COME CREARE UNA COMUNITÀ DI “CARING” NELLE CLASSI

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COME CREARE UNA COMUNITÀ DI “CARING” NELLE CLASSI Il consiglio di una specialista di C. M. Krall e M. R. Jalongo 1 INTRODUZIONE Per nove anni, ho lavorato con ragazzi della scuola elementare come consulente specializzato. Ciò significa che ho lavorato con grandi e piccoli gruppi di ragazzi per aiutarli a soddisfare una ampia varietà di obiettivi inerenti la salute mentale, come: risolvere conflitti, gestire forti emozioni, migliorare l’autostima ed evitare l’uso di medicinali o l’abuso di alcol. Mentre discutevamo questi o altri temi sensibili, i ragazzi spesso si confidavano con me; le preoccupazioni che attanagliavano le loro menti hanno lasciato un’impronta profonda dentro di me. Ecco alcuni dei commenti che i ragazzi hanno condiviso. “Mio fratello è fuggito. Bèh, lui è morto davvero... si è suicidato. (Bambino della scuola dell’infanzia) “Il mio patrigno mi infastidisce quando ritorno a casa da scuola, prima che mia mamma rientri. Posso restare qui dopo la scuola, questa settimana? “ (Ragazza del primo anno di scuola) “Mi preoccupo di prendere buoni voti, perché papà dice che devo ottenere buoni risultati per entrare all’Università di Notre Dame dove lui stesso è andato.” (Ragazzo del primo anno di scuola) “Sono preoccupato per la mamma, fuma marijuana.” (Ragazza del terzo anno di scuola) “Quando papà si droga fa cose paurose. Ieri ha fracassato la testa di mamma contro il muro del garage causandole una emorragia.” (Ragazzo del terzo anno di scuola) “Mia mamma non ha capelli. Lei si sottopone alla chemio. Ha un cancro.” (Ragazzo del quarto anno di scuola) “Mamma e papà facevano parte di un club di motociclisti... e non credono nelle droghe. Non sono stati ubriachi per quattro settimane.” (Ragazza del quinto anno di scuola) “Sì, voglio parlare di qualche cosa, ma papà mi ha detto che non posso parlare di lui.” (Ragazzo del quinto anno di scuola) (Suo padre denunciò la moglie.) Queste parole dolorose ci ricordano quante notevoli esperienze stressanti possono danneggiare l’abilità dei ragazzi di concentrarsi sui compiti scolastici. Troppo spesso, crediamo che i ragazzi fronteggino solamente le “solite” pressioni scolastiche per conseguire buoni risultati, l’accettazione del gruppo dei pari e il rispetto delle regole. Ci rassicuriamo pensando che la casa è la casa, mentre la scuola è scuola, ma i ragazzi portano la “casa” a scuola tanto facilmente quanto portano i loro zaini ed il pranzo. Molti insegnanti si difendono dicendo che non hanno la responsabilità di risolvere i problemi che i ragazzi vivono in casa, e protestano per il fatto di non poter “rendere tutto migliore”. Questo è certamente vero. Gli insegnanti, tuttavia, fanno molto più che dare semplicemente delle informazioni; essi potenziano anche la motivazione e promuovono l’autostima positiva. È interessante rilevare come, in una indagine di carattere nazionale, i genitori abbiano identificato l’abilità degli insegnanti a motivare i ragazzi ad apprendere come caratteristica che maggiormente apprezzano, mentre i ragazzi principalmente desiderano che gli insegnanti mostrino loro una cura rispettosa ed interessata (Boyer, 1995). Insegnanti e adulti hanno la responsabilità di creare in classe un’atmosfera che faciliti l’apprendimento. Se l’ansia degli studenti relativa alle loro condizioni a casa colpisce la concentrazione a scuola, gli insegnanti non possono permettersi di ignorare la situazione casalinga in cui gli studenti vivono. Questo non vuol dire che gli insegnanti abbiano bisogno di sondare ogni dettaglio per ogni avvenimento. Al contrario essi devono 1 C. M. Krall, & M. R. Jalongo (1998/1999). Creating a caring community in classrooms. Advice from an intervention specialist. Childhood Education, 75, 83-88.

