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35 Venerdì 7 maggio 2010 @ commenta su www.libero-news.it Fondazioni liriche Nulla di fatto tra il ministero e i sindacati Si chiude con un nulla di fatto l’incontro che si è tenuto ieri fra il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi e i sindacati per di- scutere del decreto legge di riforma delle fondazioni lirico-sin- foniche. Intanto, in attesa di un nuovo incontro, Emilio Miceli, segretario generale della Slc/Cgil, ha fatto sapere che gli orche- strali andranno avanti con gli scioperi che stanno facendo sal- tare spettacoli in tutta Italia. Mentre il sottosegretario Francesco Giro difende la riforma e spiega: «È stato un incontro franco e leale. Anche i sindacati ri- conoscono lo stato di crisi delle fondazioni, ma faticano a trar- ne le dovute conseguenze». «La situazione», ha aggiunto, «sta precipitando e limitando la nostra facoltà di intervento sui con- tratti. Mi chiedo come riusciremo a risanare i conti disastrosi delle fondazioni dove attualmente tutte le risorse pubbliche vengono spese per pagare gli stipendi e per l’ordinario funzio- namento delle strutture senza la possibilità di fare nuovi inve- stimenti per una produzione artistica di qualità. Se stiamo fer- mi l’alternativa è dover portare i libri contabili in tribunale». CESARINA VIGHY La grottesca allegria del cimitero La scrittrice, scomparsa nei giorni scorsi, sabato verrà sepolta a Venezia In un testo mai pubblicato insegna come si può ridere anche della morte ::: CESARINA VIGHY VALERIA PANICCIA !!! Valeria Paniccia: «Scusi, è il vaporetto per l’isola di San Mi- chele?». Cesarina Vighy: «Sì, ci vado anch’io. Possiamo farci compa- gnia». VP: «Va a visitare qualcuno?». CV: «Ogni volta che torno a Venezia, faccio una visita ai miei genitori e controllo se c’è posto per me». VP: «Sa già che verrà se- polta lì a San Michele?». CV: «Sì, lo desidero molto. Ho dato disposi- zioni severissime a mio marito in proposito. Di lui mi fido e abbiamo già fatto insieme anche il giro di pro- va». VP: «Il giro di prova?». CV: «Sa, vorrei che i miei cari, dopo avermi accompa- gnata, andassero a mangiare in un bel posto, in laguna. Ave- vo pensato alle Vignole, una piccola isola romantica tutta or- ti, due trattorie rustiche, col per- golato. Sarebbero andate bene ma poi abbiamo scoperto che sono aperte solo nella bella sta- gione...». VP: «Allora può morire soltan- to d’estate?». CV: «No, ho cambiato giro. Li manderò a Torcello, dove c’è una bellissima locanda che fun- ziona tutto l’anno. È un po’ cara ma, come si dice, si muore una volta sola». VP: «Ma a Lei non fa paura la morte, non la rattrista?». CV: «Certo, come a tutti. Cerco però di addomesticarla, di fami- liarizzarci. Uso gli strumenti che maneggio meglio: i libri. Così ho messo insieme una collezionci- na niente male: guide di cimiteri, manuali per suicidarsi, raccolte di epigrafi, ma anche testamenti maligni e volumetti di umorismo tombale più o meno involonta- rio. I miei gioielli sono due libric- cini: uno a forma di lapide, l’altro di bara, tutto nero con la crocetta sopra. Ah, poi ci sono i dizionari Corvo». VP: «E chi è?». CV: «Un grosso personaggio, entrato persino nelle favole ve- neziane di Corto Maltese». VP: «Ma chi era veramente?». CV: «Si chiamava Frederick Rolfe. Inglese dei più bizzarri, prete mancato, pittore fallito, scrittore vero. Capitò a Venezia in cerca di bei gondolieri ma si innamorò follemente della città e non la lasciò più». VP: «Era ricco?». CV: «Assolutamente no. Vive- va di espedienti, alloggiava in al- berghetti sordidi da cui veniva cacciato regolarmente e allora dormiva in barca, sulla spiaggia, all’aperto. La