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SUSSIDIO FORMATIVO Commenti e riflessioni al testo del Regolamento della Confederazione Internazionale della Società di San Vincenzo De Paoli

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SUSS

IDIO

FORM

ATIVO

Commenti e riflessioni al testodel Regolamento della Confederazione

Internazionale dellaSocietà di San Vincenzo De Paoli

Commenti e riflessioni al testodel Regolamento della Confederazione

Internazionale dellaSocietà di San Vincenzo De Paoli

Supplemento a

LA SAN VINCENZO IN ITALIA n. 12/2011Proprietà e Editore: Società di San Vincenzo De Paoli Consiglio Nazionale Italiano

Via della Pigna, 13/a - 00186 Roma

Direttore respondabile: Claudia Nodari

Redazione di Roma: Via della Pigna, 13/a - 00186 Roma

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Si ringrazia la Spesche ha permesso la pubblicazione

di questo fascicolo

INDICE

PREFAZIONE pag. 5

INTRODUZIONE

Osservare le “regole” è ascoltare Dio che mi parla » 7

I PARTE: SPIRITUALITÀ, VOCAZIONE E MISSIONE

DELLA SOCIETÀ

1. Origine della Società e servizio ai poveri » 92. La spiritualità vincenziana. La vocazione » 173. Membri, Conferenze e Consigli - Una comunità

di fede e d’amore » 24

II PARTE: LA SOCIETÀ E LE SUE RELAZIONI

CON LA CHIESA E LA SOCIETÀ CIVILE

4. Rapporti all’interno della rete di carità vincenziana e cattolica » 36

5. Rapporti con la gerarchia della Chiesa » 396. Altri rapporti - Relazioni ecumeniche con altre

religioni » 417. Relazioni con la società civile - Opere per la

giustizia » 46

Per la riflessione » 52

CONCLUSIONE

Le sorgenti della vita spirituale e della missione delle Conferenze » 54

Come ogni anno Vi proponiamo il “Sussidio For-mativo” che è uno strumento per aiutare tutti i

Vincenziani nella loro vita spirituale.Riteniamo che possa servire a tutte le Conferenze,

ma soprattutto sia un aiuto indispensabile per quelleche sono seguite saltuariamente dal ConsigliereSpirituale, fatto che purtroppo avviene in molti casi.

Quest’anno abbiamo pensato di offrire a tutti Voi i“Commenti e riflessioni al testo del Regolamento dellaConfederazione della Società San Vincenzo”.

Ci farebbe piacere che questo strumento rimanessenel tempo come un testo fondamentale della nostraspiritualità, quasi una regola di vita per le Conferenze eper ciascuno di noi.

Il mio grazie più sentito a Padre Giovanni BattistaBergesio, Consigliere Spirituale Nazionale, ed a Ales-sandro Floris, Vice Presidente Nazionale, che, insie-me, si sono impegnati per la realizzazione di questoscritto; un grazie di cuore anche a Marco Bétempsche ha curato la traduzione dal francese dei com-menti ufficiali alla Règle.

Auguro a tutti Voi buona lettura e valida meditazione.

Claudia NodariPresidente Nazionale

PREFAZIONE

Osservare le “regole” è ascoltare Dio che mi parla

Qualcuno oggi sostiene che le regole non sono altroche una coartazione della libertà, il metodo classico

per soffocare il carisma individuale e, conseguentemente,appiattire tutto il discorso sulla vita cristiana e religiosa.

Si dimentica evidentemente che Colui che è l’auto-re stesso della libertà, che ha vissuto in modo radicalela libertà dei figli di Dio, è la stessa persona “obbe-diente sino alla morte, che per la sua obbedienza èstato esaltato e ha ricevuto un nome che è al di sopradi ogni altro nome: l’unico nome nel quale gli uominipossono essere salvati”!

Per questo la letteratura religiosa è colma di afferma-zioni che invitano i cristiani a ripercorrere la strada diGesù, conformemente alla propria situazione.

Il santo papa Clemente VIII, contemporaneo di SanVincenzo, diceva: “conducetemi una persona che abbiaperseverato nell’obbedienza alle sue regole, e la cano-nizzerò. Non voglio risurrezione di morti, non voglioguarigioni di malati, né altri miracoli, ma soltanto cheabbia praticato le sue regole; la farò iscrivere nel calen-dario e ne farò celebrare la festa”.

Su questa falsariga Vincenzo afferma: “non è necessa-rio andare a Gerusalemme, né essere tanto austeri con sestessi per acquistare la santità; basta osservare le “regole”.

Questa testimonianza è valida in ogni caso, nella vitadi ciascun fedele. Ma coloro che appartengono a unacomunità o a una associazione, debbono inoltre osser-

INTRODUZIONE

vare le regole del gruppo del quale sono membri: peres. le regole della Società di San Vincenzo.

Esse vengono da Dio che ne è l’autore, poiché –dice sant’Agostino – tutto ciò che ci conduce al beneviene da Lui.

Quando le leggiamo dobbiamo pensare: “ascolto Dioche mi parla”.

Di fronte a tali straordinarie affermazioni, credo chedobbiamo fare tutti un serio esame di coscienza: nontanto sulle singole regole che abbiamo trasgredito,quanto sullo spirito col quale ci accostiamo alla Règle.

Essa fa parte del “Mistero”: il mistero della nostrachiamata, il mistero del progetto che Dio ha su di noi,il mistero del nostro incontro coi poveri e tra di noi. C’èqualcosa nella Regola che va ben oltre il linguaggio e ilcontenuto giuridico: questo è soltanto il veicolo di real-tà molto più grandi. Potremmo dire che è il segnosacramentale (piccolo come tutti i segni) di una realtàmisterica, cioè divina!

Permettetemi di citare le parole di San Vincenzoquando consegnò le Regole ai primi membri dell’istitu-to religioso da lui fondato (sono parole nelle quali aleg-gia anche lo spirito di Federico Ozanam):

“Ricevetele, fratelli carissimi, con quel medesimo affetto concui ve le consegniamo. Consideratele non come prodotte dallo spi-rito umano, ma piuttosto come emanate dallo Spirito di Dio dacui procede ogni bene. Infatti cosa troverete in esse che non viaccenda e stimoli o alla fuga dei vizi o all’acquisto delle virtù ealla pratica dei consigli evangelici?

Infine, fratelli, vi preghiamo e scongiuriamo, nel nome delSignore Gesù, di impegnarvi nell’osservanza esatta di questeRegole, fermamente convinti che, se le osserverete, esse salverannovoi e vi condurranno infallibilmente al fine sospirato che è la bea-titudine celeste”.

Padre Giovanni Battista BergesioConsigliere spirituale nazionale

8 Sussidio formativo

I Parte

SPIRITUALITÀ, VOCAZIONEE MISSIONE DELLA SOCIETÀ

1. Origini della Società e servizio ai poveri

1.1. Origini

La Società di San Vincenzo De Paoli è una comuni-tà cristiana diffusa nel mondo intero, fondata inFrancia, a Parigi, nel 1833 da un gruppo di giovani laicicattolici: Le Taillandier – che per primo ebbe l’ispira-zione – il Beato Federico Ozanam, Paul Lamache,François Lallier, Jules Deavaux, Felix Clavé, e daEmmanuel Bailly, assai più anziano di loro; tutti loro siriunirono per dar vita alla prima Conferenza. La Societàvuole ricordare con gratitudine questi giovani che cihanno dato un esempio di dedizione verso i poveri e laChiesa, e che hanno saputo cercare e seguire, con umil-tà e realismo, il saggio consiglio e l’appoggio di coluiche diventerà il primo Presidente Generale dellanascente Società, Emmanuel Bailly.

Su tutti loro, lo Spirito Santo soffiò rinforzando ilcarisma di ognuno, e si manifestò particolarmente nellafondazione della Società di San Vincenzo De Paoli. Trai fondatori, il Beato Federico Ozanam era una radiosasorgente d’ispirazioni.

La Società è cattolica fin dalle origini.Si tratta di un’organizzazione cattolica internaziona-

le composta da volontari laici, uomini e donne.

COMMENTO – Il primo articolo del Regolamento riaffermaesplicitamente la professione di fede cristiana e cattolica della nostraSocietà, fin dalle sue origini. Inoltre si vuole così rendere omaggio ailaici che rispettano gli impegni presi col loro Battesimo. Per la primavolta, nel Regolamento figurano i nomi dei nostri fondatori. Essi

Regola per la vita dei vincenziani e delle Conferenze 9

10 Sussidio formativo

realizzarono, con un secolo di anticipo, quanto il Concilio VaticanoII indicò come dovere principale dei laici: contribuire alla edificazio-ne del Regno di Dio.Lo Spirito Santo ispirò la fondazione della prima Conferenza einfuse in ciascuno dei fondatori i carismi necessari al compimentod’una missione divina. Questa ispirazione ha impegnato iVincenziani fin dall’origine della Società. Essa contribuisce allarifioritura dei Vincenziani e li spinge a dedicarsi ai poveri.

1.2 La vocazione vincenziana

La vocazione dei membri della Società, chiamatiVincenziani, è di seguire Cristo servendo coloro che sononel bisogno, e di rendere così testimonianza del Suoamore liberatore, ricco di tenerezza e di compassione. Iconfratelli mostrano la loro dedizione per mezzo del con-tatto tra persona e persona. Il Vincenziano serve il pros-simo nella speranza.

COMMENTO – Essere membri di una Conferenza è già ilfrutto di una vocazione personale poiché siamo chiamati a seguireCristo personalmente per mezzo dei poveri. La compassione e ildesiderio di alleviare le sofferenze degli uomini ci portano ad entra-re in contatto coi più poveri. L’incontro personale con chi soffre èla manifestazione più visibile dell’apostolato vincenziano. Noidobbiamo imitare Gesù nel suo amore incondizionato per i pove-ri. “Siamo convinti che la prima vocazione del cristiano è quelladi seguire Gesù”(Mt.6,2). E ancora: “I Vincenziani si dedicanonella Speranza” (CIC 2232) La speranza in Cristo farà delnostro lavoro uno strumento per rendere migliore la vita ai poverie quella dei Vincenziani e di tutti gli uomini. Di fronte alle dif-ficoltà, la speranza deve essere sempre radicata nel nostro spirito.“Essa ci dona la gioia nella prova” (CIC1 1820).

1 Codex Iuris Canonici (Codice di Diritto Canonico)

1.3 Qualsiasi forma di aiuto personale ...

Nessuna opera di carità è estranea alla Società. Lasua attività comprende qualunque forma di aiuto voltoad alleviare la sofferenza e la miseria, e a promuovere ladignità e l’integrità dell’Uomo, in ogni loro aspetto.

COMMENTO – Tutte le forme di aiuto personale sono essen-ziali nel lavoro delle Conferenze. La Società, fin dalla sua fon-dazione, ha voluto lasciare alle Conferenze tutto lo spazio perchépossano rispondere ai bisogni specifici delle persone visitate chesono seguite con un contatto personale. “Il vero sviluppodell’Uomo deve essere previsto nella sua integralità. Deve permet-tere a ognuno di rispondere alla sua vocazione, considerata comeuna chiamata di Dio” (CIC 2461). Chi non è in grado di fardelle scelte, sarà sempre povero.

1.4 ...portato a chiunque sia nel bisogno

La Società serve coloro che si trovano nel bisogno,indipendentemente dalla loro religione, dalla loro con-dizione sociale, dalla loro etnia, dal loro stato di salute,sesso, particolarità culturali o opinioni politiche.

