Cittadini & Salute Agosto 2011

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SommarioEditoriale2011, Odissea dello Strazio

di Angelo Nardi

In questo numero di agostocon il nostro magnifico editoreMario Dionisi volevamo dedi-carci ad argomenti più lievi oquantomeno ottimistici.

Agosto è il mese delle vacanze,dell’evasione dai consueti oneri,quindi consente qualche fuganelle fantasie.

Niente di tutto questo! La realtà ci porta alla nuda terra.Anche se vogliamo guardare sempre in avanti, la realtà an-ticipa e blocca i voli progettuali di chi vorrebbe una Sanitàdiversa, efficiente, partecipata dai suoi operatori, vissutacome un’azienda propria: l’azienda della propria salute.

Il 18 luglio è balzata su tutte le agenzie la notizia riguar-dante la nostra azienda sanitaria di riferimento. È la storiadi un ammalato, una persona che ha mal di schiena, un fortemal di schiena e ha capito che la questione era seria.

Supplica i medici di aiutarlo. Si rivolge in quattro ospedalidiversi. Nessun ricovero. Fa tappa a Subiaco, Tivoli, Roma,quindi al Policlinico di Tor Vergata. Muore il 15 luglio. Lamagistratura apre un’indagine.

Anche la Polverini vuole capire. Tutti vogliono capire.Dopo. Ora non servono i dettagli. Non occorrono i partico-lari di cronaca che evidenziano qualche cinismo dell’untoredi turno.

Fin quando il diritto alla salute non si trasformerà in di-ritto di cittadinanza questi episodi si moltiplicheranno, finquando l’egida dei costi benefici - che ha prodotto deficit -non lascerà il passo alla piena partecipazione di chi percepi-sce la Salute come un valore da difendere, continueremo aleggere episodi come questi.

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Farmaco, una sola dose può bastare

Dormi, e avrai al massimo delle prestazioni!

Estate, stagione di riforme

Decalogo per abbronzarsi

Disturbo bipolare, difficile da riconoscere

Donne sedotte dalla seduzione letteraria

Musica, musica, musica!

Quando la morte porta doni

Pesce e sonnellino e campi a lungo

Le patatine come una droga

La cellulite non se ne va sommando farmaci!

Crisi di panico!

Primo nemico dell’Italia unita: la tubercolosi

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CCiittttaaddiinnii && SSaalluuttee

MMeennssiillee ddii iinnffoorrmmaazziioonnee SSoocciioo--SSaanniittaarriiaa della Provincia di Roma est eeddiittoorree e DDiirreettttoorree GGeenneerraallee Mario Dionisi DDiirreettttoorree RReessppoonnssaabbiillee Angelo Nardi AArrtt DDiirreeccttoorr Antonella Cimaglia WWeebbmmaasstteerr Mariano Trissati RReeddaazziioonnee Via Galletti, 16 00012 Villanova di Guidonia (Rm) ee--mmaaiill:: [email protected] TTeell ee FFaaxx 0774 529498 - 0774 320278 SSttaammppaa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana (Rm). Registrazione n. 31 del 29 giugno 2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazioni sono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritticon l’editore. Tutto il materiale cartaceo e fotografico consegnato o spedito alla redazione, non verrà restituto. Chiusura: mercoledì 20 luglio 2011

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Ciascun elemento di commercio far-macologico formato da una sola pasti-glia, non un’intera scatola da compraree poi buttare con buona parte delle cap-sule inutilizzate. Si eviterebbero sprechie fenomeni di mala gestio nelle risorse.Se si riuscisse a risparmiare sui prodottifarmaceutici saremmo a un buon passoper uscire dal deficit.

Negli ultimi anni, il tetto per la spesafarmaceutica ospedaliera è stato ripetu-tamente sforato. Spetta ai singoli entiRegione ripianare il debito sull’ecces-siva spesa.

Ma per avere la cifra di quanto co-stano i farmaci in tutto il Paese bisognadire che la spesa sanitaria pubblica peril 2010 ha toccato i 114,7 miliardi dieuro, rappresenta circa il 6.5% del Pil.Nel 2010 l’onere a carico del Sistema Sa-nitario Nazionale per la spesa farma-ceutica territoriale è di circa 13,9miliardi di euro.

L’ambito del farmaco consiste nellavoce di bilancio secca che comportamaggior impatto economico. Parados-

salmente è in contempo l’ambito dispesa meno controllabile. Una delle ri-cerche finalizzate alla diminuzione deldeficit sanitario riguarda il monitorag-gio dei tempi infermieristici dedicati adattività di gestione magazzini di repartoe scorte. Voce importante di esborso an-che la filiera delle aree di competenza eresponsabilità a partire dalle prescri-zione fino alla somministrazione deifarmaci.

Osservando i tempi, monitorando imeccanismi di funzionamento solitinelle realtà ospedaliere nazionali, cia-scun infermiere è in media impegnato,quotidianamente, due ore.

Nel convegno organizzato dall’Os-servatorio Sanità e Salute il 20 luglio aRoma il presidente Cesare Cursi haesplicitamente proposto di cambiare ilsistema di organizzazione con il qualele Asl fanno incetta di farmaci. Oggi, nelcontesto ospedaliero, la gestione dei far-maci avviene secondo un modello tra-dizionale in cui ogni reparto ha lapropria scorta, il medico prescrive i far-

maci, gli infermieri preparano le terapiee provvedono alla compilazione degliordini e il farmacista al rifornimento.Questo sistema però ha dei limiti: unelevato rischio di errori di terapia,scarso controllo sui medicinali utiliz-zati, spesa non ottimizzata, impiego ditempo infermieristico per l’organizza-zione dell’armadio.

Questo comporta: troppi rischi di er-rore di terapia, decisivo ruolo degli in-fermieri che debbono organizzare legiacenze in armadio, impossibilità dimonitoraggio della terapia effettiva-mente somministrata al paziente, spesain medicinali non ottimizzata, scorte difarmacia e di reparto non razionalizzaterispetto alla reale necessità.

Se invece i farmaci fossero gestitidandone ciascuno per volta - una pre-scrizione, un farmaco, quindi confe-zione Mono Dose - le spese per lastruttura pubblica si abbasserebberonotevolmente.

