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CITTA’ DI LA MADDALENA

PIANO PARTICOLAREGGIATO DEL CENTRO STORICO

(CENTRO DI ANTICA E PRIMA FORMAZIONE)

NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE

REV. 7 – Aprile 2018

REDAZIONE: ING. FRANCESCO BOSINCU

COLLABORAZIONE: ING. ELENA DEMARTIS

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INDICE

TITOLO I – STRUTTURA DEL P.P.C.S.

ART. 1 Ambito di applicazione

ART. 2 Obbligatorietà delle norme

ART. 3 Finalità e obiettivi del piano

ART. 4 Struttura del PP

ART. 5 Risoluzione delle incongruenze

ART. 6 Parametri di intervento del PP

TITOLO II – DISCIPLINA DEGLI INTERVENTI

ART. 7 Criteri generali

ART. 8 Definizione degli interventi edilizi

ART. 9 Classi di trasformabilità del tessuto edilizio ART. 10 Parametri urbanistico – edilizi

ART. 11 Edifici di interesse storico–artistico e elementi di valore identitario

TITOLO III – MODALITÀ ESECUTIVE DEGLI INTERVENTI ART. 12 Interventi edilizi – criteri generali

ART. 13 Interventi edilizi – Elementi costitutivi degli organismi edilizi – prescrizioni ART. 14 Opere incongrue ART. 15 Suoli Pubblici – Rimando Regolamento Commercio; ART. 16 Dotazioni igieniche minime per i locali commerciali - pubblici esercizi – loc. artigianali, ART: 17 Altezze minime dei locali commerciali - pubblici esercizi – loc. artigianali; ART. 18 Accessibilità locali commerciali e pubblici esercizi;

APPENDICE 1 SIMBOLOGIA ADOTTATA

APPENDICE 2 ELENCO ELABORATI PP

APPENDICE 3 TIPOLOGIE EDILIZIE APPENDICE 4 ELABORATI DA PRESENTARE A CORREDO DELL’ISTANZA APPENDICE 5 LINEE GUIDA PER LA BIOARCHITETTURA E L’EDILIZIA SOSTENIBILE APPENDICE 6 LINEE GUIDA PER LA RIQUALIFICAZIONE DEGLI SPAZI PUBBLICI E DI RELAZIONE

APPENDICE 7 NORMATIVA SULLA CARTELLONISTICA COMMERCIALE, SULLE INSEGNE, TENDE, VETRINE E PUBBLICHE AFFISSIONI

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APPENDICE 8 SCHEDE DI INDIRIZZO ELEMENTI DI ARREDO URBANO

APPENDICE 9 ESERCIZI COMMERCIALI E PUBBLICI ESERCIZI APPENDICE 10 MATERIALI PER LE PAVIMENTAZIONI DELLE VIE E DEGLI SPAZI DI RELAZIONE APPENDICE 11 - GAZEBI APPENDICE 12 – DEHORS APPENDICE 13 – TENDE SOLARI (PER GLI ESERCIZI COMMERCIALI E PUBBLICI ESERCIZI) APPENDICE 14 – FIORIERE ED ELEMENTI DI DELIMITAZIONE APPENDICE 15 – PERGOLATO APPENDICE 16 – PERGOTENDA APPENDICE 17 – TENDE SOLARI A PROTEZIONE DEGLI IMMOBILI

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TITOLO I – STRUTTURA DEL P.P.C.S.

ART. 1 Ambito di applicazione

1. Le presenti norme (N.T.A.) si riferiscono al piano particolareggiato, elaborato in base alle vigenti leggi nazionali e regionali in materia di pianificazione, per definire l’organizzazione urbanistica, infrastrutturale e architettonica del centro matrice (bene paesaggistico) e della zona A. 2. Il P.P. assume come propri i riferimenti delle N.T.A. del P.P.R., è strumento di attuazione del P.U.C. ai sensi dell'art. 21 della L.R. 22/12/1989, n° 45 e disciplina il recupero di immobili, complessi edilizi, isolati ed aree del centro storico. 3. L'intera zona perimetrata dal P.P. si considera zona di recupero del patrimonio edilizio esistente ai sensi delle vigenti normative nazionali e regionali.

ART. 2 Obbligatorietà delle norme

1. Qualsiasi intervento edilizio deve rispettare le norme del presente piano. 2. Per gli interventi edilizi che riguardino modifiche esterne, il progetto dovrà prevedere soluzioni architettoniche di dettaglio, sia su spazi pubblici che privati, che dimostrino il corretto inserimento paesaggistico dell’intervento nel contesto storico-architettonico circostante. La documentazione da presentare al Comune è dettagliata nell’appendice 4 (ELABORATI A CORREDO DELL’ISTANZA).

ART. 3 Finalità e obiettivi del piano

1. La finalità del piano è la conservazione degli edifici antichi superstiti dell’edificato storico, il recupero della qualità morfologica per le parti parzialmente modificate e la riqualificazione del contesto per le parti incongrue, il tutto attraverso l’utilizzo del repertorio degli elementi tipici dell’edilizia tradizionale sia sotto il profilo tipologico che costruttivo, così come indicati negli abachi. 2. L’obiettivo della qualità morfologica viene perseguito, per gli edifici da conservare, mediante: – Eliminazione e/o sostituzione degli elementi incongrui, con altri provenienti dall’abaco tipologico degli elementi costruttivi, – Eliminazione delle superfetazioni degradate o incongrue, – Modificazione delle aggiunte improprie al fine della loro integrazione nell’organismo edilizio, – Riconfigurazione planimetrica dei corpi minori, appartenenti all’edificio, nel rispetto dei caratteri tipomorfologici dell’intero organismo edilizio, – Ricostruzione di tutte le parti distrutte a seguito di crolli parziali o totali, – Salvaguardia dell’identità architettonica dell’organismo, nei suoi aspetti di sviluppo storico, garantendo la permanenza della figuratività e della consistenza materica, nel rispetto delle strutture preesistenti, per quanto concerne sia la tecnologia esecutiva che i materiali tradizionali impiegati, – Definizione del progetto secondo le indicazioni del presente PP riguardo agli elementi del linguaggio architettonico, alle metodologie di intervento, ai materiali, – Svolgimento di un’accurata indagine diretta e eventualmente documentaria nonché di un rilievo architettonico, strutturale, costruttivo, distributivo e tecnologico con analisi storico-critica sia delle fasi di crescita, sviluppo, involuzione, alterazione, rifusione, frazionamento, sia delle aggiunte sincroniche e diacroniche succedutesi nel tempo, in elevazione e in profondità, dell’edificio oggetto della istanza. 3. Per conseguire l’obiettivo della riqualificazione del contesto storico, il progetto deve proporre: – Il recupero degli elementi dell’edilizia tradizionale come riportati negli abachi allegati al PP;

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– Soluzioni modificative per il ripristino di parti alterate, finalizzate al recupero di valori estetici e tipologici in parte manomessi o cancellati;

– Soluzioni innovative, volte a far progredire l’idea culturale del recupero in presenza di edifici storici fortemente alterati o già ampiamente demoliti, tali da portare ad un nuovo organismo coerente rispetto alla tipologia dell’organismo originario compromesso, ovvero a soluzioni progettuali che si pongono in rapporto dialettico rispetto all’organismo preesistente. 4. Nel caso di nuova costruzione (N.C.) su lotti liberi, sono consentite anche soluzioni progettuali che propongano tipologie architettoniche, forme e materiali che, pur non rispettando le indicazioni degli abachi, propongano soluzioni architettoniche che si pongano in rapporto dialettico coerente con gli edifici circostanti e che migliorino la qualità architettonica dell’unità urbanistica.

ART. 4 Struttura del PP

1. Le aree, oggetto del PP, sono suddivise in unità urbanistiche (U.U.), in genere corrispondenti agli isolati (COMPARTI). 2. All'interno dei comparti sono individuate le unità minime d'intervento (U.M.I.), definite anche unità edilizie o lotti, che possono o meno corrispondere alla più piccola particella catastale. 3. Per ogni comparto e per ogni U.M.I. sono riportate, nelle apposite schede, i rapporti parametrici e gli indici urbanistici riferiti sia allo stato di fatto che all'ipotesi di progetto e la classificazione dell'intervento, in funzione della sua trasformabilità, connessa alla tipologia e al valore edilizio e storico dell’edificio. 4. Per ciascuna U.M.I., nelle schede e nelle tavole grafiche riguardanti i profili regolatori delle vie, sono specificatamente indicati gli interventi ammessi, le modalità d'intervento, la classe di trasformabilità. 5. Le unità minime di intervento sono normalmente riconducibili alla proprietà catastale; è consentito, tuttavia, ai progettisti dei singoli progetti edilizi, la possibilità di precisare, mediante adeguata documentazione, i diversi assetti proprietari a cui riferire le richieste di titolo abilitativo, nonché la esatta configurazione, le superfici e i volumi. 6. Ogni singola U.M.I. può appartenere a più proprietà distinte; gli interventi, se sono riferibili all’aspetto dell’edificato su porzioni che si affacciano su spazi pubblici, devono essere realizzati per l’intera U.M.I.

ART. 5 Risoluzione delle incongruenze

1. In caso di non corrispondenza tra tavole a scale diverse, fa sempre testo la tavola di maggior dettaglio. 2. Le prescrizioni puntuali delle singole schede progetto delle U.M.I. prevalgono sulle prescrizioni generali contenute nelle presenti NTA, salvo diversamente indicato nelle NTA stesse. 3. In caso di incompatibilità tra la volumetria assegnata e i profili regolatori, prevalgono questi ultimi in ogni caso. 4. Per i nuovi edifici ammessi dal piano, le sagome d'ingombro, individuate nelle tavole hanno valore prescrittivo per quanto riguarda la posizione e solo indicativo per quanto riguarda l’esatta delimitazione. Le superfici, individuate per l'edificazione, possono venire modificate in funzione delle particolari situazioni di ogni lotto, salvo il rispetto di distanze indicate nelle tavole grafiche del P.P. 5. Nel caso di nuovi allineamenti stradali con esproprio di superfici private, gli interventi previsti potranno mantenere la cubatura del P.P., pur su una minore superficie fondiaria.

ART. 6 Parametri di intervento del PP

1. Per ogni edificio il PP stabilisce il volume esistente e, nel caso di ampliamento, l’incremento rispetto a quello attuale da intendersi come volume massimo realizzabile.

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2. Qualora lo stato di fatto reale di una unità edilizia sia caratterizzato da indici superiori a quelli indicati nella situazione esistente o negli elaborati progettuali del P.P, il volume o le superfici esistenti devono ritenersi quelli derivanti dal rilievo asseverato dal tecnico progettista, ferma restando le verifiche in merito alla regolarità edilizia ed urbanistica di detti volumi da parte dell’Ufficio Tecnico Comunale .

3. In caso d'intervento unico su più lotti accorpati si considera l’indice fondiario medio. 4. È ammessa la possibilità di aggregare (fusione), sulla base di un'unica proposta progettuale, unità edilizie diverse, purché confinanti, nel rispetto delle disposizioni delle relative schede delle U.M.I.

TITOLO II – DISCIPLINA DEGLI INTERVENTI

ART. 7 Criteri generali

1. Nelle schede per U.M.I. vengono indicati gli interventi ammissibili per ogni immobile del CS. Gli interventi fanno riferimento alle definizioni dell’art. 3 del DPR 380/2001, alle leggi regionali e al PPR, con le limitazioni e le precisazioni necessarie in rapporto alle esigenze di riqualificazione del CS di La Maddalena. 2. Nelle tavole grafiche riguardanti i profili regolatori sono state riportate le abbreviazioni relative a ciascuna modalità di intervento, come indicate nel successivo articolo.

ART. 8 Definizione degli interventi edilizi

1. Ai fini dell’applicazione delle presenti norme gli interventi edilizi sono così classificati, secondo un ordine di progressiva modificazione dell’organismo originario:

TIPO INTERVENTO

MO MANUTENZIONE ORDINARIA

MS MANUTENZIONE STRAORDINARIA

RR RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO R RISTRUTTURAZIONE

S SOPRAELEVAZIONE CON RISTRUTTURAZIONE GUIDATA

RP RISTRUTTURAZIONE CON INCREMENTO VOLUMETRICO

NC NUOVA COSTRUZIONE O RICOSTRUZIONE DI UNITA’ COLLABENTE

D DEMOLIZIONE 2. In coerenza con le norme sovraordinate regionali, sono consentiti sempre, salvo esplicita indicazione della singola scheda dell’U.M.I.: – La manutenzione ordinaria (MO) – La manutenzione straordinaria (MS) – Il restauro e risanamento conservativo (RR) – La ristrutturazione edilizia interna 3. Devono essere in ogni caso rispettate le particolari prescrizioni contenute nelle schede per singola U.M.I.

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4. Gli interventi ammessi dal presente PP sono quelli definiti dal DPR 380/2001, che si intendono qui richiamati, con le seguenti precisazioni: 4.1. RISTRUTTURAZIONE (R) – Per garantire il rispetto delle finalità di conservazione del tessuto antico nell’ambito degli interventi di ristrutturazione, è di norma esclusa la demolizione e ricostruzione dell’immobile. La demolizione e ricostruzione dell’immobile è ammessa esclusivamente per le parti aggiunte (superfetazioni) ove ne sia consentito il mantenimento secondo la disciplina del successivo art.13, lett. Y, e per gli edifici che, sulla base della sussistenza dei caratteri originali (vedi TAV 32: PLANIMETRIA STATO DI CONSERVAZIONE ORIGINALITÀ), siano classificati C, E, F, ovvero:

C – EDIFICI STORICI CHE HANNO SUBITO TRASFORMAZIONI IRREVERSIBILI (C) – EDIFICI MODERNI INCONGRUI CON IL CONTESTO (E) – RUDERI – UNITA’ COLLABENTI (F)

4.2. RISTRUTTURAZIONE CON INCREMENTO VOLUMETRICO (S e RP) – Corrisponde all’intervento di ristrutturazione come definito all’art.3 del DPR 380/2001 con possibilità di incremento volumetrico in sopraelevazione e/o su area libera (in adiacenza o meno all’edificio esistente). La possibilità di intervenire con la

demolizione e ricostruzione limitata ai casi illustrati al precedente comma relativo all’intervento di ristrutturazione. Nelle schede per U.M.I. e nelle tavole dei profili l’intervento è indicato con la sigla S in casi di sopraelevazione o R(P) nel caso di incremento planovolumetrico.