COMMENTO – Confratelli e consorelle non devono fare pro-cessi alle intenzioni. Essi non giudicano nessuno. Non c’è cheDio che possa giudicare gli uomini, poiché Lui solo può scrutarei nostri cuori. Noi aiutiamo le persone in base ai loro bisogni. Lepersone in difficoltà esprimono e segnalano le loro carenze, che noinon sempre comprendiamo. Il Vincenziano non impone nulla,ma presta il suo aiuto, animato dalla speranza, cerca di essere unesempio di vita per gli altri. “C’è chi non sa che tra di loro (ipoveri) le miserie materiali sono spesso quelle minori, e che ciò cheli rattrista è che non ci sia una mano amica che stringa la loro,un cuore che si apra al loro cuore; per loro c’è solo un vuoto spa-ventoso …” (Manuale della SSVP 1845). Comunque iVincenziani devono essere attenti a non dimenticare le sofferen-

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ze delle proprie famiglie, dei propri amici, dei propri confratelli.Occuparsi dei più poveri non deve mai danneggiarli.

1.5 Le iniziative per andare incontro ai poveri

I Vincenziani si impegnano a cercare, e a trovare, colo-ro che sono le vittime dell’oblio, dell’esclusione o delleavversità.

COMMENTO – Questo articolo ci invita a cercare ed a incon-trare i poveri anche al di fuori delle persone che siamo abituati adaiutare. Bisogna vistare i dimenticati. La maggior parte di que-sti che hanno bisogni reali, non conosce la San Vincenzo e la pos-sibilità che essa offre di andar loro incontro, di condividere il lorodolore, la loro povertà. I Vincenziani devono essere ricchi diimmaginazione, attenti alle realtà. Essi lavorano senza sosta peralleviare le nuove povertà che nascono in continuazione.

1.6 L’adattamento ai cambiamenti del mondo

La Società si sforza di rinnovarsi incessantemente edi adattarsi alle condizioni di vita che mutano col cam-biare dei tempi, pur restando fedele allo spirito dei suoifondatori. Essa vuole essere sempre aperta ai cambia-menti dell’umanità, e alle nuove forme di povertà che sipercepiscono o si presagiscono. Essa dà la priorità ai piùbisognosi e a coloro che sono particolarmente emargi-nati dalla società.

COMMENTO – Questo articolo ci parla degli esclusi dallasocietà. I Vincenziani nel loro lavoro quotidiano danno la prio-rità ai più poveri tra i poveri, ai quali devono dare l’amicizia vin-cenziana per condividere le loro sofferenze. È dunque molto dif-ficile per le Conferenze e i loro membri stabilire una graduatoriadelle sofferenze degli uni e degli altri. Come abbiamo già detto, lesofferenze morali sono alle volte più drammatiche delle carenzemateriali, e provocano maggiore esclusione e più isolamento.

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1.7 La preghiera prima dell’incontro o prima dellevisite

I Vincenziani pregano lo Spirito Santo perché liguidi durante le loro visite e li faccia artigiani della pacee della gioia di Cristo.

COMMENTO – Non possiamo fare nulla da soli, senzal’aiuto di Dio. La preghiera individuale e collettiva è essenzialeper confratelli e consorelle nella loro attività caritativa. Il mottodella Società: “Serviens in spe” ci ricorda la speranza nel risul-tato delle nostre azioni. La Conferenza è una comunità che deveincitare a pregare: diversamente il servizio vincenziano non hasenso. La tradizione della nostra società, fin dalle primeConferenze, ci insegna il valore inestimabile della preparazioneche precede la visita vincenziana e l’incontro personale: l’adora-zione del Santissimo Sacramento durante la quale ci rendiamoumilmente disponibili offrendo i nostri occhi, le nostre mani, ilnostro cuore per compiere la volontà divina a contatto coi poveri.Se ciò non è sempre possibile, sono comunque assolutamente neces-sari momenti di raccoglimento. Dobbiamo raccoglierci in silenzioper domandare i doni dello Spirito Santo: la saggezza per com-prendere le diverse situazioni, saper scegliere le priorità, e identi-ficare i bisogni più profondi; la forza per continuare e non rinun-ciare; la scienza per trattare adeguatamente i problemi; la pietàper condividere le sofferenze dell’altro e sapersi mettere al suoposto; il timor di Dio per fare la visita in tutta umiltà, e infinel’umiltà di riconoscere che siamo Figli imperfetti che implorano laProvvidenza per i loro fratelli; loro, come noi, Figli di Dio eTempli dello Spirito Santo, che godono della stessa dignità, indi-pendentemente dalla miseria che li circonda o che vive in noi.

1.8 Deferenza e stima verso i poveri

I Vincenziani si mettono con gioia al servizio deipoveri, prestando loro un orecchio attento, rispettandoi loro desideri, aiutandoli a prendere coscienza della

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loro dignità e a ricuperarla, poiché siamo tutti creati aimmagine di Dio. I Vincenziani visitano Cristo che sof-fre, nella persona del povero.

Quando i Vincenziani forniscono un appoggio o unaiuto materiale, essi si impegnano a rispettare sempre lariservatezza.

COMMENTO – La gioia è la caratteristica dello spirito cri-stiano e ogni Vincenziano agisce in tale spirito. Il dolore causatodalla sofferenza di un amico in difficoltà non deve impedirci dilavorare con serenità. Come già detto, i Vincenziani sono rispet-tosi delle idee e dei desideri delle persone che soccorrono. A voltequeste persone non hanno gli stessi valori, gli stessi principi o lestesse abitudini che abbiamo noi, ed è soltanto con la dolcezza econ l’esempio che riusciremo a farli cambiare, mai imponendoci inmodo autoritario. “Un altro punto, non meno degno di attirarela nostra attenzione, è la discrezione che deve accompagnare lozelo del Vincenziano. Troppo ardore non è santo, e nemmenoispirato da Dio. Non tutti i momenti sono adatti a far penetra-re nei cuori insegnamenti nuovi e cristiani; bisogna attendere ilmomento di Dio, saper essere pazienti come Lui”. (Regolamentodel 1835).

1.9 Confidenza e amicizia

I Vincenziani si impegnano a stabilire rapporti di con-fidenza e di amicizia. Ben conoscendo la propria debo-lezza e fragilità, il loro cuore può battere all’unisono conquello dell’altro. Essi non giudicano quelli che servono.Anzi, cercano di comprenderli, come si comprende unfratello.

COMMENTO – L’amicizia è indispensabile per una veracondivisione. L’edificazione del regno di Dio è impossibile senzache prendiamo coscienza della nostra fragilità. Rendiamo graziea Dio per avere la fede. Rendiamo grazie per aver ascoltato la

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Sua chiamata. Rendiamo grazie per poterci accostare a Cristoservendo i poveri. Diciamo grazie per non essere portati a giudi-care. Diciamo grazie per essere sempre pronti a soddisfare i biso-gni dei poveri. “Il Vincenziano mescola le sue lacrime con quelledei poveri, e a forza di pazienza e di amore, fa nascere nel suocuore l’amicizia cristiana.” (Manuale della SSVP 1845).

1.10 La promozione dell’indipendenza della persona

I Vincenziani cercano, nella misura del possibile, di aiu-tare i poveri a essere indipendenti e a rendersi contoche possono forgiare e cambiare il loro destino, e quel-lo del loro ambiente.

COMMENTO – Le Conferenze non accettano la povertà: iVincenziani sono coinvolti nella lotta alle ingiustizie, che sono lavera causa della povertà. Essi spingono i poveri a trovare la solu-zione dei loro problemi. Il lavoro essenziale e irrinunciabile deiVincenziani è quello di fare comprendere ai poveri che il lorosforzo e la consapevolezza della loro forza interiore sono indi-spensabili per superare le loro sofferenze.

1.11 La preoccupazione per i bisogni più profondie la spiritualità

I Vincenziani hanno inoltre la preoccupazione fon-damentale per la vita interiore e per le esigenze spiritua-li di coloro che aiutano, avendo sempre il più profondorispetto per la loro coscienza e la loro fede. Essi si sfor-zano di ascoltarli e di capirli con tutto il cuore, al di làdelle parole e dell’apparenza.

I Vincenziani servono nella speranza. Essi gioiscononel vedere come uno spirito di preghiera animi anche ipoveri; infatti, nel silenzio, questi sono capaci di affer-rare i disegni che Dio riserva a ogni essere umano.

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L’accettazione dei disegni di Dio in ciascuno di loro,li conduce a far crescere il germe dell’amore, la genero-sità, la riconciliazione e la pace interiore, per loro stes-si, le loro famiglie e per tutti quelli che fanno parte delloro ambiente. I Vincenziani hanno il privilegio di inco-raggiare la scoperta dei segni della presenza di Cristorisuscitato presso i poveri ed in mezzo a loro.

COMMENTO – I Vincenziani incoraggiano le persone che aiu-tano, a fare uno sforzo per ottenere condizioni di vita migliori, siamateriali che spirituali. Nel rispetto delle loro tradizioni e dei lorovalori, i confratelli e le consorelle possono contribuire agli sforzi diqueste persone. “Rispetto profondo”: rispettare gli altri non significaessere complici o serbare il silenzio di fronte a situazioni perversedove regna il peccato. Il rispetto del Vangelo ci impone di far cono-scere la nostra visione morale del mondo, senza imposizioni nédisprezzo, anche se essa è in contraddizione con i valori del poveroche cerchiamo di aiutare. Il Vincenziano, pur rispettando la sceltafatta dal povero, non può rinunciare a proclamare la parola delVangelo. Non può rinunciare a far conoscere al prossimo quello chepossiede di più prezioso, la propria fede. “Eviteremo pure le discus-sioni. Non ci risentiremo se non seguono i nostri consigli. Non cer-cheremo di farglieli accettare autoritariamente. Ci accontenteremo diproporre loro ciò che è bene, di esortarli a fare il bene, lasciando aDio di far fruttificare le nostre parole, se questa è la Sua volontà…”(Regolamento della SSVP 1835). D’altronde non dobbiamo, népossiamo, dimenticare che la povertà esiste non per volontà di Dio,come pensiamo alle volte, ma che essa è dovuta alla mancanza dicarità e di giustizia degli uomini nella distribuzione delle ricchezzesulla terra. La povertà esiste perché non rispettiamo le parole diCristo che ci insegna ad amarci gli uni gli altri.”Segni della presen-za del Cristo Risuscitato”. Questo articolo insegna ancora a ricono-scere i segni della presenza di Cristo Risuscitato nel comportamentodel povero, soprattutto quando constatiamo cambiamenti che sonosegni evidenti della grazia, e che confermano la partecipazione deicristiani alla vita di Cristo Risuscitato. (CIC 1694).

16 Sussidio formativo

1.12 La gratitudine verso quelli che si visitano

I Vincenziani non dimenticano le molteplici grazieche ricevono da quelli che visitano. Essi riconoscono cheil frutto del loro lavoro non è dovuto solo alla loro per-sona, ma viene specialmente da Dio e dai poveri che essiservono.

COMMENTO – Il Vincenziano ringrazia Dio per la felicitàche gli procura colui al quale porta aiuto. Nella maggior partedelle Conferenze questo ringraziamento è manifestato esplicita-mente nel corso delle riunioni. Il sollievo portato dai Vincenzianinon è paragonabile alla felicità che i poveri danno loro in cambio.La preghiera individuale e collettiva, di richiesta dell’aiuto divi-no nella nostra azione caritativa, è il mezzo essenziale per pre-stare aiuto al povero. “Molto spesso il confratello si arricchisce dipiù da ciò che ascolta, di quanto arricchisca l’altro per ciò chedice”. (Lallier, circolare alle Conferenze - 1837).

