COMANDANTE DEL COI Gen. C.A. Marco Bertolini

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Il Generale di Corpo d’Armata Marco Bertolini è nato a Parma il 21 giugno 1953. Ha frequentato dal 1972 al 1976 il 154° Corso presso l’Accademia Militare di Modena prima e poi presso la Scuola di Applicazione d’Arma di Torino. Promosso Tenente nel 1976, è stato assegnato al 9° Battaglione d’Assalto Paracadutisti “Col. Moschin” della Brigata Paracadutisti “Folgore”. Pres- so il Reparto ha conseguito il brevetto di incursore paracadutista ed ha ri- coperto l’incarico di Comandante di Distaccamento Operativo e di Com- pagnia Incursori. Trasferito al 2° Bat- taglione Paracadutisti “Tarquinia” dal 1983 al 1985 ha comandato la 4^ compagnia paracadutisti. Dopo aver frequentato il 111° Corso di Stato Maggiore presso la Scuola di Guerra di Civitavecchia, è stato trasferito al III Reparto - Ufficio Ope- razioni dello Stato Maggiore Esercito dove ha prestato servizio fino al 1990. Dal 1991 al 1993 e dal 1997 al 1998 ha co- mandato rispettivamente il 9° Battaglione e il 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col. Mo- schin”, mentre tra il 1993 ed il 1997 è stato impiegato quale Capo Sezione presso il III Re- parto - Ufficio Addestra- mento dello Stato Mag- giore Esercito e succes- sivamente quale Capo di Stato Maggiore della Brigata Paracadutisti “Folgore”. Dal luglio 1999 al set- tembre 2001 è stato Co- mandante del Centro Ad- destramento di Paraca- dutismo in Pisa per es- sere, successivamente, impiegato quale Vice Comandante della Brigata “Folgore” fino al set- tembre 2002. Dal settembre 2002 al luglio 2004 è stato Comandante della Brigata Pa- racadutisti “Folgore”. Trasferito a Roma, dal 29 luglio 2004 al settembre 2008 ha ricoperto l’in- carico di 1° Comandante del Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali. Dalla fine del 2008 ha assunto l’in- carico di Capo di Stato Maggiore del Comando ISAF in Afghanistan. Rientrato in Italia, il 16 dicembre 2009 ha assunto l’incarico di Co- mandante del Comando Militare Eser- cito Toscana con sede in Firenze fino alla nomina all’attuale incarico di Co- mandante del Comando Operativo di vertice Interforze il giorno 6 febbraio 2012. Il Generale Bertolini ha partecipato alle seguenti Operazioni fuori area: con il grado di Capitano, dal set- tembre 1982 al giugno 1983 in LI- BANO, quale Comandante della Compagnia Incursori per il controllo dell’area di responsabilità del Con- tingente italiano; con il grado di Tenente Colonnello, dal dicembre 1992 al giugno 1993 in Somalia, quale Comandante della Base Operativa Incursori per la condotta di operazioni speciali in tutto il settore italiano; con il grado di Tenente Colonnello, dal giugno 1996 all’aprile 1997 in Bosnia Erzegovina, quale Capo di Stato Maggiore della Brigata Mul- tinazionale Nord in Sarajevo; con il grado di Colonnello, dal di- cembre 1998 all’aprile 1999 in FY- ROM, quale Capo di Stato Maggiore della ”Extraction Force” della NATO per l’eventuale recupero dei veri- ficatori dell’OSCE in Kosovo, prima dell’inizio della guerra contro la Federazione Yugoslava. con il grado di Generale di Brigata, dal giugno 2003 al 18 settembre 2003 in Afghanistan, quale Co- mandante del Contingente italiano nell’ambito dell’Operazione Nibbio; con il grado di Generale di Divisione, dal dicembre 2008 ad ottobre 2009, quale Capo di Stato Maggiore di ISAF in Afghanistan. Il Generale di Corpo d’Armata Marco Bertolini è insignito di varie onorifi- cenze, fra cui: Croce di Ufficiale dell’Ordine Militare d’Italia; Croce al Valor Militare; Croce d’Oro al Merito dell’Eserci- to; Croce d’Argento al Merito dell’Eser- cito; Croce di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica. Il Generale Bertolini è istruttore di paracadutismo con 1400 lanci TCL all’attivo. È sposato con la signora Caterina ed ha tre figli. RUBRICHE 67 omine N COMANDANTE DEL COI Gen. C.A. Marco Bertolini

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Il Generale di Corpo d’Armata MarcoBertolini è nato a Parma il 21 giugno1953.Ha frequentato dal 1972 al 1976 il154° Corso presso l’Accademia Militaredi Modena prima e poi presso laScuola di Applicazione d’Arma diTorino. Promosso Tenente nel 1976, è statoassegnato al 9° Battaglione d’AssaltoParacadutisti “Col. Moschin” dellaBrigata Paracadutisti “Folgore”. Pres-so il Reparto ha conseguito il brevettodi incursore paracadutista ed ha ri-coperto l’incarico di Comandante diDistaccamento Operativo e di Com-pagnia Incursori. Trasferito al 2° Bat-taglione Paracadutisti “Tarquinia” dal1983 al 1985 ha comandato la 4^compagnia paracadutisti. Dopo aver frequentato il 111° Corsodi Stato Maggiore presso la Scuoladi Guerra di Civitavecchia, è statotrasferito al III Reparto - Ufficio Ope-razioni dello Stato Maggiore Esercito

dove ha prestato serviziofino al 1990.Dal 1991 al 1993 e dal1997 al 1998 ha co-mandato rispettivamenteil 9° Battaglione e il 9°Reggimento d’AssaltoParacadutisti “Col. Mo-schin”, mentre tra il1993 ed il 1997 è statoimpiegato quale CapoSezione presso il III Re-parto - Ufficio Addestra-mento dello Stato Mag-giore Esercito e succes-sivamente quale Capodi Stato Maggiore dellaBrigata Paracadutisti“Folgore”.Dal luglio 1999 al set-tembre 2001 è stato Co-mandante del Centro Ad-destramento di Paraca-dutismo in Pisa per es-sere, successivamente,

impiegato quale Vice Comandantedella Brigata “Folgore” fino al set-tembre 2002. Dal settembre 2002 al luglio 2004 èstato Comandante della Brigata Pa-racadutisti “Folgore”.Trasferito a Roma, dal 29 luglio 2004al settembre 2008 ha ricoperto l’in-carico di 1° Comandante del ComandoInterforze per le Operazioni delle ForzeSpeciali. Dalla fine del 2008 ha assunto l’in-carico di Capo di Stato Maggiore delComando ISAF in Afghanistan.Rientrato in Italia, il 16 dicembre2009 ha assunto l’incarico di Co-mandante del Comando Militare Eser-cito Toscana con sede in Firenze finoalla nomina all’attuale incarico di Co-mandante del Comando Operativo divertice Interforze il giorno 6 febbraio2012.Il Generale Bertolini ha partecipatoalle seguenti Operazioni fuori area:• con il grado di Capitano, dal set-

tembre 1982 al giugno 1983 in LI-BANO, quale Comandante dellaCompagnia Incursori per il controllodell’area di responsabilità del Con-tingente italiano;

• con il grado di Tenente Colonnello,dal dicembre 1992 al giugno 1993in Somalia, quale Comandante dellaBase Operativa Incursori per lacondotta di operazioni speciali intutto il settore italiano;

• con il grado di Tenente Colonnello,dal giugno 1996 all’aprile 1997 inBosnia Erzegovina, quale Capo diStato Maggiore della Brigata Mul-tinazionale Nord in Sarajevo;

• con il grado di Colonnello, dal di-cembre 1998 all’aprile 1999 in FY-ROM, quale Capo di Stato Maggioredella ”Extraction Force” della NATOper l’eventuale recupero dei veri-ficatori dell’OSCE in Kosovo, primadell’inizio della guerra contro laFederazione Yugoslava.

