“Come giocava il Nonno” - Pagina di Benvenuto - Deus Day · Erano giochi semplici inventati...

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Deus Day Deus Day www.deusday.com Associazione Culturale Poetica Art-Opera “ Come giocava il Nonno” 5ª Raccolta di poesie in vernacolo e in lingua, racconti in lingua degli Alunni e Studenti della Provincia di Frosinone Frosinone - 2 ottobre 2011 AM 07 Vietata ogni riproduzione e stampa senza autorizzazione. Tutti i diritti sono dell'Associazione Deus Day

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Deus Day Deus Day

www.deusday.comAssociazione Culturale Poetica Art-Opera

“ Come giocava il Nonno”5ª Raccolta di poesie in vernacolo e in lingua, racconti in lingua

degli Alunni e Studenti della Provincia di Frosinone

Ufficio ScolasticoRegionale per il Lazio

Provinciadi

Frosinone

Città diFrosinone

Presidenza del ConsiglioMinistero delle Politiche Sociali

Ministero della Cultura

SINDACATOPENSIONATI

ITALIANI

Con il Patrocinio:

Premio di rappresentanza:Presidenza della Repubblica

Hanno aderito:

Acquafondata

Alatri

Amaseno

Anagni

Aquino

Arce

Arnara

Arpino

Ausonia

Belmonte Castello

Boville Ernica

Casalattico

Cassino

Castrocielo

Castro dei Volsci

Ceprano

Coreno Ausonia

Esperia

Frosinone

Gallinaro

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Isola del Liri

Monte S. Giovanni C.

Pastena

Patrica

Pico

Piedimonte S. Germano

Pignataro Interamna

Posta Fibreno

Roccasecca

S. Apollinare

S. Donato V. di Comino

S. Elia Fiumerapido

S. Giorgio a Liri

S. Vittore del Lazio

Sora

Supino

Vallerotonda

Veroli

www.deusday.com

A cura

dell’Associazione Culturale Poetica Art-Opera

“Deus Day”CASSINO (FR)

Viale Europa n. 233/b - Tel. / Fax 0776.24624 Frosinone - 2 ottobre 2011

Assessoratodelle Politiche Sociali

Assessorato alla Cultura

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Associazione Culturale PoeticaArt-Opera

“Deus Day”

Il quaderno

del Nonno

5ªEDIZIONE

“Come giocava il Nonno”

Frosinone

2 Ottobre 2011

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COMPOSIZIONE COMMISSIONE GIUDICATRICE

Presidente: Patrizia Campagna Dirigente Ufficio Scolastico provinciale di Frosinone

Componenti: Rodolfo DamianoPoeta

Anna De SantisPoetessa

Giuseppe MontaquilaPoeta

Segretaria: Concetta Laura MauceriDirettore artistico

Direttivo dell’Associazione Culturale Art-Opera Deus Day

Presidente: Sebastiano Midolo

Vice Presidente: Orazio Di Resta

Direttore Artistico: Concetta Laura Mauceri

Stampa:

Tipolitografia Pontone - CassinoTel. 0776.23347 - Fax 0776.329433

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PREFAZIONE

Dopo Cassino, Pastena, Boville Ernica, Monte S. Giovanni Campano, eccoci a Frosinoneper il nostro concorso dedicato alla “Festa provinciale del nonno”.

Si apre dunque la quinta edizione con un nuovo tema:“Come giocava il Nonno”, con molta soddisfazione, riconoscendo all’Associazione che io

rappresento nelle vesti di Direttore Artistico, il merito di raccogliere i frutti del piano preposto:“Il coinvolgimento” degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado alla poesia dando cosìampio spazio al “Pensiero” delle nuove generazioni che erediteranno i nostri sforzi per unacontinuità oltre il tempo.

Attraverso la collaborazione dell’Ufficio Scolastico provinciale di Frosinone, siamo riusci-ti ancora una volta a coinvolgere moltissime scuole della provincia, le quali hanno sensibiliz-zato i rispettivi docenti ed alunni a poetare e scrivere racconti su un tema molto intrigante, in-dirizzandoli ad informarsi e quindi argomentare su un filo conduttore significativo ed interes-sante.

Entrando nel vivo dei componimenti si nota che gli spunti variano a secondo delle loro emo-zioni mettendo in risalto l’amore verso i loro “NONNI”, che con molta pazienza hanno accet-tato di andare indietro con la loro memoria per far conoscere ai cari nipotini quei momenti gio-iosi della loro infanzia quando con poco, per non dire niente, si divertivano.

“ … Al loro tempo i nonni giocavano sempre fuori: per le strade disegnavano campane, edavanti casa saltavano la cavallina…”.

“… All’uscita dalla scuola giocavano a zibbitina, con lo strummolo di legno che facevanogirare…”

“… Mia nonna cantava, ballava e saltava e in questo modo, per lei, il tempo passava…”“… Con i suoi amici segnava tracciati per giocare con le biglie ed insieme intrappolavano

le cicale nelle bottiglie…”Voglio ricordare anche qualche brano di racconti:“… Erano giochi semplici inventati dalla loro fantasia, senza materiali, con solo quello che

la natura offriva, come i nascondigli più strani per giocare a “tana…” “… La voglia di divertirsi era tanta e c’era sempre. I giochi erano un po’ strani in confron-

to a quelli di oggi: la varra, la zitola lessa, gli aniell cioè indovinare in quale mano era nasco-sto il sasso …”

Sia nelle poesie che nei racconti ci sono delle espressioni veramente commoventi perché at-traverso i ricordi di queste care persone, il passato e il presente si uniscono per trasformare ilricordo (forse un po’ labile) in regole da rispettare come l’amore verso chi ha vissuto in mododiverso, e la consapevolezza che gli anziani, anche con i loro acciacchi, devono essere aiutatied accuditi con amore e riconoscenza.

Belle queste fotografie biografiche, bella questa antologia, bella la curiosità di questi ragaz-zi che hanno spulciato nella mente dei loro NONNI.

Purtroppo, oggi la nuova generazione vive in un’altra dimensione fatta di tecnologia, dicomputers, di giochi digitali che li fanno estraniare dalla realtà.

Ci si augura che attraverso questo filo conduttore che ogni anno cerchiamo di rendere piùinteressante, possano prendere spunto dalle parole dei nonni per godere sempre di più quelloche loro danno e daranno: la disponibilità e l’amore !!!

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Ai nonni

Rosei, biondi,fragili bimbi,gioia di vivereuna seconda giovinezza...

Sulle fresche labbra,sorrisi disarmanti,di luce tersa rischiaranobui orizzonti…

Grumi di dolore sradicano come il vento di buferanelle selve d’alberi annosie rami intricati,i loro ricordi…

Manine dolcemente aggrappatea mani consumate da ingrato lavoro,fiduciose s’intrecciano… cullando nenie da tempo in cuor sopite.

Il Direttore ArtisticoConcetta Laura Mauceri

Poetessa e Scrittrice

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Il quaderno del Nonno

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1ª Festa del Nonno - Cassino, 2-7 ottobre 2007. Annullo filatelico

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Scuola Superiore

Liceo Pisicopedagogico“V. Gioberti” - Sora

Giocala!

Mi hanno preso deridendomiavendo paura della mia pioggiaMi hanno truffato scrivendomi“non è oro tutto ciò che cola”Mi hanno fatto del peggioper farmi stare meglio.

Poi ho trovato il calore senza fuocodopo essere cascato in un burronecon gli effetti indesiderati della malinconiaprima di iscrivermi nel paese dei balocchison passati tre anni dalla cura di questa

[patologiaper poi trovare due solide radici

Sono andato via accompagnato dalla ceneredall’acqua ragia e dal cotone verdementre dico addio al mio sfogo quasi

[giovanee il mio pensiero veloce come un levrierova verso te, mio nonnoperché il tuo epitaffio vitale sta nel mio

[cuoreperché non sei morto veramentee lo sai benissimo anche tu

Te ne sei andato quando stavo fiorendoora che sono alla stazionetu stai partendo.Mi hai lasciato scrivendomi un bigliettinoche conservo più che mai nel mio cuore

dove c’è scritto : “in fondo è la vita,[giocala”

Poi il seguito l’avrei dovuto scrivere ioe dico che : “anche se perdo, mai

[abbandonare la vita”.

Marco Alonzi

Istituto Tecnico Industriale Statale“R. Reggio” - Isola Liri

“Passatempi e giochi tradizionaliin Ciociaria”

Il tuo volto solcato dalle lacrime dei ricordi cheripercorrono il tempo,giungecon viva emozione a rivivereciò che non ti penti di aver vissuto,ora me ne parli rivivendoli in me.Mi parli dell’arte delle carte e dei tanti giochi che, al di sotto dell’eterna volta facevi, nei qualirisate di gioia e di rabbia sifondevano.

Manolho Belli

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SezionePoesie in lingua

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Scuola media

Istituto Comprensivo“Evan Gorga” - Broccostella

“Come giocava il nonno”

Quanti giochi si facevano allora,un tempo passato diverso da ora.Un gioco tanto bello era quello dell’anello;mio nonno lo facevasoprattutto in primavera!La trottola si faceva girare e con la corda tutti a saltare!A campana si giocava amaro e in seguito al “cucuzzaro”.Il gioco più bello era nascondino divertente e amato da ogni bambino.Giocare col nonno mi sarebbe piaciuto,ma purtroppo non ho potuto;è stato un po’ sfortunatoil caro nonno tanto amato!Il mio pensiero non ci dividerà mai anche se gli ho dovuto dire “Bye-bye”!il mio nonno era il migliore,avrei passato con lui tutte le ore!Ti voglio tanto bene caro nonnino,

non ti scordar mai del tuo fiorellino…

Letizia Conte – I C

“Come giocava il nonno”

Io e il nonno Parliamo.Il nonno insegna e io imparo.Il nonno muore e io piango.Aspetto pazientemente di vedere il nonnonel mondo dell’oscurità.

L’attesa paziente è resa gravosa dalla solitudine.Io piango, piango e piango…Quando lo vedrò?

Maria Grazia Conte I C

Istituto Comprensivo StataleBoville Ernica

A te…

A te, nonno, voglio dedicare una poesia,a te che hai vissuto la tua infanzia in alle-gria,servendoti di piccole grandi coseper creare i tuoi giochi o far cose

[armoniose.A te, nonno, voglio dedicare questa poesia,a te che giocavi con molta fantasia;a campana, nascondino ed “acchiapparella”insieme ai tuoi amici la vita era bella.Tu della vita hai tutto apprezzato,niente di essa hai mai disprezzatoe pur se in casa il pane mancava,eri felice: la tua famiglia ti amava.

Silvia Partigianoni

Anima libera

Il sole alto nel cielo, solcato dagli aerei[della guerra.

Un’ anima ancor giovane corre, libera,e rigenera, nel sogno di bambino, un mio

[avo.Le sue gracili mani racchiudono tre biglie,i suoi giochi unici, preziosi.Quei tre oggetti, il suo piccolo svago Dal badile e dalla zappa,che le sue mani riempiva di schegge e di

[fatica.

Marco Zeppieri

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I giochi dei nonni

Quando erano piccoli i nonni, poverelli,non avevano giochi e giocherelli;bastava poco per farli felicie solo pochi pedalavano con la bici.

Un sasso di fiume,un semplice foglio di[carta, una biglia …

con un po’ di fantasia tutto si trasformava in[una meraviglia.

Il sasso bambolina diventava,un foglio piegato mille forme assumevae ogni bambino tanta voglia di inventare

[aveva.

Non molto era il tempo per giocareperché tanto si doveva lavorare,ma si trovava sempre il tempo di fareun gioco insieme prima di rientrare.

Maschi e femmine in modo diverso[giocavano

e chiusi in casa, a lungo, non resistevano:giocavano le bambine a “Mamma e figlie,

mentre i bambini lanciavano in buca le[biglie.

Classe I C Sc. secondaria I Grado

I giochi dei nostri nonni

Poche cose avevi tuoh nonnino,ora non ci sei più!Non avevi da mangiarefiguriamoci cose con cui giocare.

Ti bastava una sciocchezzae subito non c’era più tristezza.Ti bastava una pallinaper star bene tutta la mattina.

Quante cose desideravima in silenzio ti accontentavi.Non potevi far capriccinon avevate neanche soldi spicci.

Soldatini e trenini sognavi da bambinoma avevi solo un cagnolino.Unico amico fidatoche da te era tanto amato.

Oh nonnino, se potessi ora essere bambino!Chissà…..avresti posseduto un trenino.Tanto felice saresti statononnino mio adorato.

Se potessi i miei giochi ti dareicosì sorridere ti rivedrei.Una cosa mi hai lasciato:il rispetto per chi è sfortunato.

Poche cose possedevie accontentarti dovevi.Eri ricco di bontà …..e sei cresciuto con tanta onestà …..

Molti oggetti oggi abbiamoma niente più apprezziamo.Il valore alle cose che davi tuoggi nonnino, non esistono più!

Francesca Zaronni

I giochi del nonno quand’era bambino

Mio nonno da piccolo in collegio è statoe lì a molti giochi ha partecipato.I ragazzi divisi in gruppi giocavanoe in classe tutti gli insegnanti lo elogiavano

Nelle belle giornate a pallone giocavama lo studio mai trascurava.Tanto si divertiva mentre la palla rincorrevaanche se poi stanco, più le forze non aveva.

Ha partecipato al Campionato regionalee con la sua squadra è arrivato in finale.La squadra avversaria hanno battutoe il titolo di campione per molto tempo

[hanno tenuto.

Mio nonno non aveva molti giochi alla sua[età,

ma di fantasia, ne aveva un’infinità.

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Sempre giocava con i suoi amicie a quel tempo sì che eran felici!

Andrea Pettini

I giochi di mia nonna

Mia nonna ha 65 annie da piccola aveva molti compagni.

Con sua sorella giocava e immaginavadi essere una principessa in una valle

[incantata

Nei boschi si avventuravae seduta su una pietra cavalcavafaceva finta di avere un cavalloe delle bellissime scarpette di cristallo.

Con i papaveri giocava agli “scoppi”e si distendeva sotto i pioppi.Le bambole con sassi lisci preparavanoperché soldi a sufficienza non ne avevano.

Giocava con le biglie, a corda e a campana,ma con la palla era proprio un a frana.Prima c’era molta felicitàperché regnava pace e semplicità.

Ludovica Paglia

I giochi di nonno Paolino

A mio nonno piace raccontarecome da piccolo riusciva a giocare.Con la palla fatta di stracciad ogni goal tanti abbracci,con la bicicletta amava andaregli amici andava ad incontrare,la ruzzola tanto giravaquando lui la tirava.Con i dadi giocava quando fuori non andava,dietro ad un cerchio lui correvatanti chilometri percorreva.La carrozza costruivafuori in strada spesso usciva.

Paolo Paglia

Il nonno e l’amico Fausto

Quando il mio nonnino piccolo era,la televisione ancora non c’era.Il suo paese d’origine è Orvieto,lì, con il suo amico Fausto giocava lieto.

Questo bambino lui proteggeva,dai ragazzi più grandi quindi, lo difendeva.Insieme costruivano armi con pezzi di legnomettendoci sempre tanto impegno.

Mio nonno in compagnia giocava:a nascondino, a pallone e a tutti i giochi che

[inventava.Anche con i soldati del posto spesso si

[divertivae con loro in mezzo alla neve gioiva.

A quattordici anni al cinema si recava,e con i suoi amici le scene imitava.Questa è la storia del mio caro nonnino,il racconto dei suoi giochi da bambino.

Claudia Zaronni

La nonna e i suoi giochi

Adesso nonna, dei tuoi giochi mi[racconterai?

Piena di gioia ne parlerai!Il più bello era la campanae quando potevi, con i fiori costruivi una

[collana.

Con l’uncinetto facevi preziosi ricamie ancora oggi è la cosa che più ami.Giocavi a nascondino,con gli amici e il tuo cagnolino.

Oggi la tua giovinezza se ne è andatama con me giochi sempre a preparare la

[crostata.

Roberta Osvaldi

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Nonno.....

Anche tu, caro nonnino, una volta sei stato[bambino

tra i fiori, farfalle,giocavia campana e con il pallone,sempre attento a non far confusione.

Tu, anima pura, semplice, discretaci proteggi dalle insidie del mondo,che ci opprime e parlando della tua vita

[vera, stupenda fai diventare la mia sera.

Tu, il nonno dagli occhi celesti,come acqua di mare, vivi e vispi,racconti il tuo dolce passatoriluce il tuo volto da rughe solcato.

I tuoi occhi di ricordi son pieni,belli o brutti per me sono insegnamenti,ogni volta che parli mi si illumina il viso…se sto con te sono in paradiso.

Martina Zompatori

Come giocava il nonno

Mio nonno amava giocaree ogni pomeriggio, con i suoi amici voleva

[stare.A quei tempi non esistevano computer o

[cellulari,e si praticavano i giochi popolari.

Preferiva giocare con la cordacosì come lui ricorda:due bambini la facevano girarementre il terzo doveva saltare.

A volte mio nonno costruiva la fiondae la battaglia era pronta!I sassi o le castagne erano le munizionie combattevano come veri campioni.

Adesso questi giochi sono superatiperché i bambini sono tutti modernizzati. Questi giochi sono belli da ricordaree tutti noi ragazzi li dovremmo praticare.

Giulia Fabrizi

Come giocava mio nonno

Il mio caro nonninogiocava molto da bambino,si divertiva con il palloneanche se non era un gran campione.Gli piaceva giocare a campanae bere con gli amici alla fontana.Mio nonno anche con i fratellini giocavama un litigio sempre li sfiorava,con la sua vecchia bici andavae tutti con la simpatia rallegrava.Anche con l’altalena di corda giocavae correre e saltare adorava.A far dispetti si divertiva e molti vicoli di Boville scopriva.

Alessandra Palmigiani

Giochi e ….Fantasia

Mi è difficilepensarti bambino,ora che ti vedostanco, canuto, affaticato.

Nei tuoi occhi, vedo,un lampo di entusiasmose dei tuoi giochi mi racconti alquanto.

Erano pochi.Erano poveri,ma lo stesso preziosi.

Erano giochi di carta,di latta…di fantasia,di…tanta …e poi tanta poesia.

Tappi di “gazzosa” colorati e scintillanti usati comemonete sonanti.

E… Strummoli, “barrozze” e carrozzee giù…via…di corsaper finir nelle fossetra grida, risate gioiose.

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Erano pochi i tuoi giochi,erano poveri i tuoi giochi,ma più dell’oro eran preziosi,perché goduti con semplicitàin un’età piena di felicità.

Cecilia Paglia

I giochi del nonno

Quando il nonno giocavagiochi diversi da noi praticava.Il suo gioco preferito era quello con le

[bigliesi sfidavano nei giardini delle loro famiglie.Con le lire lui giocavae esultava chi più vicino al muro le buttava.C’era poi il gioco della mattonellae si finiva tutti a mangiare della mortadella.

Era un bambino fortunatoperché con la bicicletta ha pure giocato.

Sofia Quattrocchi

Nonno….

Nonno era come un libro aperto e se gli chiedevo di raccontarmi storielui con le parole si divertiva a giocare, era sempre pronto a farmi sognare.“Caro nonno che giochi facevi da

[piccolino?”Saltavo la corda , giocavo a nascondino,

[a palla prigioniera,giochi semplici e fantasiosi.Io ascoltavo incantata e la sua voce, il suo volto solare, mi scaldavano il cuore come un sole d’agosto dopo un temporale…

Francesca Fabrizi

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1ª Festa del Nonno - Cassino, 2-7 ottobre 2007

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Scuola Elementare

Scuola Primaria Paritaria“Beata Maria De Mattias” – Sora

I giochi dei nonni

I miei nonni non sono tanto vecchi,ora con i capelli bianchi sono anziani ricordano i giochi che da bambini avevano

[tra le mani. I loro non erano giochi moderni come

[adessoma la trottola, la cavallina,la campana erano divertenti lo stesso.

Lo schiaffo del soldatoera tra i maschi quello più graditoUn bambino di spalledoveva indovinare chi l’aveva colpito;e quando si girava con la testatutti applaudivano per far festa.

Le mie nonneper guadagnare qualche bel soldinoimprovvisavano e creavano un mercatino:riempivano le “canestrelle”con tante cose belle.

Tutti insieme si giocava a campana mentre la “cannata” si riempiva alla

[fontana.Con il gesso rubato alle maestre Si scrivevano per terra i numeri come in

[finestre.

Quando il sole faceva capolinoera bello giocare a nascondino.In mezzo al grano e alle pannocchieSi aspettava seduti sulle ginocchia.

In mezzo all’ara si ballava la tarantellamentre i bambini giocavano ad

[“acchiapparella”;

si correva a piedi scalzi per far meglio i lunghi balzi.

Nella cavallina il più grosso della[compagnia

si metteva sotto e … Addio Maria.Se non crepava all’istante pagava un pegno pesante.

“Glie strummele” si lanciava con una [corda attorcigliata

e di corsa veniva ripigliata.

I miei nonni hanno giocato nel passatocosì come mi hanno raccontato.

Emanuele Santoro - Classe VIsola del Liri (Fr)

Direzione Didattica Statale2° Circolo“Enzo Mattei”Via K. Herold - Cassino

Il gioco di nonna Maria

Con bambole di pezza e palloni di stracci, la mia bisnonnatrascorreva le sue giornate.La sua bambola bionda,con gli occhi azzurri,il vestitino rosa a fiori blu,la bambola perfetta,con cui dormiva ogni notte buia e fredda.Ma poi arrivò la guerra e, tutto cambiò.Niente più bambole e palloni,ma solo giochi da inventare e non c’èniente da fare.Dopo la guerra, nonna grandicella non

[giocavapiù come da bambina ma lavorava solo in

[cucina.

