CMB, IN CORSO

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1 Erano in più di ventimila in Piazza Martiri a Carpi lo scorso 9 settembre. Tutti per “Gianna Nannini Live”. La rocker sene- se, di ritorno dai successi tede- schi ottenuti a fianco di Jon Bon Jovi la scorsa estate, ha proposto al pubblico carpigiano alcune fra le sue più celebri hit, rac- colte nell’ultimo doppio album “GiannaBest”, insieme a tre bra- ni inediti. In due ore di intenso spettacolo, l’artista ha infiam- mato la piazza gremita, con una scaletta magistrale che ha riper- corso trent’anni di canzoni, da “Profumo” e “Sei nell’anima”, a “Bello e impossibile” e “Meravi- gliosa creatura”. In un’intervista concessa al giornalista di Ra- dio Bruno Pier Luigi Senatore, Gianna Nannini ha definito il suo concerto “un labirinto di testi esplorabile solo con l’emo- zione quale filo d’Arianna”. Con questo spettacolo, realizza- to in collaborazione con il Co- mune di Carpi, CMB ha voluto festeggiare il Centenario della sua fondazione insieme alla cit- tà. La Cooperativa, radicata al territorio, attenta alle persone e alle loro necessità, da sempre si prodiga per la diffusione artistica e culturale, contribuisce all’or- ganizzazione di eventi sportivi e supporta associazioni dalle finalità sociali e solidaristiche. Infatti, nel corso della serata in uno stand allestito di lato sulla piazza sono stati ospitati anche i rappresentanti dell’associazio- ne che si occupa della sindrome di Wolf-Hirshhorn, AISiWH, una malattia genetica molto rara che colpisce un bambi- no ogni 50.000. L’associazio- ne si propone di mantenere viva l’attenzione sul proble- ma, spesso lasciato ai margi- ni dalla ricerca farmaceutica. La serata è stata l’entusiasman- te conclusione di una lunga serie di celebrazioni, iniziate il 7 Dicembre 2007, giorno dell’inaugurazione della sede ri- strutturata di CMB in via Marx a Carpi, e culminate nelle due Assemblee dei Soci, tenutesi il 14 Marzo 2008 presso il Teatro Dal Verme di Milano e il 13 Giugno presso il Teatro Comu- nale e il Palazzo dei Pio a Carpi. Periodico trimestrale . Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB MO . Direttore responsabile: Paolo Zaccarelli . Segretaria di redazione: Francesca Martinelli . Proprietario: CMB Società Cooperativa . Via Carlo Marx, 101, CARPI (MO) . Anno III. N° 9 Registrato al Tribunale di Modena il 26/06/2006 con il n° 1810. Progetto grafico: HIC ADV . Stampa: Nuova Grafica N.9 - Ottobre 2008 4 GRANDI INFRASTRUTTURE Tecniche innovative del cantiere di Lavis (TN) in corso Opinioni e notizie da CMB 6 Alberghi Fiera di Milano: terminate le due torri EDILIZIA PRIVATA Grande festa insieme a Gianna Nannini Cmb ringrazia la città di Carpi con un concerto entusiasmante 8 OCCASIONI PERDUTE Gesti di protesta antirazzista nel mondo dello sport 12 I SOCI RACCONTANO La storia di Bruno Bassoli

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N.9 - ottobre 2008

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Erano in più di ventimila in Piazza Martiri a Carpi lo scorso 9 settembre. Tutti per “Gianna Nannini Live”. La rocker sene-se, di ritorno dai successi tede-schi ottenuti a fianco di Jon Bon Jovi la scorsa estate, ha proposto al pubblico carpigiano alcune fra le sue più celebri hit, rac-colte nell’ultimo doppio album “GiannaBest”, insieme a tre bra-ni inediti. In due ore di intenso spettacolo, l’artista ha infiam-mato la piazza gremita, con una scaletta magistrale che ha riper-corso trent’anni di canzoni, da “Profumo” e “Sei nell’anima”, a “Bello e impossibile” e “Meravi-gliosa creatura”. In un’intervista concessa al giornalista di Ra-dio Bruno Pier Luigi Senatore,

