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Introduzione Potrebbe essere utile tentare di riscoprire l’anello di congiunzione tra antropologia, sociologia, filosofia, politica, economia, religione e diritto. E a tal fine sarebbe il caso di riflettere sul come possano essere nati i sistemi giuridici primitivi e le lingue preistoriche; e se sia possibile dimostrare l’ipotesi di un’origine concomitante. Di fronte ad una natura avversa e di fronte alle difficoltà per sopravvivere di una specie tutto sommato debole rispetto alle altre specie animali, gli esseri umani si sono avvalsi delle loro singolari capacità intellettuali. Ciò ha fatto sì che questi esseri non solo si combattessero tra di loro ma che tendessero anche ad una vita in comune (ad una vita sociale). Ciò peraltro è diffuso tra molte altre specie animali. Tanto è vero che regole e forme di comunicazione caratterizzano la vita di tutte le società animali. Si pensi ai lupi, ai leoni, ai bisonti, alle formiche, alle api, ai delfini e alle scimmie, e così via. Queste società animali non sono progredite nel tempo così come è accaduto alla specie umana. Ciò vuol dire che gli esseri umani hanno qualcosa in più che li ha fatti emergere tra tutte le specie. Diritto, religioni e lingue Gli esseri umani si sono dati un gran da fare per migliorare le proprie condizioni di vita (le eccezioni confermano la regola). E sono comparse le prime grandi civiltà dell’antichità: sumeri, assiri, babilonesi, egizi, cinesi, dell’India, e tante altre. Civiltà precolombiane e tantissime altre ancora. Quasi tutte (o, forse, tutte) credevano in qualcosa di superiore. Gli esseri umani spaventati si rivolgevano ai loro protettori (per lo più celesti) e cercavano di interpretarne il volere. Ad esempio, osservava Giovan Battista Vico: « […] nello stato che dicesi ‘di natura’ (che fu quello delle famiglie), non essendo imperi civili di leggi, i padri di famiglia si richiamavano agli dèi dei torti ch’erano stati loro fatti […]. Tali richiami agli dèi si facevano dapprima dalle genti semplici e rozze, sulla credulità che essi erano uditi dagli dèi, che 120 RSPI 82:1, 2015 Collegamenti ed intrecci fra origine delle lingue, delle religioni e dei sistemi giuridici RENATO FEDERICI 08-Jardi-Federici eccetera__ 29/04/15 14:07 Pagina 120

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Introduzione

Potrebbe essere utile tentare di riscoprire l’anello di congiunzione traantropologia, sociologia, filosofia, politica, economia, religione e diritto. E atal fine sarebbe il caso di riflettere sul come possano essere nati i sistemigiuridici primitivi e le lingue preistoriche; e se sia possibile dimostrarel’ipotesi di un’origine concomitante.

Di fronte ad una natura avversa e di fronte alle difficoltà per sopravviveredi una specie tutto sommato debole rispetto alle altre specie animali, gli esseriumani si sono avvalsi delle loro singolari capacità intellettuali. Ciò ha fatto sìche questi esseri non solo si combattessero tra di loro ma che tendesseroanche ad una vita in comune (ad una vita sociale). Ciò peraltro è diffuso tramolte altre specie animali. Tanto è vero che regole e forme di comunicazionecaratterizzano la vita di tutte le società animali. Si pensi ai lupi, ai leoni, aibisonti, alle formiche, alle api, ai delfini e alle scimmie, e così via. Questesocietà animali non sono progredite nel tempo così come è accaduto allaspecie umana. Ciò vuol dire che gli esseri umani hanno qualcosa in più che liha fatti emergere tra tutte le specie.

Diritto, religioni e lingue

Gli esseri umani si sono dati un gran da fare per migliorare le propriecondizioni di vita (le eccezioni confermano la regola). E sono comparse leprime grandi civiltà dell’antichità: sumeri, assiri, babilonesi, egizi, cinesi,dell’India, e tante altre. Civiltà precolombiane e tantissime altre ancora. Quasitutte (o, forse, tutte) credevano in qualcosa di superiore. Gli esseri umanispaventati si rivolgevano ai loro protettori (per lo più celesti) e cercavano diinterpretarne il volere. Ad esempio, osservava Giovan Battista Vico: « […]nello stato che dicesi ‘di natura’ (che fu quello delle famiglie), non essendoimperi civili di leggi, i padri di famiglia si richiamavano agli dèi dei tortich’erano stati loro fatti […]. Tali richiami agli dèi si facevano dapprima dallegenti semplici e rozze, sulla credulità che essi erano uditi dagli dèi, che

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immaginavano starsi sulle cime dei monti, siccome Omero gli narra su quelladel monte Olimpo»1.

Le religioni più arcaiche erano quasi tutte politeiste, tranne una e poi altredue monoteiste. Queste ultime, però, sarebbero divenute dominanti nellospazio mediterraneo: ebraica, cristiana, musulmana. L’ateismo era condan -nato, presso tutte o quasi tutte le società del passato.

Dio diede a Mosè sul Sinai le tavole della legge. Gesù Cristo vi aggiunseun nuovo comandamento: amatevi gli uni e gli altri come io ho amato voi. Ei suoi seguaci si dissero cristiani. L’origine divina della leggi umane si puòrintracciare non solo presso gli egizi e i greci e tantissimi altri popolidell’antichità. Allora viene da concludere che lingue, consuetudini, leggi ereligioni abbiano avuto un’origine parallela o quasi2. Molte religioni sonostate create dagli esseri umani associati; tutte le lingue primordiali sono natedall’istinto e dalle prime convenzioni umane: linguistiche, sociali egiuridiche.

