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Settimana n.6 – 8 febbraio 2009 CLUB AMICI del CIRCO Temi dal sito www.amicidelcirco.net 1 ISCRIZIONE al C.A.de.C. Troverete tutte le modalità per l’iscrizione al Club Amici del Circo all’indirizzo www.amicidelcirco.net Presidente: Francesco Mocellin Consiglieri: Flavio Michi Ettore Paladino Oreste Giordano Francesco di Fluri Sommario 08.02.2009 Freaks e mostri circensi Mostriciattoli saltimbanco... Chi ha paura dei clown? Il circo. Esibizione ed esasperazione della realtà Il circo manda in tilt Viale dello Sport 30° Festival du Cirque de Demain: il Palmares Il circo in TV Il circo come non luogo Un'intervista tra i corridoi del circo Medrano Nessuno tocchi gli elefanti processo al Circo Barnum Fratelli Fratellini: genio circense Circo a Trani, Ci scrive il Presidente dell'Ente Nazionale Circhi Attenti bambini... a Torino arrivano i Gormiti (14-15 febbraio) Cine-circus L'Ente Nazionale Circhi: "Noi rispettiamo e amiamo gli animali" Il circo nel teatro Numeri al Lyrick. Ecco il Circo Orfei, sconto con il Secolo Due numeri cinesi premiati al 30° festival mondial du Cirque de Demain European Circus Day 2009 Il Premio Artista dell'anno Links video Freaks e mostri circensi 01.02.2009 SPECIALI - Zone magiche Incarnazione delle nostre paure, caricatura delle nostre illusioni di Mattia Gangi “Io ho dato un'occhiata a quel manuale, quello del Novello Deceduto. Dice che la gente normalmente ignora tutto ciò che è strano e oscuro. Il fatto è che io, per prima, mi sento strana e oscura.” Lydia Deetz in Beetlejuice - Spiritello porcello di Tim Burton Il freak è deforme. Piccolo e disgustoso, Il freak ( dall’inglese “mostro” ) è li, e nessuno può fare a meno di notarlo. Ma chi o cosa è il freak ? Con i suoi movimenti scomposti e disarmonici incute paura, con il suo sguardo umido suscita disprezzo, con la sua naturale vocazione all’errore provoca rabbia. Scherzo della natura, fenomeno da baraccone, il freak è un pagliaccio, è un nanetto, uno spiritello senza pace, o forse più semplicemente, è un diverso. La sua sofferenza urla senza sosta e diventa insopportabile, per lui e per “loro”, tutti gli altri, tutti quelli che non sono come lui e che proprio per questo non riescono a tollerarne la vista. Cinicamente però, dimenticando che sotto quelle sembianze raccapriccianti si cela un uomo, i “normali” si servono di lui per far quello in cui da sempre riescono meglio. Lucrare. E’ così che il freak da miserabile omuncolo sfortunato, diventa spettacolo per bambini. Diventa circo. Ma andiamo con ordine ed osserviamo insieme questo mostriciattolo nelle sue diverse rappresentazioni. La prima interessante figura di freak all’interno del mondo dello spettacolo è costituita dai bagonghi, pseudonimo con il quale si usa indicare i nani del circo e delle fiere, che furono utilizzati sin dalla fine dell’800 all’interno delle compagnie circensi di tutto il mondo come cavallerizzi, toreri, lottatori ma soprattutto come clown. Il dizionario dello spettacolo della BCDe parlando della genesi del termine bagonghi specifica che le sue origini sono incerte (non si sa se cognome o espressione gergale) e che il primo show del “Signor Bagonghi” fu un’esibizione clownesca del 1890 svoltasi presso il circo Guillaume. Specialista del divertimento, il bagonghi a differenza dei nani chiamati lillipuziani che tra le due guerre animarono veri e propri circhi a tema, è invece solo una delle mille attrazioni dal gusto tragicomico e grottesco che fanno parte delle numerose attrazioni di un circo. Da sempre attento ad attirare lo spettatore con attrazioni e trovate mozzafiato infatti il circo abbonda di freaks : giganti incatenati, donne barbute, uomini scimmia, donne gallina. Un insieme variopinto di deformità e alterazioni genetiche che utilizzano i loro difetti per la gioia e lo stupore del pubblico pagante. Prendendo spunto dalla figura del nano pagliaccio del circo, nella letteratura occidentale il freak assume agli inizi del 900 aspetti sempre più psicologici e sfaccettati ; valicando il burlesco infatti si sfiora l’orrore ed il dramma esistenziale. Il tema del mostro buono, costretto nella sua prigione di carne ad una vita di dolore e sofferenze, è un topos classico del genere horror e della letteratura psicologica, anche se le sue radici possono essere rintracciate nel romanzo estetico di Wilde. E’ infatti Dorian Grey il personaggio per eccellenza la cui perversa ricerca del bello per prima sottolineò la natura putrescente di un’umanità sempre più inumana che nel ritratto assume le

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    Settimana n.6 – 8 febbraio 2009

 

CLUB AMICI del CIRCO 

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1  

ISCRIZIONE al C.A.de.C. Troverete tutte le modalità per l’iscrizione al Club Amici del Circo all’indirizzo www.amicidelcirco.net Presidente: Francesco Mocellin Consiglieri: Flavio Michi Ettore Paladino Oreste Giordano Francesco di Fluri Sommario 08.02.2009 ♦Freaks e mostri circensi ♦Mostriciattoli saltimbanco... Chi ha paura dei clown? ♦Il circo. Esibizione ed esasperazione della realtà ♦Il circo manda in tilt Viale dello Sport ♦30° Festival du Cirque de Demain: il Palmares ♦Il circo in TV ♦Il circo come non luogo ♦Un'intervista tra i corridoi del circo Medrano ♦Nessuno tocchi gli elefanti processo al Circo Barnum ♦Fratelli Fratellini: genio circense ♦Circo a Trani, Ci scrive il Presidente dell'Ente Nazionale Circhi ♦Attenti bambini... a Torino arrivano i Gormiti (14-15 febbraio) ♦Cine-circus ♦L'Ente Nazionale Circhi: "Noi rispettiamo e amiamo gli animali" ♦Il circo nel teatro Numeri al Lyrick. ♦Ecco il Circo Orfei, sconto con il Secolo ♦Due numeri cinesi premiati al 30° festival mondial du Cirque de Demain ♦European Circus Day 2009 ♦Il Premio Artista dell'anno ♦Links video

Freaks e mostri circensi 01.02.2009

SPECIALI - Zone magiche Incarnazione delle nostre paure, caricatura delle nostre illusionidi Mattia Gangi “Io ho dato un'occhiata a quel manuale, quello del Novello Deceduto. Dice che la gente normalmente ignora tutto ciò che è strano e oscuro. Il fatto è che io, per prima, mi sento strana e oscura.” Lydia Deetz in Beetlejuice - Spiritello porcello di Tim Burton Il freak è deforme. Piccolo e disgustoso, Il freak ( dall’inglese “mostro” ) è li, e nessuno può fare a meno di notarlo. Ma chi o cosa è il freak ? Con i suoi movimenti scomposti e disarmonici incute paura, con il suo sguardo umido suscita disprezzo, con la sua naturale vocazione all’errore provoca rabbia. Scherzo della natura, fenomeno da baraccone, il freak è un pagliaccio, è un nanetto, uno spiritello senza pace, o forse più semplicemente, è un diverso. La sua sofferenza urla senza sosta e diventa insopportabile, per lui e per “loro”, tutti gli altri, tutti quelli che non sono come lui e che proprio per questo non riescono a tollerarne la vista. Cinicamente però, dimenticando che sotto quelle sembianze raccapriccianti si cela un uomo, i “normali” si servono di lui per far quello in cui da sempre riescono meglio. Lucrare. E’ così che il freak da miserabile omuncolo sfortunato, diventa spettacolo per bambini. Diventa circo. Ma andiamo con ordine ed osserviamo

insieme questo mostriciattolo nelle sue diverse rappresentazioni. La prima interessante figura di freak all’interno del mondo dello spettacolo è costituita dai bagonghi, pseudonimo con il quale si usa indicare i nani del circo e delle fiere, che furono utilizzati sin dalla fine dell’800 all’interno delle compagnie circensi di tutto il mondo come cavallerizzi, toreri, lottatori ma soprattutto come clown. Il dizionario dello spettacolo della BCDe parlando della genesi del termine bagonghi specifica che le sue origini sono incerte (non si sa se cognome o espressione gergale) e che il primo show del “Signor Bagonghi” fu un’esibizione clownesca del 1890 svoltasi presso il circo Guillaume. Specialista del divertimento, il bagonghi a differenza dei nani chiamati lillipuziani che tra le due guerre animarono veri e propri circhi a tema, è invece solo una delle mille attrazioni dal gusto tragicomico e grottesco che fanno parte delle numerose attrazioni di un circo. Da sempre attento ad attirare lo spettatore con attrazioni e trovate mozzafiato infatti il circo abbonda di freaks : giganti incatenati, donne barbute, uomini scimmia, donne gallina. Un insieme variopinto di deformità e alterazioni genetiche che utilizzano i loro difetti per la gioia e lo stupore del pubblico pagante. Prendendo spunto dalla figura del nano pagliaccio del circo, nella letteratura occidentale il freak assume agli inizi del 900 aspetti sempre più psicologici e sfaccettati ; valicando il burlesco infatti si sfiora l’orrore ed il dramma esistenziale. Il tema del mostro buono, costretto nella sua prigione di carne ad una vita di dolore e sofferenze, è un topos classico del genere horror e della letteratura psicologica, anche se le sue radici possono essere rintracciate nel romanzo estetico di Wilde. E’ infatti Dorian Grey il personaggio per eccellenza la cui perversa ricerca del bello per prima sottolineò la natura putrescente di un’umanità sempre più inumana che nel ritratto assume le