4.3. NUOVA COSTRUZIONE O RICOSTRUZIONI DI RUDERI (NC) – Corrisponde all’intervento di nuova costruzione su vuoto urbano, su un rudere, su un lotto inedificato comunque rispettosa degli elementi tipici dell’architettura tradizionale locale, con corretti rapporti tra manufatti, spazi liberi e aree di pertinenza. 4.4. DEMOLIZIONE (D) – È ammessa per le superfetazioni incongrue, per gli edifici, privi di valore storico e/o tipologico e per la creazione di servizi di interesse pubblico (art.52, c.8, NTA del PPR).

ART. 9 Classi di trasformabilità del tessuto edilizio

1. L’edificato è stato classificato in base alla permanenza dei caratteri originari secondo le seguenti categorie:

DESCRIZIONE ORIGINALITÀ DEI CARATTERI

A Edifici storici che hanno conservato le caratteristiche originarie B Edifici storici che hanno subito trasformazioni reversibili C Edifici storici che hanno subito trasformazioni irreversibili D Edifici moderni coerenti con il contesto E Edifici moderni incongrui con il contesto

F Ruderi, unità collabenti, vuoti urbani.

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2. Ad ogni unità edilizia è stata assegnata la classe di trasformabilità sulla base della permanenza dei caratteri originari e del valore storico-tipologico. Ad ogni classe corrisponde una tipologia di intervento edilizio secondo la seguente tabella:

CLASSE DI TRASFORMABILITÀ ORIGINALITÀ INTERVENTO

1 Massima conservazione senza modifiche A RR

2 Conservazione con modifiche funzionali per restituire condizioni di agibilità B RR

3 Ristrutturazione senza aumento planivolumetrico C / D / E R

4 Ristrutturazione con aumento planivolumetrico (sopraelevaz.) C / D / E R / RP / S

5 Manutenzione straordinaria con utilizzo elementi dell’abaco TUTTI MS

6 Ricostruzione su vuoto urbano o rudere / nuova costruzione Lotti liberi / F NC

7 Demolizione E D

3. Le schede U.M.I. stabiliscono per ogni edificio l’intervento ammesso che può essere effettivamente realizzato, previa dimostrazione della legittimità dei volumi esistenti.

ART. 10 Parametri urbanistico–edilizi e destinazioni d’uso degli immobili

1. VOLUMI

– Ai fini del calcolo volumetrico e di quello degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria, per gli interventi da realizzarsi nelle zone all’interno del perimetro del P.P., si applicano le norme sugli extraspessori e le deroghe sulle distanze previste dalle leggi e norme sovraordinate vigenti per l’efficientamento energetico.

– Le cubature aggiuntive previste dal P.P. potranno essere utilizzate per uso residenziale e servizi connessi alla residenza, turistico-ricettivo, artigianale (non moleste), commerciale (esercizi di vicinato), direzionale e socio sanitario, salvo esplicito divieto indicato nella singola scheda.

2. DISTACCHI TRA EDIFICI

– Poiché le aree, oggetto del P.P., fanno parte di un tessuto urbanistico edificato in passato in assenza di norme urbanistiche, si potranno applicare, nei casi in cui non è possibile il rispetto della normativa di cui al R.E. o alle N.T.A. del P.U.C., le norme del codice civile.

3. DISTANZE DAI CONFINI LATERALI

– Per le U.M.I. in cui è prevista nuova edificazione, si dovrà costruire in aderenza al confine, in modo da preservare la continuità della cortina stradale, salvo diversa indicazione della singola scheda dell’U.M.I. Si deroga alla suddetta prescrizione nel caso di affacci o altre servitù legali acquisite dall’edificio confinante: in tal caso si applicano le disposizioni del codice civile.

– Qualsiasi corpo di fabbrica dovrà rispettare l’allineamento della cortina esistente, quindi dovrà essere realizzato lungo il confine stradale. I cortili o giardini saranno interni alla casa (sul retro), salvo situazioni diverse risultanti da stati di fatto o da indicazioni contenute negli elaborati grafici del P.P.

– Gli arretramenti dal filo strada, se non permessi specificatamente nelle schede dell’U.M.I, sono sempre vietati.

4. ALTEZZE

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– Per tutte le unità minime di intervento, nei profili regolatori sono indicate graficamente le altezze massime. Nel caso di sopraelevazione per edifici residenziali, il nuovo volume dovrà avere, di norma, altezza utile interna media massima di mt. 2,70; pertanto, l'altezza massima dell'edificio dovrà essere quella risultante dalla somma delle altezze dei piani esistenti più il nuovo piano (max 3 mt.).

– Nel caso in cui il piano terra esistente abbia altezza utile interna inferiore a mt. 2,70, sarà consentito il sollevamento del 1° solaio, fino al raggiungimento della suddetta altezza utile interna necessaria per l’abitabilità.

– Si richiamano le norme relative ai requisiti igienico-sanitari delle abitazioni che devono essere necessariamente applicate nel caso di interventi eccedenti l’intervento di tipo RR, con classe di trasformabilità 2.

5. DESTINAZIONI D’USO CONSENTITE

– Relativamente alle destinazioni d’uso sono individuate le seguenti categorie funzionali:

a) residenziale, compresi i servizi strettamente connessi alla residenza; b) turistico-ricettiva; c) artigianale; d) direzionale, commerciale (nel rispetto delle norme comunali in materia di commercio) e socio - sanitaria. L’elenco (non esaustivo) delle attività artigianali rumorose prevede:

- falegnameria, - tappezzeria, - fabbro, carrozziere, - officina meccanica e di auto/moto riparazioni, - lavanderia, - altre attività riconosciute tali da specifiche disposizioni normative.

Per tutte queste attività deve essere rispettata la disciplina sul benessere acustico stabilita da norme nazionali, regionali, dal Piano di Zonizzazione Acustica o da regolamento specifico comunale. – Il mutamento della destinazione d’uso, da una categoria funzionale all’altra, è così regolamentato: a) da residenziale è possibile verso tutte le altre categorie con le seguenti limitazioni:

- verso commerciale (inteso come esercizi di vicinato), direzionale, socio sanitario ed artigianale (non molesto) solo al piano terra ed al piano primo;

- verso turistico ricettivo su tutti i livelli. b) da turistico-ricettiva è possibile verso tutte le altre categorie con le seguenti limitazioni:

- verso commerciale (inteso come esercizi di vicinato), direzionale, socio sanitario ed artigianale (non molesto) solo al piano terra ed al piano primo;

- verso residenziale su tutti i livelli.

c) da artigianale è possibile verso tutte le altre categorie; d) da direzionale e commerciale è possibile verso tutte le altre categorie. – Il Consiglio Comunale può consentire, con regolare delibera, destinazioni diverse da quelle indicate, purché compatibili con la destinazione residenziale del CS.

ART. 11 Edifici di interesse storico–artistico e elementi di valore identitario

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1. All’interno del Centro storico sono presenti i seguenti beni culturali soggetti alle prescrizioni della parte II^ del D. Lgs. 22.01.2004, n° 42 1) Chiesa parrocchiale di S. Maria Maddalena e pertinenze, 2) Municipio, 3) Mercato civico, 4) Istituto S. Vincenzo, 5) Complesso demaniale della Marina in piazza Umberto I, 6) Palazzo della Dogana in piazza Indipendenza, 7) Complesso del vecchio ospedaletto, in via Domenico Millelire, 8) Forte di S. Andrea (i Tozzi), 9) Complesso dell’ex Artiglieria. 2. Il PP tutela gli elementi tipici dell’architettura locale e tradizionale in quanto costituenti valore identitario della comunità: - cornici marcapiano e cornici sottodavanzale, - cornicioni modanati, - anelli in ferro, inferriate, intonaci di tipo tradizionale, - balconi, mensole lapidee o di ferro, ringhiere in ghisa o in ferro o lapidee, - architravi monolitiche, elementi esterni (fumaioli, abbaini) di foggia tradizionale, - gradini esterni, scalette, “piazzaletti”, zoccolature in granito. 3. Nelle schede e nelle tavole grafiche, sono indicati gli edifici che hanno mantenuto l'originaria impostazione e che presentano tracce dell’assetto storico.

TITOLO III – MODALITÀ ESECUTIVE DEGLI INTERVENTI

ART. 12 Interventi edilizi – criteri generali

1. Tutti gli interventi dovranno rispettare i caratteri delle costruzioni preesistenti ed essere ispirati al concetto del recupero degli elementi edilizi tradizionali, nel rispetto della organicità della costruzione e del rapporto tra vuoti e pieni, con l’impiego di materiali appartenenti alla tradizione locale. 2. In particolare, a meno che non si documenti esaurientemente il loro stato di fatiscenza irreversibile, dovranno essere conservati gli archi, le volte, le piattabande monolitiche, i gradini esterni, i sistemi di coronamento originari, i balconi con relative mensole, parapetti e ringhiere, gli orizzontamenti con putrelle di ferro e voltine in mattoni, gli orizzontamenti in legno ed elementi di pietra calcarea, gli sporti con volume, i fumaioli, le porte d’ingresso con sovraluce. 3. E’ prescritta la sostituzione di elementi di finitura incongrui con altri di forma e materiale più adatto, con riferimento all’abaco tipologico dei partiti costruttivi e alla tradizione locale. 4. Al fine di garantire ordine e decoro, sulle facciate degli edifici prospettanti spazi pubblici o visibili da vie pubbliche, le sistemazioni di tubi di scarico a vista, canne di ventilazione, canalizzazioni in genere, sostegni e cavi per energia elettrica e arredi telefonici, antenne, devono essere previste e realizzate in modo da rispondere a requisiti d’ordine e di decoro.

5. Solo in caso di N.C. su lotti liberi è prescritta la dotazione di aree per parcheggi privati nella misura minima di 1 mq ogni 10 mc di costruzione.

ART. 13 Interventi edilizi – Elementi costitutivi degli organismi edilizi – prescrizioni

1. Le seguenti norme rappresentano prescrizioni e divieti da osservare negli interventi ricadenti nell'ambito delimitato per il piano particolareggiato.

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Per gli interventi da eseguire in ogni unità minima di intervento, si fa riferimento a quanto nel seguito enunciato.

2. Gli interventi in progetto devono costantemente fare riferimento agli abachi tipologici degli elementi costruttivi (tav. 43) e delle tipologie edilizie (tav. N) allegati al piano.

A. TETTI E TERRAZZE E’ consigliabile la conservazione e/o realizzazione dei manti di copertura a falda inclinata con tegole del tipo coppo in laterizio, ancorché si effettui la demolizione e ricostruzione delle sottostanti strutture portanti. È ammesso l’utilizzo di tegole marsigliesi in laterizio solo ove ne sia documentata l’esistenza nell’edificio originario. Nel caso di rifacimento del manto di copertura, i materiali originari, se integri, dovranno essere accantonati, accuratamente selezionati e, ove possibile riutilizzati, per ricostituire il manto per lo strato esterno La pendenza delle falde non potrà superare quella delle falde presenti nei fabbricati limitrofi e, comunque, il 35%. Terrazze a tasca Gli interventi dovranno tendere ad ottenere il migliore inserimento nel contesto mediante il ripristino dell’andamento delle falde e l’uso dei materiali tradizionali, restando la possibilità di realizzare delle terrazze a tasca entro i limiti percentuali di superficie consentiti. Sugli edifici esistenti si dovrà prevedere, comunque, la conservazione del cornicione o della gronda dell’edificio. Negli edifici che rientrano nelle classi di trasformabilità 1 e 2 non è consentito realizzare terrazze a tasca. Per gli altri edifici nelle classi di trasformabilità 3, 4, 5 e 6 si potrà intervenire nella realizzazione delle terrazze a tasca, preferibilmente sulle falde meno visibili da vie e spazi pubblici, conservando e/o ripristinando le caratteristiche e forme e materiali dell’impianto strutturale del tetto e degli elementi architettonici (cornicioni, mensole…). Di norma si dovrà conservare l’assetto planivolumetrico delle falde di copertura, consentendo l’eliminazione di parti incongrue e di natura superfetativa, con i seguenti limiti: a) la terrazza sia massimo 1/5 della superficie totale della copertura (misurata in piano); b) siano rispettate le distanze e coronamenti di copertura come indicati nel grafico 1; c) non possono essere messi in opera elementi che fuoriescano oltre i 20 cm dalla linea di falda; d) in ogni caso, dovrà essere stabilita la compatibilità ambientale con opportuna documentazione cartografica, fotografica e render tridimensionale.

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Lucernari – Finestre in falda (o finestre di tetto) Si potrà intervenire nel taglio del tetto, conservando e/o ripristinando le caratteristiche forme e materiali dell’impianto strutturale del tetto. Non si potranno realizzare strutture di copertura se non con materiali tradizionali e l’infisso inserito nella copertura deve essere idoneo. 1) Potranno aprirsi lucernari per 1/8 della superficie totale del tetto (misurato in piano), nel numero stabilito secondo i casi e in funzione della dimensione massima della copertura a falde (max 1 ogni 14 mq evitando l’effetto gruviera). 2) In ogni caso dovrà essere stabilita la compatibilità ambientale, con opportuna documentazione cartografica, fotografica e render tridimensionale. 3) I lucernari nello stesso tetto avranno identiche dimensioni e materiali. Il grafico 2 evidenzia i limiti della finestra da tetto con L compreso tra 40 e 120 cm e h compreso tra 80 e 150 cm (misure invertibili).

CONSERVAZIONE DEL MANTO DI COPERTURA IN TEGOLE

In tutti i casi in cui, per risanamento o ristrutturazione, viene smantellato il manto di copertura, eseguito in tegole coppi, è fatto obbligo del ripristino del manto con il medesimo tipo di tegole; nel caso in cui, nella stessa unità costruttiva, il tetto sia realizzato parte in coppi e parte con altro tipo di tegole, nella ricostruzione prevarrà l'obbligo di posa dei coppi per tutta l'unità edilizia.

Qualunque sia il manto di copertura esistente, in questi casi è fatto obbligo della ricostruzione del manto di copertura, esclusivamente con tegole coppi (per esempio per sostituzione lastre ondulate in fibrocemento o colorate).