• con il grado di Generale di Brigata,dal giugno 2003 al 18 settembre2003 in Afghanistan, quale Co-mandante del Contingente italianonell’ambito dell’Operazione Nibbio;

• con il grado di Generale di Divisione,dal dicembre 2008 ad ottobre 2009,quale Capo di Stato Maggiore diISAF in Afghanistan.

Il Generale di Corpo d’Armata MarcoBertolini è insignito di varie onorifi-cenze, fra cui:• Croce di Ufficiale dell’Ordine Militare

d’Italia;• Croce al Valor Militare;• Croce d’Oro al Merito dell’Eserci-

to;• Croce d’Argento al Merito dell’Eser-

cito;• Croce di Commendatore dell’Ordine

al Merito della Repubblica.Il Generale Bertolini è istruttore diparacadutismo con 1400 lanci TCLall’attivo. È sposato con la signora Caterina edha tre figli.

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omineNCOMANDANTE DEL COIGen. C.A. Marco Bertolini

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sservatorio StrategicoO

Poco più di cento anni fa i fratelli Wright riuscirono afar decollare, seppure per pochi metri, l’archetipodegli odierni aeroplani. La prima “macchina volante” costituì, di fatto, nel1903, la nascita dell’aviazione. Pochi anni dopo l’aereo era già strumento utilizzatosia a fini civili che militari. L’evoluzione che ha subito l’aeronautica dagli inizi adoggi è stata impressionante, ma per lungo tempo nonha potuto prescindere dalla componente umana, ne-cessariamente imbarcata su qualsiasi aereo. Così, mentre velocità, letalità, raggio d’azione, caricotrasportato, sistemi di comando, comunicazione econtrollo si evolvevano a ritmo crescente, il pilota ri-maneva sostanzialmente soggetto ai limiti naturalidella fisiologia umana. Inoltre, il costante incrementodella complessità tecnologica e delle funzioni svilup-

pate ha imposto addestramenti sempre più lunghi earticolati, rendendo particolarmente onerosa la forma-zione dei piloti. Ciò rende evidente, quindi, come “l’eliminazione”dell’essere umano dal velivolo rappresentati unasvolta decisiva, svincolando le prestazioni dei velivolidai limiti propri del corpo umano come, ad esempio,stress, fatica, stanchezza, necessità di riposo, con-centrazione o limitata resistenza alle sollecitazionimeccaniche. Gli esperimenti per la realizzazione diaerei senza pilota (noti con le sigle Unmanned AerialVehicle - UAV, o Unmanned Aircraft System - UAS) co-minciarono già verso la fine degli anni ’50, ma sonoormai archeologia rispetto agli sviluppi degli ultimianni. Dato il rumore che emettono, gli UAV sono spessochiamati droni (singolare “drone”), mutuando il nome

RUOLO E FUTURO DEGLI UAVFRANCESCO LOMBARDI

a cura del

Centro Militare Studi Strategici

Velivolo MQ-9A "Predator B" a pilotaggio remoto

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dal sostantivo e verbo inglese drone, ovvero “ron-zio” o “ronzare”.Gli UAV sono pilotati in modo remoto, talvolta ancheda migliaia di chilometri dal luogo in cui essi sonoutilizzati. I conflitti in Afghanistan ed in Iraq hannoevidenziato (anche al grande pubblico) la definitivautilità degli UAV. Le ragioni del loro successo, aparte il fatto di non avere i limiti dovuti alla fisiolo-gia umana, sono molteplici. Per prima cosa gli UAVsono versatili, impiegabili in una molteplicità di fun-zioni, a cominciare da quelle più eminentementemilitari quali quelle d’attacco. E’ ormai ben noto alla pubblica opinione cosa sianoi targeted killings, ovvero gli “omicidi mirati”, chei droni possono compiere in diversi teatri di opera-zione; gli UAV, in questi casi, sono stati utilizzati percolpire obiettivi costituiti da terroristi in modo so-stanzialmente analogo a quanto avrebbe fatto unaereo militare tradizionale. Oltre però a queste capacità combat, gli UAV pos-sono svolgere altrettante funzioni militarmente ri-levanti, in primis quelle di intelligence. La raccolta di informazioni, ottenuta tramite sen-sori, videocamere e fotocamere installate sul droneè una funzione fondamentale al pari di altre comela elint (Electronic Signals Intelligence), la sigint(Signals Intelligence), la ricognizione o il monito-raggio di aree determinate. Molte di queste capa-cità sono poi sfruttate anche dalle forze dell’ordinee da enti pubblici e privati, per attività come il mo-nitoraggio ambientale, la protezione civile, il teleri-levamento, il controllo del traffico o la acquisizionedi dati scientifici. In secondo luogo gli UAV sono “politicamente spen-dibili”, in quanto possono compiere azioni in areead altissima pericolosità senza il rischio di perdereun pilota; per questo si prestano bene ad operazioniche richiedono una notevole segretezza o che sonoparticolarmente delicate. La terza caratteristica, però, è forse l’elemento piùinteressante, soprattutto in relazione ai futuri svi-luppi degli UAV: la dimensione dei mezzi. Il fatto di non dover imbarcare un essere umanosemplifica molto l’architettura di un UAV, permet-tendo di “recuperare” spazio prezioso e carico utileper sensori, armamento o sistemi di comando econtrollo, sollecitando poi tecnici ed aziende ad unacontinua miniaturizzazione della componentistica. Ed ecco così che a fianco degli UAV di dimensionisimili ad un aereo normale, come i famosi GeneralAtomics RQ-1 Predator o l’MQ-9 Reaper, esiste unaserie di droni di dimensioni ben più piccole, che

giungono sino ai mini e micro UAV, dal peso talvoltadi pochi chili. Naturalmente, in proporzione all’au-mento della misura del drone è possibile aumen-tarne il carico operativo, anche se già quelli didimensioni contenute sono ormai capaci di assol-vere con efficacia funzioni elementari quali la rico-gnizione e la sorveglianza. Così, sistemi come il RQ-11 Raven, con i suoi pochichili di peso ed un’apertura alare di meno di duemetri sono l’ideale per ricognizioni tattiche in fa-vore di unità minori. Questo modello, grazie alle di-mensioni contenute, può facilmente esseretrasportato e lanciato senza bisogno di particolarisuperfici. L’utilizzo di un UAV come questo, grazie alle video-camere che monta, può permettere anche ad uncomandante di compagnia di acquisire informazionisu qualsiasi area a portata del velivolo, senza ri-schiare i propri uomini e con una discrezione benmaggiore di un qualsiasi aereo tradizionale. Il Raven, poi, è spinto da un motore elettrico, cosache permette di ricaricarlo quando non viene utiliz-zato. All’opposto, esistono poi UAV da utilizzo strategico,come il Global Hawk della Northrop Grumman, conoltre 30 metri di apertura alare, capaci di volare perquasi 30 ore. Le dimensioni di quest’ultimo permettono l’instal-lazione di una vasta gamma di sistemi di Intelli-gence, Surveillance e Reconaissance (ISR),consentendo a questo drone capacità di sorve-glianza di estrema ampiezza e versatilità. Il note-vole uso dei velivoli senza pilota in teatro – sia perfunzioni combat che informative – ed il loro cre-scente sfruttamento nel settore civile hanno datoun notevole impulso alla ricerca ed allo sviluppo ditecnologie applicabili in tale campo. È quindi probabile che in futuro si assisterà ad unutilizzo sempre più pervasivo di queste tecnologie,in campo civile come in quello militare. Nuovi svi-luppi, come il rifornimento in volo, magari effettuatoda UAV a UAV, potrebbero ampliare ulteriormente lepotenzialità dei velivoli senza pilota. La miniaturizzazione e la specializzazione dellacomponentistica, della sensoristica e dei sistemi disorveglianza, già oggi molto avanzate, avrà una de-cisa influenza dal piano strategico sino a quello tat-tico, come ben hanno dimostrato gli UAV più piccolinei teatri di operazione. In definitiva, quindi, i velivoli senza pilota sono giàin parte dei protagonisti della conflittualità del XXIsecolo.

