COME GESTIRE LA DIDATTICA A DISTANZA PER I NOSTRI BAMBINI E I NOSTRI RAGAZZI … · 2020. 3....

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_________________________________________________ 1 COME GESTIRE LA DIDATTICA A DISTANZA PER I NOSTRI BAMBINI E I NOSTRI RAGAZZI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS La pandemia di coronavirus si è infiltrata nel quotidiano di ognuno di noi determinando necessari cambiamenti nello stile di vita delle persone a vario livello: diversi modi di salutarsi, di interagire, di entrare in contatto, di lavorare, di fare la spesa, di fare Scuola, di giocare, di volerci bene. Tra le misure restrittive che i vari paesi nel mondo hanno dovuto tenere in considerazione, per prima c’è stata la chiusura delle scuole. Questo ha creato delle ripercussioni sia nei processi e nelle modalità di apprendimento dei nostri bambini e dei nostri ragazzi, sia nell’organizzazione familiare. Soprattutto nei momenti iniziali, diverse domande hanno avuto uneco particolarmente assordante nelle menti di molti genitori: “E adesso, cosa gli facciamo fare?” “Come possiamo adattare il materiale di cui si occupavano gli insegnanti di sostegno?E poi quando hanno cominciato a chiudere anche gli altri Centri di aggregazione e sempre più frequentemente si sono attivate le modalità smart working si sono aggiunte altre domande: “In assenza del nuoto, degli scout e delle varie terapie come posso organizzare per lui una giornata così lunga? Come posso organizzare il mio tempo lavorativo per stare anche insieme a lui? Cosa posso fare in pratica per favorire il raggiungimento di quegli obiettivi che stavano rappresentando un miglioramento della sua qualità di vita? Come posso garantire a mio figlio di stare bene lo stesso?Queste sono alcune delle domande che hanno rappresentato la richiesta complessiva che è giunta poi ai professionisti. Tutte coloro che fanno parte del mondo Scuola, insegnanti di classe e di sostegno e altri operatori scolastici, si sono interrogati circa il modo migliore di continuare a fare Scuola, e il Ministero dell’Istruzione si è organizzato per fornire risposte 1 apprezzando anche il contributo di adattamento che le famiglie e gli alunni stessi hanno velocemente dovuto cominciare a fare 2 . 1 Si vedano le prime indicazione operative per la didattica a distanza da parte del Ministero dell’Istruzione file:///C:/Users/fcare/Desktop/Documenti%20Coronavirus/Ministero%20istruzione%2017%20marzo.pdf e la pagina web del Ministero dell’Istruzione – Ministero dell’Università e della Ricerca sulla didattica a distanza https://www.istruzione.it/coronavirus/didattica-a-distanza.html 2 Si veda la lettera aperta del 27 Marzo del Ministro dell’istruzione https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Lettera+aperta+alla+comunità+scolastica.pdf/5f49701a-6ada-e5f9- e290-837da38ab4a9?version=1.0&t=1585387520322

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COME GESTIRE LA DIDATTICA A DISTANZA

PER I NOSTRI BAMBINI E I NOSTRI RAGAZZI

AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

La pandemia di coronavirus si è infiltrata nel quotidiano di ognuno di noi determinando

necessari cambiamenti nello stile di vita delle persone a vario livello: diversi modi di

salutarsi, di interagire, di entrare in contatto, di lavorare, di fare la spesa, di fare Scuola, di

giocare, di volerci bene. Tra le misure restrittive che i vari paesi nel mondo hanno dovuto

tenere in considerazione, per prima c’è stata la chiusura delle scuole. Questo ha creato

delle ripercussioni sia nei processi e nelle modalità di apprendimento dei nostri bambini e

dei nostri ragazzi, sia nell’organizzazione familiare. Soprattutto nei momenti iniziali,

diverse domande hanno avuto un’eco particolarmente assordante nelle menti di molti

genitori: “E adesso, cosa gli facciamo fare?” “Come possiamo adattare il materiale di cui si

occupavano gli insegnanti di sostegno?” E poi quando hanno cominciato a chiudere anche