B. GRONDE Le gronde, realizzate con cornicioni modanati, non potranno essere abolite, ma potrà essere consentita la loro demolizione e ricostruzione, anche a quota differente da quella iniziale, qualora debba essere effettuata la sopraelevazione dell’immobile o la demolizione del tetto, nel rispetto di quanto indicato nelle schede delle singole U.M.I. CONSERVAZIONE DELLE GRONDE ATTUALI INTERNE Nei casi in cui esista il canale di gronda all'interno del filo della muratura di facciata (canaletta interna), è prescritto il ripristino delle condizioni iniziali; in tal caso saranno abbandonati i canali esterni, mentre potranno conservarsi all'esterno i discendenti pluviali. MODIFICHE DI GRONDE IN MURATURA

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Nei casi in cui, a seguito di sopraelevazione o ristrutturazione, sia stato smantellato il canale di gronda interno o l’aggetto tradizionale in pietra o abbandonato uno dei "modi" indicati dall'abaco, è prescritto il suo ripristino.

CONSERVARE LE GRONDE CON AGGETTO IN TEGOLE Nei casi in cui il manto di copertura termini con lo sporto delle tegole, sia esso del tipo con semplice tegola aggettante o con semplici canali, è fatto obbligo la ricostruzione con identico sistema. ELIMINARE I CANALI DI GRONDA ESTERNI Nei casi in cui sia evidente che il canale di gronda esterno è stato eseguito su gronde con aggetto di tegole, e le stesse possano, con semplice asportazione dei canali esterni, essere rievidenziate, è fatto obbligo la eliminazione dei canali esterni, ripristinando le condizioni iniziali. SOSTITUIRE I CANALI DI GRONDA CON AGGETTO DI TEGOLE Nei casi in cui sia evidente che il canale di gronda esterno sia una superfetazione di epoca recente e che lo stesso sia stato eseguito al posto di gronde con aggetto di tegole, è fatto obbligo la eliminazione dei canali esterni e la ricostruzione delle gronde in aggetto di tegole.

POSSIBILITÀ DI INNALZAMENTO DELLA LINEA DI GRONDA

Per garantire l'altezza utile interna abitabile di mt. 2,70, viene indicata la possibilità di aumentare l'altezza della linea di gronda direttamente nelle singole schede dell’U.M.I.

C. APERTURE ESTERNE Gli stipiti, gli architravi, le cornici ad arco delle finestre e/o dei portoni realizzati in pietra locale devono essere conservati. Qualora nell'edificio esistente siano presenti aperture esterne originarie con profilo ad arco, si dovrà rispettare il sistema costruttivo realizzato evitando l'aggiunta di piattabande orizzontali e/o la demolizione degli archi. In ogni progetto dovranno essere chiaramente indicati i tipi di infisso esterno che si intendono realizzare e che dovranno essere, per quanto possibile, di idonea soluzione architettonica e di materiale il più possibile in armonia con l'ambiente circostante. Le nuove aperture in facciata o quelle modificate a seguito di intervento dovranno avere dimensioni e proporzioni analoghe a quelle degli edifici presenti nel CS aventi caratteristiche tradizionali. In ogni caso dovrà essere rispettata la prevalenza dei pieni sui vuoti tipica dell’edilizia storica come rappresentata nell’abaco delle tipologie edilizie e in quello dei partiti costruttivi cui si dovrà obbligatoriamente fare riferimento per dimensioni, partitura, forma, allineamento e distribuzione delle aperture, avuto riguardo alla corrispondente tipologia dell’immobile oggetto di intervento.

D. INFISSI ESTERNI Il rinnovo degli infissi esterni è sottoposto alle limitazioni derivanti dal mantenimento dell’omogeneità tecnologica propria della tradizione locale. A tal fine dovranno essere utilizzati materiali e tecniche della tradizione ed elementi propri dell’edilizia locale (ante, scurini, persiane). I portoncini, le cancellate, le inferriate e gli altri elementi di chiusura e apertura di vani, che siano espressione della tradizione locale, sono preferibilmente conservati o restaurati; altrimenti sono realizzati con tecniche e materiali uguali o simili agli originali.

È prescritto il restauro degli infissi originari presenti, salvo diverse indicazioni delle schede.

Nelle ristrutturazioni a carattere conservativo e nei restauri è prescritto il rispetto delle dimensioni delle aperture originarie, ancorché sottodimensionate rispetto alle norme igienico– edilizie (sup. finestre minore di 1/8 della superficie del locale), al fine di mantenere l’originario rapporto vuoti-pieni.

E’ vietato l'alluminio anodizzato chiaro o bronzato, ivi comprese le vetrine dei negozi.

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E’ ammesso l'utilizzo dell'acciaio o dell'alluminio elettrocolorato o del PVC, soprattutto per persiane, finestre, porte, vetrine ed opere similari, purché di colore scuro o con effetto legno. Negli interventi sulle facciate dovrà essere prevista la rimozione degli infissi incongrui tramite sostituzione con infissi tradizionali. Sia gli infissi posti a filo strada che gli infissi collocati in arretramento dovranno essere posizionati a distanza massima di 30 cm dal filo facciata. La sostituzione della ferramenta degli infissi (cardini, arpioni, squadrette, maniglie, cremonesi, chiavistelli e fermaimposta) dovrà essere effettuata con elementi di forma e lavorazione analoga a quelli tradizionali. Gli infissi esterni dovranno essere trattati con colorazione esclusivamente opaca, dedotta dai colori originali; in mancanza si dovrà procedere alla scelta tra i quattro colori tradizionali: verde, marrone e grigio. E’ vietato l’uso di doppi infissi collocati sul filo esterno della facciata. SOSTITUIRE LA PROTEZIONE DEGLI INFISSI ESTERNI Qualora la protezione degli infissi (persiane, portelloni o similari), sia stata, nel tempo, eseguita difformemente dal disegno unitario dell'edificio che comportava l'utilizzo del legno, è fatto obbligo del ripristino con questo materiale o con analogo di medesima validità (alluminio scuro elettrocolorato, PVC scuro o altro ma solo - in questi casi - a seguito di presentazione di campioni e rilascio di apposito provvedimento da parte dell’organo competente. CONSERVARE GLI INFISSI ESTERNI (se indicato nella scheda dell’U.M.I.)

E' fatto obbligo della conservazione degli attuali infissi in legno, se originari, eventualmente ripristinandone le parti irrimediabilmente deteriorate.

SOSTITUIRE O INTEGRARE GLI INFISSI ESTERNI

Qualora gli infissi esterni, finestre, portefinestre e portoni, siano stati eseguiti difformemente dal disegno unitario dell'edificio, è fatto obbligo del ripristino con materiali più conformi. In particolare, ove presenti avvolgibili in PVC, è possibile montare anche le persiane esterne, meglio se in sostituzione degli avvolgibili stessi.

E. TINTEGGIATURE, PITTURE E INTONACI ESTERNI – DISCIPLINA DEL COLORE Le tinteggiature, gli intonaci e i diversi materiali di rivestimento devono presentare un insieme armonico lungo tutta l’estensione della facciata e di tutte le fronti esterne dell’edificio. Le parti in pietra (portali, cornicioni), presenti negli edifici e che rappresentano elementi documentali di significato storico e/o architettonico vanno conservate allo stato originario e i necessari interventi manutentivi non devono prevedere nessun tipo di tinteggiatura, intonacatura o rimozione. Le facciate e le porzioni di edifici visibili dal suolo pubblico devono essere intonacate integralmente. Il colore delle facciate deve preferibilmente riprendere quello originale; laddove non sia possibile individuare la cromia originale, deve essere impiegato un colore ad azione neutralizzante che si rapporti armonicamente con le tinte delle facciate degli edifici adiacenti e circostanti. E’ vietato realizzare zoccolature esterne con materiali lapidei estranei alla tradizione edilizia locale (es. fillade) e con “placchette” ad opus incertum, di produzione commerciale. Sono vietati i rivestimenti esterni in piastrelle di qualunque genere. Nel rispetto dei valori ambientali del C.S., il proprietario, prima di procedere alle tinteggiature esterne, sottoporrà all’organo competente (per apposita verifica di conformità) i campioni dei materiali che intende usare, con prove del colore in situ. Negli interventi che interessano ristrutturazioni o sopraelevazioni, è fatto obbligo di sostituire le pitture eseguite con materiali moderni spruzzati o plastici (per esempio: rivestimenti del tipo graffiato, rullato), con pitture per esterni che garantiscano effetti cromatici nella gamma dei colori delle terre, ed, in ogni caso, secondo i colori predominanti dell'isolato; è in ogni caso tassativamente vietato l'uso di tinte forti ed è fatto obbligo di sottoporre le campionature per la approvazione all’organo competente.

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F. CONDUTTURE AEREE Le condutture aeree di qualsiasi specie ed i relativi sostegni devono essere collocati con particolare riguardo all'impatto visivo, in modo da non deturpare le facciate degli edifici.

In caso di rifacimento di linee aeree, l’organo competente può imporre l'interramento dei cavi all'ente gestore del servizio, in considerazione della esistenza di un bene paesaggistico (centro di antica e prima formazione) e di un vincolo ministeriale di interesse culturale sull’intera isola.

G. IMPIANTI TECNOLOGICI (SERBATOI D’ACQUA, IMPIANTI CONDIZIONAMENTO) E’ ammesso l’adeguamento e l’inserimento di impianti tecnologici purché non alterino la struttura statica degli edifici e l’immagine complessiva dell’ambito architettonico e storico dell’unità edilizia. Le unità esterne degli impianti dovranno essere collocate nei cortili o nel volume del sottotetto. In caso di impossibilità è ammessa la collocazione in nicchia ricavata nella facciata e schermata da sportello metallico verniciato col medesimo colore della stessa. E' vietato sistemare serbatoi d'acqua o similari, in parti esterne ai fabbricati, visibili dalle pubbliche vie. Nicchie esterne contatori acqua Le nicchie dei contatori delle utenze idriche, d'intesa con l'ente gestore il servizio, dovranno essere preferibilmente trasferite da parete a pavimento. Sportelli contatori ENERGIA ELETTRICA (ed in futuro GAS) Gli sportelli dei contatori dovranno essere tinteggiati come la facciata. Pompe di calore, split e apparecchiature per la climatizzazione La installazione di pompe di calore, mobiletti split e impianti similari per la climatizzazione degli ambienti dovrà rispettare le seguenti regole: - è vietata la installazione esterna su facciate visibili dalle pubbliche vie, a meno che l'impianto non venga opportunamente schermato o presenti - comunque - un posizionamento coerente con i motivi architettonici delle facciate, in questo caso è necessario il titolo abilitativo comunale; - sono vietati i cavi elettrici correnti a vista su facciate visibili dalle pubbliche vie; - gli scarichi dell'acqua di condensa non dovranno essere visibili dalle pubbliche vie e dovranno essere convogliati nelle reti di raccolta delle acque, con divieto di gocciolamento sui pubblici spazi; - è suggerita la installazione di apparecchiature senza unità esterne. Di norma è previsto l’obbligo di spostare in posizione meno visibile i condizionatori esterni, le antenne paraboliche, le caldaiette a gas e/o altri elementi tecnologici che rappresentino dei detrattori visivi.

H. ANTENNE La installazione di antenne televisive tradizionali dovrà rispettare le seguenti regole: - per ogni edificio non potrà essere installata più di una antenna; - sono tassativamente vietate le installazioni su facciate e terrazzi visibili dall'esterno; - sono vietati i cavi esterni correnti a vista su facciate visibili dalle vie. Le antenne paraboliche dovranno essere posizionate in modo da essere il meno visibili possibile dalle aree pubbliche (strade, piazze). Le parabole devono presentare una colorazione capace di mimetizzarsi con quella del manto di copertura, della facciata o dell’ambiente, a seconda del posizionamento, oppure essere in materiale trasparente. Le parabole dovranno avere come dimensione massima un diametro di cm. 80. Il supporto di appoggio (distanza tra piano di collocazione e bordo inferiore della parabola) non potrà essere maggiore di cm. 50. Le antenne paraboliche non devono sporgere dal perimetro del tetto stesso e non devono sporgere oltre il punto più alto del tetto (colmo) per più di cm. 180 compreso il palo di supporto. Per i tetti piani l’altezza massima ammessa è determinata dal supporto di appoggio (massimo cm. 50) e dalla parabola (massimo cm. 80).

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La distribuzione alle singole unità interne degli edifici dovrà avvenire attraverso canalizzazioni interne. Per quanto riguarda le antenne per telefonia cellulare e per radio telecomunicazioni, stazioni radio base (SBR) e installazioni fisse che generano campi elettromagnetici, nell'area perimetrata dal P.P. è esclusa la installazione di impianti di questo tipo, fatte salve le esigenze delle forze dell’ordine e dei militari. Si richiamano le Direttive Regionali in materia di inquinamento elettromagnetico. I. EDILIZIA SOSTENIBILE Gli interventi nel CS devono ispirarsi a criteri di sostenibilità e basso impatto ambientale. Per quanto riguarda la riduzione del fabbisogno energetico, la produzione di corrente elettrica da fonte solare (fotovoltaico), il contenimento dei consumi idrici e la impermeabilizzazione dei suoli si rimanda all’APPENDICE 6 – LINEE GUIDA PER LA BIOARCHITETTURA E L’EDILIZIA SOSTENIBILE. J. AGGETTI Non sono consentiti balconi in aggetto sulla strada a quota inferiore a mt. 3,50, salvo sia dimostrato che gli stessi non interferiscono con la circolazione. L’estensione dell’aggetto non potrà superare la larghezza del marciapiede, ove presente, e comunque dovrà essere inferiore o uguale a 1,20 m (e non potrà in nessun caso essere chiuso).

K. SISTEMI DI OSCURAMENTO ESTERNI Sono vietati porte, gelosie, persiane e sportelli sporgenti oltre 30 cm dal filo della facciata e che si aprono verso lo spazio pubblico ad altezze inferiori ai mt. 3.00, salvo deroghe per limitati casi particolari riguardanti edifici ove siano già presenti tali elementi. L. LOGGE, VERANDE, PORTICATI E ELEMENTI SIMILARI

Si fa riferimento all’abaco degli elementi costruttivi.