Elisabetta Palatella - Classe V C

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I ricordi di nonno

Nonno, con la trottola di legno tu giocavi.“strummolo” la chiamavi,ma il monopattino di legno da te costruitoera il tuo gioco preferito.E quando con i compagni stavia guardia e ladri tu giovavi.

E che divertimento a sotto al muro giocare con qualche biglia coloratasenza vincere nemmeno una medaglia doratanon altalene colorate, non treni di plastica,non play, non wii,ma solo tanti giochi all’aria apertacon poche lire in tascaper tentare la fortuna alla fiera del paese

[con la pesca.

Francesca Di Cicco - Classe V C

Come giocavano i nonni

I nonni non si divertivano con i videogiochima con le pentoline diventavano cuochi.Tutti insieme a calcio giocavano mentre noi sul divano poltriamo.Questi son giochi che a noi dan tanta noiamentre a loro un mare di gioia.Loro si divertivano con poco a noi non basta nessun gioco.

Claudio Savelli - Classe V C

I giochi della mia nonna

Quando era piccola nonna Michela giocava:le bambole con l’inchiostro faceva.A nascondino si divertiva e con la funela mia nonnina saltava.Scherzi innocui faceva alle vecchiette,scherzi dispettosi a quelle severette,rideva con i suoi amici giocando

[acchiapparella.Con un sorriso lei è nata quandola guerra l’aspettava.

Michela Risi – Classe V C

Il nonno che gioca

Mio nonno giocava all’aperto mai con un gioco perfetto,le pecore pascolavae con gli amici l’organetto suonava,mentre i balli improvvisavail divertimento si assicurava!Nel bosco il nonno sfrecciava mentre gli uccelli nel cielo sfidava,lui quasi volava.L’aquilone con i giunchi costruiva che nel cielo salivamentre baciava la brina.Nelle sere d’agosto sui sacchi di grano

[riposava,il cielo stellato ammirava.Sull’aia con le ragazze ballava,l’arrivo dell’estate salutavache con gioia aspettava.Il gioco preferito era la campagnache con i neri carboni disegnava

saltando con il piede l’attraversava.Con lo “strummolo” a gara il nonno faceva chi più a lungo lo roteava vinceva,quanta gioia trasmetteva!Le buche nel terreno egli faceva dove i sassolini il più scaltro poneva,mentre insieme si rideva.Ma che giochi!Quante emozioni e belle sensazioni!Tanta serenità e tranquillità ispiravano quei giochi che i nonno praticavano.Un sogno avrei,vevere con gioia vorrei,nei verdi campi correreiad inseguire le farfalle mi divertirei!Non play-station, non wiima come il nonno la vita voglio vivere,

libera nella natura correre felice.

Alessandra Vita - Classe V C

La bambola di pezza

Ritorni con la mente agli anni della tua fanciullezzanei tuoi occhi quanta tenerezza

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al ricordo della tua bambola di pezza…con ago, filo e pazienza infinitaeri tu a darle la vita.Come vestitino un pezzo di straccio senza gambe e neanche un braccio,ma sul viso una bella espressione,la sceglievi tu, disegnandola con il carbone.Davanti al focolare la stringevi al cuore e le cantavi la ninna

[nannacome fossi sua mamma.La tua bambola di pezza per qualcuno solo un fantoccioma per te quanto calore nel suo abbracciocompagna di giochicome oggi ce ne son pochi.

Giulia Ficaccio - Classe V C

Giocare con fantasia

Tra le valli estese del suo amato paese,il gioco era una vera raritàperché scarso era il tempo di libertà.Mio nonno doveva aiutare nei campi che per la sua tenera età erano ampi.Costruzioni e soldatini custoditi come preziosi rubini.Tra i suoi numerosi fratelli,era una dei più birbantelli.Un’innocente partita di biglie di terracotta,si trasformava in una seria lotta.Sotto un bellissimo cielo azzurrino,il suo preferito era il gioco del nascondino,ma lo divertiva anche il pito,un passatempo da mito.In un periodo difficile ,dove non alleggiava un profumo

[primaverile,da solo o in compagnia,non mancava mai la fantasia.

William Evangelista - Classe V C

I nonni

Viva, viva, i mei nonni…con loro gioco, canto e sogno.

Viva, viva, i mei nonnicon loro posso fare anche danni.

Viva, viva, i mei nonni…sono sempre affettuosi,

Viva, viva, i mei nonni…quando faccio dei capricci.

Viva, viva, i mei nonni…mi tolgon sempre dagli impicci.

Viva, viva, i mei nonni…sono sempre da apprezzare.

Viva, viva, i mei nonni…sono sempre da amare.

Giada - Classe V D

I miei nonni

I miei nonnison bravi e gentiliquando giocanocon mesembrano dei bambini.Per iniziare vi vorreipresentaremio nonno: si chiamaAngelo, e io gli voglio tanto bene;anche perchè, è l’unico nonnoche è rimasto da me!E’ allegro e mi vuole tanto bene.Vi voglio far conoscereuna nonna,una grande lavoratrice:si chiama Vittoria,ma non la posso vedereperché vive in Calabria.Purtroppo qui da mei nonni son finiti;

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però vi dirò anche dei nonni che non ci son[più…

Si chiamava Salvatorenon l’ho potuto conoscerema so che gli avrei voluto tanto bene.Per concludere vi voglio raccontare di una nonnaa cui ero molto affezionata,si chiamava Pina,era sempre gioiosa, armoniosa…e adesso mi manca tanto.Spero che il mio raccontovi sia piaciuto.

CIAO!!!

Margherita D’Arpino - Classe IV D

Ai miei nonni

Vorrei dire a tutti voi,che i miei nonni son due eroi,instancabili e perfetti,mi riempiono di affetti.Sono unici e speciali,san curare tutti i mali,ma non usan medicine:solo baci e carezzinee riempion il mio cuorecon il loro grande amore!

Anna Maria - Classe IV D

La mia nonna

La mia nonna io l’adoroPer me è più importante di un tesoro.Sul suo viso è sempre stampato un bel

[sorriso.quando la mattina lei mi vede arrivare,i suoi occhi sembrano brillare.Nella sua tasca ci son sempre mille

[caramelleed io scelgo le più belle.Mi perdona in ogni momentoed io mi addormento sempre contento.

Francesco Candelaresi - Classe IV D

Poesia

I miei nonni mi sono viciniTutti e quattro molto carini.Spesso mi aiutano a studiare,ma io preferisco giocare.Nonno Silvio a scuola mi accompagnaNonno Stefano le lasagne mi prepara,Nonna Nannina mi racconta le storielleNonna Jovanka lava le scodelle.Ai miei nonni voglio tanto beneanche se con me sopportano tante pene.

Giorgio Hailu - Classe IV D

I miei nonni

I miei nonni non avevan tanti giochi con cui[giocare,

quindi si dovevano accontentare.Giocavano con i barattoli, trottoline e con

[piccole palline.Se questi giochi non bastavano tanti altri ne

[inventavano,e dopo il gioco sempre il lavoro trovavano.,Poi verso le nove andavano a dormiree alle sei in piedi a gioire.Lavoravano duramente e il martello utilizzavano frequentemente,a mezzogiorno poi mangiavano

[velocemente.E la domenica dì festatutto il giorno a fare siesta.Come è bello i nonni averee poterli chiamare a tutte l’ore.

Manuel D’Ettorre - Classe IV D

I nonni

I nonni sono speciali,belli, buoni e particolari,sono i secondi genitoriche ci aiutano quando siamo soli.Nonno EmilioÈ il mio nonno paterno.Insieme giochiamo a carte,

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ne abbiamo sempre un mazzo da parte!Nonna LuciaÈ la moglie di Emilio.Quando ci son feste importanti,cucina piatti buoni e abbondanti.Nonno Giovanniè il nonno maternoè con lui che vorrei passareprimavera, autunno ed inverno.Lo vedo in estatePerché abita a Messina,dove c’era la mia cara nonnina,il suo nome era Rosellae son sicuro che adesso è una stella.Mi chiamava cioccolatino,ed ero il suo nipote piccolino.I nonni quaggiù ci danno di tutto e di più,e quando saranno lassù, ci proteggeranno ancora di più.

Samuele Di Mambro - Classe IV D

Mi ricordo nonnini

Mi ricordo nonnina caraquando da piccina m’imboccavi,tanti vestitini mi compravi,il bagnetto mi facevi,e con me le bambole pettinavi.Mi ricordo nonnino caroquante volte mi abbracciavie tante storie mi raccontavie per mano mi portaviin giro di qua e di làregalandomi ogni voltatanti sorrisi di felicità.

Giuseppina Fionda - Classe IV D

Come giocava il nonno

Il nonno monellogiocava con gli attrezzi di legno.

Il nonno e i suoi amicigiocavano felici.

Il nonno suonava

e la nonna ballava.

Il nonno fumavae la nonna cucinava.

Il nonno coltivavae la nonna piantava.

Martina R. - Classe IV D

Poesia dei nonni

Corrono i nonniper i pratigiocando a campana.Vanno in bici per i sentieri di montagna.Poi vanno in campagnaa giocare a nascondinocol buon vecchio contadino.Danno da mangiare ai maialie quando tornano a casaper completare la giornatauna bella spaghettatae una risata.

Alessandro Steffan - Classe IV D

I miei nonni

I miei nonnisono dolci e gentilicon loro mi piace giocaree parlare.I miei nonni sono libri pieni di avventuresempre pronti a raccontarestorie stupendeche mi restano in mente.I miei nonnianche quando sono stanchihanno sempre tempo per mee basta un mio sorrisoper renderli felici.I miei nonnihanno il volto segnato dalle rughee capelli color argento,ma quando giochiamo insieme

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sembrano bambini della mia età.Ai miei nonni voglio un mondi di benecon uno slancio li abbraccioe li stringo forte a me.

Giada C. - Classe IV D

I Nonni

Jacopo Pio sono il vostro nipotino,per voi sono come un cioccolatinoquando ci sono addolcisco le vostre giornateA voi nonni che siete lontani,le giornate sono lunghe e più amare,per voi il mio amore è grande quanto il

[mare.A te nonnina vicinache quando ero piccino mi hai coccolatocon il tuo cuoricino,voglio dire che ti sarò sempre vicino.Evviva i nonni che fan felici i nipotini.

Jacopo

I miei nonni

Di quattro nonni son la nipote.i nonni miei materni in Irlandason da tempo.Nonno Filibertoha imparato ad usare il computer,ci sentiamo spesso su Skipper

per vedere come cresco.E’ una persona ospitalela sua passione è cucinaretorte,timballi e frittura di mare.Nonna Maria domande mi fasulla scuola, sul ballo e lo sport che fo:un saluto strettopoi mi manda un bel bacetto.Gli altri nonni son in montagna:nonno Mario fa il pastoree nonna Domenica si cura la campagna,L’estate la passo con loroimparando anche ad apprezzarequel che ne viene dal loro lavoro.Ai miei nonnini lontani e vicinimando quindi tanti bacini.

Noemi Del Duca - Classe IV D

I nonni

Tu fin da piccola mi cullaviE con me te ne staviCon me parlavi e giocaviNon mi lasciaviMi davi da mangiareE li te ne staviSeduto sulla poltronaMi raccontavi tante storieDi quando eri ragazzinoE mai un sorriso mi negavi:ti voglio bene Nonno.

Antonio Vettese - Classe III D

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1ª Festa del NonnoCassino, 2-7 ottobre 2007

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Istituto Comprensivo Statale“Primaria Capoluogo – Casavitola”Boville Ernica

Come giocava il nonno.

Ho un amico assai specialecon lui gioco niente malecon lui scherzo, parlo, ridoe felice a lui mi affido.Nonno di tempo per giocare ne avevae di giochi assai se ne intendevacon i suoi compagni si divertiva ed ognivolta vinceva.I giochi che lui spesso facevaerano calcio, breccia, e nascondino,ruzzola e con i cerchi gareggiava al mattino.Questi giochi una volta si facevanoe con semplici oggetti si divertivano.E’ proprio in gamba il mio super nonninoquando gioco con lui sembra un bambino.Diventa il mio complice, con lui trascorrogiornate sereneed io gli voglio un gran bene!!

Annalisa Greci

Come giocava il nonno.

Il nonno un po’ povero era,ma giocattoli aveva per quell’era.Una trottola da far girare,una fune con cui saltare,un cerchio ed una forcella,che rendevano la vita bella,con le amiche la campanaa fine settimana,con gli amici la palladi stracci tra la folla.Il suo visetto era splendente,quando si divertiva e rideva con la genteQuesti erano i giochi del nonnocon i quali giocava quasi tutto il giorno.

Anna Perciballi

Come giocava il nonno.

Mio nonno da bambinodovete sapereche non si fermavaneanche per beree quando cominciava a giocareera difficilefarlo fermare.Con la trottolafaceva le garema non era bravo a farle girare.Con gli amicia nascondino giocavae sotto il tavolosi nascondeva,correva, saltavae mai si stancava.A campanaera una frana,come una rana saltellavae le caselle calpestava.Ora è anziano e non ce la fa piùe mi ripete sempre:beata gioventù!

Aurora Viti

Come giocava la nonna…

Mia nonna Lilia si chiamae giocare, molto lei ama.Da piccola con la corda giocavae con i suoi amici correva e saltava.

A campana lei giocava moltoe quando lo faceva, molta allegria c’era sul

[suo volto.A correre con i cerchi era molto bravae quando inventava qualche gioco nuovo, si

[entusiasmava.

Alcune volte non poteva giocareperché sua madre doveva aiutare.Mia nonna è una bravissima contadinae ancora oggi lo fa come quando era

[bambina.

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Adesso lo ricorda come se fosse ierie per lei è uno dei più importanti pensieri,che rimangono impressi nel suo cuorefinché un giorno in paradiso la ospiterà il

[Signore.

Giulia Fratarcangeli

Come giocava il nonno.

Tanto tempo fa,per me”antichità”il nonno giocavacon le cose che trovava,giocava a corda, a nascondinoa salta montone e non a biliardino,saltellava tra l’erbettae pareva una cavalletta.Nell’aia l’organetto suonava,tutta la notte cantava e ballavaAl mattino il lavoro lo richiamavaanche se bambino, di giocar lasciava.Come era bello giocare,e brutto lavorare!La pagnotta guadagnar dovevae di sgobbare non si doleva,a giocare continuavacon le cose che trovava.

Chiara Antonucci

I giochi del nonno

Al loro tempo i nonni giocavano sempre[fuori,

su prati verdi e pieni di fiori.Al sole costruivano i loro giochiperché in famiglia i soldi erano pochi.

Per le strade disegnavano campane,e lungo le case saltavano la cavallina;scommettendo giochini e collanesi divertivano su questa bella collina.

All’uscita dalla scuola giocavano a zibbitina,e si divertivano felici dalla sera alla mattina.

Lo strummolo di legno facevano girare, fino a quando i campi dovevano andare alavorare.

Costruivano sempre tantissimi giochiniper far divertire decine di bambini.La cosa più importante erano i bei sorrisi,sempre stampati sui loro visi.

Non c’era Facebook o i telefonini, bastava[la fantasia

per entrare in un mondo di sconfinata[poesia.

Ora restano solo i ricordi, indelebili nella[mente,

di chi quelle esperienze le ha vissute[veramente.

Aurora Macci

I giochi di mio nonno

Mio nonno Alfredo si chiamae i giochi di un tempo ancora li ama.Lui, con i suoi più cari amici, giocavaed a saltare con la corda si dilettava.

Nonno, giocando a campana, i numeri ha[imparato

e facendo il gioco, tanto divertimento ha[provato.

A tirare la fune molta forza ha sviluppatoe con questi giochi, molto si è entusiasmato.

Nonno giocava anche a nascondino,che gli piaceva molto da bambino;lui anche a cavallina giocavacon tanti amici, che adorava.

A scuola, i giochi di una volta abbiamo[rappresentato

e come i nostri nonni, ci hanno ammaliato.Questi giochi non bisogna dimenticarePerché la tradizione è un bene da

[salvaguardare.

Lucia Osvaldi

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I giochi di nonna Luciana

Luciana era il nome di mia nonnache era proprio una gran donna.Io il suo nome ho ereditatoe come lei mi hanno chiamato.

Non avendola conosciuta tanto mi sono dispiaciuta.Dai racconti su di lei sono rimasta

[affascinatae la notte tante volte l’ho sognata.

Cantava, saltava e ballavain questo modo, per lei,il tempo passava.I giochi erano più divertenti nei tempi

[passatiperché tutti insieme venivano praticati.

A campana molto spesso giocavaed il sassolino con precisione lanciava.Da uno a nove i numeri andavanoe mentre lei saltava tutti contavano.

Il cerchio della bicicletta si usava staccaree con un asta di ferro lo si faceva girare.Con i suoi amici segnava tracciati per

[giocare con le biglie,ed insieme intrappolavano le cicale nelle

[bottiglie.

Ma dopo i giochi il dovere la chiamavae con la mamma le faccende sbrigava.Puliva, spolverava e le pentole lucidavaintanto il principe azzurro come

[Cenerentola, sognava.

A me così mia nonna piace ricordareed andrei indietro nel tempo, per poterla

[incontrare!!!

Luciana Rotondi

I giochi di una volta

Al tempo dei miei nonni diversi erano i[giochi,

quasi sempre all’aperto ci si divertiva,addirittura attorno ai fuochi,e mai da soli si stava.

I giochi di quei tempi erano veramente tanti,si giocava anche durante lo scartocciamento,con ballate e cantie tanto, era il divertimento!

Tra i giochi c’era la cavallina,con cinque giocatori o più,si giocava anche a “pallina”,dove una biglia dovevi, in buca, mandare

[giù.

Un altro gioco era “marrone”,con un sasso una moneta dovevi rigirare,invece si usava un bastonese a “lippa” volevi giocare.

Anche a campana potevi giocare,per farlo, nei quadrati, bastava saltare.Questi sono parte dei giochi a cui si poteva

[giocare,e che i nostri nonni non potranno mai

[dimenticare.

Luca De Paolis

Mio nonno e i suoi giochi.

Ti sento salire le scale,stanco ed affaticato,i tuoi anni trascinare.Corro ad abbracciarti.e tu mi racconti,inforcando gli occhiali,che per i piazzaliandavi ,per una partita a cavallettao una corsa in bicicletta,tutto il giornoper la strada giocavie la sera a casa tornavi.Eri povero,non avevi i miei giochi,ma ti bastavano quei pochi!Togli gli occhiali, li posi ,sulla sedia riposie nei tuoi occhi color del mareun lampo di nostalgia appare.

Mattia Lozza

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Come giocavano i nonni.

Per giocare a campanai nonni qualche salto dovevano farepoi contavano uno due e tre…prendevano il sasso,e lanciavano… olèPer giocare a nascondinosi nascondevano più vicinorestavano in campanae facevano tana.Per giocare con la cordasaltellavano su e giùe non finivano più.Così giocavano i miei nonnie felici passavano gli anni…

Stefano Lisi

I giochi dei miei nonnini.

I miei nonninigiocavano da bambinicon pochi giochini:trottola, nascondinoper i bambini,corda e campanaper le bambine.La mia nonninafaceva con le sue maninetanti bei vestitiniper le sue bamboline.Il mio nonninocon la terra tanti castellie i giorni eran sempre belli.Erano felicidi giocare con gli amici,anche se i giochierano pochi!

Melissa Di Veronica

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1ª Festa del Nonno - Cassino, 2-7 ottobre 2007

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SezioneRacconti

Scuola Superiore

Istituto Tecnico Industriale Statale - “R. Reggio”Isola Liri

Raccont d gl gioc che nonn m’ha raccuntat…

I passatempi e i giochi tradizionali in Ciociaria erano molti e quasi tutti caratterizzati dal-la povertà dei materiali con cui erano costruiti. Da quelli dell’aria aperta a quelli in casa i gio-chi sono testimoni della “Cultura ciociara”, della semplicità della vita contadina, degli usi e co-stumi del nostro passato. Tanti di essi potrebbero sembrare sciocchi e inutili, invece erano ungrosso stimolo alla fantasia, contrariamente a quelli moderni che fanno tutto da soli e ci lascia-no spesso solo spettatori. L’importanza del gioco, in ogni fase della nostra vita, ormai è nota atutti, come è noto anche il valore delle tradizioni, proprio per questo è necessario conoscere,tramandare e riprodurre i giochi di una volta, quelli cosiddetti “dimenticati “ attraverso i nostrinonni sono venuta a conoscenza di molti passatempi e giochi che ora non si praticano più, ma,tra tutti quelli che mi hanno colpito maggiormente sono 7: le cerbottane, la corsa con il sacco,il palo della cuccagna, il tiro alla fune, le corse con la carriola, la campana, la cannata. La cer-bottana era fatta con lunghe canne provenienti da materiali rimediati in casa o in campagna(ideali le canne di alluminio o dei lampadari) o si realizzava con le canne essiccate. Si usavaper “sparare” piccoli oggetti (palline di carta, pezzetti di terra, creta, alcuni frutti di erbe) e so-prattutto frecce, usando come propulsore, la forza del proprio fiato. Le frecce erano formate daun cono molto sottile ottenuto attorcigliando a un dito strisce di carta che venivano apposita-mente tagliate in mozzetti regolari trattenuti alla cintola, pronti per l’uso. Ottenuta la freccia sifissava con la saliva facendone ruotare la punta fra le labbra. In mancanza di carta le frecce sipotevano ottenere da foglie modellabili che si chiudevano con dello spago o con dei rametti.La potenza di questo oggetto è rapportata alla sua lunghezza e al suo diametro: più è lunga lacanna e minore il suo diametro, maggiore è la potenza del raggio. Con le cerbottane si faceva-no tantissimi giochi ad esempio: la guerra, si prendevano di mira gli oggetti, ci si faceva cane-stro dentro i barattoli o in contenitori più grandi e così via; chiaramente lo scopo era quello difare centro o di colpire l’oggetto utilizzando meno frecce possibili. Un altro gioco che mi hacolpito molto è la corsa con il sacco perché ancora oggi viene effettuata durante il “Gonfalo-ne”: una manifestazione che si tiene ad Arpino in estate da oltre quarant’anni. Questo giococonsiste in una corsa effettuata saltellando dentro il sacco, che in genere si porta fino all’altez-za della cintura ed è sorretto con le mani dallo stesso concorrente. Possono partecipare un nu-mero infinito di partecipanti e vince chi per primo riuscirà ad arrivare al traguardo. Sicuramen-te è un gioco che richiede molta abilità fisica, velocità e equilibrio, ma trovo che sia diverten-tissimo! Il palo della cuccagna, un altro gioco interessante consiste nel riuscire a salire fino al-

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la fine del palo; non si sale molto facilmente, perché su di esso viene cosparso grasso o olio percomplicare il gioco. Partecipano molte persone, si fanno squadre e ci si sfida. Questo tipo digioco viene effettuato anche nelle feste di paese. Il tiro alla fune è un gioco che conosciamomolto bene; noi ragazzi lo pratichiamo ancora oggi perché è un gioco divertente e fa vedere laforza che ognuno di noi ha, e fa venire più voglia di vincere per far veder la bravura. Si forma-no due o più squadre che si sfideranno in coppia; un gruppo a destra, un altro a sinistra e si co-mincia a giocare. Vince il gruppo che a tirare di molto la fune verso la loro parte. Un altro gio-co, quello della corsa con la carriola si svolge in questo modo: ogni ragazzo è alla “guida” diuna carriola, mette un peso su di essa (oggetto o persona) e inizia a correre per arrivare al tra-guardo. Vince chi arriva per primo e chi non cade, ovviamente! Questo gioco credo sia più dif-ficile perché richiede un fisico muscoloso e tanta forza; altro gioco divertente era la corsa del-la cannata, le donne mettevano un po’ di stoffa a forma di ciambella in testa e vi ponevano so-pra una cannata, damigiana o recipienti grandi con acqua o vino cercando di non farlo caderefino al traguardo, per questo tipo di gioco ci voleva molto equilibrio. Questi giochi, anche sepoveri, per la gente di prima erano “oro”, perché potevano permettersi solo quello. Per loro erail momento del divertimento dello svago e delle nuove amicizie. Nel volgo tali passatempi ven-gono riferiti anche a motti e a poesie, infatti, ricercando nella mente mia nonna me ne ha cita-ti alcuni.