Gianna Nannini ha definito il suo concerto “un labirinto di testi esplorabile solo con l’emo-zione quale filo d’Arianna”.Con questo spettacolo, realizza-to in collaborazione con il Co-mune di Carpi, CMB ha voluto festeggiare il Centenario della sua fondazione insieme alla cit-tà. La Cooperativa, radicata al territorio, attenta alle persone e alle loro necessità, da sempre si prodiga per la diffusione artistica e culturale, contribuisce all’or-ganizzazione di eventi sportivi e supporta associazioni dalle finalità sociali e solidaristiche.Infatti, nel corso della serata in uno stand allestito di lato sulla piazza sono stati ospitati anche i rappresentanti dell’associazio-

ne che si occupa della sindrome di Wolf-Hirshhorn, AISiWH, una malattia genetica molto rara che colpisce un bambi-no ogni 50.000. L’associazio-ne si propone di mantenere viva l’attenzione sul proble-ma, spesso lasciato ai margi-ni dalla ricerca farmaceutica.La serata è stata l’entusiasman-te conclusione di una lunga serie di celebrazioni, iniziate il 7 Dicembre 2007, giorno dell’inaugurazione della sede ri-strutturata di CMB in via Marx a Carpi, e culminate nelle due Assemblee dei Soci, tenutesi il 14 Marzo 2008 presso il Teatro Dal Verme di Milano e il 13 Giugno presso il Teatro Comu-nale e il Palazzo dei Pio a Carpi.

Periodico trimestrale . Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB MO . Direttore responsabile: Paolo Zaccarelli . Segretaria di redazione: Francesca Martinelli . Proprietario: CMB Società Cooperativa . Via Carlo Marx, 101, CARPI (MO) . Anno III. N° 9 Registrato al Tribunale di Modena il 26/06/2006 con il n° 1810. Progetto grafico: HIC ADV . Stampa: Nuova Grafica N.9 - Ottobre 2008

4GRANDI INFRASTRUTTURE

Tecniche innovative del cantiere di Lavis (TN)

incorsoOpinioni e notizie da CMB

6Alberghi Fiera di Milano:terminate le due torri

EDILIZIA PRIVATA

Grande festa insieme a Gianna Nannini Cmb ringrazia la città di Carpi con un concerto entusiasmante

8OCCASIONI PERDUTE

Gesti di protesta antirazzistanel mondo dello sport

12I SOCI RACCONTANO

La storia di Bruno Bassoli

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9 SETTEMBRE 2008

Una folla di 20.000 persone, emozionie grande rock.Il concerto di Gianna Nannini è stata la conclusione esaltante di un anno di celebrazioni.

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4Nel mese di ottobre, CMB ha concluso i lavori nell’asse via-rio di collegamento fra la zona industriale di Lavis (TN), l’Au-tostrada del Brennero e l’in-terporto doganale di Trento.L’opera, commissionata della Provincia Autonoma di Trento tramite un appalto concorso per la definizione progettuale e la re-alizzazione dei lavori, si propone di risolvere il sovraccarico veico-lare sulla S.S.12 attraverso una nuova connessione fra il casello di Trento nord dell’Autostrada A22 e le Valli di Non e di Sole.

Tale intervento è stato caratte-rizzato dall’opera di scavalco dell’autostrada, realizzata in un complesso contesto ricco di vin-coli e soggezioni, quali la con-fluenza dei due fiumi Adige e Avisio, la presenza di un’area sog-getta a tutela ambientale e di una linea ferroviaria e di una linea ad

GRANDI INFRASTRUTTURE

alta tensione. Inoltre l’inserimen-to del nastro stradale in un’area “satura” ha imposto l’attraver-samento dell’A22 in diagonale, tramite un manufatto posto alla sommità di un dosso e al centro di un flesso. Tutte le operazioni sono state condotte con l’accor-tezza di interferire al minimo con il traffico autostradale. Partendo dalle richieste del bando e avva-lendosi della collaborazione di un gruppo di progettazione co-stituito dallo Studio De Miranda Associati di Milano e ATA En-gineering di Trento, è stato pre-disposto un progetto-offerta che ha incontrato l’apprezzamento del committente e ha consentito a CMB di aggiudicarsi l’appalto. Oggi l’arteria prende avvio dalla rotatoria sita alla stazione auto-stradale di Trento nord e poi pro-cede con un primo tratto di circa 710m in rilevato a quattro corsie, posto fra lo svincolo autostrada-le e la ferrovia del Brennero. Il collegamento prosegue attraver-sando il torrente Avisio con un

viadotto di circa 960m, scavalca l’autostrada nella parte meridio-nale e continua in rilevato per circa 860m, terminando con una grande rotatoria e le piste di svincolo per un totale di 2926m.Il progetto è fortemente caratte-rizzato da due opere principali: il viadotto sul torrente Avisio e il ponte sull’autostrada del Brennero. Le scelte progettuali hanno tenuto conto di diversi criteri: la riduzione dell’interfe-renza con il traffico autostradale, la riduzione dell’impatto am-bientale dei manufatti e la qua-lità architettonica delle strutture, realizzate in acciaio verniciato.