gli altri Centri di aggregazione e sempre più frequentemente si sono attivate le modalità

smart working si sono aggiunte altre domande: “In assenza del nuoto, degli scout e delle

varie terapie come posso organizzare per lui una giornata così lunga? Come posso

organizzare il mio tempo lavorativo per stare anche insieme a lui? Cosa posso fare in

pratica per favorire il raggiungimento di quegli obiettivi che stavano rappresentando un

miglioramento della sua qualità di vita? Come posso garantire a mio figlio di stare bene lo

stesso?” Queste sono alcune delle domande che hanno rappresentato la richiesta

complessiva che è giunta poi ai professionisti. Tutte coloro che fanno parte del mondo

Scuola, insegnanti di classe e di sostegno e altri operatori scolastici, si sono interrogati

circa il modo migliore di continuare a fare Scuola, e il Ministero dell’Istruzione si è

organizzato per fornire risposte1 apprezzando anche il contributo di adattamento che le

famiglie e gli alunni stessi hanno velocemente dovuto cominciare a fare2.

1 Si vedano le prime indicazione operative per la didattica a distanza da parte del Ministero dell’Istruzione file:///C:/Users/fcare/Desktop/Documenti%20Coronavirus/Ministero%20istruzione%2017%20marzo.pdf e la pagina web del Ministero dell’Istruzione – Ministero dell’Università e della Ricerca sulla didattica a distanza https://www.istruzione.it/coronavirus/didattica-a-distanza.html 2 Si veda la lettera aperta del 27 Marzo del Ministro dell’istruzione

https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Lettera+aperta+alla+comunità+scolastica.pdf/5f49701a-6ada-e5f9-e290-837da38ab4a9?version=1.0&t=1585387520322

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Una risposta possibile ai nuovi interrogativi sull’istruzione, è attualmente rappresentata da

differenti strumenti che permettono di erogare il supporto a distanza: colloqui telefonici via

Skype rivolti ai genitori, realizzazione condivisa di materiale adattato, consulenze rivolte

alla Scuola da professionisti per operare il giusto adattamento agli strumenti per la

fruizione dei contenuti delle varie discipline e per favorire la partecipazione diretta del

bambino e del ragazzo agli eventuali incontri nelle classi virtuali.

In pochissimo tempo, le scuole si sono dovute attivare con modalità educative alternative.

In alcuni casi con piattaforme multimediali che permettono un apprendimento e-learning,

quindi on line e in diretta, in altri casi con l’attivazione di una formazione a distanza

attraverso l’invio di video, audio e materiale multimediale o cartaceo, altre ancora hanno

optato per una formazione che includesse entrambi questi aspetti: probabilmente la

soluzione migliore. La realizzazione di una classe virtuale, oltre a consentire l’attuazione

della trasmissione dei contenuti in diretta e la possibilità di una lezione interattiva,

permette ai ragazzi di ritrovarsi insieme con insegnanti e compagni di classe, consentendo

di mantenere il senso di appartenenza alla propria comunità. D’altra parte l’invio di una

video - lezione e di materiale multimediale interattivo, a completamento o a supporto di

una lezione on line, ha il vantaggio di far trovare l’alunno di fronte ad uno strumento ben

strutturato che offre informazioni chiare e sintetiche, che è possibile osservare più di una

volta, avendo, come per un libro, la possibilità di rivedere i contenuti precedenti. Bisogna

considerare, però, che “fare Scuola” non dovrebbe ridursi alla passiva trasmissione di

materiali didattici attraverso piattaforme digitali o registri di classe, ma dovrebbe

configurarsi come una funzione di supporto alla didattica, accompagnata da una

spiegazione da parte del docente, e da numerosi piccoli scambi e feedback fra docente e

discente, che la presenza simultanea nella classe da sempre garantisce. La mancanza di

questi scambi costanti è forse, al momento, il punto più critico di questa veloce

trasformazione. In definitiva, il bambino è a casa, e questo comporta che sia il genitore a

supportare in ogni caso la didattica a distanza.