Motti

Tre cos so difficl da lassà:glu gioc, l’amcizia i glu prim amor.Na palla palla fatta cu gl strcc s lanciwa tra l uraccia,raccuglievn cu allegria p lalanciarla agl amic sia,na scazzottata i alla fin s concludeva la iurnata…!

A volte noi ci lamentiamo di quello che abbiamo perché desideriamo di più, senza render-ci conto che abbiamo molto, rispetto a quello che avevano prima. Ora abbiamo giochi che cilasciano a bocca aperta, abbiamo più materiali, più manodopera, più possibilità. Prima, tuttoquesto non era possibile… Mi racconta mio nonno che desideravano tante cose ma non pote-vano permetterselo perché costavano molto e solo i ricchi, o meglio i figli di genitori benestan-ti potevano permetterselo. Si accontentavano di imitare quanto facevano gli altri con spirito diemulazione, senza grandi pretese, se nnon quella di sperare in un futuro migliore, in cui ripor-rei ogni aspettativa esistenziale. Tante sono le storie, tante sono le glorie conseguite, ma se siripercorre la storia ci si imbatte in aspettative che si sono ripetute, sin dagli albori della nostraciviltà, quando i nostri antenati si impegnavano mentalmente a fisicamente per conseguire ri-sultati migliori e più soddisfacenti, quei risultati che hanno portato l’uomo odierno al progres-so scientifico e tecnologico che nonostante tutto non può proseguire sulla stra intrapresa se nonconsiderando la “Memoria storica”, fatta di tradizioni, giochi e quant’altro si è riusciti a pre-servare dall’oblio.

Adimara Di Sarra – Isola del Liri

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Scuola Media

Istituto Comprensivo – Isola del LiriScuola media ex Baisi – Sora

Come giocava il nonno

“Ciao nonna come stai? Che noia questa giornata, ed ho già finito il mio ultimo videogio-co, non so più che fare! “ “Uhm… che ne dici se ti racconto una storia? Una storia vera però,di quando noi eravamo ancora bambini?” “ Si, si! Le tue storie sono sempre così interessanti!”“ Bene, vediamo se ricordo: il posto preferito da noi bambini per giocare era dietro il vecchioponte, in mezzo all’erba che ci pizzicava le gambe nude, vicino alle lucciole e alle cicale. C’eraspazio a sufficienza per tutta la gang e nascondigli fantastici per spaventare a morte il poverocontatore a nascondino. Molti di noi, quando nelle calde sere d’estate i genitori si mettevano achiacchierare senza più badare a noi, rubavamo dalla cucina un biscotto o una ciliegia, a secon-da delle possibilità e felici, scappavano a mostrare il nostro bottino agli amici. Nei giochi piùsemplici ci cimentavamo anche noi ragazze, come a nascondino o mosca cieca o campana. Ilgruppetto delle ragazze era formato dalle quattro alle sette persone, a seconda della sera, ma le

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Il quaderno del Nonno

2ª Festa del Nonno - Pastena, 5 ottobre 2008

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vere, grandi giocatrici erano solo quattro: Maria, Lea, Assunta ed io. La piccola Lea era nuovada quelle parti, ma non era di certo questo a fermarla e aveva legato perfettamente con tuttequante e con i ragazzi, tant’è che qualche volta si era meritata il complimento di essere bravaquanto loro! Maria era la bambina più benestante ed era quella che portava sempre i tesori piùbelli come caramelle e cioccolatini. Aveva delle ottime capacità a preparare le “caccie al teso-ro” ed era apprezzata solo per questo e per le sue capacità a saper far girare benissimo la trot-tola, dato che era un po’ fanaticuccia. Ma la più scampanata era Assunta: non sbagliava un so-lo salto sulla cavallina e qualche volta riusciva addirittura ad acchiappare qualche ragazzo a“acchiapparella” ed era l’unica che aveva l’onore di giocare con i ragazzi con le fionde. Io erol’animo pacifico e tranquillo del gruppo e cercavo in tutti i modi di non far scoppiare i litigi,ma amavo da morire le bambole e i soldatini. Mi divertivo un mondo con loro, soprattutto coni soldatini di mio fratello, gli unici giochi che possedevamo, visto che le bambole erano trop-po care e nessuno se le poteva permettere. Tutte noi ragazze ne volevamo una, e visto che nonera possibile, tutte le sere finite i giochi, ci mettevamo sedute a cerchio e sognavamo il mo-mento in cui ne avremmo potuta toccarne una. I ragazzi erano meno sensibili: se parlavamo lo-ro di bambole scoppiavano a ridere e ci prendevano in giro, ma non per questo erano meno sim-patici e divertenti. Ce ne erano molti, ma quelli che ricordo di più erano i nostri mariti lontani,e noi le loro mogli da ricordare durante le battaglie, quando giocavamo a moglie e marito. Cidicevano che eravamo le loro fidanzate e non ci avrebbero lasciate mai. C’era Francesco conAssunta, Giovanni con Lea, Giuseppe con Maria e Peppe, tuo nonno. Insieme eravamo fanta-stici e ci divertivamo da morire. Un episodio bellissimo che ricordo è di una delle ultime sered’estate: eravamo tutti riuniti lì come sempre, ma con un sorriso particolare, come se sarebbedovuto succedere qualcosa. Maria era la più felice e come se non bastasse aveva organizzatouna caccia al tesoro fuori da ogni tempo, visto che ne dovevano essere organizzate solo una perogni stagione, e Maria ne aveva già organizzate due e già questo era un avvenimento, data lasua tirchieria, ma organizzarne anche una terza era davvero il massimo. I ragazzi avevano ap-pena finito di giocare a campana, quando cominciò la caccia. Stavolta Maria aveva superato sestessa: le prove erano molto difficili, ma divertentissime e, stravolti ci ritrovammo tutti otto da-vanti al luogo del tesoro. Un po’ infastiditi, perché sapevamo che ci saremmo dovuti dividereil premio ma non di certo scontenti, anzi. Eravamo curiosissimi e il sorriso enigmatico di Ma-ria ci fece capire che lì dentro c’era davvero qualcosa di eccezionale. Mi ero immaginata di tut-to: mele caramellate, un cucciolo di cane, un gioiello, tantissime arance, ma mai a pensare cheli dentro c’era… una bambola. Quando Maria aprì la scatola, per poco non mi salirono le la-crime agli occhi: era bellissima e grande, quasi quanto ad un neonato. Aveva dei bellissimi ca-pelli biondi, tutti mossi, gli occhi del colore del cielo e le sue gote erano come le pesche e da-vano spazio ad un bellissimo sorriso. Le labbra erano piccole e rosa e a forma di cuore. Indos-sava un abito principesco, tutto panna e rosa, con perline e ricami luccicanti. Portava delle scar-pe minuscole ed era semplicemente bellissima! Rimanemmo così a bocca aperta, senza chie-dere nulla: anche i ragazzi contemplavano quel gioiellino in silenzio, anche perché non avreb-bero mai e poi mai potuto vedere una ragazza così bella. Maria aveva messo da parte tutta lasua aria da snob e, eroicamente, aveva donato la sua bambola al nostro gruppo, affinché la cu-rassimo e la custodissimo. Tutte noi rimanemmo con la bocca spalancata: possibile che tuttoquello che avevamo sempre immaginato, ora era lì, davanti a noi? Passavamo tutte le sere a cu-rare e a pettinare quella bambola, sempre con la paura che qualcuno ce l’avrebbe potuta portarvia. Finché, un giorno, Maria, piangendo, ci disse che doveva partire e che non sarebbe mai piùtornata. Ci disse anche che dove andava lei, i bambini non potevano giocare con le bambole e,tremante, me la porse, dicendo di starci attenta. Poi corse via, disperata per tutto quello che do-veva lasciare. In quel momento mi cadde il mondo addosso: non l’avevo mai sopportata ed ora

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lei mi affidava ciò che aveva di più caro, mi affidava i nostri sogni? Sapevo che non l’avrei mairingraziata abbastanza e imparai, da quel giorno, ad amare tutti, anche chi mi voleva male.Piansi quando se ne andò, sia perché le volevo bene, sia perché mi aveva insegnato la cosa piùimportante di tutte: amare tutti e condividere tutto. Solo dopo seppi che era ebrea e che l’ave-vano portata a morire. Sai, quella bambola la conservo ancora e ancora adesso continuo ad am-mirarla, pensando a quanto sia stata fortunata!”

Miriam Santoro - Classe II D

Istituto Comprensivo StataleVia Torrione, 2 - Boville Ernica

Guardando, ricordando Sono qui… in un fresco e grazioso parco, sotto l’ombra d’imponenti alberi, assieme ai

miei vecchi compagni di gioco, ricordando il momento che con un batter di ciglia è volato via,proprio dinanzi ai nostri occhi, l’età più bella: la nostra giovinezza D’un tratto odo i clamori digioia di giovani fanciulli che, grazie ad un clemente nonno, ricordano con spensieratezza i vec-chi giochi di un tempo, invitando con dolcezza i giovani d’allora, rivivendo cosi la dura e re-mota “storia”.

I loro giochi, i loro clamori, il sorriso sulle loro labbra… mi fanno riaffiorare ricordi, ri-cordi vaghi ma pur sempre identificabili; questi ritraggono noi che giocavamo a quei cari gio-chi che ci facevano rallegrare, che ci facevano sentire liberi, grazie ai quali, anche solo per po-chi istanti, ci esoneravamo dal duro lavoro, grazie ai quali, almeno per quelle misere ore, era-vamo liberi di allontanarci dalla nostra vita usuale: una vita fatta di sacrifici, fatta di lavoro,fatta di miseria…

Ricordo quando correvamo negli immensi prati, felici, liberi, alla ricerca di un misero spa-zio nascosto che potesse farci giocare senza essere scoperti, cosi avremmo avuto la nostra re-altà, fatta di sogni, di illusioni… Poi, quando si tornava alla monotona realtà, tutto era diver-so: dalla nostra bocca non usciva più neanche un suono anzi, perdonatemi, un suono veniva co-stantemente pronunciato: il fatidico “sì,vado…” .

Allora si era umili, non potevamo permetterci granché, perciò ci costruivamo i nostri gio-chi da soli che, anche se brutti, anche se banali, ci rendevano orgogliosi perché frutto della no-stra creatività.

I giochi non erano molti, ma quei pochi erano divertenti, quando non c’erano abbastanzamateriali ci si accontentava di passatempi più semplici: giocare a campana e poi lasciare il per-corso sul ruvido pavimento, giocare con le trottole e poi, una volta rotte, riporre i frammentinella soffitta, per poter rivivere un domani, tornando in quei luoghi magici, i dolci ricordi del-la remota giovinezza.

Martina Zeppieri

I giochi di mio nonno

Da piccolo non avevo molti giocattoli. Ma li creavo io. Con i miei amici ci divertivamo agiocare. Uno dei giochi era il lancio del bastone. Consisteva nel lanciare un bastone oltre unostacolo dato da uno spago. Chi passava il turno aveva una difficoltà maggiore perché il filo sialzava sempre di più. Noi ragazzi di campagna avevamo sempre in tasca una fionda come ar-

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ma di difesa. Le fionde erano fatte proprio da noi, cercavamo un ramo con due diramazioni epoi andavamo sotto i ponti a recuperare una camera ad aria di bicicletta per applicarla alla fion-da. (Spesso le camere ad aria venivano gettate nei torrenti. I corsi d’acqua diventavano così unaminiera di oggetti da ripescare quando se ne aveva necessità). Facevamo un gioco in cui eraimportante la mira, ci mettevamo sotto un albero di frutta e chi faceva cadere il frutto se lo por-tava a casa.

Qualche volta prendevamo anche i vetri delle case e ce la davamo a gambe. Al tempo mionoi ragazzi eravamo in cerca di avventure all’aria aperta. I nostri genitori non si preoccupava-no di noi se stavamo fuori casa per parecchio tempo perché non c’erano i pericoli, le macchi-ne erano poche, ci conoscevamo tutti,era impensabile che qualcuno ci potesse fare del male.Oggi i ragazzi vivono davanti ai video giochi. Sono soli, non sanno comunicare. Ho notato chenon hanno spontaneità. Manca anche la creatività che era il nostro cavallo di battaglia per ca-varcela in ogni situazione. I ragazzi di oggi sono spavaldi ma di fronte al pericolo hanno pau-ra.

Lorenzo Mastrantoni

I giochi di nonna Liliana

Mia nonna Liliana è nata nel 1933 a Napoli, è la quarta di sei figli. A quel tempo i bambi-ni non avevano molti giochi, perché non c’erano possibilità economiche. Lei mi racconta chegiocava con le bambole. Con un sorriso mi spiega che non erano come quelle che abbiamo noioggi, belle e parlanti. Erano preparate da loro stesse, con stoffe o asciugamani. In tempo diguerra si rifugiavano in una grotta dove ogni famiglia aveva un posto. Lo spazio era diviso conun lenzuolo e lei con le altre bambine e sua sorella giocavano a “mamma e figlia” con quellebambole di “pezza”. Poiché abitava di fronte al mare quando non correvano pericolo passava-no le giornate sulla spiaggia. Costruivano una pista con la sabbia e poi lanciavano dei sassi pervedere chi aveva raggiunto il punto più lontano .Mia nonna mi confessa di avere molta nostal-gia di quei tempi perché anche se avevano pochi giochi erano sereni e riuscivano a divertirsicon poco.

Sara Capogna

I giochi di nonna Natalina

Da bambina giocavo insieme alle mie amiche. Non avevamo veri giocattoli ma li faceva-mo noi.

Giocavamo a molti giochi ma quello che io ricordo di più è il gioco della breccia. Era ungioco che ci divertiva molto. Per giocare avevamo bisogno di tanti sassolini, che noi preferiva-mo arrotondati.

Poi iniziavamo il gioco posizionando cinque brecce per terra. Si lanciava il sasso prescel-to e si raccoglieva prima un sasso, poi due, poi tre quattro e cinque . Vinceva chi aveva raccol-to tutti i sassolini per terra senza far cadere il sasso che si teneva nella mano.

In quegli anni non c’erano soldi per mangiare e tanto meno avevamo i giocattoli. Nessu-no però ci poteva impedire di giocare, neanche i nostri genitori che ci impegnavano nei lavoridei campi e a pulire la casa per quasi tutto il giorno o a reggere i fratellini più piccoli. Gioca-vamo alle principesse anche se eravamo coperte di straccetti e camminavamo scalze. Ci co-struivamo coroncine con erba, foglie e fiori che raccoglievamo mentre zappavamo l’orto da-vanti casa.

Con le coroncine in teste ci mettevamo a ballare. I nostri vestiti a toppe diventavano nel-

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la nostra fantasia gli abiti delle principesse e vaporosi svolazzavano al lieve vento della sera.Sognavamo il principe azzurro che sul suo cavallo bianco ci conduceva nella sua reggia dovela fame non esisteva. Ballavamo fino a notte finché la nostra euforia si spegneva con il cantodelle cicale.

Il nostro sogno di bambina era diventare mamma.Allora ci costruivamo la bambola che doveva diventare la nostra figlia.Andavamo in cerca di stracci. Non sapevamo cucire ma con ago e filo cercavamo di dare

una forma alla bambola. Riempivamo il sacchetto che aveva la forma di un pupazzo con la se-gatura. Con le mele facevamo la testa poi disegnavamo gli occhi, la bocca e il naso.

Non era facile avere le mele e allora le andavamo a rubare. Un giorno un contadino ci vi-de e ci rincorse con la forca per tutta la contrada. Però noi fummo più veloci di lui e riuscim-mo a nasconderci con le mele.

Era difficile attaccare la testa al corpo del pupazzo. Avevamo però trovato un metodo. Attaccavamo i lembi del fazzoletto che scendevano lateralmente al collo della bambola

con il vestito fatto di stracci. Ogni bambola aveva un nome.Ci divertivamo a fare le mamme. Preparavamo alle nostre figlie la pappa, le pulivamo,

giocavamo con loro.

Mirko Palmigiani

I tempi della “Rozca”

Mio nonno mi parla sempre del suo passato e di quando era bambino e ogni volta che losento raccontare riesco ad immaginare ogni scena, ogni rumore svanisce e ogni preoccupazio-ne viene dimenticata. La sua voce e i suoi racconti sono così coinvolgenti che vorrei ascoltar-lo per ore, forse per intere giornate.

Nonno mi dice sempre che tra i tanti suoi ricordi uno spicca particolarmente: quello delgioco. La parola gioco per mio nonno era come sentire per noi, oggi, computer o televisione.

Il gioco era: il vero momento di libertà; il sentirsi davvero bambino; fantasia, creatività edivertimento, tutte parole poco conosciute, quasi pregiate a quei tempi: i tempi della guerra.

La parola “guerra”, al solo pronunciarla, ancora lo ferisce nel profondo e mi stringe fortela mano mettendo le sue da gigante sulle mie da bambina, ripetendo: “Eh, la guerra!”

Quando giocava invece si sentiva felice, non pensava al lavoro e alla fatica: fantasticava,immaginava luoghi nascosti dove rifugiarsi e fuggire dal lavoro, dalla povertà e da quella tri-ste società, che seppur triste veniva dimenticata anche semplicemente osservando il cielo e so-gnando un mondo diverso, un mondo migliore!

C’erano tanti giochi che sviluppavano la fantasia e la creatività come la “rozca” che a queitempi era il gioco più bello e divertente. Dopo svolto il lavoro, nell’ora del tramonto, con gliocchi divenuti del color del cielo a furia di guardarlo, si iniziava a giocare. La “rozca” non eraaltro che un pezzo di legno rotondo ben levigato al quale si avvolgeva uno spago che succes-sivamente veniva legato alla mano con una “cappiola”; ci si divertiva gareggiando nel lancio evedendo quale rozca arrivava per prima. Mio nonno si divertiva un mondo, pensava solo a gio-care!

C’erano tantissimi altri giochi come ad esempio le “macchinucce” di legno che venivanocostruite artigianalmente. Mio nonno le costruiva così bene da vincere sempre le gare. Questemacchine erano “affarini” che venivano intagliati nel legno; per fare un buon lavoro ci volevamolta pazienza e molto tempo che, però, scarseggiava e quindi, di nascosto, nonno le intaglia-va durante il lavoro, per poi usarle la sera, quando si poteva giocare, guardando il tramonto.

Un altro gioco era la “tingula” ovvero nascondino, vi si giocava quando scarseggiavano i

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materiali, non era uno dei giochi più belli, ma nonno si accontentava e si divertiva lo stesso.I racconti dei nonni sono così preziosi che andrebbero custoditi in musei, i musei della me-

moria.Il nonno è un forte e possente albero che affonda le sue radici nel passato per donare frut-

ti al presente.

Greta Missori

Il gioco del nonno

Da piccolo mi svegliavo presto per portare al pascolo le pecore nei campi, poi tornavo acasa e andava a scuola. Tornavo a casa, pranzavo e tornavo di nuovo a lavorare.

In tutto questo però riuscivo a trovare un momento per sorridere, quando mi sedevo suimucchi di fieno e giocavo con la fantasia a rincorrere i giganti e le figure create dalle nuvole.Era bello ma preferivo di gran lunga giocare con le macchinine.

Mia madre era sarta e mio padre era un arrotino quindi quando a lei finivano i rocchetti difilo e a lui non serviva il filo di ferro io glieli rubavo e mi fabbricavo da solo i giocattoli.

Una volta finita la costruzione chiamavo Peppe e Gino e andavamo in un vecchio mulinodove c’erano grandi scivoli per i sacchi di grano e noi li usavamo come pista per le macchini-ne.