2. La spiritualità vincenziana, la vocazione

La fede in Cristo e la vita di grazia

“Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio permezzo del Signore nostro Gesù Cristo; per mezzo Suo abbiamoanche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nellaquale ci troviamo e ci vantiamo, nella speranza della gloria diDio.” (Romani, 5, 1-2).

2.1 L’amore in unione con Cristo

I Vincenziani, convinti della verità di ciò che èstato annunciato dall’Apostolo Paolo, vogliono imita-re Cristo. Essi sperano che un giorno non saranno piùloro ad amare, ma Cristo che ama per mezzo loro (“Iovivo, ma non sono più io che vivo, ma Cristo chevive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella

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fede del Figlio di Dio” – Gal. 2,20) e che fin d’ora,nell’attenzione che essi portano ai poveri, questi pos-sano intravedere una pallida luce dell’amore infinitoche Dio ha per gli uomini.

COMMENTO – La fede del Vincenziano nasce dall’Amoreinfinito di Dio per gli uomini, che si è spinto fino al sacrifico delFiglio Suo per la nostra salvezza. Che cosa possiamo fare per segui-re un tale esempio d’amore, ben sapendo che siamo imperfetti?Cercare di essere un pallido riflesso del Suo amore. Cercare di cre-scere, giorno dopo giorno, in questo amore per gli uomini come Luici ha insegnato, sapendo che ci riusciremo solamente se ognuno dinoi, giorno dopo giorno, in ogni momento e in ogni nostra azione,si domanda: “Che cosa avrebbe fatto il Signore nelle situazioni incui ci troviamo tutti i giorni?” I Vincenziani troveranno la rispo-sta nella preghiera e nella lettura del Vangelo. “…lo Spirito Santoche il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà tutto e vi faràricordare tutto ciò che vi ho detto.” (Gv. 14-26).

2.2 Camminiamo insieme verso la santificazione

I Vincenziani sono chiamati a camminare insiemeverso la santità, perché la vera santità è l’aspirazioneall’unione nell’amore con Cristo, ciò che rappresental’essenza della loro vocazione e la sorgente della loroispirazione. Essi aspirano a bruciare nell’amore di Dio,come insegnò Gesù Cristo, e ad approfondire la lorofede e la loro fedeltà. I Vincenziani sono coscienti delleloro debolezze e della loro vulnerabilità, come dellanecessità della Grazia di Dio. Essi ricercano la Sua glo-ria e non la loro. Il loro ideale è di aiutare a sollevare lasofferenza solamente per amore, senza pensare ad alcu-na ricompensa né ad alcun vantaggio per se stessi. Essisi avvicinano a Dio, servendolo attraverso il povero eper mezzo di se stessi. Essi crescono avvicinandosisempre di più alla perfezione nell’amore, esprimendo

amore compassionevole e tenero verso i poveri, e gliuni verso gli altri.

Ecco perché il cammino verso la santità si compieprincipalmente:– Visitando e dedicandosi personalmente ai poveri, la

cui fede e coraggio insegna ai Vincenziani comevivere. I Vincenziani fanno propri i bisogni deipoveri.

– Partecipando alle riunioni delle Conferenze o deiConsigli, dove la spiritualità condivisa e fraterna deveessere sorgente d’ispirazione.

– Incoraggiando la vita di preghiera e di riflessione,individuale e comunitaria, che essi condividono coiloro Confratelli. La riflessione sulle loro esperienzevincenziane, vissute a contatto con quelli che soffro-no, reca loro arricchimento spirituale, migliore cono-scenza di se stessi e degli altri, mettendo in risaltol’idea della bontà di Dio.

– Trasformando la loro preoccupazione in azione, e laloro compassione in amore pratico ed effettivo.Il cammino che percorrono assieme verso la santità

porterà maggiori frutti quanto più la vita intima deimembri sarà vissuta nella preghiera, nella meditazionedelle Sacre Scritture e di altri testi edificanti, nella prati-ca dell’Eucaristia, nella devozione alla Vergine Mariasotto la cui protezione i Vincenziani si sono posti findalle loro origini, e nella conoscenza e nel rispetto del-l’insegnamento della Chiesa.

COMMENTO – Questo è uno degli articoli fondamentali delRegolamento. Merita una lettura attenta con tutto il nostro impe-gno, fatta in compagnia dei nostri confratelli e consorelle. Non cam-miniamo da soli. Non siamo chiamati a salvarci da soli. La stra-da verso la santità va percorsa comunitariamente, e ognuno deveessere responsabile delle proprie azioni, dell’esempio e dell’aiuto chedà ai confratelli.

Regola per la vita dei vincenziani e delle Conferenze 19

Non possiamo consacrarci ai poveri, se all’interno delle nostreConferenze non soddisfiamo i doveri verso noi stessi e se nonregna l’amore tra di noi. L’amore tra i Vincenziani è l’impulsonecessario per dedicarci ai più poveri. Non si può dare ciò che nonsi ha. “La vera santità è l’unione perfetta con Cristo, e la perfe-zione dell’amore”. Questa definizione della santità proviene dalConcilio Vaticano II. “Potremo raggiungere l’unione perfetta conCristo, ossia la santità” (LG, 50) e questa è manifestata dacoloro che cercano “la perfezione della Carità” (LG, 39).L’invito di Dio a irraggiare l’Amore Perfetto, non è altro che uninvito alla santità. “Il desiderio di Dio è la santità dell’Uomo”(Tim.4,3; Ef.1,4). I Vincenziani sono chiamati ad essere santi!

2.3 La preghiera in unione con Cristo

I Vincenziani elevano la loro preghiera a Dio, intutte le Conferenze del mondo e nella loro vita perso-nale, e desiderano unirsi alla preghiera di Cristo e dellaChiesa per i loro Confratelli e per i poveri che sono “iloro padroni”, e dei quali essi desiderano condividere lasofferenza.

COMMENTO – Da soli non possiamo fare nulla. La preghie-ra individuale e collettiva dei Vincenziani ci permette di restare incomunione con Cristo e ci dà i mezzi per diffondere il Suo amore.È una preghiera in unione con la Santa Chiesa e nell’ascolto diquelli che soffrono. Noi impariamo sempre dalle persone che soffro-no, perché esse conoscono meglio di ogni altro la rinuncia e la devo-zione. San Vincenzo de Paoli era solito dire come incoraggiamen-to: “un uomo di preghiera sarà capace di fare qualunque cosa” eaggiungeva: “la preghiera è sorgente di giovinezza”.

2.4 La spiritualità del Beato Federico Ozanam

La spiritualità di uno dei fondatori della nostraSocietà, il Beato Federico Ozanam, ispira profonda-mente i Vincenziani. Il Beato Federico:

20 Sussidio formativo

– Combatté per il rinnovamento della fede universale inGesù Cristo, e operò in armonia con lo slancio civiliz-zatore che emana dagli insegnamenti della Chiesaattraverso i tempi.

– Sognò di stabilire una rete di carità e di giustiziasociale che racchiudesse il mondo intero.

– Si santificò lui stesso, come laico, vivendo piena-mente il Vangelo in tutti gli aspetti della Sua vita,specialmente nella lotta per la verità, la democraziae l’istruzione.

COMMENTO – Le Conferenze devono seguire gli insegna-menti di Federico Ozanam, che ne fu uno dei fondatori, e al qualedobbiamo l’essenza della nostra dottrina vincenziana. La ChiesaCattolica ha riconosciuto ufficialmente la santità della Sua vita.È stato un laico esemplare, un buon padre di famiglia, uno sposodevoto, un amico sincero e un eccellente professionista. LaProvvidenza ci ha dato un uomo dal grande carisma, al qualedobbiamo sempre ispirarci nella nostra vita. Le parole e l’esem-pio di Ozanam hanno incitato altri uomini a unirsi a Cristo. I Vincenziani sono chiamati a proclamare la Buona Novella conle parole e con le azioni. (V. 1.11)I Vincenziani condividono l’ideale di Ozanam di «rinchiudere ilmondo in una rete di carità» e sostengono il Consiglio Generale(CGI) nella sua missione. Il CGI è incaricato di promuovere lanascita di Conferenze e Consigli nel mondo intero, organizzandoil lavoro dei volontari, fornendo loro l’aiuto economico necessarioe accompagnandoli con la preghiera.

2.5 La spiritualità di San Vincenzo

I membri della Società, che i suoi fondatori hannoposto sotto la protezione di San Vincenzo de Paoli,seguono il Suo esempio e si ispirano alla Sua spirituali-tà, che forgia il loro pensiero, la loro linea di condotta eil loro modo di relazionarsi con gli altri.

Regola per la vita dei vincenziani e delle Conferenze 21

Per i Vincenziani gli elementi chiave della spirituali-tà di San Vincenzo sono:– Amare Dio, nostro Padre, “col sudore della fronte e con

la forza delle braccia”.– Vedere Cristo nei poveri e i poveri in Cristo.– Condividere l’amore affettivo e liberatore di Cristo,

l’Evangelizzatore ed il Servitore dei poveri.– Essere ricettivi all’ispirazione dello Spirito Santo.

COMMENTO – I nostri fondatori hanno scelto per patrono spi-rituale e come esempio di vita San Vincenzo de Paoli: è il grandeSanto della Carità. Come si potrebbe dimenticarlo? Come nonconoscere in profondità le Sue opere e come non provare a seguire iSuoi passi? La Sua santa audacia e la Sua santa creatività devo-no essere un esempio permanente per i vincenziani nel compiere laloro missione presso i poveri. Dobbiamo continuare a riflettere susoluzioni innovatrici per far fronte alla miseria e ai problemi deipiù poveri. Ricordiamoci sempre di San Vincenzo de Paoli, fonda-tore delle Figlie della Carità: le sciolse dalla Regola Conventuale ele mandò nel mondo con l’unica finalità di soccorrere i poveri neiquali avrebbero incontrato Cristo. “Essere attenti all’ispirazione dello Spirito Santo”. Il testo diquesto articolo è conforme agli articoli 1.1 - 1.7 - 3.9 - 3.11che fanno riferimento allo Spirito Santo. È un invito al racco-glimento per essere pronti a ricevere la Sua luce e la Sua ener-gia. “La vita sovrabbondante” citata nel Vangelo diGiovanni, ci ricorda che l’eredità di Cristo ci è elargita dal sof-fio dello Spirito Santo. A volte il Suo intervento non si mani-festa con grande clamore, ma per mezzo di piccoli suggerimen-ti che facilitano il nostro servizio quotidiano ai poveri.

2.5.1 Virtù essenziali

I Vincenziani cercano di imitare San Vincenzo nellecinque virtù che sono l’essenza dell’amore autentico edel rispetto verso i più poveri:

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– La semplicità: franchezza, integrità, sincerità.– L’umiltà: accettazione della verità, tanto per quello

che riguarda le loro debolezze che i loro doni, i lorotalenti e i loro carismi, sapendo che è solo Dio coluiche ha donato ai Vincenziani tutto per il beneficiodegli altri e che, senza la Sua Grazia, essi non posso-no realizzare nulla di valido e di durevole.

– La dolcezza: amabilità costante e instancabile bene-volenza, che includono parimenti la pazienza nei rap-porti con gli altri.

– Il disinteressamento: rinuncia a se stessi. Con una vitadi sacrificio, i Vincenziani offrono il loro tempo, i lorobeni, i loro doni e la loro persona in spirito di genero-sità.

– Lo zelo: passione per la completa realizzazione de-gli uomini e per il raggiungimento della loro felicitàeterna.

