Collana ideata Renzo Angelini l’uva - Image Line Network · Tiziana Sarnari ISMEA - Istituto di...
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l’uva da tavola
Collana ideata e coordinata daRenzo Angelini
coltivazione
ricerca
utilizzazione
mondo e mercato
botanica
storia e arte
alimentazione
paesaggio
ISBN 978-88-96301-09-8
9 788896 301098 >€ 69,00
l’uva
da
tav
ola
Ideata
e coordinata da
Renzo Angelini
Script
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l’uva da tavola
Collana ideata e coordinata da Renzo Angelini
botanica
storia e arte
alimentazione
paesaggio
coltivazione
ricerca
utilizzazione
mondo e mercato
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COORDINAMENTO GENERALE
Renzo Angelini
COORDINAMENTO SCIENTIFICO
Donato Antonacci, Attilio Scienza
COORDINAMENTO REDAZIONALE
Ivan Ponti, Elisa Marmiroli
© Copyright 2010 Bayer CropScience S.r.l. - Milano
Script è un marchio editoriale di ART S.p.A. - Bologna
ISBN: 978-88-96301-09-8I riferimenti bibliografici al volume sono: AA.VV. (2010): L’uva da tavola, coordinamento scientifico di D. Antonacci, A. Scienza. Collana Coltura & Cultura, ideata e coordinata da R. Angelini, Bayer CropScience, Ed. Script, Bologna, pagg. 624.
CREDITI
L’Editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti dei brani e delle illustrazioni riprodotti nel seguente volume.
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopie, ciclostile ecc., senza il permesso scritto di Bayer CropScience S.r.l.
PROGETTO GRAFICO E COPERTINA
Studio Martinetti - Milano
REALIZZAZIONE EDITORIALE
ART Servizi Editoriali S.p.A. Bologna
www.artspa.it
Sito Internet: www.colturaecultura.it
Finito di stampare in Italia nel mese di Aprile 2010 da Petruzzi - Città di Castello (PG)
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s o m m a r i oautori IV
prefazione VII
presentazione IX
invito alla lettura X
ringraziamenti XIII
botanica 1botanica e fisiologia 2
storia e arte 27aspetti storici 28
religione e arte 42
numismatica 58
alimentazione 65aspetti nutrizionali 66
valore nutraceutico 70
uva e salute 78
analisi sensoriale 84
ricette 88
paesaggio 95uva da tavola in Puglia 96
uva da tavola in Sicilia 114
uva da tavola in Basilicata 120
coltivazione 125materiale di moltiplicazione 126
impianto 146
forme di allevamento 154
potatura 166
irrigazione 174
concimazione 186
coltivazione protetta 200
materiali plastici 216
raccolta e confezionamento 232
parassiti animali 244
malattie 268
virosi e fitoplasmosi 286
micotossine 300
macchine per i trattamenti 304
flora spontanea 312
gestione delle malerbe 326
costo di produzione 338
produzione sostenibile 354
certificazione di qualità 366
ricerca 375miglioramento genetico 376
varietà 386
portinnesti 422
utilizzazione 429trasformazione industriale 430
mondo e mercato 447nel mondo 448
mercato interno 458
mercato estero 470
Iran 488
Sudafrica 498
Stati Uniti 506
America Latina 518
frutta molto speciale 530
richieste dei consumatori 538
produzione e mercato 550
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a u t o r iGiuseppe AccettaAccetta, Sicilia
Elisa AngeliniCRAVIT - Consiglio per la Ricerca
e la Sperimentazione in Agricoltura -
Centro di Ricerca per la Viticoltura,
Conegliano Veneto
Donato AntonacciCRA UTV - Consiglio per la Ricerca
e la Sperimentazione in Agricoltura -
Unità di ricerca per l’uva da tavola
e la vitivinicoltura in ambiente mediterraneo,
Turi (BA)
Antonietta BaianoDiSA - Dipartimento di Scienze degli Alimenti,
Università degli Studi di Foggia
Paolo BalsariDipartimento di Economia e Ingegneria Agraria
Forestale e Ambientale,
Università degli Studi di Torino
Paola BattilaniIstituto di Entomologia e Patologia Vegetale,
Università Cattolica Sacro Cuore, Piacenza
Mariano BizzarriDipartimento di Medicina Sperimentale,
Università Sapienza, Roma
Gianfranco BolognesiRistorante “La Frasca”, Milano Marittima (RA)
Michele BorgoCRAVIT - Consiglio per la Ricerca
e la Sperimentazione in Agricoltura - Centro
di Ricerca per la Viticoltura, Conegliano Veneto
Ricardo Bressan-SmithUniversidade Estadual Fluminense, Brasile
Carlo CannellaDipartimento di Fisiopatologia Medica -
Sezione di Scienza dell’Alimentazione,
Università Sapienza, Roma
Ettore CapriIstituto di Chimica agraria ed ambientale,
Università Cattolica Sacro Cuore, Piacenza
Angelo Raffaele CaputoCRA UTV - Consiglio per la Ricerca
e la Sperimentazione in Agricoltura -
Unità di ricerca per l’uva da tavola
e la vitivinicoltura in ambiente mediterraneo,
Turi (BA)
Antonio ColettaCRA UTV - Consiglio per la Ricerca
e la Sperimentazione in Agricoltura -
Unità di ricerca per l’uva da tavola
e la vitivinicoltura in ambiente mediterraneo,
Turi (BA)
Amalia ConteBIOAGROMED - Dipartimento di Scienze
degli Alimenti,
Università degli Studi di Foggia
Manna CrespanCRAVIT - Consiglio per la Ricerca
e la Sperimentazione in Agricoltura -
Centro di Ricerca per la Viticoltura,
Conegliano Veneto
Pasquale CrupiCRA UTV - Consiglio per la Ricerca
e la Sperimentazione in Agricoltura - Unità
di ricerca per l’uva da tavola e la vitivinicoltura
in ambiente mediterraneo, Turi (BA)
Enrico De LilloDipartimento di Biologia e Chimica Agro-forestale
ed Ambientale - Sezione di Entomologia e Zoologia,
Università degli Studi di Bari
Roberto De PetroCOMAO - Consorzio Mediterraneo Agroalimentare
Ortofrutticolo
Alessandro Matteo Del NobileBIOAGROMED - Dipartimento di Scienze
degli Alimenti,
Università degli Studi di Foggia
Rosario Di LorenzoDipartimento di Colture Arboree,
Università degli Studi di Palermo
Saverio Di PalmaDi Palma Donato & Figli, Puglia
Franco DidonnaDidonna, Puglia
Vito DifruscoloNoacoop, Puglia
Simona DinicolaDipartimento di Medicina Sperimentale,
Università Sapienza, Roma
Osvaldo FaillaDipartimento di Produzione Vegetale,
Università degli Studi di Milano
Donato FanelliCEJA - Consiglio Europeo Giovani Agricoltori
Franco FaretraDipartimento di Protezione delle piante
e microbiologia applicata,
Università degli Studi di Bari
Matthew FidelibusDepartment of Viticulture and Enology,
University of California, Davis (USA)
Lucia Rosaria ForleoCRA UTV - Consiglio per la Ricerca
e la Sperimentazione in Agricoltura -
Unità di ricerca per l’uva da tavola
e la vitivinicoltura in ambiente mediterraneo,
Turi (BA)
Gaetano ForniMuseo Lombardo di Storia dell’Agricoltura,
Sant’Angelo Lodigiano (LO)
Marica GasparroCRA UTV - Consiglio per la Ricerca
e la Sperimentazione in Agricoltura -
Unità di ricerca per l’uva da tavola
e la vitivinicoltura in ambiente mediterraneo,
Turi (BA)
Pietro GiacovelliGiacovelli, Puglia
Nicola GiulianoOrchidea frutta, Puglia
Nicola GiulianoGiuliano, Puglia
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Stella GrandoCentro per l’Assistenza Tecnica Fondazione
Edmund Mach,
Istituto Agrario di San Michele all’Adige (TN)
Pietro GrassiUnacoa, Puglia
Pasquale GuarellaPro.ge.sa - Dipartimento di Progettazione
e gestione dei sistemi agro-zootecnici e forestali,
Università degli Studi di Bari
Antonio GuarioOsservatorio Fitosanitario Regionale -
Area Politiche per lo Sviluppo Rurale,
Regione Puglia
Jennifer Hashim-BuckeyUniversity of California, Kern County (USA)
Darab HassaniHorticulture Department, Seed and Plant
Improvement Institute, Karaj, Iran
Ennio La NotteD.I.S.A. - Dipartimento di Scienze degli Alimenti,
Università degli Studi di Foggia
Giuseppe LacconeSpecialista fitopatologo, Bari
Giuseppe LamacchiaICE - Istituto Nazione per il Commercio Estero, Bari
Domenico LiturriAgricoper, Puglia
Carmine Stanislao LiuniEsperto Uva da tavola, Bari
Raffaella LovinoCRB - Centro Ricerche Bonomo, Andria
Hassan MahmoudzadehAgricultural and Natural Resource Research Center,
West Azerbaijan, Iran
Ornella MelogliIstituto Ricovero e Cura a Carattere Scientifico
IRCCS, San Raffaele, Milano
Carmelo MennoneALSIA - Agenzia Lucana di Sviluppo
e di Innovazione in Agricoltura, Basilicata
Alfio MessinaMessina Francesco, Puglia
Rosa Anna MilellaCRA UTV - Consiglio per la Ricerca
e la Sperimentazione in Agricoltura - Unità
di ricerca per l’uva da tavola e la vitivinicoltura
in ambiente mediterraneo, Turi (BA)
Ali Nejatian MohammadAgricultural and Natural Resource Research Center,
Qazvin, Iran
Pasquale MontemurroDipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali,
Università degli Studi di Bari
Angelo MorettoDipartimento di Medicina del Lavoro,
Università degli Studi di Milano
ICPS - Centro Internazionale per gli Antiparassitari
e la Prevenzione Sanitaria, Ospedale Luigi Sacco,
Milano
Vitale NuzzoUniversità degli Studi della Basilicata, Potenza
Vincenzo PatrunoCE.CO.BA. - Centrale Consortile Ortofrutticola,
Bisceglie (BA)
Rocco PerniolaCRA UTV - Consiglio per la Ricerca
e la Sperimentazione in Agricoltura - Unità
di ricerca per l’uva da tavola e la vitivinicoltura
in ambiente mediterraneo, Turi (BA)
Luigi PevianiFRUITIMPRESE - Associazione Imprese Ortofrutticole
Franco PignataroDr. Franco Pignataro, Puglia
Eugenio PomariciDipartimento di Economia e Politiche Agrarie,
Università degli Studi “Federico II”, Napoli
Celso PommerUniversidade Estadual Fluminense, Brasile
Pieter RaathUniversity of Johannesburg, South Africa
Giovanni RanioloIl Castello, Sicilia
Giampiero ReggidoriNoacoop, Puglia
Vito Antonio RomitoAGRIPROJECT GROUP, Rutigliano (BA)
Giuseppe RuotoloAccademia Italiana Studi Numismatici, Bari
Francesco SantamariaElios, Puglia
Tiziana SarnariISMEA - Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo
Alimentare, Roma
Giacomo Scarascia-MugnozzaPro.ge.sa. - Dipartimento di Progettazione
e gestione dei sistemi agro-zootecnici e forestali,
Università degli Studi di Bari
Attilio ScienzaDipartimento di Produzione Vegetale,
Università degli Studi di Milano
Antonio SecciaDipartimento di Economia e Politica Agraria,
Estimo e Pianificazione Rurale,
Università degli Studi di Bari
Giuseppe SicuroApofruit, Scanzano Jonico (MT)
Carmelo SigliuzzoCheck Fruit srl/CMi Italy srl, Bari
Stefano SommaAgrisoil Srl, Bisceglie (BA)
Maurizio SorbiniAccademia Italiana della Vite e del Vino
Domenico StrazzullaMiPAAF - Ministero delle Politiche Agricole,
Alimentari e Forestali
Giacomo SugliaAPEO - Associazione Produttori Esportatori
Ortofrutticoli, Bari
Daniele TirelliIULM - Libera Università di Lingue e Comunicazione,
Milano
Piero TurroniApofruit, Scanzano Jonico (MT)
Stephen VasquezUniversity of California - Cooperative Extension
Farm Advisor, Fresno County (USA)
Pasquale ViggianiSpecialista in flora spontanea, Bologna
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p r e f a z i o n eIl gruppo Bayer ha orientato il proprio impegno verso la ricerca di un preciso e chiaro obiettivo:
lavorare per creare, attraverso l’innovazione e lo sviluppo, una condizione ottimale per una vita
sociale migliore.
Con il sostegno a importanti iniziative in ambito culturale, sportivo e sociale, Bayer in Italia ha
saputo modellare, inoltre, i propri obiettivi di crescita sempre con il consenso delle comunità
in cui si trova a operare. Impiegare le proprie risorse nella creazione di un equilibrio stabile nel
tempo tra uomo e ambiente significa considerare “il rispetto” e la coerenza come massime
espressioni dell’agire umano.
In linea con questi principi, Bayer CropScience ha reso possibile la realizzazione della collana
Coltura & Cultura, che ha come primo scopo quello di far conoscere i valori della produzione
agroalimentare italiana, della sua storia e degli stretti legami con il territorio.
La collana prevede la realizzazione dei volumi il grano, il pero, la vite e il vino, il mais, il pesco,
il melo, il riso, l’ulivo e l’olio, il carciofo e il cardo, l’uva da tavola (già pubblicati), il pomodoro,
la fragola, la patata, il ciliegio, il susino e l’albicocco, gli agrumi. Per ciascuna coltura saranno
trattati i diversi aspetti, da quelli strettamente agronomici, quali botanica, tecnica colturale e
avversità, a quelli legati al paesaggio e alle varie forme di utilizzazione artigianale e industriale,
fino al mercato nazionale e mondiale.
Un ampio spazio è riservato agli aspetti legati alla storia di ciascuna coltura in relazione ai biso-
gni dell’uomo e a tutte le sue forme di espressione artistica e culturale.
Nella sezione dedicata alla ricerca si sono voluti evidenziare, in particolare, i risultati raggiunti
nei settori del miglioramento genetico.
Di particolare interesse e attualità è la parte riservata all’alimentazione, che sottolinea l’im-
portanza di ciascun prodotto nella dieta e i suoi valori nutrizionali e salutistici. Questi elementi
vengono completati con la presentazione di ricette che si collocano nella migliore tradizione
culinaria italiana.
L’auspicio di Bayer CropScience è che questa opera possa contribuire a far conoscere i valori
di qualità e sicurezza quali elementi distintivi e caratterizzanti la produzione agroalimentare
italiana.
Renzo AngeliniBayer CropScience
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p r e s e n t a z i o n eL’importanza e la diffusione della coltivazione di uva da tavola nel mondo è testimoniata dalla
sua produzione globale, che nel suo complesso ammonta a oltre 170 milioni di quintali e in ben
43 Paesi supera la soglia dei 500 mila quintali. L’Italia, con i suoi 13 milioni di quintali, è il Paese
leader europeo della produzione e dell’esportazione, mentre a livello mondiale occupa, nell’or-
dine, il 4° e il 2° posto.
Nel nostro Paese la coltivazione dell’uva da tavola è andata man mano crescendo a partire dai
primi decenni del secolo scorso, portandosi progressivamente verso le aree più vocate, fino a
diventare una coltura tipica solo dell’Italia meridionale e in particolare di due regioni, la Puglia e
la Sicilia, che contribuiscono rispettivamente con circa il 70 e il 20% al totale nazionale.
L’estensione e la diffusione della coltura in entrambi gli emisferi, unite al miglioramento dei tra-
sporti e delle tecniche di frigoconservazione, consentono oggi all’uva da tavola di raggiungere
anche consumatori lontani, tutto l’anno, conferendo al settore caratteristiche di sempre maggio-
re globalità. Si è ritenuto pertanto di coinvolgere per questo importante volume dedicato all’uva
da tavola, realizzato nell’ambito della prestigiosa collana Coltura & Cultura di Bayer CropScien-
ce, oltre agli importanti e qualificati Autori del mondo scientifico nazionale e agli esperti del set-
tore, anche rappresentanti di aziende leader della produzione e dell’esportazione italiana nonché
Autori stranieri: a loro è stato affidato il compito di illustrare i principali aspetti del settore in alcuni
dei Paesi esteri più importanti per la produzione e l’esportazione di uva da tavola.
Il volume consente quindi uno sguardo globale al settore, grazie anche ai preziosi dati statistici
messi a disposizione dall’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino). L’imposta-
zione dell’opera e la fruibilità dei testi la rendono preziosa non solo per studenti, tecnici e ope-
ratori della filiera, ma anche per tutti quei consumatori informati che desiderano saperne di più
su questo frutto, il cui inserimento nella dieta va mostrando sempre più importanti effetti positivi
per la salute dell’uomo.
Donato Antonacci
Attilio Scienza
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i n v i t o a l l a l e t t u r aÈ certamente un onore avere l’incarico di fare la presentazione di questo volume, e questo
per la grande qualità e l’accessibilità, pur nell’alto livello scientifico dell’opera, di tutta la col-
lana Coltura & Cultura che Bayer CropScience ha avuto il grande merito e la lungimiranza di
voler dare alle stampe e far progredire; merito anche della costanza e del grande entusiasmo
dell’amico Renzo Angelini.
Poter essere poi il “presentatore” di tanti Autori, tutti di alto rilievo scientifico, moltissimi dei
quali contribuiscono, quali Esperti delle rispettive Delegazioni nazionali, ai lavori della Organiz-
zazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV), è per me motivo di orgoglio, ma anche un
po’ di metus reverentialis nei confronti dei molti eccellenti scienziati e tecnici che hanno contri-
buito all’opera: la profonda amicizia, in alcuni casi ultradecennale, che mi lega a molti di loro, mi
fa comunque sentire più a mio agio in questo compito.
Ma oltre che un onore, per le ragioni suddette, poter stilare questa presentazione è per me un
grande piacere. Davvero. La Sottocommissione “Uve da tavola, uve secche e prodotti non fer-
mentati della vite” è infatti una delle ultime nate all’OIV (prima si operava a livello di Gruppo di
Esperti), nella quale io ho sempre molto creduto. Dobbiamo certo molto all’opera del suo Presi-
dente uscente, Donato Antonacci, se la Commissione è cresciuta scientificamente così in fretta
e il numero degli interventi è aumentato in maniera quasi esponenziale! Alla riunione di marzo
2009 (tenutasi oltretutto, per ragioni organizzative, di sabato) erano presenti attivamente Rap-
presentanti di quindici nazioni dei cinque continenti! Il testimone passa ora al nuovo Presidente
della Sottocommissione Luis Peres de Sousa, mentre il timone della Segreteria Scientifica resta
nelle mani esperte di Ahmet Altindisli: il tutto ci lascia le migliori aspettative.
Grazie quindi a Bayer CropScience e agli amici scienziati per aver voluto ampliare il campo
anche a questo settore che permette, tra l’altro, di mantenere e intensificare un dialogo e uno
scambio scientifico culturale con tutta una serie di Paesi che, pur avendo una cultura viticola
a volte anche ultramillenaria, si erano un poco allontanati dal settore, avendo abbandonato o
fortemente diminuito l’interesse nel settore vinicolo per ragioni storiche o religiose.
Ma l’OIV è l’Organizzazione della Vigna, prima di tutto, e poi del Vino, ovviamente. Benvenuta
quindi un’iniziativa come questa che, al di là degli indubbi meriti e della qualità della divulgazio-
ne scientifica, serve anche a rinsaldare legami e a consolidare dei ponti storici e culturali con
quelle realtà che, specie intorno al bacino del Mediterraneo, hanno praticamente visto nascere
questa nostra realtà vitivinicola, all’evoluzione della quale tutti gli altri Stati del Nuovo e Vecchio
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Mondo continuano a collaborare con grande entusiasmo e professionalità, ciascuno nella sua
affascinante specificità. Grazie a tutti!
Dato poi che il primo obiettivo dell’OIV è “indicare ai propri Membri le misure atte a tener conto
delle esigenze dei produttori, dei consumatori e degli altri operatori del settore vitivinicolo”, mi
sono permesso di fornire ai curatori del volume una serie di tabelle di documenti statistici che
sono il frutto del lavoro di tutta l’équipe del Servizio Statistiche dell’OIV, guidato da Victor Ma-
galhaes, che da molti anni si impegna con grande professionalità e con grande spirito di sacri-
ficio e abnegazione, visti i tempi spesso ristretti e, a volte, la frammentarietà e la disomogeneità
della fornitura dei dati che è costretto a elaborare.
Dal grande numero dei Paesi considerati nei documenti ci si può bene rendere conto di come
la coltivazione e il consumo dell’uva da tavola (che poi venga consumata fresca, appassita o
come succo poco importa) siano davvero capillarmente diffusi a livello mondiale e abbiano
contribuito (e continuano a contribuire) non solo all’alimentazione, ma anche alla cultura e al
modo di vivere di tutti i continenti.
Federico CastellucciDirettore Generale dell’OIV
Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino
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r i n g r a z i a m e n t iIl volume è stato realizzato grazie al prezioso contributo di tutti coloro che hanno creduto in
questa iniziativa editoriale, fornendo un supporto progettuale e redazionale decisivo.
Un significativo riconoscimento a Giuseppe Cortese e Luca Fiorilla per le attività di coordina-
mento nella realizzazione della sezione Mondo e mercato.
Si segnala inoltre il prezioso contributo di Michele Curci e Stefano Somma per il materiale ico-
nografico, che ha permesso di arricchire i vari capitoli, e di Elisabetta Fabbi per l’importante
attività di supporto redazionale.
I nomi di coloro che hanno realizzato le fotografie sono riportati sopra le stesse; in tutti gli altri
casi le immagini sono state fornite dagli Autori di ciascun capitolo o reperite dalla Image Bank
di Bayer CropScience.
Per il contributo alla realizzazione di alcuni capitoli si ringraziano infine Federico Javier Berli (Ar-
gentina), Leonor Lazarte, Flor Balavarca (Perù), Juan Ormeño (Cile), Jorge A. Zegbe Dominguez
(Messico), Carlos H. Crisosto (Stati Uniti), Ben-Ami Bravdo e Lichter Amnon (Israele), Monica
Miazzi, Stefania Pollastro, Agostino Santomauro (Malattie), Rosalinda Genghi (Mondo e merca-
to), Carlo Gambino (Paesaggio Sicilia).
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botanica
Botanica e fisiologia
Osvaldo Failla
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botanica
2
Botanica e fisiologia
Inquadramento sistematicoTra le numerose specie del genere Vitis poche hanno frutti edi-
bili. Tra queste, la specie di eccellenza, che contribuisce in pre-
valenza alla produzione di uve da mensa, per il consumo fresco
e come uva passa, è la cosiddetta vite europea (Vitis vinifera).
Anche alcune specie native dell’America settentrionale (Vitis la-
brusca, Vitis aestivalis) hanno dato origine direttamente, o in se-
guito a ibridazione con la Vitis vinifera, a cultivar di uva utilizzate
per il frutto fresco e per la produzione di succhi, gelatine, mar-
mellate. Tra le specie asiatiche, è coltivata in alcune regioni della
Cina, con il nome di vite di montagna, la Vitis amurensis. Negli
stati sud-occidentali degli USA è coltivata anche la Muscadinia
rotundifolia, specie già classificata nel genere Vitis poiché ne è
assai affine.
Le caratteristiche che fanno sì che una cultivar di Vitis vinifera
venga classificata come uva da tavola sono relative alle pro-
prietà del frutto. Le migliori varietà hanno infatti acini di media
o grande pezzatura, di consistenza croccante, succose, con
buccia sottile, non astringente, di colore brillante e attraente,
gusto caratterizzato da un buon livello di zuccheri (14-18% nel
succo), un equilibrato rapporto zuccheri-acidi, aroma fruttato o
Le cultivar di uva da tavola si caratterizzano, rispetto a quelle di uva da vino, per la morfologia del grappolo e della bacca, per le composizione e la consistenza del frutto
Foto Vivai Cooperativi Rauscedo
Areale di distribuzione della Vitis vinifera allo stato selvatico
L’areale è stato suddiviso in tre areali geografici: orientale, anatolico-balcanico e occidentale. Nei tre areali, secondo l’ampelografo russo A.M. Negrul, sarebbero stati selezionati, dalle locali popolazioni di vite selvatica, gli assortimenti varietali afferenti ai tre gruppi sub-specifici che egli definì proles o gruppi eco-geografici, riportati nei riquadri. Le varietà da tavola deriverebbero principalmente dalla proles orientalis
Proles occidentalis Proles pontica Proles orientalis
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botanica e fisiologia
7
da solo incipiente, fino a crescite confrontabili con quelle dei ger-
mogli principali, in relazione al vigore della pianta e agli eventuali
interventi di cimatura del germoglio principale. Anche le femmi-
nelle possono essere fertili, differenziare cioè dai grappoli, che
negli ambienti più caldi e con opportune tecniche di coltivazione
possono rappresentare una vera e propria seconda fruttificazione
stagionale.
Differenziazione a fiore delle gemmeNel corso della sua formazione la gemma ibernante può differen-
ziare da uno a tre (eccezionalmente quattro) abbozzi di grappoli,
e darà luogo a un germoglio fertile, altrimenti il germoglio sarà
sterile e dotato al posto dei grappoli solo di viticci.
Nel processo di differenziazione, a partire dal secondo futuro no-
do franco, in alcune varietà, o più distalmente in altre, l’apice del
meristema si suddivide. Una biforcazione rappresenta la prosecu-
zione dell’asse principale, mentre l’altra rappresenta il cosiddetto
primordio indifferenziato, perché potrà dare luogo a un grappolo
o a un’infiorescenza. La formazione dell’abbozzo d’infiorescenza
comporta un’ulteriore bipartizione del primordio indifferenziato e
quindi la genesi, tipicamente nella sola ramificazione interna, di
ulteriori suddivisioni, che andranno a costituire gli assi secondari
della futura infiorescenza. La ramificazione esterna si evolve in
genere in un viticcio. Nel caso dei grappoli alati o doppi anch’essa
si differenzia in infiorescenza.
Il processo di differenziazione interessa in modo più o meno
intenso tutte le gemme del germoglio; inizia in quelle basali e
prosegue via via in quelle più distali, in relazione all’epoca di svi-
luppo delle gemme stesse. Le gemme degli ultimi nodi del ger-
moglio possono non avere il tempo sufficiente per differenziare.
In alcune varietà anche le gemme basali non sono in grado di
differenziare o hanno una bassa capacità di farlo. Queste varietà
Apice del germoglio
Primordio di foglia
Primordio indifferenziatoPrimordio
di grappolo
Schema della successione cronologica del processo di differenziazione a fiore della gemma ibernante
Apicegermoglio
Viticcio
Grappolo
Gemmaibernante
Foglia giovanein distensione
Germoglianticipatidalle gemmepronte(ascellari)
Internodo
Nodo
Fogliaadulta
Morfologia del germoglio di vite
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botanica e fisiologia
11
senti, oltre che nelle viti selvatiche, anche in qualche vitigno ormai
non più coltivato per uva da mensa, tra cui Ohanez o Uva d’Al-
meria e Bicane, hanno invece la caratteristica di avere gli stami
con i filamenti che alla fioritura, anziché essere diritti, sono piegati
verso il basso (ricurvi) con antere che producono granelli pollinici
sterili perché privi di pori germinativi e spesso collassati.
L’ovario, suddiviso in due logge, contiene quattro ovuli. È pos-
sibile però rinvenire anche ovari con tre logge e/o con ovari so-
prannumerari. Ogni ovulo contiene il cosiddetto sacco embrio-
nale (gametofito femminile) che rappresenta, dal punto di vista
biologico, l’equivalente femminile del granulo pollinico (gameto-
fito maschile). Il granello pollinico attraverso il tubetto raggiunge
l’ovulo: dall’unione (fecondazione) dei due gametofiti si sviluppe-
rà il seme della vite (vinacciolo). Di norma il processo di impollina-
zione e fecondazione innesca la ripresa dello sviluppo dell’ova-
rio che diviene frutto. La transizione del fiore in frutto è definita
allegagione. Forse un po’ paradossalmente, nella vite come in
generale nelle piante da frutto, gran parte dei fiori (40-80%) non
allega ma cade al termine della fioritura (cascola dei fiori). Quan-
do però la percentuale di allegagione risulta anormalmente bassa
si parla di colatura dei fiori. Alcuni fiori hanno un inizio di allega-
gione, evidenziabile da un incipiente ingrossamento dell’ovario,
che si arresta presto con la conseguente cascola di frutticini. La
percentuale di allegagione nella norma si colloca così tra il 20 e il
60%, con i valori più alti nei grappoli con pochi fiori. Alcune bac-
che allegano ma arrestano precocemente la loro crescita. Que-
ste bacche risultano prive di semi, o semi rudimentali (bacche
Stame
AnteraGranuli pollinici
Pistillo
Stigma
Stilo
Ovario
Tubetto pollinico
Nucleo spermaticoOvuloCellula uovo
Peduncolo
Nettario
Ricettacolo
Filamento
Schema del fiore di vite e del processo di fioritura, impollinazione e fecondazione
Fiore femminile
Fiore ermafrodita
Morfologia del fiore femminile, con stami reflessi e polline sterile rispetto a quello ermafrodita
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botanica
16
maturazione, durante la quale la bacca modifica profondamente
le caratteristiche meccaniche e di composizione.
Nel corso della fase erbacea, la bacca accumula progressiva-
mente acido tartarico e acido malico. Nell’esocarpo si accumula-
no anche tannini (polimeri delle catechine o proantocianidine). È
nel corso di questa fase che si sviluppa il vinacciolo.