Passavamo il pomeriggio intero in quel granaio, finché i nostri genitori non avevano biso-gno di noi.

Avevo tante macchinine di tutti i colori e tutte ben disposte e sotto il letto ma i miei quat-tro fratelli e sorelle me le rompevano perché ero il più piccolo di tutti. Io mi arrabbiavo, scap-pavo via con le mie macchinine e le nascondevo nel granaio sotto le balle di fieno.

Quello era il mio posto preferito, restavo sempre lì sempre fino a sera e per fare luce noitre riempivamo i vasetti di lucciole che ci facevano compagnia fino a quando non si spegneva-no del tutto.

Silvia Fabrizi

Il nonno e i suoi giochi preferiti

I giochi dei nonni, al contrario dei nostri, erano molto “curiosi”. Mio nonno mi ha raccon-tato che per passare il tempo giocava a “ruzzola”. Consisteva nel lanciare un pezzo di legno diforma rotonda lungo le strade. Il vincitore, era quello che aveva stabilito il tempo minore ed ilpremio era sempre diverso. Altro gioco ancora oggi molto praticato è quello delle carte. Esseerano molto semplici e non elaborate come quelle con cui giochiamo noi. Il gioco preferito damio nonno comunque era il calcio. Al contrario del nostro, invece di un pallone di cuoio si usa-vano elementi naturali come le pigne. Il nonno e i suoi amici usavano praticare anche giochi disquadra. Molto coinvolgente era il gioco “ruba bandiera” un gioco collettivo dove due squadresi scontravano per la vittoria.

Ultimo, nei suoi ricordi, è quello della bottiglia:si giocava in tanti e se la bottiglia tocca-va persone che non si conoscevano, si poteva scoprire di avere cose in comune, spesso anchela simpatia. Questi sono i giochi di mio nonno, giochi divertenti e allo stesso tempo affascinan-ti.

Daniele Milani

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La “principessa” e il suo ricordo

“Da bambina avevo il mio piccolo mondo nascosto, tanto bello, tanto difficile da trova-re”… La nonna rimembra, la nonna narra la sua fiaba.

Tante volte mi ero domandata se fossero vive le sue memorie. Secondi, minuti, ore passa-ti a riflettere, a cercare di ricostruire i suoi momenti di bambina.

Ora è anziana, pare lo sia stata sempre, non c’è in lei il minimo, piccolo frammento di fan-ciulla: la vedo grande, invecchiata col tempo.

Rughe le solcano il viso, non molto marcate,ma evidenti.Mi infondono tristezza, pare non ci sia felicita’ dietro esse.Ma ora e’ diverso, ora sta narrando, e non c’è curiosità più grande di ascoltarla.Mi ha portata qui, in questo campo sterile, ove il sole batte a picco, ove non c’è nulla, so-

lo il deserto dinanzi a noi.Eppure, a parer suo, questo vasto, secco prato era un tempo fertile, rigoglioso.Ora no, non lo e ‘più. Ora e’ solo un campo giallo ,ove il sole picchia. Ora e’ lo scrigno

dei suoi preziosi ricordi.La sua voce si fa allegra, sorride, sta ricordando, narra.Da piccola, quando aveva circa dieci anni era una marmocchia furba, arguta, ma nonostan-

te le sue qualità di ragazzina scaltra non poteva sfuggire al lavoro.Per i suoi genitori a soli dieci anni era già grande, in grado di gestire ciò che la circonda-

va.Ma lei era ribelle, cocciuta. Non voleva sentire il peso del lavoro sulle sue spalle, sogna-

va di essere solo una bambina, piccola, ingenua, assetata di gioco. Pertanto si creo’ una sortadi realtà parallela,un mondo immaginario,nel quale si sentiva a proprio agio senza essere giu-dicata o comandata. In questa realtà era la principessa, costretta a lavorare per il suo popoloche moriva di stenti.

Cosi’ trovo’ ideali validi, giusti, per sforzarsi, per accettare le fastidiose goccioline di su-dore che le scendevano rapide sul viso.

La principessa amava sentirsi libera, e, talvolta, fuggiva. Scappava dal suo orticello per ri-fugiarsi nella vecchia casa abbandonata sulla collina, che quasi cadeva a pezzi. Con i suoi an-tichi mattoncini grigiastri pareva stregata, ma nonostante ciò alla bambina piaceva tanto anda-re lì, per sorridere con i suoi amici, per divertirsi, per sentirsi libera e felice senza avere il bi-sogno di rifugiarsi nel suo mondo immaginario.

Là, in quella vecchia catapecchia, accontentava i suoi desideri. Giocava a campana, a mo-sca cieca e a tanti altri giochi che mi sarebbe impossibile elencare.

Quello in cui riusciva meglio era senz’altro giocare con le biglie.Batteva tutti i suoi amici!!!Quando tornava a casa, siccome il sentiero era in discesa, si faceva rotolare via sull’erba

soffice e verdastra fino a destinazione, poi sgattaiolava in casa, senza farsi notare.Per la principessa era importante trovare il suo momento di gioco, altrimenti non sarebbe

riuscita nell’intento di salvare la sua gente dagli stenti.Ma poi ci riuscì e quando lo fece diventò grande, in grado di badare a se stessa.Ora la principessa e’ invecchiata, con i suoi ricordi, con le sue gioie e le sue debolezze.Le scappa qualche lacrima nel raccontare, nel ricordare.Guardo i suoi occhi,sono castani, penetranti;essi non sono mai invecchiati, sono ancora vi-

spi, ingenui. Sono gli occhi di quando era bambina, di quando sorrideva, piangeva o era arrab-biata. Sono le pupille di sessant’anni fa, sono le pupille di adesso. I penetranti occhi castanidella vecchia, giovane, ormai lontana, ormai vicina principessa...

Giorgia Perciballi

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Nonna Assunta

Quando ero bambina e non ero impegnata a scuola o nel lavoro in campagna, giocavo li-bera nei campi o nelle strade con oggetti semplici, che si potevano trovare facilmente nell’am-biente in cui vivevo.

Giocavo a campana.Con un pezzo di carbone disegnavo a terra una serie di quadrati numerati in modo da for-

mare una croce. Si lanciava un sasso piatto sul primo quadrato poi, saltellando su una gambasola, si doveva spingere il sasso nella casella successiva senza calpestare il segno di divisionedei quadrati, altrimenti si veniva esclusi dal gioco. Se si riusciva a completare il percorso sivinceva un punto e il diritto di continuare il gioco finché non si sbagliava.

Moscacieca era un vero divertimento.Si giocava in molti e all’aperto. Si bendava un bambino o una bambina, che poi doveva

girare su se stesso per perdere un po’ l’orientamento, mentre gli altri bambini si allontanavano.La persona bendata doveva cercare di prendere un compagno o una compagna di gioco e ten-tare di riconoscerlo usando solo il tatto. Se riusciva ad indovinare il nome del compagno gli ve-niva tolta la benda. Al suo posto, veniva bendato chi era stato “scoperto”. E il gioco ricomin-ciava.

Spesso giocavo con le biglie.Facevo rotolare la biglia tra le dita, in fondo alla tasca. Era la mia preferita, l’avevo sem-

pre con me. Si trattava di una biglia comune: una biglia di terracotta con la vernice scheggiatache creava sulla sua superficie delle asperità, dei disegni, insomma una biglia variopinta.

Un giorno giocai con una mia compagna, avevo già tirato sette volte e avevo sempre man-cato. Con quel che si era guadagnata, gli erano venute le tasche come due palloni. Riusciva astento a camminare, grondava biglie e a me restava solo l’ultima, la preferita.

Nel cavo della mia mano, la biglia tremava. Tirai con gli occhi ben aperti. Ecco fatto nonc’era stato miracolo. Attraverso i miei occhi che piangevano come una fontana la mia casa dalontano sembrava un acquario. Ero disperata per quella biglia. La mia compagna che mi ave-va seguita si accorse del mio dolore. Prese la biglia e me la restituì. Compresi di avere di fron-te una vera amica e tale è rimasta in tutti questi anni. La mia biglia è diventata il mio portafor-tuna e la porto come ciondolo attaccata ad un laccetto.

Una volta non era facile conoscere dei ragazzi, oggi ci sono i cellulari per comunicare, unavolta le occasioni per fare amicizia erano le feste del paese. I ragazzi che suonavano le chitar-re erano i miei preferiti ed ero molto attratta da loro, per me loro avevano un punto in più ri-spetto ai ragazzi comuni.

Martina Bottoni

Nonno Sante

Custodita nella mia tasca c’era la fionda. La fionda si costruiva prendendo un bastoncinocon due punte.

Il bastoncino doveva essere preciso. Si tagliava la fine del bastone e alle punte si legavaun elastico (ricavato dalla camera d’aria della ruota di una bici) con cui si lanciavano le pietreche andavamo a raccogliere lungo gli argini dei fiumi. Le avevamo di tutte le forme a secondadell’oggetto da colpire, ma il bersaglio preferito erano gli uccellini. Spesso sbagliavamo ber-saglio e prendevamo i vetri di qualche casa. Non ci restava che fuggire. Quando giocavo con imiei amici ci cimentavamo a colpire un oggetto che spostavamo più lontano di volta in volta.

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La gara si faceva sempre più difficile. Rimanevano solo i concorrenti che colpivano il bersa-glio a distanza stabilita.

Il mio gioco preferito erano le biglie ( piccole palline di vetro colorato). Si faceva un bu-co per terra e da lì si segnavano tante piccole stradine usando una pietra appuntita. Facevamorotolare le biglie lungo il percorso tracciato. Chi faceva arrivare per primo la biglia al buco vin-ceva. Chi vinceva si prendeva le biglie dell’ avversario. Io ne avevo tante ma un giorno le per-si tutte giocando con un avversario che aveva una biglia grande come una noce dai colori stu-pendi verdi e gialli che splendevano al sole e mi emozionavano. Non capii più niente quel po-meriggio giocai tanto ma non riuscii a conquistarla.

A primavera preferivamo un gioco malvagio, un dispetto verso la natura ma noi lo face-vamo per divertirci

Andavamo a caccia di nidi. Quando ne vedevamo uno ci arrampicavamo come scoiattolisul ramo dell’albero. Con un ramoscello avvicinavamo il nido e prendevamo il nido o solo leuova. Eravamo contenti delle nostre imprese ma non capivamo le crudeltà che facevamo. Unavolta prese le uova le lanciavamo lontano per divertirci. Un giorno mi accorsi che un mio ami-co aveva custodito gelosamente delle uova nella sua tasca avvolte in un fazzoletto. Dopo qual-che tempo mi disse che le aveva utilizzate per farsi una frittata perché la sua famiglia vivevanella miseria.

Alessandro Baldassini

Come Giocava il nonno

Com’erano belli quei tempi quando si correva felici nei prati , spensierati, senza paure! Ri-cordo con le lacrime agli occhi i momenti passati con gli amici, pieni di energia. Non ero ric-co e di giochi non ne avevo molti. I miei genitori, di certo, non spendevano inutilmente dena-ro per le mie voglie e i soldi che guadagnavo con i miei lavoretti bastavano a malapena percomprarmi un tozzo di pane. Giocavo allora ai giochi più tradizionali, i giochi di gruppo: iquattro cantoni, nascondino, la cavallina. Ma il mio più bel gioco era la fantasia. Con quellariuscivo a fare di tutto: macchine, jet, navi. Ero incredibilmente abile, ingegnoso e qualsiasi co-sa mi capitasse tra le mani poteva diventare un oggetto di uso comune o un gioco dalle svaria-te forme, dimensioni, colori. Amavo leggere e studiare qualunque libro, la passione della lettu-ra mi era rimasta anche se a scuola ci ero andato per poco. È proprio su un libro che scoprii lamia prima passione: gli aerei.

Mi ricordo ancora quando un grande aeroplano sorvolò la mia testa, decisi proprio in quelmomento di diventare un aviatore. Era così bello ammirare quei grandi uccelli che migravanoogni ora da un aeroporto all’altro senza mai fermarsi. Cominciai, dunque, a buttar giù bozze eschemi dei miei aeroplani personali, che un giorno avrei potuto costruire veramente, speravo.Mi arrangiai, però, a costruire semplici modellini, visto che era impossibile creare aerei gran-di e grossi come quelli che passavano ripetutamente su nel cielo. In breve tempo cominciaro-no ad accalcare la casa innumerevoli modellini con grande rabbia di mia madre che li odiava,visto che li lasciavo dappertutto. Uscivano da comodini, armadi, cassetti e in ogni parte dellacasa ce ne era uno pronto per volare grazie alle mie mani. Amavo giocare con quegli aeropla-nini, mi immedesimavo in un vero aviatore, volavo e volavo nel cielo, atterravo e qualche vol-ta mi capitava di fare un incidente, ma tutto questo solo con la mia fantasia. Come sarebbe bel-lo ritornare bambino,giocare ancora con quelle meraviglie ormai perse e riassaporare tutte leemozioni! Qualche volta mi sveglio nella notte e mi pare ancora di rivedere quel bambino: ilpiccolo aviatore!

Chiara Vitti

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2ª Festa del Nonno - Pastena, 5 ottobre 2008

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E qui

E qui, su questa panchina arrugginita dal tempo, mi tornano in mente la mia gioventù inqualche modo vissuta e tutti i giochi che insieme ai miei compagni inventavamo con quelle po-che ricchezze che ci circondavano e con quella fantasia che possedevamo, immensa.

Il mio compito non era giocare per sviluppare la creatività, bensì lavorare, lavorare perguadagnare da vivere e da mangiare insieme ai miei genitori.

Questo non significava che non mi divertissi, anzi, quei pochi istanti che rubavo al mio la-voro per svagarmi erano ancora più intensi, perché segreti, perché proibiti.

In quegli attimi cercavamo di divertirci con cerchi inventati esclusivamente da noi e dal-la nostra fantasia; oppure giocavamo a giochi semplici, senza materiali, che a quel tempo scar-seggiavano, solo con quello che ci offriva la natura, come i nascondigli più strani per giocarea “tana”.

Durante la mia infanzia, non mi sono divertito quanto e come volevo, soprattutto a causadei continui bombardamenti che, oltre a distruggere tutte le cose che ci circondavano, distrus-sero anche il nostro animo dentro, lasciandoci una paura tremenda della guerra e un terribile ri-cordo di quegli anni che per noi sarebbero dovuti essere i più belli.

Gaia Onorati

I giochi del nonno

La mia infanzia non è stata proprio bella perché dovevo alzarmi presto ed andare nei cam-pi ad aiutare la mia famiglia ma c’erano dei momenti della giornata in cui mi riunivo con i mieiamici e giocavo e mi divertivo. Facevamo vari giochi ma di certo non quei giochi che si fannoora. Io non avevo giochi ma insieme agli altri provavo a costruirne qualcuno. Il gioco in cui cidivertivamo di più era a “biglie” che consisteva nel fare per terra dei buchi in fila solitamentetre o quattro a una distanza che variava a seconda di ciò che volevano i giocatori. Con delle bi-glie cercavamo di centrare i buchi fatti, ci accordavamo sulla distanza da cui le biglie andava-no tirate, il valore di ogni buca che centravamo e il modo di lanciare le palline ad esempio conil pollice e l’indice facendole rotolare sul terreno o tirandole in aria. In base alle regole vince-va chi riusciva ad entrare più volte in una certa buca o fare più punti centrando le buche piùlontane.

Pamela Buccitti

I giochi della nonna

Mi ritrovavo a rovistare nella soffitta tra i miei giocattoli vecchi e in un bauletto mi capi-tò tra le mani una bambola di pezza, era Maria, la bambola della nonna, molto importante perlei... La strinsi forte a me. Ma arrivò la nonna: “Perché hai Maria tra le tue braccia?” disse “Sainonna, so che per te questa bambola è stata importante, ti ricorda molti momenti della tua in-fanzia.. ma io.. non volevo prenderla ”

“Lo so, cara Susanna, ma vedi, io le ero molto affezionata. Quando ero piccolina è statala mia compagna di vita, la mia confidente. Non avevo molto tempo per giocare perché al mat-tino dovevo andare a scuola e nel pomeriggio, dopo aver fatto i compiti, aiutare la mamma nel-le faccende domestiche. Giocavo quando non avevo impegni scolastici. Noi bambine, non ave-vamo molti giocattoli, ci accontentavamo di una semplice bambola di pezza, di una corda, diuna palla o di un pugno di sassolini. Giocavo anche a fare l’altalena, un’altalena preparata con

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una fune agganciata ad anelli di ferro e con una tavola di legno che faceva da sedile.” “Nonna,raccontami di questa tua bambola..!” “Beh, la bambola è stata creata da me.. con ritagli di stof-fa, semplici bottoni sono i suoi occhi e, come vedi, con un po’ di lana ho fatto i capelli. Eraqualcosa di semplice ma, Maria vale ancora molto per me. Sai, questa bambola, quando eropiccola era sempre con me, dovunque andavo, era sempre tra le mie braccia. So che ti può sem-brare strano ma è così.. Ho vissuto tristezze, gioie e, se questa bambola adesso fosse una per-sona, ti saprebbe dire tutto ciò che ho passato da piccolina fino all’adolescenza.”

“Non deve esser stata facile, nonna, la tua vita. Questa tua bambola mi fa capire che nonservono cose complicate, sofisticate per divertirsi, per svagarsi ma, cose semplici, e fatte conil cuore.”

Negli occhi di nonna ho visto la gioia nel rivivere emozioni della sua infanzia, e ho capi-to quanto quei ricordi d’infanzia siano indelebili, pezzi di vita che le resteranno per sempre nelcuore.

Susanna Paglia

I giochi di mia nonna

Quando noi eravamo piccoli, ci divertivamo con quel poco che avevamo a disposizione,senza bisogno dei videogiochi che oggi sono tanto diffusi tra i ragazzi. Il mio gioco preferitoera zbtina che consisteva nel mandare la propria biglia dentro una buca per primi. Chi riuscivain tale scopo prendeva la biglia dell’ultimo che aveva fatto centro. Io usavo le perle azzurre, lemie preferite, che scheggiavano sotto il sole emettendo bagliori colorati che accecavano tutti imiei amici. Ero la più brava, infatti in poco tempo avevo riempito uno scrigno pieno di biglierosse, verdi, gialle e blu che custodivo gelosamente. Ora di quel vecchio scrigno mi rimane so-lo il ricordo, scomparso insieme a quell’immensa e indescrivibile felicità che provavo quandola biglia entrava in buca.

Rocco Ferrante

I giochi di mio nonno

Ai miei tempi c’era la povertà. Quei pochi giocattoli che esistevano non si potevano com-prare, solo le persone ricche li potevano avere.

Io quando ero piccolo giocavo sempre a biglie. Si giocava individualmente o a gruppi.Facevamo una buca nel terreno e delle stradine segnate da un sasso. Le palline si tiravano

con il pollice, chi le mandava per primo nella buca vinceva.Giocavamo anche a “bottoni”. In un sacchetto avevamo tanti bottoni di tutte le misure e

colori. Ogni bottone aveva il suo prezzo.Quelli dorati valevano di più. I rossi erano rari. I gialli e i verdi valevano la metà di quel-

li dorati. Quelli bianchi valevano meno di tutti. I neri portavano sfortuna. Si giocava appog-giando il bottone per riuscire a farlo capovolgere. Spesso restavamo senza bottoni e allora nonrestava che staccarli dalle nostre giacche o dai pantaloni.

Martina Astolfi

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Il gioco che faceva mio nonno

Nonno, che si trova in Albania, mi ha raccontato per telefono questo gioco che faceva dabambino.

Si prendevano quattro bastoni per quattro persone. Si faceva un buco per terra ampio 25cm.

Ogni persona doveva posizionarsi intorno al buco lontana 4-5 m e più. La pallina si face-va con una carta accartocciata o con un panno arrotolato. La pallina si lanciava con un tron-chetto, a mezz’ aria, tipo il baseball. Se la pallina entrava dentro il buco, la persona che l’ ave-va lanciata vinceva, invece chi non la metteva dentro il buco veniva eliminato.

Ho constatato, poi, che questo gioco assomiglia molto a quello che facevano i ragazzi diBoville tanto tempo fa, detto “ Bacchitt”.

Patrizio Deliallisi

Il gioco di mio nonno

Ricordo con tanto piacere quando ero una bambina spensierata che riusciva a divertirsicon niente. Certo ai miei tempi non c’ erano giochi e il tempo per giocare era molto poco, vi-sto che la sveglia suonava presto per andare a lavorare nei campi. Però io con le mie amichefuggivo dalle grinfie di un padre severo, e riuscivo a giocare al malvisto gioco della cavallet-ta. Mio padre, mi aveva proibito di giocarci perché noi, piccole donne, portavamo le gonne eal momento del salto ci scoprivamo troppo. Bisognava saltare sulla groppa di una compagnache si abbassava in avanti portando la testa verso i piedi. Devo ammettere che in quel gioconon ero molto brava, anzi spesso cadevo per terra e mi sbucciavo le ginocchia. Però mi diver-tivo ugualmente. Fare il gioco proibito di nascosto mi faceva sentire più grande. Non ho avu-to un’infanzia bellissima ma ho sempre cercato di accontentarmi di apprezzare quello che ave-vo.

Lorenza De Filippis

Nonna Concetta

Quando ero bambina amavo giocare, ma il tempo per farlo era poco perché dovevo aiuta-re la mia famiglia nei campi. Spesso non andavo a scuola perché non c’ erano abbastanza sol-di.

Ricordo ancora come se fosse ieri che giocavo fuori casa con le mie amiche. Il mio giocopreferito era fare la mamma per qualche ora. Prendevo il materiale da cucito della mia mam-ma, strappavo qualche bottone della camicia del babbo e prendevo le stoffe che mamma usavaper crearmi vestitini. Riempivo un sacchetto di stoffa, nel quale avevo ricavato anche le brac-cia, con la segatura o con gli straccetti.