Sull’origine sincronica delle primordiali organizzazioni sociali e dellelingue più antiche

A questa analogia tra ordinamenti giuridici e sistemi linguistici se ne puòaggiungere qualche altra? Non sicuramente con le cosiddette scienze esatte.Non vi è analogia ma profonda differenza tra le trasformazioni delle organiz -zazioni sociali e le evoluzioni delle cosiddette scienze esatte: le scopertegeografiche, matematiche, geometriche, fisiche, chimiche, farmacologiche,biologiche, mediche, architettoniche, ingegneristiche, e così via3. Questeultime sono cresciute, migliorate e si sono affinate nel tempo. Purtroppo, latrasmissione delle scoperte scientifiche è stata interrotta o bloccata più voltenel corso della storia. Molto delle civiltà antiche è andato perso irrimediabil -mente. Non si riesce a comprendere come gli egizi abbiano costruito lepiramidi; molte conoscenze dell’antichità sono scomparse per sempre con ladistruzione della biblioteca di Alessandria d’Egitto. Succes sivamente, inepoca di rinascita della civiltà occidentale, non si riusciva a comprenderecome i romani fossero riusciti a costruire templi come il pantheon e tutti glialtri a cupola. Dopo un lungo periodo di oscurità e di barbarie, con la ripresadei commerci e con la formazione dei liberi comuni, nella prospera Firenze,Brunelleschi ha dovuto reinventare un metodo per la progettazione ecostruzione della cupola della chiesa di Santa Maria del Fiore.

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1 Vico, Principj di scienza nuova, Napoli, 1744, libro IV, sez. X, I, 955.2 Il tema del collegamento tra origine del diritto, delle religioni e dei linguaggi non è nuovo. Vico, Op.

cit., libro I, sez. II, XVI ss., 149 ss.; libro IV, sez. II ss.3 Federici, Guerra o diritto? Il diritto umanitario e i conflitti armati tra ordinamenti giuridici. Affinché i

cittadini non vengano alle armi, Napoli, Editoriale Scientifica, Napoli, 20133, p. 44.

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Sempre in Occidente, dopo la caduta dell’Impero romano e a seguitodelle invasioni barbariche, i sistemi giuridici di impronta germanica e feudalesostituirono quelli molto più elaborati vigenti nell’Impero romano. I sistemigiuridici sono strumenti delle classi dominanti, e le classi prevalenti eranocambiate. Gli invasori barbari non sempre furono conquistati dal saperegiuridico dei vinti. Quasi sempre i vincitori invece furono influenzati esottomessi dalle nuove religioni monoteistiche (cristiana e musulmana).

Con una differenza di non poco conto: i musulmani dall’Arabia partironoalla conquista di immensi territori in Asia, Africa ed Europa, rafforzati dallenovità delle loro convinzioni religiose. Al cristianesimo, invece, si conver -tirono un po’ tutti i conquistatori non islamici dell’Occidente. E poi, dopo lascoperta del continente americano, i colonizzatori del nuovo mondo loesportarono nelle proprie colonie.

Le lingue (i codici linguistici) così come le leggi e le loro raccolte sonovariabili da epoca ad epoca, da popolo a popolo. Mutano nello spazio e neltempo. I diritti positivi anche essi sono molto diversi tra loro, così comeavviene nel mondo delle lingue. Entrambe queste scienze hanno regoleinterne. Si pensi, per le lingue, alla trascrizione grafica: gli stessi caratteripossono variare di molto. Non tutte accettano, conoscono e/o applicano unalfabeto. Con l’invenzione della stampa, le lingue che si sono avvalse dell’alf -abeto sono state facilitate nella riproduzione e nella scrittura meccanica(senza andar lontani, si pensi alle tastiere dei computers o dei telefonini).

All’origine delle lingue ci fu qualche grido uscito di bocca o qualche altracosa di bestiale, ma non ci si può immaginare nulla di meglio e di tantodiverso dagli altri animali sociali. E se non furono solo calci e pugni, sarannostati salti, mugugni, segni per la ricerca e raccolta di cibo, per la caccia e cosìvia. Poi le società preistoriche si sarebbero evolute, con la scoperta deivantaggi provenienti dalla scoperta della pastorizia e dell’agricoltura. Anchenella notte dei tempi, senza diritto non poteva esistere società umana. Unaqualsiasi società, anche la più rudimentale non può farne a meno, e se lo ècostruito. Così come gli individui si dotarono dell’uso della parola e dei segniper comunicare con gli altri membri dello stesso gruppo (e delle tribù vicine),gli stessi si fornirono di organizzazioni e regole per disciplinare i rapportisociali4.

Anzi, si potrebbe aggiungere e precisare che vi è un legame strettissimotra l’origine dei primordiali sistemi giuridici e la nascita delle lingue. Se nonsi riesce a comunicare con l’altro come si fa ad intendersi? Solo lo scontro èpossibile. Invece fin dall’antichità si sono formati i primi gruppi umani. Ciòdimostra l’instaurazione di rapporti linguistici e giuridici all’interno delletribù più antiche. Si può quindi affermare che i primissimi raggruppamentiumani si sono formati attraverso due invenzioni dettate dall’istinto (tanto

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4 Ibidem.

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inconsapevoli quanto indispensabili per il formarsi di ogni istituzionesociale):

– Il bisogno di aiuto e condivisione, il desiderio di accoppiarsi, dibarattare le cose o i servizi; la voglia di conquista e/o di imporre la propriavolontà, il legame istintivo fra madre e figli, e così via. In questo modo sonosorte le prime organizzazioni giuridiche e sono apparsi i più elementarirapporti giuridici.

– L’utilizzo di qualche strumento per comunicare questi bisogni e questisentimenti. Urla, parole e segni compresi dagli altri individui della stessaspecie e dello stesso gruppo. È così che sono nate le lingue. Così suppongo.È questa l’ipotesi che lancio. Nulla osta in contrario.

La scrittura sarebbe apparsa molto più tardi a testimonianza di unanotevole evoluzione. La trasmissione di segnali attraverso tamburi, corni,stendardi, segnalazioni con il fumo anticipò i più moderni sistemi: la stampae poi il telegrafo, il telefono, la radio, la televisione, internet e la postaelettronica.