Considerando che le misure elencate possono essere sensibilmente molto differenti, così

come le caratteristiche degli alunni nello Spettro dell’Autismo, non esistono dei

suggerimenti standard e non esiste una soluzione unica per la gestione della didattica a

distanza. Quelle che seguono sono delle considerazioni che emergono dal lavoro svolto in

questi ultimi giorni a contatto con le famiglie, gli insegnanti e gli altri colleghi.

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Nella prassi operativa di queste ultime settimane, fornire informazioni circa il

coronavirus e sulle implicazioni al livello delle abitudini ha probabilmente

rappresentato la prima cosa da dover fare con i nostri bambini. “Cosa significa

virus? Che cosa significa contagiarsi? Perché le persone non possono più stare

vicino? Quali sono i rischi?” Queste sono alcune delle domande alle quali la

spiegazione che diamo ai bambini dovrebbe rispondere. Con i bambini che vivono

la condizione dello Spettro autistico, l’impiego di materiale visualizzato (video,

immagini, slide) durante la spiegazione è essenziale, dal momento che per i nostri

bambini e ragazzi le informazioni visualizzate hanno un valore di permanenza e di

fruibilità che le parole comunicate solo oralmente in genere non hanno. Quindi, più

che in altri casi, elaborare una comunicazione scritta e supportata da immagini è

quanto mai rilevante. Tra le richieste che più spesso i bambini fanno ai genitori c’è

quella di sapere una data precisa della fine di questa situazione. Nello spiegare

questo quadro così drammatico è necessario essere onesti nel comunicare che non

sappiamo quando l’emergenza avrà fine. Se si prova a fare propri i bisogni di una

persona autistica, si può comprendere la necessità di avere delle informazioni molto

precise. Quando possibile, i professionisti devono fornire dei quadri chiari e

incoraggiare i genitori a fare lo stesso. Ma è questo il caso in cui non si ha

possibilità di avere delle certezze. In questo periodo, in internet, si trovano

numerosi esempi di spiegazioni sul coronavirus elaborate per i bambini: ogni

genitore e insegnante saprà scegliere quella più adatta alle caratteristiche del

proprio bambino o ragazzo.

Nel dare informazioni circa questa nuova situazione sarà necessario spendere del

tempo per favorire la comprensione delle nuove regole sociali che tutti quanti

tentiamo di rispettare per la salvaguardia di ognuno. È davvero rilevante che si

faccia comprendere che queste misure sociali saranno temporanee e strettamente

legate alla situazione d’emergenza. In effetti dobbiamo metterci nei panni delle

persone nello Spettro dell’Autismo, alle quali abbiamo cercato di comunicare fino a

ieri che i comportamenti sociali più adeguati prevedevano dei modi di stabilire una

reciprocità che attualmente è inopportuna e pericolosa.

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A tal proposito possono risultare utili le storie sociali, ma anche i fumetti sociali, le

prescrizioni visualizzate, e il role play. Le storie sociali rappresentano uno degli

strumenti più utilizzati per il miglioramento delle abilità sociali: forniscono una

descrizione di una determinata situazione sociale, indicando quali sono i

comportamenti più idonei da avere, spiegando il perché. Le storie sociali rendono

palesi i pensieri che le persone coinvolte possono avere. Dovrebbero contenere

delle immagini chiare ed esemplificative. In seguito alla lettura di tali storie è

possibile anche fare un gioco di ruolo con il ragazzo per simulare il comportamento

sociale che si vuole far salire in frequenza o migliorare in qualità.

In questo periodo sarà necessaria anche la comprensione di nuove regole

generali di comportamento. Le prescrizioni visualizzate consistono nella

definizione breve e scritta di una serie di regole comportamentali. Ne stiamo

avendo tutti degli esempi negli appelli televisivi. Per i nostri ragazzi si faranno degli

adattamenti ulteriori relativi alle caratteristiche dell’alunno.