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COME CREARE UNA COMUNITÀ DI “CARING” NELLE CLASSI Il consiglio di una specialista di C. M. Krall e M. R. Jalongo1

INTRODUZIONE Per nove anni, ho lavorato con ragazzi della scuola elementare come consulente specializzato. Ciò

significa che ho lavorato con grandi e piccoli gruppi di ragazzi per aiutarli a soddisfare una ampia varietà di obiettivi inerenti la salute mentale, come: risolvere conflitti, gestire forti emozioni, migliorare l’autostima ed evitare l’uso di medicinali o l’abuso di alcol. Mentre discutevamo questi o altri temi sensibili, i ragazzi spesso si confidavano con me; le preoccupazioni che attanagliavano le loro menti hanno lasciato un’impronta profonda dentro di me. Ecco alcuni dei commenti che i ragazzi hanno condiviso.

“Mio fratello è fuggito. Bèh, lui è morto davvero... si è suicidato. (Bambino della scuola dell’infanzia)

“Il mio patrigno mi infastidisce quando ritorno a casa da scuola, prima che mia mamma rientri. Posso restare qui dopo la scuola, questa settimana? “ (Ragazza del primo anno di scuola)

“Mi preoccupo di prendere buoni voti, perché papà dice che devo ottenere buoni risultati per entrare all’Università di Notre Dame dove lui stesso è andato.” (Ragazzo del primo anno di scuola)

“Sono preoccupato per la mamma, fuma marijuana.” (Ragazza del terzo anno di scuola)

“Quando papà si droga fa cose paurose. Ieri ha fracassato la testa di mamma contro il muro del garage causandole una emorragia.” (Ragazzo del terzo anno di scuola)

“Mia mamma non ha capelli. Lei si sottopone alla chemio. Ha un cancro.” (Ragazzo del quarto anno di scuola)

“Mamma e papà facevano parte di un club di motociclisti... e non credono nelle droghe. Non sono stati ubriachi per quattro settimane.” (Ragazza del quinto anno di scuola)

“Sì, voglio parlare di qualche cosa, ma papà mi ha detto che non posso parlare di lui.” (Ragazzo del quinto anno di scuola) (Suo padre denunciò la moglie.)

Queste parole dolorose ci ricordano quante notevoli esperienze stressanti possono danneggiare l’abilità

dei ragazzi di concentrarsi sui compiti scolastici. Troppo spesso, crediamo che i ragazzi fronteggino solamente le “solite” pressioni scolastiche per conseguire buoni risultati, l’accettazione del gruppo dei pari e il rispetto delle regole. Ci rassicuriamo pensando che la casa è la casa, mentre la scuola è scuola, ma i ragazzi portano la “casa” a scuola tanto facilmente quanto portano i loro zaini ed il pranzo.

Molti insegnanti si difendono dicendo che non hanno la responsabilità di risolvere i problemi che i ragazzi vivono in casa, e protestano per il fatto di non poter “rendere tutto migliore”. Questo è certamente vero. Gli insegnanti, tuttavia, fanno molto più che dare semplicemente delle informazioni; essi potenziano anche la motivazione e promuovono l’autostima positiva. È interessante rilevare come, in una indagine di carattere nazionale, i genitori abbiano identificato l’abilità degli insegnanti a motivare i ragazzi ad apprendere come caratteristica che maggiormente apprezzano, mentre i ragazzi principalmente desiderano che gli insegnanti mostrino loro una cura rispettosa ed interessata (Boyer, 1995).

Insegnanti e adulti hanno la responsabilità di creare in classe un’atmosfera che faciliti l’apprendimento.

Se l’ansia degli studenti relativa alle loro condizioni a casa colpisce la concentrazione a scuola, gli insegnanti non possono permettersi di ignorare la situazione casalinga in cui gli studenti vivono. Questo non vuol dire che gli insegnanti abbiano bisogno di sondare ogni dettaglio per ogni avvenimento. Al contrario essi devono

1 C. M. Krall, & M. R. Jalongo (1998/1999). Creating a caring community in classrooms. Advice from an intervention

specialist. Childhood Education, 75, 83-88.

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creare una comunità di apprendimento nella quale gli studenti si sentano a loro agio, almeno abbastanza per esprimere bisogni, preoccupazioni, paure, o problemi se e quando scelgono di farlo. I ragazzi hanno bisogno di essere abbastanza rilassati per affrontare sia le richieste della scuola che quelle della casa. La scuola dovrebbe essere un porto sicuro – psicologicamente ed emotivamente. Altrimenti, la paura può distruggere l’intelligenza (Ayers, 1995). Gli insegnanti possono usare il loro potere professionale per creare un luogo sicuro, una classe-comunità inclusiva, comunicativa, invitante e premurosa, capace di promuovere il raggiungimento degli obiettivi educativi.