Facevo sempre con le stoffe una pallina per la testa. Attaccavo i capelli che erano fatti distoppa, introno alla vita legavo una gonna con lo spago preso dal rotolo che c’ era in cantina.Gli occhi della mia bambola erano diversi a seconda dei giorni perché erano fatti con i bottonicolorati che io mi divertivo a cambiare di volta in volta.

Giada Scarsella

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Il gioco preferito di mio nonno

Il mio gioco preferito era il cacciatore di gatti. Potevano partecipare fino a dieci persone.Si prendeva un gatto e gli si segnava la coda con la vernice rossa.Poi allontanavamo il gatto tirandogli un sasso.Tutti i giocatori si mettevano in fila, si lanciava una pietra per dare il segnale all’inizio del

gioco. Iniziavamo la ricerca e chi prendeva il gatto veniva considerato il re dei cacciatori digatti e rispettato da tutti.

Joseph Perciballi

“Il tiro del calcio”

Nel mio paese alla festa del patrono c’era una gara particolare “Il tiro del cacio”.Si arrotolava uno spago intorno ad una forma di formaggio e si lanciava. La forma pren-

deva velocità e doveva percorrere un tratto di strada. Spesso la forma sbatteva contro i margi-ni della strada,si rompeva con tanta gioia di noi ragazzi che, a quei tempi abbastanza affamati,andavamo a raccogliere i pezzi per portarli via. Era una festa perché potevamo mangiare e sa-ziarci.

Giocavo anche a guerra simulata con i compagni più grandi. L’arma era la fionda e le mu-nizioni erano le noci, le castagne, le ghiande che precedentemente avevamo ammucchiato nelnostro fortino. Non usavamo le pietre perché troppo pericolose.

Si formavano le squadre, ci dividevamo. Ognuno aveva un posto assegnato. Spesso sba-gliavamo mira e alle volte colpivamo il compagno in modo pericoloso tanto che qualcuno usa-va la bandiera bianca in segno di aiuto perché era ferito. Erano delle vere battaglie che vede-vamo vincitori e vinti.

Qualche volta giocavamo al tiro a bersaglio. Per primo andavano in cerca di rami dritti espessi un centimetro. Ad ogni bastone facevano una punta affilata per farla conficcare meglionel bersaglio.

Il bersaglio era fatto di carta. C’erano dei cerchi concentrati di colore diverso. Il bersaglioveniva attaccato ad un albero.

A distanza regolamentata tiravano con forza le frecce. Chi prendeva il cerchio centralevinceva.

Luca Paglia

Lui racconta…

I miei ricordi d’infanzia, come vecchi solchi sulla pelle, si accavallano nella mia mente e,nel ricordo di questi, mi rimane solo da gioire ma anche da versare qualche lacrima. Se la men-te non mi inganna, mi ricordo che io, i miei fratelli e i ragazzi del vicinato adoravamo giocarea “Tana”, un gioco semplice che spesso si tramutava in una competizione tra la mia famiglia ela famiglia Buccitti. “Tana” di tanto tempo fa corrispondeva al vostro moderno “ nascondino”,con regole che nel tempo saranno cambiate.

Io e i miei fratelli eravamo gli unici nella nostra contrada ad avere una bicicletta, un be-ne di lusso negli anni ’40, il suo costo, paragonato a qualcosa di recente, era uguale a quello diun moderno televisore. Le botte che mi presi per quella bici! Un giorno come tanti altri io e As-sunta andammo a Pazzaglia per gareggiare con gli altri bambini; non notando che la ruota erasgonfia, presi un sasso e andai a sbattere contro un muretto, accartocciando la bici. Ritornato a

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casa, mi vide mio padre che dopo cena mi diede quattro cintate e mi obbligò a lavorare con luiper due settimane. Che tristezza che si prova se si è costretti a lavorare quando si potrebbe, in-vece, divertirsi con gli amici! Scontate quelle due settimane di “Prigionia”, tornai all’oziosa vi-ta di sempre, la cosa più bella.

Spesso giocavamo anche alla guerra con dei caschi, che ci avevano regalato dei tedeschidi passaggio per il fronte; spesso questo gioco si concludeva con liti o risse tra i maschi e lefemmine . Ci dovevano sempre separare!

Ora, Giancarlo, ti ho raccontato tutto quello che ricordo perché i miei ottantuno si fannosentire, ricorda che la cosa che ti rimarrà più fedele a questo mondo sono gli amici...

Dalle memorie di nonno Giuseppe

Giancarlo Savone

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Scuola Elementare

Direzione Didattica Statale Scuola Primaria “Selva”

2° Circolo “Riccardo Gulia”Via G. Marconi, s.n.c. - Sora

A mio nonno

Accanto al camino di te mi raccontavi bambino.Ti arrampicavi sugli alberi in cerca di nidi; insieme agli amici rubavi ciliegie, castagne,

nocciole, al dolce profumo di viole. Nell’afa d’estate ti fermavi all’ombra per fare “alla Mor-ra”, da una vecchia giacchetta di nascosto staccavi i bottoni, con gli amici giocavi e poi…quanti ceffoni! Passavano gli anni … era un gioco in mano un falcetto sfidarsi a chi i covonimieteva più in fretta. Finita l’estate che gioia, nell’aia, scartocciare le pannocchie al suon del-l’organetto. Spesso , a piedi, nudi e malvestito, con poco tu… ti divertivi!

Valeria Lombardi - Classe IV

Direzione Didattica Statale - 2° Circolo“Enzo Mattei”

Via K. Herold - Cassino

Come giocava il nonno

Vi presento i miei nonni e i loro giochi. Nonna Teresa giocava a nascondino, per la stra-da, davanti a casa sua. Le piaceva giocare, ma solo per nascondersi. Giocava con le sue ami-che anche per diverse ore. Questo le divertiva molto. Nonno Mimmo giocava a pallone nei cor-tili con gli amici. Ci giocava perché si divertiva e alla fine è diventato il suo sport preferito.Nonno Sebastiano giocava a un gioco che chiamava “Lo Scannello”. Si giocava prendendo unpezzo di legno, sbattendolo con un altro dovevi farlo andare lontano. Chi lo faceva andare piùlontano vinceva. Giocava con gli amici vicino casa. Nonna Laura giocava con le bambole an-tiche. Si divertiva a sciogliere i capelli e a pettinarli. Giocava con sua sorella a mamma e fi-glia. Aveva uno scrigno con collane di sua nonna e della mamma. Passava diverse ore a legge-re i suoi libri preferiti. Questi giochi sono semplici ma fantasiosi

Aurora Midolo - Classe III C

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Come giocava il nonno

Quando i miei nonni erano piccoli purtroppo vivevano la seconda guerra Mondiale. Nonavevano giocattoli ma si accontentavano di piccole cose adattate con la fantasia. Mia nonna Lu-ciana giocava con le bambole di stoffa, vestite con le fodere dei cuscini o giocava con tazzinee piattini che la sua mamma non usava più. Mia nonna Liliana giocava con trottole di legno ri-cavate da pezzi di una vecchia macchina da cucire e fatte ruotare con lo spago. Mio nonno Mi-mì giocava con le biglie e si divertiva molta a spaventare rospi per farli gonfiare e sputare. Miononno Alessandro da piccolo giocava con le biglie, con le bocce e andava su un monopattinodi legno con le ruote tutte storte. Tutti e quattro hanno avuto anche cavalli a dondolo e usava-no gli utensili della cucina per inventarsi battaglie in cui i mestoli erano le spade e le pentoleerano gli elementi. I pentoloni diventavano tamburi suonanti con i cucchiai di legno.

Alessandro Pacitti - Classe III C

Come giocava il nonno

I miei nonni (Antonietta e Modesto) da piccoli giocavano con le cose che trovavano: na-scondino, campana, carte, biglie, tombola, girotondo, giochi con le noci e con le bambole dipezza. Mia nonna sapeva cucire e cuciva i vestiti alle bambole di pezza. Loro (i miei nonni e iloro amici) giocavano dentro la terra prima di piantare i semi. I miei nonno mi hanno raccon-tato che con l’aiuto di tutti costruivano piccole casette di pietra. Un gioco molto bello si face-va con le noci, bastava metterle per terra e con un’altra noce si rompevano, chi le faceva cade-re tutte le mangiava. Secondo me questi giochi erano semplici ma belli.

Federica Barrella - Classe III C

Come giocavano i nonni

I miei nonni si chiamano: Domenico, Romilda, Marianna e Francesco. I giochi che usava-no da piccoli erano costruiti da loro e quelli che preferivano erano lo “Strummio”, cioè unatrottola di legno con una punta di ferro a cui si avvolgeva una corda che tirando velocementeiniziava a girare. Un’altra trottola era costruita con una ghianda e un bastoncino appuntito in-serito all’estremità, si faceva girare con le mani e quelle che girava più a lungo vinceva. Il “bat-ti muro” era un altro gioco che si faceva prendendo una pietra di grandezza media e battendo-la contro il muro chi la mandava più lontano vinceva. Le mie nonne giocavano con delle bam-bole fatte con pezzi di stoffa. Per ottenere il viso delle bambole foravano la stoffa e facevanopassare degli spaghi per fare i capelli; dopo prendevano un pezzo di stoffa lo mettevano all’in-terno e lo legavano con uno spago, così potevano disegnare il viso. Queste bambole venivanochiamate “Puparelle”. Quando invece era primavera si divertivano a fare le collane e i braccia-li con i fiori facendo passare lo stelo nella corolla forata da un pezzetto di legno appuntito. Imiei nonni mi hanno insegnato sia a costruire che a giocare ai loro giochi. Infatti quando stocon loro giochiamo spesso ai loro “vecchi giochi” e mi piace vedere che loro si divertono conme e vorrei che quei momenti non finissero mai.

Francesco Costantino – Classe III C

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Come giocava il nonno

Purtroppo io di nonni ne ho solo tre, poiché la mia nonna paterna è andata in cielo quan-do io ero piccolo. Ho parlato con mio nonno Augusto che ha ottanta anni e mi ha raccontatoche quando lui era piccolo giocava poco perché c’era la guerra e lui doveva lavorare nei cam-pi per aiutare le sua famiglia. Nei pochi momenti liberi, insieme ai suoi fratelli, prendeva deirami e faceva finta che fossero delle spade o delle pistole. A volte giocavano a rincorrersi neicampi. Mio nonno Antonio invece mi ha raccontato che quando ha compiuto quatto anni, ha ri-cevuto in regalo dalla mamma un triciclo tutto di ferro che a lui è piaciuto molto perché quasinessuno ce l’aveva. Mia nonna Assunta invece, insieme alle sue sorelle, giocava con delle bam-bole di stoffa cucite dalla loro mamma. Queste bambole avevano gli occhi fatti con dei botto-ni e i capelli fatti con della lana. Secondo me, i miei nonni, anche senza giocattoli, si diverti-vano molto usando la fantasia.

Francesco Lanni – Classe III C

Ai tempi della nonna…

Nonna, nonna mi anticipi la paghetta per la cartuccia del nintendo? Nonna, nonna ho pre-so un bel voto a scuola, mi compri il gioco per wii? Gaia, adesso basta con questi giochi elet-tronici, e poi dice AI MIEI TEMPI…. Ai miei tempi si giocava tutti insieme nei grandi cortili,in piazza perché non circolavano tante auto o sui bellissimi prati verdi, avevamo bisogno solodi un fazzoletto per giocare a ruba bandiera, di un gessetto per giocare a campana, o di una vec-chia ruota per lasciarla e correrci dietro ed infine, avevamo molta fantasia. Il racconto di mianonna è lunghissimo ma, mi soffermo su due giochi con ill nome strano, che non conosco, “laLippa e le pietruzze”. Nonna, per favore mi spieghi questi due giochi che non conosco? Pergiocare alla Lippa bastano due bastoncini di legno, uno lungo e uno corto, quello corto venivamesso a terra e doveva essere colpito per mandarlo il più lontano possibile. Il gioco delle Pie-truzze era ancora più divertente, occorrevano due pietre piccole ecco perché veniva chiamatoil gioco delle Pietruzze. Una pietra si teneva in mano, l’altra si poggiava a terra, si lanciava inalto la pietra in mano e si doveva raccogliere velocemente la pietra a terra, e riprendere la pie-tra in volo. Dopo questo racconto ho capito che la mia dolce nonnina non spendeva soldi percomprarsi giochi, ma usava la sua fantasia e l’allegria dei suoi amici. Grazie nonna per questigradevoli ricordi.

Gaia Casgha - Classe V C

Come giocava mia nonna

L’infanzia di mia nonna non è stata tutta rosa e fiori. In effetti aveva cominciato a lavora-re già da quando era piccola. Ella andava in bici con sua sorella minore, correvano, si diverti-vano innocentemente. Ma tutto ciò non durava molto, fino a quando non si sentivano gli ulrlo-ni dei loro fratelli mandati per riavere le loro bici, che avevano preso di nascosto. A mia non-na piaceva fare finta di essere una principessa, e che le mucche e i suoi altri animali erano isuoi servi, o cavalli stupendi. Lei non aveva molti giocattoli, ma quel po’ che aveva se lo face-va bastare, era affezionata molto ad una bambolina che le aveva regalato la madre, e si diver-tiva a farle dei vestiti e cambiarceli per ogni occasione. Quando doveva aiutare i suoi genitoria fare qualcosa, si faceva sotto forma di gioco, quasi una gara a chi riusciva a farlo meglio. Amia nonna piaceva prepararsi delle casette con la paglia, il filo, lo spago e la legna. Le sue ca-

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sette riuscivano molto carine, peccato che però non duravano molto, perché qualche volta crol-lavano, con lei dentro. A lei piaceva starci sotto, perché era caldo comodo. Era anche come unrifugio per scappare dai suoi lavoretti, perché tutti la chiamavano e la cercavano ma non la tro-vavano mai. Giocava anche a “Sassolino”, questo gioco consisteva nel saltare più volte con unsassolino sulla mano senza farlo mai cadere. Alcune volte si doveva lanciare un sassolino inaria e prima che quel sassolino cadesse prenderne un altro. Mia nonna giocava così perché ov-viamente prima non c’erano tutti i giochi che ci sono adesso.

Alessia Coppola – Classe V C

I giochi dei miei nonni

Quante volte ci siamo sentiti dire dai nostri genitori o dai nostri nonni: “Ma che giochi fa-te, i nostri sì che erano giochi!” avendo il desiderio di conoscere il loro modo di trascorrere iltempo e di divertirsi, li ho intervistati e ho capito che avevano ragione. Trascorriamo troppotempo, in solitudine davanti alla televisione mentre loro, stavano in compagnia in mezzo allastrada, dal mattino alla sera. Giocavano e si divertivano un “mondo”. I loro giochi erano coin-volgenti, spesso pericolosi, ma quasi sempre molto interessanti, da tutti i punti di vista, in quan-to erano giochi che prevedevano tattica, fantasia, intelligenza, abilità, resistenza e persino crea-tività. Già, perché il più delle volte erano loro stessi che si costruivano i giocattoli, dal mono-pattino alla carrozza, dalla fionda all’arco con le frecce, dal pallone costruito con staccè al rùol-lè, ecc. . Io ho provato a rifare i loro giochi e ho constatato che erano davvero bravi nell’ese-guirli. Li ho rifatti con il tappeto in gomma, con le scarpe da ginnastica ai piedi, con il mate-rasso per attutire eventuali cadute, e tuttavia ho incontrato molte difficoltà. Essi invece li ese-guivano in mezzo alla strada, con ai piedi pesanti scarponi, senza tuta e sicuramente senza ma-terassino. I miei nonni, giocavano quasi sempre in compagnia con i loro fratelli, che erano nu-merosi, con bambini vicini di casa, e con i compagni di scuola. Quando giocavano da soli, pre-ferivano esercitarsi ai “pito” per poter gareggiare con i loro amici e vincere, oppure giocavanocon le biglie in terracotta realizzate da loro. Il “pito” era un tozzo di bastone di circa quindicicentimetri, appuntito alle estremità, che si doveva lanciare in aria battendo a terra su una delledue punte con un bastone o una paletta, per colpirlo poi quando stava ancora in aria. Il tutto algrido di “Ci” “!” Beh” “!” “Ci” quando si colpiva pito a terra, “Beh” doveva rispondere l’av-versario e, finché non arrivava questa risposta, il battitore, non doveva colpire il pito. Lo si bat-teva stando in una tana, un cerchio segnato a terra, e lo si lanciava verso l’avversario che si tro-vava all’esterno, piuttosto lontano, e se quest’ultimo riusciva ad afferrare il pito al volo e ribut-tarlo in tana centrandola, vinceva ed il gioco riprendeva. I miei nonni hanno costruito per me,alcuni “piti”, come li facevano una volta, sono tornati così per un po’ bambini come me. Mianonna invece giocava soprattutto al “pantoco”, era un gioco, che si poteva fare sia da soli, siain gruppo. Il gioco del “pantoco” veniva giocato in tantissime zone d’Italia, dove veniva chia-mato con tanti nomi diversi. Si giocava così: ci si procurava un gesso o un pezzetto di matto-ne e si tracciava sul terreno un disegno grande, che poteva essere di varie forme, che rappre-sentava i giorni della settimana. Vinceva chi per primo riusciva a percorrere tutte le caselle. Siiniziava lasciando un sasso appiattito in una casella: l’importante era (e questo valeva per tut-to il gioco) che il sasso non uscisse mai dalle caselle regioni e che neppure si fermasse sui con-fini delle regioni stesse. Si andava nella casella “conquistata” con il primo tiro; si doveva poispingere il sasso con il piede, saltellando sull’altro, nella regione successiva. Quando il sassousciva dalle caselle o si fermava su un confine, il tiro veniva considerato nullo e il giocatore ri-tornava al punto di partenza. Si giovava in due o più bambini, ciascuno dei quali effettuava untiro alla volta. Una volta le bambine giocavano anche con l’altalena in giardino, ma soprattut-

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Page 45: “Come giocava il Nonno” - Pagina di Benvenuto - Deus Day · Erano giochi semplici inventati dalla lor o fantasia, senza materiali, con solo quello che la natura offriva, come

to con le bambole, che venivano realizzate in casa da mamme e nonne con vecchie stoffe. Qual-cuno più fortunato possedeva le costruzioni e i soldatini, che a quel tempo erano proprio unararità. “Noi fratelli eravamo meno fortunati rispetto ai nostri amici compaesani, avevamo ziipaterni emigranti in America, che inviavano loro, ogni tanto dei pacchi ricchi di sorprese, arri-vavano non solo abiti, ma anche caramelle, palle in gomma colorate e bambole in terracotta”.

Hleb Evangelista – Classe V C

Nonno come giocavi?

Nonno Antonio ha 80 anni. Quando era piccolo faceva una vita molto semplice ma anchemolto molto dura: andava a scuola con un lapis (matita) e un quaderno di carta riciclata. Dopola scuola doveva andare a pascolare le pecore o i maiali e lì si divertiva cavalcandoli. Però lavoglia di divertirsi c’era sempre. I giochi sono un po’ strani in confronto a quelli di oggi ed era-no: la varra, cioè saltare uno addosso all’altro finché l’ultimo non cadeva. La zitola lessa: cioèuno si bendava e gli altri gli dovevano tirare un calcio o uno schiaffo al sedere e poi indovina-re chi era stato. Poi un altro gioco strano erano gli “Aniell”: cioè indovinare in quale mano eranascosto il sasso; a “mazza appiusa”, un po’ come la pallavolo, solo che si doveva colpire il ba-stone di legno, poi c’erano: il tiro alla fune o rubare la frutta ai vicini. I compiti si svolgevanoprima di andare a letto con una candela che ti accecava gli occhi.

Marika Balsamo – Classe V C

I giochi dei nonni

«Ecco comelo chiamavamo… “Nascunnariello!”». È mia nonna Maria …. Si è ricordatacome da bambina chiamava il gioco del nascondino e mi ha telefonato. Ieri mi ha raccontatoche tanti anni fa ci si divertiva con poco. A Pico giocava con i suoi amichetti a “campana”, al-lo “Schiaffo del soldato”, al salto “alla corda” e a “breccole” usando dei sassolini che racco-glieva in un torrente e che facevano passare sotto le “gallerie” formate dalle loro dita. Con la“carrozzella”, che costruiva suo fratello usando un asse di legno, un bastone come manubrio ei cuscinetti a sfera come rotelle, scivolavano veloci giù per la discesa del paese tra i rimprove-ri delle mamme preoccupate. Nonna Anna ricorda che a Ceccano giocava a “palla prigioniera”,alle “belle statuine” e al “telefono”: si sedeva su un muretto con i suoi amichetti, uno accantoall’altro, e il primo sussurrava nell’orecchio del vicino una parola che, a sua volta, ripeteva al-l’amico successivo finché l’ultimo bambino ad alta voce doveva ripeterla… ma non era quasimai la stessa! Un altro gioco divertente era “a zicchia” e, mentre lo spiegava, mio nonno Fran-cesco ha detto: «È il “gioco della lippa”, che a cassino ceniva chiamato “Mazz’ e pieus”! Il“pieus” era il bastoncino smussato che veniva chiamato “mazz’ e pieus!” Il “pieus” era il ba-stoncino smussato che veniva colpito ad un’estremità con la punta di un bastone più lungo inmodo da farlo saltare e, mentre era il volo, veniva colpito con lo stesso bastone per mandarloil più lontano possibile» Nonna Anna dice che “a zicchia” è lo stesso gioco ma con una varian-te: il bastoncino doveva essere tirato in una buca! E mentre racconta mima il movimento di-vertita…

Nonno Francesco è tornato improvvisamente bambino ed inizia a raccontare: «In campa-gna a S., Nicola giocavo con gli amici a “spacca – rete”: si tracciava sul terreno una linea sul-la quale lanciavamo una moneta e viceversa chi riusciva a centrarla in modo che la monetasembrasse spaccata in due. Poi giocavo a “sotto – muro” (o “a piastrelle”) che era un gioco si-mile alle bocce: si utilizzavano dei ciottoli piatti e si lanciavano verso un sasso più grande mes-

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Page 46: “Come giocava il Nonno” - Pagina di Benvenuto - Deus Day · Erano giochi semplici inventati dalla lor o fantasia, senza materiali, con solo quello che la natura offriva, come

so un po’ lontano e chi riusciva ad avvicinarsi di più al sasso vinceva. E poi c’era “Gliùstrumml” cioè la trottola! Era fatta di legno, con sotto una punta di ferro (un chiodo). Si avvol-geva attorno alla trottola una cordicella che, tirata via velocemente, la faceva girare a terra: noicercavamo poi di farla salire sulle mani e, mentre continuava a girare, la facevamo andare sulpalmo e poi sul dorso della mano.» Mentre raccontano i giochi della loro infanzia i miei non-ni hanno gli occhi allegri… da bambini vivevano in un periodo difficile e pieno di difficoltàma il gioco li ha aiutati a crescere conservando anche dei bellissimi ricordi.