Altro aspetto rilevante consisterà nel comunicare che questo periodo non

costituisce una vacanza. La Scuola non è finita, sono cambiate le modalità

attraverso cui si può fare Scuola in considerazione dell’emergenza che stiamo

vivendo. Dovremo quindi spiegare ai nostri bambini e ragazzi cosa si intenda per

didattica a distanza. Ciò che si potrebbe dire, con un linguaggio ed una modalità

adatti all’età e allo stile di apprendimento individuale, è che la fruizione dei contenuti

scolastici potrà avvenire da casa, in alcune occasioni vedendo l’insegnante dal

computer, altre volte svolgendo dei compiti che gli insegnanti invieranno di volta in

volta.

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In effetti questo tipo di informazione è altamente variabile perché ogni Scuola ha

adottato delle metodologie differenti. Nella nostra esperienza alcune scuole hanno

utilizzato piattaforme multimediali per la creazioni di classi virtuali, altre hanno

inviato del materiale, altre ancora hanno inviato file audio o file video. È chiaro che

dobbiamo raccontare al bambino, anche in forma visualizzata, qual è la sua realtà

particolare facendogli vedere in che modo funziona lo strumento che dovrà

utilizzare. Anche in questo caso può rivelarsi utile l’impiego di storie sociali che

possano spiegare inoltre come il computer sia uno strumento utile non solo per

vedere video, ascoltare musica o giocare, ma anche per impegnarsi nelle attività

didattiche. Si dovrebbe inoltre informare il bambino riguardo le persone coinvolte

nelle attività proposte, come insegnanti, genitori ed eventuali compagni. Per il

bambino o il ragazzo, infatti, potrebbe essere insolito vedere i propri compagni o

insegnanti attraverso uno schermo. A tal proposito, qualora la Scuola preveda

l’utilizzo di una piattaforma che permetta lo svolgimento di video-lezioni con la

presenza di tutto il gruppo classe e/o del solo insegnante, è bene esplicitare le

regole che generalmente hanno valore all’interno del gruppo classe: è importante

rimanere seduti, ascoltare con attenzione ciò che dice l’insegnante, e che, al

bisogno, si può chiedere di fare una pausa.

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Un altro aspetto importante è rappresentato dalla creazione di una struttura chiara

della giornata. Come già detto, alcuni dei nostri bambini e

dei nostri ragazzi hanno vissuto questo iniziale momento

come un semplice blocco delle attività, altri sono stati

comunque confusi da una così radicale destrutturazione

della routine determinando una minore collaborazione in

generale. Per le persone autistiche le routine quotidiane

scandite da momenti chiari, fatte da transizioni che hanno

potuto avere una giusta anticipazione può significare

diminuire l’ansia da incertezza e mantenere alto il livello di benessere. Il

suggerimento è quello di creare un programma delle attività della giornata,

visualizzato e chiaro, che includa gli impegni scolastici. Lo schema delle attività può

essere composto e organizzato con immagini singole, immagini accompagnate da

parole o, per chi legge bene, solamente parole scritte su un foglio. La creazione

dello schema delle attività può anche essere condivisa e elaborata direttamente con

il bambino o con il ragazzo, scegliendo insieme le attività da svolgere e i momenti di

pausa o relax. È bene che le attività siano

equamente alternate tra richieste scolastiche

e momento di riposo; le attività da svolgere

durante le pause possono essere scelte tra

diverse alternative proposte. Nei momenti di

lavoro si può prevedere un’alternanza tra

attività riguardanti argomenti nuovi,

supportate dal genitore o insegnante, e

attività già note al bambino che possono essere svolte in maniera indipendente. Al

termine di un’attività sarebbe opportuno evidenziarne la fine anche verbalmente

(“bene, finito”) invitando il bambino a consultare lo schema per individuare l’attività

successiva (“andiamo a vedere cosa dobbiamo fare ora”). Nel

passaggio tra un’attività e l’altra, si potrà apporre una crocetta o

un segno sull’attività già svolta. Se la lezione viene svolta tramite

slide, queste possono evidenziare di volta in volta il passaggio

da una materia all’altra e le pause.

