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DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE: Via dell’Arcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 Catanzaro Spedizione in a.p.Tabella C Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003 19 GIUGNO 2017 - ANNO XXXVI N.10 Accolto da migliaia di fedeli cattolici in piazza San Giovanni a Roma, il Papa Francesco il 18 giugno ha cele- brato la Messa del Corpus Domini sul sagrato della basilica. Il Pontefice ha spostato la celebrazione dal giovedì alla domenica, per la prima volta nella storia, per evitare troppi disagi alla città e favorire una maggiore parteci- pazione alla celebrazione. Dopo il rito la processione sulla via Merulana fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore per la benedizione eucaristica, sempre impartita da Bergoglio. servizi nella pagine 8 e 9 CORPUS DOMINI Papa Francesco: “Eucaristia sacramento dell’unità”LA SOLENNITÀ DEL “CORPUS DOMINIA CATANZARO L’Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone: Le autorità “si spendano per la colleività, che non è la somma delle indivi- dualità, ma la più nobile espressione del vivere co- mune, solidale e pros- simo, a chi è meno fortunato e vive nel disa- gio” servizio a p. 10 A Catanzaro la “festa della fede” nel parco della Biodiversità servizio a p. 16

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DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE: Via dell’Arcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 CatanzaroSpedizione in a.p.Tabella C Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003 19 GIUGNO 2017 - ANNO XXXVI N.10

Accolto da migliaia di fedeli cattolici in piazza San Giovanni a Roma, il Papa Francesco il 18 giugno ha cele-brato la Messa del Corpus Domini sul sagrato della basilica. Il Pontefice ha spostato la celebrazione dal giovedìalla domenica, per la prima volta nella storia, per evitare troppi disagi alla città e favorire una maggiore parteci-pazione alla celebrazione. Dopo il rito la processione sulla via Merulana fino alla Basilica di Santa Maria Maggioreper la benedizione eucaristica, sempre impartita da Bergoglio. servizi nella pagine 8 e 9

CORPUSDOMINIPapa

Francesco:“Eucaristia sacramentodell’unità”“

LA SOLENNITÀ DEL “CORPUS DOMINI” A CATANZAROL’Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone:

Le autorità “si spendanoper la colle�ività, che nonè la somma delle indivi-dualità, ma la più nobileespressione del vivere co-mune, solidale e pros-simo, a chi è menofortunato e vive nel disa-gio”

servizio a p. 10

A Catanzaro la “festa della fede” nel parco della Biodiversità

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APERTURA

L’agenda del Vescovo

ABBONAMENTO CCP n. 10342889

intestato a “Comunità nuova”€ 25,00 per l’Italia - € 40,00 per l’estero

Direttore Resposabile:Mons. Raffaele FaccioloRedazione:

Francesco Candia (Amministratore)Giovanni Scarpino • Diego MennitiMichele Fontana • Rita Doria

Marcello Lavecchia • Fabrizio MaranoValeria Nisticò • Saverio Candelieri • Anna Rotundo

Editore e RedazioneARCIDIOCESI METROPOLITANADI CATANZARO-SQUILLACE

Via Arcivescovado, 13 88100 - Catanzarotel. 0961.721333e-mail:

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Iscritto al n. 2/1982 del Registro della Stampa del Tribunale

di Catanzaro il 16 gennaio 1982.ISSN: 2039-5132

www.diocesicatanzarosquillace.it

LA NUOVA “PSICOSI” DELL’OGGI

Oggi c’è una “psicosi”in più!

Le relazioni non sono più colsottofondo della fiducia, madel dubbio, della paura che lapersona non sia un attenta-tore, un malvivente. C’è la paura di uscire da casa

perché l’imprevedibile è dietrol’angolo.Non si ha la certezza che

colui che incrocia i nostripassi sia un disinvolto pedoneorientato verso i suoi doveri orealizzatore di vendetta per isuoi fini. Nei bus o nella metropolitana

si leggono visi apprensivi perpaura di possibili attentatori. Al mattino si esce da casa

imbottiti di paure che non in-neggiano alla serenità, ma al-l’apprensione. Il giorno comincia con un

orizzonte segnato da tinte neree con il tempo che cammina cisi scrolla dai fremiti accumu-lati nelle prime ore del giorno. Ritornino i giorni della spen-

sieratezza per calpestare lestrade con la soavità dell’a-nimo.

Raffaele Facciolo

GIUGNO 2017 19, Parrocchia Madonna di Pompei, presentazionelibro mons. Silvestre20, Satriano, amministra Sacramento della Confer-mazione21, Serra San Bruno, S. Messa con i Vicari giudizialidei Tribunali Ecclesiastici d’Italia22, Catanzaro, Seminario San Pio X, Incontro regio-nale del Clero con mons. Gualtiero Sigismondi22, Lamezia Terme, partecipa al Festival del Libro23, Catanzaro Lido, parrocchia Sacro Cuore, S.Messa24, Settingiano, amministra Sacramento della Con-fermazione25, S. Elia, amministra Sacramento della Conferma-zione26, Basilica Immacolata con i neocatecumenali28, S. Pietro Magisano, amministra Sacramento dellaConfermazione

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RIFLESSIONE

«Non sento più il suonodella domenica. Non cisono più i vecchieCinelle piazze la domenica o le tavole ap-parecchiate. La domenica è diventatoun giorno come un altro».Canta così, in uno dei suoi brani, Zuc-chero. Che tristezza e che nostalgia, perquella domenica che non c’è più. Ini-ziano ad accorgersene anche i simbolidel capitalismo a noi più vicini nellaquotidianità, i marchi piccoli e grandidella distribuzione commerciale, quelliche imitando modelli altrui e sullaspinta di apporti legislativi il cui fine èsostenere l’economia in tempi di crisidedicano il seCimo giorno e le altre fe-stività all’apertura delle serrande neltentativo – a quanto pare illusorio, agiudicare dai risultati – di dare unamano agli incassi e, indireCamente, al-l’economia del Paese. È passato qualche anno dal varo dellaliberalizzazione degli orari e le deci-sioni vengono riconsiderate, tanto chefortunatamente, si comincia a tornare aindietro. L’ultimo ripensamento èquello della Unicoop: 1 milione di soci,8.000 dipendenti e 104 punti vendita inToscana. Qui le saracinesche resterannoabbassate in 10 festività nazionali su 12e le domeniche si lavorerà mezza gior-

nata e soltanto in 40 supermercati. Unpasso importante, oltretuCo fortementesimbolico. Se da un lato, infaCi, essovale a soColineare l’immobilismo delParlamento, incapace di approvare unalegge di disciplina che da anni giacealla Camera, dall’altro evidenzia undato inequivocabile: il bisogno – laico eperciò ancor più rilevante – di salva-guardare la domenica per santificare lafesta, come recita il terzo comanda-mento. Per stare insieme in famiglia,riappropriarsi del proprio tempo edelle relazioni trascurate durante la set-timana.La questione, in effeCi, non è solo eco-nomica. In primis, è antropologica:senza il riposo domenicale ogni uomo

si fa vuoto, privo di luce, non gusta piùle belle cose che fa, perché il riposo èantropologicamente e spiritualmenteutile, anzi necessario. Viene poi la ra-gione sociale, perché le famiglie, conpadri e madri costreCi a lavorare di do-menica (e nelle feste comandate) hannomeno tempo da dedicare a se stessi edai figli. Infine, anche l’aspeCo dei conti:la liberalizzazione degli orari, secondole stime di Confesercenti, ha finito conl’abbassare i ricavi del commercio del2%, a dimostrazione che la libertà valepoco se è orfana dell’etica e del buonsenso.Difendere (e godersi) la domenica, in-somma, non è interesse clericale, mabaCaglia di civiltà. Perché senza la do-menica mancherebbero il riposo e leforze per affrontare le difficoltà quoti-diane e non soccombere, per rilanciarela speranza e ricostruire legami, rela-zioni, affeCi. Magari pure per tornare ariempire di umanità le piazza oggivuote di sentimenti e spesso anche digente. E finalmente, per dirla con FranzKaBa, di nuovo come prima «dome-nica saremo insieme, cinque, sei ore,troppo poco per parlare, abbastanzaper tacere, per tenerci per mano, perguardarci negli occhi».+ Vincenzo Bertolone

LA RIFLESSIONE DELL'ARCIVESCOVO MONS. VINCENZO BERTOLONEEvviva la Domenica!

GIOVANNI PAOLO II: L’ORIGINE MARIANA DEL CORPO DI CRISTOInoccasione del Corpus Do-mini riportiamo quantodisse Giovanni Paolo IIprima della preghiera dell’Angelus il 5giugno 1983.“Nella festa del Santissimo Corpo eSangue di Cristo, il nostro “grazie” è sa-lito al Padre, che ci ha donato il Verbodivino, Pane vivo disceso dal cielo, e sieleva con gioia alla Vergine, che ha of-ferto al Signore la Carne innocente e ilSangue prezioso che riceviamo all’Al-tare. (…) Quel Corpo e quel Sangue di-vini conservano l’origine materna diMaria.Li ha preparati lei quella Carne e quelSangue, prima di offrirli al Verbo comedono di tuCa la famiglia umana, perché

egli se ne rivestisse diventando nostroRedentore, sommo Sacerdote e ViCima.Alla radice dell’Eucaristia c’è dunquela vita verginale e materna di Maria, lasua traboccante esperienza di Dio, ilsuo cammino di fede e di amore, chefece, per opera dello Spirito Santo, dellasua carne un tempio, del suo cuore unaltare: poiché concepì non secondo na-tura, ma mediante la fede, con aCo li-bero e cosciente, un aCo di obbedienza.E se il Corpo che noi mangiamo e ilSangue che beviamo sono il dono ine-stimabile del Signore risorto per noi,essi portano ancora in sé, come Panefragrante, il sapore e il profumo dellaVergine Madre”.

