COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà...

84
COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI PAOLO BORSONI LAVORO TEATRALE PERSONAGGI: UOMO DONNA GIOVANE RAGAZZO Paolo Borsoni [email protected] - tel 3488130329 via Santo Stefano 52 - Ancona 60122

Transcript of COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà...

Page 1: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

COME ESSERE FELICI

BENCHÈ SPOSATI

PAOLO BORSONI

LAVORO TEATRALE

PERSONAGGI:

UOMO

DONNA

GIOVANE

RAGAZZO

Paolo Borsoni

[email protected] - tel 3488130329

via Santo Stefano 52 - Ancona 60122

Page 2: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

1

SCENA 1 - AGONE

Personaggi: Uomo, Donna

Un tempo antico. Una stanza povera. Al centro della stanza un tavolo,

sopra il tavolo un cespo di cipolle. In fondo: un lavello e una dispensa

con piatti, posate, pentole, brocche, pane, una caraffa di vino, un

contenitore del sale, un mucchio di piselli posati su una scodella.

Accanto alla dispensa c’è una porta. Lungo la parete destra della

stanza sporge il focolare. Poco discosto dal focolare lungo il muro: un

giaciglio. Sul lato sinistro della stanza c’è una finestra e vicino alla

finestra un altro giaciglio; sopra questo giaciglio una sacca di stoffa.

Al centro della scena, davanti al tavolo, U e D, un uomo e una donna.

Sono di spalle, in piedi, vicini. Accanto a loro, fra il tavolo e il

proscenio, due sedie anch’esse poste di schiena l’una all’altra, quasi

ad affiancare nella loro opposizione i due esseri umani. L’uomo e la

donna indossano tuniche un po’ consunte. La donna tiene in mano un

vecchio vestito, infila un ago nel tessuto, rammenda la veste. L’uomo

con in mano una tavoletta scrive con uno stilo; ogni tanto si ferma;

pensa; poi riprende a incidere lo stilo sulla tavoletta.

La scena è in penombra.

In sottofondo: la musica “Variations for the Healing of Arinushka” di

Arvo Part.

Page 3: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

2

La stanza viene illuminata. La luce aumenta con lentezza;

raggiungerà il suo livello massimo quando i due personaggi

inizieranno a parlare, in quell’istante la musica si affievolirà

svanendo. L’atmosfera è sospesa.

U e D si muovono nello stesso istante in direzioni contrarie verso i lati

opposti della stanza afferrando entrambi la sedia che hanno vicino,

portandosela dietro. Si spostano lentamente quasi in un sogno.

D posiziona la sedia vicino al focolare, appoggia il vestito con l’ago e il

filo sulla sedia, poi torna al tavolo, prende i cespi di cipolle, un coltello

dalla dispensa; ritornata al focolare taglia le cipolle sulla pentola

posta sul focolare.

U con l’altra sedia è andato al capo opposto della stanza vicino alla

finestra. Piazzata la sedia al chiarore che viene dall’esterno, dopo

aver fatto vari tentativi per trovare la posizione comoda, si siede e

riprende a scrivere sulla tavoletta; ha una postura tesa, è talmente

concentrato nel suo sforzo mentale da piegarsi di lato, come se

ammirasse un quadro.

China sul focolare con le gote rosse, D soffia sul fuoco, sventola, si dà

da fare con energia. Di quando in quando guarda di sottecchi U

piazzato sulla sedia vicino alla finestra, immerso nei suoi pensieri. D

sventola, soffia, quando finalmente il fuoco scintilla e scoppietta sotto

la pentola si rialza, stiracchia la schiena, riprende il vestito su cui

stava lavorando, siede sulla sedia accanto al focolare, riprende il

rammendo.

La musica si attenua fino a svanire.

Page 4: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

3

D (con tono ironico a U) «Cosa sono queste chiacchiere che

saresti diventato un filosofo?».

U (senza alzare gli occhi dalla tavoletta) «Esagerazioni, mia cara.

Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno

per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

D «Ti accusano di empietà, di sviare i giovani, di non riconoscere

l’autorità del governo».

U «Accuse assolutamente ridicole, mia cara. Pochi hanno a cuore

come me questa città. Non credere a quello che dicono. Sono

dicerie create ad arte e che si spargono in giro; assomigliano a

nuvole, spariranno».

D «Non so se queste accuse che ti rivolgono spariranno come

nuvole, come dici tu. Non sono mica tutti pazienti come me!»

U (cerca di sviare il discorso) La tua minestra, cara, manda un

profumo davvero invitante».

D (ghigna irridente) «Ma come può mandare un profumo

invitante, sempliciotto che non sei altro, se ho appena acceso il

fuoco!»

U (aggrotta la fronte) «Sempliciotto?».

D «Proprio un sempliciotto! un filosofo che continua a perdere

tempo con astruserie di matematica e di filosofia»

U «Il tempo non esiste, mia cara. Quindi non c’è nulla da

perdere».

D «Sì, tu coi tuoi giochetti di parole, sempliciotto mio!».

U (borbotta) «Mi sembra che ci sia una contraddizione: come si

può essere sempliciotti e filosofi allo stesso tempo? Potrei aprire

Page 5: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

4

un dialogo su questo tema, ma è meglio rimandare ad altra

occasione».

D «Sì, meglio! Pensiamo alla cena».

U (preoccupato per il tono di D) «Mi sembra, mia cara, che tu sia

un po’ nervosa stasera. Tutto bene?».

D (esacerbata con la voce rauca,) «Sto bene! Tanto bene che non

potrei stare meglio in questa casa!».

U «Io invece mi sento… un po’ strano ultimamente».

D «Un filosofo un po’ strano e un po’ sempliciotto».

(U guarda D perplesso, poi ritorna a immergersi nella geometria. D

riprende a rammendare)

D (sottovoce a se stessa) «Se ci lasciamo, le cose andranno

meglio. Si troverà un’altra casa. Da quel filosofo ricco ad

esempio. Quel Platone una casa di sicuro gliela trova, ha una

famiglia tanto agiata, un posto dove farlo abitare ce l’avrà di

sicuro, invece che star qui tutto il giorno a inacidirmi l’anima».

U (fra sé) «Questi alterchi quotidiani mi rendono ardua ogni

giornata. Ma questo è anche l’unico posto dove riesco a

ragionare. In qualsiasi altro luogo finirei col perdermi».

D (senza guardare U a voce alta) «Prendi la salina!».

(L'uomo si scuote, l’urlaccio è stato tonante. Ma è troppo impegnato a

risolvere il suo problema di geometria per alzarsi e muoversi)

U «Come hai detto, cara?».

D (allungando le sillabe) «Prendi la salina!».

U (con una vocetta gentile) «Aspetta un attimo, mia cara. Ho un

problema di geometria sottomano, quello sugli angoli dei

Page 6: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

5

dodecaedri che neppure Talete è riuscito a risolvere. Non posso

piantare in asso la matematica proprio ora che sono al punto

cruciale. Cerca di capirmi!».

D (lo minaccia) «Se non prendi subito la salina, tu stasera non

mangi! Vai da Talete!».

U «Ti prego, mia cara, la geometria mi sembra più importante di

una minestra».

D «Va bene: allora tu stasera mangi la geometria!».

U «Mangiare la geometria?! Per carità. Diamoci una mossa

dunque, se no qui cominciamo a dare i numeri e passiamo

all’algebra. Magari alla fine mi tocca davvero mangiare un

dodecaedro. In effetti ho anche un po’ fame; è da stamattina

che non metto niente sotto i denti».

D «Neppure io! In questa casa si mangia solo una volta al giorno

coi pochi soldi che arrivano. Fra un po’ mi toccherà mettermi a

sgranocchiare i tuoi libri di filosofia e di matematica».

U (s’adombra) «Mangiare i libri di filosofia? di matematica? Con

tutto quello che costano! Cos’è che volevi, mia cara?».

D «La salina».

U «La salina?!».

D «Proprio la salina!».

U «È un po’ difficoltoso portartela. Dovrei andare al litorale e poi

non saprei come inscatolarla e trasportarla. Ci vorrebbe un

grande architetto, Callicrate ad esempio!».

Page 7: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

6

D «Portami la salina, se no tu stasera… vai a mangiare da

Callicrate! quel riccastro che s’è fatto una fortuna con

quell’obbrobrio del Partenone!»

U «Il Partenone un obbrobrio?!»

D «Proprio un obbrobrio! Sembra un mercato!»

U «Il Partenone non è un mercato!».

D «Sì, invece! È stato costruito per impressionare i citrulli e i

turisti che vengono qua dalla campagna. Ci si potrebbe

organizzare una fiera! In ogni caso un giretto da qualche parte

ogni tanto ti farebbe bene, se non altro per la salute, invece che

star qui tutto il giorno a cianciare di geometria e di filosofia. E

poi t’ho detto ‘portami la salina’! E fallo subito, filosofo dei miei

stivali!».

U (stupito) «Vorrai dire la saliera!».

D «Saliera, salina, salotto! Tu… coi tuoi giochetti di parole! E poi

piantala di mettere in evidenza quanto io sono ignorante

mentre tu saresti sapiente».

(Come se gli costasse tantissimo, l'uomo lentamente ripone la

tavoletta, lascia la sedia. Va a raccogliere la saliera dalla dispensa)

U (fra sé e sé ridacchiando) «Andare a prendere una salina!

Questa sì che è un’idea, un’impresa degna di Ercole! (Si avvia

verso il focolare. Ma si ferma a metà stanza. Gli è venuta

un’idea!)

D (commenta con un sorriso sardonico, guardandolo fermo a

ragionare in mezzo alla stanza) «A quello là ogni tanto

Page 8: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

7

dovrebbero dare una pedata sul di diedro. Allora forse sì che si

smuoverebbe da questa stanza».

(U si ferma in mezzo alla stanza, fa ampi gesti con la mano; traccia

figure geometriche nell’aria come in una lavagna)

U «È evidente! È chiaro! Quel diavolo d’un Talete aveva ragione

anche questa volta!».

D «Sarà evidente! Ma, se tu non mi porti subito la saliera, è anche

evidente che tu e Talete stasera… non mangiate niente! Fa

anche la rima».

(U sorridendo e annuendo, soddisfatto del risultato conseguito col suo

ragionamento in modo imprevisto, porta la saliera alla donna)

U (con tono gentile e ironico) «Ecco la salina, mia cara»

D «Salina? Prima dicevi che era una saliera. Adesso dici che è una

salina. Mi sa che c’è un po’ di confusione in quella tua testolina

filosofica».

U «Sì, forse un po’. Non so. So solo di non sapere».

D «Sì, tu! Con la tua aria da finto ignorante. Dicendo di sapere di

non sapere fai finta di essere ignorante e così vuoi farti passare

come il più sapiente. Furbastro, il tipo!».

U (dolciastro) «Mi sembra, mia cara, che ci sia un filino di

animosità nelle tue parole stasera».

D «Animosità? Per niente, mio caro! È solo una constatazione. Sei

furbo come un pesce gatto!».

(U annusa più volte l’aria; stavolta è sicuro che il suo olfatto non stia

prendendo lucciole per lanterne)

Page 9: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

8

U «Questa cosa la so: in questo momento la tua minestra diffonde

un profumo delizioso in tutta la casa. È una minestra elevata

all’ennesima potenza; essa è data, come tale fa parte della

Datità del Tutto».

D (sconcertata) «La datità della minestra?!».

U «Proprio così, mia cara! Niente allucinazioni, niente percezioni

illusorie. Questa è la minestra elevata alla sua ennesima

potenza. Essa è data! Come tale, fa parte della Datità del

Tutto!».

D (ripete sogghignando) «La datità della minestra! Questa non la

volevo sapere! Mancava solo la datità della minestra!».

U «È inutile che ridi, mia cara! La datità della minestra non è

un’ombra proiettata sul fondo della caverna».

D «Caverna?! Va bene che questa casa non è una reggia, anzi è

parecchio malandata e sarebbe da riparare se tu portassi a casa

qualche soldino, sempliciotto mio, invece che startene lì in

panciolle a divertirti dalla mattina alla sera coi tuoi giochetti

matematici e filosofici. Ma per adesso non abitiamo ancora in

una caverna. Fra un po’ sì, se va avanti così. Ma per adesso

no!».

U «E invece sì, mia cara! La nostra vita è come se si svolgesse

sempre in una caverna, in quanto tutti, poveri e ricchi, donne e

uomini, vecchi e giovani, confondiamo le entità reali con le

finzioni che crediamo vere, quasi osservassimo le ombre

proiettate da una luce sullo sfondo di una caverna credendo che

quelle che vengono proiettate siano proprio le entità reali».

Page 10: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

9

D «Adesso ho capito! Viviamo in una caverna e tu sei un

cavernicolo!».

U «Sì, però, a differenza di altri, cerco di spingermi al di là

dell’oscurità. Anzi, quando mi avvio nella luce e lascio alle spalle

l’oscurità della caverna, scopro entità mirabili, essenze

straordinarie. È quando ritorno nell’oscurità della caverna, che

trovo difficoltà a spiegarmi: sembra che nessuno voglia

prendermi sul serio, a cominciare da te. Pochi prestano fede e

attenzione a quanto ho scoperto nella luminosità della Realtà

Vera, della Realtà Pura: pur se trasparente essa appare un

sogno o addirittura un inganno ordito ai danni di chi è dentro la

caverna. Queste ombre, che offuscano la realtà, divengono più

reali della vita, l’unica verità che ci circonda».

D «Adesso ho capito! Tu sei un cavernicolo e ogni tanto esci. Già

che sei tornato, prendi il mestolo! È in fondo alla caverna!».

U (perplesso, sembra pensare come se gli fosse stata rivolta una

richiesta strana) «Il mestolo?».

D «Proprio così, mio caro! Il mestolo! Mica un dodecaedro! Avanti,

cavernicolo caro, va’ a prendere il mestolo. A tanti tu sembri un

pochino strano, e questo sia dentro sia fuori della caverna. Un

filosofo un po’ strano».

(Di fronte all’irrisione della donna, U torna alla sua sedia, si siede; fa

le sue solite manovre di posizionamento per trovare la sistemazione

più comoda. Infine decide di sedere alla rovescia fronteggiando lo

schienale e prende a tracciare alcune linee geometriche sulla

Page 11: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

10

tavoletta. La donna va alla dispensa, Estrae il mestolo; torna al

focolare; mescola le cipolle nel paiolo)

D (borbotta) «La caverna! La caverna! È proprio una caverna

quella in cui abitiamo!». (Di tanto in tanto riempie il mestolo,

assaggia, scuote il capo, sogguarda U)

D «Ssss!… Ci mancava solo la caverna!».

U (quasi per scusarsi osserva) «Ogni tanto io esco però».

D «Allora restaci fuori della caverna! Va’ da Platone, va’ da

Callicrate, va’ dove ti pare, ma non star qui a rovinarmi l’anima

con queste astruserie».

(La minestra ora sparge un profumo ineguagliabile in tutta la stanza.

U alza il capo, annusa l’aria, sorride)

U (fra sé bisbiglia) «Stasera si mangia da re».

(D guarda U con fare sospettoso)

U (vedendo la faccia arcigna di D, chiede) «Beh? Che c'è?».

D «Che c'è cosa?»(L'uomo si gira dall'altra parte e riprende a

chinarsi sulla sua tavoletta di geometria, ricomincia a scrivere)

U (a se stesso) «Perché è capitata proprio a me questa donna?

Perché è successo proprio a me d’incontrarla? Esiste un destino

che trasforma la vita di ognuno in un cammino predestinato,

segnato in partenza? È possibile che solo in questa stanza,

accanto a questa persona che mi rimbrotta dalla mattina alla

sera sia riposto il senso della mia esistenza?».