Si immaginino due individui che nascono insieme e hanno bisogno ditutto e non hanno niente. Ne parla anche la mitologia. Senza l’aiuto diqualcuno, senza l’aiuto neppure di una lupa (?) come si tramanda essereavvenuto per Romolo e Remo, neanche essi sarebbero riusciti a cavarsela dasoli per restare in vita. Eppure la specie umana è sopravvissuta, nonostantetutte le sue debolezze fisiche. Qualcosa di molto simile al miracolo hapermesso a questi esseri di crescere, di riprodursi e di espandersi. Unindividuo umano da solo non procrea: ha bisogno di un altro individuo e puredi sesso diverso dal proprio: maschi con femmine e femmine con maschi5. Epoi altre difficoltà: ad esempio, come superare indenni la fase del parto edell’allattamento. Alcune di queste operazioni sono istintive come negli altrianimali. Anche le specie animali differenti da quella umana riescono adaccoppiarsi e ad allevare la prole. All’inizio dei tempi non sarà stato moltodiverso per gli esseri umani. Soprattutto da quelle specie che vivono ingruppo. I richiami degli uccelli sono dei segnali comunicativi, il ruggito deileoni indica qualcosa per gli altri leoni. Il grido, le smorfie, i mugugni, lebastonate o le carezze hanno sempre significato qualcosa per gli esseri umanidella stessa etnia o dello stesso gruppo: ad esempio, per la spartizione delcibo, per l’offerta di acqua o al contrario nel caso di rapina o di furto. Eccoche spontaneamente e inavvertitamente sono nate le società primordiali e leprime regole: questa azione è gradita, invece quest’altra non è accettata equindi punita. Qui comando io perché sono il più forte: almeno fino a quandoqualcun altro non prenderà il mio posto, con o senza il mio consenso.

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5 Per restare alla mitologia romana, si pensi all’episodio concernente il ratto delle Sabine (Livio, Ab Urbecondita, I, 9).

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In sostanza: – Sistemi linguistici e giuridici appartengono ad una scienza di carattere

essenzialmente storico e relativistico (le loro leggi sono variabili da epoca adepoca, da popolo a popolo, e cioè: mutano nello spazio e nel tempo) e perquesto si differenziano dalle cosiddette scienze esatte.

– Per qualsiasi rapporto tra individui ovvero tra gruppi occorre potercomunicare, e dunque, le lingue sono gli strumenti di comunicazione deibisogni e delle volontà dei singoli, delle famiglie e delle tribù. E così, inautomatico, si può supporre che nascessero i primi rapporti tra soggetti.Queste relazioni potevano essere approntate ai modi più disparati: di aiuto ecomprensione reciproca oppure improntati a violenza ed abuso. E quindi,giuridici e/o bellici.

Sull’origine degli Stati laici. Il caso francese

Uno Stato può essere confessionale, laico o ateo. Prima dell’inizio dellarivoluzione francese tutti gli Stati rientravano nella categoria degli Staticonfessionali o teocratici6. Tuttavia qualche cosa era cambiata in alcuni paesioccidentali dopo il cataclisma suscitato dalla riforma luterana e protestante.

Nel diverso trattamento delle religioni da parte degli ordinamentigiuridici statali, si delinea la differenza tra Stato laico e Stato ateo. Se lereligioni vengono perseguitate, si è in presenza di uno Stato ateo, come negliStati marxisti-leninisti. Se, invece, non v’è interferenza dello Stato nellereligioni e viceversa, si può parlare di Stato laico. Ne è esempio la concezioneespressa da Cavour nel celebre motto: Libera chiesa in libero Stato. Lo Stato,cioè, non è legato a doppia mandata ad una particolare concezione religiosa,così come avviene negli Stati confessionali; ma nel contempo non leperseguita. Anzi, a volte le rispetta: tutte in ugual misura (vedi il caso degliStati Uniti d’America). Più spesso è espressione evidente del lasciar fare inmateria religiosa o, se si vuole, è l’affermazione della libertà in materiareligiosa.

Lo Stato laico fa le sue prime timide apparizioni nei Paesi Bassi, nelnuovo mondo e in Francia durante la rivoluzione (dopo il fallimento deltentativo di creare una religione fondata sulla dea Ragione e sull’Esseresupremo). Invero i rivoluzionari francesi avrebbero voluto sottomettere tuttele religioni al nuovo Stato. Di fronte al rifiuto di gran parte del clero cattolicodi giurare la sottomissione allo Stato anziché al Papa, Robespierre tentò la viadi creare una nuova religione fondata sulla dea Ragione e sull’Esseresupremo. Un credo che soprattutto nelle campagne non riuscì a sostituire lereligioni tradizionalmente accolte dal popolo di Francia.

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6 Federici, Op. cit., p. 97 ss. (in part. p. 106 ss.).

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Il principio del contrappasso è alla base di tutte le metafisiche religiose7,è l’aspirazione al perdono e alla ricompensa, che fa di un povero un credente;e altrettanto vale per il ricco che non si accontenta delle cose di questomondo. È la paura per l’inferno e l’aspettativa del paradiso che rendonocredenti. E poi la speranza e la fede erano supportate dal fascino dellecerimonie, dei riti, delle prediche (ed anche dei sacrifici e delle penitenze) cheaccompagnavano ed accompagnano tutta la vita dei credenti: dalla nascita allamorte. All’opposto i riti proposti dal credo nella dea Ragione o nell’Esseresupremo non riuscirono a trasmettere questo sentimento e questa passionecapace di trascinare con forza le masse. E dunque il ridicolo che ne seguì feceabbandonare l’esperimento. Un ateo come Robespierre ammantato nellabandiera tricolore, che a Parigi nella chiesa sconsacrata di Notre Dame edaltrove provava a tramutarsi in gran sacerdote di una religione posticcia: fu undisastro. Da questo fallimento nel creare una religione laica, la Repubblicafrancese fece un passo in dietro: non finanziò più alcun credo neanche quellinella dea Ragione e nell’Essere supremo; e così, di fatto, nacque in Franciauna forma nuova di Stato, lo Stato laico. Uno Stato che non poneva le suefondamenta su una particolare religione; e che tutte considerava un po’ con lostesso disprezzo. Ma non le perseguitava più.