Lorenzo Miranda – Classe V C

I giochi di nonna Anna

Ai tempi in cui mia nonna Anna era piccola non esistevano le “diavolerie elettroniche”.C’erano le bambole di pezza, si giocava a campana, a mosca cieca, a ruba bandiera, con la ruo-ta, con i cerchi di hula hop, con la corda, a nascondino, e con i dadi: il numero più grande vin-ceva. Era tutto migliore perché non si stava rinchiusi in casa tutto il giorno al computer o allaplay station. Si respirava l’aria dell’aperto, si stava con gli amici o con le amiche. Un altro gio-co erano le carte. Insomma non c’erano i computer, face book etc. etc. etc. … I giochi tra l’er-ba e i fiori erano sempre i più belli.

Francesca Sinagoga – Classe V

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3ª Festa del Nonno - Boville Ernica, 4 ottobre 2009

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Il gioco: la grande passione di nonno Antonio

Mio nonno si chiama Antonio, venne alla luce il 4 ottobre 1930, all’alba dell’ ingresso ita-liano in guerra. Egli trovandosi in un periodo bellico non aveva tempo da dedicare alle attivi-tà di svago, e trascorreva una gran parte del suo tempo libero a fuggire dalle molteplici scari-che di bombe che, senza tregua, minuto dopo minuto si schiantavano al suolo riducendolo inmini frammenti che cambiarono del tutto l’infanzia di mio nonno, infatti noto che egli, ancoraoggi, possiede uno sguardo attonito, sbigottito ed esterefatto nel ricordare questi aneddoti tru-cidi, atroci ed inadatti per la sua crescita. Inoltre nei suoi occhi è ancora vivo il rammento deilamenti e di pianti straziati delle persone persero i propri cari oppure il ricordo delle nubi cu-pe, nere, opache e minacciose avvolte dai rumori assordanti delle bombe che precipitavano alsuola ormai arido e deserto. Nonostante ciò il gioco era uno delle attività più gradite da miononno, infatti, nei giorni festivi, o durante il tempo libero amava divertirsi insieme ai suoi ami-ci.

I giochi principali che giorno dopo giorno rallegravano la sua vita erano: cucuzzaro, na-scondino. Lampa lampa chi more e chi campa, ma il suo gioco prediletto era, inferno o para-diso. In quel tempo, dominato interamente dalla guerra, la voglia di giocare era immensa, quin-di, mio nonno fornito della sua enorme fantasia e accompagnato dai suoi amici più fedeli, tut-ti i pomeriggi, si dedicava ad intagliare alcune zucche per trasformarle in mostri spaventosi,che incutevano terrore. Ma soprattutto amava particolarmente esplorare le campagne più sper-dute, fingendo di essere un pirata alla ricerca di un prosperoso ed imponente tesoro. Nonno An-tonio ama raccontarmi spesso i suoi aneddoti ma in particolar modo gradiva spiegarmi i senti-menti che persistevano nel suo cuore, carico di ingenuità ed infantilità, al momento del gioco.Infatti amava incommensurabilmente correre tra le grandi distese di erba verde dal profumo te-nue e delicato, gridava quando una leggera brezza di vento sfiorava leggermente i suoi capellibiondi.

A noi queste vicende possono sembrare banali e superflue ma per mio nonno, erano gio-chi colmi di sentimenti stupendi e ricchi di valore morale. Noi ora preferiamo trascorrere unagiornata intera dinanzi alla televisione piuttosto che correre e giocare all’aperto ma per miononno non sarebbe stato lo stesso, infatti, egli mi spiega sempre che i giochi di un tempo cheilluminavano e colmavano di gioia ad armonia anche le giornate più buie, cupe, tristi e scon-fortanti avevano un immenso valore. Infatti non era il gioco stesso a possedere una maestosaimportanza ma il suo contenuto perché esso ha dato le basi alla sua vita e poteva determinarela sua crescita. Il suo vero e grande interesse che dominava interamente il suo animo, era lostudio, infatti, era una persona colta ed intelligente ed anelava ad una borsa di studi, ma pergravi problemi familiari tra cui la mancanza di soldi dovette abbandonare questa immensa pas-sione. Insomma questa sua grande passione si è mutata in un sogno incompreso ed irrealizza-bile.

Durante la sua infanzia, con il succedersi di molti avvenimenti tra cui l’l’improvvisa edinaspettata morte dei genitori per lui era diventato ormai impossibile dedicarsi al gioco, infat-ti, essendo primogenito dovette sacrificare la sua vita sociale per racimolare un po’ di soldi concui condurre una buona vita. Egli non è stato solo protagonista dei suoi giochi ma soprattuttopartecipe nelle mie attività dio svago, durante la mia infanzia. Egli è solito raccontarmi che imiei occhi da fanciullo rispecchiano il suo carattere combattivo e determinato che brillava diorgoglio al momento dei suoi giochi. Mio nonno, fin da quando ero piccolo mi ha insegnato ilsacrificio, l’umiltà e a vivere la vita come se fosse un gioco, infatti, non va per forza vinta mabasta credere fermamente nelle proprie doti, fino all’ultimo. Quando io avevo poco più di 5 an-ni egli mi domandava sempre: «Matteo per te, cos’è la vita?», ma io avendo un cuore gover-nato principalmente dall’ingenuità, non sapevo, ma soprattutto, non potevo rispondere. Però un

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giorno camminando accanto a lui, mano nella mano, sarò fiero ed orgoglioso di rispondere aquella fatidica domanda con queste parole: «Nonno, per me la vita sei tu!». Inoltre mio nonnoè come una altalena che mi sprona, in incoraggia e mi spinge verso una nuova vita condottacon coraggio e determinazione.

Matteo Falcone – Classe V

Come giocava nonna Gemma

Nonna Gemma ha vissuto nel brutto periodo della guerra dove i giochi di oggi non esiste-vano. I giochi di un tempo erano: “ciciola e vericcia”. A ciciola si giocava in due persone, ilbattitore aveva un bastone di legno e lo lanciava all’avversario che lo doveva colpire con unaltro bastone. Venivano definiti due campi da gioco e se la ciciola andava nel cerchio “Se ladovevano andare a vedere”. Il battitore si doveva mettere nel cerchio e quando uno perdeva laciciola subentrava l’altro.nel cerchio si diceva “Setaccio o mio setaccio chi t’è la ciciola che lacaccia”. Vinceva chi faceva più in fretta a mettere la ciciola nel centro del cerchio. Si giocavaanche a vericcia in due persone: ciascuno con cinque sassolini levigati, batteva i sassi a terra esi dovevano raccogliere prima uno alla volta, poi in due alla volta, infine, tutti insieme. Se unofalliva si era “Scacato” e chi raccoglieva tutto insieme faceva “Il ponte”.

Isabella Riccardi – Classe V

Nonni come giocavate da piccoli?

Da piccoli i miei nonni non avevano molto tempo per giocare perché nonna Concetta aiu-tava la mamma ad accudire i suoi fratelli e sorelle più piccoli, mentre nonno Ciro era stato man-dato dai genitori ad imparare il mestiere del macellaio. I nonni di divertivano a giocare a na-scondino, ai quattro cantoni e al “Cucuzzaro”. Le femmine giocavano con le bambole di pez-za cucite dalle loro mamme con avanzi si stoffa, usando: fili di lana per i capelli; spesso si li-tigava perché non tutte possedevano un bambola. Il poco tempo delle femmine si trascorrevanella scambiarsi i ruoli di “Mamma e figlia” e a preparare un lettino di legnetti per addormen-tare le bambole. La bambine erano bravissime a saltare con la corda, a giocare a “Campana” eanche con la palla, accompagnando i lanci e le prese con le filastrocche. Nonno Ciro giocavacon i suoi compagni alla “Cavallina” e non era raro che qualcuno si facesse male. Il più diver-tente per lui era quello delle biglie: si tracciava un percorso accidente e vinceva prima al tra-guardo facendo roteare le biglie con il movimento dell’indice. Intervistando i nonni ho capitoche si accontentavano di giochi semplici, fatti all’aria aperta e quindi, molto salutari. Oggi ibambini hanno tantissimi giocattoli e videogiochi e sono più sedentari e sviluppano poca fan-tasia.

Francesca Fontana – Classe V

Come giocava la nonna

Oggi ho parlato solo con mia nonna Erminia che ha 88 anni. Le ho chiesto con quali gio-chi giocava da piccola e Lei mi ha risposto che spesso giocava a rincorrere un cerchio spintoda un bastoncino di legno. Si divertiva a costruire le bambole con degli stracci vecchi e face-va anche un gioco chiamato in dialetto “Pivz”,che consisteva nel far saltare un bastoncino mes-so di traverso su un ceppo di legno e con un bastone lo faceva ribalzare, chi lo prendeva vin-

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ceva. Inoltre si divertiva a giocare con alcun monete a “testa o croce”. Io penso che i bambinidell’antichità si divertivano lo stesso.

Luca Tortolani – Classe III

Come giocava il nonno

Io ho quattro nonni che, come me, da piccoli giocavano. Nonna Rossana giocava a nascon-dino, alla cavallina, a campana, allo schiaffo del soldato, con le lattine e con le bambole. Non-no Rocco giocava a pallone, con le biglie, a cavallina, con la bici e a nascondino. Nonna Lui-sa giocava a: Campana, con le palline al muro, con l’elastico da saltare, con la corda per salta-re e alle bambole. Nonno Aldo giocava a cavallina, alla corsa dei sacchi, al tiro alla fune, agliindiani e sceriffi con armi di plastica, con le biglie, a pallone e a nascondino. Le bambine e ibambini maschi aiutavano in campagna. Io penso che i miei nonni meritassero un bacio perquello che hanno fatto.

Federico Latronico – Classe III

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Come giocavano i miei nonni da piccoli

I miei nonni si chiamano Emilia e Antonio. Mi hanno detto i miei nonni che quando era-no piccoli si accontentavano di poco. Giocavano con i sassi, con le trottole, il filo e con le bi-glie.

Lucrezia Terenzio – Classe III

Come giocava il nonno

Mia nonna, si chiama Anna e la sua infanzia l’ha trascorsa in un collegio di suore bravis-sime. I suoi giochi erano molto semplici, con le sue compagne costruiva bambole con pezzevecchie, poi giocava con i tappi di bottiglia, a nascondino e a campana con premi e punizioni,perché in quei tempi non c’erano molti soldi per comprare i giocattoli. Tutte le sue compagneerano orfane, mentre lei aveva i genitori che l’avevano lasciata lì per insegnarle tante cose conuna sua zia suora. Crescendo in mezzo a tutte quelle bambine senza genitori ha pensato bene,da grande, che avrebbe adottato anche lei degli orfanelli. Per mia fortuna ha adottato mia mam-ma Maria e mio zio Marco, perché senza mamma Maria non sarei nato nemmeno io. Per mequei giochi erano semplici ma belli. Mia nonna per me è stata ed è tuttora semplicemente fan-tastica.

Federico Evangelista – Classe III

Come giocava il nonno

I miei nonni giocavano: a campana, ad acchiapparella, con la fune, con le bambole di pez-za, giocavano alle belle statuine, a che bel castello, a tiro alla fune, a pallone con i palloni dipezza, a ruba bandiera, nascondino, i quattro cantoni, con le biglie, la lavandaia. Mio nonnopreferiva giocare a pallone. Mia nonna preferiva giocare con la fune e con le bambole di pez-za. Io penso che questi giochi sono belli perché sono semplici e sono fatti con fantasia.

Giulia Mancini – Classe III

Come giocava il nonno

Mia nonna è nata e cresciuta in campagna, da piccola non giocava molto perché dovevaaiutare la mamma in casa. Inoltre portava a pascolare i tacchini insieme a una sua amica e nelfrattempo giocavano.

Alessio Locatelli – Classe III

Come giocava il nonno

Mio nonno Rocco giocava con le pistole finte, con gli archi, a nascondino. Nonna Luisainvece giocava con le bambole, le costruzioni, con la corda, andava a nuoto e a danza. NonnaDonatella giocava con le bambole di pezza, con la bici e con il monopattino. Nonno Massimogiocava con delle pistole finte che costruiva lui e costruiva anche delle macchine con dei ma-nici di scopa e due ruote di bici vecchie.

Rocco Tasca – Classe III

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Come giocava il nonno

Nonno Giuseppe, il padre di mamma, non aveva i giocattoli perché non aveva soldi, gio-cava a pallone, alla guerra, a bocce, a nascondino e a “Strumbolo” che era un pezzo di legnocome una trottola. Nonna Annunziata, la madre di mamma, anche lei era povera e non poten-do comprare niente l’inventava con le sue amiche. Giocava a campana, con le sue bambole dipezza e un po’ a nascondino. Nonna Maria, la madre di papà, prima di entrare a scuola, gioca-va a nascondino nel cortile; quando c’era la ricreazione giocava a campana però con gli occhichiusi e non si dovevano calpestare le righe e giocava a girotondo, io penso che questi giochierano semplici ma belli.

Valerio Branca – Classe III

Come giocava il nonno

Mio nonno Arnaldo, mi ha raccontato che da piccolo giocava con le pietre, le metteva unasopra l’altra per formare un mucchietto e poi lanciava contro un’altra pietra per farle cadere evinceva chi le faceva cadere tutte. Mia nonna, Rosa, giocava con le bambole di pezza che glie-le cuciva sua madre ma giocava anche con le sorelle in giardino a nascondino. Mia nonna, Gu-glielmina, quando era piccola giocava alla bella lavanderina e al gioco della campana. Purtrop-po non posso raccontarvi come giocava mio nonno, Gerardo, perché è morto, ma sono sicuroche quando era piccolo faceva dei giochi molto belli e divertenti, come facevano gli altri non-ni. Io penso che quei giochi anche essendo semplici erano pieni di fantasia e credo che nessu-no bambino, oggi, non penserebbe di fare dei giochi come questi visto che sono abituati a gio-care con i giochi tecnologici.

Matteo Petrilli – Classe III

Come giocava il nonno

La mia nonna da piccola giocava con una bambola, nascondino e le piaceva fare la ma-glia. Mio nonno giocava a biglie, a pallone e a nascondino come mia nonna.

Natasha Risini – Classe III

Come giocava il nonno

Mio nonno si chiama Massimo. Da piccolo amava giocare in tanti modi ma sempre al-l’aperto, infatti prima non esistevano la playstation o i videogiochi e secondo mio nonno ci sidivertiva di più. Mio nonno giocava al gioco del nascondino o a quello della campana ma il suogioco preferito era andare per strada o al campetto della chiesa con i suoi amici a giocare colpallone. Il paese di mio nonno è Scauri ed essendoci il mare, un altro divertimento per lui eraandare sulla spiaggia a raccogliere le conchiglie, in questo modo si faceva a gara con qualcheamico e si vedeva chi ne raccoglieva di più e di più tipi. Credo anch’io che i giochi di un tem-po erano più belli perché bastava poco per divertirsi veramente.

Christian Antonio Comarca – Classe III

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Come giocava il nonno

I miei nonni, ai loro tempi, non giocavano molto, ma un po’ giocavano e lavoravano an-che. Nonna Elena faceva la collane di margherite, andava dalle suore per imparare a cucire e aricamare; quando mamma aveva cinque anni, nonna è andata a lavorare in fabbrica, cioè cuci-va i sedile per le macchine. Nonno Giuseppe lavorava i campi, piantava le verdure nell’orto,giocava con la trottola di legno e andava a pescare trote, anguille e carpe al ruscello, l’Agno-ne, a Cassino. Anche nonno è andato a lavorare in fabbrica, a costruire le automobili. NonnaLinda e nonno Pasquale giocavano sempre a nascondino, girotondo, campana, carte , tombola,dama, ecc. … Erano i loro giochi preferiti. Lavoravano anche loro come gli altri nonni solo chequesti due non lavoravano in una fabbrica ma lavoravano i terreni. Nonno Pasquale lavoravala terra con la mietitrebbia cioè una specie di trattore che prendeva il grano e il granoturco.

Sara Colella – Classe III

Come giocavano i nonni

I miei nonni giocavano con l’altalena, alla settimana, con le bambole, con le biglie, a sal-tare la corda, a nascondino.

Teresa Maddalena – Classe III

Come giocavano i miei nonni

Oggi noi abbiamo molti giocattoli mentre quando erano piccoli i miei nonni se li fabbri-cavano con la fantasia e ingegno. Il mio nonno che si chiama Carlo fabbricava giocattoli e cigiocava. Erano: l’arco con le frecce, la spada e i pupazzetti. La mia nonna di nome Franca silimitava a giocare per strada, c’erano poche macchine. Giocava a: nascondino, ruba bandiera,con la corda, ai tre cerchi con la palla.

Anna Chiara Ovella – Classe III

Come giocava mia nonna

Io ho solo una nonna. Lei mi ha detto che quando era piccola con le sue amichette, costrui-vano le bambole di pezza e poi ci giocavano.

Ogni tanto andava con la bicicletta a fare la passeggiata. Si divertiva anche a guardare ilformicaio e le formiche.

Ai suoi tempi non esistevano i giochi elettronici e neanche la televisione per vedere i car-toni. Spesso si giocava a “nascondino” a “mosca cieca” e anche al salto con la fune. I maschiet-ti giocavano con il pallone e con i soldatini.

Giulio Rodi – Classe III

Come giocava il nonno

I nonni: i miei nonni giocavano a: pegno, a gatta cieca, acchiapparella, anello d’oro, allacampana, alla trottola, allo schiaffo.

Sara Petruzzi – Classe III

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Come giocavano i nonni

Mio nonno quando era piccolo giocava con le biglie, i tappi e con il pallone. Giocava spes-so con il pallone, da mattina a sera. Maia nonna giocava con: le girandole, con il cavallo a don-dolo, le bambole. Nonna con le amichette giocava con le bambole e si divertiva. Nonno gioca-va spesso con le biglie di vetro, chi vinceva prendeva le biglie dell’altro. Per mio nonno il gio-co preferito era il calcio e il gioco preferito della nonna erano le bambole. I giochi che faceva-no erano semplici e fantasiosi, soprattutto educativi.

Antonio Fuoco – Classe III

Come giocava il nonno

Nonna Francesca giocava a nascondino. Nonno Antonio con le carte e con la fionda. Non-na Enna con le bambole di pezza. Nonno Emilio andava sull’altalena. I giochi dei miei nonnierano molto belli e molto semplici.

Francesca Sardelli – Classe III

Come giocavano i miei nonni

Mia nonna non aveva tanti soldi, sua nonna le regalò una bambola, ce la faceva giocareuna volta la settimana. Invece mio nonno stava in collegio e lui alcune volte giocava a pallo-ne.

Alessandro Piccirillo – Classe III

I miei nonni

I miei nonni si chiamano Ada, Mariano e Antonietta ma anche Attilio che è in cielo. Mianonna Ada lavora nell’orto, Nonna Antonietta lavora in casa, fa il fieno per gli animali.

Mio nonno Mariano accudisce le pecore ed i vitelli insieme a mio fratello e a mio padre.I miei nonni sono speciali, ma molto speciali perchè li amo tanto.

Martina Mallozzi Esperanza – Classe IV D

Rughe sul viso, fili d’argento i vostri capelli, mani ruvide che tanto hanno lavorato siete fon-te di saggezza de umiltà.

Nella vostra casa ritrovo gioia in ogni occasione con giochi e coccole.Son felice quando vi allieto le vostre giornate con i miei sorrisi.Son felice quando sto con voi.

Syria Petrucci – Classe III D

Racconto sui nonni

In questo racconto parlerò dei miei due nonni: loro si chiamano Marcella e Quirino.Quando ero piccola andavo ogni pomeriggio da loro, mi raccontavano fiabe, facevano dei

disegni e io li coloravo, preparavamo anche i biscotti e le crostate.

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Ricordo che un giorno feci cadere il barattolo di marmellata, era sparsa su tutto il pavimen-to.

Un vero guaio!Loro però non mi dissero niente.Io ai miei nonni voglio tanto bene e anche se ora non passo più tanto tempo con loro resta-

no sempre nei miei pensieri e ogni volta che posso cerco di starci vicino.I nonni sono una grande forza perché saggi e sono sicura che in qualsiasi momento, ogni

volta che ne avrò bisogno, loro ci saranno sempre, pronti ad aiutarmi e a darmi consigli.

Fabiana Spalletta – Classe IV D

I miei nonni mi vogliono bene e sto spesso con loro.Mi portano in montagna e in chiesa.Quando i miei genitori non ci sono resto con loro e mi portano a trovare e loro amici.Mi diverto e qualche volta andiamo a fare delle lunghe passeggiate.Se qualche volta ci annoiamo giochiamo a carte, a risico, a indovina il colore e spesso an-

diamo al centro commerciale.Poi andiamo fuori a tirare la pallina a Willi.