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ATTUALITÀ

Papa Francesco parla di corru-zione, nella prefazione scriCa peril nuovo libro del cardinale PeterKodwo Appiah Turkson. Lo fa denun-ciandola apertamente e con forza. “Lacorruzione − ha soColineato il SantoPadre − è una forma di bestemmia, èl’arma, il linguaggio più comune anchedelle mafie, un processo di morte che dàlinfa alla cultura di morte di chi ordisce ilcrimine”. Ma sopraCuCo nei tempiodierni dove anche solo “immaginare ilfuturo è un’impresa difficilissima, la cor-ruzione arriva a minare la speranza cheun miglioramento sia possibile”, ag-giunge il Pontefice nella prefazione a Cor-rosione, il libro-intervista realizzato daTurkson, in collaborazione con ViCorio V.Alberti.Proprio parlando contro le mafie, già inpassato, il Papa si era faCo portavoce im-portante contro ogni forma di corruzione.A Scampia, due anni fa, durante la visitanel difficile quartiere napoletano, dovecamorra e malavita dilagano, il Papa pa-ragonò la corruzione a “un cuore decom-posto che emana caCivo odore”. “Laparola corroCo − disse Francesco − ricordale parole cuore – roCo. Ed è questo checrea la corruzione”.Oggi il Papa, aCraverso la prefazionescriCa per il libro del cardinale Turkson,

prefeCo del Dicastero per il Servizio delloSviluppo Umano Integrale, e già presi-dente del Pontificio Consiglio della Giu-stizia e della Pace, è tornato a parlare dicorruzione. “In questo libro il cardinalePeter Kodwo Appiah Turkson – scrive ilSanto Padre − spiega bene la ramifica-zione di questi significati di corruzione, elo fa concentrandosi in particolare sull’o-rigine interiore di questo stato che, ap-punto, germoglia nel cuore dell’uomo epuò germogliare nel cuore di tuCi gli uo-mini”. Il Papa ha poi ricordato: “SiamotuCi molto esposti alla tentazione dellacorruzione: anche quando pensiamo diaverla sconfiCa, essa si può ripresentare”.Nel passaggio più significativo della

prefazione, Francesco tocca il delicatotema della corruzione in Vaticano: “Il car-dinale Turkson – in questo libro – esplorai diversi passaggi nei quali nasce e si insi-nua la corruzione, dalla spiritualità del-l’uomo fino alle sue costruzioni sociali,culturali, politiche e anche criminali, po-nendo insieme questi aspeCi anche suquel che più ci interpella: l’identità e ilcammino della Chiesa. La Chiesa deveascoltare, elevarsi e chinarsi sui dolori ele speranze delle persone secondo mise-ricordia, e deve farlo senza avere paura dipurificare se stessa, ricercando assidua-mente la strada per migliorarsi. Henri deLubac scrisse che il pericolo più grandeper la Chiesa è la mondanità spirituale”.Essa uccide la Fede ed è “più disastrosadella lebbra infame” ha soColineato Fran-cesco. “La nostra corruzione è la monda-nità spirituale, la tepidezza, l’ipocrisia, iltrionfalismo, il far prevalere solo lo spi-rito del mondo sulle nostre vite, il sensodi indifferenza. Ed è con questa consape-volezza che noi, uomini e donne diChiesa, possiamo accompagnare noistessi e l’umanità sofferente, sopraCuCoquella che più è oppressa dalle conse-guenze criminali e di degrado generatedalla corruzione”, ha poi concluso ilSanto Padre.(FdP)Christian Delfini

CORRUZIONE: PER IL PAPA È UNA “BESTEMMIA” CHE “MINA LA SPERANZA”

LaSegreteria Generale del Si-nodo dei Vescovi ha annun-ciato l’apertura di un sito web

in preparazione alla XV Assemblea Gene-rale Ordinaria sul tema “I giovani, la fede eil discernimento vocazionale”, che si cele-brerà nel mese di ottobre del 2018. Il sitointernet è raggiungibile da oggi all’indi-rizzo: youth.synod2018.va. Abbiamo chie-sto le ragioni dell’iniziativa al card. LorenzoBaldisseri, segretario generale del Sinododei Vescovi.La decisione della Segreteria Generale

del Sinodo di aprire un sito internet e diproporre in esso un questionario a tutti igiovani, nessuno escluso, risponde all’esi-genza di coinvolgerli il più possibile nelcammino sinodale che la Chiesa sta per-correndo sul tema “I giovani, la fede e il di-scernimento vocazionale”. Con il sito, daun lato si vogliono fornire degli strumentiche possano far sì che la loro partecipa-

zione divenga sempre più consapevole ecoinvolgente. Dall’altro, si vuole dare visi-bilità alle iniziative che li vedono protago-nisti.Per mezzo del sito, vengono messe in

rete informazioni, conoscenze, espe-rienze, iniziative. Il questionario è invecelo strumento attraverso il quale i giovanipossono far sentire la loro voce, la lorosensibilità, la loro fede, ma anche i lorodubbi e le loro critiche, affinché il loro grido

giunga ai Pastori, così come sono stati in-vitati a fare da Papa Francesco nella Let-tera che ha indirizzato a loro all’inizio delcammino sinodale. Il questionario che sitrova nel sito è diverso da quello contenutonel Documento Preparatorio. Diverso sianelle finalità che nelle domande. Infatti, sirivolge direttamente ai giovani invitandolia ‘raccontare’ la loro vita, i loro desideri, iloro timori.Attraverso le domande proposte, i gio-

vani possono presentarsi, dire come ve-dono se stessi ed il mondo attorno a loro,come vivono le relazioni con gli altri ecome si collocano rispetto alle scelte divita. Si chiede loro di esprimersi circa ilrapporto con la religione, la fede e laChiesa. L’ultima serie di domande foca-lizza l’attenzione sulla loro presenza sulWeb. Alla fine sono invitati a far saperequalcosa di sé che non è stato chiesto nelquestionario. l.b.

Un sito e un questionario per il Sinodo dei giovani. Baldisseri: “Coinvolgerli il più possibile nel cammino sinodale”

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ATTUALITÀ

Un “popolo nuovo” e un“cuore nuovo”: sonoquesti i lasciti dello“Spirito creatore, che realizza semprecose nuove”. Con queste parole, papaFrancesco ha introdoCo l’omelia per laSanta Messa di Pentecoste in una piazzaSan Pietro gremita nonostante il cielo co-perto, alla presenza, tra gli altri, dei mili-tanti del Rinnovamento Carismatico cheieri sera hanno incontrato il Santo Padreal Circo Massimo, in occasione del loroGiubileo d’Oro.Il “popolo nuovo”, ha spiegato il Pon-tefice, è rappresentato da coloro chehanno ricevuto il sigillo dello SpiritoSanto, il quale “prima si posa su ciascunoe poi meCe tuCi in comunicazione”,creando la “diversità” e, al tempo stesso,l’“unità”. È su questo popolo “variegatoe unito” che nasce la “Chiesa universale”,dove “in ogni epoca”, lo Spirito Santo fa“fiorire carismi nuovi e vari”, secondo ilcriterio – assai caro a Bergoglio – della“unità nella differenza”, che non ha nullaa che fare con la “uniformità”.A tal proposito, due sono le “tentazioniricorrenti”: la prima è quella di cercare “ladiversità senza l’unità”, che si verifica“quando ci si irrigidisce su posizioni

escludenti, quando ci si chiude nei propriparticolarismi, magari ritenendosi i mi-gliori o quelli che hanno sempre ragione”.In tal modo, ha ammonito il Papa, si di-venta “tifosi”, anziché “fratelli e sorellenello stesso Spirito”; cristiani “di destra odi sinistra” prima che di Gesù; “custodiinflessibili del passato o avanguardisti delfuturo prima che figli umili e grati dellaChiesa”.La tentazione opposta è quella di cer-care “l’unità senza la diversità”, con il ri-sultato che tuCi sono obbligati a fare epensare “allo stesso modo”: l’unità, al-lora, scade nella “omologazione” e “nonc’è più libertà”.Allo Spirito Santo, quindi, va chiesta “la

grazia di accogliere la sua unità, unosguardo che abbraccia e ama, al di là dellepreferenze personali”; senza mai trascu-rare di “azzerare le chiacchiere che semi-nano zizzania e le invidie che avvelenano,perché essere uomini e donne di Chiesasignifica essere uomini e donne di comu-nione”.L’altra “novità” che si riceve in donocon la Pentecoste è un “cuore nuovo”, chenasce, innanzituCo, con lo “Spirito delperdono” che Gesù imprime sugli apo-stoli, “che lo avevano abbandonato e rin-negato durante la Passione”. È proprio ilperdono a fare da “cemento” e “collante”a tuCa la comunità ecclesiale: esso è “l’a-more più grande, quello che tiene unitinonostante tuCo, che impedisce di crol-lare, che rinforza e rinsalda”, ha com-mentato il Santo Padre. “Il perdono dàsperanza – ha aggiunto – senza perdononon si edifica la Chiesa”.È ancora il perdono, l’antidoto alle “viesbrigative di chi giudica, quelle senzauscita di chi chiude ogni porta, quelle asenso unico di chi critica gli altri”. Sol-tanto “rinnovandoci con il perdono e cor-reggendo noi stessi”, potremo allora“correggere gli altri nella carità”, ha poiconcluso il Papa.

PAPA: “AZZERARE CHIACCHIERE E INVIDIE, È IL PERDONO CHE EDIFICA LA CHIESA”

Ius soli: mons. Galantino, “le gazzarre ignobili non sono il modo miglioreper affrontare il tema”. “C’è chi ha cambiato idea per paura di perdere voti”“C’è preoccupazione per ilmodo in cui si sta affron-tando il tema dello ‘iussoli’. Perché non mi sembra sia il modomigliore quello delle gazzarre ignobiliche hanno caraCerizzato l’aula del Senato.Sono cose così importanti sulle quali o cisi confronta o si finisce per affossare con-tinuamente una realtà molto importante”.Lo ha affermato monsignor Nunzio Ga-lantino, segretario generale della Confe-renza episcopale italiana, intervenendoieri a Bologna a “La Repubblica delleidee”. “L’indagine Demos pubblicata agennaio da Repubblica – ha ricordato Ga-lantino – dice che tre italiani su quaCrosono favorevoli alla ciCadinanza di coloroche nascono in Italia”. “È chiaro che que-sto fa venire l’orticaria a chi ha impostatotuCa la politica e la richiesta di consensosul contrario”, ha proseguito il segretariogenerale della Cei, soColineando che “mipreoccupano partiti o formazioni politi-che che hanno sempre pensato diversa-

mente e che ora stanno temendo di per-dere voti per questo”. Per Galantino, “èpericolosissimo fare politica unicamenteper rincorrere il successo perché vuol direnon fare politica, vuol dire fare solo il pro-prio interesse”. Alla domanda di TizianaTesta se questa frase fosse riferita al Mo-vimento 5 Stelle, il segretario generale hadeCo che “tuCi sanno come alcune per-sone prima hanno deCo una cosa, poi nehanno deCa un’altra”. “È importante en-trare nel merito della legge – ha aggiunto

– e capire che certe cose si possono anchecambiare, ma non si cambiano saltandosui banchi, non si cambiano dicendo leparolacce ma meCendosi davanti al testoe dicendo che è importante assicurarsiche il bambino che nasce in Italia conoscabene l’italiano e la storia italiana”. “Non sitraCa di appiccicare l’eticheCa di ‘italiano’– ha concluso – ma far sì che l’essere cit-tadino italiano corrisponda ad un sentireda italiano. Su questo si discute, non ci siprende a boCe”.