Foto R. Angelini
100
50
Lung
hezz
a re
lativ
a (%
)
Iniziostasi
Fioritura Allegagione Invaiatura Maturazione
Tempo
Lunghezzapedicello
Lunghezzarachide Diametro
bacca
Dinamiche di crescita del rachide e dei pedicelli nel corso dello sviluppo della bacca
Auxina o acido 2-indolacetico (IAA = Indol Acetic Acid)
• Fitormone promotore della crescita
sintetizzato soprattutto negli apici
meristematici epigei, nei tessuti
fotosintetizzanti, negli organi di riserva
e nel polline. Dagli apici l’auxina viene
trasportata in senso basipeto, nella
radice il trasporto è acropeto, ovvero
verso l’apice. L’auxina stimola la
distensione e la moltiplicazione cellulare,
promuove la formazioni di radici
avventizie e laterali, regola i fenomeni di
dominanza apicale, di cascola dei frutti
e delle foglie. Nella vite trattamenti con
auxina favoriscono l’allegagione, nella
bacca i livelli di auxina sono elevati
all’allegagione, decrescono poco prima
dell’invaiatura e permangono bassi
durante la maturazione
Peso
del
la b
acca
FiorituraAllegagione
Invaiatura
Endosperma
NucellaTegumenti M
aturazioneSovra m
aturazione
Tempo
Fase I o erbacea Fase II o di stasi Fase III o di maturazione
Embrione
Tassodi divisione
cellulare
Imbrunimento tegumenti
Curva e fasi di crescita e sviluppo della bacca con evidenziate le dinamiche di sviluppo del seme
e il periodo di moltiplicazione cellulare
Nella fase erbacea di sviluppo della bacca si realizza la moltiplicazione cellulare e lo sviluppo del seme. Durante la maturazione i tegumenti del seme inbruniscono progressivamente
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botanica e fisiologia
21
maturità fisiologica che viene raggiunta quando il frutto ha com-
pletato sulla pianta il processo di maturazione ovvero quando
la connessione vascolare tra pianta e frutto è cessata e il frutto
non “scarica” più linfa elaborata dalla pianta. Se l’uva non vie-
ne raccolta inizia la fase di sovra-maturazione che comporta un
graduale perdita di acqua da parte del frutto e una concentra-
zione dei suoi componenti. Nel corso della fase post-raccolta
comunque, seppure in termini relativamente modesti rispetto
a quando avveniva nel corso della maturazione, si ha un certo
progresso delle attività metaboliche che porta ad alcune modifi-
cazioni della bacca quali un’ulteriore riduzione dell’acido malico
e l’evoluzione delle sostanze aromatiche e polifenoliche.
Fenologia della vite: il ciclo annualeIl ciclo annuale della vite si articola dalla ripresa vegetativa (mar-
zo-aprile) all’entrata nel riposo invernale (novembre-dicembre). Il
risveglio primaverile della pianta si caratterizza nella progressiva
idratazione della pianta che al contempo diviene sempre meno
resistente alle basse temperature. Il fenomeno è visibile nelle viti
potate poiché causa il gocciolamento dell’acqua dai tagli di pota-
Aroma dell’uva
• L’aroma dell’uva dipende dalle
sostanze volatili che si sprigionano
nella bacca durante la masticazione
e che raggiungono per via retro-nasale
l’epitelio olfattivo. Dal punto di vista
aromatico classifichiamo le nostre
varietà in aromatiche, quando la
presenza di molecole monoterpeniche
caratteristiche dell’aroma moscato
(linalolo, α-terpineolo, geraniolo,
nerolo, citronellolo) sono presenti
al di sopra delle soglie di percezione.
Al fine di un buon accumulo di terpeni
è importante un’adeguata esposizione
delle bacche alla luce solare diretta,
evitando comunque eccessi radiativi
e quindi termici. Poiché l’accumulo è
progressivo fino quasi alla maturazione
fisiologica è inoltre necessario
raccogliere l’uva a un buono stadio
di maturazione. Le varietà non
ad aroma moscato vengono definite
neutre. Peraltro alcune varietà neutre
più di altre, all’assaggio, producono
un aroma fruttato caratteristico.
Questo aroma è dovuto alla presenza
e al rilascio di composti aldeidici a sei
atomi di carbonio (C6), quali l’esanale e
il 2-esanale derivanti dall’attività della
lipossigenasi. Si tratta di un enzima
presente nelle membrane cellulari
che innesca al contatto con l’ossigeno
una serie di reazioni enzimatiche che
portano alla formazione di molecole
che conferiscono l’aroma di vegetale
fresco. Le uva delle varietà ibride
americane hanno il caratteristico
aroma foxy, dovuto alla presenza
di antranilato di metile
100
50
Lung
hezz
a re
lativ
a (%
)
Iniziostasi
Fioritura Allegagione Invaiatura Maturazione
Tempo
Interruzionedello xilema
Diametrobacca
Flusso floematico
Flusso xilematico
Andamento della funzionalità vascolare nel corso dello sviluppo della bacca
Nella fase di allegagione e primo sviluppo la presenza di stomi funzionanti sull’epidermide del frutticino fa sì che sia intensa la traspirazione sostenuta dal flusso di linfa grezza veicolata dallo xilema. Lo xilema si interrompe durante la maturazione. In questa fase i flussi verso la bacca sono sostenuti dal solo floema che trasporta linfa elaborata, composta in prevalenza da zuccheri e acqua. Per tale motivo, durante la fase erbacea, la crescita della bacca è fortemente soggetta allo stato idrico della pianta. Durante la maturazione invece molto meno
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botanica e fisiologia
25
Grappolo in allegagione
lo. In questa fase generalmente i germogli cessano di crescere.
Le bacche quindi entrano nella stasi di crescita. Con l’invaiatura
inizia la maturazione dell’uva, durante la quale procede anche
la lignificazione dei tralci (agostamento). Si giunge così alla ma-
turazione dell’uva, quindi la pianta si avvia all’entrata in riposo
invernale con la senescenza e la caduta (abscisione) delle foglie,
delle femminelle e delle estremità dei germogli non lignificati. Le
parti lignificate si disidratano progressivamente e attendono che,
passato il freddo invernale, il tepore della primavera ne induca il
risveglio.
Foto M. Curci
Scaliptramento
Invaiatura
Foto L. Salviati
Foto R. Angelini
Maturazione
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storia e arte
Aspetti storici
Attilio Scienza
Religione e arte
Gaetano Forni
Numismatica
Giuseppe Ruotolo
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storia e arte
28
Aspetti storici
Antica ereditàSe nella ricostruzione delle vicende storiche che hanno riguardato
la produzione e il consumo del vino nella civiltà occidentale nel
corso dei secoli, le fonti archeologiche, archeobotaniche, lettera-
rie forniscono una documentazione adeguata, nel caso della pro-
duzione e del consumo dell’uva da tavola le informazioni utilizza-
bili per comprenderne le origini sono frammentarie e spesso solo
indirette. Le cause sono molteplici ma possono essere ricondotte
alla considerazione che per la produzione di uva da consumare
come frutto non vi era una viticoltura dedicata ma venivano utiliz-
zati i grappoli, magari i migliori, dei vitigni che erano normalmente
vinificati. Probabilmente ai nobili erano riservate le uve di vitigni
particolari, coltivati attorno alle città, mentre il popolo si acconten-
tava dell’uva che veniva prodotta negli orti urbani o nei vigneti da
vino. Si ha comunque la percezione, suffragata da alcune citazio-
ni letterarie, che nell’antichità in alcune regioni viticole del vicino
oriente (Egitto, Israele, Persia ecc.) l’utilizzazione delle varietà da
vino fosse tenuta distinta da quella delle varietà da tavola. Questa
constatazione appare più verosimile se si pensa che i processi di
domesticazione nelle regioni del Vicino Oriente siano avvenuti più
precocemente rispetto alle regioni occidentali e che la maggiore
disponibilità di materiali genetici selvatici, appartenenti alla Proles
Uva da tavola nelle rappresentazioni pittoriche antiche
• Un grappolo d’uva ha una tale forza
simbolica sia pagana sia cristiana
da andare al di là della semplice
rappresentazione di un frutto. Prima che
la “natura morta”, definita anche pittura
da cavalletto, che vede nel veneziano
J. de Barbari il suo iniziatore nel
XVI secolo, diventasse un’espressione,
sebbene minore, dell’arte del ’700
e dell’800, grappoli e panieri d’uva erano
stati raffigurati nei trompe-l’oeil e nei
mosaici delle ville di Pompei ed Ercolano
• Nel triclinio della casa di Epidio Rufo
e nella casa del Fauno a Pompei l’uva
rappresentata è la cosiddetta varietà
Pompeiana, riconoscibile per le foglie
palmato-cordate 3,5 lobate e i grappoli
dalla forma conica e composta. Nelle
raffigurazioni murali egizie, come per
esempio quelle della tomba delle viti
a Tebe, le dimensioni dei grappoli e delle
bacche suggeriscono l’uso alimentare
dell’uva dipinta. Anche le raffigurazioni
musive dell’Impero Romano utilizzano
con frequenza i grappoli di uva come
soggetti di decorazione. Ben diverse
erano le fogge dei grappoli riportati nella
pittura vascolare greca e magno-greca,
dove nell’intento dell’artista l’immagine
dell’uva da vino, doveva assecondare
l’uso simbolico della bevanda nei
simposi
Donna che porta in dono un grappolo
Foto S. Somma
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storia e arte
32
Rapporti con il Mediterraneo orientale e diffusione dei nuovi vitigni da mensa in OccidenteUn importante contributo al potenziamento della piattaforma am-
pelografica europea di vitigni da consumo fresco è avvenuto con
il ritorno dei Crociati dalla Terrasanta in Europa. Molte varietà pro-
venienti da Cipro e da Corinto, oltre che dalla Siria, Grecia orien-
tale e Gerusalemme, vennero piantate in Savoia e nel Midì della
Francia soprattutto nei vigneti dei comandanti crociati. Anche lo
sviluppo del commercio del vino dolce durante la crisi climatica
del Medioevo, da parte di veneziani e genovesi, dal Mediterra-
neo orientale verso l’Italia, ha favorito l’arrivo di vitigni soprattutto
dalla Grecia, da usare per produrre vini “alla moda greca”, dolci,
aromatici e alcolici. Queste varietà, rappresentate da Moscati e
Malvasie, si diffusero in tutta l’Italia centro-settentrionale, dove
si stava sviluppando una viticoltura intensiva, non solo su tutori
vivi ma anche su spalliere e pergole per rispondere a una forte
domanda di vino da esportare nell’Europa settentrionale con il
nome di questi vitigni. In questo periodo, inoltre, prende l’avvio la
Uva di Corinto
• P. Pomet, un commerciante di spezie
di Parigi, scrive una Storia generale
delle spezie, pubblicata nel 1694,
dove riporta la sua testimonianza
di viaggiatore in Oriente a caccia
di spezie, illustrando i luoghi, le modalità
di coltivazione e di preparazione dell’uva
passa di Corinto. Dalla sua illustrazione
l’uva di Corinto si presenta con grappoli
di dimensione modeste, le bacche sono
apirene, di diverso colore, grandi come
i frutti del ribes, e le foglie hanno lembi
molto lobati. Le viti sono allevate con
forme basse nella pianura che si trova
davanti alla fortezza di Zante in Grecia.
Quando l’uva è matura, verso agosto,
viene raccolta e stesa per terra per farla
seccare. L’uva appassita viene quindi
conservata in un grande magazzino
chiamato Seraglio, in botti o in balle
di diverso peso, dopo averne compresso
le bacche, anche con i piedi. Singolare è
l’origine del suo nome. Dal 1334 al 1377
quest’uva arrivava sul mercato inglese
con il nome di Reysyns de Corauntz
e la denominazione Uva di Corinto era
usata attorno al 1500. Il nome currant è
un’evoluzione graduale da Corinth, nome
del porto dal quale partirono le prime
spedizioni verso l’Europa. Agli inizi del
1700 i commerci di questa uva secca
transitavano attraverso l’isola ionica
di Zante e per questo il nome definitivo
divenne Zante currant. Il nome più
utilizzato nella terminologia moderna
è Black Corinth, per distinguerlo dalle
forme similari di uva passa ottenuta
da mutanti di colore bianco e rosa
ma dalle minori doti organolettiche
Caravaggio (Merisi Michelangelo da, 1573-1610), Giovane con canestro di frutta, Galleria Borghese, Roma (© 2010. Foto Scala, Firenze, per concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali)
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storia e arte
42
Religione e arte
Raccolta di vegetali, antropologia e religioneCome scriveva Vico: “Il significato di un fatto, di un processo è
comprensibile solo conoscendone la genesi”. Ecco quindi che noi
possiamo renderci conto del significato della religione nell’ambito
di una popolazione di raccoglitori di vegetali solo considerando
il lunghissimo periodo in cui l’uva era un frutto tra gli altri frut-
ti, raccolto per una funzione mangereccia immediata, come la
generalità degli altri prodotti vegetali, cioè partendo dall’analisi
antropologica dell’economia della caccia-raccolta, in ambito pre-
agricolo. Ciò implica la necessità di rivivere il comportamento e
la corrispondente mentalità del raccoglitore. Comportamento e
mentalità che, mutatis mutandis, come ci insegna l’etologia uma-
na, sostanzialmente, sotto il profilo psicologico profondo, non
mutano nella loro essenza, nell’ambito di qualsiasi tipo di raccolta
di prodotti alimentari vegetali spontanei, siano essi funghi o frutti,
come l’uva, o erbe. E non mutano nemmeno nel tempo, almeno
entro certi limiti. Considerando l’argomento che dobbiamo qui
trattare, occorre quindi sottolineare e ribadire il fatto che, in epoca
preistorica preagricola, la vite spontanea con i suoi frutti era una
delle tante piante che le donne del branco nomade o seminomade
teneva presente durante le soste che intervallavano le periodiche
peregrinazioni. Come è noto, e come è stato rilevato studiando il
comportamento dei cacciatori raccoglitori contemporanei o qua-
Significato antropologico della raccolta dei vegetali
• L’economia preistorica di raccolta
di vegetali richiede massimo impegno
e non è scevra di difficoltà e pericoli.
È soprattutto in queste situazioni che
emergono il sentimento e il pensiero
religioso. Questo quindi dipende
sostanzialmente dalla coscienza
comune in tutti gli esseri umani che
l’Io dipende dal Non Io. Per capire
veramente il significato antropologico
della raccolta di prodotti vegetali
e della straordinaria tensione psichica
che essa provoca, occorre partire dalle
proprie e più usuali esperienze, vissute
direttamente o indirettamente, quale
la raccolta dei funghi
Raccoglitore in equilibrio sul ramo di un alto noce per staccare con i denti i grappoli di uva nelle foreste transcaspiche (© Tiane Doan na Champassak/Agence VU)
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storia e arte
48
colare nell’animo degli artisti, l’archetipo primordiale della Potnia
futòn: la Dea Madre e Signora delle piante. Ecco che la materia-
lizzazione di essa la ritroviamo interpretata e indicata con le deno-
minazioni più diverse in alcune opere d’arte moderna: la Signora
delle Piante, di Osvaldo Peruzzi (1933), troneggiante tra paesaggi
diversi: marini, montani, collinari. L’esplosione di fiori, frutti fanta-
stici nel Trionfo Vegetale di Giacomo Balla (1927). La Donna Mi-
stero, tra gigli neri, di Thayaht (Ernesto Michahelles) (1923), pittore
che nello stesso anno raffigura anche la Dea Madre nella veste
della Signora degli Uragani.
Esaltazione biblica del frutto della vite: un formidabile grappolo d’uva, emblema della Terra PromessaAnche la Bibbia vetero-testamentaria ricorre alla simbologia
dell’uva, quando vuole esaltare la fecondità, l’abbondanza. Tipica
la vicenda dell’ispezione organizzata da Mosè nella Terra di Ca-
naan, in sostanza l’attuale Palestina, nel periodo in cui gli Ebrei
vagavano nelle steppe d’Arabia e della penisola del Sinai, per
sondare quali fossero le caratteristiche e la ricchezza delle gen-
ti che avrebbero dovuto espropriare ed espellere, e soprattutto
sulla fertilità e la bellezza di quella regione. È sostanzialmente ciò
che la storia ci racconta di tutti i popoli nomadi o seminomadi, per
lo più pastori. È la fama delle pianure fertili, con le loro ricche cit-
tà, che spinge le genti pastorali guerriere delle steppe, dei monti,
a invadere e saccheggiare le pianure fertili: in Mesopotamia fu il
caso degli Accadi nei riguardi dei Sumeri. Nell’antico Egitto degli
Hyksos, tribù del deserto, dei barbari Germani nei riguardi di Ro-
ma e, secoli prima, dei pastori di Romolo nei riguardi delle ricche
terre etrusche.
Archetipo della Grande Madre
• Anche gli artisti moderni
inconsciamente materializzano
l’archetipo della Grande Madre nei
ritratti, idealizzati e profondamente
rielaborati, di donne loro
contemporanee
Giuseppe Arcimboldo (1527-1593). Curioso ritratto dell’imperatore Rodolfo II d’Austria. I grappoli d’uva costituiscono la sua capigliatura
Vendemmia nell’antico Egitto. Tomba di Nakht, XVIII dinastia
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religione e arte
principali raccolte italiane. Un crogiolo di queste nuove correnti
pittoriche fu Cremona, per questo definita dai critici d’arte l’An-
versa italiana. Non c’è quindi da stupirsi che, tra i più significativi
pittori di nature morte del nostro Paese, ci siano i Campi, nati e
operanti appunto a Cremona, in particolare Vincenzo (1536-1591).
L’atteggiamento della fruttivendola nella tela conservata nella pi-
nacoteca di Brera a Milano (inv. n. 333), che mostra al cliente con
orgoglio uno splendido grappolo di uva nera, tolto da una tinozza
ricolma di tali frutti, è espressione del nuovo modo d’interpretare
la realtà. Quello stesso che animava il Gallo e il Tarello, centrato
sull’esaltazione e sul rinnovo dell’agricoltura.
Si sono distinti, tra gli artisti italiani che dipinsero nature morte,
altri conterranei dei Campi, in particolare Panfilo Nuvolone (1581-
1651) e suo figlio Carlo (1609-1661).
Tuttavia la nascita in Italia dell’arte delle nature morte, intesa co-
me forma artistica indipendente, la si deve assegnare al già citato
Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (1571-1610), in quanto
originario da questa località lombarda. Fu la realizzazione del suo
straordinario capolavoro, lo stupendo canestro di frutti dipinto a
cavallo tra il 1597 e l’anno successivo, che gli fece meritare tale
primato. Il fitopatologo prof. Elio Baldacci, nelle sue lezioni all’Uni-
versità di Milano (anni ’50-’70 del ’900), soleva ripetere che tale
opera era una sintesi, un piccolo trattato visivo sulle malattie della
vite e degli altri alberi fruttiferi, per l’esattezza e la precisione con
cui Caravaggio vi aveva illustrato su foglie e frutti i sintomi delle
varie malattie: la mela appare bacata, gli acini dell’uva e la buc-
cia delle pere portano i segni specifici provocati dai vari parassiti
e così via. Questo capolavoro, ora conservato all’Ambrosiana di
Vincenzo Campi (1536-1591), Natura morta con frutta, Pinacoteca di Brera, Milano (© 2010. Foto Scala, Firenze, per concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali)
Panfilo Nuvolone (Cremona 1581-Milano 1651), Alzata con uva, altri frutti e farfalle (Caroli e Veca, 1999)
Giovanna Garzoni (1600-1670), Uva, pere e una lumaca, Galleria Palatina, Firenze (© 2010. Foto Scala, Firenze, per concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali)
Bartolomeo Cavarozzi (1587-1625), Festoni di grappoli d’uva e altri frutti. Cavarozzi è uno dei più affascinanti pittori che ispirò la sua arte a Caravaggio (Gregori, 2003)
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storia e arte
58
Numismatica
Sulle monete antiche l’immagine del grappolo dell’uva, simbolo
bacchico per eccellenza, fu vastissima. La citazione delle molte
zecche che lo utilizzarono quale simbolo della città sede di zec-
ca sarebbe solo esercizio nozionistico, comunque largamente in-
completo. Non vi è regione che si affacci sul mare Mediterraneo,
“il mare vinoso” come lo chiamava Omero, ove non sia documen-
tata l’esistenza di più zecche, che in qualche modo non abbiano
usato un’immagine che possa essere ricollegata all’uva o al vi-
no: a iniziare da Dionysos, sino alla rappresentazione di uno dei
personaggi del suo corteo o di un simbolo dionisiaco. Dionysos
fu per i Greci antichi fra i più importanti dèi terrestri. Fu il dio del
vino, della viticoltura e della fertilità della terra e più in generale
rappresentò il progresso umano. Fu anche il dio della gioia e del-
la liberazione: il vino, sin dalla più remota antichità, permise agli
uomini di liberarsi dai vincoli terreni e dimorare in una dimensione
superiore e Alceo, poeta greco del VII-VI secolo a.C., espresse
questi concetti in alcuni versi: “… il figlio di Zeus e di Semele / che
diede agli uomini il vino / per dimenticare i dolori”.
Quello che può essere ricordato in questa circostanza è che sulle
monete antiche vi furono figurazioni di grappoli di uva con e senza
pampini, con e senza viticci, talvolta ancora attaccati al tronco,
spesso associati con altri simboli: con una bipenne, con la clava,
con un delfino, con la spiga di grano, con un kantharos, con un
bastone, con due stelle, poggiato su un tavolo, entro corona di
spighe di grano, entro corone di edera o di vite. Queste diverse
associazioni facevano certamente riferimento a culti e tradizioni
locali, di cui siamo informati solo attraverso la documentazione
delle monete, che per ricchezza di immagini ci mostra documenti
che non è possibile reperire in alcun altro ambito.
Talvolta più grappoli furono rappresentati a Mende in Macedo-
nia, a Meliboea in Thessalia, a Stratus in Acarnania, a Eretria in
Resti di Selinunte
Maroneia, Tracia, emidracma, circa 386/5-348/7, argento, magistrato Neomenias, peso 2,46 g
Foto R. Angelini
Maroneia, Tracia, statere, circa 386/5-348/7, argento, magistrato Euchithemios, peso 10,84 g
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numismatica
63
Il grappolo di uva, con gli stessi intrinseci significati, fu apposto
anche su uno dei più piccoli nominali, il quattro cavalli, battuti
nella zecca di Napoli a nome di Ferdinando IV di Borbone fra il
1788 e il 1792.
In epoca moderna il grappolo d’uva è stato scelto e utilizzato sul
tipo da 5 lire della prima serie della Repubblica Italiana, non solo
quale espressione della vocazione agricola del popolo italiano, ma
anche quale simbolo pregnante della nostra tradizione. Si deve an-
che rammentare che nel primo progetto per la monetazione della
Repubblica Italiana dedicato in modo speciale all’agricoltura, un
grappolo di uva figura nei pezzi di argento accanto a un caduceo.
Il grappolo di uva con o senza pampini, talvolta rappresentato in
associazione con altri simboli agresti, è possibile trovarlo coniato
su alti piccoli nominali battuti in Austria, in Grecia e in Israele dopo
la conclusione della Seconda guerra mondiale. In Romania e in
Spagna su monete metalliche coniate sul finire degli anni ’30 del
secolo scorso si trova il grappolo di uva che è anche raffigurato
su una piccola serie in bronzo e alluminio del Camerun. Infine an-
che sul più piccolo dei nominali dell’ultima serie della Repubblica
Italiana (50 lire Cerere) si trova questo simbolo tanto significativo
nella storia del progresso civile.
50 lire della Repubblica Italiana
Repubblica Italiana, 5 lire, 1949, I serie
Banconota slava da 1000 dinari
Foto R. Angelini
Banconota greca da 500 dracme
Foto R. Angelini
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alimentazione
Aspetti nutrizionali
Carlo Cannella
Valore nutraceutico
Mariano Bizzarri, Simona Dinicola
Uva e salute
Ornella Melogli
Analisi sensoriale
Rocco Perniola, Antonietta Baiano
Ricette
Gianfranco Bolognesi
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alimentazione
66
Aspetti nutrizionali
L’uva, oltre che per la produzione del vino, viene consumata
come frutto fresco, utilizzata in cucina e nella preparazione dei
dolci, oppure conservata dopo essiccazione (uva passa). Inoltre
dall’uva si prepara, per spremitura, il succo d’uva (bevanda non
alcolica) e dai semi si estrae l’olio di vinaccioli, ricco di acidi
grassi essenziali (~ 68 g/100 g) e di vitamina E (~19 mg/100 g).
Gli acini sono la parte edule del frutto e comprendono la buc-
cia, la polpa e i semi o vinaccioli; questi ultimi possono anche
mancare (uve apirene). La polpa, nelle uve ben mature, è in gran
parte trasformata in un liquido contenente zuccheri che, a se-
guito della pigiatura, costituirà il mosto. Le differenze nelle ca-
ratteristiche chimico-fisiche della buccia e della polpa, che si
riscontrano nei diversi vitigni, conferiscono pregi specifici alle
varie uve che le rendono utilizzabili per il consumo diretto, se
la polpa è consistente (uva da tavola), per la vinificazione, se la
polpa è acquosa (uva da vino) o per la produzione di uva passa,
se il contenuto zuccherino è elevato (uva sultanina, zibibbo). Da
un punto di vista nutrizionale, 100 g di parte edibile di uva fre-
sca da tavola hanno un valore energetico di 61 kcal (257 kJ) e
la seguente composizione: acqua 80,3 g; proteine 0,5 g; grassi
0,1 g; carboidrati 15,6 g (come zuccheri semplici); acidi organici
0,4-1,2 g (tartarico, malico e citrico); fibra 1,4 g (solubile 0,2 g;
insolubile 1,2 g); Na 1 mg; K 192 mg; Ca 27 mg; Mg 7 mg; P 4
mg; Fe 0,4 mg; Cu 0,27 mg; Zn 0,12 mg; vit. A 4 μg (24 μg di
carotene), B1 0,03 mg; B
2 0,03 mg; niacina 0,4 mg; vit. C 6 mg e
composti fenolici 1-10 mg.
Carboidrati(zuccheri semplici) 15,6 g
Proteine 0,5 g
Grassi 0,1 g
Acidi organici (malico,tartarico e citrico) 0,4-1,2 g
Magnesio 7 mg
Fosforo 4 mg
Composti fenolici 1-10 mg
Calcio 27 mg
VitamineVit. A 4 μg (24 μg di carotene)B1 e B2 0,03 mgNiacina 0,4 mgVit. C 6 mg
Fibra 1,4 gsolubile 0,2 ginsolubile 1,2 g Acqua 80,3 g
Rame 0,27 mg
Zinco 0,12 mg
Ferro 0,4 mg
Potassio 192 mg
Sodio 1 mg
Composizione chimica e valore energetico dell’uva da tavola (100 g di parte edibile)
Perlon
Foto S. Somma
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aspetti nutrizionali
69
portato da Plinio e da Galeno. L’uso dell’uva con finalità terapeu-
tiche dell’apparato gastro-enterico è stato proposto con criteri
piuttosto empirici all’inizio del secolo scorso per il trattamento di
talune dispepsie, di turbe del ricambio e spesso associato alle
cure termali (Merano e nella Val Venosta), specie durante i mesi
autunnali per l’abbondanza di uva da tavola di ottima qualità.
Pur non avendo ottenuto conferme dalla ricerca scientifica, la
“cura dell’uva” o ampeloterapia è ancora oggi praticata nei Paesi
di lingua tedesca come un modo tradizionale per cogliere i van-
taggi nutritivi e protettivi dell’uva e viene consigliata come forma
di digiuno parziale per disintossicare l’organismo.
Se consumata in quantità rilevanti, anche il consumo di uva può
presentare delle controindicazioni. La cura dell’uva, ricordata in
precedenza, esclude l’uso di altri cibi; inizia con 500 g/giorno
per arrivare in una settimana fino a 2000 g/giorno. Per tale moti-
vo è una terapia troppo estrema in quanto riduce drasticamente
l’apporto in taluni nutrienti (per esempio proteine, acidi grassi
essenziali, vit. B12
ecc.) e allo stesso tempo è diseducativa per
una corretta alimentazione che si basa sull’utilizzo variato di tutti
gli alimenti secondo i cicli stagionali. La cura dell’uva non ha
ricevuto il supporto della ricerca e deve essere sconsigliata in
particolare a chi soffre di ulcera gastrica caratterizzata da au-
mento delle secrezioni acide, ai diabetici e ai colitici. Per tutti i
soggetti è possibile trarre beneficio dal consumo di uva fresca,
secondo la regola della moderazione, che per una porzione indi-
ca la quantità di 150 g/giorno.
Valore nutritivo e protettivo dell’uva
• Lo sviluppo delle conoscenze
in nutrizione umana ha confermato
il valore dell’uva come alimento
in una dieta variata che trae, dal
consumo regolare di almeno 5 porzioni
giornaliere di frutta e ortaggi, sia
il nutrimento sia l’azione protettiva
dei fitocomposti. È stato anche
dimostrato l’effetto protettivo di talune
componenti: antociani, flavoni e acidi
organici presenti sia nel prodotto
fresco sia nel vino
Attività fisica
Piramide alimentare italiana
Foto R. Angelini
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alimentazione
78
Uva e salute
IntroduzioneDurante la Seconda guerra mondiale il medico Ancel Keys, al se-
guito dell’esercito americano in Italia, notò che le popolazioni del
Cilento, zona dell’Italia meridionale, presentavano una mortalità
per malattie cardiovascolari molto minore rispetto a quella regi-
strata nella popolazione americana. Questa osservazione spinse
Keys a studiare vari popoli che si affacciavano sul Mediterraneo
accomunati dallo stesso modo di nutrirsi. Per definire le abitudini
alimentari delle popolazioni studiate Keys usò il termine di “dieta
mediterranea”, in cui la parola dieta riprende la sua etimologia
greca “stile di vita”. Si tratta infatti di una cultura alimentare, di
un insieme di abitudini tradizionalmente seguite dai popoli che si
affacciano sul mare Mediterraneo che, pur presentando differen-
ze culturali, religiose ed etniche, hanno però in comune il modo
di nutrirsi, che è chiaramente legato all’ambiente geografico e
climatico.
Numerosi sono stati gli studi volti a valutare l’efficacia della dieta,
ricca in frutta, verdura, cereali, pesce e olio d’oliva, nella preven-
zione degli eventi cardiovascolari, ed essi hanno portato alla con-
clusione che una stretta aderenza al profilo dietetico mediterraneo
comportava una riduzione in termini di incidenza, progressione di
malattia e mortalità non solo per quanto riguardava le patologie
cardiache e circolatorie, ma anche per quelle tumorali e per le
malattie neurovegetative come il morbo di Alzheimer e il morbo
di Parkinson.