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Questa anticipazione consentirà al bambino di mantenere un

atteggiamento disponibile e collaborativo anche di fronte a compiti

complessi e nella gestione del passaggio (“transizione”) da

un’attività all’altra. È fondamentale tenere in considerazione che nei

momenti in cui il bambino appare agitato o si rifiuta di svolgere

l’attività proposta, la visualizzazione di quanto richiesto attraverso lo schema, può

facilitare la comprensione della richiesta che gli viene rivolta e la previsione della

pausa può facilitare la partecipazione. Non dimenticate di anticipare la possibilità

che ci siano degli imprevisti, dovuti soprattutto ai collegamenti internet.

In questo momento così complesso è davvero rilevante che ci sia un’adeguata

sistemazione degli spazi e una strutturazione delle routine. L’organizzazione di

una giornata può essere resa chiara da numerosi elementi, legati alle abitudini,

come svegliare i bambini tutti i giorni più o meno allo stesso orario, riproponendo la

stessa routine svolta quando ancora si frequentava la Scuola, come lavarsi, vestirsi

e fare colazione. Inoltre, può essere utile supportare il bambino nello strutturare una

nuova routine che possa sostituire l’uscita da casa per raggiungere la Scuola,

spostandosi in una parte della casa adibita alla didattica a distanza. Si ritiene molto

utile, in effetti, quando la casa lo consente, individuare un luogo “dedicato” allo

svolgimento delle attività scolastiche. Si consiglia di scegliere un luogo della casa in

cui non sono presenti oggetti che possono risultare attraenti per il bambino, dunque

fonte di distrazione, e che non sia solitamente usato per svolgere altre attività

(come ad esempio il gioco). Sul tavolo di studio, dovrebbero essere posti solo i

materiali di studio. Se la famiglia ha questa possibilità, sarebbe buona norma che il

supporto informatico dedicato allo studio fosse differente da quello dedicato al

gioco, ad esempio: computer per la Scuola e tablet per il gioco. Se queste

possibilità non ci sono, pazienza, ma abbiate cura di preparare il luogo per lo scopo

a cui servirà, magari con l’aiuto del bambino. Suggeriamo di riporre il gioco preferito

del momento in una scatola che sia in luogo fisso: può mettere molto in ansia l’idea

di dire addio al proprio giocattolo, e di non sapere dove andrà e quando lo si potrà

riprendere. Nella nostra esperienza, più un bambino sa che il suo giocattolo è

“recuperabile” e meglio ha compreso quando potrà riprenderlo (ovvero quando avrà

la pausa), più è disponibile a separarsene per la durata di un compito.

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Chiediamoci ora come favorire la partecipazione ad una classe virtuale. In una

classe virtuale, gli studenti accedono ad una piattaforma, in cui ascoltano ed

osservano l’insegnante spiegare. Quest’ultimo può avvalersi di una lavagna

multimediale per la proiezione di materiale. La classe virtuale consente di

condividere i contenuti offrendo una visione simultanea di slide, immagini, schede

interattive, lavagne virtuali, che permettono all’intervento di essere accattivante e

motivante. Tutti gli alunni sono connessi contemporaneamente con la possibilità di

partecipare e intervenire: in alcune classi, possono vedersi fra loro, in altre, solo

l’insegnante può vedere tutti gli allievi, ma tutti possono sentirsi. Questa modalità di

collegamento ripropone la partecipazione alla lezione in classe, con il vantaggio di

permettere ad ognuno di mantenere le relazioni sociali tra i compagni e con

l’insegnante. Va considerato però che questa situazione può risultare difficoltosa

per alcuni dei nostri bambini a causa dei numerosi stimoli sensoriali a cui sono

esposti contemporaneamente. Per facilitare la partecipazione alla classe virtuale,

possono essere tenuti presenti alcuni accorgimenti: potrebbe essere utile esporre il

bambino alle lezioni in modo graduale, aumentando di giorno in giorno il tempo di

permanenza e di partecipazione all’interno dell’aula virtuale; un ulteriore

accorgimento potrebbe riguardare la possibilità di abbassare e limitare il volume

delle voci dei propri compagni e dell’insegnante, evitando un sovraccarico. Con il

tempo, il volume potrebbe essere alzato gradualmente fino ad arrivare ad un livello

ottimale che favorisca la comprensione e l’ascolto dell’insegnante senza generare