Il viadotto Avisio, grazie al ri-corso a un impalcato metallico a cassoncini trapezoidali, si è prestato a una massiccia prefab-bricazione, che ha consentito di minimizzare le operazioni in alveo. Inoltre le sottofondazioni in jetgrouting e a pile circolari prive di pulvini hanno per-messo una realizzazione molto rapida e flessibile, in relazione alla particolarità del sito e al rischio di piene improvvise.Per quanto concerne la fase co-struttiva del viadotto, il montag-gio progressivo delle campate è stato eseguito a partire dalla spalla nord, con una stilata prov-visoria in avanzata, delle travi longitudinali in acciaio e del traversone. A queste operazioni ha fatto seguito la posa dei pan-nelli prefabbricati e del ferro, il getto della soletta, l’impermea-bilizzazione, la pavimentazione e le opere complementari. Il viadotto risulta così costituito da semplici elementi strutturali, in continuità anche formale con il ponte a cinque campate che sca-

valca la A22 in obliquo, con una luce di 120 m e con intradosso a profilo parabolico con un fran-co di oltre 7,60m, che minimiz-za l’impatto visivo. Le sezioni strutturali degli impalcati sono a forma trapezia, con anime incli-nate e sbalzi laterali. La struttu-ra è in calcestruzzo e in acciaio autoprotetto verniciato esterna-mente: questo ha consentito di ottenere la massima garanzia di durabilità unita a una finitura superficiale e a tonalità croma-tiche di efficace valenza estetica.Il ponte sulla A22 è stato realiz-zato partendo dalla predisposi-zione di fondazioni e pile prov-visorie, seguita dal montaggio di una struttura in acciaio e di un semi-impalcato composto dalla campata centrale e da un tratto di riva in posizione paral-lela al viadotto autostradale. I pannelli di lamiera irrigidita tra-sportati dall’officina sono stati poi assemblati in terra a forma-re conci e macro-conci, quin-di sollevati e saldati in quota.Proprio il varo a rotazione rappresenta l’elemento tecni-co qualificante dell’opera per la sua originalità, delicatezza e rilevanza anche “spettacolare”. La tecnica adottata ha consen-tito, oltre che di minimizzare radicalmente l’interazione con l’esercizio autostradale, anche di concentrare in un arco di tempo limitato le operazioni e di limitarle a pochi movimenti ben controllabili, con vantag-gi in termini di sicurezza per gli operatori. Il varo, infatti, si è svolto nell’arco di una sola notte, durante la quale una gru principale di grande portata (800 tonnellate) e due gru tele-scopiche da 400 tonnellate han-no sollevato tre conci assembla-ti e saldati a terra del peso di 180 ÷ 360 tonnellate ciascuno.

Una nuova mob ilità a Trento Tecniche innovative e specificità costruttive del cantiere

Difficoltà costruttive

Opere d’arte principali

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Il livello di sicurezza in cantiere è stato innalzato anche attraver-so apposite modalità realizzative. La costruzione delle due semi-travate del ponte al di fuori delle pertinenze autostradali ha per-messo infatti di non interferire con il traffico se non per la notte di varo. Un’altra fase delicata è stata il getto delle solette integra-tive all’interno dei cassoni: questa tecnica, svolta in ambiente chiu-so privo di ventilazione e di illu-minazione naturale, ha richiesto l’organizzazione di uno specifico corso di formazione e di un in-tervento di simulazione di emer-genza con 118 e Vigili del Fuoco.L’andamento e la tempistica dei lavori sono stati condizionati da una serie di imprevisti quali il ritrovamento di ordigni bel-lici, di aree inquinate, di rifiuti. Queste difficoltà, che hanno comportato una maggior durata del cantiere, sono state pronta-mente superate. Il metodo di costruzione e varo è stato poi perfezionato all’atto esecutivo grazie alla collaborazione delle ditte Cordioli, di carpenterie me-talliche, e di Fagioli per i carrelli.