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forme fisiche del mostro. Anche nel cinema, che dalla stimolazione degli aspetti patetici trae la sua potenza, si consuma la tragedia del freak. La creatura del dottor Frankenstein, evitata da tutti, e che per questo cova dentro di sé un crescente odio verso l'umanità è solo la prima, la genitrice, di una fortunata serie di creature che trovano sicuramente la loro migliore rappresentazione nella pellicola maledetta di Tod Browning chiamata appunto Freaks. Opera del 1932, concepita inizialmente come film horror, alla sua uscita venne inizialmente rinnegato dalla stessa casa di produzione e poi drasticamente censurato dagli Stati Uniti, come del resto da quasi tutti i paesi europei, a causa del suo contenuto ritenuto altamente scandaloso. Nel film, la cui storia narra le vicende di una compagnia teatrale, abbondano infatti scene raccapriccianti, quali ad esempio la tortura di Cleopatra, la trapezista femme fatale che sposerà e tradirà il nano Hans, e la castrazione dell’amante di lei, il gigante forzuto Ercole, entrambe ad opera dei freaks che agiscono per vendicare Hans. Queste scene saranno poi successivamente censurate. Divenuta celebre per il suo forte impatto emotivo, la scena del banchetto nuziale di Hans e Cleopatra è entrata a far parte dell’immaginario collettivo come una tra le più inquietanti di Hollywood. La canzone che il bagonghi canta insieme all’intero gruppo di freak “gooble gobble, noi la accettiamo, è una di noi…una di noi, una di noi…Trinca, trinca, una di noi !!” sarà spunto per altri numerosi film e storpiato in “ Gabba Gabba Hey!” diverrà grazie ai Ramones uno slogan della cultura punk Come afferma Leslie Fiedler, esponente tra i più discussi e anticonformisti della critica letteraria statunitense, la scena colpisce in quanto rappresenta “un rito d’iniziazione, un invito perché lei entri a far parte della loro comunità, nell’atto stesso in cui si unisce in matrimonio con uno di loro.” Più vicino ai giorni nostri, nel 1980 è proprio il controverso David Lynch a girare un'altra esasperante storia di deformità, The elephant man, tratto da uno studio sulla dignità umana di

Ashley Montagu. La vicenda è ambientata nella seconda metà dell'800, e narra la storia del giovane John Merrick, interpretato da John Hurt, affetto da una neurofibromatosi che ha deformato il suo volto rendendolo mostruosamente simile ad un elefante. Esposto come attrazione in un baraccone, John è costretto a vivere della propria deformità, subendo quotidianamente l’umiliazione di un pubblico disgustato ed affascinato dalla sua malattia. Ma i tratti pietosi scompaiono presto ad Hollywood ed ecco che il freak ritorna ad essere quello di sempre, mostro e buffone come Pennywise, protagonista demoniaco di IT pellicola di Tommy Lee Wallace tratto dal romanzo di Stephen King. Creatura aracnoide proveniente da luoghi sconosciuti, Pennywise terrorizza la cittadina di Derry, nel Maine, assumendo la forma umana di clown e pretendendo il sacrificio umano dei bambini del luogo di cui esso (“it”) si ciba ogni trent’anni. “Lo vuoi un palloncino? Galleggiano lo sai...Galleggiano, galleggiano tutti e anche tu galleggerai!” dice Pennywise a Georgie, la prima piccola vittima, guardandolo con gli occhi iniettati di sangue da un tombino nella strada. Ed ecco che torna prepotente la domanda : Chi o cosa è il freak ? Il freak è paura, inquietudine ed ironia. E’ il concentrato del nostro carattere ferino e demoniaco, il nostro ritratto di Dorian Grey che deve restar coperto per non inorridire. Il freak è mostro e uomo e quindi, inevitabilmente, una delle nostre “ mille facce” pirandelliane o, per dirla con Browning, “uno di noi”. da cultumedia

Mostriciattoli saltimbanco... Chi ha paura dei clown? 01.02.2009

SPECIALI - Zone magiche Non c’è nulla di più pauroso di un clown dopo mezzanottedi Alessio Di Lella C’è un termine nuovo per indicare una particolare forma di fobia dell’uomo, studi recenti ne hanno identificato i sintomi in una persona ogni sette: è la coulrofobia, ovvero la paura dei clown. Se in psicologia è stato studiato che la paura nasce sempre e comunque da una percezione dell’ignoto da parte della nostra psiche, la figura del clown incarna l’espressione più irrequieta di questa forma di non conoscenza. Maschera e volto che coincidono, abiti dichiaratamente non uniformi né nei colori né nelle taglie, agire sociale perennemente carnevalesco, i clown raffigurano quello scarabocchio in un mondo di linee rette dove il disordine incute terrore. L’unico posto dove il clown viene percepito come “regolare” è al circo, sospensione dell’ordine mondano per antonomasia; al di fuori di esso, è invece una figura terrorizzante, destabilizzante ed irrequieta. La cultura popolare s’è mostrata naturalmente assai percettiva di questo sentimento comune. Al cinema ad esempio, viene segnalato tra gli albori del genere horror il bellissimo “Freaks” (Tod Browning, 1932). Il film narra le

 

 

 

 

 

 

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vicende di ordinaria routine del gruppo di “fenomeni da baraccone” che si muove per le cittadine americane con il suo circo itinerante. Nei tempi al di fuori degli spettacoli, simpatici mostricciatoli, nani, persone deformi ed artisti stravaganti vivono le loro storie di amore, amicizia, vizi e tradimenti. Queste relazioni morbose si scontrano con l’unica persona “normale” della comitiva, la trapezista Cleopatra, che cerca di maritarsi il nano Hans per poi ucciderlo ed accaparrarsene l’eredità. Nonostante l’approccio sociale di denuncia dei pregiudizi di razza (nel film l’unico vero “mostro” è la normale Cleopatra), “Freaks” fu censurato dalla Metro Goldwyn Mayers, che ne ritirò anche la distribuzione nei cinema. Questo perché Tod Browning reclutò, da ogni parte del mondo, attori che realmente erano così come vediamo nelle loro parti recitate nel film: nani, effeminati castrati, malformati in volto o in busto, monchi di gambe o braccia. Oggi “Freaks” è un film culto per gli amanti del cinema, il prodromo della vita circense raccontata sul grande schermo in tutto il suo fascino raccapricciante. In letteratura, lo scrittore vivente più letto al mondo ha consegnato alla figura del clown l’avatar di un’entità misteriosa capace di leggere e colpire i nostri incubi più ricorrenti: “It” di Stephen King, romanzo pubblicato nel 1986, racconta la storia del Club dei Perdenti, nove undicenni della cittadina americana di Derry che nel 1958 si trovarono a dover affrontare una strana creatura senza nome che si nutriva dei bambini della popolazione. Stanatolo nelle fogne di Derry, i nove amici si separeranno e vivranno le loro vite, per poi ritrovarsi 27 anni dopo quando It uscirà di nuovo allo scoperto. Stephen King scrive un romanzo che chiude un cerchio, quello cominciato con il racconto horror “L’Horlà” di Guy de Maupassant e proseguito da Lovecraft in poi, della cultura novecentesca incapace di definire le paura umane, dispersa tra i modelli figurativi delle sue dimensioni, narratrice di tutto ma osservatrice di nulla. L’indefinibile creatura proviene dallo spazio come le divinità di Howard Phillip Lovecraft, abita gli animi delle persone come gli spiriti neri di Edgar Allan Poe, ed assume ogni volta un aspetto diverso,

come la cultura popolare della quale “It” è un apologo sui suoi soggetti narrativi. It incarna le paure individuali attraverso le quali può darsi consistenza fisica: squalo, zombie, lupo mannaro, gremlin, mummia. Parla per luoghi comuni, utilizza le vesti di un clown per apparire come riconoscibile sconosciuto agli occhi dei bambini. C’è stato un adattamento televisivo nel 1990 per la regia di Tommy Lee Wallace, con l’interpretazione di Tim Curry nella parte del clown Pennywise ormai entrata nelle memorie dell’immaginario collettivo. Montato in due episodi e rivisitato in alcune correzioni della trama (il finale ad esempio è stato completamente riscritto rispetto al romanzo), l’“It” televisivo ha fatto conoscere al mondo intero la storia di Derry e del suo incubo peggiore, immortalando la figura del clown nella sua tipologia d’orrore. Non va però al film di Tommy Lee Wallace il merito di aver per primo portato in un film la spaventevole figura del clown in vesti di mostruosità: nel 1988, infatti, Stephen Chiodo, tecnico degli effetti speciali nei primi film di Tim Burton, passa alla regia per girare il b-movie “Killers Klowns from outer space”, dove un piccolo paese di campagna degli Stati Uniti viene invaso da un clan di alieni giunti attraverso un meteorite. Gli alieni sono dei clown con il ghigno deforme e seminano il terrore tra gli abitanti del posto. “Killers Klowns from outer space” è un vero e proprio film culto per gli amanti del cinema di serie B (o Z, fate voi), attualmente non distribuito in Italia in DVD, introvabile in VHS, trasmesso però decine di volte sui canali delle piccole reti private nel mentre degli anni Novanta. Il Morandini lo definisce una “bizzarra miscela di fantasy, brivido e umorismo macabro che ha il merito di portare le sue premesse sino alle estreme conseguenze”, del film non si può non amare il goliardico lavoro di effetti speciali “analogici” che fanno della psichedelia fantoccesca e sanguinosa un gustoso festival della visione. Cinema e letteratura ovviamente non possono ignorare il contributo di un personaggio dei fumetti che ha fatto del clown la maschera diabolica per antonomasia: il Joker. Nato nel 1940

sul primo numero di “Batman” delle edizioni DC Comics, il Joker ha avuto circa venti trasposizioni crossmediali tra le sole opere maggiori di cinema, teatro e serie televisive. L’ultimo film avente il Joker protagonista, “Il Cavaliere Oscuro” (“The Dark Night”, Christopher Nolan, 2008), ha incassato circa un miliardo di dollari in tutto il mondo, battendo svariati record di box office settimanali e complessivi. Proviamo ad analizzare i motivi per i quali il Joker è la figura del cattivo per antonomasia: a conti fatti, Batman e Joker danno la forte sensazione che l’uno sia esattamente come l’altro abbia paura che appaia. Sono due poli opposti che si attraggono con violenza. Se Batman è nero, simbolo monotono della Legge e delle sue forze di polizia, ed ha le sue armi migliori nella tecnica, nella tecnologia, nella rigorosità dei suoi movimenti sul territorio civile, Joker è, al contrario, esplosione di colori, identità seducente, tensione allo scoop. Batman è ordine, linearità, progetto, abilità tecnica, il Joker è disordine, saltimbanco, improvvisazione, trucchetto di prestigio. Batman è il segreto, Joker è la messa in scena. Joker è molto ricco, come Batman, ma la sua ricchezza ha sfociato nel vizio, nel profano, nella dissacrazione anti-istituzionale, al contrario di Bruce Wayne, che usa la sua ricchezza al servizio della società: il Joker è eccesso di consumi, Batman è invece eccesso di produzione, ed in tal senso l’uno ha creato l’altro. Il Joker non ha fissa dimora, lui abita il territorio metropolitano, mentre Batman, ogni volta, è costretto a tornare nella sua tana-caverna. Joker è un Male lussurioso, è una risata irreversibile, che non potrà mai rimarginarsi. E’ il volto adattabile di un Male sempre attuale, è il succo centripeto di tutto ciò che c’è di sbagliato nella nostra società occidentale. È una ferita nata dal piacere cui tutti possiamo accedere, quello del vizio capitale, del consumo sradicato dal ciclo produttivo. Balla, detta ritmi, ama il Caos. Non piange mai. Se la figura del clown, del “freak” circense vi affascina, consumate e coltivate senza freni ogni prodotto culturale a tema. Se invece odiate l’irrequieto soggetto, dite la vostra