colonia inglese (di cui era la vergogna) cercava di aiutarlo ma lui ripagava quella carità pelosa schizzando perfide caricature degli amici nei suoi li- bri». VP: «Una persona sgradevo- lissima, insomma». CV: «Sì, ma un amante tal- mente tenace di Venezia da pre- ferire restare qui a vivere e a mo- rire da barbone piuttosto che tornare a Londra come gli si offri- va. E l’omaggio migliore alla città sta nel suo romanzo Il desiderio e la ricerca del tutto, che fra l’altro contiene delle bellissime pagine proprio su questo cimitero». VP: «Ma gliel’hanno pubbli- cato?». CV: «Allora no, naturalmente. La sua è una fama postuma, co- minciata molti anni dopo la morte, nel 1913, ma culminata con l’onore di una prefazione del grande poeta Auden». Un luogo adatto VP: «Bello qui. Le piacerebbe il posto?». CV: «Certo. Comunque, male che vada, posso sempre decider- mi per un’urnetta con le ceneri. Ha visto dove le tengono, no?». VP: «Sì, è una sistemazione suggestiva. Ma adesso, mi porte- rebbe a visitare i sepolti meno fa- mosi?». CV: «Volentieri. Vede, questo riquadro è molto interessante perché i colombari sono inizio Novecento, perciò intoccabili. Qui può seguire la storia quoti- diana, minuta, vera, della città. Le celebrità sono in gran parte stranieri innamorati di Venezia ma qui ci sono i veri veneziani: commercianti, artigiani, inge- gneri, avvocati... Le mostro qual- che lapide curiosa. Una vecchia signora col figlio scapolone ac- canto e, subito dopo, la fedele domestica inequivocabilmente friulana: un grande onore, all’epoca, essere sepolti vicino ai “padroni”. Poi c’è la bambina “vittima innocente di esecrando delitto”, cioè uccisa da un bruto: siamo negli anni di Gerolimoni e a spese del Comune è stata raffi- gurata sulla tomba vestita da marinaretta. Quello con l’unifor- me da collegiale è invece un ra- gazzetto vittima dello scherzo cattivo di un compagno di scuo- la. Quell’altro è un semplice fat- torino del telegrafo: quanto in- genuo orgoglio e amore per il la- voro nell’incidere per sempre questa modesta qualifica! E poi, moltissime, le donne morte di parto: si tratti della sposina al pri- mo figlio, o della contessa giunta al settimo tentativo, dopo sei bambine, di dare il famoso “ere- de” al signor conte...». VP: «Sembra di leggere un giornale, le pagine di cronaca... come se fossero morti ieri... co- me se li avessimo conosciuti tut- ti». con le ultime parole famose...». VP: «Me ne può dire qualcu- na?». CV: «Beh, a parte l’invocazio- ne stranota di Goethe (“Più luce!) con cui credo intendesse solo far aprire una finestra, un’uscita di scena spiritosa mi è sempre par- sa quella del filologo Basilio Puo- ti che, rivolgendosi ai suoi allievi, mormorò: “Addio, cari, me ne vado. Ma si può anche dire me ne vò”. Carlo Marx, invece, deluse i discepoli dicendo: “Andiamo, via! Le ultime parole vanno bene solo per quegli idioti che non hanno detto abbastanza!”. Mol- to sua, la frase che Walter Chiari ha voluto sulla tomba: “Non preoccupatevi, è solo sonno ar- retrato”». Uomini illustri CV: « Ha visto le tombe degli uomini illustri ma scommetto che non ha visto quella di Baron Cesarina Vighy, la scrittrice dive- nuta celebre a settant’anni con i li- bri L’ultima estate e Scendo. Buon proseguimento, è scomparsa nei giorni scorsi a Roma. Sabato verrà sepolta a San Michele in Isola (Ve- nezia). Lì è ambientato il testo ine- dito che riportiamo. Una conver- sazione con Valeria Paniccia rea- lizzata per la serie di documentari di Raisat “Extraterreni”. . SCENA SURREALE Una foto surreale di tre anziani signori vestiti a festa al cimi- tero. A fianco, una foto di Ce- sarina Vighy da giovane (sulla copertina del suo ultimo libro).