COMMENTO – Riflettiamo con attenzione sulle virtù prati-cate da San Vincenzo de Paoli, che sono ispirazione essenzialeper il comportamento dei vincenziani. L’amore di Dio e il desi-derio di incontrarLo ci aiuteranno a superare le difficoltà relati-ve all’esercizio delle Sue virtù. “…quelli che hanno meditatosulla Sua vita, studiato le Sue azioni più semplici e intime, e sco-perto i segreti del Suo pensiero, sanno che Egli meritò il titolo glo-rioso di Padre dei Poveri perché aveva imparato ad amarli aman-do Nostro Signore Gesù Cristo; sanno che se si prodigò per lorocon intelligenza in modo da sollevarli senza umiliarli, è perchéaveva l’abitudine di onorarli come l’immagine e come le membradel suo Divino Maestro […] è perché si considerava come lo stru-mento docile della Provvidenza, alla quale si impegnava ad obbe-dire senza mai volerla anticipare, è perché preferiva sempre vede-re il bene fatto da altri e non da Lui, e non si faceva avanti senon quando venivano meno gli altri operatori evangelici; in fine èperché dopo aver lavorato con la fatica delle braccia e il sudoredella fronte, la Sua umiltà profonda lo portava a considerare

Regola per la vita dei vincenziani e delle Conferenze 23

come un nulla tutto ciò che aveva fatto, e a ritenersi Lui stessocome un servo inutile…” (Manuale della SSVP 1845).

2.6 Una vocazione per ogni momento della nostravita

La vocazione vincenziana tocca tutti gli aspetti dellavita quotidiana dei confratelli, rendendoli più attenti epiù sensibili nel loro ambiente familiare, professionale esociale.

I Vincenziani sono disponibili per l’attività nelleConferenze, dopo aver adempito ai loro doveri profes-sionali e famigliari.

COMMENTO – I vincenziani seguono Cristo in ogni momen-to e in ogni situazione. La nostra appartenenza alle Conferenze non deve isolarci, anzi alcontrario l’esperienza acquisita nelle Conferenze, il contatto con chisoffre, la preghiera vissuta individualmente o comunitariamente,devono guidare la nostra vita. Non solo per un momento o per ungiorno, ma durante tutta la nostra vita: sia che siamo genitori, figli,sposi, professionisti, amici. Dobbiamo far sì che l’amore di Cristosia sempre presente ovunque per “render gli uomini più attenti e piùsensibili”.Il vincenziano è sempre vigile, per aiutare i genitori, i figli, gliamici, i suoi colleghi di lavoro. Deve avere un orecchio attento,essere in ascolto di tutti, per poter dare un sostegno morale: ascol-tare è un altro modo per amare.

3. Membri, Conferenze e Consigli - comunità difede e d’amore

3.1 I membri

La Società è aperta a tutti quelli che vogliono viverela loro fede attraverso l’amore per il prossimo che è nelbisogno (V. art. 6.4 di questo Regolamento).

24 Sussidio formativo

COMMENTO – Le Conferenze sono aperte a tutti, poiché laSocietà non vuole creare gruppi chiusi, isolati dal mondo. Piùsiamo numerosi, più la nostra testimonianza sarà radiosa. Lascarsità di nuovi confratelli e consorelle può essere consideratacome un segno rivelatore che qualcosa nella Conferenza non fun-ziona. Quello può essere sintomo di una mancanza di dinami-smo o di sfasamento nei confronti dell’evoluzione della Società.“…. Continuiamo a evitare questi scogli, camminiamo sempre inavanti e sviluppiamo le nostre opere modeste; che ogni nuovo annoveda schiudersi tra noi una idea nuova, un miglioramento, edifendiamoci così dall’apatia che si accontenta facilmente di quan-to essa fa…” (Manuale SSVP 1845).

3.2 Eguaglianza

La Società non fa alcuna distinzione di sesso, di be-nessere, di situazione sociale o di origine etnica all’in-terno delle sue Conferenze (principio basilare dellaSocietà di San Vincenzo De Paoli).

COMMENTO – Forse fa il Signore delle differenze? Anchenoi non dobbiamo farne. San Paolo ci ricorda che “Il Gentile èuguale all’Ebreo”. Nella nostra Conferenza non facciamo discri-minazioni tra uomini e donne, tra le diverse origini etniche, tra idiversi livelli di formazione professionale, ecc., dal momento chetutti cercano di servire Dio dedicandosi ai poveri nellaConferenza. “Per tutti coloro che cercano il bene, è sempre bello,e dona gioia, vedere uomini di tutti i ceti sociali, di tutte le età, diogni opinione, uniti dal legame del cattolicesimo, fare apprendista-to della beneficienza al di fuori di qualunque spirito di partito.”(Manuale della SSVP, 1845).

3.3 Le riunioni dei Vincenziani

I Vincenziani si riuniscono come confratelli e con-sorelle alla presenza di Cristo, all’interno delleConferenze, vere comunità di fede e d’amore, di pre-

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ghiera e d’azione. È essenziale che si tessa un legamespirituale e un’amicizia effettiva tra i membri, e chevenga definita una comune missione al servizio degliindigenti e degli emarginati. La Società si configurarealmente come una sola ed unica comunità di amiciVincenziani nel mondo.

COMMENTO – Conviene rileggere il commento all’articolo2.2. Nulla è possibile nella Conferenza senza l’amore tra con-fratelli e consorelle. Dobbiamo avere il senso di appartenenza auna grande Conferenza presente in tutto il mondo:”Il giorno dellaConferenza era giorno di festa perché ci si trovava assieme gli uniagli altri, gli amici che si erano separati per il lavoro durante lasettimana…“ (Manuale della SSVP 1845). Fedeli alle racco-mandazioni del Maestro e del suo Apostolo favorito, ci ameremovicendevolmente. Ci ameremo adesso e sempre, vicini e lontani, dauna Conferenza all’altra, da una città all’altra, da un paeseall’altro. Questa amicizia faciliterà la sopportazione dei recipro-ci difetti; con rincrescimento ci renderemo conto del male dei nostriconfratelli, e questo solo quando non potremo negare l’evidenzadei fatti. Allora per conformarci alla volontà di Colui che ha affi-dato a ciascuno la custodia del suo prossimo, “unicuique man-davit Deus de proximo suo” allora, in spirito di carità e contutta l’effusione di una sincera amicizia, avvertiremo – o faremoavvertire – il nostro confratello malfermo o caduto, lo aiuteremoa rafforzarsi nel bene o a rialzarsi dalla caduta… “(Manualedella SSVP 1845).Presenza di Cristo: Cristo è con noi ogni volta che siamo riunitiinvocando la sua presenza. La disponibilità della Conferenza aricevere il dono dello Spirito Santo e la forza dell’amore, ci fannocondividere il cuore di Cristo (Articolo 2.5).Federico Ozanam e i confratelli della prima Conferenza visseroquesta esperienza. Ci viene detto:”Dio creò le nuvole per provo-care i lampi, e le anime per far scaturire slanci d’amore”.L’intensità d’amore che si ottiene tutti assieme è molto superiorea quella che ciascun confratello separatamente potrebbe ottenere.

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3.3.1 Frequenza delle riunioni

Le Conferenze si riuniscono regolarmente, dinorma ogni settimana, ma almeno ogni quindici giorni.

COMMENTO – Gli amici si riuniscono frequentemente, e ipoveri ci aspettano con urgenza. La regola prescrive che le riu-nioni si tengano almeno ogni quindici giorni. Ma la tradizioneci dice che è meglio che la riunione della Conferenza sia settima-nale, per parlare dei nostri problemi e di quelli dei poveri, dun-que di quanto riguarda Dio. “…le virtù praticate individual-mente assomigliano a fiori coltivati isolatamente la cui fiorituraè effimera, ma quando sono praticate collettivamente esse forma-no delle corone eterne..” (Lettera di F. Ozanam da Lione aParigi, 1838).

3.4 Fraternità e semplicità

Le riunioni si svolgono in spirito di fraternità, sem-plicità e gioia cristiana.

COMMENTO – Rileggere i commenti agli articoli 2.5 e2.5.1. Tutto ci è stato dato e nulla ci appartiene. La semplicitàè doverosa: “La nostra benevolenza reciproca verrà dal fondo delcuore e non avrà limiti…” (Regolamento della SSVP 1835).E ancora: “Avere amici è come vivere due volte” (F. Lallier, cir-colare 01/03/1837).

3.5 Mantenimento dello spirito

Indipendentemente dall’età, i membri s’impegnanoa mantenere uno spirito giovane, caratterizzato dall’en-tusiasmo, dall’adattabilità e dalla fantasia creatrice. Essisono disposti a imporsi sacrifici e, ovunque si trovino,a correre rischi per il bene dei poveri: condividendonelo sconforto, le carenze, il dolore e difendendone idiritti.

Regola per la vita dei vincenziani e delle Conferenze 27

COMMENTO – C’è sempre una componente di sogno nel ser-vizio vincenziano. Generalmente il sogno è una prerogativa deigiovani, e questo ci incita a restare sempre giovani di spirito,pronti a scoprire nuove forme di attività per aiutare i poveri.Non dobbiamo mai rassegnarci ad accettare passivamente la sof-ferenza e dobbiamo combattere senza sosta per sradicarla, sia conla ragione che con la carità. (art.1.9 – 2.2 – 2.3).

3.6 I Consigli

Le Conferenze si raggruppano in diversi livelli diConsigli.

I Consigli sono creati per servire tutte le Conferenzeche coordinano. Essi aiutano le Conferenze a sviluppa-re la loro vita spirituale, ad intensificare il loro servizioe a diversificare le loro attività, perché possano esserecostantemente coscienti delle necessità di chi soffre.

I Consigli, a qualunque livello, sono chiamati partico-larmente a: creare delle nuove Conferenze, favorirel’espansione di quelle che esistono, stimolare OpereSpeciali, incoraggiare i Vincenziani a partecipare a corsi diformazione, evidenziare l’importanza della collaborazio-ne con la Famiglia Vincenziana, favorire la cooperazionecon altre organizzazioni o istituzioni, sviluppare l’amiciziatra i Vincenziani di una stessa zona, stabilire una comuni-cazione nei due sensi tra le Conferenze e i Consigli imme-diatamente superiori. In sostanza, a promuovere il sensodi appartenenza alla Società presente in tutto il mondo.

COMMENTO – I Consigli sono importantissimi per intensi-ficare e sviluppare la vita delle Conferenze. Una lettura dettaglia-ta di questo articolo mette in evidenza gli obblighi e i servizi residai Consigli. Essi devono essere esigenti nell’esercizio delle lorofunzioni e le Conferenze sono coscienti dell’importanza deiConsigli: “… si tratta di un Consiglio a servizio di tutti, perchéla maggior fiducia regna tra noi tutti e nessuno vuol dominare glialtri.”Cor unum et anima una”. (Manuale della SSVP 1835).

28 Sussidio formativo

3.7 I giovani

I giovani Vincenziani fanno si che la Società man-tenga in permanenza uno spirito giovane. Sono rivoltiall’avvenire, hanno uno sguardo nuovo sul mondo espesso vedono ben oltre le apparenze. La Società ha lapreoccupazione costante di formare Conferenze di gio-vani e di favorire la loro accoglienza in tutte leConferenze. L’esperienza di una comunità di fede e diamore, il loro confronto con il mondo della povertà,approfondiscono la spiritualità dei Giovani, li incitanoall’azione e favoriscono la loro realizzazione come per-sone. I confratelli più anziani si assumono la responsa-bilità di aiutarli sulla via della formazione rispettandosempre la loro scelta personale e la loro aspirazione alservizio vincenziano.

