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COLONIALISMO, GUERRA, RAZZISMO
La guerra d’Etiopia 1935/36
Un percorso nell’archivio storico della Scuola Fontana di Torino
INTRODUZIONE
Nell’ambito delle attività proposte dall’archivio storico della scuola Fontana è stata offerta agli
alunni delle quinte A e B un’attività di laboratorio storico sul tema del colonialismo italiano in
Africa durante il fascismo.
L’attività è stata richiesta dalle insegnanti di classe dopo che, nel corso di un intervento di un
genitore sui temi della povertà in Africa, erano state individuate le responsabilità del
colonialismo europeo e italiano.
È stata fatta un’indagine esplorativa nell’archivio della nostra scuola, in particolare all’interno
delle cronache e i registri dell’anno scolastico 1935/36. La ricerca è stata ampliata ad altre
fonti presenti nell’archivio storico della scuola, in archivi virtuali, in libri di testo unici del
periodo dal 1935 al 1940.Il materiale a disposizione era vastissimo, molto interessante e
complesso, troppo, se si considerano l’età e le conoscenze storiche degli alunni e il tempo che
era possibile dedicare alla ricerca.
È stata quindi fatta una cernita dei materiali con l’obiettivo di condurre una ricerca utilizzando
dei documenti d’archivio su un tema individuato con precisione: «Razzismo, colonialismo, la
guerra di Etiopia»: non era possibile trattare il tema più generale del fascismo. Ai ragazzi sono
stati proposti 6 documenti, per l’analisi degli stessi è stata usata la scheda proposta dal
gruppo di lavoro dell’Istoreto sugli Archivi Storici. È stata predisposta una scheda per la
valutazione finale dell’attività da parte degli alunni.
.
Gli obiettivi che ci siamo posti sono legati all’anno scolastico
conclusivo del ciclo della scuola primaria e sono riepilogativi di
competenze già in parte acquisite in particolare:
• Acquisire delle competenze di ricerca in archivio attraverso: l’uso
della scheda archivistica per descrivere il documento, gli scopi
espliciti e impliciti;
• Saper confrontare documenti;
• Saper lavorare in gruppo;
• Imparare ad argomentare le proprie posizioni;
• Estrarre dai documenti informazioni coerenti con il titolo della
ricerca;
• Acquisire informazioni sulla colonizzazione italiana.
L’attività è stata svolta nel piccolo gruppo dove i documenti sono stati
letti ed analizzati e hanno stimolato interessanti discussioni.
I risultati del lavoro sono stati raccolti in un cartellone e in questa
presentazione.
Torino, anno scolastico 2012/13
DESCRIZIONE DEL DOCUMENTO N°1
Sulla copertina è raccontata una storia a fumetti, le didascalie sono in rima.
1. Nella prima vignetta è disegnata una capanna distrutta, dai resti incendiati emerge la testa di un «moretto». Sullo sfondo una palma e si vede fuggire un uomo coperto da una tunica, la filastrocca lo indentifica con uno scioano (un etiope abitante la regione della Scioa) responsabile del disastro.
2. Nella seconda vignetta vediamo un CAMICIA NERA (in stampato nel testo) salvare il moretto che si dispera per la presunta morte dei genitori.
3. Il moretto è consolato dal soldato che, dolcemente, lo informa che i suoi genitori sono fuggiti abbandonandolo.
4. Il moretto si consola in fretta e si controlla la «pancetta».
5. Il soldato gli chiede il nome ma il moretto non ne ha uno: il babbo lo chiamava con un fischio. Il soldato decide quindi di chiamarlo Pancetta Nera.
6. Il moretto portato all’accampamento italiano è contento, mangia ed è allegro e si assume un compito.
7. Che sarà quello di andare a raccogliere banane, ne riempie un grosso sacco ma arriva una scimmietta.
8. Nell’ottava vignetta la scimmia ruba il sacco di banane.
9. Pancetta Nera la raggiunge, la mette nel sacco e la porta con sé alla Legione. Il racconto si chiude con la promessa di future puntate
ANALISI DEL DOCUMENTO
IL BAMBINO
Il bambino, che viene identificato come
moretto, è disegnato con le caratteristiche di
una scimmia: grandi labbroni, un’enorme
pancia, appena coperto da un perizoma.
Il testo ci informa che i suoi genitori sono
scappati e lo hanno abbandonato.
Il bambino non ha nome.
Si occupa solo del mangiare.