D (tra sé) «C’è qualcosa che non va nella sua testa. Perché non si

alza da quella sedia? Perché non va a lavorare? Perché parla

sempre dell’Essere, del Tutto, del Nulla, come se ci fossero al

Page 12: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

11

mondo cose più essenziali che brigare dalla mattina alla sera

per mettere sotto i denti un pezzo di pane e una minestra. Lui

ragiona sull’universo, sullo Spirito e non sulle cose di cui

parlano tutti. Con quelle frottole non si mangia, non si mette

una pentola sul fuoco. Questa è la vera filosofia: lavorare per

mangiare e poi stendersi su un letto per riposare».

U (ragiona) «Per quale ragione questa donna si è posata sulla mia

strada? E perché io, malgrado tutto, le voglio ancora bene?

Stare con lei significa passare il tempo ad altercare dalla

mattina alla sera. Questo è il destino di quell’io che vorrebbe

percorrere i sentieri della Filosofia più elevata, di quell’io che

vorrebbe interpretare i fondamenti dell’Essere e decifrare il

mistero del Tutto, e invece si ritrova a discutere sulle posate

sporche e sul prezzo delle cipolle. Sono dunque io quella

persona che pensa alla profondità dell’Anima e deve altercare

dalla mattina alla sera sul prezzo dei piselli? Ma anche questa

donna è capitata male: molti mi considerano un buono a nulla».

(U si volta, guarda la donna che ha ripreso a rammendare seduta

sulla sedia vicino al focolare. D di tanto in tanto si alza e va a

controllare quanto sta cuocendo dentro la pentola)

D (ordina) «Prepara la tavola!».

U (per mostrare la sua contrarietà all’atmosfera che regna in casa

risponde) «Stasera non mangio!».

D (inesorabile) «Meglio così! Mangio io due volte!».

(L’uomo storce il naso; l'evidente ostilità di lei lo amareggia)

Page 13: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

12

U (a bassa voce come se lo spiegasse a qualcuno) «È

straordinariamente abile nelle faccende domestiche. È una sarta

sopraffina. Potrebbe competere con le sartorie più famose della

città. Ma mi si rivolge in modo talmente rude da angustiarmi.

Non ne uscirò mai. Eppure, a pensarci bene, anche il suo modo

di parlare è un’abile forma di retorica tesa ad avere sempre

ragione; è davvero una forma di comunicazione scaltra la sua,

un modo di discutere che ha una sua reale efficacia. Eppure mi

manca la possibilità di parlare con chi ogni giorno mi è vicino di

filosofia, di geometria, di letteratura, di scienza. Questa

impossibilità di discutere con chi mi sta vicino sui temi che

considero più elevati è qualcosa che mi mancherà sempre».

(D continua a darsi da fare in cucina; fa ordine tra le pentole, dispone

piatti in tavola; ritorna al focolare, vigorosamente mestola, assaggia.

Poi va alla dispensa, prende a sbucciare i piselli. Il profumo della

minestra ora ha raggiunto ogni angolo della casa; il suo aroma

delicato e penetrante ha davvero un profumo sublime. L’uomo si alza,

annusa, va in giro con la tavoletta e lo stilo in mano. Si china, si

piega sulle ginocchia; scrive qualcosa sulla tavoletta, prende appunti;

annota. Alza il viso… Poi scrive)

D (sardonica) «Caro, cosa stai facendo? Scrivi poesie per caso?».

U «Cara, non sarebbe strano scrivere un iporchema sulla tua

minestra».

D «Non dire parolacce!».

U «Non è una parolaccia. L’iporchema è una forma di poesia

accompagnata dal suono della cetra, dal flauto e dalla danza. Mi

Page 14: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

13

potrei esibire in un iporchema, danzando e celebrando la tua

minestra di cipolle che diffonde un profumo così celestiale».

D «Lascia perdere la danza alla tua età, filosofo! Ma non ho

ancora capito che cosa tu stia facendo. Giri per la stanza come

un citrullo».

U «Aerostatizzo».

D (sorpresa) «Aerocosa?!».

U «Aerostatizzo».

D «E cosa vuol dire?!».

U «Statuisco in forma scientifica se il profumo della tua minestra

giunga in modo uniforme in ogni punto della stanza e se

conformemente alla sua espansione nell’etere e nello spazio

abbia eguale capacità di stimolo dei sensi in ogni direzione. Gli

atomi, di cui parla egregiamente Democrito…».

D «Basta così, grazie, ho capito! Non c’è bisogno che ti dilunghi

nella tua dotta dissertazione. Riprendi pure a fare quello che

facevi! Ma a bocca chiusa, per favore! Non m’occorrono ulteriori

spiegazioni. Continua a spruzzare, a struzzare, a strizzare, fa

quello che ti pare, in silenzio però!».

U (sorride) «Entrambi, mia cara, stiamo creando qualcosa di utile:

tu cucini, io aerostatizzo, tu crei una minestra di cipolle dal

profumo divino, io elaboro concetti. Questo profumo della tua

zuppa è davvero sublime. Ha impregnato di sé ogni sostrato

dell’Essere sostanziale e subsostanziale».

Page 15: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

14

D (sogghigna rivolgendosi a una terza persona invisibile) «È un

cavernicolo filosofico e scientifico; un po’ complicato, ma chi ci

capisce dice che è bravo».

U «Questa minestra è la sostanzialità dell’Essere elevata alla sua

ennesima potenza. Essa è data! Come tale fa parte della Datità

del Tutto!».

D (borbotta) «E dàgli con questa datità del tutto!».

U «Te la ricordi, cara, quella minestra di cipolle che mangiammo a

Egina, dopo che ci siamo sposati?».

D «Eccome se me la ricordo! Niente filosofia allora, solo fatti

concreti. E mi ricordo anche tutto il resto».

U «Non era male quella minestra, niente male!».

D «Già! Allora c’era parecchio appetito, sia di cipolle… sia del

resto».

U (cerca di schivare il discorso) «Mi ricordo, cara, che il giorno

successivo, facendo il bagno, tu stavi per affogare».

D «Me lo ricordo anch’io. E mi ricordo anche di tutto il resto».

U «Mi ricordo che dalla riva io ti guardavo mentre annaspavi».

D «Me lo ricordo ancora e mi ricordo anche di tutto il resto».

U «Tutto il resto?».

D «Tutto il resto! Mentre adesso… (la donna assume

un’espressione sconfortata di fronte all’evidenza della situazione

attuale) adesso c’è solo la minestra di cipolle!».

U «Ti guardavo e riflettevo “quella donna sta per affogare”, e

pensavo: “Sarà vero? o farà finta?”. E mi dicevo: “Non vorrei

Page 16: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

15

trarre conclusioni affrettate, ma quella là sembra proprio sul

punto di rimetterci le penne”».

D «Me le ricordo anch’io quelle onde… e anche tutto il resto!».

U «Se non ci fossi stato io quel giorno, non so come te la saresti

cavata. Dopo attimi di riflessione e aver fatto profondi esercizi

di respirazione mi gettai in mare nuotando in stile perfetto.

Avanzavo coordinando e mulinando braccia e gambe. Poi ti

afferrai come se fossi un cespo di cipolle e cercai di riportarti a

riva, ma tu facevi resistenza, eri tutta agitata e mi volevi

portare al largo. Ma io ero determinato a portarti a riva. Tu però

continuavi a cercare di portarmi al largo».

D «Me lo ricordo anch’io che ero un po’ confusa. E mi ricordo

anche di tutto il resto».».

U (prosegue imperturbabile) «Dovetti far ricorso a tutte le mie

competenze natatorie per restare a galla e non finire a fondo».

D «Me lo ricordo anch’io che stavi per finire a fondo».

U «Pensavi forse che volevo spingerti sott’acqua. Se non ci fossi

stato io quel giorno, mia cara, tu ci avresti rimesso le penne. E

invece riuscii a riportarti all’asciutto, ti stesi sulla spiaggia, ti

trassi in salvo, e presi a farti il respiro bocca a bocca. Ma tu non

ne avevi proprio bisogno, perché ti eri già ripresa. Eri viva e

vegeta. Ne approfittasti per continuare a darmi baci. Mi

ringraziavi in quel modo bizzarro. Erano baci molto armoniosi».

D (aggrotta la fronte) «Già, già! Me li ricordo anch’io quei baci. E

mi ricordo anche di tutto il resto.

U «Tutto il resto?».

Page 17: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

16

D «Proprio tutto il resto! Se mi succedesse ora di affogare, non so

come andrebbe la faccenda. Mi chiedo che cosa faresti tu in

un’occasione del genere: il bocca a bocca o una spintarella per

buttarmi più a fondo?».

U «Me lo chiedo anch’io. Come dire?… Le cose cambiano… (U sta lì

a pensarci…) Beh, in ogni caso niente spintarelle! Ma forse

neppure il bocca a bocca».

D «Del resto anche le cipolle, come tutto il resto, non sono più

quelle di una volta».

(U si affaccia alla finestra; è inebriato dal profumo che aleggia nella

stanza)

U (esclama a voce alta) «Nell’Infinito c’è il riflesso dell’Essere e di

ogni profonda Essenza».

D (commenta) «Essenza di che? Delle cipolle forse!».

U (aggrotta la fronte, poi ripete serio) «Essenza delle cipolle? Può

essere interessante come metafora del sapere».

D (sconcertata) «Le cipolle metafora del sapere?!».

U «Proprio così, mia cara. Nel dialogo filosofico si toglie uno strato

dopo l’altro dell’apparenza che offusca la realtà. E velo dopo

velo alla fine resta solo l'essenza: la verità! Questo modo di

procedere assomiglia tanto a quello di sbucciare una cipolla,

quando se ne toglie un velo dietro l’altro finché rimane la parte

più preziosa, più buona: l’essenza della cipolla!».

D (commenta sorridendo a una terza persona invisibile) «Riesce a

fare collegamenti anche tra la filosofia e le cipolle!».

Page 18: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

17

U «In ogni caso mi chiedo: le cipolle col loro profumo esprimono

un’essenza? E se sì: la qualità di queste sensazioni che fanno

provare è nel loro gusto o nella risposta che provocano in chi le

percepisce? ovvero nell’ombra proiettata sulla parete della

caverna?».

D «Basta con la caverna! Non ricominciamo con la caverna!».

U (bisbiglia) «Devo sviluppare questo tema dell’essenza della

sostanzialità delle sensazioni come aspetto inesprimibile della

materia o come forma della sensibilità di chi viene a contatto

con essa nell’oscurità che regna all’interno della caverna».

D (sbotta) «Esci dalla caverna! Va’ a lavorare!».

U (si volta sconcertato) «Come hai detto, mia cara?».

D «Ho detto: esci dalla caverna e va’ a lavorare. Se tu portassi a

casa qualche soldino, sempliciotto mio, potremmo tornare a

Egina e farci una bella vacanza».

U «Sì, così tu magari stavolta affoghi davvero!».

D «In che senso ‘magari’? È un augurio o un’osservazione velata

da timore?».

U «Un augurio. Volevo dire timore! Mi stai facendo dire le cose

che non penso! Mi fai confondere!».

D «Avevo capito bene che avevo capito male».

U «Tanto a Egina non ci torniamo. È così piena di armatori! gente

piena di milioni, furbastri che coi loro barconi ti cavano anche il

vestito di dosso per il trasbordo, speculatori abilissimi! Meglio

non rischiare e starsene a casa. Così si può ragionare con calma

di filosofia e dei pericoli scampati da un viaggio a Egina».

Page 19: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

18

D «Proprio così! Meglio affogare in un mare di parole, parole,

parole. Tanto loro non costano niente!».

U (rivolto a D, per sviare il discorso) «Mi chiedo se sia giusto

sostenere l'eguaglianza di tutti gli uomini, se sia legittimo porre

sullo stesso piano chi persegue la virtù e la verità con chi cerca

solo un bicchiere di vino per ubriacarsi o addirittura con chi

froda gli altri per accumulare denaro e potere. E poi cos'è la

Verità? Cos’è la Virtù».

(U si rivolge a D aspettando la risposta. Ma questa fa una faccia

perplessa e disgustata)

U «Allora?».

D «Boh?»

U «Ma almeno tenta, dì qualcosa. Secondo te, che cos’è la Virtù?»

D «Non te lo dico neanche se mi regali un fagiano di Leogora!».

U «Leogora?».

D «Sì, quello dei fagiani».

U «Va bene! Dopo vado da Leogora; mi faccio regalare un fagiano

per te. Poi passo dalla salina e ti porto anche la salina, così sei

contenta. Ma adesso, ti prego, cerca di camminare al mio fianco

verso l’Assoluto, verso il Supremo. Da quale principio, oserei

dire da quale noumeno possiamo dedurre che la verità e

l’onestà siano quanto di più elevato un essere umano possa

mirare nella propria esistenza?».

D (esausta) «Mi fai diventare nevrastenica con queste

stramberie!».

Page 20: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

19

U (commenta serio) «Nevrastenica? Certo, mia cara! Anche la

nevrastenia può essere una via per raggiungere la verità, per

conseguire una conoscenza superiore. Nelle ombre che noi

vediamo proiettate sulla parete della caverna…».

D (spazientita) «Basta, con la caverna! Non ce la faccio più con la

caverna!».

U «… si riflettono entità che non nella caverna…».

D «Non la sopporto la caverna!»

U «… esistono realmente ma attraverso il foro dell’antro della

caverna…»

D «Sto diventando matta con la caverna!».

U «Ho perso il filo… Cos’è che dicevo?… Ah sì! Nelle ombre

proiettate sulla parete della caverna, nei tempi antichi, le

baccanti, notoriamente affette da nevrastenia, venivano

considerate sacerdotesse sacre alle divinità. Euripide nella sua

fammosa commedia illustra come meglio non si potrebbe…».

D (l’interrompe) «Lascia perdere Euripide e passami un cucchiaio

piuttosto».

U (sorpreso) «Ma stavo parlando delle ‘Baccanti’ di Euripide!».

D «Lo so che parlavi di Euripide! Quell’Euripide che “Eschilo

eschilo che qui si sofocle! Attenti alle scale, Euripide, che se no

tucidide!’».

(L’uomo rimane a bocca aperta… Ma poi si riprende e andando avanti

e indietro nella stanza ragiona a voce alta come se fosse in un

simposio)

Page 21: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

20

U «Questi vaneggiamenti vanno al di là di ogni limite! Ma

riprendiamo: noi vediamo ogni cosa nella sua ombra proiettata

sul fondo della caverna…».

D «Non ce la faccio più con la caverna! Basta con la caverna! Io

un giorno o l’altro mi butto dalla caverna, volevo dire dalla

finestra!».

U (senza darsi pensiero degli strepiti di D continua) «In ogni caso

su quale principio possiamo dedurre l’assunto che la Virtù abbia

più valore dell'immoralità? Per quale dottrina la speranza o

meglio il ‘principio speranza’ è l’àncora di salvezza in questa

stagione di ansia e di affanni?».

D «Mi sta venendo l’ansia».

U (continua imperterrito) «Mi chiedo se la speranza abbia senso

anche quando la vita sta declinando o se la speranza racchiuda

valore e senso solo per chi davanti a sé abbia un tempo

adeguato alla traduzione del principio speranza che si opponga

a questo tempo di affanni».

D (grida) «Aiuto! Ho l’affanno!».

U «O per caso è nel ‘principio speranza’, nel suo noumeno direi,

nella sua datità che noi possiamo confidare?».

(U si è fermato, è rivolto verso D, è in attesa di una sua risposta. D

resta in silenzio)

U «Allora?».

D (si sorprende) «Allora cosa?».

U «Stavo parlando del ‘principio speranza’».