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35Venerdì 7 maggio 2010

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Fondazioni liricheNulla di fattotra il ministeroe i sindacati

Si chiude con un nulla di fatto l’incontro che si è tenuto ieri fra ilministro dei Beni Culturali Sandro Bondi e i sindacati per di-scutere del decreto legge di riforma delle fondazioni lirico-sin-foniche. Intanto, in attesa di un nuovo incontro, Emilio Miceli,segretario generale della Slc/Cgil, ha fatto sapere che gli orche-strali andranno avanti con gli scioperi che stanno facendo sal-tare spettacoli in tutta Italia.Mentre il sottosegretario Francesco Giro difende la riforma espiega: «È stato un incontro franco e leale. Anche i sindacati ri-

conoscono lo stato di crisi delle fondazioni, ma faticano a trar-ne le dovute conseguenze». «La situazione», ha aggiunto, «staprecipitando e limitando la nostra facoltà di intervento sui con-tratti. Mi chiedo come riusciremo a risanare i conti disastrosidelle fondazioni dove attualmente tutte le risorse pubblichevengono spese per pagare gli stipendi e per l’ordinario funzio-namento delle strutture senza la possibilità di fare nuovi inve-stimenti per una produzione artistica di qualità. Se stiamo fer-mi l’alternativa è dover portare i libri contabili in tribunale».

CESARINA VIGHYLa grottesca allegria del cimiteroLa scrittrice, scomparsa nei giorni scorsi, sabato verrà sepolta a VeneziaIn un testo mai pubblicato insegna come si può ridere anche della morte

::: CESARINA VIGHYVALERIA PANICCIA

!!! Valeria Paniccia: «Scusi, èil vaporetto per l’isola di San Mi-chele?».

Cesarina Vighy: «Sì, ci vadoanch’io. Possiamo farci compa-gnia».

VP: «Va a visitare qualcuno?».CV: «Ogni volta che torno a

Venezia, faccio una visita ai mieigenitori e controllo se c’è postoper me».

VP: «Sa già che verrà se-polta lì a San Michele?».

CV: «Sì, lo desideromolto. Ho dato disposi-zioni severissime a miomarito in proposito. Di luimi fido e abbiamo già fattoinsieme anche il giro di pro-va».

VP: «Il giro di prova?».CV: «Sa, vorrei che i miei

cari, dopo avermi accompa-gnata, andassero a mangiarein un bel posto, in laguna. Ave-vo pensato alle Vignole, unapiccola isola romantica tutta or-ti, due trattorie rustiche, col per-golato. Sarebbero andate benema poi abbiamo scoperto chesono aperte solo nella bella sta-gione...».

VP:«Allora può morire soltan-to d’estate?».

CV: «No, ho cambiato giro. Limanderò a Torcello, dove c’èuna bellissima locanda che fun-ziona tutto l’anno. È un po’ carama, come si dice, si muore unavolta sola».

VP: «Ma a Lei non fa paura lamorte, non la rattrista?».

CV:«Certo, come a tutti. Cercoperò di addomesticarla, di fami-liarizzarci. Uso gli strumenti chemaneggio meglio: i libri. Così homesso insieme una collezionci-na niente male: guide di cimiteri,manuali per suicidarsi, raccoltedi epigrafi, ma anche testamentimaligni e volumetti di umorismotombale più o meno involonta-rio. I miei gioielli sono due libric-cini: uno a forma di lapide, l’altrodi bara, tutto nero con la crocettasopra. Ah, poi ci sono i dizionari

Corvo».VP: «E chi è?».CV: «Un grosso personaggio,

entrato persino nelle favole ve-neziane di Corto Maltese».

VP: «Ma chi era veramente?».CV: «Si chiamava Frederick

Rolfe. Inglese dei più bizzarri,prete mancato, pittore fallito,scrittore vero. Capitò a Veneziain cerca di bei gondolieri ma siinnamorò follemente della cittàe non la lasciò più».

VP: «Era ricco?».CV: «Assolutamente no. Vive-

va di espedienti, alloggiava in al-berghetti sordidi da cui venivacacciato regolarmente e alloradormiva in barca, sulla spiaggia,all’aperto. La colonia inglese (dicui era la vergogna) cercava diaiutarlo ma lui ripagava quellacarità pelosa schizzando perfidecaricature degli amici nei suoi li-bri».