Questa concezione era apparsa nella fase intermedia della rivoluzionefrancese, ma occorse il passaggio di diversi decenni prima che fossemetabolizzata e spiegata con una formula assai semplice ed espressiva. Equesto toccò a Cavour con la celebre e fortunata espressione «libera chiesa inlibero Stato».

Oggi come oggi, si può dire che sia pienamente condivisibile l’idea diGustavo Zagrebelsky secondo cui «lo Stato laico è un aspetto dellasecolarizzazione, cioè del rovesciamento della base di convivenza tra gli esseriumani: dalla trascendenza all’immanenza, dall’eternità al saeculum; da Dioagli uomini, dalla Chiesa alle istituzioni civili. Questo rovesciamento hainvestito tutti gli aspetti delle relazioni sociali e quindi anche le relazionipolitiche»8. «La secolarizzazione ha scalzato la Chiesa dal monopolio dellafunzione culturale unificatrice che essa nei secoli ha preteso di occupare: lagerarchia è stata sostituita da patti, espliciti o impliciti, esclusivamenteorizzontali. Il contrattualismo e il convenzionalismo sono le teorie politiche diquesta concezione. Non esistono più sovrani di diritto divino; il governo dellasocietà non è per grazia di Dio, ma per volontà del popolo o della nazione»9.

Viceversa, «più si risale indietro nel tempo, più risulta difficiledistinguere tra istituzioni religiose e istituzioni civili»10. In tal senso si era

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7 Hans Kelsen, Società e natura, Torino, Einaudi, 1953, p. 281 ss.8 Zagrebelsky, Il cammino in comune, «la Repubblica», 23 settembre 2013. 9 Ibidem; Federici, Op. cit., p. 97 ss.10 Zagrebelsky, Il cammino in comune cit.

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espresso anche l’egittologo tedesco Jan Assmann, autore di importanti operesull’argomento, tradotte anche in italiano11.

Cenni sull’origine della pluralità religiosa negli Stati Uniti d’America

Alcuni fatti storici sono indicativi della trasformazione avvenutaall’inizio dei tempi moderni. In tutti i paesi occidentali le minoranze religiose,se non erano apertamente perseguitate, erano lasciate ai margini della società12

o ghettizzate. Ma qualcosa di diverso avvenne nelle colonie inglesi del nuovomondo. I padri pellegrini altro non erano che un centinaio di inglesi andati incerca di territori nel nuovo mondo ove praticare al meglio la loro radicaleconvinzione religiosa. La storia è assai nota. Nel settembre del 1620 questogruppo di puritani si imbarcò nel porto di Plymouth su una nave di nomeMayflower e dopo una traversata drammatica dell’Oceano Atlanticocercarono un luogo dove sbarcare definitivamente. Lo scelsero in una localitàa nord della foce del fiume Hudson, la quale allora era interessata dallecontem poranee e concorrenti attività di esplorazione condotte dallaCompagnia olandese delle Indie occidentali; e quindi si insediarono a norddell’odierna New York e a sud del Massachusetts. Da allora in poi, molti altrigruppi religiosi presero la via del mare alla ricerca di luoghi dove vivere epraticare liberamente il proprio credo religioso in una terra oltremodo vasta.Tra questi William Penn (1644-1718), rampollo di un’influente famigliaanglicana13, il quale però si era convertito alla confessione quacchera. Cometutte le minoranze religiose anche questa dei quaccheri non era vista di buonocchio e dunque ne era favorito l’espatrio. Dal re d’Inghilterra fu affidato inconcessione a William Penn un territorio molto vasto, che oggi corrisponde aquello occupato dagli Stati della Pennsylvania e dal Delaware. Egli visitò queiluoghi nel 1682 e vi fondò la città di Filadelfia ma vi si trattenne solo un paiodi anni. Vi ritornò alla fine del secolo, nel 1699, ma anche questa volta non virestò a lungo: un altro paio d’anni. Dovette tornare indietro per evitare diperdere i suoi poteri per le trame cospiratorie tenute in patria da Philip Ford,un suo infido amministratore. Seppur da lontano, egli mantenne su quelleterre d’oltre oceano un’ampia autorità: seconda unicamente a quella del re.Ma non ne approfittò, e anzi ne fece un modello di tolleranza religiosa e didemocrazia, il quale attrasse l’immigrazione di minoranze religiose da altripaesi europei. Si dice che ai suoi principi di democrazia e di tolleranza

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11 Assmann, La memoria culturale. Scrittura, ricordo e identità politica nelle grandi civiltà antiche,Torino, Einaudi, 1997; Id., Potere e salvezza. Teologia politica nell’antico Egitto, in Israele e in Europa,Torino, Einaudi, 2002.

12 Si vedano, ad esempio, gli ugonotti in Francia ed i cattolici in Inghilterra. Nello stesso senso, StevenNadler, Un libro forgiato all’inferno. Lo scandaloso Trattato di Spinoza e la nascita dellasecolarizzazione, trad. it. Luigi Giacone, Torino, Einaudi, 2013, p. 27 ss.

13 Il padre, anch’egli di nome William (1621-1670), era stato uno dei più grandi ammiragli della marinainglese.

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religiosa si sarebbero ispirati i redattori della Costituzione degli Stati Unitid’America.

Baruch Spinoza nel bel mezzo dei conflitti religiosi nei Paesi Bassi

Nei Paesi Bassi la rivolta antispagnola iniziò nel 1566. Essa non fu solouna guerra di indipendenza nei confronti delle tasse e della dominazionespagnola, ma fu anche una vera e propria rivoluzione economica e socialeispirata dai mercanti e dalla riforma religiosa14.