COSTRUIRE FIDUCIA RECIPROCA E RISPETTO Un’altra dimensione del mio ruolo professionale è intervenire nella pratica degli insegnanti attraverso

programmi di attività in servizio. In questo ruolo, ho lavorato con insegnanti che cercano di rafforzare le loro convinzioni di efficacia. Tento di ripristinare in loro la fiducia rispetto all’abilità di poter intervenire realmente nella vita dei ragazzi. Una volta ho chiesto agli insegnanti: “Di quali qualità un insegnante deve disporre per stabilire buone relazioni con gli studenti, ed avere una classe di successo dove i ragazzi condividono i loro sentimenti, gli eventi di vita e imparano ad affrontare lo stress?”. Ho ricevuto le risposte seguenti:

“Rispetto per studenti” “Buona personalità” “Disciplina... disciplina costante” “Senso dell’umorismo” “Essere un amico” “Richiedere rispetto tra gli studenti” “Essere flessibile... non solo flessibile, ma veramente flessibile” “Ridere molto con loro e con se stessi” Allo stesso modo, quando ho chiesto a ragazzi, “Cosa rende un insegnante buono, uno nel quale si può

aver fiducia?”, hanno risposto: “Preoccuparsi che tu impari” “Essere bravo, divertente, rendere divertente l’apprendimento” “Essere tuo amico” “Essere se stesso e non cattivo” “Non dire sempre no” “Come me” Queste risposte riflettono le opinioni dei ragazzi riguardo al tipo di insegnante che sa aiutare ad imparare

assumendosi rischi. Essi non apprendono solo contenuti, ma anche come agire e interagire in un contesto sociale.

DIVENTARE INSEGNANTI PIÙ PREMUROSI E COMPETENTI Dopo avere dedicato migliaia di ore insegnando, osservando e ascoltando insegnanti e ragazzi dentro e

fuori le classi, ho formulato la mia personale risposta a queste domande. Per stabilire una comunità premurosa nelle loro classi, è importante per gli educatori:

Essere onesti... costruire fiducia reciproca “Io non avrò fiducia in consulente uomo. Deve essere una signora. Ho raccontato la mia storia al Sig. B. Mi ha

promesso che sarebbe stata ‘solo tra lui e me’. Poi è andato a dirlo ai miei genitori e al mio insegnante. Io ero molto arrabbiata. Ho pianto.” (Ragazza del quinto anno di scuola).

I ragazzi hanno bisogno di sapere dove sono. Hanno bisogno di capire le regole e anticipare le

conseguenze ragionevoli delle trasgressioni. “L’unico più importante ingrediente in una relazione educativa è

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l’onestà” (Briggs, 1975 p. 75). Per essere onesti e costruire fiducia non intendo che l’insegnante o il ragazzo debbano essere totalmente aperti in qualsiasi circostanza. Entrambi possono scegliere di tenere alcuni sentimenti ed esperienze per se stessi. Anche quando tutte le informazioni non sono condivise, una persona certamente può riconoscere l’intensità delle emozioni coinvolte e può lasciare tempo per elaborarle. Parte della fiducia reciproca e del rispetto sta nell’accettare il diritto del bambino che desidera essere lasciato in pace.

Insegnare ai ragazzi a usare “Io-Messaggi”, piuttosto che dire “Non c’è nulla di sbagliato”. Questi messaggi permettono al bambino di esprimere i sentimenti, così come le ragioni che stanno dietro di loro Ad esempio: “Sono arrabbiato, ma non voglio parlarne adesso” oppure “Sono arrabbiato. Hai detto a qualcuno ciò che ti ho raccontato, ora non posso più fidarmi di te”. Quando un bambino condivide un sentimento, quel bambino ha diritto ad essere ascoltato e compreso. Quando i ragazzi percepiscono che gli adulti stanno sforzandosi di capirli, sarà più probabile che si confidino con loro. Gli insegnanti spesso esprimono il proprio disagio davanti a problemi sensibili, tuttavia, spesso scegliendo di non dire niente o fare un commento disinvolto come: “Tua mamma probabilmente non voleva intendere ciò che ti ha detto” o “Non parliamo di questo genere di cose a scuola.”