Molto interessante a tal proposito è lo studio pubblicato sul
New England Journal of Medicine nel 2007 dal gruppo di ricerca
Dieta mediterranea
• Sulla base dei risultati positivi
dei numerosi studi epidemiologici
la dieta mediterranea è stata proposta
nei Paesi industrializzati come modello
alimentare ideale. Il suo effetto
benefico sembra essere legato
a molteplici meccanismi inclusa
la protezione nei riguardi dello stress
ossidativo e dell’infiammazione
cronica. L’uva è uno dei tre elementi
base della dieta mediterranea insieme
alle olive e al grano
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83
uva e salute
Viene assorbita principalmente a livello della mucosa duodenale
e l’assorbimento viene notevolmente ridotto dall’abuso di alcol o
dall’assunzione di alcuni farmaci.
Nella lavorazione dei cereali come la raffinazione delle farine e la
brillatura del riso una quota sostanziale di tiamina viene perduta
così come una parte viene persa con la cottura degli alimenti.
La sindrome carenziale nota con il nome di beri-beri, caratteriz-
zata da alterazioni del sistema nervoso e del sistema cardiova-
scolare, oggi da noi è scomparsa ma è ancora diffusa in Estremo
Oriente dove l’alimento base è il riso brillato.
Vitamina B2. La vitamina B2 o riboflavina viene assorbita a livel-
lo della mucosa dell’intestino tenue e arriva al fegato dove viene
trasformata nelle due forme coenzimatiche attive che sono com-
ponenti essenziali degli enzimi flavinici attivi in varie reazioni di
ossido-riduzione del metabolismo dei carboidrati, delle proteine e
dei lipidi. Tra le vitamine essa è una di quelle maggiormente rap-
presentate essendo presente oltre che nel mondo vegetale anche
in quello animale dove l’alimento che ne è più ricco è il latte (tanto
che all’inizio era stata chiamata lattoflavina) e la sua presenza è in
rapporto diretto con il tipo di foraggio utilizzato nell’alimentazione
del bestiame. Essendo questa vitamina fotosensibile il latte do-
vrebbe essere venduto in involucri che lo proteggano dalla luce
ed essendo idrosolubile dovrebbero essere evitate le cotture pro-
lungate dei vegetali.
Vitamina B6 o vitamina PP. La vitamina B6 o piridossina com-
prende tre composti metabolicamente attivi che si trovano legati
a numerosi enzimi che intervengono soprattutto nel metabolismo
degli aminoacidi. Questo spiega perché l’apporto di questa vita-
mina con la dieta sia fondamentale per il buon utilizzo delle pro-
teine alimentari.
Anche questa vitamina è largamente diffusa non solo negli ali-
menti di origine vegetale come l’uva, ma anche in quelli di origine
animale come il latte e la carne.
Il contenuto di vitamina A nell’uva è invece trascurabile.
Vitamina B6 o PP
HO CH2CH
CH2OH
H3C N
Vitamina B2
NN
HO
HOOH
OH
CH2
O
O
NNH
H3C
H3C
Vitamina B1
OH
H3C H3C
NH2
N
NS
N+
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alimentazione
84
Olfatto
• Come dimostrato dal legame con le
parti più primitive del cervello (quelle
deputate al controllo delle emozioni e
degli istinti) e dal grado di conservazione
della struttura e della funzione nel tempo,
l’olfatto rappresenta l’organo di senso
più antico. Anatomicamente, il sistema
olfattivo si divide in: epitelio olfattivo,
presente nelle cavità nasali, nel quale
sono localizzati i recettori responsabili
dell’interazione con le molecole odorose;
bulbo olfattivo, struttura situata nella
scatola cranica responsabile della prima
sintesi ed elaborazione dell’informazione;
corteccia olfattiva che riceve il segnale
dal bulbo e lo trasmette ai centri
cerebrali chiamati sistema limbico,
ippocampo, talamo e corteccia frontale
Analisi sensoriale
IntroduzioneL’analisi sensoriale è una disciplina scientifica che consente di
quantificare, identificare e descrivere quelle caratteristiche di un
prodotto alimentare capaci di dare origine a stimoli di natura chi-
mica, chimico-fisica e fisica ai quali gli organi di senso (olfatto,
gusto e vista, in particolare) reagiscono.
La scientificità dell’analisi sensoriale rispetto alla semplice degu-
stazione sta nell’impiego, come strumento di misura, di assag-
giatori addestrati o che hanno famigliarità con il consumo dello
specifico alimento, nella standardizzazione delle condizioni di as-
saggio e nel trattamento statistico dei risultati.
L’analisi sensoriale misura le sensazioni percepite dagli organi di
senso a seguito dell’interazione con le caratteristiche organoletti-
che ed è quindi in grado di valutare le reali reazioni degli assaggia-
tori alla vista e all’ingestione degli alimenti. Al contrario, i metodi
chimico-fisici e strumentali, pur fornendo dati oggettivi sufficien-
temente ripetibili, non misurano la sensazione ma lo stimolo che
la produce e il loro limite è rappresentato dal fatto che non sempre
la sensazione è proporzionale allo stimolo.
Tipologie di test sensorialiI test sensoriali si distinguono in test analitici e test edonistici. I
test analitici, che fanno uso di assaggiatori addestrati, si distin-
guono a loro volta in discriminanti quali- e quantitativi (per stabilire
il grado di diversità o uguaglianza di due o più prodotti alimentari)
Epitelio olfattivo
Bulbo olfattivo
Corteccia olfattiva Corteccia frontalePercezione
e riconoscimentodell’odore
Talamo
Sistema limbico
Molecola odorosa
Trasmissione del segnale determinato dallo stimolo odorigeno
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paesaggio
Uva da tavola in Puglia
Donato Antonacci, Antonio Romito, Lucia Rosaria Forleo
Uva da tavola in Sicilia
Donato Antonacci, Lucia Rosaria Forleo
Uva da tavola in Basilicata
Carmelo Mennone, Giuseppe Sicuro
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paesaggio
96
Uva da tavola in Puglia
IntroduzioneAnalizzare il paesaggio significa studiarne l’aspetto strutturale,
partendo dalla conoscenza degli aspetti morfologici, ecologici e
antropici; in particolare analizzare il paesaggio agrario significa “os-
servare” quella porzione di territorio modellata nel tempo dall’eser-
cizio di attività colturali e di allevamento da parte dell’uomo.
Il paesaggio deve essere quindi visto come l’insieme di tutti gli
elementi, i processi e le relazioni che costituiscono l’ecosfera af-
finché ne emerga la sua complessità.
Oro-geografia essenziale della Puglia e origine del suo nomeLa Puglia, essendo la regione più orientale d’Italia, è da sempre il
naturale ponte che unisce l’Europa occidentale al vicino Oriente.
Essa si presenta di forma allungata con ben 784 km di coste e
lambita dal mar Adriatico a nord e dal mar Ionio a sud.
L’Appennino Dauno rappresenta il confine naturale con la Cam-
pania; il torrente Saccione e il fiume Fortore la separano dal Mo-
lise mentre la Fossa Bradanica insieme al fiume Bradano dalla
Basilicata. La sua superficie è in prevalenza pianeggiante, infatti
su 19.350 kmq il 53,7% (10.300 kmq) è piana, mentre solo l’1,4%
(290 kmq) ha quote superiori a 700 m e il 45,2% (8760 kmq) può
considerarsi area collinare. La vetta più alta della regione è rap-
presentata dal monte Cornacchia (1151 m s.l.m.) presente nel
Sub-Appenino Dauno, mentre, nel Massiccio del Gargano abbia-
mo come quota massima il monte Calvo (1056 m s.l.m.), la parte
Vigneto di uva Italia coperto con copertura in plastica
Vista aerea dei tendoni tra Noicattaro e Rutigliano
Foto M. Curci
Le Murge costituiscono la parte centrale della Puglia
Foto R. Angelini
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paesaggio
100
il Gargano e le Murge, mentre la zona più calda del territorio
risulta il Salento. Il regime pluviometrico della regione Puglia è
quello tipico delle regioni caldo-aride, con piogge totali intorno
a 550 mm/anno. Il mese più piovoso è ottobre, quello più secco
luglio. In genere, l’80% delle precipitazioni annue cade nel pe-
riodo autunno-invernale, tra ottobre e marzo, mentre il restante
20% cade tra aprile e settembre. La regione Puglia è esposta in
primavera-estate a correnti d’aria fredda in quota e provenienti
da nord; pertanto può essere definita “grandinigena”, con danni
che, a seconda dell’intensità della meteora, possono compro-
mettere la produzione pendente e, in maniera meno grave, quel-
la dell’anno successivo.
Vite a uva da tavola nel paesaggio agrario puglieseLa Puglia, come conseguenza delle vicende storiche vissute nel
periodo compreso fra l’epoca protostorica e la fine del Medio-
evo, è stata un crocevia di popoli provenienti da nord e da sud
(fenici, greci, bizantini, svevi, angioini, spagnoli) i quali vi hanno
dimorato in tempi successivi e vi hanno lasciato la loro impronta,
anche nella viticoltura.
La vite ha trovato in Puglia le sue condizioni ideali di sviluppo;
infatti per svilupparsi in modo ottimale deve crescere in un am-
biente caldo e con elevata eliofania, mentre teme il freddo e
l’umidità. Le piogge che precedono la vendemmia non solo di-
luiscono i succhi abbassandone il titolo zuccherino, ma rendono
più sensibili gli acini all’attacco dei marciumi. Cresce bene, quin-
di, nei Paesi a clima asciutto, caldo o temperato come quello dei
paesi del bacino del Mediterraneo.
Periodo preistorico. In Puglia le più antiche manifestazioni uma-
ne risalgono al primo periodo dell’era quaternaria, definito glacia-
le o pleistocene.Oliveti e tendoni di uva da tavola presso il dolmen di Bisceglie (BA)
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
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uva da tavola in Puglia
113
Tecnica costruttiva dei muretti a secco
• Individuato il banco di roccia
(generalmente presente sotto pochi
centimetri di suolo fertile),
si costruisce la base composta
da due file parallele di pietre grosse
sulle quali si appoggeranno le altre,
cercando di giustapporre le facce
in modo da lasciare il minor spazio
vuoto tra l’una e l’altra; gli interstizi
vengono poi riempiti da materiale più
fine. Raggiunta l’altezza desiderata,
la copertura è generalmente effettuata
con lastre di pietre poste di taglio.
Infine si chiudono le eventuali fessure
delle facciate inserendovi a forza
schegge e scaglie di pietra
Muri paralupi
• I “paretoni” che, in particolare,
recintano alcune masserie presentano
un elemento che li differenzia dagli altri
muri a secco; la zona terminale del muro
è infatti costituita da un cordolo rialzato
effettuato con grosse pietre piatte
(cappeddthi), che sporgono dal muro
(verso l’esterno), in modo da impedire
agli animali selvatici di arrampicarsi
e penetrare all’interno del recinto,
là dove ci sono animali di piccola taglia
e da cortile: galline, oche, conigli ecc.
In particolare questo tipo di muro è
stato costruito per fronteggiare le volpi
e i lupi (un tempo molto frequenti nel
nostro territorio), da ciò deriva la loro
denominazione: muri paralupi
Muretti a secco nel paesaggio agrario puglieseSull’altopiano delle Murge natura e storia si sono compenetrate
per secoli fino a produrre un originale paesaggio agrario, unione
di valori paesaggistici, naturalistici, archeologici e storico-cultura-
li. Tra le dune calcaree, chilometri di muretti a secco si confondo-
no con l’ambiente circostante. La ricchezza di pietre ha reso, tra
l’altro, possibile la loro utilizzazione per delimitare i campi, inter-
rompendo l’omogeneità del territorio, fungendo anche da corridoi
ecologici, consentendo una continuità ambientale tra diverse aree
e favorendo il mantenimento della biodiversità. I muretti a secco
hanno da sempre accompagnato e contraddistinto le varie fasi di
insediamento umano sul territorio e i contemporanei processi di
messa a coltura dei suoli.
Le prime costruzioni rurali che furono erette su questa terra di
sassi probabilmente furono i muretti a secco. Assoggettare la
terra del nostro territorio ha comportato da sempre una dura fa-
tica per i nostri contadini; per bonificarla si rendeva necessario
rompere la roccia affiorante, spesso rappresentata da strati so-
vrapposti di spessore variabile, da una decina di centimetri ad
alcune decine. La loro rottura dava luogo a pietre abbastanza
regolari e quasi parallele, suscettibili di essere sovrapposte, per
la realizzazione di muri “a correre”. I blocchi o i grossi pezzi di
calcare duro, divelti dai loro alloggiamenti, si prestavano alla re-
alizzazione di muri e muretti di vario tipo. Questo soddisfaceva
diverse esigenze pratiche: rendere più sicura la coltivazione da
pascolamenti indesiderati, definire le proprietà di pascolo, ren-
dere possibili sequenze di pascolamento. Il materiale calcareo
veniva quindi utilizzato per delimitare i campi, e si sviluppò un’ar-
te che, da padre in figlio, venne tramandata attraverso i secoli
(quella dei “paritàru”).
Chilometri di muretti a secco si confondono con l’ambiente circostante
Foto R. Angelini
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paesaggio
114
Foto S. Somma
Uva da tavola in Sicilia
IntroduzioneLa Sicilia è l’isola più vasta e importante del Mar Mediterraneo, la
più ricca economicamente e la più ricca di storia, vantando nu-
merosi reperti di grande importanza artistica. Presenta un panora-
ma vario, passando da zone lussureggianti di vegetazione a zone
semi desertiche riarse dal sole. L’isola ha la forma di un triangolo
irregolare, i greci infatti la chiamavano Trinacria, che significa “tre
punte”. Una delle caratteristiche della Sicilia è l’alta densità della
popolazione, presente maggiormente nelle zone costiere, che so-
no le più fertili ed economicamente più sviluppate. Tali privilegiate
condizioni interessano soprattutto le zone costiere settentrionali e
orientali, che fin dalla colonizzazione greca e araba furono irriga-
te e intensamente coltivate. La Sicilia è un’isola prevalentemente
montuosa, con pianure di limitata estensione e brevi fiumi. Tutte
le vette sono dominate dal cono dell’Etna, il vulcano più alto d’Eu-
ropa (3263 m).
Esiste un grosso contrasto tra il paesaggio lussureggiante di
vegetazione delle zone costiere tirreniche e ioniche rispetto alle
zone aride e spoglie dell’interno e della parte meridionale della
regione.
Clima e ambienteDa un lato la Sicilia ha un clima tipicamente mediterraneo, dall’al-
tro la sua natura montuosa e collinare contribuisce ad attenuarne
anche a breve distanza dalla costa gli influssi. Abbastanza uni-
formi sono peraltro le temperature estive, con medie pressoché
Foto G. Cortese
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paesaggio
116
maiali, esistevano ancora vaste superfici costituite da sughera,
cerro, leccio, castagno, frassino, olmo, acero, carrubo, lentisco,
terebinto, mirto. Dopo la grande colonizzazione interna dei secoli
XVI e XVII, iniziarono massicci disboscamenti, che in parte han-
no portato all’impianto di vigneti o altre colture arboree, ma più
frequentemente alla cerealicoltura e al pascolo, con rapido inari-
dimento dei terreni disboscati più declivi ed erosi, processo che
oggi si aggrava ulteriormente per l’abbandono delle coltivazioni e
dei terrazzamenti collinari. La pressione antropica ha confinato le
aree con copertura vegetale naturale nei distretti più inaccessibili
e naturalmente difesi dall’azione diretta dell’uomo.
Le superfici investite dalle colture agrarie occupano in Sicilia il
70% dell’intera superficie dell’isola, mentre, per esempio, le aree
boscate, compresi i popolamenti forestali artificiali, le aree parzial-
mente boscate e i boschi degradati coprono l’8% della superficie
totale. Ne risulta un territorio fortemente antropizzato, nel quale il
paesaggio delle colture ha un elevato potere di caratterizzazione
ambientale. Oggi si avverte sempre più l’esigenza di valorizzare
quei territori e quei suoli maggiormente vocati alle attività agricole,
potenzialmente suscettibili di consentire i redditi più elevati in agri-
coltura, per i loro caratteri climatici, di giacitura, pedologici e an-
cora del livello di infrastrutturazione e di presenza imprenditoriale.
Paesaggio viticolo nel passatoLa presenza importante dei vigneti si può far risalire alla domina-
zione araba (IX-XI sec. d.C.). Infatti, a quei tempi, erano frequen-
ti i vigneti, condotti con tecniche non dissimili da quelle romane
ma probabilmente, come riferiscono alcune fonti storiche, con
un’attenzione particolare alla forma di allevamento che doveva
rispondere anche a finalità estetiche. Infatti i giardini privati e reali
erano il luogo privilegiato per l’introduzione delle specie nuove o
della riscoperta di alcune prima non apprezzate. Avevano anche
funzione di osservazione botanica e agronomica; erano luoghi
speciali dove gli affari si mischiano al piacere, alla scienza, alle
arti; le piante vi giungevano come curiosità ornamentali e, una
volta riconosciuto un interesse economico, venivano riprodotte e
diffuse nelle campagne.
Documenti notarili, del notaio ericino Giovanni Maiorana, risalen-
ti alla fine del XIII secolo, riportano come la gran parte dei po-
deri, dislocati in quelli che oggi costituiscono i territori autonomi
di Erice, Valderice, Custonaci, Buseto Palizzolo, Castellammare
del Golfo e Trapani erano coltivati a vite e come essi ormai rap-
presentavano una concreta realtà economica, andando così a
modificare i connotati del paesaggio agrario. Inizialmente non vi
era una netta distinzione tra la coltivazione di uve da vino e uve
da tavola, infatti vitigni che diventeranno in seguito a vocazione
prettamente vinicola venivano inizialmente coltivati anche per il
consumo fresco. Un esempio ci viene dato dal vitigno Zibibbo,
Foto R. Angelini
Foto S. Somma
Tendoni di uva da tavola
Foto S. Somma
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paesaggio
120
Uva da tavola in Basilicata
• La presenza dell’uva in Basilicata ha
origini antiche, difatti resti biologici
di vinaccioli sono stati riscontrati
in tombe rinvenute in scavi effettuati
nel Metapontino, in particolare presso
la necropoli dell’AASD Pantanello
a Metaponto
Uva da tavola in Basilicata
Areale di coltivazioneLa coltivazione dell’uva da tavola in Basilicata è praticata nell’area-
le metapontino, dove ha trovato condizioni pedoclimatiche otti-
mali che hanno favorito il conseguimento di un prodotto di alta
qualità, apprezzato sui mercati nazionali e stranieri.
Le miti condizioni climatiche invernali e le estati calde consentono
una maturazione ottimale delle bacche, con un adeguato conte-
nuto zuccherino e un aroma gradevole.
L’uva da tavola in Basilicata è stata introdotta a partire dagli an-
ni ’50, da agricoltori provenienti dalla vicina Puglia, regione che
con i suoi viticoltori ha avuto un ruolo di primo piano non solo
in questa fase di introduzione ma anche in quelle successive di
rinnovamento.
Il bacino di maggiore sviluppo è stato nei comuni limitrofi alla
Puglia come Montescaglioso, dove nel 1950 vi è stato il primo
tendone di uva da tavola presso l’azienda Caruso in contrada Tre
selle. Negli anni ’70-’80 si è diffusa in tutti i comuni del litorale
ionico, ma è nei comuni di Bernalda e Pisticci che ha raggiunto il
culmine in termini di superficie e di innovazioni tecniche.
La coltivazione ha avuto alti e bassi in funzione dei risultati com-
merciali, proprio in virtù di queste situazioni, l’imprenditore per
Le Tavole Palatine, nel Metaponto, testimoniano la colonizzazione da parte dei greci e la loro influenza nello sviluppo della viticoltura nel Meridione d’Italia Foto R. Angelini
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coltivazione
Materiale di moltiplicazione Angelo Raffaele Caputo, Domenico Strazzulla
Impianto Rosario Di Lorenzo,
Angelo Raffaele Caputo, Stefano Somma
Forme di allevamento Donato Antonacci
Potatura Carmine Stanislao Liuni, Donato Antonacci
Irrigazione Rosario Di Lorenzo, Antonio Coletta,
Vitale Nuzzo
Concimazione Vitale Nuzzo, Antonio Coletta,
Rosario Di Lorenzo
Coltivazione protetta Donato Antonacci
Materiali plastici Giacomo Scarascia-Mugnozza,
Antonio Coletta
Raccolta e confezionamento Carmelo Sigliuzzo, Luigi Peviani, Giacomo Suglia
Parassiti animali Antonio Guario,
Giuseppe Laccone, Enrico De Lillo
Malattie Franco Faretra
Virosi e fitoplasmosi Michele Borgo,
Elisa Angelini
Micotossine Paola Battilani
Macchine per i trattamenti Pasquale Guarella, Paolo Balsari
Flora spontanea Pasquale Viggiani
Gestione delle malerbe Pasquale Montemurro
Costo di produzione Antonio Seccia,
Eugenio Pomarici
Produzione sostenibile Ettore Capri,
Angelo Moretto
Certificazione di qualità Carmelo Sigliuzzo
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coltivazione
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Vite - Varietà - Clone
• Vite: pianta del genere Vitis destinata
alla produzione di uve o all’utilizzazione
quale materiale di moltiplicazione
• Varietà: un insieme di vegetali
nell’ambito di un unico taxon botanico
del più basso grado conosciuto, il quale
possa essere:
a) definito mediante l’espressione delle
caratteristiche risultanti da un dato
genotipo o da una data combinazione
di genotipi
b) distinto da qualsiasi altro insieme
vegetale mediante l’espressione di
almeno una delle suddette caratteristiche
c) considerato come un’unità in relazione
alla sua idoneità a moltiplicarsi invariato
• Clone: una discendenza vegetativa di
una varietà conforme a un ceppo di vite
scelto per la sua identità varietale, i suoi
caratteri fenotipici e il suo stato sanitario
Barbatelle innestate allevate in vivaio a file binate Foto Vinea
Materiale di moltiplicazione
CertificazioneLa produzione dei materiali di moltiplicazione vegetativa è la pri-
ma tappa della filiera vitivinicola e di quella dell’uva da tavola. In
considerazione delle rilevanti posizioni economiche che le pro-
duzioni di vino e di uve da tavola occupano nel settore agricolo
della Comunità europea, nel 1968 fu introdotta finalmente una di-
sciplina vivaistica viticola con la Direttiva 68/193/CEE del 9 aprile,
relativa alla commercializzazione dei materiali di moltiplicazione
vegetativa della vite, che di fatto gettò le basi per l’istituzione di un
sistema di certificazione unificato nella Comunità. Gli obiettivi del
sistema di certificazione vivaistico viticolo erano piuttosto sempli-
ci e restano espressi chiaramente nei considerando della direttiva:
fornire ai viticoltori per la realizzazione dei loro vigneti materiale di
moltiplicazione, in pratica delle barbatelle, di cui siano garantiti
l’identità e la purezza delle varietà, nonché il loro stato sanitario,
segnatamente riguardo alle virosi, mediante un controllo ufficia-
le. Si tiene in debita considerazione che i risultati soddisfacenti
della coltura della vite dipendono in ampia misura dall’utilizzazio-
ne di piante di vite adeguate. Altre ancora sono le premesse che
meriterebbero di essere citate; ma è sufficiente fermarsi a queste
appena summenzionate per fissare quali siano le finalità che la
legislazione vivaistica intende perseguire. Da allora, al fine di con-
solidare il mercato interno e per eliminare qualsiasi ostacolo alla
libera circolazione, anche a seguito dell’integrazione di nuovi Stati
membri, e alla luce dei progressi in campo scientifico (modifica-
zione genetica delle varietà) e tecnico (micropropagazione in vi-
tro), la legislazione comunitaria ha subito numerose modificazioni,
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coltivazione
134
Confezionamento ed etichettaturaLa commercializzazione dei materiali di moltiplicazione è con-
sentita solo se confezionati in imballaggi o mazzi chiusi ufficial-
mente. Le barbatelle innestate sono la tipologia di materiale che
i viticoltori utilizzano principalmente per l’impianto dei loro vigne-
ti; anche se in alcune aree di produzione di uva da tavola, per
l’insufficienza di piante madri per marze (nesti) di nuove varietà,
o per l’assenza di un vivaismo qualificato, l’innesto a dimora è
piuttosto diffuso. Gli imballaggi o mazzi di questi materiali che
comunemente si trovano in commercio sono costituiti da un nu-
mero minimo di pezzi di 25; comunque, la normativa consente il
confezionamento di 50, 100 o multipli di 100, fino a una quantità
massima di 500. A seguito delle procedure di certificazione, dal
ricevimento e valutazione delle denunce di produzione, alle ispe-
zioni in campo svolte a controllare che siano soddisfatte le con-
dizioni colturali e la rispondenza del materiale ai requisiti di qua-
lità, agli operatori vivaistici vengono rilasciate le etichette ufficiali
o l’autorizzazione alla stampa delle stesse, come atto formale
della certificazione. Con riferimento ai mazzi di barbatelle inne-
state, sulle etichette devono essere riportate, in modo indelebile
e chiaramente leggibile, le seguenti informazioni: norme CE; Pa-
ese di produzione; servizio di certificazione o di controllo e Stato
membro o loro acronimo; nome e indirizzo del responsabile della
chiusura o suo numero di identificazione; specie; tipo di mate-
riale; categoria; varietà e se del caso clone, sia del portinnesto
sia del nesto; numero di riferimento del lotto; anno di coltura.
Il colore dell’etichetta è bianco con un tratto diagonale violetto
per i materiali di moltiplicazione “iniziali”, bianco per i materiali
“di base”, azzurro per i materiali “certificati” e giallo scuro per
Mazzi di barbatelle innestate, commerciabili, regolarmente etichettate con cartellino bianco per la categoria “di base” e giallo scuro per la categoria “standard”
Foto Vivai Rauscedo
Rubinia N.: privativa comunitaria n. 10231 rilasciata il 18 novembre 2002, scade il 31 dicembre 2032
Vitroblack 1 N.: la procedura per la privativa comunitaria è in corso (la domanda è stata depositata il 12 marzo 2004)
Foto S. Somma
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coltivazione
154
Vigneto a tendone realizzato con pali in legno di castagno
Foto S. Somma
Forme di allevamento
IntroduzioneNella viticoltura da mensa, la forma di allevamento deve consen-
tire la migliore utilizzazione delle risorse ambientali (luce, acqua,
terreno), in modo da rendere possibile il conseguimento di ade-
guati standard quanti-qualitativi della produzione.
Gli obiettivi conseguibili con la migliore scelta della forma di alle-
vamento si possono così riassumere:
– ottimizzare la captazione dell’energia solare e quindi una mag-
giore efficienza nell’attività fotosintetica e nella ripartizione degli
elaborati nella pianta;
– massimizzare le caratteristiche genetiche della varietà per ge-
stirne al meglio le potenzialità produttive (per esempio differen-
ziazione a fiore, allegagione e maturazione);
– consentire la meccanizzazione delle operazioni colturali per limi-
tare i costi di produzione.
– un’adeguata distribuzione nello spazio e un razionale carico di
gemme per pianta;
– favorire condizioni micro-climatiche che permettano un miglior
controllo delle malattie parassitarie.
Rispetto alla fotosintesi, c’è da ricordare che della radiazione in-
cidente in linea di massima solo l’1% viene convertito in fotosin-
tetati, anche perché solo poche foglie si trovano in pieno sole.
Affinché vi sia una maggiore produzione di zuccheri, la forma di
allevamento deve consentire ampie superfici fogliari esposte, ridu-
zione dell’energia persa sul terreno, architetture fogliari di ridotto
spessore per limitare il numero di foglie poco illuminate, migliore
condizione di microclima per la fotosintesi (temperatura, umidità).
In base alle potenzialità della cultivar, ognuna di questa presenta
Importanza della forma di allevamento
• La forma di allevamento condiziona in
maniera determinante la disposizione
relativa delle foglie e dei grappoli, la
carica di gemme per ceppo e per ettaro,
il sistema di potatura, la suscettibilità
verso una maggiore meccanizzazione
delle operazioni colturali, la messa
in opera di sistemi di forzatura
(anticipo e posticipo della raccolta)
e di protezione da eventi climatici
calamitosi (grandine, vento, pioggia),
la creazione di un microclima che
condiziona la suscettibilità a patogeni e
di conseguenza le esigenze della difesa
fitosanitaria. Inoltre, entro determinati
limiti, può consentire di esaltare
o contenere alcune tendenze imposte
dall’ambiente in cui si opera
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coltivazione
162
Tutori in plastica con anima in metallo
• Recentemente sono stati proposti
e brevettati pali in plastica riciclata
con anima in metallo che presentano
le seguenti caratteristiche:
– aspetto tradizionale che ricorda
la dimensione, il colore e la rugosità
del legno
– leggerezza notevole, a seconda della
lunghezza, che favorisce e accelera
la posa
– sicurezza di utilizzo, non essendoci
il rischio di escoriazioni alle mani
– resistenza meccanica e flessibilità
– inattaccabilità da parte di agenti
atmosferici e prodotti fitosanitari
– uniformità dimensionale
– economicità notevole
nell’approntamento del vigneto, con
comodo posizionamento dei fili sui due
lati del palo utilizzando cave ricavate
direttamente nello stampo
– robustezza che consente di ridurre
il numero di pali
– ecologicità garantita dall’assenza
di rilascio di qualsiasi sostanza
– rispetto per l’ambiente, in quanto
alla fine del suo impiego il palo potrà
essere venduto come rottame destinato
all’altoforno, dove l’acciaio contenuto
verrà fuso e la plastica farà da additivo
calorico
• I manufatti presenti in commercio
presentano anima interna di 3,4 × 3,4 cm
mentre il profilo esterno è 7,6 cm.