In questo nuovo sistema il medicoprescriverebbe la terapia giornaliera

Farmaco, una sola dose può bastare

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Risparmiare sui costi dei farmaci, sipuò. La soluzione è come l’uovo diColombo. Non partire dalla confe-zione prestabilita proposta e impo-sta dalla Casa farmaceutica bensì

utilizzare il singolo farmaco. La proposta è arrivata nel convegnoorganizzato dall’Osservatorio Sanitàe Salute il 20 luglio presso la Sala Capitolare del Senato.

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per ciascun paziente, durante il giro divisita, attraverso un apposito softwareinstallato su PC portatili, le terapie pre-scritte verrebbero automaticamente in-viate alla Farmacia dove verrebberopreparate le terapie personalizzate condiverso grado di automazione a se-conda che si tratti di farmaci in doseunitaria oppure no.

La nuova organizzazione è molto fa-cile applicare. A livello centrale (Farma-cia) si realizza la produzione della doseunitaria dei farmaci - da parte dellaFarmacia - di un magazzino automa-tizzato di dosi unitarie che serve per laconfezione completamente automatiz-zata della terapia personalizzata.

La responsabilità dei criteri clinici digestione dei farmaci rimane in carico al-l’Azienda Ospedaliera, specificatamentenel ruolo del Farmacista.

Questi i benefici del nuovo modello,così come sono stati presentati da AldoMorrone, Direttore Generale AziendaOspedaliera San Camillo Forlanini di Romae Mauro Barabino, Direttore GeneraleAzienda Ospedaliera Universitaria S. Mar-tino e da Paolo Siviero, CoordinatoreArea Strategia e Politiche del Farmaco del-l’Agenzia Italiana del Farmaco.

Con questo modello si riduce la pos-sibilità di errori, intervengono stru-menti efficaci per la verificadell’appropriatezza e per la farmacovi-gilanza e inoltre ci sarebbe una ridu-zione tossicità e delle interazioni trafarmaci.

Ma l’effetto più importante in fase ditaglio delle spese e di egida della logicaeconomica in questioni sanitarie consi-ste nella razionalizzazione della spesafarmaceutica per la somministrazione

in ospedale. Con questo metodo non cisarebbero limiti di orario per il terminedelle prescrizioni, insieme a tutte le dif-ficoltà per il personale medico.

Questa organizzazione sarebbe ingrado di fornire un servizio conto terzidi confezionamento dei farmaci in unitàposologica.

L’argomento, come sempre suc-cede, non manca di agitare dissensi.Uno è quello espresso dall’Aduc,l’associazione dei consumatori.Sono convinti che la riforma del far-maco monodose costerebbe di più.“Una confezione costerebbe più delprodotto stesso”. L’associazionepropone la vendita del prodottosfuso. Con tutte le misure di tutelaper l’integrità del prodotto, questamisura darebbe un colpo secco asprechi e prezzi. Ellery Queen

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Eventi

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RICERCA

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A Dieci ore a notte. Anche questopuò configurarsi in un obiettivo ago-nistico. I pigri andranno in brodo digiuggiole. La fonte da cui arriva questostudio non è tra le più attendibili perchépone al centro della sua mission edito-riale proprio la valorizzazione delsonno. Fa impressione la conclusioneche ribalta totalmente il mito della per-sona perfettamente efficiente che dedicaal riposo una parte residuale delle ven-tiquattro ore. In tal senso molte delle ri-cerche neurologiche danno ragione allatesi per cui un pieno sonno ristoratoreconsente di recuperare appieno ben di-stribuendo le diverse apprensioni cheviaggiano tra l'archivio mentale del con-scio e dell'inconscio.

Il periodico Sleep che il 12 luglio hapubblicato questo studio, comunque, hamisurato la qualità delle attività di ungruppo formato da undici giocatori dibasket. Un tipo di attività agonistica spe-cificamente interessata alla qualità glo-bale dell'attività di un atleta perché laprestazione si misura anche sulla con-centrazione, sulla freschezza, sulla pron-tezza, non solo sul numero dei canestri esulla velocità dello sprint che chiara-mente sono comunque al centro degliinteressi del preparatore atletico. Il mi-glioramento quindi è stato quantitativooltre che qualitativo. Il 9% di canestri inpiù sui tiri liberi, il 9,2% per i tiri da trepunti. E poi maggiore voglia di giocare,maggiore spirito di collaborazione che

consente all'atleta di non perdere mai ilsenso del gioco nel pieno dello sforzoagonistico.

Il risultato non è nuovo nel mondosportivo italiano. Nel calcio Omar Si-vori soleva dormire fino a poco prima dientrare in campo. Lo stesso consiglia lostudio ai giocatori di basket. Marco Tar-delli invece racconta delle sue notti inpiena veglia da tensione prima dellepartite decisive nel grande Mundial diSpagna del 1982 che dette la corona diCampioni del mondo alla compagineitaliana dopo cinquantenni di digiunodalla massima competizione internazio-nale. Seguono una miriade di esempi digenio e sregolatezza di atleti che hannoasserito di notti bianche prima di presta-zioni sportive clamorose. Poco importa,“basta che funzioni”. Rex Stout

Dormi, e avrai al massimo delle prestazioni!Una legge che nel mondo dello Sport agonisticosta prendendo sempre più piede.

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Obesità. Oramai l’OrganizzazioneMondiale della Sanità parla di que-sta tendenza irreversibile nelle so-cietà industrializzate e quelle diultima industrializzazione come diuna vera e propria epidemia. Ora-mai affrontato in tutte le sedi il pro-blema, anche del semplice sovrappeso,come portatore di malattie che condu-cono alla morte o a patologie croniche.Ipertensione e diabete in testa a tutti.

Sembra impossibile non commettereerrori alimentari. Questo anche perchénegli ultimi cinquanta anni sempre lepopolazioni dei Paesi con livello di be-nessere diffuso hanno visto diminuire dialmeno un quarto il numero di calorieingerite. Nonostante questo l’obesità èaumentata del 400%. Chiaramente il fat-tore determinante per l’acquisizione dipeso nasce da una situazione ormonale.