Page 22: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

21

D «Sono in fondo alla caverna, fra un po’ riemergo, allora ti

rispondo».

U (ricomincia a camminare in lungo e in largo per la stanza e a

ragionare) «La speranza è un’illusione o realmente esiste come

motivazione dell’essere? E il ‘principio speranza’ ha ragione e

vale come datità di valore nel fondo della caverna…».

D «Se continui a parlarmi della caverna ti strozzo!».

U (sorpreso) «Ma argomentavo sul senso dell’Essere!».

D «Fa senso lo stesso!».

D (scuotendo il capo sconsolata va a prendere un cucchiaio;

mentre cammina per la stanza passando davanti a U gli ripete

in faccia come un’ossessione) «La caverna!… La caverna!…».

U (seguendola con gli occhi) «È inutile che mi prendi in giro, mia

cara. Noi viviamo in una caverna com’è vero che stasera

mangeremo una buona minestra di cipolle».

D (si sorprende) «Ma se avevi detto che non mangiavi!».

U «Ah! M’ero dimenticato».

D (scuote il capo, fa uno sbuffo divertito) «Un bicchiere di vino ti

farebbe diventare un po’ più sobrio».

U (insiste, rivolto a D) «Dimmi, cara, perché dobbiamo perseguire

la Virtù? Perché non è giusto arraffare tutto quello che ci capita

sottomano? Eh? Spiegami!».

D (ridacchiando e girando il cucchiaio nel paiolo replica con una

vocetta ghignante) «So solo di non sapere».

Page 23: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

22

U «Non fare la spiritosa. Cerca di aiutarmi con il tuo buon senso

pratico. Seguimi nei meandri del sapere alla ricerca della

Verità!».

D «Vammi a prendere quel fagiano piuttosto. Avevi detto che

andavi da Leogora».

U «Te l’ho già detto, cara! Dopo te lo vado a prendere quel

fagiano! Andrò da Leogora e gli dirò: ‘Senta, mi dia un fagiano

se no a casa mia non si vive più’. Anzi andrò più per le spicce,

lo affronterò di brutto: ‘Leogora! o la borsa o un fagiano! Sta’

buono, pollivendolo da strapazzo! Non fare storie se no ti tiro il

collo come se fossi un fagiano!’».

D «Ma lo conosci così bene questo Leogora?».

U «Mai visto! Ma non ho alternative. Adesso però, per favore,

rispondimi sull’Essenza, sull’Anima, non sui fagiani».

D «Lascia perdere l’Essenza! Lascia perdere l’Anima! Vammi a

prendere quel fagiano piuttosto o se non altro una cipolla. E poi

sbuccia i piselli!».

U «Dove sono?».

D «Nella dispensa».

(U sta lì a pensarci. Poi riprende in mano la tavoletta di geometria. Va

a sedersi sulla sua sedia sotto la finestra. Fa movimenti studiati come

in una cuccia per sistemarsi comodamente. Infine si siede di lato, con

lo schienale di fianco)

U (senza alzare lo sguardo) «Devo risolvere questo problema di

geometria e non saranno certo i piselli o i fagiani a distogliermi

da uno scopo supremo così supremo! Le cipolle, i piselli possono

Page 24: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

23

aspettare, la geometria no. La mia occupazione è risolvere

quesiti di matematica. Io mi occupo di geometria e di

matematica! mica di piselli!».

(La donna va alla dispensa e comincia a sbucciare i piselli)

D (parlando fra sé) «Invece di aiutarmi, se ne sta sempre lì in

panciolle a divertirsi coi suoi giochetti parolai».

U (scuotendo il capo, sottovoce bisbiglia) «Invece di essermi

accanto nella ricerca della Virtù, sbuccia i piselli!».

U (si rivolge di nuovo a D) «Dimmi, cara: che cos'è che fa della

nostra vita un’esistenza degna di essere vissuta? Mangiare una

minestra o ragionare sul senso ineffabile della vita? Riempire la

pancia o argomentare per un’ascesi a una conoscenza più

profonda della saggezza, verso un traguardo dello Spirito in cui

non esistano le cipolle e i piselli soltanto ma soprattutto

l’Indicibile?».

D «Indicosa?».

U «Indicibile».

D «Mai sentito nominare!».

U «Se è Indicibile, è ovvio che non l’hai sentito nominare».

D «Ma se tu lo nomini, non è più indicibile!».

U «È vero, ma è un Indicibile che può essere nominato in quanto

Indicibile nella sua essenza dicibile di Indicidibilità».

D «Non ci ho capito niente, ma mi sembra complicato. Molto

profondo però!»

U «Proprio così: il profondo Indicibile!»

D «Vorrai dire l’Indicapperi!».

Page 25: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

24

U (sconcertato) «L’Indicapperi?!».

D (con entusiasmo) «Sì, Indicapperi! Proprio quelli!».

U «Ma che cosa stai inventando?! Di che cosa stai parlando? Stai

scherzando per caso?».

D (ghignando) «Gli Indicapperi! Grattugiandoli sul sugo di piselli,

sono buonissimi!».

U «Facciamo finta di non aver sentito e ritorniamo all’Assoluto,

all’Essenza, alla Virtù. Cos’è più convenevole all’essere umano:

tendere ai livelli supremi della spiritualità o riempirsi la pancia

di piselli e di cavoli, e quindi, con rispetto parlando, di svuotare

in seguito la pancia, faccio notare, dentro la caverna? Non

pensi, mia cara, che una risposta a tali quesiti sia molto più

importante che occuparsi di piselli, di cipolle e di cavoli?»

D «I cavoli servono per mangiare, le cavolate servono per perdere

tempo. E non bisogna dimenticare neppure i finocchi?».

U (sconcertato) «I finocchi?!»

D «Già, i finocchi! Anche quelli sono importanti. Si possono fare

buonissime minestre con i finocchi!».

U (sgrana gli occhi) «Le minestre di finocchi?!».

D «Proprio così! Mica sono scema!».

U «Donna, mi sembra che tu ti stia parlando con un eloquio

complesso come quello della Sibilla. È difficile da interpretare il

tuo eloquio stasera anche per un esperto di etimologia ermetica

come me. Ascoltandoti mi sembra di essere nel tempio

dell’oracolo di Delfi!».

Page 26: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

25

D «Delfi? No, niente Delfi! Niente oracoli! Solo semplici, evidenti

constatazioni».

U «Questo discorso, mia cara, mi sembra terribilmente

enigmatico».

D «Sarà enigmatico, ma in giro, fuori della caverna, senza

bisogno della Sibilla si parla di finocchi e di finocchietti. E non

c’è bisogno di andare a Delfi per sapere come vanno le cose a

questo mondo».

U «Finocchietti?!».

D «Lasciamo perdere! Tanto per me la minestra è sempre la

stessa!».

U «Stento a capire, mia cara, di che cosa tu stia discettando, a

cosa tenda questo tuo discorso traverso, fatto di

argomentazioni oblique e nebulose».

D «Cambiamo discorso! Parliamo di cipolle! Lasciamo perdere la

retorica e torniamo alla minestra. Del resto a me dei discepoli

del tuo pensatoio non m’importa proprio un fico secco!».

U «Pensatoio? Quale pensatoio?!».

D «Il pensatoio! Come lo chiamano tutti!»

U «Vorrai dire il cenacolo di giovani che si raccolgono attorno a

me nei simposi di filosofia».

D «Proprio quello! Coi tuoi scolaretti Alcibiade e Aristodemo così

carini, tanto affettuosi».

U «Ti prego, donna, dimmi una buona volta una parola di verità,

di conoscenza, di sapienza, di amore del sapere, di filosofia,

qualcosa che si avvicini al Logos; non sviare il discorso con

Page 27: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

26

pettegolezzi indecorosi degni solo di quel furfante di

Aristofane!».

D «Va bene! Lasciamo perdere il Cosos, lasciamo perdere gli

scolaretti e non parliamo di niente. Stiamo zitti! Così ci

guadagniamo. Ormai m’è capitato di vivere in questa caverna,

ma almeno lasciami sbucciare in pace i piselli!».

U «Smettila di fare battute da commedia da quattro soldi e dimmi

una buona volta una parola di verità! Provaci!».

D «Le donne sono tutte bugiarde».

U (sconsolato) «È inutile tentare di parlare con te, donna».

D (vezzeggiando il suo contendente) «È inutile parlare con le

donne».

U (insiste incrollabile) «Perché bisogna riconoscere in qualsiasi

essere umano un proprio simile?».

D (quasi seria) «Perché mangia pure lui le cipolle!».

(Negli occhi dell’uomo brilla il lampo di un’intuizione, di una

riflessione)

U «Questa è un’idea! Perché mangia pure lui le cipolle! Qui c’è

uno spunto! un filo del Logos. Da questa osservazione può

venire un suggerimento, una risposta. Non c’è male, non c’è

male, cara, come argomentazione sul Logos».

D «Ma quale Cosos! Io parlavo di cipolle!».

U (prosegue imperterrito nella sua elucubrazione) «In questo

traslare dal cielo alla terra e di nuovo dalla terra al cielo le

domande più profonde sull’Essere si apre un sentiero per uscire

Page 28: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

27

dall’oscurità, per raggiungere la trasparenza della conoscenza

dei concetti fondamentali dell’Universo».

(U si ferma meditabondo a pensare, a riflettere)

D (scuote il capo e dice sottovoce a una terza persona invisibile)

«Continua a fare filosofia mentre io continuo a lavorare. Ma

guarda un po’!».

U (interroga la donna) «Ma se è così, mia cara, perché in questa

prospettiva concettuale in fondo alla caverna…».

D (sbotta) «Basta con la caverna!».

U (prosegue imperterrito) «… abbiamo solo una finitezza di

oggetti a disposizione per i nostri sensi».

D (spazientita) «Mi fai venire i nervi».

U (sorpreso) «Ma è dell’Essenza, della Virtù, dell’Assoluto, del

Sublime, dell’Anima che sto parlando!».

D (spiegando come a un bambino) «L’anima? Quale anima? L’hai

mai vista tu l’anima? Con queste frottole non si apparecchia la

tavola! Lasciami lavorare piuttosto che devo sbucciare i piselli».

U (convinto e ispirato) «Sbucciare i piselli? Posso farlo io! Stasera

mi appresterò a qualcosa di pratico. Sbucciare piselli! Eccomi

qua! Risolvere problemi pratici è altrettanto essenziale che

ragionare sugli Enti Supremi, è una via, è un sentiero, un

tentativo di appropinquarsi al Logos: sbucciare piselli!». (U si

alza, va alla dispensa, prende in mano alcuni piselli e continua

ad argomentare). «Anche nell’impegnarsi in qualcosa di pratico,

come quest’azione di sbucciare codesto pisello…». (U alza il

pisello al cielo, lo squadra come una reliquia, poi toglie la buccia

Page 29: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

28

e teorizza). «Pisello… Tempo… Spazio… Istante… Pisello…

Infinito-Pisello… Tu! miserissimo sostrato del Reale! Tu,

umilissimo pisello! Tu, espressione della Datità del Tutto… ».

D (guarda U irridente) «Adesso si mette a parlare anche ai

piselli!».

(Finito di sbucciare i suoi primi piselli, U va a riporli sulla scodella e

sta per prenderne altri, ma si accorge che tutti gli altri piselli sono già

stati tutti sbucciati)

U (sorpreso) «Ma gli altri piselli sono già stati tutti sbucciati!».

D (sbuffa) «E già! Li ho sbucciati io! Se in questa casa non lavoro

io, qui non si mangia, si fa solo filosofia».

U (con magnanimità acconsente) «Hai ragione, cara! Nel tuo agire

pratico c’è una dimostrazione del Logos. Praticamente fai

filosofia!».

D «Chi io?!»

U «Certo mia cara: filosofia pratica»

D (ridendo ironica) «Che filosofa che sono! Potrei tenere un corso

sulla ‘Filosofia del Pisello’».

U «Pisello?»

D (irridente) «Pisello!»

(U posa i piselli che ha sbucciato nella scodella. U torna alla sua

sedia, cerca la posizione più comoda, fa vari tentativi. Poi visto che

non trova una posizione che gli aggrada resta in piedi accanto alla

sedia. Riprende in mano la sua tavoletta di geometria)

U «Bene! Dopo aver lavorato, dopo essermi speso in un’attività

eminentemente pratica, esercitata ogni giorno da tutti i miei

Page 30: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

29

simili, eccomi qua di nuovo teso al Logos, alle vette supreme

dell’Assoluto».

D «Già, già! Sui sentieri delle posate sporche e dei piselli da

sbucciare me la devo sfangare io, come al solito!».

U (come se non avesse sentito) «Si deve praticare anche un

impegno quotidiano su problemi di minor conto per avanzare

poi con consapevolezza maggiore sui sentieri eccelsi del

Logos».

D «Ma lascia perdere il cosos! Prepara la tavola piuttosto!».

(L'uomo la osserva… Sembra decidere se davvero apparecchiare la

tavola, ma poi torna con gli occhi sulla tavoletta)

U (replica altezzoso) «Preparare la tavola? Ma se ho detto che non

mangio! E poi io ho questo problema di geometria da risolvere

prima di stasera. Mangiare per me non ha alcuna rilevanza!».

D «Fa’ un po’ tu!».

(U, in piedi accanto alla sua sedia vicina alla finestra, piega il capo

sulla tavoletta; esibisce un deliberato impegno sul problema

geometrico)

U «La cena può aspettare, il Sublime no!».

D (sussurrando) «Filosofo… se non apparecchi la tavola… tu non

mangi non solo stasera… ma neppure domani sera! Te lo dice il

cosos!».

(U, per non far vedere che esegue gli ordini a bacchetta, non alza lo

sguardo, continua a ragionare di geometria; traccia vigorosi, energici

segni sulla tavoletta come se si trattasse di un dipinto da riempire di

colori. Dopo un po’ però, quasi soprappensiero, posa la tavoletta sulla

Page 31: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

30

sedia, lascia la finestra, va al lavello, raccoglie alcune posate e

stoviglie, si avvicina alla tavola e le posa)

U (mentre dispone le posate e le stoviglie sul tavolo, parla a voce

alta, ragiona) «Come può l'essere umano che persegue la virtù

assumere la sicurezza di elevarsi sempre al di sopra del Non-

Essere».

D (si porta il dito indice diritto alla tempia e fa il gesto che quello

lì è un po’ svitato)

U «La nullificazione è vivere senza tendere all’Assoluto, la

reificazione del non-Essere è un’In-Essenza ».

(D in silenzio è scossa da fremiti del ridere)

U (come se fosse usuale disporre posate in tavola e fare filosofia

allo stesso tempo, continua) «Come può un essere umano alla

ricerca della Verità, della Conoscenza confrontarsi con la datità

delle cose di minor conto?».

(D sgrana gli occhi ridacchiando. U dispone bicchieri, cucchiai, piatti,

tutto compito, assorto nel suo filosofare… D cambia d’improvviso

atteggiamento, osserva U dalla sua sedia accanto al focolare e le

sembra di vedere qualcosa che non la convince. D si alza in piedi:

come un uccello posato su un ramo studia con attenzione, con

sospetto che cosa stia facendo l’uomo…)

D (improvvisamente strepita) «Diavolo d’un buono a nulla! Ma

non vedi che stai mettendo in tavola i bicchieri usati? Le posate

sporche! I piatti luridi!».

(L'uomo sgrana gli occhi sorpreso… Si ferma… Osserva quanto ha

posato sul tavolo… Poi recupera stoicamente e velocemente le posate,

Page 32: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

31

i bicchieri e riporta in fretta tutto l’armamentario nel lavello dove

l’aveva preso)

D (l’ingiuria) «Stai sempre lì a chiacchierare dalla mattina alla

sera con te stesso e non vedi la differenza tra un piatto sporco

e uno pulito, tra un bicchiere usato e uno lavato!».