M. ARCHI E VOLTE Le volte e gli archi esistenti devono essere conservati integralmente in tutte le loro caratteristiche, nel caso di criticità statiche si provvederà ad eliminarne le cause con opportune tecniche di consolidamento. N. STRUTTURE ORIZZONTALI Le strutture orizzontali originali (solai in legno, volte in ferro con voltine) devono essere mantenute nelle loro caratteristiche costruttive, fatti salvi gli adeguamenti necessari per garantire l’impermeabilizzazione e la coibentazione, con esclusione della modifica delle quote d’imposta, di gronda, di colmo e delle pendenze, salvo quanto diversamente indicato nelle singole schede dell’U.M.I. Qualora si renda necessario il rifacimento di singoli elementi questo è effettuato coerentemente con la struttura architettonica esistente e con il tessuto insediativo, privilegiando l’uso di tecniche locali. O. INTERVENTI SULLE STRUTTURE VERTICALI (MURI DI FACCIATA, MURI MAESTRI) Nel caso di interventi di consolidamento statico, non diversamente realizzabili, è ammesso l’inserimento di strutture in cemento armato o in acciaio, che, normalmente, non dovranno essere visibili dall’esterno. Così pure, nel caso si renda necessaria la formazione di cordoli di coronamento in c.a.; essi, ove possibile, dovranno essere realizzati all’interno del muro di facciata, lasciando verso l’esterno un ricorso o filare della muratura antica esistente che funzionerà da cassaforma per il getto. P. SCALE Le scale antiche dovranno essere semplicemente restaurate negli elementi deteriorati; esse dovranno conservare l’andamento, la pendenza, le caratteristiche delle rampe, il numero dei gradini e dei pianerottoli, fatto salvo l’eventuale adeguamento per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Q. BALCONI

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Per i balconi tradizionali antichi è ammessa la sola manutenzione ed il restauro ai fini della conservazione del bene architettonico. Nelle ristrutturazioni, se indicato nelle singole schede, l'intervento è condizionato alla riduzione delle dimensioni (in lunghezza) del balcone o dei balconi. R. ELEMENTI IDENTITARI Vanno salvaguardati gli aspetti iconografici del centro storico quali: i percorsi, pavimentazioni antiche in strade e cortili, portoni, inferriate, fumaioli, cancelli, recinzioni, insegne, capitelli, roste, lunette, murales, decorazioni, pozzi, giardini e quant'altro collabori a determinare l'immagine storica del centro urbano. E’ sempre prescritto il mantenimento degli elementi architettonici originari (portali, lesene, paraste, fasce, cornici e cornicioni), delle opere di finitura (cornici delle porte, delle finestre, dei balconi e delle loro mensole, infissi e ringhiere, gradini esterni di accesso). In particolare, è sempre prescritto il recupero e il mantenimento di componenti quali:

- panche; - anelli in ferro battuto; - elementi di sostegno dei balconi, quali mensole e ringhiere in ferro battuto, mensole in granito o in

marmo; parapetti balconi in marmo lavorato; - sopraluce di porte e portali con profili ad arco e rettangolare (roste), in ferro battuto o in alternativa

inglobato nella parte superiore dell’infisso con inserti in ferro battuto o solo vetro; - inferriate in ferro battuto delle finestre; - soglie e gradini, scalette, “piazzaletti”; - davanzali finestre di ardesia o granito o marmo; - serramenti quali porte, finestre, sportelloni, porte con spioncino. ecc in legno naturale o colorato o

altri materiali; - paracarri di forma troncoconica nelle soluzioni d’angolo; - comignoli e canne fumarie (a sezione triangolare) in pietra cantone col sistema delle tegole

tradizionali a forbice; forni, pozzi; - selciati o altre pavimentazioni lapidee; - cornici modanate con canale di gronda esterno o interno; - cornici con coppi aggettanti; - cornici di contorno delle aperture esterne (mostre); - cornici sottogronda realizzate in pietra; - cornici di contorno delle aperture esterne (porte, finestre) realizzate in pietra locale.

S. FOCOLAI, FORNI E CAMINI, CONDOTTI DI CALORE E CANNE FUMARIE Le canne fumarie devono essere opportunamente dimensionate in funzione dell'altezza della costruzione, realizzate con idonea soluzione estetica e conformemente alle vigenti norme tecniche e alla tradizione edilizia locale, nel rispetto delle vigenti norme UNI in materia di evacuazione dei prodotti della combustione. Non sono, pertanto, ammesse nuove canne fumarie esterne sul prospetto strada. Le canne fumarie esistenti dovranno essere rivestite e, ove possibile, conglobate nei volumi edilizi già realizzati. I terminali dovranno essere in laterizio o cemento pressato, con esclusione di elementi in lamiera e, preferibilmente, realizzati in modo tradizionale con il sistema delle 2 tegole a forbice o con tipologia simile a quella esistente nell’edificato storico.

T. PROSPETTI, FACCIATE E SUPERFICI ESTERNE La conservazione e il restauro delle facciate e delle superfici esterne sono attuati sulla base della valutazione analitica delle tecniche tradizionali, dei materiali e delle successive trasformazioni. Il ripristino generalizzato dell’intonaco su superfici in pietra, al presente a vista, è consentito solo se rispondente ad esigenze di un corretto e rigoroso restauro. La rimozione dell’intonaco originario è di norma vietata.

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U. MURATURE La conservazione, il consolidamento, il ripristino e la ricostruzione delle murature, sono attuati con l’impiego di tecniche definite in continuità con le caratteristiche costruttive ed estetiche tradizionali. V. MURETTI DI RECINZIONE E DI CONTENIMENTO I muretti a secco o legate con malta, così come i gradini esterni esistenti, devono essere mantenuti, restaurati e ripristinati, nella loro estensione e consistenza con materiali locali. W. MANUFATTI PRECARI E AMOVIBILI NEI GIARDINI (TETTOIE) Rientrano nella fattispecie delle opere consentite al punto precedente solo quei manufatti ricadenti nel concetto di “manufatti precari e amovibili”, così come definiti dalla giurisprudenza costante e dominante:

- strutture che, per la loro oggettiva funzione, recano in sé visibili i caratteri di una durata limitata in un ragionevole lasso temporale;

- estrinseca funzione parametrabile ad una esigenza limitata nel tempo; - uso specifico e temporalmente limitato del bene; - struttura rimovibile per smontaggio e non per demolizione.

X. SOTTOTETTI La realizzazione di sottotetti abitabili per il solo scopo abitativo è consentita nel rispetto delle prescrizioni contenute nelle norme sovraordinate regionali. Ai fini del riutilizzo del sottotetto ad uso abitativo, potrà essere consentita la traslazione dell’ultimo solaio piano per consentire il raggiungimento delle altezze minime interne, previste dalle norme igienico sanitarie per i locali abitabili. Y. SUPERFETAZIONI – RICOSTRUZIONE A SEGUITO DI CROLLI Con il termine di superfetazione si intende ogni parte di un edificio che risulti costruita in aggiunta all’organismo originario, alterandone l’assetto formale e con caratteristiche tali da compromettere l’originaria tipologia o diminuire la qualità architettonica dell’edificio stesso, anche in riferimento al contesto circostante. Si può estendere questa definizione anche alle costruzioni incongrue, estranee all’insediamento storico, il cui carattere compromette la qualità del paesaggio urbano. Nelle schede delle unità edilizie è prevista la possibilità di rimuovere le superfetazioni, intendendo con tale termine sia le superfetazioni puntuali di parti strutturali e/o funzionali connesse all’edificio, sia quelle dovute ad impianti sia quelle disgiunte dagli edifici stessi (es. nel cortile). Nel caso di crolli, parziali o totali, dovuti ad eventi eccezionali e non intenzionali, può essere consentita la ricostruzione di quanto preesistente, ad esclusione delle superfetazioni, nei limiti del volume e della superficie utile preesistente. Z. AUTORIMESSE E MAGAZZINI E’ vietato l’uso di nuovi infissi metallici per la chiusura di garage e magazzini. In tali casi è prescritto l’utilizzo delle tipologie previste negli abachi. In presenza di infisso metallico per la chiusura di posti macchina e/o magazzini preesistenti, si raccomanda il rivestimento con elementi lignei o la sostituzione con altro infisso metallico effetto legno o legno.

AA. INTERVENTI PER IL RIUSO DEGLI SPAZI DI GRANDE ALTEZZA (soppalchi) 1. E’ sempre consentita la realizzazione di soppalchi a condizione che non pregiudichino la statica dell’edificio. I soppalchi possono essere ottenuti anche attraverso la traslazione di partizioni interne orizzontali, diverse dai solai di calpestio, non più funzionali all’organismo edilizio, quali solai di controsoffitto privi di qualsiasi valore artistico, decorativo, costruttivo e materico. 2. I soppalchi sono ammessi per non più del 40% della superficie sottostante e per le unità abitative che abbiano altezze medie di interpiano esistenti, che consentano di rispettare le altezze minime relative alla destinazione prevista per i locali, tali da permettere una ripartizione delle altezze per gli spazi sottostanti, comunque, non inferiore a 2,40 metri e, per la parte soprastante, una altezza media non inferiore a 2,00 metri.

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3. Nei vani individuati con la nuova ripartizione, sia al piano inferiore che a quello superiore, sono rispettate le altre prescrizioni igienico-sanitarie previste dallo strumento urbanistico comunale generale. 4. Le nuove superfici in aumento individuate con la realizzazione dei soppalchi rientrano nel calcolo delle superfici finestrate. Sono ammesse nuove aperture finestrate solo se previste nella singola scheda dell’UMI. 5. Il soppalco è realizzato parzialmente in arretramento rispetto alle pareti esterne del prospetto principale. La ripartizione orizzontale, in nessun caso, si addossa a finestre e/o aperture esistenti per non alterare di riflesso l’originaria ripartizione del manufatto sul prospetto. 6. La realizzazione di un soppalco non determina la realizzazione di un nuovo volume urbanistico e non richiede nuove aree per parcheggio.

AA. OPERE INCONGRUE Il PP incentiva la riqualificazione dei cortili e dei giardini del CS per aumentare la qualità ambientale del contesto. A tal fine è fatto obbligo ai proprietari di sistemare i giardini con l’utilizzo delle specie vegetali tipiche del luogo e il rifacimento dei muri con pietra utilizzando tecniche di posa e materiali tradizionali; segni che distinguono la

peculiarità del centro, ne richiamano le origini e sostituiscono gli interventi recenti, spesso realizzati con blocchetti di calcestruzzo non intonacati, che costituiscono elementi di degrado dello spazio urbano.

ART. 14 Opere incongrue

1. Per opere incongrue si intendono manufatti, edifici e opere materiali, di valore estetico nullo o negativo o in disarmonia con il contesto, che causano la perdita di identità del luogo. 2. Tali edifici o parti di edifici sono stati individuati nelle singole schede e per essi sono state indicate particolari modalità di intervento. 3. Il PP promuove la riqualificazione del CS attraverso interventi di sostituzione degli edifici incongrui e rimodulazione e costruzione degli spazi degradati. I nuovi interventi devono seguire i seguenti criteri e principi:

– In caso di ristrutturazione si devono eliminare gli elementi incongrui, – I volumi dovranno essere semplici secondo gli schemi tipologici diffusi nel CS, – Le facciate dovranno attestarsi a filo strada e in continuità e aderenza con quelle degli edifici adiacenti, – Potrà essere utilizzato sia il linguaggio tipico dell’edilizia tradizionale, sia un linguaggio contemporaneo e lineare, che rielabori gli elementi tipici nel rispetto del contesto.

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APPENDICI ALLE N.T.A.

APPENDICE 1 – SIMBOLOGIA ADOTTATA

A.C.

C.S.

D.A.

D.M.

G.R.

L.R.

N.T.A.

AMMINISTRAZIONE COMUNALE

CENTRO STORICO

DECRETO ASSESSORIALE

DECRETO MINISTERIALE

GIUNTA REGIONALE

LEGGE REGIONALE

NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE

P.P. PIANO PARTICOLAREGGIATO

P.P.R.

P.U.C.

R.E.

U.M.I.

S.A.B.A.P. SUAPE U.U.

PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE PIANO URBANISTICO COMUNALE REGOLAMENTO EDILIZIO UNITÀ MINIMA DI INTERVENTO SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGIA, BELLE ARTI E PAESAGGIO SPORTELLO UNICO PER LE ATTIVITA’ PRODUTTIVE E PER L’ATTIVITA’ EDILIZIA U.U. UNITA’ URBANISTICA

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APPENDICE 2 – ELENCO ELABORATI PP

TAVOLA : ALLEGATI TESTUALI

1 ALLEGATO A – Relazione generale

2 ALLEGATO B – Rapporto ambientale preliminare

3 ALLEGATO C – Relazione sintetica per la dimostrazione del rispetto degli artt. 52 e 53 del PPR 2006

4 ALLEGATO D – Computi planivolumetrici stato di fatto e previsioni di piano

5 ALLEGATO E1 – Schede dei beni culturali

6 ALLEGATO E2 – Schede dei beni paesaggistici

7 ALLEGATO E3 – Schede dei beni identitari

8 ALLEGATO F – Relazione sul sistema delle unità urbanistiche

9 ALLEGATO G – Relazione sullo stato di attuazione del P.P. decorso e sul supporto alle nuove decisioni sul P.P. 2017

10 ALLEGATO H – Relazione geologica - geotecnica

11 ALLEGATO I – Vedute tridimensionali isolati

12 ALLEGATO L – Analisi della struttura delle unità urbanistiche

13 ALLEGATO M – Analisi della struttura degli spazi di relazione

14 ALLEGATO N – Analisi delle tipologie edilizie

15 ALLEGATO O – Norme tecniche di attuazione

16 ALLEGATO P – Norme sui colori delle facciate

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TAVOLA : PROFILI SCALA

1 TAVOLA R1 – Profilo comparto 1 – Piazzetta Ammiraglio Saint Bon – rione Quarantena o Sanità 1:200

2 TAVOLA R2 – Profilo comparto 2 - via Fabio Filzi – rione Quarantena o Sanità 1:200

3 TAVOLA R3 – Profilo comparto 3 – Centro servizi Cala Gavetta – Piazza Barò rione Quarantena o Sanità 1:200

4 TAVOLA R4 – Profilo comparto 4 – via Santo Stefano – Piazza Barò rione Quarantena o Sanità 1:200

5 TAVOLA R5 – Profilo comparto 5 – Piazza Barò – via D. Millelire – rione Spiniccio 1:200

6 TAVOLA R6 – Profilo comparto 6 – ex ospedaletto rione Spiniccio 1:200

7 TAVOLA R8 – Profilo comparto 8 – via Monte Sinai – D. Millelire – rione Spiniccio 1:200

(8) – Profilo comparto 7 – (biglietteria traghetti e cabina Enel: non restituito)

