguardava la necessità di nonnegoziare, anche se questa scelta avessedovuto portare all’uccisione di Aldo Moro.Queste sono parole molto chiare, moltospecifiche. Quello che dico è molto speci-fico, molto chiaro. Quando ho detto che ilcriminale è l’America, io sono responsabiledi ogni lettera, di ogni parola che dico.Svegliatevi !

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PRESIDENTE. Sentito dal giudice Ma-stelloni, il colonnello Giovannone ha di-chiarato che, in vista della liberazione diAldo Moro, Arafat aveva riferito a Santo-vito che il contatto c’era stato, ma che leBR avevano chiesto all’OLP contropartiteimpossibili e che improvvisamente le BRavevano rotto il dialogo. Questo è quantoGiovannone riferisce al giudice Mastelloni.

Lei, nell’intervista del 2008, ha detto:« Avrei potuto salvare Moro. Ho chiamatoun numero, ho lasciato un messaggio dopol’altro, nessuna risposta ». Può soffermarsisu questo, soprattutto per spiegarci chidoveva rispondere a quel numero ? In se-condo luogo, quali erano le « contropartiteimpossibili » che, secondo quanto ha dettoGiovannone (che ha riferito ciò che Arafataveva detto a Santovito), le BR avrebberochiesto per poter liberare Moro ?

BASSAM ABU SHARIF. Inizio rispon-dendo all’ultima parte della domanda. Ioho parlato di questa cosa prima. Ho detto:se avessi potuto, se il FPLP avesse potutocontribuire per salvare la vita di Aldo Moro,l’avremmo fatto, anche se avessimo dovutocompiere un’azione che comportava un ri-schio, perché per noi Aldo Moro rappre-sentava qualcosa di molto, molto impor-tante. Il suo rilascio sarebbe stata unagiusta azione umanitaria, ma come ho detto,il problema era che le utenze telefonicheche ci venivano date erano provvisorie, cioèsi usavano una volta, due volte, o tre voltee poi non rispondevano più.

Non ho ricevuto nessuna risposta. Ionon sapevo chi ci fosse dall’altra parte deltelefono. Era un numero telefonico usatoin precedenza. Ho ricevuto, in qualità dirappresentante dei media, questa utenza dachi era responsabile di Saleh in Italia.Questa parte non aveva nessun rapportocon le Brigate rosse. Come ho detto, questirapporti erano stati interrotti tanto tempoprima, perché le forze speciali della nostraorganizzazione avevamo il dubbio che gliamericani avessero infiltrato le BrigateRosse.

Per quanto riguarda altre fazioni pale-stinesi, OLP o Nemer Hammad e l’impegnodi quest’ultimo, questo non lo so, ma pensoche la posizione di Yasser Arafat era:

« Chiedo la liberazione, il rilascio di Moro ».Anche Yasser Arafat allora non sapeva quelloche sapevamo noi, che gli americani vole-vano uccidere Aldo Moro; così come vole-vano la guerra contro l’Iraq, e Andreotti midisse: « Gli americani vogliono la guerra ela guerra ci sarà ». La raccomandazioneespressa da Brzezinski a Carter fu conse-gnata dopo 45 giorni dal rapimento diMoro. Esattamente, gli americani – quandohanno saputo tramite Steve Pieczenik, chefaceva parte del comitato di Cossiga, chec’erano dei messaggi che Aldo Moro avevainiziato a scrivere sulla necessità di nego-ziare, sostenendo che lo Stato dovesse tu-telare i propri cittadini e non ostacolare inegoziati – dissero per bocca di Steve Piec-zenik, nel comitato presieduto da Cossiga,che a causa di Aldo Moro i segreti dellaNATO e Gladio erano messi a rischio.

Io vi faccio una domanda: e le altrelettere ? Gli altri messaggi di Aldo Moro ? Imessaggi di Aldo Moro che sono stati pub-blicati sono pochi, un numero esiguo. Per-ché non prendete una decisione e chiedetela pubblicazione di tutti i messaggi di AldoMoro ? Gli americani non vogliono questo.Chiedetelo, chiedete la pubblicazione ditutti i suoi messaggi.

PRESIDENTE. Adesso le faccio due do-mande che meritano un po’ di attenzione;si basano su documenti che vanno in rottadi collisione con quello che ci siamo dettifino adesso.

Il 21 giugno 1978 un messaggio di Gio-vannone da Beirut riferiva che le Brigaterosse italiane avrebbero fatto pervenire per-sonalmente a George Habbash copia delledichiarazioni rese da Moro nel corso dellasua prigionia che si riferivano a temi diinteresse palestinese. Secondo Giovannone,ciò serviva a ristabilire un rapporto dicollaborazione e assistenza tra Fronte po-polare e Brigate rosse, che era venuto menonegli ultimi due anni.

Una delle nostre ipotesi è che, per sta-bilire buoni rapporti, le Brigate rosse ab-biano fatto pervenire al Fronte alcune di-chiarazioni di Moro relative alle azioni delservizio segreto israeliano in Italia e all’as-sassinio di Wael Zwaiter: a lei risulta qual-cosa in merito ?

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BASSAM ABU SHARIF. Veramente, ionon ho informazioni per quanto riguardaquesto scambio di informazioni del qualeha parlato Giovannone. Io, come ho detto,non ero responsabile di questo lavoro. Iolavoravo nella stampa. Io ho svolto unruolo importante per ristabilire rapporticon l’Italia e non ho mai sentito che irapporti con l’Italia sono stati interrotti.Forse ciò riguardava il comparto della si-curezza, ma io parlo dal punto di vistapolitico: i rapporti non sono stati interrotti.

PRESIDENTE. No, la domanda non eraquesta. Ripeto la domanda.

Giovannone scrive che le Brigate rosse,come gesto distensivo per riannodare le filadi un rapporto rotto con il Fronte popo-lare, aveva inviato le dichiarazioni rese daMoro sui palestinesi.

BASSAM ABU SHARIF. Questo non èvero. Il Fronte popolare per la liberazionedella Palestina in due fasi... La prima faserisale a quando c’era il dottor Wadie Had-dad, membro del bureau politico e respon-sabile delle operazioni speciali. Al suo tempo,i rapporti erano stati interrotti, perché avevaricevuto informazioni che riguardano l’in-filtrazione americana tra i dirigenti delleBR.

I rapporti sono stati interrotti anchedopo che Wadie Haddad è stato espulso dalbureau politico. I rapporti erano rimastiinterrotti, perché il FPLP aveva affidatoalla divisione delle operazioni speciali ilcompito di ristabilire questi rapporti; nonal bureau politico in generale. Se ci sonoqueste informazioni, io non ne so nulla, manon penso che siano vere per due motivi: irapporti erano stati interrotti con le BRprima di questa data, di quest’evento, e noidicevamo che erano infiltrate da parte degliamericani. Il secondo punto riguarda lemie attività, poiché i rapporti non sonostati interrotti con l’Italia (dal punto divista politico, intendo).

PRESIDENTE. Adesso le chiedo un’al-tra cosa che risulta dalle nostre carte, ed èin due punti.

