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I servizi universitari Le proposte degli stakeholder I servizi universitari Le proposte degli stakeholder a cura di Luigi Fabbris a cura di Luigi Fabbris 10 10 FORMAZIONE E LAVORO Collana “FORMAZIONE E LAVORO” I servizi per gli studenti sono i supporti offerti a immatricolandi, studenti e neolaureati per creare un ambiente universitario ideale per l’apprendimento. Lo studente ha diritto ad apprendere, non solo a studiare. Quindi, ha diritto non solo ad accedere alla formazione universitaria, ma anche ad essere messo nelle migliori condizioni per apprendere. Dopo l’università, l’apprendimento assume la forma di “capitale umano” capace di creare valore sociale principalmente tramite il lavoro. L’Università di Padova ha promosso nel 2009 un convegno con altre università italiane per confrontare i risultati di una ricerca, cofinanziata dal MIUR, sulle preferenze dei propri studenti in merito ai servizi universitari. Nel convegno sono stati presentati i risultati di analoghe ricerche e, nella tavola rotonda conclusiva, sono state presentate proposte per innovare e migliorare i servizi da offrire agli studenti e ai laureati. Nel presente volume si espongono i commenti e le proposte avanzate dagli stakeholder del sistema universitario nel corso della tavola rotonda. Gli spunti offerti dalla ricerca e le proposte degli stakeholder sono nuovi tasselli per la costruzione di un mosaico informativo e di una mentalità sui quali potranno poggiare le offerte di servizi del sistema universitario italiano, dei singoli atenei e dei corsi di studio. Luigi Fabbris è professore ordinario di Statistica sociale nella Facoltà di Scienze statistiche dell’Università di Padova e componente del CNVSU. S’interessa di campionamento, qualità dei dati, analisi multivariata, customer satisfation e altri criteri di valutazione e controllo della qualità dei servizi sociali e sanitari. ISBN 978 88 6129 524 7

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I servizi universitariLe proposte degli stakeholder

I servizi universitari Le proposte degli stakeholder

a cura di

Luigi Fabbris

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1010 FORMAZIONE E LAVORO

Collana“FORMAZIONE E LAVORO”

I servizi per gli studenti sono i supporti offerti a immatricolandi, studenti e neolaureati per creare un ambiente universitario ideale per l’apprendimento. Lo studente ha diritto ad apprendere, non solo a studiare. Quindi, ha diritto non solo ad accedere alla formazione universitaria, ma anche ad essere messo nelle migliori condizioni per apprendere. Dopo l’università, l’apprendimento assume la forma di “capitale umano” capace di creare valore sociale principalmente tramite il lavoro.L’Università di Padova ha promosso nel 2009 un convegno con altre università italiane per confrontare i risultati di una ricerca, cofinanziata dal MIUR, sulle preferenze dei propri studenti in merito ai servizi universitari. Nel convegno sono stati presentati i risultati di analoghe ricerche e, nella tavola rotonda conclusiva, sono state presentate proposte per innovare e migliorare i servizi da offrire agli studenti e ai laureati.Nel presente volume si espongono i commenti e le proposte avanzate dagli stakeholder del sistema universitario nel corso della tavola rotonda. Gli spunti offerti dalla ricerca e le proposte degli stakeholder sono nuovi tasselli per la costruzione di un mosaico informativo e di una mentalità sui quali potranno poggiare le offerte di servizi del sistema universitario italiano, dei singoli atenei e dei corsi di studio.

Luigi Fabbris è professore ordinario di Statistica sociale nella Facoltà di Scienze statistiche dell’Università di Padova e componente del CNVSU. S’interessa di campionamento, qualità dei dati, analisi multivariata, customer satisfation e altri criteri di valutazione e controllo della qualità dei servizi sociali e sanitari.

ISBN 978 88 6129 524 7

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Indice degli interventi 1. Appunti per intervenire sui servizi universitari per il diritto

all’apprendimento Luigi Fabbris (Università degli studi di Padova, Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario)

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2. Come limitare il fenomeno degli studenti che non concludono gli

studi entro il periodo previsto? Guido Scutari (Università degli studi di Padova)

“ 19

3. Il diritto allo studio universitario quale fattore critico di successo del

sistema universitario italiano Alberto Scuttari (Direttore generale dell’ESU di Padova, Segretario nazionale ANDISU)

“ 23

4. I servizi per gli studenti come simbolo di una comunità universitaria

centrata sullo studente Francesco Planchenstainer (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari)

“ 37

5. Le strategie di accoglienza per gli studenti del Politecnico di Milano:

le residenze e gli interventi finanziari Giuseppe Catalano (Politecnico di Milano)

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6. Assistenza materiale agli studenti e sostegno orientativo

per comporre scelte accademiche consapevoli Guido Fiegna (Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario)

“ 61

Appunti per intervenire sui servizi universitari per il diritto all’apprendimento

Luigi Fabbris

Università degli studi di Padova Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario

I servizi per gli studenti sono i supporti offerti a immatricolandi, studenti e neolaureati per creare un ambiente universitario ideale per l’apprendimento. Dopo l’università, l’apprendimento dei laureati assume la forma di “capitale umano” capace di creare valore sociale principalmente tramite il lavoro.

Lo studente ha diritto ad apprendere, non solo a studiare. Quindi, ha diritto non solo ad accedere alla formazione universitaria, ma ha il diritto ad essere messo nelle migliori condizioni per apprendere.

I servizi per il diritto allo studio sono quelli che permettono, a chi voglia iscriversi all’università, di poter frequentare i corsi e laurearsi. Si può dire che i servizi di mensa, alloggio e sostegno economico sono di questo tipo poiché creano i presupposti affinché, in modo particolare gli studenti bisognosi di aiuto economico, possano accedere all’università.

I servizi che possono favorire l’apprendimento creano le condizioni per l’efficacia della funzione didattica. La formazione è efficace se sviluppa nello studente conoscenza, capacità di fare, atteggiamenti orientati al successo nel lavoro e nella società.

L’efficacia della didattica – che per i seguenti motivi si denomina “esterna” – è osservabile senza contestazioni nei luoghi in cui l’apprendimento restituisce valore sociale, ossia nel lavoro e nella più vasta società civile1. Pertanto, i servizi a sostegno dell’apprendimento studentesco dovrebbero accompagnare lo studente anche dopo il conseguimento del titolo, almeno fino a quando questi riesce, da laureato, a creare valore sociale con il lavoro.

I servizi per l’apprendimento presuppongono, quindi, una visione di lungo periodo della funzione didattica, non più e non solo limitata nel tempo, come è 1 Lockheed M.E., Hanushek E.R. (1994) Concepts of educational efficiency and effectiveness. In: Husén T., Postlethwaite T.N. (eds) International Encyclopedia of Education, 2nd Ed., Volume 3, Pergamon, Oxford: 1779-1784; Hanushek E.A. (1997) Assessing the effects of school resources on economic performance, Education Evaluation and Policy Analysis, 19(2): 141-164

Appunti per intervenire sui servizi universitari per il diritto all’apprendimento 4

l’erogazione del singolo insegnamento, ma continua negli anni, durante e dopo la frequenza ai corsi e l’assimilazione del sapere, finché l’apprendimento non comincia a dare frutti concreti.

Non v’è dubbio che una visione del tipo delineato è molto più complessa e impegnativa per l’università rispetto a quella basata sui servizi per il diritto allo studio – i quali restano la spina dorsale dell’intervento economico pubblico –, tuttavia è l’orientamento cardinale che l’università deve seguire per diventare un generatore di capitale sociale e di capitale umano.

Questa è la strada suggerita anche dall’EUA – l’Associazione delle università europee –, la quale, riflettendo sul rapporto esistente tra la qualità della formazione universitaria e i servizi agli studenti, propone programmi e attività che, in una visione strutturata, possono accrescere i risultati accademici e il benessere degli studenti2. Strada che è seguita da molte università europee.

L’EUA ha catalogato i servizi per l’apprendimento in quattro grandi categorie e in subcategorie. Le macro-categorie sono le seguenti.

1. Consulenza e orientamento. Questa categoria comprende i servizi, o le aree di servizi, di: (i) assistenza psicologica, (ii) sviluppo della salute mediante formazione alla salute sessuale, alla difesa dalle droghe, alla nutrizione consapevole e all’orientamento al benessere in generale, (iii) Orientamento in uscita verso il lavoro e job placement per laureandi e laureati, (iv) mentoring3, e tutoring4, (v) consulenza legale e procedurale, in genere svolta da uno o più “difensori civici” (ombudsman) di ateneo.

2. Servizi di supporto materiale alla vita di tutti i giorni degli studenti, che comprendono: (i) aiuto finanziario, ivi incluso il servizio d’intermediazione per prestiti sull’onore, (ii) tutela sanitaria per problemi medici, dentali e mentali, sia preventiva che curativa, (iii) supporto alla disabilità mediante trasporti, traduzione di testi in Braille, traduzione simultanea per non-udenti, ecc., (iv) alloggi e mense; (v) assistenza all’infanzia per gli studenti con figli piccoli, programmi specifici per famiglie, sussidi per bisognosi e altri supporti non tradizionali.

3. Servizi di supporto a carattere accademico, tra i quali: (i) supporti informativi e fisici per studenti internazionali, in entrata e in uscita, (ii) assistenza all’uso della tecnologia per la formazione e per l’informazione a distanza, (iii) biblioteche, database di dati e database bibliografici, risorse

2 European University Association (2003) Developing an Internal Quality Culture in European Universities: Report on the Quality Culture Project 2002-2003, European University Association, Socrates, Brussels. 3 Il mentoring fa riferimento alla relazione di guida e protezione che si instaura tra un soggetto con maggiore esperienza e rilievo socio-culturale (mentor) e uno con minore esperienza (protégé). 4 Il tutoring è l’attività di accompagnamento, svolta da un tutor, di allievi di un corso di formazione o di appartenenti ad una comunità di formazione, nel processo di apprendimento.

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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elettroniche e altri strumenti per l’apprendimento, (iv) servizi e strumenti (tra l’altro, test psicometrici) per l’autovalutazione e l’acquisizione di competenze di base e di metodi di studio, (v) centro linguistico, (v) orientamento durante il primo anno, consistente in informazioni sui corsi e sulle opportunità di interazione con i docenti, l’amministrazione universitaria e la convivenza con gli altri studenti, nonché su alloggi e altri supporti materiali per chi vive fuori sede, (vi) attività di coordinamento delle pari opportunità educative per gruppi di studenti che hanno bisogno di supporti particolari, (vii) formazione dei tutor junior (ossia di studenti deputati a dare aiuto ai loro pari) nella forma di suggerimenti per corsi ed esami e di supporto pratico per superare le difficoltà del percorso formativo.

4. Servizi non accademici, che comprendono: (i) sport e attività ricreative, (ii) supporto culturale a gruppi religiosi, razziali o etnici, (iii) centro socio-culturale in grado di organizzare attività ed eventi sociali e culturali, (iv) trasporti dentro e fuori delle strutture, mappe e segnali per l’orientamento “geografico” dentro le strutture universitarie, (v) sicurezza personale e dei mezzi dentro l’università.

Il convegno, del quale questa tavola rotonda costituisce il momento di riflessione politica, aveva per tema le preferenze degli studenti universitari in materia di servizi all’apprendimento in una prospettiva gestionale centrata sullo studente.

Nel convegno si è detto che tali servizi - seguono lo studente da quando manifesta la volontà di iscriversi all’università

a quando, dopo la laurea, inizia lui stesso ad essere produttivo. Un tale compito richiede un sistema informativo di ateneo continuo, specifico ed integrato. Continuo perché deve permettere il collegamento di dati e informazioni concernenti ogni contatto tra studente e servizi5. Specifico perché deve essere orientato a far capire che cosa è successo nei contatti e come è possibile migliorare i servizi per essere più efficaci. Integrato perché i servizi di riferimento sono numerosi, collocati sia dentro che fuori dell’università, gestiti da istituzioni diverse ed orientate a funzioni diverse. Per esempio, si pensi alle funzioni lavorative degli studenti e dei laureati, in merito alle quali si possono trovare informazioni presso le università o loro consorzi (indagini sui laureandi, indagini sui laureati), presso gli organi del Ministero del Lavoro (Comunicazioni obbligatorie di aziende ed enti raccolte dai centri per l’impiego), del Ministero dell’Economia (dichiarazioni dei

5 L’Università di Padova ha impiantato un proprio sistema informativo che segue lo studente dal primo contatto con l’Ateneo per pre-iscriversi fino a quando, conseguito il titolo, entra nel lavoro e vi svolge la sua carriera, conseguendo redditi. Il sistema informativo consiste nella registrazione di dati amministrativi e nella rilevazione di dati di indagine ottenuti direttamente dagli studenti.

Appunti per intervenire sui servizi universitari per il diritto all’apprendimento 6

redditi), presso associazioni o organizzazioni private (richieste di lavoro, lavoro interinale, altro) e, non da ultimo, presso l’Istat e il Sistema statistico nazionale (indagine triennale sui laureati, indagine sui diplomati di scuola superiore);

- volendo essere centrati sullo studente, devono riferirsi alle sue attese, le quali dipendono, a loro volta, dalle caratteristiche, dall’esperienza di fruizione dei servizi, dalla maturazione esistenziale dello studente. Per questo, è necessario che i dati di partenza riguardino non solo i servizi con i quali è entrato in contatto, ma che si cerchi di conoscere, tramite indagini specifiche, le attese di tutti gli studenti e le valutazioni delle esperienze degli studenti fruitori e si cerchi di anticipare gli effetti di medio o lungo periodo (outcome) dei servizi e degli interventi sui singoli. Le attese e le valutazioni degli studenti devono essere rilevate al livello territoriale e ai livelli strutturali dei servizi che permettono la definizione di politiche di miglioramento, possibilmente, non condizionate dalla situazione locale;

- devono essere sottoposti a valutazione, avendo in mente la possibilità di migliorarne la qualità utilizzando i giudizi e i suggerimenti. Si apre a questo punto il dilemma della trasparenza dei giudizi quando questi hanno a che fare con persone. Per esempio, quale pubblicità dare alle valutazioni rilevate presso gli studenti sulla qualità degli insegnamenti universitari stabilito che dietro il nome di un corso è individuabile il nome di un docente? Su questo tema non si è pronunciata neppure la normativa sulla trasparenza emanata dal MIUR (Decreto della Direzione Generale per l’Università 11/6/2008, n. 187), quindi si possono fare solo ragionamenti, rimanendo ancorati all’assunto che la valutazione è necessaria. Partiamo dall’esempio della valutazione della qualità della didattica da parte degli studenti. Gli esiti di questa valutazione – sistematicamente utilizzata per una generica conoscenza statistica interna agli atenei e per rendere il docente auto-consapevole dell’effetto della sua funzione sugli studenti – è stata utilizzata nel 2009 in forma aggregata per ripartire risorse tra le università italiane. Le critiche alla funzione di ripartizione adottata sono state feroci, non perché l’indicatore utilizzato fosse stato concepito in modo sbagliato, bensì perché era stato concepito. L’utilizzazione della valutazione della didattica nel sistema universitario va vista come un segnale affinché non sia presa sottogamba. A noi piacerebbe che gli atenei più consapevoli dessero seguito alla valutazione degli studenti con iniziative forti, volte a superare i casi di inadeguatezza della didattica e a promuovere la qualità e il merito. Per esempio, una giornata dedicata da tutte le facoltà di tutti gli atenei italiani alla restituzione con discussione delle valutazioni degli studenti sulla qualità della didattica può essere un primo modo, senza entrare nel dettaglio del

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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singolo corso, per discutere su come migliorare la didattica. In questo modo, nel rispetto dell’autonomia dei modi di realizzazione, si può restituire significato ad una forma di partecipazione che molti studenti cominciano a considerare tutt’al più un rito. Un altro esempio è la rilevazione dei destini lavorativi dei laureati, che molte università delegano a consorzi (AlmaLaurea, Stella) e che rischiano di diventare vuoti strumenti statistici o addirittura forme di tortura psicologica per il laureato (si pensi a chi, a distanza di anni, non ha un’occupazione, o ha trovato un lavoro per il quale sarebbe stato sufficiente la frequenza della scuola dell’obbligo), mentre dovrebbero essere strumenti per informare sulla qualità della formazione, facendo tesoro dell’esperienza dei laureati. In altre parole, conviene fare meno indagini sui laureati con finalità documentario-statistiche6 e creare più strumenti di comunicazione biunivoca con i laureati per migliorare i corsi e i servizi di facilitazione al lavoro delle università. Un esempio di questa impostazione è la ricerca Agorà dell’Università di Padova7, la quale assume il punto di vista del laureato occupato come quello di un esperto inserito nel lavoro che conosce anche la realtà universitaria, a cui si chiedono giudizi di merito sulle proprie competenze e suggerimenti per il miglioramento della formazione. I giudizi di studenti e laureati devono dunque diventare strumenti per la definizione di politiche in una visione generale delle strutture di erogazione dei servizi, avendo cioè in mente l’avanzamento del sistema universitario nel suo complesso. Per questo, è quasi inevitabile incentivare le buone pratiche e penalizzare quelle cattive. L’autonomia gestionale di un ateneo o di un corso di studi finisce dove le cattive pratiche nocciono agli altri atenei o alla reputazione generale del sistema;

- devono essere ri-progettati tenendo conto dei problemi e dei suggerimenti evidenziati dai fruitori. I fruitori sono le persone titolate a dare giudizi e suggerimenti consapevoli, anche se si sa che i fruitori più assidui sono spesso quelli più critici nei confronti dei servizi utilizzati. Si sa, inoltre, che gli studenti appartenenti a facoltà che danno poco in termini di servizi si aspettano meno di chi studia in facoltà nelle quali si cura ogni aspetto della didattica e si offrono i servizi correlati. Inoltre, i giudizi degli studenti sulla qualità dei servizi sono condizionati dall’ambiente produttivo e sociale nel quale l’università è insediata. È facile, infatti, ipotizzare che i laureati in una regione poco vivace dal punto di vista produttivo reagiscano negativamente

6 L’opportunità di non eccedere nella richiesta di dati e informazioni individuali per ogni episodio, ma di fare ricerche statistiche solo quando è necessario, deriva dal principio della necessità di non molestare la gente con richieste di dati continue e invasive. Nella moderna società dell’informazione, l’infastidire la gente con eccesso di richieste di dati può mettere a repentaglio le indagini serie. 7 Fabbris L. (2010) Il Progetto Agorà dell’Università di Padova. In: Fabbris L. (a cura di) Dal Bo’ all’Agorà. Il capitale umano investito nel lavoro, Cleup, Padova: V-XLVI.