9 TAVOLA R9 – Profilo comparto 9 – piazza Barò – via Cloro – rione Spiniccio 1:200

10 TAVOLA R10 – Profilo comparto 10 – via Cloro – via Gianicolo – rione Spiniccio 1:200

11 TAVOLA R11 – Profilo comparto 11 – via D’Azeglio – via Gianicolo – rione Spiniccio 1:200

12 TAVOLA R12 – Profilo comparto 12 – via Cloro – piazza Caprera – rione Spiniccio 1:200

13 TAVOLA R13 – Profilo comparto 13 – via D’Azeglio – via Guerrazzi – rione Spiniccio 1:200

14 TAVOLA R14 – Profilo comparto 14 – via Guerrazzi ovest – rione Spiniccio 1:200

15 TAVOLA R15 – Profilo comparto 15 – via Guerrazzi ovest – via Cloro – rione Spiniccio 1:200

16 TAVOLA R16 – Profilo comparto 16 – via Cloro – via Cissia est – rione Spiniccio 1:200

17 TAVOLA R17 – Profilo comparto 17 – via Spargi – via Guerrazzi est – rione Spiniccio 1:200

18 TAVOLA R18 – Profilo comparto 18 - via Mentana – via E. d’Arborea – rione Spiniccio 1:200

19 TAVOLA R19 – Profilo comparto 19 – via Mentana – via Cissia ovest – rione Spiniccio 1:200

20 TAVOLA R20 – Profilo comparto 20 – via Bonifacio nord – rione Spiniccio 1:200

21 TAVOLA R21 – Profilo comparto 21 – piazza Principe Tommaso – via Giusti – rione Spiniccio 1:200

22 TAVOLA R22 – Profilo comparto 22 – casa Giuseppe Zicavo (Roberts) – rione U. Molu 1:200

23 TAVOLA R23 – Profilo comparto 23 – Palazzo Manini – Grondona – rione Bassa Marina 1:200

24 TAVOLA R24 – Profilo comparto 24 – via Amendola – via Azuni – rione Bassa Marina 1:200

25 TAVOLA R25 – Profilo comparto 25 – via Amendola – Mazzini - Corsica – rione Bassa Marina 1:200

26 TAVOLA R26 – Profilo comparto 26 – Hotel Excelsior – rione Bassa Marina 1:200

27 TAVOLA R27 – Profilo comparto 27 – via Garibaldi sud – via Nizza ovest - Amendola – rione Bassa Marina

1:200

28 TAVOLA R28 – Profilo comparto 28 – via Garibaldi sud – via Nizza est – rione Bassa Marina 1:200

29 TAVOLA R29 – Profilo comparto 29 – via Garibaldi sud vicolo A – vicolo B – rione Bassa Marina 1:200

30 TAVOLA R30 – Profilo comparto 30 – via Garibaldi sud – vicolo B – vicolo C – rione Bassa Marina 1:200

31 TAVOLA R31 – Profilo comparto 31 - via Amendola da vic. C a piazza Umberto – via Garibaldi sud 1:200

32 TAVOLA R32 – Profilo comparto 32 – via Pier Capponi – via Principe di Napoli sud – rione U. Molu 1:200

33 TAVOLA R33 – Profilo comparto 33 – Mercato civico rione Marina 1:200

34 TAVOLA R34 – Profilo comparto 34 – Municipio rione Marina 1:200

35 TAVOLA R35 – Profilo comparto 35 – via Principe di Napoli nord – via Luca Spano – rione U Molu 1:200

36 TAVOLA R36 – Profilo comparto 36 – via Italia est – via XX Settembre sud – via Mazzini rione Marina 1:200

37 TAVOLA R37 – Profilo comparto 37 – via XX Settembre sud – via Luca Spano rione Marina 1:200

38 TAVOLA R38 – Profilo comparto 38 – piazza XXIII Febbraio – via XX Settembre nord – corso Vitt. Emanuele sud

1:200

39 TAVOLA R39 – Profilo comparto 39 – via XX Settembre nord – largo Matteotti 1:200

40 TAVOLA R40 – Profilo comparto 40 – piazza Garibaldi – via N. Fabrizi sud 1:200

41 TAVOLA R41 – Profilo comparto 41 – via B. Bixio – via N. Fabrizi sud – via Garibaldi nord 1:200

42 TAVOLA R42 – Profilo comparto 42 – via Garibaldi nord – via Angioy sud 1:200

43 TAVOLA R43 – Profilo comparto 43 – via Garibaldi nord – via Tola 1:200

44 TAVOLA R44 – Profilo comparto 44 e 131 – via Garibaldi – via Fanti – via Reg. Margherita 1:200

45 TAVOLA R45 – Profilo comparto 45 – via Ilva – Reg. Margherita sud – via Ferraccio 1:1.000 - 1:200

46 TAVOLA R46 – Profilo comparto 46 – via N. Fabrizi nord – via Piave 1:200

47 TAVOLA R47 – Profilo comparto 47 – via N. Fabrizi nord – piazza Ferraccio 1:200

48 TAVOLA R48 – Profilo comparto 48 – via Angioy ovest – piazza Ferraccio 1:200

49 TAVOLA R49 – Profilo comparto 49 – via Angioy nord – via Tola 1:200

50 TAVOLA R50 – Profilo comparto 50 – via Tola – trav. Via Tola 1:200

51 TAVOLA R51 – Profilo comparto 51 – via Oberdan – Magenta – Montebello ovest – rione Castelletto 1:200

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52 TAVOLA R52/53 – Profilo comparto 52-53 – Corso Vittorio Emanuele – via Zonza – via Baron Manno 1:200

53 TAVOLA R54 – Profilo comparto 54 – via Zonza nord – via Solferino sud – rione Castelletto 1:200

54 TAVOLA R55 – Profilo comparto 55 – via Solferino sud – via Goito sud – rione Castelletto 1:200

55 TAVOLA R56 – Profilo comparto 56 – via Goito nord – via Magenta sud – rione Castelletto 1:200

56 TAVOLA R57 – Profilo comparto 57 – piazza Principe Tomaso – via P. Isabella est – rione Castelletto 1:200

57 TAVOLA R58 – Profilo comparto 58 – via P. Isabella ovest – via Castelfidardo – rione Castelletto 1:200

58 TAVOLA R59 – Profilo comparto 59 – via Magenta nord – via Cavour sud – rione Castelletto 1:200

59 TAVOLA R60 – Profilo comparto 60 – via Magenta nord – via Cavour sud – piazza Zebù – rione Castelletto 1:200

60 TAVOLA R61 – Profilo comparto 61 – piazza Zebù – piazzetta Amsicora – rione Castelletto 1:200

61 TAVOLA R62 – Profilo comparto 62 – piazza Dante sud – via Cavour nord – rione Castelletto 1:200

62 TAVOLA R63 – Profilo comparto 63 – largo Viggiani sud – via Cavour nord – rione Castelletto 1:200

63 TAVOLA R64 – Profilo comparto 64 – via Viggiani – piazza Dante – rione Castelletto 1:200

64 TAVOLA R65 – Profilo comparto 65 – largo Viggiani est – via Ilva ovest – rione Castelletto 1:200

65 TAVOLA R66 – Profilo comparto 66 – via Cairoli est – via Montebello – rione Castelletto 1:200

66 TAVOLA R67 – Profilo comparto 67 – largo Viggiani – via Ilva est – via Cairoli – rione Castelletto 1:200

67 TAVOLA R68 – Profilo comparto 68 – via Cairoli – via A. Millelire – via Zicavo – rione Castelletto 1:200

68 TAVOLA R69 – Profilo comparto 69 – via A. Millelire – via Castelfidardo rione Castelletto 1:200

69 TAVOLA R70 – Profilo comparto 70 – via Cairoli ovest – via G. Zicavo est rione Castelletto 1:200

70 TAVOLA R71 – Profilo comparto 71 – via G. Zicavo ovest – via Marco Polo est bassa – rione Alivi 1:200

71 TAVOLA R72 – Profilo comparto 72 - via G. Zicavo ovest – via Marco Polo est alta – rione Alivi 1:200

72 TAVOLA R73 – Profilo comparto 73 – via Marco Polo ovest bassa – via C. Colombo est – rione Alivi 1:200

73 TAVOLA R74 – Profilo comparto 74 - via Marco Polo ovest media – via C. Colombo est – rione Alivi 1:200

74 TAVOLA R75 – Profilo comparto 75 – via Cairoli est – via M. Polo est alta – rione Alivi 1:200

75 TAVOLA R76 – Profilo comparto 76 – via M. Polo ovest alta – via C. Colombo est – rione Alivi 1:200

76 TAVOLA R77 – Profilo comparto 77 – via A. Millelire – via Volta – via M. Polo ovest bassa rione Alivi 1:200

77 TAVOLA R78 – Profilo comparto 78 – via C. Colombo ovest media – via Gioia – via Torricelli – rione Alivi

1:200

78 TAVOLA R79 – Profilo comparto 79 – via G. Galilei ovest – via Torricelli ovest – rione Alivi 1:200

79 TAVOLA R80 – Profilo comparto 80 – via Lamarmora bassa – via Galilei est bassa – rione Alivi 1:200

80 TAVOLA R81 – Profilo comparto 81 – via Lamarmora alta – via Galilei est alta – rione Alivi 1:200

81 TAVOLA R82 – Profilo comparto 82 – via Cairoli ovest alta – via Colombo est – rione Alivi 1:200

82 TAVOLA R83 – Profilo comparto 83 – via Colombo est – via Galilei ovest media – rione Alivi 1:200

83 TAVOLA R84 – Profilo comparto 84 – via Colombo est alta – via Galilei ovest alta – rione Alivi 1:200

84 TAVOLA R85 – Profilo comparto 85 – chiesa S. Maria Maddalena 1:200

85 TAVOLA R86 – Profilo comparto 86 – via Sulis – Alibertini – Reg. Margherita nord 1:200

86 TAVOLA R87-88 – Profili comparti 87-88 – via Alibertini – Albini – vico A e B Reg. Margherita 1:200

87 TAVOLA R89 – Profilo comparto 89 – via Albini sud – via Reg. Margherita alta nord 1:200

88 TAVOLA R90 – Profilo comparto 90 – via C. Galliano sud – via Sulis nord 1:200

89 TAVOLA R91 – Profilo comparto 91 – via Ilva – Piazzetta Verdi 1:200

90 TAVOLA R92 – Profilo comparto 92 – via C. Galliano nord – piazza M. Toselli 1:200

91 TAVOLA R93 – Profilo comparto 93 – piazzetta Verdi – vicolo A Magg. Leggero 1:200

92 TAVOLA R94 – Profilo comparto 94 – piazza M. Toselli nord – via Petrarca 1:200

93 TAVOLA R95 – Profilo comparto 95 – via M. Leggero est – via Petrarca ovest 1:200

94 TAVOLA R96 – Profilo comparto 96 – via M. Leggero est – piazza Palestro – via Petrarca 1:200

95 TAVOLA R97 – Profilo comparto 97 – via M. Leggero – via Cappellini – piazza Palestro – rione Li Capanneddi

1:200

96 TAVOLA R98 – Profilo comparto 98 – via Ilva est – via Volturno est 1:200

97 TAVOLA R99 – Profilo comparto 99 – via Volturno est – via Ungaretti 1:200

98 TAVOLA R100 – Profilo comparto 100 – via Ungaretti nord – via Monterotondo est – v. Magg. Leggero ovest 1:200

99 TAVOLA R101 – Profilo comparto 101 – via M. Leggero ovest – via Monterotondo est 1:200

100 TAVOLA R102 – Profilo comparto 102 – via D. Corti est – via M. Leggero ovest – via Zampiano 1:200

101 TAVOLA R103 – Profilo comparto 103 – via D. Corti est bassa – via Monterotondo ovest bassa 1:200

102 TAVOLA R104 – Profilo comparto 104 – via D. Corti est media – via Monterotondo alta 1:200

103 TAVOLA R105 – Profilo comparto 105 – via Ilva – vicolo A. Ilva – via Monterotondo 1:200

104 TAVOLA R106 – Profilo comparto 106 – via R. Sanzio est – via D. Corti ovest 1:200

105 TAVOLA R107 – Profilo comparto 107 – via Cairoli est – via R. Sanzio – via L. Da Vinci 1:200

106 TAVOLA R108 – Profilo comparto 108 – via Cairoli alta est – via Quasimodo – via L. da Vinci 1:200

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107 TAVOLA R109 – Profilo comparto 109 – via L. da Vinci est – via Zampiano sud – via R. Sanzio 1:200

108 TAVOLA R110 – Profilo comparto 110 – via R. Sanzio est – via D. Corti ovest 1:200

109 TAVOLA R111 – Profilo comparto 111 – via R. Sanzio alta est – via D. Corti alta ovest 1:200

110 TAVOLA R112 – Profilo comparto 112 – via R. Sanzio alta ovest – via D. Minzoni sud 1:200

111 TAVOLA R113 – Profilo comparto 113 – via L. Da Vinci alta – via Asquer ovest 1:200

112 TAVOLA R114 – Profilo comparto 114 – via Asquer est – via Roma – via M. Leggero alta ovest 1:200

113 TAVOLA R115 – Profilo comparto 115 – via Balilla nord – via Balbo ovest – via Magg. Leggero est rione ‘u Compulu

1:200

114 TAVOLA R116 – Profilo comparto 116 – via Cappellini est – via Albini nord – I tozzi 1:200

115 TAVOLA R117 – Profilo comparto 117 – via Balbo alta est – Magnaghi – ex Casermaggi 1:200

116 TAVOLA R118 – Profilo comparto 118 – via Balbo bassa est – via C. Battisti alta 1:200

117 TAVOLA R119 – Profilo comparto 119 – ex Artiglieria e Colombaia 1:200

118 TAVOLA R120 – Profilo comparto 120 – via Piave nord – via Regina Margherita sud 1:200

119 TAVOLA R121 – Profilo comparto 121 – via Regina Margherita est – piazza Ferraccio 1:200

120 TAVOLA R122 – Profilo comparto 122 – via R. Margherita est – trav. Via Fanti 1:200

121 TAVOLA R123 – Profilo comparto 123 – via Balilla – via Don Bosco 1:200

122 TAVOLA R124 – Profilo comparto 124 – via Don Bosco – via Doria sud – via Dandolo ovest 1:200

123 TAVOLA R125 – Profilo comparto 125 – via Don Bosco – via Doria nord – via Battisti 1:200

124 TAVOLA R126 – Profilo comparto 126 – via Villa Glori – via Reg. Margherita 1:200

125 TAVOLA R127 – Profilo comparto 127 – piazza Comando – via Villa Glori – via Doria – via Dandolo ovest 1:200

126 TAVOLA R128 – Profilo comparto 128 – via Dandolo est – piazza Comando 1:200

127 TAVOLA R129 – Profilo comparto 129 – piazza Comando (Umberto I) Ammiragliato 1:200

(128) TAVOLA R130 – Profilo comparto 130 – Ufficio postale (profilo non restituito)