Il primo è che il vicedirettore del SISDEl’11 agosto 1978 trasmise una nota secondola quale ci sarebbe stata una stretta colla-borazione tra le Brigate rosse e GiugnoNero di Abu Nidal. Si affermava, inoltre,che i capi di Giugno Nero erano al correntedelle azioni delle BR, compreso il sequestroMoro. Nella stessa nota si parlava anche dicomitati di cui il Fronte popolare di libe-razione doveva essere a conoscenza, costi-tuiti per assicurare un minimo di contattocon le Brigate rosse, nonché l’esistenza diun campo di addestramento iracheno incui erano presenti due italiani.

Queste notizie, la prima che riguardaAbu Nidal, Giugno Nero e il rapporto conle BR, la seconda di comitati e di un campoiracheno per la formazione di alcuni sog-getti italiani, sono due informazioni di cuilei è a conoscenza o sono assolutamentefuori dalla sua conoscenza ?

BASSAM ABU SHARIF. Non ero al cor-rente di queste due informative, perchécredo che non siano corrette.

È la prima volta nella mia vita che sentoparlare di Giugno Nero. Non ho mai sentitodi Giugno Nero. Sono un leader palestinese,ma Giugno Nero... C’è Settembre Nero, maGiugno Nero non esiste.

In secondo luogo, non era possibile pernessun palestinese leale stabilire un rap-porto con le BR o coordinarsi con esse ocon altri soggetti simili. Non era possibile.Forse, qualche infiltrato, come quel borsi-sta iracheno che studiava qui, e poi si èscoperto che era un agente iracheno; comechi ha ucciso Abu Hol e Abu Iyad: ha fattofinta di essere una delle loro guardie, maAbu Nidal lavorava per gli israeliani. Que-sto è possibile, un infiltrato, ma che ci siastata una parte palestinese, assolutamenteno, non ho informazioni. È la prima voltache sento parlare di un’organizzazione chia-mata Giugno Nero.

PRESIDENTE. Riformulo la domanda.Lasciamo stare se si chiama Giugno Nero oin qualche altro modo, ma Abu Nidal dalleinformative, desecretate recentemente, ri-sulta essere a conoscenza dei piani delleBR.

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Ora, al di là del fatto che Abu Nidal siaagente infiltrato di Tizio o di Caio, ancheper il fatto che con voi aveva rotto, qualchecosa di strano questo soggetto doveva puraverla. Vorremmo capire qual era la stra-nezza e qual era il rapporto tra Abu Nidalcon l’associazione terroristica.

BASSAM ABU SHARIF. Infiltrato o noninfiltrato, Abu Nidal è fuori dalla rivolu-zione palestinese. Abu Nidal era membrodel Consiglio rivoluzionario del movimentodi Fatah. Ha espresso il suo dissenso, hamesso le mani sulle armi desinate all’OLP,giunte dalla Cina, con il sostegno del re-gime iracheno, in un periodo in cui i rap-porti dell’Iraq con l’OLP erano pessimi.

Abu Nidal costituì allora una sua orga-nizzazione, e gestiva queste armi. Vendevale armi, pagava stipendi e allestiva campi diaddestramento. Noi non lo riteniamo sola-mente estraneo alla rivoluzione, ma lo ri-teniamo uno degli strumenti dei nemicidella nostra rivoluzione. La frase è nota:alla domanda « Abu Nidal e i suoi uominihanno mai sparato una sola volta contro ilnemico occupante ? », la risposta è « No ».Ha ucciso solamente dei palestinesi. Perquesto è molto importante capire chi è AbuNidal; non si può dire che non sia impor-tante capirlo.

Se era un agente, dunque, era un agenteestraneo alla rivoluzione. Se Abu Nidal eracontrario alla rivoluzione palestinese e nonla rappresentava, allora anche chiunquecollaborasse con lui non aveva alcun le-game con noi.

PRESIDENTE. Ho capito benissimo.La cosa che le chiedevo è se questo

soggetto, così come ce lo ha tratteggiato,poteva benissimo, come dice la nostra nota,avere rapporti con le BR, e magari vendereanche le armi alle BR, come le avrebbepotute vendere a chiunque.

BASSAM ABU SHARIF. C’è un’altraeventualità che trascurate: che sia un bu-giardo, che sia una sua affermazione men-dace. Per esempio, se si presenta una per-sona dal rappresentante dei vostri Serviziin un’ambasciata e gli dà delle informa-

zioni, queste informazioni vengono consi-derate immediatamente vere oppure vannoverificate ? Il Medio Oriente è pieno diqueste piccole botteghe: ogni gruppo didieci persone con un capo diventa un’or-ganizzazione.

Un altro esempio per illustrare quantosto dicendo: in Siria si spende ogni anno lasomma di 22 miliardi di dollari in arma-menti e stipendi per i combattenti, perdistruggere la Siria. Anche se Daesh do-vesse essere distrutto, anche se Nusra ve-nisse liquidata, la questione non finirà,perché in ogni strada c’è una piccola bandaarmata con danaro. Ognuna di queste fa-zioni ha collegamenti in Europa o nel Golfo.Non dovete guardare alla faccenda conparametri europei, ma dovete rendervi contoche la situazione presente lì, ora, è il ri-sultato dell’intervento americano e di al-cuni Stati europei che l’hanno creata. Per-ciò non dovete rimanere sorpresi se i fo-reign fighters tornano in Europa, in Inghil-terra, in Francia, eccetera. Il Fronte popolareaveva avvertito l’Italia sin dagli anni No-vanta. L’aveva messa in guardia contro mo-vimenti sedicenti islamici, ma che non sonoislamici, che utilizzano il territorio italianoper infiltrarsi in Europa. Allora venneroforniti all’Italia dati e informazioni al ri-guardo.

Quindi, per ogni domanda che riguardaquesti particolari, vi prego di tenere pre-sente la possibilità che possa essere tuttofalso, non vero: o la notizia è falsa o lapersona è bugiarda.

PRESIDENTE. Adesso ci deve aiutare acomprendere una cosa. Mi pare che leiabbia ben spiegato la vostra impostazionesulla mancanza di rapporti con le BR, daquando avete avuto il sospetto che fosseroin qualche modo infiltrate. La cosa che noinon riusciamo a comprendere, però, è che,dopo l’uccisione di Moro, risulta che (nel-l’agosto del 1978) un gruppo di terroristi eAutonomia operaia ottennero da movi-menti palestinesi armi che poi distribui-rono agli altri gruppi armati. Nel 1979 leBrigate rosse direttamente ebbero un ca-rico di armi di provenienza palestinese inLibano e le portarono in Italia.

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Lei ha espresso più volte una condannadell’omicidio di Moro – e in questo è nonsolo sicuramente convinto, ma anche moltocoerente e onesto – però dopo la morte diMoro si intensificano i rapporti tra le Bri-gate rosse e l’Autonomia operaia da unaparte e il mondo palestinese dall’altra, conil traffico di armi.

La nostra domanda è perché questoaccade e come mai, mentre prima nonc’erano rapporti perché si ritenevano le BRnon affidabili, dopo l’omicidio di Moroinvece diventano affidabili e si danno lorole armi.

Sospendiamo cinque minuti, su richie-sta del dottor Sharif.

(La seduta, sospesa alle 16.55, riprendealle 17)

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta,con la risposta alla domanda che avevoposto prima della sospensione.

BASSAM ABU SHARIF. Qui c’è un po’di confusione: armi da chi a chi ? Da Bei-rut ? Armi date dal Fronte popolare a Bei-rut ? Era il Fronte popolare ?

