CL. 1 B Storie e descrizioni di mostri (im)probabili · PDF fileEra un mercoledì come...
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Indice
p. 2 Lo spettro senza volto … di Davide
p. 4 Primo esercizio spaventoso
p. 5 La cugina che non conosco … di Esperanza
p. 12 Secondo esercizio spaventoso
p. 13 Il mostro notturno … di Elisa
p. 16 Il mostro infernale … di Eleonora
p. 17 Julien … di Giulia B.
p. 20 Antpipidragopino … di Giulia S.
p. 21 Il mostro senza nome … di Maddalena
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p. 23 Slappy, pupazzo assassino … di Alessandro T. p. 24 Il Grubblin … di Michele
p. 26 Mr. Plokamia … di Matteo
p. 27 Minim … di Haleema
p. 29 Il mostro dal sorriso killer … di Gabriel C.
p. 31 Munter … di Giulia G.
p. 34 Zarbanio … di Gabriel S.
p. 36 Daigoro … di Giacomo
p. 38 Etimologia della parola “mostro”
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di Davide
Un giorno nacque un bambino che era senza bocca, senza naso e senza orecchie. Aveva solo gli occhi. La madre, disperata, prese il bambino, lo portò in una grotta e lo uccise con un coltello. Da quel giorno non si ebbero più notizie né del bambino né della madre. Si dice che chi entri in quella caverna senta un pianto disperato: è lo spettro del bambino senza volto, avvolto in un mantello nero, che ricorda il buio e l’ignoto. Si dice anche che quando lo incontri, dopo aver provato un forte sentimento di paura che si tramuta ben presto in terrore, cadi in un sonno profondo dal quale non ti risvegli più.
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primo esercizio pauroso
Verbo modo Tempo pers. / num.
Nacque Era Aveva Prese Portò Uccise Ebbero Dice (che egli)
entri
(che egli)
senta
È Avvolto Ricorda Incontri aver provato
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La cugina che non conosco
di Esperanza
Era un mercoledì come tutti gli altri, mi stavo preparando per andare da mia cugina. Sentivo che mi stavo dimenticando qualcosa, ma non mi fermai a pensare “cosa”. Quindi presi la mia felpa, la mia borsa e mi avviai da mia cugina. Suonai il campanello e lei subito mi aprì. Era tutto in disordine, e questo già mi sembrava strano, ma c’era un’altra cosa strana: un peluche, una bambola e degli smalti. Le domandai il perché di tutto quel disordine e lei mi rispose che stava cercando dei vestiti per fare delle foto. Quando venni a sapere che stava cercando dei vestiti tutti neri e paurosi, rabbrividii. La luce del sole stava diminuendo gradualmente, fino a quando il cielo non divenne nero, come la paura e la morte. Erano le 23:47 quando lei mi disse che era tardi, e che dovevo andare a dormire. Io ubbidii e mi recai in
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camera, subito mi addormentai. Non so cosa stessi sognando, so solo che qualcosa interruppe il mio sogno, qualcosa di molto rumoroso. Mi alzai e andai a chiamare mia cugina per chiederle se anche lei avesse sentito, o se fosse solo un mio incubo. Andai in camera sua, ma non c’era; in bagno neanche, n cucina idem. Rimanevano il salotto e il ripostiglio. Scelsi a fatica il salotto e mi avviai pian piano guidandomi toccando gli oggetti, quando sentii un odore molto forte di smalti. Subito capii che era stata lì. Non so il perché, ma non me ne andai. Qualcosa mi diceva di stare lì, a cercare dove si trovasse quella cugina così strana. Gironzolai accanto al divano, quando vidi la testa del peluche da una parte e il suo corpo dall’altra. Volevo gridare, volevo risvegliarmi così quel brutto sogno sarebbe svanito, ma non lo feci perché quello non era un incubo, ma la realtà. Mi misi di nuovo al lavoro con il cuor che mi batteva a mille. Sapevo che non c’era altro posto per nascondersi se non il ripostiglio, quindi mi portai una padella per