Questo, non per assolvere nessuno.Noi tutti mangiamo e beviamo male.Molto male. L’estate è sempre unagrande occasione per alleggerirsi fa-cendo sport e limitando la quantità dicibo ingerita. Se l’estate, quindi, è un’oc-casione, di questa occasione bisogna

fare tesoro. I principi da tenere a mentesono semplici, lineari, facili da ricor-dare. E in fondo, facili anche da prati-care. Cibi salutari, moderazione nelbere e almeno una mezz’ora di attivitàfisica al giorno.

Passiamo al primo punto: dieta medi-terranea. Secondo un’indagine della So-cietà Italiana per la prevenzionecardiovascolare non sanno fare esplicitiesempi di dieta mediterranea. Se invecetutti seguissero la cosiddetta dieta medi-terranea così come trascritto sui manualie sugli articoli specialistici e la facesseroparte integrante di vita, sarebbe già unagrande conquista.

Pane, frutta, verdura, erbe aromati-che, cereali, olio di oliva, pesce e unbuon bicchiere di vino a pasto potrebbesintetizzarsi nella sua definizione. Nel2010 la dieta mediterranea è stata insi-gnita dall’Unesco come patrimonio del-l’umanità. L’olio d’oliva equilibra laquantità di grassi animali tanto da di-minuire i livelli di colesterolo.

Si diceva un buon bicchiere di vino.Due elementi fondamentali, quindi.Buono e uno. Ma anche perché il vino,

ma anche altre bevande alcoliche, con-tengono antiossidanti.

E poi la mezzora di attività fisica.Deve essere pratica quotidiana. Non oc-corre si trasformi in un nuovo fattore distress segnato da una serie di piccoliobiettivi agonistici. Non ci sono obiet-tivi agonistici. L’obiettivo consiste nelnon stare fermi per tutta la giornata.Quindi, meglio stare in piedi piuttostoche seduti, meglio camminare piuttostoche lo stare in piedi, meglio una corsettalenta piuttosto della passeggiata neicampi, meglio fare le scale piuttosto cheprendere l’ascensore.

Praticare attività sportiva significaportare il corpo a movimenti aerobici,moderati, modulati e continuativi.Come esemplificazione tipica si puòprendere la cyclette, ma anche la corsettasenza forzare i ritmi - a meno che non siriconosca in questa pratica una verafonte di soddisfazione per cui si avvertel’esigenza di incrementare ritmi, seguireuna tabella, cambiare giorno per giornotipi di allenamento... Ma questo deveesser fatto dopo averne parlato a un me-dico dello sport e aver affrontato la que-stione con un buon allenatore.

Altri sport consigliati per più mode-rate velocità di crociera da mezzora algiorno consistono nel nuoto, nel cam-minare a passo veloce. Rex Stout

Estate, stagione di riforme“Siamo quello che mangiamo”. La menzione a Feuerbach serve a ricondurre ciascuno a una coscienza di sé diversa. Dobbiamo pensare ilcorpo come risultato delle abitudini che gli diamo.L’estate è l’occasione per cacciare quelle cattive.

Alimentazione

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Nei prossimi 5 anni è previsto l’ar-rivo di 10 nuovi farmaci per la scle-rosi multipla. Ad annunciarlo è CarloPozzilli, responsabile del Centrosclerosi multipla del S. Andrea diRoma. L’abbronzatura è un fine da col-tivare con attenzione e unendo ai bene-fici del sole altre forme di benesserefisici. Volerla acquisire rapidamente è unerrore che può esser grave. Perciò si deveiniziare con poche di esposizione i primigiorni. Le ore più indicate sono la mattinadalle 8 alle 11, il pomeriggio dopo le 17.

Profumi e dedoranti possono provo-care eritemi e scottature. La protezionesolare deve essere adatta alla propriapelle. La protezione solare va applicatamezz’ora prima, dopo essersi bagnati

Bere molto. L’integrazione di sali mi-nerali persi con la sudorazione è im-portante.

Non rimanere mai fermi al sole. Particolare attenzione debbono pre-

servarla le donne incinta. Le macchiesul volto come effetto di gravidanza po-trebbero apparire come più evidenti einsieme abbassare la pressione e dareproblemi alle gambe.

Gli anziani sono la categoria socialepiù a rischio. Quindi anche gli anzianidebbono bere molto per integrare i li-quidi persi.

Tutti sanno che l’abbronzatura consi-ste in fenomeno di reazione di difesa daparte del nostro organismo che difendela propria pelle con effetto di rendere

bruna la pelle. Questo perché il corpoavverte di essere letteralmente aggre-dito dai raggi ultravioletti. Questi pos-sono arrivare dalla luce solare o dalleluci artificiali come lampade e quarzo.

La pelle cambia di colore divenendopiù scura perché le cellule della pelle ri-lasciano la melanina, proprio per difen-dersi dalle radiazioni, solari o artificiali.La melanina viene prodotta da celluledella pelle, più esattamente dell’epider-mide che è la sua parte estrema, quellapiù esposta. Queste cellule si chiamanomelanociti.

Ma ci sono anche i casi in cui il pig-mento è scarso o addirittura assente. È ilcaso degli albini. Con l’espressione si in-dicano quelle persone o animali che nonhanno pigmento. Soffrono quindi deipossibili danni da esposizione alla lucesolare. Spesso gli albini hanno ancheproblemi visivi. John Dixton Carr

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Malattie

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Decalogo per abbronzarsi I raggi del sole stimolano la produzione di vitamina D indispensabile per la salute delleossa.

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Attualità

Il 7 luglio Giulio Perugi, psichiatradi Brain Lab, ha scritto un articolo nelsito dell’Associazione italiana psi-chiatri dove si afferma, uno dei ma-lesseri più diffusi in psichiatria, ildisturbo bipolare (DB) sta aumen-tando e spesso è difficile da riconoscerenon solo per le persone che frequentanochi ne soffre ma per gli stessi specialisti.“Le diagnosi restano perlopiù tardive”- ha detto Giulio Perugi. Le terapie er-ronee o addirittura i medicinali sba-gliati inducono a un peggioramentodello stato oltre che a tentativi di suici-dio in molti casi. (L’articolo è stato pub-blicato sul portale dell’Associazione italianadi psichiatria).