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inestra sul mondoF

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato aiprimi di febbraio, con 137 voti a favore e 12 contrari, unarisoluzione di condanna contro la Siria. Il provvedimento, scaturito dalla constatazione del per-durare delle violenze ad opera delle forze governative,chiede formalmente al presidente Bashar al-Asad di ces-sare con immediatezza gli attacchi contro i civili e leforze dell’opposizione civile, ordinando al contempo diimporre alle forze armate di cessare ogni attività repres-siva, e di collaborare con la Lega Araba per l’individua-zione di un processo di transizione democratica.La risoluzione, per quanto lungamente attesa, ha tuttaviaun valore puramente simbolico, non avendo l’Assembleail potere coercitivo del Consiglio di Sicurezza, e si inse-risce in un contesto particolarmente critico sia della po-sizione internazionale della Siria sia della gestione dellacrisi a livello nazionale, dove le forze di sicurezza nonsembrano aver diminuito l’intensità della repressione, edove il bilancio delle vittime civili sembra ormai superatola soglia delle 6000 unità.Al tempo stesso, gli Stati Uniti hanno apertamente accu-sato l’Iran di collaborare con il presidente al-Asad nellagestione della repressione, sostenendo di aver indivi-duato uno specifico ruolo delle cellule appartenenti alMinistero dell’Intelligence di Tehran nell’appoggiarel’azione violenta delle cellule qaediste individuate quali

autrici di alcuni dei più recenti attentati in Siria. In modoparticolare, secondo gli Stati Uniti, soprattutto l’attentatodel 10 febbraio è riconducibile ad una cellula irachenadi Al Qaeda, che avrebbe goduto del sostegno logisticodell’Iran per far esplodere due auto-bomba.

Chi si oppone alla risoluzione?Hanno votato contro la risoluzione dell’Assemblea Gene-rale dell’ONU dodici paesi, ed in particolar modo la Rus-sia, la Cina e l’Iran. Il testo approvato a metà febbraio ricalca quasi integral-mente quello bocciato al Consiglio di Sicurezza il 4 feb-braio a causa del veto di Cina e Russia, e chiede lacessazione immediata della repressione e l’avvio di unprocesso di transizione democratica attraverso il ruolodi un governo di unità nazionale.La risoluzione è stata voluta soprattutto dagli Stati Uniti,per dimostrare alla comunità internazionale che la con-danna verso al-Asad è netta e compatta, e che solo ilveto di Russia e Cina blocca una più importante e signi-ficativa condanna da parte del Consiglio di Sicurezza.Una mossa politica, dunque, volta a denunciare il com-plesso groviglio di interessi che ruota, ad ampio raggio,dietro alla Siria ed al suo sempre più discusso leader po-litico, Bashar al-Asad.Nell’ambito di questi interessi risultano particolarmente

NICOLA PEDDEEvoluzione della crisi in Siria

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evidenti quelli della Russia, della Cina e dell’Iran, seb-bene molto diversi tra loro e con diverse prospettive disopravvivenza al regime di al-Asad.La Russia considera la Siria non solo un importante par-tner economico nel settore degli armamenti, con un vo-lume d’affari per le industrie ex sovietiche che si aggiratra i 2 e i 3 miliardi dollari, ma anche una pedina strate-gica per la gestione della propria politica di influenza inMedio Oriente. Soprattutto quale contraltare al ruolo di Israele e comeelemento di bilanciamento nella complessa ed assai de-licata relazione tra Stati Uniti ed Iran.La Siria costituisce per la Russia anche una importanteleva di potere in seno alle Nazioni Unite, soprattutto conriferimento alla particolare relazione con gli Stati Uniti epiù in generale con la comunità internazionale.L’Iran ha un approccio alquanto pragmatico nei confrontidella Siria. Storicamente un regime alleato – e religio-samente affine, sebbene non maggioritario in terminidemografici – quello di al-Asad ha sempre rappresen-tato uno dei tre baluardi di stabilità regionale per Tehran,insieme alla componente sciita libanese e quella ira-chena. Per l’Iran non è di fondamentale importanza latenuta di Bashar al-Asad, quanto la continuità del rap-porto di alleanza tra i due paesi, che rischia tuttavia diessere fortemente compromesso dal solido legame conil vertice politico di Damasco. A questo proposito, l’Iran ha adottato una posizione al-quanto pragmatica. Ben sapendo che un crollo del regime comporterebberischi gravi per la continuità della relazione con l’Iran,da un lato lo sostiene attraverso anche un apporto ditipo operativo alle forze di sicurezza, dall’altro esprimeposizioni di critica sulle violenze ed inviti al dialogo edalla pacificazione. Cercando di massimizzare il risultato della propria ri-cerca di consenso.La Cina vede invece nelle sanzioni alla Siria un perico-loso precedente politico, che potrebbe in un futuro pros-simo trasformarsi in una aperta ingerenza anche negliaffari interni di Pechino, con riferimento alla gestionedelle minoranze e delle crisi politiche regionali, come adesempio quella mai sopita del Tibet.Appoggiare una risoluzione contro la Siria, cui possa po-tenzialmente far seguito anche una richiesta di inter-vento, costituisce un precedente di estrema pericolositàper Pechino, che preferisce quindi schermarsi dietro laconsueta maschera della politica di basso profilo e dellanon ingerenza. In realtà strumento operativo di tutela della propria po-litica interna e regionale.La restante parte dei paesi che si sono opposti alla ri-soluzione, come la Corea del Nord, il Venezuela e Cuba,hanno espresso il loro dissenso essenzialmente per ra-

gioni ideologiche e di diretta opposizione alla politicadegli Stati Uniti, senza alcun riguardo per la situazioneinterna e senza alcun diretto interesse di natura econo-mica o strategica.

Cosa provocherà la risoluzione?Poco o nulla, in termini pratici. Il risultato è solo di naturapolitica e diplomatica, ed è stato cercato allo scopo didimostrare alla comunità internazionale l’ambigua po-sizione dei paesi che si sono opposti, dimostrando altempo stesso la compattezza e l’estensione quantitativadella maggioranza che ha votato a favore.Non avendo la risoluzione dell’Assemblea la forza di unprovvedimento del Consiglio di Sicurezza, non ci sarannoampi margini di manovra per la comunità internazionale,e non potrà essere accolta la richiesta della Lega Arabarelativa all’invio di un contingente militare sotto l’egidadell’ONU.La Francia vorrebbe proporre una risoluzione finalizzataall’apertura di un corridoio umanitario, che tuttavia peressere efficace dovrebbe essere presidiato militar-mente, provocando quasi certamente il veto della Rus-sia e della Cina. Il Consiglio di Cooperazione del Golfoed alcuni attori locali della regione, come il Qatar el’Arabia Saudita, sono impegnati nella ricerca di posi-zioni di conciliazione economica con la Russia, senzatuttavia comprendere come la Siria abbia un peso pa-rimenti strategico per Mosca sotto il profilo degli equi-libri di forza regionali. Una miopia ricorrente in Medio Oriente, soprattutto inseno ai paesi del GCC, impegnati nella difficile soluzionedi una intricata crisi che rischia di sfociare in conflittoaperto, di estendersi all’Iran e potenzialmente all’Iraq edi coinvolgere – probabilmente travolgendoli – gli inte-ressi economici di tutte le monarchie del Golfo.Non sarà quindi il provvedimento di metà febbraio a mu-tare le sorti della crisi siriana, sebbene lo stesso rappre-senti un importante tassello dello sforzo diplomaticointernazionale per accelerare la caduta del regime di al-Asad ed avviare una transizione politica nelle intenzionipluralista e democratica. Non è tuttavia possibile dimenticare come la crisi sirianasia anche un prodotto – parzialmente artificiale – di unastrategia complessiva e largamente condivisa, per eli-minare uno dei pilastri della sicurezza strategica del-l’Iran. Nell’ambito di una crisi sempre più intensa che vedecontrapporsi la Repubblica Islamica ad Israele, in unquadro dove gli Stati Uniti, pur sostenendo ogni sforzocontro gli interessi di Tehran, non sembrano tuttaviavoler essere coinvolti in un vero conflitto, appoggiandoal contrario con maggiore convinzione la linea dellapressione politica ed economica che è ritenuta l’unicacapace di produrre risultati concreti contro l’Iran.