Appunti per intervenire sui servizi universitari per il diritto all’apprendimento 8

nei confronti dell’università che ha dato loro un titolo che possono spendere solo se emigrano. La ricerca che ha dato contenuti al convegno di cui si tratta8 fa riferimento

alle preferenze degli studenti di un’università in relazione ai servizi. La ricerca ha quindi valore per quell’ateneo. Le preferenze per i medesimi servizi potrebbero essere affatto diverse in un altro ateneo con un altri tipi di studenti e altri standard di servizi. La valutazione dei servizi e le attese degli studenti vanno quindi contestualizzate, ossia riferite ai destinatari, alla cultura e all’esperienza locale dei servizi.

I servizi vanno, inoltre, stratificati per categorie predefinite di possibili utenti. Per esempio, ha poco senso progettare tante case se tutti gli studenti risiedono nella stessa città. Le categorie da considerare a se stanti – e che in una indagine possono costituire “strati” dai quali selezionare dei campioni – possono essere le seguenti:

• i disabili. I servizi per questa categoria di studenti, anzi per queste categorie di studenti, poiché ogni disabilità richiede servizi specifici, sono così particolari e così poco numerosi (meno dell’1% degli iscritti) che, in un’eventuale indagine sulle preferenze per i servizi, agli altri studenti non verrebbero neppure in mente.

• Gli stranieri. I servizi per studenti stranieri sono parimenti specifici. Gli studenti che si iscrivono all’università di un altro paese hanno problemi di lingua, di sostegno economico e amministrativo, di inserimento sociale, di partecipazione culturale e religiosa, di alloggi e alimentazione che solo incidentalmente sono fatti propri dagli studenti di origine italiana. Si pensi, per esempio, all’importanza che può avere la dieta e la composizione dei cibi per studenti di fede mussulmana o ebrea. Gli studenti stranieri sono una minoranza in Italia (circa il 2% degli iscritti), però hanno una grande rilievo simbolico nella prospettiva dell’internazionalizzazione degli studi universitari.

• Le matricole. Le difficoltà delle matricole riguardano le scelte iniziali e l’ambientamento nella realtà universitaria. Si tratta di problemi così rilevanti che, in Italia, quasi il 40% delle matricole cambia corso o ateneo, o abbandona l’università entro un anno dall’iscrizione, oppure non riesce a superare alcun esame in un anno. I servizi basilari per le matricole sono l’orientamento in entrata e quelli a sostegno del loro ambientamento. I servizi di orientamento verso l’università sono probabilmente quelli per i quali un intervento di sistema è più urgente e, allo stesso tempo, più difficile. Oggi, il servizio di orientamento di un ateneo mira ad accompagnare le

8 I principali risultati della ricerca sono stati presentati nel volume curato da L. Fabbris (2010) I servizi a supporto degli studenti universitari, Cleup, Padova.

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scelte delle possibili matricole tra le opportunità formative interne all’ateneo, subordinatamente alla volontà degli studenti e delle loro famiglie di spostarsi quanto meno è possibile dalla residenza. Il risultato di queste attività è, nella migliore delle ipotesi, la collocazione ottimale delle matricole nelle strutture formative dell’ateneo prossimo alla loro residenza. È, invece, necessario che si creino strutture, continuiamo a chiamarle “di orientamento” anche se sarebbe più appropriato chiamarle “di informazione e orientamento”, che si attivano a livello almeno regionale per informare gli studenti sulle possibilità di formazione adatte alle loro aspirazioni. Sulla complessa professionalità che devono possedere gli operatori di questi centri diremo nel seguito. Le attività dovrebbero, inoltre, essere mirate al singolo immatricolando; non dovrebbero essere di carattere generale e svolte restando fermi negli uffici, perché, ci si perdoni l’ossimoro, sarebbero attività passive.

• Gli studenti residenti nella città sede dell’università. Nelle sedi universitarie piccole e medie, questa categoria di studenti è la più numerosa. I loro bisogni sono limitati e particolari. Riguardano prevalentemente più fini richieste di apprendimento perché, nella maggior parte dei casi, i residenti non hanno problemi di accesso agli studi.

• I fuori sede, ossia gli studenti domiciliati nella città universitaria e residenti altrove, i quali effettuano spesso un pendolarismo settimanale, tra il luogo di residenza e quello di studio. Le loro necessità assomigliano molto a quelle degli studenti residenti nella città sede dell’università. Nelle sedi universitarie medie e grandi questo insieme di studenti è il più numeroso.

• I pendolari. Gli studenti che si spostano ogni giorno dalla residenza alla città universitaria per frequentare le lezioni rappresentano una quota importante, dal 30 al 40%, degli studenti universitari. Si caratterizzano per una particolare attenzione per i trasporti e gli orari dello studio, e per un interesse quasi nullo per la vita della città ospite.

• I lavoratori-studenti, ossia le persone che studiano pur lavorando. Da non confondersi con gli studenti-lavoratori, i quali sono studenti che, di quando in quando lavorano, i lavoratori-studenti sono le categorie più a repentaglio di troncamento degli studi, e, nei casi in cui riescano a giungere alla meta, il completamento avviene spesso in tempi lunghi e con profitto scolastico spesso inferiore alla media degli altri studenti. Ciò dipende dalla loro difficoltà a seguire le lezioni e a preparare gli esami nei tempi canonici. Le possibilità di apprendimento dei lavoratori studenti sono proporzionali alla loro buona volontà e ai servizi specifici, erogati in orari e attraverso canali fuori dal normale, che l’università mette e loro disposizione. La quota di

Appunti per intervenire sui servizi universitari per il diritto all’apprendimento 10

lavoratori-studenti può raggiungere il 20% degli iscritti all’università italiana.

• I laureandi e i neolaureati. Gli studenti che stanno per laurearsi e quelli da poco laureati sono soggetti ad uno “spaesamento” simile a quello degli immatricolandi e delle matricole. I neolaureati, dopo il conseguimento del titolo, cambiano non solo status accademico, ma, fino al momento dell’occupazione, sono disoccupati, uno status sociale ansiogeno che richiede il massimo supporto possibile dalla struttura formativa di provenienza e dalle strutture extra-accademiche deputate all’inserimento lavorativo e professionale.

• Gli alumni, ossia i laureati o gli ex-studenti di una università o di un collegio. Gli ex-studenti di un’università costituiscono una comunità relazionale nella misura in cui sentono di essere in una relazione empatica con l’università di provenienza. Il collegamento con l’ateneo è talvolta garantito da un’associazione di alumni. In molti casi, non c’è alcun collegamento residuo dopo il conseguimento del titolo, se si escludono i contatti a fini di rilevazione statistica di dati. Si può discutere se questa categoria di (ex) studenti sia da considerare tra quelle che interessano i servizi universitari. In Italia, oggi, l’essere alumni di un’AlmaMater studiorum ha una modesta rilevanza sociale e non impegna emotivamente il laureato9. Tuttavia, la propensione a rinforzare questi collegamenti sarà più forte anche in Italia se l’autonomia universitaria porterà ad una maggiore concorrenza tra atenei. La concorrenza richiederà alle università investimenti per potenziare la loro reputazione in patria e fuori, e non è da escludere che le migliori università chiamino in causa i propri alumni più fortunati. Introduciamo ora alcune riflessioni propositive tratte dai commenti alla

ricerca sulle preferenze degli studenti dell’Università di Padova. La capacità di orientare gli studenti può essere considerata un’espressione

della cultura organizzativa dell’istituzione. Tra l’altro, la qualità dell’orientamento partecipa in modo determinante alla soddisfazione dello studente per gli studi universitari10.

L’orientamento dovrebbe essere strategico nella visione, imparziale e non-invasivo nei modi di erogazione. Strategico perché quello in entrata all’università, quello in itinere (tutorato) e quello in uscita sono uniti dal filo rosso del bisogno che

9 È noto, invece, che, per i laureati di alcune università o college nordamericani, la condizione di alumnus è emotivamente e concretamente impegnativa nei confronti della comunità degli altri alumni e dell’Alma Mater studiorum. 10 Narver J., Slater S. (1990) The effect of a market orientation on business profitability, Journal of Marketing, 54: 20-35.

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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gli studenti hanno di sapere quali sono le traiettorie professionali e di vita che sono loro aperte in funzione delle competenze associabili a ciascun corso, congiuntamente alle scelte possibili prima del conseguimento del titolo di studio (stage e tirocini, periodi di studio all’estero). Imparziale e non invasivo perché – pur non escludendo la possibilità che l’ateneo svolga separatamente azioni di marketing volte ad illustrare le qualità delle proprie strutture formative – lo studente va informato sulle possibilità esistenti e sulle conseguenze probabili e le scelte restano una sua prerogativa e responsabilità.

Come sostengono Fabbris et al. (2009), dalle loro analisi delle preferenze degli studenti padovani si avverte11 “univoca la volontà degli immatricolandi, degli studenti e dei neolaureati di compenetrarsi con il mondo del lavoro mediante lo scambio di informazioni, l’ascolto di esperti-orientatori e di persone significative del mondo del lavoro e della produzione, la realizzazione di uno stage prima o dopo il conseguimento del titolo, o altre esperienze di inserimento nel lavoro anche durante la vita da studente”.

Non ci è dato sapere se questa propensione degli studenti per collegamenti intrecciati tra scelte di corso di studi, di ateneo, di insegnamenti opzionali, di partecipazione a stage presso imprese, fosse così forte anche nel passato, oppure se sia conseguenza dell’emergere negli studenti del bisogno di possedere un quadro di riferimento, completezza che anche il sistema universitario auspica sia presente nell’offerta formativa degli atenei. Negli USA, che si possono considerare un paese nel quale la formazione terziaria più si avvicina al modello di mercato (contrapposto al modello pianificato e finanziato dallo Stato), si sostiene che informazioni disaggregate e dettagliate, che aiutino lo studente a valutare se un corso di studi è adatto per lui, sono molto più utili dei ranking qualitativi dei college per aiutarlo nelle sue decisioni strategiche12. È comunque un fatto che le scelte degli studenti hanno oggi un orizzonte temporale più ampio di un tempo e che gli studenti vorrebbero poter scegliere in modo ancor più consapevole.

Ciò richiede la definizione di mirate e raffinate competenze e la presenza nelle università, o in appositi uffici fuori delle università13, di nuove figure 11 Fabbris L., Boccuzzo G., Martini M.C., Roncallo A., Vanin C. (2009) Bisogni di servizi e organizzazione esistenziale degli studenti dell’Università di Padova. In: Fabbris L. (a cura di) I servizi a supporto degli studenti universitari, Cleup, Padova: 1-52. 12 Dill D. (1995) Accreditation, assessment, anarchy? The evolution of academic quality assurance policies in the United States, Institutional Responses to the Quality Assessment Conference, 4-6 December 1995, CERI/IMHE, OECD, Paris. 13 Cave et al. (1997), intravedendo nei comportamenti dei paesi che hanno sistemi di istruzione superiore una tendenza a spostare l’equilibrio, nel progettare le proprie attività, da un regime centralizzato ad uno in cui ci si fida delle forze di mercato e dei finanziamenti privati, chiamano questo sistema quasi-market (Cave M., Hanney S., Henkel M., Kogan M. (1997) The Use of Performance Indicators in Higher Education. The Challenge of the Quality Movement, 3rd edition, Jessica Kingsley Publ., London)

Appunti per intervenire sui servizi universitari per il diritto all’apprendimento 12

professionali interdisciplinari in grado di mettere insieme saperi così diversi, come la conoscenza dell’offerta formativa in ambito almeno regionale, la connessione tra la formazione accademica e gli ambiti possibili dello sviluppo professionale dei laureati, la collocazione delle professionalità in uscita dalle università sullo sfondo degli scenari produttivi locali e internazionali, attuali e nel futuro prossimo, i possibili effetti sulla carriera di eventuali integrazioni formative dopo la laurea.

Questa nuova professionalità richiede importanti investimenti sia da parte del sistema universitario, sia delle singole regioni. Richiede, inoltre, il superamento dei particolarismi disciplinari che hanno alimentato il disorientamento degli studenti e la pochezza del tutorato, le cui conseguenze più evidenti sono gli abbandoni degli studi e i ritardi nel conseguimento del titolo, due tra le caratteristiche più esecrabili del sistema universitario italiano.

Gli studenti, evidenziando la necessità di una presentazione competente e comprensibile della realtà universitaria a coloro che stanno per iscriversi, escludono la possibilità che la capacità di spiegazione e di interazione degli universitari sia fungibile con conoscenze di massima – come sono considerate quelle degli orientatori della scuola superiore – oppure con conoscenze che saltano lo snodo universitario riferendosi direttamente al mondo della produzione o del lavoro – come possono essere le testimonianze di imprenditori, loro rappresentanti, ordini professionali, dirigenti pubblici, sindacalisti –.

Quantunque sia fuor di dubbio che la capacità informativa e l’assiduità dei contatti con i professori-orientatori della scuola superiore sono un valore aggiunto per lo studente che sta decidendo del proprio futuro, la specializzazione mediante formazione specifica di questi insegnanti, soprattutto in funzione del collegamento tra formazione e lavoro, è una necessità ineludibile. Anche su questo dovrebbero investire le università, le regioni e il MIUR.

Oltre che informazioni per orientarsi, gli studenti chiedono all’università di essere un luogo, un promotore ed un erogatore di relazioni. Le relazioni che gli studenti chiedono di poter intrattenere riguardano gli altri studenti, al fine di socializzare tra pari, ma anche con i docenti e con eventuali figure di assistenza alla didattica, al fine di trarre conoscenza scientifica e supporto motivazionale allo studio.

Per quanto concerne i criteri di attuazione del tutorato, vale a dire dell’orientamento in itinere, gli studenti che l’hanno utilizzato sono concordi che quello basato sui tutor junior, vale a dire su pari, è debole. Indubbiamente, esiste un problema di preparazione dei tutor, tuttavia, la loro attività dura, di norma, un anno, quindi mancheranno in ogni caso di esperienza specifica. La stessa proposta di dare un ruolo alle associazioni studentesche lascia freddi gli studenti. La richiesta generalizzata degli studenti che hanno fruito del servizio di tutorato è che sia un

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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docente – e in seconda ipotesi un assistente o un dottorando14 – a fungere da tutor per i propri problemi di apprendimento.

Lo studente che ha bisogno di supporto individuale chiede dunque che sia un professore ad aiutarlo, integrando con un rapporto diretto, fuori orario e su appuntamento, i tradizionali canali della lezione e del ricevimento-studenti, e non uno studente più anziano che ha il solo merito di aver superato quell’esame. Attraverso questa richiesta gli studenti non solo negano l’efficacia di ciò che è stato fatto finora, ma chiedono di avere una premura istituzionale che li guidi e li motivi all’apprendimento.

È difficile dire se la richiesta degli studenti sia quella più efficace. È però altrettanto difficile negarne la legittimità. L’Istituzione universitaria non può ignorare questa richiesta, quantunque se ne percepiscano le pratiche difficoltà. Il tutorato è una funzione da curare, per i riflessi diretti sull’apprendimento degli studenti. Chissà che la fantasia degli amministratori del Sistema universitario, coniugata con le conseguenze della riduzione dei corsi, non riesca a trovare una via d’uscita congrua al problema posto dagli studenti.

Come suggeriscono Fabbris et al. (2010), gli studenti auspicano che “qualora non possano, lavorando o dovendo accudire alla famiglia, essere in facoltà negli orari normali, (di) essere ricevuti su appuntamento e di poter registrare le lezioni o, meglio ancora, di poter accedere on-line a registrazioni delle lezioni effettuate dall’università. Per scambi con la struttura erogatrice di servizi di supporto, chiedono di poter utilizzare sistematicamente Internet”.

La comunicazione attraverso Internet è individuata dagli studenti come il modo normale di espletare a distanza, e compatibilmente con i propri tempi di vita, le pratiche burocratiche per le quali ora si recano presso le segreterie ed anche per avere informazioni sui corsi, conoscere le opportunità di studio, di arricchimento culturale, di attività sportive, ricreative o sociali, e così via.

In tale ipotesi, il portale dell’università è la bacheca ideale degli studenti per ogni comunicazione da e verso i servizi, da e verso il territorio. Vi dovranno essere visibili gli orari e i cambiamenti di orario, vi si troveranno le eventuali dispense delle lezioni e le registrazioni delle lezioni autorizzate dai docenti, le comunicazioni con altri studenti, con docenti e con il personale degli uffici. Nelle università americane, vi si trovano anche le offerte di appartamenti e di stanze da condividere, i libri usati posti in vendita, persino la compravendita di mobili di chi cambia casa.

14 I professori hanno un ruolo carismatico nel processo di apprendimento dello studente. Lo studente si nutre della conoscenza dal professore, ne viene potenziato (empowered), quantunque sia forte il suo potere contrattuale (con la valutazione di fine corso, con la possibilità di cambiare corso). Si veda a questo proposito: Morley I. (2001) Producing new workers: Quality, equality and employability in higher education, Quality in Higher Education, 7(2): 131-138.

Appunti per intervenire sui servizi universitari per il diritto all’apprendimento 14

Nell’informare gli studenti circa i servizi, bisogna mettere in conto che gli studenti, non diversamente dalla maggior parte degli utenti, s’informano sui servizi solo quando ne hanno bisogno. La strategia basilare è, quindi, quella di ridurre l’incertezza dell’immatricolando o dello studente iscritto quando ne ha bisogno, ordinando le informazioni pertinenti e adottando un linguaggio piano e non tecnico, possibilmente anche in lingua veicolare per gli aspiranti studenti di altri paesi. Le informazioni dovrebbero essere accessibili anche a chi non conosce, se non vagamente, la realtà configurata.

I portali delle università, ed eventualmente quelli delle facoltà, svilupperanno dei grandi campus virtuali e trasparenti, che saranno resi accessibili agli studenti da qualsiasi luogo. Per buona parte delle università, anche per merito della buona prassi avviata dal decreto del MIUR sulla trasparenza riguardo la didattica (DM 31/10/2007 n. 544), tutto ciò potrà presto essere un’abitudine generalizzata e si porrà il problema di far transitare sempre nuovi servizi attraverso la rete telematica.