Il problema consiste nei sintomi chenon caratterizzano il DB, in modo esclu-sivo. Si fa spesso confusione con stati didepressione maggiore, psicosi, disturbi dipersonalità borderline, disturbo osses-sivo-compulsivo oppure con deficit co-gnitivi e demenze. Il richiamo dellopsichiatra lancia un monito importante intutta la categoria medica che deve riuscirea riconoscere questa malattia specifica. Didisturbo bipolare ne sa parlare con preci-sione chi ne ha avuto esperienza diretta.

È il caso di John Hemingway, nipotedello scrittore Ernest e figlio di Gregoryche il 4 luglio ha tematizzato questa ma-lattia in un’intervista sul settimanaleGente. “Si oscilla tra depressione ed esal-tazione. Come in una partita a dadi: io nesono scampato”. John è un medico che nel1994 cambiò sesso. “Sia mio padre sia miononno erano affetti dal disturbo bipolare.In famiglia siamo abituati a considerarlauna disgrazia”. Il disturbo bipolare hacoinvolto anche Catherine Zeta-Jones, at-trice di film d’azione e moglie di MichaelDouglas. Il 13 aprile ha dichiarato di es-sersi ricoverata in un centro per la salutementale per curare il suo disturbo bipo-lare di cui da tempo sa di soffrire. Conquesto disturbo ha un rapido passaggioda stati d'euforia o di irritabilità e mo-menti di depressione.

Al Coming Out della Zeta-Jones ha fattoseguito a quello di un’altra grande attricesenza lavoro da tanto tempo: Carrie Fisher,la protagonista femminile di Guerre Stel-lari. Rimasta colpita dal sapere che Zeta-Jo-nes ha la sua stessa malattia, ha parlatodella sua cura a base di una terapia elettro-convulsiva. Carrie Fischer ha espressoqualche dubbio sul fatto che la caduta di

Zeta-Jones possa esser stata la conseguenzadi uno stato di apprensione per le sorti delmarito Michael Douglas, affetto da cancroe uscito dalla malattia. Carrie Fisher si sot-topone a ECT (Terapia elettroconvulsiva usataper curare la depressione). La conseguenzaperò consiste in un grande appetito.

Con disturbo bipolare si intende quelcomportamente che esprime l’avvicenda-mento fra comportamenti opposti: un av-vicendamento di condizioni contro-polari.Un susseguirsi tra eccitamento ed inibi-zione delle pulsioni psichiche. Questo di-fetto di regolazione che comporta problemiveri e propri di comportamento, si esprimein un’alternanza dell’equilibrio timico.

Un comportamento che può esser con-fuso con la ciclotimia e che ha in comunecon questa patologia il far parte delle affe-zioni dell’umore. Questo coinvolge anche iprocessi ideativi, il pensiero si altera a di-stanza di poco tempo nel contenuto, ol-tre che nel comportamento che esprime.Importanti anche gli effetti in termini dimanifestazioni neurovegetative.

Questo comporta anomalie nel livellodi energia che sente dentro chi ne è af-fetto. Sbalzi che riguardano anche l’ap-petito, la libido, il ritmo sonno-veglia.

Quindi, attenzione: atteggiamenti chepossono esser presi come estrosi sonoinvece espressione di una patologia im-portante. John Dixton Carr

Disturbo bipolare, difficile da riconoscereTroppo spesso si sbaglia nella diagnosi facendoconfusione con altre patologie. Il male oscurotocca anche la categoria delle belle attrici.

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Conseguenze: senso di frustra-zione, deformazione della libido,fantasia deformante del senso dellarealtà, personalità incapace di vi-vere la propria dimensione. Sono leconseguenze alle quali si arriva, secondoSusan Quillian, con l’abitudine a leggereromanzi rosa e cedere alla fantasia di unmondo perfetto con uomini galanti o cat-tivissimi. Tutto questo crea un senso alte-rato della realtà e l’incapacità, a lungoandare di distinguere, fantasia e realtà. Inquesti romanzi non c’è la realtà di coppia:solo in una percentuale dell’11,5 per centosi parla di preservativo, il sesso è descrittoin modo eccessivamente romantico sal-tando le cautele igieniche a cui una donnamoderna deve attenersi e deve chiedere al

suo partner. In questa letteratura, per dipiù, si insiste sul modello del principe chesalva la donna, mentre il più delle voltenella realtà c’è la possibilità del contrario.

Il pericolo consiste nell’accentuare i li-velli di bassa autostima per accentuare ilcomportamento tipico di chi vive nel cro-giuolo della fantasia. Ed ha anche un ef-fetto subdolo sulla sessualità femminile.In questi temi narrativi la donna aspetta,deve avere pazienza, come se facesseparte della sua natura - argomento deltutto privo di fondamento ma che vienecostantemente celebrato in questo tipo diletteratura. Argomento delicato, anche ilrapporto con l’orgasmo. Il suo valore è vi-sto come una dimensione della gioia di-retta verso l’istinto di riproduzione. Tema,

anche questo, del tutto privo di fonda-mento scientifico e mai avvalorato inchiave di letteratura psicanalitica.

Lo stesso tipo di rapporti che vienerappresentato nelle fiction televisive. Lafigura della donna, anche nel miglioredei casi, quando prende l’iniziativa evuole farsi artefice diretto del suo de-stino, finisce sempre nelle braccia del-l’uomo che la salva da sicura morte operdizione. Ed anche se gli Happy en-dings sono un dogma della narrativadifficilmente ribaltabile sul piano dellariuscita narrativa perché conferma lemigliori aspettative delle lettrici, la pre-occupazione sottesa nello studio citatoconsiste nell’effetto sostitutivo della re-altà che questo tipo di letteratura pos-sono fornire. Ma come in molti tipi didroga, legali o illegali, il problemaconsiste sostanzialmente nell’abusoche se ne fa. Philiphe Marlowe

Donne sedotte dalla seduzione letterariaSecondo una ricerca pubblicata su Journal of Family Planning and Reproductive Health Care sitratta di un agente tossico per la salute mentaledella donna

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Chirurgia

All’ottavo congresso mondialedell’International Brain Research Or-ganization organizzato a Firenze inquesti giorni si è rilevato come l’ap-prendimento della musica potenziala facoltà di apprendere, consiste in uncomplemento insostituibile per la cre-scita del cervello, utile specialmente neicontesti nei quali non esistono molti sti-moli intellettivi.