VP: «Una persona sgradevo-lissima, insomma».

CV: «Sì, ma un amante tal-mente tenace di Venezia da pre-ferire restare qui a vivere e a mo-rire da barbone piuttosto chetornare a Londra come gli si offri-va. E l’omaggio migliore alla cittàsta nel suo romanzo Ildesiderio ela ricerca del tutto, che fra l’altrocontiene delle bellissime pagineproprio su questo cimitero».

VP: «Ma gliel’hanno pubbli-cato?».

CV: «Allora no, naturalmente.La sua è una fama postuma, co-minciata molti anni dopo lamorte, nel 1913, ma culminatacon l’onore di una prefazione delgrande poeta Auden».

Un luogo adattoVP:«Bello qui. Le piacerebbe il

posto?».CV: «Certo. Comunque, male

che vada, posso sempre decider-mi per un’urnetta con le ceneri.Ha visto dove le tengono, no?».

VP: «Sì, è una sistemazionesuggestiva. Ma adesso, mi porte-rebbe a visitare i sepolti meno fa-mosi?».

CV: «Volentieri. Vede, questoriquadro è molto interessanteperché i colombari sono inizioNovecento, perciò intoccabili.Qui può seguire la storia quoti-diana, minuta, vera, della città.

Le celebrità sono in gran partestranieri innamorati di Veneziama qui ci sono i veri veneziani:commercianti, artigiani, inge-gneri, avvocati... Le mostro qual-che lapide curiosa. Una vecchiasignora col figlio scapolone ac-canto e, subito dopo, la fedeledomestica inequivocabilmentefriulana: un grande onore,all’epoca, essere sepolti vicino ai“padroni”. Poi c’è la bambina“vittima innocente di esecrandodelitto”, cioè uccisa da un bruto:siamo negli anni di Gerolimoni ea spese del Comune è stata raffi-gurata sulla tomba vestita damarinaretta. Quello con l’unifor -me da collegiale è invece un ra-gazzetto vittima dello scherzocattivo di un compagno di scuo-la. Quell’altro è un semplice fat-torino del telegrafo: quanto in-genuo orgoglio e amore per il la-voro nell’incidere per semprequesta modesta qualifica! E poi,moltissime, le donne morte diparto: si tratti della sposina al pri-mo figlio, o della contessa giuntaal settimo tentativo, dopo seibambine, di dare il famoso “ere -de” al signor conte...».

VP: «Sembra di leggere ungiornale, le pagine di cronaca...come se fossero morti ieri... co-me se li avessimo conosciuti tut-ti».

con le ultime parole famose...».VP: «Me ne può dire qualcu-

na?».CV: «Beh, a parte l’invocazio -

ne stranota di Goethe (“Più luce!)con cui credo intendesse solo faraprire una finestra, un’uscita discena spiritosa mi è sempre par-sa quella del filologo Basilio Puo-ti che, rivolgendosi ai suoi allievi,mormorò: “Addio, cari, me nevado. Ma si può anche dire me nevò”. Carlo Marx, invece, deluse idiscepoli dicendo: “Andiamo,via! Le ultime parole vanno benesolo per quegli idioti che nonhanno detto abbastanza!”. Mol-to sua, la frase che Walter Chiariha voluto sulla tomba: “Nonpreoccupatevi, è solo sonno ar-retrato”».

Uomini illustriCV: « Ha visto le tombe degli

uomini illustri ma scommettoche non ha visto quella di Baron

Cesarina Vighy, la scrittrice dive-nuta celebre a settant’anni con i li-bri L’ultima estate e Scendo. Buonproseguimento, è scomparsa neigiorni scorsi a Roma. Sabato verràsepolta a San Michele in Isola (Ve-nezia). Lì è ambientato il testo ine-dito che riportiamo. Una conver-sazione con Valeria Paniccia rea-lizzata per la serie di documentaridi Raisat “Extraterreni”.

. SCENA SURREALE

Una foto surreale di tre anzianisignori vestiti a festa al cimi-tero. A fianco, una foto di Ce-sarina Vighy da giovane (sullacopertina del suo ultimo libro).