È animalesco e ridicolo.
Nei disegni in cui compare anche la scimmia è
difficile distinguerli.
Raccoglie banane come la scimmia che è un
suo competitore.
Il nome che gli viene dato dal soldato è
ridicolo e serve a mettere in rilievo la sua
inferiorità.
IL SOLDATO
Alto, magro, aitante
Italiano bianco
Gentile
Civile: non abbandona il
bambino, lo soccorre, gli dà un
nome, gli fornisce cibo e riparo.
È pacifico, chi ha distrutto il
tugurio è un etiope come il
bambino.
L’AMBIENTE
L’ambiente è identificato attraverso alcuni particolari:
le palme, i banani, la scimmia
I soldati vivono in un accampamento, s’intravvedono le tende.
SCOPI ESPLICITI
Divertire, la filastrocca è facile quindi si fa leggere volentieri.
Informare sul comportamento dei soldati italiani in Etiopia
(sono compassionevoli, gentili, organizzati).
Identificare i responsabili della guerra e delle distruzioni in
Etiopia: gli stessi etiopi!
Dare informazioni sul comportamento degli etiopi, sono
molto simili a delle bestie: non si curano dei figli, non usano
nomi propri e vestiti.
SCOPI NASCOSTI
Rendere evidente che:
Gli etiopi appartengono ad una razza inferiore.
Gli italiani sono di una razza superiore.
La guerra è utile agli etiopi perché li difende dalle tribù
prepotenti, ad esempio gli scioani, e porta la civiltà.
Il quaderno è usato dai ragazzi nelle scuole, quindi le
informazioni esplicite ed implicite arrivano agli alunni e alle
loro famiglie in tutta l’Italia.
DESCRIZIONE DEL DOCUMENTO N°2
Si tratta di una circolare del R. Provveditorato agli studi di
Torino inviata in data 30 aprile 1937 XV ai Direttori, presidi.
Ispettori di tutte le scuole della provincia di Torino.
All’oggetto: Corrispondenza di alunni coi giovani indigeni
dell’A.O.I.
Il testo della circolare riporta delle osservazioni del Ministro in
merito all’oggetto e si conclude con l’ordine agli insegnanti, per
il tramite dei direttori, affinché controllino detta corrispondenza.
ANALISI DEL DOCUMENTO
Informazioni esplicite:
I bambini italiani scrivono ai bambini dell’A.O.I. e nelle loro lettere
si rivolgono ai loro coetanei chiamandoli fratelli e sorelle.
Questa cosa è stata riferita al Ministro.
Il Ministro non è d’accordo perché dice che i fratelli e le sorelle
degli italiani sono solamente gli italiani.
Il ministro ordina ai direttori di dire agli insegnanti di controllare
quello che scrivono i bambini per consigliare i termini da usare
Il direttore ha sottolineato in rosso le frasi: «usando l’appellativo
di fratello e sorella» e «sono solamente gli italiani» per dare
importanza a quanto scritto.
Il ministro usa parole gentili, ma poi ordina.
ANALISI DOCUMENTO
Informazioni implicite:
Vengono controllate le lettere quindi non c’è libertà.
I bambini dell’A.O.I. non sono possono essere chiamati fratelli e
sorelle perché non sono italiani, sono diversi, inferiori?
Le lettere erano scritte a scuola o a casa ma la scuola doveva
controllare, quindi non si poteva scrivere quello che si voleva ma
quello che voleva il ministro.
Il ministro dava ordine al provveditore che li passava ai direttori
che li davano ai maestri che li davano ai loro alunni, era una
catena di ordini a cui tutti dovevano obbedire.
Questa circolare arrivava a tutte le scuole dell’Italia, quindi
l’ordine arrivava a tutti i bambini, quindi a tutte le famiglie.
DESCRIZIONE DOCUMENTO N°3
Fronte pagella
Lo sfondo è una carta geografica che rappresenta il sud dell’Europa e una parte dell’Africa, sono colorate in blu: l’Italia, l’Albania, Rodi, la Libia e l’Etiopia.
Una grande M sembra unire la Libia all’Etiopia.
Sulla pagella compaiono delle scritte a grandezze diverse:
A. A. XVIII, la scritta XVIII è in rosso alta cm. 2,7
B. P.N.F in rosso cm. 1,4
C. Gioventù Italiana del littorio in blu cm. 1,1
D. Ministero dell’educazione nazionale in blu cm. 0,9
Retro pagella
Lo sfondo è una carta geografica che rappresenta il sud dell’Europa e una parte dell’Africa, sono colorate in blu: l’Italia, Rodi, la Tripolitania e la Cirenaica, l’Eritrea e la Somalia Italiana.