Il capo della rivolta olandese contro gli spagnoli non era olandese.Guglielmo I nacque a Nassau il 24 aprile 1533, era il figlio primogenito delconte Guglielmo I di Nassau-Dillennburg e di Giuliana von Stolberg-Wernigerode, due convertiti: prima alla riforma luterana e in seguito al credocalvinista. Alla morte del cugino Renato di Nassau, nel 1544, all’età di undicianni, egli avrebbe ereditato il titolo di principe di Orange e i relativi beni sefosse diventato cattolico. I genitori non si opposero a che il loro figlioprimogenito fosse inviato presso Maria d’Asburgo (conosciuta anche comeMaria d’Ungheria), figlia dell’imperatore Carlo V, per ricevere un’educazionecattolica.

L’appiglio giuridico e l’antecedente storico della rivoluzione olandeserisale ad una Carta delle libertà comunali riconosciuta dalla duchessaGiovanna nel 1356 (carta meglio conosciuta con il nome di Joyeuse Entrée,perché con essa la duchessa conquistò l’onore dell’ingresso trionfale inBruxelles: segno di soddisfazione e di appoggio dell’aristocrazia locale, delclero e della popolazione). La carta suddetta conteneva la nota clausola diribellione, che poteva essere attivata dai cittadini. Essa li legittimava adisobbedire al sovrano che avesse violato i diritti riconosciuti al popolo.Questi riconoscimenti e diritti del popolo di alcuni Paesi Bassi, riaffermati edestesi dal Gran Privilegio di Olanda e Zelanda (1477), furono rivendicati conforza dagli indipendentisti e, perché no, rivoluzionari olandesi del XVIsecolo, che si battevano per l’autonomia dalla Spagna15.

Il 31 dicembre 1564 Guglielmo I «pronunciò un importantissimo discor -so, in cui dichiarava di non poter approvare la potenza tirannica che i re e iprincipi si attribuivano sulle coscienze dei propri sudditi, prescrivendo loro laforma di religione. Enorme fu l’impressione; ma poco dopo giunsero lefamose lettere da Segovia nelle quali per la prima volta Filippo II si esprimeva

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14 Non è possibile approfondire il tema. Si è dunque costretti a rinviare agli studi specifici sull’argomento;per quanto concerne le peculiarità culturali olandesi agli esordi della loro identità nazionale può essereutile consultare Simon Schama, Il disagio dell’abbondanza. La cultura olandese nel secolo d’oro,Milano, Mondadori, 1993 (prima edizione Il Saggiatore, 1988), p. 3 ss.

15 Sull’argomento: François-Louis Ganshof, Paesi Bassi; Adriano H. Luijdjens, Guglielmo I, in «Enci -clopedia Italiana Treccani»; Paul Dibon, Regards sur la Hollande du siècle d’or, Napoli, Vivarium,1990.

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chiaramente, ordinando d’intensificare la persecuzione senza tregua di tuttigli eretici»16.

Nelle Province sottoposte al suo governatorato Guglielmo I rifiutò didare loro concreta applicazione17, ma la sua posizione nel 1566 divenneestremamente debole: da una parte, visto con sfiducia dagli spagnoli; edall’altra, odiato dai calvinisti. È così che il re di Spagna Filippo II inviò ilduca d’Alba a capo di un esercito per rimettere ordine nei Paesi Bassi.

Il trattato dell’Unione delle Sette Province, stipulato ad Utrecht nel 1579,«spesso considerato come l’atto costitutivo della Repubblica (indipendente)delle Sette Province», sanciva espressamente che «ogni individuo dovrebbeessere libero di professare la propria religione e nessuno dovrebbe subirevessazioni o inquisizioni in materia di appartenenza confessionale»18. Inquesto territorio la riforma luterana (e poi, il calvinismo) aveva posto solideradici; ma non sempre l’ala moderata e tollerante riuscì ad evitare che le SetteProvince di trasformassero sempre più in uno Stato teocratico (calvinista)19.

Queste condizioni attirarono tutti coloro che si sentivano perseguitati dalpunto di vista religioso, come gli ugonotti (calvinisti francesi) e gli ebrei.Proprio tra questi immigrati ebraici vi erano gli avi di Baruch Spinoza.

L’erede di Guglielmo I il Taciturno, Maurizio di Nassau in un primotempo appoggiò la politica tollerante del capo del governo (Landsadvocaat)Johan van Oldenbarnevelt. Successivamente però egli prese partito per igomaristi (la corrente più intransigente dei calvinisti)20.

16 Luijdjens, Guglielmo I cit.17 Idem.18 Nadler, Op. cit., p. 29. 19 Idem, p. 24 ss.20 Su questi aspetti si veda la n. 15. Nella Repubblica delle Sette Province unite (come si chiamavano allora

i Paesi Bassi) i calvinisti, all’inizio poco numerosi rispetto ai luterani, poi si moltiplicarono e avrebberopreso il sopravvento per la loro tenace battaglia contro gli spagnoli invasori tanto che anche Guglielmod’Orange, alla fine della sua vita di combattente, si schierò con essi. All’interno della stessa confessionecalvinista olandese dopo il 1561-1562 era sorto un conflitto teologico tra Arminio e i Gomaristi. Arminioe i suoi seguaci erano chiamati Rimostranti ed erano a favore della superiorità dello Stato sulla religione,gli altri (i Gomaristi, detti anche contro-Rimostranti) erano per la superiorità della religione. All’iniziodel XVII secolo lo scontro divenne assai aspro. Nel 1586 a capo del governo dei Paesi Bassi fu sceltoJohan van Oldenbarnevelt col titolo di difensore d’Olanda (Landsadvocaat). Per un lungo periodo questiebbe al suo fianco come capo militare (Statolder) Maurizio di Nassau, figlio di Guglielmo d’Orange.Successivamente però il partito dei contro-Rimostranti crebbe in consensi tra il popolo. I contro-Rimostranti erano ossessionati dal pensiero che le depravate abitudini dei governativi non soloavrebbero fatto marcire la robusta fibra dei cristiani, ma avrebbero portato l’intera comunità al disastropiù completo. Questa visione ebbe l’appoggio di Maurizio di Nassau. Il conflitto si risolse il 31 agostodel 1618 quando i mercenari assoldati da van Oldenbarnevelt si arresero alle truppe di Maurizio diNassau. Oldenbarnevelt, quindi, fu deposto, imprigionato, processato e, nel 1619, giustiziato. AncheUgo Grozio era tra i condannati, ma egli nel 1621 riuscì a fuggire e trovò rifugio in Francia, a Parigi,dove ebbe modo di scrivere il suo capolavoro. Il periodo di maggior tolleranza religiosa fu quello in cuigovernò (col titolo di Gran pensionario) Johan de Witt, e cioè: tra gli anni 1653 e il 1672. Ma anchequesti finì tragicamente, a seguito di un complotto organizzato dal partito di stretta osservanzacalvinista, guidato da un giovane Statolder, il ventiduenne Guglielmo d’Orange Nassau (e per via dimadre, Maria Enrichetta Stuart, futuro re d’Inghilterra, a partire dal 1689).