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ifesa alla RibaltaDMonumento a Domenico Corazzi: emblema delle ScuoleMilitari

Fu l’ispiratore della fondazione della Scuola Militare diRoma. Nel 1883, infatti, nel suo ruolo di membro del Parla-mento italiano aveva fortemente sostenuto l’importanzadella formazione ed educazione dei giovani per la crescitadei valori della nuova società civile, quali principi fondamen-tali di uno “StatoModerno”.Al Maggiore di arti-glieria e Medagliad’Argento al ValorMilitare DomenicoCorazzi, è stato inti-tolato un monu-mento nel cimiterodel Verano, sco-perto il 16 febbraio2012, nel corso diuna cerimonia allaquale ha presoparte anche il Mini-stro della DifesaGiampaolo Di Paola.La cerimonia di benedizione del monumento, alla quale

hanno partecipato, tra gli altri, il Comandante della CapitaleGen. C.A. Mauro Moscatelli ed il Consigliere dell’Associa-zione Nazionale “Ex Allievi Nunziatella” e promotore dell’ini-ziativa, Annunziato Seminara, è stata celebrata da Mons.Vincenzo Pelvi, Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia.

Storia e memoria camminano insieme

Sono lieto di rivolgervi una parola di saluto e di apprezza-mento per l’iniziativa di dedicare una targa monumento inricordo del Mag. Art. Domenico Corazzi, Medaglia d'Argentoa Custoza, ispiratore della fondazione della Scuola militaredi Roma, Palazzo Salviati, in via della Lungara.Oggi, ancor più che in passato, fare cultura militare significaoffrire modelli di riferimento per trasmettere la memoria sto-rica, aprendo un dialogo sull’esperienza umana, affrontandocertezze e incertezze di un’epoca che sempre più necessitadi testimoni. Storia e memoria camminano insieme. Non hafuturo una società senza memoria.In un mondo plasmato dal positivismo e dal materialismo,ideologie che hanno condotto a uno sfrenato entusiasmoper il progresso tecnico e scientifico, sembra che non ci siapiù spazio per la storia. II passato appare solo come unosfondo buio, sul quale il presente e il futuro risplendono conammiccanti promesse. Tipico di questa mentalità è il disin-teresse per la storia, che viene trascurata. Ciò produce unasocietà che, dimentica del proprio passato e quindi sprov-vista di criteri acquisiti attraverso l'esperienza, non è più ingrado di progettare un'armonica convivenza e un comuneimpegno nella realizzazione di obiettivi futuri. Vengono igno-

rati, cosi, importanti personalità e dimenticate intere epo-che.Desidero, dunque, incoraggiarvi di tutto cuore a tenere vivala memoria di militari che si sono distinti per gli ideali dellaPatria e per una costante azione a favore della pace nelmondo. La nostra famiglia militare è custode di un patrimo-nio prezioso per l'umanità intera. Dal suo cuore si levi unincessante messaggio di progresso sociale, di speranza, di

riconciliazione e disolidarietà. Di quil'impegno formativodelle Accademie eScuole militari cheassumono una parti-colare e insostituibilerilevanza nel prepa-rare alla professionemilitare. Ogni profes-sione, infatti, diventaoccasione per testi-moniare e tradurre inpratica i valori inte-riorizzati personal-mente durante ilperiodo accademico.

La profonda crisi economica, diffusa in tutto il mondo, conle cause che ne sono all’origine, ha evidenziato l'esigenzadi un investimento più deciso e coraggioso nel campo delsapere e dell’educazione, quale via per rispondere alle nu-merose sfide aperte e per preparare le giovani generazionia costruire un futuro migliore (cfr. Caritas in veritate, 30-31;61). Ed ecco allora che si avverte la necessità di creare nel-l'ambito educativo legami di pensiero, insegnare a collabo-rare tra discipline diverse e ad imparare gli uni dagli altri. Dinanzi ai profondi mutamenti in atto, sempre più urgenteè poi la necessità di appellarsi ai valori fondamentali da tra-smettere, come indispensabile patrimonio, alle giovani ge-nerazioni e, pertanto, di interrogarsi su quali siano tali valori.Alle istituzioni accademiche militari si pongono, quindi, inmodo pressante, questioni di carattere etico. Carissimi, immersi in una società frammentata e relativista,mantenete sempre aperti la mente e il cuore alla verità. De-dicatevi ad acquisire, in modo profondo, le conoscenze checoncorrono alla formazione integrale della vostra persona-lità, ad affinare la capacità di ricerca del vero e del bene du-rante tutta la vita, a prepararvi professionalmente perdiventare costruttori di una società più giusta e solidale. Resti viva, nel secolo e nel millennio appena avviati, la me-moria di questo fratello, amico e maestro. Anzi, cresca! Siatrasmessa di generazione in generazione, perché germiniun profondo rinnovamento culturale nell’amato mondo mi-litare.

+ Vincenzo PelviArcivescovo Ordinario militare per l'Italia

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ifesa NotizieD A CURA DI VALTER CASSAR

AFGHANISTAN: OPERAZIONE “UPPER HAND”

Herat, 2 gennaio 2012 - Numerosi arresti e un deposito clan-destino di armi sequestrato. È il bilancio dell’operazione “UpperHand” che ha portato oltre alla cattura e all’arresto da partedelle forze di sicurezza afgane di 17 sospetti “insurgents”,anche al rinvenimento di un “cache” contenente una consistentequantità di granate, bombe a mano, proiettili per armi portatili,radio e apparati trasmittenti vari. L’operazione è stata condottadal Combined Team West, composto dalla 1 ̂Brigata dell’Esercitoafgano (Afghan National Army - ANA), dalle Forze di polizialocali e da Unità del Regional Command West (RC- West) aguida Brigata “Sassari”. Il luogo di conduzione delle attività èsituato nel settore Nord dell’area di responsabilità italiana, aiconfini con il Turkmenistan nel distretto di Tora Ghundey. Irisultati sono stati conseguiti nelle prime quattro giornate del-l’operazione, svolta con il contributo dell’Operational MentorLiason Team (OMLT), delle Forze per operazioni speciali, dialcuni elicotteri e di assetti per l’osservazione e l’acquisizionedegli obiettivi. L’OMLT italiano è un’iniziativa NATO – ISAF (In-ternational Security Assistance Force) che ha il compito di pre-parare, istruire e indirizzare le unità afgane, ai vari livelli, consi-gliando e supportando i Comandanti durante le fasi dipianificazione e di condotta delle operazioni.