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visitando il sito www.ihateclowns.com , portale anti-clown dove potete trovare gadget, forum di discussioni, notizie e approfondimenti nei confronti degli odiatissimi clown. Lon Chaney, il più famoso attore di film horror del cinema muto, diceva che “non c’è nulla di più pauroso di un clown dopo mezzanotte”. A circa un secolo dai suoi tempi ormai, questo tipo di paura non è ancora caduta a terra. da cultumedia

Il circo. Esibizione ed esasperazione della realtà 01.02.2009

SPECIALI - Zone magiche di Lorena Crisafulli Il tema del circo, della fascinazione, della realtà giocosa e al contempo drammatica, è il filo conduttore di quattro importanti film della storia del cinema. Il primo di Charlie Chaplin, “The circus” (1928), gli altri di Federico Fellini, “La strada” (1954), “Le notti di Cabiria” (1957), dove il circo non si materializza in pagliacci o acrobazie, ma nello spettacolo tragicomico della sua protagonista, e per finire “I clowns” (1970). Quattro pellicole che ripercorrono storie diverse, ma accomunate dall’esigenza di comunicare al pubblico la drammatica comicità delle vite rappresentate. E della vita di tutti. Un palcoscenico fatto di esibizioni funambolesche, acrobazie e spettacoli, dove i protagonisti si alternano in un gioco continuo e sempre più reale.In “The circus”, film muto interpretato e diretto da Charlie Chaplin, al centro della scena c’è il vagabondo Charlot. Entrato per sbaglio nell’arena, perché inseguito dalla polizia, suscita con la sua goffaggine l’ilarità del pubblico che, entusiasta, lo acclama come fosse un’attrazione prevista. Il proprietario del circo decide allora di assumerlo come inserviente e di sfruttarlo quando necessario. Ma nonostante il successo la sua paga non aumenta, attrezzista è e tale rimane. Fin quando la figlia del proprietario, di cui Charlot s’innamora, non gli apre gli occhi. Lei è infatuata dell’acrobata Rex e il clown Charlot vorrebbe imparare l’arte del funambolo per catturare il cuore della ragazza. Ma il risultato è deludente, non solo fallisce come equilibrista ma deve anche rinunciare all’amata e riconsegnarla a Rex. In “The circus”,

Chaplin ci insegna che l’arte del clown non si apprende e così quando il suo protagonista s’impegna per diventarlo davvero, non ottiene gli effetti sperati. Lui, comico per natura, è un vagabondo prestato all’arte circense. La comicità iniziale derivava dalla sua spontaneità e naturalezza, e quando si sforza di diventare quello che non è, il pubblico non lo applaude. E la vita non lo premia. Abbandona il circo e ritorna alla sua arte: il vagabondaggio.Anche ne “I clowns” (1970) di Fellini, film-documentario che omaggia il mondo del circo, entra in scena un clown involontario. Per errore uno stalliere goffo e malconcio, con al seguito un mulo imbizzarrito che lo rincorre, si ritrova nell’arena. Ne viene fuori un numero esilarante che entusiasma la platea. Da quella prima esibizione in poi l’augusto affiancherà il vero clown dalla faccia infarinata e il naso rosso. In questa pellicola lo scopo di Fellini è quello di raccontare la storia del circo, rievocando i ricordi del passato e la sua infanzia. Lo fa riproponendo gli eroi e le vittime di questo spettacolo ambulante, da Pierino e Fischiettino ad Achille Zavatta, in un excursus che ripercorre i personaggi più celebri della storia del circo. E la sua stessa storia. Quando ancora bambino era magicamente affascinato da quell’universo popolato da elefanti, domatori e cavalli. E’ come se fosse lui il bimbo che, all’inizio del film, vede il tendone del circo e decide di raggiungerlo. Osserva estasiato le attrazioni spettacolari, ma si spaventa alla visione dei clown. Le loro facce enigmatiche e misteriose, con le bocche enormi dipinte di rosso, gli incutono timore. Hanno un aspetto infantile ma vissuto. Sembrano sorridere ma nascondono grande malinconia. Questi personaggi dalle facce imbiancate gli ricordano i volti dei suoi compaesani, che sono poi i “mostri” dell’infanzia passata a Rimini: un sagrestano pieno di foruncoli, una monaca nana, vagabondi, un folle che inneggia alla guerra, il capo di una piccola stazione beffeggiato da giovani e studenti. Nell’ultima parte del film, dopo la morte del clown Fischietto, si preparano i funerali comici tra fuochi d’artificio e singhiozzi. Dopo l’entrata in scena degli attori la pista diventa deserta. Il finale è scandito dal suono della tromba di un vecchio clown,

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finché le luci non si spengono e la musica svanisce. Le note, questa volta di una fisarmonica, accompagnano anche le battute finale de “Le notti di Cabiria” (1957). La protagonista Maria Ceccarelli, in arte Cabiria, tradita e disillusa per l’ennesima volta, vaga con lo sguardo assente per le vie della città e nei sorrisi dei ragazzi, che la circondano ballando e cantando, ritrova la speranza perduta. Cabiria è una prostituta. Più volte derubata dei suoi averi, si ritrova per l’ennesima volta da sola a pensare di farla finita. Questo personaggio, dipinto da Fellini e incarnato da Giulietta Masina, ha in comune con gli altri finora descritti l’inettitudine e la disillusione nei confronti della vita. Di professione non fa il clown Cabiria, ma la sua figura è clownesca ed innocente. La sua vita si svolge tra sotterfugi ed inganni, tra avversità e nefandezze, di cui lei è vittima impotente. In una scena, in cui un mago cinico la ipnotizza, ritroviamo l’arte della magia, dell’incanto, dell’illusione, della fascinazione tipica del circo e cara anche a Fellini. Il suo è un mondo popolato da uomini con un destino avverso che riescono comunque a sorridere e a risollevarsi nonostante le innumerevoli cadute. I volti sono tragicomici, i personaggi sospesi tra realtà e fantasia. Cabiria è una di loro. Un’altra maschera che Fellini regala alla memoria del pubblico è quella di Gelsomina, protagonista de “La strada” (1954). E’ la storia di una contadinotta che viene venduta dalla famiglia ad un rozzo artista del circo, Zampanò, che si esibisce spezzando catene col petto. I due viaggiano on the road percorrendo tutta la penisola italiana. Gelsomina impara l’arte della commedia e comincia ad esibirsi diventando un bravo clown. La violenza dell’uomo emerge preponderante quando si ritrova ad aggredire e ad uccidere un povero funambolo, il Matto, poeta e sognatore. Il tutto dinnanzi agli occhi esterrefatti e disarmati della povera Gelsomina, che fugge definitivamente da lui. Dopo cinque anni Zampanò viene a sapere che la donna è morta. In quel momento, solo, di fronte al mare, crolla schiacciato dal peso della sua solitudine. Questo film parla delle relazioni tra le persone e delle difficoltà di stabilire i rapporti, di

entrare in comunione con gli altri, della tragicità della vita tra dramma e ironia. “La strada” non vuole creare figure oggettive fotografando la realtà, ma dare vita ad ambienti, suggestioni, rappresentazioni oniriche ed allegoriche sospese in una dimensione di sogno. L’intento di Fellini è quello di indirizzare l’attenzione degli spettatori verso le frange più disperate della società, emarginati che cercano la salvezza spirituale alla fine di un cammino duro e tortuoso. Egli dà vita a storie altamente simboliche di innocenza tradita, in cui i personaggi principali dopo un percorso difficile, fatto di tradimenti, inganni, truffe e raggiri, ritrovano se stessi redimendosi dal passato inglorioso. “Se il cinema non fosse esistito mi sarebbe piaciuto essere il direttore di un grande circo. Sono sempre stato prontamente commosso dai clown, che incarnano il ruolo dell’orfano o della vittima innocente” (Federico Fellini). da cultumedia

Il circo manda in tilt Viale dello Sport 01.02.2009

San Benedetto del Tronto | Tante le auto che hanno sostato selvaggiamente lungo Viale dello Sport alla vista di giraffe e struzzi, mandando in tilt il normale flusso del traffico cittadino. Una giraffa intenta a nutrirsi, due struzzi che si beccano a vicenda, no non siamo in un safari o in uno zoo, ma a San Benedetto del Tronto dove nei pressi del "Riviera" ha fatto tappa il Circo Royal, il grande circo degli animali giunto il 29 gennaio e pronto a ripartire il 2 febbraio. Alla visione di questo inusuale spettacolo moltissimi sono stati i genitori che non hanno voluto perdere l'occasione di mostrare da vicino ai propri figli gli strani animali chiusi in gabbia ma ben visibili ai margini della strada. "Ormai è un lusso vedere animali come questi - commenta un genitore - del resto, in un contesto cittadino come questo i nostri figli non hanno molte possibilità di entrare a contatto con gli animali in genere, figuriamoci con esemplari così inusuali". Fin qui tutto bene se non fosse che decine e decine di auto hanno sostato selvaggiamente lungo i margini della carreggiata in Viale dello Sport provocando un rallentamento del normale flusso dei veicoli. Complici senza dubbio la bella giornata di sole nonché il sabato mattina, giorno dedicato solitamente allo shopping e al tempo libero, stà di fatto che la curiosità di genitori e figli ha provocato lungo Viale dello Sport momenti di caos legati al traffico cittadino. "Lo scorso anno - commenta un padre di famiglia - il Sindaco a causa di tale simile disagio impose il divieto di sosta nei pressi del circo, proprio per evitare problemi al traffico, strano che

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quest'anno non abbia ancora provveduto". Ma il mondo del circo desta ancora oggi la stessa curiosità di un tempo? "sicuramente sì - risponde il responsabile del Circo Royal - tuttavia registriamo un'affluenza molto variabile a seconda delle zone geografiche. Basti pensare che a Pescara, nostra precedente tappa, vi è stata una larghissima affluenza di pubblico che ci ha permesso di ottenere una proroga di due mesi. Situazione ben diversa a San Benedetto, colpa forse anche del clima, dove l'affluenza è stata minore sebbene sia ancora tutto da vedere con sino al 2 febbraio, ma a giudicare dalla curiosità, siamo fiduciosi". di Stefania Serino da ilquotidiano

30° Festival du Cirque de Demain: il Palmares 01.02.2009  

  

 

