Comitato Ragionale Judo Lazio · E’ una meta della psicologia dello sport. Nell’aiutare gli...

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Psicologia dello Psicologia dello sportsport

Psicologia dello Psicologia dello sportsport

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sportsportsportsportComitato Ragionale Comitato Ragionale

Judo LazioJudo Lazio

“ Puoi ottenere tutto quello che vuoi nella vita

a patto chetu voglia investire

tempotempoenergia

el’impegno necessari”

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Carta dei diritti del bambino nello sport

Diritto di divertirsi e di giocare come un bambinoDiritto di fare lo sportDiritto di beneficiare di un ambiente sanoDiritto di essere trattato con dignitàDiritto di essere allenato e circondato da persone qualificateDiritto di seguire allenamenti adeguati ai propri ritmiDiritto di seguire allenamenti adeguati ai propri ritmiDiritto di misurarsi con giovani che abbiano la stessa probabilità di successoDiritto di partecipare a gare adeguateDiritto di praticare il suo sport nella massima sicurezzaDiritto di avere dei tempi di riposoDiritto di non essere un campione

UNESCO, Service des Loisirs, Geneve, 19923

Preparazione globale

Preparazione

Tecnica

Atletica

Prestazione

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PreparazioneTattico

Strategica

Mentale

Prestazione

La formazione psicologica dell’allenatore

Competenze tecnico/didattiche

Competenze organizzative (pianificazione, goal setting)

Competenze motivazionali (stimolazione,

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Competenze motivazionali (stimolazione, feedbacking, gratificazione)

Competenze gestionali (valutazione e presa di decisione in tempi rapidi, gestione dello stress, management delle risorse umane, team building)

Le Abilità Mentali dell’atleta

Controllo dei pensieri

Formulazione degli obiettivi

Controllo dell’attenzione

Gestione dello stressFormulazione degli obiettivi

Modulazione dell’arousal

Gestione dello stress

Controllo delle immagini

(Martens, 1987, modificato)

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Livello

di pr

est

azion

e

Zona di

Funziona

mento

ottimale

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Livello

di pr

est

azion

e

Livello di attivazione

• Stai attento ai tuoi pensieri, diventeranno parole

• Stai attento alle tue parole diventeranno azioni

• Stai attento alle tue azioni, diventeranno abitudinidiventeranno abitudini

• Stai attento alle tue abitudini, diventeranno carattere

• Stai attento al tuo carattere, diventerà il tuo destino

• (Motto dell’YMCA – Young Men’s Christians Association)

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Le abilità dell’allenatore

• La Filosofia dell’allenamento

• Allenatore come educatore: l’auto-consapevolezza

• Le mete dell’allenatore: vincere, • Le mete dell’allenatore: vincere, divertirsi, aiutare gli atleti a svilupparsi fisicamente, psicologicamente e socialmente

• Abilità comunicative e leadership condivisa

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Le abilità dell’allenatore

• Alcune ricerche sull’abbandono dello sport in età evolutiva, hanno evidenziato una “struttura” multifattoriale del fenomeno. Una delle variabili che incidono in maniera determinante sembra essere il rapporto che si crea tra incidono in maniera determinante sembra essere il rapporto che si crea tra bambino / atleta e l’allenatore. La qualità di tale rapporto diviene decisivo in relazione al sesso e in determinate fasce d’età.

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Obiettivo principale per un buon allenatore

• L’obiettivo principale è quello di rendere consapevoli gli istruttori del loro ruolo di educatori, in

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del loro ruolo di educatori, in grado di creare un’atmosfera socio – affettiva favorevole, formativa, improntata sul ben –essere del giovane atleta.

Conosci te stessoE’ una meta della psicologia dello sport.

Nell’aiutare gli atleti ad individuare quali abilità hanno bisogno di sviluppare, gli allenatori hanno bisogno di accrescere una maggiore gli allenatori hanno bisogno di accrescere una maggiore autoconsapevolezza, specialmente delle loro forze e delle loro debolezze.

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Le abilità essenziali dell’allenatore

• Auto consapevolezza: la propria filosofia dell’allenamento

• Auto rivelazione: la comunicazione di sé• Stabilire gli obiettivi

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• Stabilire gli obiettivi• Divenire leader• Ascoltare in maniera efficace• Mostrare un comportamento empatico• Comunicare in maniera efficace

Auto consapevolezza• Perché ho scelto di fare l’allenatore?