COMMENTO – Questo articolo richiama le consorelle e i con-fratelli più anziani ad una nobile missione: servire i più giovani!Non si tratta di dirigerli, né di comandarli. Si tratta di servirli, diessere utili per loro lungo la strada che intraprendono – quella dellaloro vita – e che devono scoprire grazie al nostro sostegno, al nostroesempio e all’umiltà dei confratelli più anziani. Come ai tempi dellafondazione della SSVP, Bailly – il primo Presidente Generale – fumolto vicino ai giovani confratelli che speravano e sognavano di crea-re le Conferenze. Egli riuscì a convincere gli studenti che si aggiun-sero alla prima Conferenza proprio grazie al suo esempio e al suosaper fare. Facciamo anche noi la stessa cosa, cerchiamo di essere adisposizione dei giovani, dando loro risposte ai loro dubbi e alle loroaspirazioni, e soprattutto lasciando che facciano il loro cammino.

3.8 Aggregazione e Istituzione delle Conferenze edei Consigli

Il legame visibile dell’unità della Società è l’Aggrega-zione delle Conferenze e l’Istituzione dei Consigli daparte del Consiglio Generale Internazionale.

Regola per la vita dei vincenziani e delle Conferenze 29

COMMENTO – Il primo articolo del Regolamento dice cheformiamo una comunità cristiana presente in tutto il mondo.L’unirsi a questa fraternità universale, che è la Società di SanVincenzo De Paoli, si chiama “Aggregazione” nel caso diConferenze e “Istituzione” se si tratta di Consigli.

3.9 Sussidiarietà e libertà d’azione

La Società assume il principio di sussidiarietà comeregola basilare per il suo funzionamento. Le decisionisono prese il più vicino possibile al punto d’intervento,in modo da assicurare il rispetto dell’ambiente locale edelle condizioni culturali, sociali e politiche.

La Società, così facendo, sviluppa iniziative localiconformi al suo spirito. Questa libertà d’azione delleConferenze e dei Consigli, che è stata rispettata fedel-mente fin dalle origini della Società, permette aiVincenziani di aiutare i poveri in modo spontaneo edefficace perché si evita una burocrazia eccessiva.

Esercitando questa libertà d’azione, per far frontealla sfida della povertà nelle loro regioni, i Vincenzianisentono la necessità della preghiera comune che li gui-derà e darà loro la forza di dar libero corso alla loroimmaginazione creativa che è uno dei doni promessidallo Spirito Santo: “I vostri vecchi avranno dei sogni, i vostrigiovani avranno delle visioni” (Gioele, 3, 1).

COMMENTO – La complessità di una Istituzione Inter-nazionale quale è la nostra, esige precise regole di funzionamen-to, ma il principio di sussidiarietà fin dalle origini è essenziale perle nostre Conferenze. Quale il luogo per una miglior conoscenzadei bisogni dei poveri? Evidentemente l’ambiente diretto, il terre-no. È per questo che ogni Conferenza possiede una notevole liber-tà d’azione nel servizio ai poveri, pur sempre nello spirito delRegolamento. Ciò non significa che Conferenze e Consigli sianototalmente autonomi. Entrambi devono rispettare gli enunciati

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del Regolamento e dello statuto societario, le linee di indirizzo deiConsigli Superiori così come le leggi del Paese. Per la buona repu-tazione e la trasparenza della Società nella gestione dei proprimezzi, i Consigli chiedono alle Conferenze rendiconti finanziariin una forma semplice ma rigorosa e soggetta a controlli. Sarebbebene disporre di una centralizzazione dei conti bancari e unbilancio consolidato per tutta la Società

3.10 Democrazia

Tutte le decisioni sono prese col consenso comunedopo la preghiera, la riflessione e le necessarie consul-tazioni. All’interno della Società, a qualsiasi livello, lospirito democratico prevale, e se c’è bisogno, si puòricorrere a votazioni.

COMMENTO – Forse uno qualunque di noi è più intelligen-te o più santo degli altri? Siamo sicuri delle nostre certezze quan-do solo Dio può esserlo, Lui che vede nel cuore degli uomini?Evidentemente no. Dunque consultiamoci, commentiamo tutti iproblemi in piena carità e chiarezza. Spesso la luce illumineràqualcuno in un modo insperato. Il Signore illuminerà Lui chivuole. Un responsabile che sia troppo autoritario scoraggerebbe lepersone, sarebbe sordo ai problemi e infine porterebbe dei pregiu-dizi alla Società.Prendiamo le decisioni dopo aver consultato tutti. Ciò implicaun’accettazione generale senza che nessuno possa continuare adiscutere dopo che la Conferenza o il Consiglio hanno preso unadecisione.

3.11 I Presidenti quali Dirigenti - Servitori

Seguendo l’esempio di Cristo, i Presidenti, a qualun-que livello nella Società, hanno il compito di essere deiDirigenti e al tempo stesso dei Servitori. Essi provve-dono a creare un ambiente incoraggiante nel quale i

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talenti, le capacità ed il carisma spirituale dei confratel-li sono identificati, utilizzati, sviluppati e messi al servi-zio dei poveri e della Società di San Vincenzo De Paoli.I Presidenti hanno una responsabilità speciale nelleConferenze e nei Consigli, quella di promuovere la spi-ritualità vincenziana.

COMMENTO – Quale la missione dei Presidenti? Servire!Tanto semplice quanto elementare. La tradizione della Societàvuole che le Conferenze e i Consigli siano l’immagine del loroPresidente. Egli deve ascoltare, incoraggiare, accompagnare i vin-cenziani spronandoli a servire i poveri, e questo prima di coman-dare, esigere ed esercitare le proprie competenze. Il Presidente haun ruolo preponderante nella Conferenza, ma la sua umiltà fa siche gli altri non se ne accorgano. “Essere al servizio degli altri edirigere le attività cristiane, richiede che il presidente abbia unaprofonda fede e che pratichi regolarmente i precetti. Deve essereispirato da uno spirito di conciliazione e di prudenza “prudensest regat nos” (E. Bailly, primo Presidente generale – circolaredel01/03/1844). È la stessa fede che deve animare tutti iPresidenti per incoraggiare confratelli e consorelle nella loro mis-sione.

3.12 Formazione dei membri

È essenziale che la Società non cessi di incoraggiarela formazione dei confratelli e dei suoi responsabili, persviluppare la conoscenza della Società e la spiritualità,per accrescere la sensibilità, la qualità e l’efficacia delloro servizio ai poveri, e per aiutare i Vincenziani aprendere coscienza dei vantaggi, delle risorse e dellepossibilità che sono offerte ai poveri. La Società offreai confratelli anche l’opportunità di approfondire laloro formazione allo scopo di meglio aiutarli a svilup-pare il livello culturale e sociale di coloro cui essi sidedicano e che sollecitano tale aiuto.

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COMMENTO – La formazione permanente è un esigenza perle nostre Conferenze. I continui cambiamenti sociali, le nuoveleggi, i nuovi mezzi messi a disposizione, richiedono a ogni vin-cenziano uno sforzo per mantenersi aggiornato e ricevere in con-tinuazione una nuova formazione. Non si può fare a meno diquesto aggiornamento quasi quotidiano che ci permetterà di ser-vire meglio coloro che soffrono. “Occorre studiare senza tregua sesi vogliono avere dei risultati nel lavoro” (Manuale della SSVP1845).Questo obbligo essenziale deve riflettersi in un impegno fermo di ogniConsiglio Superiore che deve sviluppare un programma di formazio-ne sia coi propri mezzi, sia con l’aiuto del resto della Società nelmondo.

3.13 Spirito di povertà e di incoraggiamento

I membri della Società sono uniti dallo stesso spiri-to di povertà e di condivisione. Essi si incoraggianoreciprocamente ad approfondire incessantemente laloro spiritualità e la loro vita di preghiera. A questoscopo, il ruolo del Consigliere Spirituale è importantis-simo.

COMMENTO – Là dove possibile, ogni Conferenza devebeneficiare della presenza di un sacerdote che porti i confratelli aduna vita più spirituale e più responsabile, nella loro dedizione aipoveri. Ma per contro ogni Conferenza non deve dimenticare inultima istanza la responsabilità dei laici nella spiritualità dellaConferenza. Non si tratta di sminuire il contributo del sacerdo-te, al quale esprimiamo la nostra considerazione e il nostro pro-fondo rispetto, ma la sua presenza non deve essere una scusa perdiminuire la nostra vigilanza o per affidare a lui i problemi diogni giorno o quelli più importanti. La responsabilità acquisitacol nostro Battesimo, ci obbliga ad una dedizione personale neiproblemi dei più poveri dei quali ci occupiamo.

Regola per la vita dei vincenziani e delle Conferenze 33

3.14 Uso del denaro e dei beni per i poveri

I Vincenziani non devono mai dimenticare chedonare il proprio amore, le proprie capacità e il propriotempo, è più importante del dono del denaro. Ciònonostante la Società destina mezzi finanziari e mate-riali per alleviare le difficoltà di coloro che sono nelbisogno. Nella gestione dei fondi della Società sononecessarie una grande cura, la più estrema prudenza,così come la generosità. La tesaurizzazione è contrariaalla tradizione vincenziana. Le decisioni in meritoall’uso dei fondi e dei beni sono prese sempre collegial-mente, dopo matura riflessione, alla luce del Vangelo edei principi vincenziani. Si tiene la contabilità di tutte lesomme ricevute e versate. La Società non deve destina-re fondi ad altre associazioni, salvo occasionalmente adaltri rami della Famiglia Vincenziana, o in casi moltoeccezionali.

COMMENTO – Un anziano confratello diceva dei soldi che,sebbene siano necessari per la nostra missione, essi sono pur sem-pre “l’escremento del diavolo”. I vincenziani devono usarli corret-tamente senza tesaurizzarli. Dobbiamo essere convinti che Dioprovvede alle nostre necessità quando è il caso. Le Conferenze chebeneficiano di maggior disponibilità finanziaria devono sostenerele Conferenze più modeste, limitate nelle loro attività verso i pove-ri dalla esiguità di fondi. A volte i vincenziani si trovano di fron-te a ingiustizie flagranti nella ridistribuzione di mezzi tra leConferenze. Tale aspetto merita una riflessione profonda.

3.15 La comunicazione

La vitalità della rete di carità della Società dipendedallo scambio regolare e rapido di informazioni. Laqualità delle comunicazioni apre l’orizzonte e aumenta

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l’interesse dei Vincenziani alle esperienze vissute e allesfide accettate da confratelli e consorelle di tutto ilmondo. La risposta vincenziana a questa esigenza dicomunicazione è l’essere pronti a tenersi informati ed aessere sempre desiderosi di aiutare il prossimo.

COMMENTO – Molto semplicemente, se non ci fosse la comu-nicazione, cesseremo di esistere. È un peccato di omissione quellosegnalato spesso dalle Conferenze: perché non comunicare ad altreConferenze quello che facciamo per rendere più facile il servizioverso povertà specifiche? Perché non siamo attenti a quanto altreConferenze hanno scoperto? Come potremmo servire efficacemen-te i poveri senza scambiarci le nostre esperienze? Senza informa-re su quello che facciamo? È possibile migliorare le nostre risorseper aiutare i poveri? Non deve esistere nessun Paese o Consiglioche non invii la propria pubblicazione sulla Società ad altri Paesivincenziani o al Consiglio Generale per contribuire a questo sfor-zo per una miglior comunicazione.