Quando i ragazzi non sono presi seriamente in considerazione, imparano a rifiutare i sentimenti o a tenerli dentro di sé. È importante, poter ascoltare ragazzi e rispondere onestamente alle loro preoccupazioni. Gli insegnanti premurosi fanno sapere ai ragazzi che parlare dei loro vissuti con un adulto spesso rende le emozioni forti più gestibili.

Coltivare le abilità comunicative... essere un modello di comportamento “Un buon insegnante legge storie e gioca a ‘Schiaccia-Sette’ con la sua classe. E pratica gli sport insieme ai

ragazzi. Dà loro buoni esempi di ciò che stanno imparando. Gli insegnanti parlano dei problemi con i loro studenti” (Ragazzo del terzo anno di scuola).

Quando si sviluppano le abilità di comunicazione in classe, è importante essere non giudicanti e rispettare

il diritto di ogni bambino al riserbo e alla riservatezza. Ogni giorno, bisogna chiedersi, “Come mi sentirei se le mie azioni fossero dirette ad altri che le valutano?”. Considerate il caso in cui mettiate una videocamera sul muro in fondo alla vostra classe, per aiutarvi ad esaminare il vostro comportamento in classe. Anche se sapete come dovreste rispondere ai ragazzi, la presenza della telecamera vi ricorderà di rispettare gli studenti allo stesso modo con cui gradireste essere rispettati e trattati.

Il modo con cui interagite con gli studenti, mostra chiaramente le vostre aspettative e le reazioni ai comportamenti dei ragazzi. Provate a non usare etichette negative. Per esempio, dite, “Non voglio sentire parlare a voce alta in questa stanza!” invece di dire “Alcuni sono stati molto chiassosi, quindi perderete cinque minuti di ricreazione”. Oppure dite, “Voglio che ti concentri di più sulla memorizzazione della ortografia”, piuttosto che dire “Sei così pigro!”. I giudizi negativi vi rendono come uno specchio negativo per i ragazzi” (Briggs, 1975, p. 6). È più probabile che un incoraggiamento positivo ispiri i ragazzi a comportarsi in modi socialmente più accettabili. Promuovendo una immagine positiva di sé, e un comportamento adatto, potrete aiutare i ragazzi a sentirsi di più a loro agio nell’assumere il rischio associati con l’apprendimento di qualcosa di nuovo e potrete aiutarli a sviluppare le abilità comunicative.

Il linguaggio del corpo e il tono della voce sono strumenti particolarmente potenti nella comunicazione. Anche quando la comunicazione verbale è una barriera, la maggior parte dei ragazzi risponderà in modo più appropriato a un’occhiata confortante e a una voce incoraggiante, piuttosto che a uno sguardo fisso e a una voce altera, questo accade soprattutto a quei ragazzi più abituati al secondo stile. Forse la cosa più importante, è ricordare che i ragazzi attenti sono in grado di imparare dal vostro esempio e assumere il vostro comportamento.

Adattare il programma... essere flessibile “Non ora, questo è il momento della matematica... ci arriveremo dopo” (ma “il dopo” non arriva mai). (Insegnante

del secondo anno di scuola). Gli insegnanti efficaci riflettono continuamente sul loro approccio, osservano se gli studenti stanno

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imparando oppure no, e poi apportano delle modifiche alle loro pratiche coerentemente con quanto rilevato (Agne, 1994; Charney, 1992). Tendono ad essere più flessibili, si fermano per cogliere l’opportunità di insegnare e approfittare dei momenti creativi, piuttosto che aderire a un programma fisso. Se la classe è ansiosa ed esprime tensione riguardo alle prove di verifica, un insegnante, ad esempio, può modificare il programma per offrire del tempo da dedicare alla lettura di “Prima di affrontare una prova importante” (Cohen, 1980) che può aiutare a ridurre l’ansia da prestazione, oppure potrebbe usare dei libri per ragazzi capaci di ridurre lo stress e il conflitto (Luke & Myers, 1994-95). Altre idee includono prendersi del tempo per imparare degli esercizi da svolgere prima della prova al fine di prepararsi meglio, oppure delle tecniche di rilassamento, come fare stretching, respirare profondamente, o alternare movimenti volti ad alzare/abbassare le spalle. Incitare a parlare e a praticare incontri sulla capacità di parlare in modo positivo di se stessi (Kaufman & Raphael, 1990) o anche si potrebbe dare ai ragazzi un incoraggiamento addizionale per continuare a tentare. Quando un bambino mostra segnali di insopportabile o ingovernabile frustrazione – urlando, gridando, tentando di fuggire o semplicemente arrendendosi – può essere importante apportare delle modifiche al programma per aiutare il bambino a riguadagnare il controllo. Questo approccio permetterà anche al resto della classe di rilassarsi prima di continuare la lezione e avere un momento per riflettere sulla gentilezza e pazienza.