Le università che vogliono mantenere contatti diretti individuali con i propri laureati avvertono, tra le altre cose, la necessità di assicurare loro una propria casella di posta elettronica gratuita per molti anni dopo il titolo, forse anche per la vita. Per l’università, si tratta di un impegno, tutto sommato, modesto, dato lo sviluppo dell’informatica nella memorizzazione di dati. Sono, invece, gli studenti che userebbero poco la casella e-mail dell’università dopo il conseguimento del titolo, considerato che la usano poco anche durante il periodo degli studi.

Ritorna allora a galla la necessità che tra l’AlmaMater studiorum e i suoi laureati si crei quell’empatia che nei college americani porta alla creazione dell’associazione degli ex studenti. Se vi fosse empatia, questa opportunità potrebbe essere colta dai laureati con entusiasmo maggiore di quello che si constata oggi. Nelle università-esamificio, invece, i pochi legami creati durante gli studi si smorzano subito dopo il titolo. Molti credono che la quantità e la forza dei legami che l’università conserva con i propri laureati siano all’incirca proporzionali alla qualità dei servizi offerti durante gli studi.

Il sostegno materiale alla vita quotidiana degli studenti è l’obiettivo che impegna la parte più cospicua delle risorse investite dalle università e dalle amministrazioni locali e regionali italiane. L’impegno deriva dalla consapevolezza – socialmente condivisa e sancita dalla Costituzione repubblicana – che l’istruzione superiore è un diritto dei giovani meritevoli e che le famiglie a basso reddito non sarebbero in grado di far studiare i figli senza una riduzione dei costi dello studio.

Il sollievo economico è tale da permettere gli studi, se lo studente bisognoso ottiene risultati scolastici almeno discreti. La letteratura più moderna e i rappresentanti degli stakeholder presenti alla tavola rotonda, il cui intervento è descritto nel seguito, concordano tuttavia che l’università dovrebbe offrire sostegno economico non solo a chi manca di mezzi familiari per mantenersi allo studio, ma

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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anche a coloro che intendono costruire la propria vita investendo proprie sostanze, senza dover attingere alle disponibilità familiari.

Gli studenti dovrebbero, cioè, poter disporre di un budget sufficiente a renderli autonomi nel pagamento delle tasse e nella frequenza agli studi. Lo strumento tecnico è il prestito sull’onore, consistente in un prestito di una banca ad uno studente con la garanzia dell’università e da rifondere dopo la conclusione degli studi. Non solo ci sono ritrosie delle banche, corroborate dal difficile momento economico, ma ci sono anche ritrosie delle università e degli studenti. Questi ultimi chiedono, infatti, prestiti con frequenze persino inferiori alla disponibilità degli enti a concedere loro fiducia e garanzie.

In alcune università, con frequenze differenziate per facoltà (si vedano a questo proposito Monari e Stracqualursi15, 2010, e Catalano nel seguito del volume), gli studenti accedono al credito garantito dall’università, dimostrando così che, là dove si combinano virtuosamente ambiente sociale e attese di occupazione, gli studenti si considerano persone in grado di gestire somme, ottenute con un prestito di lungo periodo, e di decidere le proprie strategie di vita in autonomia dalla famiglia di origine e da altre dipendenze strutturali. Una volta di più, una parte degli studenti dimostra di avere una visione esistenziale strategica e una – indistinta ma convinta – idea della propria funzionalità sociale.

Gli studenti dediti alla goliardia e alla bella vita sono, almeno in termini relativi, un ricordo del passato. Certo, gli studenti sono giovani e vogliono divertirsi, ma sono generalmente seri e volonterosi. Chi non frequenta le lezioni, lavora o fa assistenza a persone che ne hanno bisogno. Gli studenti spesso “pendolano” sulla sede universitaria dai comuni raggiungibili giornalmente con i mezzi pubblici. Anche quando avanzano proposte apparentemente bizzarre, come quella di tarare gli orari di lezione sull’orario dei mezzi pubblici, o quella di ampliare i parcheggi per le auto (le proprie) in prossimità delle aule dove si tengono le lezioni, mostrano di avere in mente soprattutto la frequenza ai corsi. Lo studio è il riferimento primario delle proposte di intervento avanzate dagli studenti.

Gli studenti danno importanza alla possibilità di accesso gratuito al materiale didattico (appunti, dispense e registrazioni delle lezioni su Internet), al fine di poter superare l’esame evitando l’acquisto dei libri di testo16. Se queste richieste siano condivisibili, sia per quanto riguarda la realizzabilità e sia per le conseguenze sul piano educativo, è un tema che lasciamo aperto, però dà il segno di 15 Monari P., Stracqualursi L. (2009) Una nuova visione del diritto allo studio. L’esperienza dell’Università di Bologna. In: Fabbris L. (a cura di) I servizi a supporto degli studenti universitari, Cleup, Padova: 221-244. 16 Fabbris et al. (2009) mostrano che gli studenti, in linea con l’auspicio studentesco di superare l’acquisto dei libri di testo, non manifestano alcun apprezzamento per i corsi i cui docenti ne hanno prodotto uno di proprio. Gli studenti si lamentano dell’assenza del libro di testo se non possono accedere alle dispense o se le dispense sono troppo sintetiche.

Appunti per intervenire sui servizi universitari per il diritto all’apprendimento 16

come l’apprendimento sia l’obiettivo centrale della maggior parte degli studenti, anche se il complesso degli studenti mostra di essere un insieme di monadi che, per la maggior parte, non hanno bisogni economici fondamentali, ma che, forse proprio in contrapposizione a questo benessere, vogliono dimostrare di saper prendere decisioni in autonomia e trovare una propria via per affermarsi tramite lo studio.

Un’altra cosa vale la pena precisare: gli studenti non chiedono all’università di organizzare il loro tempo libero. Non solo perché tengono distinto il tempo dello studio da quello libero dallo studio, ma anche perché ritengono che l’università non sia appropriata per tale compito. L’università è il luogo dello studio ed è rispettata per quel ruolo. Un’università che s’impegnasse nell’organizzare manifestazioni che vadano oltre la mera socializzazione tra studenti rischierebbe una lesione d’immagine. In ogni caso, l’università ha così tante funzioni da svolgere per favorire l’apprendimento degli studenti che il curarsi delle funzioni ricreative sarebbe un’esondazione istituzionale.

Nella ricerca su Padova è stato appurato che il tipo e l’intensità delle richieste studentesche sono correlati con le caratteristiche degli studenti. Su un estremo di una scala ideale di partecipazione alla vita universitaria ci sono gli studenti frequentanti, i quali esprimono interesse per tutto ciò che può migliorare le loro già buone capacità di apprendere e socializzare dentro l’ateneo e la città. Sull’estremo opposto, ci sono gli studenti con famiglia e i lavoratori-studenti, che l’università vedono da lontano ed episodicamente, non possono frequentare le lezioni se non nella forma e-learning o registrate, e hanno un bisogno acuto di mantenere i legami con i docenti e con l’amministrazione universitaria.

Se si vuole che possa completare gli studi chi lavora, o ha una famiglia propria, o accudisce un famigliare in difficoltà, va trovato il modo affinché mantenga saldi legami con l’università. Gli stessi pendolari, che si sacrificano ogni giorno per spostarsi dalla residenza alla sede universitaria e viceversa, vivendo le strutture universitarie da dentro, non sono così a rischio di rescissione improvvisa dei legami con l’università quanto sono gli studenti che non frequentano.

Da quanto tratteggiato in modo impressionistico, emerge ripetutamente che i servizi a sostegno dell’apprendimento devono porre lo studente al centro delle decisioni strategiche e dei comportamenti gestionali. Lo studente è il portatore d’interessi primario e il crocevia centrale delle funzioni sociali dell’università.

Un servizio è gestito con riferimento allo studente se le scelte e le attività realizzate mirano a raggiungere l’efficacia del servizio, vale a dire soddisfano gli obiettivi per cui è stato creato, e non mirano solo all’efficienza gestionale, ossia alla minimizzazione delle risorse impiegate per raggiungere gli obiettivi e alla corretta combinazione delle variabili intrinseche al processo realizzativo.

Non si vuol dire con questo che il solo obiettivo da raggiungere nella erogazione dei servizi sia l’efficacia, e che l’efficienza non conta, ma che è

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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necessario raggiungere l’equilibrio tra il superamento degli standard di risultato predefiniti e la gestione efficiente, in termini economici e organizzativi, dei processi di gestione.

Se si antepone ad ogni altro obiettivo il conseguimento dell’efficacia dei servizi per l’apprendimento, si pone al centro del servizio il destinatario dello stesso, lo studente, il quale va coinvolto sia nelle scelte strategiche, sia nella gestione e nella valutazione dei risultati che lo riguardano. Senza demagogia e cum grano salis. Per esempio, il coinvolgimento degli studenti nelle scelte strategiche può avvenire tramite le rappresentanze negli organi accademici, e così pure il coinvolgimento nella gestione. Nei paesi del Centro e Nord Europa e in Nordamerica il coinvolgimento degli studenti è complessivo, poiché si permette che siano loro stessi a gestire mense e canteen, informazioni sugli alloggi, rivendite di gadget dell’ateneo, e numerose altre attività del campus.

Un aspetto da sottolineare è quello della progettazione e della valutazione dei servizi con la partecipazione propositiva degli studenti. Questo già si realizza anche nel sistema universitario italiano: gli studenti valutano la qualità della didattica esprimendo voti e suggerimenti su vari aspetti di ogni insegnamento, valutano alla fine del corso di studi anche alcuni aspetti dell’organizzazione della didattica nella facoltà e nell’ateneo e la vita nella città. In alcuni atenei, valutano la didattica complessiva del corso di studi frequentato alla fine di ogni anno o di ogni semestre. Chi completa un periodo di permanenza all’estero o in un’impresa, spesso compila un questionario di valutazione dell’esperienza e suggerisce miglioramenti.

La misura della student satisfaction è una forma di coinvolgimento a posteriori, ma è un implicito riconoscimento del ruolo dello studente riguardo ai servizi universitari. Allo studente, quale unico destinatario dei servizi, si chiede di valutare l’esito della fruizione.

Politiche di programmazione e gestione centrate sullo studente sono auspicabili per ogni servizio, sia quelli volti a soddisfare il diritto allo studio, sia quelli inerenti al più ampio obiettivo dell’apprendimento.

I servizi universitari hanno la forma di risorse finanziarie e fisiche rese disponibili, di persone che mettono a disposizione le loro competenze per interagire, di attività nelle quali lo studente può inserirsi. La qualità dei servizi è collegata alla qualità del lavoro di chi vi opera. Modifiche strutturali di ampia portata – quali sono quelle inerenti ai servizi per gli studenti secondo la visione qui abbozzata – richiedono investimenti in cultura e formazione del personale.

L’innovazione nell’offerta di servizi e la formazione del personale finalizzata alla qualità dei servizi dovrebbero essere promosse dal sistema universitario, proprio perché l’esperienza nella formazione del personale insegna che i cambiamenti nei servizi non seguono immediatamente gli interventi: le strutture burocratiche oppongono resistenza al cambiamento e ogni operatore, dirigenti

Appunti per intervenire sui servizi universitari per il diritto all’apprendimento 18

compresi, trascina a lungo il proprio retaggio culturale e fatica a cambiare i propri comportamenti se il contesto non evolve nella stessa direzione.

Innovazione e qualità dei servizi sono dunque indicatori della qualità del sistema formativo universitario. Si tratta di concetti relativi, difficilmente comparabili in realtà e tempi diversi. Le attese degli studenti crescono velocemente. Servizi di frontiera diventano attese imprescindibili dal momento in cui la maggior parte del sistema universitario li fa propri. Addirittura, nelle università che danno di più, si creano attese per nuovi servizi persino superiori a quelle delle istituzioni che danno meno.

Quindi, credere di ottenere un vantaggio competitivo sulle altre università con il solo aiuto della tecnologia e con la moltiplicazione dei servizi è illusorio. Le università devono cercare continuamente nuove vie per re-inventare se stesse, non (solo) a fini di marketing ma per il soddisfacimento pieno delle proprie finalità istituzionali. Per questo, devono essere in costante empatia con i propri studenti, devono “tenere di continuo il dito sul polso degli studenti”. Parimenti, devono capire i problemi, il sentimento di condivisione e il grado di realizzazione del personale.

Insomma, amministrare una struttura universitaria, sarà sempre più difficile, a meno che l’amministratore non acquisisca la mentalità che il fine dell’istituzione è di “cercare di educare invece che solo amministrare, mirare all’interdipendenza invece all’indipendenza, apprendere invece che solo insegnare e soddisfare bisogni, migliorare continuamente ciò che fa, creare esperienze memorabili, coerentemente con la propria visione dei servizi17”.

17 Fabbris L. (2009) Servizi per studenti universitari. In: Fabbris L. (a cura di) I servizi a supporto degli studenti universitari, Cleup, Padova: IX-XXIV.

Come limitare il fenomeno degli studenti che non concludono gli studi

entro il periodo previsto?

Guido Scutari Università degli studi di Padova

I servizi di sostegno agli studenti universitari sono diventati un importante fattore nelle possibilità di sviluppo delle università, perché l’onere finanziario necessario al mantenimento lontano da casa e la carenza di strutture di supporto abitativo e finanziario possono spingere lo studente e la sua famiglia a scegliere l’iscrizione alla sede universitaria più vicina e non a quella ritenuta ottimale per il futuro del giovane.

Il concetto di sostegno agli studenti è cambiato parallelamente all’evoluzione che negli ultimi decenni ha coinvolto le università cambiando completamente l’offerta didattica e quindi le caratteristiche culturali e finanziarie della popolazione che vi accede ma, a parte alcune lodevoli eccezioni, non sono stati di pari passo adeguati quantitativamente e qualitativamente i servizi necessari a garantire a tutti gli studenti la possibilità di frequenza a condizioni che favoriscono uno studio proficuo.

Si è infatti passati dalla visione tradizionale, puramente assistenziale, anzi potremmo dire di sopravvivenza per i pochi studenti privi di mezzi ma meritevoli, come peraltro indica la Costituzione, ad una visione più ampia, di offerta di strutture parallela a quella didattica, idonea a garantire la mobilità dello studente e quindi la sua possibilità di scegliere i corsi che ritiene più opportuni, nella sede più adeguata, per ottenere le competenze che sente più necessarie per costruire il proprio futuro senza condizionamenti logistici.

Tra i meno giovani, non c’è chi non ricordi come, alcuni decenni or sono, nell’università per pochi benestanti, ai tempi della goliardia, avesse rilievo la mitica figura, circonfusa di una sorta di aura gloriosa per gli altri studenti e fonte di preoccupazione per i genitori, del “fuori corso”, con il tesserino ormai coperto in ogni angolo dai timbri degli anni accademici, detti “bolli”, che testimoniavano il suo inesausto tentativo di non abbandonare la spensierata giovinezza per inoltrarsi nel mondo del lavoro.

Eh già, spensierata giovinezza e ingresso nel mondo del lavoro: due possibilità delle quali solo la seconda era comune a tutti, dato che per la maggior

Come limitare il fenomeno degli studenti che non concludono gli studi entro il periodo previsto?

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parte dei giovani la prima semplicemente non esisteva dopo i 18 anni per i più fortunati o i 14 per i meno fortunati.

La società d’oggi è molto diversa da quella appena tratteggiata. Le lauree triennali hanno avvicinato agli studi universitari molte persone che con i vecchi ordinamenti non avrebbero nemmeno tentato l’avventura e la figura del vecchio “fuori corso” è finita in soffitta, tuttavia non sono scomparse le difficoltà connesse con il frequentare un corso di istruzione superiore. Difficoltà culturali ed economiche che provocano ritardi nella conclusione degli studi, spesso di durata contenuta, ma che rappresentano, in ogni caso, un onere per il singolo e, soprattutto, per la società. Non va, infatti, dimenticato che il costo reale di uno studente è coperto solo in piccola parte dalle tasse universitarie e il rimanente è a carico del bilancio pubblico.

È, dunque, interesse di tutti comprendere le cause di questi ritardi e cercare di porvi rimedio con opportuni supporti finanziari e logistici. Spesso il problema è proprio qui: le provvidenze di sostegno devono essere “opportune” ma le cause non sono uniformi e quindi, nell’ovvia impossibilità di fornire a tutti gli studenti interventi personalizzati, devono almeno essere identificati insiemi coerenti di studenti ai quali indirizzare i provvedimenti di aiuto in modo mirato.

Ad esempio, una delle cause più comuni di prolungamento degli studi è la necessità di lavorare prima del completamento degli stessi, ma sono peculiari le esigenze di chi abbia un lavoro a tempo pieno, che quindi non ha importanti problemi finanziari, bensì di frequenza, per mancanza di tempo o incompatibilità di orari, e necessita quindi di supporti didattici come corsi serali o via web, ordinamenti part-time, dispense sintetiche ma complete e a basso costo, disponibilità dei docenti a colloqui in momenti opportuni.

Esigenze queste diverse da quelle di chi percepisce una borsa di studio la cui esigua entità, in rapporto ad un costo della vita in costante aumento, in molti casi obbliga l’interessato ad integrarla con piccoli lavori saltuari o addirittura a trovare entrate, non avendola percepita per mancanza di fondi o avendola percepita in grande ritardo. In questo caso, il supporto dovrebbe essere di tipo prevalentemente finanziario e, come si è visto i “prestiti d’onore” non hanno risolto, ma nemmeno solo alleviato, il problema. Purtroppo, le continue riduzioni della dotazione finanziaria degli atenei non lasciano molto spazio ad interventi locali.

Un’altra necessità di sostegno è rappresentata dalle lacune culturali che rendono faticoso l’avvio degli studi provocando ritardi che poi lo studente si trascina per tutto il corso di studi. In questi casi, sarebbe necessario fornire allo studente la possibilità di colmare queste lacune attraverso corsi di recupero in orari opportuni o anche via web, preferibilmente senza l’onere dell’esame classico ma con il supporto di un tutor che garantisca la buona riuscita del recupero.

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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Ma chi è il tutor? In questo campo, i fraintendimenti sono frequenti e spesso sono usati termini come, appunto, tutor e orientamento con significati diversi a seconda delle sedi o delle persone responsabili di questi servizi.