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I calvinisti olandesi si identificarono con il popolo eletto descrittodall’Antico Testamento21 e il re di Spagna era paragonato al Faraone d’Egitto,dal quale le popolazioni delle Sette Province del Nord, nel 1581, si reseroindipendenti con il cosiddetto Atto di abiura (Utrecht, 26 luglio 1581). In altreparole, con quest’atto gli Stati generali delle Sette Province Unite condanna -rono per indegnità il proprio sovrano Filippo II; e si riappropriarono del titoloche essi in un primo momento pensarono di attribuire ad altra personalitàritenuta degna di tanto onore. Ma i primi designati non diedero buoni frutti: nél’arciduca Mattia nipote di Filippo II, né Ercole di Valois; così, dopo lapartenza dell’inviato dalla regina Elisabetta d’Inghilterra come Governatore(Robert Dudley, primo conte di Leicester), gli Stati generali nel 1587deliberarono di rivendicare la sovranità dello Stato e decisero di proclamare laRepubblica delle Sette Province Unite22. Di esse l’Olanda era solo la piùgrande e la più ricca. Al vertice delle singole Province veniva nominato uncomandante militare, Statolder 23, mentre un’aristocrazia mercantile governavaattraverso gli Stati generali di ogni singola Provincia. Con molta probabilità,l’atto di abiura delle Sette province influenzò Thomas Jefferson nella stesuradella Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America..

La guerra tra gli indipendentisti dei territori del Nord e il re di Spagnaviene ricordata dagli storici come la guerra degli Ottant’anni (1568-1648).Interrotta da una lunga tregua tra il 1609 e il 1621, si riaccese e confuse conun’altra guerra da poco iniziata: quella dei Trent’anni (1618-1648). Le SetteProvince ripresero le ostilità al fianco degli Stati (non solo protestanti) chelottavano contro la Spagna e l’Impero. Entrambe le guerre si sarebberoconcluse con la vittoria di coloro che avevano combattuto contro la Spagna econtro l’imperatore, così come testimoniano i due trattati di pace stipulati nelterritorio della Westfalia nel 1648. In quel periodo di lotte, i Paesi Bassi sisarebbero trasformati in breve tempo nel più importante ed illuminato centromercantile europeo: si diede un enorme impulso alla modernizzazione delsistema delle imprese di trasporti ed ivi si scoprì il modo di ripartire i rischitra il maggior numero di persone (con la creazione, cioè, delle modernesocietà per azioni). La più antica borsa valori viene considera quella di Bruges(1309), ma in seguito all’insabbiamento del suo porto, le principali attivitàcommerciali dell’area si trasferirono prima ad Anversa e poi ad Amsterdam.

In questo ambiente pieno di conflitti esterni ed interni e assai litigiosoanche in ambito religioso tra confessioni diverse, Baruch Spinoza (1632-1677), pur con qualche prudenza24, osò manifestare le sue idee, fortemente

21 Schama, Il disagio dell’abbondanza cit.22 Ibidem.23 Secondo altri una sorta di governatore provinciale, il cui nome, almeno, costituiva un residuo del

dominio spagnolo (Nadler, Op. cit., p. 30). 24 Infatti lo pubblicò anonimo. Per ulteriori considerazioni: Paolo Mieli, La solitudine di Spinoza il

precursore scandaloso, «Il Corriere della Sera», 30 aprile 2013.

Collegamenti ed intrecci fra origine delle lingue, delle religioni e dei sistemi giuridici

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critiche rispetto alla religione dei suoi avi ebrei. Ciò provocò una condannasolenne da parte della sua stessa comunità d’origine. Invero, egli era statoespulso dalla comunità ebraica di Amsterdam già il 27 luglio 1656, ossiamolto prima che pubblicasse il suo Trattato teologico-politico. Dunque, lecomunità religiose dei Paesi Bassi non furono tenere con Spinoza. Egli avevacriticato con forza le fondamenta teologiche della religione ebraica e di quellecristiane, e dunque non poteva aspettarsi proprio da queste comunità unaqualche lode: come se d’incanto tutte si fossero convertite al suo credo. Siattendeva infatti la disapprovazione degli ambienti più conservatori25. Nadlersi stupisce che Spinoza possa aver lodato l’ordinamento giuridico della suaterra natale con queste parole accorate e piene di gratitudine: un territorio,cioè, dove «convivono in perfetta concordia uomini di tutte le nazionalità e ditutte le religioni; e, per affidare i propri beni a qualcuno, i cittadini di questoStato si preoccupano soltanto di sapere se costui sia ricco o povero, o se siasolito agire in buona o cattiva fede. […] La religione o la setta cui egliappartiene non gli interessa affatto, perché ciò non contribuisce per nulla a farloro vincere o perdere la causa dinnanzi al giudice. […] E non vi è nessunasetta così odiata, i cui seguaci (quando non rechino danno ad alcuno, rendanoa ciascuno il suo e vivano onestamente) non siano protetti e tutelatidall’autorità dei pubblici magistrati»26.