Cambiare la prospettiva... essere empatici “Ora lo vedo. Lo facevi diversamente. Capisco questo!” (Ragazzo del quarto anno di scuola). Una delle gioie dell’insegnamento consiste nel “vedere le lampadine accendersi” e osservare che il

bagliore che le accompagna conduce alla comprensione. Ogni bambino segue un percorso diverso e una tabella di tempo personalizzata per arrivare al momento di quel “Ahaaa!”; ogni approccio all’esperienza con una prospettiva differente e contesto diverso può provocare incomprensioni e malintesi.

Quando l’interpretazione dell’insegnante su una situazione è trattata come l’unica strada giusta, si creano barriere e scontri con la prospettiva del bambino. Gli insegnanti che costruiscono interazioni dinamiche in classe lasciano spazio alle prospettive dei ragazzi prima di offrire altre scelte o soluzioni (Wheeler, 1994). Così, una parte dell’essere un insegnante accurato – nel senso letterale della parola cioè essere totalmente premuroso – consiste nell’assumere il punto di vista del bambino rispetto alla situazione e adattare le proprie strategie per indirizzare le necessità di quel bambino.

Ciò che vediamo, ciò che sperimentiamo e quello che diciamo costituisce il nostro sistema di credenze e influenza le nostre prospettive (Munson, 1991). Il modo migliore per scoprire quello che un bambino sta pensando o contro cosa sta lottando è chiederglielo e, poi, realmente ascoltarlo con una concentrazione piena. Quando un insegnante modella buone abilità di ascolto, i ragazzi ricevono un messaggio potente circa la capacità di ascoltarsi l’un l’altro e imparano che i buoni ascoltatori si coinvolgono intellettualmente ed emotivamente nei messaggi che ascoltano (Jalongo, 1995). Un coinvolgimento così attivo conduce a creare meno malintesi. Date ai ragazzi l’opportunità di ascoltare empaticamente i loro compagni di classe, e sforzatevi di mostrare voi stessi tali comportamenti.

Essere umani... promuovere l’umorismo Jason, un bambino del quinto anno di scuola, utilizza le matite come baffi, applicando un pezzo di scotch

e mettendole sul labbro superiore. Genera piccole risate nel gruppo. Angie implora: “Mettile in classe, Jason, potremmo usarle tutte per una buona risata. Nessuno ha riso per tutto il giorno!”. Qualcun altro interviene, “Sì!”, “No”, Jason risponde, “La sig.ra T. mi ucciderebbe.”

Gli insegnanti premurosi prestano attenzione agli inizi, alla fine e al durante il percorso di apprendimento. Introducono dolcemente i ragazzi nella giornata scolastica e li aiutano a ritornare di nuovo fuori nel mondo, o, parafrasando Selma Wassermann (1990), ricordano loro di “espirare” ed “inspirare”. Umanità, gentilezza e umorismo aiutano i ragazzi dentro la classe-comunità e portano la giornata scolastica a una conclusione soddisfacente. Quando gli insegnanti smettono di pensare a se stessi come insegnanti che devono attuare un programma e, invece, cominciano a pensare a se stessi come esseri umani che facilitano l’apprendimento, introducono la capacità di prendersi cura degli altri in classe. Se gli insegnanti osano andare ancora avanti, allora permettano ai ragazzi di scoprire che i docenti non sanno tutto, ma che cominciano a imparare con e

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dai loro studenti (Jalongo & Isenberg, 1995). L’insegnante genuino è spesso un insegnante ignoto, un tipo di conducente seduto nel sedile posteriore che permette allo studente di essere al posto del conducente e che occasionalmente si muove in avanti solo quando si accorge che ha bisogno di offrire un incoraggiamento gentile e costante. Questo insegnante gentile e amichevole non ha paura di commettere errori e mostra un rispetto genuino per le idee che altre persone possono esperimentare e gioisce nell’insegnamento (Soronson & Scott, 1997).