Orientamento è il termine più controverso perché con questa parola spesso si intende anche l’informazione che la precede. Entrambe hanno fini e modi di esprimersi diversi secondo che si rivolgano agli studenti che stanno entrando all’università, a quelli in itinere o ai laureandi e laureati per l’ingresso nel mondo produttivo.

L’informazione, infatti, fornisce indicazioni competenti e notizie certe sulle caratteristiche dei corsi in termini di organizzazione, impegno temporale, difficoltà e conoscenze di base necessarie, nonché sulle facilitazioni logistiche e finanziarie che la sede offre agli studenti in entrata. Dà indicazioni sulle possibili soluzioni amministrative a problemi che si possono creare durante il corso, come quelli relativi a piani di studio, recupero di crediti ottenuti in caso di cambio di corso, o a problemi di tipo finanziario, relativi all’entità e alle modalità di corresponsione dei contributi studenteschi o all’ottenimento di borse di studio. Infine, fornisce indicazioni e collegamenti con il mondo del lavoro o con le offerte di corsi post lauream per una migliore specializzazione o per un aggiornamento in settori specifici.

L’orientamento andrebbe invece visto come un’attività volta a fornire dei criteri con l’aiuto dei quali l’interessato possa valutare le proprie possibilità e competenze per arrivare ad una scelta ponderata sulla scorta delle informazioni che ha ottenuto e quindi possa autonomamente raggiungere una decisione per lui utile in modo autonomo ma con il supporto delle strutture alle quali si è rivolto e può continuare a rivolgersi in futuro. Anche questo è un tipo di sostegno che, quando non possa essere offerto a tutti come supporto personalizzato, deve essere adattato alla tipologia di gruppi omogenei di utenti.

Ne deriva che anche gli operatori devono, o dovrebbero, agire in modo diverso nelle varie fasi di esame delle opzioni possibili perché diverse sono le caratteristiche di ciascuno da valutare per operare una scelta oculata del corso di studio o per orientarsi verso una determinata area lavorativa, ma le indicazioni di partenza devono essere più generali e a disposizione di tutti ed eventualmente un servizio ad personam può essere fornito su richiesta presso una struttura a questo deputata

Un maggior impegno in questo senso è certo dispendioso in termini organizzativi e, aspetto non trascurabile in questi anni, anche finanziari, ma potrebbe contribuire a diminuire il numero di studenti che si trovano bloccati durante la loro esperienza universitaria a causa di scelte non opportune fatte, qualche volta, in seguito a pressioni familiari o, più spesso, per sottovalutazione delle difficoltà culturali o ambientali rispetto alle proprie reali possibilità, ma anche

Come limitare il fenomeno degli studenti che non concludono gli studi entro il periodo previsto?

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per eventi esistenziali che possono all’improvviso cambiare le condizioni di partenza e quindi richiedere un riesame della situazione e gli opportuni adattamenti per raggiungere comunque il traguardo desiderato.

Il diritto allo studio universitario quale fattore critico di successo del sistema universitario italiano

Alberto Scuttari

Direttore generale, ESU di Padova Segretario nazionale ANDISU

1 L’Università italiana e il processo di Bologna Con il DM 509/99 si è avviata la riforma degli atenei italiani in linea con i princìpi del processo di Bologna per la realizzazione di un’area europea dell’istruzione superiore (www.bolognaprocess.it). In tale contesto sono diventate leve strategiche l’efficienza e l’attrattività delle università in relazione all’offerta didattica, alla ricerca, al legame con il territorio sociale ed economico e alla qualità dei servizi offerti agli studenti.

I servizi universitari sono oggi concepiti non più come forme di assistenza limitate agli studenti meno abbienti ma come strumenti per creare valore per il percorso formativo di tutti gli studenti.

La politica dei servizi per il diritto allo studio, a decorrere dalla fine degli anni settanta, è stata impostata su due binari: - la contribuzione monetaria (borse di studio e, in termini residuali, prestiti

fiduciari); - la realizzazione di servizi (residenziali, ristorativi, di orientamento).

La L. 390/1991 “Norme sul diritto agli studi universitari” ha definito le forme d’intervento e la governance del sistema. I decreti applicativi hanno posto come prioritaria l’esigenza di garantire la borsa di studio a tutti gli studenti idonei ai concorsi.

L’aver concentrato la maggior parte delle risorse sui contributi economici diretti ha portato a sottovalutare il fatto che un adeguato sistema di servizi a supporto degli studi è un elemento di straordinaria importanza per il sistema universitario nel suo complesso.

La distonia tra le politiche ufficiali per il diritto allo studio universitario e i princìpi del processo di Bologna ha causato una profonda incertezza nelle istituzioni che si occupano di service management universitario. L’analisi della correlazione fra contributi monetari e servizi abitativi e di ristorazione negli atenei italiani

Il diritto allo studio universitario quale fattore critico di successo del sistema universitario italiano

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(Figure 1 e 2 e Tab. 1) mostra che i servizi offerti agli studenti dipendono molto dal contesto locale. Infatti, la correlazione fra servizi monetari e residenziali cresce in ragione della dimensione dell’ateneo, con l’eccezione dei mega-atenei dove le politiche residenziali sono rese difficili dalla complessità dei contesti territoriali. Viceversa, la correlazione tra il numero di studenti idonei alla borsa ed il numero di pasti erogati cresce in ragione inversa alla dimensione dell’Ateneo.

Figura 1. Borse di studio per iscritto e alloggi per iscritto all'università (elaborazione su dati MIUR, Padova è l'ateneo cerchiato)

0,00%

2,00%

4,00%

6,00%

8,00%

10,00%

0,00% 5,00% 10,00% 15,00% 20,00% 25,00% 30,00% 35,00% 40,00%

borsisti idonei / iscritti

allo

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iscr

itti

Mega Atenei

Grandi Atenei

Medi Atenei

Piccoli Atenei

Figura 2. Borse di studio per iscritto e pasti per iscritto all'università ( elaborazione su dati MIUR, Padova è l'areneo cerchiato )

-

10,00

20,00

30,00

40,00

50,00

0,00% 5,00% 10,00% 15,00% 20,00% 25,00% 30,00% 35,00% 40,00%

borsisti idonei / iscritti

past

i / is

critt

i

Mega AteneiGrandi AteneiMedi AteneiPiccoli Atenei

Un sistema di service management universitario deve contemperare diverse

esigenze: deve essere o equo, cioè favorire gli studenti meritevoli e privi di mezzi (articoli 3 e 34

della Costituzione), o efficace, cioè capace di offrire opportunità a tutti gli studenti (art. 4 della

Carta) sostenendone la libertà di scelta, o efficiente, ossia vincolato alle risorse finanziarie, organizzative e umane

disponibili.

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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Tabella 1. Coefficiente di correlazione al quadrato tra variabili inerenti al diritto allo studio, per dimensione dell’ateneo 1

Tra borse e alloggi Tra borse e pasti Mega atenei 0,0849 0,0410 Grandi atenei 0,3393 0,1500 Medi atenei 0,0606 0,2338 Piccoli atenei 0,0013 0,3259 Media 0,0894 0,1548

Una concezione moderna del diritto allo studio universitario presuppone l’esistenza di “una rete integrata di azioni, strumenti e servizi che consentano allo studente di scegliere e frequentare l’università cogliendone tutte le possibilità formative e fruendo, pertanto, delle leve che derivano dal rapporto che l’università ha con il contesto internazionale e con il territorio di cui è espressione (www.andisu.it).

La situazione residenziale italiana mostra carenze anzitutto dal punto di vista delle quantità, dal momento che, mediamente, il servizio residenziale non riesce a coprire le esigenze degli studenti idonei alla borsa di studio che risiedono fuori sede. D’altra parte, le indagini sui costi di mantenimento degli studi universitari (Catalano e Fiegna, 2003) dimostrano che una delle maggiori componenti di spesa è proprio la necessità residenziale.

La lettura dei decreti del MIUR 40/2004, 41/2008 e 72/2008, in esito alla L. 338/2000, suggerisce le seguenti considerazioni (Marcellini, 2009): 1) il sistema residenziale italiano è fortemente sottodimensionato rispetto a

quello di altri paesi europei; i posti letto forniti dagli enti per il diritto allo studio universitario e dai collegi legalmente riconosciuti sono 34.166 (anno 2005), a fronte di circa 1.800.000 studenti iscritti alle università italiane (Catalano e Figà Talamanca, 2003; Biggeri e Catalano, 2006);

2) le politiche di supporto e finanziamento per la costruzione di nuove residenze universitarie sono attive, tuttavia i nuovi interventi di sviluppo residenziale universitario si distribuiscono in modo disomogeneo nel Paese (sono maggiormente presenti nelle regioni del Nord) e non sono chiari i costi derivanti dalla gestione delle nuove residenze;

3) i gestori di residenze universitarie sono abbastanza diversificati: università, enti regionali, soggetti privati (quest’ultimi in crescita). In ogni caso, il

1 Abbiamo adottato la distinzione tra Mega atenei (> 40mila studenti), Grandi atenei (20-40mila), Medi atenei (10-20mila) e Piccoli atenei (fino a 10mila studenti) proposta dal CENSIS.

Il diritto allo studio universitario quale fattore critico di successo del sistema universitario italiano

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sistema informativo nazionale sul servizio residenziale per studenti universitari ancora non comprende numerosi collegi privati, non legalmente riconosciuti dallo Stato ma operanti nelle realtà universitarie e riconosciuti dalla L. 296/2006, art. 1, comma 603. Nel prosieguo, si tenta di rispondere alle seguenti domande:

• Come individuare una politica coerente e omogenea in materia di diritto allo studio universitario?

• Perché il sistema si è sviluppato secondo caratteristiche così diverse nei vari contesti locali?

• Quali sono i fattori che definiscono il successo delle politiche sul diritto allo studio universitario?

2. I fattori critici delle politiche per il diritto allo studio I fattori critici per il successo di un sistema organizzato per il diritto allo studio universitario sono: l’equità (Par.2.1), l’efficacia (Biggeri e Catalano, 2006) e l’efficienza (Favotto e Cugini, 2006). Nella Fig. 3 sono descritte le relazioni tra i fattori e sono identificate alcune dimensioni nelle quali si riscontrano “trade-off” gestionali rispetto ai quali è necessario intervenire politicamente. Gli obiettivi e le strategie possono differire in ragione dei vincoli del contesto territoriale e sociale. Figura 3. Modello di analisi delle politiche sul diritto allo studio universitario

EQUITA’ EFFICIENZA

EFFICACIA

Dimensione sociale

Dimensione organizzativa

Dimensione finanziaria

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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Le politiche per il diritto allo studio universitario si differenziano in funzione delle dimensioni:

1) sociale: regola il trade off tra equità ed efficacia (Par. 2.1); 2) organizzativa: regola il trade off tra efficienza ed efficacia (Par. 2.2); 3) finanziaria: regola il trade off tra equità ed efficienza (Par. 2.3).

2.1 L’equità Il diritto allo studio universitario in Italia ha individuato nell’equità all’accesso il primo obiettivo al quale tendere, in applicazione degli articoli 3 e 34 della Costituzione Italiana. Il sistema è stato progettato prevedendo2 anche gestioni di natura pubblica per garantire equità nell’accesso alle università, indipendentemente dalle condizioni di reddito della famiglia.

Il sistema è ancor oggi principalmente basato su interventi di tipo monetario (borse di studio, sussidi) e residenze pubbliche attribuite per concorso. Questo approccio presenta vantaggi e svantaggi. Fra i vantaggi, si sottolinea l’impostazione in termini etici e solidali e, dal punto di vista gestionale, la possibile formazione di economie di volume e di curve di esperienza, qualora le gestioni dei servizi per studenti siano affidate ad un’unica, o a poche, organizzazioni (come avviene ad esempio in Germania e in Francia).

In Italia, tale leva non è stata utilizzata, dal momento che i servizi pubblici per studenti rientrano nella competenza delle regioni che hanno istituito enti per il diritto allo studio universitario in ogni città sede di ateneo. Dopo la riforma del titolo V della Costituzione, avvenuta con la L. 3/2001, che ha affidato competenze esclusive e concorrenti alle regioni, si stanno introducendo forme organizzative basate su organismi unici di gestione a livello regionale.

Fra gli svantaggi, vi è la necessità di attribuire i benefici per concorso, con conseguente perdita di flessibilità del sistema, specialmente per quanto concerne i tempi di accesso alle residenze. Si riscontrano, inoltre, tendenze alla creazione di monopoli pubblici, con conseguente diminuzione della qualità. Infine, sono necessarie ingenti risorse finanziarie per supportare i costi di gestione, poiché le tariffe dei servizi sono stabilite dalle regioni. 2.2 L’efficacia Un sistema è efficace se è in grado di conseguire gli scopi per i quali è stato costituito. L’attuale ordinamento sembra attribuire quale fine principale del sistema

2 Art. 25 della L. 390/1991 e sentenza 281/1992 della Corte Costituzionale.

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del diritto allo studio universitario il sostegno degli studenti vincitori di borse di studio ai sensi della L. 390/1991, in un’ottica prevalentemente assistenziale. Infatti, il DPCM 9/4/2001 ha reso stringenti i requisiti di reddito rispetto a quanto richiesto per il merito.

Secondo tale impostazione, l’efficacia è misurata dalla percentuale di borse di studio erogate in rapporto al numero degli studenti idonei, nella convinzione che l’obiettivo sia raggiunto laddove le risorse disponibili, borse di studio e alloggi, siano sufficienti a coprire la domanda potenziale degli studenti fuori sede idonei ai concorsi.

Esiste una seconda e più ampia definizione di efficacia. Essa prende corpo da quanto stabilisce dalla Costituzione, ossia che ogni cittadino ha il diritto di scegliere il percorso di studio più adeguato alle sue caratteristiche e al suo talento (art. 4). Questa accezione di efficacia è strettamente correlata con le linee guida del processo di Bologna e pone enfasi sul merito dello studente. La concorrenza introdotta nel sistema dell’alta formazione spinge, infatti, le università italiane, in sinergia con tutte le istituzioni competenti, a realizzare interventi qualificati nei settori complementari e integrativi allo studio.

Ne deriva un forte interesse per i servizi di supporto agli studi universitari, fra i quali quello residenziale. Ciò è recepito dalla L. 338/2000, la quale prevede che i servizi residenziali siano utilizzati anche per fini diversi dalla tradizionale ospitalità di studenti vincitori dei concorsi.

L’efficacia del sistema viene pertanto misurata tramite il rapporto tra borse di studio e/o posti alloggio disponibili rispetto agli studenti iscritti alle università. Su questo parametro sono effettuati (tra gli altri, da Eurostudent, www.eurostudent.eu) i confronti fra i vari sistemi residenziali europei.

Un ultimo elemento definisce l’efficacia di un sistema di service management per studenti: la capacità di essere effettivamente di supporto all’apprendimento attraverso il miglioramento della qualità della vita e dello studio. Il servizio offerto deve essere allora integrato e coerente con la mission dell’istituzione universitaria, fornendo possibilità di interazione con il personale docente, opportunità di socializzazione con il territorio e di creazione di reti con gli altri studenti, maggiore possibilità di realizzare rapporti umani. Non è semplice addivenire ad una misura quantitativa di tale dimensione, ma la possibilità di vivere compiutamente l’ambiente universitario è spesso correlata con la riuscita negli studi e con un buon inserimento professionale nel mondo del lavoro3. Vanno pertanto valorizzate tutte le esperienze educative e formative che mirano al conseguimento dell’eccellenza in ambito universitario, accogliendo il principio della sussidiarietà (“quasi market” perspective). 3 Rapporto 2006/2007 della Conferenza dei Collegi Universitari legalmente riconosciuti. www.collegiuniversitari.it.

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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L’approccio orientato al raggiungimento dell’efficacia (secondo le forme sopra descritte) ha vantaggi e svantaggi. I vantaggi sono che il sistema del diritto allo studio universitario è rivolto alla generalità degli studenti, e ciò crea concorrenza e massimizza il “surplus dell’utilizzatore”, e che si pone enfasi sul merito e sulla qualità dei servizi offerti.

Gli svantaggi sono che la minore enfasi sul reddito può attenuare le politiche di solidarietà, inoltre il sistema si può frammentare e si possono creare asimmetrie informative a causa della localizzazione delle politiche dei territori di riferimento. 2.3 L’efficienza Le risorse finanziarie pubbliche sono in continua contrazione. Deve dunque far riflettere la necessità di usare le leve tipiche dell’economia aziendale nella gestione dei servizi a favore degli studenti universitari.

Il rapporto ricavi/costi specifici è un indicatore di efficienza, ma è strettamente collegato all’efficacia. L’aumento del rapporto, infatti, si può ottenere, grazie a ricavi marginali crescenti, ampliando la platea di studenti che usufruiscono dei servizi. In questo caso, l’efficienza è perfettamente complementare all’efficacia, secondo il principio che i servizi del diritto allo studio universitario devono essere rivolti alla totalità degli studenti e non solo ai “bisognosi”. Per perseguire l’obiettivo dell’efficienza, un prerequisito essenziale è il mantenimento di un adeguato livello di qualità dei servizi e l’adozione di politiche di differenziazione delle tariffe, salvaguardando il principio dell’equità (gli studenti che pagano tariffe più elevate contribuiscono a sostenere allo studio in una logica di solidarietà orizzontale).

Nei servizi di ristorazione a gestione diretta, l’efficienza è fortemente dipendente dal raggiungimento della saturazione della capacità produttiva. Nel caso di gestione tramite appalti, l’efficienza dipende dal potere contrattuale verso il fornitore, potere che, se è elevato nel momento della scelta del fornitore, diminuisce durante il periodo di gestione del contratto, data la natura pubblica degli enti appaltanti.

Il rapporto ricavi/costi specifici negli alloggi è funzione della tipologia di posto letto. Con riferimento alla L. 338/2000 e al regolamento fissato con il DM 43/2007, è possibile identificare: - la tipologia ad albergo (1 o 2 studenti per camera); - la tipologia a nuclei integrati (da 5 a 6 studenti per nucleo); - la tipologia a mini alloggi (da 1 a 3 studenti per alloggio).