(L'uomo sospira, ritorna vicino alla finestra, guarda con fare assorto

la sua sedia studiandola, sembra indeciso se sedere o non sedere; la

gira e rigira per verificare quale sia la disposizione migliore. Verso

quale angolo? Verso la finestra? Verso il centro della stanza? Dopo

una meditazione sulle varie possibilità, posiziona la sedia contro il

muro, quasi attaccata al muro, e si siede con la faccia rivolta al muro

per guardare il muro a pochi centimetri dal muro. Fa sommovimenti

per sistemarsi come si deve, come in una cuccia. E così rivolto al

muro riprende a ragionare sui quesiti di geometria)

U «Se la cuspide del dodecaedro è riconducibile nella sua

spazialità differenziale a un esagono proiettato nello spazio, la

sua reversibilità imporrebbe una traslazione del piano obliquo

lungo tutti i lati minori. Ovvio! E questo, faccio notare, per tutti

i dodecaedri. Come Volevasi Dimostrare!».

D «L’unica cosa che gli riesce è parlare in questo modo dalla

mattina alla sera. Se prendessi nota di tutte le stramberie che

dice e le riferissi in giro, gli altri non ci crederebbero. Sofisti e

non sofisti, algebrici e geometrici vivono a metà strada fra la

terra e il cielo, fra le nuvole! Aristofane ci ha visto giusto! Non

so come ho fatto a sopportarlo per tutti questi anni, questo tipo

che vaneggia in questo modo in questa casa».

Page 33: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

32

U (sottovoce) «È difficile vivere accanto a questa donna. La mia

vita è come se brancolasse nel buio. Lei apparecchia la mia

tavola e mi redarguisce; lei rassetta la mia casa e mi rimbrotta.

Ma non è soltanto lei a trattarmi in questo modo, anche tanti

altri in questa città hanno verso di me un atteggiamento di

rigetto. Forse però anche lei e la sua animosità sono solo

un’apparenza. La futilità è l’Anima del non-Essere. In questa

vita il non-Essere incombe. Il Nulla è in agguato!».

D (gira lentamente il mestolo nella minestra e dice sottovoce) «Se

non ci fossi io si mangerebbe una volta ogni tre giorni! Non si

ricorda nemmeno di quando è l'ora di mettersi a tavola! Un

giorno o l’altro coi suoi ragionamenti arriverà a dimostrare che

il cielo è una stufa e noi siamo il carbone e ficcati dentro quella

stufa ci arrostiamo se non ce la svigniamo in fretta. Aristofane è

proprio un genio ad aver detto queste cose!».

(Il profumo della minestra fa trasalire l’uomo tanto è stuzzicante e

invitante. L’uomo annusa l’aria)

U «L’unico motivo per non cambiare idea sul non mangiare

stasera è la consapevolezza che il non avere bisogni materiali

costituisce la vera ricchezza dell’uomo, la sua più profonda

conquista. Rinunciare a qualsiasi cosa superflua è quanto

avvicina di più l’uomo al Logos».

D (che ha sentito, commenta) «Angelo mio, mangiare una

minestra non è superfluo e non ti allontanerà di sicuro dal cosos

o dai tuoi dèi. Buttare giù una minestra non ti svierà

dall’empireo delle tue filosofie celestiali!».

Page 34: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

33

U (borbotta tra sé) «Adesso mi chiama angelo. Prima diceva che

ero un sempliciotto. Poi ha detto che ero un diavolo. C’è un po’

di confusione in quella testolina. Non manca occasione che non

mi tratti a male parole. Poi di punto in bianco mi si rivolge con

paroline dolci quasi fossi un angioletto o forse un cagnolino da

vezzeggiare e da portare un po’ in giro. È davvero un luogo

oscuro quello che in cui viviamo, in tutto e per tutto simile a

una caverna! Non riusciamo neppure a decidere di che pasta sia

fatta la persona che abbiamo accanto e come rivolgerci a lei:

come a un diavolo o come a un angelo? come a qualcuno che ci

aiuta ad attraversare il sentiero della vita o a un estraneo che ci

carica addosso, sul groppone anche le sue magagne fino a

schiacciarci e non farci più muovere?».

D «Nel regno celestiale della tua filosofia ti domandi persino se sia

il caso di mangiare una minestra! Riesci a imbastire un discorso

filosofico anche sulla cena di stasera! Riusciresti a vedere

problemi di algebra persino in un piatto di lenticchie!».

U (a una terza persona invisibile) «Quella donna borbotta da

quando si sveglia a quando si corica. Come minimo mi sta

portando in giro!».

D (a una terza persona invisibile) «Quel tipastro parlotta dalla

mattina alla sera; di sicuro sparla di me; dice quanto io sono

stupida, tanto lui si ritiene intelligente. Un giorno o l’altro potrei

anche incavolarmi e usare il matterello per la pasta, ma non per

fare la pasta, allora s’accorgerà di quanto m’ha irritato in tutti

questi anni!».

Page 35: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

34

U (a se stesso) «Comunque stasera io non mangio. Ho detto che

non mangio e non mangerò! Manterrò fede al mio proposito.

Anche se ho una fame da lupo».

D (si rivolge a U con tono ironico) «Non mi sembra, mio caro, che

quella di mangiare o non mangiare una minestra di cipolle sia

una questione decisiva per la tua filosofia. Su, angelo mio,

alzati e vieni a cenare che è pronto».

(La donna porta la pentola al tavolo, con il mestolo inizia a distribuire

due porzioni in due piatti disposti ai lati opposti del tavolo. U guarda

che cosa D stia facendo; si alza per osservare meglio D che prepara

la tavola per due)

U (sedendosi sulla sedia, rivolto al muro, convinto) «Ho detto che

non mangio e non arretrerò dalla mia scelta! Non devo

rinunciarvi! Ho detto che non mangio e non mangerò! Potesse

venire giù un diavolo e ribaltarsi la terra! Ma io stasera non mi

siederò a quella tavola! (U fa gesti di assenso con la testa,

infervorato della propria decisione, come una promessa cui

tener fede) Rimango fermo nelle mie decisioni, nei miei

proponimenti. Dalla saldezza sulle piccole cose nasce la

saldezza anche sulle grandi scelte!».

(La donna ha finito di riempire le due scodelle, va a prendere la sedia

vicina al focolare, la porta al tavolo e inizia a mangiare. Spezza il

pane dentro la minestra)

D (dice compassionevole verso U) «Vieni a cenare, angelo mio.

Non fare l’eroe. Non star lì sulla soglia della tua caverna. Se non

riempi la pancia stasera, domani non ti riuscirà non solo di fare

Page 36: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

35

filosofia e di deliziarti coi tuoi giochetti matematici ma neppure

di alzarti dal letto e di lavarti la faccia».

U (deciso) «Ho detto che non mangio e non mangerò! Gli uomini

malvagi dicono una cosa e ne fanno un’altra, gli ignoranti

parlano in un senso e si comportano nel senso opposto. Sia

malvagi sia ignoranti vivono per mangiare e per bere. I saggi

invece mangiano e bevono esclusivamente per vivere».

D (compassionevole) «Malvagi o non malvagi, ignoranti o saggi,

se non mettono sotto i denti qualcosa alla sera fanno poca

strada il giorno dopo. E se mangiare è necessario per stare in

piedi, occorre mangiare anche per fare filosofia. Prendi nota di

questo concetto e scrivilo nei tuoi libri: è necessario buttare giù

qualcosa senza strozzarsi anche per studiare la matematica. Sia

che mangi per vivere o che vivi per mangiare è meglio sorbire

una minestra la sera; sia che tu viva in fondo a una caverna o

in cima a un cucuzzolo a scrutare gli astri compatendo quei

poveri cavernicoli che la sfangano con difficoltà ogni giorno in

fondo alla caverna, di tanto in tanto devi prendere un cucchiaio

in mano e riempirlo di minestra: la minestra t’aiuta a trovare

soluzioni anche per i tuoi problemi più eccelsi».

U (si volta sorpreso) «Nel tuo ragionamento, mia cara, c’è una

trama del discorso più forbita del solito, quasi che la filosofia,

dopo essermi stata accanto in tutti questi anni, abbia fatto

breccia anche nella tua mente. Ma io stasera… non mangio! Non

mi siederò a quella tavola, malgrado il profumo della tua

Page 37: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

36

minestra assomigli tanto a quello del nettare degli dèi. Se gli

dèi esistessero ovviamente, è una pura ipotesi di lavoro».

D «Lavoro? Quale lavoro?!».

U «Lavoro filosofico».

D «Ah! Pensavo un lavoro vero».

U «Dicevo: l’ipotesi che gli Dèi esistano è assimilabile a quella che

esistano le cipolle? E poi esistono davvero le cipolle o è solo un

sogno? Forse quanto mi sta accadendo è semplicemente un

tentativo di indurmi in tentazione, di farmi assumere

comportamenti inappropriati, in contrasto con i miei ideali.

Questa minestra di cipolle indurrebbe a cedere alla

concupiscenza anche il più stoico degli asceti, anche il più

mistico dei mistici, ma non farà cadere in errore me, non

riuscirà a farmi arretrare dai miei principi: cipolle o non cipolle,

io tendo al Logos!».

(D prende a mangiare da sola, lo fa in maniera assorta, se ne frega

delle dotte argomentazioni del suo filosofo casalingo. U traccia segni

sulla tavoletta di geometria, lo fa con grandi svolazzi artistici, come

se provasse piacere a ragionare, a scrivere e quindi a non mangiare)

U «Dodecaedri!».

D «Dodecavoli!».

U (sorpreso) «Cosa?!».

D «Dodecavoli. Sto studiando matematica da sola».

U (convinto) «Ah bene! Dedichiamoci alla matematica dunque!».

Page 38: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

37

(U legge in silenzio quanto ha scritto nella tavoletta, fa ampi cenni di

assenso col capo come per avvalorare i suoi pensieri, le sue

elucubrazioni)

D (come se parlasse fra sé, ma chiaramente per far sentire U

seduto vicino alla finestra) «Davvero buona questa minestra!

Ottima! Queste cipolle hanno un sapore squisito! Davvero

brava! Proprio brava, mia cara! Mi faccio i complimenti da sola!

Se non c’è nessun altro che mi fa i complimenti in questa casa,

me li faccio io! Complimenti, carissima! Con quei pochi soldi a

tua disposizione sei riuscita a preparare una leccornia da

leccarsi i baffi».

U (sorpreso) «Baffi? Quali baffi?»

D (convinta) «I baffi! Quelli che hanno tutti!»

(D guarda U per vedere la sua reazione. Ma U storce il naso schifato e

riprende a chinarsi sulla tavoletta)

U (scrollando la testa esclama) «Cipolle! Bleah! Non mangerò più

una cipolla in vita mia! Cipolle diaboliche!».

(D prende a mugulare di piacere)

D «Che buona questa minestra! Umm… Che ghiottoneria! Siamo

sinceri: è il nettare degli dèi! Siamo assolutamente sinceri: è

superottima!».

U (schifato, a voce alta) «Cipolle?! M’hanno sempre fatto venire il

mal di stomaco! Sono indigeribili! Hanno dimostrato che fanno

venire ulcere e abrasioni alle budella».

D (estasiata) «Sublime! Questa minestra di cipolle è una bontà

divina! È il nettare degli dei!».

Page 39: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

38

U (sottovoce) «È duro fare lo sciopero della fame con qualcuno

che emette quei versi osceni. È arduo astenersi dal cibo con

quella donnaccia che emette sconci schiamazzi di goduria per le

sue schifosissime pietanze. Ma io terrò duro! Questa si chiama

saggezza! Questa si chiama forza d’animo!».

D «Che prelibatezza! Mmm… Che pietanza! Eccelsa! Sublime! Il

logos!».

(U non fa una piega)

D (sottovoce a se stessa) «Sembra davvero che quel citrullo abbia

intenzione di non venire a mangiare stasera! Ma lo fa solo per

finta! Fra un po’ cede e verrà a papparsi la sua minestra! Lo

conosco! È tutta una manfrina».

(U guarda D di sottecchi, storcendo il naso schifato)

D (alzando la voce) «Domani mi comprerò un buon pollo. Ottima

idea! Domani mi compro un pollo. Così domani sera potrò

cucinarmi una buona minestra di pollo. Ecco quello che ci vuole!

un prelibato brodo di pollo».

(U si scuote come se avesse sentito qualcosa di importante. Quanto è

stato appena detto ha sollecitato la sua attenzione. È come se fosse

emersa una problematica non trascurabile da non tralasciare. Si

volta. Si alza in piedi)

U (chiede) «Pollo?! Hai detto pollo?!».

D «Sì, pollo! Domani invece che cipolle comprerò un pollo, così

passerò dalla ci-polla al ci-pollo. Un passaggio decisivo dal

punto di vista filosofico. E me lo sceglierò con accortezza quel

buon ci-pollo, come ho fatto oggi con le ci-polle. E me lo

Page 40: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

39

mangio domani sera e dopodomani quel buon ci-pollo. Me lo

pappo, me lo gusto il mio ci-pollo!».

U «Ma intendi acquistarlo di genere femminile?… o di genere

maschile?».

D (perplessa) «Di che cosa stai parlando, mio caro?».

U «Di quanto hai appena detto che comprerai domani».

D «In che senso?».

U «Intendi comprare un maschio?… o una femmina?».

D (sorpresa) «Maschio?! Femmina?! La geometria t’ha dato di

volta al cervello?».

U (insiste pedante) «Tu domani comprerai un animale maschio? o

un animale femmina?».

D «Vedrò…».

U «Tu con la stessa parola, con lo stesso vocabolo indichi sia il

maschio sia la femmina. Pollo!… e pollo!».

D «E allora?! Cosa c’è di strano?».

U «Tu chiami pollo sia il maschio sia la femmina!».

D «E perché?! Quale sarebbe il problema adesso?!».

U «Ma come? Con tutte le tue diatribe di genere sul femminile,

con tutte le tue proteste sul fatto che i maschi, in particolare io,

si comportano come individui sfaticati, in particolare io, sul fatto

che sono scansafatiche, in particolare io, con tutte le tue

invettive sugli uomini fannulloni, in particolare io, che parlano a

vanvera, in particolare io, adesso tu indichi con lo stesso nome

sia una femmina, pollo,… sia un maschio: pollo! E se ci fosse

una terza possibilità: pollo pure lui! Tutti pollo!».

Page 41: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

40

D «Adesso siamo passati al sesso. Il discorso si fa delicato. E

come dovrei chiamarlo allora?».

U «Evidentemente pollo se è un maschio e polla se è una

femmina!».

D «Sì! Così si confonde con la sorgente!».

U «Beh, quella chiamiamola pollessa».

D «E se è un fiume?».

U «Pollone».

D «E se è piccolo?».

U «Pollino».

D «Sì, così finiamo in Magna Grecia e non ci muoviamo più!».

U «Va bene allora: chiamiamolo pollastro».

D «Mi sembra di essere finita in una commedia di Aristofane».

U (indignato) «Lascia perdere quel reazionario!».

D (accondiscendente) «Lasciamo perdere i reazionari e mangiamo

il pollo, volevo dire le ci-polla o cipollessa. Domani vedrò di

arrangiarmi in qualche modo col pollivendolo; ci capiremo. Gli

farò un gesto sconcio: m’intenderà di sicuro al volo.

Rimandiamo i discorsi sui polli e sulle polle al prossimo

arrosto».