Regola per la vita dei vincenziani e delle Conferenze 35

II Parte

LA SOCIETÀ E LE SUE RELAZIONICON LA CHIESA E LA SOCIETÀ CIVILE

4. Rapporti all’interno della rete di carità vincen-ziana e cattolica

4.1 Gemellaggi

Le Conferenze e i Consigli si aiutano reciprocamen-te sia all’interno del proprio Paese, che con gli altriPaesi del mondo, e questa attività è una delle più carealla Società ed ai Vincenziani. La presa di coscienzadelle povertà estreme in un gran numero di Paesi e lascelta preferenziale della Società per i poveri, incitano leConferenze e i Consigli ad aiutarne altri che hannomeno risorse o che si trovano in situazioni più gravi.

Il legame diretto tra due Conferenze o Consigli, checonsiste nel condividere la preghiera, una profondaamicizia e risorse materiali, è chiamato “gemellaggio”.Questa attività contribuisce alla pace nel mondo eall’intesa e allo scambio culturale tra i popoli.COMMENTO – Può un cristiano rimanere insensibile di frontealla indigenza totale di un altro membro della sua comunità? Lafede nel Nostro Signore Gesù Cristo ci spinge a dire di no e ci obbli-ga a essere vigilanti per far avere l’aiuto necessario alle Conferenzeche ne hanno bisogno. Le Conferenze in grado di aiutare le loro con-sorelle meno favorite, fanno ogni anno quanto necessario nella misu-ra delle loro disponibilità. È nostra vocazione principale quella dialleviare la povertà, e oggi ci troviamo di fronte ad un problema didimensioni mondiali. Per noi vincenziani è doveroso pensare allasofferenza dei Paesi più poveri e di spingerci oltre ai nostri doveri divicinanza. Per questo le Conferenze che sentono realmente la veranatura della loro missione, sono sempre disponibili ad inviare gliaiuti necessari perché altre Conferenze del mondo, che hanno mezzieconomici più precari, possano ugualmente aiutare i poveri di cui sioccupano a uscire dalla miseria.

36 Sussidio formativo

4.1.1 La preghiera, base della fraternità

Il gemellaggio rafforza dunque la spiritualità, l’ami-cizia profonda, la solidarietà e la reciproca assistenza.Fondi e altre risorse materiali possono essere forniti aduna Conferenza o ad un Consiglio per permettere lorodi aiutare delle famiglie del luogo. Assistenza finanzia-ria, tecnica, educativa e sanitaria possono essere dateper progetti che sono suggeriti dalla Società locale eche incoraggiano la loro iniziativa. Il sollievo recatodalla preghiera è ancor più importante, così come lo èlo scambio d’informazioni sulle realizzazioni fatte daiVincenziani in qualunque parte del mondo, senzaomettere di dare notizie dei confratelli e delle loro fa-miglie.

COMMENTO – Anche se l’aiuto economico è necessario, lo èaltrettanto quello spirituale per mezzo della preghiera. Non c’ènessuno così povero da non poter aiutare un confratello che nonconosce personalmente ma col quale si sente solidale nella missio-ne di far condividere l’Amore di Dio con tutti gli uomini, in unmodo o nell’altro, principalmente per mezzo della preghiera,offrendo piccoli sacrifici personali adatti a lui.

4.1.2 Impegno personale dei Vincenziani

La Società invita i Vincenziani a considerare seria-mente l’eventuale impegno personale per un periododeterminato, e la loro disponibilità a lavorare con deiVincenziani di altri Paesi e a svilupparne delleConferenze.

COMMENTO – Quei vincenziani che ne hanno la possibilità edispongono di tempo, si propongono per portare la loro esperienzae le loro conoscenze in altre parti del mondo. Si chiamano“Vincenziani per la Pace”. Queste squadre di vincenziani di ognietà si impegnano per un periodo determinato, sia per aiutare a svi-

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luppare Conferenze, sia per lavorare a progetti concreti che giove-ranno ad altri Paesi. È una forma di gemellaggio che porta a con-dividere la propria esperienza, la dedizione personale e la propriagenerosità.

4.2 Assistenza d’urgenza

In caso di catastrofi naturali, di guerre e di incidentidi grandi dimensioni, la Società lancia iniziative d’ur-genza e fornisce fondi per aiutare le vittime, general-mente per mezzo della Società locale.

COMMENTO – Il Consiglio Generale gestisce permanente-mente conti chiamati “Fondi d’aiuto” per far fronte a situazio-ni di emergenza. I Consigli e le Conferenze di tutto il mondosono coscienti della necessità di reperire fondi per far fronte aquesti conti. Il CGI da parte della Società, fa pervenire l’aiutovincenziano alle Conferenze ed ai Consigli dei Paesi disastratiper assistere le vittime di catastrofi naturali, guerre, epidemie,ecc. Le Conferenze danno la priorità ai più poveri nei luoghi ovele grandi organizzazioni umanitarie non arrivano ad alleviarela sofferenza delle persone isolate.

4.3 La Famiglia Vincenziana

I Vincenziani del mondo intero formano, con altrecomunità tutte unite dalla spiritualità di San Vincenzode Paoli, e con quelli che essi desiderano aiutare, unagrande famiglia, la Famiglia Vincenziana. La Societàinstaura e sviluppa rapporti stretti con gli altri ramidella Famiglia Vincenziana, ricordandosi con gratitudi-ne del sostegno e dell’ispirazione che la primaConferenza ha ricevuto dalla Beata Suor Rosalie Rendu.La Società, pur mantenendo la sua identità, collaboracon queste Organizzazioni partecipando allo sviluppospirituale nel quadro di progetti comuni, seguendo lapastorale della carità della Chiesa. Lo stesso avviene

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anche con altre Organizzazioni ancora, ovunque ciòcomporti un arricchimento reciproco e un’occasione diessere utili a chi soffre.

COMMENTO – Le Conferenze hanno sempre in mente ilpatronato e l’ispirazione di San Vincenzo de Paoli, auspicatodai nostri fondatori (V. articoli 2.5 e 2.5.1) Siamo chiamati acondividere gli sforzi e ad affrontare le sfide con le altre istitu-zioni ecclesiali ugualmente ispirate al pensiero vincenziano.Lavoriamo in stretta collaborazione con le Figlie della Carità,i Padri della Missione (Lazzaristi) i Religiosi di SanVincenzo de Paoli, l’Associazione Internazionale della Carità(in Italia chiamata Gruppi di Volontariato Vincenziano), laGioventù Mariana Vincenziana, i Missionari SecolariVincenziani, l’Associazione della Medaglia Miracolosa e altreancora. È un bell’esempio di collaborazione tra persone di vitaconsacrata e laici, indispensabile nell’attività caritativa dellaChiesa cattolica.Le Conferenze ricordano sempre Suor Rosalie Rendu, primaConsigliera spirituale dei fondatori della nostra Società. Ellaprodigò loro i suoi consigli illuminati. La sua vita esemplare alservizio dei poveri, fu sorgente permanente di ispirazioni perquei giovani laici impegnati nell’azione sociale. Suor Rosalie sirese sempre disponibile per i primi vincenziani come una madrepronta a incoraggiare la vocazione responsabile dei suoi figli.

5. Rapporti con la gerarchia della Chiesa

5.1 Una relazione stretta

La Società, ed ogni Vincenziano, fedeli alla chiaraintenzione del Beato Federico Ozanam e dei suoi com-pagni, mantengono stretti legami con la gerarchia dellaChiesa cattolica.

Questo libero rispetto per la gerarchia dà luogo aduna cooperazione fluida, reciproca e armoniosa.

Regola per la vita dei vincenziani e delle Conferenze 39

COMMENTO – Basandosi su una responsabilità ecclesial-mente consapevole, le Conferenze mantengono rapporti impronta-ti all’amore e al rispetto con la gerarchia della Chiesa cattolica atutti i livelli: parrocchia, diocesi, Santa Sede. La Società in gene-rale, e le Conferenze in particolare, rispettano scrupolosamente lavoce della gerarchia. Il rispetto è reciproco e noi, in quanto laici,abbiamo il diritto, e alle volte il dovere, di manifestare le nostreopinioni su alcuni argomenti che ci riguardano. I laici, e i vincen-ziani in particolare, apportano le loro conoscenze, le loro compe-tenze, le loro relazioni per rendere un servizio alla Chiesa, tra-smettendo al Pastore il loro punto di vista sulle questioni cheriguardano i beni della Chiesa.

5.2 La sua autonomia

La Società è giuridicamente autonoma per quantoconcerne la sua esistenza, la sua costituzione, la suaorganizzazione, i suoi regolamenti, le sue attività e lasua gestione interna.

I Vincenziani scelgono liberamente i loro responsa-bili e la Società gestisce il suo patrimonio in modo auto-nomo, in conformità con il suo Statuto e la legislazionedi ogni Paese.

COMMENTO – La Società, nella maggior parte dei Paesi incui lavora, è riconosciuta dalle autorità civili come personalitàmorale indipendente. È libera nelle sue attività, non avendo biso-gno del riconoscimento di nessun altra entità. La Santa Sede hariconosciuto ufficialmente, in diverse occasioni, l’autonomia dellaSocietà, specialmente con la dichiarazione del 13 novembre 1920.

5.3 Riconoscimento morale

La società riconosce il diritto e il dovere del vesco-vo cattolico, all’interno della sua diocesi, di confer-

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mare che nelle attività della Società nulla è contrarioalla fede e alla morale. La Società, informerà annual-mente i vescovi diocesani, ogni volta che sarà possi-bile, sulle sue attività a testimonianza della comunio-ne ecclesiale.

Commento – La Società di San Vincenzo De Paoli – leConferenze – composta nel suo insieme da persone che si ritengo-no figli fedeli della Santa Chiesa, riconosce ch’essa deve operarecon l’Ordinario di ogni diocesi con la quale essa per sua scelta col-labora per la Pastorale diocesana, sviluppando così il contattopersonale con il povero. In particolare la Società riconosce la com-petenza dell’Ordinario per certificare che le sue attività nella dio-cesi sono conformi alla fede e alla morale cattolica. “… SanVincenzo de Paoli voleva che i suoi discepoli non intraprendesse-ro alcuna attività senza essersi assicurati il consenso, e aver rice-vuto la benedizione, del Pastore locale. Anche noi non faremoniente di nuovo e di importante, in una giurisdizione ecclesiasti-ca, senza chiedere il parere di colui che ne è incaricato: non fare-mo nulla di contrario all’autorità spirituale, giudicando un malequello che proveremmo a fare contrariamente al suo pensiero…”.(Regolamento della SSVP 1835).

6. Altri rapporti - Relazioni ecumeniche con altrereligioni

6.1 Spetta a ogni confratello promuovere l’ecume-nismo

Ogni Vincenziano si impegna a rinforzare il proprioimpegno per l’ecumenismo e per la cooperazione, equesto si inserisce nel quadro delle opere di carità e digiustizia, strumento della restaurazione della unità ple-naria della Chiesa; per questa unità Cristo ha pregato:“Perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e ioin te, siano anch’essi in noi una cosa sola perché il mondo credache tu mi hai mandato”. (Gv. 17, 21).

Regola per la vita dei vincenziani e delle Conferenze 41

COMMENTO – La Società, ogni Conferenza, ogni vincenzia-no che ne fa parte, non deve dimenticare gli obblighi dell’ecumeni-smo, come ci invita la Santa Chiesa. Non dobbiamo agire soloper costrizione ma cambiando i nostri cuori.Questo perché la preoccupazione per l’unità che crescerà verso lamaturità, nasce da un cambiamento di attitudini (Ef.4,23), daun distacco da sé e da un amore senza limiti. Chiediamo alloranella nostra preghiera l’intervento dello Spirito Santo perché fac-cia evolvere i cuori. (C.Vat.II – Ec.7 e C.I.C.1108/1109).“Perché il mondo creda che Tu mi hai mandato”.Le divisioni vanno contro la volontà di Cristo, mettono barrierenel mondo, provocano danni a una delle cause più sante che è laproclamazione della Buona Novella a tutti gli esseri umani.(C.Vat.II - Ec1a).“In questo movimento ecumenico partecipano tutti coloro checredono in un solo Dio in tre Persone che formano la Trinità,tutti coloro che credono in Gesù Cristo Signore e Salvatore,professano la loro fede, riuniti in Assemblea e non individual-mente..”. (C.Vat.II - Ec.1).