Il diritto allo studio universitario quale fattore critico di successo del sistema universitario italiano

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Nella tipologia alberghiera si ha serialità degli elementi compositivi delle stanze, servizi collettivi separati dalle camere, servizi amministrativi centralizzati4, nella tipologia a mini alloggi si realizzano appartamenti autonomi con servizi collettivi molto ridotti5. I nuclei integrati sono soluzioni intermedie tra la tipologia ad albergo e quella a mini alloggio, spesso distribuite su blocchi edilizi indipendenti ma contigui6.

Le residenze di tipo alberghiero risultano mediamente più costose, a causa del peso dei servizi collettivi e dei servizi di portineria. Nella Tab. 2 si riportano i costi e i ricavi mensili di residenze di tipo alberghiero e di mini alloggi nell’esperienza dell’ESU di Padova (Gramegna et al., 2009). Tabella 2. Costi e ricavi medi mensili (in Euro) per posti letto nel 2008 presso l’ESU di Padova

Albergo Mini alloggi Foresteria Costi 366,25 205,61 348,10 Ricavi 153,53 143,62 466,50

Il costo dei servizi residenziali è inoltre fortemente influenzato dai costi fissi,

per cui l’equilibrio economico si realizza soltanto con un ottimo grado di utilizzo delle strutture. Un altro indice di efficienza è, quindi, il grado di utilizzo delle residenze universitarie, definibile come il numero di posti letto occupati rapportato al numero di posti letto disponibili.

Per quanto riguarda, infine, gli interventi di tipo monetario (borse di studio, prestiti fiduciari e altri sussidi) l’efficienza dipende principalmente dai tempi di erogazione delle provvidenze e dalla flessibilità di risposta del sistema. 3 Politiche di diritto allo studio universitario Gestire la dimensione sociale nelle politiche sul diritto allo studio significa amministrare il trade off tra equità ed efficacia, con soluzioni orientate all’uno o all’altro di tali fattori critici o, più frequentemente, con un compromesso che tiene conto dei vincoli e delle necessità del contesto.

Tali politiche si realizzano principalmente (Fig. 4) regolando il rapporto tra il livello del sussidio pubblico e il livello del contributo privato ovvero: 4 Si veda, per esempio: St. John’s College: Oxford University, UK (1993). 5 Si vedano, per esempio, le North and South residences dell’University of Cambridge, UK (2004). 6 Si veda, per esempio: Queen’s Mary University of London, UK (2002).

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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• i ricavi provenienti dalle gestioni, derivanti prevalentemente dai corrispettivi pagati dagli studenti,

• il sussidio erogato sotto forma di prestito o prestito agevolato.

Figura 4. Grado di sussidio pubblico in relazione al sistema di diritto allo studio

I prestiti fiduciari per studenti universitari, largamente utilizzati nei paesi

dell’Europa del Nord, sono un esempio di come, sotto determinate condizioni, sia possibile allargare l‘efficacia e la numerosità degli aiuti finanziari allo studio attraverso la regolazione tra il contributo pubblico (ad esempio tramite l’abbattimento degli interessi a favore degli studenti meritevoli) e il contributo privato.

La necessità di una regolazione sarà tanto più evidente quanto maggiori saranno le disponibilità residenziali, anche in relazione ai nuovi posti letto che verranno costruiti (sviluppo per linee interne) e ai posti letto già esistenti che potranno essere accreditati (sviluppo per linee esterne).

La dimensione organizzativa comporta la gestione del “trade-off” tra efficacia ed efficienza. Per il servizio residenziale, l’efficacia dipende fortemente dalla qualità del sistema educativo del collegio, qualità che non è agevole valutare.

L’evidenza empirica dimostra che una residenza di tipo alberghiero, adottata dalla grande maggioranza dei collegi storici a gestione privata, consente di conseguire più facilmente il terzo livello di efficacia, per la presenza di servizi accessori e di tutorato, Tali gestioni sono penalizzate in termini di efficienza a causa dei maggiori costi di gestione.

Welfare Mercato Regolazione

Concorsi

Universalità

Sussidio pubblico Contributo privato

Diritto allo Studio

Il diritto allo studio universitario quale fattore critico di successo del sistema universitario italiano

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All’opposto, i mini alloggi hanno costi di gestione minori a causa dell’assenza dei suddetti servizi integrativi, ma non garantiscono la medesima possibilità di sviluppare percorsi educativi e formativi.

Parimenti, il mercato privato delle locazioni, cui si rivolge la maggior parte degli studenti universitari, non garantisce le stesse condizioni di efficacia dei collegi e rischia di non essere neppure efficiente, a causa delle frequenti speculazioni sugli affitti.

Il servizio di ristorazione è efficace se rivolto alla generalità degli studenti, è efficiente se il rapporto ricavi/costi è adeguato.

Le reti integrate sono una collaborazione di sistema tra servizi pubblici e privati, che consente di aumentare il livello di efficienza sfruttando le sinergie esistenti, le curve di esperienza, le economie di volume, nel rispetto delle singole identità (un esempio applicativo è riportato nel Par. 4).

Infine, per gli interventi di tipo monetario, cercando di semplificare il ragionamento, si può affermare che le provvidenze erogate per merito sono efficaci, in quanto conseguibili potenzialmente da ogni studente, e orientate alla missione formativa del sistema universitario, ma non sono efficienti a causa della possibile tensione sulla disponibilità di risorse finanziarie e per l’inevitabile rigidità delle procedure concorsuali. Un ragionamento speculare è applicabile alle borse di studio erogate in base al reddito. L’esonero o la riduzione delle tasse per merito consente, invece, una flessibilità assai maggiore e, essendo fruibile da tutti gli studenti, è sia efficace che efficiente, così come i prestiti fiduciari e le borse premio.

Gestire la dimensione finanziaria significa coniugare le esigenze di pari opportunità da garantire equità all’accesso ed efficienza nella spesa. Da una parte, una gestione orientata solamente all’equità necessita di una forte contribuzione pubblica. D’altra parte il libero mercato non è regolato da esigenze di equità.

La teoria economica7 dimostra che il mercato raggiunge equilibri non efficienti se non sono rispettate le condizioni della concorrenza perfetta, dell’assenza di beni pubblici, della presenza di mercati completi, dell’assenza di asimmetrie informative e di monopoli naturali. Tali condizioni non si realizzano nel caso del diritto allo studio universitario. Per massimizzare il beneficio per il cittadino, il sistema può assumere equilibri efficienti solo se opportunamente regolato (in particolare per i servizi ristorativi e residenziali).

A questo scopo si può ricorrere a politiche di cost sharing, ossia alla partecipazione dello studente al costo del servizio, al netto della contribuzione pubblica. Per l’attuazione di tali politiche sono necessari strumenti di misura e di controllo utilizzati in contesti aziendali (Brosio e Muraro, 2006). 7 Nel suo Cours d'Economie Politique (Losanna, 1896), Pareto sosteneva che, in una situazione in cui le risorse iniziali sono date, un sistema di mercati perfettamente concorrenziali assicura allocazioni ottimali.

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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Le tasse universitarie e le tariffe dei servizi, per esempio, possono essere differenziate in base al costo effettivo dei percorsi di studio e dei servizi offerti, prevedendo contestualmente forme di esenzione o di riduzione delle tasse e/o delle tariffe in base al merito e al reddito dello studente. 4 Il caso dell’ESU di Padova La mission dell’Azienda ESU di Padova è di offrire agli studenti universitari un sistema integrato di servizi a supporto degli studi, in una prospettiva di qualità dei servizi erogati e di efficienza gestionale. Le attività svolte dall’Azienda sono indicate dalla LR n. 8 del 7/4/1998 istitutiva delle Aziende per il Diritto allo Studio.

All’obiettivo della solidarietà, ossia al tutelare gli studenti bisognosi e meritevoli anche se privi di mezzi, è andato affiancandosi quello di generalità, ossia la volontà di erogare servizi destinati alla totalità degli studenti e non solo a quelli che ne hanno diritto in base alla loro situazione economica. Il principio di generalità presuppone la convenienza da parte di tutti gli studenti ad usufruire dei servizi erogati dall’Azienda. Tutti gli utenti devono trarre beneficio dalla partecipazione al sistema: i servizi Esu devono perciò non solo risultare economicamente convenienti, ma devono anche garantire un livello di qualità adeguato. “I servizi Esu devono essere scelti, la loro fruizione non deve più derivare solo da una costrizione dovuta al pagamento anticipato del servizio attraverso la trattenuta alla fonte sulla borsa di studio”.

Il concetto di generalità permette di ottenere economie di scala e di praticare una differenziazione nei servizi “commerciali”, che sono presupposti basilari per il perseguimento dell’efficienza economica. Un sistema di diritto allo studio è perciò efficace solo se è rivolto alla generalità degli studenti ed è gestito in coerenza con il principio di efficienza economica.

Le linee-guida generali della mission dell’ESU di Padova devono ottemperare anche al criterio dell’integrazione, ossia devono favorire la mobilità e lo scambio delle esperienze, valorizzando le differenze tra studenti, al criterio della responsabilità, ossia devono essere orientati al merito nell’erogazione dei servizi, nella conservazione dei benefici e nello stimolare all’autonomia e all’attenzione nella gestione dell’alloggio, e al criterio della sussidiarietà, ossia devono valorizzare le esperienze presenti nel territorio e rispettare le scelte di vita dello studente, nelle diverse opzioni abitative e di servizio (residenze, collegi universitari, appartamenti, ecc.).

Le linee generali della mission dell’Azienda sono presentate nella Tab. 3. La mission è articolata in obiettivi strategici misurabili, individuati dalla direzione

Il diritto allo studio universitario quale fattore critico di successo del sistema universitario italiano

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generale. La maggior parte di essi ha orizzonti temporali di medio-lungo termine (almeno 3-5 anni). Tabella 3. Schema riassuntivo dei principali obiettivi strategici dell’ESU di Padova

Il controllo sull’efficienza si concentra sul servizio ristorazione e, in secondo

luogo, su quello residenziale. Essendo i concetti di generalità e solidarietà fortemente correlati, alcune misure hanno significatività per entrambe queste dimensioni.

Bisogna considerare che l’Università di Padova deve rapportarsi con un territorio, quello del Nord-Est, nel quale la percentuale di studenti idonea a ricevere le prestazioni di diritto allo studio è inferiore a quella italiana, a causa delle migliori condizioni economiche rispetto alle altre aree del paese.

Gli iscritti all’Università di Padova sono circa 62.000, di cui 1/3 residenti fuori sede, 1/3 pendolari e 1/3 in sede8. I posti letto gestiti direttamente dall’Azienda sono circa 2000, di cui 300 in ristrutturazione, cresciuti negli ultimi quattro anni di circa 500 unità.

Sono inoltre presenti sul territorio cittadino numerosi istituzioni, gestite prevalentemente da enti di ispirazione religiosa, per ulteriori circa 3000 posti letto. La sistemazione degli studenti universitari in città è presentata nella Tab. 4.

La politica residenziale dell’Ente prevede che la trattenuta sulla borsa di studio prevista dal DPCM 09.04.2001 sia effettuata solo se lo studente sceglie di risiedere in una struttura gestita direttamente. In tal caso, le tariffe sono ridotte. 8 In Veneto, lo studente è detto fuori sede se residente a più di 80 km o 80 minuti dalla sede di studio e in sede se residente a meno di 40 km o 40 minuti dalla sede di studio. I pendolari sono la fascia intermedia.

Quantificazione Obiettivi Generale Mense Alloggi

Generalità Soddisfazione del cliente = 4 su base 5

Pasti/iscritti →30 Alloggi/iscritti

→5%

Solidarietà ≡ risorse Altri Servizi alla Persona

Borse di studio /idonei = 100%

Tempi di erogazione borse di studio < 3 mesi

Prestiti d’onore /iscritti→ 5%

Efficienza Cashflow/totale bilancio tra 3 e 5%

Costo specifico unitario ≤ 6 €

Pasti giornalieri per linea self-service →800

Posti letto per residenza 100 ≤ x ≤ 250

Ricavi/costi spec. > 50%

Integrazione ↑ alloggi a pendolari e stud. in mobilità

Legenda: → : avvicinarsi al valore indicato; ↑ : aumentare il valore; ≡ : mantenere stabile il valore

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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Tabella 4. Distribuzione degli studenti di Padova, per scelta abitativa

Tipo abitazione Modalità % % totale Appartamento privato Da solo 2,2 Con altri 63,4 Altri non studenti 10,6 76,2 ESU di Padova In appartamento 2,7 In residenza 4,5 7,2 Stanza Presso privati 1,0 Presso parenti 1,9 2,9 Collegi privati 13,9 13,9 Ostello, alberghi 0,3 0,3

Dei circa 2000 studenti borsisti fuori sede, circa la metà sceglie di alloggiare

nelle strutture dell’Ente per il Diritto allo Studio, l’altra metà si rivolge al mercato o ai collegi privati, con conseguente attribuzione integrale della borsa di studio.

A decorrere dall’anno 2007, l’ESU di Padova ha intrapreso un percorso di accreditamento dei collegi universitari privati operanti nella città, con l’obiettivo di realizzare una rete residenziale integrata (Fig. 12). Finora sono stati accreditati 832 posti letto.

L’accreditamento consente, oltre ad un utile “benchmarking”, di 1) offrire allo studente universitario un’informazione completa sugli alloggi; 2) garantire la libertà di scelta dello studente, consentendo di indirizzare la

trattenuta per la borsa di studio verso le strutture prescelte; 3) permettere ai collegi accreditati di utilizzare forme di collaborazione

lavorative degli studenti (L. 390/91, art. 13); 4) collaborare nella risoluzione di problematiche gestionali e formative; 5) realizzare un sistema coordinato di proposte formative e culturali; 6) ottenere disponibilità di posti letto per studenti in mobilità internazionale,

visiting professors, ricercatori e studiosi, diversificando l’offerta abitativa; 7) creare valore per tutti gli stakeholders tramite il confronto e l’individuazione

delle pratiche eccellenti.

Il diritto allo studio universitario quale fattore critico di successo del sistema universitario italiano

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Riferimenti bibliografici BIGGERI L., CATALANO G. (a cura di) (2006) L'efficacia delle politiche di sostegno agli

studenti universitari. L'esperienza italiana nel panorama internazionale, Quaderni del Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario (CNVSU), Il Mulino, Bologna

BROSIO G.. MURARO G. (a cura di) (2006) Il finanziamento del settore pubblico, FrancoAngeli, Milano

CATALANO G., FIEGNA G. (a cura di) (2003) La valutazione del costo degli studi universitari in Italia, Il Mulino, Bologna

CATALANO G., FIGÀ TALAMANCA A. (a cura di) (2003) Euro Student: le condizioni di vita e di studio degli studenti universitari italiani, Il Mulino, Bologna

FAVOTTO F., CUGINI A. (2006) La misurazione economica nelle università: la metodologia ABC applicata ad una facoltà. In: QUATTRONE P., MAZZA C., RICCABONI A. (a cura di) L’università in cambiamento fra mercato e tradizione, Il Mulino, Bologna: 311-363

GRAMEGNA A., FAITA G., MACCARINI M.E., PREVITALI P. (2009) Service management: residenzialità e innovazione nei collegi universitari lombardi, Ed. Guerini e associati, Milano

MARCELLINI O. (2009) Residenze universitarie e fabbisogno abitativo, Universitas, 111.

I servizi per gli studenti come simbolo di una comunità universitaria

centrata sullo studente

Francesco Planchenstainer Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari

Porto il saluto del Presidente Celli che m’ha pregato di sostituirlo oggi per un improvviso lutto famigliare. Ringrazio, anche a nome suo, quanti hanno invitato il CNSU – Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari a rappresentare gli studenti a questa tavola rotonda, stakeholder per eccellenza nel campo dei servizi universitari. Ringrazio in modo particolare il Magnifico Rettore prof. Vincenzo Milanesi, il prof. Luigi Fabbris e il gruppo di lavoro che ha realizzato l’indagine presentata in mattinata.

È apprezzabile che, nel vasto panorama della convegnistica universitaria, si voglia discutere su un tema che per noi studenti è molto importante, specie nella coincidenza dell’inizio dell’attività didattica negli atenei. Questa prospettiva è anche il segno che uno dei princìpi del Processo di Bologna, quello di passare da un’università centrata sul docente ad una centrata sullo studente, si sta diffondendo anche nel nostro Paese.

Il modesto contributo che posso offrire alla tavola rotonda di oggi è quella di uno studente alla fine della propria carriera universitaria in Giurisprudenza che ha avuto la fortuna di partecipare ad un programma di mobilità internazionale, fonte di spunti notevoli per il successivo ruolo di rappresentanza da me svolto nel CUN – Consiglio Universitario Nazionale e nel CNSU.

Il CNSU, che orgogliosamente mi trovo a rappresentare, ha dedicato molta della sua attenzione alla qualità dei servizi per gli studenti nella duplice prospettiva della didattica e del diritto allo studio, temi demandati a rispettivamente a due commissioni permanenti del nostro organo.

Introduco subito le mie considerazioni sui temi dibattuti oggi. Innanzitutto mi sento di condividere pienamente la distinzione che, sin nell’introduzione della ricerca, il prof. Fabbris opera fra le diverse categorie di studenti, come ripreso ampiamente anche nell’intervento della prof.ssa Bimbi. Spesso si sente parlare della popolazione studentesca quasi fosse un unicum, un corpus privo di differenze al proprio interno; questa prospettiva, se era riduttiva prima della riforma avviata nel 1999, oggi appare ancor più insoddisfacente.

I servizi per gli studenti come simbolo di una comunità universitaria centrata sullo studente

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Uno degli obiettivi della riforma era – e rimane – l’aumento della percentuale dei laureati sull’intera popolazione, dato che vedeva il nostro paese in controtendenza rispetto al resto d’Europa. La conseguenza della riforma innescata dal DM 509/99 è sotto gli occhi di tutti: le immatricolazioni all’università sono cresciute esponenzialmente in questi anni e solo ora accennano a stabilizzarsi1.

Da un’università di élite, caratterizzata prevalentemente dalla presenza di studenti a tempo pieno che rimanevano per lungo tempo all’interno del sistema universitario, si è passati ad un’università di massa con una pluralità di tipologie di studenti portatori di altrettante esigenze differenziate. Per questo la nuova denominazione assunta dalla Direzione Generale per l’Università, lo Studente e il Diritto allo studio universitario, nata dalla fusione delle due vecchie direzioni del Ministero dell’Università e della Ricerca, suona particolarmente fuori luogo. Mi perdoni per questo mio appunto il dott. Tomasi, al quale va tutta la mia stima.