U (Di nuovo seduto rivolto contro il muro è indeciso sul da farsi;

sottovoce come se lo confidassi a un suo interlocutore invisibile

riprende a ragionare) «In attesa del pollone o pollessa o

pollastro di domani, non so se sia il caso di farmi tornare

l'appetito stasera, un appetito, faccio notare, peraltro mai

smarrito. E in caso di risposta affermativa, come comportarmi

Page 42: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

41

di fronte a questa donnaccia che con veemenza sfacciata si sta

gustando in modo indecoroso la sua minestra di cipolle tanto

profumata da essere una vera, diabolica tentazione? Il pensiero

di dover capitolare in modo palese, evidente di fronte a quella

spudorata mi consiglia di non cedere. No! Io non cederò!

Stasera non mangio! neppure se arriva un demone mandato

dall’Inferno a impormelo col suo forcone!».

D «Ci ho ripensato: domani mi compro una gallina».

U (stoico replica) «Per me è uguale! Tanto io non mangio né

stasera né domani! La mia decisione è unica! irrevocabile!

definitiva!».

D (dà un’occhiata a U sempre seduto sotto la sua finestra e

borbotta) «Quel citrullo è ancora seduto là, anche se ha una

fame da lupo. Che citrullo quel filosofo! Proprio uno stupidotto

quel filosofo dei miei stivali!».

U (si volta, guarda la donna e dice sottovoce) «Quella donnaccia

si sta gustando in modo indecoroso la sua cena e lo fa senza

pudore. Che spudorata! La dovrebbero arrestare! Mostra un

ostentato piacere. È il piacere osceno esibito alla sua massima

potenza, un’esibizionista di prima riga! La dovrebbero

rinchiudere in carcere. Guardala come se la pappa la sua

minestra! E accentua pure con pose oscene la sua soddisfazione

sguaiata. E tutto per farmi dispetto! Che tipastra! Che teppista!

Mostra di assaporare e di godere e di gustare e di pappare con

voluttà le sue pietanze. Guarda come se le gusta! Guarda come

Page 43: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

42

se le pappa! Lecca anche il cucchiaio quella spudorata! Siamo al

limite dell’oscenità!».

D (lecca voluttuosamente il cucchiaio. Guardando di sottecchi U

borbotta) «Quel citrullo se ne sta ancora là! Aspetta che io gli

dica un’altra volta di venire a mangiare. Povero babbeo! Te lo

sogni!».

U (si volta verso il muro e dice piano) «Se quella là me lo

chiedesse ancora una volta di sedermi a quella tavola, potrei

forse con suprema condiscendenza far vedere di cedere alle sue

continue insistenze, di arrendermi ai suoi petulanti assilli, e,

dimostrando che lo sto facendo solo per non contrariarla, solo

per mantenere la pace familiare, acconsentirei con superiore

benevolenza a rinunciare momentaneamente, diciamo per una

mezzoretta, allo sciopero della fame e mi accosterei con gelida

imperturbabilità al suo desco, sedendomi con nobile distacco a

quel tavolo che, faccio notare, è già apparecchiato e dove la

mia minestra si sta pure raffreddando!».

(U si rialza in piedi, guarda D in attesa di una parola, di un segno, di

un cenno. Ma siccome D non fa né un cenno né un segno e non dice

nulla si rimette a sedere rivolto al muro e ricomincia a tracciare

formule sulla sua tavoletta. Dopo poco però U si alza di nuovo in

piedi; guarda D. Con la tavoletta e con lo stilo in mano U esita. D

mangia e scruta U di sghimbescio e sogghigna)

D (a fior di labbra bisbiglia) «Quel citrullo aspetta che io lo inviti

ancora una volta. Che stupidotto quel filosofo! Proprio un

babbeo quel sapientone dei miei stivali!».

Page 44: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

43

U (sottovoce fra sé e sé) «Basterebbe una parola, una sola parola,

sarebbe sufficiente un invito. Basterebbe che dicesse: ‘Caro,

perché non vieni a mangiare?’. Oppure: ‘Per favore, siediti,

accantona per un po’ il tuo duro lavoro filosofico! Ti prego,

mangia una minestra, ti fa bene, ne hai bisogno per sostenerti e

sopravvivere alle tue sfiancanti fatiche intellettuali!’. O anche

rusticamente: ‘Ehi! Dàtti una smossa! Prendi quel cucchiaio e

butta giù la cena!’. E invece… niente! Pappa la minestra e se ne

sta provocatoriamente zitta! Se la vuole pappare tutta da sola

la sua minestra. Che egoista! Che sguaiata! Che donnaccia!

Proprio a me doveva capitare!».

(U con passi lentissimi in silenzio si avvicina al tavolo. Arrivato

accanto al tavolo, guarda D; ha la tavoletta in una mano e lo stilo

nell’altra. Esibisce un fare da saggio, da filosofo di un cenacolo

eccelso. Sta aspettando che lei gli dica una parola)

D (alza lo sguardo dal piatto, lo squadra, fa un gesto interrogativo

della mano raccolta a dite unite, chiede) «Che c’è?».

U (timido) «La tua minestra manda un profumo sublime».

D (lo guarda con un sorriso) «Proprio così, mio caro. Mi sembra

davvero buona questa minestra. È venuta particolarmente

bene. Queste cipolle, scelte a una a una al mercato, valgono

ogni soldo che ho speso».

U «Vedo bene che valgono i soldi che hai speso! Stai gustando

quella minestra con un piacere sfacciato. Te la stai spassando!

Te la stai godendo come in un paradiso di bagordi».

Page 45: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

44

D (spiegando con subdola accuratezza) «Questa minestra, mio

caro, è stata realizzata con tutti gli ingredienti scelti a uno a

uno. È stata preparata con ogni accortezza. Gli ho prestato ogni

attenzione sia nei tempi di cottura sia nelle sue componenti. Per

questo è davvero una cenetta deliziosa. Ti assicuro: riconcilia

l’animo al termine della giornata».

U «Soprattutto se uno ha fame».

D «Proprio così, angelo mio: soprattutto se uno ha fame. E in

particolare tanta fame. Magari, se uno fa lo sciopero della fame

e gli costa un po’ fare quello sciopero. Potrebbe essere indotto a

interromperlo per una mezzoretta il suo arduo sciopero

durissimo della fame».

(D trattiene a stento gli sghignazzi, ritorna a guardare il piatto, fa

finta di non capire la manfrina di U, riprende a mangiare mostrando

indifferenza verso U)

U (quasi triste) «Mi sembra davvero sublime il profumo»

D (compita) «Sublime? Diciamo buono. Le cipolle sono state

cucinate con tutti i crismi della gastronomia. Altro che

geometria! Meglio la gastronomia! Tutte le cipolle comprate al

mercato si stanno rivelando squisite!».

U (perplesso) «Dunque?».

D (sorpresa) «Dunque cosa, angelo mio?!».

U (dimesso) «Cosa dovrei fare?».

D «Fa’ un po’ tu».

U (con fare indignato guardandola esclama) «È incredibile dove

possa arrivare l’egoismo umano!».

Page 46: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

45

D (sorridendo ironica) «Oppure dove possa cominciare l’invidia».

U (sconcertato) «Prego?».

D (svagata) «Dicevo».

U «Vogliamo intavolare un dialogo sul punto di svolta tra egoismo

e invidia?».

D «Preferisco mangiare la minestra».

U «Da sola?».

D «Da sola, in due; l’essenziale è farlo in pace».

U «Sembra una filosofia della vita».

D «Può darsi. In ogni caso non potremmo rimandare le discussioni

di filosofia a più tardi. La minestra si sta raffreddando».

U (come per avere l’ultima conferma) «È davvero così buona

quella minestra?».

D (tirando un sospiro di rassegnazione per il tira e molla) «Buona?

Te l’ho già detto, angelo mio! È venuta bene. O come dici tu:

assomiglia al nettare degli dèi. Se gli dèi esistessero

ovviamente, per seguire le tue profonde riflessioni di lavoro.

Lavoro filosofico naturalmente, non un lavoro vero. Oppure se

torniamo coi piedi per terra: buonissima!».

U «Dunque?».

D (con una faccia subdolamente stupita) «Dunque cosa?».

U (sovrappensiero, con un atteggiamento di superiore distacco,

voltandosi, avviandosi verso la finestra) «Mangio anch’io».

D (indifferente) «Come vuoi, caro».

(D riprende a mangiare e a guardare assorta nel suo piatto.

Page 47: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

46

U, tornato verso la finestra, posa la tavoletta e lo stilo sul giaciglio.

Afferra la sedia; la spolvera con la mano e si avvia verso il tavolo

portandosela dietro come un cagnolino. Piazza la sedia accanto al

tavolo davanti al suo piatto. Si siede facendo la solita manfrina di

posizionamenti per trovare la postura più comoda)

U (sorpreso) «Non c’è niente per apericena?».

D (sgrana gli occhi) «Apericosa?!».

U «Apericena».

D «E cos’è?».

U (sorridendo) «Un modo aggiornato per iniziare la cena! Consiste

in vari stuzzichini e vari bicchierini».

D «No, niente stuzzichini, niente bicchierini, niente aperitivi

birichini. Stiamo mangiando senza pretese. Siamo rustici da

queste parti! Solo minestra di cipolle e un bicchiere di rosso».

U «Fa lo stesso! Meglio rustici che affettati».

D «Non abbiamo neppure gli affettati».

U «Beh, un affettato ci sarebbe voluto, ma accontentiamoci!

Abbandoniamo dunque momentaneamente l’empireo della

Geometria e dedichiamoci alla Gastronomia».

(U, seduto sull’orlo della sedia, come per non disturbare, quasi da

invitato in casa d’altri e che si faccia riguardo di non essere di peso,

prende a mangiare. La donna continua a sorseggiare con gusto la sua

minestra; di tanto in tanto sgranocchia il pane. Non alza lo sguardo

verso U. L'uomo, mentre mangia, guarda di sottecchi la donna. U non

si sente a suo agio)

Page 48: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

47

U (tra un cucchiaiata e l’altra, guardando nel piatto bisbiglia tra

sé) «Queste schermaglie, queste dispute si ripetono ogni

giorno. Pensare di andare avanti così per tutta la vita è come

avere una spina nel fianco».

D (fa un sospiro di superiore sopportazione, replica svagata)

«Spine? Quali spine, mio caro? Ci sono anche le spine adesso

nella tua minestra?».

U «Cara, ti chiedo: quanto durerà questo battibecco? Per quanto

tempo dovremo sostenere un peso così sfiancante che ci spossa

e ci sfinisce?».

D (spazientita) «Stasera, per favore, mangiamo soltanto in pace.

Non insceniamo melodrammi».

U «Mi domando se non sarebbe il caso di stare da soli».

D « Da soli? Lo siamo già».

U «Intendevo ciascuno per conto suo».

D «Non mi sembra che pur abitando nella stessa casa ci sia molta

corrispondenza fra noi due».

U «Forse non eravamo fatti per percorrere insieme la stessa

strada».

D «Anch’io la penso così».

U (sottovoce) «E allora?».

D «Allora cosa?»

U (con un’espressione triste) «Possiamo cambiare se vuoi».

D «In che senso?».

U «E se ci lasciassimo?».

D «Già! Se ci lasciassimo?».

Page 49: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

48

U «Cosa accadrebbe?».

D «Nulla di particolare. Non saremmo di sicuro i primi».

U «Ma forse non ne vale più la pena».

D «Non ne vale più la pena? Perché? Ogni giorno in fondo è un

giorno che ci resta da vivere, per fare qualcosa che ci piace. Se

ci riusciamo. Se vogliamo».

U «Del resto non saprei dove andare; ormai mi sono abituato a

questa casa. Mi trovo in difficoltà nei traslochi».

D «Già! Tu t’intendi solo di filosofia, ovvero parole, parole, parole,

tante parole da sfiancare chi ti ascolta. Neppure gli argonauti

riuscirebbero ad attraversare un oceano così grande di parole».

(U tira sul col naso abbacchiato. La donna continua a mangiare,

scuote la testa. Nel mangiare, tra un cucchiaio e l’altro, sgranocchia

pezzi di pane. Nel sorbire la minestra rumoreggia a ogni cucchiaiata)

U (con tono gentile e amichevole) «Cara, non pestare così con la

bocca».

(D alza gli occhi; ha uno sguardo più di sorpresa che di disappunto;

ma non risponde, scuote solo il capo, e riprende a mangiare, a

rumoreggiare ancora più forte con la bocca)

U (aggiunge a mo’ di spiegazione sorridendo, con tono cortese per

non far pesare l’invito) «Non è fine».

(D si ferma col cucchiaio a mezz'aria, guarda U. Ha l’espressione di

chi ha a che fare con un citrullo sbucato appena adesso da un

manicomio e approdato chissà perché a casa sua)

D (sbotta) «Non è cosa?!».

Page 50: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

49

U (spiega con voce gentile sorridendo) «Non è fine. Ho detto

semplicemente ‘non è fine’. Non ho detto niente di male. Non

ho detto nulla contro di te. Ho detto soltanto ‘non è fine’. Cerca

di esserlo, no!».

D (come se parlasse a se stessa, esclama) «Qui sto sognando! La

vita è un sogno».

U (condiscendente) «È vero. L’ha già detto Esiodo. Ma più che un

sogno, è una sequenza di ombre sulle pareti di una caverna».

D (spazientita) «Non ricominciamo con la caverna!».

U «Va bene. Facciamo finta che io non abbia detto nulla. Tu, mia

cara, continua pure a mangiare come hai sempre fatto in vita

tua».

D (convinta e incavolata) «Certo che lo farò! E non sarai certo tu

a insegnarmi come si sta al mondo, diavolo d’un filosofo! Te ne

stai sempre lì tutto il giorno seduto su una sedia a rovinarti il

cervello, a fare dibattiti con te stesso, e siccome non puoi farli

con nessun altro perché nessuno ti dà ascolto, li fai in questa

stanza dove ci sono io che dalla mattina alla sera devo

sopportare le tue stramberie, mentre io in questa caverna

lavoro, rassetto, porto da mangiare, esco dalla caverna e vado

al mercato per scegliere a una a una le cipolle. E adesso hai il

coraggio di venirmi a dire come si deve stare a tavola in questo

buco oscuro di caverna!».

U «Interessante questo discorso sulla caverna!».

D «Non voglio più sentire pronunciare la parola ‘caverna’!».

Page 51: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

50

(L'uomo tira un sospiro di rassegnazione. Poi prende a mangiare e a

sorseggiare la sua minestra facendo attenzione di evitare anche il più

che inavvertibile fruscio)

U (borbotta fra sé) «Mi sembra di essere assediato».

D «Assetato?».

U «Assediato».

D «Dalle pulci?».

U (cambia discorso, cerca di proposito di pensare ad altro) «È

davvero buona questa minestra di cipolle. È tanto che non ne

mangiavo una così».

(U lecca il cucchiaio con la lingua)

D (con sarcasmo ghigna) «Non leccare così il cucchiaio, mio caro.

Non è fine!».

U (acconsente con aria di superiorità) «Hai ragione, donna

operosa e scaltra: non è fine. Grazie per avermelo fatto

notare».

D (micidiale) «Che stupido!».

U (aggrotta la fronte sorpreso perché la sua aria di superiore

condiscendenza è stata messa in ridicolo) «Stupido?».

D «Proprio così: che stupido! ‘Stu pi do’! Chi non nota cose ovvie

è uno stupido. Lo dice la parola stessa: stupito da ovvietà,

sciocco, o, visto che sei tu, che mi sei tanto simpatico,…

scioccone!».

U (adombrato) «Adesso sei diventata esperta di etimologia?».

D «Etimocosa?».

U «Lasciamo perdere. Pensiamo alla minestra».