6.2 La Società è impegnata nella cooperazioneecumenica e interconfessionale

La Società di San Vincenzo De Paoli riconosce,accetta ed incoraggia l’appello per una cooperazioneecumenica e per un dialogo tra le diverse religioni, nelquadro delle sue attività caritative e seguendo il magi-stero della Chiesa cattolica, Essa prende parte alle ini-ziative della Chiesa nel campo dell’ecumenismo e dellacollaborazione con le altre fedi di ogni Paese, semprerestando in armonia con il vescovo di ogni diocesi.

COMMENTO – La Società in tutto il mondo, cosciente di que-sto obbligo ecclesiale, è sottomessa agli orientamenti di ogni diocesi.Ogni Conferenza ammette che la risposta cattolica, affermata inogni luogo, deve essere guidata dall’ armonia, e dunque, prima di

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agire in terreni delicati, essa agisce e ascolta d’accordo con l’Ordi-nario del luogo.Il dialogo con altre chiese cristiane si traduce in una testimonian-za esplicita della fede cristiana in una società moderna ove gliagnostici e i non credenti sono molto numerosi.Dobbiamo dimostrare apertamente amicizia fraterna, amore cri-stiano, fiducia serena e ferma nei nostri valori.

6.3 Iniziative pratiche

Le Conferenze ed i Consigli instaurano un dialogocoi rappresentanti delle altre chiese, o delle comunitàecclesiali cristiane ed anche di altre religioni, in vista diuna cooperazione nel quadro di iniziative caritative,ogni volta che ciò è ritenuto possibile.

COMMENTO – Le Conferenze lavorano nelle più diverse cir-costanze e nei posti più diversi del mondo intero. Il principio disussidiarietà citato all’articolo 3.9 assume tutto il suo significato.Permette alle Conferenze di identificare i criteri per trovare i col-laboratori necessari e compiere la missione verso i poveri, nel pienorispetto dello spirito della Società (Articolo 6.7 del Regolamento).La prudenza raccomanda di raccogliere opinioni in merito primadi avviare ogni collaborazione.

6.4 Associazione ecumenica e tra le diverse reli-gioni

In certi Paesi le circostanze possono rendere au-spicabile l’accoglienza di membri, siano essi cristianidi altre confessioni o fedeli con credenze che rispet-tano l’identità della Società e accettano con sincerità isuoi principi, nella misura in cui le differenze di fedelo permettono. La Conferenza Episcopale dovràessere consultata in merito.

Regola per la vita dei vincenziani e delle Conferenze 43

COMMENTO – Il mondo è vasto e molte sono le persone chevogliono aiutare i poveri. Le Conferenze devono essere aperte allecollaborazioni. Detto questo, esse non devono dimenticare che, aparte il fatto di aiutare chi è nel bisogno e quelli che soffrono, ogniConferenza forma una comunità cattolica estesa nel mondo inte-ro. I confratelli che sentono il bisogno di ammettere persone didiverse credenze religiose, devono sapere fino a che punto ciò haun impatto sulla comunità della Conferenza e sulle pratiche dipietà tipiche del mondo cattolico. Per evitare questo pericolo reale,il Regolamento raccomanda di consultare la ConferenzaEpiscopale di ogni luogo. Accettiamo volentieri i suoi consigli sullequestioni che riguardano la nostra pace interiore.

6.5 Salvaguardare la fede e la filosofia cattolica

Il carattere e la filosofia cattolica della Società di SanVincenzo De Paoli devono essere preservate. IlPresidente, il Vicepresidente e il Consigliere Spiritualedevono per questo essere cattolici. Essi possono, in certesituazioni che dipendono da particolari circostanzenazionali e dopo consultazione col vescovo diocesanodel luogo, essere membri di Chiese e di comunità eccle-siali che accettano la fede cattolica, specialmente perquanto riguarda la presenza reale di Cristo nell’Eucari-stia, i sette sacramenti e la devozione mariana.

COMMENTO – I Presidenti delle Conferenze e i loroConsiglieri Spirituali hanno il dovere di promuovere la spiritua-lità vincenziana e l’etica cattolica (Articolo 3.11).I vicepresidenti faranno la stessa cosa in assenza dei Presidenti.L’Assemblea Generale della Società del 1999 voleva cheOrtodossi e Anglicani potessero accedere a tali responsabilità. Lagerarchia della Chiesa cattolica indicherà per ogni Paese se altreChiese o comunità ecclesiali rispondono ai criteri della spirituali-tà vincenziana. Per le funzioni per le quali la responsabilità intale campo non è richiesta (Segretario, tesoriere, ecc) tutti confra-telli e consorelle sono abilitati a gestirle.

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6.6 I Gruppi Affiliati possono lavorare in strettacollaborazione con la Società

La Società accetta il principio dei “Gruppi Affi-liati”. Questi sono composti principalmente da perso-ne, appartenenti ad altre Chiese e comunità ecclesialicristiane, che sono attirate dalle realizzazioni dellaSocietà e dalla sua spiritualità. Queste persone sonoben accette nella partecipazione alle opere caritativedella Società, alle discussioni dei Consigli corrispon-denti e alla vita fraterna della Società, ma non sonoeleggibili per nessuna funzione in seno alla Società.Gruppi di persone di religioni non cristiane possonoessere ugualmente affiliati allo stesso modo.

COMMENTO – In certi luoghi, l’ammissione di gruppi affi-liati di altre confessioni o credenze, può essere desiderabile neilimiti descritti in questo articolo. La Società può ammetterli alsuo interno, ma per la preoccupazione di mantenere il nostrocarattere cattolico, essi non potranno accedere a posti di responsa-bilità.

6.7 Rapporti con gli organi dello Stato e le altreassociazioni di beneficenza

Quando i problemi incontrati dai Vincenziani vannooltre la loro competenza o le loro capacità, e se ciògiova alla Società nel suo impegno a combattere l’ingiu-stizia, i Vincenziani hanno interesse a stabilire una col-laborazione con i relativi organi dello Stato, o con altreorganizzazioni private che agiscono in campi simili, sedisposte a collaborare con la Società, nel pieno rispettodel suo spirito.

COMMENTO – Nel mondo attuale globalizzato e complesso,le Conferenze tramite i loro Consigli, possono essere portate a col-laborare con altre Istituzioni che possono facilitare la loro attivi-

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tà per i poveri. È indispensabile usare prudenza per evitare loscandalo di lavorare con gruppi, o persone, che propugnino tesicontrarie alla dottrina della Santa Chiesa. “… bisogna d’altron-de evitare anche solamente l’apparenza del male, e tutto quelloche potrebbe scandalizzare i deboli..” (Regolamento della SSVP1835).

7. Relazioni con la società civile/Opere per lagiustizia

7.1 La Società dà aiuti immediati ma cerca solu-zioni a medio e lungo termine

La Società non cerca soltanto di alleviare la miseria,ma anche di identificare le strutture ingiuste che nesono la causa. I Vincenziani si impegnano a ricercare lecause della povertà e a contribuire alla loro eliminazio-ne. In tutte le attività caritative, deve esserci la ricercadella giustizia. Nella lotta per la giustizia i Vincenzianidevono tenere conto delle esigenze della carità.

COMMENTO – Per mezzo di ogni Conferenza, la Società diSan Vincenzo De Paoli cerca di inserire le persone che essa aiuta,nel tessuto sociale e nel mondo del lavoro. La Società vuole impedi-re la radicalizzazione della povertà nelle sue varie forme., e operaper lo sradicamento della sofferenza. La Società utilizza tutti imezzi a disposizione per ristabilire la giustizia, sempre praticandola carità verso il prossimo. “…la pace sboccia come frutto dell’amo-re; è capace di dare di più, ben oltre i limiti posti dalla giustizia”.(C. Vat.II –IM78).

7.2 La visione della civiltà dell’amore

Affermando il valore della dignità e del valore del-l’Uomo, immagine di Dio, e identificando il volto diCristo con quello degli esclusi, i Vincenziani sognano

un mondo più giusto nel quale siano meglio riconosciu-ti i diritti, le responsabilità e lo sviluppo di tutti e di cia-scuno.

I Vincenziani, cittadini del medesimo mondo, atten-ti alla voce della Chiesa, sono chiamati a partecipare allacreazione di un ordine sociale più giusto, più equo, checonduca ad una “cultura della vita” e ad una “civiltà del-l’amore”. Così la Società è associata alla missione evan-gelizzatrice della Chiesa, per la sua testimonianza che simanifesta con le attività e con le parole.

COMMENTO – I Vincenziani non possono accontentarsisemplicemente di constatare gli effetti della miseria sulle persone.Dobbiamo cercarne le cause nella misura delle nostre modeste pos-sibilità. La missione ineluttabile di ogni Conferenza e di ogniconfratello è quella di evangelizzare diffondendo la BuonaNovella, cosa che altro non è che rispondere all’emergenza dellaciviltà dell’amore. È impossibile predicare l’amore di Dio per gliuomini, secondo i precetti evangelici, senza una ferma volontà dicambiare le strutture dell’ingiustizia e senza operare per rifonder-le nell’amore.

7.3 La visione del futuro

La Società si sente implicata ben oltre un futuroimmediato, nello sviluppo duraturo e nella protezionedell’ambiente per il benessere delle generazioni che ver-ranno.

COMMENTO – La Società, con ogni sua Conferenza, vuolecontribuire alla felicità delle generazioni future, e poiché crediamoche il Signore ha creato tutto quaggiù, riteniamo fondamentale ilrispetto per l’ambiente. Dio creò il mondo a servizio dell’uomo, eanche se noi desideriamo ardentemente raggiungere il Regno diDio, dobbiamo passare tutta la vita su questa terra per miglio-rare l’eredità ricevuta in tutti i settori. Se ognuno s’impegna a

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essere migliore, il mondo sarà migliore e così pure l’Umanità.Il rispetto dell’ambiente è un problema trans-nazionale e inter-generazionale che riguarda tutta l’umanità.

7.4 Il metodo vincenziano per affrontare la giusti-zia sociale in modo pratico

L’approccio particolare dei Vincenziani alle questio-ni della giustizia, consiste nel trattarle e discuterne met-tendosi al posto di quelli che essi visitano e che sononell’indigenza.

COMMENTO – L’oggetto dell’interesse dei Vincenziani sonoi poveri, gli oppressi, i perseguitati, gli affamati, gli sfruttati, edessi si sentono impegnati nelle loro cause. Altri avranno altre pre-occupazioni. La nostra è per i poveri.

7.5 La voce dei senza voce

La Società aiuta i poveri e gli indigenti ad esprimer-si da se stessi, e se è necessario, essa deve farsi voce dichi non ha voce.

COMMENTO – I Vincenziani incoraggiano i poveri a mani-festare le loro sofferenze, le loro angosce,le loro inquietudini, li spin-gono a sentirsi responsabili dei loro problemi e a cercare di trovaresoluzioni da se stessi. Nei casi estremi i Vincenziani si faranno ecodi quelli che non hanno nemmeno il diritto di parlare.