Elencare le categorie di studenti richiederebbe un intero pomeriggio. È evidente che ad ogni categoria corrispondono bisogni e attese di servizi differenziate. Si pensi solo alla classica distinzione operata dagli enti di diritto allo studio fra studenti in sede, fuori sede e pendolari: i primi e i terzi non gravitano sui servizi abitativi degli enti per il diritto allo studio, quantunque richiedano adeguate strutture per una permanenza negli atenei spesso più prolungata di quella dei colleghi.

Eppure si è fatto di tutto perché si gli studenti fossero rappresentati come un’unica categoria. Si pensi solo ai corsi ad orario parziale, detti anche part-time, che sono previsti in quasi tutte le università italiane ma ancora non sono considerati un’organizzazione didattica ordinaria, sebbene soprattutto nei Paesi nordici la formazione di secondo livello sia concepita proprio per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro e la continuazione della formazione. Secondo l’Eurostat, l’istituto statistico europeo, la formazione part-time in Italia è praticamente inesistente2. Ho apprezzato il riferimento del prof. Mirandola ai nuovi corsi in alternanza studio–lavoro.

Prima di analizzare alcuni aspetti delle relazioni che m’hanno colpito oggi, vorrei esprimere il principio che farà da fil rouge alle mie considerazioni: in tutte le differenziazioni possibili, occorre non perdere di vista che l’Università è una comunità: la trasmissione e lo sviluppo del sapere possono avvenire solamente se si pongono le condizioni per lo scambio e il confronto fra gli attori.

Ne consegue un corollario elementare ma non così scontato: riprendendo una massima di biblica modificata per il caso, mi viene da dire che non è la comunità che deve adeguarsi ai servizi, ma sono i servizi che devono assecondare la comunità. 1 CNVSU, IX Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario, Roma dicembre 2008 2 European Commission, The Bologna Process in Higher Education in Europe, Luxembourg, 2009

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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La seconda premessa nasce dalla constatazione che l’università italiana si è progressivamente trasformata in un’università di massa. Non solo, infatti, sono aumentati gli studenti, ma sono aumentati i docenti e gli atenei hanno aumentato l’offerta didattica. Su questo fenomeno si sono sparsi fiumi di inchiostro, specialmente da parte dei detrattori dell’università.

Personalmente, ritengo che tutto ciò sia solo in parte positivo, poiché, invece di favorire il movimento degli studenti costruendo residenze universitarie, si è scelto di portare le università sotto casa. Il vero problema non è stato moltiplicare le sedi, ma quello di non prevedere residenze universitarie a sufficienza.

Ma non è solo questo il punto. C’è, infatti, una conseguenza che talvolta sfugge agli arguti sferzatori dell’università: l’aumento dei docenti ha fatto sì che i luminari si distribuissero su tutta la Penisola. Tanto che oggi, dal punto di vista scientifico, è difficile affermare che un corso è migliore di un altro: in tutti gli atenei ci sono scuole d’avanguardia e altri comparti meno sviluppati. Invece, sono proprio i servizi agli studenti a fare la differenza tra le università. Basti considerare l’orientamento in entrata: quanto è stato fatto è stato spesso più marketing dell’ateneo che supporto alle scelte degli studenti, a parte pregevoli progetti portati avanti da illuminati docenti, tra i quali alcuni che abbiamo sentito presentare dalla prof.ssa Lucangeli.

Vorrei soffermarmi per un momento sul tema dei servizi per la didattica che sono il tema delle commissioni in seno al CUN e al CNSU alle quali partecipo. I servizi alla didattica possono essere considerati il nucleo essenziale dei servizi che ogni ateneo degno di questo nome deve essere in grado di offrire. Credo che l’università italiana non sarebbe sopravvissuta ai due cicli di riforma se, oltre a una buona dose di abnegazione e collaborazione degli operatori, non avesse sviluppato anche i software di gestione delle segreterie didattiche.

Ogni riforma dell’università è un trauma per gli studenti. Io lo posso testimoniare personalmente, visto che, da studente di giurisprudenza, ho dovuto transitare da un corso istituito ex DM 509/99 a uno ex DM 270/04. Prima di entrare al CUN, le parole ordinamento, corso, curriculum e manifesto avevano per me un significato piuttosto vago e, dalle mie verifiche quotidiane, anche molti ordinari di lungo corso stentano a capire il significato di questi termini. Eppure, è grazie ai servizi universitari che quanto sta dietro un corso diventa intellegibile anche per l’ultima matricola entrata nel sistema.

Lo studente ignora di appartenere ad una determinata coorte con un proprio manifesto degli studi, eppure grazie ai software sviluppati, tra gli altri, dal consorzio Kion, è possibile evitare certi errori amministrativi che, estremizzando, potrebbero costringere ad immatricolarsi anche dopo aver raggiunto il titolo. La gestione informatizzata delle carriere consente un controllo continuo dei processi formativi e degli esiti.

I servizi per gli studenti come simbolo di una comunità universitaria centrata sullo studente

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Forse è fuori tempo che ancora, come riferiscono al MIUR, in un grande ateneo italiano si perdano i verbali di esame o non sia possibile rilasciare il diploma supplement. Al contrario, non si può negare che i servizi di back-office e le segreterie online abbiano costituito un salto di civiltà importantissimo, se non altro perché offrono alternative allo stanco rito delle code alle segreterie didattiche, buona pratica testimoniata dall’esperienza bolognese. Come affermato al convegno annuale del CODAU3 tenutosi a Reggio Calabria lo scorso anno, il passo da fare ora è di passare all’utilizzo delle applicazione del web di seconda generazione.

Ma gli interventi non possono limitarsi a rendere fluidi i servizi di segreteria. La didattica, infatti, deve essere sostenuta sia nella fase della trasmissione dei saperi che in quella dell’apprendimento. Le comunità didattiche online sono diffuse, anche se rimane spazio per miglioramenti. Durante il mio periodo di studi nei Paesi Bassi ho scoperto l’importanza del semplice accorgimento di comunicare ex ante allo studente l’argomento della lezione successiva. Ancor oggi, in molti atenei italiani, non si diffondono i syllabus dei corsi che, secondo la European Association for Quality Assurance in Higher Education (ENQA4), dovrebbero essere comunicati agli studenti. Del resto, è vero quanto dicevano le prof.sse Martini e Iezzi, che le esigenze degli studenti sono spesso semplici e talvolta le università sviluppano servizi avanzati senza pensare di consolidare quelli esistenti.

Sentita è anche l’esigenza di un’agenda online associata agli orari di lezione che consenta allo studente di essere aggiornato sui cambi di orario e sulle aule in cui si svolgeranno le lezioni. La didattica online, come è stato ricordato diffusamente oggi, è uno strumento fondamentale per sostenere anche gli studenti ostacolati nella frequenza alle lezioni. Lo stesso si dica per gli eserciziari online e la costruzione di comunità online nelle quali è possibile interagire virtualmente con i docenti. Anche se - mi si lasci dire - il rapporto con il docente in carne, ossa e verbo non potrà mai essere surrogato da alcuno strumento informatico.

La didattica può essere supportata tramite spazi logistici adeguati. Una delle esigenze che mi rappresentano spesso i colleghi studenti – oltre a poter disporre di più appelli – è che nelle facoltà e nelle biblioteche vi siano più spazi lettura. Può sembrare paradossale, ma sovente è proprio la facoltà l’ambiente meno adatto per studiare. Spesso si devono ingaggiare veri e propri duelli al fioretto per avere un posto dove studiare, tanto che in alcuni atenei si è persino ideato il disco orario per regolare la rotazione nelle aule lettura.

Al tema degli spazi per lo studio si connette quello dei servizi di biblioteca e di consultazione in genere. Lo studio di uno studente italiano è molto spesso uno

3 Convegno permanente dei Direttori Amministrativi e Dirigenti delle Università italiane, VI Convegno Annuale, Reggio Calabria, 19-20 settembre 2008. 4 ENQA (2009) Standards and Guidelines for Quality Assurance in the European Higher Education Area, Helsinki

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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studio manualistico, tanto che il vero salto di qualità nella formazione lo si ha spesso solo a conclusione del percorso, quando si arriva alla tesi. Pertanto, insegnare ad accedere a – e favorire il reperimento di – risorse bibliografiche quale approfondimento della didattica assistita è decisamente importante, lo studente deve poter familiarizzare con gli strumenti del lavoro scientifico.

Vengo ai servizi per il diritto allo studio. Credo che parlare del diritto allo studio come di un servizio sia la prima rivoluzione da avviare. Fino ad oggi il concetto di diritto allo studio ha evocato al più l’idea dei sussidi economici e dei servizi di mensa. Di fronte a quello che può essere definito uno stallo delle politiche a sostegno degli studenti – ricordiamo che la legge risale agli anni ’90 e che la competenza a dopo la riforma del titolo V della Costituzione – si è sviluppato lo spirito di iniziativa degli enti per il diritto allo studio.

Per questo motivo abbiamo visto con favore la nascita dell’Associazione Nazionale degli Organismi per il Diritto allo Studio Universitario (ANDISU) che, sin dai primi passi, è diventata uno dei principali interlocutori del CNSU. Con l’ANDISU abbiamo condiviso l’idea che le forme in cui va estrinsecato il diritto allo studio sono diversificate e che il diritto allo studio non si rivolge solamente ai privi di mezzi ma anche agli altri studenti, come bene hanno spiegato il prof. Catalano e il Direttore Scuttari.

Inoltre, ribadiamo che la principale emergenza è l’esigenza abitativa. Il manifesto programmatico dei princìpi che dovrebbero informare le politiche del diritto allo studio, secondo il CNSU, è stato presentato durante il primo convegno europeo dell’ANDISU5. In quella sede, il Presidente Celli ha affermato che questi servizi dovrebbero incentrarsi su quattro princìpi: generalità, per essere rivolti a tutti, equità, per continuare a tutelare i “meritevoli benché privi di mezzi”, sussidiarietà, per valorizzare le realtà presenti sul territorio, e libertà di scelta, per favorire la mobilità e lo scambio di esperienze. Esiste una vasta rete che può essere coinvolta nell’offrire i servizi dello studio, basti pensare a come ha operato a Padova l’ESU, per convenzionare le residenze universitarie ai soggetti privati.

Vi sono poi i servizi di supporto alla mobilità internazionale. Cito ancora una volta la ricerca di Eurostat6 nella quale si afferma che gli ostacoli principali alla mobilità sono l’assenza di un supporto amministrativo e l’inadeguatezza del sostegno economico. Il dato più significativo dell'indagine Eurostudent7 è che vi è un enorme serbatoio di studenti che desiderano partire per l’estero ma che desistono per motivi strutturali. I servizi per la mobilità degli studenti sono deboli: lo studente che esce dal proprio contesto universitario non deve trovarsi in un quadro senza protezioni, complicato anche dallo schermo linguistico. La mobilità deve essere 5 ANDISU, Forum Europeo del Diritto allo Studio e Università, Perugia, 5-7 giugno 2008 6 European Commission, Ibidem, p. 108 7 Eurostudent (2008) Social and Economic Conditions of Students Life in Europe, Bielefeld.

I servizi per gli studenti come simbolo di una comunità universitaria centrata sullo studente

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accompagnata da programmi individualizzati, anche per evitare il fenomeno della messa a bando di borse che vanno deserte.

Da tutte le indagini emerge che le richieste degli studenti aumentano nelle fasi di debolezza, come l’ingresso e l’uscita dal sistema universitario. Ma tutto lo sforzo per approntare servizi avanzati agli studenti rischia di cadere nel vuoto se non viene curata la comunicazione, come ci ha ricordato la prof.ssa Martini. Chi conosce il lavoro del CNSU sa quanto stia a cuore al nostro Consiglio il tema della trasparenza8. Abbiamo partecipato attivamente alla definizione del Decreto Direttoriale sui requisiti di trasparenza9. Questo, pur essendo stato salutato con favore dagli studenti, ha suscitato non poche perplessità negli operatori universitari per la mole di informazioni richieste. Eppure, se uno scorre la lista degli indicatori, non può che concludere che le informazioni richieste sono essenziali per la vita accademica di uno studente. Il sapere in quale aula si svolgerà una lezione o l’avere indicazioni sulla distribuzione delle valutazioni date ai corsi non sono lussi, sono segni di civiltà.

Una delle obiezioni mosse al Decreto è che richiede agli atenei di comunicare dati in possesso agli enti per il diritto allo studio. Il convegno di oggi, che ha visto intervenire sia esponenti degli atenei che degli enti per il diritto allo studio, indica che un approccio integrato è possibile senza perdersi in distinguo di competenze che la grande maggioranza dei miei colleghi studenti stenta a comprendere.

Lo studente - come dico spesso - è una meteora nell’università: specie nel segmento magistrale, se vive anche un’esperienza di mobilità internazionale, può passare pochi mesi nell’ateneo nel quale è iscritto. Per questo, i punti d’informazione a sportello unico, qual è quello della Tuscia, sono importanti per gli studenti.

Un caveat opposto: va evitato il bombardamento informativo tramite il www: lo studente deve essere aiutato individualmente a recuperare l’informazione utile per il suo problema.

Infine, mi è piaciuto il riferimento al ruolo proattivo degli studenti. Forse, in Italia gli studenti devono fare un passo nella gestione diretta dei servizi che li riguardano. Inutile dire che nel nostro Paese siamo ad anni luce dall’esperienza finlandese, dove le associazioni universitarie raccolgono le tasse e operano un controllo sugli indirizzi strategici. Eppure qualcosa si può già fare. Va incentivata, ad esempio, la gestione delle aule letture da parte delle associazioni universitarie, perché questa modalità distoglie personale che può essere usato per altri fini.

8 CNSU, Parere sul DD in attuazione dell’art. 2 (Requisiti di trasparenza) del D.M. 31 ottobre 2007, n. 544, Roma, 31 marzo 2008; CNSU, Verifica dell’applicazione del DD 11 giugno 2008, n. 187, Roma, 9 ottobre 2009. 9 Decreto Direttoriale della Direzione Generale per l’Università MIUR 11 giugno 2008, n. 187

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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Poco fa ho lanciato una provocazione al Ministero, ma ora è doveroso che gli attribuisca un merito: tutti i ministri che si sono succeduti nel palazzo in Piazzale Kennedy hanno riconosciuto l’importanza di monitorare continuamente il Sistema universitario creando le banche dati e l’Anagrafe Nazionale dello Studente. Questa mole impressionante di dati, invidiata anche all’estero, consente di avere in tempo reale il polso della situazione degli studenti italiani.

Occorre che gli Atenei si sottopongano sistematicamente alla valutazione della qualità dei servizi. Questa sensibilità è fatta propria dal Prof. Fabbris, quando nell’introduzione del volume della ricerca10, parla di tenere costantemente il dito sul polso degli studenti. A questa deve accompagnarsi poi la gestione delle politiche dei servizi. La mia esperienza come rappresentante in Senato accademico mi fa dire che le riunioni più proficue sono quelle precedute dall’attento esame delle aspettative (rilevate mediante indagini) degli attori. Da questo ho tratto una lezione che ho trasferito nella posizione con cui il CNSU ha tratteggiato il proprio modello ideale di governance degli atenei. Per la prima volta, abbiamo rinunciato a chiedere una maggiore nostra presenza per chiedere che, nelle strutture che nasceranno dalla fusione di facoltà e dipartimenti, vi sia una commissione paritetica per l’assicurazione della qualità11 che accompagni i processi di realizzazione dei servizi.

Vorrei chiudere con una nota politica. Mi pare che il miglioramento dei servizi possa essere direttamente proporzionale alla possibilità che questi siano indicatori per la distribuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario. È il classico strumento degli incentivi con il quale anche i proverbiali tempi accademici sono bruciati. Per questo, quando siamo stati chiamati ad esprimerci sugli indicatori per la ripartizione della quota variabile del FFO, abbiamo chiesto al Ministro Gelmini che non si limitasse a tenere in conto solamente il numero degli atenei che rilevano la qualità, ma che si tenesse conto dell’opinione degli studenti sulla qualità e sui servizi12.

Questa valutazione, per essere qualificata, deve passare anche dai laureati e non solo dagli studenti. Forse è un sogno, ma spero che un giorno, accanto all’Anagrafe degli studenti, veda la luce una banca dati sulle rilevazioni soddisfazione degli studenti.

Grazie per l’attenzione.

10 Fabbris L. (2009) Servizi per studenti universitari. In: Fabbris L. (a cura di) I servizi a supporto degli studenti universitari, Cleup, Padova: IX-XXIV. 11 CNSU, Mozione in relazione al documento del MIUR “Autonomia e responsabilità degli atenei: governance, valutazione, reclutamento presentato […], Roma, 26 febbraio 2009 12 CNSU, Parere sullo schema del decreto di riparto del Fondo di Finanziamento Ordinario 2009 […],Roma, 26 giugno 2009

Le strategie di accoglienza per gli studenti del Politecnico di Milano:

le residenze e gli interventi finanziari

Giuseppe Catalano Politecnico di Milano

1 La gestione diretta dei servizi Il Politecnico di Milano ha avviato negli ultimi anni una politica di accoglienza che si è posta un obiettivo duplice: da una parte la garanzia di un posto letto al maggior numero possibile di studenti e docenti, dall’altra l’attenzione agli aspetti del loro inserimento nel contesto accademico e urbano della città in cui studiano, anche attraverso una serie di strumenti di finanziamento.