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sicurezza, per potermi difendere. Non so come sia successo, ma la pentola mi cadde facendo un gran fracasso, ma probabilmente lei aveva già capito che ero nei paraggi perché emise un urlo di quelli inimmaginabili, uno di quelle urla piene di rabbia, così paurose che quasi me la facevo addosso. Andai avanti sapendo che quella sarebbe stata la mia fine. Feci un altro passo in avanti ma subito lo ritirai. Avevo pestato la bambola. Non aveva occhi, aveva il ventre aperto e tutto il cotone era stato sparso per terra. Pronunciai il nome di mia cugina così piano che neanche io quasi lo sentivo: “Daisy… Daisy… ti prego, non fare così… mi… mi… fai paura” Daisy ti pregoooo!” dissi alzando leggermente il volume della voce. Qualcosa mi tappò la bocca, qualcosa di peloso: era la mano di Daisy! Sì, era lei! Le diedi un calcio ma non riuscii a liberarmi, poi le morsi la mano e lei mollò la presa. Corsi in camera e chiusi a chiave la porta. Poi mi misi a cercare la borsa. “Eccola!” dissi non appena la trovai. Ci infilai nervosamente le mani
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per cercare il cellulare. Ma dov’era, dove cavolo lo avevo messo? “Non l’avevo preso!”, mormorai tra me e me. Non avevo preso la cosa più importante! Per far finire l’incubo, dovevo chiamare qualcuno, i miei genitori o qualsiasi altra persona di mia fiducia! Mi misi a piangere e a dire che ero stata una sciocca ad aver accettato la richiesta di rimanere da mia cugina per due giorni. A un certo punto la paura e la tristezza diventarono ansia, angoscia … Proprio in quel momento, infatti, la porta si stava aprendo! Cavolo, non mi ero ricordata che vi erano due chiavi! Dovevo scappare, dovevo andarmene. In quel momento mi vennero in mente le tecniche che usava mio fratello per nascondersi, quando giocavamo a nascondino. Aprii leggermente l’armadio in modo che lei pensasse che fossi in camera, poi misi lo scotch sull’anta di un altro armadio, verso la parte interna, e lo chiusi, così lei avrebbe pensato che io mi stessi nascondendo lì dentro.
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Poi scappai dalla finestra e corsi verso casa mia con il cuore in gola e piangendo. Aprii la porta e gridai. I miei genitori non c’erano. Non c’era nessuno, solo io e la paura, solo io e il mio peluche, solo io e la voglia di fuggire. Mi assicurai che tutte le finestre, le porte e tutte le vie utili come vie di passaggio per mia cugina fossero chiuse. Andai a prendere il cellulare che era rimasto a casa per tutto il tempo, e lo accesi. Mi sdraiai sul divano con il mio peluche e fissai lo schermo del telefono. Un messaggio. Erano le 24:56. Mi domandai chi fosse, sperando fossero i miei genitori. Ma non fu così, era lei, quella che mi aveva fatto morire per un’ora. Nel messaggio c’era scritto:
Buonanotte cuginetta.
Dormi bene, ci vediamo
domani Daisy
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secondo esercizio pauroso
scegli la forma corretta tra le opzioni qui indicate per
scrivere correttamente quanto richiesto:
1. lì o li se voglio dire “in quel luogo”?
2. fu o fù per indicare la forma del verbo essere
al modo ind. pass. Remoto terza persona singolare ?
3. po’ o pò per scrivere “poco”?
4. sì o si per rispondere affermativamente?
5. Ne o né per dire “neppure”?
6. Ne o né per dire “di ciò”?
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Il mostro notturno
di Elisa
Il mostro notturno vive da solo in una grotta buia sulle
Montagne Rocciose. Si dice che ci entri venga divorato
all’istante. Si chiama così perché esce soltanto di notte,
infatti la luce del sole lo farebbe polverizzare e morire. La
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sua bocca è grandissima, con i denti aguzzi e taglienti
che sanguinano continuamente. Le sue orecchie sono
piccole ma sentono tutto, persino il movimento delle
formiche. Quando sente un rumore si accende la luce
gialla che ha in testa per poter vedere al buio. Ha un
naso strano perché è fatto da due punti bianchi, ma
potentissimo nel captare ogni tipo di odore. I suoi occhi
sono tre: due verde pisello e quello in centro, rosso, che
serve per intercettare animali volanti e ucciderli con il
laser che ha celato all’interno.
Questo buffo essere non ha tanti capelli, ma solo un
ciuffo di colore giallo-arancio e un po’ rossiccio da dove
sbuca la luce gialla per vedere di notte.
La strana creatura ha un corpo a forma di una palla di
colore azzurro con dei pois verdi, ha due gambe corte
con cui salta come una molla, dato che non può
camminare, e ha due braccia “a zig zag”.
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Ai lati ha dei tentacoli colorati e spaventosi, dal contorno
seghettato e tagliente.