Marco Lombardi – Classe IV D

I miei nonni

Tutti i miei nonni sono molto buoni, ma anche molto severi.Mi cucinano il cibo che più mi piace: la carbonara, le patate fritte, pasta con le zucchine, la

torta al cioccolato,etc.Loro mi fanno divertire: mi portano a giocare in cortile, al mare, in piscina e in montagna.Mi fanno stare sempre in compagnia dei miei amici e i miei cugini.Io sono molto felice di avere nonni così.

Sofia Luzzi

I miei nonni

Nella mia vita ci sono quattro Angeli custodi che preferisco chiamare nonni.I miei nonni paterni si chiamano Benestre e Tommasina, ma lei preferisce farsi chiamare Si-

sina. Questi nonni sono presenti tutti i giorni perché abitano vicino a noi e quando mamma epapà, sono fuori per lavoro, io e mia sorella rimaniamo con loro.

I miei nonni materni si chiamano Carlo e Carolina. Nonno Carlo lo vedo poco perché nonviene spesso, però quando sono in sua compagnia mi diverto molto a giocare a carte.

Nonna Carolina adesso si trova con gli angioletti e mi protegge dall’alto e quando lei è mor-ta mamma e papà mi hanno fatto scegliere una stella in cielo, così quando mi manca io guar-do il cielo e vedo la sua stella luminosa.

Io rispetto e voglio molto bene a tutti i miei nonni, ma sono più legato a mio nonno Bene-stre perché mi fa fare sempre tutto quello che mi piace di più. Io spero che tutti loro stiano sem-pre bene soprattutto in mia compagnia e cercherò di non fare perdere la pazienza a nessuno diloro con i miei inutili capricci.

Leonardo Tardone – Classe IV D

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Nonna Pina

La mia unica nonna ha settantasette anni, gli altri nonni non li ho conosciuti, perché sonomorti prima che io nascessi.

Nonna faceva l’ostetrica, cioè faceva nascere i bambini. È nata a Rivisondoli, ma è dovutaandare a Tirelle a lavorare.

Prima, mi ha detto nonna, i bambini nascevano in casa, lei doveva andare a casa delle don-ne che dovevano partorire e aspettare finchè il bambino non nasceva.

Mi ha raccontato che una notte, un signore è andato a chiamarla e l’ha portato con un asinoa casa sua. Era buio e la casa era lontana, in campagna.

Lei aveva molta paura, le sembrava che non arrivassero mai, così, una volta entrati in casasi è sentita meglio.

Ha dovuto aspettare un bel po’ prima che nascesse il bambino e quando finalmente è nato,i genitori erano così contenti che le hanno chiesto di battezzarlo.

Mia nonna ha fatto da madrina a tanti bambini di Tirelle.

Marco Savelli – Classe IV D

Racconto i miei nonni

I miei nonni abitano in Via Cerro in campagna. Lì la mattina si respira un’aria molto frescae pulita.

I miei nonni si chiamano Lina e Benedetto. Loro sono pensionati: stanno a casa e con loromi diverto a fare tante cose belle.

Con nonna ho imparato a fare gli gnocchi, le frittelle, le lasagne etc.Invece con mio nonno vado nell’orto e lo aiuto a piantare le piantine, a sistemare la legna

in cantina, a travasare il vino, etc.Insomma io con i miei nonni sono come una regina anzi meglio perché con loro faccio quel-

lo che voglio, gioco, aiuto e non mi sgridano mai.

Martina R – Classe IV D

I nonni

I nonni sono persone speciali per noi bambini.Sono come mamma e papà, ma più buoni.I miei nonni sono sempre pronti a prendermi tra le braccia ogni volta che ne ho bisogno.Con la nonna mi diverto ad ascoltare le tante storie che racconta soprattutto quelle diverten-

ti di quando la mia mamma era piccola e la faceva arrabbiare.È sempre lì pronta a consolarmi, a prepararmi dei buoni pranzetti e a nascondermi quando

faccio qualche danno. Purtroppo con lei non posso correre, giocare a palla, ma non mi mancamolto perché so che se potesse lo farebbe, e poi per questo c’è mio nonno pronto a brontolare, ma anche sempre pronto a giocare.

Ricordo poco di quando ero piccolina, ma ricordo benissimo quando si sedeva per terra conme e giocava con le Barbie o quando si metteva a fare il cagnolino e mi portava a spasso sul-la sua schiena. Ricordo anche che mi rubava sempre il ciuccetto, una cosa che non mi piaceva,ma non era così importante era ed è più bello giocare con lui.

Federica Evangelista

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Mio nonno si chiama Mario ed ha 73 anni.Nonno è alto e magro, ha i capelli castano scuro e gli occhi marroni.Nonno è molto gentile e bravo con tutti soprattutto con i suoi nipotini.Una bella giornata trascorsa con lui è stata durante la vendemmia.Io non sapevo fare niente, allora lui mi ha insegnato tutto ciò che dovevo sapere così ci so-

no riuscita.Poi mi ha portata in cantina e mi ha fatto vedere come si macinava l’uva nella macchina.Dopo alcuni giorni mi ha fatto vedere come si travasava il vino ed ho provato anche io.Infatti non vedo l’ora di fare la prossima vendemmia che avverrà ad ottobre.

Rachele Germani – Classe IV D

Io ho conosciuto come nonni i genitori di mio padre e la nonna materna.Del nonno paterno mi ricordo che stava sempre a letto perché era malato.Quella che vedo spesso è la nonna materna, perché viene sempre a casa mia.Con lei gioco e guardo la TV. A volte le do una mano a sistemare le sue cose perché ha tan-

ti vestiti e scarpe.Molte volte dormiamo insieme e ci mettiamo a recitare le preghiere perché è molto religio-

sa. Parliamo di tante cose del suo passato e mi racconta che aveva molte bambole e ne ha con-servato una.

Io le voglio bene e sono felice quando sono con lei.

Martina F. – Classe IV D

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3ª Festa del Nonno - Boville Ernica, 4 ottobre 2009

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Direzione Didattica StataleScuola Primaria S. Angelo in Theodice

3º Circolo - Cassino

Come giocava nonna Alderina

Mia nonna si chiama Alderina e, ogni volta che può, mi racconta la sua infanzia e i giochiche faceva da bambina. Mi dice sempre che ai tempi suoi non c’erano i giocattoli di oggi. Leiabitava in campagna e giocava ad arrampicarsi sugli alberi fingendo che fossero delle case. Avolte giocava a “Campana” con le sue amiche o con delle bambole veramente speciali. Nonerano come quelle che ho io perché venivano costruite in casa dalle mamme o dalle nonne conmateriali diversi. La nonna dice che erano bellissime. Con le stoffe si dilettava a cucire abitiper giocare a “Regina”. Si divertiva a fare lunghe passeggiate con la bicicletta; trascorreva iltempo libero con gli amici vicino i ruscelli dove giocava con i girini oppure presso una sorgen-te da cui beveva con caratteristici bicchieri: pensate un po’, erano fatti da lei con le foglie diverza. Un altro gioco che amava fare era “Acchiapparella”, nel quale vinceva chi riusciva aprendere uno dei compagni che fuggiva correndo. Amava anche andare nei campi arati a tro-vare le “schegge” e con i suoi compagni faceva a gara a chi ne trovava di più, infatti ce n’era-no moltissime perché, come dice nonna: “era passata da poco la guerra”. Questo era sicuramen-te un gioco pericoloso che i bambini facevano di nascosto e, se venivano sorpresi dai grandi…Allora erano guai! Dai racconti di nonna Alderina ho capito che anche se prima non c’erano igiocattoli che abbiamo oggi, i bambini con la propria fantasia si divertivano molto. Anche iovorrei costruire una bambola di stoffa e giocare a campana per ore proprio la mia fantasticanonna.

Emanuela Crispino – Classe III

I giochi di nonno Pietro

Oggi sono andato da nonno Pietro che vive a S. Angelo, una frazione di Cassino in pro-vincia di Frosinone. Quando gli ho chiesto di raccontarmi i giochi che faceva da piccolo, i suoiocchi si sono illuminati come due stelle, tanta era la gioia di poter ricordare con me la sua in-fanzia. Nonno mi ha detto che i suoi giocattoli erano le pietre e i mattoni di terra cotta. A ottoanni, cioè alla mia età, andava a pascolare le mucche e quando incontrava la zia Concetta in-sieme, con i sassi, giocavano a “Breccia”: dovevano cercare cinque sassi, lanciavano in aria ilprimo sasso, subito dopo il secondo e cercavano di riprendere il primo che stava tornando giù.Con i suoi amici giocava a “Spacca”: mettevano un mattone in verticale, si mettevano a circatre metri di distanza e uno alla volta lanciavano un mattoncino per colpire il bersaglio. Vince-va chi ci riusciva. La sera trascorreva tanto tempo nella piazzetta del paese a giocare con gli al-tri bambini a Nascondino, a Campana o con le biglie di vetro colorato. È stato bello ascoltarei racconti di nonno Pietro e conoscere un po’ del suo passato, ma la cosa che mi ha colpito dipiù è stata la felicità che ha mostrato nel ricordare quei momenti.

Gabriele Valente – Classe III

Come giocava nonno Mario

Mio nonno si chiama Mario, ha 75 anni e vive a Cassino. Non è molto alto, ha capelli gri-

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Page 58: “Come giocava il Nonno” - Pagina di Benvenuto - Deus Day · Erano giochi semplici inventati dalla lor o fantasia, senza materiali, con solo quello che la natura offriva, come

gi, quasi bianchi, gli occhi marroni come le castagne e un po’ di rughe sulla fronte. Prima diandare in pensione era muratore.

Spesso mi racconta la sua vita da bambino e i suoi racconti sono molto interessanti per-ché lui quando ricorda la sua infanzia, fa paragoni fra i bambini di oggi e i bambini di ieri.

Dice che ai suoi tempi non c’erano computer e telefonini, ma loro si divertivano correndoper le strade di qua e di là.

Giocavano a nascondino, il gioco della bandiera e facevano la conta della bella lavanderi-na.

Mi racconta anche che su Montecassino andavano a fare le “schegge”: residui bellici del-la guerra finita da poco.

Lui ha assistito alla Seconda Guerra Mondiale, aveva undici anni, non c’erano soldi percomprare il cibo e figuriamoci i giochi. Nei supermercati la pasta, il riso o l’orzo venivano ven-duti sfusi, neanche confezionati.

Nonno mi dice sempre che erano tempi tristi, mancavano tante cose ma di certo erano ric-chi di fantasia e di compagnia. Per questo anche allora non ci si annoiava affatto.

Valeria Evangelista – Classe III

I giochi di nonna Maria e nonno Paolino

Mia nonna si chiama Maria e ha sessantatre anni. Quando era piccola non c’erano tantigiochi come oggi: il Nintendo, la PsP, la Wii o il computer. Lei si divertiva a giocare in tantimodi, perché aveva tanto tempo per stare libera per la strada e usava la sua fantasia. Faceva lacorsa a ostacoli, giocava a campana o si divertiva a rincorrere i compagni che spesso sfidava a“Chi lanciava il sasso più lontano”. La nonna mi ha spiegato così bene come si svolgevano igiochi che, quasi quasi, mi è venta voglia di provare. Ecco il gioco della campana: si prende-va un gessetto della scuola, si disegnava a terra un rettangolo lungo dieci passi e largo due, cheveniva diviso in altri rettangoli più piccoli, numerati da uno a dieci, cinque sulla destra e cin-que sulla sinistra. Ogni partecipante, a turno, lanciava il sasso su ciascun rettangolo e saltellan-do da un numero all’altro, andava a riprenderlo. Bisognava stare attenti perché tutto il giro an-dava fatto saltellando su una gamba sola e senza toccare nessuna linea del rettangolo altrimen-ti si perdeva il turno e si lasciava il posto ad un altro compagno. La mia nonna era una vera“campionessa” infatti riusciva sempre a vincere.

Mentre mi spiegava questo gioco era molto contenta, mi sembrava quasi che si divertisseproprio come quando era bambina.

Mio nonno Paolino invece amava giocare con delle piccole biglie di vetro. Lui e i suoiamici prima preparavano il percorso con la sabbia: salite, discese e buche dove era meglio nonfinire; poi spingevano le biglie con le dita finche non si raggiungeva il traguardo. Il vincitoreper premio prendeva la biglia dei suoi sfidanti. Mio nonno è stato veramente un giocatore super. Pensate un po’, ha ancora conservate le bi-glie che ha vinto quando era piccolo. Non permette a nessuno di toccarle, fatta eccezione perme, la sua preziosa nipotina.

Alessandra Pozzolini – Classe III

Come giocava nonna Elide

Mia nonna si chiama Elide, mi racconta che quando aveva la mia età non aveva tutti i gio-chi che ho io, ne aveva pochissimi. Lei e i suoi fratelli potevano giocare a “campana” fuori ca-

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sa, un gioco semplice e divertente: serve un gesso per disegnare la campana a terra e un sassoper ogni giocatore. Giocavano anche a “Mani rosse”: tutti insieme si colpivano le mani per far-le diventare rosse.

Mia nonna giocava anche con i bottoni: li usava come se fossero le nostre carte da giocoe con i sassi di ghiaia con i quali si sfidavano lanciando i sassi in aria e riprendendoli con ildorso della mano, vinceva chi riusciva a riprenderne il maggior numero possibile.

Non avendo bambole, peluche, palle e palloni mia nonna con le sue sorelle e i suoi fratel-li se li costruivano da soli: i pupazzi li costruivano utilizzando i ritagli di vecchie stoffe, che ar-rotolavano per formare la testa del pupazzo alla quale attaccavano il vestito e poi con la pennao con il carbone disegnavano sulla testa gli occhi, la bocca e il naso; i palloni invece li costrui-vano avvolgendo i ritagli di vecchie camere ad aria delle bicilette e poi inventavano giochi estorie con i giocattoli “fatti a mano”.

Giocava anche ai “quattro cantoni”: si giocava in cinque, quattro si mettevano agli ango-li di un quadrato e uno stava al centro, i quattro sugli angoli dovevano cambiarsi il posto, men-tre quello che stava al centro doveva cercare di occupare il posto di un compagno.

Un altro gioco era quello di sfidarsi con i fratelli per vedere chi riusciva a raccogliere piùschegge e proiettili della guerra rimasti nel terreno, che poi vendevano per guadagnare un po’di lire.

Davide Lena – Classe III

Come giocava nonno Mario

I nonni usavano cose molto semplici per giocare. Mio nonno si chiama Maio e ha settan-taquattro anni. Da piccolo la sua mamma non poteva permettersi di comprare giochi così si di-vertiva a costruirli con quello che trovava in casa.

A quel tempo non c’erano peluche e per far giocare il nonno, la sua mamma gli costruivacon un fazzoletto un piccolo topolino. Nonno poi raccoglieva dei fiori di melograno e li met-teva tutti in fila formando un trenino. Giocava a lanciare i sassi più lontano possibile ed era abi-le a costruire la fionda. Quando la mamma gli chiedeva di andare a raccogliere l’erba per glianimali nei campi, lui si divertiva a costruire una piccola carrozzella con delle vecchie ruote.Con la stessa carrozzella certe volte si sbilanciava dalle discese facendo a gara con i suoi ami-ci e alcune volte cadendo. Egli amava molto costruire le case sugli alberi dove alcune volte lanotte dormiva, soprattutto l’estate.

Un altro gioco che praticava mio nonno era una specie di baseball antico. Costruiva unpiccolo bastone appuntito, con il quale spingeva in alto una palla che poi doveva colpire primache cadesse a terra. I giochi di mio nonno erano molto semplici ma anche molto belli. Dai suoiracconti sono rimasta sbalordita. Anch’io vorrei provare a dormire sugli alberi, come facevalui, o fare una di quelle divertenti scivolate in “carrozzella”.

Giulia Di Cicco – Classe III

I giochi del nonno

Mio nonno si chiama Mario, ha settanta anni compiuti e vive a Sant’Angelo in Th. una fra-zione di Cassino. Ogni tanto mi racconta la sua vita da piccolo. Parla sempre della guerra e po-co dei giochi che faceva. Prima non esistevano tutti i giocattoli sofisticati che abbiamo ora, ma,come dice il nonno: “si viveva di vita quotidiana, alla giornata”.

Non aveva giocattoli e, per passare il tempo, inventava dei giochi: giocava con le pietre

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che, con un bastone, faceva saltare da un lato all’altro di una linea tracciata nella terra, gioca-va a “Tira la fune” o a lanciare i sassi nel fiume. Il suo giocattolo preferito e tanto desideratoera la bicicletta dello zio Enrico.

Un giorno lo zio andò a trovarlo. Il nonno di nascosto prese la bicicletta per giocare e siallontanò di casa di nascosto. La mamma lo chiamava perché lo zio doveva tornare a casa sua.Erano passate due ore quando il nonno tornò, per non rischiare di prendere le botte, buttò la bi-cicletta in un fosso e se ne scappò per la campagna.

Da bambino mio nonno ne faceva di tutti i colori e questo per lui era un vero divertimen-to. Ora quando mi vede giocare o combinare qualche “guaio” mi dice che sono una “peste”.Ma, dopo aver ascoltato i suoi racconti, sono felice di potergli rispondere: “Nonno, sei stato tua dirmi che da piccolo eri un diavoletto. Allora in questo siamo uguali!”

Lisa Nuzzo – Classe III

I giochi di nonna Elda

Mia nonna si chiama Elda, ha cinquantotto anni e quando era bambina tutte le mattine an-dava a scuola; il pomeriggio, dopo aver fatto i compiti, si divertiva a giocare con i suoi cugini.Le piaceva tanto giocare a “maestra”. Le piaceva imitare la sua maestra, soprattutto nel mododi vestire. La nonna aveva pochi abiti e le sue gonne erano tutte arricciate. La sua maestra, in-vece, indossava gonne lunghe e strette; così, per imitarla la nonna si avvolgeva un asciugama-no ben stretto e lungo intorno al corpo e le sembrava di indossare una gonna “da maestra”. Sidivertiva anche a giocare ad “acchiapparella”: rincorrersi e prendersi tra amici per ore e ore, li-beri e felici. Amava giocare con la bici e certe volte, invece di prendere il pullman, andava ascuola in bicicletta.

La mia nonna trascorreva il tempo in modo semplice e divertente e quando mi racconta isuoi giochi da bambina mi fa capire che è possibile divertirsi anche senza giocattoli.

Chiara Gargano – Classe III

Nonna Anna

Mia nonna si chiama Anna, ha settanta anni e vive in Romania. Da piccola le piaceva gio-care con le bambole. Le costruiva lei usando cappelli, maglie e pantaloncini vecchi. Per farel’imbottitura usava l’ovatta e cuciva le varie parti con ago e filo. Ed ecco la sua bambola erapronta per giocare con le sue amichette; ma solo la domenica.

Gli altri giorni non poteva giocare, perché la mattina si alzava alle cinque e, prima di an-dare a scuola, andava a “zappare”.

Dopo la scuola tornava nei campi: non c’erano i soldi e anche i bambini dovevano lavo-rare. La sera, quando tornava a casa, era stanca. Faceva subito i compiti perché non voleva es-sere sgridata dalla maestra.

La nonna mi dice sempre che da piccola non aveva tempo di giocare; era tempi tristi ep-pure lei ricorda di essere stata felice lo stesso.

Andreoaie Cristina Georgiana – Classe III

Come giocava il nonno

Oggi sono andata da mio nonno che ha settanta anni e, con grande curiosità, ho ascoltato

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i suoi racconti sui giochi che faceva da piccolo. Visto che non c’erano i giocattoli tecnologici,lui e i suoi amici inventavano giochi divertenti. In alcuni come “acchiapparella” il nonno nonvinceva mai; in altri, invece come la “campana” e il “tiro alla fune” vinceva sempre. In que-st’ultimo gioco era veramente molto bravo e forte infatti ha vinto molti trofei che conserva concura e ogni occasione e buona per vantarsi.

Con gli amici faceva lunghe passeggiate e, quando si fermavano sui ponti si sfidavano atirare i sassi nel fiume il più lontano possibile. Amava giocare alla “cavalletta” ma il suo gio-co preferito era il calcio. Ancora oggi ha conservato la passione per questo sport, infatti è ungrande tifoso della Juve e, visto che è anche la mia squadra del cuore, tutte le partite le guar-diamo insieme.

Erika Donnarumma – Classe III

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3ª Festa del Nonno - Boville Ernica, 4 ottobre 2009

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Istituto comprensivo statale Scuola primariaBoville Ernica

Come giocava la nonna

Nonna Natalina ha ottantadue anni, ma ha un fisico niente male, capelli castani e corti, na-so a patata, bocca sottile e un occhio celeste e uno castano, che lei racconta è così per colpa diun suo compagno d’infanzia che la colpì all’occhio con una pietra mentre giocavano a lancia-re i sassi nel fosso. Sono sicura che quello che dice è vero, ma ho tanti dubbi sulla storia delcolore!!!

Racconta che da piccola si è divertita molto con i suoi compagni diciamo di “scuola”, per-ché, a quel tempo pochi erano quelli che ci andavano, dovevano aiutare i genitori nei lavori deicampi.

Giocava d’estate con le amiche a campana tutto il giorno e si divertivano tanto. Spesso icocci si rompevano ed era una corsa continua alla ricerca di nuovi, a volte si facevano male,non importava bisognava ricominciare, ci si fasciava con uno straccio e di corsa a giocare.

Alla nonna piaceva giocare anche con il cerchio con i suoi tre fratelli, ma la mamma le di-ceva che non era un gioco per femminucce e le faceva fare le pulizie di casa.

Di nascosto, la sera raggiungeva l’aia per ballare, perché c’era sempre qualcuno che suo-nava l’organetto. Come era bello ballare con le amiche e i ragazzi che venivano da altre con-trade!

Certamente la nonna non aveva i giocattoli che abbiamo noi oggi, ma dai suoi occhi so-gnanti capisco che si è divertita molto anche con quel poco che aveva.

Mariachiara Riello – Boville Ernica

Come giocava il nonno.