Rolando De ToniCapo Progetto

Una nuova mob ilità a Trento Tecniche innovative e specificità costruttive del cantiere

Lavorare in sicurezza

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6Le due torri “pendenti” dei nuo-vi Alberghi NH Hoteles della Fiera di Milano sono state pre-sentate lo scorso 3 ottobre, nel corso di una visita dedicata alla stampa. I programmi di lavoro sono stati rigorosamente rispet-tati, nonostante i tempi di realiz-zazione molto stretti (20 mesi) e le varianti al progetto introdot-te dal gestore NH Hoteles, su-bentrato a Jollyhotels in corso d’opera. Gli alberghi, in grado di ospitare circa 800 persone nelle 400 camere a disposizio-ne, verranno aperti al pubblico il prossimo gennaio in occasio-ne di Macef primavera 2009.

Le due suggestive torri, alte ri-spettivamente 72 e 65 metri e inclinate di 5 gradi, delineano il nuovo profilo del quartiere Fiera. Le facciate esterne, di color nero lucente, sono state rivestite con 20.000 lastre di vetro gres, un materiale inno-vativo mai impiegato in Europa e di grande effetto, grazie alla sua particolarità nel riflettere la luce solare. La disposizione e le dimensioni irregolari delle ol-tre 1.000 finestre accrescono ul-teriormente la caratterizzazione architettonica delle strutture, che sembrano uscite dall’ope-ra fantasiosa di un illustratore.La torre più alta, inclinata verso la Fiera di Milano, verrà adibita a hotel a tre stelle, con capacità di accoglienza di 250 camere; quella più bassa, che si allun-ga verso la città, comprenderà invece 148 camere a quattro stelle, più un’area fitness e bar all’ultimo piano. Ai livelli più bassi sono dislocati alcuni am-bienti comuni alle due strutture: la hall di ingresso con pianta a

Le torri pendenti della Fiera di MilanoOriginalità e innovazi one all’insegna della qualità

EDILIZIA PRIVATA

Aspetti architettonici

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7croce, bar, ristoranti, sale riunio-ne e altri spazi di servizio. Alla base, le vasche d’acqua rifletto-no la sagoma degli edifici, sot-tolineandone il senso estetico, architettonico e sperimentale.

È stato l’architetto franceseDominique Perrault a progetta-re gli alberghi, che rappresenta-no un nuovo segno sul territorio e si inseriscono a pieno titolo nel “parco delle architetture” costi-tuito dal moderno quartiere fie-ristico milanese. Un quartiere

nato e cresciuto nel segno della ricerca della bellezza e della qualità, come ha dichiarato Lu-igi Roth, Presidente di Fonda-zione Fiera Milano. Nel corso della conferenza stampa, poi, Leonardo Carioni, Presidente di Sviluppo Sistema Fiera, si è complimentato con le imprese esecutrici dei lavori per aver portato a termine l’opera nei tempi e nei costi previsti. Fra queste, CMB nel ruolo di capo-fila della società Alberghi Fiera.All’evento, accanto a Luigi Roth e Leonardo Carioni, era-no presenti l’architetto Domini-que Perrault, il Presidente della

Le torri pendenti della Fiera di MilanoOriginalità e innovazi one all’insegna della qualità

Visita alla struttura

SCHEDA TECNICA DELL’OPERA

Committente:

Progetto definitivo e direzione artistica:

Progetto esecutivo e direzione lavori:

General Contractor:

Superficie edificio:

Importo:

Altezza torre inclinata verso la Fiera:

Altezza torre inclinata verso Milano:

Inclinazione rispetto alla verticale:

Fondazione Fiera Milano, Sviluppo Sistema Fiera

Dominique Perrault

Sinesis, Pool Milano

CMB, Marcora Costruzioni, Pessina costruzioni

25.000 mq

42 milioni di euro

72 m (20 piani di cui 2 interrati)

65 m (18 piani, di cui 2 interrati)

5 gradi

società Alberghi Fiera France-sco Chiabrando e Maximilia-no Lombardi di NH Hoteles.Come hanno convenuto tutti i presenti, l’ottimo risultato è sta-to raggiunto grazie alla collabo-razione costruttiva tra i quattro principali attori del processo (committente, progettisti, ge-store e impresa), collaborazio-ne che ha come presupposto la professionalità, la serietà e il rispetto dei ruoli e delle rego-le contrattuali da parte di tutti.Francesco Chiabrando, inge-gnere e responsabile del proget-to per CMB, ha infine rilevato che nel cantiere, durante mezzo

milione di ore lavorate, non si sono verificati incidenti né in-fortuni. Un risultato importan-tissimo, ottenuto anche grazie ai protocolli di collaborazione concordati con le organizzazio-ni sindacali e l’ASL territoriale.