Sulla pagella compaiono le stesse scritte della pagina fronte, unica diversità la scritta A. I
ANALISI DEL DOCUMENTO
Informazioni esplicite:
Le due facciate della pagella evidenziano come durante i diciotto anni del fascismo il territorio italiano si sia ampliato a territori europei ed africani.
La grande M che unisce i territori africani è l’iniziale del nome di Mussolini il dittatore fascista.
L’altezza diversa delle scritte mette in evidenza alcune informazioni rispetto alle altre. L’informazione che risulta meno importante è Ministero dell’educazione nazionale.
Questa pagella è molto diversa da quelle che usiamo adesso a scuola e sembra una pubblicità più che un documento scolastico.
ANALISI DEL DOCUMENTO
Informazioni implicite
Da quando c’è il fascismo l’Italia è diventata più importante.
Il merito è di Mussolini.
Le altezze diverse delle scritte ci dicono che la scuola era
meno importante del partito fascista, della gioventù italiana
del littorio.
Voleva dare importanza al fascismo e a Mussolini.
La pagella era per tutti i bambini delle scuole italiane, quindi
questa pubblicità arrivava a tutte le famiglie.
CRONACA INSEGNANTE MARIA LETIZIA FRENCIA
ANNO SCOLASTICO 1935/36
Estratto dalla cronaca dell’insegnante Maria Letizia Frencia anno scolastico 1935/36, classe IB femminile Scuola Leone Fontana
18 febbraio 1936 Iscrizione nuova alunna.
Ore 15,30 Adunanza di tutti gli insegnanti presieduta dalla Signora Direttrice. ………………………………………………………………………………La signora Direttrice mise in grande risalto il valore della Vittoria riportata dall’11 al 15 febbraio dai nostri soldati e dalle Camicie Nere nell’Endertà….
Dai grandi avvenimenti nazionali trae vita e vigore tutta l’opera educativa della scuola. Se il fanciullo riceve e vive attraverso ogni insegnamento l’idea della Patria e della supremazia assoluta degl’interessi nazionali su quelli individuali, egli sarà sostenitore di quell’idea nella sua famiglia; vi porterà, ora con un compito, ora con un disegno, ora con una spiegazione, la luce e la fede che non potranno non imporsi ai familiari, anche se freddi o lontani da tale pura realtà. Un legame invisibile, ma sempre presente, deve raggruppare tutte le materie d’insegnamento dal comporre alla geografia, alla storia, dalle scienze alla matematica, dal disegno alla bella scrittura. Mai tale filo deve spezzarsi né deve spegnersi la fiamma dell’entusiasmo suscitato nei fanciulli da qualche avvenimento spiccatamente grande. Anche nelle ore di attesa per noi popolazione civile, ma d’intenso lavoro di sistemazione logistica nelle terre faticosamente conquistate, mentre nessuna nuova vittoria si annuncia, devesi sostenere lo spirito degli alunni, e per essi quello delle famiglie, con lo stesso slancio e con la stessa ammirazione delle ore solenni.
Fatta questa magnifica e calda prolusione la Signora Direttrice prosegue la sua conferenza che ha carattere prevalentemente didattico. Essa tratta:
1° Della compilazione del diario, temi, relazioni. 2° Correzione.
3° Aritmetica: lasciare i triti problemi vecchio stile a fare calcolare guadagni, profitti, perdite, ecc. sui dati reali che la vita della Nazione offre: soldati morti, feriti, munizioni, viveri, Km, percorsi, prezzi fissati dal C. I. P., dati dedotti da statistiche vive e attuali; ecco come l’aritmetica trova posto a fianco, a integramento della geografia e della storia.
DESCRIZIONE DOCUMENTO N°4
Il documento è una trascrizione di una pagina della cronaca dell’insegnante Maria Letizia Frencia. Con gli alunni abbiamo preso in esame la parte evidenziata in rosso, dove l’insegnante fa un resoconto molto accurato di una riunione con la Direttrice avvenuta in data 18 febbraio 1936.
All’ordine del giorno l’andamento della vita scolastica con consigli didattici.