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ATTUALITÀ

Illibro che di seguito presento puòessere considerato un regalo per isuoi novant’anni. Sicuramente,un dono per quanti oggi ne vogliono gu-stare le pagine, mai pubblicate in Italia.L’esegeta, il filosofo e teologo tra i piùascoltati e autorevoli, Joseph Ratzinger(oggi BenedeCo XVI è papa emerito dellaChiesa caColica) firma un testo “Il tempoe la storia” (Edizioni Piemme, aprile 2017)che ripercorre i traCi del suo pensiero sulcammino dell’uomo nella storia alla pre-senza di Dio.Si traCa di brevi riflessioni, perle pre-ziose, che formano la collana del suo pen-siero.TradoCo e curato da Anna Maria Foli, èdiviso in due parti: a) il tempo dell’uomo;b) il tempo di Dio. Comincia, da subito,con pensieri sul presente. Quest’ultimo,se esaminato con precisione, ripercor-rendo lo spunto di sant’Agostino, è sol-tanto il punto d’intersezione, privo diestensione, tra passato e futuro; l’impres-sione del presente sorge effeCivamentedal faCo che la nostra coscienza abbracciae riduce a unità un traCo di tempo e lo ri-tiene suo presente. Gli orrori ed errori delpresente sono analizzati con precisione.Nei duemila anni di storia del cristia-nesimo non vediamo nulla di ciò che do-vrebbe costituire la nuova realtà delmondo, ma troviamo invece gli stessi or-rori, angosce e speranze di prima e disempre. Il più grave è trasformare l’uomoin numero. Così vuole la bestia che si con-trappone a Dio, che non ha nome nellaBibbia, ma è indicata con un numero. Per-ciò vuole che anche gli uomini siano nu-meri. Nei campi di concentramento e neidati sfornati da funzioni meccaniche, l’u-manità dell’uomo è dapprima ignorata epoi cancellata.Dio, invece, ha un nome e chiama pernome. È persona e cerca la persona. Èvolto e cerca il nostro volto. È un Dio cheha un cuore e cerca il nostro cuore. Dàsenso e significato all’agire umano. È ilconceCo di fraternità e fratellanza ad es-sere centrale nel secondo capitolo, dedi-cato al “passato”.Una fratellanza che i cristiani vivonocome figli dello stesso Padre. La fratel-lanza dei cristiani, nel Signore, è elevataal di sopra dello spazio delle idee. L’a-zione che aCua questa incorporazione inGesù è anzituCo il baCesimo, mentre lasua fondazione sempre nuova è l’Eucari-stia. Mentre tuCe le altre concezioni filo-sofiche la intendono come appartenenzaad un gruppo di pensiero e adesione ad

alcuni ideali proposti. Il futuro, invece, èpromessa.Rappresenta il coraggio audace del-l’uomo che può avere a che fare con l’in-finito, rispeCo alla pusillanimitàpiccolo-borghese che non vuole guardareoltre ciò che sta più vicino ed è incapacedi osare cose grandi. Il cristiano speri-menta una fede che non rende inaCivi,ma che meCe in cammino, portando apromuovere la responsabilità per ciò chedeve venire.Viene analizzata la fede di Abramo, e laripresa apologetica di Paolo. Ma ciò chepiù meCe in risalto è l’essere testimonedella fede, non solo parlare della stessa.Perché solo chi dona se stesso crea futuro.Chi vuole semplicemente insegnare, chivuole cambiare solo gli altri rimane ste-rile. La seconda parte del libro si soffermasull’esistenza dell’eternità.Ovvio, per chi la tiene sempre presentee vive in essa, o meglio, proieCato versoessa, mentre per chi non ci pensa mai èconsiderata come una fuga dall’“al diqua”. Questo si rischia in un tempo nelquale si scambia ciò che è conforme altempo con il bene, il moderno con il vero.È necessario tornare a rifleCere sul diriConaturale.Cioè sul diriCo che deriva dalla natura,che precede ogni nostra legislazione, percui non si può considerare “diriCo” tuCociò che passa nella mente degli uomini.La coscienza morale è al di sopra dellalegge: essa distingue fra legge che è di-

riCo e legge che è ingiustizia. Coscienzasignifica primato della verità. Questo nonvuol dire legiCimazione dell’arbitrio,bensì espressione della fede nella parteci-pazione consapevole e misteriosa del-l’uomo alla verità.È bene considerare la nostra realtà del-l’Avvento permanente. Il limite fra ilprima e il dopo di Cristo non è un segnoesteriore tracciato nella storia e sulla cartageografica, ma un segno interiore che at-traversa il nostro cuore. Le riflessioni fi-nali si affacciano all’aCuale crisi dellaChiesa. Bisogna prenderne coscienza.Dalla crisi di oggi sorgerà una Chiesa cheavrà perduto molto.Cambierà molto. Sarà una Chiesa inte-riorizzata, che non si vanta del suo man-dato politico. Questo cambiamento larenderà povera, la farà diventare unaChiesa dei piccoli. La Chiesa conosceràuna nuova fioritura e apparirà agli uo-mini come la patria che dà vita e speranzaoltre la morte.Bisogna essere altreCanto consapevoliche il futuro della Chiesa può venire eanche oggi verrà solo dalla forza di coloroche hanno profonde radici e vivono dellafede con pienezza pura. Queste e altre ri-flessioni è possibile ricavare dal libropoc’anzi menzionato. Esso presenta, an-cora una volta, la voce profetica di unaChiesa fondata su Cristo. Un testo consi-gliatissimo per chiunque voglia leggerepiccoli frammenti inediti del pensiero diRatzinger.(FdP)

RATZINGER: IL TEMPO E LA STORIA

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ATTUALITÀ

Illavoro, la famiglia, le migrazioni.Sono alcuni dei temi toccati dapapa Francesco durante il suo di-scorso odierno al Quirinale. Il Santo Padreè stato ricevuto nei giorni scorsi dal presi-dente della Repubblica italiana, SergioMaCarella, che ha così ricambiato l’invitoricevuto poco dopo la sua elezione, cheportò il capo dello Stato in visita in Vati-cano, il 18 aprile 2015.Il Vescovo di Roma è giunto al Quirinale,accompagnato da un ampio seguito: il car-dinale Pietro Parolin, Segretario di StatoVaticano; monsignor Angelo Becciu, Sosti-tuto per gli Affari Generali della Segreteriadi Stato; cardinale Agostino Vallini, VicarioGenerale di Sua Santità per la Diocesi diRoma; il cardinale Gualtiero BasseCi, Arci-vescovo di Perugia e Presidentedella Conferenza Episcopale Ita-liana; il cardinale Giuseppe Bertello,Presidente del Governatorato delloStato della CiCà del Vaticano; mon-signor Georg Gänswein, PrefeCodella Casa Pontificia; monsignorLeonardo Sapienza, Reggente dellaCasa Pontificia; monsignor AdrianoBernardini, Nunzio Apostolico inItalia; monsignor Stefano MazzoCi,Consigliere di Nunziatura.Dopo gli onori militari e l’esecu-zione degli inni, i due capi di stato,si sono intraCenuti nello studio delPresidente, dove è avvenuto il col-loquio privato, seguito dallo scambio deidoni nella Sala degli Arazzi, e da una brevesosta nella Cappella dell’Annunziata.I discorsi pubblici si sono poi tenuti nellaSala dei Corazzieri, dove nell’indirizzo dibenvenuto, il presidente MaCarella ha rin-graziato il Papa in modo particolare per lasua aCenzione alle problematiche legate allavoro, alla gioventù e all’ambiente.Da parte sua, il Pontefice guarda all’Italiacon una “speranza che è radicata nella me-moria grata verso i padri e i nonni”, hadeCo, con riferimento alle proprie originiitaliane. Le “generazioni che ci hanno pre-ceduto”, ha proseguito Bergoglio, “conl’aiuto di Dio, hanno portato avanti i valorifondamentali: la dignità della persona, lafamiglia, il lavoro”, ponendo questi valori“al centro della Costituzione repubbli-cana”.Oggi, tuCavia, sia l’Italia che l’EuropatuCa, sono chiamate a sfide come “il terro-rismo internazionale, che trova alimentonel fondamentalismo; il fenomeno migra-torio, accresciuto dalle guerre e dai gravi epersistenti squilibri sociali ed economici dimolte aree del mondo; e la difficoltà dellegiovani generazioni di accedere a un lavorostabile e dignitoso, ciò che contribuisce adaumentare la sfiducia nel futuro e non fa-vorisce la nascita di nuove famiglie e di

figli”.Ciononostante, ha rilevato il Papa, l’Ita-lia, grazie alla “operosa generosità dei suoiciCadini” e all’“impegno delle sue istitu-zioni”, facendo appello alle sue “abbon-danti risorse spirituali”, si sta adoperandoper “trasformare queste sfide in occasionidi crescita e in nuove opportunità”.In particolare lo sbarco dei numerosiprofughi sulle nostre coste, si sta contrad-distinguendo per “l’opera di primo soc-corso” delle navi italiane e “l’impegno dischiere di volontari”, molti dei quali pro-venienti da “enti ecclesiali” e “parrocchie”,ha soColineato Francesco. Esempi di “pro-ficua collaborazione” sono stati indicatianche nell’impegno delle “popolazioni delCentro Italia colpite dal terremoto”, distin-

tesi per la “fortezza animata dalla fede”.Sia l’assistenza ai colpiti dal sisma, chel’accoglienza ai migranti sono, per il Papa,“espressione di sentimenti e di aCeggia-menti che trovano la loro fonte più genuinanella fede cristiana, che ha plasmato il ca-raCere degli italiani e che nei momentidrammatici risplende maggiormente”.Al tempo stesso, tuCavia, il Santo Padreha ammonito che il “vasto e complesso fe-nomeno migratorio”, non può gravaresulle spalle di “poche Nazioni”, pertanto “èindispensabile e urgente che si sviluppiun’ampia e incisiva cooperazione interna-zionale”.Quanto alle questioni legate al lavoro, ilPontefice ha ricordato di averne traCato“non teoricamente, ma a direCo contaCocon la gente” nelle sue numerose visitenelle diocesi italiane, tra cui quella delloscorso 27 maggio a Genova. Al Quirinale,Bergoglio ha ribadito “l’appello a generaree accompagnare processi che diano luogo anuove opportunità di lavoro dignitoso” eha denunciato ancora una volta “la diffi-coltà che i giovani incontrano nel formareuna famiglia e nel meCere al mondo figlitrovano un denominatore comune nell’in-sufficienza dell’offerta di lavoro, a volte tal-mente precario o poco retribuito da nonconsentire una seria progeCualità”. Le “ri-