UNIFIL: l’Italia torna al comando

Beirut, 28 gennaio 2012 - Dopo due anni esatti, l’Italia tornaalla guida della missione UNIFIL, aderendo ad una specificarichiesta da parte dell’ONU. Alla presenza del Ministro dellaDifesa Giampaolo Di Paola, in visita in Libano, si è svolta lacerimonia di cambio tra i Force Commanders spagnolo e italiano.A suggellare il passaggio di competenze tra il Gen. Alberto AsaraCuevas e il Gen. Paolo Serra, la consegna della Bandiera delleNazioni Unite avvenuta nel Quartier Generale di Naqoura. Inpassato, l’Italia aveva già tenuto il Comando di UNIFIL (dal 2febbraio 2007 al 28 gennaio 2010) con il Gen. C.A. ClaudioGraziano, attuale Capo di Stato Maggiore dell’Esercito. Durantela sua permanenza in Libano, il Ministro Di Paola ha avuto una

serie di incontri con i Presidenti della Repubblica libanese MichelSuleiman, del Parlamento Nabih Berri e del Consiglio dei MinistriNagib Mikati. A Beirut, il Ministro ha incontrato anche il suoomologo libanese Fayez Ghosn, il Patriarca Maronita BecharaBoutros El Rai e l’ex Primo Ministro Fuad Siniora.

Nave Costa Concordia: lotta contro il tempo

Isola del Giglio, gennaio 2012 - A seguito dell’incidenteoccorso alla nave da crociera Costa Concordia in prossimitàdel porto dell’Isola del Giglio, le Forze Armate italiane sonoprontamente intervenute per concorrere nelle operazioni diricerca dei dispersi e di soccorso e assistenza ai naufraghi. Inparticolare, insieme con 3 elicotteri AB 412 della GuardiaCostiera, sono stati impiegati 2 elicotteri EH 101 della Stazioneelicotteri di Luni della Marina Militare e 1 elicottero HH 3F del15° Stormo dell’Aeronautica Militare, che hanno svolto operazionidi recupero con verricello. Per fronteggiare l’emergenza laMarina Militare ha messo in campo anche due team delGruppo Operativo Subacquei (GOS) del COMSUBIN e NavePedretti, dotata di camera iperbarica. Fin dalle prime ore, sulposto è intervenuta anche l’Arma dei Carabinieri.

Inaugurato il nuovo Centro Operativo della Marina Militare

Roma, 19 gennaio 2012 - “Siamo una realtà significativa nelMediterraneo e in Europa e gli ultimi avvenimenti hannodimostrato che il nostro Paese sa rispondere nei momenti didifficoltà”. Nel suo discorso per l’inaugurazione del nuovoCentro Operativo della Marina Militare, il Ministro della DifesaGiampaolo Di Paola ha voluto ricordare l’importanza del ruolo

svolto dalle Forze Armate per la sicurezza nazionale einternazionale riferendosi, nel dettaglio, all’impegno nei soccorsidella Nave Costa Concordia, alla lotta alla pirateria con gliimportanti risultati messi a segno nell’Oceano Indiano da NaveGrecale e alle operazioni in Libia. Madrina della cerimonia, la

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Signora Irene Birindelli, figlia dell’Ammiraglio Gino Birindelli,incursore della Marina Medaglia d’Oro al Valor Militare, alquale è stata intitolata una sala del nuovo Centro Operativo. Alei l’onore di tagliare il nastro del nuovo Centro che ha ricevuto,inoltre, la benedizione da parte di Mons. Vincenzo Pelvi,Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia.

Visita del Comandante delle Forze ISAF

Roma, 31 gennaio 2012 - Il Capo di Stato Maggiore dellaDifesa, Generale Biagio Abrate, ha ricevuto a Palazzo “Caprara”(sede dello Stato Maggiore della Difesa) il Comandante delleForze ISAF (International Security Assistance Force), GeneraleJohn R. Allen. Nel corso dell’incontro, il Generale Allen haespresso apprezzamento e gratitudine per il prezioso contributodelle Forze Armate italiane alla missione in Afghanistan. Durantei colloqui, sono stati trattati argomenti relativi all’operazione incorso in Afghanistan, senza tralasciare gli impegni e le lineeguida per il prossimo futuro.

Spazio: una sfida duale

Roma, 1 febbraio 2012 - Puntare sul settore aerospazialequale elemento di crescita del Paese, anche in termini occu-pazionali, è basilare. Questo, in sintesi, il messaggio che ilMinistro della Difesa Giampaolo Di Paola ha lanciato questamattina intervenendo all’inaugurazione del workshop APDUSSdell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che si è svolta al CentroAlti Studi della Difesa (CASD) di Roma. Un appuntamento, alquale erano presenti, tra gli altri, i Sottosegretari alla DifesaGianluigi Magri e Filippo Milone, il Capo di Stato Maggiore dellaDifesa Gen. Biagio Abrate ed i Vertici delle Forze Armate, cheha consentito di fare il punto della situazione su programmi einiziative legati all’utilizzo dello spazio. Attività che vedonol’impegno della Difesa e dell’imprenditoria civile, con in primopiano l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) e l’ESA. Il workshop, alquale hanno preso parte il Presidente dell’Agenzia SpazialeItaliana Enrico Saggese ed il Consigliere per le Attività Aerospaziali

del Ministro della Difesa Marco Airaghi, è stata l’occasione perparlare anche di telemedicina nelle missioni di peacekeeping.Ad illustrarne l’importanza, il Consigliere per la Sanità Militaredel Ministro della Difesa Michele Anaclerio. La telemedicina,infatti, soprattutto nell’ambito delle missioni internazionali allequali le Forze Armate partecipano, consente di risparmiarerisorse umane e finanziarie.

Cerimonia di cambio del Comandante del ComandoOperativo Interforze

Roma, 6 febbraio 2012 - Si è svolta, presso l’aeroporto “F. Ba-racca” – Centocelle, sede del Comando Operativo di vertice In-terforze (COI), la cerimonia di passaggio delle consegne tra ilComandante cedente, Generale di Corpo d’Armata Giorgio Cor-nacchione, ed il Comandante subentrante, Generale di Corpod’Armata Marco Bertolini. Alla cerimonia, presieduta dal Capodi Stato Maggiore della Difesa, Generale Biagio Abrate, hannopreso parte le più alte cariche militari. Il Generale Abrate haricordato come “quanto è stato fatto e i risultati conseguitisono nuovamente il frutto di un sistema difesa che, soprattuttonel momento dell’emergenza, è in grado di intervenire conefficacia, professionalità e valore, ovunque sia richiesta la suapresenza. I risultati espressi dai contingenti italiani sono semprestati all’altezza delle aspettative e degni di ogni più ampio rico-noscimento da parte di Autorità militari e politiche anche di altriPaesi. E questi risultati sono stati possibili anche grazie all’operadel Comando Operativo di vertice Interforze, di tutto il suopersonale e del suo Comandante”. Il Comando Operativo divertice Interforze, retto da un Generale di Corpo d’Armata, èstato costituito nel 1997 ed è la struttura di cui si avvale il Capodi Stato Maggiore della Difesa, responsabile dell’impiego delleF.A. nel loro complesso, per pianificare, predisporre e dirigere leoperazioni nonché le esercitazioni interforze e multinazionali.