PRESIDENTE. Quello che ci risulta èche dal movimento palestinese, partono daBeirut per l’Italia prima armi all’Autono-mia operaia, che poi le distribuì; poi, di-rettamente da Beirut, sempre da parte delmovimento palestinese, vanno armi alle BR.Questo è quello che troviamo nelle nostrecarte. Non si precisa se era il Fronte po-polare.

BASSAM ABU SHARIF. Si può dire, èfacile dire « movimento palestinese ». Neiterritori occupati – vi parlo con la massimafranchezza – ci sono molti agenti israe-liani: sono palestinesi, ma sono agenti isra-eliani. In Libano, oggi, nel campo palesti-nese di profughi Ayn al Hilwe ci sonopalestinesi affiliati a Daesh, ma quandouna parte seria come l’Italia parla di pa-lestinesi, deve intendere quella parte cherappresenta il popolo palestinese, quellaparte ufficiale che mantiene rapporti conl’Italia, cioè l’OLP.

Nel campo profughi in Libano di Ayn alHilwe il mese scorso c’è stato uno scontroarmato con morti e feriti, da parte diorganizzazioni affiliate al Daesh. Sono pa-lestinesi contro combattenti dell’OLP, Fa-tah, Fronte popolare e così via. Ora, sequesta parte palestinese affiliata a Daeshinvia armi a una certa parte per compiereun attentato terroristico da qualche parte,basta dire « fonte palestinese » e basta ?Facciamo un esempio: non ci sono forsecriminali, in Italia ? Basta dire che trepersone sono state rapite da un’organizza-zione criminale italiana per dire che sonostate rapite dall’Italia ? Non basta: è un’af-fermazione troppo generica, poco precisa.È anche un discorso irresponsabile dire« movimento palestinese »: c’è il palestinesespia, c’è il palestinese normale e c’è ilpalestinese ufficiale, che è l’OLP o quellefazioni che hanno rapporti con l’Italia.

Per questo, i rapporti del Fronte popo-lare con quanto viene definito BR sonostati interrotti dal 1976, perché il Frontepopolare riteneva che la seconda genera-zione dei capi BR, non quelli in galera, maquelli liberi, era stata infiltrata. NemerHammad aveva comunicato a Cossiga lanostra disponibilità a collaborare per com-battere il terrorismo, ma se una parte pa-lestinese, che sia Abu Nidal o altri, erainfiltrata, non possiamo dire « palestinesi »tout court. « Palestinese » è la parte uffi-ciale. Qui si tratta invece di un criminale.

PRESIDENTE. Credo di aver capito. Ioriassumerei in questo modo. L’OLP o ilFronte popolare di liberazione della Pale-stina sono estranei al traffico d’armi. Ciònon esclude che altri membri della galassiapalestinese, a diverso titolo, possano averavuto rapporti con le BR e con altre orga-nizzazioni terroristiche e possano aver ven-duto o fornito armi; ma non sono stati nél’OLP né il Fronte di liberazione della Pa-lestina, che hanno rapporti coerenti e lealicon lo Stato italiano.

È corretto affermare che nella collabo-razione con Giovannone del dottor Hab-bash, o comunque dell’interlocutore di Gio-vannone, talune volte possono essere statedate informazioni acquisite o carpite daquesti palestinesi deviati ?

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BASSAM ABU SHARIF. George Hab-bash, pace all’anima sua ed all’anima diYasser Arafat e di Wadie Haddad... Sonomorti tutti, ma tutti erano sinceri deline-ando un percorso chiaro della politica diamicizia e di collaborazione con l’Italia.Qui vorrei che rimanesse scritto nel reso-conto, in modo chiaro e ufficiale, che l’OLP,con tutte le sue fazioni, quelle che fannoparte dell’OLP, sono sincere e stanno cer-cando di avere i migliori rapporti possibili,con l’Italia in modo particolare. L’OLP sache il popolo italiano è simpatizzante coldiritto del popolo palestinese di decideredel proprio destino, ma non solo questo. Senoi potessimo sapere, se avessimo informa-zioni che riguardano la presenza di unaparte che vuole fare del male all’Italia, ilnostro dovere ci imporrebbe di informarel’Italia, di cercare di aiutare e tutelarel’Italia, esattamente come noi ci aspettiamoche l’Italia cerchi di aiutarci e di tutelarci.

C’è stato uno scambio di informazioniin passato, l’Italia ci ha dato delle infor-mazioni che sono state molto utili e cihanno portato a tutelare il nostro popolo,la nostra terra.

Oggi, amici miei, c’è un nuovo rischio.Le BR sono finite. Oggi possiamo parlare dibrigate blu, ma dobbiamo cercare di vederedov’è il rischio e chi costituisce questorischio. C’è una nuova alleanza che gli StatiUniti stanno creando. C’è una nuova guerrapianificata dagli USA. Non ho la fobiastatunitense, questa è la verità. L’ultimanotizia di oggi è che Daesh ha annunciatola presenza di una grande base nelle Filip-pine e in Indonesia. E anche in Afghani-stan, combattendo, hanno conquistato ToraBora. Ma che cosa è Daesh, o ISIS ? Sonocombattenti che vengono pagati, portano learmi, sparano. Chi c’è dietro Daesh ? Cre-detemi, abbiamo delle informazioni. Chi hafondato Daesh sono gli Stati Uniti, quandol’esercito americano occupava l’Iraq. Oggipretendono di fare la guerra a Daesh inSiria. Questa è una menzogna, perché stannoaiutando Daesh in Siria.

Poi vengono dei loro alleati in Europa edicono: mandate le vostre forze. PerchéMerkel ha ritirato le sue truppe dal norddella Siria ? Perché è stata una testimone

del crimine, senza intervenire: vedeva cosafacevano gli americani e le forze tedescheerano testimoni di quello che facevano gliamericani.

Aldo Moro aveva una visione, e la suavisione trionferà. È una certezza. Hannoucciso il corpo di Aldo Moro, ma nonuccideranno la sua visione o le sue opinionio il suo spirito, perché è lo spirito cherappresenta l’Europa indipendente, liberaed equa.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai col-leghi che intendano intervenire per porrequesiti o formulare osservazioni.

CARLO GIOVANARDI. Ringrazio l’o-spite per la sua cortesia. Ricordo, però, cheda due ore stiamo parlando di un accordotra Aldo Moro, il Governo italiano e ipalestinesi, che però in Italia, o almeno neitribunali italiani, risulta non essere maiavvenuto. Se ne parla, ma formalmente èqualcosa di sconosciuto, compresa la let-tera di Habbash con la quale egli avrebbegarantito questo tipo di salvaguardia all’I-talia.

Parto da una data precisa, il 7 ottobre1979, giorno del sequestro dei missili aOrtona ad Abu Anzeh Saleh e ai membridell’Autonomia. Mi riferisco a Giovannone.Se n’è parlato molto.

Vorrei che da questo momento la sedutafosse secretata.

PRESIDENTE. Proseguiamo in sedutasegreta. Dispongo la disattivazione dell’im-pianto audiovisivo e della trasmissione sullaweb-TV.