sorse finanziarie”, ha aggiunto, vanno in-vestite in un “obieCivo di grande respiro evalore sociale e non siano invece distolte edisperse in investimenti prevalentementespeculativi”.Il “lavoro stabile” e la “famiglia” sonostati indicati dal Papa come i “due pilastriche danno sostegno alla casa comune e chela irrobustiscono per affrontare il futurocon spirito non rassegnato e timoroso, macreativo e fiducioso”.Rivolgendosi a quanti hanno “responsa-bilità in campo politico e amministrativo”,Francesco ha auspicato un rafforzamentodei “legami tra la gente e le istituzioni, per-ché da questa tenace tessitura e da questoimpegno corale si sviluppa la vera demo-crazia”. Un accenno è stato faCo alla“Chiesa in Italia” come “realtà vi-tale, fortemente unita all’anima delPaese, al sentire della sua popola-zione”, di cui vive “vive le gioie e idolori” e di cui cerca, “secondo lesue possibilità, di alleviarne le soffe-renze, di rafforzare il legame sociale,di aiutare tuCi a costruire il bene co-mune”. In tal senso, ha soColineatoil Santo Padre, “la Chiesa si ispira al-l’insegnamento della Costituzionepastorale Gaudium et spes del Con-cilio Vaticano II, che auspica la col-laborazione tra comunità ecclesialee comunità politica”, secondo un in-segnamento poi “consacrato, nella revi-sione del Concordato del 1984”, cheformula “l’impegno di Stato e Chiesa «allareciproca collaborazione per la promo-zione dell’uomo e il bene del Paese»”.Lo stesso art. 7 della Costituzione ita-liana, ha aggiunto il Pontefice, promuove“una peculiare forma di laicità, non ostilee confliCuale, ma amichevole e collabora-tiva”; una laicità che già BenedeCo XVIaveva definito “positiva” e che, secondo ilsuo successore, ha prodoCo un “eccellente”livello di “collaborazione tra Chiesa e Statoin Italia, con vantaggio per i singoli e l’in-tera comunità nazionale”. Un esempio ditale faCiva cooperazione è stato indicatonell’impegno delle istituzioni civili duranteil recente Giubileo straordinario, in cui “no-nostante l’insicurezza dei tempi che stiamovivendo, le celebrazioni giubilari hannopotuto svolgersi in maniera tranquilla e congrande vantaggio spirituale”.“Nella Chiesa CaColica e nei principi delCristianesimo, di cui è plasmata la sua riccae millenaria storia, l’Italia troverà sempre ilmigliore alleato per la crescita della società,per la sua concordia e per il suo vero pro-gresso”, ha deCo ancora il Papa, procla-mando in conclusone: “Che Dio benedicae protegga l’Italia!”.Marcolivio Luca

PAPA AL QUIRINALE: “SENZA LAVORO, NON C’È FUTURO PER LA FAMIGLIA”

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CHIESA

CORPO E SANGUE DI CRISTO:PAPA FRANCESCO DINANZI AL MISTERO CRISTIANOL’Eucaristia è il "cibo umile" concui il Signore imprime nel no-stro cuore la certezza di essereamati, è memoriale vivo e non astraCodel Suo amore, ed è il sacramento cheiscrive nel nostro "DNA spirituale", l'a-spirazione all’unità. Questa in sintesi lariflessione del Papa nella Solennità delCorpus Domini. Francesco ha pronun-ciato l'omelia dal sagrato della Basilicadi San Giovanni in Laterano davanti amigliaia di fedeli. Al termine dellaMessa si è svolta la tradizionale Proces-sione Eucaristica.Il Papa invita il suo popolo a seguireGesù Eucaristia. E’ l'immagine tradizio-nale della Festa del Corpus Domini nellacapitale: Francesco la rinnova anchequest'anno, seppur posticipandola dalgiovedì alla domenica, dando avvio allalunga processione di diaconi, vescovi,cardinali, sacerdoti e fedeli che porta ilSantissimo Sacramento, simbolica-mente, a toccare il cuore della ciCà,lungo via Merulana, tra le due grandiBasiliche di San Giovanni in Laterano eSanta Maria Maggiore. Un aCo di fede edi amore cadenzato da leCure e canti.E l’Eucaristia, "sommo dono di Dio", èanche al centro dell’omelia di Francesco,innanzituCo quale "sacramento dellamemoria", reale e tangibile, "della storiad’amore di Dio per noi". Il tema dellamemoria infaCi, torna più volte nella li-turgia del Corpus Domini, fa notare ilPapa alle migliaia di fedeli raccolti da-vanti al sagrato di San Giovanni in Late-rano. "Ricordati di tuCo il cammino che il Si-gnore, ti ha faCo percorrere“ esordisceMosè parlando al suo popolo, nel capi-tolo 8 del Deuteronomio; ed è un am-monimento, che, secondo Francesco, èrivolto a ciascuno di noi: “Nel ricordo diquanto il Signore ha faCo per noi sifonda la nostra personale storia di sal-vezza. Ricordare è essenziale per la fede,come l’acqua per una pianta: come nonpuò restare in vita e dare fruCo unapianta senza acqua, così la fede se non sidisseta alla memoria di quanto il Si-gnore ha faCo per noi”. Ma la memoria,prosegue Francesco, è importante ancheperché “ci permeCe di rimanere nell’a-more”, di “portare nel cuore chi ci ama echi siamo chiamati ad amare”. ”Nella frenesia in cui siamo immersi,

tante persone e tanti faCi sembrano sci-volarci addosso. Si gira pagina in freCa,voraci di novità ma poveri di ricordi.Così, bruciando i ricordi e vivendo all’i-stante, si rischia di restare in superficie,nel flusso delle cose che succedono,senza andare in profondità, senza quellospessore che ci ricorda chi siamo e doveandiamo. Allora la vita esteriore diventaframmentata, quella interiore inerte”.Ma è proprio la solennità di oggi a darciforza e conforto in questa “frammenta-zione della vita”. Il Papa lo soColinea : èproprio con ”l’Eucaristia“,spiega, che “ilSignore ci viene incontro con fragilitàamorevole”.Nel Pane di vita il Signore ci visita,“facendosi cibo umile che con amoreguarisce la nostra memoria, malata difrenesia”, ricordandoci l’amore di Dio, cidà forza e sostegno: “Non è una memo-ria astraCa, fredda e nozionistica, ma lamemoria vivente e consolante dell’a-more di Dio. Memoria anamnetica e mi-metica. Nell’Eucaristia c’è tuCo il gustodelle parole e dei gesti di Gesù, il saporedella sua Pasqua, la fragranza del suoSpirito. Ricevendola, si imprime nel no-stro cuore la certezza di essere amati da

Lui”.E la certezza di questo amore ci rendegrati,liberi e pazienti: “Così l’Eucaristiaforma in noi una memoria grata, perchéci riconosciamo figli amati e sfamati dalPadre; una memoria libera, perché l’a-more di Gesù, il suo perdono, risana leferite del passato e pacifica il ricordo deitorti subiti e infliCi; una memoria pa-ziente, perché nelle avversità sappiamoche lo Spirito di Gesù rimane in noi".Anche nel cammino più accidentato,dunque, l'Eucaristia ci ricorda che il Si-gnore è con noi e ci ricorda anche, sog-giunge il Pontefice, che "non siamoindividui, ma un corpo", non è un “sa-cramento per me, è il sacramento dimolti che formano un solo corpo”:“L’Eucaristia è il sacramento dell’unità.Chi la accoglie non può che essere arte-fice di unità, perché nasce in lui, nel suo‘DNA spirituale’, la costruzione dell’u-nità. Questo Pane di unità ci guariscadall’ambizione di prevalere sugli altri,dall’ingordigia di accaparrare per sé, dalfomentare dissensi e spargere critiche;susciti la gioia di amarci senza rivalità,invidie e chiacchiere maldicenti".(av)

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CHIESA

CORPUS DOMINI. Cardinale Ravasi: “Un intreccio di liturgia, arte e teologia”Perla prima volta, que-st’anno, la celebrazione“romana” del CorpusDomini domenica 18 giugno – e non digiovedì , come da calendario liturgico.Lo ha deciso Papa Francesco, che si è sof-fermato indireCamente sulla centralitàdella solennità liturgica anche nel primomessaggio per la Giornata mondiale deipoveri: “Il Corpo di Cristo, spezzatonella sacra liturgia, si lascia ritrovaredalla carità condivisa nei volti e nellepersone dei fratelli e delle sorelle più de-boli”. Ne abbiamo parlato con il cardi-nale Gianfranco Ravasi, presidente delPontificio Consiglio della cultura.Quali sono le radici della festa

del Corpus Domini?La festa del Corpus Domini, unadelle celebrazioni ormai secolari al-l’intero della storia della Chiesa, èun intreccio di liturgia, con la festa ela processione; di arte, perché si dàil via all’erezione del Duomo di Or-vieto, uno dei capolavori assolutidel gotico italiano; e di teologia.Il miracolo eucaristico di BolsenaAbbiamo tuCi presente, nelleStanze di Raffaello, l’affresco dellaMessa o Miracolo di Bolsena: la rap-presentazione del prete boemo che,in pellegrinaggio da Praga a Roma,fa tappa a Bolsena e celebra l’Eucaristiasulla tomba della martire Cristina. Ildubbio, la crisi di fede durante la consa-crazione e l’ostia che sanguina e macchiail corporale. Prima, dunque, c’è l’aspeComiracolistico, che viene però subito tra-sformato in liturgia e in riflessione teolo-gica. Urbano IV, un anno dopo ilmiracolo eucaristico, nel 1264 istituisce lasolennità del Corpus Domini, con la fa-mosa bolla “Transiturus de hoc mundo”,di cui tra l’altro si conserva una copia an-tichissima, forse addiriCura più antica diquella custodita dall’Archivio Vaticano,nell’Archivio diocesano di Novara. Daquel momento, inoltre, si ripropone illungo filone della riflessione teologicainiziata già nel Medioevo e che ha avutouna delle grandi svolte con la Riforma diLutero, soCo questo aspeCo ancora cat-tolico, cioè fermo alla presenza reale diCristo nell’Eucaristia. Tornando alleStanze di Raffaello, nella Stanza della Se-gnatura c’è la Disputa sul sacramento: al

centro l’ostensione che regge l’Eucaristia,a simbolizzare la presenza di Cristo nellastoria; in alto tuCa la Trinità convocata,con l’adorazione e le schiere degli angeli;in basso i teologi e i doCori della Chiesa,tra i quali Raffaello inserisce Dante e Sa-vonarola: la vita della Chiesa e la cultura,entrambe protese verso l’Eucaristia. Oc-corre ritrovare queste radici, per evitareche le celebrazioni siano soltanto qual-cosa di folcloristico. Il Corpus Domini c’ègià in ogni domenica, e in modo partico-lare nel Giovedì Santo. Ricordare le trecomponenti – liturgia, arte e teologia –permeCe di celebrare la festa del CorpusDomini in maniera migliore.