• Lo faccio per un giusto motivo?

• Facendo l’allenatore, che scopi mi prefiggo?

• Sono un buon allenatore?

• Che cosa ci vuole per migliorare?

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• Che cosa ci vuole per migliorare?

• Quanto è lontano il concetto che ho di me stesso come allenatore rispetto alla figura ideale? Quali sono gli aspetti che mi differenziano?

Le mete dell’allenatoreLe tre grandi mete dell’allenatore sono:

• Vincere• Divertirsi• Aiutare gli atleti a svilupparsi

fisicamente, psicologicamente e socialmente

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fisicamente, psicologicamente e socialmente

L’attenzione dell’allenatore può essere:centrata sull’atletacentrata sulla vittoria

Condizioni fondamentali dell’attività educativaAspettative dall’esterno

Pensieri Emozioni

Attività educativa

Esperienza

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L’interazione allenatore-atleta

Interazione

Livello di contenuti

ComunicazioInterazione istruttore

allievo

Comunicazione

Livello relazionale

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Teorie “soggettive” degli allenatori

• Gli atleti non imparano mai nulla da soli

• Per apprendere, gli atleti devono essere motivati dagli allenatori

• Gli atleti non sono in grado di autovalutarsi e di trarre conclusioni dai propri errori

• La motivazione ad apprendere si sviluppa in funzione dei premi e delle punizioni date dagli allenatori

• Gli atleti apprendono soprattutto per imitazione• Gli atleti apprendono soprattutto per imitazione

• L’educazione si basa sul buon senso, non necessita di alcuna pianificazione

• L’apprendimento del comportamento sociale è esclusivamente cognitivo

• L’allenatore sa meglio di chiunque altro ciò che deve essere appreso

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Tipologie di allenatori

• Stile autoritario: tendono a sottoscrivere la filosofia “La vittoria prima di tutto”.

• Stile cooperativo: tendono a • Stile cooperativo: tendono a sottoscrivere la filosofia “Gli atleti prima di tutto”.

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L’empatia• i grandi leader hanno l’abilità di assumere

come proprio il punto di vista di un altro individuo, per capire come quella persona percepisce gli eventi e le emozioni. Questa abilità è chiamata empatia. Questo comportamento si svolge in tre tappe:

• riconoscere la necessità di essere empatici• impegnarsi a capire i propri atleti• agire, alla luce di questa comprensione, per • impegnarsi a capire i propri atleti• agire, alla luce di questa comprensione, per

aiutare gli atleti a raggiungere le proprie mete.

• non esiste empatia quando gli allenatori presumono di conoscere bisogni e aspettative dei loro atleti senza comunicare con loro, quando trattano tutti allo stesso modo senza rispettare le differenze individuali, quando si rifiutano di ammettere che una persona può cambiare. 21

Abilità di leadership• Allenatevi a conoscere le capacità possedute dai vostri

atleti• Sviluppate ambedue gli stili di leadership (autoritario e

democratico) ed usateli appropriatamente• Conoscete e sostenete i membri della vostra squadra• Adattatevi alle diverse aspettative riposte in voi• Comportatevi da leader• Delegate, non abdicate. Rinforzate il gruppo con le

responsabilità ma non scaricate la vostra.• Costruite una vera squadra sviluppando l’ambiente • Costruite una vera squadra sviluppando l’ambiente

psicologico, la cultura di squadra.• Dirigete la squadra verso obiettivi futuri (goal setting)• Siate consapevoli che state comunicando il senso dei valori

personali• Motivate il gruppo a perseguire obiettivi comuni.• Proponete confronti in relazione ai problemi che insorgono,

tentate di risolvere eventuali conflitti. Prima di tutto risolvete i conflitti di gruppo.

• Comunicate nel modo giusto (comunicazione assertiva).22

Cosa fa un leaderPrincipi che rendono efficaci i messaggi:

• I messaggi devono essere diretti• Assumete la responsabilità dei vostri messaggi• I messaggi devono essere completi e specifici• Il vostro messaggio deve essere chiaro e consistente.