La vera tolleranza religiosa fu piuttosto breve, e cioè corrispose alperiodo in cui Johan de Witt fu a capo del governo della Repubblica delleSette Province (1653-1672). Tuttavia questa pur fugace fase fu sufficiente aSpinoza per elaborare i sentimenti di gratitudine verso il governo civile dellacittà di Amsterdam, la quale non lo condannò per apostasia. Infatti su di luicircolavano voci secondo cui egli avrebbe forgiato le sue idee all’inferno, aquattro mani con il diavolo27. Altrove gli sarebbe andata molto peggio. Moltodifficilmente sarebbe riuscito a trovare un tipografo per pubblicare i suoistudi; invece, con ogni probabilità, lo avrebbero atteso la prigione, la torturae la condanna capitale. Dunque tra il 1653 e il 1672 Amsterdam e le SetteProvince Unite furono governate da Johan de Witt come rappresentante di ungruppo politico di mercanti calvinisti molto tollerante28; ma odiato dallafazione capeggiata dagli Orange. Questa per riprendere in mano le redini delpotere, appena se ne presentò l’occasione lo fece trucidare insieme al fratelloCornelis (fine agosto 1672). Ma anche in quel periodo occorreva esercitare unpo’ di prudenza, quella che certamente era mancata ad Adriaan Koerbag,amico di Spinoza. Koerbag, arrestato, morì in carcere. Egli era incorso nelle

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25 Nadler, Op. cit., p. 24.26 Paolo Mieli, La solitudine di Spinoza cit.27 Da cui il titolo del lavoro di Nadler.28 Si trattava di un gruppo di rampolli di facoltose famiglie di professionisti, imprenditori e mercanti, che

di fatto detenevano tutto il potere e lo gestivano attraverso organi collegiali chiamati Stati generali: tantonelle singole province quanto nella repubblica delle Sette province (Nadler, Op. cit., p. 24).

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ire del Concistoro calvinista e quindi condannato dai magistrati di Amsterdamalla prigione per le sue idee atee pubblicate in un libro scritto in olandese equindi destinato ad un pubblico fin troppo ampio di lettori pedanti e bigotticompresi. Era, dunque, un testo non riservato alla sparuta categoria deifilosofi: non limitato, cioè, alla stretta cerchia del mondo dei dotti29, un ambitoristretto più istruito e quindi anche più tollerante rispetto alla generalità degliindividui che compongono ogni comunità sociale. Spinoza evitò di rivolgersial volgo. Ritenne più opportuno, qualificante ed anche prudente interloquirecon la comunità degli studiosi e nella lingua scientifica internazionale allorain uso tra di essi, e cioè il latino.

Il Manifesto del partito comunista e l’opzione atea

Al tempo della rivoluzione industriale inglese viene elaborato epubblicato a Londra (ma in lingua tedesca) il Manifesto del partito comunista:nel 1848, ad opera di due tedeschi esuli dalla Germania, Marx ed Engels. È iltempo dello sfruttamento barbaro del proletariato nelle fabbriche ai finidell’arricchimento di pochi. È il momento anche delle prime bollenti protesteoperaie.

Il Manifesto biasima la nuova classe dirigente internazionale, identificatanella borghesia industriale ed economica, e le sue fondamenta ideologiche ereligiose. Le religioni accolte dalla borghesia sono tutte criticate, così come leprerogative economiche di essa. Dunque, nel Manifesto si lancia un attaccobinario contro lo sfruttamento economico e contro la cultura della classedominante (fino ad allora basata fortemente anche su principi religiosi). NelManifesto si presentano ed affermano i principi dogmatici del costituendopartito comunista. Tra questi fondamenti spicca quello secondo cui gli operainon hanno patria30. E si lanciano non pochi rimproveri. Si avvisa la classeborghese che gli obiettivi dei comunisti potrebbero essere raggiunti «con lasovversione violenta di tutto l’ordinamento sociale esistente». A questo segue,poi, un altro avvertimento sui pericoli di una rivoluzione comunista: «Iproletari non hanno nulla da perdere in essa fuorché le loro catene». E sichiude con l’invocazione: «Proletari di tutti i paesi, unitevi!».

In sintesi, non si può negare che:– « […] le idee dominanti di un’epoca sono sempre state soltanto le idee

della classe dominante»31.

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29 Idem.30 Tesi non completamente nuova, infatti già per gli stoici ogni essere umano doveva considerarsi cittadino

del mondo, ma espressa con grande efficacia. In essa è sottinteso che anche i borghesi non avrebberodovuto aver patria. Ma questi lo compresero molto tempo più tardi a loro spese: dopo la prima e laseconda guerra mondiale.

31 Karl Marx, Friedrich Engels, Manifesto del partito comunista [1848], Milano, Edizioni Lotta Comu -nista, 1998, p. 57.

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– « […] tutte le classi che fino ad ora si sono impossessate del potere,hanno sempre cercato di consolidare la posizione raggiunta assoggettando lasocietà tutta intera alle condizioni del loro particolare modo diappropriazione»32.

– «La storia di tutta la società passata si è svolta in contrasti di classe, chenelle diverse epoche hanno assunto forme diverse»33.

Per Marx è arcinoto: la religione è l’oppio dei popoli34. E così anche peri suoi più importanti eredi. Basti pensare a Lenin, Stalin, Tito.

I marxisti-leninisti condannano ogni credo religioso: sono atei dichiaratie non sono gli unici. Il materialismo storico è la religione atea dei marxisti.Un credo autodefinitosi scientifico. Una sorta di paradosso: un credo chevorrebbe sostituirsi agli altri credi. Sarebbe meglio dire: un credo che noncrede nell’Aldilà.

Sul possibile incontro tra laici e credenti nel nome della pace.

Dopo le continue e lunghe guerre di religione tra cristiani e non cristiani,ed anche tra gli stessi cristiani di diversa confessione, il pericolo dell’ateismodi Stato ha fatto accettare ai cristiani il principio della laicità come maleminore. Anzi, il pensiero cattolico dei tempi più recenti valorizza la laicitàcome dote capace di far superare lo schema intransigente con cui per moltotempo gli stessi cattolici avevano condannato ogni atto della rivoluzionefrancese35.