L’arte è dunque un “ponte” tra la li-turgia e la teologia?L’arte nella Chiesa è la prima forma dicatechesi. Basti pensare ai piCori senesidel Trecento: nell’articolo 1 del loro sta-tuto, si definivano i manifestatori delleverità della fede agli uomini che “nonsanno di leCere”.Il Miracolo di Bolsena nella Stanza diEliodoro, la Disputa sul Sacramentonella Stanza della Segnatura, sono formedi teologia aCorno all’Eucaristia, che ap-partengono al cuore delle radici cri-stiane.La processione del Corpus Domini è

una delle più sentite, a livello di reli-giosità popolare, non solo in Italia.Quale rilievo assume?La processione è uno dei grandi sim-boli che caraCerizzano le celebrazioni delCorpus Domini: la Chiesa pellegrina al-l’interno della storia e per le vie dellaciCà. Le radici storiche derivano dal faCoche nel 1264 il corporale con il sangue

sgorgato dall’ostia consacrata venne por-tato da Bolsena processionalmente adOrvieto. Successivamente la processionedel Corpus Domini è diventata la pro-cessione principale, in tuCi i villaggi,oltre a quella dell’Assunta e del Santopatrono di ogni ciCà. La processione haun duplice significato: di santificazionedel quotidiano, che consiste nel portarenella vita di tuCi i giorni la presenza di-vina, e di testimonianza della fede in unmondo anche secolarizzato. Oggi la se-colarizzazione è tale che questo aspeCotende a diminuire sempre di più. Unesempio per tuCi, le processioni che si fa-cevano un tempo dalla casa alla chiesa edalla chiesa al cimitero. Oggi nonsi fanno più, neanche nei piccolicentri, al massimo si va al cimiterose è vicino, altrimenti si preferisceil trasporto in macchina. In una so-cietà secolarizzata, che non ricono-sce più i segni del divino, questotipo di testimonianza viene meno.Di qui, paradossalmente, la cre-scente importanza delle proces-sioni, anche per ricordare a unmondo distraCo – che sia credenteo non credente – i grandi segni re-ligiosi.Nell’omelia della sua prima

Messa del Corpus Domini da ve-scovo di Roma, Francesco ha usato

il termine “condivisione”, nell’ultima ilverbo “spezzare”, che nel suo primomessaggio per la Giornata mondialedei poveri, citando proprio il Corpo diCristo, ha coniugato associandolo alvolto dei più poveri. Quale messaggio,per la Chiesa “in uscita”?La dimensione della condivisione è ra-dicata nella festa del Corpus Domini. Seci sono divisioni, squilibri, se la comu-nità è divisa tra miseri e ricchi, alloral’Eucaristia non si può celebrare, ammo-nisce san Paolo nella prima leCera ai Co-rinzi. Papa Francesco conferma questaradicalità, si pone nella linea della tradi-zione che la stessa liturgia esalta. Il Cor-pus Domini è inizialmente collegato allatavola:il bancheCo ideale è nel pane, non solonel pane spezzato che unisce i singolifratelli tra di loro, ma nella carità di unpane spezzato al mondo. (sir)

M.Michela Nicolais

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SPIRITUALITÀ

Presbiteri, religiosi e religiose,diaconi, seminaristi, gruppi,confraternite, associazioni, mo-vimenti e numerosi fedeli laici hannopartecipato ieri sera alla solennità delCorpus Domini presieduta in CaCedraledall’Arcivescovo metropolita Mons.Vincenzo Bertolone. A concelebrareanche l’Arcivescovo emerito, Mons. An-tonio Cantisani e il Vicario generale,Mons. Gregorio Montillo. A seguire, dopo la celebrazione euca-ristica, la processione per le vie del cen-tro storico della ciCà. Petali di rose, fioridi ginestra e graziosi altarini hanno ac-colto la presenza viva, reale e sostanzialedi Cristo, “pane vivo disceso dal cielo”.Un popolo che ha voluto rinnovare, as-sieme al proprio pastore, un impegnod’amore verso il Signore, con il deside-rio di poter vivere pienamente da crea-ture nuove nella storia dell’umanità. Presenti anche il primo ciCadino Ser-gio Abramo e di diverse autorità istitu-zionali. Al termine della processione, in piazzaDuomo, l’Arcivescovo ha invitato tuCi,con amore paterno, a innamorarsi del-l’Eucaristia. Queste le parole pronunciate

dal nostro ArcivescovoCon la solenne processione del Corpo delSignore abbiamo voluto manifestare la no-stra fede pubblicamente e di ciò ringrazio ilSignore e tu,i voi.

La nostra fede non è un vessillo da mo-strare, è una luce che illumina la nostra vitaanche in mezzo alle tempeste ed alle tenebre.

Ti adoriamo, corpo glorioso di Cristo! Haifa,o di noi un unico corpo armonioso intu,e le sue membra; tu ci hai fa,o diventareci,à, comunità, popolo. Con te possiamo rea-lizzare davvero una identità d’intenti, la no-stra unità civile e sociale, il nostro impegnoper la realizzazione del bene del Paese. Conte, il corpo mistico della Chiesa ha percorso lestrade e ha benede,o le dimore dell’unità fa-miliare: aiutaci a realizzare l’amore, quellovero, tra uomo e donna, tra le diverse gene-razioni, tra le classi della società, tra ricchied indigenti, addiri,ura affamati. La nostraci,à ora a,ende alla prova gli amministra-tori e spero tanto che siano capaci, altruisti,competenti, disinteressati, sopra,u,o si

spendano per la colle,ività, che non è lasomma delle individualità, la più nobileespressione del vivere comune, solidale eprossimo a chi è meno fortunato e vive neldisagio. Il sacramento dell’eucaristia ri-chiami in ciascuno di noi il mistero del corpomistico e lo elegga a modello, che dev’essereanche il modello della vita ci,adina: qual-siasi tentazione d’illegalità, ogni cedimentoalle lusinghe della criminalità per il propriotornaconto, sarebbero altre,anti sfregi infertial mistico corpo.

Corpo e sangue di Cristo, noi ti amiamo edavanti a te o Signore, anche i grandi pen-satori preferiscono i tasti del cuore, della te-nerezza dell’amore. Tommaso d'Aquino, èl’emblema di questa "mistica" del cuore, alquale ha dedicato la più profonda ricerca teo-logica, la pietà più intensa e le ispirazionipiù sublimi. L'Eucaristia gli appariva di unaricchezza inesauribile: "il sacramento dellapassione di Cristo", il "memoriale della sua

morte", "la perfezione della vita spirituale,il fine di tu,i i sacramenti", il "segno delmassimo amore", "il sostegno della nostrasperanza", la "perfe,a comunione con lapassione", "l'alimento spirituale", "il sacra-mento della carità e dell'unità ecclesiale", "ilcibo che divinizza l'uomo e lo inebria di di-vinità". Il Dio di S. Tommaso non è il "mo-tore immobile" ma il Creatore e l’apprododell'amore.

Ave, o verace corpo nato da Maria Ver-gine, noi ti amiamo. O cuore sacratissimo delCristo eucaristico, siamo nel mese a te dedi-cato, siamo nella giornata eucaristica per ec-cellenza. Ti vogliamo amare e contemplare,humilis Iesus, che quasi ti annichilisci nelsacramento dell’altare per insegnarci umiltàe mansuetudine. Ed acce,ando la mortifica-zione spirituale, fa’ che vinciamo l’orgoglioche comba,e l’umiltà, la fede, la carità. Conte Gesù vogliamo tenere a bada le passioni;con te vogliamo acce,are digiuni, disagi, sof-ferenze, veglie di preghiere. Con te acce,e-remo anche le umiliazioni e sopporteremomalevolenze, dolori e sofferenze. Con te, vo-gliamo spogliarci del nostro “io” per fareposto a Dio ed alla carità del cuore di Cristo.

Carissimi presbiteri, cari amici, con amorepaterno vi esorto, allora, ad innamorarvi del-l’Eucarestia; gustatela pienamente nella vo-stra vita, perché, come ricordava sanGiovanni Crisostomo, essa «toglie di mezzol'inimicizia, respinge l'orgoglio, eliminal'invidia, introduce nelle anime la carità,madre di tu,i i beni». Gesù Eucaristia, entranei nostri cuori. Benedicici e rendici eucari-stia per i poveri. Amen.