Con altezze disponibili da 2 a 3 m
Tendone a doppio impalco tipo PugliaPer poter sopperire ad alcune esigenze come quelle connesse
con la bassa fertilità di alcune varietà specialmente per le gem-
me basali del capo a frutto, frequente in molte varietà di uva da
tavola apirene, insieme con la necessità di impiantare un suffi-
ciente numero di ceppi per evitare decurtazioni produttive, si è
realizzato il “tendone a doppio impalco tipo Puglia caratterizzato
dall’avere il sesto differenziato, non più in quadro. Infatti, con se-
sti a rettangolo (avente lato minore pari a 2,2-2,5 m e lato mag-
giore pari a 2,7-3,5 m) si possono soddisfare le esigenze prima
riportate, nonché assicurare la giusta disposizione dell’impianto
irriguo, l’ottimale distribuzione dei grappoli (aspetto che facilita
le operazioni colturali su di essi), nonché la migliore difesa dai
parassiti. Il sesto d’impianto, quindi, deve prevedere distanze
tra le viti tali da garantire uno sviluppo vegetativo adeguato alla
vigoria di ciascuna varietà, con densità delle piante compresa
fra le 1100 e le poco più di 2000 viti per ettaro. Chiaramente, le
distanze maggiori fra le viti si utilizzano per le varietà più vigo-
rose e per ambienti di più alta fertilità agronomica. Viceversa, le
distanze minori si utilizzano per i vitigni meno vigorosi e per am-
bienti a minore fertilità agronomica. Tra gli accorgimenti da te-
nere in considerazione, si ricorda la sfasatura tra i fili del doppio
palco per evitare che i grappoli e gli acini possano sfregare, con
giornate ventose, sul filo più basso o sui tralci, con conseguente
deturpamento della qualità degli acini (bisogna evitare che sul
palco superiore coincida un filo di ferro esattamente sopra al
filo ospitante il capo a frutto del palco inferiore, in modo che i
germogli assumano, fra i due palchi, una disposizione obliqua e
non verticale).
2,20
2,20
1,90
3,00
Elementi strutturali di un tendone a doppio impalco tipo Puglia (con sesto 2,20 × 3,00 m)
Il palco inferiore è costituito da un filo corrente sui pali, che ne sostiene altri due posti parallelamente (di traverso al primo) correnti a 0,5 m dal palo (quindi con interasse di 1 m fra di loro)
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forme di allevamento
163
Ipsilon trasversaleUna forma di allevamento a pergola a tetto obliquo, praticata
per l’uva da tavola, è l’ipsilon trasversale, utilizzata in Australia,
Sudafrica, California, Israele ecc. sotto il nome di gable trellis
system, nella versione a tetto chiuso o aperto. Questa forma per-
mette di sostenere un elevato numero di germogli e nello stesso
tempo una buona esposizione dei grappoli alla radiazione solare.
I germogli offrono una buona copertura dai raggi solari diretti evi-
tando scottature agli acini. Questo sistema inoltre agevola alcune
operazioni colturali quali la raccolta, le operazioni sul grappolo, la
potatura verde. Nella forma più classica l’allevamento a Y (stan-
dard gable trellis se a tetto chiuso o open gable trellis se a tetto
aperto) è composto da un palo verticale alto 120-140 cm sopra
il terreno, da due braccia inclinate di 150-180 cm, messi a un
angolo di 120° rispetto al palo. L’imbrancatura della pianta è a
120-130 cm dal suolo, il tralcio primario è sul primo filo, mentre
i germogli si andranno a disporre sui fili successivi posti ognu-
no a 20-30 cm di distanza sulla superficie inclinata dell’Y, sino
ad arrivare in cima. I sesti d’impianto sono 1-1,4 m e 3-3,5 m
rispettivamente sulla fila e tra le fila. Negli ultimi anni, grazie alla
migliore gestione della luce anche all’interno della chioma per
aumentare la fertilità delle gemme, si sta diffondendo anche in
Italia negli impianti con uve apirene. Diverse sono le modifiche
apportate per migliorare lo standard produttivo, adattandole alle
diverse varietà coltivate. Questi sistemi comprendono i cavi mo-
bili per aiutare i germogli di posizione e stabilire zone distinte per
la fruttificazione.
Foto G. Sicuro
Foto S. Somma
Foto G. Sicuro
Particolare della forma di allevamento a Y (gable trellis) in California
Forma di allevamento tipo Y in Agro di Palagiano (TA)
Vigneto in produzione allevato a Y (gable trellis) in California
50
16
0,500,50
m 2,25m 2,25 m 3,15m 1,57m 1,57
m 2,20
A
m 2
,17
m 3
,75
m 3
,75
2,10
0,30
1,80
Elementi strutturali di un tendone a doppio impalco tipo Puglia (con sesto 2,25 × 3,75 m)
Il palco inferiore è costituito da due fili paralleli correnti a 0,5 m dal palo e sostenuti da una traversa centrata su questo e posta a 0,3 m dal palco superiore
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coltivazione
174
Analisi del suolo: principali parametri fisico-chimici da richiedere
• Capacità idrica massima (CIM):
contenuto idrico in cui tutti i pori
del suolo sono occupati dall’acqua;
un’ulteriore goccia rimane in superficie,
creando condizioni di ristagno
superficiale e di asfissia in profondità
(% in peso o in volume o mm/m)
• Capacità idrica di campo (CIC): quantità
di acqua trattenuta dal suolo dopo essere
stato lasciato libero di sgrondare
per circa 48 ore a partire dalla CIM
(% in peso o in volume o mm/m)
• Punto di appassimento (PA): contenuto
idrico limite per l’assorbimento radicale
(% in peso o in volume o mm/m)
• Acqua disponibile (AD): quantità d’acqua
trattenuta dal terreno disponibile per
l’assorbimento radicale, è la differenza
tra la CIC e il PA (AD = CIC – PA)
• Curva di ritenzione idrica: variazione
dell’umidità del suolo in relazione alla
variazione del potenziale idrico applicato
nell’intervallo –0,03 ÷ –1,5 MPa
• Densità apparente (DA): è il peso secco
di terreno per unità di volume (g/cm3)
• Conducubilità idraulica (K): è l’attitudine
del terreno a lasciarsi attraversare più
o meno facilmente dall’acqua, varia
al variare del contenuto idrico del suolo
(cm/s)
• Salinità: esprime la quantità di sali
disciolti nella frazione liquida del suolo
(soluzione circolante) ed è responsabile
di un aumento della forza che la pianta
deve utilizzare per estrarre acqua dal
suolo. È determinata come conducibilità
elettrica di un campione di suolo
a saturazione (ECe, in mS/cm = dS/m)
Irrigazione
IntroduzioneLa produzione di uva da tavola si sta evolvendo in un contesto
globale altamente competitivo in cui il profitto è sempre più di-
pendente sia dalle tecniche colturali (che determinano la quan-
tità e la qualità dell’uva prodotta), sia da scelte imprenditoriali
e commerciali (che decidono la varietà, l’epoca di raccolta e i
mercati). Nella coltivazione dell’uva da tavola una corretta ge-
stione dell’irrigazione è la chiave di volta per ottenere elevate
produzioni e qualità idonee e costanti nel tempo, soprattutto in
aree a clima caldo-arido come il Sud Italia. Per raggiungere que-
sti scopi è necessario utilizzare conoscenze fisiche, biologiche e
tecnologiche per soddisfare le esigenze idriche della pianta, per
risparmiare acqua e raggiungere un equilibrato sviluppo vegeto-
produttivo delle viti.
Fattori che influenzano la gestione irrigua
SuoloDa un punto di vista irriguo il suolo è il principale fattore che
concorre al rifornimento idrico del vigneto. Le caratteristiche fisi-
che del suolo e la loro variazione lungo il suo profilo influenzano
direttamente la quantità di acqua disponibile per l’assorbimento
radicale. In funzione della tessitura, la quantità di acqua dispo-
nibile varia da 33 a 208 mm di acqua per metro di profondità
rispettivamente in suoli a tessitura sabbiosa e argillosa. Quindi,
applicando uno stesso volume irriguo si bagna più in profondità
un suolo sabbioso rispetto a uno argilloso.
L’irrigazione è il principale fattore che fa del tendone e dell’uva da tavola un binomio inscindibile di elevata produttività e qualità
Foto G. Cortese
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coltivazione
186
Concimazione
IntroduzioneLa gestione della nutrizione dell’uva da tavola è argomento di am-
pia discussione perché ha conseguenze dirette sulla pianta, sul
terreno, sull’ambiente e, rappresentandone un costo, condiziona
il risultato economico dell’impresa. Per la messa a punto di uno
specifico piano nutrizionale su base aziendale o sub-aziendale,
occorre tener conto: del tipo di suolo e delle sue dotazioni na-
turali in elementi minerali, della qualità dell’acqua di irrigazione,
della combinazione d’innesto, della tipologia produttiva (anticipo
di maturazione, standard, ritardo della raccolta), della forma di
allevamento, della densità di piantagione e dei livelli produttivi.
Inoltre, la comprensione da parte dell’agricoltore del ruolo degli
elementi minerali essenziali e delle loro dinamiche annuali e inte-
rannuali nella pianta e nel terreno è fondamentale per sincronizza-
re la richiesta effettiva di nutrienti con la loro disponibilità.
Elementi chimici essenziali per la pianta Sebbene l’analisi chimica dei tessuti di una pianta può rilevare la
presenza di numerosi elementi chimici, solo sedici sono essen-
ziali per sostenere i normali processi di crescita e di sviluppo di
una pianta: carbonio (C), idrogeno (H), ossigeno (O), azoto (N),
fosforo (P), potassio (K), calcio (Ca), magnesio (Mg), zolfo (S), ferro
(Fe), manganese (Mn), zinco (Zn), boro (B), rame (Cu), molibdeno
(Mo) e cloro (Cl). Altri elementi, sodio (Na), silicio (Si), cobalto (Co)
e alluminio (Al), presenti normalmente in piccole concentrazioni,
Nutrizione della vite
• La nutrizione minerale dell’uva da
tavola è elemento chiave della gestione
del vigneto. Un corretto programma di
nutrizione dell’uva da tavola dovrebbe
guidare le piante verso un’equilibrata
competizione tra attività vegetativa
e riproduttiva sia in atto sia in
preparazione, mantenere un’elevata
qualità dei frutti e una vegetazione
sufficiente per l’assimilazione,
limitare i costi dell’impresa e l’impatto
ambientale
Cos’è un elemento essenziale
• Per le piante superiori, vite inclusa,
un elemento minerale è essenziale se:
– fa parte di una molecola che è
componente intrinseco (per esempio
la clorofilla) oppure è direttamente
coinvolto nei processi metabolici
della pianta, come componente di un
costituente essenziale (per esempio
un enzima) o è richiesto per uno
specifico step metabolico (attivazione
di determinati enzimi)
– la sua carenza causa anormalità
nella crescita, nello sviluppo e nella
riproduzione e, se grave, porta alla
morte della pianta o all’incapacità
della stessa di completare il ciclo
vitale
– la manifestazione della sua carenza
è specifica, in quanto un nutriente
essenziale non può essere sostituito,
nelle sue funzioni, da un altro
Anche in forme di allevamento alternative al tendone, l’irrigazione e la concimazione devono essere gestite in modo da massimizzare l’uso delle risorse interne alla pianta e al vigneto. In questo caso, data la minore presenza di strutture legnose (tronco e branche) con funzione di riserva, occorre una più attenta programmazione degli interventi di concimazione o di fertirrigazione durante il ciclo annuale della pianta
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coltivazione
200
Principali benefici ottenuti dalla coltivazione protetta
• Protezione dai danni da grandine
• Protezione dai danni da vento
in primavera
• Riduzione di attacchi parassitari (come
accade per peronospora e tignoletta)
• Protezione dai danni da pioggia durante
la fase della maturazione e la successiva
permanenza sulla pianta dell’uva matura,
fino al momento della raccolta (che
può essere dilazionata in funzione delle
contingenti situazioni commerciali)
• Riduzione del danno provocato dagli
uccelli
Vista aerea delle coltivazioni protette in Agro di Rutigliano (BA) Foto R. Angelini
Coltivazione protetta
IntroduzioneL’esigenza di ampliare il calendario di offerta dell’uva da tavo-
la, integrando la differenziazione ottenuta mediante l’attività di
selezione e di miglioramento genetico mirata all’ottenimento di
produzioni più precoci o più tardive, ha portato alla proposizio-
ne di tecniche agronomiche in grado di far anticipare l’epoca di
maturazione e quindi di raccolta o, al contrario, di far posticipare
quest’ultima. Le tecniche di coltivazione protetta dell’uva da ta-
vola, sotto rete e/o sotto telo plastico, studiate e messe a punto
negli ultimi 3 decenni in Italia, hanno consentito di produrre uva di
migliore qualità e di mantenere l’offerta al mercato per un periodo
più lungo, diffondendosi progressivamente in molti Paesi produt-
tori di uva da tavola.
Utilizzando modeste modifiche strutturali della forma di alleva-
mento più diffusa per l’uva da tavola, la pergola a tetto orizzonta-
le a doppio impalco, nota come tendone sistema Puglia, è stato
possibile rendere suscettibile di forzatura sotto protezione plasti-
ca il vigneto tradizionale, modificando su ciascun filare la strut-
tura superiore della pergola da tetto piano a tetto a doppia falda
spiovente.
Superiormente al palco piano ospitante la vegetazione, su cia-
scun filare, si realizza un tetto a due falde spioventi, sul quale
apporre i manufatti protettivi, teli o reti, di materiale plastico.
Questa costituisce attualmente la forma di allevamento utiliz-
zata in maniera quasi esclusiva nella coltivazione dell’uva da ta-
vola in Italia. Le tecniche agronomiche in grado di far anticipare
l’epoca di maturazione e quindi di raccolta o, al contrario, di
far posticipare quest’ultima prolungando il periodo di presenza
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coltivazione protetta
205
bene le reti nella messa in opera, condizione indispensabile per
poter scaricare bene la grandine. Il polietilene è in genere aggre-
dito dall’ossigeno e dai raggi ultravioletti. Pertanto esso viene ag-
giunto di additivi che agiscono come antiUV e come antiossidanti.
In tal modo i manufatti durano in opera 5-6 anni. La tessitura può
essere fatta in vario modo: tessitura piana (costituita da un ordito
e da trame), piana con ritorto inglese (con i fili dell’ordito intrecciati
fra loro per bloccare la trama nell’intreccio), tessitura Raschel (più
complicata e costosa, nella quale ogni maglia della rete presenta
l’annodatura ai quattro vertici). In caso di strappi, questi diversi
tipi si comportano in maniera differente. Il tipo a tessitura piana re-
siste male a eventuali lacerazioni della rete. Si comporta meglio la
tessitura con ritorto inglese, mentre la tessitura Raschel assicura
il miglior comportamento fra le tre tipologie. Le più utilizzate so-
no quelle aventi tessitura con ritorto inglese. Le reti sono sempre
provviste di cimose lungo i lati della fascia di rete e lungo la linea
di colmo. Le cimose garantiscono dalla sfibratura e permettono
di tendere le reti in senso trasversale. Esistono diversi tipi di rete,
a maglia più o meno fitta, la cui scelta viene fatta in funzione del
livello di protezione dal vento che si desidera attuare.
Coltivazione protetta per anticipo della raccoltaLa coltivazione protetta, condotta per anticipare la maturazione
e quindi la raccolta dell’uva, viene realizzata chiudendo prima del
germogliamento tutto il vigneto all’interno di una struttura protet-
tiva di teli plastici, che definisce un ambiente tipo serra fredda. Si
tratta quindi di una semiforzatura. In Abruzzo tale tecnica veniva
praticata per l’anticipo della raccolta dell’uva di varietà precoci,
come Cardinal, realizzando una serra mediante strutture di soste-
Vigneto di uva da tavola in coltivazione protetta per tutto il ciclo biologico, coperto con rete sovrapposta da telo plastico. Nei periodi più caldi vengono sollevati completamente i teli laterali e realizzate zone di arieggiamento sul cielo della pergola, spostando porzioni di telo e fissandole con legacci per evitare danneggiamento da vento
Foto R. Angelini
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materiali plastici
221
Tecnica di utilizzazione. La collocazione di questi manufatti sul
vigneto avviene al germogliamento. Durante tutto il ciclo produt-
tivo essi consentono di creare un ambiente confinato in cui si
determinano migliori condizioni di crescita. Nei periodi centrali
dell’estate si registra, infatti, una minore traspirazione e una mi-
gliore distensione delle strutture vegetative e dei grappoli. Tali
condizioni di allevamento, in sintesi, portano a un incremento di
produzione del 10-15% nelle rese unitarie per ettaro. Nella tecni-
ca di posticipo di raccolta le reti si collocano al germogliamento
e su di esse vengono montati i teli da metà agosto fino al tardo
autunno.
Nelle ultime innovazioni si cerca di condensare la gestione delle
due tecniche di produzione. Oggi, infatti, la più recente soluzio-
ne nella gestione delle protezioni prevede l’utilizzo combinato
dei manufatti telo e rete. La rete è collocata all’esterno mentre
all’interno sono montati i teli. Ciò garantisce le produzioni contro
attacchi fungini che possono instaurarsi in primavere partico-
larmente piovose. In tal modo sono anche garantiti un migliore
ancoraggio e protezione del film dal vento e una riduzione dei
picchi di temperatura. Si può infatti procedere a raccogliere le
falde del telo conservando la protezione della rete.
Ancora, l’azione protettiva della rete consente di montare, infe-
riormente, un film di minore spessore e, pertanto, meno costoso.
Tessitura. L’HDPE può essere lavorato per la produzione di mo-
nofilo che può essere tondo o avere forma di nastro.
In funzione del telaio il monofilo può essere tessuto in tre principa-
li forme: tessitura inglese (ritorto inglese), tessitura piana o italia-
na, tessitura Raschel. È nell’operazione di tessitura, infatti, che si
possono decidere la gran parte delle caratteristiche del manufatto
e, soprattutto, gli aspetti in grado di condizionare significativa-
mente le risposte vegeto-produttive del vigneto.
Caratteristiche tecniche delle reti in polietilene ad alta densità
• Le reti sono manufatti ottenuti dalla
tessitura di un monofilo in HDPE
(polietilene ad alta densità)
• Esse possono essere caratterizzate da
differenti parametri strutturali come le
tipologie del filo, la differente dimensione
della fibra e la forma della tessitura.
Possono essere differenti anche le
proprietà fisiche come il peso, il colore, la
capacità di ombreggiamento, la porosità,
la permeabilità all’aria, la trasmissività
nel visibile e nell’infrarosso, la resistenza
agli urti e alla trazione
• Le reti possono variare molto per
dimensioni in larghezza e lunghezza.
La prima può variare da un minimo di
1 m fino a 6 m in funzione del tipo di
rete e della sua destinazione, mentre la
lunghezza può variare da 25 m a 300 m.
Le reti più larghe in genere sono ottenute
dall’assemblaggio di reti con larghezza
minore. La parte terminale delle reti viene
rinforzata e prende il nome di cimosa
Tipologie di tessitura delle reti
Tessitura piana Tessitura RaschelTessitura inglese
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coltivazione
222
La tessitura piana è la più semplice ed è ottenuta con una sem-
plice tessitura ortogonale tra una trama e un ordito. Le reti a tes-
situra piana sono caratterizzate dall’essere leggere, esse pos-
sono essere tese perfettamente ma non sono stabili nella forma
della maglia, che può subire deformazioni geometriche. Le reti
con tessitura inglese sono ottenute da una variazione della tes-
situra piana.
I fili sono ortogonali, così come la trama e l’ordito, ma nel senso
dell’ordito vi sono due fili intrecciati che racchiudono, avvolgen-
dolo, il filo della trama.
Nella tessitura Raschel, più complicata e onerosa delle prime
due, si ottengono reti caratterizzate non da fili ma da catene di
fili longitudinali attraversate da fili trasversali lavorati a maglia. I
lati delle maglie della tessitura Raschel non possono aprirsi in
quanto esistono annodature per ogni vertice della stessa che
ne vincolano i movimenti. La forma geometrica della maglia pe-
rò non è stabile e può deformarsi. Quest’ultima caratteristica
conferisce cedevolezza alla rete e non permette alla stessa di
raggiungere un’adeguata tensione nella messa in opera di pieno
campo. La possibilità di tendere adeguatamente le falde della
rete è importante poiché, su di un sistema di allevamento come
il tendone, consente alla vegetazione di espandersi senza osta-
coli fino alla fioritura e permette di opporre sufficiente resistenza
2628
24222018161412
Test noncoperto
6/5tessitura
piana
5/4tessiturainglese
2,6/4tessiturainglese
Lunghezza grappolo (cm)
3732
42
27221712
Test noncoperto
6/5tessitura
piana
5/4tessiturainglese
2,6/4tessiturainglese
Produzione ettaro (t)
16171819
15141312
Test noncoperto
6/5tessitura
piana
5/4tessiturainglese
2,6/4tessiturainglese
Zuccheri (°Brix)
2327
19
1115
7Test noncoperto
6/5tessitura
piana
5/4tessiturainglese
2,6/4tessiturainglese
Tralci non lignificati (%)
Influenza esercitata da alcune tipologie di reti in HDPE sui principali parametri vegeto-produttivi di uve della cultivar Italia B.
Effetto barriera delle reti sulla tignoletta della vite
• L’effetto barriera nei confronti del vento
e della grandine influenza anche alcuni
parassiti infeudati alla vite. Nel caso
della tignoletta, si possono ottenere
positive riduzioni delle popolazioni
grazie alla protezione determinata
da reti non eccessivamente fitte,
compatibili con la coltivazione delle
uve da tavola. Trappole a feromoni,
poste in strutture protette con rete del
tipo 5/4, possono catturare un numero
di individui inferiore del 50% rispetto
a un test non protetto
20_MaterialiPlastici.indd 22220_MaterialiPlastici.indd 222 8-04-2010 15:17:468-04-2010 15:17:46
materiali plastici
223
a sollecitazioni provenienti da vento e grandine. Nella protezione
dei vigneti di uva da tavola, la rete Raschel ha avuto, a causa
delle sue caratteristiche meccaniche, una limitata diffusione se-
guita dal suo definitivo abbandono. Nelle utilizzazioni sui vigneti,
infatti, sono preferite le reti con tessitura inglese poiché sono in
grado di assicurare la necessaria rigidità e l’efficace protezione
da eventi atmosferici come il vento e la grandine.
Film in polietilene di colore rosso
Film in polietilene di colore verde
Tipologie di reti più diffuse sui vigneti e variazioni vegeto-produttive indotte sul vigneto di uva da tavola
• Le risposte vegeto-produttive del
vigneto da tavola protetto con reti
diverse possono essere misurate
dalla variabilità di parametri come
il peso del grappolo, la produzione per
pianta, la distensione di internodi e
infiorescenze, l’equilibrio e la costanza
della fertilità negli anni. La rete che
ha manifestato un migliore risultato
di compromesso fra tutti i parametri
descritti è la 5/4 a tessitura inglese
e, in ultima acquisizione, anche la 5/5
a tessitura piana
• Reagiscono all’ambiente modificato
dalle coperture con reti anche
i processi di lignificazione dei tralci.
Le reti con maggiore effetto
ombreggiante, anche se tessute con
filo trasparente, non solo non sono
in grado di incrementare i livelli della
produzione dell’anno ma, impedendo
una sufficiente lignificazione e la
completa differenziazione a fiore
delle gemme, possono mettere in crisi
anche la fertilità dei germogli dell’anno
successivo, determinando severe
riduzioni della produzione
20_MaterialiPlastici.indd 22320_MaterialiPlastici.indd 223 8-04-2010 15:17:468-04-2010 15:17:46
coltivazione
232
Raccolta dell’uva
• Le operazioni di raccolta dell’uva
da tavola sono da ritenersi altrettanto
delicate quanto quelle tecniche e
agronomiche che le hanno precedute.
Tale fase, infatti, è determinante ai fini
della collocazione commerciale
del prodotto e del mantenimento delle
sue caratteristiche nel tempo, così
come le operazioni di confezionamento
e presentazione commerciale
Foto R. Angelini
Raccolta e confezionamento
Epoca di raccolta La determinazione del momento ottimale per la raccolta rappre-
senta senz’altro uno degli aspetti più importanti delle fasi con-
clusive del processo produttivo, infatti può influire notevolmente
sulla qualità e sulla lunghezza del periodo di conservazione del
prodotto stesso. Ma il momento della raccolta è in primo luogo
stabilito dal rispetto degli intervalli di sicurezza, in funzione dei
trattamenti antiparassitari effettuati. Al fine di garantire la sicurez-
za del prodotto sotto l’aspetto igienico-sanitario, infatti, la legge
impone che sia trascorso un periodo di tempo minimo, variabile
in funzione della tipologia di sostanza utilizzata, tra la data del
trattamento e l’inizio della raccolta. Durante tale periodo avviene
la degradazione delle sostanze attive utilizzate entro i limiti am-
messi, e ogni operatore non può iniziare la raccolta finché tale
intervallo di tempo non sia terminato. È peraltro consigliabile, e
pratica ormai largamente diffusa, far precedere, alla raccolta, de-
terminazioni analitiche relative ai residui di antiparassitari. Attra-
verso il campionamento e le analisi chimiche per la ricerca delle
sostanze attive normalmente impiegate è possibile valutare, per
partite omogenee di prodotto, la conformità alle norme di legge.
Una corretta valutazione e l’ottenimento di risultati analitici affida-
bili impongono la messa in atto di procedure di campionamento
definite (in riferimento alla direttiva 2002/63/CE) e l’effettuazione
di analisi presso strutture accreditate che operino in conformità
a norme internazionali riconosciute (ISO 17025:00 “Requisiti ge-
nerali per la competenza dei laboratori di prova e taratura”). Per
ciò che riguarda l’aspetto puramente organolettico, la raccolta
22_RaccoltaConfezionamento.indd 23222_RaccoltaConfezionamento.indd 232 7-04-2010 17:58:427-04-2010 17:58:42
raccolta e confezionamento
233
Foto R. Angelini
dell’uva da tavola può essere effettuata a partire dal raggiungi-
mento della condizione di maturazione commerciale, momento
in cui la crescita ponderale e volumetrica dell’acino e l’aumento
dell’accumulo degli zuccheri non sono ancora cessati, ma sono
stati già raggiunti valori compatibili con l’avvio al consumo dell’uva
stessa. Tale condizione precede la maturazione fisiologica, fase in
cui termina l’accrescimento dell’acino e l’accumulo degli zucche-
ri, mentre continua il decadimento degli acidi. Dopo questa fase,
segue la surmaturazione, contraddistinta da una perdita di acqua
da parte dell’acino e relativa perdita del suo peso, cui corrisponde
un aumento virtuale degli zuccheri, per concentrazione. Quest’ul-
tima condizione è da evitarsi in quanto il consumatore tende a
preferire un prodotto di elevato turgore non apprezzando grappoli
spargoli, con acini più o meno molli.
Per determinare correttamente il momento più opportuno per
l’effettuazione della raccolta, è necessario, quindi, valutare alcuni
aspetti relativi ai principali parametri qualitativi, anche mediante
l’impiego di metodi di analisi sensoriale che considerino almeno
i principali elementi visivi, olfattivi e gustativo-tattili. Allorquando
tali valutazioni consentono di ritenere idonea l’epoca di matura-
zione, si può procedere al taglio e al successivo confezionamen-
to. Le operazioni di raccolta procedono, quindi, con la selezione
dei grappoli, scegliendo solo quelli idonei alla commercializzazio-
ne (rispondenti, cioè, alle caratteristiche minime commerciali, so-
prattutto in riferimento ai mercati di destinazione) ed eliminando
gli acini guasti o rovinati da problemi di diversa origine (esiti di at-
tacchi parassitari, lesioni, o comunque danneggiamenti). Tali ope-
razioni vanno effettuate con la massima cura, limitando l’ecces-
siva manipolazione del prodotto, in condizioni di tempo asciutto
22_RaccoltaConfezionamento.indd 23322_RaccoltaConfezionamento.indd 233 7-04-2010 17:58:467-04-2010 17:58:46
coltivazione
238
– scarico: le materie prime vengono scaricate dai mezzi di tra-
sporto tramite muletti, transpallet o altri mezzi;
– accettazione: in questa fase, all’arrivo delle materie prime, viene
verificata la qualità del prodotto;
– raffreddamento: l’uva viene raffreddata in celle frigo o mediante
aria forzata, allo scopo di mantenere la serbevolezza;
– selezione: fase in cui si eliminano eventuali corpi estranei e si
controllano i grappoli scartando quelli non conformi (operazione
svolta manualmente);
– confezionamento: fase di condizionamento in appositi imballag-
gi di varia tipologia;
– etichettatura: fase in cui alle singole casse di prodotto vengono
apposte le etichette riportanti le indicazioni previste;
– breve stoccaggio refrigerato: fase, solitamente di breve durata,
in cui il prodotto confezionato viene stoccato in celle frigo allo
scopo di mantenere le caratteristiche organolettiche;
Confezionamento dell’uva
• Può essere distinto nei seguenti due tipi
di lavorazione:
– ordinaria, che prevede
il confezionamento dei frutti in imballi
di peso variabile (da 5, 8, fino a 10 kg
netto)
– unità consumatore, cioè a peso
prestabilito, con confezionamento
dei grappoli in cestini (retinati,
con coperchio, in flowpack o altro),
a peso predeterminato (generalmente
0,5-1 kg netto). Successivamente
questi sono posti in imballi, in numero
variabile a seconda della richiesta del
cliente (10 × 1 kg/10 × 500 g ecc.)
• È importante ricordare che ciascuna
unità consumatore deve essere
etichettata
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
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coltivazione
338
Metodologia dei Sistemi Aziendali Rappresentativi (SAR) per il calcolo dei costi di produzione dell’uva da tavola
• La metodologia dei SAR (Sistemi
Aziendali Rappresentativi) si basa sulla
costruzione di modelli aziendali che
riproducono le caratteristiche di aziende
agricole localizzate in un territorio
omogeneo. A tale scopo è necessario
individuare, in un territorio omogeneo,
un gruppo di aziende ognuna delle quali
è dotata di caratteri di rappresentatività
rispetto ad altre e che può essere
denominata come sistema aziendale
rappresentativo (SAR). Si individua,
quindi, un numero di SAR in grado di
rappresentare le tipologie di aziende
produttrici di uva da tavola
Reti antigrandine a riposo in un tendone a Rutigliano (BA) Foto M. Curci
Costo di produzione
Introduzione La produzione di uva da tavola è un’attività normalmente carat-
terizzata dall’elevato impiego di capitali e da una considerevole
componente di rischio legata a fattori climatici e fitosanitari; i rica-
vi generati dalle produzioni soffrono delle oscillazioni dei prezzi di
vendita ma anche dei continui aumenti dei costi dei fattori produt-
tivi. Infatti, negli ultimi anni, l’incremento dei costi di produzione,
in particolare della manodopera, dell’energia e dei concimi, insie-
me con le mutevoli e diversificate richieste provenienti dai mercati
di riferimento in termini di standard di sicurezza alimentare, che
impongono un ulteriore aggravio di costi, hanno ridotto la reddi-
tività della coltura.