Il circo in TV 02.02.2009 Uno spazio finzionale a consumo familiare di Francesca Ranazzi Venghino siori, venghino.Un presentatore un po’ pagliaccio che strilla un invito all’intrattenimento e al divertimento esagerato, in un luogo in cui le leggi della fisica vengono riviste da atleti-acrobati e animali addomesticati alla meraviglia. Un’immagine stereotipata che richiama film vecchi, artisti di strada e situazioni già viste, in un misto tra la fiera e la sagra di paese. Il circo è un po’ tutto questo, ma presentato con divertente professionalità e fascino misterioso. Fenomeni naturali, artisti, animali esotici hanno sempre determinato il fascino e lo sgomento dello spettatore di ogni età che accorre puntuale all’appuntamento annuale con il circo. L’arte circense antica e meravigliosa si rinnova a ogni spettacolo in tutto il mondo: un tendone colorato allestito in pochi giorni, un gruppo di persone straniere e un branco stranamente assortito di belve, più o meno feroci. Grossolanamente sono questi gli ingredienti del circo e sotto lo stesso tendone si trovano arti e artisti che praticano con costanza e dedizione, lunga una vita, discipline che si miscelano all’abilità dei corpi, alla conoscenza di animali e alla comicità. Capacità e passione che primeggiano simbolicamente nella vita circense attraverso la volontà e la possibilità dell’uomo di superare i propri confini, come un Ulisse della limitazione corporea; la curiosità di incontrare e osservare animali esotici e fuori dal comune e infine l’abilità dell’uomo di ridere di se come un pagliaccio. L’appeal del circo si mescola a quella malinconia cinematografica delle pellicole di Chaplin o Fellini, che tuttavia ne hanno saputo cogliere la grandezza e la tolleranza intrinseca del suo essere circo, in cui c’è spazio per tutti, fenomeni del reale o mostri della finzione. Le caratteristiche come forza, leggerezza, fragilità, umorismo rappresentate da cavallerizzi, funamboli, clown e contorsionisti sono una chiara riproduzione dell’umanità,

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delineandone provenienza e specificità geografica. Ogni paese ha una sua specialità o un suo stile particolare: i contorsionisti sono prevalentemente di scuola cinese, mentre la creatività nello spettacolo è tutta italiana e l’innovazione viene dal Canada. L’arte del circo è stata una fonte d’ispirazione di opere letterarie, cinematografiche e musicali; un mezzo di rappresentazione quale la televisione sembra veramente molto lontano e inadattabile alla rappresentazione culturale che avviene nel circo. Tuttavia già dagli anni ’50 si inizia ad avere il circo in tv, nelle prime televisioni francesi. Il vero boom avviene negli anni ’90 dove neo-nate televisioni hanno concesso spazi nelle loro programmazioni serali; da diversi anni in Italia il circo è diventato un appuntamento fisso, soprattutto in prossimità delle feste natalizie. Un’idea di circo rimediata, proprio nel significato vero e puro che Bolter e Grusin hanno dato a questo termine, in cui il consumo familiare viene rivisto e riportato nell’ambiente casalingo. La possibilità di uscire di casa e andare al circo assistendo allo spettacolo dal vivo e godendo di tutti gli imprevisti che un elefante in carne ed ossa può portare vengono meno davanti alla fruizione da divano. La socialità del consumo viene mantenuta, tutti insieme sul divano; la spettacolarità dell’evento e della performance viene addirittura amplificata; mentre la veridicità del contatto e dell’incontro viene totalmente mediata. La potenzialità del corpo viene dettagliatamente osservata attraverso inquadrature mirate e precise in cui i punti di vista vengono selezionati dal regista, che offre una panoramica da brivido. Lo spettatore vede e osserva lo sforzo dell’acrobata, ne riesce a vedere l’adrenalina e il sudore sul viso; da casa si ha la possibilità di vedere il leone con gli occhi del domatore e si cogli e l’imperfezione del trucco sul viso dal clown. In televisione il circo acquista precisione nella performance, leggerezza e velocità nei tempi: la performance è tagliata secondo i tempi televisivi in cui non si assiste all’allestimento di scena tra un numero e l’altro, dalle acrobazie del trapezista si passa velocemente nella gabbia dei leoni, senza aspettare il montaggio della gabbia di ferro. I tempi lenti non

esistono più, il circo diventa dinamico e facilmente – o necessariamente- fruibile in poche ore di messa in onda. Dunque ci si ritrova ad un bivio nella scelta della comodità casalinga del proprio divano, o della fruizione dal vivo, in cui si percepisce l’odore della pantera o si vede la proboscide dell’elefante, verificando la bontà del documentario sulla savana visto in tv. C’è da dire che dall’opzione ‘divano-di-casa’ non permette di scattare la foto seduti sulla schiena dell’elefante e non offre il gusto dopo anni di sentirne la puzza al solo aprire l’album fotografico. da cultumedia

Il circo come non luogo 02.02.2009

SPECIALI - Zone magiche Carovane, elefanti tuffatori, uomini dai mille colli, acrobati, clown clandestini che agiscono in incognita, trapezisti e girovaghi. Vita e sogno, “ombrello teso tra la terra e il cielo”.Ecco come all’interno di un tendone a strisce bianche e rosse l’acrobazia del non senso e del non luogo, il nomadismo, la clandestinità e perennemente la magia sono elementi che a livello onirico si uniscono tra loro. Dalle scenografie angeliche de Il cielo sopra Berlino, ai mitologici regni delle costruzioni di Paolo Ventura e ai suoi scatti surreali e poetici, senza luogo e senza spazio, il grande circo è qui: immaginazione ed immaginario, unità ed unicità, teatro e teatrante. L’esibizione circense è, nel suo da farsi, spettacolo postliminare. Con i mimi e le maschere di Jacques Lecoq, tra i salti mortali su cavalli di Lucio Cristiani e il triplo salto di Marcel Moreau, il circo è arte. Arte “che apre per così dire il santuario” (F. Schelling, Sistema sull’Idealismo trascendentale) e che niente ha a che vedere con graziosi circus mediatici. Dove la reciprocità e l’interazione con giganti russi o pigmei africani è filosofia dello sguardo, contemporaneamente comunicazione e simbolo. Circo clandestino e vagabondo, fatto di maschere, visi di bianco cerone o Marcel Marceaut, Pierrot sorridenti segnati da una lacrima convinti che “sulla scena non basta credere e identificarsi, ma serve giocare”(Jacques Lecoq). E’ palcoscenico che lascia a bocca aperta sorprendendo e stupendo chi guarda, rapito dalla forza di fascinazione. Emblema di mondi paralleli e perpendicolare, il circo comunica attraverso la rappresentazione diretta e la voluttà di

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interpretazione. Nella coesistenza di un’impressione tra artista e spettatore si confondono giochi di ruolo senza identità. E’ simbolismo puro, comunicazione dal vero attraverso la quale le immagini arrivano spedite e ci si comprende vicendevolmente: non più televisione o mass media imparziali, al circo ciascuno diventa parte attiva dello scenario, ognuno agisce e si rappresenta, talvolta emozionandosi, in quel mondo racchiuso in un angolo di città e di memoria. Essere qui e lì è essere senza esserci: il circo, momento itinerante e sublime è la metafora dell’elemento onirico. “Tra sogno e realtà”, così la mostra fotografica di Ventura, presenta nelle sue composizioni mitologiche, l’universo circense, né sogno né realtà. In un padiglione di teli, la realtà diventa uno spettacolo e simile al sogno, attrae e provoca affezioni. Tutto questo, tempo fa: quando per sognare un gigante ed un mago bastavano. E se non c’è più dove andare/e non c’è più a chi ritornare/e la cicala ha gia’ cantato/e l’inverno ora è arrivato/e non hai porte da bussare/solo cartoni da rifare/ti puoi consolare/col gigante e il mago (V. Capossela). Di Giovanna D’Ambrosio da cultumedia

Un'intervista tra i corridoi del circo Medrano 02.02.2009

SPECIALI - Zone magiche “Al circo lavora la passione, senza di quella avresti uno spettacolo freddo”intervista a cura di Alessio Di Lella Giungo sul posto che è il primo pomeriggio, scrutavo i rossi tendoni dell’installazione già da lontano, tra le case nel traffico. Leggo la scritta “Medrano” in grosse lettere maiuscole e di metallo che s’innalzano sullo sfondo delle piccole campagne di Roma, una sorta di “Hollywood” messa in piedi per l’occasione. Resto nei pressi dei botteghini non ancora aperti al pubblico, c’è una stradina al loro fianco che conduce all’ingresso. Da fuori scruto brevi comparse degli addetti ai lavori, vedo un giovane ragazzo in divisa e bombetta rosse, alcune donne che trasportano buste e parlano al telefonino, un signore non troppo alto che si sfrega le mani e parla di caffè con un collega. Piove a sprazzi, nel cielo grigio il banco di nuvole sembra essersi addormentato, e da dietro i cancelli d’ingresso sento un battistrada di umido terriccio venire calpestato da passi frettolosi. Non passa molto tempo che viene ad accoglierci il dottor Marino Alberti, responsabile advertising e communication del circo Medrano. In giacca nera, sguardo attento come quello di un direttore di gara, folti baffi e capelli d’un bianco lucente, sarà il suo sorriso gentile e disincantato a farci compagnia in questo viaggio all’interno del circo Medrano. Fondato nel 1873 dalla famiglia di Piero Casartelli, il Medrano è tra i più prestigiosi circhi della tradizione italiana, l’unico ad aver vinto per ben due volte, nel 1996 e 1997, il Clown

d’Oro, il massimo riconoscimento artistico assegnato al Festival di Montecarlo. Dispone del più grande zoo itinerante d’Europa, ed oggi è in tournée con lo spettacolo “Indimenticabile”, scritto nel 1993 e da quindici anni circa esibito con successo in tutto il continente. Entriamo dall’ingresso principale, siamo a pochi quarti d’ora dall’inizio del primo spettacolo della giornata. Vedo un gran da farsi in giro, il circo sembra essere un enorme papillon che si sta allacciando attorno al suo colletto, luci e palchi e tappeti d’ingresso si spolverano per lo spettacolo. “Si stanno tutti preparando, come tutte le mattine anche oggi gli artisti hanno provato i loro numeri, con gli animali, i loro attrezzi. C’è da perfezionare, raffinare le varie discipline, ammaestrare gli animali, allestire il tutto, insomma” mi dice Alberti, indicandomi con le mani questo e quel posto, suggerendomi che nessuno riposa a ridosso dello spettacolo.