Il Generale Abrate in visita in Francia

Parigi, 13 febbraio 2012 - Il Capo di Stato Maggiore dellaDifesa, Generale Biagio Abrate, nei giorni 9 e 10 febbraio, si èrecato a Parigi per i colloqui bilaterali con il suo omologo , Am-

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miraglio Eduard Guillaud. Il Generale Abrate è stato accompagnatodal Gen. D. Salvatore Farina, Capo del III Reparto di SMD, dalGen. B.A. Giampaolo Miniscalco, Capo del IV Reparto diSGD/DGA e dal Gen. B. Carlo Fortino, Addetto della Difesa inFrancia. Le delegazioni italiane e francesi hanno trattato leprincipali tematiche di comune interesse, con particolareriguardo alla partecipazione alle operazioni internazionali, al-l’addestramento/preparazione delle Forze Armate, alle tematicheNATO e UE, nonché alla cooperazione industriale bilaterale.Durante la visita, il Gen. Abrate si è recato al Senato perincontrare il Senatore Jaques Gautier – Vice Presidente dellaCommissione Affari Esteri, Difesa e Forze Armate, per poi pro-seguire alla volta dell’Eliseo, dove ha incontrato il GeneralePuga, Capo di Stato Maggiore Militare del Presidente della Re-pubblica Francese. Tutti gli incontri si sono svolti in un’atmosferadi cordiale amicizia e fattiva collaborazione al fine di rendere,in questo delicato periodo, le Forze Armate di entrambi i Paesisempre più efficienti e sviluppare nuove sinergie industriali inambito Difesa.

Emergenza neve: verso la normalizzazione

Roma, 14 febbraio 2012 - Dopo le forti nevicate delle ultimesettimane, il maltempo che ha investito tutto lo stivale si avviaad un miglioramento. Gli interventi delle Forze Armate proseguonocomunque senza sosta, al fine di ripristinare la viabilità nellezone colpite dalla eccezionale nevicata. Per l'emergenza neve,il Ministero della Difesa ha reso disponibili, con specificoriferimento alle Regioni del Centro Sud, oltre 1000 militari ecirca 300 mezzi e macchine speciali (autogru, gru, ACTL,Defender, VM 90, autobotti, terne ruotate, BV206, gruppielettrogeni ecc..). Le attività, finalizzate a rendere gli interventitempestivi in risposta alle esigenze della popolazione, sonosvolte sotto il coordinamento delle varie Prefetture, in strettacollaborazione con la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco e leForze dell’Ordine. L'Esercito, in particolare, dopo le primegiornate in cui le operazioni sono state focalizzate sull’assistenzae trasporto di persone rimaste bloccate nelle loro autovetture, ètutt’ora impiegato per il soccorso a persone malate, il ripristinodella viabilità e per la distribuzione di viveri, generi di conforto,medicinali e gruppi elettrogeni nei Comuni ancora isolati.

Antartide: conclusa la XXVII spedizione

Baia Terra Nova, 21 febbraio 2012 - La campagna estivadella XXVII spedizione italiana in Antartide, che aveva preso ilvia lo scorso 4 novembre, si è conclusa. Completate le ultimeoperazioni logistiche necessarie alla messa in sicurezza dellastazione, tutto il personale della base, sia militare che civile, hasalutato la Bandiera italiana per l’ultima volta prima dell’arrivo

dell’inverno australe, durante il quale la base “Mario Zucchelli”rimarrà chiusa “in conservazione”. Tutto il personale è statoimbarcato a bordo di Nave Italica, la quale, accompagnata datre lunghi fischi, ha lasciato la Baia di Terra Nova diretta versoil porto di Lyttelton, in Nuova Zelanda. Durante il periodo di per-manenza in Antartide, i militari (20 tra Ufficiali e Sottufficiali)hanno fornito un fondamentale supporto al Programma Nazionaledi Ricerche in Antartide (PNRA). Programma che comprendevadiversi progetti relativi alle scienze della vita (biodiversità,evoluzione ed adattamento degli organismi antartici), della

terra (glaciologia, contaminazioni ambientali, esplorazioni), del-l’atmosfera e dello spazio (cambiamenti climatici, monitoraggiodella atmosfera e della ionosfera, misure astronomiche).

Difesa e Regione Lazio insieme per la sanità pubblica

Roma, 28 febbraio 2012 - Un’intesa tra lo Stato Maggioredella Difesa e la Regione Lazio che punti a consentire ilcomune utilizzo di strutture, professionalità e mezzi della sanitàcivile e militare. Questo, in sintesi, l’obiettivo dell’accordoquadro per la cooperazione in tema di sanità pubblica tra laRegione Lazio e la Difesa, siglato dalla Presidente della RegioneRenata Polverini ed il Tenente Generale Federico Marmo, CapoUfficio Generale della Sanità Militare dello Stato MaggioreDifesa. L’intesa è finalizzata al raggiungimento di una sinergiatra la sanità civile e quella militare, unendo le esperienzecliniche, universitarie e scientifiche maturate in Italia con quelleproprie delle missioni militari, anche con compiti sanitari svoltiin contesti internazionali. Il Generale Biagio Abrate, Capo diStato Maggiore della Difesa, ha evidenziato “come il reciprocoscambio di esperienze sarà sicuramente un arricchimento e digrande utilità sia alla Difesa che alla Sanità pubblica regionalee nazionale”. L’accordo quadro, che permetterà il coordinamentodi convenzioni già avviate e l’implementazione di nuove attivitàdi cooperazione tra le strutture sanitarie civili e militari, avràuna durata iniziale di cinque anni e prevede la costituzione diun Comitato Direttivo per la definizione di programmi e iniziative.

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assegna stampa esteraR

BRIEFING: ATTIVITÀ SUGLI ESPLOSIVIL’attività di eliminazione degli ordigni esplosivi (EOD) è diventata la più vasta ed ufficiale funzione militare nel corso del 20°secolo, tanto che ai militari è richiesta la necessaria competenza per maneggiare le munizioni, talvolta difettose, che eranoprodotte in massa durante la Prima Guerra Mondiale. La maggiore attenzione agli esplosivi sul campo di battaglia si è focalizzatasugli ordigni esplosivi improvvisati (IED) che, sebbene esistano da anni, sono emersi nell'ultimo decennio come strumentoprincipale per la guerra asimmetrica, impiegati dagli insorti che combattono in Iraq contro le forze americane e della coalizione.Gli IED hanno causato la maggior parte degli incidenti in Iraq, dove le operazioni degli Stati Uniti sono cessate alla fine del2011, e continuano ad essere la principale causa di vittime in Afghanistan. Questi dispositivi sono usati tatticamente per limitarela circolazione dei convogli di rifornimenti e delle forze di manovra, ma sono anche utilizzati strategicamente per attaccareobiettivi simbolici e demoralizzare le truppe di uno Stato e la popolazione civile nonché per dimostrare la forza degli insorti.L'utilizzo di IED non è solo localizzato in Iraq e Afghanistan, ha rilevato Frank Larkin, vice direttore dell’Pentagon’s Joint IEDDefeat Organization (JIEDDO). “Quando si prendono in considerazione gli oltre 500 eventi causati da IED, segnalati ogni mesefuori dell'Afghanistan, emergono cose interessanti”, ha riferito durante un briefing tenuto lo scorso 24 gennaio. (PVR)

STRUTTURA FUTURA DELL’ESERCITO BRITANNICOIl Capo del servizio del personale generale (CGS) britannico, dopo un periodo di "riflessione strategica”, ha riferito che l'Eser-cito, tra qualche mese, si troverà a dare una nuova impronta alla struttura futura delle forze. Nel corso di un meeting ad unIstituto internazionale di studi strategici, tenutosi a Londra il 31 gennaio scorso, il generale Sir Peter Wall ha dichiarato:“presto sarò in grado di suggerire al Segretario di Stato [della difesa] il più efficace, la più adeguata struttura del futuroesercito con le risorse che abbiamo ricevuto. Ci aspettiamo una decisione entro la primavera, dopo di che saremo in gradodi presentare il progetto dettagliato, e spero che in quel momento il periodo di riflessione strategica avrà la sua conclusione”.Dopo un decennio di attività estenuante in Iraq e in Afghanistan, l'Esercito britannico ha di recente dovuto affrontare la ne-cessità di porre in essere una quota di tagli al bilancio assegnato a causa della crisi economica globale. L'esercito staavendo una propria trasformazione e si sta orientando verso una forza in grado di affrontare, in emergenza, operazionifuture finora sconosciute, mentre il ridimensionamento della forza, entro il 2018, passerà dagli attuali poco più di 100.000soldati regolari, oltre 40.000 riservisti, agli 82.000 regolari e 30.000 riservisti. Il CGS ha detto che la sfida principale del-l'esercito è la gestione serial interconnected change, suddividendola in cinque attività principali. (PVR)