Accettare questa sfida ha comportato la pianificazione di molteplici attività per il potenziamento e la diversificazione dei servizi offerti, ispirata ai seguenti principi:

a) sussidiarietà, intesa come volontà di favorire l’auto-organizzazione degli studenti nella progettazione e nella realizzazione dei servizi residenziali, ma anche come rispetto delle scelte di vita di ciascuno di essi, offrendo opzioni e servizi abitativi differenziati (residenze, collegi, appartamenti, ecc.);

b) solidarietà verso gli studenti italiani e stranieri, capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi;

c) integrazione, nel senso di valorizzazione delle differenze tra gli studenti e scambio di esperienze con le altre figure dell’ateneo (docenti, ricercatori, dottorandi, assegnisti, personale tecnico-amministrativo, ecc.);

d) responsabilità, al fine di valorizzare il merito degli studenti nel mantenimento del diritto ai benefici, ma anche per stimolarne l’autonomia e il rispetto delle regole nella gestione dell’alloggio assegnato. A tal fine, il Politecnico di Milano ha scelto di usare quattro leve:

l’incremento del numero di posti letto in collegi e residenze proprie e in collegi convenzionati;

la sottoscrizione di accordi per la locazione di grandi complessi, di proprietà sia pubblica che privata, da destinare a studenti, docenti, ricercatori e personale dell’ateneo;

Le strategie di accoglienza per gli studenti del Politecnico di Milano: le residenze e gli interventi finanziari

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il miglioramento del funzionamento del mercato degli affitti, attraverso lo sviluppo dei servizi web, favorendo l’incontro tra la domanda e l’offerta di alloggi e supportando gli studenti nella ricerca di un posto letto;

la pianificazione di una serie di azioni di accompagnamento, che si focalizzano sugli aspetti dell’accoglienza degli studenti non strettamente legati alla ricerca dell’alloggio, ma ugualmente rilevanti per valorizzare l’attrattività dell’Ateneo.

In questa direzione si muovono le iniziative di internazionalizzazione dell’Ateneo, che hanno visto la promozione di diversi progetti, tra i quali si ricordano: - l’offerta agli studenti stranieri di posti letto con borsa di studio o a tariffe

inferiori a quelle di mercato, presso strutture convenzionate; - i corsi di lingua italiana per stranieri, erogati gratuitamente presso le sedi del

Politecnico; - l’assegnazione di una quota degli incarichi (retribuiti) di collaborazione a tempo

parziale a studenti residenti presso collegi e residenze universitarie convenzionati, nonché l’estensione agli stessi studenti di altre iniziative di sostegno, con particolare riferimento ai prestiti d’onore;

- le esperienze di accoglienza solidale promosse dall’Ateneo, a Milano e nelle altre sedi.

Figura 1. Legge Regionale della Lombardia 33/2004

aarrtt.. 77 ccoommmmaa 11

La gestione degli interventi è affidata alle

università

Norme sugli interventi della Regione Lombardia

per il DSU

GGeessttiioonnee iinntteeggrraattaa ddeeii sseerrvviizzii ppeerr ggllii ssttuuddeennttii

aarrtt.. 77 ccoommmmaa 22

Le università attuano gli interventi valorizzando il ruolo, l’autonoma iniziativa nonché la libera scelta degli studenti. Favoriscono altresì l’accesso, la frequenza e la regolarità degli studi, il corretto inserimento nella vita

i i i Capitalizzazione di competenze

e personale ISU

Focalizzazione del Politecnico di Milano sulle politiche di accoglienza degli studenti (2005)

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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Tutto ciò ha comportato un significativo rafforzamento delle capacità ricettive dell’ateneo che, con i suoi oltre 2.000 posti letto, ha più che triplicato l’offerta dell’a.a. 2004/05. Ulteriori vantaggi nella gestione degli interventi a favore degli studenti sono stati determinati dal trasferimento all’Ateneo delle competenze e delle strutture dell’Istituto per il Diritto allo Studio Universitario (ISU), in attuazione della Legge della Regione Lombardia n. 33/04. 2 Gli interventi finanziari Il Politecnico di Milano ha predisposto molteplici forme di aiuti finanziari che hanno l’obiettivo di agevolarne e sostenerne il percorso universitario, tenendo conto delle condizioni economiche e di merito scolastico, nonché delle scelte effettuate in modo responsabile dagli studenti (Fig. 2). Figura 2. La politica dei servizi (borse di studio, borse-prestito, prestito bridge …)

Si possono distinguere tre tipologie di interventi: 1. destinati a tutti gli studenti, in alcuni casi in possesso di specifici requisiti:

- prestiti (IntesaBridge, UniversitHouse,“Diamogli Credito”); - PoliCredit Card - Poli4Fun;

Borse di studio per capaci e meritevoli

Borsa prestito

Prestiti per studenti (IntesaBridge,

PoliCredit Card

Collaborazioni part-time

Le strategie di accoglienza per gli studenti del Politecnico di Milano: le residenze e gli interventi finanziari

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2. attribuiti tramite bando di concorso: - borse di studio e la borsa prestito (diritto allo studio); - borse di studio per studenti stranieri; - collaborazioni part-time e tutorato; - contributi straordinari; - borse di studio e premi di laurea;

3. altri aiuti finanziari: - esoneri totali/parziali e rimborso delle tasse; - contributi per la mobilità internazionale; - contributi per attività culturali e viaggi autogestiti; - contributi straordinari; - convenzioni per servizi (librerie, corsi di lingua, Apple, ecc.).

Le borse di studio

La borsa di studio è lo strumento classico di aiuto finanziario agli studenti “capaci e meritevoli, privi di mezzi”, erogata dalle regioni o dalle province autonome. Tabella 1. La politica dei servizi (borse di studio, borse-prestito, prestito bridge …)

a.a. Domande Idonei 100* Idonei/ domande

Borse erogate

100 * Idonei assegnatari

2000/01 4.106 3.260 79,4 2.121 65,1 2001/02 4.325 3.646 84,3 2.412 66,2 2002/03 4.257 3.378 79,4 2.895 85,7 2003/04 3.870 2.393 61,8 2.393 100,0 2004/05 3.717 2.585 69,5 2.585 100,0 2005/06 3.164 2.356 74,5 2.356 100,0 2006/07 3.223 2.395 74,3 2.395 100,0 2007/08 2.932 2.046 69,8 2.046 100,0 2008/09 3.089 2.071 67,0 2.071 100,0

Dalla Tab. 1 si evince per gli ultimi due anni una riduzione delle borse di

studio erogate, che può essere ricondotta a: • l’introduzione dell’ISEEU in sostituzione dell’ICE (avvenuta a decorrere

dall’a.a. 2003/2004); • il mancato aggiornamento del DPCM previsto dalla L. 390/91, art. 4 (dovuto

in parte alla Riforma del Titolo V della Costituzione); • l’innalzamento dei requisiti di merito per gli studenti iscritti ai corsi ad

accesso programmato.

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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Da cinque anni, tutti gli aventi diritto hanno beneficiato della borsa di studio. Gli studenti idonei all’assegnazione della borsa di studio sono esonerati dal

pagamento delle tasse universitarie. All’atto dell’iscrizione gli studenti che, nell’anno accademico precedente, hanno ottenuto l’idoneità alla borsa di studio pagano unicamente la quota di € 144,00 a titolo di:

• tassa regionale per il diritto allo studio universitario (€ 100,00), • spese amministrative (€ 44,00).

Una volta concluso il concorso per l’assegnazione delle borse di studio relative all’a.a. di riferimento, gli studenti che risultano “non idonei” pagano l’importo complessivo delle tasse.

Gli studenti iscritti al primo anno dei diversi corsi (che pagano regolarmente le tasse), se acquisiscono il diritto alla borsa di studio completa, ricevono il rimborso delle tasse pagate contestualmente al saldo della borsa di studio. Le borse prestito

Le borse prestito sono un prestito fiduciario, con un tasso di interesse pari al solo valore atteso dell’inflazione, a carico dello studente nella misura del 1%. La parte restante, pari a 4,10%, è coperta dall’ateneo con fondi stanziati dalla Regione Lombardia.

Tecnicamente, lo studente ha la possibilità di aprire un conto corrente a condizioni agevolate; sul conto corrente sono resi disponibili importi diversi secondo la tipologia di studente richiedente; la disponibilità delle somme sul conto non dipende dalle condizioni economiche dello studente, ma dal merito scolastico (non sono necessarie garanzie patrimoniali o personali).

Gli importi sono resi disponibili sul conto per un periodo massimo di tre anni e la restituzione inizia dopo un periodo di un anno, durante il quale lo studente ha la possibilità di entrare nel mondo del lavoro.

Il rimborso avviene in otto anni, con rate mensili di importo fisso ma lo studente può, per tutta la durata del prestito, effettuare versamenti per ridurre il debito e restituire in anticipo le somme ottenute. Lo studente restituisce soltanto l’importo effettivamente utilizzato. Infine, il tasso di interesse è definito annualmente ed è fisso per l'intera durata del finanziamento. Si veda anche la Fig. 3.

Nella Tab. 2 è riportato l’andamento delle richieste pervenute e rifiutate dal 2003 al 2009. Tutti gli studenti che hanno ricevuto il prestito sono in regola con i relativi pagamenti.

Le strategie di accoglienza per gli studenti del Politecnico di Milano: le residenze e gli interventi finanziari

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Tabella 2. Richieste pervenute e rifiutate per la borsa prestito 2003-2008

Anno 2003 2004 2005 2006 2007 2008 TotaleRichieste 275 171 152 135 147 114 994 di cui rifiutate 53 44 35 36 21 41 230 Prestiti concessi 222 127 117 99 126 73 565 Figura 3. Il prestito Bridge

 

Apre il conto corrente

Studente

Ateneo

Richiede il finanziamento

Valutazione dei requisiti

di merito

positiva

negativa 

Studente

Si rivolge a Intesa San Paolo

Banca

no

Autorizza apertura del conto

no

Studente

Termina studi

Non con ferma

Chiude il conto corrente

Inizia re-stituzione

D1

C B

D2

LEGENDA: A: studenti con valutazione (merito) positiva che decidono di non attivare il prestito B: studenti con valutazione (merito) negativa che non possono attivare il prestito C: studenti non autorizzati dalla banca che non possono attivare il prestito D1,2 : studenti che hanno attivato il prestito

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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Le collaborazioni part-time

Un’ulteriore forma di agevolazione finanziaria è rappresentata dalle collaborazioni part-time. Il Politecnico provvede annualmente alla pubblicazione di specifici bandi per l’attribuzione di incarichi di collaborazione a tempo parziale. La selezione è finalizzata allo svolgimento, da parte degli studenti, di attività di supporto temporaneo e occasionale ai servizi resi dall’ateneo, compresa l’attività di tutorato.

Possono partecipare alla selezione gli studenti iscritti ai corsi di studio del Politecnico, in possesso dei requisiti pubblicati annualmente in due diversi bandi di concorso destinati a:

a) studenti iscritti a corsi di laurea triennale e a corsi di laurea a ciclo unico che abbiano acquisito un numero di CFU inferiore a 180;

b) studenti iscritti a corsi di laurea specialistica/magistrale e a corsi di laurea a ciclo unico che abbiano acquisito un numero di CFU superiore o uguale a 180. La valutazione delle domande e la formulazione delle graduatorie è effettuata

da una Commissione nominata dal Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo, la quale procede alla elaborazione delle graduatorie di merito. Le graduatorie degli studenti di corsi di laurea triennale si basano sui crediti acquisiti e verbalizzati entro la data indicata nel bando, mentre quelle degli studenti dei corsi di laurea specialistica fanno riferimento al voto di laurea conseguito. Gli eventuali esami sostenuti all’estero, nell’ambito di scambi internazionali e convalidati dal Politecnico, contribuiscono alla formulazione delle graduatorie.

Le graduatorie sono distinte per ogni facoltà/sede e, a parità di merito, viene data precedenza in graduatoria al candidato in condizioni economiche più disagiate, secondo la fascia contributiva di appartenenza. Alcuni incarichi di collaborazione part-time, soprattutto relativi al diritto allo studio e alle attività di tutorato, sono assegnati a studenti residenti in collegi e residenze universitarie del Politecnico, nonché agli ospiti di strutture convenzionate con l’ateneo.

L’attività degli studenti è funzionale all’organizzazione dei seguenti servizi: servizi informativi generali, per l’orientamento agli studenti (assistenza

matricole, informazioni generali e consigli utili per lo studio, assistenza e informazioni nello specifico corso di studio);

accoglienza e assistenza di studenti stranieri assistenza a studenti con disabilità; supporto a manifestazioni culturali e scientifiche; raccolta, classificazione e conservazione di materiale di archivio; collaborazione nell’uso di apparecchiature di laboratorio, informatiche ed

audiovisive; agibilità, funzionamento e custodia di materiale in biblioteche, strutture

didattiche e altri spazi aperti agli studenti;

Le strategie di accoglienza per gli studenti del Politecnico di Milano: le residenze e gli interventi finanziari

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raccolta, memorizzazione ed elaborazione di dati che non comportino riservatezza;

collaborazione per l’agibilità e la predisposizione di attività didattiche pratico-applicative. Il corrispettivo orario, esente dall’imposta locale sui redditi e da quella sul

reddito delle persone fisiche (IRPEF), è fissato in: - 10 € per gli studenti della laurea triennale e del ciclo unico con CFU < 180; - 13 € per gli studenti della laurea specialistica/magistrale e del ciclo unico

con CFU ≥ 180. La Policredit Card

PoliCredit Card è una carta di credito per studenti, iscritti ai corsi di dottorato e laureati del Politecnico di Milano. La carta prevede tre linee di credito distinte (plafond) e caratteristiche diverse per gli studenti e i dottorandi/laureandi (Tab. 3):

1. la linea “ordinaria”, consente il pagamento degli acquisti presso gli esercizi commerciali convenzionati con i circuiti Visa/Mastercard e il prelievo di contanti presso tutti gli sportelli automatici Visa/Mastercard convenzionati, in Italia e all'estero;

2. la linea “tasse universitarie”, è finalizzata al pagamento via internet delle tasse universitarie, attraverso l'area riservata del sito istituzionale del Politecnico;

3. la linea “prestiti”, permette al possessore della carta, che abbia maturato i requisiti necessari, di accedere al prestito denominato “Premio alla laurea”; dottorandi e laureati possono invece utilizzare il credito accordato in ogni momento, facendosi accreditare l’importo sul conto corrente. L’obiettivo di questa iniziativa è “premiare” i neolaureati del Politecnico con l’erogazione di un prestito a tasso variabile agevolato rispetto ai tassi di mercato. Il prestito può essere richiesto dal titolare della carta una sola volta, entro sei mesi dal conseguimento della laurea, per un importo massimo di 8.000 €. L'erogazione avviene in un’unica soluzione, tramite bonifico su conto corrente presso qualsiasi istituto bancario. La durata del prestito è compresa tra uno e quattro anni, oltre ai dodici mesi di pre-ammortamento. Per quanto riguarda le modalità di rimborso, per le prime due linee di

credito (acquisti tradizionali e pagamento tasse universitarie) sono possibili due opzioni:

o saldo: l’importo delle spese è rimborsato in un’unica soluzione; o revolving: l’acquisto viene effettuato e le tasse vengono pagate

immediatamente, il rimborso avviene a rate, addebitate mensilmente.

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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Per la terza linea, invece, la restituzione avviene esclusivamente in rate mensili, secondo piani di rimborso di durata variabile tra 12 e 60 mesi.

PoliCredit Card è gratuita per gli studenti, mentre per i laureati e gli iscritti ai corsi di dottorato il costo annuo è nullo per il primo anno e di 15,50 € dal secondo anno. La carta può essere richiesta alla Banca Popolare di Sondrio, senza attivare un conto corrente, accedendo alla sezione apposita del sito web dell’Ateneo. La disponibilità complessiva è compresa tra 800 € e 20.000 €, in ragione delle diverse linee di credito e dello status dell’intestatario. La validità è triennale e, alla scadenza, il rinnovo è automatico. 3 Le residenze Il raggiungimento dell’obiettivo di medio/lungo periodo di incrementare la disponibilità di posti per soddisfare le esigenze abitative ha previsto la definizione di una serie di azioni temporalmente e strategicamente suddivise in tre fasi: • Fase 1: lo sviluppo iniziale di accordi con soggetti pubblici (in particolare con il

Comune di Milano e con l’Azienda Lombarda per la gestione dell’Edilizia residenziale – ALER ) per creare maggiore sinergia sugli aspetti legati al mondo universitario;

• Fase 2: la realizzazione di residenze universitarie per incrementare l’offerta di alloggi a prezzi “calmierati” (le locazioni rimangono troppo onerose sia per l’Ateneo, sia per gli ospiti) differenziando fonti e modalità di finanziamento (finanziamenti pubblici da parte del Ministero, della Regione, ecc. e finanziamenti privati tramite procedure di project financing) e dismettendo le locazioni;

• Fase 3: la realizzazione di un Campus universitario mediante l’integrazione tra la Casa dello studente “Leonardo da Vinci” (residenza storica del Politecnico) e il Centro Sportivo Giuriati che già oggi si trova all’interno della sede principale del Politecnico di Milano.

La prima fase: i risultati raggiunti

I risultati raggiunti nella prima fase hanno fatto sì che il Politecnico abbia articolato la propria offerta di posti letto a Milano, nei Poli regionali (Como, Lecco e Mantova) e nelle Sedi territoriali (Cremona e Piacenza), in diverse tipologie di sistemazione: residenze del Politecnico, comprendenti anche le strutture che negli scorsi anni

erano gestite dall’ISU, direttamente o tramite convenzioni, ma anche gli alloggi,

Le strategie di accoglienza per gli studenti del Politecnico di Milano: le residenze e gli interventi finanziari

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affittati da privati e da istituzioni pubbliche, messi a disposizione di studenti e docenti dell’ateneo;

collegi e residenze convenzionati, presso i quali il Politecnico ha riservato posti letto a tariffe agevolate, ad uso esclusivo di particolari categorie di studenti (capaci e meritevoli privi di mezzi, stranieri regolarmente iscritti a corsi di laurea magistrale e selezionati nell’ambito di progetti di internazionalizzazione dell’Ateneo, iscritti all’Alta Scuola Politecnica, iscritti a corsi di dottorato di ricerca, ecc.). È possibile accedere a queste strutture partecipando a concorsi banditi dal Politecnico (a tariffe agevolate) oppure rivolgendosi direttamente alle residenze (a tariffe di mercato). Il Politecnico ha stretto accordi con l’Ordine dei Frati Francescani della Provincia di Milano per la messa a disposizione di 40 posti letto (residenza Maxwell) in un’ala del convento di Sant’Angelo nel centro storico di Milano e ha stipulato convenzioni con:

• la Fondazione CEUR (Collegio Città Studi); • la Fondazione Falciola (Campus Rubattino); • Reset (Campus Certosa); • la Fondazione La Vincenziana; • la Fondazione RUI (Collegi Torrescalla e Viscontea);

locazioni di appartamenti e minialloggi, per il quali il Politecnico ha stretto accordi con soggetti privati:

• Residenza Gauss (110 posti in 32 appartamenti); • Residenza Pascoli (32 posti in 16 minialloggi); • Residenza Archimede (22 posti in 10 appartamenti).