Il brano che abbiamo osservato riguarda l’introduzione alla conferenza dove la Direttrice dà delle indicazioni di carattere generale, in particolare chiede agli insegnanti di rendere la vita della scuola collegata alla guerra in Etiopia in modo da raggiungere attraverso i bambini le famiglie.
In un punto successivo la direttrice dà indicazioni didattiche sull’insegnamento dell’aritmetica.
ANALISI DEL DOCUMENTO
La cronaca ci permette di capire con quanta attenzione veniva
seguita nella scuola la guerra in Etiopia.
La direttrice dice chiaramente ai maestri qual è il compito della
scuola: mischiare quello che succede in quel momento, guerra
d’Etiopia, con le attività didattiche delle classi così i bambini
potranno trasmettere quello che hanno imparato ai genitori
creando un’informazione univoca.
Era importante fare pensare ai bambini che la colonizzazione e la
guerra erano giuste.
Tutto quello che si faceva a scuola doveva servire a fare un
passa-parola a favore della guerra e del fascismo che così
poteva raggiungere la maggior parte della popolazione italiana.
DESCRIZIONE DOCUMENTO N° 5
I testi dei problemi sono tratti da libri di testo del periodo che
ha interessato la nostra ricerca.
Si occupano come richiesto dalla direttrice di temi riguardanti
la guerra, le colonie, i morti i feriti. Alcuni sono particolarmente
inquietanti, almeno per la nostra sensibilità.
ANALISI DEL DOCUMENTO
I testi dei problemi ci fanno capire come la scuola era il luogo
dove si voleva fare passare le idee del fascismo, in particolare:
l’idea della guerra quasi come un gioco che poteva divertire
e interessare gli alunni;
Ia guerra come qualcosa di cui non si può fare a meno che
fa parte della vita quotidiana;
la guerra riguarda i bambini, le bambine, è compito loro
occuparsene;
la guerra coloniale è giusta e inevitabile;
i bambini interessano le famiglie nel loro lavoro e quindi tutti
sono coinvolti dentro questi pensieri.
DESCRIZIONE DOCUMENTO N° 6
Il testo è un capitolo della sezione di storia del libro di terza
elementare.
È l’introduzione ad una serie di capitoli che raccontano la
conquista delle colonie italiane in Africa e nel Mediterraneo.
Viene spiegato cosa sono le colonie.
Il testo spiega perché gli italiani ne avevano necessità e
diritto.
Viene raccontata brevemente la conquista dell’Eritrea alla
fine dell’ottocento.
ANALISI DEL DOCUMENTO
Nel testo viene detto esplicitamente che gli italiani, come tutti gli europei, hanno diritto alle colonie perché i popoli che abitano in Africa non sono in grado di gestire le loro ricchezze e se stessi.
C’è una continua sottolineatura della civiltà degli italiani e dell’inciviltà degli eritrei. Questo avviene attraverso l’uso delle parole. Raccontando la guerra gli italiani vengono descritti così: soldati, eroe, attendono a piè fermo, combattono senza indietreggiare d’un passo, sono pochi, sacrificio, prode, magnifica tenacia, audaci, eroici, eroismo sfortunato.
Gli eritrei così: bellicose tribù, orde, demoni urlanti, compiono un eccidio, guerrieri. Non vengono mai chiamati soldati.
SCHEDA ARCHIVISTICA UTILIZZATA Archivio storico Scuola Leone Fontana
Tema della ricerca in archivio: Una colonia italiana in Africa: l’Etiopia
Scheda di analisi di un documento Collocazione: .............................................................................................................. Elementi identificativi del documento Titolo o Oggetto ………………………………………………………………………………………………. Protocollo ……..…………………………………………………………………………………. Produttore (chi lo ha fatto) …………………………………………………………………………………
Destinatario ……………………………………………………………………………………………………
Luogo e data …………………………………………………………………………………………………………
[tipologia: circolare, manifesto, direttiva, lettera, pagella, libro…] Descrizione delle caratteristiche materiali Tipo: manoscritto [matita, penna], dattiloscritto, a stampa, stampa da computer, prestampato, registro …………………………………………………………………………. Supporto: Carta bollata, marca da bollo, timbri .......................................................... Confezione: (fogli sciolti, fascicolo, registro…) ……………………………………………………
N° carte (e fogli) ……………………………………………………………………………………………. Contenuti del documento Elementi significativi per la ricerca ( quali informazioni sulle colonie italiane mi può dare questo documento?)