Con la sua voce, che è molto forte e stridula, terrorizza
chiunque abbia la sfortuna di sentirlo.
È meglio non incontrarlo, non vi sembra?
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Il mostro infernale
di Eleonora
La creatura è alta, verde e viola, disgustosa, orribile.
Essa continua a urlare, a dire frasi a caso, ed è davvero
spaventosa, soprattutto se la si incontra di notte.
Se uno la vede, muore di paura, e si ritrova di colpo
nell’inferno più oscuro in compagnia dell’essere
mostruoso!
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Julien
di Giulia B.
Julien ha la testa rettangolare, capelli e cresta blu, tre
occhi grandi neri, due bocche rosse poste una sopra
l’altra, un naso triangolare viola, due orecchie quadrate
gialle, due guance rosa scuro, tre gambe verdi, tre piedi
gialli, quattro braccia e quattro mani gialle, due lunghe e
due corte. Le dita delle mani terminano con degli artigli
taglienti, e così i piedi, anch’essi con solo tre dita. Ha un
ombelico a stella di colore giallo. Alto di statura, ha la
pelle verde ricoperta da molte lentiggini.
Nonostante il suo aspetto mostruoso, in realtà è un essere
molto timido e docile che ama giocare con i gomitoli di
lana. Ama anche giocare con la sabbia. Nonostante il suo
aspetto mostruoso, ha paura dei fantasmi, del buio, e di
quello che nasconde. Mangia solo ed esclusivamente
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formaggio, ma qualche volta anche alcuni pezzi di pane.
A causa del suo aspetto terrorizza i topi che a sua volta
spaventano lui. Odia i gatti e ne ha paura. Beve solo
coca-cola. Nonostante il suo aspetto mostruoso, corre per
i prati come una pecorella.
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Gioca a nascondino da solo, celandosi nelle caverne.
Guarda la televisione al massimo per tre minuti e è un
esperto di tecnologia. Passa la maggior parte del tempo
con il suo cane Fuji.
Nonostante il suo aspetto mostruoso, tutte le volte che
esce dalla sua porta di casa, tutti si mettono a ridere. In
particolare, quando i bambini lo vedono, invece che
piangere, si divertono, e questo lo rende molto felice.
Julien vive a Giulylandia, un paesino che esiste solo nella
fantasia, dove tutti si conoscono e giocano insieme.
Dimenticavo: Julien ha un piccolo difetto, infatti quando
arrivano o conosce persone nuove lui esclama: “Io sono
un mostro di nome Julien!” e gli altri ridendo gli ribattono:
“Tu non sei un mostro, bensì un pagliaccio!”. Poi si
abituano alla sua presenza e non lo prendono più in giro
perché è un mostro talmente gentile che lui non farebbe
male ad una mosca!
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Antpipidragopino
di Giulia S.
Il mostro Antpipidragopino (leggilo lentamente: Ant-pipi-
drago-pino), come dice il suo nome, è un ibrido
spaventoso. Esso infatti si chiama così perché ha le
zampe da anatra, il corpo a forma di pino e le ali come un
drago. Il muso è quello di un pipistrello però ha solo un
occhio, le orecchie mangiucchiate da insetti e due bulloni
che gli escono dalla testa e due denti canini aguzzi come
quelli di un vampiro.
L’animale, o per meglio dire l’essere, si nutre di animali:
per ucciderli infilza gli artigli delle zampe d’anatra nel
petto e nella pancia della sua vittima e sputa un veleno
sulla faccia dell’umano, e poi ne divora solo la pelle.
Questa creatura è talmente disgustosa e paurosa che
nessuno è mai riuscito a reggerne la vista.
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Il mostro senza nome
di Maddalena
La sua testa era sproporzionata. I suoi occhi erano
giganteschi, di un rosso fuoco, ma quando sbatteva le sue
palpebre bianche il colore svaniva e si trasformava in un
giallo acceso. La sua bocca era abbastanza normale, in
apparenza: le sue labbra erano rosa, con dei leggeri tagli
da cui usciva il sangue bluastro che scorreva lungo il suo
disgustoso corpo deforme; i suoi denti erano appuntiti, di
un colore strano, tra il giallo e il bianco. Il suo piccolo
naso era delimitato da due grandi cicatrici che ricoprivano
la maggior parte del pallido viso. Il resto del corpo era
formato da pezzi di corpi di defunti: le gambe di un
corridore, le braccia di un famoso pugile, unite tra loro da
chiodi e cicatrici. Purtroppo i suoi piedi erano troppo
piccoli per tenere in equilibrio il resto del corpo e dopo
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appena pochi movimenti cadeva rovinosamente.