Tabella 3. I posti letto 2000-20010

Milano (Leonardo – Bovisa) Anno Collegi Convenz. Locazioni

Totale Milano

Poli/sedi Totale

2000/01 * 463 - - 463 n.d. n.d. 2001/02 * 636 - - 636 n.d. n.d. 2002/03 * 605 - - 605 n.d. n.d. 2003/04 * 605 - - 605 n.d. n.d. 2004/05 * 605 30 - 635 n.d. n.d. 2005/06 * 605 182 - 787 338 1.125 2006/07 * 615 266 130 1.011 338 1.349 2007/08 699 264 266 1.229 415 1.644 2008/09 703 340 300 1.343 425 1.768 2009/10 1.070 161 363 1.594 425 2.019

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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Inoltre, ha raggiunto un accordo con l’ALER per l’acquisizione di 40 appartamenti ricavati nei “sottotetti” che ospitano oltre 90 studenti e un accordo con il Comune di Milano per l’acquisizione di 30 appartamenti in un edificio situato in una zona centrale di Milano.

Ad oggi, gli studenti italiani e stranieri del Politecnico di Milano, iscritti a corsi di laurea, laurea specialistica, laurea specialistica a ciclo unico, specializzazione e dottorato di ricerca hanno la possibilità di partecipare al concorso per l’ammissione alle residenze dell’Ateneo. Le condizioni generali di partecipazione al concorso sono pubblicate sulla pagina web: www.polimi.it/residenze.

L’Ateneo mette a disposizione due tipi di posto letto: a) a tariffa agevolata (diritto allo studio): l’assegnazione dei 600 posti messi a

concorso nelle sedi del Politecnico di Milano, Como, Cremona, Mantova e Piacenza avviene sulla base di una graduatoria che tiene conto di specifici requisiti di merito e condizione economica. Agli studenti beneficiari di borsa, l’alloggio è concesso alla tariffa onnicomprensiva annuale di 2.000 €, detratta dall’importo assegnato; i non beneficiari, invece, pagano una retta agevolata, determinata sulla base delle condizioni economiche di ciascuno studente;

b) a tariffa intera: l’assegnazione degli altri posti disponibili per gli studenti fuori sede avviene tramite graduatoria, sulla base di requisiti di merito specificati nel bando di concorso.

Tabella 4. Le residenze universitarie

Residenze Oggi Domani Progetti L. 338/2000 Casa dello Studente "Leonardo da Vinci" 293 333 Residenza "I. Newton" 271 244 Residenza Pareto (Via Maggianico) 228 Residenza Eistein (Via Eistein) 208 Residenza "Marchiondi" (Via Noale) 218 Residenza in Como "La Presentazione" 102 Residenza in Lecco (ex Ghislanzoni) 200 Project financing Milano – Via Baldinucci 312 Milano – Via Ovada 307 Convenzioni con soggetti pubblici (Aler) 200 Totale 534 2.352

Le strategie di accoglienza per gli studenti del Politecnico di Milano: le residenze e gli interventi finanziari

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La seconda fase: i risultati che si intendono raggiungere

Attraverso la differenti modalità di finanziamento (L. n 338/00 e project financing) il Politecnico si pone l’obiettivo di aumentare ulteriormente l’offerta di posti letto, razionalizzandone la gestione attraverso la dismissione di parte delle attuali convenzione e locazioni.

Il Politecnico ha definito accordi con il Comune di Milano per la concessione di tre edifici scolastici dimessi, in comodato d’uso da riconvertire in residenze, e di due aree in diritto di superficie per la costruzione di nuove residenze; inoltre, ha partecipato al bando della legge 338/00 con la presentazione di progetti. Ha dato avvio alle procedure per la realizzazione di due residenze tramite project financing e ha partecipato, assieme agli altri Atenei presenti sul territorio, alla costituzione da parte del Comune di Milano dell’Agenzia per i servizi agli studenti universitari. I risultati raggiunti e quelli attesi nel lungo periodo I risultati raggiunti nella prima fase e quelli attesi nella seconda e terza possono essere sintetizzati nei seguenti punti: la definizione di un’offerta di alloggi differenziata per rispondere a esigenze

specifiche, affiancando alla residenza “tradizionale” soluzioni abitative in appartamenti e minialloggi per ospitare sia piccoli nuclei familiari sia docenti/ricercatori che necessitano di ospitalità per lunghi periodi;

il recupero e la riqualificazione di edifici di proprietà pubblica dismessi e in stato di abbandono;

la riqualificazione sociale dei territori sede di residenze mediante il coinvolgimento degli studenti ospiti in attività di “vicinato sociale”;

la riduzione dei costi sia a carico dell’Ateneo (DSU) sia a carico degli studenti “capaci e meritevoli” che non rientrano nella categoria DSU (anche mediante la risoluzione dei contratti di locazione con i privati);

la disposizione entro i prossimi tre/quattro anni di oltre 2.800 alloggi a Milano e il consolidamento dell’attuale offerta presso i Poli di Como, Lecco e Mantova e presso la sede di Piacenza.

4 I servizi integrati per l’accoglienza La vita nelle residenze universitarie

Accanto al posto letto, il Politecnico offre ai propri studenti una serie di servizi (d’accoglienza”) finalizzati al loro inserimento nel contesto accademico e urbano

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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della città in cui studiano. La gestione “alberghiera” delle residenze è affidata a ditte esterne tramite appalto oppure concessione. I servizi forniti si riferiscono a: reception, pulizie, guardaroba, manutenzione, ecc; tutte le residenze dispongono di collegamento Internet.

Inoltre, dagli studenti ospiti (tramite l’affidamento di incarichi di collaborazione parziale “150 ore”) sono erogati servizi organizzati e gestiti direttamente dagli stessi:

• biblioteca ed emeroteca; • sale computer; • attività sportive; • eventi e manifestazioni a carattere culturale/ricreativo; • corsi di lingua spagnola, francese, portoghese, ecc. come veicolo per

conoscere le culture dei paesi degli studenti presenti nelle residenze; • rassegne di film.

L’obiettivo per il 2010 è la definizione della “Carta dei Servizi residenziali” e l’avvio di un’indagine di customer satisfaction. Il progetto “Agenzia per i servizi agli studenti universitari” del Comune di Milano

L’Agenzia per i servizi agli studenti universitari nasce da una proposta del Politecnico di Milano al Comune di Milano che, con il coinvolgimento delle università presenti sul territorio milanese, partecipa al bando di concorso promosso dal Dipartimento per la Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’ANCI per la creazione e il potenziamento di servizi rivolti agli studenti nei comuni sedi di Università.

Nell’agosto del 2008, l’ANCI ha comunicato al Comune l’ammissione al co-finanziamento per un importo di € 400.000 del progetto presentato, pari al 50% del costo preventivato per l’avvio e il funzionamento dell’Agenzia nel primo biennio di sperimentazione. Successivamente, è stata stipulata la convenzione tra Comune di Milano e ANCI per l’attuazione del progetto.

Nel luglio 2009 è nata l’Agenzia per i servizi agli studenti universitari che ha sede in Milano, Piazzale Dateo 5. L’Agenzia si prefigge di: • attivare servizi innovativi per l’alloggio mediante un ruolo di mediazione tra le

esigenze degli studenti e quelle dei proprietari privati; • creare una rete di spazi (sedi decentrate dell’Agenzia) a servizio degli studenti

mediante la messa a disposizione di spazi collocati in edifici di proprietà comunale quale strumento di valorizzazione dei contesti di edilizia residenziale pubblica;

Le strategie di accoglienza per gli studenti del Politecnico di Milano: le residenze e gli interventi finanziari

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• favorire un sistema integrato di accoglienza: non solo alloggio ma anche assistenza sanitaria, attività sportive, agevolazioni nei trasporti pubblici.

5 I servizi integrati per l’accoglienza La politica d’accoglienza del Politecnico di Milano, negli ultimi anni, si è posta un duplice obiettivo: da una parte la garanzia di un posto letto al maggior numero possibile di studenti e docenti, dall’altra l’attenzione agli aspetti del loro inserimento nel contesto accademico e urbano della città in cui studiano.

Per tale ragione, a partire dal 2004, è stata avviata una serie di iniziative finalizzate a: • sostenere finanziariamente gli studenti: oltre alla borsa di studio e alle

collaborazioni part-time (“150 ore”), sono stati introdotti una serie di strumenti finanziari, tra gli altri, la borsa prestito, volti a prestare denaro agli studenti meritevoli);

• aumentare i posti letto: questi, rispetto al 2004, sono più che triplicati, superando le 2.000 unità. In tal senso, l’obiettivo del Politecnico è quello di incrementare ulteriormente il proprio patrimonio residenziale e i relativi servizi (strutture sportive, biblioteche, ecc.), di razionalizzarne la gestione e di creare un campus universitario mediante l’integrazione tra la Casa dello Studente “Leonardo da Vinci” (residenza storica del Politecnico) e il Centro Sportivo Giuriati che già oggi si trova all’interno della sede principale del Politecnico;

• affiancare al posto letto, l’offerta di una serie di servizi pensata sull’esigenze dell’utente (servizi alberghieri, corsi di lingua, rassegne di film, ecc.) Per tale ragione, collaborando con il Comune di Milano e con le altre università presenti sul territorio, ha partecipato al progetto “Agenzia per i servizi agli studenti universitari” finalizzato a svolgere un ruolo d’intermediazione tra studenti e proprietari d’immobili e ad attivare servizi innovati con lo scopo di fornire un sistema integrato di servizi d’accoglienza che contemplino anche l’assistenza sanitaria per i fuorisede, agevolazioni nei trasporti pubblici e nella pratica delle attività sportive.

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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Assistenza materiale agli studenti e sostegno orientativo per comporre scelte

accademiche consapevoli

Guido Fiegna Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario

Innanzitutto un plauso - non soltanto formale - per l’iniziativa del prof. Luigi Fabbris che ha consentito, con la organizzazione di questo Convegno, di analizzare a tutto campo le problematiche che riguardano gli interventi che vanno sotto il titolo di “diritto allo studio” universitario.

L’ampiezza degli argomenti trattati dalle relazioni e le testimonianze documentate costituiscono un prezioso patrimonio conoscitivo e di iniziative che dovrebbe essere assunto a supporto degli interventi nazionali e regionali sul diritto allo studio: sia in termini di “buone pratiche” da diffondere, sia per più efficaci incentivazioni ministeriali volti a migliorare i risultati.

Infatti, negli anni passati, sono state utilizzate forme di finanziamento per specifici obiettivi (orientamento, tutorato, supporti alla mobilità internazionale degli studenti, fondo integrativo per le borse di studio, ecc.) senza una attenta verifica, ex post, della loro effettiva efficacia in termini di risultati raggiunti.

Inoltre, la confusione normativa per i servizi agli studenti e la conseguente non chiara responsabilità delle azioni e delle competenze ha determinato spesso una inefficace divisione di compiti e forme di disimpegno rispetto alla finalità di garantire “a tutti i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi” il diritto a conseguire un titolo di studio universitario.

Peraltro, nella valutazione delle esigenze degli studenti, e quindi nella programmazione dei provvedimenti e dei servizi da adottare, s’incorre nell’errore di considerare la popolazione studentesca come un insieme di soggetti con caratteristiche ed esigenze omogenee. Invece, come dimostrano anche le numerose indagini presentate nel Convegno, il riferimento, quasi esclusivo, allo “studente a tempo pieno” non risulta più attuale.

In realtà, l’insieme dei soggetti interessati è più eterogeneo di quanto si pensi e lo “studente-studente” rappresenta attualmente una minoranza. Tuttavia, dai dati delle indagini statistiche, le iscrizioni “part-time” sono addirittura assenti in molti atenei, generando una abnorme presenza di studenti classificati come fuori-corso.

Assistenza materiale agli studenti e sostegno orientativo per comporre scelte accademiche consapevoli

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Per adottare un diverso approccio alle problematiche di cui si tratta, credo che sia necessario distinguere tra gli indispensabili interventi per l’assistenza “materiale” agli studenti e gli strumenti per assicurare la possibilità di “scegliere” e consentire loro l’esercizio del diritto a studiare e apprendere, che è l’unico modo per utilizzare efficacemente la risorsa, non rinnovabile, del tempo di chi studia.

Nella valutazione dell’efficacia dei processi formativi occorre tenere presente che l’elemento assolutamente condizionante è la capacità dell’istituzione e dei suoi docenti di rendere chiare le condizioni richieste per l’apprendimento, garantendo agli studenti, anche con il loro contributo critico, una partecipazione attiva finalizzata all’ottenimento dei risultati attesi.

Analizzando il problema da questo punto di vista, è indispensabile che siano chiare, a priori, le valutazioni sugli esiti e sui percorsi che caratterizzano le singole offerte messe in campo dai vari atenei.

Per questo motivo il CNVSU, nel suo parere sui “requisiti necessari” (Doc 07/2007) per l’attivazione dei corsi di studio, ha collocato al primo posto i “requisiti di trasparenza”, cioè l’insieme di informazioni che debbono essere rese obbligatoriamente disponibili quale supporto alle valutazioni e alle scelte di tutte le parti interessate, in particolare gli studenti e le loro famiglie.

È previsto che, per ciascun ateneo, siano indicate sintetiche informazioni sui servizi disponibili (supporti di sostegno economico, servizi per la mobilità internazionale, disponibilità di tirocini, costo medio della vita, ecc.) e, per ogni corso di studi, informazioni su:

• profili e sbocchi professionali che lo caratterizzano; • regolarità dei percorsi formativi degli studenti già iscritti; • livelli di soddisfazione degli studenti frequentanti; • livello di soddisfazione dei laureandi; • percentuali di impiego dopo il conseguimento del titolo (a 1, 3 e 5 anni) • contenuti dei singoli insegnamenti e curriculum scientifico dei docenti

responsabili. Tuttavia, considerato che il Ministero ha adottato le indicazioni elaborate dal

CNVSU per le offerte formative del corrente anno accademico, il quadro di informazioni richiesto non appare ancora organizzato per sviluppare tutto il suo potenziale in termini di orientamento alle scelte e sembra essere stato considerato, nella maggior parte dei casi, come mero “adempimento” burocratico.

Peraltro, il Ministero non ha ancora fornito idonee linee guida per rendere paragonabili le informazioni e ciò ha reso anche impossibile individuare agevolmente i necessari elementi di confronto tra le varie situazioni. Inoltre, l’importante compito attribuito ai Nuclei degli atenei, in assenza di un modello da seguire, si è ridotto ad una semplice presa d’atto e la quasi totalità dei pareri

I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder

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espressi hanno confermato la congruità tra quanto richiesto dal Ministero e le informazioni predisposte dagli uffici, anche quando non era vero…..

La presenza a questo tavolo del rappresentante del Consiglio Nazionale degli Studenti mi offre l’opportunità per proporre a questo Organismo di farsi promotore e attore di un esame comparativo della “trasparenza” delle informazioni fornite dai vari atenei e per definire indicazioni per più omogenee ed efficaci presentazioni dei dati. Tale analisi, resa attualmente impossibile al Comitato per la esiguità di risorse disponibili, potrebbe essere condotta, preferibilmente in accordo con la CRUI, da studenti di vari atenei nell’ambito delle attività part-time retribuibili. Con tale intervento di analisi, che potrebbe orientare per il prossimo futuro le prescrizioni ministeriali, potranno essere resi agevoli i necessari confronti che dovrebbero precedere orientare le scelte, da parte degli studenti, del corso di studi da intraprendere.

Note sui Relatori Giuseppe Catalano, professore ordinario di Economia Pubblica presso la Facoltà di Ingegneria dei Sistemi del Politecnico di Milano e direttore della Scuola di Management per le Università, gli Enti di Ricerca e le Istituzioni Scolastiche (SUM) del MIP School of Management del Politecnico di Milano. Luigi Fabbris, professore ordinario di Statistica sociale presso la Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università di Padova. È delegato del Rettore della stessa università per le attività del Servizio studi statistici e membro del CNVSU – Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario. Guido Fiegna, dirigente del Politecnico di Torino fino al 2008, attualmente in pensione. Dal 1996 è membro dell’organismo nazionale di valutazione delle università, prima Osservatorio e dal 1999 CNVSU - Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario. Francesco Planchenstainer, laureando in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Trento di cui è membro del Senato Accademico. È studente eletto nel Consiglio Universitario Nazionale e Consigliere delegato all’internazionalizzazione e al Processo di Bologna del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. Guido Scutari, docente di Biochimica nel corso di laurea in Odontoiatria e varie Scuole di Specializzazione della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova. È prorettore con delega per il Diritto allo studio e la condizione studentesca nella stessa università. Alberto Scuttari, direttore amministrativo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia dal 2010. Sino al 2009, è stato direttore generale dell’ESU di Padova e segretario nazionale dell’ANDISU, l’Associazione Nazionale degli enti per il Diritto allo Studio Universitario.

FORMAZIONE E LAVORO Collana diretta da Luigi Fabbris

N. 1 Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati (a cura di Luigi Fabbris) N. 2 Competenze per la ricerca. Esigenze delle imprese innovative e profili formativi (a cura di Susanna Zaccarin e Maria Cristiana Martini) N. 3 Professionalità nei servizi innovativi per studenti universitari (a cura di Luigi Fabbris, Giovanna Boccuzzo, Maria Cristiana Martini) N. 4 Nuovi profili formativi per professionalità avanzate nel turismo (a cura di Domenica Fioredistella Iezzi) N. 5 Attività e Competenze nel settore dell’informatica (a cura di Ernesto Toma e Francesco Domenico d’Ovidio) N. 6 Profili formativi e bisogni di competenze nel terzo settore (a cura di Simona Balbi, Giovanna Boccuzzo, Maria Gabriella Grassia) N. 7 Professionalità nei servizi per le imprese (a cura di Marisa Civardi e Luigi Fabbris) N. 8 I servizi a supporto degli studenti universitari (a cura di Luigi Fabbris) N. 9 Dal Bo’ all’Agorà. Il capitale umano investito nel lavoro (a cura di Luigi Fabbris) N. 10 I servizi universitari. Le proposte degli stakeholder (a cura di Luigi Fabbris)

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