fastidio o frustrazione. Gli insegnanti dovrebbero esplicitare le regole per richiedere

la parola: si può chiedere agli alunni di tenere il microfono spento e alzare la mano

se vogliono intervenire, così che il docente possa consentire esplicitamente

l’attivazione del microfono. I bambini potrebbero fare un cenno con la mano o

scrivere sulla chat per richiedere di poter intervenire, evitando così sovrapposizioni

che potrebbero risultare fastidiose e poco funzionali per tutti. Anche in questo caso,

sarà opportuno dare una chiara strutturazione ai tempi: il nostro alunno deve poter

sapere in anticipo da quando a quando durerà la connessione e con quale ordine

potrà vedere gli insegnanti che si succederanno in video.

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Sempre allo scopo di incrementare le possibilità di apprendimento, le lezioni

dovrebbero essere costruite in modo tale da poter mantenere alta l’attenzione dei

nostri alunni. Questo può avvenire dando anticipazione dei materiali che saranno

pubblicati durante le lezioni. Per rendere più accattivanti le lezioni e per

incrementare la concentrazione è infatti opportuno che i nostri ragazzi possano ri-

conoscere i materiali che vengono presentati dai vari insegnanti, così come

dovrebbe già avvenire, in effetti, durante la lezione in presenza. Il fatto di avere già

visionato i materiali, e di conoscerne in anticipo i contenuti, consente all’alunno di

concentrarsi sugli aspetti relazionali (ovvero: la spiegazione) e di usufruire in effetti

della lezione. I materiali dovrebbero essere arricchiti con immagini e realizzati con

informazioni comprensibili e rilevanti.

RUOLO DELL’INSEGNANTE DI SOSTEGNO NELLA DIDATTICA A DISTANZA

Molti fra i nostri bambini e ragazzi, benché non tutti, usufruiscono dell’insegnante di

sostegno. Non ci addentriamo in un discorso sul ruolo usuale dell’insegnante di sostegno

per le persone nello Spettro dell’Autismo, ma fissiamone brevemente alcuni punti.

Ricordiamo che l’insegnante è il sostegno “alla classe” in cui uno del nostri bambini o

ragazzi è inserito. Questo implica che lo scambio con gli altri insegnanti sia costante. Fatti

salvi i casi in cui all’insegnante venga richiesto di affiancare, in un costante rapporto uno a

uno, un allievo con una forte compromissione intellettiva e del linguaggio che non può di

fatto usufruire della permanenza in classe (e chi dice che questo usualmente non avviene,

mente, sapendo di mentire) ecco, quando non ci sia questa la necessità, quello che si

richiede all’insegnante di sostegno è una attività di adattamento, o di semplificazione, o

entrambe, rispetto alla didattica rivolta alla classe. Come si decide se adottare una

modalità di “adattamento”, una di “semplificazione”, o entrambe? La decisione dipende

dalle caratteristiche della persona dello Spettro: ogni persona autistica pensa

diversamente da una persona tipica (quindi può necessitare di “adattamento” del

materiale, al suo peculiare modo di pensare, finché non lo saprà adattare da sola) ed una

parte di persone autistiche (circa il 30%3) ha una disabilità intellettiva. Questo gruppo di

persone richiede anche una “semplificazione” e a volte non può seguire il programma della

3 https://www.cdc.gov/ncbddd/autism/addm-community-report/index.html

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classe. Si aggiunge il fatto che alcune persone nello Spettro dell’Autismo, senza

compromissione intellettiva e del linguaggio, possono avere anche un disturbo

dell’apprendimento (lettura, scrittura e/o quantificazione) per cui devono poter accedere

alle misure compensative e dispensative previste per i disturbi dell’apprendimento. Detto

questo, torniamo al ruolo dell’insegnante di sostegno nella didattica a distanza4, che come

si sarà già compreso, si annuncia complesso e diversificato.