Page 52: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

51

D «Almeno su questo punto siamo d’accordo. Io e te abbiamo

raggiunto un risultato condiviso nel nostro dialogo: stasera non

c’è niente di meglio che occuparsi di cipolle ovvero dell’Anima

cucinata delle cipolle».

U (stupefatto) «L’Anima cucinata delle cipolle?!».

D «Proprio così! Ormai ho imparato anch’io come si fa filosofia:

l’anima di questo, l’anima di quello, la sostanza di su, la

sostanza di giù, un’essenza di qua, un’essenza di là. È

esattamente come preparare una minestra o meglio un

minestrone di cipolle, dove però al posto delle cipolle ci sono le

parole! Ogni tanto una citazione di un saggio, un aforisma di un

filosofo e poi alla fine, per condire, uno spruzzo di parole

spezzettate: Dis-Prezzo, Av-Versione, Contrad-dizione. E

spizzichi, spizzichi, spizzichi di espressioni esoteriche: Panta

Rei, Eidos, Kalos, Etnos, Phìsis, Techné, pronunciate con un’aria

di superiorità, a volte di preoccupazione come se si fosse in

ambasce per le sorti dell’umanità. E alla conclusione di tanto

elucubrare una frasetta tratta da una poesia celebre o da una

commedia famosa per insaporire il discorso, proprio come si fa

con un pizzico di pepe prima di servire l’arrosto!».

U «Arrosto?»

D «Arrosto di filosofia!».

U (interloquisce serio) «Sembra che la retorica abbia preso piede

anche nella tua mente, cara, seppure solo per criticare in modo

indecoroso chi fa filosofia. D’altra parte il non rispondere è una

forma del conversare, anch’essa esprime un messaggio».

Page 53: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

52

D «Proprio così! Ogni tanto ci vuole anche il silenzio, un silenzio

tanto prolungato da suscitare domande; uno si chiede: chissà

cosa starà pensando quel filosofo sapiente che se ne sta così

silenzioso? Quello lì di sicuro ragiona su problemi epocali,

decisivi per le sorti del mondo. E invece è un silenzio che non

vuol dire niente: è tutta una manfrina, una commedia per

abbindolare i citrulli, per invogliarli a battere le mani alla

conclusione dello sbrodolamento di parole. È tutto un

minestrone filosofico!».

U (protesta) «La filosofia non è un minestrone».

D «È invece sì! Un minestrone di parole! Ormai con tutti gli anni

che ti sono stata accanto ho imparato a conoscere quei

furbacchioni di filosofi che parlano, parlano, parlano e in realtà

non dicono niente».

U (s’indigna) «Come non dicono niente?! Ma se sono soltanto loro

a esprimere una parola di verità in quest’età dell’ansia».

D «Sì, età dell’ansia, età della paura. E poi filosofia della crisi, non

dimenticando la crisi della filosofia, l’Anima del Mondo e il

Mondo dell’Anima: parole, parole, parole. I filosofi non si

preoccupano neppure di contare i secondi che impiega una

pietra a cadere al suolo. Loro discettano sul fatto se quella

pietra possa cadere davvero o non cadere, se il moto esista o

non esista. E per dare una risposta a tali dotti quesiti si

confrontano su testi antichi, disputano sulla base di principi e

asserzioni preliminari se una pietra possa cadere o non cadere.

Leggono volumoni di secoli prima, su questi si confrontano,

Page 54: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

53

contendono sul filo di ragionamenti che come unico senso logico

hanno solo il fatto che loro hanno sempre ragione. Non gli viene

neppure in mente a quei sapientoni di misurare i secondi che

impiega un sasso per scendere al suolo. Se volessi potrei fare

anch’io filosofia, basta allenarsi un po’ ed essere convinti di

avere sempre ragione di riffa o di raffa. In ogni caso meglio di

un minestrone di parole e di paroloni è questa minestra di

stasera, solo cipolle! È più concreta, più saporita, più genuina e

più semplice. A dispetto di tutte le pietanze filosofiche

preferisco una modesta pietanza di cipolle».

U «Su questo avrei qualcosa da obiettare; ma è meglio non aprire

un dialogo».

D (acconsente) «Sì, meglio. Mangiamo solo stasera. Fino alla fine

della cena restiamo zitti, così ci guadagniamo».

SCENA 2 - CATARSI

Personaggi: Uomo, Donna

(U e D mangiano in silenzio. Sorbiscono la loro minestra, ogni tanto

guatandosi come gatti selvatici. Entrambi sono attenti a non fare il

minimo rumore. U finisce per primo la cena, era veramente affamato,

passa con la mollica sul piatto si gusta con soddisfazione anche quel

tozzo di pane insaporito. Beve un bicchiere di vino. Fa un rutto)

U «Uh! Scusa!».

Page 55: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

54

(D lo guarda ridendo. U si alza, si porta dietro la sua sedia, la piazza

accanto alla finestra, fa varie prove per trovare la posizione migliore,

e infine piazza la sedia in orizzontale, si siede per terra usando lo

schienale della sedia come una poltrona improvvisata. Ritorna alla

sua tavoletta e al suo problema di geometria; sembra sia seduto su

un prato tanta è la sua aria soddisfatta, vacanziera)

U (serafico) «Cipolle e geometria forse si accordano meglio di

quanto si possa immaginare».

(La donna prende a sparecchiare; scuote il capo sorridendo,

tranquillizzata da quel concludersi della serata con la buona minestra.

L’umile cena ha riportato la pace nel corpo, nella mente e in famiglia)

D «Te le sei pappata la tua minestra di cipolle, eh, filosofo?».

U «Pappata, mia cara?»

D «Proprio così: pappata! Sei contento, eh?, diavolaccio!».

U «Contento?».

D «Di esserti pappato di riffa o di raffa la tua cenetta».

U «Sono contento come un cherubino!».

D «Ripetilo!».

U (ridendo) «Sono contento come un cherubino!».

D «Stai barando!».

U «Non sto barando, stasera sono davvero contento».

D «Parecchio tempo fa a questo punto ci sarebbe stata anche una

pietanza».

U «Quale pietanza, mia cara? Sono sempre stato così morigerato

per la cena»

D «Una pietanza un po’ particolare che forse te la sei scordata».

Page 56: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

55

U (resta lì a pensarci) «Mi chiedo di che cosa tu stia parlando, mia

cara».

D «Fa lo stesso. Sono contenta lo stesso».

U «Anch’io».

D «Siamo contenti».

U «Siamo contenti».

D «Almeno una volta in questa giornata possiamo dirlo».

U «Di’, cara, hai mai avuto un attimo di felicità da quando siamo

sposati? Voglio dire… qualcosa che ti facesse pensare: ‘In

questo momento non sono solo contenta ma addirittura…

felice!’?».

D «Che io sappia no».

U «Ti ricordi quando alla mattina andavamo sempre al mare e ci

facevamo tutte quelle belle nuotate».

D «Eccome se me le ricordo! tutte quelle belle nuotate! Quanto

resistenti eravamo! E poi tornati a casa ci scordavamo di fare

colazione».

U (sorpreso) «Questo non me lo ricordo! E come mai ci

scordavamo di fare colazione?».

D «Facevamo ginnastica».

U (sconcertato) «Ginnastica?!».

D «Proprio così! Dopo il nuoto, la ginnastica! Eravamo sportivi

allora!».

U «La ginnastica proprio non me la ricordo. Prima parlavi di

pietanze strane, adesso di ginnastica di prima mattina».

Page 57: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

56

D «Devi aver cancellato quelle pietanze e quegli sport dalla

mente».

U «Non so».

D «Com’eri maldestro con le tue giravolte! E poi tra un esercizio e

l’altro dicevi paroline dolci, che erano meglio di tutte le tue

parolone attuali».

U «Paroline dolci? Saranno stati lemmi, corollari, deduzioni».

D «No, niente lemmi, niente corollari, niente deduzioni, erano

paroline, come dire?…, divine; e anche se nel dirle eri

terribilmente rustico, eri lo stesso sublime. Eri rustico e

sublime! Sembravi proprio una cipolla!».

U (allibito) «Assomigliavo a una cipolla?!».

D (sicura e convinta) «Certo! Una cipolla calzata e vestita! E io

ero in un brodo di giuggiole! E ti amavo più di tutte le cipolle e

di tutte le giuggiole messe assieme. Ero felice per la tua

rustichezza cipollesca. Sì, forse sono stata felice mentre mi

pappavi come una giuggiola!».

U (esclama allibito) «Ti pappavo come una giuggiola?! Ma cara,

cosa stai dicendo?! Sembri declamare una poesia un po’ spinta

di Esiodo».

D «Sto semplicemente dicendo che una volta eri rustico e

cipollesco! Così mi piacevi!».

U «E cosa facevo per renderti felice, anche se ero cipollesco.

Forse ragionavo sulle entità supreme? Forse m’inerpicavo nelle

vette eccelse della filosofia?».

Page 58: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

57

D «No, non t’inerpicavi, anzi stavi zitto zitto, ti mantenevi terra

terra. Quanto stavi zitto! E quanta ginnastica facevi! Tutta

quella ginnastica zitto zitto. Ti davi da fare come un furetto!».

U «Cara, mi sembra che tu stasera stia parlando in modo un po’

bizzarro. Non ti sembra di parlare in modo un pochino bizzarro?

Non dico la voce, anzi il tono è quello che vorrei tu avessi

sempre, gentile ed emozionato, ma le parole, le parole sono

davvero strane: pietanze sibilline! ginnastiche sorprendenti!

somiglianze con furetti!».

D «È vero: a volte anch’io trovo il mio modo di parlare bizzarro. È

quando mi ritornano in mente piacevolezze mai scordate, allora

mi metto a parlare in modo parecchio strano».

U «Santo cielo! Sei poetica stasera, cara! Quando parli in questo

modo sembri una poetessa!».

D «Trovi?».

U «Assomigli a Saffo».

D «A Saffo?! Ma cosa stai dicendo, cipollone? Quella là se la

intendeva con le donne!».

U «Allora a Corinna, che per ben cinque volte batté Pindaro in

gare di poesia!».

D «Meglio! E anche tu gareggiavi! Non eri mica pigro! Non lo eri

affatto! Questo non lo posso dire. Non lo eri per niente! Già,

già! Me lo ricordo ancora. È adesso che te ne stai sempre lì su

quella sedia a rovinarti il cervello con i grovigli matematici e

filosofici. Allora eri, come dire?…, scientifico e poetico, sportivo

e artistico. Io cercavo delle scuse: ‘guarda, uccellino, che la

Page 59: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

58

colazione si sta raffreddando’. E tu… niente! E io dicevo: ‘caro,

sono un po’ stanchina. Angelo mio, non stancarti così! Magari ti

fa male’. E tu… niente! Tiravi diritto! E io dicevo: ‘uccellino, non

tirare troppo la corda! Sei mica di ferro!’. Tu scuotevi il capo e

continuavi a darti da fare! Sembravi Ermes con le ali ai piedi,

anzi da tutte le parti».

U (perplesso) «Cara, stai parlando di cure termali per caso?».

D «No, non erano cure termali, ma facevano benissimo, molto più

delle cure termali! Era una ginnastica, come dire? divina: ti

rimetteva in forze la mattina e ti conciliava il sonno la sera. Ce

la siamo spassata, perché anche tu dicevi che eri felice».

U «Poi ci sa fa l’abitudine».

D «Anche a non far niente».

U «A stendersi su un letto»

D «A guatarsi come gatti selvatici»

U (per cambiare discorso) «Fra un po’ piove».

D (sicura) «Non pioverà!».

U «Credi, cara?».

D «Non pioverà! La pioggia oggi vuole fare la spiritosa e scende

verso l’alto».

U (aggrottando la fronte) «Cosa hai detto?!».

D «Ridi, per favore! Non mi capita tutti i giorni di fare battute

tanto divertenti».

U «Ma non ho capito».

D «Ridi, per favore, diavolo d’un filosofo! Ho detto che ‘oggi la

pioggia vuole fare la spiritosa e scende verso l’alto’».

Page 60: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

59

U «Vuoi che mi metta a ridere?».

D «Sì!».

U (ride in modo sguaiato, si muove in preda a un tremolio

ostentato) «Ah! Ah! Ah! Quanto rido! Quanto mi sono divertito!

Questa non la volevo sapere: la pioggia oggi scende verso

l’alto! Ah! Ah! Ah! Che battuta!».

D (lo guarda perplessa, non molto convinta) «Non mi sembri

molto sincero in quel divertimento».

(U rimette diritta la sedia, ci sale sopra e si mette a ballare sopra la

sedia e a ridere)

U (a tempo del suo ballo) «Ah! Ah! Rido, rido! Rido, rido! Sto

morendo per quella battuta!».

(U si ferma. Guarda D in silenzio)

U «Va bene cosi?».

D «Meglio! La mia era una spiritosaggine davvero azzeccata: ‘non

piove perché la pioggia oggi vuole fare la spiritosa e scende

verso l’alto’».

U (scende dalla sedia) «Una spiritosaggine davvero riuscita! Una

freddura degna di quel mascalzone di Aristofane!».

D «Sono contenta che tu ti sia divertito tanto per la mia battuta».

U «Dimmi, cara, e a parte la direzione della pioggia, pensi che la

pioggia sia composta sempre dalla stessa acqua? Ovvero che il

sole l’attragga come umidità? oppure che a ogni pioggia l’acqua

sia diversa?».

D «Non lo so e non me ne importa un fico secco!».

Page 61: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

60

U (imperterrito) «Ovvero: esiste un ciclo della pioggia oppure a

ogni pioggia cadono quantità d’acqua mai piovute prima?».

D «Non lo so e non me ne importa un fico secco!».

U (sdegnato) «Ma come fai a dire che non t’importa un fico secco

se prima facevi battute sulla pioggia e poi il lato scientifico del

problema non t’interessa? È importantissimo sapere se l’acqua

sia davvero l’umidità attratta verso le nuvole e poi rigettata a

terra da sbalzi di temperatura e di pressione oppure se l’acqua

sia una sostanza che si ricrei per fenomeni di condensazione

formandosi attraverso l’umidità dell’aria».

D (interrompendolo) «Non ci ho capito niente, ma non me ne

importa un fico secco lo stesso!».

U «Ma è un problema di formazione della materia!».

D «E a me della materia non me ne importa un fico secco!».

(L’uomo la guarda sconcertato)

U «E a parte i fichi secchi, cosa t’importa?»

D «Di cipolle»

U «Cipolle e fichi!»

D «Proprio così!»

U la guarda a occhi sgranati. Poi va alla finestra, osserva il cielo)

U «È vero: stasera il cielo non ha nessuna intenzione di piovere, si

sta riempiendo di stelle».

D «Anche lui deve essersi pappato la sua buona minestra di

cipolle!».

U (sorpreso) «Chi?».

D «Il cielo».

Page 62: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

61

U «Il cielo non mangia le cipolle!».

D «E invece sì: per questo è contento. Scintilla di contentezza con

tutte le sue stelline per essersi pappato la sua bella minestra

assieme a loro».

U «Neppure quel picchiatello di Aristofane arriverebbe mai a

inventare una storia del genere. In ogni caso, come mai sorbire

una minestra può rendere tanto appagati e contenti come dopo

aver risolto un problema di geometria? Che senso ha vivere se

semplicemente una minestra ti fa stare meglio? A che scopo

continuare a ragionare sull’Assoluto, sul Sublime, sulla Virtù, se

basta un piatto di minestra di cipolle per renderti soddisfatto?».

D «Forse perché tutto quello che c’è bisogno a questo mondo è un

po’ di gentilezza, una briciola d’affetto e una minestra calda alla

sera».

U «Credi, mia cara? Ma se è così allora a che pro esistono gli Dei

e le Idee Supreme?».

D «Non lo so e non me ne importa un fico secco!».