Evitate i doppi messaggi.• Dichiarate apertamente i vostri bisogni ed i vostri

sentimenti• I vostri messaggi devono separare i fatti dalle opinioni• Mettete a fuoco nel vostro messaggio, una cosa per volta• Mettete a fuoco nel vostro messaggio, una cosa per volta• Inviate il messaggio immediatamente• I vostri messaggi non devono avere secondi fini• I vostri messaggi devono dare l’idea del vostro appoggio• I vostri messaggi verbali e non verbali devono essere

congruenti• I vostri messaggi devono essere ridondanti• Rendete il messaggio adeguato allo schema di riferimento

di chi lo deve ricevere• Dovete ottenere un feedback sulla corretta

interpretazione del messaggio23

L’ascolto

• “Sentiamo la metà di quello che si dice (50%)

• Ne ascoltiamo la metà,(25%)

• Ne comprendiamo la metà,(12,5%)

• Ne comprendiamo la metà,(12,5%)

• Ne crediamo la metà,(6,25%)

• E, infine, ne ricordiamo la metà”(3,125%)

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L’ascolto attivo

• L’ascolto attivo è una partecipazione totale dell’ascoltatore che fa uso della parafrasi per comunicare all’altro parafrasi per comunicare all’altro ciò che si è capito (“… quindi tu mi stai dicendo che…; … Capisco… allora tu pensi che …”).

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L’ascolto attivo• Ascoltate con empatia, cercate di capire chi è

l’interlocutore• Ascoltate con serenità, senza valutare o

discriminare il messaggio prima di comprenderlo• Siate mentalmente preparati all’ascolto• Fate pratica per migliorare la vostra concentrazione• Ricordate di non giudicare chi parla dal suo aspetto

o dalla sua reputazione, ma dal contenuto del suo messaggio

• Ascoltate con gli occhi osservando il linguaggio • Ascoltate con gli occhi osservando il linguaggio corporeo di chi parla

• Ascoltate centrando l’attenzione sul filo principale del discorso

• Costruite meglio il vostro vocabolario per migliorare la vostra comprensione

• Se possibile, eliminate le distrazioni provenienti dall’ambiente

• Convincetevi che diventerete un buon ascoltatore e fate pratica.

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“Il vero successo non consiste nel non cadere,

ma nel rialzarsi ogni volta

che si cade”che si cade”

Vince Lombardi, allenatore di football americano (1913 – 1970)

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L’apprendimento delle abilità psicologiche

• Educare gli atleti ad ogni abilità psicologica, così che essi possano riconoscere che queste possono essere realmente appreseessere realmente apprese

• Capire come queste abilità influenzano la loro prestazione

• Imparare come sviluppare tali abilità

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• Aiutare gli atleti ad acquisire queste abilità attraverso un programma di allenamento strutturato, usando le migliori informazioni possibili.

• Praticare queste abilità in modo che vengano integrate in gara. Praticare vengano integrate in gara. Praticare affinché diventino abituali.

Educare Educare –– Apprendere Apprendere -- PraticarePraticare

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Strategie per apprendere le abilità

•• AutomonitoraggioAutomonitoraggio•• AutomonitoraggioAutomonitoraggio

•• AutovalutazioneAutovalutazione

•• AutorinforzoAutorinforzo

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Terry Orlick (1990) descrive i significati personali che accompagnano un atleta alla ricerca del successo.

• Senso di completa padronanza del gesto• La sensazione di riuscirci• La ricerca della perfezione• Esprimere sé stesso attraverso lo stile, la creatività, • Esprimere sé stesso attraverso lo stile, la creatività,

l’espressività• Mettere sé stesso alla prova• Attingere alle proprie riserve• Condividere con gli altri la gioia del successo, il

riconoscimento dello sforzo comune, la cultura della squadra, poi, una bevuta al bar

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Nel corso dei Giochi Olimpici del 1984Terry Orlick e John Partington(1988) hanno messo a confronto ungruppo di atleti che avevano offertouna buona prestazione e che avevanomigliorato il loro personale con ungruppo di atleti che invece avevanogareggiato al di sotto del lorogruppo di atleti che invece avevanogareggiato al di sotto del lorostandard. Gli autori conclusero che ilsolo fattore che distingueva i duegruppi era che gli atleti di successoavevano seguito un programma dipreparazione psicologica.