LA SOLENNITÀ DEL “CORPUS DOMINI” A CATANZAROL’Arcivescovo Bertolone: le autorità “si spendano per la collettività, che non è lasomma delle individualità, ma la più nobile espressione del vivere comune,

solidale e prossimo, a chi è meno fortunato e vive nel disagio”

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SPIRITUALITÀ

DONNE: PENSIERI IN LIBERTALA FIGURA DIVINCENZINACUSMANO

Unariflessione a mar-gine di un art. dimons. VincenzoBertolone leggibile qui: hCp://www.la-fedequotidiana.it/vescovo-bertolone-la-serva-dio-vincenza-cusmano-esempio-carita-perfeCa/Papa Francesco ha recentemente au-torizzato il riconoscimento delle virtùeroiche di Vincenzina Cusmano (Pa-lermo, 1826-1894): sono grata a mons.Bertolone per aver scriCo, nell’articolosuccitato, e da cui traggo, sulla vita diquesta grande sorella nella fede. Du-rante la seconda metà dell’OCocento,mentre le vicende politiche si facevanoburrascose e le progressive ondate delcolera flagellavano vasti strati della po-polazione, rimasta senza la madre, conla zia Caterina, la giovanissima Vincen-zina Cusmano si assunse la responsabi-lità di prendersi cura del padre, dellasorella e dei tre fratelli, tra cui Giacomo,oggi beato, il quale diverrà medico, sa-cerdote e fondatore di Istituti religiosivotati all’assistenza dei poveri e degliscartati dalla società. Amante della pre-ghiera, in una stanza di casa sua si eraformata una cappellina, dove si ritiravaspesso per pregare, e un cenacolo di spi-ritualità cristiana, composto da donnesensibili alla vita dello spirito. Una voltafondata dal fratello Giacomo, ormai sa-

cerdote, l’Associazione del Boccone delPovero, nel 1867, la Serva di Dio è tra lesue più entusiaste e zelanti collabora-trici. Tra il 1878 e il 1880, assieme adaltre cinque donne che, già nel 1877, ilCusmano aveva riunito come “Sorelle diCarità per i Poveri”, si adopera per edu-care le orfane e preservarle da eventualidevianze, nonché per assistere mate-rialmente e spiritualmente i poveri. Eccola sorellanza solidale ed aCiva, che su-scita vita nei confronti degli altri, per-ché si diventa, scrive Bertolone “madri-padri non dal punto di vista bio-logico, ma di generatività solidale e aga-pica, sopraCuCo a vantaggio degliscartati della vita”. Quante belle storienella Bibbia, nella vita della Chiesa, difratelli e sorelle che camminano insieme:perche' non siamo figli unici nella fedee nemmeno figli e figliastri, ma fratelli esorelle, donne e uomini che, insieme,costituiscono “ l'humanum” nella suainterezza. Vincenzina fu messa a capodell’Opera femminile, nel 1878, a se-guito di un particolare avvenimento: sitraCa di un sogno di Giacomo, nel qualela Vergine Santa gli confermava che l’O-pera nascente era gradita al Signore. E

anche qui rintraccio la “sorellanza” diMaria, nostra madre e sorella nella fede!L’Opera femminile delle Serve dei po-veri, da Vincenzina reCa in coordina-mento e collaborazione con il ramomaschile, si diffuse rapidamente in tuCala Sicilia, grazie ad azioni di caritàeroica. Ella andava questuando, congrande abnegazione, per la ciCà di Pa-lermo, chiedendo di porta in porta il“boccone del povero”, suscitandogrande commozione tra la gente. Quelledonne pie e caritatevoli, componenti lacomunità di San Marco ( il centro assi-stenziale più importante di Palermo) dal1874, soccorrevano le orfane e svolge-vano un enorme apostolato di carità, fa-cendosi sorelle dei poveri.Un tema caro ai movimenti delledonne è stato “ la sorellanza”: il termineindica il sentimento di reciproca soli-darietà fra donne, basato su una comu-nanza di condizioni ed aspirazioni:personalmente, trovo praticata nellavita di Vincenzina Cusmano, e certa-mente nella vita di tante e tanti santi,una vera forma di sorellanza/fratellanzache, a partire dalla comune figliolanzadivina, davvero significa ” meCere almondo il mondo”, legando a Dio la vitae spendendola per l’avvento del Suoregno e della giustizia sociale.Non è marginale che, nel Vangelo, av-venga proprio nell’incontro sorale traMaria ed ElisabeCa, entrambe incinte, laconnessione definitiva del femminilealla salvezza: “BenedeCa tu fra le donnee benedeCo il fruCo del tuo grembo!, eil giusto intreccio di maschile e del fem-minile, nel progeCo di Dio, per la sal-vezza del mondo.Anna Rotundo

Il16 giugno scorso è tornato allaCasa del Padre Don AntonioSeverini. Nato a Borgia il 4aprile del 1937, si è formato nel Semi-nario minore di Squillace, proseguendogli studi filosofici e teologici nel Semi-nario Maggiore “San Pio X” di Catan-zaro. Ordinato Presbitero il 12 agosto del1962, ha subito svolto la mansione divice parroco nella chiesa di SpineCo inSerra San Bruno. Prima della fusione della diocesi, fuparroco della parrocchia “San Giu-seppe Lavoratore” in Monasterace Ma-rina, oggi diocesi di Locri-Gerace, dal

1970 al 1991. A Borgia, dal 1989 al 2011, è stato par-roco di “San Giovanni BaCista”, dove èrimasto poi come ReCore di San Leo-nardo. Per tanti anni è stato professoredi religione nella scuola media, for-mando intere generazioni di giovani.Uomo di cultura ha impartito a tantis-simi liceali e studenti lezioni di latino,greco e leCeratura, trasmeCendo la suasolida preparazione umanistica. Sem-pre a Borgia è stato promotore della de-vozione a San Giovanni Bosco, dellanascita della tipografia, dedicando spa-zio del suo tempo anche all’agricoltura.Il funerale, sabato 17 giugno, è statopresieduto a Borgia dall’ArcivecsovoMons. Vincenzo Bertolone.

È TORNATOALLACASADELPADRE DONANTONIOSEVERINI

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TERRITORIO

Si è spento il catanzarese Mons. Antonio Neri, sottosegretario della Congregazione per il CleroSiè spento nei giorni scorsi Mons.Antonio Neri, soCosegretariodella Congregazione per ilClero, ovvero uno degli Uffici più impor-tanti della Santa Sede. Neri era nato a Ca-tanzaro e ha vissuto da bambino nellanostra ciCà dove ha lavorato il padre.Nato l'8 giugno 1962 a Catanzaro,Mons. Antonio Neri era stato ordinatopresbitero da S.E. Mons. Antonio Bello(meglio conosciuto come don ToninoBello) il 7 dicembre 1991. Presbitero delladiocesi di MolfeCa-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. Aveva conseguito i seguenti titoliaccademici: Laurea di DoCore in Giuri-sprudenza presso l'Università degli Studidi Bari; DoCorato in DiriCo Canonico con-ferito dalla Pontificia Università Latera-nense; DoCorato in Teologia conferitodalla Università di Vienna (Facoltà di Teo-logia caColica). Aveva svolto le seguentiaCività: Vincitore del concorso di uditoregiudiziario (Magistrato della Repubblica

italiana nella giurisdizione ordinaria)(1986-1988); Professore di diriCo canonicodella Facoltà teologica Pugliese (1993-2008); Giudice del Tribunale EcclesiasticoRegionale Pugliese (1994-2008); Profes-sore ordinario di diriCo canonico pressola Facoltà di Teologia di Lugano (2000-

2008); Vice DireCore dell' Istituto interna-zionale di diriCo canonico e diriCo com-parato delle religioni (DiReCom) dellaFacoltà di Teologia di Lugano (2001-2008); Membro della Europäische Gesell-schaA für Kirchenrecht con sede inVienna (2003-2008). Il Vescovo S.E. Mons.Luigi Martella lo aveva nominato Dele-gato Episcopale nella Postulazione per laCausa di Canonizzazione del Servo diDio Antonio Bello, incarico che doveCe la-sciare quando il Papa BenedeCo XVI lonominò Aiutante di Studio nella Congre-gazione per il Clero e, dal 28 maggio 2011,SoCo-Segretario del medesimo Dicastero,servizio ecclesiale espletato fino alla finedella sua vita terrena. Tra le note caraCe-ristiche di Mons. Neri non si può non ri-cordare il suo infinito amore nei confrontidella Madonna, alla quale ha affidato ilsuo ministero sacerdotale e sopraCuCoquesti ultimi anni segnati dalla malaCia.

Festeggiamenti nella Chiesa del Monte in onore di sant’Antonio

da PadovaUnaSanta Messa serale,affollatissima, aconclusione dellefestività di sant’Antonio di Padova, èstata celebrata dal nostro amato Arcive-scovo S.E. Vincenzo Bertolone nellaChiesa del Monte dei Morti e della Mi-sericordia di Catanzaro. Nell’omelia, S. Eccellenza, con com-mozione, ma anche con rigore logico,fa-ceva riferimento al contenuto di unamail inviatagli da uno studente univer-sitario di fisica. L’Arcivescovo ha volutorichiamare l’aCenzione dei devoti conun parallelismo tra fenomeni fisici,forza gravitazionale e la certezza gior-naliera del sole che sorge ognigiorno,anche per i più sceCici, e l’esem-pio del Santo dei Miracoli che deve con-tinuare ad essere punto di riferimentoper tuCi, come sale che insapora e luceche brilla e riscalda.Una bella conclusione dei festeggia-menti che ha visto l’avvicendarsi pressola Chiesa del Monte, durante tuCa laTredicina,sacerdoti diocesani e religiosinella celebrazione dell’Eucarestia e della

Parola e giorno 12, vigilia della festività,la consueta, aCesa e gradita presenzadell’Arcivescovo emerito mons. Anto-nio Cantisani. A cornice dei festeggiamenti è stata al-lestita nel salone dei Padri Cappuccinidella Chiesa del Monte una mostrasullaproduzione leCeraria popolare a devo-zione di Sant’Antonio di Padova. Il cu-ratore, Antonio Iannicelli, che nonnasconde questo suo interesse devozio-nale per il Santo dei Miracoli, anchequest’anno ha curato, con materiale pro-veniente dalla sua collezione privata,una mostra veramente interessante daltitolo: ’u libbreCeddhu ’e sant’An-toni.Libri e libricini ricchi di incisioni,

xilografie, stampe raffiguranti la vita edi miracoli del grande Taumaturgo; lam-pante testimonianza di una possente esentita devozione popolare.La mostra, visitata da molti devoti, hafaCo registrare le presenze di S.E. l’Ar-civescovo Bertolone e dell’Arcivescovoemerito mons. Cantisani, i quali hannofornito al curatore preziosi suggeri-menti per le prossime mostreda realiz-zarsi.Padre Carlo Fotino, responsabile delconvento e tuCi i cappuccini del Montepossono ritenersi contenti degli eventiriservati al loro Santo.Silvestro Bressi