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Regesto ( breve riassunto dei contenuti del documento)
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Annotazioni
Caratteristiche della fonte
Per esempio: Quali intenzionalità e finalità esplicite o implicite si possono ravvisare?
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Ha un legame con altri documenti sullo stesso argomento o con argomenti collegati?
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Lingua
Note su: Lessico ( parole usate nel documento, sono simili a quelle che usiamo, sono comprensibili….)
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Stile (formale, discorsivo, ….)
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Forma e modo della comunicazione
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Inferenze (cosa ci fa venire in mente?)
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Altre cose notevoli ( puoi indicare qualche particolare che ti ha colpito e che vuoi segnalare a chi dopo di te
leggerà questo documento)
(citazioni dal testo) commenti
…………………………………………………………………………………………………………………………………
Compilatori / compilatrici
………………………………………………………………………………………………………………..
………………………………………………………………………………………………………………..
Data ………………………………………………….
SCHEDA AUTOVALUTAZIONE ATTIVITÀ
Archivio Storico
È finita l’attività in archivio, ti propongo alcune domande a cui ti chiedo di rispondere con attenzione. Le tue risposte serviranno a me per fare funzionare meglio l’archivio, a te per ripensare e riflettere alla tua esperienza come storico in archivio.
Hai trovato l’attività interessante? [SI] [NO]
Perché? ……………………………………………………………………….
Il lavoro che vi abbiamo proposto era facile, difficile, complesso, utile, …
Perché? …………………………………………………………………………………….
Qual è stata la cosa più interessante? …………………………………………………………..
Quella più noiosa? ………………………………………………………………………………………
La più facile? ………………………………………………………………………………………………
La più difficile? ……………………………………………………………………………………………
Prova a spiegare perché ………………………………………………………………………………
Pensi che l’archivio storico possa essere un luogo dove:
imparare storia [SI] [NO]
cercare informazioni [SI] [NO]
imparare fare domande [SI] [NO]
trovare delle risposte [SI] [NO]
altro? ………………………………………………………………………………………….
L’archivio storico è ………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………….
Cosa pensi di avere imparato durante questi incontri?
………………………………………………………………………………………………………………….
…………………………………………………………………………………………………………………
Cosa ti sarebbe piaciuto fare e non abbiamo fatto? …………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………………..
…………………………………………………………………………………………………………………..
Nome …………………………… data …………………………………….
CONCLUSIONI
Con questo lavoro abbiamo capito che:
La scuola elementare era molto importante durante quel
periodo, attraverso i ragazzi venivano passate informazioni,
immagini ed idee che erano utili al razzismo ed alla guerra;
La guerra d’Etiopia era una guerra razzista, gli italiani
volevano conquistare quel territorio perché si ritenevano
superiori agli etiopi e volevano sfruttarlo per arricchirsi;
Gli italiani erano controllati e non c’era libertà. In Italia c’era
una dittatura
COSA HO IMPARATO
Raccolta delle risposte alla domanda: «Cosa ho imparato» del questionario di valutazione dell’attività.
Un modo di pensare come uno storico.
Il modo di pensare di una volta, quando si pensava di essere superiori. Ho pensato a cose molto importanti a cui non avevo mai pensato.
Ho imparato a capire, a pensare meglio, nuove parole, e in più a fare la storica.
Che gli italiani pensavano di essere superiori agli africani.
Tutto.
Ho imparato che gli italiani credevano di essere superiori e che quindi gli etiopi dovevano essere colonizzati.
Come fare lo storico.
Gli italiani pensavano che fosse giusto fare la guerra perché pensavano di essere superiori.
Che fare la guerra è una cosa sbagliata ma che gli italiani pensavano che era una cosa giusta.
Che gli italiani pensavano di essere superiori agli etiopi e che la guerra fosse giusta.
Ho capito come usavano i bambini per arrivare a far capire quanto era bella la guerra e come usavano la matematica.
Ho imparato tante cose che non sapevo.
Ho imparato che una maestra scriveva tanto e che gli uomini italiani raccontavano bugie. Ho imparato che la guerra è brutta.
Ho imparato a cercare informazioni.
Ho imparato la mia storia, ciò che era l’Italia prima. A non farmi «ipnotizzare», comandare,
condividere idee sbagliate con gli altri.
Ho imparato che non si deve colonizzare, invece allora gli italiani pensavano l’incontrario.
Ho imparato quello che dicevano ai ragazzi: che gli italiani erano più forti, coraggiosi e superiori
ai neri. I bambini dovevano informare i loro genitori.