A sinistra: Conferenza Stampa

Sotto: Dominique Perrault

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Senza scarpe. Calze nere aipiedi. Il 16 ottobre 1968 Tom-mie Smith e John Carlos si presentano così, davanti al po-dio per la premiazione dei 200 metri. Alzano un pugno coperto da un guanto nero e abbassano la testa, ostentando disinteresse per le bandiere a stelle e stri-sce che salgono sul pennone. Un gesto plateale, il più emo-zionante atto di protesta nella storia dello sport. Un’imma-gine vista e rivista, riprodotta infinite volte, senza perdere un grammo della propria potenza.Verso le 19.00 del 4 aprile 1968, colpi di pistola partono dall’edi-ficio di fronte al Lorraine Motel di Memphis, Tennessee: men-tre si trova su un balcone del motel insieme alla moglie e ad alcuni collaboratori, Martin Luther King viene assassinato. Nemmeno tre mesi dopo, a Los Angeles, si svolgono i trials, le selezioni dell’atletica leggera nordamericana in vista delle Olimpiadi di Città del Messico. Fra gli atleti in gara, ce ne sono molti di pelle nera, non tutti la pensano allo stesso modo su

Malcolm X e il reverendo King, ma sono costretti a riflettere sulla domanda posta da Harry Edwards, sociologo presso l’uni-versità statale di San José, che ha lanciato uno slogan provoca-torio: Why Run in Mexico and Crawl at Home? (Perché correre in Messico e strisciare a casa?).La rivista «Life» pubblica un sondaggio condotto tra gli at-leti neri dal quale emerge che la maggioranza pensa valga la pena rinunciare a una me-daglia olimpica per segnala-re il persistente razzismo che avvolge la società americana. Si esprime così anche Lew Alcindor, giovane talento del basket: non cambia idea e pra-tica un personale boicottaggio.Dopo lunghe discussioni, i 36 neri selezionati per il Messico mettono al voto l’ipotesi di boi-cottare i Giochi. Finisce 24 a 12. Passa la linea di chi sostiene la partecipazione; per non indebo-lire la coesione del movimento, anche i dissenzienti accettano di partire. Tutti d’accordo su un punto: in palio c’è molto di più di qualche successo per-

OCCASIONI PERDUTE

Il compagno Tommie Smith Gesti indimenticabili di protesta antirazzista nel mondo dello sport

Rudi Ghedini è nato e vive a Bologna. Collabora con

Nessuno Tv, Carta e il Guerin Sportivo. Ha scritto

soprattutto di calcio: dal romanzo Semifinale (1999)

alle Confessioni di un interista ottimista (2006); ha

poi pubblicato una biografia generazionale di Andrea

Pazienza (I segni di una resa invincibile, 2005) e una

ricostruzione del più grave incidente sul lavoro del

dopoguerra (Nel buio di una nave, 2007).

È in uscita per l’editore Malatempora il suo nuovo libro,

intitolato Il compagno Tommie Smith, nel quale si

occupa di alcune delle innumerevoli relazioni fra sport

e politica. Quello che pubblichiamo è l’inizio del primo

capitolo.