In un contesto internazionale caratterizzato da una sempre più
accentuata concorrenza, la competitività della viticoltura da tavo-
la è fortemente condizionata dalla possibilità di contenere i costi
di produzione e di distribuzione commerciale che incidono in mi-
sura sempre maggiore. Tale affermazione consegue il fatto che i
prezzi delle produzioni italiane si stanno sempre più livellando a
quelli mondiali, molto più bassi, a causa del crescente processo
di globalizzazione e liberalizzazione dei mercati.
L’offerta è caratterizzata da elevata numerosità delle imprese agri-
cole e di commercializzazione che operano in una filiera con bas-
so livello di organizzazione, in termini di aggregazione orizzontale
(cooperazione, Organizzazioni dei Produttori, consorzi) e verticale
(accordi interprofessionali). La struttura fondiaria presenta elevata
polverizzazione, documentata dal fatto che il 65% delle aziende
con uva da tavola è al di sotto dei 5 ettari di SAU (superficie agri-
30_CostoProduzione.indd 33830_CostoProduzione.indd 338 7-04-2010 19:00:087-04-2010 19:00:08
costo di produzione
341
Costi di produzione di alcune cultivar mediante il conto colturale analiticoIl confronto fra i costi di produzione di alcune varietà di uva da
tavola è realizzato mediante il conto colturale analitico che fa
riferimento ai costi annuali di produzione relativi all’unità di su-
perficie, cioè all’ettaro e a valori riferiti al 2008.
Sono prese in esame otto varietà, le principali fra quelle coltivate
in Italia, di cui alcune precoci e altre medio-tardive, consideran-
do per ognuna di esse le più utilizzate tecniche di copertura. Per
due di esse, la Italia e la Victoria, la coltura si considera nelle
modalità di copertura: per l’anticipo, per il posticipo e per la pro-
tezione antigrandine con rete.
Le altre varietà sono: Palieri con rete, Centennial Seedless con
rete, Pizzutello con rete, Regina Bianca con rete, Black Magic
per l’anticipo e Red Globe per il posticipo. L’ambito territoriale
di riferimento è la Puglia e per la vendita del prodotto si fa riferi-
mento alla modalità “a blocco” sulla pianta con le operazioni di
Manodopera
Macchine e attrezzi
Mezzi tecnici
Spese generali
Quota ammortamentoimpianto
Interesse sul capitaledi anticipazione
Prezzo d’usodel capitale fondiario
35%
6%16%
11%
25%
6%1%
Ripartizione dei costi di produzione del vitigno Black Magic con film plastico per anticipo
Costi di produzione nella fase di maturità del vigneto per il vitigno
Black Magic per anticipo
Elementi del costoAnticipo
euro/ha
Manodopera 5690
Macchine e attrezzi 926
Mezzi tecnici 2650
Spese generali 1890
Quota ammortamento impianto
4100
Interesse sul capitale di anticipazione
229
Prezzo d’uso del capitale fondiario
1050
Totale 16.535
Costi di produzione nella fase di maturità del vigneto per il vitigno
Centennial Seedless con rete
Elementi del costoCon rete
euro/ha
Manodopera 4565
Macchine e attrezzi 890
Mezzi tecnici 2650
Spese generali 1485
Quota ammortamento impianto
2500
Interesse sul capitale di anticipazione
181
Prezzo d’uso del capitale fondiario
1050
Totale 13.321
Manodopera
Macchine e attrezzi
Mezzi tecnici
Spese generali
Quota ammortamentoimpianto
Interesse sul capitaledi anticipazione
Prezzo d’usodel capitale fondiario
34%
7%20%
11%
19%
8%1%
Ripartizione dei costi di produzione del vitigno Centennial Seedless con rete
30_CostoProduzione.indd 34130_CostoProduzione.indd 341 7-04-2010 19:00:117-04-2010 19:00:11
coltivazione
348
Orientamento Tecnico-Economico (OTE)
• L’Orientamento Tecnico-Economico
(OTE) è determinato sulla base
dell’incidenza percentuale dei singoli
redditi lordi standard (RLS) delle diverse
attività produttive aziendali rispetto
al complessivo reddito lordo standard
aziendale ottenuto per somma dei
valori dei singoli RLS di ogni attività.
La classificazione prevede 8 OTE
generali, 17 principali e 50 particolari.
Le aziende che ricavano più di 2/3 del
proprio reddito lordo standard aziendale
dalla coltivazione di uva da tavola
ricadono nell’OTE particolare “Aziende
specializzate nella produzione di uva
da tavola” (Reg. CE n. 1242/2008)
Confronto fra le cultivarIl confronto dei costi fra le cultivar consente di evidenziare che le
differenze sono più accentuate se si considera il costo unitario ri-
spetto al costo per ettaro. Infatti, le differenze nelle rese amplifica-
no le variazioni di costo per unità di peso. Il costo totale per ettaro
più elevato è quello riscontrato per la cultivar Italia nella modalità
con copertura mediante film plastico per il posticipo, pari a 20.867
euro, mentre quello minimo si riferisce alla cultivar Pizzutello, al-
levata sotto rete protettiva, con un valore pari a 12.927 euro per
ettaro. Questa cultivar, però, evidenzia anche un elevato costo per
unità di peso, pari a 0,56 euro/kg, in conseguenza della resa (230
q/ha), che è la più bassa fra quelle delle varietà considerate. L’ef-
fetto della resa inferiore determina anche l’elevato costo unitario
della Black Magic coltivata per l’anticipo, pari a 0,61 euro/kg, il più
elevato, che ha però un costo per ettaro pari a 16.535 euro, quasi
in linea con la media dei costi delle varietà considerate.
Il costo unitario più basso viene ottenuto con la Victoria sotto rete
per la quale si spendono 0,40 euro/kg.
Si osserva, dunque, come le diverse impostazioni della tecnica
colturale, ma anche la diversa produttività delle varietà, determi-
nino differenze nei costi e circostanze per cui in termini di costo
unitario una varietà costi meno di un’altra. In termini generali si
può notare come le varietà allevate per il posticipo della raccolta
abbiano i maggiori costi per ettaro mentre quelle con rete di pro-
tezione antigrandine siano caratterizzate dai costi più bassi.
Nel primo caso l’allungamento del calendario delle operazioni col-
turali determina un maggior impiego di manodopera per la gestio-
ne della vegetazione e dei grappoli così come un numero maggiore
di lavorazioni del terreno e di interventi antiparassitari che incidono
anche sulla voce della meccanizzazione e dei mezzi tecnici.
La maggiore esigenza in manodopera è manifestata dalla Italia
(7367 euro) e dalla Red Globe (7302 euro), entrambe per il posti-
0,250,3
0,350,4
0,450,5
0,550,6
Euro
/kg
2004 2005 2006 2007 2008
Anni
Costo (euro/kg)
Fonte: Elaborazione su dati ISMEA e ISTAT
Prezzo (euro/kg)
Confronto fra costo di produzione e prezzo della varietà Italia per anticipo
Foto S. Somma
30_CostoProduzione.indd 34830_CostoProduzione.indd 348 7-04-2010 19:00:157-04-2010 19:00:15
coltivazione
354
Produzione sostenibile
IntroduzioneL’uva da tavola è una coltivazione che comporta un rischio per
il territorio e per l’uomo.
Il rischio per il territorio è dovuto all’uso delle risorse naturali,
fossili, chimiche e biologiche. Come tutti i fenomeni di carat-
tere spazio-temporale a base biologica, se le risorse sono uti-
lizzate in modo oculato il consumo può produrre ricchezza, i
cosiddetti servizi eco-sistemici, migliorando le funzionalità eco-
sistemiche vantaggiose per le comunità di organismi residenti –
uomo compreso – e le attività produttive tecnologiche (obiettivi
di sostenibilità).
Il rischio per l’uomo è dovuto all’uso di sostanze potenzialmen-
te pericolose che possono mettere a rischio la salute degli ope-
ratori, dei residenti, degli astanti e dei consumatori qualora il
loro utilizzo non si effettui correttamente, cioè non seguendo le
indicazioni di buona pratica agricola riportate in etichetta.
Ma in un mercato che pretende prezzi più bassi, le aziende che
adottano programmi di sostenibilità realizzano maggiori bene-
fici? Sembra di sì, soprattutto nel medio-lungo periodo. Molti
esperti ritengono che la gestione sostenibile della coltivazione
dell’uva da tavola sia la condizione per la sopravvivenza della
coltura in alcuni territori particolarmente sensibili al rischio am-
bientale, dove la coltura è concentrata su superfici elevate.
Uso sostenibile degli agrofarmaciLa definizione universalmente accettata di sostenibilità è quel-
la fornita nel 1987 dalla Commissione Mondiale delle Nazioni
Unite per l’Ambiente e lo Sviluppo che, nel tentativo di dipana-
Obiettivo di sostenibilità
• Vuol dire perseguire pratiche
agronomiche secondo modalità
in grado di consolidare e realizzare
all’interno dell’azienda i servizi
eco-sistemici: produzioni alimentari,
conservazione del paesaggio,
conservazione della biodiversità,
tutela della flora e della fauna, attività
ricreative, estetica, spiritualità, cultura,
aumento della resistenza alle malattie
e ai cambiamenti climatici, presidio del
territorio, manutenzione del territorio
Foto G. Cortese
31_ProduzioneSostenibile.indd 35431_ProduzioneSostenibile.indd 354 7-04-2010 19:02:337-04-2010 19:02:33
ricerca
Miglioramento genetico
Stella Grando, Manna Crespan, Marica Gasparro
Varietà
Donato Antonacci, Rocco Perniola
Portinnesti
Donato Antonacci
33_MiglioramentoGenetico.indd 37533_MiglioramentoGenetico.indd 375 7-04-2010 19:09:057-04-2010 19:09:05
ricerca
376
Miglioramento genetico
IntroduzioneIl miglioramento genetico delle piante consiste nella produzione
di nuove varietà che meglio soddisfino le esigenze di produttivi-
tà, di adattabilità a condizioni ambientali limitanti, di resistenza
a patogeni e parassiti e di risposta alle richieste del mercato.
Ultimamente, soprattutto a causa di una sovrabbondanza di
produzioni che caratterizza molti settori della nostra agricoltu-
ra, gli obiettivi del miglioramento genetico si sono spostati sul-
le caratteristiche qualitative. Per esempio, si cerca di costituire
varietà dotate di maggiori sostanze nutraceutiche, con caratte-
ristiche organolettiche di pregio e potenziate dal punto di vista
salutistico. Di grande attualità sono anche gli obiettivi finalizzati
a una maggiore sostenibilità dell’agricoltura, mediante il ricorso
a varietà resistenti ai parassiti, per ridurre l’utilizzo di trattamenti
fitosanitari.
Il miglioramento genetico della vite è iniziato, come per tutte le
piante, con la sua coltivazione, cioè con la selezione di piante
spontanee nei boschi. Nell’ambito intravarietale il miglioramento
è proseguito grazie al lavoro dei viticoltori che hanno selezionato
i biotipi migliori e scartato i peggiori (selezione massale e sele-
zione clonale). Questa opera prosegue anche ai nostri giorni, ma
ha il grosso limite della scarsa variabilità genetica sulla quale
si applica la selezione dei biotipi migliori. Dalla seconda metà
dell’800, con le esperienze di Mendel, lo sviluppo della genetica
ha permesso di sviluppare programmi di miglioramento genetico
più razionali, basati sugli incroci tra varietà della stessa specie. Il
contributo di questa ibridazione intraspecifica è stato di grande
rilievo, soprattutto per le uve da tavola.
Nel genere Vitis sono presenti molti caratteri desiderabili per le
cultivar di vite, inoltre numerose varietà di Vitis vinifera (specie
che rappresenta probabilmente il 98% della produzione mon-
diale, mentre il restante 2% è da attribuire alle specie native o
a loro ibridi) portano tratti che sarebbero interessanti se com-
binati in un unico genotipo. Nonostante la vite presenti questi
vantaggi per il selezionatore, i tempi lunghi del suo ciclo vitale,
la sua elevata eterozigosi e la forte depressione da inbreeding
(autofecondazione) hanno sempre ostacolato l’ottenimento per
incrocio di genotipi pianificati, modificati solo nei caratteri d’in-
teresse.
Con l’avvento delle biotecnologie, questi limiti biologici hanno
incominciato a essere superati, in quanto la biologia molecolare
ha messo a disposizione interessanti strumenti per un miglio-
ramento genetico vegetale mirato. In particolare, l’avvento dei
marcatori molecolari ha aperto una nuova strada nel migliora-
mento genetico, quella della selezione assistita da marcatori
(MAS, Marker-Assisted Selection).
Biotecnologie
• Le biotecnologie sono delle metodiche
che permettono di ottenere prodotti
biologici modificati. Le biotecnologie
vegetali si basano su due principi:
– la cellula vegetale è “totipotente”,
cioè una singola cellula può essere
in grado di dare origine a una nuova
pianta attraverso la coltura in vitro
– un segmento di DNA (gene) inserito
in una cellula può dare origine a una
serie di processi che modificano
una caratteristica della pianta che
si rigenera dalla cellula in vitro,
dando origine a una pianta
modificata per quel carattere
Esempio di mutazione naturale del colore della bacca; se il carattere mutato si mantiene stabile nella progenie, dai semi delle bacche mutate si può dare origine a una nuova varietà che presenterà il carattere mutato
33_MiglioramentoGenetico.indd 37633_MiglioramentoGenetico.indd 376 7-04-2010 19:09:077-04-2010 19:09:07
miglioramento genetico
377
L’identificazione di un marcatore molecolare associato al gene
che controlla un carattere di interesse permette di fare la selezio-
ne per il carattere utilizzando il marcatore associato, sostituendo
così l’analisi fenotipica. L’uso di marcatori molecolari associati a
caratteri desiderati consente, quindi, di migliorare l’efficienza del
Diverse fasi dell’incrocio con il metodo convenzionale per la produzione di nuove varietà
Particolare dell’infiorescenza prima della demasculazione (i fiori con caliptre sollevate vanno eliminati perché già fecondati)
Piantine in vaso a 3-4 foglie dispiegate
Vinaccioli maturi ottenuti dopo incrocio
Demasculazione (eliminazione di caliptra e stami nel genitore femminile)
Sviluppo delle piantine in coltura idroponica
Germinazione dei vinaccioli nelle piantine F1
Insacchettamento dei grappoli demasculati per consentire l’impollinazione artificiale (i sacchetti contengono il polline del genitore maschile che vogliamo incrociare)
Piantine F1 in vaso dopo il primo anno di allevamento in serra
Invasettamento, quando le piantine presentano due foglie dispiegate
Foto S. Somma
Foto S. Somma
Foto S. Somma
Foto S. Somma
Foto S. Somma
Foto S. Somma
Foto S. Somma
Foto S. Somma
33_MiglioramentoGenetico.indd 37733_MiglioramentoGenetico.indd 377 7-04-2010 19:09:107-04-2010 19:09:10
ricerca
386
Vigneto di Red Globe Foto S. Somma
Varietà
IntroduzioneIn frutticoltura la differenziazione varietale riveste fondamenta-
le importanza, per la grande influenza esercitata dal genotipo
sulle caratteristiche vegeto-produttive e sugli aspetti qualitativi
della produzione ottenuta. L’importanza di questi ultimi risente
dei cambiamenti di gusto che nel tempo vengono manifestati
dal consumatore. Le potenzialità offerte dalle diverse tecniche
colturali e dai diversi ambienti pedo-climatici interessati dalla
coltura si integrano con le differenziazioni genetiche mirando,
con il risultato fenotipico conseguito, al soddisfacimento di tutte
le richieste che derivano dal consumatore. Ecco quindi che nel
tempo sono state esaltate le performance delle cultivar di mag-
gior successo e, nel contempo, sono state selezionate e speri-
mentate anche nuove varietà, aventi caratteristiche qualitative
potenzialmente interessanti per il mercato. Questo ha portato a
un’evoluzione progressiva del panorama varietale e a un cam-
biamento delle varietà di maggior successo.
Si osserva come l’Italia sia un Paese in grado, per la variabilità
del suo ambiente pedoclimatico, delle varietà coltivate e per le
particolari tecniche agronomiche messe a punto (prima di tutto,
le diverse tipologie di coltivazione protetta), di offrire uva da tavo-
la al mercato per un periodo molto lungo: da maggio a dicembre-
inizio gennaio. Questa è una caratteristica che ha contribuito a
far diventare il nostro Paese leader dell’esportazione mondiale.
Uva apirena gialla
Foto S. Somma
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varietà
391
Argentina RS.Sinonimi: Incrocio Gargiulo 130387.
Origine: varietà di uva da tavola apirena ottenuta da Angelo A.
Gargiulo presso la Station esperimentale San Rafael I.N.T.A.,
Mendoza, Argentina incrociando Moscato rosa n. 2 x 1481 (Go-
bernador Benegas x Sultanina).
Epoca di germogliamento: medio-tardiva (II-III dec. di aprile).
Epoca di fioritura: media (I decade di giugno).
Epoca di maturazione: precoce-media (III decade di agosto, I
decade di settembre).
Foglia: dalla forma pentagonale con cinque o sette lobi, seno pe-
ziolare aperto, sagomato a V.
Grappolo: medio-grande, conico, mediamente compatto.
Acino: medio-piccolo (3,2 grammi, mediamente) dalla forma
ovoidale, buccia dal colore rosa (a completa maturazione), sottile,
polpa leggermente aromatica, molto apprezzata al gusto.
Note positive: varietà interessante per l’apirenia e la buona pro-
duzione (circa 18 kg/ceppo).
Note negative: acini non molto grandi e colorazione della buccia
non molto uniforme.
Diffusione attuale: poco diffusa.
Autumn Royal N.Sinonimi: Autumn Royal Seedless, conosciuta e collaudata pres-
so l’USDA come selezione #A97-68.
Origine: varietà apirena ottenuta nel 1981 da David Ramming e
Ron Tarailo dell’USDA-ARS di Fresno in California, incrociando
Autumn Black x C74-1. Tra i parentali figurano Black Rose, Cal-
meria, Flame Seedless e Ribier. Licenziata nel 1996.
Epoca di germogliamento: medio-tardiva (II-III dec. di aprile).
Epoca di fioritura: tardiva (II decade di giugno).
Epoca di maturazione: tardiva (III decade di settembre, I decade
di ottobre).
Foglia: cuneiforme con cinque lobi, seno peziolare aperto, sago-
mato a forma di parentesi graffa.
Grappolo: lunghissimo-lungo, di forma cilindrica o conica, me-
diamente compatto, con 1-3 ali.
Acino: dalla forma troncovoidale-ovoidale, buccia dal colore blu-
nero, polpa croccante e incolore, dal sapore neutro.
Note positive: ottima qualità, con acini naturalmente grandi.
Note negative: produttività poco costante negli anni. Tendenza
alla fessurazione degli acini sulla pianta (in presenza di elevata
umidità) e al distacco durante la fase di post-raccolta.
Diffusione attuale: presente da alcuni anni in Italia, si sta diffon-
dendo nei nuovi impianti.
Argentina RS.
Foto S. Somma
Autumn Royal N.
34_Varieta.indd 39134_Varieta .indd 391 7-04-2010 19:14:377-04-2010 19:14:37
ricerca
410
Sugraeighteen® B.Sinonimi: Sophia Seedless; varietà brevettata.
Origine: varietà apirena sviluppata nel 1990 da Cain David W.
presso la Sun World Int ernational Inc. in Bakersfield, California
(incrocio fra Moscato di Alessandria x Sugraone).
Epoca di germogliamento: media (II decade di aprile).
Epoca di fioritura: media (I decade di giugno).
Epoca di maturazione: media (I-II decade di settembre).
Foglia: di forma pentagonale con tre lobi, seno peziolare aperto,
sagomato a V.
Grappolo: di grandi dimensioni, di forma conica, semplice o ala-
to, mediamente compatto.
Acino: dalle dimensioni medio-grandi, di forma sferoidale, buccia
di colore verde-giallo, polpa croccante e dal gusto moscato, vi-
naccioli rudimentali.
Note positive: ottima qualità (con 1,1-2 grappoli per germoglio),
possiede un distintivo sapore moscato, simile all’Italia.
Note negative: in alcuni anni gli acini, al raggiungimento della
maturazione, presentano una pigmentazione bruna.
Diffusione attuale: licenziataria della varietà è la Sun World Inter-
national. Iniziale diffusione.
Sugranineteen RS.Sinonimi: Scarlotta Seedless®. Varietà brevettata.
Origine: varietà apirena sviluppata nel 1993 da Cain David W. –
Sun World International Inc., California. Incrocio Sun World Seed-
ling 89345-090-144 x Sun World Seedling 89361-091-364.
Epoca di germogliamento: tardiva (III decade di aprile).
Epoca di fioritura: tardiva (II decade di giugno).
Epoca di maturazione: tardiva (III decade di settembre, I decade
di ottobre).
Foglia: di forma pentagonale con cinque o sette lobi, seno pezio-
lare aperto, sagomato a V.
Grappolo: di forma conica, semplice o alato, mediamente com-
patto.
Acino: medie dimensioni, ellissoidale stretto, colore rosso scuro-
violetto, polpa croccante e gusto neutro, vinaccioli assenti.
Note positive: ottima qualità, fertile (con 1 grappolo per germo-
glio); maggiore facilità di colorazione rispetto alla Crimson seed-
less.
Note negative: in alcune annate grappoli eccessivamente com-
patti.
Diffusione attuale: licenziataria della varietà è la Sun World Inter-
national. Iniziale diffusione.
Sugranineteen RS.
Sugraeighteen® B.
34_Varieta.indd 41034_Varieta .indd 410 7-04-2010 19:15:187-04-2010 19:15:18
ricerca
422
Sanità del materiale di moltiplicazione
• Per la buona riuscita dei vigneti
di uva da tavola è necessario utilizzare
materiali di propagazione (portinnesti,
marze o gemme) di categoria
“certificato” in modo da diminuire
il rischio della comparsa di patologie
in grado di compromettere la produzione
e la durata del vigneto, quindi il risultato
economico dell’impresa viticola
• In caso di ricorso all’innesto a dimora
è necessario utilizzare portinnesto
e nesto (marze o gemme) di categoria
“certificato”
• Per le cultivar di Vitis vinifera
di cui non sono disponibili materiali
di propagazione (marze o gemme)
di categoria “certificato”, utilizzare
materiali di propagazione prelevati
da piante asintomatiche (arricciamento,
accartocciamento fogliare, legno riccio,
esca ed escoriosi) e di cui sia stato
accertato, da laboratori accreditati
ai sensi del D.M. n. 290 del 2 luglio 1991
e D.M. del 14 aprile 1997, l’assenza
di sintomi da malformazioni infettive
della vite (GFLV), da Closterovirus
associato all’accartocciamento
fogliare 1 e 3 (GLRaV-1 e GLRaV-3),
da Vitivirus A e B (GVA e GVB) e, anche
se la normativa italiana non lo prevede
obbligatoriamente, da Closterovirus
GLRaV-2, in quanto è stato osservato
che tale Closterovirus è agente
di disaffinità di innesto
Portinnesti
Scelta del portainnesto La scelta dei portinnesto riveste un ruolo importante per la defini-
zione dei livelli di espressione vegeto-produttiva della pianta e de-
gli equilibri quali-quantitavi della produzione. Nel caso di impianti
coltivati per il ritardo della raccolta, per esempio, sono da preferire
portinnesti vigorosi, in grado di sostenere elevati carichi produttivi,
determinando così un ritardo fisiologico della maturazione, contri-
buendo a far arrivare uva di gusto più “fresco” alla raccolta.
Nel caso di estirpo di un vecchio vigneto, prima dell’eventuale
nuovo impianto deve essere effettuato il riposo del terreno per al-
meno due-tre anni, durante i quali è opportuno che vengano ese-
guite colture cerealicole quali frumento, orzo, avena ecc., prima
di procedere a un nuovo impianto di vigneto sullo stesso terreno.
In questo caso, comunque, dovrà essere posta molta attenzio-
ne nella scelta del portinnesto. È infatti necessario compensare
la minore vigoria derivante dalla “stanchezza” del terreno; sono
pertanto da utilizzare preferibilmente portinnesti vigorosi o mol-
to vigorosi. Se si vogliono ottenere delle uve più precoci, in una
condizione diversa dalla precedente (terreni di “prima radice” o
per i quali sono trascorsi diversi anni dall’estirpo del vigneto pre-
cedentemente impiantato) sono preferibili invece portinnesti me-
diamente vigorosi.
Il portinnesto da impiegare deve quindi soddisfare diverse esi-
genze di ordine sia tecnico sia economico; deve cioè possedere
le seguenti caratteristiche:
– adattabilità alle specifiche caratteristiche pedologiche;
– idonea vigoria ed equilibrio vegeto-produttivo;
– compatibilità con la varietà da utilizzare.
Barbatellaio (file binate di barbatelle franche)
34a_Portinnesti.indd 42234a_Portinnesti.indd 422 7-04-2010 19:18:247-04-2010 19:18:24
portinnesti
423
Nella viticoltura dell’uva da tavola, la tendenza è quella di preferire
portinnesti dotati di elevata plasticità e, perciò, in grado di rispon-
dere appieno alle sollecitazioni indotte dall’adozione di tecniche
colturali sempre più avanzate. Il risultato di ciò è la crescente pre-
ferenza accordata dai viticoltori pugliesi a portinnesti del gruppo
Vitis Berlandieri x Vitis Riparia, come per esempio 34 EM, 157/11C,
SO4, Kober 5BB, e ancora di più al gruppo Vitis Berlandieri x Vitis
Rupestris, come per esempio 140 Ru, 1103 P, 775 P.
È molto importante considerare i problemi di disaffinità di inne-
sto. Situazioni di gravi difficoltà sono state manifestate dal 1103
P. in combinazione con varietà come Red Globe o Autumn Ro-
yal Seedless (sono state osservate situazioni di debole germo-
gliamento delle viti nell’anno successivo a quello di innesto in
campo delle barbatelle selvatiche, in conseguenza di difficoltà
di vascolarizzazione del callo cicatriziale, seguita da moria delle
viti stesse). Il problema si manifesta quando il portinnesto 1103
P. è colpito da Closterovirus GLRaV-2. Prima dell’impianto è
necessario effettuare l’analisi del terreno; infatti solo accertan-
do le condizioni fisico-chimiche è possibile prendere corrette
decisioni in merito alla concimazione di fondo e alla scelta del
portinnesto.
InnestoL’innesto è una pratica agronomica per la moltiplicazione aga-
mica delle piante realizzata con la fusione anatomo-fisiologica di
due individui differenti (bionti), detti rispettivamente portinnesto o
soggetto, che costituisce la parte basale della pianta, e nesto o
Caratteristiche vegetative dei portinnesti consigliati per la vite
Portinnesto Ibrido VigoriaResistenza al calcare
attivo (% I.P.C.)
140 Ruggeri Berlandieri x rupestris XXX 40-90
1103 Paulsen Berlandieri x rupestris XXX 20-40
775 Paulsen Berlandieri x rupestris XXX 20-40
779 Paulsen Berlandieri x rupestris XXX 20-40
S.O.4(*) Berlandieri x riparia XX 17-30
225 Ruggeri Berlandieri x riparia XX 40-60
Kober 5 bb(*) Berlandieri x riparia XX 20-40
34 E.M. Berlandieri x riparia X 20-30
161.49 C Berlandieri x riparia X 40-60
420 A Berlandieri x riparia X 40-60
Legenda: XXX molto vigorosi; XX vigorosi; X mediamente vigorosi.
(*) Possono indurre sensibilità al disseccamento del rachide.
Foto R. Angelini
Giovani barbatelle innestate al germogliamento
Foto R. Angelini
34a_Portinnesti.indd 42334a_Portinnesti.indd 423 7-04-2010 19:18:267-04-2010 19:18:26
utilizzazione
Trasformazione industriale
Alessandro Matteo Del Nobile, Amalia Conte, Raffaella Lovino, Ennio La Notte, Antonietta Baiano, Pasquale Crupi, Rosa Anna Milella
35-37_Trasformazione.indd 42935-37_Trasformazione.indd 429 7-04-2010 19:22:517-04-2010 19:22:51
utilizzazione
430
Foto S. Somma
Trasformazione industriale
Succo d’uvaSecondo la Direttiva 2001/112/CE, con il termine succo di frutta
si intende “il prodotto fermentescibile ma non fermentato, ot-
tenuto da frutta sana e matura, fresca o conservata al freddo,
appartenente a una o più specie e avente il colore, l’aroma e il
gusto caratteristici dei succhi di frutta da cui proviene. L’aroma,
la polpa e le cellule del succo che sono separati durante la lavo-
razione possono essere restituiti allo stesso succo”. Secondo la
stessa direttiva, il termine mosto è un sinonimo di succo d’uva
e, per la sua produzione, sono autorizzati la restituzione di sali
di acido tartarico e la desolfitazione mediante processi fisici fino
a portare il tenore in SO2 a una concentrazione non superiore a
10 mg/l, ma non l’aggiunta di zuccheri. Sono consentiti, laddove
necessario, trattamenti con enzimi, gelatina alimentare, coadiu-
vanti di filtrazione e di assorbimento.