Oggi sappiamo che nell’apprendimento le emozioni giocano un ruolo molto più importante di quanto prima si credesse (Goleman, 1996). Ridere incentiva nel corpo la produzione di endorfine diminuendo così lo stress ed altri dolori (Sylwester, 1995). Aiutando uno studente a vedere il positivo e aiutandolo a ridere, lo si può aiutare ad alleviare lo stress, si può impedire a un problema di peggiorare, e si può costruire una classe-comunità. Gli insegnanti non dovrebbero frenarsi mai dall’usare l’umorismo per allontanare la paura, tenere alto l’umore dei ragazzi. Fumetti, scherzi, proverbi divertenti, rime, storie umoristiche, e il solo semplice ridere scioccamente, tutto ciò ha uno scopo importante nel programma. Quando i ragazzi si sentono fisicamente e mentalmente bene, possono divertirsi; soddisfare le loro necessità, essere più aperti per aiutare altri.

Scheda 1

MODI PER COSTRUIRE UN SENSO DI CLASSE-COMUNITÀ

Fotografie: Fare un disegno, un dipinto, ritagliare delle immagini che rappresentino una macchina fotografica. Appenderlo in posto visibile per ricordarsi come ci si comporterebbe se ci fosse una macchina fotografica a registrarvi. Qualche volta, guardare verso la macchina fotografica e sorridere. Scatola della conversazione: Procurarsi una scatola di scarpe decorata oppure una cassetta delle lettere, ed una scorta di carta per consentire agli studenti di lasciare degli scritti anonimi su temi che a loro piacerebbe discutere. Tali note degli studenti potrebbero riguardare anche la richiesta di parlare personalmente con l’insegnante, piuttosto che affrontare una discussione pubblica. Tempo della discussione: L’insegnante visiona le note lasciate nella scatola descritta precedentemente e stabilisce un tempo quotidiano per la discussione/condivisione. La classe ha l’opportunità di discutere insieme i temi proposti dagli studenti. Se un studente vuole parlare privatamente con l’insegnante, può essere definito un appuntamento. Pubblicare il giornalino: Usare i diari per interagire con gli studenti su base quotidiana o settimanale. Usare i quaderni, blocchi degli appunti, file del computer o musicassette. Biblioteca di classe: Leggere e discutere libri di narrativa e non, attinenti una grande varietà di temi utili ai ragazzi (esempio: libri su medicine, eventi di vita, problem-solving, salute). Accertarsi di usare domande aperte. “Io Posso”: Decorare una lattina che contiene asserzioni su strisce piegate di carta con l’”Io posso”. Ad esempio: “Posso eseguire lunghe divisioni”. I ragazzi dovrebbero selezionare una asserzione “Io posso”, lavorarci su per tutta la settimana e poi registrare il loro progresso. Una asserzione “Io posso” può essere selezionata anche per la classe intera. Scalata per il successo: Creare l’illustrazione di una scala nella quale i ragazzi possano aggiungere il loro “Io posso” ogni settimana. L’elenco crescerà tanto quanto i ragazzi riusciranno a scalare i gradini e raggiungere nuove sfide o nuovi successi. Offresi/cercasi aiuto: Ogni bambino identifica un compito che ha dominato e che può insegnare a qualcun altro, allo stesso modo identifica un compito che ritiene troppo difficile. I ragazzi usano l’asse per guadagnare e prestare appoggio ai compagni di classe.

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Illustrazioni con occhiali giganti: Invitare i ragazzi a creare degli “occhiali” che guardano. Appendere gli occhiali sui muri della classe per ricordare ad ognuno che le prospettive variano e che il numero di persone nella classe può uguagliare il numero di prospettive adottate nella classe nello stesso momento. Scatola dell’umorismo o Angolo dell’umorismo: Chiedere a dei ragazzi di disegnare o procurarsi una scatola o un angolo della stanza che contenga libri di scherzi, ritratti divertenti, poemi umoristici, detti sciocchi, indovinelli, record e nastri, burattini capaci di sostenere l’umorismo e il divertimento durante il giorno. Depliant del sorriso: I ragazzi possono decorare un depliant e usarlo per appuntare note che li fanno sorridere; queste possono provenire da insegnanti e amici, poemi positivi, affermazioni, corrispondenza, disegni, fumetti, esempi di lavoro, premi, o altri articoli. I depliant offriranno la possibilità di migliorare l’umore delle giornate grigie. “Pensiero per il giorno” bollettino quotidiano: Offrire agli studenti libri, periodici e giornali. Dare loro la possibilità di lavorare in coppia o in piccoli gruppi per trovare detti o piccoli brani da aggiungere al bollettino quotidiano. Dare agli studenti l’opportunità di creare le loro proprie asserzioni, detti, o slogan. Compagno per la comunicazione: Invitare a turno i ragazzi a leggere e ad ascoltare una storia. Dopo l’ascolto attivo, si lasci che l’ascoltatore disegni un ritratto o scriva un sommario di quello che ha sentito e poi lo presenti alla classe. Oggetto prezioso: Invitare i ragazzi a portare a scuola oggetti che hanno un significato speciale per loro. Esporre su una tavola gli oggetti ed un biglietto nel quale sia stato descritto scritto da ogni bambino di quale oggetto si tratta, come fu acquisito e perché ha un significato speciale. Il resto della classe può esprimere poi commenti positivi riguardo a come l’ “oggetto prezioso” riflette alcuni attributi importante del proprietario.