sonale. Vincere significa otte-nere visibilità. Quel palcosce-nico deve servire a qualcosa.L’aria rarefatta di Città del Messico si rivela il miglior al-leato: afroamericani vincono i 100 metri ( Jim Hines), i 200 (Smith), i 400 (Lee Evans), il salto in lungo (Bob Beamon), le staffette maschili 4x100 e 4x400. Per la prima volta nelle corsie della finale dei 100 metri non c’è nemmeno un bianco: si fronteggiano tre nordameri-cani, un cubano, un giamaica-no, un francese oriundo della Guadalupa, un canadese e un velocista del Madagascar. Grazie all’introduzione di un nuovo materiale sintetico, il tartan, l’elasticità della pista fa-vorisce la realizzazione di pri-mati storici, a lungo imbattuti.Nella discussione intorno all’even-tualità di rinunciare ai Giochi, uno degli argomenti più persuasivi lo porta Ralph Boston, primati-sta mondiale nel salto in lungo, oro a Roma e argento a Tokyo: sostiene che tutti i sacrifici fatti in allenamento costituiscono il primo movente per non rinun-ciare alle Olimpiadi. Il secondo è che il popolo nero sta prendendo coscienza dei propri diritti ed è deciso a combattere per ottenerli. Loro potevano dare un contributo: vincendo, avrebbero dato scanda-lo, oltrepassato la sfera degli affari interni agli Stati Uniti, sfregiato l’immagine asettica dei Giochi. La contestazione assume sfu-mature diverse. Il primo vin-citore, Jim Hines, non accetta di venir premiato dal presiden-te del CIO, il connazionale Avery Brundage, che ha fama di razzista. Dopo la trionfa-le volata dei 400 metri, Lee Evans, Larry James e Ronald Freeman indossano un basco nero, ma non voltano le spalle

alla bandiera; Charlie Greene, bronzo sui 100 metri e oro nel-la 4x100, strappa dalla tuta le tre lettere U-S-A; Beamon si presenta senza la tuta ufficiale, mentre Boston, terzo classifica-to, si toglie ostentatamente le scarpe. Alla contestazione con-tribuiscono alcune atlete nere: Madeleine Manning, vincitrice degli 800 metri, saluta con il pu-gno chiuso; fanno lo stesso due ragazze della staffetta veloce.Fra gli atleti statunitensi, alcu-ni bianchi esprimono la loro solidarietà. Ma quel gruppo di giovani è pur sempre uno specchio dell’America, fra loro scoppiano liti furibonde: la sera prima della finale dei 400 me-tri, una discussione finisce in rissa, si sente il fragore di una vetrata rotta. Il mattino dopo, Motorcycle Evans si presenta ai blocchi di partenza con un occhio tumefatto: è la rabbia a spingerlo oltre i suoi limiti, taglia per primo il traguardo e polverizza il record del mondo.Il gesto più perentorio è quello di Tommie Smith e John Carlos, fra i 12 che avevano votato a fa-vore del boicottaggio. “Oggi ho vinto, e ha vinto un americano. Se avessi perduto, avrebbe per-duto un negro”, dichiara Smith; ai giornalisti che lo circondano, fa sapere che “nella vita ci sono cose più grandi dei record e delle medaglie. Oggi è stato molto bello vincere per il mio popolo”. Più ruvido John Car-los: “Siamo stufi di essere ca-valli da parata alle Olimpiadi e carne da cannone in Vietnam”.“Se ne pentiranno per il resto della loro vita”, sibila Payton Jordan, capo-delegazione. Il comitato olimpico USA invia al CIO le scuse ufficiali ed espelle Smith e Carlos dalla squadra, sostenendo di voler evitare un provvedimento

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Il compagno Tommie Smith Gesti indimenticabili di protesta antirazzista nel mondo dello sport

punitivo sull’intera rap-presentativa. All’alba del 18 ottobre, Smith e Car-los escono dal villaggio olimpico. L’impatto della protesta ne esce moltiplica-to; in solidarietà con Smith e Carlos, alcuni componenti la squadra USA abbandona-no anticipatamente i Giochi.Ma alcuni sportivi neri del pas-sato, come Jesse Owens e Ray Sugar Robinson, si dissociano dal comportamento dei connazionali.Smith corre in terza corsia. Ha vinto le Universiadi di Tokyo nel 1967, è il favorito della vigilia, ma non esce bene dai blocchi di par-tenza, quasi stordito dal boato che si solleva dalle tribune dell’Azteca. Carlos, in quarta corsia, è più rapido e gli prende un paio di metri. Smith esce dalla curva in quarta, quinta posizione e sprigio-na un’accelerazione prodigiosa. Capisce di essere irraggiungibile, alza le braccia a venti metri dall’ar-rivo e finisce così, sullo slancio, a braccia alzate. L’esultanza gli costa qualche centesimo, eppu-re chiude con un tempo (19”83) mai corso prima. Carlos lo vede sfrecciare accanto, il contraccolpone contrae gli ultimi passi, non si accorge nemmeno di Norman, che lo scavalca sulla destra.