La laicità dello Stato, dunque, ha conquistato il pensiero della chiesa diRoma. Oggi per le punte più avanzate di essa non è più un disvalore; ma unvalore e quindi una «scelta ottimale per un cristiano»36.

Conclusioni

I sistemi giuridici, così come quelli linguistici e le religioni sono variabilinel tempo e nello spazio. A seguito dell’esame fin qui svolto si può riteneredimostrato lo stretto legame fra l’origine delle lingue primitive e dei piùantichi ordinamenti giuridici. Lingue, regole di linguaggio e norme giuridichesono sorte e poi si sono evolute e hanno intrecciato il loro cammino verso losviluppo. La stessa osservazione può farsi circa l’origine delle religioni piùantiche. È come se l’indole umana abbia portato gli esseri umani a credereistintivamente in qualcosa di soprannaturale. I sistemi giuridici più antichi si

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32 Idem, p. 35.33 Idem, p. 59.34 Marx, “Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione”, in Id., Scritti politici giovanili, a

cura di Luigi Firpo, Torino, Einaudi, 1975, p. 395.35 Francesco Occhetta, Le radici della democrazia. I principi della Costituzione nel dibattito tra gesuiti e

costituenti cattolici, Milano, Jaca Book, 2012, p. 229.36 Idem, p. 230.

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mescolarono con quelli religiosi; e non solo essi. Le regole religiose egiuridiche si confondevano; ma con ciò si accresceva l’accettazione e lasottomissione. La regola giuridica (e allo stesso tempo divina) diventavaindiscussa agli occhi del popolo: il divino rendeva sacrale anche il non divinoe il tutto accresceva la forza del comando e la sottomissione del popolo. Gliindividui umani primitivi (e non solo essi) erano superstiziosi. Non riuscivanoa spiegare a se stessi gran parte dei fenomeni naturali; e, dunque, liattribuivano al favore o alla punizione divina.

La differenza fondamentale delle scienze sociali con le cosiddette scienzeesatte consiste nella presenza di quella sorta di muro (vorrei dire, di frontiera)che separa fra loro tanto le diverse lingue quanto i differenti sistemi giuridici.Le conquiste di una lingua non si trasmettono automaticamente a tutte le altrelingue, a meno che altri non decidano di mettersi sulla stessa strada.Altrettanto vale per i sistemi giuridici.

D’altronde le scienze esatte sono tali perché possiedono il carattere dellascientificità. Possono essere replicate; ma in non pochi casi storici (esoprattutto per difetto della trasmissione delle scoperte) si è assistito allacancellazione di molte acquisizioni scientifiche. Si è verificato che la culturadi un popolo culturalmente avanzato sia scomparsa per sconquassi naturali odistrutta da invasioni ad opera di popolazioni molto più rozze, ma più forti sulpiano militare. Ciò è accaduto dopo la caduta dell’impero romanod’Occidente, e per il sommarsi di più aggressioni barbariche: una più inciviledell’altra. Il regresso storico è stato possibile anche perché la scrittura haun’origine tutto sommato recente. Inoltre, prima dell’invenzione della stampaera assai difficoltosa la riproduzione dei testi. La perdita irreparabile ditantissime opere uniche e manoscritti si è avuta con la distruzione della piùgrande biblioteca dell’antichità (quella di Alessandria d’Egitto), cheraccoglieva libri e conoscenze scritte non recuperabili altrove.

In moltissimi campi si è dovuto ricominciare da capo. Nel settore dellescienze esatte le innovazioni maggiori sono incominciate con l’introduzionein Occidente della stampa e della polvere pirica, seguite a breve distanza dallescoperte geografiche della fine del secolo XV. Dopo l’individuazione dellerotte per raggiungere l’America è un continuo progredire e rinnovarsi: larivoluzione copernicana, la costruzione delle lenti di ingrandimento (e daquesta l’invenzione del cannocchiale), la scoperta delle leggi sulla gravità, lamacchina a vapore, la produzione artificiale dell’elettricità, e così via (in tuttii settori).

La scoperta della democrazia e della forma repubblicana, invece, nonsono tra queste: esse ci provengono dal mondo antico (greco e romano). Lereligioni sono quasi tutte antichissime. Analogamente, gli esseri umani delleetà più arcaiche riuscivano a comunicare con una lingua comune allo stessogruppo e/o alla stessa etnia. Letteratura, poesia, religione e diritto anche oggihanno più di qualcosa in comune, e che le distingue dalle cosiddette scienze

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esatte. Si tratta, se vogliamo, di un difetto, di una sorta di muro che non rendeuniversali le singole lingue e i singoli sistemi giuridici, ossia: è come sefossero chiusi al loro interno. Però son traducibili nelle altre. Ed alcune di essehanno fatto da ponte tra le diverse culture: si pensi al ruolo svolto dal latinonel Medio Evo, poi dal francese ed ora dall’inglese.

La storia degli innumerevoli gruppi umani e delle moltitudini di genti epopoli è stata segnata dalle scoperte scientifiche (anche nel settore delle armi)e sociali, e dalle distruzioni e devastazioni.

In conclusione, si potrebbe dire: la guerra sta al diritto come l’ignoranzaalla giustizia. L’ingiustizia si fonda sull’arretratezza collettiva e la guerra (laribellione armata e la rivoluzione violenta) è lo sfogo di chi non dispone dialtri mezzi (o non li vuole usare). Si è cercato di dimostrare che diritto eguerra sono gli strumenti delle classi dominanti (variabili nel tempo e nellospazio)37. E che essi sono meccanismi alternativi: o l’uno o l’altro. Come laluce del giorno e il buio della notte: quando prevale la luce si vive immersi inuna organizzazione giuridica (nel mondo del diritto) e i rapporti sono regolatida norme giuridiche: le relazioni tra individui e gruppi, tutto sommato, sonopacifici o a bassa conflittualità. Tutto l’opposto durante la notte del diritto, intempo di guerra e di altri conflitti armati.

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37 Federici, Op. cit.

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