Nonostante queste sue buffe e bizzarre prestazioni, nel
complesso la creatura rimaneva sempre orribile e
terrificante.
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Slappy, pupazzo assassino
di Alessandro T.
Slappy è un pupazzo con poteri spaventosi: può sparire
nel nulla, non ha pietà e odia essere chiamato pupazzo.
Indossa sempre uno smoking nero e una rosa rossa su
una tasca sinistra; ai piedi, calza scarpe lucide e nere. Il
suo unico desiderio è quello di spaventare le personel.
Se lo incontrate, scappate via a gambe levate!
Ha un’instancabile sete di uccidere.
Qualcuno, svegliatosi nel cuore della notte in preda agli
incubi, ha affermato di aver sentito la sua risata maligna
echeggiare nella stanza.
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Il Grubblin di Michele
Il Grubblin è un mostro marino. È alto all’incirca 50 cm, è completamente verde, ha gli occhi azzurri e uno sguardo spento. Ha un naso biforcuto con due grandi narici. Ha una bocca che occupa tutta o quasi la parte inferiore del suo corpo. Ha braccia e gambe tozze e mani e piedi sproporzionati. Preferisce le acque fredde a quelle calde. In natura, si riproduce come il pesce; è carnivoro e durante l’inverno si ciba di piccoli pesci. Durante le altre stagioni, quando la gente va al mare e si spinge lontano dalla costa, inconsapevole del pericolo che si cela in quelle acque, il Grubblin si prepara e quando è pronto sferra l’attacco e con la sua lunga e viscida lingua trascina i bambini cattivi sott’acqua e li ingoia.
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Mr. Plokamia (in greco, tentacoli)
di Matteo
La creatura è un essere disgustoso che al posto delle gambe ha dei tentacoli e al posto delle braccia ha due pinze meccaniche. Ha una faccia senza naso, con gli occhi gialli e, proprio dietro le orecchie, delle branchie con cui respira. Questo essere è alto un metro e cinquanta e si nutre solo di carne di capra. Esso ha il potere di nuotare come un pesce, in qualsiasi acqua con qualsiasi temperatura, ed ha una forza sovrumana. Per cercare di non farsi notare troppo gira con un mantello nero. Il suo nome? Mr. Plokàmia ( Πλοκάμια )!
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Minim di Haleema
Minim è un buffo mostro giallo. È basso, è piccolo e ha un volto piccolo di forma rotonda. Il suo corpo ha una pelle di colore gialla. Ha due braccia e ogni mano ha quattro dita. Ha due gambe, due piedi e indossa scarpe sportive molto comode e di colore nero. Ha due grandi occhi di colore verde, ha i capelli neri con tante punte verso l’alto. La sua voce è gentile e la sua faccia ha un’espressione gioiosa. È sempre sorridente e in bocca ha solo due grandi denti. Ama stare con gli amici, odia invece gli animali. Mangia le foglie degli alberi ma non può mangiare le carote, perché gli fanno venire il raffreddore. Questo mostro si trova solo in Europa, e in particolare in Italia, nelle piazze dei mercati, nel sottosuolo, perché quando arriva la gente esce a cercare amici. Peccato
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però che il suo aspetto mostruoso non spaventi i bambini perché i bambini pensano che sia un nuovo gioco telecomandato, e appena lo vedono gli corrono dietro per prenderlo!
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Il mostro dal sorriso killer di Gabriel C.
La creatura mostruosa ha un corpo tutto pelle e ossa
nascosto da un mantello nero come la pece. L’indumento
è sempre macchiato di rosso.
Si presenta sempre con due grandi occhi bianchi, senza
vita, e un sorriso da killer stampato in faccia. Si presenta
sempre nelle notti di temporale materializzandosi
dapprima come fuoco fatuo, e dopo un lampo, volando
con il suo orribile aspetto.
La sua testa scheletrica è staccata dal corpo, galleggia
all’altezza del collo, ed è nera e crepata.
Dalle spalle spuntano due grandi ali da pipistrello.
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Quest’essere si libra nell’aria perché è senza gambe. Le
sue braccia sono metalliche e le sue mani sono fatte da
aghi appuntiti.
Indossa sempre una cravatta nera e scura.