La pista d’esibizione viene battuta da tre dolcissimi poni che galoppano al suo interno, le luci scaldano le loro alimentazioni, passano alcuni fantini che si abbottonano le maniche delle loro divise. Mi chiedo in che maniera lo spettacolo venga preparato, se c’è un format da seguire, una direzione artistica. “Si, c’è una regia, i numeri vengono messi secondo la loro importanza, il loro tipo di esibizione. Quindi c’è una scaletta, che viene accuratamente posizionata momento

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per momento, pensando allo spettacolo finale che ne verrà fuori. Ogni spettacolo viene curato a parte, chiaramente deve essere tenuto a mente che i vari numeri si succedono in uno spettacolo unico, ed in questi termini c'è una supervisione artistica. C’è un format ben preciso, nel quale i numeri cambiano a seconda degli artisti di cui disponiamo, ovviamente, però la base è quella. Solitamente, come successo con l’“Indimenticabile”, produciamo uno spettacolo e lo portiamo avanti”. La scaletta può essere aggiornata, perfezionata, riorganizzata, ma il format vero e proprio non cambia, come uno spettacolo in tv. E a proposito di televisione, penso agli spettacoli circensi che chiunque avrà visto almeno una volta, dal salotto di casa. E’ il linguaggio televisivo che si adatta al circo, o è lo spettacolo circense che viene allestito in funzione della trasmissione televisiva? “No, il circo non deve cambiare assolutamente né nella forma né nei modi. Al di là dell’esibizione dal vivo, il fascino viene sempre dall’emozione che provi tu, non è solo questione di spettacolo in diretta o meno. Ovviamente “dal vero” lo spettacolo ha una sua autenticità, mentre il linguaggio televisivo ad esempio, con la sua regia, montaggio, campi lunghi e campi stretti, fa vedere una cosa piuttosto che un’altra. Qui è diverso, il circo lo vedi in pista, sai che è quello, e tu fai parte dello spettacolo. Vedi qualcosa in più, senza dubbio. E’ la stessa differenza che c'è tra il vedere una partita di calcio in tv ed una allo stadio. In tv vedi una parte di una sequenza, dal vivo la vedi tutta, e sei partecipe dello spettacolo. Dal vivo vedi la messa in scena di una forma d'arte, mentre in tv la sua messa in onda, e non sono la stessa cosa”. Ed è vero, non sono assolutamente la stessa cosa. Camminiamo tra i palchi, c’è un clown dalle tinte bionde e rosse e azzurre che siede mentre carica una macchina fotografica. Entra il presentatore, fa le prove di conduzione sul suo piedistallo rosso, ha l’aspetto buffo di un piccolo diavolo, con due corna che sbucano dalla sua chioma. Si stira il mantello, lancia un paio di saluti a qualche collega, scalda i muscoli del viso con i suoi tanti sorrisi. Lentamente la magia entra in scena, sembra

sollevarsi da terra come in un cartone animato vecchio stile, ed il pubblico viene qui per ascoltare queste emozioni. Qual è la storia che può raccontare uno spettacolo circense? “E’ la storia di una tradizione che resta in vita, con animali, artisti, attrezzi artigianali. Il circo è una forma d’arte che nasce come fonte di aggregazione, prima la televisione non esisteva, e quando arriva il circo in una città, in un paese, la gente andava anche due o tre volte al giorno a vedere lo spettacolo. Nasce da una tradizione di artisti, giullari, personaggi delle fiere. Artisti che venivano stipendiati anche nelle Corti Reali. Adesso si è evoluta, ma è ancora la forma d'arte più completa”.

Naturalmente, c’è molta cultura in uno spettacolo circense. “Si, il circo è un modo di raccontare la propria cultura, un circo deve permetterti di riconoscere le sue origini. Un giullare o un trapezista piuttosto che un clown, una parata di elefanti piuttosto che una di cavalli, la presenza o meno di grosse piste per veicoli motorizzati, ti permettono di capire se il circo è di una famiglia italiana, inglese, americana e via dicendo.” Come si riconoscono le differenze culturali tra circo italiano, europeo, americano? “Il circo è il circo, ovunque vai, ma senza dubbio, se andiamo a prendere le origini del circo, esso nasce come circo equestre, esibizione di cavalli e cavalieri. Il circo americano ad esempio gioca molto sulla grandezza, le tre piste, le esibizioni motorizzate, e via dicendo.

Ma la tradizione italiana è la più forte al mondo, tutto attinge da essa. Poi dipende dalle varie discipline, alcune sono più evolute o sentite in alcuni paesi piuttosto che in altri. In America del Sud, Messico, Brasile, ad esempio, amano molto i volanti”. D’un tratto mi accorgo che il circo si è svegliato, i primi spettatori cominciano ad entrare, le tende del padiglione si aprono e chiudono più in fretta. Si levano nell’aria un odore di zucchero filato ed il carosello allegro dei carretti all’ingresso. I volantini ed i saluti di benvenuto vengono distribuiti ovunque tra gli spalti, alcuni bambini cavalcano un pony tenendo per mano un cauto fantino. Il circo è anche questo, un non-luogo, un posto dove il tempo si ferma, lo spettacolo è sempre lo stesso, incontaminato, autentico, non invecchia. Possiamo dire lo stesso del pubblico del circo? E’ cambiato negli anni nelle sue esigenze, vuole spettacoli diversi, meno recitati, più esibiti? “Ovviamente è chiaro ed evidente che prima tutto il mondo andava molto più lento. C’era la possibilità che le cose durassero di più. Oggi è tutto un mordi e fuggi, dove quello che va bene oggi potrebbe non andare bene domani, e questa è una forma di difficoltà. Il circo ovviamente è forte della sua tradizione, è la forma più rilassata di spettacolo, dietro al quale c'è un mondo vero e proprio. Noi ad esempio siamo circa 260 persone a lavorare, ci spostiamo come un piccolo paese, con tutte le difficoltà di spostamenti, autorizzazioni, installazioni. Siamo una vera e propria cittadina itinerante”.

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E’ vero, le persone che entrano al circo sembrano essere vecchie conoscenze di una forma di intrattenimento che conoscono da anni. C’è familiarità tra il circo ed il suo pubblico, senza dubbio per la capacità del primo di saper ispirare gli aspetti più colorati delle altre forme di spettacolo. Qual è quella più vicina al circo? “Sicuramente il cinema, anche perché il cinema stesso, che nacque come forma di esibizione di una messa in scena, ha attinto molto dal circo. Prima del cinema c’era solo il circo come forma di spettacolo “completa”. Il circo inoltre era una forma d'arte molto vicina al teatro, le farse di una volta, le rappresentazioni teatrali venivano adattate dal circo, e viceversa. In questo, circo e cinema avevano in comune l'esibizione teatrale, al di là delle questioni di copione o di messa in scena”. Il cinema dunque è la sorella giovane del circo, o una delle sue sorelle d’arte. In termini artistici, al circo, paga più la competenza o la passione? “Sicuramente la passione, senza quella avresti un lavoro freddo, che non porta a niente. Un numero al circo, che in pista dura anche 4 o 5 minuti, è un numero sul quale lavori per tutta la vita, e non potresti portarlo avanti senza passione, senza cuore”. Nel backstage vediamo un motorista che testa l’acceleratore della sua motocicletta, i clown che raffinano il trucco del proprio volto, un ammaestratore che mena colpi di frustino all’aria. Vedo molti artisti fare riscaldamento fisico prima dello spettacolo. Non si può tralasciare la preparazione atletica, oltre che artistica. In cosa differisce lo spettacolo circense da quello sportivo? “Al circo ci sono atleti preparatissimi, veri e propri professionisti, ma qui c'è una disciplina, un ordine, un lavoro artistico che non c'entrano appunto nulla con lo sport, credimi. Molti numeri non andrebbero in scena senza la preparazione fisica e le capacità atletiche delle quali necessitano, è vero. Magari per fare certi numeri ci vuole praticamente una forma fisica a livelli olimpici, ma il circo è una forma di spettacolo totalmente diversa”. Salutiamo il dottor Marino Alberti, la sua guida artistica è stata di gentilissima compagnia. Si sistema il

cappotto sulle spalle, manda sorrisi ed indicazioni agli ultimi artisti che corrono verso il palco. Vedo un bambino seduto sugli spalti nei pressi della galleria d’ingresso, la madre gli sistema il berretto, lui agita le gambe facendo sbattere le ginocchia. Lo spettacolo sta per iniziare, usciamo passando per il piazzale antistante l’ingresso, dove nel frattempo si sono svegliati carretti per gelati e piadine con la nutella, chioschetti a strisce bianche e rosse e caroselli con zebre ed orsetti da cavalcare. Il circo Medrano ha accolto tra le sue braccia alla città che lo ospita, da fuori adesso è un’enorme grossa luce colorata, la cittadina ha aperto i battenti e resterà in vita in attesa della notte, quando anche le stelle potranno guardare la magia dello spettacolo circense. da cultumedia

Nessuno tocchi gli elefanti processo al Circo Barnum 02.02.2009 Vi segnaliamo questo articolo pubblicato da "La Repubblica". Aldilà dei fondamentali principi sulla libertà d'informazione, che difendiamo, stupisce la tempestività nel tradurre un articolo del 'New York Times' a proposito di Circo e associazioni animaliste negli Stati Uniti. E' stato forse l'articolo sul Festival di Montecarlo di Roberto Bianchin, che celebrava giustamente i meriti del Festival e degli addestratori italiani, a scatenare questa sorta di par condicio? Sarà forse la notizia della prossima tournee di una unità del Ringling Bros and Barbum & Bailey in Europa? E' singolare come la stampa sia così incline ad ogni sorta di notizia negativa sul circo di tradizione, con gli animali, e non lo sia invece per contribuire a diffondere una informazione corretta su quest'arte che amiamo tanto.