- Profilo comparto 131 – nella tavola R44 1:200

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TAVOLA : SCHEDE UNITA’ EDILIZIE

1 TAVOLA S1 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 1 a U.U. n° 10

2 TAVOLA S2 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 11 a U.U. n° 15

3 TAVOLA S3 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 16 a U.U. n° 25

4 TAVOLA S4 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 26 a U.U. n° 31

5 TAVOLA S5 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 32 a U.U. n° 37

6 TAVOLA S6 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 38 a U.U. n° 40

7 TAVOLA S7 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 41 a U.U. n° 44

8 TAVOLA S8 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 45 a U.U. n° 49

9 TAVOLA S9 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 50 a U.U. n° 52

10 TAVOLA S10 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 53 a U.U. n° 57

11 TAVOLA S11 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 58 a U.U. n° 65

12 TAVOLA S12 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 66 a U.U. n° 69

13 TAVOLA S13 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 70 a U.U. n° 74

14 TAVOLA S14 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 75 a U.U. n° 80

15 TAVOLA S15 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 81 a U.U. n° 83

16 TAVOLA S16 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 84 a U.U. n° 89

17 TAVOLA S17 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 90 a U.U. n° 97

18 TAVOLA S18 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 98 a U.U. n° 103

19 TAVOLA S19 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 104 a U.U. n° 110

20 TAVOLA S20 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 111 a U.U. n° 114

21 TAVOLA S21 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 115 a U.U. n° 116

22 TAVOLA S22 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 117 a U.U. n° 120

23 TAVOLA S23 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 121 a U.U. n° 126

24 TAVOLA S24 – Schede unità edilizie: da U.U. n° 127 a U.U. n° 131

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TAVOLA : CARTE SCALA

1 TAVOLA 01 – Mappe tematiche 1:100.000

T A V O L E

D I

A N A L I S I

2 TAVOLA 02 – Inquadramento generale arcipelago di La Maddalena Varie

3 TAVOLA 03 – Rapporto tra paesaggio urbano e territorio aperto 1:5.000

4 TAVOLA 04 – Tavola di inquadramento del centro storico in ambito urbano 1:2.000

5 TAVOLA 05 – Stralcio PUC vigente 2004 1:5.000

6 TAVOLA 06 – Carte storiche : carta De Candia 1848, carta Istituto Idrografico 1890 e carta IGM 1897

varie

7 TAVOLA 07 – Carte urbane storiche 1:1.000

8 TAVOLA 08 – Carte urbane catastali storiche 1:1.000

9 TAVOLA 09- Planimetria consistenza dell’abitato nel 1848 1:2.000

10 TAVOLA 10 – Carte storiche Cala Gavetta varie

11 TAVOLA 11 – Carte storiche Cala Mangiavolpe varie

12 TAVOLA 12 – Lettura della geografia urbana: sistema delle unità urbanistiche 1:2.000

13 TAVOLA 13 – Lettura della geografia urbana: assi e poli urbani 1:2.000

14 TAVOLA 14 – Lettura della geografia urbana: sistema delle piazze 1:2.000

15 TAVOLA 15 – Lettura della geografia urbana: sistema della mobilità 1:2.000

16 TAVOLA 16 – Planimetria con l’individuazione dei rioni e contrade 1:2.000

17 TAVOLA 17 – Planimetria con la mutazione della linea di costa 1:1.000

18 TAVOLA 18 – Formazione dell’abitato di via Garibaldi - Abitazioni 1:2.000

19 TAVOLA 19 – Formazione dell’abitato di via Garibaldi – Esercizi commerciali 1:2.000

20 TAVOLA 20 – Planimetria delle coperture 1:1.000

21 TAVOLA 21 – Planimetria delle pavimentazioni degli spazi pubblici 1:2.000

22 TAVOLA 22 – Planimetria con l’individuazione degli standard urbanistici 1:2.000

23 TAVOLA 23 – Abaco dei punti luce e dei corpi illuminanti varie

24 TAVOLA 24 – Abaco delle pavimentazioni Varie

25 TAVOLA 25 - Piazzaletti Varie

26 TAVOLA 26 – Sistema delle strade 1:2.000

27 TAVOLA 27 – Planimetria del verde urbano attuale 1:1.000

28 TAVOLA 28 – Carta della pericolosità idraulica e della pericolosità da frana 1:2.000

29 TAVOLA 29 – Aree connesse all’uso della marina 1:2.000

30 TAVOLA 30 – Planimetria con l’indicazione delle tipologie edilizie 1:1.000

31 TAVOLA 31 – Planimetria con l’indicazione del valore storico degli edifici 1:1.000

32 TAVOLA 32 – Planimetria con l’indicazione dello stato di conservazione: originalità 1:1.000

33 TAVOLA 33 – Planimetria catastale attuale 1:1.000

34 TAVOLA 34 – Nuovo rilievo 2015 1:1.000 T A V O L E

D I

P R O G E T T O

35 TAVOLA 35 – Planimetria con l’indicazione delle U.M.I. 1:1.000

36 TAVOLA 36 – Planimetria con unità edilizie centro ovest: rioni Quarantena (Sanità), Spiniccio, ‘U molu, Bassa Marina, Marina, Castelletto

1:500

37 TAVOLA 37 – Planimetria con unità edilizie centro nord: rioni Castelletto, Alivi, Li Capanneddi – ‘U Compulu – Casermaggi – Ex Artiglieria – I Tozzi

1:500

38 TAVOLA 38 – Planimetria con unità edilizie centro est: rioni I Tozzi, ex Artiglieria, ‘U Compulu, Casermaggi, la vigna del giudizio (piazza Umberto I), Ammiragliato

1:500

39 TAVOLA 39 – Beni culturali 1:1.000

40 TAVOLA 40 – Planimetria con l’individuazione degli standard urbanistici 1:2.000

41 TAVOLA 41 – Planimetria con l’indicazione del tipo di intervento ammesso 1:1.000

42 TAVOLA 42 – Planimetria con l’indicazione delle classi di trasformabilità 1:1.000

43 TAVOLA 43 - Abaco tipologico elementi costruttivi varie

44 TAVOLA 44 - Planimetria delle priorità degli interventi negli ambiti puntuali di tutela 1:2.000

45 TAVOLA 45 – Il verde di ricucitura e water front 1:2.000

46 TAVOLA 46 – Trekking urbano 1:2.000

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APPENDICE 3 – TIPOLOGIE EDILIZIE

CODICE DESCRIZIONE SINTETICA

A Casa bassa ad 1 piano

B Casa a 2 piani

C Palazzetto a 2 piani

D Casa a 3 piani

E Palazzetto a 3 piani

F Casa alta a 4 piani

G Palazzetto a 4 piani

H Palazzina di recente costruzione pluripiano

I1 Casa isolata di vecchia edificazione

I2 Casa isolata di recente edificazione

L Edificio specialistico

ALTRO Edifici non classificabili come sopra (vedi schede U.M.I.)

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APPENDICE 4 – ELABORATI DA PRESENTARE A CORREDO DELL’ISTANZA

1. Stralcio del PP:

a. Planimetria con le modalità d'intervento del P.P.

b. Profili regolatori di riferimento del P.P.

c. Scheda della unità edilizia (U.M.I.) relativa all'immobile 2. Rilievo e documentazione fotografica a colori riproducente tutti i prospetti visibili dell'edificio e, comunque, appropriata all'entità dell'intervento, estesa anche all'interno, se presenti archi o volte o solai lignei e/o elementi architettonici significativi (quali camini, forni, scale, fumaioli esterni, roste, inferriate, pozzi, gradini esterni, cornici, portoni lignei, stipiti, architravi e archi della porta d’ingresso, date e scritte scolpite, elementi identitari, nicchie votive, paracarri, lapidi); 3. Stato di fatto in scala adeguata (di norma 1:50) con piante, prospetti, sezioni; dovranno essere indicati i corpi aggiunti in epoche successive all'organismo architettonico originale (superfetazioni), le superfici coperte e scoperte, le costruzioni anche precarie esistenti, gli elementi in pietra presenti (es.: architravi monolitiche, cornicioni a conci in pietra); 4. Progetto d'intervento redatto in scala adeguata (non superiore a 1:50 per le piante ed i prospetti) contenente:

a. Le caratteristiche ed i colori dei materiali di finitura (infissi esterni, zoccolatura, intonaco, tinteggiature, tipo di gronda, copertura, tegole, cornici, apparecchiature esterne che si intendono installare quali antenne paraboliche, condizionatori, pompe di calore, caldaie a gas, elementi per l’impiantistica solare e/o fotovoltaica);

b. Relazione sintetica contenente indicazioni circa la o le destinazioni d'uso precedenti

l'intervento e quella che si vuole attuare, l'eventuale stato di degrado delle strutture ed ogni altra notizia avente rilevanza per l'esame del progetto, nonché la coerenza tra quanto indicato nella scheda progetto del P.P. ed il progetto presentato. Dovrà essere indicato l’eventuale utilizzo di pietra locale e di sistemi di efficientamento energetico.

Nell’ambito dell’unità minima di intervento, nel caso di preesistenze di importante valore ambientale, al progetto deve essere allegata, quale “parte integrante”, una adeguata relazione – documentazione illustrante analiticamente i caratteri storico-architettonici e costruttivi dei volumi presenti.

b) Relazione indicativa sul rispetto delle norme relative ai materiali provenienti da demolizioni e alle “terre e rocce da scavo” ai sensi delle norme vigenti e relativo Piano di utilizzo, se necessario;

c) Documentazione sul risparmio energetico e sul rispetto dei Criteri Ambientali Minimi (CAM), in

base alle disposizioni di legge esistenti al momento della richiesta;

d) Eventuale documentazione relativa all’impatto acustico, in conformità con il piano di classificazione acustica comunale, per interventi diversi da quelli residenziali o connessi alle residenze;

e) Relazione paesaggistica redatta secondo i contenuti del DPCM 12.12.2005 e s.m.i cui si rimanda.

f) Eventuali simulazioni fotografiche con rendering dell’opera accompagnate, se necessario, da una

rappresentazione grafica riportante le zone di influenza visuale (ZVI).

g) Supporto informatico di quanto presentato in modalità cartacea.

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APPENDICE 5 – LINEE GUIDA PER LA BIOARCHITETTURA E L’EDILIZIA SOSTENIBILE

CRITERI GUIDA PER LA BIOEDILIZIA ED IL RISPARMIO ENERGETICO

Il P.P. incentiva la gestione energetica sostenibile delle abitazioni per un miglioramento dell’efficienza energetica dei fabbricati, sia per contenere il consumo di energia sia per l’utilizzo di materiali e di tecniche a favore della sostenibilità ambientale. In particolare, i principi generali da tenere presenti sono:

– Ottimizzare l’isolamento termico dell’involucro (e quindi privilegio per l’uso di muri di forte spessore anche in pietra locale), agevolati dalle norme sugli extraspessori;

– Esecuzione accurata della progettazione e della esecuzione degli interventi, avuto riguardo alle caratteristiche di ermeticità ed alla prevenzione dei ponti termici;

– Divieto di utilizzo di materiali isolanti termici sintetici o con fibre nocive.

I sistemi per la captazione e lo sfruttamento dell’energia solare passiva addossati o integrati negli edifici, quali:

a – pareti ad accumulo b – muri collettori e captatori in copertura c – pannelli solari e fotovoltaici

sono considerati volumi tecnici e non sono computabili ai fini volumetrici.

Gli elementi tecnologici dei sistemi di cui al comma precedente devono inserirsi armoniosamente nel disegno architettonico dell’edificio. Non sono ammessi bollitori orizzontali esterni di qualsiasi capacità, visibili dalla pubblica via.

Al fine di limitare le emissioni di anidride carbonica e di altre sostanze inquinanti, oltre che di ridurre i consumi di energia per gli edifici di proprietà privata, qualunque sia la loro destinazione d’uso, e per gli edifici di proprietà pubblica o adibiti ad uso pubblico, ai fini del soddisfacimento del fabbisogno energetico per il riscaldamento, il condizionamento, l’illuminazione e la produzione di acqua calda sanitaria, è verificata in via prioritaria l’opportunità di ricorso a fonti di energia rinnovabile o assimilata, salvo impedimenti di natura tecnica ed economica o relativi al ciclo di vita degli impianti. Per i nuovi edifici ad uso residenziale, terziario, commerciale e ad uso collettivo, nella progettazione del sistema di produzione dell’acqua calda ad uso sanitario, è privilegiata l’installazione di impianti solari termici, compatibilmente con le esigenze di tutela paesaggistica, nel rispetto delle sovraordinate disposizioni normative.

Il comune di La Maddalena, in base al D.P.R. 26.08.1993, n° 412, ricade in zona climatica B con 864 gradi-giorno (altitudine mt 19).

RIDUZIONE FABBISOGNO ENERGETICO

Sono escluse dall’applicazione di particolari obblighi di efficientamento energetico le seguenti categorie di edifici:

A. Gli edifici soggetti a tutela monumentale ai sensi del D.Lgs.42/2004, nonché gli edifici inseriti nel mosaico repertorio dei beni culturali RAS, qualora l’osservanza della normativa implichi un’alterazione inaccettabile della loro natura in termini architettonici o storico-artistici; B. Gli edifici adibiti a luoghi di culto e allo svolgimento di attività religiose; C. I fabbricati produttivi non residenziali quando gli ambienti sono riscaldati per esigenze del processo produttivo; D. I fabbricati indipendenti anche residenziali con una superficie utile calpestabile totale inferiore a 50 metri quadrati.

I lavori di riduzione del fabbisogno energetico per la climatizzazione ed il riscaldamento riguardano:

– Il miglioramento termico dell’edificio (coibentazioni, pavimenti, finestre, porte);

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– L’efficientamento degli impianti di climatizzazione invernale/estiva;

– Il miglioramento energetico degli edifici.