(I lavori proseguono in seduta segreta,indi riprendono in seduta pubblica)

MASSIMO CERVELLINI. Lei ha fattoriferimento ai campi di addestramento. Neera responsabile organizzativo per la Gior-dania e per il Libano. Ha fatto riferimentoanche al fatto di aver conosciuto AndreasBaader e Ulrike Meinhof. Le chiedo se nelperiodo antecedente al 1976, cioè l’anno incui si determinò la rottura con le Brigaterosse in quanto ritenute infiltrate, è a co-

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noscenza della partecipazione di esponentidelle Brigate rosse a questi campi. Lei hadetto che hanno partecipato anche espo-nenti occidentali, sia in posizione di soli-darietà sotto il profilo sanitario o di altrogenere, sia in termini di combattimentocontro i nemici dei palestinesi. Sarebbemolto importante, sapere se questo è av-venuto e ha visto esponenti italiani.

Le chiedo anche se le risulta, per l’altogrado di conoscenza che lei ha avuto e hasul territorio e sui territori occupati, chesuccessivamente al 1976 vi sia stata la pre-senza di esponenti italiani delle Brigaterosse o di organizzazioni a esse collegate,ovviamente in ambiti non più gestiti da leiné dall’OLP o dalle sue fazioni, ma da partedi forze palestinesi estranee all’OLP.

BASSAM ABU SHARIF. Grazie per ladomanda. La sconfitta imposta ai regimiarabi nel 1967 offrì un’occasione alla rivo-luzione palestinese. Allora la rivoluzioneera debole. Erano stati aperti dei campi diaddestramento per addestrare dei palesti-nesi, ma abbiamo iniziato nel 1969, con labattaglia della dignità, che ha fatto apriregli occhi alla gente.

In quel periodo c’era il grande problemadello sgretolamento dei partiti comunistieuropei, la rabbia per la situazione econo-mica, rivoluzioni in ogni capitale europea.Io nel 1968 ero a Parigi. A maggio del 1968Parigi era come ai tempi della presa dellaBastiglia. Quindi, dopo il 1968 queste fa-zioni di estrema sinistra sono andate versola rivoluzione palestinese a combattere lì.Posso dire che negli anni dal 1969 al 1972le persone non erano infiltrate, erano per-sone normali, che venivano di propria vo-lontà, in segno di solidarietà con i campi,con i palestinesi. Dopo il 1973, quindi dopola guerra di ottobre, però, l’America e Isra-ele hanno mandato stranieri per infiltrarequeste fazioni europee estremiste, allo scopodi infiltrarci.

Ciò era dovuto al fatto che Israele rite-neva che la vittoria dell’esercito egiziano,che aveva attraversato il Canale di Suez,fosse avvenuta perché Israele non avevapotuto focalizzare la dovuta attenzione suquesto fronte. Perché ? Perché era occu-pato a combattere contro i palestinesi. Noi

abbiamo allontanato l’attenzione di Israeledal Canale di Suez.

La sua domanda era: dopo c’erano per-sone che venivano in questi campi ? Sì,certo, continuavano a venire, ma non eranoBR. C’erano i volontari italiani. Alcuni eranomedici, altri erano infermieri e venivanonei campi in Libano, in Giordania, in Siria(oggi in Siria nessuno ci può andare); eranoun numero esiguo rispetto a prima, daiPaesi scandinavi e altri Paesi. Lo facevanoper motivi umanitari.

C’era una collaborazione dal punto divista operativo ? La risposta è no. Quellafase era finita. Io ho detto – credo in quelloche dico, ne sono convinto – che lorohanno voluto lanciare una nuova fase inEuropa. Di questa fase ha parlato AldoMoro, l’ha prevista. L’Europa ha bisogno diessere nuovamente indipendente tramitel’unità nazionale dei popoli europei, il com-promesso storico. Gli Stati Uniti sono unavera forza coloniale in Europa per noi, maproclamando lo slogan della libertà.

MARCO CARRA. Torno al tema dellatrattativa, perché, come abbiamo avuto mododi sottolineare anche nella nostra secondarelazione al Parlamento, come Commis-sione, abbiamo sostenuto con convinzioneche il tema non era tanto se vi fosse statauna trattativa con i palestinesi, ma chi lainterruppe. Io lo chiedo, perché in questalunghissima conversazione che abbiamoavuto modo di ascoltare mi pare che nonsia trapelato con forza, o meglio non è pernulla trapelato, se non con cenni generici.

A me interessa sapere, visto che si dice,anche in interviste del nostro audito chesono diventate piuttosto famose, che a uncerto punto quella trattativa si interruppe enon squillò più il telefono. A me sembrastrano anche non sapere, quando si è con-tattati telefonicamente, chi c’è dall’altraparte della linea telefonica, perché solita-mente chi chiama in qualche modo devepresentarsi. Lo dico così, con una battuta,però già il fatto che non si riesca a capirequesta roba mi inquieta.

Allora io chiedo, se possibile, di saperechi interruppe questa trattativa, visto che sifa riferimento a un aereo, o meglio alladisponibilità dell’aeroporto di Beirut ad

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accogliere i brigatisti, in una sorta di scam-bio, anche se questo termine non è maistato usato. Ecco, mi interessa sapere inprima istanza questa questione.

PRESIDENTE. Se posso, io riformulereila domanda dell’onorevole Carra in questitermini: dai carteggi tra Giovannone e ilSISDE risulta che nei giorni 23-24 aprileGiovannone rientra in Italia. Moro scrivenelle sue lettere che voleva Giovannone inItalia e fa riferimento specifico alla libera-zione, effettuata in a passato, di un terro-rista palestinese come gesto umanitario.Giovannone dice, in sostanza: « Rientro per-ché tramite i palestinesi abbiamo trovatoun contatto che può portarci a una a unatrattativa che liberi Moro ». Quindi, doppioriscontro: le lettere di Moro e Giovannoneche scrive e che parte su un aereo dellaSNAM.

MARCO CARRA. Perfetto.

PRESIDENTE. La nostra domanda è:perché poi non succede più nulla ? È aconoscenza del perché questa iniziativa av-viata non produce più effetti ?

BASSAM ABU SHARIF. Io non sono alcorrente di queste trattative. Io stavo aBeirut e Giovannone mi conosceva. Nonsono al corrente di queste trattative, questoposso dire per essere franco con voi.

Io ho detto che, se fosse stato chiesto anoi di aiutare per arrivare alla liberazionedi Moro e avessimo avuto la possibilità difarlo, l’avremmo fatto.

PRESIDENTE. Lei prima ha detto unacosa importante: lei conosceva Giovan-none, ma l’interlocutore di Giovannone eraun’altra persona, sempre del FPLP, che èdeceduta. Dalle carte di Giovannone risultache questo interlocutore, che ha fatto tuttoil possibile per mettere in piedi un con-tatto, ha forse trovato questo contatto forsea Berlino, e per questo Giovannone parte.

BASSAM ABU SHARIF. Su Aldo Moro,pace all’anima sua, io ribadisco quello cheho detto. Fate attenzione a quello che dico:

se fosse stato chiesto a noi di parteciparealla liberazione di Aldo Moro, l’avremmofatto sicuramente. Questo non voleva direcontattare le Brigate rosse, assolutamenteno.

Ripeto quello che ho detto: noi avevamomodo di fare pressioni su quelli che ave-vano preso la decisione di liberarsi di AldoMoro. Chi erano ? Erano gli americani.

MARCO CARRA. Lei ha fatto per tuttoil pomeriggio dei continui richiami al coin-volgimento statunitense in questa vicenda,addirittura bollando l’Amministrazione ame-ricana come la mandante.