Gli animalisti all´attacco: "Obbediscono perché temono di essere picchiati e sono piegati nell´animo" E così, davanti alla Corte federale di Washington, finisce anche la compagnia più famosa del mondo Lavorano in ambiente fetidi e affollati. Ma la difesa replica: "Ragioni distorte" DAVID STOUT WASHINGTON

Una delle immagini più iconiche della vita americana – quella degli elefanti che fanno il giro dell´arena del circo tenendo la coda del vicino con la proboscide – sta per approdare in tribunale. Scopo della causa, sarà determinare se questi animali sono docili perché sono molto intelligenti e reagiscono bene all´addestramento – reso più allettante dalla promessa di mele, carote, acqua e altre prelibatezze - o se obbediscono perché temono di essere picchiati. A queste e ad altre domande si cercherà di dare una risposta per la causa intentata da una coalizione di gruppi animalisti contro il circo dei fratelli Ringling Brothers Barnum & Bailey, nel processo che avrà inizio mercoledì alla Corte federale di Washington. Nell´atto di accusa, gli animalisti

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hanno fatto presente che gli elefanti asiatici appartenenti al circo dormono e lavorano in ambiente fetidi e affollati e sono sistematicamente incitati a lavorare, fino al punto da sanguinare, con un pungolo acuminato e uncinato o speciali mazze. «L´idea che questi animali siano felici e possano scorrazzare liberamente e perfino socializzare è un´illusione», si legge nell´esposto. I documenti presentati dalla difesa, invece, sostengono che «gli elefanti sono in buona salute e ben curati, costantemente controllati dai veterinari, gli ambienti nei quali vivono sono spaziosi e ben ventilati e sono accuditi da personale armato soltanto di spazzoloni e tubi dell´acqua». Dicono anche che il bastone utilizzato dall´addestratore non fa più male di un guinzaglio per un cane e che le ferite sono rare, di poco conto e facilmente guaribili. Lo scopo di chi ha presentato l´esposto è di arrivare a un´ingiunzione del giudice che proibisca da ora in poi di praticare una serie di spettacoli. Tracy Silverman, un rappresentante legale dell´Animal Welfare Intitute (una delle associazioni che ha presentato l´esposto) prevede che il processo durerà fino a tre settimane e sarà di difficile soluzione. Secondo il legale della difesa, Michelle Pardo, la causa si basa su «motivazioni false e distorte»: il circo, spiega, ha sistematicamente superato ogni ispezione delle autorità federali, statali e locali che hanno esaminato il suo modo di trattare gli animali. L´accusa ribatte che queste ispezioni sono concordate a priori. In ballo ci sono molti soldi. La Feld Entertainment ha detto che le sue produzioni – tra le quali anche joint ventures con la Walt Disney – in tutto il mondo sono viste da 25 milioni di persone l´anno e che la cinquantina di elefanti che possiede sono parte integrante dello spettacolo del circo tanto quanto i clown e i trapezisti. L´accusa ha comunicato che presenterà come prova un filmato che documenta i maltrattamenti sugli animali, e convocherà parecchi esperti di elefanti, come pure alcuni ex e attuali addestratori dei Ringling Brothers. La Feld Entertainment ha detto di avere a cuore non soltanto la salute e la felicità di ogni singolo elefante asiatico in suo possesso, ma anche degli elefanti in

generale e ha riferito di aver speso centinaia di migliaia di dollari in programmi volti all´allevamento, la protezione e la ricerca sui pachidermi. copyright New York Times/La Repubblica (Traduzione di Anna Bissanti )

Fratelli Fratellini: genio circense 03.02.2009

Continua il viaggio nel tempo, alla scoperta dei personaggi pratesi che hanno lasciato importanti tracce di sè nel mondo culturale e non solo. E’ davvero stupefacente le varietà di cultura che questa città ha saputo produrre nella sua millenaria storia. Stavolta è il mondo circense a essere protagonista, con una, se non la più grande dinastia di clown di tutti i tempi; i fratelli Fratellini, Alberto, Francesco e Paolo, il trio leggendario che ha fatto ridere milioni di spettatori in tutto il mondo. Anche se non pratesi di nascita... Suo padre, Gustavo Fratellini, nasce a Prato nel 1842 e mostra fin da piccolo una personalità particolare che ne farà un personaggio unico. I genitori volevano avviarlo alla carriera ecclesiastica, ma lui si iscrisse alla facoltà di medicina. Ha 18 anni, lascia tutto e parte volontario, con Garibaldi in Sicilia. Si fece tutta la campagna d’Italia, fino allo scioglimento delle truppe volontarie, dopo il crollo del regno borbonico. Smessa la divisa di volontario, si arruolò nei bersaglieri dell’esercito regolare del neonato regno d’Italia, e poi fu ancora fra i cacciatori delle Alpi, sempre con Garibaldi. Poco tempo dopo, chiuse con la vita militare ed entrò in un gruppo di acrobati che lavorava nel circo Myers, diventando in breve tempo uno dei migliori saltatori del suo tempo. Lavorò con i più famosi e prestigiosi circhi di allora come il Grillaume e il russo Salamonsky, lo Schumann. Si sposò con una ragazza fiorentina ed ebbero 10 figli, dei quali sopravissero solo 4: Luigi, Alberto, Paolo, clowns musicali e saltatori e Francesco, cavallerizzo di alta classe, uno dei rari che fosse capace di fare il salto mortale

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su due cavalli lanciati in corsa nella pista! Purtroppo, Luigi, muore nel 1907 a Varsavia, lasciando 5 figli, tutti in tenera età. I 3 fratelli superstiti, con grande senso di responsabilità decisero di crescere ed educare i nipotini. Francesco dovette vendere i cavalli e si adattò a fare il clown. Nacque così nel 1910, il celebre trio diventato leggenda. Ebbe il suo massimo successo nel 1920 con il circo Medrano di Parigi. La sua fama fu tale che nel 1923 si esibì alla Comedie François, davanti agli ammirati elogi di artisti, scrittori e poeti. In quell’anno ricevettero l’insegna della Legione d’Onore. Da ricordare anche il trionfo sul palcoscenico al Teatro dei Champs Elysees nel 1920 e i numerosi spettacoli nelle retrovie francesi durante la guerra del 1914-18. Sebbene recitassero in tutte lingue, le battute venivano “preparate” in toscano. Nel 1940 muore Paolo, gettando il trio nello sconforto e nella disperazione. Fu chiamato Alberto Geretti, detto “Gagà”, a sostituire la grave perdita; anch’egli discendente da un’illustre dinastia di clowns pratesi. Di grande bravura in pista, Geretti era, nella vita privata, un infelice nevrastenico con forti crisi di disperazione che lo portarono alla morte per suicidio nel 1950, gettandosi sotto il metrò di Parigi. Fu la fine del trio. Francesco già malato di cancro morì nel 1951. Così Alberto Fratellini rimase solo nella sua grande casa di Parigi. A confortarlo, i suoi 13 nipoti e più di 30 pronipoti (tutti lavoravano nel mondo circense come saltatori, cavallerizzi, uomini volanti, acrobati), che di quando in quando, si riunivano nel grande giardino della villa dello zio e immancabilmente si ritrovavano ad allenarsi per i giochi e nel perfezionare nuovi esercizi. Alberto, finiva sempre col presentarsi truccato da clown e si esibiva sotto gli occhi entusiasti dei nipoti e dei bambini e ragazzi del quartiere. Nel 1958, la nostalgia del circo, lo riporta al Medrano, dove si esibisce in una piccola parte di 3 minuti. Aveva addosso una giacca a quadri grossi, un panciotto color fiamma, le brache enormi, scarpe grandissime e il suo immancabile trucco vistosissimo. Svolgeva la sua esibizione in mezzo alle file del pubblico, tra gli applausi e le risate del

pubblico, il quale, ignorava che sotto quelle buffe vesti si celasse l’ultimo dei tre grandi Fratellini. Alberto Fratellini, muore nel 1961 a 76 anni. Bibliografia e siti: Michele Risolo su Prato Storia e Arte n° 20 del 1967 pag.77. Per le immagini: daniellathompson.com . di Alberto Bonaiuti

Circo a Trani, Ci scrive il Presidente dell'Ente Nazionale Circhi 03.02.2009

«Fra le tante leggi, i Verdi ne dimenticano una. La legge del 1968, n.337: “lo Stato riconosce la funzione sociale del circo e ne tutela l’attività”» Riceviamo e pubblichiamo una nota del Presidente Ente Nazionale Circhi in replica alle dichiarazioni dei Verdi di Trani. «Giovedì 29 gennaio avete pubblicato una notizia relativa alla contestazione dei Verdi contrari alla presenza del Circo a Trani. “Il Comune non controlla prima di rilasciare autorizzazioni”, hanno lamentato i Verdi. In qualità di presidente dell’Associazione di categoria che rappresenta e tutela i Circhi italiani, desidero far presente che fra le tante leggi, direttive e convenzioni citate dal capogruppo dei Verdi nel servizio da voi pubblicato, ne manca una, che però è di fondamentale importanza. In Italia l’attività dei circhi è regolamentata da una legge del 1968, n.337, la quale stabilisce che “lo Stato riconosce la funzione sociale del circo e ne tutela l’attività”. Il circo, per la legge italiana, è quella forma di spettacolo che presenta numeri con artisti e con animali. Stante questa normativa nazionale e il principio della gerarchia delle fonti (prima viene la legge dello Stato e un atto comunale è ovviamente subordinato ad essa), i Comuni non possono vietare, con atti di qualunque genere, l’attività dei circhi con animali. Ha fatto dunque il suo dovere il Comune di Trani nell’autorizzare il

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Circo. Una sentenza del Tar di Trento, passata in giudicato, ha già da molti anni stabilito questo principio e i Comuni che hanno adottato atti contrari ai circhi sono stati costretti ad annullarli ed a risarcire i danni arrecati. Liberi i Verdi di continuare a raccontare la solita favola del circo cattivo, ma questa loro posizione ideologica non può certo impedire un’attività riconosciuta dallo Stato e gradita al pubblico che dimostra di apprezzarla pagando il biglietto per assistere agli spettacoli. Forse anche a Trani i Verdi avrebbero battaglie molto più nobili e utili da mettere in pratica piuttosto che quella di prendersela con il circo, il più articolo spettacolo del mondo, celebrato nell’arte, nella letteratura e nel cinema. Piuttosto i Verdi potrebbero battersi per far sì che le amministrazioni comunali assegnino aree più ampie e attrezzate ai circhi, perché in questo modo anche gli animali avrebbero più spazi a loro disposizione. Ma, e questa è una certezza, i circhi rispettano le leggi e le mettono in pratica, a differenza dei Verdi che vorrebbero cancellarle.» Egidio Palmiri presidente Ente Nazionale Circhi da tranionline

Attenti bambini... a Torino arrivano i Gormiti (14-15 febbraio) 03.02.2009

Si tratta di un fenomeno mondiale! I piccoli mostri, eroi della natura, incantano i bambini di tutto il mondo e diventano un business da record. Il prodotto è tutto italiano, l'inventore è Leandro Consumi di Firenze e l'azienda che li produce è Giochi Preziosi. Il grande successo è dato esclusivamente da questi pupazzetti di plastica senza legami a serie televisive, giornaletti o altro. L'impresa di rendere il gioco dei Gormiti un grande spettacolo teatrale è affidata a Maurizio Colombi, il regista del maggior successo di quest'anno: ‘Peter Pan il Musical'. Si prevede una messa in scena in grande stile per uno spettacolo di immagine con giochi di luce e trucchi fantastici. Musica affidata ad uno dei maggiori esperti di Musical in Italia: Giovanni Maria Lori. La selezione delle arti acrobatiche saranno a cura del Prof. di Storia del circo, Alessandro Serena, dell' Università Statale di Milano. Infine, un cast eccezionale di acrobati selezionati in tutto il mondo. Lo spettacolo- dice Colombi- non è la tradizionale messa in scena di un copione ma una rappresentazione tridimensionale della fantasia, realizzata con una miscela di arti circensi e teatrali, musiche sinfoniche e atmosfere da sogno".