A proposito di come l’insegnante di sostegno può supportare i ragazzi è possibile

individuare diverse strategie. Nella breve esperienza degli ultimi giorni, con alcuni

ragazzi ha funzionato la presenza dell’insegnante di sostegno nella classe

virtuale, ovvero una simultanea connessione dell’insegnante di sostegno e del

ragazzo alla classe virtuale, ognuno connesso con il proprio computer. Insegnante

e ragazzo possono stabilire contemporaneamente una connessione privata

attraverso un altro canale (Skype, WhatsApp) e un altro supporto (il telefono o il

tablet) se la famiglia già lo possiede. Questo ha il vantaggio di permettere

all’insegnante di fornire tempestivamente un aiuto aggiuntivo qualora fosse

necessario e di poter favorire una partecipazione interattiva nel rispetto delle regole.

Tra gli svantaggi vi è un possibile incremento della distrazione, visto che il ragazzo

deve tenere sotto controllo due device.

In altri casi, oltre a questo tipo di intervento, l’insegnante di sostegno ha stabilito

con i ragazzi degli incontri individuali che hanno avuto lo scopo di favorire un

apprendimento personalizzato ed un’anticipazione dei contenuti che poi sarebbero

stati presentati nell’aula virtuale. Questa particolare modalità ha il vantaggio della

relazione uno a uno che veicola contenuti precisi e prontamente adattati. Altro

vantaggio dell’incontro individuale è una riduzione della distrazione. Come appena

detto la classe, per quanto virtuale, è comunque composta da diverse persone e

questo determina una maggiore necessità del controllo delle variabili sociali

(“quando intervenire”, “cosa dire”, “quando poter parlare con i compagni”) che

potrebbe determinare un decremento dell’attenzione e quindi minori possibilità di

apprendimento dei contenuti. Altro vantaggio degli incontri individuali è relativo alla

4 Pagina web su atti e norme del Ministero del’istruzione per la didattica a distanza con alunni con disabilità https://www.istruzione.it/coronavirus/didattica-a-distanza_inclusione-via-web.html

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strutturazione dei tempi: nell’esperienza di questi giorni si è potuto notare che ogni

ragazzo ha avuto una personale necessità di adattamento allo strumento

multimediale, richiedendo un differente numero di pause con una grande variabilità

nella loro durata. Probabilmente è possibile andare incontro a queste esigenze in

modo migliore nel rapporto uno a uno. Ma è bene considerare che non ci sono solo

vantaggi nel rapporto diretto fra insegnante di sostegno e allievo. Questa modalità

di intervento non può essere l’unica attraverso cui i nostri ragazzi possono fare

Scuola: la partecipazione alle aule virtuali è infatti un modo per stare insieme ai

compagni e ristabilire una dimensione sociale, riconquistare, in parte, la dimensione

di appartenenza alla propria comunità.

Per quanto è chiaro che “didattica a distanza” non possa significare unicamente

“assegnare dei compiti” va considerato che non tutte le famiglie hanno la possibilità

di collegarsi alle aule virtuali negli orari stabiliti dalla Scuola, e che non per tutti i

genitori è possibile fornire da casa un supporto alla Scuola: genitori single,

lavoratori fuori casa (es: nella distribuzione alimentare o personale sanitario),

lavoratori da remoto con gli stessi orari di ufficio. Qualora la Scuola abbia deciso di

optare per una didattica a distanza costituita essenzialmente all’invio di materiale,

sarebbe opportuno che questo fosse adattato in modo individualizzato alle esigenze

dell’alunno e che il suo utilizzo venisse spiegato ai familiari che poi si troveranno a

dover affrontare l’istruzione a casa. Il fatto che non tutte le famiglie abbiano a casa

computer e stampante andrebbe considerato: nella breve esperienza di questi

giorni sappiamo che alcuni genitori si ritrovano a copiare a mano i compiti che

ricevono sul cellulare. In ogni caso, il materiale dovrebbe essere messo a punto

dall’insegnante di sostegno, in accordo con gli insegnanti della classe, secondo le

modalità di adattamento e/o di semplificazione la cui conoscenza dovrebbe essere

patrimonio della formazione dell’insegnante di sostegno, e passato quindi al

genitore “pronto all’uso”. Tale materiale, dovrebbe spiegare i contenuti della lezione

attraverso frasi semplici e brevi, supportate da un’immagine. Ogni attività dovrebbe

essere proposta con chiare indicazioni di cosa dover fare e dovrebbe essere chiaro

il suo inizio e la sua fine.