Osservo – forse le può apparire unadomanda inopportuna – che non ho coltoalcun riferimento allo Stato di Israele epresunto ruolo che il Mossad potrebbe avereavuto in questa vicenda. Lei ha richiamatocostantemente la CIA, non il Mossad.

Seconda domanda: lei ha parlato di in-filtrati. Noi siamo in una Commissioneparlamentare d’inchiesta, quindi mi vienespontaneo chiedere se sa chi sono. Ovvia-mente, mi riferisco agli infiltrati nelle Bri-gate rosse da parte degli americani. Mipare che questa sia stata la sua afferma-zione reiterata nel corso del pomeriggio.

BASSAM ABU SHARIF. Io sono un po-litico, mi occupo di storia politica e sono unleader della rivoluzione palestinese, ma nonappartengo all’intelligence. Non c’è nientedi male se uno lavora per il suo Paese,anche se lavora nei Servizi segreti, ma ionon sono un uomo dei Servizi segreti e nonpretendo di esserlo. Quando faccio delleaffermazioni, sono sicuro di quello chedico, ma io non ho questi rapporti. Questirapporti ce li hanno gli apparati di sicu-rezza. Per esempio, ho detto che gli StatiUniti hanno svolto un ruolo e sono statiimplicati nell’ostacolare qualsiasi mossa delGoverno italiano verso la trattativa per laliberazione di Aldo Moro; gli americaninon è che hanno detto: « Uccidetelo », peròhanno detto: « Non potete discutere o fareuna trattativa ». Quindi, questo che cosavoleva dire ? Voleva dire l’uccisione di AldoMoro.

Riguardo al secondo punto, io ho dettoprima che ho incontrato più di una volta il

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Presidente Carter; non ho parlato di AldoMoro con lui, ma con i suoi collaboratori,soprattutto con l’uomo che ha scritto le suememorie, la sua biografia, che lo conoscomolto bene. Sono stato a casa sua a Wa-shington e gliel’ho chiesto. Mi ha rispostoche Carter è un uomo credente che noncapisce molto di sicurezza. Quindi, Carterchiedeva al suo consigliere per la sicurezzanazionale. Chi era il consigliere di Carterper la sicurezza nazionale ? Brzezinski. Per-tanto vi ho detto: perché non chiedete ilrapporto di Brzezinski che ha mandato alPresidente Carter su quello che doveva farel’America per quanto riguardava la vicendadi Aldo Moro ? Questa è una prova. Perchéhanno mandato Steve Pieczenik ? Io ho ilsuo nome qui davanti. Perché l’hanno man-dato ? L’hanno mandato per garantire che imessaggi di Aldo Moro non potessero in-fluire sulla decisione del Governo italianoper quanto riguarda le trattative.

Punto terzo: quando parlo degli StatiUniti, parlo della causa ideologica e poli-tica. Questa è una verità: non hanno volutoAldo Moro leader di un’Italia unita, perchéquesto lo avrebbe reso leader dell’Europa el’Europa non sarebbe più rimasta sottol’egemonia americana.

Circa la sua seconda domanda: i nomiesatti degli infiltrati americani in BR non liconosco, ma io so che hanno avuto suc-cesso; è possibile avere successo – questo ciinsegna la nostra esperienza – perché cisono tanti uomini deboli che possono es-sere comprati col denaro.

PRESIDENTE. Prima di dare la parolaall’onorevole Grassi mi servono due rispo-ste semplici, che siano un « sì » o un « no »senza argomentare ulteriormente, perchéaltrimenti vado in confusione. Il caldo e ilsovrappeso mi mettono fuori gioco.

La prima domanda è questa: lei hainsistito nel dire: « Se ci fosse stato richie-sto dal Governo italiano o dall’Italia,avremmo fatto ogni sforzo per liberareMoro ». Ciò significa che non vi è statorichiesto di farlo. Sì o no ?

BASSAM ABU SHARIF. Non ci è statochiesto.

PRESIDENTE. Seconda domanda: sullabase del famoso documento sottoscritto daldottor Habbash, se in qualunque modofoste venuti a conoscenza di attività terro-ristiche contro l’Italia e, in modo partico-lare, contro Aldo Moro, o di notizie perliberare Aldo Moro, avreste comunque av-vertito l’intelligence italiana ?

BASSAM ABU SHARIF. La risposta èaffermativa.

PRESIDENTE. Questi sono due puntichiari, di cui ringrazio.

GERO GRASSI. Anzitutto grazie per lasua disponibilità. Io devo farle qualchedomanda, ma, prima di porre quesiti, vor-rei correggere una sua affermazione, chestoricamente non è esatta.

Lei in più occasioni ha parlato di com-promesso storico, ma il termine « compro-messo storico » non è riconducibile a Moro,bensì a Enrico Berlinguer, che era il segre-tario del Partito comunista. Moro non hamai parlato di compromesso storico, per-ché il compromesso storico era qualcosa dicontingente. Moro, che era cinquant’anniavanti sui tempi, parlava di « democraziacompiuta », che significava rendere possi-bile in Italia, all’epoca, un processo politicoche alternasse al governo del Paese duepartiti diversi, ma che stessero entrambinella tradizione democratica.

Ora, la prima domanda: fatto salvo tuttoquello che lei ha detto, che si può interse-care con la mia domanda, che cosa sa leidel lodo Moro ?

PRESIDENTE. Se il dottor Sharif haelementi per rispondere a questa domanda,forse dobbiamo passare in seduta segreta,come abbiamo fatto prima su richiesta del-l’accorto senatore Giovanardi.

Poniamo la domanda in questo modo:l’onorevole Grassi, quando chiede del lodoMoro, fa riferimento a un’affermazione fattaanche dal dottor Sharif e ad altri elementiche non possono essere oggetto di dialogopubblico, e fa riferimento a quello scambiodi missive tra il dottor Habbash e l’autoritàitaliana circa modalità di reciproco com-

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portamento. Questo è quello che in Italiaviene chiamato « lodo Moro » ed è la cosasu cui le chiede notizie l’onorevole Grassi.

Proseguiamo in forma segreta. Dispongola disattivazione dell’impianto audiovisivo edella trasmissione sulla web-TV.

(I lavori proseguono in seduta segreta) *.

BASSAM ABU SHARIF. Sì, so bene cosac’è in questo documento. L’ho letto, ho vistoil messaggio, e ho assistito alla firma diquel documento.

GERO GRASSI. Chi l’ha firmato ?

BASSAM ABU SHARIF. È stato GeorgeHabbash in persona a firmare l’accordo difronte a me. La firma era in qualità disegretario generale del Fronte popolare perla liberazione della Palestina. L’intero do-cumento era accompagnato da una missivafirmata dal dottor George Habbash indi-rizzata al Governo italiano. L’ha ricevutaGiovannone per consegnarla al Governoitaliano.

La missiva era della massima chiarezzae affermava che egli assumeva l’impegno, inqualità di segretario generale del FPLP, anon compiere nessuna azione che potesseminacciare la sicurezza degli italiani, del-l’Italia o del suolo italiano da parte delFronte popolare. Secondo punto: si parlavadi collaborazione con l’Italia in tutto quelloche riguarda l’Italia e la sua sicurezza e sidichiarava che l’Italia avrebbe facilitato lalotta nazionale palestinese e la lotta delFronte popolare nell’ambito di questo con-cetto, cioè il non intaccare la sicurezza edell’Italia e degli italiani.

CARLO GIOVANARDI. La data dellafirma del documento ?