Noi bambini oggi abbiamo tanti giocattoli , forse troppi e non sappiamo più giocare congli altri, ma al tempo di nonno Antonio non ce ne erano tanti e i bambini si arrangiavano comepotevano. I più intraprendenti se li costruivano da soli, ma le possibilità economiche erano po-che e allora giocavano alla cavallina, a campana , con la corda, con i sassolini, allo schiaffo delsoldato…

Erano giochi di gruppo e all’aperto, molto semplici, ma permettevano di stare insieme esviluppavano la fantasia. A nonno piaceva molto giocare con gli amici, correva, scherzava, ri-deva, ma soprattutto si divertiva.

I suoi giochi preferiti erano “gl circh” e “gl strumml”. Per costruirsi questi giocattoli lui egli amici rovistavano tutte le cantine alla ricerca di cerchi di botti e di aste di ferro per fare leforcelle e di pezzi di legno da lavorare e spago vecchio. Spesso venivano scoperti ed erano co-stretti a scappare senza niente, ma quando ci riuscivano costruivano i loro giochi e li conserva-vano con cura. Giocavano tanto, spesso nonno vinceva e allora saltava per la gioia, ma se per-deva si complimentava con l’avversario.

Anche lo schiaffo del soldato era uno di quei giochi che amava molto, non ci voleva nes-sun lavoro per costruirsi il gioco, ma quanto dolore1

Si allineavano e mettevano una mano dietro la schiena e con l’altra coprivano gli occhi eun altro bambino doveva dare uno schiaffo dietro la mano e indovinare chi era stato e…. diceil nonno :”Di schiaffi ne ho ricevuti parecchi !!!”

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Tutti rispettavano le regole e si rispettavano tra loro, non si piangeva se si perdeva, se sivinceva non si prendeva in giro nessuno.

Nonno racconta che non era importante vincere, ma divertirsi in compagnia.Sono d’accordo con nonno Antonio e sono contenta che si è divertito tanto con gli amici

in un momento molto doloroso della sua vita: aveva perso la mamma da poco tempo.

Chiara Antonacci – Boville Ernica

Come giocava il nonno.

Il nonno mi racconta che da piccolo giocava molto. Amava giocare con lo “strummolo” , un giocattolo simile alla nostra trottola. Faceva le ga-

re con gli amici e ci voleva grande abilità per lanciarlo e vincere, per cui passava tanto tempoad allenarsi. Spesso lo spago si rompeva e allora bisognava arrangiarsi e prenderlo di nascostoalla vicina di casa, che quando lo scopriva erano guai, veniva punito dai genitori e per giorni egiorni non poteva giocare. Il nonno dice che, nonostante le punizioni, era bello sfidare gli ami-ci e vincere.

Un altro gioco molto bello era quello con il cerchio di ferro e la forcella, quante gare equanto rumore facevano il pomeriggio nella zona in cui abitavano! Qualche volta vinceva, maspesso il cerchio gli scappava tra i campi e doveva rincorrerlo per riprenderlo. Una volta unamucca che pascolava lo ha rincorso ed si è salvato sopra un albero di mele, ma il papà lo hapunito, perché aveva rotto un ramo.

Al nonno piaceva molto giocare fuori casa con i compagni e divertirsi. Se a volte venivapunito , faceva passare un po’ di tempo e poi con i suoi amici ritornava a giocare e non c’erapiù pace per i vicini.

Simone Perciballi – Boville Ernica

Come giocava la nonna.

Quando ho chiesto a nonna Filomena di raccontarmi i giochi della sua infanzia è apparsoun tenero sorriso sulle sue rugose labbra e con un poco di nostalgia ha incominciato a raccon-tare.

“Alla tua età non avevo giocattoli e nemmeno una bomboletta, così decisi di confezionar-mela da sola con foglie di granturco e un pezzo di stoffa di un abito vecchio, che feci diventa-re un vestitino e passavo ore ed ore a giocare con lei. La tenevo sempre con me, ma un bel gior-no sparì e piansi tanto.

La mia compagna di giochi era mia cugina, giocavamo a campana sul piazzale di casa edella scuola, quanti “cocci” abbiamo rotto! Il pomeriggio con i fiori di campo facevamo brac-cialetti, collane ed anelli, che poi indossavamo e giocavamo alle “signore” .

Il nascondino era il mio gioco preferito. Giocavo a piedi nudi e spesso mi facevo male cal-pestando spine e vetri rotti, ma stavo attenta a non piangere per non farmi scoprire, altrimentiaddio nascondino!!!

I nostri giochi non erano sicuri, ci si faceva male spesso, ma era bello giocare all’aria aper-ta e con giocattoli fatti da noi e la cosa che più mi dispiace è che molti di questi sono stati di-menticati, ma non da me. Essi sono sempre nel mio cuore e li ricordo con affetto, fanno partedella mia infanzia, povera, ma bella e spensierata”. Penso che l’infanzia dei nostri nonni nondeve essere dimenticata, va ricordata e raccontata, perché essa è la nostra storia.

Giulia Perciballi – Boville Ernica

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Come giocava il nonno.

Nonno Angelo ha 63 anni e, nonostante la sua età, lavora ancora in un cantiere edile.Da piccolo ha fatto tanti sacrifici, aveva poco tempo per giocare, a dieci anni già lavora-

va nei campi con i genitori, poi dopo qualche anno al cantiere. Nel tempo libero con gli amici si arrangiava anche nel giocare; pochi erano i giochi, ma

erano divertenti, sani e non facili , racconta con una strana espressione sul viso. A lui piaceva giocare con i cerchi di ferro ed era abile con la forcella. Una piccola spinta

e… via! Correva veloce, sfidava i compagni per le vie del paese e vinceva..Credetemi, ho provato anch’io e non è affatto facile! Altro gioco a lui caro era lo” strumml”, molto simile alla nostra trottola, vinceva chi lo fa-

ceva girare per più tempo e faceva cadere quello dell’avversario. Ci voleva precisione e fer-mezza e il nonno era molto bravo. Quante ore passava sull’aia del vicino!

Quanti lanci con la “rozzca” di legno e”glicc”di scorta in mano faceva con gli amici sul-le strade del paese, racconta orgoglioso. Questo gioco, divenuto più grandicello, diventò unavera passione, la rozzeca di legno fu sostituita dalla forma di formaggio. La domenica si diver-tiva a lanciare con gli amici lungo la strada, perché c’era poco traffico, una pesante forma diformaggio, arrotolata con una corda . Era un gioco dove ci voleva molta forza e vinceva chi ar-rivava più lontano. Al nonno piaceva giocare anche a campana, gioco di solito fatto dalle bam-bine, prendevano un gessetto, disegnavano delle caselle, lanciavano un sasso e con un solo pie-de saltavano …tornavano ...era un gioco molto grazioso, di precisione, che i maschietti face-vano volentieri, perché era un modo di stare con le femminucce senza insospettire i genitori.Come si divertivano, ridevano e scherzavano!

I giochi del nonno erano semplici, all’aperto, erano giochi di gruppo, sani ed educativi.I tempi cambiano, così le abitudini e i giochi dell’infanzia, oggi i giochi sono infiniti, bel-

lissimi, c’è una grande scelta, noi bambini ne abbiamo talmente tanti, ma non sappiamo piùgiocare, sono sempre più spesso giochi solitari, al chiuso, che lasciano poco spazio alla creati-vità e alla fantasia.

Alessandra Malandruccolo – Boville Ernica

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Il quaderno del Nonno

4ª Festadel

Nonno,Monte

S.Giovanni

Campano,3 ottobre

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4ª Festa del Nonno,Monte S. GiovanniCampano,3 ottobre 2010

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PREMIAZIONI

SEZIONE POESIE IN LINGUA

SCUOLE SUPERIORI

F.T. ALONZI MARCO Giocala! Liceo psicopedagogico - Sora

1 BELLI MANOLHO Passatempi e giochi tradizionali… Istituto Tecnico Statale “R. Reggio” - Isola Liri

SCUOLA MEDIA

1 PARTIGIANONI SILVIA A te… Istituto Comprensivo - Boville Ernica

2 ZARONNI FRANCESCA I giochi dei nostri nonni Istituto Comprensivo - Boville Ernica

3 PAGLIA CECILIA Giochi… Fantasia Istituto Comprensivo - Boville Ernica

4 ZEPPIERI MARCO Anima libera Istituto Comprensivo - Boville Ernica

5 CONTE LETIZIA “Come giocava il nonno” Istituto Comprensivo - Broccostella

6 CLASSE 1ª C I giochi dei nonni Istituto Comprensivo - Boville Ernica

7 ZOMPATORI MARTINA Nonno… Istituto Comprensivo - Boville Ernica

8 FABRIZI GIULIA Come giocava il nonno Istituto Comprensivo - Boville Ernica

9 PAGLIA LUDOVICA I giochi di mia nonna Istituto Comprensivo - Boville Ernica

10 PAGLIA PAOLO I giochi di nonno Paolino Istituto Comprensivo - Boville Ernica

10 PALMIGIANI ALESSANDRA Come giocava il nonno Istituto Comprensivo - Boville Ernica

10 FABRIZI FRANCESCA Nonno… Istituto Comprensivo - Boville Ernica

10 PETTINI ANDREA I giochi del nonno quand’era… Istituto Comprensivo - Boville Ernica

10 CONTE MARIA GRAZIA “Come giocava il nonno” Istituto Comprensivo - Broccostella

10 OSVALDI ROBERTA La nonna e i suoi giochi Istituto Comprensivo - Boville Ernica

SCUOLA ELEMENTARE

1 FICACCIO GIULIA La bambola di pezza 2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino

2 ANTONACCI CHIARA Come giocava il nonno Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

3 LOZZA MATTIA Mio nonno e i suoi giochi Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

4 VITA ALESSANDRA Il nonno che gioca 2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino

5 ROTONDI LUCIANA I giochi di nonna Luciana Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

6 MACCI AURORA I giochi del nonno Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

7 VITI AURORA Come giocava il nonno Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

8 FRATARCANGELI GIULIA Come giocava la nonna Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

9 PERCIBALDI ANNA Come giocava il nonno Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

10 SAVELLI CLAUDIO Come giocavano i nonni 2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino

10 DI CICCO FRANCESCA I ricordi di nonno 2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino

10 RISI MICHELA I giochi della mia nonna 2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino

10 PALATELLA ELISABETTA Il gioco di nonna Maria 2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino

10 EVANGELISTA WILLIAM Giocare con fantasia 2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino

10 GRECI ANNALISA Come giocava il nonno Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

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SEZIONE RACCONTI

SCUOLA SUPERIORE

1 DI SARRA ADIMARA Raccont d gl gioc che nonn m’ha… Istituto Tecnico Statale “R. Reggio” - Isola Liri

SCUOLA MEDIA

1 SANTORO MIRIAM Come giocava il nonno Istitituto Comprensivo - Isola del liri

2 MISSORI GRETA “I tempi della “Rozca” Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

3 ONORATI GAIA E qui Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

4 PAGLIA SUSANNA I giochi della nonna Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

5 ZEPPIERI MARTINA Guardando, ricordando Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

6 PALMIGIANI MIRKO I giochi di nonna Natalina Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

7 PERCIBALLI GIORGIA La “principessa” e il suo ricordo Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

8 SAVONE GIANCARLO Lui racconta… Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

9 FABRIZI SILVIA Il gioco del nonno Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

10 ASTOLFI MARTINA I giochi di mio nonno Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

10 VITI CHIARA Come giocava il nonno Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

10 CAPOGNA SARA I giochi di nonna Liliana Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

10 MILANI DANIELE Il nonno e i suoi giochi preferiti Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

10 FERRANTE ROCCO I giochi di mia nonna Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

10 BALDASSINI ALESSANDRO Nonno Sante Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

SCUOLA ELEMENTARE

4 MALANDRUCCO ALESSANDRA Come giocava il nonno Istitituto Comprensivo - Boville Ernica

5 GARGANO CHIARA I giochi di nonna Elda 3° Circolo - S. Angelo - Cassino

6 FALCONE MATTEO Il gioco: la grande passione di… 2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino

7 CASGHA GAIA Ai tempi della nonna… 2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino

8 FONTANA FRANCESCO Nonni come giocavate da piccoli? 2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino

9 EVANGELISTA FEDERICO Come giocava il nonno 2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino

10 PACITTO ALESSANDRO Come giocava il nonno 2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino

10 CRISPINO EMANUELA Come giocava nonna Alderina 3° Circolo - S. Angelo - Cassino

10 LENA DAVIDE Come giocava nonna Elide 3° Circolo - S. Angelo - Cassino

10 MIDOLO AURORA Come giocava il nonno 2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino

10 EVANGELISTA VALERIA Come giocava nonno Mario 3° Circolo - S. Angelo - Cassino

10 ANDREOAIE CRISTINA GIORGIANA Nonna Anna 3° Circolo - S. Angelo - Cassino

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INDICE

Composizione Commissione Giudicatrice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 2

Direttivo dell’Associazione Culturale Art-Opera Deus Day . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 2

Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 3

SEZIONE POESIE IN LINGUA

Scuola Superiore

Liceo Psicopedagogico “V. Gioberti” - Sora . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 7

Istituto Tecnico Industriale Statale “Reggio” - Isola Liri . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 7

Scuola Media

Istituto Comprensivo “Evan Gorga” - Broccostella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 8

Istituto Comprensivo Statale - Boville Ernica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 8

Scuola Elementare

Scuola Primaria Paritaria “Beata Maria De Mattias” - Sora . . . . . . . . . . . . . . . . » 13

Direzione Didattica Statale 2˚ Circolo Didattico “Enzo Mattei” - Cassino . . . . . . . . . » 13

Istituto Comprensivo Statale “Primaria Capoluogo - Casavitola” - Boville Ernica . . . . » 19

SEZIONE RACCONTI

Scuola Superiore

Istituto Tecnico Industriale Statale “R. Reggio” - Isola Liri . . . . . . . . . . . . . . . . » 23

Scuola Media

Istituto Comprensivo - Isola Liri, Scuola Media ex Baisi - Sora . . . . . . . . . . . . . . » 25

Istituto Comprensivo Statale - Boville Ernica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 27

Scuola Elementare

Direz. Didattica Statale - Scuola Primaria “Selva”, 2º Circolo “Riccardo Gulia” - Sora . » 40

Direzione Didattica Statale - 2º Circolo “Enzo Mattei” - Cassino . . . . . . . . . . . . . » 40

Direz. Didattica Statale - Scuola Primaria S. Angelo in Theodice - 3º Circolo - Cassino . » 56

Istituto Comprensivo Statale - Scuola primaria - Boville Ernica . . . . . . . . . . . . . . » 61

Elenco Premiati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 65

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www.deusday.comwww.deusday.com

Deus DayAssociazione culturale poetica Art-Opera

Festa provinciale del Nonno6ª EDIZIONE - 7 OTTOBRE 2012

Concorso di Poesie in lingua ed in vernacolo e Racconti riservato agli Alunni e Studenti delle Scuole d’ogni ordine e grado della Provincia di Frosinone

REGOLAMENTOL’Associazione culturale poetica Art-Opera Deus Day indice ed organizza con il patrocinio della Presidenza del Con-siglio dei Ministri e dei Ministeri della Cultura, dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ministero del Lavoro edelle Politiche sociali, della Presidenza della Giunta e del Consiglio della Regione Lazio, della Provincia di Frosino-ne, dei Sindaci della provincia di Frosinone e con la condivisione dell’iniziativa da parte dell’U.S.R. Lazio - UfficioXI Ambito territoriale per la provincia di Frosinone, la Sesta edizione del Concorso di Poesie in lingua ed in verna-colo e Racconti in lingua, riservato agli Alunni e Studenti delle Scuole d’ogni ordine e grado della provincia di Fro-sinone.

Il Tema del Concorso è: “Nonno: scrigno di Esperienza, Saggezza e…”La partecipazione è a titolo gratuito.Art. 1 - Le Sezioni del Concorso sono tre:1) Poesie in lingua; 2) Poesie in vernacolo; 3) Racconti in linguaArt. 2 - Ogni Studente può partecipare ad una sola Sezione, descrivendo con versi o con racconto le qualità che gli so-

no più care del proprio Nonno o Nonna. Le iscrizioni vanno consegnate alla propria scuola d’appartenenza,presentando un elaborato in duplice copia di cui una con riportata la propria firma, classe d’appartenenza e do-micilio. In alternativa, cosa preferibile, inviando per e-mail all’indirizzo [email protected] il proprio ela-borato in formato word, accompagnato dai dati anagrafici e la denominazione dell’Istituto di appartenenza.

Art. 3 - Il Dirigente della struttura scolastica formerà una commissione tra i docenti per una pre-selezione degli elabo-rati, scegliendone dieci per ogni sezione, ritenuti meritevoli per la partecipazione al Concorso. I Dirigenti sco-lastici, unitamente agli elaborati pre-selezionati, dovranno far pervenire contestualmente alla Segreteria, glielaborati esclusi, che saranno raccolti nell’antologia. Al Referente del Concorso di ogni scuola e/o Istitutosarà fatto un gradito omaggio.

Art. 4 - Gli elaborati così selezionati saranno inviati, alla Segreteria dell’Associazione Deus Day - Viale Europa 233/b,03043 Cassino – entro il 30 Giugno 2012, è preferibile l’invio per posta elettronica, senza il duplicato dicartaceo, a: [email protected].

Art. 5 - Una commissione formata da Poeti e Scrittori della provincia, i cui nomi saranno resi noti al momento dellapremiazione, valuterà i componimenti e stilerà una graduatoria finale. Il giudizio della Commissione è insin-dacabile.

Art. 6 - La premiazione avverrà il 7 Ottobre 2012 - presso una località da definire..Per ogni Sezione saranno premiati:10 Alunni della Scuola elementare; 10 Alunni della Scuola secondaria inferiore; 10 Studenti della Scuola se-

condaria superiore; 10 Universitari, ai quali verranno assegnati:al 1º Classificato TROFEO; dal 2° al 5° Classificato COPPA; dal 6° al 10° TARGAA tutti i vincitori sarà consegnato l’Attestato di Merito ed un libro di narrativa, avventura, scientifici didattici, men-

tre alle scuole con più partecipanti sarà fatto omaggio: alla 1ª n. 20 risme di carta per fotocopie, alla 2ª n. 15 risme, al-la 3ª n. 10 risme e alla 4ª n. 5 risme.

I premi, compresi quelli destinati alle scuole, se non ritirati nel giorno della manifestazione, se ne perderà il diritto.A tutti i partecipanti non premiati sarà consegnato

un Attestato nominativo di partecipazione al Concorso.Al Nonno o alla Nonna protagonisti negli elaborati premiati sarà consegnato un MEDAGLIONE ricordo.Tutti i componimenti, che avranno preso parte al Concorso, saranno raccolti in un’Antologia (Il Quaderno

del Nonno) che sarà messo in vendita nel giorno della premiazione, al costo di € 2,00, il cui ricavato sarà devolu-to interamente ad alcuni Centri Sociali per Anziani della provincia.

Al Nonno e alla Nonna più longevo/a del territorio dei Comuni che avranno dato il Patrocinio sarà assegnato l’At-testato di longevità ed un omaggio.

Fra tutti i nominativi segnalati saranno individuati il Nonno e la Nonna più longevi (al 2 Ottobre 2012) della Pro-vincia, ai quali sarà consegnato l’Attestato di longevità, un omaggio offerto dall’Associazione organizzatrice e le Me-daglie del Presidente della Repubblica - Giorgio Napolitano - se saranno concesse, come premio di rappresentanza.

Ai Circoli Didattici e agli Istituti con maggiore partecipazione di iscritti saranno assegnate le Targhe offerte dall’As-sessorato provinciale all’Istruzione. Alle Amministrazioni comunali e agli Enti locali patrocinatori sarà consegnato unAttestato di Riconoscenza.

Per ogni eventuale chiarimento o informazioni si può mettere in contatto con la Segreteria dell’Associazione –tel/fax 0776/24624 o con il Presidente – Geom. Sebastiano Midolo, 337/554952 – 0776/23965, fax 0776/311358.

Visitando il sito www.deusday.com si può scaricare e stampare il presente Regolamento e si potranno rivedere il fil-mato e le riprese fotografiche delle edizioni precedenti.

Il Direttore Artistico Il Presidente(Concetta Laura Mauceri) (Sebastiano Midolo)

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Deus Day Deus Day

www.deusday.comAssociazione Culturale Poetica Art-Opera

“ Come giocava il Nonno”5ª Raccolta di poesie in vernacolo e in lingua, racconti in lingua

degli Alunni e Studenti della Provincia di Frosinone

Ufficio ScolasticoRegionale per il Lazio

Provinciadi

Frosinone

Città diFrosinone

Presidenza del ConsiglioMinistero delle Politiche Sociali

Ministero della Cultura

SINDACATOPENSIONATI

ITALIANI

Con il Patrocinio:

Premio di rappresentanza:Presidenza della Repubblica

Hanno aderito:

Acquafondata

Alatri

Amaseno

Anagni

Aquino

Arce

Arnara

Arpino

Ausonia

Belmonte Castello

Boville Ernica

Casalattico

Cassino

Castrocielo

Castro dei Volsci

Ceprano

Coreno Ausonia

Esperia

Frosinone

Gallinaro

Guarcino

Isola del Liri

Monte S. Giovanni C.

Pastena

Patrica

Pico

Piedimonte S. Germano

Pignataro Interamna

Posta Fibreno

Roccasecca

S. Apollinare

S. Donato V. di Comino

S. Elia Fiumerapido

S. Giorgio a Liri

S. Vittore del Lazio

Sora

Supino

Vallerotonda

Veroli

www.deusday.com

A cura

dell’Associazione Culturale Poetica Art-Opera

“Deus Day”CASSINO (FR)

Viale Europa n. 233/b - Tel. / Fax 0776.24624 Frosinone - 2 ottobre 2011

Assessoratodelle Politiche Sociali

Assessorato alla Cultura

AM 00 77

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