La musica aumenta le facoltà di con-centrazione e di capacità selettiva. Chistudia musica arriva in condizioni co-gnitive molto più efficienti in vecchiaia.Questo perché il cervello è “plastico”,molto malleabile: in grado diverso e contempi variabili, i sistemi cerebrali pos-sono essere “spinti” a migliorare for-nendo loro il giusto tipo di stimoli.Un’analisi molto simile condotta daOliver Sacks in uno dei suoi famosisaggi, scritto in chiave letteraria: Musi-cofilia. Oliver Sacks si inoltra ancora dipiù nello studio dell’effetto sulla cre-scita delle facoltà cognitive. Analiz-zando il rapporto tra musica e cecità, tramusica e colore, tra musica e Parkinsono Alzheimer. Una cosa è certa: “Le notemigliorano le funzioni del cervello e le

sue capacità cognitive, favorendo l'ap-prendimento”. La musica è un modoper imparare di più e meglio. Un altrostudio pubblicato su Neuropsychologypresenta attestazioni per cui ascoltarespesso musica e imparare a suonare unstrumento da piccoli consente di arrivarealla terza età con un cervello più informa, con un minor rischio di deficit co-gnitivi e demenza. Il motivo è semplice.

Il cervello è “plastico”, molto mallea-bile: in grado diverso e con tempi va-riabili, i sistemi cerebrali possonoessere “spinti” a migliorare fornendoloro il giusto tipo di stimoli. La musicaè uno di questi: riesce infatti ad au-mentare le capacità di attenzione selet-tiva e sappiamo che ha un impattoestremamente positivo sullo sviluppocerebrale generale. Se ne deduce che laformazione musicale, semplice da orga-nizzare in un percorso formativo, puòesser un grande elemento di crescitamentale e di disponibilità verso il saperein genere.

Uno strumento pedagogico che aiuta iragazzi di condizione economica piùmodesta, le cui effettive dimensioni divita non aiutano il percorso di crescita

culturale come in bambini di diversacondizione. Quindi la musica è sicura-mente materia di studio che aiuta nellacrescita delle capacità di apprendimento.

Ma esistono gli assertori della mu-sica come facente parte di una terapiache si accompagna a una metodologiamedica. È infatti attestabile che i livellidi cortisolo - ormone prodotto in condi-zioni di stress - diminuiscono quandocresce il livello del buon umore anchegrazie all’ascolto della musica.

In altri studi la pressione è statamessa in relazione alla respirazione. Si èdimostrato che un’ora al giorno di re-spirazione lenta con accompagnamentomusicale riduce di circa 5 mmHg la pres-sione media delle 24 ore.

L’esercizio canoro, in tal senso, è il mi-gliore coadiuvante. La connessione ètalmente forte che viene riportataspesso un’attestazione dove prima diun’operazione al ginocchio, una pa-ziente ipertesa aveva aumentato il li-vello di ipertensione.

Cantando la paziente è riuscita ad ab-bassare i suoi livelli. In sostanza la mu-sica appartiene a un patrimonio diricchezza umana universale che semprepiù appare riduttivo relegare alla di-mensione del consumo episodico rego-lato da un sistema economico che lariduce a merce. Francesca da Polenta

Musica, musica, musica!“Sarà capitato anche a voi di avere una musica in testa, sentire una specie d’orchestra suonare, suonare”...

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Attualità

Potrebbe essere scambiato per unribaltamento di valori etico-scientifici.I doni della morte che è uscito nellesale italiane ribalta i termini comune-mente intesi per ciò che è consideratauniversalmente come l'inquietante finedelle cose finite. E in tal senso la lezionedi Harry Potter aggiunge qualcosa nonsolo alla letteratura, alla ricerca di conso-lazioni raffigurative, ma anche alla ne-cessità di percepire la morte come unevento sempre possibile, quindi imma-nente, quindi presente nelle cose di tuttii giorni.

Il suo essere presente, l'avvertirla comepossibilità, è un regalo che ci fa per ren-derci partecipi del vero senso, insostitui-bile, della vita.

La morte qui non è semplicementeuna poetica presenza. Si presenta comepossibilità di soluzione, come estremosacrificio per stroncare il male che non silimita a stare dall’altra parte della barri-cata, ma fa parte della soluzione.

Eliminare il male è possibile capendoche ci somiglia molto più di quanto im-maginavamo. E come succede nelle spe-rimentazioni in medicina bisognatrovare lo stesso elemento da inserire

nell’organismo per distruggere il maleche gli si annida. I due elementi si eli-dono e si distruggono l’un l’altro. Il donodella morte è questo. I due antagonisti,positivo e negativo, debbono autodi-struggersi perché l’organismo viva.

E non importa se uno dei due termini,il positivo, è Harry Potter. La scuola, lacomunità, la società, gli affetti, i buonisentimenti debbono sopravvivere.

In quest’ultima metà del settimo epi-sodio nella saga del piccolo mago, si en-tra fortemente nella presenza dell'Altro,indicibile. Tanto che è ”Colui-che-non-deve-essere-nominato”, Lord Volde-mort, il male assoluto, come qualcosache fa parte integrante del bene assoluto:Harry Potter. Ma il piccolo mago nonpotrebbe essere il grande Salvatore chesacrifica sé stesso, se non avesse in sé ilmale assoluto.

Si configura in Harry Potter la fisio-nomia di una personalità bipolare. Mauna personalità richiama l'altra e nonperché semplicemente il bene ha biso-gno del male, e viceversa, come condi-zione necessaria per esistere. Ma i duecondividono un tratto esistenzialemolto delicato.

Le due figure però sono all’interno diHarry Potter, il bene che per essere ve-ramente tale deve comprendere in séstesso il suo contrario.

Ma c’è una ragione in più. Harry Pot-ter per essere veramente eroico, percombattere la parte oscura non può farea meno di utilizzare la parte oscura di sé.

La sua capacità speciale consiste nel-l'averla messa fuori e utilizzata a suoservizio, in un certo modo dominata. Edin questo, solo in questo consiste la suavittoria.