Rudi Ghediniblog: rudi.splinder.com

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EVENTI

Tutta salute al nuovoFestival di ViareggioCmb sponsor del grande evento

Oltre 100.000 visitatori, con un’affluenza di gran lunga superiore alle aspettative, si sono riversati sul lungomare di Viareggio (LU) per il Festi-val della Salute del 26, 27 e 28 settembre. A festeggiare il risultato ottenuto, più che soddisfacente trattandosi della prima edizione, è stata anche CMB, sponsor dell’evento e presente in uno stand per tutta la durata della manifestazione.L’idea del Festival è nata da Goodlink di Bologna, società specializzata nell’ideazione e promozione di grandi eventi, in collaborazione con la Fondazio-ne di cultura politica Italianieu-ropei. Il Comitato Scientifico è stato presieduto dal Professore di Chirurgia e Senatore della Repubblica Ignazio R. Marino.Il Festival si è svolto su un’area di 20.000 mq e ha interessa-to quattro diversi luoghi sul lungomare di Viareggio, tra cui il palco centrale allestito in Piazza Mazzini e soprattut-to il Centro Congressi attiguo all’Hotel Principe di Piemonte, dove si sono tenuti 40 dibattiti. Tra i protagonisti del Festival, Massimo D’Alema, Presidente della Fondazione Italianieuro-pei, il Ministro per la Sem-plificazione Roberto Calderoli, l’oncologo Umberto Veronesi, il giornalista Piero Angela, il conduttore Michele Mirabella, Beppino Englaro e tanti altri ancora. Il Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, dopo aver tagliato il nastro inaugurale, si è poi trattenuto per il dibat-tito moderato dal giornalista Enrico Mentana, a cui hanno partecipato anche i Senatori Marino e Ghigo, l’Assessore al diritto alla salute della Regione Toscana Enrico Rossi e il CT della Nazionale Marcello Lippi.

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LAVIGNETTA DI ZINEGGI

CHI VA E CHI VIENE

DirezioneIngegneria e Sistemi

Divisione Centrale

Werter Ferretti

Antonino Collina

Resp. Sistemi Informativi

Add. Lavori Infrastrutturali

Pensionamenti

DirezioneAmministrazione

Francesco Mauti Capo Contabile Amm.Vo

Dimissioni

Divisione Centrale

Divisione Lazio

Francesco Adragna

Andrea Brugioni

Valentino Zerone

Muratore

Muratore

Responsabile di Cantiere

Divisione Lombardia

Salah Abdel Gawwad

Nabil Bouktur

Khairy Makar

Sara Soliman

Loreto Venditti

Muratore

Manovale

Manovale

Analista Lavori

Carpentiere

Assunzioni

Divisione Lazio

Marius Micu Manovale

Divisione Centrale

Franco Betti

Manuel Borin

Agostino Chirillo

Carmine Chirillo

Giuseppe Colombo

Andrea Costanzo

Federico Pellegrini

Francesco Santoro

Francesco V. Triolo

Constantin Urucu

Giovanni Ventimiglia

Paolo Zanella

Resp. Gestione Manutenzioni

Referente Produttivo

Carpentiere

Carpentiere

Direttore Tecnico

Muratore

Addetto Controllo Qualità

Carpentiere

Carpentiere

Addetto Stabilim. Prefabbricati

Carpentiere

Assistente Tecnico

DirezioneAmministrazione

Giovanna Urbinati Addetta Amm.va

Ricordo di Annalisa

Annalisa Serino, la giovane illustratrice di In corso,è morta improvvisamente solo due mesi fa.Noi della redazione e dell’agenzia di comunicazioneHic Adv, che abbiamo avuto il piacere di collaborarecon lei, vogliamo ricordarla così.