BASSAM ABU SHARIF. Lei quanti anniha ? Voglio dire che non ricordo. Ma nellamissiva c’è la data, ci sono firma e data.Devo comunque verificare la data consul-tando i documenti.

PRESIDENTE. Volevamo sapere se nel1973, 1974, 1971… Prima o dopo la vicendadolorosa di Fiumicino ?

BASSAM ABU SHARIF. Quale vicenda ?Quella che ha visto l’arresto di alcune per-sone ?

PRESIDENTE. Quella del 1973 all’aero-porto di Fiumicino.

BASSAM ABU SHARIF. Dopo Fiumi-cino. Comunque ce l’ho nei miei incarta-menti. Quando torno posso vedere la data.

GERO GRASSI. Ce ne può dare unacopia ? La domanda non è ingenua, scusate.

BASSAM ABU SHARIF. Non sono piùdel FPLP, il cui segretario generale è unmio amico. Ma posso fare un tentativo perottenerne una copia. Ma una copia è inItalia, si trova in Italia.

GERO GRASSI. Lo sappiamo.

PRESIDENTE. Onorevole Grassi, vadaavanti, per favore, perché non c’è un nessodiretto tra il 1974 e chi ha rapito Moro il16 marzo 1978.

GERO GRASSI. No presidente, mi di-spiace, devo correggerla. La connessionesta nel lodo Moro, perché se uno vienerapito nel 1978 non è che viene rapito perquel che ha fatto quella mattina, ma perquel che ha fatto prima. E nel « prima » c’èanche il lodo Moro. Comunque, andiamoavanti.

PRESIDENTE. Se il dottor Sharif netrova copia, se la copia è rintracciabile, noisiamo interessati.

ALDO DI BIAGIO. Da parte delle auto-rità italiane chi firmò ?

* Su conforme avviso dell’Ufficio di presidenza, in-tegrato dai rappresentanti dei gruppi, nella seduta del22 febbraio 2018 la Commissione ha convenuto didesecretare la seguente parte segreta del resocontostenografico della seduta diurna del 26 giugno 2017 eha disposto che il resoconto stesso venisse ripubbli-cato includendovi la parte desecretata.

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PRESIDENTE. Ecco, la domanda chepone il senatore Di Biagio e che avevaformulato anche l’onorevole Grassi, per fi-nire questa parte: c’è stato un ritorno conqualche sottoscrizione del Governo italianoo no ?

GERO GRASSI. E quindi non è inop-portuno chiedere una copia, perché se noiavessimo la copia italiana, questa domandasarebbe superata.

BASSAM ABU SHARIF. È stata l’Italia achiedere un impegno del segretario gene-rale del Fronte popolare, e questo nel corsodi una riunione. Venne chiesto un impegnodel segretario generale, ma non era unaconversazione con domanda e risposta, bottae risposta, è stato richiesto un impegno. Ela missiva era l’impegno, e basta. E GeorgeHabbash gli ha dato quell’impegno. Tuttoqua.

PRESIDENTE. Se riesce a trovarne unacopia…

BASSAM ABU SHARIF. Farò del miomeglio.

Ma questa questione non viene dal nulla:è stata il risultato di trattative con Giovan-none e con altri. L’Italia volle allora arri-vare a una specie di accordo con il Frontepopolare. In poche parole, venne discussala questione dell’accordo, gli aiuti eccetera,tutto questo venne discusso. Da parte del-l’Italia si disse: « Va bene, allora chiediamoun impegno ufficiale del segretario gene-rale, stampato, timbrato, datato e fir-mato ». Così è stato, e questo impegno èstato comunicato. Adesso i nostri archivisono in Siria, e la Siria è in guerra. Un’altraparte sta in Libano. Dunque, farò del miomeglio per ottenere una copia da inviarvi,anche se sono certo che l’originale è da voiin Italia. Comunque, farò un tentativo.

PRESIDENTE. Proseguiamo in formapubblica. Dispongo la riattivazione dell’im-pianto audiovisivo e della trasmissione viaweb-TV della Camera.

(I lavori riprendono in seduta pubblica).

GERO GRASSI. Il 28 agosto 1980 aBeirut scompaiono due giornalisti free-lance, Graziella De Palo e Italo Toni. Questidue ragazzi, molto giovani, in 38 anni nonsono stati mai più ritrovati. Con la scom-parsa di questi due ragazzi si intrecciano ilcolonnello Giovannone, Habbash e un ma-gistrato, il dottor Armati, che in questasede ha detto di aver fatto indagini con lacollaborazione dell’ambasciatore italiano aBeirut e di aver richiesto l’emissione di unmandato di cattura internazionale per Hab-bash, che con Giovannone aveva determi-nato la morte dei due giornalisti.

Il motivo della morte sarebbe che i duegiornalisti avevano scoperto un sito di ad-destramento delle Brigate rosse con i ter-roristi palestinesi e avevano scoperto chechi li addestrava erano italiani non ricon-ducibili alle forze di polizia normali. Noninvento nulla e, siccome non nascondo nullae non faccio partigianeria, quindi non stousando questa materia a fini di specula-zione, chiedo al dottor Sharif se conoscequalche cosa in merito.

BASSAM ABU SHARIF. In quell’annonoi eravamo a Beirut. Nel 1980 c’erano ibombardamenti israeliani ? Non ricordo ora,ma, se lo ritenete importante, posso cer-care di documentarmi. Avevamo scontricontinui, guerre. Israele aveva invaso Tiro eSidone. Eravamo impegnati nel conflittocon Israele e l’assedio a Beirut da parte diIsraele. Ad ogni modo, questa è la primavolta che sento questa storia. Di solitoseguo quanto avviene, ma escludo nel modopiù assoluto che ci fosse un campo diaddestramento in cui le BR facevano ad-destramento. Non c’era posto in Libano.C’erano Fatah, l’esercito palestinese, il Frontepopolare e il Fronte democratico.

Israele aveva lanciato l’attacco del 1982a causa della nostra presenza militare e deinostri campi palestinesi. C’erano campi diaddestramento per gli armeni, l’Armataarmena segreta. C’era un campo di adde-stramento per i curdi, con quello che èattualmente in galera in Turchia, ma nonho mai sentito parlare di un campo di BR,assolutamente.

Sono sincero, non mi ricordo nulla. Nonso nulla.

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Mi documenterò. Vi darò notizie certe alriguardo. Qual era la data ?

GERO GRASSI. 28 agosto 1980. Grazie,la cosa servirebbe perlomeno a dare giu-stizia postuma a due persone scomparse.

Terza domanda. Lei ha parlato più voltedi BR infiltrate. Quando c’è stato il delittoMoro, dei tre fondatori delle BR due eranoin carcere a Torino – Alberto Franceschinie Renato Curcio – e la terza, Mara Cagol,era stata già uccisa, non si sa ancora da chi(dal punto di vista storico dai Carabinieri,ma in questa Commissione sono emersianche dei dubbi).

La domanda è: gli infiltrati ai quali lei facenno – e io ritengo che lei abbia perfet-tamente ragione – può indicarli con nomie cognomi ? Lei ha detto che erano infiltratiBR e ha fatto riferimento alla secondagenerazione. Io le faccio un nome: MarioMoretti. L’ha mai sentito ? Sa qualcosa ?