IL 300° EUROFIGHTER È DELLA SPAGNAHallbergmoos. Il trecentesimo velivolo Eurofighter Typhoon, realizzato dai quattro partner del consorzio europeo, è statoconsegnato da Cassidian all’Aeronautica spagnola, Ejército del Aire. Con questa pietra miliare il Typhoon, che è l'unico aereoda combattimento multi-ruolo di ultima generazione, ha raggiunto il ragguardevole il traguardo delle 300 unità. L'EurofighterTyphoon è attualmente in servizio nelle forze aeree di sei nazioni ed ha sostituito undici differenti tipi di aeromobili. Ad oggi,l’intera flotta con oltre 130.000 ore di volo, è ben sopra della media di usabilità operativa e potenza aerea rispetto al passato.L'Eurofighter Typhoon è il velivolo scelto dalle forze aeree di Gran Bretagna, Germania, Italia, Spagna, il Regno di ArabiaSaudita e Austria. (M.Po.)

ILAVORI PER LA PRIMA FREGATA CLASSE 125Amburgo. Alla presenza di numerosi ospiti, hanno avuto inizio i lavori per la realizzazione, nel cantiere navale di Amburgo,della prima fregata della classe 125 (F125). Progettata ed equipaggiata per la distribuzione come parte di missioni di difesaalleate e prevenzione delle crisi, nonché a sostenere le missioni umanitarie di soccorso, lotta al terrorismo e la lotta controle minacce asimmetriche, la fregata di classe 125 è una delle fregate più avanzate del mondo. In aggiunta a questa flessibilitàmissione eccezionale, la classe 125 è caratterizzata da un nuovo concetto di occupazione e la conseguente attuazionetecnica del principio della fruibilità intensiva. Il contratto di costruzione firmato nel giugno 2007 prevede la produzione di untotale di quattro fregate classe 125, che dovranno essere consegnate dal consorzio F125 tra la primavera del 2016 e il2018. (M.Po.)

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ndice generale 2011ICONTRIBUTO DI PENSIERO• Quando i carri respiravano (Anselmo Donnari), n. 3

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE• Paveant Turbinem Piratae (Giorgio Esposito), n. 2• Prove di dialogo tra NATO e Russia (Ge-

rardo Cervone), n. 2• 60° anniversario del NATO Defence Col-

lege (Mario Masdea), n. 2• The comprensive approach (Giovanni Vul-

taggio), n. 5• Aspetti teorico-pratici della cooperazione

(Mario Rino Me), n. 6

DIRITTO• La legislazione antiterrorismo: quali prospet-

tive? (Paolo Maria Ortolani e Francesco Zam-poni), n. 1

• La delega come strumento di amministrazionee di leadership (Enzo Fanelli), n. 1

• Il diritto internazionale umanitario nell’epocadella globalizzazione: l’accezione islamica (Arcangelo Ma-rucci), n. 4

• Le nuove frontiere al contrasto dell’immigrazione clandestina(Enzo Fanelli), n. 5

• I relitti e le navi da guerra, status e tutela giuridica (GiuseppeMasetti e Fulvia Orsini), n. 5

• Il trasporto aereo di “dangerous goods” a supporto dei teatrioperativi (Sebastiano Franco e Vincenzo Simonetti), n. 5

• “Il rapporto fra accesso agli Atti Amministrativi e dirittoalla privacy (Francesco Zamponi), n.6

EDITORIALE• Uniti. Adesso come allora (Gen. Biagio

Abrate), n. 1• Giovanni Paolo II tra i militari (Massimo

Fogari), n. 2• Cittadini con le stellette (Massimo Fo-

gari), n. 3• Friendship thruogh sport (Massimo Fo-

gari), n. 4• Vivi le Forze Armate. Militare per tre setti-

mane (Massimo Fogari), n. 5• Saluto del Capo di Stato Maggiore della Di-

fesa (Gen. Biagio Abrate), n. 6

EVENTI• Cerimonia di avvicendamento del Capo di Stato Maggiore

della Difesa, n. 1

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PERIODICO DELLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA N. 1/2011

Le Forze Armate nelle missioni del XXI secolo

La legislazione antiterrorismo:

quali prospettive?

La delega come strumento di

amministrazione e di leadership

Le Forze Armate nelle missioni del XXI secolo

La legislazione antiterrorismo:

quali prospettive?

La delega come strumento di

amministrazione e di leadership

ISSN 2036-9786

“Per l’onor del batajon”

I Campionati Sciistici delle Truppe Alpine

Supplemento al n. 1/2011 di Informazioni Difesa

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PERIODICO DELLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA N. 2/2011

Linee programmatiche dei nuovi vertici

delle Forze Armate

Paveant Turbinem Piratae

60° anniversario del NATO Defence College

Linee programmatiche dei nuovi vertici

delle Forze Armate

Paveant Turbinem Piratae

60° anniversario del NATO Defence CollegeISSN 2036-9786

Giov

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Supplemento al n. 2/2011 di Informazioni DifesaGiovanni Paolo II

tra i militari

FORZE ARMATE• Le Forze Armate nelle missioni del XXI secolo (Giorgio Battisti

e Gianfranco Oggiano), n. 1• Un servizio linguistico per la Difesa (Paolo Cappelli), n. 1• Linee programmatiche dei nuovi vertici delle Forze Armate

(Gen. Biagio Abrate), n. 2• La formazione e la comunicazione - due fattori di successo

nell’organizzazione militare (Gen. Biagio Abrate),n. 3

• A Lourdes i militari di tutto il mondo, n. 3• Un moderno strumento per il futuro. L’analisi

approfondita del modello organizzativo (Cri-stiano Bettini), n. 5

• L’attuazione della dottrina militare nazionale(Cristiano Bettini), n. 6

• La formula del giuramento (Luigi FrancescoDe Leverano), n. 6

FORZE ARMATE E SOCIETÀ• La comunicazione non verbale (Giovanna Ra-

naldo e Carlo Di Somma), n. 1• Aziende e Forze Armate (Paolo De Maria), n. 4• Donne, Pace e Sicurezza (Enzo Fanelli), n. 6

LOGISTICA• Evoluzione dell’organizzazione logistica (Gaspare Schiavone),

n. 2

PANORAMA INTERNAZIONALE• Nuovi scenari nuovi conflitti (Antonio Cucurachi), n. 1• Le tre nuove milestones della strategia della Difesa USA nel-

l’era Obama (Antonio Galiuto), n. 1• La sicurezza delle informazioni al tempo di Wikileaks (Stefano

Ramacciotti), n. 3• La transizione in Afghanistan. Quali

prospettive? (Francesco Pagnotta), n.3

• Se la Blu Line si allunga di ... 200 mi-glia (Elia Cuoco), n. 3

• Le sfide e le prospettive di pace nelcorno d’Africa (Ottaviano Sillitti), n. 3

• Lesson Learned dall’Afghanistan (Gen.Biagio Abrate), n. 4

• Limiti e rischi del nucleare (Mario RinoMe), n. 4

• L’evoluzione della geostrategia della Ger-mania nel XXI secolo (Gianluca Sardellone),n. 4

• Il servizio militare in Israele tra refusnik,obiettori e pacifisti (Antonella Vicini), n. 4