Oggi è possibile trovare sul mercato succhi d’uva propriamente
detti e prodotti assimilabili ai succhi d’uva ma la cui composi-
zione e le cui modalità produttive non ne consentono l’inqua-
dramento nell’ambito delle denominazioni previste dalla direttiva
sopra citata. Questa diversificazione delle referenze è dovuta al
fatto che i consumatori, quelli italiani in particolare, trovano il
succo d’uva tal quale eccessivamente dolce, poco acido e di
aroma poco gradevole e quindi la ricerca alimentare si è orien-
tata verso lo sviluppo di succhi a base d’uva ma con aggiunta
di succhi di altri frutti e/o verdure che, oltre ad aumentarne l’ac-
cettabilità sensoriale, determinano un incremento della concen-
Per la preparazione di succhi, confetture e prodotti di IV gamma sono più adatte le varietà di uva da tavola apirene, cioè prive di semi
Foto S. Somma
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utilizzazione
434
che il contenuto inferiore è stato determinato per le miscele con
succo di finocchio e di cetriolo mentre i valori più elevati per le mi-
scele con ciliegia e albicocca. Anche per il contenuto di acidi del-
le miscele di succo si evidenzia lo stesso andamento sottolinea-
to per i solidi solubili, infatti la quantità di acidi nei mix è funzione
della percentuale di aggiunta dei succhi vari rispetto al succo
d’uva: nel caso di miscela ottenuta fra succo d’uva e succhi vari
con un rapporto di 1:1 il contenuto di acidi è generalmente più
alto di quello contenuto nel succo di uva, nel caso di mix di uva
e succhi vari con un rapporto di 3:1 il contenuto di acidi è forte-
mente determinato da quelli contenuti nell’uva.
Uva da tavola di IV gammaLe più recenti indagini di mercato segnalano che il consumo di
ortofrutta è in progressivo calo nonostante da più parti si metta
in evidenza come l’assunzione di frutta e verdura sia alla base
di una dieta sana ed equilibrata. Dalle stesse analisi di mercato
risulta tuttavia il dato interessante, in controtendenza, del trend
dei prodotti di IV gamma, il cui consumo è in continua crescita
grazie alla presenza di più fattori concomitanti che soddisfano
le esigenze della popolazione come l’alto contenuto in servizio,
il ridotto apporto calorico, l’elevato contenuto di vitamine e sali
minerali, il sistema più pratico di confezionamento. È certo che
questi prodotti soddisfano i nuovi stili di consumo attraverso una
preparazione e una presentazione che rispondono alle esigenze
di vita del consumatore moderno da un lato e le esigenze com-
merciali della distribuzione dall’altro: i prodotti ortofrutticoli di IV
g ac
ido
tarta
rico/
100
g 0,8
0
0,6
0,4
0,2
1,0
Cetri
olo
Seda
no
Pom
odor
o
Fino
cchi
o
Albi
cocc
a
Frag
ola
Cilie
gia
Pesc
a
Aran
cia
Uva
Succo uva 50% Succo uva 75%
Acidità titolabile (g acido tartarico/100 g) di mix ottenuti con succo d’uva e succhi di vari frutti e/o ortaggi
Raccolta
Pre-refrigerazione
Trasporto
Stoccaggio
Mondatura/cernita
Lavaggio
Pre-trattamento
Confezionamento
Stoccaggio refrigerato
Trasporto
Distribuzione e vendita
Schema del ciclo produttivo dei prodotti di IV gamma
35-37_Trasformazione.indd 43435-37_Trasformazione.indd 434 7-04-2010 19:23:017-04-2010 19:23:01
trasformazione industriale
443
mondo, circa 13,5 milioni in Italia) risultano superiori alla richie-
sta del mercato, la cui contrazione è determinata dai consistenti
ricarichi (fino al 1700%) del prezzo di vendita rispetto a quello
all’origine dovuti alla filiera lunga. A causa della sua esclusione
dal settore vitivinicolo, l’uva da tavola eccedente o non idonea al
consumo fresco è avviata alla produzione di succhi d’uva (il cui
mercato è però ancora poco sviluppato) o alla distillazione per
la produzione di alcol. In considerazione della sua concentrazio-
ne in sostanze nutraceutiche (antiossidanti quali i polifenoli) e
all’elevato tenore in solidi solubili, l’utilizzo di uva da tavola per
l’ottenimento di confetture può rappresentare una valida alter-
nativa al consumo del prodotto fresco.
Metodi di produzione delle confetture d’uvaLa materia prima di elezione per la produzione di confetture
d’uva è rappresentata dalle cultivar apirene (Summer Royal, Su-
pernova ecc.). Tuttavia, tali cultivar sono anche quelle preferite
dal consumatore proprio per l’assenza dei vinaccioli, dunque
risulta necessario ripiegare su cultivar più diffuse (Italia, Red
Globe, Michele Palieri) e per le quali esistono problemi di ec-
cesso produttivo e di conseguente difficoltà di assorbimento da
parte del mercato per il consumo allo stato fresco. In tal caso,
è prevista la rimozione dei vinaccioli. Tuttavia, se si considera
l’aspetto nutraceutico di questi prodotti, specificamente lega-
to al tenore in sostanze polifenoliche, la triturazione integrale
dell’acino consente di arricchire la confettura di quantità sup-
plementari di tannini.
Esistono diverse varianti del metodo di produzione. Un possibile
schema di produzione artigianale è il seguente: lavaggio accu-
rato, cernita degli acini, depicciolatura, rimozione (eventuale) dei
Confetture d’uva da cultivar Summer Royal (sopra) e Supernova (sotto)
Vasetti di confettura d’uva
35-37_Trasformazione.indd 44335-37_Trasformazione.indd 443 7-04-2010 19:23:107-04-2010 19:23:10
trasformazione industriale
445
Distribuzione dei composti fenolici nelle diverse parti dell’acinoI composti fenolici sono così localizzati: oltre 65% nei vinaccioli
(essenzialmente tannini), circa 30% nelle bucce (flavonoidi di-
versi tra uve rosse e uve bianche), 4-5% nella polpa (essenzial-
mente composti non flavonoidi – acidi fenolici). Il resveratrolo,
tanto decantato per le sue spiccate proprietà antiossidanti e
di prevenzione delle patologie cardiovascolari, è presente nelle
bucce (soprattutto quelle di uve a bacca rossa) in quantità così
basse da non consentire di introdurne la quantità considerata
efficace attraverso il normale consumo giornaliero di uva e dei
suoi derivati.
Sintesi dei risultati ottenuti nel corso di alcune sperimentazioni scientificheLavori condotti sull’ottenimento di confetture da cultivar apireni
quali Summer Royal e Supernova hanno evidenziato la dipen-
denza delle principali caratteristiche del prodotto (acidità totale
e volatile, pH, contenuto in polifenoli totali ecc.) dal trattamento
di cottura applicato.
Altri lavori hanno dimostrato che i cambiamenti di colore (che
influiscono fortemente sull’accettabilità del prodotto) sono legati
a perdite di antocianine a seguito di reazioni di polimerizzazione.
Infatti, le specie monomeriche non rappresentano il principale
fattore che influisce sull’espressione del colore: soprattutto in
presenza di concentrazioni importanti di flavonoli, il colore è il
risultato delle interazioni fisiche degli elettroni tra gli anelli delle
antocianine e dei copigmenti nell’ambito dei complessi antocia-
nine-copigmenti. È stato provato che i flavonoli sono i copig-
menti più efficaci.
Foto G. Cortese
Riconoscimenti di qualità per le confetture di uva
• Tra i prodotti agroalimentari
tradizionali italiani sono da annoverare
la marmellata d’uva, scrucchiata,
sclucchiata (Abruzzo), ottenuta
da uve di vitigni autoctoni a bacca
rossa, vendemmiate in uno stadio
di sovramaturazione, e la confettura
d’uva per la Calabria
Brevetto della confettura d’uva
• La produzione di confettura d’uva
è stata addirittura brevettata negli Stati
Uniti dal Sig. Paul Welch nel 1917.
La denominazione scelta per il prodotto
fu Grapelade. L’intera produzione
fu acquistata dall’esercito statunitense
e inviata in Francia per essere
utilizzata dalle truppe impegnate
nella Prima guerra mondiale. Al ritorno
in patria, le truppe furono responsabili
dell’impennata della domanda di
Grapelade alla quale le aziende risposero
con la produzione di quantitativi idonei
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mondo e mercato
Nel mondo Donato Antonacci
Mercato interno Tiziana Sarnari
Mercato estero Giuseppe Lamacchia
Iran Hassan Mahmoudzadeh,
Mohammad Ali Nejatian, Darab Hassani
Sudafrica Pieter Raath
Stati Uniti Fidelibus Matthew, Jennifer Hashim-Buckey,
Stephen Vasquez
America Latina Celso Pommer, Ricardo Bressan-Smith
Frutta molto speciale Maurizio Sorbini
Richieste dei consumatori Daniele Tirelli
Produzione e mercato Giacomo Suglia, Giuseppe Sicuro,
Vincenzo Patruno, Piero Turroni,
Roberto De Petro, Saverio Di Palma,
Franco Di Donna, Domenico Liturri,
Pietro Giacovelli, Nicola Giuliano, Alfio
Messina, Vito Difruscolo, Giampiero
Reggidori, Nicola Giuliano, Luigi Peviani,
Franco Pignataro, Giovanni Raniolo,
Pietro Grassi, Giuseppe Accetta,
Francesco Santamaria, Donato Fanelli
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mondo e mercato
448
Nel mondo
Il consumo del frutto della vite allo stato fresco risale all’antichità.
La capacità della pianta di adattarsi a situazioni pedoclimatiche
molto diverse le ha consentito di conquistare areali molto vasti di
coltivazione. L’importanza e la diffusione della coltivazione di uva
da tavola nel mondo è testimoniata, infatti, dalla sua produzione
globale, che ammonta a oltre 170 milioni di quintali, superando la
soglia di 500 mila in ben 43 Paesi.
L’Italia, con i suoi 13 milioni di quintali, in Europa è il paese leader
della produzione e dell’esportazione, mentre a livello mondiale
occupa, nell’ordine, il 4° e il 2° posto. Di seguito si riportano le ta-
belle redatte riorganizzando i dati statistici del settore (fonte: OIV,
Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino) per i prin-
cipali Paesi produttori, esportatori e importatori, insieme ai dati
sul consumo di uva fresca. Sono stati selezionati i Paesi dove la
produzione supera i 700.000 quintali di uva da tavola. La situa-
zione è molto differenziata: in alcuni casi la produzione è in forte
crescita, destinata prevalentemente al consumo interno oppure
anche all’esportazione, in altri casi la situazione è stabile, sia co-
me produzione sia come consumo, in altri casi si osservano dati
produttivi fortemente cedenti, illustranti quindi situazioni di crisi
del settore.
A seguire, per la maggior parte dei Paesi di maggior rilievo, vo-
lendo dare al lettore la possibilità di una visione più completa
del settore con uno sguardo attento a quanto succede nei Paesi
più importanti per la coltura nel mondo, si riportano analisi più
approfondite, redatte da valenti esperti internazionali del terri-Vendita di uva da tavola in un mercato del Guangxi, Cina Foto R. Angelini
Uva da tavola nel mondo
• Produzione globale: oltre 170 milioni
di quintali
• In Europa, l’Italia è il Paese leader
della produzione, con i suoi 13 milioni
di quintali, e dell’esportazione
• A livello mondiale, l’Italia è il quarto
Paese produttore e il secondo nella
classifica degli esportatori
37c_UvaDaTavolaMondo.indd 44837c_UvaDaTavolaMondo.indd 448 7-04-2010 19:25:147-04-2010 19:25:14
mondo e mercato
456
Foto G. Cortese
Per il Portogallo, la produzione di uva da tavola è rimasta sostan-
zialmente costante; nel ventennio esaminato si registra un aumen-
to del 27,5% di consumo di prodotto fresco. La produzione di uva
da tavola è per la quasi totalità destinata al consumo nazionale;
soltanto una minima parte è avviata all’esportazione.
Per quanto riguarda i dati relativi all’importazione di uva da tavo-
la, in tabella alla pagina seguente sono riportati solo i Paesi che
superano i 250.000 quintali di uva all’anno mediamente nell’ul-
timo quinquennio esaminato, il 2001-05. Le importazioni di uva
Uva da tavola in Europa (migliaia di quintali)
1986-90 1991-95 1996-2000 2001-05
SPAGNA
Produzione totale di uva 54.889 44.031 55.582 63.541
Produzione di uva da tavola 4861 3621 3127 3164
Esportazione di uva da tavola 940 904 954 1113
Consumo di uva da tavola 3930 2779 2139 2329
FRANCIA
Produzione totale di uva 81.681 54.445 75.251 69.105
Produzione di uva da tavola 1299 830 920 579
Esportazione di uva da tavola 242 135 189 172
Consumo di uva da tavola 2407 2158 2074 1870
PORTOGALLO
Produzione totale di uva 13.002 11.525 9.069 10.344
Produzione di uva da tavola 479 538 533 535
Esportazione di uva da tavola 1 4 2 8
Consumo di uva da tavola 430 595 643 593
Fonte: OIV
Vale da Rosa, Ferreira do Alentejo, Portogallo Foto L. Peres de Sousa
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nel mondo
457
Importazione di uva da tavola (in migliaia di quintali)
1986-90 1991-95 1996-2000 2001-05
Arabia Saudita 229 302 283 315
Austria 419 448 397 340
Belgio 961
Cina (comprese Hong Kong & Taiwan)
356 523 1344 2587
Francia 1350 1463 1495 1529
Germania 3151 3633 3545 3274
Paesi Bassi 662 961 1143 1510
Pakistan 159 114 261 398
Polonia 36 300 740 809
Portogallo 19 130 227 261
Regno Unito (UK) 1111 1198 1435 2074
Repubblica Ceca 0 160 290 444
Russia 0 161 588 1801
Spagna 9 62 176 278
Svizzera 380 382 382 353
Fonte: OIV
da tavola mostrano un andamento diversificato fra i vari Paesi;
infatti, alcuni presentano valori sostanzialmente stabili, altri in for-
te crescita e altri ancora in flessione. Bisogna considerare che,
per congrua parte, il consumo dell’uva da tavola è condizionato
dal tenore di vita delle popolazioni dei diversi Paesi; essa infatti è
considerata un bene di lusso del quale fare a meno nelle situazioni
di crisi o, comunque, di difficoltà economiche. Pertanto, nei Paesi
consumatori non produttori di uva, è lecito attendersi valori del-
le importazioni influenzati dall’andamento delle economie di quei
Paesi. I dati evidenziano, infatti, la forte crescita delle importazioni
in Cina, capace all’incirca di raddoppiare ogni 5 anni le quantità
importate, passate da 356.000 quintali all’anno mediamente nel
1986-90, fino a giungere a 2.587.000 quintali all’anno mediamen-
te nel quinquennio 2001-05, diventando il secondo Paese impor-
tatore al mondo. E questo in una situazione di fortissima crescita
della produzione interna, come già esaminato. In forte crescita
sono anche le importazioni di Regno Unito, Russia, Paesi Bassi,
Polonia e Repubblica Ceca.
Fra i Paesi importatori di uva da tavola, tuttavia, la posizione di
leader mondiale spetta alla Germania, con quantità stabilmente
superiori ai 3 milioni di quintali nell’ultimo ventennio. Andamento
simile presenta la Francia, con quantità all’incirca dimezzate ri-
spetto alla Germania.
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
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mondo e mercato
458
Mercato interno
IntroduzioneIl mondo dell’uva da tavola da anni apre ogni campagna produttiva
trovando sul tavolo i soliti problemi, tanto noti quanto di difficile
soluzione. Costi di produzione troppo elevati, una domanda non
sempre all’altezza delle aspettative e un’organizzazione che non
tiene il passo con le crescenti esigenze del mercato, distribuzione
organizzata in testa. Da sottolineare che uno dei problemi messi in
luce da sempre è che la produzione di uva da tavola è caratteriz-
zata, come gran parte del comparto ortofrutticolo italiano, da una
forte frammentazione dell’offerta e questo sta diventando un osta-
colo alla competitività del settore. Ne sono testimonianza i prezzi
all’origine, che nella seconda metà del nuovo millennio sono risul-
tati in flessione del 4% rispetto a quelli calcolati dal 2000 al 2004.
Il mercato dell’uva da tavola, nella fase più a monte della filiera,
presenta diverse forme di contrattazione tra il produttore e l’ac-
quirente. Tra le tipologie più diffuse, per esempio, c’è la cosiddet-
ta vendita “a corpo” o sulla pianta, dove la raccolta è a carico del
compratore che di norma è un grossista. Tradizionalmente l’ac-
quisto veniva formalizzato anche due mesi prima della raccolta.
Si definiva una resa forfettaria stimata sulla base del numero di
viti a ettaro e poi si definiva il prezzo da pagare al produttore. Ora,
in un mercato sempre più difficile e competitivo, tali accordi ven-
Crimson Seedless
Foto S. Somma
Foto R. Angelini
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mondo e mercato
460
nella determinazione del prezzo di acquisto presso il grossista o
la cooperative e di conseguenza anche per il produttore di uva il
margine resta molto limitato. L’uva da tavola italiana ha un calen-
dario di commercializzazione molto lungo che prende l’avvio con
le uve precoci ottenute nelle serre del distretto di Mazzarrone, nel-
la Sicilia occidentale, per poi continuare con quelle del territorio
abruzzese.
A queste si sostituiscono le uve precoci siciliane, ottenute in im-
pianti coperti per l’anticipo della maturazione, seguite da quelle
pugliesi. Tra fine luglio, agosto e la prima settimana di settembre
si ha il massimo dell’offerta con le produzioni di pieno campo,
mentre successivamente si torna alle varietà ottenute in impianti
protetti da teloni per il ritardo della maturazione, così da arrivare
agli ultimi stacchi in autunno inoltrato. Queste ultime uve, debi-
Calendario di commercializzazione delle principali varietà di uve da tavola italiane
Varietà Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
I II III I II III I II III I II III I II III I II III I II III
Italia
Regina
Regina dei vigneti
Victoria
Matilde
Palieri
Cardinal
Alphonse Lavallée
Black Magic
Red Globe
Sugraone
Centennial
Big Perlon Seedless (nera)
Thompson Seedless
Black Pearl
Crimson Seedless
Fonte: Elaborazioni Ismea I, II, III indicano le decadi del mese
Uva maturata senza copertura
Uva ottenuta con l’anticipo o il prolungamento del periodo di commercializzazione grazie alle coperture
Uva precoce ottenuta nelle serre siciliane e abruzzesi
Foto R. Angelini
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mondo e mercato
488
Produzione ed esportazione di uva e di uva passa iraniana nel 2006
• 200 mila tonnellate di uva passa
• Esportazioni (2006): circa 149 mila
tonnellate per un valore di circa
134 milioni di dollari
• Cultivar importanti per la produzione
di uva passa: Bidaneh Sefid (bianca
senza semi) e Peykami (senza semi)
• Rapporto di conversione uva/uva
passa: 4 a 1
• Settimo Paese nella graduatoria
mondiale in termini di coltivazioni
viticole e di quantità di uva prodotta
• Terzo Paese nella graduatoria
mondiale, in termini di produzione
e di esportazione di uva passa
• Principali regioni viticole: Qazvin,
Yazd, Hamedan, Azarbaijan orientale,
Azarbaijan occidentale, Zanjan, Fars,
Khorasan settentrionale e centrale,
Yazd, Isfahan
• Paesi importatori di uva passa
iraniana: oltre un centinaio di mercati,
i principali dei quali sono gli Emirati
Arabi Uniti, il Regno Unito, la Germania,
la Russia, l’Olanda, la Francia
e il Giappone
Iran
In troduzioneDell’Iran sono originarie diverse specie del genere Vitis, per esem-
pio V. sylvestris (a ovest) e V. labrusca (a nord), che tuttavia non
sono state oggetto di coltura o allevamento. Le prime colture vi-
ticole nel Paese risalgono a 6000 anni fa: la progenie della vite si
è adattata all’ambiente, dando così origine alla cultivar Kishmesh.
Nel VI secolo, l’uva Sefid Bidaneh divenne famosa per l’eccellente
qualità dei suoi frutti.
La produzione di uva è stata avviata in tutte le regioni iraniane,
da nord a sud. Le principali regioni viticole sono il Fars, la provin-
cia di Qazvin, l’Azerbaijan orientale e occidentale e la provincia di
Khorasan Razavi. Il totale della su perf icie coltivata in produzione
supera i 293.000 ettari, distribuiti in 31 province. Della superficie
totale, il 93% è rappresentato dagli impianti in produzione mentre
il 7% è costituito da vigneti in allevamento. Il rapporto delle zone
non irrigate sul totale è pari al 25%, raggiungendo una percen-
tuale considerevole in alcune province, come quella di Fars, nella
parte meridionale del Paese.
Realizzazione dei vignetiPreparazione del terreno. Nelle regioni asciutte con forme di
allevamento tradizionale (viti piantate in fondo al solco e vege-
tazione orizzontale sulla zona di colmo), i terreni a vigneto hanno
pendenze superiori a 25 gradi, falde acquifere sotterranee al di
sotto di 1 m di profondità, lunghe ore di radiazione solare, preci-
pitazioni medie annue di 1000 mm e, soprattutto, precipitazioni
Quazvin
Fars
Teheran
Azerbaijan
KhorasanRazavi
Principali zone di produzione dell’uva da tavola in Iran
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493
Iran
nitura d’acqua viene limitata per migliorare la qualità dei frutti
durante il periodo di maturazione. La frequenza delle irrigazioni
dipende dal tipo di suolo e dalla fase di crescita della pianta: cir-
ca 30 mm d’acqua per ogni irrigazione sono sufficienti durante
la stagione estiva per un vigneto su terreno argilloso. I vigneti su
terreni argillosi vengono irrigati a intervalli più lunghi di quelli che
vegetano su terreni sabbiosi.
Problemi fitosanitari. I principali parassiti animali sono: tripidi,
bostrico, cicaline, agrotidi, cocciniglie e acari. I primi due sono
particolarmente pericolosi in Iran. Numerose sono poi le malattie
che colpiscono i vigneti iraniani, alcune delle quali arrecano ogni
anno gravi danni, mentre altre sono diffuse solo localmente. Tra
le malattie fungine delle foglie e dei grappoli prevalgono l’oidio, la
peronospora, l’antracnosi e la muffa grigia. L’accartocciamento
fogliare (leafroll), causato dai ceppi virali GLRaV-1 e GLRaV-3, è
stato individuato m ediante test ELISA; entrambi i virus si propa-
gano attraverso l’innesto. Inoltre, il ceppo GLRaV-3 si trasmet-
te anche tramite la cocciniglia Pseudococcus comstocki. In Iran
diverse cultivar mostrano infezioni latenti della virosi cosiddetta
corky bark, che provoca lesioni al legno. Infine, quantunque i dan-
ni che ne derivano non siano gravi, nei vigneti di Fars sono state
riscontrate necrosi degli acini provocate dal virus GINV (Grapevi-
ne berry inner necrosis virus).
La vite può essere soggetta anche a diversi disturbi fisiologici
tra cui:
– Colatura. È un fenomeno caratterizzato dalla caduta degli acini
dopo l’allegagione e può derivare da un’errata fertilizzazione, da
squilibri nutriziona li o da stress fisiologici (deficit idrico o tempe-
ratura elevata). A questo disturbo sono soggette diverse culti-
var, per esempio le varietà Kishmishi, Sahebi e Asgari.
Appassimento dell’uva
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mondo e mercato
498
Sudafrica
Regioni di produzione e varietà coltivateDurante l’ultima parte del secolo scorso, il settore sudafricano
delle uve da tavola si è sviluppato rapidamente: nella stagione
2008-09 sono stati esportati 51 milioni di plateaux da 4,5 kg ca-
dauno, pari a circa 230.000 tonnellate, un volume che ha reso il
Sudafrica il secondo maggior Paese esportatore di uva da tavola
dell’emisfero meridionale. Il primo raccolto importante in termi-
ni di esportazioni si è registrato nel 1899, nella regione del Berg
River, caratterizzata da un clima mediterraneo, e ha interessato
le varietà Almeria e Waltham Cross (Regina). Oggi si producono
numerose varietà di uva da tavola, in cinque regioni molto diverse
dal punto di vista climatico. Per questo motivo il Sudafrica vanta
una delle stagioni più lunghe tra i Paesi produttori di uve da tavola
del mondo: vi sono uve disponibili da ottobre a maggio, che co-
prono l’intera gamma di varietà di uva da tavola a bacca bianca,
rossa e nera, con semi (seeded) e apirene (seedless).
La Northern Province, piccola regione di produzione, potendo
beneficiare di primavere calde, è la zona di raccolta più precoce:
qui le viti vengono potate tra la fine di giugno e i primi di luglio, il
germogliamento inizia già nella prima settimana di agosto. Tenuto
conto degli inverni miti e allo scopo di garantire una maturazione
precoce, tutte le varietà vengono sottoposte a trattamenti chimici
per l’interruzione della dormienza. Il rischio di grandinate richiede
che la coltivazione avvenga sotto reti protettive, mentre le piogge
estive costringono i produttori a coprire le viti con teli di plastica
durante il periodo di maturazione. Le principali cultivar di uve da
tavola destinate all’esportazione della regione sono Prime Seed-
Pretoria
JohannesburgOrange River
Northern Province
Touwsrivier
PaarlWorcester
Hex River
Berg River
Trawal Olifants River
Tutto l’anno
Piogge stagionali
Inverno
Estate molto avanzata
Estate avanzata
Estate
Regioni di produzione dell’uva da tavola in Sudafrica
Panoramiche sui vigneti in Sudafrica
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
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mondo e mercato
500
La Hex River Valley è posta tra due catene montuose che, in inverno, sono spesso coperte di neve Foto G.G. van der Merwe
Pur essendo una piccola zona viticola, è strategicamente impor-
tante per i tempi di maturazione, in quanto le sue uve garantisco-
no una fornitura costante per l’intera stagione di esportazione.
Nella regione i mesi estivi sono particolarmente secchi ma non
molto caldi, il che favorisce la produzione di cultivar difettose nella
colorazione e con acini sensibili alle lesioni. Per queste caratteri-
stiche climatiche è la prima regione in cui si producono notevo-
li quantitativi di Crimson Seedless. Altre cultivar coltivate lungo
l’Olifants River sono Prime Seedless, Flame Seedless, Thompson
Seedless, Red Globe, Sugraone, Midnight Beauty, Autumn Royal
e Sunred Seedless.
La regione del Berg River è una delle zone viticole più recenti
del Paese. Il suo clima è tipicamente mediterraneo, ma le con-
dizioni variano da relativamente asciutte e precoci nel distretto
di Piketberg a più umide e tardive nel distretto di Paarl. Il motivo
principale per la concentrazione di vigneti di uva da tavola nella
zona costiera intorno a Paarl è la vicinanza del porto di Città del
Capo (60-70 km), ma occorre tenere conto anche della tradizione
di produzione viticola, introdotta fin dai primi anni della colonizza-
zione olandese, verso il 1660. Quest’ultimo è anche il motivo per
cui nella regione si coltivano ancora vitigni molto antichi. Da un
recente censimento è emerso che solo il 3% dei vigneti ha un’età
inferiore ai tre anni, mentre l’11% è compreso fra tre e sei anni.
Negli ultimi anni, tuttavia, la redditività dei vigneti è diminuita, e
molti di essi sono stati ripiantati con varietà apirene, più popolari.
Sebbene nella regione molte piantagioni di Red Globe siano sta-
te distrutte da agenti batterici (come il Mal nero della vite), oggi
Crimson Seedless
Foto R. Angelini
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mondo e mercato
506
Stati Uniti
Regioni di produzioneLa produzione di uve da tavola negli Stati Uniti è concentrata
soprattutto in California, che nel 2008 disponeva di circa 39.000
ha coltivati. Circa il 10% delle uve da tavola californiane provie-
ne dalla regione di Coachella Valley, mentre la maggior parte è
coltivata nella regione di San Joaquin Valley, in particolare nelle
contee di Kern, Tulare e Fresno, che forniscono rispettivamente
il 40%, il 30% e il 13% circa della superficie destinata a uva da
tavola. Coachella Valley, nel sud-est della California, è delimita-
ta da catene montuose che bloccano qualsiasi influenza marina
creando un clima caldo e secco. D’estate le temperature diurne
raramente scendono sotto i 40 °C, mentre quelle diurne invernali
arrivano spesso fino ai 21-27 °C. Se il clima caldo limita le gelate
invernali e richiede l’uso di trattamenti anti-dormienza, di contro
consente di ottenere raccolte precoci e un notevole sviluppo dei
grappoli. Per queste ragioni l’uva da tavola di Coachella Valley
può essere commercializzata già entro la fine di maggio, circa un
mese prima delle uve di San Joaquin Valley. Quest’ultima vallata,
dove si coltiva la maggior parte dell’uva statunitense, è anch’es-
sa circondata da montagne e ha un clima estivo caldo e secco
ma fresco e umido d’inverno, il che assicura un adeguato raffred-
damento.
CultivarIn California si allevano decine di cultivar, ma nel 2008 le sei
maggiori varietà (Thompson Seedless, Crimson Seedless, Fla-
me Seed less, Red Globe, Autumn Royal e Sugraone) hanno da
sole rappresentato l’83% dell’uva commercializzata.
La varietà Thompson Seedless, fiore all’occhiello del settore vi-
ticolo californiano, è coltivata per produrre uva passa, uva da
tavola, succo d’uva, vino e uva in barattolo. Rimane a tutt’oggi
la cultivar più importante di uva da tavola bianca della California,
seguita da Sugraone e Princess. Thompson Seedless è una delle
Caratteristiche delle principali cultivar di uva da tavola coltivate in California
Cultivar Caratteristiche del frutto Periodo di raccolta Sistema di potatura Applicazioni di GA3 per
Autumn Royal Nero, apireno Settembre-Ottobre Sperone Diradamento fi ori
Crimson Seedless Rosso, apireno Agosto-Novembre Sperone o capo lungo Dirad. fi ori e ingross. acino
Flame Seedless Rosso, apireno Maggio-Luglio Sperone Dirad. fi ori e ingross. acino
Red Globe Rosso, con semi Luglio-Settembre Sperone Nessuna applicazione
Sugraone Bianco, apireno Maggio-Agosto Capo lungo Dirad. fi ori e ingross. acino
Thompson Seedless Bianco, apireno Giugno-Settembre Capo lungo Dirad. fi ori e ingross. acino
San Francisco
San Joaquin Valley
Coachella Valley
Fresno
Tulare
KernSan
Bernardino
Riverside
Principali aree di coltivazione dell’uva da tavola in California
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509
Stati Uniti
supportava da due a cinque fili equidistanti che sostenevano il
fogliame, con i tralci legati ai fili centrali. Per le cultivar potate a
sperone, i cordoni vengono sostenuti da un altro filo posto a circa
0,5 m sotto il braccio trasversale.