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Itemi dell’arte e della bellezza dasempre hanno interpellato uominidi fede e di cultura, desiderosi diesprimere le proprie considerazioni, ri-leggendo il passato e il presente e con losguardo proteso al futuro.Un passaggio indispensabile che si èavvertito anche venerdì 9 giugno duranteil convegno su “Arte e Fede” promossodalla commissione diocesana per le co-municazioni sociali dell’arcidiocesi, cheha visto come relatori della serata l’Arci-vescovo metropolita di Catanzaro-Squil-lace, Mons. Vincenzo Bertolone,presidente della Cec, e il doCor DomenicoPiraina, direCore del Palazzo Reale di Mi-lano e dell’Area mostre e Musei scienti-fici. Due voci autorevoli moderate dallagiornalista BeCy CalabreCa, componentedella Commissione diocesana per le co-municazioni sociali dell’arcidiocesi.Nel suo intervento mons. Bertolone, nelfar emergere come l’arte per millenni haaccompagnato la fede creduta e vissutaaCraverso la bellezza, ha evidenziatocome ancor oggi ha la forza di interpel-lare direCamente la sensibilità, di parlareaCraverso la corporeità, generando unflusso di energia che dalla materia passaall’anima. Tante le opere artistiche, elencate dal-l’Arcivescovo Bertolone, presenti nel ter-ritorio diocesano, custodite nei due museidi Catanzaro e di Squillace, e nelle singolechiese, come a Taverna, con le opere deidue grandi piCori del seicento, MaCia eGregorio Preti, patrimonio unico per laCalabria. Da ricordare anche il busto inargento di San Vitaliano e le sculture diAntonello Gagini presenti nelle chiesedell’Osservanza di Catanzaro e di Sove-rato.Per mons. Bertolone «il bello continuaa parlare, la bellezza la si incontra, la sicontempla, la si vive, anche aCraverso laliturgia che celebra le grandi opere diDio». Ma se l’arte è esperienza di universalità,di conoscenza tradoCa in colori, in imma-gini e in prospeCive che aiutano a con-templare il divino, per mons. Bertolone,oggi più che mai, occorre che «gli artistiaiutino la chiesa a far riassaporare la bel-lezza dell’arte aCraverso un’esperienzaprofonda che porti la sensibilità nei cuoridella gente». Anche nel progeCare e nel costruirenuove chiesa, oltre alla funzionalità pa-storale degli ambienti, per mons. Berto-lone «bisogna porre aCenzione all’esteticaper saper comunicare, aCraverso la bel-

lezza artistica, la gloria di Dio».«Cosa sarebbe l’arte italiana, l’arte eu-ropea, l’arte occidentale, l’arte mondiale,senza la sollecitudine e la cura dellaChiesa? Sarebbero esistiti Raffaello,GioCo, Caravaggio, Michelangelo senzala Chiesa?»Con questi interrogativi il doCor Do-menico Piraina ha introdoCo il suo inter-vento facendo emergere la propriacompetenza artistica e culturale che staaCuando da anni nel Palazzo Reale diMilano, realtà straordinaria in continuaevoluzione, che con l’uso anche dellenuove tecnologie tende ad avvicinare lenuove generazioni alle opere d’arte.Sul binomio “arte e fede” il doCor Pi-raina ha ripercorso un itinerario storico enormativo, riaffermando che l’umanità habisogno di conoscere la Sacra ScriCuraper apprezzare il patrimonio artistico ec-clesiale, tuCo ispirato al divino. Una conoscenza indispensabile perpoter intraprendere e sostenere un per-

corso di tutela del patrimonio, divenutonei secoli bene colleCivo e meta del turi-smo mondiale. Per Piraina «l’arte cristiana non solorappresenta un mezzo comunicativo perla vita della Chiesa, ma “ripresenta” nellarealtà un episodio che continua a parlarealla storia dell’oggi, dopo duemila anni,con un messaggio chiaro ricco di valori». Se c’è stato per diversi decenni un di-stacco tra fede e arte dovuto alla moder-nità, all’idolatria dell’uomo e alla pocachiarezza tra filosofie e scienze, per Pi-raina occorre che si recuperi nell’arte mo-derna il conceCo di bellezza, propriocome chiedeva agli artisti nel 1964 PapaPaolo VI, quando ripeteva che «l’arte puòservire la Chiesa se trasmeCe un messag-gio comprensibile».L’evento culturale ha visto la partecipa-zione dell’Arcivescovo emerito mons. An-tonio Cantisani, dei vicari episcopali, donGesualdo De Luca e don Francesco Bran-caccio, dell’onorevole Mario Tassone, edel presidente dell’ordine degli architeCi,doC. Giuseppe Macrì, che ha preso la pa-rola assieme ad altri colleghi ed espertidel seCore. A porre degli interrogativi sulla bel-lezza dell’arte nella vita e nella missionedella chiesa anche l’ispiratore del film“Gold”, lo scriCore e ingegnere minerarioAlfred Lenarciak, che assieme alla moglieBarbara Ferri, hanno realizzato a SantaCaterina dello Jonio il rinomato insedia-mento “Borgo Ferri” a servizio della cul-tura e del turismo. A più voci, durante i lavori, è ancheemerso un rinnovato appello alle autoritàistituzionali per il restauro urgente dellachiesa caCedrale di Catanzaro, che at-tende da diversi anni un intervento di ri-qualificazione struCurale, per continuaread essere patrimonio della diocesi e dituCi i calabresi.

Al Marca di Catanzaro un convegno di “Arte e Fede”

Durante i lavori è stato ri-volto un rinnovato appelloalle autorità istituzionali peril restauro urgente dellachiesa ca.edrale di Catan-zaro, patrimonio della diocesie di tu.i i calabresi.

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GREST significa GRuppo ESTIVO. È laproposta cristiana della parrocchia perun'estate che parli di Dio, di amicizia, dicondivisione. Non vuole essere una pro-posta “escludente” chi non è cristiano, ma“includente” in un'avventura che parteda un dono ricevuto, quello della fede edella vita. In poche parole, è un modo di-verso di annunciare l'amore di Dio perogni persona.I punti fondamentali di questa esperienza:1. La partecipazione alla Messa dome-nicale! È il punto di partenza della nostraseCimana di cristiani. L’occasione di vi-vere in famiglia l’incontro con il Signore èper noi la vera festa.2. La preghiera della giornata. Ognigiornata inizia sempre con un momentodi preghiera.3. La partecipazione della famiglia è es-senziale per la buona riuscita di questaesperienza. Il grest selliese non è interes-sato ad erogare dei servizi. Vivere in-sieme i momenti del grest e la messadomenicale, ascoltare il resoconto deifigli, provare a confrontarsi con loro ri-guardo i temi proposti nel Grest, possonoessere queste alcune occasioni di condivi-sione di questa esperienza estiva anche al-

l’interno del clima familiare.4. La giovinezza degli animatori. I no-stri animatori esprimono la bellezza del-l’adolescenza. Sono giovani, pronti ameCersi in gioco ed entusiasti. HannofaCo insieme un impegnativo percorso diformazione per far fruCare al meglio sulcampo tuCe le loro potenzialità.5. La relazione. È importante far sem-pre presente le difficoltà in modo co-struCivo e avere la cortesia di dire anchele cose che vanno. Aiutiamo anche i ra-gazzi a costruire relazioni costruCive.6. Condividere gli obieCivi. È impor-tante che i ragazzi si divertano nello stareinsieme, condividendo le difficoltà e legioie di un'esperienza gomito a gomitocon i propri amici e con gli animatori, eche imparino a crescere insieme sullo stile

di Gesù. Il fruCo di quest'esperienza èquando i ragazzi che hanno faCo il Grestda animati, arrivano a sentire un po' il do-vere di restituire quanto hanno ricevuto,diventando a loro volta animatori. La gra-tuità, la semplicità, l'essenzialità, la salutedel corpo, lo sport, lo svago, la relazione,l'interiorità, la profondità delle relazioni,la serietà e la fatica di portare avanti un'e-sperienza anche impegnativa, sono obiet-tivi che devono abitare il cristiano. "Grazie Sellia marina per la fiducia neiconfronti della parrocchia e dell'oratorio.Il nostro grest ha raggiunto numeristraordinari 230 presenze in questa V^edizione. Inizierà il 2 luglio fino a 15 lu-glio con una serata finale prevista nelmese di agosto. La prima seCimana ini-zierà il 2 fino al 8 luglio con 96 parteci-panti dalla 3 elementari al 1 media. Laseconda dal 9 al 15 con 60 protagonisti di1 e 2 elementari. 74 saranno gli animatoricomposti da ragazzi di 2 e 3 media e su-periori guidati dal gruppo oratorio. Pre-visto il servizio autobus da (fermate Uria,Sellia centro Calabricata e Feudo) e perl'oratorio. Le sante messe saranno animate dalpiccolo coro"Arcobaleno di voci".

Il “Grest” della parrocchia di Sellia Marina per un'estate che parli di Dio

A SCUOLA CON L’UNICEF PER “VIVERE A COLORI”Il progetto ha visto bambini della scuola primaria e secondaria di Roccelletta, Borgia e Caraffa e San Floro esibirsi per difendere una volta di più i diritti dell’infanziaIl10 giugno si è tenuta inpiazza Nassiryiaa Roccel-leCa di Borgia la manife-stazione Pro Unicef Dalla Parte deibambini, che rinnova, come ognianno, l’impegno dei bambini dell’I-stituto Comprensivo Sabatini a fa-vore dell’organizzazione mondialeper i diriCi dell’infanzia. L’iniziativa, supportata dal Co-mitato Provinciale dell’Unicef rap-presentato dalla presidenteAnnamaria Fonti Iembo e dalla Re-ferente Regionale UNICEF StellaFranco, ha visto i bambini della scuolaprimaria e secondaria di RoccelleCa, Bor-gia e Caraffa e San Floro esibirsi su unpalcoscenico variopinto per difendereuna volta di più i diriCi dell’infanzia in unlungo e commovente speCacolo. La ma-nifestazione, gremita come ogni anno diautorità, famiglie,insegnanti e sopraCuCobambini ha potuto avvalersi della colla-borazione delle famiglie che hanno con-tribuito ad inaugurare anche la

mostra-mercato dei manufaCi realizzatidireCamente dagli allievi dell’Istituto innome della solidarietà. Le PigoCe vendute in piazza, bamboledi pezza uniche eirripetibili,simbolo del-l’infanzia negata, nascono da manine sa-pienti che,nel dicioCesimo anniversariodell’iniziativa, invitano ancora una voltaad adoCare una bambola per salvare unapiccola e fragile vita. Fondamentale l’impegno profuso in

questa direzione dalla DirigenteScolastica dell’Istituto SabatiniMarialuisa Lagani, dalla Referentedel ProgeCo Scuola Amica dell’U-nicef, insegnante Delfina Maiuoloe da tuCi i docenti che hanno se-guito i bambini fino all’esibizionedi sabato pomeriggio in quello cheè stato primariamente un loro si-gnificativo percorso di crescita econsapevolezza. Esprimendosifino al tramonto in aCività ludi-che, riflessioni, canti e balli tradi-zionali, hanno dimostrato che ènecessario prendere per mano tuCi i bam-bini del mondo, unirsi in un abbracciouniversale e possibilemostrando sorrisi,inseguendo sogni, sconfiggendo la paura,reinventando un mondo bambino piùgiusto e colorato. Tanta maturità, una semplicità e unasincerità disarmanti nell’analisi di temidelicati, talento vero e l’impegno di tuCiper urlare al mondo intero che è necessa-rio e bellissimo “Vivere a Colori”! c.i.