Il messaggio della storia è la metafora del conflitto tra la salvaguardia dell'ambiente naturale e le forze che vogliono distruggerla. I Gormiti sono gli eroi di Madre Natura nati dalle lacrime di un vecchio saggio che lottano contro la forza del male identificata con il Fuoco distruttore. Lo spettacolo metterà in scena non solo il prodotto commerciale, ma il mondo fantastico dei Gormiti che ogni bambino si è creato con la propria immaginazione. I Gormiti regia di Maurizio Colombi Trama. L'isola di Gorm è distrutta da Magor, il signore del vulcano che si nutre dei valori buoni di Madre Natura. L'unico sopravvissuto è un Vecchio Saggio, che grazie ai suoi poteri magici riesce a riportare la vita nel mondo di Gorm… Le sue lacrime di dolore si trasformano in fonte di vita; in questo modo nascono i quattro popoli dei Gormiti, i paladini difensori di Madre Natura. Ogni popolo, comandato da un campione, trae la propria origine e forza da un elemento naturale.. .Aria, Acqua, Terra, Foresta. Magor si risveglia scoprendo la nuova vita su Gorm, crea i mostri del fuoco Lavion e Magmion a capo di un intero esercito del male,pronto ad una nuova distruzione. Una serie di eventi e inganni porterà ad un' epica battaglia finale. Ma questo è solo l'inizio... Quando?

• sabato 14 e domenica 15 febbraio 2009ore 16.30

Costo? • 27,50 euro - Poltrona • 27,50 euro - Poltronissima • 22,50 euro - Gallerial

Dove? • Teatro Colosseo

via Madama Cristina 71, Torino

Info • biglietteria

via Madama Cristina 71, Torino (lun-sab ore 10-13 e 15-19)

• il Teatro Colosseo è punto vendita Ticket One

• sito www.teatrocolosseo.it • tel 011.6505195 •

da ecoditorino

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Cine-circus 03.02.2009

Doppio appuntamento con il ciclo Cinecircus-la poesia del clown al Cinecittà. Si comincia con la proiezione del travolgente: I Clowns (Id.) di Federico Fellini del 1971 con Anita Ekberg, Riccardo Billi, Liana Orfei, Tino Scotti. Girato per la televisione, il film costituì quasi una vacanza per Fellini. La prima parte, che descrive l’arrivo del circo in un paesetto della Romagna, rappresenta una vera e propria “prova generale” del successivo Amarcord; segue un’inchiesta sui più celebri clowns del passato condotta dal regista in persona. Fellini trova il modo di rievocare i sogni, le scoperte, gli stupori della sua infanzia. Semplicemente impedibile. In seconda serata alle ore 22,45 la proiezione dell’indimenticabile: Il Circo (The Circus) diretto da Charlie Chaplin nel 1928, con Charlie Chaplin, Allan Garcia, Merna Kennedy, B. Morissey, John Rand. Disoccupato, inseguito da un poliziotto, Charlot trova rifugio e lavoro in un circo come clown (involontario) e s’innamora della cavallerizza. Pur nella ricchezza delle invenzioni comiche la pellicola approfondisce, con tristezza struggente, la dimensione sentimentale del suo personaggio di reietto. (“Un debole omino calpestato/ da Los Angeles a qui/ recita attraverso gli oceani...” V. Majakovskij.). Quando, il film ritornò in circolazione negli anni ’60, in una nuova edizione musicata dallo stesso Chaplin, esso incantò un’altra generazione di spettatori. Non a caso Federico Fellini lo adorava. Giovedì 5 febbraio, CineCittà cineclub, via Pisana 576 - Firenze

L'Ente Nazionale Circhi: "Noi rispettiamo e amiamo gli animali" 04.02.2009

IL CIRCO ACQUATICO BELLUCCI RISPONDE A 100%ANIMALISTI MILANO 04/02/2009 Egregio Signor Graziano Masperi Cronacaqui In relazione al suo servizio dedicato al blitz animalista contro il circo acquatico Bellucci, le sarei grato se volesse pubblicare questa precisazione. STRANO MODO DI RAGIONARE È QUELLO DEL GRUPPO “100% ANIMALISTI”, CHE DA UNA PARTE ACCUSA IL CIRCO DI VIOLENZA E DI METTERE IN ATTO MANIFESTAZIONI DISEDUCATIVE, E POI COMPIE UN GESTO DI VIOLENZA E SOPRUSO GRATUITO E SPREGEVOLE (PUNIBILE AI SENSI DI LEGGE), COME QUELLO DI COPRIRE I MANIFESTI AFFISSI E PAGATI DAL CIRCO, CHE SVOLGE LA SUA ATTIVITÀ IN BASE AD UNA REGOLARE AUTORIZZAZIONE E AD UNA LEGGE DELLO STATO (LA N. 337 DEL 1968) CHE NE TUTELA L’ATTIVITÀ E NE RICONOSCE LA FUNZIONE SOCIALE. A QUESTI FANATICI E LEGGERMENTE “INVASATI” ANIMALISTI, IN REALTÀ NON INTERESSA NULLA DEGLI ANIMALI E DEL LORO BENESSERE, MA HANNO SOLO L’OBIETTIVO DI FAR PARLARE DI SÉ (PERCHÉ ALTRO MODO PER FARLO NON CE L’HANNO). NEL MERITO DELLE LORO “SPARATE” VA SOLO DETTO CHE PARLANO SENZA LA MINIMA COGNIZIONE DI CAUSA, METTENDO IN CIRCOLAZIONE VERE E PROPRIE FALSITÀ, VISTO CHE – A DIFFERENZA DI QUANTO SOSTENGONO – I CIRCHI TRATTANO GLI ANIMALI

COL MASSIMO RISPETTO E CURA, NEL RISPETTO DELLE NORMATIVE VIGENTI. IN CASO CONTRARIO ABBIANO IL CORAGGIO DI SPORGERE DENUNCIA ALLE AUTORITÀ INVECE DI COMPORTARSI DA “TERRORISTI”. CHE INTERESSE AVREBBERO I CIRCENSI A MALTRATTARE GLI ANIMALI VISTO CHE COSTITUISCONO PER I CIRCHI UN PATRIMONIO DI ENORME VALORE DA TUTTI I PUNTI DI VISTA? LA RIPRODUZIONE DEGLI ANIMALI ALL’INTERNO DEI CIRCHI, COME INSEGNANO ZOOLOGI ED ETOLOGI – È LA MIGLIORE PROVA DELLE OTTIME CONDIZIONI DI MANTENIMENTO PERCHÉ – COM’È NOTO – IN CASO CONTRARIO NON SI RIPRODURREBBERO IN CATTIVITÀ. EGIDIO PALMIRI, PRESIDENTE ENTE NAZIONALE CIRCHI

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Il circo nel teatro Numeri al Lyrick. 04.02.2009

Da questa sera a domenica spettacolo della storica famiglia Orfei. Durante lo spettacolo previsti numeri con animali Nella fattispecie cani alani “acrobati” SANTA MARIA DEGLI ANGELI 04.02.2009 I locali dell'atrio del teatro sono tutti un brulicare di varie forme, fogge diverse di costumi che sono lì inanimati, ma coloratissimi, quasi ad aspettare che qualcuno li indossi per sprigionare ancora tutto il fascino fabulatorio di cui sono dotati: sono essi stessi frammenti di un'illustre storia che caratterizza una delle più nobili famiglie circensi italiane, quella degli Orfei. Nando, Ambra, Gioia e Paride Orfei sono, in una delle rarissime occasioni che li vede riuniti, a Santa Maria degli Angeli, al Lyrick, il teatro che per primo nella storia della famiglia, accoglierà uno spettacolo circense degli Orfei tra le sue pareti. Paride in sede di presentazione dello spettacolo stabilì con esattezza che il circo Orfei non era ospitato sul palco di un teatro da tempo immemore, sin da quando il nonno agli inizi del secolo breve usava calcare le scene dei politeama cittadini, teatri a forma di ferro di cavallo e quindi assimilabili in qualche modo al cerchio magico del circo. Ora è tempo di cambiare e se anche il circo, come tutte le altre arti dello spettacolo sarà interessato dai tagli ministeriali che stanno già subendo enti lirici e teatrali del Belpaese, forse la città serafica potrebbe fregiarsi del primato di aver sperimentato il circo in teatro e da Assisi potrebbe aprirsi uno spiraglio per ripetere l'esperienza in altri teatri. Le spese di sussistenza e di sopravvivenza del circo potrebbero ridursi man mano che si diffondesse la regola di ospitarlo sui palchi e la lunga lista delle spese cui è soggetto, non ultima quella dei grandi e caratteristici

tendoni che solitamente lo accoglie, potrebbe essere rivista. Digressioni a parte, il circo Orfei, come detto, si appresta a inaugurare il suo primo spettacolo a impatto frontale, un'emozione esternata dalle stesse Ambra e Gioia, ma che alla vigilia dello spettacolo, non distrae nessuno degli addetti ai lavori della complessa macchina che si sta organizzando al Lyrick. E le attenzioni che Assisi sta dedicando all’arte circense, seppure come spiegherà il sindaco Claudio Ricci più tardi, nate quasi per caso, vanno ampiamente ripagate con almeno due numeri speciali dedicati a Federico Fellini, il più grande dei registi italiani che del circo e dei suoi personaggi era immensamente innamorato: l'esecuzione da parte di Nando di "Gelsomina", brano che Nino Rota compose per commentare musicalmente lo spaesamento dell'adolescente (Giulietta Masina) nelle mani del rude Zampanò in "La Strada" e il numero dell'Arlecchino a cura di Gioia, anch'esso impostato in base alla memoria di Fellini. Così come nel ricordo del grande regista è la scenografia del circo che campeggerà sul palco del Lyrick creata nel 1995 sull'onda della memoria del film "I Clowns" e da allora rimasta intatta. Per il resto i lavori di allestimento procedono alacremente per arrivare puntuali all'appuntamento della prima di questa sera. L'ingresso al circo sarà graduale, come se lo spettatore fosse condotto per mano progressivamente nell'atmosfera circense. Si passa dal piccolo tendone all'ingresso del teatro che verrà vivacizzato da giocolieri e clown per passare alla mostra fotografica, sino alle memorabilia e alla paraphernalia che costellano il cammino dello spettatore sino all'ingresso del teatro. Dalle foto esposte è possibile intuire quanto lustro e quanto rispetto merita questa onorevole famiglia circense: dagli anfratti della memoria Orfei spuntano infatti immagini che hanno un strano fascino sacrale per i personaggi che le popolano: da Orlando che lasciò tutto in mano al nipote Nando dopo essere partito a cercare fortuna in Brasile, alle foto di scena che testimoniano la partecipazione degli Orfei a numerosi programmi televisivi del passato; dal bonario sorriso di Federico Fellini che traspare gioia nel frequentare i suoi

amici del circo Orfei, alle immagini che ritraggono Ambra e Anita Orfei in compagnia di Papa Wojtyla in una visita in Vaticano. Spettacolo nello spettacolo. E pensare - come ha spiegato il sindaco Ricci - che tutto è nato per caso quando nella giornata di Pasquetta dello scorso anno una delegazione comunale si recò a Milano per un incontro con gli Orfei nell'intento di riportare il circo ad Assisi nella forma più classica del tendone. Era dall'inizio degli anni Ottanta che il circo mancava dalla città serafica e il fatto che durante i sopralluoghi non fossimo riusciti a trovare un luogo adeguato per ospitare il tendone, ha rappresentato un preciso segnale. Forse era destino che il circo dovesse tornare in teatro, là da dove era partito tanto tempo fa. Claudio Bianconi da corrieredellumbria