Promuovere una immagine positiva di sé... essere gentili Seguendo una lezione su come cambiare il discorso su di sé da negativo a positivo, una bambina si

avvicinò a me nella sala, mi sorrise, tenne uno specchio immaginario davanti alla faccia, e disse, “Ciao, signorina K... mi piaccio così come sono”. Io sorrisi. Lei continuò: “Vedi, mi ricordo di dirmi cose positive ogni giorno... beh, quasi ogni giorno”.

Un discorso positivo su se stessi, sia per studenti che per gli insegnanti, è costruttivo. Rinforza le strutture del nostro carattere (Helmsetter, 1986). Date del tempo agli studenti per praticare affermazioni positive e buoni Io-messaggi. Posizionate poemi positivi nella stanza e create attività che offrano ai ragazzi opportunità di essere gentili e scambiarsi complimenti l’un l’altro. Permettete di offrire un “pensiero al giorno”, ed affiggere questi messaggi sulle pareti.

Aggiungere messaggi positivi nella stanza aiuta i ragazzi a rinforzare l’abitudine di dare messaggi positivi a se stessi e agli altri. I giorni possono trascorrere anche senza che i ragazzi ricevano commenti positivi o complimenti. Se è stato loro insegnato a fare complimenti e a usare un linguaggio positivo con altri, allora possono imparare a farsi dei complimenti da soli, rendendosi conto con ciò di alcune ricompense personali della gentilezza.

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Scheda 2

SCHEDA

DI AUTOMONITORAGGIO PER INSEGNANTE

FACCIO QUESTO?

□ Definisco chiaramente quali comportamenti sono accettabili in classe? □ Modello comportamenti ed atteggiamenti che spero di suscitare negli studenti? □ Presto attenzione e rapidamente reindirizzo i problemi di comportamento dimostrati dai singoli studenti? □ Mi accetto per come sono e sono me stesso? □ Mi aspetto generalmente un comportamento responsabile? □ Uso l’ascolto riflessivo quando un bambino condivide informazioni personali? □ Uso “Io-messaggi” quando c’è un problema? □ Espongo e coltivo il mio senso dell’umorismo spesso ed in modo appropriato? □ Offro dei distrattori dallo stress nel mio programma quotidiano? □ Dedico più tempo ad incoraggiare gli studenti che a correggerli? □ Mantengo e promuovo l’attitudine del “Tu poi farlo”? □ Comunico accettazione ai miei studenti? □ Incoraggio la considerazione, la gentilezza, e la pazienza? □ Rispetto le opinioni dei miei studenti? □ Adeguo la mia prospettiva, tutte le volte che la situazione lo esige? □ Osservo se i miei studenti crescono abbastanza rassicurati per provare cose nuove? □ Rispetto il riserbo e la riservatezza dei miei studenti? □ Incoraggio le conversazioni positive con i colleghi, soprattutto nella sala degli insegnanti? □ Sono spronato dall’apprendimento e da progetti nuovi? □ Ho aspettative ragionevoli per me? □ Ho aspettative ragionevoli per ogni singolo studente? □ Mi comporto da promotore affidabile per i miei studenti, proprio come farei per un bambino dalla mia

famiglia?

(Inserisci questa lista nel tuo programma quotidiano per una revisione occasionale. Ogni giorno lavora su

un punto della lista rispetto al quale ti piacerebbe migliorare. È spesso più facile aggiungere un’abitudine nuova piuttosto che interromperne una vecchia).