Il motivo della sua vittoria, invece,non consiste semplicemente in questo.Harry Potter fonda la sua forza anchesulla sua comunità, nei suoi amici Roned Hermione, nella solidarietà degli altriche credono in lui.

Il suo nemico - che non nomineremoun’altra volta - è solo. Così come solo ri-mane chi decide di rimanere nell’ombra enel finale riscatta la sua fisionomia di ne-mico per apparire profondamente solidale.

È Severous Piton, un personaggio checomprendere bene nella trama narrativadi tutta l’opera di sette volumi è moltoimportante per il valore suo educativo.

Piton è l’adulto vissuto come nemicoche invece riscatta totalmente la negati-vità con la quale strumentalmente si erapresentato da Harry per entrare nella vialuminosa della verità. Vanni Fucci

Quando la morte porta doniIl 13 luglio è rinato Harry Potter, ma è l'ultimavolta. Come fosse un batterio, il male qui si com-batte con un batterio della stessa tipologia, per-ché il bene come la salute è una conquista.

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In uno studio di cardiologi grecipubblicato si utilizza il metodo del-l’evidenza per abdurre un metodoper vivere a lungo: fare un bel son-nellino dopo pranzo e alimentarsi conuna dieta a base di pesce. Così fanno nellapiccola isola di Ikaria e gli oltre novan-tenni sono l’1,1 per cento della popola-zione. Nel resto d’Europa sono lo 0,1 percento. L’argomento è stato vero oggettodi trattazione su un periodico specializ-zato, Afp. L’isola è abitata da 8 mila abi-tanti. Lo studio si è occupato di analizzarelo stile di vita di 1.400. Ne scaturisce che ilpesce, la frutta, la verdura, i legumi e il tèsono lo scudo del sistema cardiovascolare.

L’olio d'oliva aiuta l'attività sessuale.Bere, modus in rebus, caffè, fare la il ripo-sino dopo pranzo sono gli ingredientisono gli elementi dell’elisir di lunga vita.Va detto che mediamente gli abitanti del-l’isola svolgono attività fisica quotidianain modo naturale.

Questo secondo i ricercatori comportauna minore incidenza di malattie cardio-vascolari che determinano il 42 per centodei decessi nell'Unione europea. La leg-genda vuole che Ikaria sia l’isola dove ècaduto Icaro che voleva avvicinarsi al solecon un paio di ali costruite da Dedalo. Aliche sciolte al sole per troppa prossimità fi-nirono per far cadere questo eroe nel ten-

tativo dell’impresa titanica. Si estende su255 chilometri quadrati, per una popola-zione di otto mila abitanti. Quello dellalongevità per l’isola è diventato anche unmotivo di attrazione turistica. Viene citatoin ogni locandina che promuove l’isola aiviaggiatori di tutto il mondo. Ad Ikaria cisono terme, c’è il mare, sana alimentazionia base di pesce, vita tranquilla, regolatadai cicli naturali... Non è molto diverso daaltre isole. Non si capisce bene perchéIkaria debba avere questo singolare pri-mato. E allora una delle cause dipendedal suo tè.

Nell’isola la bevanda è di uso comunein tutte le ore del giorno. Insieme alla con-duzione di una vita naturale fosse questoil salutare rimedio? Piccarda Donati

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Pesce e sonnellino e campi a lungoLa pratica di vita che dà lunga vita è una consuetudine nell’isola greca di Ikaria.

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Sono i grassi delle patatine - qual-siasi tipo di patatine, sia quelle chesi comprano nel sacchetto, siaquelle del fast food - a celare unadipendenza.

Questo perché scatenano la produ-zione nell’intestino degli endocannabi-noidi. In altri termini sono simili allamarijuana.

Lo ha dimostrato uno studio pubbli-cato su un periodico di informazionesulla ricerca scientifica, Pnas, ana-gramma di Proceeding of the NationalAcademy of Sciences.

I ricercatori hanno dimostrato que-sta tesi in chiave sperimentale di labo-ratorio, non avvalendosi di rilevazionisui comportamenti o cercando su basistatistiche.

Anche in questo caso gli attori dellasperimentazione sono stati gli amici ro-ditori. Sono meccanismi di difesa checonsentono all’animale di fare incetta dicibi grassi per rilasciare molecole dige-stive correlate alle sensazioni di fame edi sazietà.

Questo meccanismo però rischia di ri-volgersi contro l’uomo perché nonavente il problema della sussistenza (al-

meno quello che mangia solitamentepatatine). Oggi i grassi sono largamentedisponibili. Averne in eccesso, comesuccede oggi, induce obesità, diabete ecancro. Ma i recettori , gli endocannabi-noidi, potrebbero essere contrastati a li-vello di intestino, senza effetti collateralicome ansia e depressione.

Diversamente da altri elementi chetrasmettono neurologicamente degli sti-moli, gli endocannabinoidi non ven-gono recepiti. Sono sintetizzatiiniziando da precursori fosfolipidici dimembrana. Appena prodotti sono rila-sciati dalla cellula e vanno a legarsi airicettori di cannabinoidi presenti su cel-lule limitrofe o sulla stessa cellula che liha prodotti.

Gli endocannabinoidi sono inattivatigrazie a degradazione attivata attra-verso il fenomeno conosciuto comeidrolisi, ma anche riciclati attraverso ilsistema conosciuto con l’espressionereptake.

L’anandamide - l’espressione arrivada “ananda”, “felicità” in sanscrito - èconosciuta per la cannabis. In altri ter-mini, si lega al ricettore cannabinoide,perché simula gli effetti dei cannabi-

noidi della cannabis. Gli endocabbabi-noidi producono, quindi effetti assimi-labili alla cannabis. In qualche modoregola la sensazione di dolore, la me-moria, l’appetito, la dipendenza da dro-ghe. Anche sull’istinto di riproduzioneha un effetto perché rilascia le gonado-tropine.

Sempre in tema di anandamide, cisono ricerche che ne attestano in donne,durante il periodo mestruale, una spe-ciale sintesi e livelli più alti di ovulazione.

Far discendere tutto questo dalle pa-tatine è sicuramente eccessivo. Ma sicu-ramente si spiegano le ragioni di tantiatteggiamenti ossessivi nei confronti diquesto tipo di alimentazione.