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Ecco il Circo Orfei, sconto con il Secolo 05.02.2009 IL CIRCO EQUESTRE Amedeo Orfei da giovedì (5 febbraio) alle 17 e alle 21 a Savona e propone uno sconto di 4 euro per tutti i lettori de Il Secolo XIX. Sotto il tendone allestito nell’area di piazza del Popolo, prenderà corpo uno spettacolo circense tradizionale con il gruppo diretto da Lino Orfei, che vedrà tra i protagonisti anche i suoi figli, impegnati in un circo che vanta una tradizione di più di mezzo secolo. E proprio parlando dei figli di Lino Orfei, il pubblico potrà divertirsi con Ivan e il suo numero da equilibrista sul cavo d’acciaio, o con Michael, che darà vita al numero comico dell’elefante barbiere, con il pchiderma che fa la barba alle persone. Ci sarà anche Alex che lavora con i cavalli in libertà, da ammirare in un vero e proprio show equestre. Protagonisti sul palco anche i nipoti di Lino Orfei, i giocolieri Tyron e Willy, oltre a Jasmine di 11 anni, alle sue prime esperienze nel circo, giocoliera con i piedi e giovane promessa della famiglia. Da non dimenticare il numero esotico di Annamaria e Jurgen, da tanti anni insieme al circo Orfei, con i loro serpenti e coccodrilli in bella mostra al pubblico. Interessante lo show con i pattini a rotelle del duo Caveagna, che fanno acrobazie su un tavolo e anche equilibrismo sui rulli, sempre con i pattini. Per l’illusionismo ci saranno invece la figlia di Amedeo, Debora, insieme a suo marito Massimo, protagonisti con diversi giochi di prestigio, tra i quali il cambio di vestiti veloce. Ad animare le esibizioni ci penseranno anche la zebra, i dromedari e i piranha. Lo spettacolo, che durerà quasi due ore, sarà condotto da Arianna Orfei, figlia di Amedeo e sorella di Lino. Il circo resterà a Savona fino al 15 febbraio, e proporrà il suo show nei giorni feriali alle 17 e 21 e nei festivi alle 15.30 e 18.30. Mario Schenone da il Secolo XIX

Due numeri cinesi premiati al 30° festival mondial du Cirque de Demain 05.02.2009

Due numeri cinesi hanno ottenuto rispettivamente la medaglia d'oro e la medaglia d'argento al 30° festival mondial du Cirque de demain che si è svolto dal 29 gennaio al 1° febbraio 2009 a Parigi. In totale, 26 numeri provenienti da più di 17 paesi e regioni hanno rivaleggiato per impressionare gli spettatori. Creato nel 1977, il festival mondial du Cirque de demain è una delle quattro più importanti competizioni internazionali in termini di acrobazie, col festival internazionale del Circo di Wuqiao, il Festival acrobatico di Wuhan così come il festival internazionale del Circo di Monte-Carlo. La Cina partecipa al festival da anni ed ha ottenuto numerosi premi. da french.cina

European Circus Day 2009 06.02.2009

Quest'anno, l'European Circus Association organizza di nuovo una Giornata Europea del Circo. Data: sabato 18 aprile 2009 Con l'organizzazione della Giornata Europea del Circo, vogliamo migliorare l'attenzione pubblica per il circo come forma speciale dell'arte e della cultura pure dimostrando la sua importanza continua ed il suo carattere internazionale. La partecipazione alla Giornata Europea del Circo non è ristretta ai membri dell'ECA. Invitiamo anche i direttori di circo, le scuole di circo e gli amici del circo ad organizzare delle attività speciali in quel giorno. Siete pregati di partecipare, di nuovo, in un modo o nell'altro. Preferite la domenica o volete festeggiare tutta una settimana? Nessun problema - ma chiamate ugualmente l'avvenimento la Giornata Europea del Circo. Aspiriamo ad almeno cento attività tra le più diverse nel 2009. La Polonia, l'Italia e la Francia ci hanno già informati che parteciperanno anche quest'anno. Di nuovo, l'ECA vorrebbe pubblicare una lista completa di tutte le attività previste sul suo sito web www.europeancircus.info. Per ciò, vi preghiamo di volere cortesemente comunicarci: -Il paese dove l'attività avrà luogo -Il nome del circo o dell'organizzazione -La città dove l'attività avrà luogo -L'indirizzo esatto -Il tipo di attività -L'ora esatta dell'attività

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-Dettagli di contatto: il numero di telefono e / o l'indirizzo e-mail e, se esiste, il sito web che fornirà altre informazioni sull'attività. Ecco alcune idee per i programmi e le attività che i circhi individuali potranno offrire: -Giornata a porte aperte per le prove di animali e di acrobati. -Parate -Spettacoli in strada -Mostre al circo -Cooperazione coordinata con le scuole di circo locale e col loro organismo dirigente -Cooperazione con le associazioni degli amici del circo -Invitate dei giornalisti e dei rappresentanti dei comuni, delle autorità e dei ministeri ecc. -Ponete un libro dei visitatori all'entrata e pregateli di scrivere le loro reazioni alla Giornata Europea del Circo e delle idee per la sua celebrazione nel 2010. -Non dimenticate le decorazioni speciali con il logo della Giornata Europea del Circo su dei palloni, dei distintivi, dei manifesti ecc. -Organizzate delle conferenze e degli incontri tra artisti e pubblico -Il logo della Giornata Europea del Circo si trova sul sito web dell'ECA: www.europeancircus. Comunicateci tutte le vostre attività su www.europeancircus.info affinché ne abbiamo un'idea completa. Col vostro sostegno, il successo del nostro secondo European Circus Day diventerà ancora più grande. L'European Circus Association rappresenta i circhi europei davanti alle autorità ed in pubblico. Cerca di promuovere l'arte e la cultura del circo e di proteggere questa parte importante della nostra eredità culturale. Urs Pilz, il presidente dell'ECA, è anche il vice presidente e direttore artistico del Festival Internazionale del Circo di Monte-Carlo. Quasi tutti i circhi più famosi d'Europa sono membri dell'ECA. Per ulteriori informazioni: [email protected]

Il Premio Artista dell'anno 07.02.2009

Il premio Artista dell' Anno giunto con l'assegnazione dei premi per il 2008 alla sua XI edizione nelle sezioni Arti visive, Letteratura e Spettacolo vede in quest'ultima sezione premiato per il secondo anno consecutivo un esponente delle arti circensi. Il premio vinto nel 2007 da Babooska Gerardi del Circo Floriciccio passa infatti nel 2008 nelle mani di Luisito Giannuzzi del Circo Harryson. -Uno spettacolo fatto di giochi, magia e illusione secondo la vera tradizione delle arti circensi non fatto per stupire con effetti speciali, ma per meravigliare, per trasportare ogni “bambino che è in noi” in un mondo fantastico ove ogni cosa sembra essere magica.- Questa la motivazione del premio consegnato dal presidente della Giuria e delegato Uil-Unsa per Liguria e Toscana proprio sulla pista dell'Harryson. Il primo premio assoluto per la sezione arti visive è invece andato all'artista Ribano Ribani mentre il premio per il miglior artista straniero è stato assegnato all'artista moscovita Irina Karin

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Links video: Il Circus Krone Bau a Febbraio E' iniziato ieri, con lo spettacolo delle 14:30, di cui vi mostreremo le foto, lo spettacolo di Febbraio del Circus Krone Bau di Monaco di Baviera. Intanto ecco il video! da YouTube http://it.youtube.com/watch?v=nr262ka5wgY Raul Gasca Raul Gasca, domatore di tigri, cavallerizzo, clown, trapezista, acrobata motociclista. Beh, si dà da fare questo rampollo della dinastia sudamericana dei Fuentes Gasca che cogliamo l'occasione di salutare! da YouTube http://it.youtube.com/watch?v=FN6VS_f_NLU Giochi senza Frontiere e...il circo: è scomparso Gennaro Olivieri E' scomparso uno dei mitici arbitri di "Giochi senza Frontiere", Gennaro Olivieri che lavorava in compagnia di Guido Pancaldi. La mitica trasmissione tv, che prese il via nel 1965, dette grande spazio al mondo del circo come nel video che vi presentiamo e che si riferisce ai giochi ad Ascona, in Svizzera. I due giudici arrivano addirittura in groppa ad un elefante del circo Knie. Alcuni anni dopo, nel 1974, ancora una puntata dei giochi dedicata al circo. Fu la volta di Barga, in provincia di Lucca. Beh, chi come me, era nato proprio lì ed era presente si ricorda una serata straordinaria! da YouTube http://www.youtube.com/watch?v=90AEcVmX42M Il Circus Krone Bau a Dicembre-Gennaio Nella Galleria Fotografica abbiamo aggiunto le immagini del Circus Krone Bau a Dicembre-Gennaio Vi ricordiamo che per accedere alla Galleria Fotografica dovete essere registrati ed effettuare il login con il vostro Utente e Password Buona Visione Il Cirque Alexis Gruss: "Gipsy" Il Cirque Alexis Gruss a Parigi con il suo ultimo spettacolo "Gipsy" da YouTube http://www.tourmagazine.fr/Cirque-National-Alexis-Gr%C3%BCss-tous-en-piste-pour-Gipsy-!_a8838.html Coraline e... il circo dei topi E' uscito ieri negli Stati Uniti Coraline e la Porta Magica, il film in stop-motion di Henry Selick che noi vedremo solo a luglio. Ecco sei nuove scene del film, tra cui lo spettacolare numero dei... topini da circo! da RuTube http://teaser-trailer.com/?s=coraline