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Per i ragazzi che hanno più difficoltà

nella lettura o nell’elaborazione del

linguaggio, è meglio che il primo

approccio ad un argomento venga

proposto con frasi principali, potendo poi

considerare una successiva proposta

maggiormente elaborata da un punto di

vista linguistico5. L’adattamento dovrebbe

contenere, inoltre, dei momenti di

automonitoraggio della comprensione

attraverso domande con semplici alternative di risposte, domande cui rispondere

vero o falso, frammenti di testo in cui inserire le parole, connettere concetti ad

immagini, rispondere a domande

aperte. Un ulteriore aspetto da

considerare a questo proposito,

riguarda il feedback sull’esecuzione

dei compiti, ovvero: una valutazione.

Per quanto anche questa sia una

novità che destabilizza insegnanti ed alunni, non bisogna dimenticare che i bambini

e i ragazzi devono percepire uno scopo allo sforzo che lo studio comporta. Per

questo motivo, è assolutamente necessario che i compiti eseguiti vengano inviati

all’insegnante e che questi fornisca informazioni di ritorno a familiari e ragazzi.

5 Per quanto riguarda le materie di Storia, Geografia e Scienze, la casa editrice Erickson propone, a cura di Carlo Scataglini, degli ottimi esempi di adattamento per le classi dalla terza alla quinta della Scuola primaria. https://www.erickson.it/it/

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Ma una didattica a distanza fatta del solo invio di materiale presenta una lacuna

nella cura delle relazioni. Curare la sfera delle relazioni sociali è invece essenziale

ed è per questo necessario individuare degli strumenti per mantenere attiva la

comunità di classe. Come sottolineato nelle indicazioni fornite dal Ministero, la

didattica a distanza non rappresenta solo uno strumento di apprendimento, ma

anche un mezzo per mantenere vive le relazioni, soprattutto in un momento in cui i

bambini sono distanti tra loro. Attraverso i più comuni servizi di messaggistica

istantanea è possibile scambiare messaggi, foto, video, in gruppo e singolarmente,

è possibile fare telefonate e videochiamate. Il supporto della tecnologia dovrebbe

essere utilizzato per mantenere il rapporto con gli insegnanti soprattutto nei casi in

cui non sia prevista la partecipazione a video-lezioni. Allo stesso modo potrebbe

essere utile cercare di garantire continuità anche nel rapporto con i compagni di

classe. In molti casi sono stati organizzati, attraverso le famiglie, gruppi virtuali

attraverso WhatsApp, Skype, Zoom o altre piattaforme per cercare di stimolare la

partecipazione sociale del ragazzo con i suoi compagni ma anche con le altre reti

sociali in cui è inserito. In considerazione della persona che abbiamo di fronte,

potrebbe essere opportuno favorire inizialmente la relazione uno a uno. In ogni

caso bisogna ricordare che molti dei nostri bambini e dei nostri ragazzi, prima di

questo momento di emergenza, erano impegnati in varie attività di natura sociale.

La nostra forza è oggi rappresentata dalla possibilità di reinventare quei momenti

attraverso gli strumenti che di cui disponiamo. Attraverso una connessione è

possibile giocare a carte, ad un gioco da tavola, scambiarsi delle informazioni, fare

merenda “insieme”, fare i compiti “insieme” partendo da attività di gioco strutturate e

conosciute dal bambino.

Non sappiamo quando finirà questa emergenza. Non sappiamo quali conseguenze potrà

portare a lungo termine. Sappiamo di essere forti, in grado di resistere, di essere più forti

stando insieme. Di essere più forti lasciando che la nostra capacità di adattamento possa

avere la meglio sulla disperazione e la paura. I cambiamenti di oggi potranno essere la

nostra forza per il futuro.

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Roma 28 marzo 2020

A cura di Ivan Murtas, Marta Porrone e Noemi Sinibaldi

Con il contributo di Anna Giaquinto e Flavia Caretto