Con i suoi aghi uccide le persone squartandole.
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Munter di Giulia G.
Era un giorno uggioso di ottobre, quando mi misi in testa
di creare un mio mostro. In base al mio progetto, il mostro
avrebbe dovuto avere due teste. L’avevo disegnato
abbastanza alto, con una carnagione giallognola. Aveva,
come tutti gli esseri viventi, due occhi, da cui però usciva
del sangue. Mi sembrava un progetto ben definito, ma con
ancora dei particolari da sistemare e rifinire.
Iniziai così a realizzare il mostro. Avevo già deciso che
l’avrei chiamato Munter. Per prendere i “pezzi” mi sarei
dovuto recare al cimitero, così non avrei dovuto
ammazzare nessuno. Preparai la mia valigetta con degli
strumenti di precisione per prelevare occhi, braccia e ciò
che mi sarebbe servito e, dopo aver trovato tutto il
necessario, ritornai nel mio laboratorio. Iniziai partendo dai
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piedi e, mentre lo stavo realizzando, un brivido scese
lungo la mia schiena. Tremavo, ma volevo realizzare
ugualmente quella creatura per far prendere un po’ di
paura alle persone: tra poco vi sarebbe stata la notte di
Halloween!
Comunque il mostro riuscì molto “bello”. Sulla testa aveva
sette tentacoli e dalla bocca usciva bava arancione.
Prelevando dei canini aguzzi da dei cani selvatici, li misi
in bocca al mostro. E per terrorizzare ancora di più la
gente misi del ketchup sui denti e sulle palpebre.
I piedi erano pieni di calli e verruche, e avevano un
colorito verde e nero.
Le unghie erano lunghe e adunche.
Il suo corpo era tempestato di chiodi, cicatrici e graffi. Vi
avevo lavorato per circa tre settimane, e ormai era
arrivata la fine del mese.
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Il mostro riuscì, ancora traballante, a varcare per la prima
volta la soglia di casa proprio nel momento in cui quattro
bambini bussarono alla porta dicendo: “Dolcetto o
scherzetto?”. Non appena videro l’essere spregevole, i
piccoli scapparono terrorizzati.
Quella sarebbe stata la notte di Halloween più inquietante
e paurosa di tutta la mia via!
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Zarbanio di Gabriel S.
Zarbanio vive in una casa abbandonata ormai da oltre
cinquant’anni e situata dietro al cimitero.
Dato che è un mostro, il suo volto è sfigurato da enormi
brufoli e cicatrici e ha un occhio diverso dall’altro perché
uno è finto. Tanti anni fa infatti sua madre, impazzita
durante un litigio, gli aveva piantato un ago nell’occhio
con l’intenzione di ucciderlo, senza riuscirvi.
Zorbonio vive solo perché la sua famiglia si è suicidata
buttandosi giù da un balcone del terzo piano.
Questa creatura è alta quasi sette metri e mezzo. Si ciba
solo di nutrie morte. Poche volte esce di casa per cercare
del cibo e lo fa solo di notte, perché non ama farsi
vedere.
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Daigoro di Giacomo
Daigoro arriva quando meno te lo aspetti. Di solito dorme
sotto il letto e rapisce le persone nel pieno della notte.
Ha gli occhi da Lucifero, i denti aguzzi e taglienti, la barba
che sembra di filo spinato, artigli al posto delle unghie. Le
Daigoro
data sconosciuta
svedese
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diabolici
indossa il 50 di scarpe; ha le orecchie
bioniche
sotto i letti della gente
rapire adulti
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Daigoro
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Svezia --
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sue orecchie sono bioniche e quando cammina a volte
inciampa perché porta il numero 50 di scarpe.
Si nutre di adulti che non fanno i bravi con i figli.
Odia gli autoritari e non sopporta le regole.
È capace di uccidere e di difendersi con coltello, sciabola
e pugnali da lancio.
Il suo colore preferito è intuibile: il rosso!
E tu che stai leggendo, fai il bravo con i tuoi figli, mi
raccomando!!!
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Ma da dove deriva la parola mostro ?
La parola latina monstrum significa
dapprima "prodigio", indicazione della
volontà degli dei, in seguito "oggetto" oppure
"essere soprannaturale".
Il termine si lega sostanzialmente sia a
monere, un verbo latino che significa
"ammonire", sia a
monstrare, che significa "mostrare", nel
senso di "indicare una condotta" e
"prescrivere la via da seguire".