U «E dàgli con questi fichi secchi!».

D «In effetti anche i fichi sono buoni».

U «È vero. È tanto che non ne mangiamo».

D «Domani al mercato domando se qualcuno li vende a buon

prezzo».

U «Bene, cara! Così domani sera mangiamo piselli e fichi: un

pranzo da leccarsi i baffi».

D (sconcertata) «Baffi? Quali baffi?! Anche prima parlavi di baffi.

Mica siamo topi! Non abbiamo i baffi».

Page 63: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

62

U «A dire il vero a te un pochino spuntano».

D (sdegnata) «Cosa?!».

U «I baffi».

D «Maleducato che non sei altro!».

U «Scherzavo, solo qualche peluzzo».

D «Domani al mercato in ogni caso provo a chiedere i fichi».

U «Bene! Ma ora, cara, torniamo alla scienza, alla filosofia, alla

matematica. Quale differenza possiamo supporre dal punto di

vista dell’Essere tra il disvelarsi delle ombre della realtà nelle

loro apparenze subsostanziali rispetto alla profondità del

noumeno?».

D «Non ci ho capito niente, ma non me ne importa un fico

secco!».

U (non si dà per vinto) «Come cambia dal punto di vista

dell’essenzialità e della materialità del Tutto il fondamento della

datità della materia in quanto esistente nella sua essenzialità

subsostanziale noumenica?»

D «Aiutoooo!!»

U (prosegue imperterrito) «E col fondamento del permanere di un

sostrato superiore di verificabilità delle Idee Supreme tra le

congetture superiori nella loro verificabilità alla pura

contingenza?»

D «…».

U «Che ne pensi?»

D «…».

U «Non ho capito»

Page 64: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

63

D «Non ho detto niente»

U «Di’ qualcosa»

D «Boh»

U «Le cipolle e i piselli sono splendidi! Ma splendide sono anche le

idee supreme. Non trovi, mia cara?»

D «Boh?»

U «Il sapore della minestra di cipolle fa pensare a qualcosa di

sublime, fa provare sensazioni elevate quasi quanto quelle che

si provano risolvendo un problema di matematica»

D «Boh?»

U «Non sei d’accordo, mia cara?».

D «A me della matematica non me ne importa proprio un fico

secco! Io vorrei solo una parolina gentile la sera. Mi

accontenterei di una parolina dolce per concludere la giornata».

U «Una parolina dolce?».

D «Già!».

U «Te l’ho già detta! Sei stata brava a preparare quella minestra

stasera».

D «Così va meglio. Ma basta che non ricominci con la filosofia».

U «A ciascuno la sua piccola pena».

D «La mia non è tanto piccola».

U «T’è andata meglio che ad altri».

D «È vero: a migliaia di altri».

U «E mentre ci sopportiamo, cerchiamo di parlare senza farci

tanto del male».

D «Solo graffiandoci un pochino».

Page 65: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

64

U «Abbiamo delle attenuanti».

D «Siamo fragili come foglie su un ramo d’autunno».

U «L’ha già scritto Mimnermo».

D «Siamo leggeri come una piuma portata lontana dal vento».

U «L’ha già scritto Alcamne».

D «Siamo spettatori della meraviglia del mondo».

U «L’ha già detto Pindaro».

D (sbotta) «Ma hanno già detto tutto! Hanno scritto tutto!».

U «Beh, nessuno ha mai provato a fare una poesia sui fichi

secchi».

D «Adesso ci provo… In tutta la vita ci capita a volte di cogliere

soltanto un fico secco!».

U «È vero. Ma non mi sembra una frase tanto poetica, anzi è

piuttosto greve e prosaica. Poteva inventarla quel farabutto di

Aristofane, mettendoci però uno sberleffo finale per dargli una

sterzata meno piagnona, come: ‘Alla fine però con tutti quei

fichi secchi andiamo in bagno e ci passa tutto!’».

D «Beh, m’è venuta un’altra poesia: ‘Non valiamo un fico secco,

ma siamo buonissimi. A gustarci pian piano siamo dolcissimi.

Siamo soavi e gustosi proprio come fichi secchi!’».

U «Non male, non male, mia cara».

(La donna emette un rutto di soddisfazione. U fa un sobbalzo per il

rumore non proprio elegante della sua compagna)

D «Un po’ d’amore, non chiedevo altro. Non la filosofia, non le

idee supreme, non la matematica, solo un po’ d’amore. Una

volta al giorno, due volte al giorno, come quelli che fanno la

Page 66: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

65

cura di olio di fegato di merluzzo. Un bacetto la sera, un bacetto

la mattina, due bacetti al giorno. Finché le labbra ti si schiudono

da sole e alla fine il bacetto è quasi automatico, come prendere

il cucchiaio e riempirlo di olio di fegato di merluzzo e buttarlo

giù per la salute».

U «Olio di fegato di merluzzo?».

D «Proprio olio di fegato di merluzzo! È parecchio sgradevole, ma

fa bene! Ti fa rivoltare lo stomaco, ma sai che ti rimette al

mondo. E anche se le budella ti si attorcigliano, lo butti giù lo

stesso perché quell’olio di fegato di merluzzo col suo saporaccio

ti farà dormire tranquilla e pensi che dormirai quella notte,

perché hai buttato giù il tuo buon olio di fegato di merluzzo e la

notte poi non è così tremenda e paurosa dopo quel bacetto che

sapeva tanto di olio di fegato di merluzzo!».

U (sconcertato) «Merluzzo?».

D (convinta) «Merluzzo!».

(U porta la sua sedia vicino alla finestra. Dopo aver fatto vari

tentativi per trovare la posizione migliore per sedersi, non avendo

trovato una soluzione che gli aggrada, resta in piedi a fianco della

sedia con in mano la sua tavoletta e il suo stilo per scrivere. Guarda

fuori nel cielo)

U «La soluzione del problema di geometria è sempre più vicina!

Lo sento!».

D (continua a riporre piatti e posate e bisbiglia a se stessa) «Se

ne sta sempre lì! Il suo cervello continua a ragionare, a

costruire teorie, s’attorciglia su questioni che per altri non

Page 67: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

66

esistono, eppure gli voglio ancora bene, non vorrei che gli

facessero del male con tutte le maldicenze che girano sul suo

conto: che travia la gioventù, che non rispetta i governanti, che

non riconosce gli dèi. Adesso poi ci si sono messi questi due

potenti che l’hanno preso di mira, Anito e Licone: servendosi di

uno sprovveduto, un certo Meleto, accusano quest’uomo, che

mi vive accanto, di empietà, di corrompere i giovani, di

insegnare dottrine che portano al disordine sociale e alla

negazione degli dèi e alla mancanza di rispetto verso gli anziani.

Quei due avidi hanno trovato un bugiardo impenitente che, pur

di guadagnare qualcosa, ha sottoscritto una denuncia contro

quest’uomo che non fa male a nessuno. Meleto, quella canaglia,

ha giurato di aver assistito di persona ai reati! Spudorato d’un

vigliacco, Meleto del villaggio di Pito, pieno di ghiande e di porci

come lui!».

(Quando ha finito di riporre l’ultima posata, la donna riporta la sua

sedia vicino al focolare)

D (gentile) «Caro, vado da Mirto, la nostra vicina».

U (cortese) «Va’ pure, cara. Ti aspetto. Leggerò qualcosa mentre

sei via. Non mi addormenterò di sicuro prima del tuo ritorno».

(Mentre lei si appresta a uscire, l’uomo sposta la sedia sotto la

finestra)

D (uscendo) «Prima di addormentarti, spegni il fuoco, se no

stanotte finiamo arrosto!».

U (replica sorridendo) «Ma non mi addormento! Ti aspetto!».

D «Bene. Allora ci vediamo dopo».

Page 68: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

67

U «Salutami tanto Mirto».

D (si ferma, lo guarda dal vano della porta, fa una smorfia) «Ti

piace eh, Mirto?!».

U (con una faccia sorpresa) «Chi? Mirto?! Ma se la conosco

appena!».

D (fa cenni di assenso ironico) «Mmm…».

(D esce. U prende la sacca da sopra il letto, vi infila tavoletta e stilo e

la posa sopra la sedia. Aggiusta il cuscino sul giaciglio, lo sistema, si

stende sul letto)

U (a se stesso) «Lei ha le sue vicine, le sue amiche… Mirto poi è

così carina! così disponibile!… E si mette tanto facilmente in

libertà! (Fa cenni di assenso ridacchiando). Mmm… Speriamo

che non si lasci scappare niente… (Scuote il capo tutto

contento). Lei con le sue amiche può parlare di tutto, magari di

un merluzzo che qualcuna di loro ha comprato stamattina al

mercato. Io invece devo stare attento a scambiare i miei

pensieri con gli altri, a condividere le mie riflessioni: rischio

sempre di venire accusato di minare le fondamenta del governo

dello Stato, le sue leggi. Proprio ora, che viviamo nella

democrazia, questa città si dimostra incapace di scegliere le

persone più sagge per guidarla. Proprio quando i Trenta Tiranni

sono stati sconfitti, vengono favoriti gli arrivisti, gli arroganti

che arraffano tutto quanto riescono. Sembra una legge del

contrappasso o forse è il problema di fondo della democrazia:

quali sono i suoi limiti e quali sono i suoi vantaggi. Questi due

potenti, Anito e Licone, vogliono farmi pagare il prezzo delle

Page 69: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

68

mie affermazioni che il governo sia un diritto di tutti e non una

prerogativa di pochi».

(U chiude gli occhi, si addormenta. Dopo poco la donna rientra, trova

l’uomo addormentato. Sorridendo D scuote il capo, va a spegnere il

fuoco del focolare. Infine si corica sul giaciglio al lato opposto della

stanza. Prima di addormentarsi allunga la mano per spegnere la

candela accanto al letto e con essa cala il buio nella stanza)

U (si sveglia) «Sei già tornata, cara?».

D «Proprio ora!».

U «Buona notte, allora».

D «Buona notte anche a te, filosofo».

U (bisbiglia fra sé) «Speriamo che Mirto non si sia lasciata

scappare niente».

(Inizia prima pianissimo e poi sempre più nitida la musica di Arvo

Part)

SCENA 3 - PARABASI

Personaggi: Giovane

Si accende un sottile cono di luce nel proscenio. Compare GIOVANE,

che nel cono di luce inizia a parlare. La musica si affievolisce fino a

svanire.

Page 70: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

69

GIOVANE «Molte sono le cose straordinarie, ma nessuna è più

straordinaria dell’uomo.

Quest’uomo così semplice eppure complesso, così umile e

anche saggio, quest’uomo che è il più sapiente perché di fronte

agli altri, che argomentano con sicurezza e senza incertezze, è

l’unico che sia consapevole dei limiti del proprio sapere,

quest’uomo, che di fronte a quanti si definiscono filosofi e

danno risposte a qualsiasi domanda che venga loro posta, si

premura di suscitare problemi, domande, di proporre

argomentazioni diverse così da poterle confrontare e

raggiungere un’opinione migliore, condivisa, quest’uomo che ha

portato ad arte il metodo del dialogo e che non dice mai a

nessuno “stai sbagliando” e che cerca di raggiungere un punto

di vista comune con i suoi interlocutori, quest’uomo così saggio

nella sua umiltà, così quieto nella sua ricerca, così attento nel

cercare di capire ogni persona, con questo suo mettere in

discussione qualsiasi discorso, qualsiasi argomentazione,

qualsiasi principio, col suo non dare mai risposte conclusive è

un maestro del dubbio. E in questo suo essere Maestro del

Dubbio risiede la sua grandezza e agli occhi dei potenti la sua

colpa, quella che gli vorranno fare pagare».

(Si spegne il cono luminoso. Nella stanza si diffonde la musica di Arvo

Part.)

Page 71: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

70

SCENA 4 - EPEISÒDIA

Personaggi: Uomo, Donna

(Fuori della finestra albeggia.

La stanza s’illumina. L’uomo si sveglia, si siede sul lato del letto, si

guarda in giro spaesato. Il focolare è già acceso. Sopra il focolare c’è

una pentola. La donna è già seduta sulla sedia vicino al focolare,

intenta a rammendare. Lo guarda di sottecchi.

La musica di Arvo Part s’attenua e svanisce.)

U (si rivolge alla donna con tono affettuoso) «Dormito bene,

cara?».

D (lo guarda aggrottando la fronte, risponde in modo ironico)

«Non male, caro. E tu come te la passi?».

U «Ho qualche dolorino alla schiena».

D «Sei mica un giovincello! Qualche dolorino lo devi sopportare».

U «Ieri mi sono dimenticato di dirti che Aristofane ha scritto una

nuova commedia su di me»

D «Un’altra ancora?!».

U «Sì, un’altra! L’ha intitolata ‘Le Nuvole’».

D «Ti fa un po’ di pubblicità!».

U «Ne farei volentieri a meno. Mi mette alla berlina dalla prima

all’ultima scena. Prendersi gioco di me sembra diventata

l’occupazione di quel commediografo. Stavolta mette alla

berlina la mia asserzione che siano le nuvole a far piovere e non

gli dèi».

D (sorpresa) «Perché non sono gli dèi a far piovere?!».

Page 72: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

71

U «No, sono le nuvole. Aristofane deride il fatto che io sostenga

che i fulmini sono provocati da sbalzi di pressione e non dagli

sghiribizzi dei numi».

D (sconcertata) «Sbalzi di pressione?! Mi sembra una spiegazione

molto stravagante. Mi spiace, mio caro, ma in questo caso ha

ragione Aristofane. Sono i numi a lanciare i fulmini e lo fanno

quando ce l’hanno con qualcuno che gli ha rotto un po’ le

scatole».

U «In questa nuova commedia Aristofane dice che io con la mia

filosofia invece di partire dalle certezze degli antichi, dalle verità

stabilite dai testi riconosciuti, voglio misurare la lunghezza dei

salti delle pulci».

D «In effetti misurare la lunghezza dei salti delle pulci mi sembra

parecchio ridicolo».

U «Ma io non ho mai detto nulla di simile! Ho semplicemente

affermato che qualsiasi asserzione va confrontata con i dati,

qualsiasi teoria va supportata con delle misure, con delle

verifiche concrete».

D «Mi sa tanto che fra tutti voi sapientoni il più pieno di sé sia

proprio quell’Aristofane»

U «Tutti i giorni quel tizio si fa beffe di me. In questa nuova

commedia mi rappresenta mentre viaggio fra le nuvole in una

cesta sospesa a metà strada tra la terra e il cielo e spostandomi

per aria metto in discussione le verità supreme e rendo più

forte il pensiero erroneo. Sostiene che io insegno ai giovani

come vessare i vecchi».

Page 73: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

72

D «Quell’Aristofane assomiglia tanto a chi sparge in giro

informazioni fasulle così da screditare qualcuno che ha preso di

mira, una persona che osteggia. E questa volta ce l’ha con te. È

un fabbricante di notizie perfide e inventate!».

U «E poi ci sono questi due potenti, Anito e Licone, che servendosi

di un poveretto, un certo Meleto, mi accusano di empietà, di

traviare la gioventù, di insegnare dottrine che preparano il

disordine sociale, di non riconoscere le leggi dello Stato e

l’esistenza degli dèi. Anche se quello che faccio è solo cercare di

parlare con tutti, con i giovani e con gli anziani, con gli

aristocratici ma anche con le persone del popolo, con i saggi ma

anche con chi non ha alcuna istruzione, mettendo sempre al

primo posto di non credere a quanto è detto senza fondamento,

cercando di far capire di non considerarsi mai soddisfatti delle

notizie che vengono divulgate, di quello che si vuol far credere

solo perché qualcuno ha detto che quella è la verità, di non

credere mai senza aver prima elaborato una propria riflessione

personale ed aver verificato di persona quanto viene detto,

perché quello che si vuol far credere a volte è solo un mezzo

per colpire chi non è gradito, per denigrarlo di fronte alla

comunità. Nel dubbio, nel dialogo, nella ricerca riposa il metodo

per giungere a convinzioni salde e a una conoscenza migliore».