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Rapporti tra autopercezione di controllo, immagine d i sé, successo / insuccesso e motivazione

Autopercezione

Acc

resc

eFeedback

Immagine di sé positiva

Alta

Probabile

successo

Più sicurezzaMeno ansia

Motivazione e ricercadi situazioni nuoveAutopercezione

di controllo

di situazioni nuove

Immagine di sé negativa

Bassa

Probabile insuccesso

Demotivazione ed evitamentodi situazioni nuove

Meno sicurezzapiù ansia

FeedbackDim

inui

sce

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La motivazione

Può essere considerata una configurazione organizzata di esperienze che consentono di

inizio

durata

intensità

direzione

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consentono di spiegare intensità

persistenza

di un comportamento diretto ad uno scopo

Diverse ricerche (Fry, Mc Clements e Sefton, 1981; Wankel e

Pabich, 1982; Klint e Weiss, 1987; Wenkel e kreisel, 1985;

Flood e Hellstedt, 1990; Buonamano, Cei, Mussino, 1996)

evidenziano dei fattori che sono delle costanti e che

“motivano” i soggetti ad allenarsi o gareggiare:

Migliorare le proprie abilità

Sentirsi competenti (padronanza), importanti (status)

Vincere

Praticare le abilità di gioco, competere ad alti livelli

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Praticare le abilità di gioco, competere ad alti livelli

Pensare con piacere alla prossima gara

Divertirsi

Provare il piacere della sfida

Sentirsi in squadra / avere amici

Sentirsi in forma, avere una buona forma fisica

La motivazione intrinseca

Per padroneggiare e controllare l’ambiente e le situazioni e sentirsi

competenti ed efficaci(motivazione di “effectance”)

Per sentire la sensazione di poter decidere, scegliere liberamente di

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decidere, scegliere liberamente di condurre un’azione (teoria dell’autodeterminazione)

Per sentire la sensazione di profondo coinvolgimento, piacere provato nel controllo e nella realizzazione del

compito, accompagnato da una intensa concentrazione (Csiksentmihalyi , 1993)

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Come motivare?

Adeguati feedback esterni

Adeguati obiettivi (goal setting)

Self talk positivo

Costruire situazioni in cui si sperimenta

controllo e successo

Interiorizzare la modalità di auto

Passaggio dalla motivazione estrinseca

a quella intrinseca

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Attribuzione di causalità realistica

Pensare positivo : pensare ai successi passati,

focalizzazione sulla forza attuale, focalizzando

l’attenzione sul miglioramento percepito di abilità e prestazione rispetto a

obiettivi realistici.

modalità di auto ricompensa e degli

obiettivi di padronanza

Sperimentare il piacere dell’allenarsi

e del gareggiare

Il Mental training(approccio cognitivo comportamentale)

1. Preparazione. Ricerca di un ottimale stato di arousal e di un corretto atteggiamento motivazionale, emotivo e comportamentale. Ripetizione di comportamenti associati a precedenti prestazioni di successo.

2. Immaginazione. Anticipazione polisensoriale dell’azione completa, eseguita in maniera perfetta dall’inizio alla fine.

3. Focalizzazione dell’attenzione. Concentrazione intensa ed esclusiva su un aspetto importante della situazione.

4. Esecuzione. Realizzazione dell’azione come programmato, in modo automatico, senza pensare al movimento o al possibile risultato.

5. Valutazione. Analisi e valutazione dell’azione e dei vari passi della strategia. Se necessario, correzione della procedura.

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Aspetti educativi

1. Allenare l’allievo a fronteggiare situazioni di (percepito) rischio elevato (tramite simulate, mental training, ecc.)

Insegnare e praticare la tolleranza. Allenare la propria mente alla tolleranza verso gli stimoli che provocano maggiormente ostilità. Questa capacità passa mente alla tolleranza verso gli stimoli che provocano maggiormente ostilità. Questa capacità passa attraverso: a) la consapevolezza delle proprie convinzioni e la abilità di metterle in discussione; b) la capacità di tenere sotto controllo le reazioni fisiologiche e muscolari (rilassamento istantaneo).