PRODUZIONE ENERGETICA DA FONTE SOLARE L’installazione di impianti fotovoltaici e/o di impianti solari termici per uso domestico è assimilabile alla manutenzione ordinaria, ma all’interno del CS, devono essere rispettati i seguenti criteri e prescrizioni:

A. Gli impianti tecnologici e di produzione di energia da fonte solare devono essere installati senza che ci sia una diminuzione della qualità complessiva dell’edificato e dei luoghi, garantendo una idonea capacità di assorbimento visuale dell’impianto, anche con opere di mitigazione dell’impatto o di compensazione, B. Devono essere adottati pannelli e sistemi a totale integrazione architettonica (ad esempio tegole fotovoltaiche aventi dimensioni analoghe ai coppi in laterizio usati oppure specchiature di porte, finestre o vetrine). L’integrazione architettonica del fotovoltaico è da considerarsi tale se, a seguito di una eventuale rimozione dei moduli fotovoltaici, viene compromessa la funzionalità dell’involucro edilizio, rendendo la costruzione non più idonea all’uso, C. Devono essere adottati pannelli aventi caratteristiche cromatiche e configurazioni planimetriche coerenti con la giacitura delle falde. I pannelli devono essere installati secondo schemi rettangolari, orientati parallelamente alla gronda o al colmo e collocati a distanza minima di 50 cm dai bordi del tetto, D. Devono essere preferiti i pannelli dotati di superfici scure e antiriflettenti, E. La superficie dei pannelli non dovrà occupare più del 40% della superficie della falda per le coperture che misurano più di 70 mq e non più del 50% per le coperture che misurano meno di 70 mq (misurati secondo lo sviluppo reale della/delle falde).

CONTENIMENTO DEI CONSUMI IDRICI

Al fine della riduzione del consumo di acqua potabile, per gli edifici con superficie coperta maggiore di 150 mq, si obbliga, fatte salve necessità specifiche o giustificazioni di impossibilità, all’utilizzo delle acque meteoriche, raccolte dalle coperture degli edifici, per l’irrigazione del verde pertinenziale, la pulizia dei cortili e passaggi, lavaggio auto, usi tecnologici relativi (per esempio a sistemi di climatizzazione passiva/attiva).

Le coperture dei tetti (per gli edifici con sup. coperta maggiore di 150 mq) debbono essere munite, tanto verso il suolo pubblico quanto verso il cortile interno e gli altri spazi scoperti, di canali di gronda impermeabili, atti a convogliare le acque meteoriche nei pluviali e nel sistema di raccolta per poter essere riutilizzate.

Tutti gli edifici di nuova costruzione, con una superficie destinata a verde e/o a cortile superiore a 50 mq, devono dotarsi di una cisterna per la raccolta delle acque meteoriche di dimensioni non inferiori a 1 mc per ogni 30 mq di superficie lorda complessiva degli stessi.

La cisterna sarà dotata di sistema di filtratura per l’acqua in entrata, sfioratore sifonato per smaltire l’eventuale acqua in eccesso e di adeguato sistema di pompaggio per fornire l’acqua alla pressione necessaria agli usi suddetti.

L’impianto idrico così formato non potrà essere collegato alla normale rete idrica e le sue bocchette dovranno essere dotate di dicitura “acqua non potabile”, secondo la normativa vigente.

NORME SULLA PERMEABILITÀ DEI SUOLI

Spazi permeabili – Indice di permeabilità (IP)

L’indice di permeabilità (IP) è il rapporto tra superficie permeabile e superficie fondiaria. Fatto salvo quanto diversamente indicato nella singola scheda dell’U.M.I., la superficie fondiaria, pertinente all’intervento, deve essere lasciata a verde totalmente permeabile per almeno il 50% della superficie scoperta esistente o stabilita dal P.P.

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Le possibili alternative al terreno totalmente permeabile sono quelle riportate nella successiva tabella, con le percentuali di incremento da utilizzare:

Pavimentazioni forate o alveolate, ghiaia, ecc. comunque fornite di drenaggi + 20%

Solaio con soprastante terreno drenante o equivalente soluzione di coperture a verde + 40%

estensivo (verde pensile)

Solaio con soprastanti 40-80 cm di terreno drenante (copertura arbustiva): + 60%

Solaio con soprastanti oltre 80 cm. di terreno drenante (copertura arborea): + 80%

Tabella: Coefficienti moltiplicativi per la permeabilità a seconda dei diversi materiali

EFFICIENTAMENTO ENERGETICO

Si richiamano le disposizioni in materia contenute nelle leggi e/o nei decreti nazionali o regionali.

Il P.P., nel rispetto degli indirizzi contenuti nella legge 14.01.2013, n° 10: Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” e dal D.P.R. 02.04.2009, n° 59, prevede la possibilità di realizzazione di coperture con verde pensile ed il rinverdimento verticale delle pareti degli edifici. INFRASTRUTTURE ELETTRICHE PER LA RICARICA DEI VEICOLI ELETTRICI Si richiama l’art. 4, comma 1-ter, D.P.R. n° 380/2001 (modificato dal D.Lgs. 16.12.2016, n° 257) che prevede che, ai fini del conseguimento del titolo abilitativo sia obbligatoriamente prevista, per gli edifici di nuova costruzione ad uso diverso da quello residenziale con superficie utile superiore a 500 metri quadrati e per i relativi interventi di ristrutturazione edilizia di primo livello di cui all’allegato 1, punto 1.4.1, D.M. 26.06.2015, nonché per gli edifici residenziale di nuova costruzione con almeno 10 unità abitative e per i relativi interventi di ristrutturazione edilizia di primo livello di cui all’allegato 1, punto 1.4.1, D.M. 26.06.2015, la predisposizione all’allaccio per la possibile installazione di infrastrutture elettriche per la ricarica dei veicoli idonee a permettere la connessione di una vettura da ciascuno spazio a parcheggio coperto e scoperto e da ciascun box auto. DISPOSIZIONI PER L’INFRASTRUTTURAZIONE DEGLI EDIFICI CON IMPIANTI DI COMUNICAZIONI ELETTRONICHE Si richiama l’art. 135 bis: Norme per l’infrastrutturazione digitale degli edifici del D.P.R. n° 380/21001 che riguarda le nuove costruzioni (edifici predisposti per la banda larga).

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APPENDICE 6 – LINEE GUIDA PER LA RIQUALIFICAZIONE DEGLI SPAZI PUBBLICI E DI RELAZIONE

RIQUALIFICAZIONE DEGLI SPAZI PUBBLICI – CRITERI GENERALI

Le linee guida, per gli interventi di riqualificazione degli spazi pubblici, prevedono che le opere siano:

a) Improntate a soluzioni di sostenibilità ambientale e gestionale, nel rispetto del principio della invarianza idraulica; b) Realizzate con materiali locali soprattutto per ciò che riguarda le pavimentazioni, in coerenza con le pavimentazioni esistenti e con il divieto di eseguire nuove pavimentazioni in cls o in asfalto; c) Realizzate con materiali riciclabili certificati e/o con materiali ecologici per la bioedilizia; d) Idonee all’accesso e all’utilizzo da parte dei soggetti anziani e diversamente abili, nel rispetto delle norme sull’abbattimento delle barriere architettoniche; e) Rispettose delle direttive e dei CAM (criteri ambientali minimi) in materia di GPP (green public procurement); f) Predisposte per l’incentivazione della mobilità dolce e di quella elettrica.

ARREDO URBANO

La posa in opera di elementi di arredo urbano quali:

- lanterne e corpi illuminanti; - panchine, fontanelle; - dissuasori, fittoni; - cestini gettacarta; - pensiline fermate autobus; - fioriere, isole ecologiche; - edicole votive, monumenti, lapidi ed elementi similari; - segnaletica stradale, turistica; - colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici; - attrezzature per la mobilità elettrica e la mobilità condivisa e/o alternativa,

dovrà essere corredata di un progetto d'insieme, che espliciti le modalità e finalità dell'intervento, oltre alle sue caratteristiche tecniche.

Tale progetto dovrà essere approvato dall’organo competente.

NORME PER L’ILLUMINAMENTO ESTERNO

I sostegni, le mensole, i pali, i corpi illuminanti dovranno essere di disegno semplice e congrui all’ambiente circostante con progetto munito di autorizzazione paesaggistica.

E’ vietato installare:

a) Pali a frusta in acciaio; b) Corpi illuminanti non in regola con le norme sull’inquinamento luminoso ed il risparmio energetico; c) Pali zincati non verniciati.

Normative che si intendono richiamate anche se non allegate materialmente:

a) Linee guida per la riduzione dell’inquinamento luminoso e relativo risparmio energetico; D.G.R. n° 48/31 del 29.11.2007 e D.G.R. n° 60/23 del 5.11.2008. b) Norma UNI 11248: 2016: Illuminazione stradale – Selezione delle categorie illuminotecniche. c) Norma UNI EN 13201-2-3-4-5: 2016: Illuminazione stradale – Requisiti prestazionali, ecc.

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APPENDICE 7 – NORMATIVA SULLA CARTELLONISTICA COMMERCIALE, SULLE INSEGNE, TENDE, VETRINE E PUBBLICHE AFFISSIONI

GENERALITÀ

1 - Nel centro storico è vietata l’installazione di pannelli pubblicitari, permanenti e provvisori, non ricompresi regolamento del commercio, ad eccezione delle insegne e delle indicazioni relative alle attività produttive e ai servizi pubblici e privati ivi esistenti, nonché delle indicazioni segnalabili aventi finalità turistica locale (locali pubblici, monumenti da visitare, beni culturali, paesaggistici e identitari). Potrà essere autorizzata l’installazione di elementi di arredo urbano contenenti pannelli pubblicitari, quali transenne, pensiline bus, totem, etc., solo se finalizzati alla riqualificazione dello spazio pubblico ove sono inseriti e previa predisposizione di un progetto unitario che dimostri il corretto inserimento degli elementi di arredo, nel contesto interessato che dovrà essere autorizzato dall’Ufficio competente.

2 – Le insegne, targhe, tende e altri elementi similari, che non risultano conformi alle presenti N.T.A., dovranno essere adeguate nel momento della loro sostituzione e – comunque – entro il 31.12.2019. La presente disposizione prevale sulle norme dei regolamenti comunali. APPOSIZIONE DI INSEGNE O MOSTRE Le insegne, targhe, tende e altri elementi similari non potranno – comunque – essere installati in modo da coprire gli elementi distintivi dell’architettura del fabbricato su cui si attestano o al quale si riferiscono. Fregi, mostre, cornici delle aperture, elementi dei balconi (mensole, parapetti, ecc.), cornici marcadavanzale e/o marcapiano, lesene, colonne, archi non dovranno perdere la loro leggibilità. Le targhe, le insegne, le iscrizioni ed ogni altro elemento pubblicitario devono essere fissate ai locali a cui fanno riferimento. Se questi sono ubicati oltre il piano terra (o seminterrato), le suddette forme pubblicitarie devono essere installate sul portone d’ingresso o accanto, sottoforma di targa.

È consentita l’illuminazione delle insegne con faretti. Le mostre e le vetrine non debbono alterare in alcun modo o coprire gli elementi architettonici dell'edificio e debbono essere contenute nel perimetro dei vani.

Può essere consentito di apporre insegne a bandiera, di limitata sporgenza max mt. 1,20, solo quando queste non rechino disturbo alla viabilità e non turbino il decoro dell'ambiente.

Sono proibite le insegne e mostre dipinte direttamente nei muri o su cartelli in lamiera.

Prescrizioni:

a) Sono vietate le insegne, le targhe, i cartelli ed ogni altra forma pubblicitaria infissa su elementi architettonici in pietra viva o su elementi decorativi di interesse artistico. b) Sono vietate le insegne che, comunque, rechino ostacolo alla viabilità e che, per forma, direzione, colorazione e ubicazione, possono far ingenerare confusione con i segnali stradali.

c) Le insegne non possono superare l’altezza del piano terreno. d) Le insegne, iscrizioni e tutte le altre forme pubblicitarie a bandiera sono ammesse solo per gli esercizi pubblici o di interesse pubblico. e) Le insegne, illuminate a luce riflessa o a luce indiretta, non devono arrecare disturbo per posizione, colori o intensità luminosa alla viabilità; la fonte luminosa non può essere intermittente. f) Gli orologi non possono contenere altra indicazione se non quella della marca apposta sul quadrante. g) Lo spessore massimo delle insegne, escluse le parti decorative secondarie, è di cm. 15. La superficie dovrà essere correlata a quella dell'immobile su cui viene installata e dovrà risultare esattamente dalla documentazione presentata. h) L'altezza minima da terra di qualsiasi elemento dell'insegna è di cm. 240, ove la larghezza stradale lo consenta. Le insegne devono scostarsi dagli angoli degli edifici di una misura pari ad almeno 1,00 mt. i) Le insegne, iscrizioni e tutte le altre forme pubblicitarie devono, di norma, essere realizzate con i sottoelencati materiali: - legno - ottone - rame - bronzo - ferro verniciato o corten

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- acciaio inox - pietra dura locale (granito) - vetro (in lastra unica) - pittura non fosforescente.

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APPENDICE 8 – SCHEDE DI INDIRIZZO ELEMENTI DI ARREDO URBANO

ELEMENTI DI SETTORE – SPAZI E STRUTTURE PUBBLICHE

La presente appendice si propone di dare indicazioni e certezze agli operatori privati e pubblici che intervengono per le installazioni di arredo urbano per mirare all’omogeneizzazione delle tipologie in vista che strutturano gli spazi pubblici. Le scelte dovranno tenere conto di quanto già installato per esempio sulla stessa viabilità e del livello di durata posseduto dalle attrezzature. Tale considerazione consiglierà se adeguarsi tipologicamente ovvero se prevedere le tipologie suggerite nelle specifiche che seguono. Le installazioni e le pianificazioni in tema dovranno avere in piena considerazione quanto previsto dalle norme sovraordinate sull’abbattimento delle barriere architettoniche e dagli altri articoli delle presenti N.T.A.

PENSILINE – PANNELLI PUBBLICITARI

Le pensiline di riparo, da posizionare in corrispondenza delle fermate dei mezzi pubblici, saranno realizzate con tipologia a basso impatto ambientale, con tubolari metallici (zincati e verniciati) di colore scuro e prevedendo alcuni sedili per l’attesa. I pannelli pubblicitari e la pensilina stessa dovranno essere fissati in maniera salda rispettivamente alla struttura ed al suolo. L’installazione è condizionata al rispetto di franchi liberi e di idoneo progetto esecutivo. I pannelli pubblicitari non potranno avere superfici esposte maggiori del 20% di quelle della parete su cui sono posati.