Tutta salute al nuovoFestival di ViareggioCmb sponsor del grande evento

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I SOCI RACCONTANO

Quella vecchia fotoLa storia di Bruno Bassoli

Nel numero 7 uscito del gior-nalino interno CMB è appar-sa una vecchia foto che ritrae i Soci Fondatori della Cooperativa Muratori. Quella foto fu fatta nel settembre 1948 all’interno del cortile del Castello dei Pio, in occasione dei 40 anni della fon-dazione della Cooperativa. Ricor-do perfettamente a distanza di tanti anni quando fu scattata. Io, allora appena sedicenne, facevo il ragazzo “tuttofare” nella sede della Cooperativa, che era nella villetta di viale G. Fassi angolo via Berengario, attigua alla fabbrica di APO di proprietà della Muratori. Andavo alla posta, consegnavo le fatture ai clienti e gli avvisi delle assemblee e delle riunioni ai Soci. Era molto piacevole per me, perché erano molti i Soci che abitavano nelle frazioni comunali ed era un giorno che trascorrevo in campagna con la bicicletta. Il giorno dopo invece lo passavo a consegnare lettere ai soci che abitavano nel centro cittadino. Questa fu la mia vita lavorativa fino al compimento del diciotte-simo anno, quando mi trasferii al Reparto Decoratori e Cementisti.Ma torniamo ai 40 anni della Coo-perativa. Fu inaugurata una ban-diera sociale e fu organizzato nella Sala Palestra in Castello un pranzo per i Soci e gli invitati. Quella fu la prima volta che mangiai delle lasa-gne. I Soci Fondatori, posso dire orgogliosamente che li conoscevo bene ad uno ad uno. Ricordo per-fettamente i loro nomi: li avevo anche frequentati da ragazzino, perché mio padre entrò in Mura-tori dopo la sua fondazione ed era loro amico. Alla domenica, quan-te volte mi sono trovato con loro insieme a mio padre nelle varie osterie delle frazioni! Loro con qualche bottiglia di buon vino, e io con una gazzosa che ascolta-vo attentamente i loro discorsi.

Eravamo nel ventennio fascista e furono le prime volte che sentii parlare di socialismo, antifascismo, solidarietà e uguaglianza di diritti e doveri. Per loro, parole come egoismo, individualismo e tante altre non esistevano: pensavano di costruire una società migliore ed eticamente più giusta. Erano dei veri pionieri di inizio Novecento. Qualcuno forse penserà che l’ac-costamento non regge, ma nel mio immaginario li ho sempre paragonati a certi personaggi posi-tivi di un famoso film di Sergio Leone: “C’era una volta il west”.Essi sognavano e lottavano, loro e anche quelli che vennero successi-vamente, per un mondo migliore, più giusto e vivibile per tutti. Que-sta lunga marcia iniziata dalla clas-se operaia agli inizi del Novecento, alla fine degli Anni Settanta sem-brava avere ottenuto qualche risul-tato; poi gli ultimi decenni hanno fatto precipitare tutto. Nella socie-tà imbarbarita, si sono fatti strada l’individualismo e il personali-smo, la solidarietà è quasi scom-parsa e siamo in qualche modo riprecipitati in pieno medioevo.Fra tutti gli episodi che ho vissu-to, ne ricordo uno in particola-re: l’attacco dei fascisti nella sede delle Cooperative, che allora era in via G. Rocca attigua all’Ufficio della Camera del Lavoro. I fascisti distrussero l’Ufficio Sindacale, ma non riuscirono a entrare nel nostro Ufficio, perché un buon numero di Soci forti, decisi e anche arma-ti (fra i quali mio padre), fece svanire la loro boria vandalica.Ho sentito il dovere di ricordare questo in occasione del Cente-nario, insieme al contributo dato dai Soci di allora alla Resistenza e al rilancio della Cooperativa nel dopoguerra. Vorrei ricordare anche che, all’inizio degli anni Cinquanta, la Muratori attraversò un periodo difficile, quasi sull’orlo

del collasso, dovuto alla decisio-ne dell’allora Ministro del LL.PP. Togni di escludere dall’appalto dei lavori statali le Cooperative perché considerate comuniste: una scelta discriminante. Ora, in Emilia quasi il 70% della popo-lazione era comunista e da qual-che parte dovevano pur esserci. Su questo, politicamente, non ci piove. Tuttavia l’attaccamento dei Soci, allora solo operai, e il sacrificio anche economico degli stessi, portò al superamento delle difficoltà. Dai problemi abbiamo tratto una nuova spinta per anda-re avanti. Ricordare queste cose serve a capire quali siano le radici

e le fondamenta su cui l’attuale CMB poggia. Può essere utile per affrontare il futuro, può essere doveroso per rendere omaggio a tutti i Soci che si sono succeduti.Il Novecento fu per la Muratori il secolo della classe operaia, il Duemila per chi sarà? È auspica-bile che la società attuale, imbar-barita come nel medioevo, possa ritrovare se stessa con un nuovo Rinascimento e Illuminismo. Ripenso al Centenario e mi viene in mente una frase di Carlo Levi: “Il futuro ha un cuore antico”.

Bruno BassoliSocio Onorario