7.6 Di fronte alle strutture che possono portare al peccato

Quando l’ingiustizia, l’ineguaglianza, la povertà ol’esclusione derivano da strutture sociali, economiche opolitiche ingiuste, da una legislazione insufficiente o malcongegnata, la Società da parte sua, deve sempre espri-

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mersi in modo caritatevole chiaramente e francamente suquesto stato di cose per sollecitare e apportare dei miglio-ramenti.

COMMENTO – La Società deve prendere posizione con chiarez-za e carità. Non possiamo agire come se i fattori che inducono al pec-cato non esistessero, esistono e come. Dobbiamo segnalarli con tuttala modestia dei nostri mezzi ma con tutta la forza che ci viene dallanostra solidarietà con i poveri. La carità deve guidare la nostra presadi posizione contro i responsabili delle ingiustizie, senza cadere nel-l’accanimento. Ozanam considerava un dovere l’identificazione deiproblemi nella società: “la mancanza di buon senso e la timidezzadella gente per bene crea alle volte molti torti“ ma aggiungeva:“l’amabilità è fondamentale nelle discussioni tra cristiani”.Ozanam ricorda anche “ci sono delle ingiustizie scandalose che com-portano la sofferenza di milioni di uomini e di donne, esse sono inflagrante contraddizione con il Vangelo”.

7.7 Sforzarsi di cambiare le attitudini

I Vincenziani si oppongono a tutte le discriminazionie si sforzano di superare gli effetti della paura, dell’egoi-smo e del disprezzo verso i deboli o i diversi, e coloro chesono gravemente toccati nella loro dignità. I Vincenzianitendono ad assumere una nuova attitudine che comportarispetto e benevolenza verso il prossimo, ed a riconosce-re e tutelare il diritto che ciascuno ha di forgiare il propriodestino.

La Società incoraggia la comprensione, la collabora-zione e l’amore vicendevole tra le persone di diversacultura, religione, origine etnica e gruppo sociale, con-tribuendo così alla pace ed all’unione dei popoli.

COMMENTO – Tutti gli uomini sono nostri amici, senza alcu-na discriminazione per il colore della pelle, lo stato di salute, la

povertà, la debolezza o i loro difetti. Vediamoli tutti come figli diDio, come nostri fratelli, come nostri amici. Lottiamo contro tuttele discriminazioni, tutte le ingiuste selezioni, che sono spesso allaradice dell’emarginazione. La Società si oppone ad ogni tipo didiscriminazione. Essere emarginati o discriminati porta ad unagrave forma di povertà, provoca una forte umiliazione ed una per-dita dell’autostima. La Società deve promuovere la comprensione,la tolleranza, e cercare le possibilità di far sbocciare alla vita perso-ne emarginate o vittime di ingiustizie.

7.8 Dell’indipendenza politica della Società

La Società non si identifica con nessun partito poli-tico e opta sempre per un’attitudine che escluda ogniviolenza.

È buona cosa che certi confratelli rispondano allaloro vocazione politica e si impegnino pienamenteper portare i valori cristiani nella politica. Sempre concarità, si chiederà ai confratelli che hanno funzionipolitiche, di non accettare, durante il loro mandato,nessun incarico di rappresentazione all’interno dellaSocietà.

COMMENTO – La Società, fin dalle sue origini, ha avuto ilbuon senso di evitare ogni identificazione con partiti politici, od ogniinflusso su opinioni politiche. A confratelli e consorelle era raccoman-dato vivamente di evitare discussioni politiche nelle Conferenze.Detto ciò, la Società può capire i vincenziani che intendono far pas-sare il messaggio cristiano nella politica e se ne felicita. Ma questicari Vincenziani sono pregati di sospendere ogni carica rappresen-tativa della Società per tutta la durata del loro mandato politico.Occorre evitare ogni situazione equivoca, e questo piccolo sacrificioben corrisponde al rispetto dello spirito vincenziano. “Lo spirito dicarità così come la prudenza cristiana ci porteranno a bandire persempre le discussioni politiche nelle nostre riunioni“. (RegolamentoSSVP 1835).

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7.9 Lavorare in comunità

La Società non deve orientarsi unicamente versopersone indigenti sole, ma anche verso famiglie ecomunità disagiate. È necessario promuovere, all’inter-no delle comunità diseredate locali, un senso di respon-sabilità e una solidarietà che favoriscano un migliora-mento economico, sociale e ambientale, senza mai per-dere di vista la priorità del rapporto da persona a per-sona con quelli che soffrono.

COMMENTO – I Vincenziani devono andare oltre la caritàdi prossimità. Questo Regolamento, ivi compresi i Commenti, loricorda in diversi punti. L’articolo 1.10 richiama la valorizza-zione di se stessi, che porta a migliorare il destino della comuni-tà. Nell’articolo 7.9 si fa riferimento a comunità in stato di neces-sità. La Società deve prendere cura prioritariamente delle perso-ne che sono nella più grande povertà, incoraggiandole a collabora-re con coloro che si battono per elevare il loro tenore di vita. IVincenziani sono in grado di identificare i problemi più ardui edi elaborare un piano di sensibilizzazione della società civile, conprecisi obiettivi per incoraggiare i necessari cambiamenti.L’azione vincenziana ha come punto di partenza il contatto per-sonale con i poveri ed è evidente che la Società non può diventareun ufficio per rivendicazioni o per registrare denuncie. IVincenziani e le Conferenze sono sempre disponibili per chi sitrova nella sofferenza, e ciò permette loro di mirare il tipo di aiutocapace di superare le difficoltà.

Regola per la vita dei vincenziani e delle Conferenze 51

PER LA RIFLESSIONE

Per una strana associazione di idee, dopo aver termi-nato la lettura della Règle, mi è venuto in mente ciò cheun giorno mi raccontò Mons. Bettazzi, vescovo emeritodi Ivrea. Ogni tanto, quando aveva un pomeriggio libe-ro, si recava a Torino a vedersi qualche film importantesul quale talora veniva poi richiesto il suo giudizio. Lafatica improba del Vescovo, il mattino dopo, era di col-locare le mille scene che aveva visto e aveva ancora inmente, nel film giusto...

Così nella gran quantità di articoli e di commentidella Règle, noi ci domandiamo: c’è un filo conduttore,ci sono dei motivi che ritornano e raggruppano attor-no a sé altri elementi in modo da configurare un cam-mino?

Mi sembra che possano essere questi:

1) nella vita individuale

riscoperta di Cristo e della Chiesaeducazione ai valori:– il culto della verità– la dignità personale– il primato dell’amore– l’uso dei beni ispirato alla concezione evangelica– l’importanza della dimensione interiore

2) nella vita di Conferenza

valenza sociologica e teologica dell’associazionel’amicizia fatta di fedeltà, di pazienza e di comunioneil senso dell’accoglienza e della corresponsabilitàla conferenza luogo privilegiato di formazioneil rispetto dei ruoliil modello trinitario della Conferenza

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3) nell’azione caritativa

concretezza (conoscenza del territorio, lavorare perprogetti)trasparenza (la carità come segno)gratuità (anche sul piano psicologico)

rispetto della dignità del povero (agire con i poveri,non solo per i poveri)rapporto personale e visitacollaborazione con le strutturesensibilizzazione della comunitàpresenza competente negli organismi di partecipazio-nefedeltà e dialogo col Magistero della Chiesa.

P. G. B. Bergesio

Regola per la vita dei vincenziani e delle Conferenze 53

CONCLUSIONE

Le sorgenti della vita spiritualee della missione delle Conferenze

Immergersi nella Sacra Scrittura, affidarsi con umil-tà e fiducia a Dio che parla al cuore di ciascuno di noi,è la prima sorgente della vita spirituale di ciascun vin-cenziano e delle Conferenze.

Alla Parola del Signore la nostra anima si nutre e sidisseta, prendendo vigore per vivere in pienezza la pro-pria vocazione, discernendo i segni della volontà di Dioe lasciandosi prendere per mano, andando “laddove laProvvidenza ci conduce”, come diceva Federico Ozanam.

I grandi valori della verità, della giustizia, dell’amore,della libertà, pilastri di una società più giusta e più frater-na, ai quali noi vincenziani ci ispiriamo nella nostra azio-ne, sono valori evangelici, un punto di costante riferi-mento e di orientamento per ognuno di noi che intendevivere una fede matura e incarnata nel servizio ai poveri.

Anche le parole degli uomini possono essere diaiuto, se non sono chiacchiere o discorsi privi di conte-nuti: si può parlare senza dire, peggio ancora seminareidee false e principi non giusti. Tra le molte paroleoccorre discernere per individuare quelle cariche disignificato per la nostra vita, che ci aiutano a cammina-re nelle vie della verità.

Le parole della Regola rispondono a questa ricercadi senso e di motivazione, capaci di illuminare la vitadelle nostre Conferenze e aiutare ciascuno a crescerenelle fede e nell’amore: queste parole umane, ricche disaggezza, che richiamano le radici del nostro carisma,sono veicolo di verità e strumento che ci permette dirimanere fedeli ai principi che hanno ispirato i nostrifondatori e che devono continuare a plasmare la nostraamata Società.

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La carità fraterna ci spinge a guardarci intorno conocchi attenti per comprendere la sofferenza e cogliere ilbisogno dell’altro, per farci samaritani, compagni dicammino con la concretezza delle opere. Ma non dob-biamo dimenticare che l’intervento pronto e generosonasce da un cuore aperto e disponibile, da un’animavisitata dall’amore di Dio, da un’intelligenza formataall’amore vero.

Nella Deus Caritas est (rfr nn. 31 e ss.) Benedetto XVIci invita perciò, oltre alla preparazione “professionale”,a curare soprattutto, la «formazione del cuore»: per-ché siamo sempre persone mosse innanzitutto dall’amore diCristo, persone il cui cuore Cristo ha conquistato colsuo amore, risvegliandovi l’amore per il prossimo.L’azione pratica resta insufficiente se in essa non sirende percepibile l’amore per l’uomo, un amore che sinutre dell’incontro con Cristo. L’intima partecipazionepersonale al bisogno e alla sofferenza dell’altro diventacosì un partecipargli me stesso: perché il dono non umiliil’altro, devo dargli non soltanto qualcosa di mio ma mestesso, devo essere presente nel dono come persona.

La Regola rappresenta uno strumento provvidenziale,autorevole e completo per compiere questo percorso diformazione dentro la Società di San Vincenzo; uno stru-mento vitale, ricco e capace di dare i suoi frutti nellamisura in cui sarà sentito e attuato dai vincenziani e dalleConferenze. Il compito di ciascuno è dunque quello dileggere, approfondire bene questo “regolamento”affin-ché, una volta compresi e assimilati i contenuti, possadivenire una “regola di vita”.

Ci accompagnino in questo cammino le parole cheleggiamo nell’introduzione del Primo Regolamentodella Società, pubblicato nel dicembre del 1835:

“Ecco finalmente messo in iscritto il regolamento che tanto desi-deravamo. Esso si è fatto attendere lungo tempo, poiché sono giàparecchi anni che esiste la nostra Società. Ma non era forse conve-

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niente che fossimo certi che Dio la voleva, prima di stabilirne laforma? Non conveniva forse che essa si fosse assodata e si conosces-se quello che il cielo da lei richiedeva? Che giudicasse ciò che potevafare da quanto aveva fatto, prima di prescriversi delle regole e dideterminarne i propri doveri? Oggi non ci rimane, per così dire, cheridurre a regola gli usi che abbiamo fin qui seguiti e che ci sono cari;questo appunto ci assicura che i nostri regolamenti saranno beneaccetti da tutti e non cadranno in dimenticanza”.

Alessandro FlorisVicepresidente Nazionale

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FEDERAZIONE NAZIONALE ITALIANASOCIETÀ DI SAN VINCENZO DE PAOLI