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Interventi di ultima generazione- Mindfulness e preparazione mentale

dell’atleta -Nonostante il notevole l’utilizzo dei programmi di mental training da parte degli psicologi dello sport, la ricerca condotta per verificarne l’efficacia ha evidenziato dei chiari limiti. Ad esempio alcuni ricercatori hanno dimostrato come un programma comprendente SELF TALK, IMAGERY e GOAL-comprendente SELF TALK, IMAGERY e GOAL-SETTING proposto a tennisti universitari contribuiva a determinare una riduzione significativa dello stato d’ansia competitiva senza però evidenziare, rispetto ad un gruppo di controllo, un miglioramento della prestazione atletica.

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L’evidenza clinica ha evidenziato come i tentativi di sopprimere pensieri ed immagini disfunzionali possano

determinare spesso effetti paradossali. La ricerca dei pensieri negativi non può che attivare una sorta di

“scanning metacognitivo” che determina una focalizzazione eccessiva verso sé stessi e verso elementi irrilevanti rispetto il compito. La letteratura scientifica

Interventi di ultima generazione- Mindfulness e preparazione mentale

dell’atleta -

focalizzazione eccessiva verso sé stessi e verso elementi irrilevanti rispetto il compito. La letteratura scientifica

evidenzia inoltre, come i tentativi di soppressione dei pensieri e di controllo degli schemi mentali negativi

possano indurre un aumento indesiderato dell’attività che cognitiva, che determina a sua volta l’attivazione del

sistema nervoso autonomo e degli stati affettivi correlati interferendo pesantemente con la performance.

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La meditazione “mindfulness” , utilizzato all’interno dell’approccio cognitivo comportamentale, ha avuto un utilizzo molto importante in ambito clinico soprattutto per il trattamento della depressione, dei disturbi di personalità, dello stress, del dolore cronico, dei disturbi

Interventi di ultima generazione- Mindfulness e preparazione mentale

dell’atleta -

personalità, dello stress, del dolore cronico, dei disturbi di attacco di panico e dell’ansia generalizzata. Le ricerche neurofisiologiche dimostrano che con soli tre mesi di allenamento quotidiano di 20 minuti, la pratica comporta una modificazione del tessuto nervoso a livello.

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Neuroplasticità e mindfulness

Nei soggetti che praticano mindfulness vi sono cambiamentifunzionali:� nella crescita significativa del tessuto neurale (Lazar e altri,2005) e più in particolare nella corteccia prefrontale mediale enell’insula destra.� nei circuiti dell’attenzione e della socialità: la mindfulness migliorala relazione con sé stessi e con gli altri (per la rassegna delleneuroscienze sociali vedere Goleman, 2006)� a carico della corteccia anteriore sinistra (durante test che si

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� a carico della corteccia anteriore sinistra (durante test che siservono di stimoli emotigeni)� i cambiamenti nell’emisfero sinistro correlano con la forza delsistema immunitario (non solo la mindfulness ci fa stare bene mamigliora effettivamente la salute fisica)� con la dissoluzione del pilota automatico, si acquisiscono nuovilivelli di auto-regolazione

The Relaxation ResponseThe Relaxation Responsedi H. Benson dell’Harvard Medical School di Boston

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““Seduti comodamente, Seduti comodamente, espirando ripetete espirando ripetete

ONE”ONE”

La Meditazione Rilassante

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“Se vi distraete, “Se vi distraete, tornate a sentire l’aria, tornate a sentire l’aria,

ripetendo ONE”ripetendo ONE”

“Dopo 20 minuti, “Dopo 20 minuti, dolcemente dolcemente uscite dal uscite dal

rilassamento”rilassamento”

““Abbiamo incontrato il Abbiamo incontrato il nemico,nemico,

… siamo noi!!”… siamo noi!!”

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Piccolabibliografia ragionata

• “L’allenatore vincente”. Hanke e altri, Soc. Stampa Sportiva, 1992.

• “Psicologia dello Sport e del movimento umano”. A cura di Donatella Spinelli. Zanichelli, 2002.

• “Psicologia dello sport. Manuale per gli allenatori”. Martens e Bump. Ed. BorlaBump. Ed. Borla

• “Fisiologia e psicologia dello sport”. Saibene, Rossi, Cortili. Edizioni Scientifiche Mondadori.

• “Psicologia e attività sportiva”. Butler. Il Pensiero Scientifico Editore

• Mindfulness. A. Montano. Ed. Ecomind

• Minfulness e cervello. D.J. Siegel. Ed. Raffaello Cortina

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