BASSAM ABU SHARIF. Sarò della mas-sima franchezza: non ho dei nomi certi;posso informarmi, come ho detto, sono uncomandante, sono uno storico, sono unanalista politico, non sono un uomo deiServizi e non ho accesso ai loro documenti.Ho letto su Moretti migliaia di pagine e sobenissimo chi è. Ho letto anche altri nomi.

Tuttavia, in risposta alla sua domanda eper essere credibile, non sono in grado didire: « Questo è il nome », ma posso tornaredai nostri uomini dell’intelligence; non sonopiù del Fronte popolare, comunque possochiedere. Vi prometto che vi darò risposta,ma so anche che Moretti c’erano delle vociche lui era così, era colà, che era di Gladio,che la Gladio l’ha utilizzato e così via; maio, Bassam Abu Sharif, non posso dire unacosa di cui non sono certo, non posso direuna cosa che viene registrata sotto la miaparola, non posso mettere in gioco la miacredibilità. Le prometto che cercherò edarò una risposta, ma ora non ho unarisposta. Di certo so al 100 per cento chec’è stata un’infiltrazione. Quando si riceveun rapporto, io ricevo una sintesi con larisposta, non con i dettagli che il tale hacontattato il talaltro e ha organizzato e cosìvia. Sono un dirigente e ricevo un rias-sunto, un abstract dall’intelligence.

CLAUDIO COMINARDI. Innanzituttoringrazio Bassam Abu Sharif per l’interes-santissima relazione che ci ha fornito. Avreidue domande. In una sua intervista leidisse che Moro voleva rendere l’Italia piùforte economicamente, politicamente e an-che tecnologicamente, che voleva renderlalibera dalla subdola dominazione statuni-tense. La domanda è: questa era una suadeduzione, oppure lo ha saputo... So chenon ha mai avuto rapporti diretti con l’o-norevole Moro, però, non so, magari haavuto rapporti con dei suoi collaboratori oqualcuno che aveva a che fare con lui.Quindi, le chiedo: le sue deduzioni sonoesclusivamente personali, oppure lei ha avutoanche contatti diretti con dei collaboratoridell’onorevole Moro o con qualcuno che haavuto a che fare, per fare questo tipo diaffermazione ? Ce la può articolare un po’meglio rispetto a quanto fatto precedente-mente ?

BASSAM ABU SHARIF. Io seguo conattenzione, molto da vicino, tutti gli eventiche si svolgono in due posti nel mondo dal1968: in Europa e nella Palestina occupata.Seguendo gli eventi europei, seguivo AldoMoro e tutto quello che diceva in Parla-mento, i suoi discorsi in Parlamento, le sueaffermazioni e quello che dicevano i gior-nali. Ho avuto dei rapporti con gli italiani,ma non con Aldo Moro. Purtroppo, nonl’ho conosciuto. Avrei voluto conoscerlo,ma non l’ho conosciuto. Ho avuto dei rap-porti con alcune persone che l’hanno co-nosciuto. Ho un amico che è diventatoprimo ministro, Massimo D’Alema. Era unamico mio, un amico carissimo ai tempidella gioventù. Io conosco i suoi amici,conosco persone democratico-cristiane esocialiste e così via. Moro personalmentenon l’ho conosciuto, ma io ho seguito la suamentalità, ho capito quanto la sua menta-lità era evoluta. Non ha cominciato a pen-sare nel 1976 né nel 1975, ha cominciato apensare prima. Aldo Moro è arrivato aessere il primo ministro in Italia più voltee io seguivo anche i suoi interventi all’in-terno della DC. Non ha avuto una lottamolto facile all’interno del suo partito.

Quindi, mi dispiace, non l’ho conosciutopersonalmente, ma ho tanto rispetto nei

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suoi confronti, perché era una personalitàveramente grande, non solo per l’Italia, maanche per l’Europa e per l’uomo, per l’uomolibero e l’uomo democratico.

CLAUDIO COMINARDI. La seconda do-manda è, ovviamente, sul mio chiodo fisso,Henry Kissinger. Secondo le testimonianzegiurate di Corrado Guerzoni, collaboratoreventennale di Moro, e della vedova Moro,pare che Kissinger abbia fatto delle mi-nacce non troppo velate a Moro rispettoalla sua linea politica, come abbiamo dettoprecedentemente. Noi abbiamo comunquechiesto in questa Commissione l’audizionenon solo di Kissinger, ma di Steve Pieczenike di Zbigniew Brzezinski. Brzezinski mirisulta che è morto circa un mese fa. Kis-singer, invece, ha novantaquattro anni. Iocredo che, insomma, sia importante avereuna sua testimonianza.

Quindi, la domanda che le pongo è:secondo lei, Kissinger all’epoca, durante laquestione Moro, quale tipo di responsabi-lità politiche, secondo lei, può avere avuto,in base alle informazioni che lei ha ?

Ci tengo anche a precisare che, appunto,abbiamo fatto nel mio Gruppo politico unabattaglia per avere a tutti i costi Kissingerin questa Commissione. Dal mio punto divista – mi assumo la responsabilità diquello che dico – anche il Ministro degliaffari esteri in carica in quel periodo, Gen-tiloni, ora Presidente del Consiglio, non hafatto tutto quello che era nelle sue possi-bilità per interfacciarsi con Kissinger e perportarlo qui, visto che ha avuto modo diconoscerlo e parlargli più volte. Questacosa ci dispiace moltissimo.

La ringrazio nuovamente per il suo con-tributo.

PRESIDENTE. L’onorevole Cominardi hainseguito Kissinger anche nei boschi... Lacosa che, però, il dottor Sharif sa bene èche lui è ospite della Commissione perchéha risposto a un invito ed è stata una sceltaautonoma. Non saremmo potuti partire conl’aereo, sequestrarlo e portarlo qui. Noncredo che questo si possa fare neanche conil signor Kissinger.

CLAUDIO COMINARDI. No, non è cor-retto. Gentiloni ha incontrato Kissinger enon glielo ha detto.

BASSAM ABU SHARIF. La ringrazio.Io, a dire la verità, ho tanti appunti qui, manon ho parlato di tutte queste questioni,perché non vorrei dilungarmi troppo. Que-ste sono delle sedute molto importanti. Chisi interessa della verità e della storia dice laverità. Se Kissinger, che ha novantaquattroanni, non può venire e non possiamo rag-giungerlo, osservo che dall’uccisione di AldoMoro sono passati decenni. Dal 1978 al2017 sono trascorsi trentanove anni. Ogniquestione che è successa allora, pur es-sendo segreta, deve essere declassificata,dal momento che sono passati trent’anni.Henry Kissinger ha svolto un ruolo impor-tante, non necessariamente in modo di-retto, ma per quanto riguarda la questionedella stabilità dell’Europa, che richiedeval’allontanamento della sinistra dalla coali-zione di Governo. Kissinger voleva mante-nere l’inimicizia con l’Unione Sovietica cheera stata creata dall’America dopo la se-conda guerra mondiale. Reagan ha elimi-nato l’Unione Sovietica e oggi abbiamo laRussia. Oggi abbiamo un’inimicizia con laRussia. Perché ? Perché gli Stati Uniti vo-gliono creare una paura in Europa neiconfronti di un nemico che essi stessi cre-ano. Oggi creano l’Iran – anziché Israele –come nemico degli arabi. È quello chel’America sta facendo, con l’aiuto del resaudita e dei Paesi del Golfo; stanno di-cendo: « Guardate, il nemico è l’Iran, nonIsraele ». No, per noi è chiaro che il nemicoè Israele. Non vogliono far uscire l’Europadalla sua posizione, che è sotto l’egemoniaamericana.