Di qui, atteggiamenti ossessivi e mor-bosi nei confronti di questa ordinariaprelibatezza. Piccarda Donati

Le patatine come una drogaLasciano una dipendenza come gli endocanna-binoidi, sono lesive per la dieta, ma danno ungusto favoloso. C’è più di qualche elemento perché siano assimilate a forme di dipendenza.

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Il 15 luglio il Consiglio Superiore diSanità ha emesso un parere dove sidice a chiare lettere che i cocktaildi farmaci finalizzati a debellare lacellulite di lisi adipocitaria non deb-bono essere somministrati, tantopiùnon debbono essere improvvisati. Ilquadro di coloro che cercano di recupe-rare quel tempo non dedicato a pale-stre, saune e nuoto, è chiaro. Lastagione estiva incombe, anche le pub-bliche esposizioni, tantopiù impellentelimitare gli inestetismi che accentuanoil senso di inadeguatezza e alimentanoansie, insicurezze, problemi irrisolti consé stesse.

Uno dei profili più alti delle autoritànazionali in fatto di Sanità è però volutointervenire esplicitamente sull'argo-mento. Si chiarisce che nonostante in Ita-lia non siano pervenute denunce dicomplicanze gravi nei trattamenti di lisiadipocitaria tali da inibire l'uso di que-ste tecniche, si ritiene tuttavia opportunosconsigliare l'uso di cocktail farmacolo-gici nelle tecniche mesoterapiche.

A pubblicare la presa di posizione sulsito istituzionale del Ministero della Sa-lute è il sottosegretario Francesca Mar-

tini, che aveva richiesto al Consiglio su-periore della sanità un parere pro veri-tate. A smuovere la questione è stata lapronuncia della Haute Autorité deSanté (HAS) francese che evidenziavarischi per la salute derivanti da tratta-menti di lisi adipocitaria tali da averdato luogo a un decreto di divieto, poiperaltro rivisto dal Ministero della sa-lute francese.

“Ho richiesto la formulazione di unParere sulle tecniche di lipolisi al Css -ha voluto chiarire il sottosegretario - perverificare che esse non comportasseroreali rischi per la salute dei cittadini eper fornire una corretta informazionesulla materia in modo da non creare al-larmismi conseguenti a possibili infor-mazioni fuorvianti.

Costituirò comunque un Osservatorioche, in collegamento con gli uffici com-petenti del ministero della Salute, avràil compito di rilevare eventuali eventi av-versi relativi a trattamenti di medicinaestetica al fine di adottare le misure piùidonee a tutelare la salute dei cittadini”.

Cos’è la cellulite corrisponde a no-zione ben nota. La degenerazione pro-gressiva del tessuto sottocutaneo

assume dei caratteri evidenti e sgraditiquando le cellule adipose sono immersein eccesso di liquidi. È questa la condi-zione che determina il tessuto fibroso.La causa del ristagno di liquidi consistenella circolazione dei capillari sottopelleche si altera. Quando ci si mette anche ilsovrappeso o addirittura l’obesità cisono anche problemi di circolazione delsangue alle gambe.

In sostanza è ben noto in tutte le sedicliniche che il problema della cellulitenon si riduce a un capriccio estetico.Appare, invece, il dato sintomale di unmalessere profondo che deve esserecombattuto prima che peggiori. La mi-gliore cura consiste in un regime di ali-mentazione, di attività fisica regolareche eviti sregolatezze ed eccessi. Unbuona abitudine consiste nel bere moltaacqua e infusi drenanti a base di taras-saco, ananas e meliloto.

Esistono poi principi attivi in grado dimigliorare la condizione del microcir-colo e aiutano a eliminare e limitare i li-quidi in eccesso.

Sono gel, spray o creme a base diestratti di mirtillo rosso, ippocastano,rusco, amamelide o meliloto, centella,ginko. Tutto bene, però non improvvi-sarsi medici o terapeuti. Consigliarsicon esperti legittimati prima di inter-prendere una terapia. Louise Salomé

La cellulite non se ne va sommando farmaci!Evitare di mettere insieme diverse prescrizioni neltentativo di fare prima nello sciogliere le indesi-derate imperfezioni della pelle dovute a difetti dicircolazione.

Curiosità

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“Respirava male, si è spaventata, leè venuto l’affanno ed è entrata incrisi”. Il breve commento a seguitodella prestazione di Giorgia Consiglioal Mondiale di Nuoto in Cina.

Una giornata da dimenticare, dicono lecronache sportive, per lei. La psicoanalisiinvece le direbbe che è una giornata da ri-cordare bene perché queste crisi sono ilsentore di un malessere più profondo sulquale lavorare per capire, comprendere esuperare. Era successo anche alla Pelle-grini, troppa tensione per una gara, pro-blemi personali lasciati irrisolti e anche peri campioni arrivano gli scherzi della psi-che portatrice di tempesta, piuttosto cheuna pacificazione apparente di affetti, va-lori, relazioni del proprio campo visuale.

Sotto il profilo strettamente agonisticola vice campionessa mondiale di specia-lità, e detentrice del titolo europeo, si è ri-tirata dopo circa cinque chilometri nellagara dei dieci chilometri che stava dispu-tando a Shangai. Una crisi respiratoriaprovocata da un attacco di panico l’habloccata non consentendole di continuarela sua gara di fondo.

La nuotatrice, visibilmente spaventata,si è ripresa pochi minuti dopo essere

uscita dall’acqua. Subito le rassicurazionida parte di Sergio Crescenzi, medico re-sponsabile della squadra. Nessun pro-blema fisico, clinicamente sta bene e si èripresa subito anche dalla crisi nervosa.

Durante le crisi di panico vi è un au-mento della frequenza respiratoria cheprovoca una carenza di concentrazione dianidride carbonica nel sangue. Questocausa le tipiche sensazioni da iperventila-zione, come vertigini, confusione mentale,perdita di coscienza, che allarmano e pro-vocano a loro vlta scariche di adrenalinache agiscono sull’apparato muscolare ecardiovascolare, rendendo la situazioneancora più drammatica. In realtà, se nonesistono gravi problemi fisici, non c'è nes-sun rischio imminente per la salute.