Circa vent’anni fa questi impianti tradizionali hanno cominciato a
essere sostituiti da sistemi a closed gable trellis e, più recentemen-
te, da sistemi a open gable trellis. I sostegni trasversali di queste
strutture (due braccia a forma di Y) si estendono generalmente su
un’ampiezza di 2 m, supportando fino a tre fili per ogni braccio. Le
operazioni di gestione della vegetazione includono il diradamento
dei germogli (shoot thinning), la defogliazione parziale specie nelle
parti centrali dei filari per l’allevamento gable trellis systems e il
diradamento dei frutti, utilizzati per migliorare la qualità del raccol-
to. Il diradamento dei germogli si esegue quando i germogli sono
lunghi circa 30-38 cm per diminuirne la concentrazione e consen-
tire la penetrazione della luce e dell’aria in fase di maturazione del
frutto. I germogli sterili sono i primi a essere selezionati per la ri-
mozione dal momento che non aggiungono nulla al rendimento
finale. Una volta completata l’operazione, si valuta nuovamente
l’impalcatura per individuare le zone dove i grappoli potrebbero
attorcigliarsi e risultare così difficili da raccogliere: i germogli che si
trovano in queste zone dovrebbero essere oggetto di un secondo
passaggio, per bilanciare il carico di uva sull’intera vite.
La rimozione delle foglie basali avviene subito dopo la formazio-
ne degli acini, mentre lo sfoltimento della copertura nelle parti
Per permettere la corretta illuminazione della chioma è necessario procedere alla defogliazione della parte centrale del filareVigneto della cultivar Princess allevata a Y trasversale a seguito della
defogliazione della parte bassa della chioma
Flame Seedless
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Stati Uniti
Foto R. Angelini
esportazioni è passato da 300 milioni di dollari verso la fine degli
anni ’90 a un valore record di 440 milioni dollari nel 2008 (Com-
missione californiana per le uve da tavola, 2008). Quasi l’intera
produzione commerciale (il 99%) d’uva da tavola degli Stati Uniti
è realizzata in California e da qui esportata. Le prime cinque cul-
tivar da tavola esportate nel 2008 sono state Crimson Seedless
(177.000 t), Flame Seedless (151.000 t), Thompson Seedless
(137.000 t), Red Globe (106.000 t) e Autumn Royal (48.000 t). Il
flusso stagionale di uve californiane sul mercato va dai primi di
maggio ai primi di febbraio, con punte settimanali che superano
i 4,5 milioni di casse (da 8,6 kg cadauna) verso la metà di set-
tembre (Commissione californiana per le uve da tavola, 2008).
Per il 2008 il prezzo medio ponderato per una cassetta di uva da
tavola della California è stato determinato in 11,78 dollari, cor-
rispondenti a circa 1,37 dollari/kg (Servizio marketing agricolo
del Ministero dell’Agricoltura (USDA/AMS), Western Fruit Report,
Commissione californiana per le uve da tavola).
Le promozioni, le campagne d’informazione sponsorizzate e
l’intera gestione commerciale sono spesso supervisionate dalla
Commissione californiana per le uve da tavola, il braccio promo-
zionale pubblicitario del patronato di settore in California, che
rappresenta circa 600 viticoltori. La Commissione è stata costi-
tuita nel 1968 allo scopo di mantenere ed espandere il mercato
e di creare nuovi mercati intrastatali, interstatali ed esteri.
Il Messico è uno dei principali mercati di export dell’uva statunitense
Foto R. Angelini
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mondo e mercato
518
America Latina
IntroduzioneI Paesi dell’America Latina sono importanti produttori di uva da
tavola, comprendendo anche una grande estensione territoriale
in zone di clima tropicale e subtropicale. Questa condizione ha
favorito l’affermazione della coltivazione di uva da tavola, essen-
do possibile la produzione in epoche con offerta ridotta e grande
domanda nel mercato mondiale.
L’Argentina, il Cile e il Brasile presentano le aree di maggiore
estensione e più significative. La crescita della superficie a uva
da tavola in questi Paesi negli ultimi anni è molto importante
perché, anche se la produttività non aumenta, aumenta la pro-
duzione totale. Questa situazione indica che si tratta di una ten-
denza che continuerà. La produttività in Brasile è notevolmente
maggiore di quella di altri Paesi, arrivando a più di 17 t/ha. In altri
Paesi latino-americani la produttività ha una media di 15 t/ha.
ArgentinaL’Argentina è di gran lunga il principale produttore di uva
dell’America del Sud, con un’area totale di 226.450 ha. Nel frat-
tempo, solo il 4,93% di questa zona (11.161 ha) viene destina-
to alla produzione di uva da tavola, con una produzione totale
di uva che nel 2007 è stata superiore a 1 milione di tonnellate.
La superficie destinata all’uva da consumo fresco è distribuita
nel modo seguente, nelle principali regioni produttrici: San Juan
(9099 ettari) 81,52%, Mendoza (1257 ettari) 11,26% e Río Negro
(334 ettari) 2,99%.
La struttura varietale è specializzata nella produzione di uva
bianca senza semi, con la varietà dominante Superior Seedless
Superficie e produzione di uva da tavola nei Paesi dell’America Latina
Paese2004 2005 2006 2007
Area (ha) t/ha Area (ha) t/ha Area (ha) t/ha Area (ha) t/ha
Argentina 205.416 12,90 211.838 13,35 218.991 13,15 220.000 13,18
Bolivia 4850 6,64 4898 6,80 4942 6,78 5028 6,54
Brasile 71.637 18,02 73.203 16,83 75.354 16,68 78.273 17,52
Cile 175.000 10,85 178.000 12,64 180.000 12,77 182.000 12,91
Colombia 1328 15,17 1818 10,92 2140 14,96 2378 15,40
Messico 33.000 9,24 26.349 12,26 29.324 8,32 29.268 12,17
Perù 11.425 13,60 11.477 14,77 11.508 16,65 12.207 16,10
Uruguay 8583 17,13 8484 14,64 8576 15,18 8652 15,37
Rio Negro
San Juan
Mendoza
Regioni produttrici di uva da tavola in Argentina
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mondo e mercato
522
proprietà con un’estensione media di 10 ha. Le varietà Italia e
Rubi contribuiscono rispettivamente con il 53% e il 28% della
produzione di uva fina e sono coltivate principalmente nella regio-
ne Sud dello stato, nei comuni di São Miguel Arcanjo e Pilar do
Sul. La produzione in questa regione è commercializzata per lo
più nel mercato interno nei periodi da dicembre a marzo dell’anno
successivo.
Gli Stati di Pernambuco e Bahia si trovano nella regione Nord-Est
del Brasile e dispongono di una viticoltura in chiara espansione
nella Valle del Rio São Francisco. Attualmente, il 95% dei vigneti
è coltivato con uva da tavola e solo il 5% con uva da vino. Gli
Principali regioni produttrici di uva da tavola in Brasile, epoche di produzione e mercato di destinazione. In rosso, i picchi di raccolta
Regioni Mercato gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
Valle de São FranciscoEstero
Interno
Jales (SP) Interno
Pirapora (MG) Interno
São Miguel/Pilar (SP) Interno
Paraná Interno
Porto Feliz (SP) Interno
Louveira (SP) Interno
Fonte: CEPEA, Esalq, USP
Foto A. ScienzaSuperficie coltivata a uva da tavola in Brasile
Brasile e regione
geografi ca
Anno
2004 2005 2006 2007 2008
Brasile 71.640 73.222 75.385 78.325 81.286
Nord 24 27 29 33 38
Nord-Est 8261 8712 9228 9970 11.558
Sud-Est 12.928 11.878 11.341 12.006 11.494
Sud 50.117 52.277 54.467 55.994 57.842
Centro-Ovest 310 328 320 322 354
Fonte: SIDRA, IBGE (2009)
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mondo e mercato
528
Diversi sono i problemi fitosanitari che interessano l’uva da tavola.
La malattia di Pierce, causata dal batterio Xylella fastidiosa, è il
disturbo principale, sorto in Messico nel 2002 e rilevato nei vigneti
della valle di Guadalupe, Baja California. È stato implementato un
sistema per il rilevamento del suo vettore, Homalodisca coagulata,
per mezzo del quale non è stato rilevato nelle zone vinicole dello
Stato. Altri problemi fitosanitari sono rappresentati dalla cocciniglia
(Planococcus ficus) e dal controllo degli organismi da quarantena
come le mosche della frutta (Anastrepha fraterculus, A. oblicua,
Ceratitis capitata), Frankininiella occidentalis, Monilinia fructicola,
Caliothrips fasciatus, Panonychus ulmi, Rhagoletis pomonella, Hy-
phantria cunea, Cydia pomonella, Quadraspidiotus perniciosus.
PerùLa viticoltura in Perù è in crescita e quasi tutta la produzione di
uva è stata destinata alla fabbricazione di Pisco. Pisco è il nome
del distillato d’uva prodotto in Perù tramite la distillazione del mo-
sto proveniente dall’uva, seguendo pratiche tradizionali stabilite
inizialmente nella valle di Pisco e successivamente nelle regioni di
Lima, Ica, Arequipa, Moquegua e Tacna. Negli ultimi anni, tuttavia,
la produzione di uva da tavola ha raggiunto una grande importan-
za, quando produttori organizzati di frutta nella regione di Piura,
a nord del Perù, hanno iniziato a coltivare uva da tavola. Durante
il periodo coloniale, la viticoltura peruviana si è diffusa per più di
36.000 ha, cosa che ha trasformato il Perù nel principale Paese
esportatore di vini del Centro e del Sud America, arrivando a com-
petere, in qualità, con i vini prodotti in Spagna. Questa situazio-
ne è cambiata totalmente quando la famiglia reale ha impedito la
produzione di vini in Perù. Oltre a ciò, difficoltà tecniche (attacco
della filossera) ed economiche (di ordine tributario) hanno ridotto
Foto R. Angelini
Vendita di uva da tavola in un mercato messicano
Foto R. Angelini
Sistema a pergola di uva Sugraone nella regione di Piura, in Perù
Foto D. Salinas
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mondo e mercato
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Richieste dei consumatori
IntroduzioneAgli italiani l’uva da tavola indubbiamente piace. Conseguente-
mente essa continua a essere oggetto di attenzione crescente da
parte della distribuzione moderna che, negli ultimi anni, è arrivata,
non senza qualche contraddizione, a razionalizzarne l’offerta al
dettaglio e a farne una voce importante del proprio assortimento.
Probabilmente l’immagine e il vissuto di cui l’uva godeva in un
passato lontano di decenni si sono appannati come inevitabile
conseguenza della “banalizzazione” dei consumi alimentari di lar-
go e generale consumo. Con questo termine si intende alludere
all’effetto di un’ampia e ubiqua disponibilità del prodotto e alla
sua standardizzazione qualitativa che ha deproblematizzato ogni
processo d’acquisto. La rivoluzione commerciale ha distribuito sul
territorio ogni genere di consumo prolungandone il più possibile
la presenza sugli scaffali. Conseguentemente ha tolto a questo
frutto come ad altri quei tratti di specialità stagionale, di piacere
gustativo limitato nel tempo che ne alimentavano il desiderio.
Queste caratteristiche di effimerità dei prodotti agricoli prima del-
la rivoluzione modernizzante della logistica e dei trasporti sono
oggi pressoché scomparse. Se a ciò si aggiunge la dilatazione
della loro disponibilità nei punti di vendita (grazie al reperimento
del prodotto nell’altro emisfero), si comprende come anche l’uva
tenda a essere agli occhi di un consumatore sempre più frettolo-
so e smemorato una sorta di frutto perenne da acquistare senza
troppe preoccupazioni. L’effetto dell’attesa nel corso dell’anno si
è attenuato sin quasi a scomparire essendo l’uva da tavola repe-
ribile da giugno a Natale e in modo progressivamente più esteso
anche da marzo a maggio.
La rivoluzione commerciale e la dilatazione della disponibilità di prodotto nel punto vendita ha reso l’uva, agli occhi del consumatore, una sorta di frutto perenne Foto R. Angelini
La catena Stew Leonard offre uva seedless insacchettata pronta all’uso
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mondo e mercato
542
in genere molto basso. I consumatori ritengono di saperne abba-
stanza per poter operare una scelta corretta e soddisfacente di
prodotti come una pera, un’arancia o l’uva e che non sia partico-
larmente utile concentrarsi sul ricordo di un nome e su tutto ciò
che esso sottintende in termini di origine, stagionalità, modalità di
coltivazione ecc. La scelta avviene d’impulso e in modo automa-
tico in funzione dell’aspetto del prodotto, magari di un assaggio
e soprattutto dell’abitudine. Dunque la classifica riportata è ben
lontana dal rappresentare le quote di mercato delle diverse varietà
e colpisce inoltre quel 39% di individui che non sanno dare spon-
taneamente un nome all’uva che consumano.
Dunque, anche in questo caso il lavoro per rafforzare la cultura
alimentare dei consumatori e la loro capacità di distinguere cor-
rettamente è all’inizio. Ne discende che, esplorando i riferimenti
geografici che possono evocare una zona di produzione di uva
eccellente, dobbiamo constatare un livello di confusione ancora
maggiore.
Come si può cogliere dalla tabella in basso il dato della Sicilia e
della Puglia che potrebbe apparire in linea con le scelte qualitative
del mercato è inficiato dall’ulteriore sequenza di risposte riferite
a Toscana, Piemonte, Emilia ecc., che dimostrano come l’origi-
ne giochi in questo caso un ruolo abbastanza fittizio. Quale sia
l’origine dell’uva da tavola acquistata è per la maggior parte degli
italiani un mistero.
Andamento del mercatoI dati raccolti e sistematizzati da GFK-Eurisko mostrano nel 2009
una crescita moderata degli acquisti complessivi di uva da tavola
da parte delle famiglie italiane. In realtà considerando che si tratta
di una cosiddetta commodity, parte della più genuina tradizione
alimentare italiana, un punto percentuale di crescita in un anno
critico come il 2009, in cui si è parlato forse esageratamente delle
difficoltà delle famiglie a mantenere il proprio standard di vita, ri-
sulta tutt’altro che trascurabile.
L’ uva da tavola mi piace... (massimo 3 risposte)
• Con grandi chicchi 50,1%
• Succosa 43,3%
• Croccante 42,4%
• Senza semi 39,8%
• Il più dolce possibile 38,7%
• Con la buccia sottile 37,1%
• Con i chicchi piccoli 8,0%
• Leggermente acidula 4,2%
• Altro 1,5%
Fonte: SmartResearch
La varietà che mi piace
• Non so 38,7%
• Italia 19,7%
• Regina 11,3%
• Fragolina 8,2%
• Altri tipi di uva 5,4%
• Pizzutello 5,2%
• Moscato 3,7%
• Bianca 1,4%
• Nera 1,4%
• Baresana 1,3%
• Zibibbo 1,2%
• Americana 1,0%
• Sultanina 0,9%
• Vittoria 0,5%
Fonte: SmartResearch
Secondo te, l’uva da tavola migliore dove viene coltivata? (massimo 2 risposte)
Sicilia 36,3% Spagna 4,9%
Puglia 33,8% Francia 3,4%
Toscana 26,0% Grecia 3,4%
Piemonte 15,8% California 1,5%
Emilia 10,1% Nei Paesi dell’Africa del Nord 1,0%
Campania 8,1% Cile 0,8%
Sardegna 6,4% Turchia 0,2%
Fonte: SmartResearch
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mondo e mercato
550
Produzione e mercato
APEOAssociazione Produttori Esportatori Ortofrutticoli ha sede a Bari
dal 1980 e dal 2001 è presieduta da Giacomo Suglia. È un’asso-
ciazione senza fini di lucro e raggruppa 76 organizzazioni ortofrut-
ticole tra le più importanti della Puglia, tutte altamente specializ-
zate e dotate di strutture moderne e certificate con standard tec-
nologici tra i più avanzati. Si occupa delle problematiche inerenti
la produzione e l’esportazione dei prodotti ortofrutticoli.
Il lavoro dell’associazione è teso a sensibilizzare e sollecitare tutti
i poteri decisionali dello Stato, nell’ottica di un’azione strategica
per la valorizzazione e la tutela del comparto agricolo, di così vita-
le importanza per l’economia del Paese.
Nella sua attività di autorevole rappresentante degli operatori or-
tofrutticoli, l’associazione APEO:
– aderisce all’organizzazione nazionale Fruitimprese e collabora
con Enti e Istituzioni, quale organo consultivo e propositivo nella
definizione di accordi commerciali internazionali;
– raccoglie, informatizza ed elabora tutti i dati relativi all’attività
esercitata dai propri associati;
– studia e perfeziona gli accordi di lavoro, i contratti, le convenzio-
ni nel settore assicurativo e bancario;
– designa i propri rappresentanti in congressi, comitati e organi
per i quali sia richiesta la partecipazione di esponenti delle ca-
tegorie di settore;
– promuove le colture industriali e alimentari di nuova introduzio-
ne e colture alternative.
Foto G. Cortese
In sintesi
• Aziende associate: 76
• Zona di produzione: Puglia
• Superficie coltivata a uva da tavola:
3500 ettari circa
• Quantità prodotta e commercializzata:
1.000.000 tonnellate
• Offerta varietale di uva da tavola: Black
Magic, Regina, Pizzutello, Victoria,
Palieri, Italia, Red Globe, Black Pearl
e varietà di uve apirene
• Marchi di commercializzazione:
singoli per ogni azienda
• Principali mercati: tutti i mercati
nazionali, europei ed extra-europei
• Iniziative di valorizzazione:
– Fruit Logistica di Berlino
– World Food di Mosca
– Foodex di Tokyo
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mondo e mercato
552
Oggi l’APEO può vantare diversi successi, tra i quali aver dato
origine al Consozio IGP per la Valorizzazione e Tutela dell’Uva da
Tavola di Puglia; aver partecipato, insieme all’Istituto Sperimentale
di Viticoltura, a un progetto sull’uva da tavola per la ricerca di nuo-
ve varietà apirene e con semi. Fa parte, inoltre, della Commissione
Tecnica INPS, presso il Ministero del Tesoro.
Tra le iniziative di formazione, di promozione e di valorizzazione
per i propri associati, l’APEO partecipa a importanti fiere a carat-
tere internazionale quali Fruit Logistica di Berlino, World Food di
Mosca, Foodex di Tokyo e numerosi viaggi in Paesi interessati alla
produzione e commercializzazione dell’uva da tavola. Tra le attivi-
tà di aggiornamento varietale, sono stati visitati gli impianti di pro-
duzione spagnola ospitati dall’Istituto Sperimentale della Murcia,
regione all’avanguardia nella ricerca e messa a punto delle più
importanti cultivar di uve apirene. Tra le iniziative promozionali
e di scambi commerciali, sono stati organizzati viaggi in Arabia
Saudita, Egitto, Argentina, Cile e Brasile.
COMAO Costituito alcuni mesi or sono a Bari, il COMAO, Consorzio
Mediterraneo Agroalimentare Ortofrutticolo, promosso da Conf-
cooperative Puglia, ha inteso rispondere all’attuale momento di
crisi economica e di calo dei consumi e anche alla prospettiva
dell’apertura di un’area di libero scambio nel Mediterraneo.
Alcune aziende di prestigio hanno ritenuto infatti di dover utilizza-
re questi momenti difficili per riorganizzare le presenze sui mer-
cati nazionali ed esteri, facendo prevalere il valore del Made in
Puglia.
Per raggiungere i mercati internazionali, COMAO ha avviato un’al-
leanza strategica con Unifrutti, uno dei maggiori gruppi ortofrut-
ticoli del mondo, detentore di marchi prestigiosi, di una flotta di
navi frigorifere fra le più numerose del mondo e in grado di rag-
giungere qualunque mercato dal punto di vista logistico.
Il fatturato dell’azienda Unifrutti, fondata dalla famiglia italiana De
Nadai, quest’anno dovrebbe superare i 150 milioni di dollari, con
esportazioni per oltre 15 milioni di casse, pari a una crescita del
5% rispetto allo scorso anno.
Ciò che differenzia Unifrutti da altre aziende è la capacità di pro-
seguire nello sviluppo e di fare investimenti: Unifrutti ha investito
infatti oltre 10 milioni di dollari in nuovi impianti al fine di migliorare
la tecnologia e ridurre i costi. Sono state riconvertite le vecchie
piantagioni che non offrivano più profitto, come le uve, rimpiaz-
zate con altre varietà e con impianti di nuova generazione che ci
consentono rese produttive maggiori.
La sede principale di Unifrutti si trova in Cile, dove venne fondata
circa 25 anni fa. Il 50% della produzione è realizzata su terreni
propri (5000 ettari), mentre il resto è affidato a produttori esterni.
Foto S. Somma
Sugrasixteen
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mondo e mercato
554
AccettaL’azienda Accetta è una delle più antiche e rinomate nel pano-
rama dell’uva da tavola siciliana e in particolar modo dell’uva da
tavola di Mazzarrone.
L’azienda nasce agli inizi degli anni ’70 per mano del suo fonda-
tore, il Sig. Salvatore Accetta. L’attività svolta, inizialmente nella
zona di Canicattì, era quella del commercio dell’uva da tavola,
che all’epoca consisteva nell’acquisto del frutto pendente con il
sistema cosiddetto “a blocco”. Il prodotto acquistato veniva rac-
colto e confezionato in appositi contenitori già nel campo e dal
campo stesso veniva caricato su camion che portavano il pro-
dotto a destinazione. In quegli anni i mercati usuali erano quelli
siciliani e solo qualcuno inviava il prodotto al Nord Italia; la ditta
Accetta inviava già il proprio prodotto al mercato ortofrutticolo
di Bologna. Per oltre dieci anni quest’attività venne svolta nella
patria dell’uva da tavola siciliana e cioè Canicattì. Mazzarrone
era ancora un borgo dove vi erano solo pochi produttori di uva
da tavola.
Agli inizi degli anni ’80 la produzione di uva da tavola a Mazzarrone
crebbe notevolmente, per cui l’attività si sdoppiò, svolgendosi
contemporaneamente a Canicattì e a Mazzarrone. Negli stessi
anni l’azienda acquistò dei terreni nell’area di Mazzarrone e af-
fiancò alla predominante attività di commercializzazione quella
della produzione.
Oggi la struttura aziendale è molto più complessa in quanto si è
modificata e adattata ai numerosi cambiamenti che il mercato ha
subito. I sistemi di lavorazione, i luoghi di confezionamento, i mer-
cati, i flussi finanziari, tutto deve stare al passo con i tempi.
Foto R. Angelini
In sintesi
• Zona di produzione: Canicattì
e Mazzarrone, Sicilia
• Superficie: oltre 350 ettari di cui 50
in proprietà
• Mercati di esportazione: Spagna,
Germania, Belgio, Francia, Russia,
Arabia Saudita, Svizzera, Inghilterra
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mondo e mercato
556
AgricoperRisale al 1938 l’antica tradizione dell’azienda Agricoper, quando
il suo fondatore Giuseppe Liturri si dedicò alla coltivazione dei
primi vigneti.
Noicàttaro, poco distante dal mare, un territorio fertile grazie a un
clima particolarmente favorevole, rappresenta la culla per la pro-
duzione di un’uva da tavola dal sapore ineguagliabile.
Negli anni l’azienda crebbe costantemente e nel 1972 Gianni
Liturri, figlio del fondatore, intraprese una delle sfide più audaci
per il suo tempo: l’esportazione di uva da tavola verso i più impor-
tanti mercati europei. Costanza e impegno verranno ampiamente
ricompensati perché gli eccellenti risultati consentirono nel 1990
la costruzione di un nuovo e moderno complesso produttivo si-
tuato a soli 3 km dal mare e con una capacità produttiva di 10.000
tonnellate annue.
Questo moderno impianto oggi si estende su una superficie di
20.000 mq ed è attrezzato con le più moderne tecnologie tra cui
diverse celle per l’abbattimento della temperatura. Esse permet-
tono un incremento di tempi di conservazione e un aumento della
shelf-life del prodotto, consentendone una conservazione tale da
garantirne freschezza e bontà come se l’uva fosse appena raccolta.
Oggi Agricoper è un’azienda condotta con dinamismo e abilità da
Gianni Liturri e dai suoi tre figli Domenico, Vito e Giuseppe, ognu-
no con competenze specifiche nei vari settori: area commerciale,
di produzione e amministrativa.
L’Azienda Agricola Il Visone, un gruppo selezionato e ormai da
tempo consolidato di produttori fidelizzati, rappresenta il vero
cuore produttivo della coltivazione dell’uva da tavola.
In sintesi
• Zona di produzione: Noicàttaro, Bari
• Superficie: 300 ettari
• Quantità: 12.000 tonnellate di uva
da tavola
• Varietà senza semi: Sugraone, Princess,
Crimson
• Varietà con semi: Victoria, Italia,
Red Globe, Palieri
• Marchi di commercializzazione:
Agricoper, Il Visone, Grappoloro,
Paradiso, Dolce Vita, Orovitis
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Apofruit
ApofruitApofruit Italia è un gruppo e un sistema aziendale cooperativo
di primo livello sulla scena nazionale ed europea con un’espe-
rienza di quasi 50 anni che opera con proprie strutture e soci
produttori dal Nord al Sud Italia. Una crescita costante con la
mission di acquisire la massima specializzazione sui principali
prodotti ortofrutticoli italiani. Specializzazione che si concretizza
nella qualità e nella differenziazione dell’offerta; nell’intensa atti-
vità volta al rinnovamento varietale; nell’innovazione di prodotto
e di processo; nei servizi a misura dei moderni canali di vendita;
nell’efficienza organizzativa e gestionale dell’impresa.
Per garantire un altissimo livello di qualità dei suoi prodotti,
Apofruit applica severe procedure per il controllo dei processi
produttivi e di lavorazione, disciplinari di produzione integrata,
certificazioni di qualità di processo e di prodotto.
Le scelte produttive e la politica commerciale di Apofruit sono
incentrate sulla specializzazione di prodotto e sull’introduzione
delle innovazioni, e in questo contesto l’azienda presenta sul
mercato linee commerciali volte a valorizzare le produzioni in
una strategia di differenziazione dell’offerta.
Le attività sul versante delle innovazioni si concretizzano con
l’introduzione di nuove confezioni e di sistemi di lavorazione
ad alta tecnologia per assicurare la qualità e con lo sviluppo
di nuove varietà e di nuovi prodotti. Apofruit Italia partecipa
ai più significativi progetti di valorizzazione oggi sviluppati in
Italia: Made in Blu, Solarelli, Mele Pink Lady, Mele Mela Più,
Mele Modì, Patate al selenio Selenella, il kiwi giallo Zespri Gold,
In sintesi
• 290.000 tonnellate di prodotto conferito
• Volume di affari di 260 milioni di euro
• 4300 produttori associati
• 12 stabilimenti di lavorazione suddivisi
tra Nord e Sud Italia
• 6 strutture per il ritiro e lo stoccaggio
dei prodotti
• Linee di lavorazione specializzate
per la produzione di qualità e linee
di confezionamento diversificate
e innovative
• Sviluppo delle produzioni biologiche
• Staff di tecnici specialisti per
l’assistenza tecnica alle aziende
• Impegno e investimenti finalizzati
al risparmio energetico
Midnight Beauty
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563
CE.CO.BA.
CE.CO.BA.La Centrale Consortile Ortofrutticola di Bari ha sede a Bisceglie
e nasce nel 1958 per iniziativa dell’Ente Regionale di Sviluppo
Agricolo che, in tale periodo, aveva promosso la realizzazione in
Puglia di altre 5 strutture simili.
Allo stato attuale è l’unica centrale ortofrutticola, delle 6 realizzate
in Puglia, ancora operativa ed esistente.
La struttura consta di complessivi 4500 metri quadri di cui 1500
coperti dalla struttura per la lavorazione e conservazione di pro-
dotti ortofrutticoli, 400 coperti dalla palazzina uffici e i restanti
2600 costituenti la zona scoperta per la logistica relativa alla mo-
vimentazione delle merci.
Nel 2005, con un notevole apporto di capitale e di risorse, l’opi-
ficio è stato oggetto di un intenso piano di ristrutturazione che lo
ha adeguato alle più moderne esigenze delle strutture che lavo-
rano l’ortofrutta. Una ristrutturazione che ha interessato pavimen-
tazione, celle frigorifero, uffici, fino a creare una sala lavorazione
completamente refrigerata per avere il controllo della catena del
freddo.
Nell’ambito della ristrutturazione l’investimento di maggiore im-
portanza ha però riguardato l’apporto tecnologico attraverso
l’acquisto di macchinari e attrezzature che hanno sensibilmente
elevato il grado di adeguatezza del prodotto fresco lavorato e se-
milavorato. Gli ambienti si presentano con la migliore predispo-
sizione all’igiene, alla tutela ambientale e alle norme generali che
interessano il settore: la struttura è stata certificata per la norma
UNI ENI ISO 14001 e per il GlobalGAP.
Anche la logistica relativa ai flussi delle merci in entrata e in uscita
ha subito un deciso riassestamento e la movimentazione delle
merci avviene in modo rapido e continuo.
In sintesi
• Zona di produzione: Bisceglie-Trani,
Puglia
• Superficie: 130 ettari
• Quantità: 3200 tonnellate di uva
da tavola
• Varietà con semi: Victoria, Palieri, Italia,
Red Globe, Regina e Pizzutello
• Varietà senza semi: Early Gold,
Centennial, Early Red, Dawn, Muscatell
e Perlon
Uva apirena con acino sezionato
Foto R. Angelini
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Didonna
DidonnaIl gruppo Didonna, azienda a carattere familiare con sede a
Rutigliano (BA), ha una lunghissima tradizione di viticoltori alle
spalle della quale trae la sua forza e il suo successo. L’attività ini-
zia a Rutigliano nel 1930 a opera del capostipite Pietro Di Donna
per valorizzare e diffondere l’uva da tavola sul mercato euro-
peo. Nel 1965 i suoi figli, Domenico, Nicola, Enrico e Francesco,
costituiscono l’Azienda Eredi Didonna per dare risposta al cre-
scente riscontro ricevuto in ambito internazionale incrementan-
do la produzione e la commercializzazione dell’uva da tavola.