D (con gli occhi sul vestito che rammenda) «Sarai un po’ troppo

filosofico ma certamente tu non fai del male a nessuno, a

differenza di altri».

Page 74: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

73

U «Cara, se non fosse per te, con tutte le persone potenti che mi

osteggiano, con tutti i politici che mi odiano, avrei difficoltà a

trovare un tozzo di pane sulla tavola la mattina e una minestra

la sera».

D (sorride, risponde senza alzare lo sguardo) «Grazie per averlo

riconosciuto».

(L’uomo estrae la tavoletta e lo stilo dalla sacca. Posa la sacca sopra

il letto. Placidamente va a sedersi sulla sua sedia spostandola vicino

alla finestra. Con in mano tavoletta e stilo riprende a studiare il

problema di geometria)

U (sorridendo rivolto alla donna dice con dolcezza) «Quella

cenetta di ieri sera era davvero squisita!».

D «Sembra che stamattina tu ti sia alzato dal letto con l’idea di

portarmi un po’ con te fra le nuvole».

U «Non c’entrano niente le nuvole, è solo la verità, la realtà».

D «Va bene allora. Adesso però lasciami lavorare, se no mi

confondo con tutte queste paroline dolci».

(D continua a testa china a cucire il vestito che sta rammendando)

D (infilando ago e filo, dice piano a se stessa) «Forse con un po’ di

buona volontà riusciremmo a stare insieme senza patemi. Basta

essere un po’ più tolleranti e ogni tanto lasciar correre i difetti

dell’altro. La tolleranza, questo sentimento così poco nobile,

eppure è essenziale, forse è la soluzione di tanti problemi».

(L’uomo annusa il profumo che viene dal focolare, sorride, si alza.

Lascia la sua tavoletta e lo stilo. Va verso la donna, guarda dentro la

pentola sopra il fuoco)

Page 75: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

74

U «Cara, ti sei già data da fare per preparare qualche altra

leccornia, qualche altra prelibatezza?».

D «È la minestra di piselli, quelli che ho sbucciato ieri. Anche tu

hai contribuito a sbucciarli. Se non ricordo male hai sbucciato

sei piselli».

U «Proprio così! Mi sono dato da fare ieri e sento già l’acquolina in

bocca».

D (sorridendo) «È ancora presto. Devi aspettare».

(U si china su D e l’abbraccia)

D «Ehi! Cosa t’è venuto in mente? Mi fai pungere con l’ago!».

U (sorridendo) «Allora lascia l’ago. Ho pensato che potremmo fare

qualcosina d’interessante insieme stamattina».

D «Sì, e poi chi lo cuce il vestito?! Lo devo consegnare prima di

stasera».

U «Allora lascia perdere i vestiti! Intendo tutti i vestiti».

D «Che stai dicendo, birichino? Hai bevuto di prima mattina?».

(U continua ad abbracciarla. D sorridendo si divincola ma non molto)

U «Credevi che non sapessi cosa volevi dire quando parlavi di

ginnastica e di pietanze strane?».

D «Credevo di no».

U «E invece lo sapevo benissimo, e in fondo in fondo un po’ di

energia per la ginnastica ce l’ho ancora! Dài, vieni qua!».

(U continua ad abbracciare D)

D «Dài, che mi fai pungere!».

U «Vieni qua pollastrella!».

Page 76: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

75

D «Ma sta’ buono, diavoletto d’un angioletto! Alla tua età! Invece

che startene tranquillo sulla tua sedia a disegnare i triangolini e

i quadratini adesso vieni qui a insidiarmi?!».

U «T’ho detto: stamattina ho fame di pietanze strane! Un po’ di

fame per la ginnastica ce l’ho ancora».

D «Non ora, però, di prima mattina».

U (si sorprende) «Ma la ginnastica si fa sempre di prima mattina!

La facevamo sempre di prima mattina!».

d «Beh, una volta le energie erano un po’ diverse. Rimandiamo a

stasera».

U «È una promessa?».

D «Una promessa».

U «Allora a stasera: prima minestra di piselli, poi ginnastica e

pietanze strane. Già sento l’acquolina in bocca, pollastrella».

D «Pollastrella?».

U «Pollastrella stagionata fa buon brodo!».

D «D’accordo allora, a stasera! Adesso però va a ricominciare a

disegnare i triangolini e i quadratini che io devo cucire».

(U torna alla sua sedia vicino alla finestra; ride compiaciuto. Prende in

mano tavoletta e stilo. Fa le solite manovre per trovare la posizione

più conveniente sulla sedia, finché si siede con la gambe sotto le

cosce come un fachiro)

U «Una notte è passata e un giorno sta per aprirsi, è noi siamo

vivi, pimpanti e pieni di energie. Un giorno radioso dedicato alla

filosofia e alla matematica si apre davanti a noi!».

Page 77: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

76

D «Pimpanti? Pieni di energie? A dire il vero io sono già un po’

stanchina».

U «Eh no, mia cara, siamo pieni di energie e pimpanti, pronti ad

affrontare un’altra giornata dedicata alla filosofia e alla

matematica. E poi stasera: minestra di piselli! Pietanze strane!

Ginnastica! Un programma per l’Olimpo!».

D (sbuffando) «Già, già! Io però prima di stasera dovrò occuparmi

di altre cose più terra terra, come pulire la casa».

U «Siamo proprio contenti e felici risolvendo ogni giorno problemi

di matematica e di filosofia!».

D «Felici risolvendo i problemi di filosofia? In effetti io un

problemino filosofico ce l’avrei da risolvere, uno cui sto

pensando da tempo».

U «Quale?».

D «Come essere felici benché sposati».

U (sorpreso) «Che problema è? Mai sentito nominare! Mai sentito

prima!».

D «Sembra semplice, in realtà è anche un po’ complicato: come

essere felici benché sposati».

U «Questo sì che è un problema filosofico mica da poco!».

D «Ci penso e ci ripenso, qualche idea m’è venuta, ma chissà se è

quella giusta».

U (sta a lì a pensarci e poi dice) «Come essere felici benché

sposati. Appena ho risolto il problema sulla rotazione inversa

dei dodecaedri e sul quesito di come discernere la conoscenza

vera dalla mera opinione soggettiva mi ci butto anima e corpo.

Page 78: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

77

Bisogna pur trovare una soluzione anche a questo problema

filosofico: come essere felici benché sposati! Dunque: ci sono

due che invece che starsene tranquilli tranquilli per conto

loro…».

D «Aspetto la tua soluzione. Intanto io continuo a cucire».

SCENA 5 - EPILOGOS

Personaggi: Uomo, Donna, Ragazzo

(Si sentono rumori venire dalla strada. Nelle vie le botteghe stanno

aprendosi a una a una. Il silenzio è rotto da uno scalpiccio di cavalli,

da un clangore di ferri.

Qualcuno bussa alla porta. U e D alzano gli occhi verso la porta.)

VOCE DA FUORI «Signore?»

(U e D osservano la porta senza fiatare)

VOCE DA FUORI «Signore?»

U «Chi è?»

(Bussano di nuovo senza rispondere)

D «Chi è?»

(Non c’è risposta. Bussano ancora)

D «Chi è che bussa?»

(Nessuna risposta. U va verso la porta. Apre. Sulla soglia c’è un

ragazzetto)

U (sorridendo) «Vieni avanti ragazzo! Non aver paura»

(Il ragazzo entra. Ha un’aria spersa, quasi intimorita)

Page 79: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

78

RAGAZZO «Siete voi il signor filosofo?»

U (sorridendo) «Così dicono»

(Il ragazzo si guarda in giro)

D «Come mai sei qua?»

(Il ragazzo guarda la donna ma non parla)

U «Vieni avanti, ragazzo mio. Hai sete? Hai fame? Vuoi un

bicchier d’acqua? Un po’ di pane?»

(Il ragazzo non si muove)

D «Ragazzo, non tirarla tanto per le lunghe. Coraggio! Parla!»

(Il ragazzo si fa avanti timidamente. Si ferma)

U (sorridendo) «Allora che c’è?»

RAGAZZO «È mio padre che mi manda»

D «Chi è tuo padre?»

RAGAZZO «Mio padre lavora in tribunale»

U «Sei per caso il figlio di Lisia?»

RAGAZZO «Sì, signor filosofo»

U «E perché ti ha mandato qua?»

RAGAZZO «Mio padre, signore, mi ha detto di dirvi che vi consiglia

di lasciare immediatamente la città»

(Silenzio)

U «Tutto qua?»

RAGAZZO «Sì, signore»

U «E non ti ha spiegato il perché?»

RAGAZZO «Nossignore. Mi ha detto di raccomandarvi di allontanarvi

subito da Atene e di fare assolutamente come dice lui. Ha detto

che è importantissimo»

Page 80: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

79

U «Ringrazia tuo padre. Portagli i miei saluti»

RAGAZZO «Sarà fatto, signore»

(Il ragazzo resta lì perplesso)

D «Beh… Va’ pure ora»

RAGAZZO «Cosa devo dire a mio padre?»

U «Dìgli che lo ringraziamo per il suo interessamento e che

rifletterò a fondo sul suo consiglio»

RAGAZZO «Va bene, signor filosofo»

(Il ragazzo esce. U e D si guardano in silenzio)

D «Cosa pensi di fare?»

U (ridendo) «Tagliare la corda non è proprio nelle mie corde!»

D «Lisia sa quello che dice! Le sue orazioni in tribunale sono le

migliori! E non è certo uno abituato a dire di scappare, di

fuggire. Le persone che lui difende quasi sempre riescono a

ottenere quanto volevano. Con le sue difese, con le sue orazioni

Lisia è riuscito a far assolvere persone che sembravano

spacciate. La sua competenza in fatto di leggi è ineguagliabile:

ha tratto fuori dai guai individui che per le accuse che gli

venivano rivolte apparivano ormai senza scampo in tribunale»

U «Cara, ma io non ho nulla da temere! Ho solo sempre cercato di

far prevalere la verità e la giustizia. Se questa è una colpa!

Allora non c’è più democrazia!»

D «E allora? Cosa intendi fare?»

U «Stamattina vado in tribunale. Andrò a parlare con Lisia. Poi

cercherò di capire cosa vogliono da me, di cosa mi accusano»

(D tira un sospiro di rassegnazione)

Page 81: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

80

D «Tu sei un po’ troppo fiducioso; hai un’idea troppo ottimista

della razionalità di coloro che presiedono le assemblee, di quelli

che conducono i processi e delle garanzie offerte a chi viene

accusato dai potenti che si possono permettere di tutto, anche

di corrompere i testimoni. Spero che tu non stia facendo un

grande errore. Lisia di sicuro non è uno che parla a vanvera. Se

Lisia ti ha detto di allontanarti da Atene, avrà buone ragioni per

farlo. A non seguire il suo consiglio almeno per un po’ di tempo,

per vedere come si mettono le cose, sbagli!»

U «Non temere, cara!»

(U raccoglie la sua tavoletta, l’infila in una sacca. Cambia la tunica)

D «Ti prego: torna!»

U «Cara, se si cerca la virtù, la giustizia, la verità non si può

cadere in errore»

(D in piedi accanto alla sedia, con in mano la veste che stava

rammentando, guarda U , si asciuga una lacrima sullo zigomo col

dorso della mano)

D (con le lacrime agli occhi) «Non confidare troppo in te stesso e

nella razionalità degli altri. I potenti, con i loro soldi, con la loro

influenza, riescono a piegare a proprio vantaggio anche quanto

sembrerebbe impossibile, assurdo sostenere! E riescono a

corrompere chiunque!»

U «Non preoccuparti, cara! Non mi succederà nulla di male! Ci

vediamo stasera!»

D (mormora tra sé mentre guarda U che si prepara a uscire)

«Ecco, tu sei simile a un dio, uno di quelli rappresentati nelle

Page 82: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

81

teche ai quadrivi: all’esterno raffigurano un satiro, ma

all'interno custodiscono la statuetta di un dio. Sei così poco

attraente per l’aspetto esteriore, impegnato sempre nella

soluzione di problemi che per altri non esistono, ma hai l’animo

buono e cerchi sempre il bene comune e l’accordo con quanti

discutono con te»

(D si passa la mano sotto le ciglia per asciugare le lacrime)

U (vedendo la donna piangere) «Che stranezza è questa, mia

cara! Bisogna accompagnare qualcuno che si avvia a lottare per

la giustizia e per la verità con parole di lieto augurio. Dunque sii

quieta, sii forte, e aiutami con il tuo sorriso e con le tue parole

di sostegno ad avvicinarmi a questo lato difficile della mia

esistenza, alla prova che mi aspetta, alla sfida che tenterò di

sostenere per far prevalere la giustizia e la virtù»

( U esce. D, rimasta sola, si asciuga le lacrime con il dorso della

mano.

Passano alcuni istanti e inizia la musica di Arvo Part, prima un soffio

lieve, poi più nitida, ma sempre in sottofondo.

D in piedi vicino al focolare non si muove. Infine va verso la finestra,

prende la sedia dell’uomo e la porta accanto al focolare, sistemandola

accanto alla sua sedia. Le due sedie ora sono affiancate, vicine,

rivolte al focolare. La donna si siede e appoggia la testa sul braccio

posato sullo schienale dell’altra sedia. La stanza lentamente si

oscura)

Page 83: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

82

SCENA 6 - ÈXODOS

Personaggi: Giovane

(Si accende un cono di luce davanti alla scena. Compare GIOVANE,

che va sotto il cono di luce. Con la musica di Arvo Part in sottofondo

inizia a parlare)

GIOVANE «Dialogava quieto con chiunque. Attraverso congegnate

domande riusciva a far sì che anche il più umile degli umili gli

dimostrasse un teorema complicato di Geometria, perché

ognuno aveva dentro di sé la conoscenza assoluta. E come una

levatrice fa scaturire la vita e il pianto dei neonati alla luce, lui

illuminava i pensieri nascosti alle menti. La sua intelligenza

sprigionava scintille. A chiunque gli si accostasse dava una

scossa, simile a una torpedine. Le cose più profonde le

esprimeva con semplicità. Ogni luogo comune veniva smontato

dalla sua ironia. Chiunque credesse di conoscere per lui era

ignorante. A chi affermava di essere un giusto opponeva uno

sguardo sorridente.

Lo condannarono a morte naturalmente.

Fino all’ultimo istante riuscì ad affrontare con serenità la sua

sorte. Espose agli altri condannati, con mite chiarezza, la sua

teoria sulla sopravvivenza dell’anima…

Davvero, ti sarebbe sorpreso, amico mio, a sapere che la tua

anima, dal disincanto così illuminato, è qui ad ascoltare quanto

viene detto stasera di te, dell’ultima notte della tua vita, così

straordinaria eppure semplice, del tuo insegnamento così chiaro

Page 84: COME ESSERE FELICI BENCHÈ SPOSATI - premiodomina.it · Di sicuro in futuro nessuno si ricorderà di me, forse da qualcuno per essere stato tuo marito. Tu sì che hai un gran fama!»

83

eppure complesso, che parla di un anelito di libertà, di una

ricerca della verità, di una modestia nella grandezza, di una

tranquillità anche nella generale concitazione, tanto essenziali in

questi tempi moderni, presenti, dov’è arduo sciogliere l’enigma

della geometria della vita, dov’è pesante sopportare il giogo

della corruzione, dell’arroganza, della vanagloria e della falsità

dei potenti».

SIPARIO