• La questione delle “Curili” (Rodolfo Bastia-nelli), n. 6

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PERIODICO DELLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA N. 3/2011

La formazione e la comunicazione

due fattori di successo nell’organizzazione militare

La specificità della condizione militare

La sicurezza delle informazioni

al tempo di Wikileaks

La formazione e la comunicazione

due fattori di successo nell’organizzazione militare

La specificità della condizione militare

La sicurezza delle informazioni

al tempo di Wikileaks

ISSN 2036-9786

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Supplemento al n. 3/2011 di Informazioni Difesa

Festa della Repubblica Italiana

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PERIODICO DELLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA N. 4/2011

Lesson Learned dall’Afghanistan

Il diritto internazionale umanitario

l’accezione islamica

Limiti e rischi del nucleare

Lesson Learned dall’Afghanistan

Il diritto internazionale umanitario

l’accezione islamica

Limiti e rischi del nucleare

ISSN 2036-9786

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Supplemento al n. 4/2011 di Informazioni della Difesa

I Giochi Mondiali Militari

RELIGIONI• Il trattamento del corpo morto nel-

l’islam (Chiara Galli), n. 5SANITÀ MILITARE• NATO Maintenance and Supply

Agency (NAMSA): una opportunitàper il supporto sanitario (Enzo Liguorie Claudio Zanotto), n. 4

SPECIALE - FORZE ARMATE• La specificità della condizione militare

(Luigi Francesco De Leverano), n. 3

STORIA• Passato e presente della ricerca in Antar-

tide (Francesco Palmas), n. 5• La pubblicistica della Difesa tra storia ed

attualità (Ada Fichera), n. 6

STORIA E MITO

• Dedalus dal mito alla realtà (Gianlorenzo Capano), n. 5STORIA MILITARE• Come il SIM sottrasse il cifrario americano - La beffa del

“Black Code” (Carlo De Risio), n. 1• 1° Aviere Salvatore Rubini: un eroe italiano a Rodi (Clara Sal-

pietro), n. 2• Sommergibilisti italiani prigionieri di

guerra in Giappone (GiovanniZannini), n. 2

• Attacco a Malta (Carlo DeRisio), n. 6

TECNOLOGIA• Le comunicazioni satellitari della

Difesa. Sistema Sicral (TommasoFracasso), n. 2

• Applicazioni militari e vantaggi deimateriali ceramici (Luigi Castellani),n. 2

SUPPLEMENTI• “Per l’onor del batajon” I Campionati

sciistici delle Truppe Alpine, n.1• Giovanni Paolo II tra i militari, n.2• Festa della Repubblica Italiana, 2 giugno 2011, n.3• I Giochi Mondiali Militari, n.4• Ragazzo in marcia! Vivi le Forze Armate, Militare per tre set-

timane, n.5• Panorama 2012 su scenari internazionali e di crisi, n.1

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PERIODICO DELLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA N. 5/2011

Un moderno strumento per il futuro

Il permesso di soggiorno per

motivi di protezione sociale

Il trasporto aereo di “dangerous goods”

Un moderno strumento per il futuro

Il permesso di soggiorno per

motivi di protezione sociale

Il trasporto aereo di “dangerous goods”ISSN 2036-9786

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Supplemento al n. 5/2011 di Informazioni della Difesa

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PERIODICO DELLO STATO MAGGIORE DELLA DIFESA N. 6/2010

L’evoluzione delle Forze Armate: scenari futuri

La NATO si trasforma

Un nuovo Concetto Stategico per

un’alleanza che si rinnova

L’evoluzione delle Forze Armate: scenari futuri

La NATO si trasforma

Un nuovo Concetto Stategico per

un’alleanza che si rinnova

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SUPPLEMENTO AL numero 6/2011 di INFORMAZIONI difesa

SUPPLEMENTO AL numero 6/2011 di INFORMAZIONI difesa

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ecensioniRGINO FALLERIL’ADDETTO STAMPA Professionista della comunicazioneCentro di Documentazione Giornalistica, Roma, 2011, pp. 110, € 15,00

Non a caso il primo capitolo del libro “L’addetto stampa – professionistadella comunicazione” titola “L’informazione un bene fondamentale”. Lo è.L’informazione è veramente un bene cui non si può rinunciare, ma opera esi sviluppa in un campo minato, perché quella del giornalista non è una pro-fessione facile e non mancano i problemi di carattere professionale, quellioccupazionali, quelli deontologici, quelli della stessa incolumità personale.In questo campo minato deve muoversi anche tutto ciò che ruota intorno almondo dell’informazione e il miglior descrittore, analista e studioso della ma-teria è il nostro Autore che non solo ha lavorato per una intera vita in questocampo minato ma, dopo tante battaglie, ha raggiunto la definizione del profiloprofessionale di un personaggio che è entrato a pieno titolo nel settore gior-nalistico: l’Addetto stampa. Gino Falleri, Presidente del Gruppo Giornalisti Uf-fici Stampa (GUS) attraverso una profonda analisi non solo della normativa,ma anche della giurisprudenza, descrive molto bene il mondo giornalisticosoffermandosi sulle attribuzioni, sugli ambiti di azione, sulle proiezioni dellafigura che oggi ancora si muove in punta di piedi in questo campo minato.Con questa terza edizione, completamente aggiornata e, direi, attualizzata,de “L’addetto stampa – professionista della comunicazione” spiega in ma-niera esaustiva i dieci anni della legge 150/2000 … “inseguita e sollecitataper trent’anni”… descrivendo anche le battaglie delle associazioni di cate-goria e concludendo – anche questo non a caso – con il racconto della suastoria. (VC)

MILLA PRANDELLISGUARDI DI PACE. GUARDIANI DI PACE. Viaggio in Afghanistan al seguito delle Forze Armate ItalianeEdizioni Kissing The Sky, Brescia, 2010, 120 pagine, € 10,00Vincitore del Premio giornalistico “Sodalitas” nella categoria Fotografia.

Con un’immagine dopo l’altra e alcune pagine di testo, il libro fotografico dellagiornalista Milla Prandelli racconta l’impegno quotidiano in Afghanistan deicirca 4mila soldati appartenenti alle quattro Forze Armate italiane. Sono molti,per scelta dell’autore e dei curatori del volume, i ritratti di soldati, resi nellaquotidianità del loro lavoro al servizio del popolo italiano e dei fratelli afghani.Non mancano anche scene della vita quotidiana degli afghani, che il lavoro disupporto fornito dai militari italiani rende meno difficile. Nel testo si scorgonovari aspetti che caratterizzano la presenza italiana in teatro operativo, anchese la fotoreporter ha volutamente lasciare in secondo piano l’aspetto combatper concentrarsi sulle attività cimic. Il tomo, come suggerisce la prefazione delgenerale Massimo Fogari, è anche occasione per analizzare il rapporto tra gior-nalismo e Forze Armate in teatro operativo. La Prandelli, difatti, ha lavoratocome “embedded”, ovvero come giornalista “incastonata” tra le truppe, cui èconsentito di seguire i militari persino sulle linee di combattimento, a menoche il comandante in teatro non giudichi la presenza del giornalista dannosaper l’esito della missione o pericolosa per la vita dei suoi uomini e donne.“Sguardi di Pace. Guardiani di Pace. Viaggio in Afghanistan al seguito delleForze Armate Italiane” è anche un omaggio ai caduti di tutte le guerre reso conil ricordo dei sei caduti del settembre 2009, che dell’autrice sono stati la scortaa Kabul. Il testo, quasi un abbraccio che tramite la Prandelli il mondo civile ri-volge verso le Forze Armate Italiane, è dedicato a loro, definiti, per l’appunto“Guardiani di pace”. (PVR)