Guardare oltre i confini della propria classe... Stabilire relazioni interpersonali

Gli insegnanti al fine di condividere gentilezza, sviluppare atteggiamenti positivi e lavorare con

entusiasmo, creatività e coinvolgimento, devono comunicare efficacemente con altri membri del personale (Munson, 1991). Si cerchi al di fuori dei collaboratori/colleghi chi è entusiasta e chi continuamente lavora per divenire un insegnante migliore (Ayers, 1995). Gli insegnanti che condividono i successi si deliziano delle parole dei ragazzi e dei loro atti e si rivolgono ai colleghi per segnalare che ci si sente meglio con se stessi. Un approccio positivo aumenta l’entusiasmo degli altri insegnanti e costruisce strutture positive in tutta la scuola. I veri colleghi accettano la responsabilità delle loro azioni, mentre sentono e condividono un senso di responsabilità verso i loro colleghi di lavoro.

Esaminare la crescita umana e professionale... fare un piano Un buon modo per cominciare a promuovere la comunità nella tua classe è identificare quali

atteggiamenti personali e quali comportamenti gradiresti cambiare o migliorare. Conserva un elenco di manutenzione nel tuo registro della programmazione e fai una revisione settimanale (Scheda 2). Circondati di colleghi responsabili – non solo quelli che ritieni più affidabili, ma anche quelli che osano indicarti che un atteggiamento o un comportamento ha bisogno di essere corretto. Sforzati di creare un ambiente nel quale sia presente umorismo, onestà, accoglienza, rispetto, flessibilità, umanità, ascolto empatico, atteggiamenti non giudicanti, apprendimento entusiasta ed interazioni di classe che possono prosperare. Questa atmosfera

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emerge quando accetti le visioni e le credenze dei tuoi studenti e li usi per promuovere le convinzioni inerenti te stesso. Insegnare richiede riflessione, prenditi alcuni momenti per riflettere e pensare (Ayers, 1995). Dopo che tutti i tuoi studenti hanno lasciato la classe, siediti nel posto di un bambino con alla schiena la classe vuota. Chiudi gli occhi e visualizzati al lavoro. Per alcuni momenti torna alla tua infanzia. Apri gli occhi, “torna ad essere” quel bambino e visualizza le tue azioni come quelle di un insegnante. Guardati attorno, ascolta la tua voce, guarda le tue azioni e chiediti “Gradirei essere uno studente della mia classe? Perché sì, oppure perché no?”. Poi torna a essere te stesso rifletti su ciò che hai riccamente immaginato sulla classe che avresti sperato avere come studente e come insegnante.

CONCLUSIONE Recentemente, alcuni studenti del secondo anno di università hanno segnalato in un bollettino delle

metafore per l’insegnamento. I loro contributi riflettevano l’idealismo della loro età: “Insegnante come colui che nutre” secondo cui gli insegnanti alimentano l’apprendimento; “Insegnante come vasaio” nel quale gli insegnanti plasmano il futuro dei ragazzi; e “Insegnante come navigatore” nel quale gli insegnanti guidano i ragazzi verso il successo.

Una parte vitale e impegnativa del lavoro dell’insegnante consiste nel prendere contatto con tutti quei sentimenti che l’hanno condotto a intraprendere una carriera di questo tipo. Nessuno entra nell’insegnamento, pensando: “Io crescerò indifferente verso i ragazzi, cinico verso la professione ed eventualmente diverrò il tipo di insegnante che ora critico”.

Nel momento in cui lavorate verso il raggiungimento della meta di costruire una classe-comunità di caring, ricordatevi dello scopo che abbraccia e comprende la finalità dell’educazione più elevata possibile nella vostra mente. Gli insegnanti cominciano il loro lavoro con entusiasmo e i ragazzi cominciano la scuola con meraviglia, con eccitazione, con curiosità e una grande preoccupazione riguardo al fatto se avranno o no successo o se saranno o no trattati equamente. Insegnanti e ragazzi hanno bisogno di sentirsi rispettati e apprezzati; entrambi hanno bisogno di crescere in fiducia, competenza e impegno. Quando gli insegnanti vanno in pensione e i ragazzi si laureano, entrambi dovrebbero essere capaci di guardare indietro alle loro carriere e concludere che i loro bisogni fondamentali sono stati soddisfatti.

BIBLIOGRAFIA

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