Si può rivolgere un invito ufficiale aKissinger per partecipare. Questo si puòfare, in modo legale.

STEFANO LUCIDI. Ringrazio anch’io ilnostro ospite per la sua disponibilità.

Durante il suo intervento Bassam AbuSharif ha fatto alcune citazioni e ha citatoalcuni momenti. In particolare ha affer-mato che le Brigate rosse, la mattina del 16marzo 1978, non potevano sparare con

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quella precisione perché non erano adde-strate per farlo. Poi ha detto che le Brigaterosse sono state infiltrate e che ciò a loroera noto da molto tempo e che, quindi, leBR sono state aiutate in quell’operazione.E poi ha citato il ruolo fondamentale chepresume che avrebbero avuto gli Stati Uniti.

Quindi, la domanda è: secondo lei, dov’èche c’è stato un ruolo fondamentale dipersonaggi esterni alle Brigate rosse ? Nel-l’esecuzione materiale del rapimento, neltrasferimento del rapito verso la sua pri-gione, nella gestione del rapimento, oppurenell’uccisione finale dell’ostaggio ? E, in par-ticolare chi, secondo lei, c’era quella mat-tina, durante l’inizio del rapimento Moro ?

BASSAM ABU SHARIF. Grazie per ladomanda. Forse io non ho una rispostaesaustiva. Io non ho i nomi a portata dimano. Non conosco i nomi. Dal punto divista professionale, l’operazione non potevaessere messa in atto da parte delle BR conquesta precisione. Noi conosciamo le BR.In carcere il loro leader pianificava le ra-pine delle banche e questo richiedeva un’or-ganizzazione, ma qui il messaggio era ri-volto ad altri: l’uccisione di Aldo Moro eraun messaggio per chi sosteneva Aldo Moro,un messaggio di minaccia per chi sostenevaAldo Moro all’interno del Parlamento.

Perché non c’è stato un voto sul com-promesso storico dopo l’uccisione di AldoMoro ? Perché il Parlamento non ha vo-tato ?

L’autovettura rossa lasciata a distanzadi 200 metri dalla sede della DC e di 200metri da quella del Partito Comunista è unmessaggio a distanza uguale, per entrambi,Partito Comunista e DC.

Qual è il ruolo che hanno svolto questielementi estranei ? Hanno sparato. Io sonoun combattente, lo ero quando ero giovane.Uccidere cinque guardie del corpo... Nonerano cinque persone su una motocicletta,insomma, erano guardie del corpo moltoprofessionali, erano delle forze speciali, ad-destrate molto bene. E sono state uccisesenza neanche ferire Aldo Moro. Le hannouccise e sono andati via.

Quelli che l’hanno ucciso non sono quelliche l’hanno rapito. Quelli che hanno spa-rato erano professionisti. Non sono quelli

che l’hanno tenuto in prigionia, non sonogli stessi. Quelli che l’hanno tenuto prigio-niero erano brigatisti, ma erano anche in-filtrati. Io non ho i nomi. Non posso darei nomi, ma posso dare i titoli.

Qual era il rapporto dei servizi di intel-ligence italiani con Gladio ? Sa che cos’èGladio ? È l’intelligence che svolgeva delleoperazioni segrete e che dipendeva dallaNATO, che lavorava in Italia e operavamolto liberamente; non doveva dare contoa nessuno, era controllata dall’America eda Israele. Il Mossad e la CIA la control-lavano.

Qualcuno ha cercato di indagare su Gla-dio in Italia ? È una domanda che pongo.Un loro rappresentante è stato sentito du-rante l’inchiesta ?

In ogni caso, sicuramente c’era una parteesterna a questo gruppo e questo gruppoera infiltrato. Questo è sicuro al 100 percento. Io parlo in modo scientifico e moltopreciso. Calcolo ogni parola che dico.

Poi c’è una questione politica, la posi-zione di Aldo Moro. Come ha detto bene ildeputato che ha parlato prima, Moro eraavanti, cinquant’anni in avanti rispetto aglialtri. Cinquant’anni sono quasi trascorsi.Passati cinquant’anni dalla morte di AldoMoro, vedrete l’Europa tutta in fiamme, inrivoluzione. Vedrete fra dieci anni un sub-buglio in Italia e in Europa, perché devearrivare all’unità nazionale, cioè al com-promesso storico.

ERNESTO PREZIOSI. Grazie anche daparte mia. Grazie anche per i compiti chesi è impegnato a fare a casa, in partico-lare...

PRESIDENTE. Ricordare i nomi e tro-vare il documento.

ERNESTO PREZIOSI. Sono compiti im-portanti.

Solo una battuta: che idea si è fatto delruolo di Francesco Cossiga ?

BASSAM ABU SHARIF. Questo richie-derebbe una seduta segreta o riservata !Non posso dare la mia opinione al ri-guardo. Potrei esprimere la mia opinione

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in merito alla questione. Ho un’opinioneriguardo alle persone, ma preferisco te-nerla per me. Non vorrei parlare degli altri.Io parlo di chi ha dato l’ordine di uccidereAldo Moro. Se vuole la verità, tutti si sonosottomessi alla decisione americana. Non èvero ? Aldo Moro è morto. La decisioneamericana era sacrificare Aldo Moro per lastabilità dell’Italia, e per gli Stati Uniti« stabilità » vuol dire che l’Italia deve essereassoggetta agli Stati Uniti.

È esattamente come si dice oggi. Di-ciamo che qualsiasi cosa contro l’America èterrorismo, qualsiasi cosa contro Trump èterrorismo. Trump dice ai media americaniche sono terroristi perché lo criticano. Èun businessman, un uomo d’affari, che giocacon la storia dei popoli.

PRESIDENTE. Trump è troppo attuale,noi siamo una Commissione che ha peroggetto avvenimenti di quasi quarant’annifa.

BASSAM ABU SHARIF. Vedete comeTrump in Sicilia ha guardato ai leadereuropei, guardate la sua faccia.

PRESIDENTE. Noi ringraziamo il dot-tor Sharif per la sua disponibilità a esserepresente. Su alcune cose abbiamo com-preso molto bene qual è la sua opinione.

Speriamo di poter ricevere quel documentoche magari rintraccerà e qualche altro ele-mento. A noi servivano due cose: sapereche non vi era stato chiesto di intervenirein forma ufficiale e che, se aveste avutonotizie, le avreste trasmesse in virtù di queldocumento di cui speriamo presto di averecopia, che per noi è un elemento assaiimportante, come pure la sua datazione.

La ringraziamo ancora per essere ve-nuto qui e ringraziamo i due interpreti chehanno tradotto dall’arabo le sue parole.

BASSAM ABU SHARIF. Grazie a tutti.Oggi abbiamo trascorso ore fruttuose in-sieme. Questo tempo è stato utile perchéabbiamo parlato di cose serie, di cose im-portanti.

Non c’è niente in questa vita che havalore se non l’uomo.

Io esprimo il mio rispetto ad Aldo Moroe spero che le sue idee possano trionfare.Grazie.

PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l’au-dizione.

La seduta termina alle 19.

Licenziato per la stampa

il 5 marzo 2018

STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO

*17STC0024131**17STC0024131*

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