Non avevo mai provato a fare la storica, ho imparato a capire le domande, trovare le risposte…
e a fare la storica! Ho imparato che un po’ di tempo fa si pensava che la guerra fosse bella e che
per far pensare questo si raccontavano anche bugie.
Ho imparato come erano i registri, le pagelle, i libri di testo di una volta e a cercare informazioni.
Le ragazze e i ragazzi della VB
Ho imparato come facevano a fare il lavaggio del cervello ai bambini.
Ho imparato a viaggiare nel passato e come da dei documenti si possono ricavare molte
informazioni.
A capire le cose nascoste nei testi/documenti.
Fare gli storici non è facile. Come si comportavano i bianchi con i neri.
Ho imparato ad andare a fondo nei documenti anche se sono difficili. Ho impararto come gli
italiani si credevano superiori e che, anni fa, non c’era molta libertà.
Ho imparato cose nuove sul passato. Il lavoro era un po’ complesso.
Ho imparato come si viveva un tempo.
Ho imparato che gli italiani si sentivano superiori ai neri e che gli adulti italiani convincevano i bambini ad amare la guerra. Era difficile capire il lessico.
Ho imparato molto sull’argomento che abbiamo affrontato. È stato utile e complesso perché si doveva ragionare molto.
Cosa succedeva quando c’era la guerra in Etiopia.
Ho trovato interessante cercare delle risposte. Ho imparato che è facile convincere la gente, in quel periodo gli italiani e altri stati si credevano superiori, questo succede ancora oggi.
Ho imparato che il razzismo è una cosa stupida.
Quando c’era il fascismo erano tutti crudeli.
Ho imparato a ragionare.
Il lavoro ci ha aiutato a imparare e a capire la storia e le scelte di alcune persone, ho imparato molte cose interessanti sul fascismo.
Ho imparato molte cose interessanti sulla guerra in Etiopia.
A capire come cercare informazioni e imparare la storia.
Le ragazze e i ragazzi della VA
NOTE ARCHIVISTICHE
Copertina quaderno, Ente fornitore dell`immagine: INDIRE-Fondo Materiali
Scolastici e Archivi storici. Sito web www.indire.it
Circolare Provveditore, Archivio storico Scuola Fontana, armadio 2C, faldone
Ferrante Aporti, Miscellanea.
Pagella Damiano Teresa 1939/40, Computer Archivio Storico Scuola Fontana
Cartella immagini Fondo Damiano, sottocartella Damiano Teresa.
Cronaca insegnante Maria Letizia Frencia, Archivio Storico della Scuola
Fontana, armadio n° 387, cartella «Registri 1935/36»
Problemi, i testi sono stati ricavati da «I Problemi del fascismo» a cura di
Gianluca Gabrielli e Maria Guerrini Istituto Alcide Cervi, giugno 2011. Gli autori
hanno ricavato i testi dei problemi da numerosi libri di testo in uso nelle
scuole dal 1935 fino alla caduta del fascismo. Nell’archivio della nostra scuola
sono conservati alcuni dei libri da cui sono stati estratti i testi che proponiamo.
Libro della terza elementare 1936 testo unico, cap. «La necessità di colonie
italiane e la conquista dell’Eritrea». Armadio libri, Archivio Storico Fontana.
AUTORI
Hanno partecipato al laboratorio gli alunni: Davide, Youness, Brenda, Tommaso, Bianca, Veronica, Rocco, Zakaria, Giulia, Samuel, Daniele, Marcella, Samuele, Pavol, Ettore, Claudia, Enea, Elisa, Viola, Marco, Giorgia della classe VA.
Matilde, Sofia, Oscar, Riccardo, Giulio, Elisa, Alice, Yossra, Nada, Giovanni, Roberta, Norberto, Lea, Lawrence, Karen, Marco, Alexandra, Yosef, Andrea, Marta, Gabriel, Eloise della classe VB.
Hanno collaborato le insegnanti Maria Pia Grosso e Elena Regaldo.
Margherita Marengo, responsabile dell’Archivio Storico della scuola, ha organizzato e condotto l’attività e realizzato questa presentazione.
La nostra scuola fa parte della rete degli Archivi storici delle scuole; ha così potuto usufruire delle ricerche e delle competenze delle scuole della rete e della preziosa consulenza metodologica e storica del coordinatore Riccardo Marchis dell’Istituto Storico della Resistenza.