Nel 1999 si costituisce l’OP Eredi Pietro Didonna grazie alla
quale si avrà un ulteriore ampliamento della base produttiva e
delle quote di mercato. L’ultima nata di questo lungo processo
è la Didonna Trade, costituita nel 2001, che attualmente vede
coinvolta anche la terza generazione della famiglia Di Donna,
Pietro, Piervito e Raffaella. La filosofia dell’azienda si basa su
alcuni punti di forza che ne definiscono l’identità come la vo-
cazionalità delle zone di produzione, lo sviluppo di un’efficien-
te organizzazione, l’utilizzo della tecnologia più avanzata nelle
strutture produttive e di commercializzazione, soprattutto l’aver
anticipato l’inserimento sul territorio di varietà apirene iniziando
una graduale conversione varietale delle produzioni da varietà
con semi a varietà senza semi, avvalendosi della collaborazione
di prestigiosi istituti scientifici per ottimizzare il processo produt-
tivo e la selezione di nuove cultivar.
In sintesi
• Zone di produzione: Rutigliano, Brindisi,
Metaponto (MT), Grottaglie (TA)
• Superficie: 350 ettari
• Quantità: 9000 tonnellate di uva
• Varietà: Italia, Red Globe, Victoria,
Superior, Thompson, Flame, Crimson,
Mistery, Midnight Beauty
• Marchi di commercializzazione:
Didonna Trade, Didonna Bio
Foto R. Angelini
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mondo e mercato
566
Gli insediamenti produttivi sono costituiti da 350 ettari coltiva-
ti nelle aree storicamente vocate alla viticoltura da tavola nelle
province di Matera, Brindisi, Bari e Taranto. In tutte le aziende di
proprietà, certificate GlobalGAP, vengono adottati i più restritti-
vi standard di produzione all’interno di contratti di filiera con la
GDO italiana ed estera che regolano e controllano l’intero trac-
ciato della filiera produttiva dell’uva.
In un’ottica di miglioramento continuo e in linea con le nuove
esigenze di mercato, il gruppo Didonna si avvale della colla-
borazione di uno staff di agronomi del gruppo Agriproject di
Rutigliano. Di recente parte delle superfici coltivate in Agro di
Metaponto sono state convertite al metodo di produzione bio-
logico. Il prodotto viene confezionato a Rutigliano nell’opifi-
cio del gruppo ampliato di recente e condizionato secondo gli
standard del BRC, al fine di offrire un ambiente più gradevole al
personale con una superficie complessiva coperta di 4000 mq
e scoperta di 14.000 mq, con impianti frigoriferi di 2000 mq.
L’intero processo di condizionamento del prodotto, dal taglio in
campagna alla refrigerazione, dura al massimo 8 ore. Il circuito
interno, totalmente refrigerato, evita escursioni termiche al pro-
dotto durante le diverse fasi, garantendo condizioni ottimali per
la distribuzione. Il ciclo di commercializzazione dell’uva da tavo-
la incomincia a metà maggio e si chiude a dicembre. Vengono
commercializzate circa 9000 tonnellate di prodotto ogni anno
per le maggiori catene distributive europee: Inghilterra, Italia,
Francia, Olanda, Belgio, Germania, Spagna, Paesi Scandinavi e
mercati d’oltremare.
Uva per tradizione e per passione
• A sigillo della lunga tradizione e
professionalità acquisita, l’OP Didonna
viene insignita nel 1999 del 1° Premio
Internazionale Grappolo D’Argento
per aver introdotto le tecnologie più
innovative che la ricerca ha proposto:
il sistema di irrigazione a goccia,
il sistema Puglia a doppio impalco,
il film plastico per la copertura sia
di ritardo sia per l’anticipo e l’utilizzo
delle reti di protezione
• Nell’ottica di un cammino
di qualità già intrapreso nel rispetto
dell’ambiente, della tutela della salute
degli operatori e al fine di offrire
ai consumatori prodotti alimentari
assolutamente sicuri, continua
l’impegno del gruppo Didonna nella
ricerca e nell’innovazione
Foto G. Cortese
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Di Palma
Di PalmaL’azienda Di Palma Donato & Figli snc è nata negli anni ’80.
Sempre attenta alle esigenze di mercato e alle richieste del con-
sumatore, l’azienda vanta un’eccellente organizzazione lavorati-
va, dislocata su due unità site entrambe nel Sud-Est barese nel
comune della cittadina di Conversano.
Fiore all’occhiello e punto di forza dell’azienda è sicuramente
la nuova struttura operativa, sviluppata su una superficie totale
di circa 18.000 mq. Inaugurata nel 2004, la struttura è attrezza-
ta con macchinari all’avanguardia che permettono una lavora-
zione funzionale alle esigenze stesse del mercato. Essa vanta
un’area di 6000 mq dedicati alla lavorazione del prodotto e di al-
tri 2000 mq destinati allo stoccaggio della merce in ambienti ad
atmosfera controllata. Tutti i comparti sono studiati per garantire
il massimo dell’efficienza nel rispetto delle normative vigenti in
materia di stoccaggio e refrigerazione. All’interno della nuova
ed efficientissima struttura avviene la lavorazione dei prodotti
ciliegie, uva da tavola, agrumi e verdure. Tutta la merce lavorata
e commercializzata dall’azienda Di Palma Donato & Figli snc è
in possesso del certificato GlobalGAP; qualsiasi prodotto, prima
di essere acquistato e dunque lavorato, viene preventivamente
analizzato al fine di garantirne la sua totale salubrità a tutela del
consumatore finale.
A coronamento dell’iter lavorativo e punta di diamante dell’or-
ganizzazione è l’efficientissimo e funzionale sistema di rintrac-
ciabilità di filiera, che permette di seguire il prodotto dalla sua
raccolta in campo fino all’arrivo sulle tavole dei consumatori
finali. L’azienda è in possesso delle certificazioni UNI EN ISO
9001:2000 e UNI EN ISO 14001:2004 a testimonianza dell’atten-
zione che i vertici e l’organizzazione tutta pongono nel rispetto
degli standard qualitativi di lavorazione e negli aspetti ambientali
coinvolti.Linea di lavorazione dell’uva da tavola
Foto R. Angelini
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Elios Group
Elios GroupElios Group è un’organizzazione che si occupa di importazione
ed esportazione di frutta e ortaggi principalmente pugliesi.
Si costituisce nel 2008 per volontà di un gruppo di imprenditori
storici del settore agroalimentare che decidono di condividere
risorse, energie ed esperienza per dare vita a una gamma di
prodotti in grado di soddisfare totalmente le esigenze dei ca-
nali distributivi e garantire livelli qualitativi elevati.
Qualità per Elios Group significa garanzia delle migliori per-
formance, tanto nelle caratteristiche merceologiche (calibro,
grado zuccherino, pezzatura) quanto nella sicurezza per il con-
sumatore finale, ma con un valore aggiunto: tutto il processo
produttivo avviene nel pieno rispetto di valori etici, sociali e
ambientali.
La lavorazione dei prodotti è affidata a due moderne struttu-
re di confezionamento e stoccaggio gestite direttamente dal
gruppo.
Tutto il prodotto proviene da aziende agricole accuratamente
selezionate e, in particolare, da una superficie agricola di 300
ettari gestita direttamente dal gruppo.
I segni distintivi di Elios Group sono qualità e controllo della
qualità, assicurati per tutti i prodotti e per tutti i tipi di lavora-
zione adottati.
In sintesi
• Areale di produzione: Noicàttaro,
Sud-Est barese (Puglia)
• Sedi operative: due strutture
di ricevimento, confezionamento
e stoccaggio uva
• Superficie: 300 ettari
• Quantità: 15.000 t di uva da tavola
• Varietà: Italia, Victoria, Palieri, Red
Globe, varietà senza semi
Foto R. Angelini
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Ermes
ErmesIl legame della famiglia Suglia con l’uva da tavola risale a molti an-
ni addietro, così come tante altre famiglie dell’agro di Noicàttaro
(in provincia di Bari) che grazie all’uva, questo magico frutto,
hanno fatto crescere l’economia, un tempo poverissima, di que-
sto territorio.
Pur continuando a fare i produttori, Giacomo Suglia e suoi fra-
telli dal 1985 fondano “Ermes”, un’azienda commerciale basata
sull’entusiasmo e l’intraprendenza per un percorso imprendito-
riale di grande competitività.
Specializzata nella produzione e commercializzazione di uva da
tavola con e senza semi, l’azienda è situata a Noicàttaro, in un
territorio dove i filari dei “tendoni” di uva da tavola sembrano
non finire mai...
Ma non solo uva, perché l’azienda Ermes, diversificando il proprio
business, da anni fornisce l’intera gamma di frutta esotica prove-
niente da vari Paesi del mondo, oltre a prodotti nazionali e fuori
stagione, che distribuisce a grossisti, dettaglianti e ristoratori.
Da poco più di un anno Ermes ha una nuova struttura di refri-
gerazione, lavorazione e confezionamento, costruita con criteri
avanzati nelle strutture e nel design architettonico.
Si sviluppa su un’area complessiva di circa 12.000 mq, di cui 3000
coperti, risponde alle richieste dei clienti, garantendo l’assoluta
qualità dei propri prodotti, nel pieno rispetto delle norme igienico-
sanitarie, della sicurezza alimentare e della rintracciabilità.
Le buone regole di produzione dell’azienda agricola di famiglia
(certificata GlobalGAP), il rispetto del disciplinare di produzio-
ne integrata della Regione Puglia e di quelli proposti da alcuni
In sintesi
• Zona di produzione: Puglia
• Superficie coltivata: 25 ettari circa
• Quantità prodotta e commercializzata:
7200 tonnellate
• Offerta varietale: Black Magic, Victoria,
Palieri, Italia, Red Globe, Black Pearl
e alcune varietà di uve apirene
• Marchi di commercializzazione: Ermes
• Principali mercati: Italia, Comunità
Europea, Stati Uniti d’America, Emirati
Arabi e Arabia Saudita
Opificio Ermes
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Dr. Franco Pignataro
Dr. Franco PignataroNel settore della lavorazione dell’ortofrutta, il nome Pignataro è
da decenni sinonimo di esperienza, serietà e specifica prepara-
zione tecnica e commerciale.
La nostra azienda affonda le sue radici negli anni ’40, quando
Pasquale Pignataro, uno dei pionieri dell’esportazione dell’uva
da tavola, fondò la sua azienda con sede in Noicàttaro (BA), ter-
ritorio particolarmente vocato alla coltivazione di questo frutto.
Sulla base dell’esperienza maturata in anni di collaborazione
con il padre, Franco Pignataro prende nelle sue mani le redini
dell’azienda con il cuore verso il passato e lo sguardo rivolto al
futuro, dando vita all’azienda Franco Pignataro srl, dedita dal
1988 alla produzione, trasformazione, conservazione e commer-
cializzazione di prodotti ortofrutticoli, di cui l’uva da tavola è il
prodotto di punta.
Franco Pignataro, socio di maggioranza e amministratore uni-
co, si avvale di un team efficiente e dinamico, composto dalla
moglie, Alberta Magno, responsabile commerciale, e da quattro
soci, ognuno con specifiche competenze, dalla produzione alla
raccolta, dallo stoccaggio al confezionamento.
La sinergia che si crea fra l’ufficio commerciale e di marketing,
i responsabili qualità, l’ufficio amministrativo e del persona-
le garantisce ai clienti tempestività nell’evasione degli ordini,
rapidità nel carico e nella consegna e continuità di fornitura e
Vecchio opificio di lavorazione dell’uva da tavola della Dr. Franco Pignataro srl
In sintesi
• Zone di produzione: Noicàttaro (BA),
Rutigliano (BA), Casamassima (BA),
Castellaneta (TA), Palagiano (TA)
• Superficie coltivata a uva da tavola:
300 ettari
• Quantità prodotta e commercializzata:
130.000 quintali commercializzati,
di cui 80.000 di produzione propria
• Varietà con semi: Black Magic, Victoria,
Regina, Palieri, Italia, Black Pearl, Red
Globe
• Varietà senza semi: Sublime, Sugraone,
Centennial, Summer Royal, Thompson,
Crimson, Apulia Roses, Autumn Royal
• Marchi di commercializzazione:
Pignataro, Ponterosa, Verfrutta,
Agripuglia, La più bella…sono io!
Foto R. Angelini
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mondo e mercato
576
GiacovelliGiacovelli srl è nata nel 1986, per commercializzare ortaggi e
frutta di produzione pugliese e metapontina, ma il fondatore Vito
Giacovelli era già impegnato nella lavorazione e commercializza-
zione di questi prodotti, già dal 1954.
Negli anni l’azienda è diventata un riferimento per le produzioni
tipiche di Puglia e Basilicata (uva da tavola, agrumi, pesche, an-
gurie), sviluppando solidi rapporti commerciali sia in Italia sia in
diversi Paesi europei. Inoltre negli ultimi anni ha allargato il proprio
bacino di forniture di prodotti da Paesi esteri quali Egitto, Turchia
e Spagna.
Al fondatore Vito Giacovelli si sono affiancati negli anni i figli
Piero e Raffaele, che hanno dato ulteriore impulso allo svilup-
po dell’azienda, facendola diventare un importante riferimento
nell’economia e nello sviluppo del settore per il Sud.
La superficie coperta complessiva dell’impianto di Locorotondo è
di 6000 mq. La struttura viene utilizzata come centro di stoccag-
gio e lavorazione per i prodotti aziendali e deposito per materiali e
mezzi utilizzati per la coltivazione.
L’azienda è infatti anche direttamente impegnata per la coltiva-
zione di una parte dei prodotti che vende, altri vengono acquistati
come frutto pendente e raccolti da personale aziendale.
Gli impianti compendono celle frigorifere moderne per la conser-
vazione dell’uva da tavola e dei prodotti aziendali in genere, grazie
alle 6 celle frigorifere per una capacità totale di 900 t e 3 celle ad
Foto R. Angelini
In sintesi
• Superficie: 100 ettari
• Quantità: 15.300 t di uva da tavola
• Verietà con semi: Italia, Victoria,
Black Magic, Palieri, Red Globe
• Varietà senza semi: Sublime, Sugraone,
Thompson, Crimson, King Ruby
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mondo e mercato
580
GiulianoLa Giuliano Srl nasce nell’anno 2000 con l’intento di proseguire
e sviluppare l’impegno dei fratelli Giuliano nel settore ortofrutti-
colo, che in passato aveva in Puglia Fruit il riferimento societario
e commerciale. L’azienda è ubicata in Agro di Turi, un territorio
rinomato per la sua vocazione ortofrutticola.
Lo stabilimento produttivo si sviluppa su una superficie comples-
siva di circa 70.000 mq, dove sono concentrate tutte le più recenti
tecnologie, che consentono ai migliori prodotti della terra di resta-
re giovani e freschi a lungo e di conservare con vigore le proprie
qualità nutrizionali.
La struttura manageriale è composta da un qualificato team di
soci, tecnici e funzionari, cui si aggiungono numerosi operatori
per la struttura produttiva.
A garanzia della qualità dei prodotti immessi sul mercato, la pro-
duzione e il successivo confezionamento avvengono nel rigoroso
rispetto di tutte le normative alimentari, selezionando accurata-
mente i prodotti attraverso severi criteri qualitativi.
Parte della produzione commercializzata proviene dalle aziende
agricole di famiglia, dislocate in aree vocate e strategiche della
Puglia che consentono di avere disponibilità di prodotti a matura-
zione precoce e tardiva. Quasi 600 ettari di uva da tavola, pesche,
ciliegie, albicocche e agrumi certificati secondo gli standard delle
buone pratiche agricole GlobalGAP e Tesco Nature’s Choice. La
Giuliano Srl è un’azienda leader nella distribuzione di frutta e or-
taggi di qualità, tra cui:
– ciliegie: da maggio a luglio;
– pesche, nettarine e percoche: da giugno a settembre;
In sintesi
• Zona di produzione: province di Bari
e di Taranto
• Superficie: 600 ettari
• Quantità: 28.000 tonnellate di uva
• Varietà con semi: Victoria, Italia,
Pizzutello, Palieri, Red Globe
• Varietà senza semi: bianche e rosse
• Certificazioni: BRC, IFS, GlobalGAP, ISO
14001, EMAS
Brand di commercializzazione
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Il Castello e Co.Ra.
Il Castello e Co.Ra.L’azienda agricola Il Castello si trova a Mazzarrone, piccolo centro
posto a sud dell’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, ai piedi
dei monti Iblei, e occupa una superficie di 270 ha circa fra dolcis-
sime colline e verdi valli. Le condizioni climatiche, il caldo sole di
Sicilia, i generosi terreni ricchi di particolari sostanze, la grande e
ostinata fiducia nella propria terra ci hanno stimolato a lavorare
con tenacia e impegno per raggiungere traguardi importanti nel
settore dell’uva da tavola. Nata negli anni ’60 dall’intuizione del
fondatore Consoli Biagio da pochi ettari di terra, dopo 50 anni di
lavoro e di proficua esperienza dedicata alla ricerca, sperimen-
tazione e processi di selezione naturale, coltivando con cura e
adottando le migliori tecniche innovative, con l’inserimento negli
anni ’80 del genero Raniolo Giovanni e del figlio Consoli Salvatore
negli anni ’90, oggi siamo in grado di offrire un prodotto control-
lato e certificato GlobalGAP con tecniche di coltivazione come
lotta integrata e biologica per tutte le varietà di uva da tavola da
noi coltivate.
La Società Commerciale Co.Ra. S.r.l., fondata nel 2002 da Consoli
Salvatore e Raniolo Giovanni, la Co.Ra. S.r.l., si occupa della com-
mercializzazione di tutta la produzione propria e di fornitori asso-
ciati, per arrivare a commercializzare circa 10.000.000 di kg di uva
l’anno. L’attività si svolge in un magazzino di circa 11.000 mq di
cui 2600 coperti, situato in Mazzarrone.
Il periodo di raccolta comincia nei primi giorni di giugno per finire
a dicembre e impiega giornalmente circa 200 unità lavorative co-
ordinate da responsabili tecnici e amministrativi.
Co.Ra. S.r.l. si avvale di uno staff di agronomi che si occupano del
controllo delle aziende della qualità del prodotto della direzione
Foto R. Angelini
In sintesi
• Zona di produzione: Mazzarrone (CT)
• Superficie: 270 ettari
• Quantità prodotta: 6.000.000 kg uva
• Varietà: Victoria, Red Globe, Seedless,
Black Pearl, Black Magic, Italia
• Marchi di commercializzazione:
Il Castello, Cora, Aurora, Daniela
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Messina Francesco
Messina Francesco La Puglia, terra antichissima, vanta una tradizione per la coltiva-
zione di uva da tavola. Già i greci, qui, coltivavano la vite. Ancora
oggi, si coltiva la vite a Rutigliano, a sud di Bari.
In questa terra solare, dai colori e sapori forti e decisi, da oltre
50 anni opera la Messina Francesco srl, azienda a conduzione
familiare. La Messina Francesco srl inizia l’attività nel 1950 con la
commercializzazione nei Paesi del Nord Europa dell’uva Zibibbo
da Pantelleria e di patate dalla zona del Catanese. Negli anni 1953
e 1954 inizia la commercializzazione della varietà Regina; il 1962 è
l’anno zero per la coltivazione della varietà Italia.
Nel 1980 l’uva da tavola commercializzata raggiunge il milione
e 800 mila kg. Due anni dopo l’azienda inizia la commercializza-
zione di uve da tavola apirene verso i mercati inglesi ai quali si
aggiungono, nel 1995, quelli USA.
A oggi si commercializzano circa 70.000 q di uva senza semi,
che rappresentano oltre il 50% di tutta l’uva commercializzata
dall’azienda. Le varietà apirene nascono da un incrocio di varietà
senza semi quali la Sultanina di Corinto e coprono tutti i periodi
dell’anno: estivi, autunnali, invernali. L’azienda è costantemente
alla ricerca di nuove varietà di uva da tavola senza semi e alla
sperimentazione di nuove tecniche colturali. Attualmente le va-
rietà più note sono la Superior (bianca), la Thompson (bianca), la
Crimson (rossa), l’Autumn Royal (nera).
Inoltre l’impegno dell’azienda non si limita solo alla produzio-
ne ma continua con la sperimentazione di nuove tecniche di
frigoconservazione al fine di garantire ai clienti un prodotto di
qualità.
In sintesi
• Zona di produzione: Rutigliano (BA)
e Castellaneta (TA)
• Superficie: 250 ettari
• Quantità commercializzata: 17.000 t
• Varietà con semi: Palieri, Italia, Victoria,
Red Globe
• Varietà senza semi: Big Perlon,
Sublime, Superior, Centennial, Summer
Royal, Thompson, Pink Muscat, King
Ruby, Crimson, Autumn Royal
• Marchi di commercializzazione:
Messina Francesco srl, FRAME
• Mercati di riferimento: GDO estera
• Paesi di destinazione: Inghilterra,
Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia,
Germania, Austria, Paesi dell’Est
Prodotti trasformati da uve da tavola senza semi
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Noacoop
NoacoopLa Cooperativa Noacoop opera in Noicàttaro (BA) nel centro di
un’area viticola storicamente famosa e particolarmente vocata
per le varietà di uva da tavola.
Si è costituita nel 1996 per iniziativa di un congruo gruppo di
espertissimi viticoltori dediti alla più qualificata produzione viti-
cola, che si effettua su oltre 220 ettari dislocati in un ambiente
pianeggiante congeniale negli aspetti climatici e pedologici.
La sede operativa è dislocata su una superficie di 23.000 mq,
con un moderno magazzino di lavorazione composto da aree di
confezionamento, stoccaggio e refrigerazione che impegna una
superficie di 3200 mq.
Costante è l’attenzione prestata dalla direzione amministrativa
nello sviluppo e nell’attuazione delle più moderne tecniche di col-
tivazione sia su nuove varietà seedless sia su varietà commercial-
mente affermate.
Tutto l’impegno profuso dalla cooperativa è finalizzato essenzial-
mente alla salvaguardia e al benessere del consumatore, esal-
tando gli aspetti organolettici e quelli della razionalizzazione delle
difese fitosanitarie.
L’intero percorso produttivo, di confezionamento e refrigerazione
è seguito costantemente da un qualificato team di agronomi, nel
pieno rispetto delle vigenti normative sulla rintracciabilità (Reg.
178/2002) delle produzioni.
Innovazione tecnologica e agronomico-colturale, rispetto del-
l’ambiente e salvaguardia del benessere del consumatore costi-
tuiscono elementi base dell’attività della Noacoop, sempre fina-
lizzata a un pieno soddisfacimento delle esigenze commerciali
dei clienti.
In sintesi
• Zona di produzione: Noicàttaro, Bari
• Superficie: 150 ettari
• Quantità: 50.000 quintali di uva
da tavola
• Varietà: Italia, Palieri, Red Globe,
Victoria e altre varietà senza semi
• Marchi di commercializzazione:
Naturitalia, Noacoop
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mondo e mercato
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Orchidea fruttaOrchidea frutta s.r.l. sorge a Rutigliano a circa 15 km dal capoluo-
go pugliese nel comprensorio maggiormente vocato alla produ-
zione di uva da tavola. Infatti è proprio in questa zona che il caldo
sole del Mezzogiorno, i terreni sciolti e la decennale esperienza
degli agricoltori permettono a ogni grappolo di sviluppare le pro-
prie caratteristiche specifiche in modo da ottenere produzioni su-
periori per bellezza, profumi, qualità organolettiche e ricchezza
in contenuti nutrizionali. Fondata nel 1984 dai fratelli Vitantonio
e Nicola Giuliano, Orchidea frutta è in grado attualmente di la-
vorare circa 35.000 tonnellate di uva l’anno. L’attività si svolge
in un opificio di circa 3000 mq realizzato su un lotto di 8000 mq,
ubicato a Rutigliano. Lo sviluppo esponenziale avutosi durante
gli ultimi anni ha portato a dotarsi di nuovi strumenti tecnologici
per la gestione della centrale ortofrutticola dotandola di moderne
linee di lavorazione e confezionamento e di altrettanto moderne
celle frigorifere che permettessero una buona capacità di stoc-
caggio e un abbattimento rapido delle temperature, favorendo il
mantenimento delle proprietà organolettiche, morfologiche e di
freschezza del prodotto. Per far fronte alla crescita continua, è in
programma la costruzione di un opificio di circa 14.000 mq coper-
ti di cui 4000 destinati a celle frigo.
La politica aziendale costituisce una precisa strategia riguardante
scelte, linee di sviluppo, politiche di vendita, politiche degli inve-
stimenti, organizzazione e controllo gestionale: l’obiettivo prima-
rio dell’azienda è perseguire e garantire nel tempo che i prodotti
e i servizi siano di massima soddisfazione del cliente (customer
satisfaction) e che le proprie attività vengano condotte nel rispetto
della legislazione cogente del settore e dell’ambiente, attraverso
controlli sui fornitori di prodotto e durante le lavorazioni. Il mana-
gement aziendale è basato, quindi, su una politica ambientale e
della qualità. Per far tutto ciò la società si avvale di una struttura
In sintesi
• Zona di produzione: Rutigliano, Bari
• Superficie: 150 ettari
• Quantità: 35.000 tonnellate di uva
• Varietà: Italia, Palieri, Red Globe
e alcune varietà senza semi
• Marchi di commercializzazione:
Orchidea frutta, Naturalmente Orchidea
frutta, Orchidea frutta Bio
Foto R. Angelini
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Peviani
PevianiIl Gruppo Peviani inizia la sua attività di trading nel settore or-
tofrutticolo nella Milano dei primi del Novecento. Il primo salto
di qualità dell’Azienda avviene a partire dalla seconda metà del
secolo scorso allorché, attraverso la stazione merci milanese di
Porta Vittoria, allora grande piattaforma logistica di smistamento
sulla direttrice dei commerci Nord-Sud e tra la Penisola e l’Euro-
pa, Peviani inizia a costruire una fitta rete di relazioni e alleanze a
livello internazionale.
A partire dagli anni ’60, le attività di trading vengono affiancate
dalla produzione ortofrutticola, con la realizzazione delle relative
infrastrutture. In breve tempo vengono aperte sedi produttive in
Veneto, Marche, Puglia e Sicilia che consentono all’azienda di
soddisfare tutto l’anno la domanda di prodotto fresco (uva, ortag-
gi di serra e di campo aperto, meloni, angurie ecc.).
Nel 1980 viene costituita la Peviani frutta Srl, che si occupa della
gestione dei magazzini di Veneto, Abruzzo e Sicilia.
Nel 1998 viene aperta la nuova sede produttiva in Puglia per as-
secondare le esigenze sempre crescenti della clientela e per ge-
stire al meglio i flussi della produzione.
Nel 2001 la sede operativa e commerciale della Peviani SpA vie-
ne trasferita da Milano a Siziano (PV), andandosi a insediare in
una moderna ed efficiente piattaforma climatizzata attrezzata con
celle di refrigerazione e di maturazione per le banane. Da qui rifor-
nisce i clienti dell’Italia settentrionale ed europei, garantendo un
apprezzato servizio just in time.
Foto G. Cortese
Foto R. Angelini
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UNACOA
UNACOANel 1891 Luigi Salvi, nonno dell’omonimo attuale presidente di
UNACOA S.p.A., raccoglieva la frutta dai contadini della cam-
pagna bergamasca e, con un carro trascinato da un cavallo, la
portava al mercato di Bergamo per la vendita.
Nel 1953 l’azienda familiare assume una diversa direzione e Luigi,
nipote del fondatore, si trasferisce a Ferrara, baricentro di una
frutticoltura in grande espansione, dove avvia una fiorente attività.
Il 1968 è un anno di svolta: l’azienda Salvi inizia a produrre
direttamente la frutta non solo allo scopo di completare l’ap-
provvigionamento ma, soprattutto, per introdurre nella zona le
più avanzate tecniche di coltivazione. Negli anni ’70 il model-
lo organizzativo sperimentato nel Ferrarese, basato sullo svi-
luppo della commercializzazione assieme alla produzione, vie-
ne replicato con successo a Battipaglia e, in seguito, anche a
Scanzano Jonico nel Metapontino. Sempre nel ’70 viene avviato
il Vivaio con la convinzione che il prodotto di qualità può es-
sere ottenuto solo curando l’intera filiera produttiva, dalla scel-
ta varietale fino alla consegna del prodotto sul punto vendita.
Nel 2000, con la convinzione che la qualità della frutta si fa in
campagna e nasce da una stretta collaborazione tra chi pro-
duce e chi commercializza, l’azienda Salvi si è evoluta in vera e
propria società consortile, UNACOA S.p.A., dove gli agricoltori
non sono più semplici fornitori ma soci di un grande gruppo.
Nell’ultimo decennio, lo sviluppo dell’azienda UNACOA S.p.A.
si è concretizzato attraverso un sistema certificato di qualità
In sintesi
• Zona di produzione: Rutigliano,
Conversano, Noicàttaro (sud-est
di Bari)
• Superficie coltivata: 120 ettari
• Quantità prodotta: circa 5000
tonnellate
• Quantità commercializzata: circa
10.000 tonnellate
• Principali varietà: Victoria, Italia, Palieri,
Red Globe, Black Pearl e altre uve
apirene
• Marchi commercializzati privati: Salvi
e Amica Frutta
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l’uva da tavola
Collana ideata e coordinata daRenzo Angelini
coltivazione
ricerca
utilizzazione
mondo e mercato
botanica
storia e arte
alimentazione
paesaggio
ISBN 978-88-96301-09-8
9 788896 301098 >€ 69,00
l’uva
da
tav
ola
Ideata
e coordinata da
Renzo Angelini
Script
00_CoverUdT.indd 100_CoverUdT.indd 1 12-04-2010 18:12:0112-04-2010 18:12:01