Gli esperti inquadrano queste sensa-zioni come favorite da intenso aumentodel’attività autopercettiva.

Questa intensità deriva da ansia antici-patoria. La crisi è una conseguenza. Il pro-cesso di autocontrollo che si viene a creareconsiste in una dimensione tipica deglistati di vigilanza.

Un meccanismo che viene innescatocome autodifesa nei momenti in cui lapersona deve difendersi in situazioni

estreme. Nelle situazioni psicologiche cheevidenziano un’anomalia scatta anche incondizioni che non necessitano questomeccanismo. L’effetto più indesiderato perchi ne soffre consiste nella perdita dell'au-tocontrollo. Il soggetto si autoprotegge.Nel far questo si chiude alle ordinarie re-lazioni affettive e operazionali quotidiane.La sensazione è di stare in trappola. Unapaura di pericolo anche se pericolo non c'èsotto nessun punto di vista, anche quelloconsapevole di chi è in stato di sofferenza.Agorafobia o claustrofobia l’effetto di males-sere più tipico.

Solitamente le crisi da attacchi di panicoarrivano in dimensioni mentali in cui c'èuna forte razionalizzazione di affetti, re-lazioni e scelte di qualsiasi tipo. Un ele-mento presente nel sottofondo consistenella paura o nella considerazione delprossimo distacco da figure importanti.Quello che si crea è quindi una vera e pro-pria angoscia da separazione.

Oltre la psicoterapia c’è un modo percombattere gli stati sintomali, i malesseriveri e propri. Il modo migliore consiste nel-l’utilizzare tecniche di respirazione.

Il meccanismo perverso che dà il senso dichiusura oppressiva o un orrendo tremoreper il vuoto tutto attorno consiste infatti nel-l’aumento non percepito della frequenza re-spiratoria che rimane uno degli aspetti piùevidenti della crisi. John Dixton Carr

Crisi di panico!Il 19 luglio Giorgia Consiglio si ritira da una garadei dieci chilometri di nuoto durante i Mondiali incorso a Shangai.

Sport

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La malattia si espande nonostantela Lega per la lotta contro il male fon-data da Achille De Giovanni (1838-1916).

Il medico ex garibaldino mantovano siforma con le nuove tesi materialistiche epositiviste basate sulle opere di Lamarcke Cabanis. Elabora quindi una clinica spe-rimentale coerente con l’elaborazionedella biologia in quegli anni.

Ma De Giovanni insiste sul fatto che fi-siologia e morfologia debbono lavorareinsieme, prende in considerazione l’eredi-tarietà delle malattie quando l’ereditarietàin medicina non era neanche un’opinione.Entra in contrasto con la batteriologiamolto accreditata in quegli anni. Nel 1860contrae la tubercolosi, ma questo non gliimpedisce di valorizzare le nuove pro-spettive della ricerca di medicina sociale.Le promuove alla classe politica, si batteper riforme sanitarie tesa alla preven-zione. Altro rimedio tentato con scarsiesiti, la collasso-terapia della tisi polmo-nare attuata da Forlanini. Tenui anche isuccessi della profilassi della “vaccina-zione antitubercolare” o “immunizza-zione passiva” con le quali EdoardoMaragliano (1849 - 1940) combatte la ma-lattia. Maragliano tenta un metodo, oltre

che una terapia. Impiega un vaccino pre-parato con bacilli tubercolari morti. Adinizio Novecento le ottimistiche speranzedi arrivare a una cura specifica si fannopiù tenui. La clinica non ha grande poteredi controllo, anche se batteriologia e ra-diologia assicurano diagnosi precise etempestive. Più che dal trionfo della me-dicina, c’è da aspettarsi che l’inversione ditendenza, cioè una diminuzione dellamortalità per tubercolosi, possa realiz-zarsi mediante l’elevazione degli standarddi vita. Il fattore sociale, l’igiene dell’am-biente, rimangono i fattori decisivi per lalotta alle malattie.

Ma la clinica tra Ottocento e Novecentoha un grande merito: la batteriologia è ve-nuta a spostare l’interesse medico dal ma-lato come essere concreto al malato comeastratta entità capace di rendere manife-ste forme morbose esistenti per sé stesse,quali le malattie dovute a quell’ens morbiche è l’agente batterico.

La radiologia è venuta a inserire tra me-dico e malato un apparato tecnologico-strumentale com plesso e distanziatore. Laclinica di Maragliano dimostra che la di-fesa contro il bacillo di Koch è maggiorenegli organismi preparati con “tuberco-lina” o protetti con “antitossine”.

La malattia si ritiene sia causata da piùfattori - endogeni ed esogeni, biologici eambientali. Ma di tubercolosi ne muoionocome in trincea durante la prima guerramondiale.

La tubercolosi sale nella graduatoriadelle più micidiali cause di morte. Tra lecause di falcidia durante la prima guerramondiale, tra 1917 e 1918, c’è anche un’in-fluenza scatenata da condizioni di mise-ria in larghe fasce di popolazione. Si trattadella cosiddetta “Spagnola”. In pochimesi miete fra le genti indebolite da treanni di privazioni, 600 mila vittime. Tantiquanti muoiono in guerra.

Mali che grazie alla scoperta della pe-nicillina, avvenuta nel 1922, furonostroncati, onde riapparire negli anni Ot-tanta a causa della sindrome da immu-nodeficienza.

Ma solo poco prima della metà del No-vecento la malattia poté esser consideratacome debellata.

La scoperta fu attribuita ad AlexanderFleming, che vinse il Nobel per la Medi-cina nel 1945. In verità nacque dall’osser-vazione che la muffa era un elementosulla quale il batterio non cresceva, magrazie alle osservazioni di un medico ita-liano:a Vincenzo Tiberio.

Nel 1895 Tiberio scrisse il resocontodelle proprie scoperte: “Sugli estratti di al-cune muffe”. Conan Doyle

Primo nemico dell’Italia unita: la tubercolosiUno spettro si aggira in Italia a cavallo tra Ottocentoe Novecento, la tubercolosi. Su mille morti se necontano 78 per tubercolosi. Il malato inizia ad essere studiato come caso singolo da curare.

150° Anniversario Unità d’Italia

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