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Il10 giugno scorso, in Taverna,nella chiesa monumentale di SanDomenico che sempre di più vacaraCerizzandosi anche come luogo dicultura, oltre che di culto, è stato presen-tato il libro “Una piccola e sporca ita-liana”, opera prima di Graziella Citriniti,insegnante di religione caColica nellescuole statali.Al tavolo, moderato da DesirèMerante,,S. E. mons. Antonio Cantisani, arcive-scovo emerito di Catanzaro-Squillace,l'autore di questo articolo, in rappresen-tanza del Comitato provnciale dell'UNI-CEF, cui l'autrice ha devoluto parte delricavo dalla vendita del libro e la prof.ssaRita Elia, dirigente scolastico dell'I.C. diTaverna. Hanno rivolto il saluto ai nume-rosi presenti il parroco di Taverna, donMaurizio Franconiere, e la delegata delComune alla cultura Clementina Amelio.Il libro, edito da La rondine, è un breveracconto autobiografico di tre anni di vitadi una bambina, rivolto ad altri bambinida chi -appunto l'autrice - quegli anni havissuto tanto tempo prima, lontano dallanatia Pentone nel freddo Canada, dove, al-l'età di oCo anni, fu costreCa ad emigrarecon la famiglia in cerca di lavoro.Mons. Cantisani, che per lunghi anni hapresieduto la commissione Migrantesdella CEI, ha impostato il suo interventoconfrontando l’esperienza di emigratadella Citriniti e di quanti cercavano l’O-ceano in cerca di condizioni di vita più fa-vorevoli di quelle che c’erano in Italia conl’aCuale fenomeno migratorio. Ne è scatu-rita una vera e propria lectio magistralissul complesso problema dei migranti chesi riversano in massa e in condizioni di-sperate nel nostro Paese, soColineando, daPastore e non solo, il dovere cristiano,umano, civile dell’accoglienza. È obbligodi ciascuno liberarsi da stereotipi e da pre-giudizi legati all’arrivo di migranti nel no-stro paese ed eliminare qualsiasi timorederivante dalla loro presenza nel nostroPaese. “Non dobbiamo temere che rubino

il lavoro agli italiani -ha affermato tra l’al-tro mons. Cantisani- e neppure il rischiodi islamizzazione dell’Occidente. Temopiù un caColico che non rispeCa il Vangelo-ha affermato, che un musulmano che os-serva il CoranoIl titolo del libro, ha evidenziato nel suointervento chi scrive, nasce da una frase didisprezzo che un ragazzo canadese rivolsea Graziella; frase che lese profondamentela sua dignità e che per questo le è rimastaindelebilmente scolpita nella mente. Nellibro sono narrati altri due episodi di in-tolleranza di bambini nei confronti dellapiccola italiana, i quali, tuCavia, non pos-sono essere considerati come veri e propriaCeggiamenti di discriminazione nei con-fronti della famiglia Citriniti, accolta conbenevolenza nel paese nordamericano,ma che tuCavia sono emblematici delledifficoltà che, comunque, incontravanoancora nella seconda metà del secoloscorso, i nostri emigrati oltreoceano.Il racconto è costellato di eventi rimastinella mente della narratrice chiari, nitidi,come lo sono i ricordi dell'infanzia, i qualidifficilmente si dimenticano, ma restanovivi perché impressi in una età in cui lamente è come una spugna, che con facilitàassorbe e traCiene e con difficolta rilascia.I ricordi, tuCi, sia quelli legati alperiodo antecedente la partenza per il Ca-

nada che quelli riferiti al periodo di sog-giorno nel paese nordamericano, sono ric-chi di particolari e gli avvenimenti sononarrati nello stile che si deve usare allor-ché ci si rivolge ai bambini, perché capi-scano quello che viene loro raccontato: lanarrazione scorre facile, con una linguafluente, piana, faCa di un periodare chiaroe di parole semplici e comprensibili e contuCi gli elementi classicamente caraCeri-stici dei libri per bambini.Un racconto che ha per protagonistauna bambina, con la sua dignità, chegiammai può e non deve in alcun modoessere lesa -dichiara l'autrice- e nel qualesi coglie l'educazione ai nostri valori tra-dizionali e ai buoni sentimenti, perché èpresente l'amore nelle sue diverse decli-nazioni: per i genitori, per i fratelli, per lafamiglia, per gli amici, per la patria, per lapropria religione.La doC.ssa Elia ha messo in evidenza ledifficoltà che devono affrontare gli istitutiscolastici, i quali, spesso in corso d’anno,vedono assegnati alle loro classi alunniprovenienti da paesi stranieri; difficoltàderivanti da un inesistente sistema di co-municazione, dalla carenza di mediatoriculturali e di personale qualificato che fa-vorisca l’accoglienza, dalla mancanza diadeguate risorse finanziarie. La situazionedell’emigrata Citriniti, se pure vissutamezzo secolo fa, è stata una condizione di-versa da quella che vivono i migranti chesbarcano sulle nostre coste, quanto menosoCo il profilo linguistico, aCeso che la lin-gua che ha dovuto imparare la piccolapentonese è una lingua veicolare, che siapprende facilmente e che, una volta rien-trata in Italia, ha potuto utilizzare. Si è sof-fermata, quindi, su alcuni aspeCi del librodella Citriniti, che suscita diverse e nume-rose emozioni, vissute da una bambina enarrate con stupore e con linguaggioadaCo ai bambini. Costantino Mustari

Presentato a Taverna il libro di Grazia Citriniti

in dialogo …Prendere il largoE’ da duemila anni che la Chiesa ci invita a spingerci al largo, a fidarci delloSpirito di Dio; ma, se leggiamo la storia alla luce della fede cristiana, sembrache il lievito evangelico sia penetrato poco nella società: non perché siamocristiani ma perché non lo siamo abbastanza.Comunque il Signore Risorto non si stanca mai di ricordarci che è sempretempo di spingerci al largo, purché smettiamo di lamentarci (“Non abbiamopreso nulla!”) e ci rendiamo disponibili a rischiare sulla Sua Parola, come hafatto l’apostolo Pietro.

Clotilde Albonico

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EVENTO

Ilquartiere Barone di Catanzaro hala sua nonnina centenaria. Sichiama Erminia Brescia, origina-ria di Simeri Crichi, ed è sta festeggiatagiovedì 8 giugno scorso dai suoi familiari,unitamente a tanti parenti e amici chel'hanno circondata con tanto affeCo.Presente anche il sindaco della ciCà Ser-gio Abramo, che ha espresso tante felici-tazioni a nonna Erminia e a tuCi i parentiper una ricorrenza davvero significativa. Il segreto di questo secolo per nonnaErminia è stata la buona volontà, l'impe-gno nel lavoro quotidiano, la dedizionealla sua famiglia e al prossimo. Il tuCo

vissuto anche nella preghiera al Signore ealla Vergine Maria che invoca ogni giornocon il santo rosario.In serata la signora Erminia ha rag-giunto con i suoi familiari la chiesa par-rocchiale di San Massimiliano MariaKolbe, per partecipare alla santa messa diringraziamento. Ad accoglierla con gioiai fedeli e il parroco don Giovanni Scar-pino, che ha consegnato alla nonnina cen-tenaria la preghiera scriCa da SanMassimiliano Maria Kolbe con la meda-glia miracolosa, simbolo della Milizia del-l'Immacolata.

Grande gioia nel quartiere Barone di Catanzaro per i 100 anni di Ermina Brescia

«Ictus»,simbolo del pesce, acro-nimo di Iesûs Christós TheoûUiós Sotér (Gesù Cristo, Figliodi Dio, Salvatore), molto usato con pru-denza dai primi cristiani, è stata la parolachiave che ha concluso la prima maCinatadella «Festa della fede» promossa per il 2giugno dall’Ufficio catechistico dioce-sano, guidato da don Michele Fontana, incollaborazione con l’Oratorio salesiano diSoverato, rappresentato da don GinoMartucci. Bambini, giovani, adulti e presbiteri, sisono ritrovati nel parco della Biodiversitàdi Catanzaro assieme all’Arcivescovo me-tropolita di Catanzaro-Squillace, Mons.Vincenzo Bertolone, per vivere un mo-mento di gioia e di ringraziamento perl’anno catechistico appena concluso con ilconcorso e la premiazione in ambito par-rocchiale. Dopo la caccia al tesoro e i giochi a temaper squadra, alle 11.30, nell’anfiteatro,l’arcivescovo Bertolone ha presieduto lasanta messa, rivolgendo un ringrazia-mento ed un saluto paterno a tuCi i pre-senti. L’Arcivescovo, nell’evidenziare ilgrande dono della fede, che va custoditoe alimentato dalla grazia, ha richiamato idue faCi spiacevoli che si sono consumatia Reggio Calabria, contro il parrocoMons. Giorgio Costantino, e a Mileto, conla morte del quindicenne Francesco. Dueepisodi che hanno visto come protagoni-sti i giovani. «Questo ci spinge tuCi – hadeCo Mons. Bertolone – a dire che dob-biamo investire molto di più nella forma-zione e nell’educazione umana ecristiana”. Per il Presule«restare fedeli allafede che abbiamo ricevuto implica un di-

namismo educativo faCo di un impegnoquotidiano per tuCa la vita, poiché lafede, come un piccolo seme, se cresceporta fruCo, divenendo la bussola dellanostra vita».«Anche la tecnologia ed i nuovi mezzidigitali- ha deCo Mons. Bertolone -, puroffrendo un valido aiuto, occorre saperli

utilizzare con molta sapienza e pru-denza».Alle famiglie, ai catechisti ed ai presbi-teri presenti l’Arcivescovo ha espressoparole di profonda gratitudine, incorag-giando il loro cammino educativo. «Ildono del vostro servizio - ha deCo Mons.Bertolone - che offrite ai ragazzi e alle ra-gazze, è un dono prezioso. Fatelo semprecon un alto senso di amore al Signore.TrasmeCere il dono della fede è quanto dipiù prezioso che possiamo offrire aglialtri».Infine, per vivere una vera vita cristianadi grazia, l’Arcivescovo Bertolone haesortato tuCi a dare valore alla catechesi,«anima del nostro cammino, poiché ciaiuta a leggere nella luce della fede la vo-lontà di Dio».Nel pomeriggio si sono vissuti mo-menti di festa e di partecipazione espres-siva da parte delle parrocchie, “famigliedi famiglie”.

La “festa della fede”, con l’Arcivescovo Bertolone, nel parco della Biodiversità di Catanzaro