PANCHINE

Le panche esistenti in pietra locale devono essere conservate e restaurate.

Eventuali nuove panchine da installare potranno essere quelle strutturate con dogato sul sedile e sullo schienale di materiale ligneo color legno naturale o verde scuro, resistenti agli agenti atmosferici. Sono ammesse nuove panchine in ferro con disegno artistico, verniciate di colore scuro, che si armonizzino con quelle esistenti; sono ammesse sedute in graniglia di forma e colore armonizzate al contesto ove sono inserite. Dovranno essere fissate saldamente al suolo tramite idonea fondazione per gli appoggi.

CESTINI PORTARIFIUTI

La forma (anticata) ed il colore (scuro) dovranno essere idonei al contesto ambientale circostante. Sono consentite le installazioni di tipo circolare a colonna aventi asole laterali per l’inserimento dei rifiuti e sportello laterale per la sostituzione del sacco di raccolta. Potranno prevedere anche il portacenere e potranno essere posizionati anche tipi analoghi per speciali tipi di raccolta differenziata (batterie, medicinali, ecc.).

PARCHEGGI BICICLETTE

La posizione dei portabici è da individuare in corrispondenza di aree idonee ove non siano di intralcio alla libera circolazione dei pedoni e delle automobili.

Possono essere strutturati con materiale metallico scuro a griglie per l’inserimento della ruota ed il fermo del ciclo, di colorazione idonea all’inserimento nell’ambito circostante e saldamente fissati al suolo.

GIOCHI PER BAMBINI

Attualmente non presenti, gli impianti di ricreazione dedicati all’infanzia vanno posizionati all’interno di spazi organizzati a parco pubblico e devono osservare tutte le vigenti normative in tema di sicurezza (es. pavimenti antitrauma). Per ciascun sito specifico si provvederà alla progettazione di un impianto comprendente i giochi in accordo con le tipologie in commercio anche di tipo modulare, ampliabili nella consistenza e nel numero dei giochi contenuti.

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Potranno essere lignei, metallici o di materiale plastico ad elevata resistenza alle sollecitazioni meccaniche ed agli agenti atmosferici, con certificazione CE e rispetto delle norme UNI EN 1176-1/7: 2018, UNI EN 14960: 2013 e UNI EN 1177: 2018.

VERDE PUBBLICO E AIUOLE Si dovrà procedere alla progressiva sostituzione delle piante “aliene” con essenze autoctone provenienti da ecotipi locali.

Gli spazi dedicati alle installazioni di verde pubblico sono da attrezzare tramite progetti di iniziativa pubblica o in collaborazione con i privati interessati. I progetti dovranno contenere il progetto delle essenze e piantumazioni, preferibilmente autoctone o degli ecotipi locali e le previsioni delle attrezzature di organizzazione che dovranno tenere conto della realizzazione secondo criteri che semplifichino la manutenzione delle aree stesse. Le aiuole degli alberi potranno essere equipaggiate con griglie in ghisa scura orizzontali traforate calpestabili, con sagoma quadrata min. 80x80 cm o circolare di diametro pari a min. 90 cm.

La progettazione ecologico-funzionale del verde viene a far parte integrante dell’intero intervento di trasformazione dell’edificato.

Le alberature devono osservare la seguente distanza minima dal confine: - 1 m per gli alberi di alto fusto; - 0,5 m per gli alberi non di alto fusto, e, comunque, nel rispetto delle norme del Codice Civile e con preferenza per le specie autoctone provenienti da ecotipi locali.

PAVIMENTAZIONI STRADALI E PEDONALI (RIF APPENDICE 10)

Nel caso di interventi di riqualificazione, rifacimento e sostituzione delle pavimentazioni degli spazi pubblici, è obbligatorio:

- l'uso del granito locale o, quanto meno, provenienti solo da cave della Sardegna; - la realizzazione di pavimentazioni con disegni semplici in linea con la tradizione locale.

Si fa riferimento all’ABACO ARREDO URBANO ESISTENTE.

PAVIMENTAZIONE DEI MARCIAPIEDI (RIF APPENDICE 10)

E’ tassativamente vietato realizzare pavimentazioni di marciapiedi difformi dalla norma che segue. I marciapiedi del Centro Storico e dell’ambito urbano prossimo ad esso dovranno essere confinati con ciglio in pietra locale di dimensioni emergenti 20-25 cm x 12 cm. (antisormonto). La pavimentazione potrà essere in lastre di pietra di dimensioni ridotte, anche a correre, e spessore da cm 3-4, sistemate secondo disegni da approvare espressamente e, comunque, non lisce sulla superficie calpestabile, ma aventi un adeguato grado di rugosità. In corrispondenza degli attraversamenti pedonali i cigli dovranno essere opportunamente ribassati, per consentire la discesa ai portatori di handicap motorio. Gli scivoli per l’ingresso ai posti macchina non dovranno avere altezze e caratteristiche tali da interrompere la continuità dei marciapiedi.

SEGNALETICA TOPONOMASTICA

La segnaletica toponomastica è stabilita prioritariamente dal Codice della Strada ma, nell’ambito del centro storico, dovrà essere mantenuta quella realizzata su lastre in pietra o in ceramica, omogeneizzandone, per quanto possibile, i tipi e le dimensioni; si dovranno riportare, per quanto storicamente ricostruibile, i nomi delle vie o delle contrade originarie.

FONTANELLE

Dovranno essere presenti nelle piazze ed in punti salienti e di passaggio lungo i percorsi pedonali, essere del tipo in ghisa o in granito ed avere getto non continuo ma chiuso con idoneo rubinetto. Potrà essere ripristinata la fontanella (in granito) all’inizio di via Eleonora d’Arborea.

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APPENDICE 9 – ESERCIZI COMMERCIALI E PUBBLICI ESERCIZI

Si richiamano le disposizioni della L.R. 18.05.2006, n° 5: “Disciplina generale delle attività commerciali”, nonché la delibera G.R. n° 48/54 dell’1.12.2011: “Progetto integrato per la tutela attiva dei locali storici del commercio: Censimento dei locali storici della Sardegna”. 1. Il centro storico costituisce la sede del centro commerciale naturale, inteso come insieme di attività commerciali, artigianali e di servizi, che svolge attività integrate secondo un indirizzo comune ed è individuato giuridicamente nelle forme del consorzio o dell’associazione; possono aderire alla formazione dei centri commerciali naturali il comune, gli enti pubblici e privati e le associazioni di categoria; il centro commerciale naturale ha la finalità di valorizzare e riqualificare il commercio nelle aree urbane, in armonia con il contesto culturale, sociale, architettonico, con particolare riferimento al rilancio economico-sociale del centro storico. 2. Le insegne devono essere conformi alla normativa successivamente indicata nelle presenti N.T.A. 3. Si richiamano integralmente le norme dei regolamenti comunali, anche per il Commercio su aree pubbliche e le norme regionali e statali sovraordinate, come vigente al momento dell’istanza: a) Regolamento comunale per l’insediamento di esercizi commerciali Zona A – Centro Storico; b) Regolamento comunale del Commercio Generale; c) D.G.R. n° 9/59 del 23.02.2012 che recita: “Nelle zone territoriali omogenee A (centro storico), i parcheggi per la clientela delle Medie Strutture di Vendita (MSV) possono essere localizzati in aree asservite o nella disponibilità della medesima struttura ed entro un raggio di 250 metri, a condizione che siano adeguatamente collegati, da idonei percorsi pedonali, con l’ingresso della struttura destinato alla clientela e senza l’interposizione di barriere architettoniche”. APPENDICE 10 – MATERIALI PER LE PAVIMENTAZIONI DELLE VIE E DEGLI SPAZI DI RELAZIONE 1. Gli interventi sugli spazi pubblici dovranno essere progettati tenendo conto dei seguenti criteri: a. omogeneità: gli elementi (materiali, tipi, tecniche di posa, colori) dovranno essere omogenei evitando soluzioni diverse ad uguali problemi; b. semplicità: fra le possibili soluzioni va preferita la più semplice, evitando l’introduzione di elementi elaborati, di disegno ricercato ed orientandosi sulla massima sobrietà, su elementi dall’immagine consolidata, su tecniche e materiali collaudati che garantiscano una perfetta esecuzione; c. tradizione: fra le possibili soluzioni va preferita quella che impiega tecniche e materiali riscontrabili nella tradizione locale. 2. Per la scelta del materiale per le pavimentazioni (da concordare tra S.A.B.A.P. e l’Amm/ne Comunale) si propone (con spessori 3/4 cm per le aree pedonali e 8/10 cm per le aree su cui possono transitare veicoli): - granito sardo grigio per i lastroni da collocazione preferibilmente a spina di pesce; - granito sardo (per le guide laterali e/o la fascia centrale) in lastre regolari, per la somiglianza con il granito locale, ormai non disponibile in commercio; - lastre di piccole dimensioni (ma non ad opus incertum) sempre di granito per la restante parte. 3. Le specifiche tecniche che si prescrivono sono: “pavimentazione lapidea in granito grigio di Sardegna certificato e selezionato, compatto nell'aspetto, lavorato alla bocciarda o alla mezza punta, dello spessore minimo di 3-4 cm. per aree pedonali e di 8 – 10 cm per aree percorse da veicoli, con trattamento superficiale antiscivolo, a giudizio della D.L., delle dimensioni minime di cm. 20 (30) x 40 (50) a spacco, posati a secco con sabbia argillosa tra i giunti, secondo le indicazioni della S.A.B.A.P., e posa a secco su letto di sabbia, calce e cemento in modica quantità e idonea proporzione e con spessore non inferiore a cm 5- compresa la smuratura ed il riposizionamento e la messa in quota di tutti i chiusini, targhette Enel, le griglie, le saracinesche di qualsiasi tipo e dimensioni esistenti, la eventuale sigillatura delle fessure di connessione, nonchè la battitura con

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vibratore meccanico, la pulizia superficiale con segatura e l'acqua. L'impresa dovrà presentare almeno 3 campioni di ogni materiale lapideo previsto con certificato di origine e con relative schede tecniche; inoltre, dovrà realizzare delle campionature in opera della pavimentazione per il preventivo benestare da parte della D.L. e della Soprintendenza. In opera con le necessarie pendenze trasversali e secondo i disegni grafici di progetto, comprendenti anche la pavimentazione di speciali chiusini dei sottoservizi "a riempimento", compreso ogni altro onere e magistero per dare il lavoro finito a perfetta regola d'arte. La tipologia delle pavimentazioni eseguibili è riportata negli allegati grafici. 4. Tra le altre specifiche, si raccomanda: a) il tracciato delle canalette centrali in lastre di granito deve essere semplice senza eccessive curve di raccordo; b) la pavimentazione deve essere posata a secco con sabbia tra i giunti e una modica quantità di cemento nel sottofondo a base di calce; c) deve essere eseguito uno scavo della profondità di 20-25 cm circa sul cui fondo sarà steso uno strato di regolarizzazione in materiale inerte misto stabilizzato fine (spessore di 6/8 cm circa), sul quale sarà gettato uno strato di massetto magro di sottofondo (spessore di 6 cm circa) composto da legante idraulico, sabbia e ghiaia, nel rapporto legante/inerte di 1/3. Sarà poi realizzato un letto di posa sul quale le lastre saranno allettate con malta di calce idraulica e sabbia in rapporto ¼ (spessore cm 5); d) i giunti (da cm 0,5 – 1) saranno suggellati con sabbia e polvere di pietra ottenuta dalla frantumazione degli scarti (eventualmente additivato con una piccola percentuale di resina incolore) e – comunque – secondo le prescrizioni della S.A.B.A.P.; e) previo parere degli enti di tutela paesaggistica, solo fuori dal centro matrice, per alcuni spazi residui da riqualificare si prevede la possibilità di adottare una pavimentazione cementizia (calcestruzzo architettonico) da realizzare in opera con inerti in impasto, costituiti dalla macinatura più o meno fine di materiali lapidei tipici locali (graniti di diversa colorazione); f) le campiture di impasto cementizio potranno essere ritmate da fasce di ricorrenza di granito, in modo da ottenere una superficie calpestabile capace di dialogare con la tradizione materica di La Maddalena. I materiali da costruzione locali da utilizzare preferibilmente I materiali da costruzione impiegati nell’architettura tradizionale di La Maddalena derivano dall’utilizzo delle risorse geologiche locali. Un importante ruolo è stato svolto dal granito locale, usato in passato ma oggi impossibile da reperirsi per la mancanza di cave attive sull’isola. Tale utilizzo è ampiamente documentato in altri elaborati del P.P. Cantone (tufo) La pietra calcarea tufacea, di importazione sull’isola, venne utilizzata per la costruzione di alcuni orizzontamenti e di strutture murarie ed è una calcarenite marnoso-arenacea di colore grigio che risulta compatta e priva di stratificazione. Essendo una roccia tenera, la sua facile estrazione e, quindi, il suo basso costo hanno inciso nel suo utilizzo diffuso per alcuni decenni. La protezione della pietra più tenera può essere realizzata con scialbature a base di latte di calce e di pigmenti coloranti terrosi, o più spesso con degli intonaci sempre a base di calce. Calce La calce è un prodotto industriale di facile reperibilità, nel passato veniva importata dalla Corsica.

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APPENDICE 11 – GAZEBI 1. Definizione 1.1 – Il gazebo, nella sua configurazione tipica, è una struttura leggera, non aderente ad altro immobile, coperta nella parte superiore ed aperta ai lati, realizzata con una struttura portante in ferro battuto, in alluminio o in legno strutturale, talvolta chiuso ai lati da tende facilmente rimuovibili. Spesso il gazebo è utilizzato per l’allestimento di eventi all’aperto, anche sul suolo pubblico e, in questi casi, è considerata una struttura temporanea. In altri casi il gazebo è realizzato in modo permanente per la migliore fruibilità di spazi aperti come giardini o ampi terrazzi o piazze. 1.2 – Il posizionamento di gazebi può essere concesso in aree di particolare ampiezza e pedonabilità. 2. Dimensione 2.1 – Altezza non inferiore a mt. 2,40. 3. Forma, materiali e colori 3.1 – Sono vietate tutte le coperture con materiali con lastre in PVC, onduline, tipologie industriali ed affini. La struttura dovrà essere in ferro verniciato o acciaio, nelle colorazioni grigio scuro o colori naturali (panna, ecrù) che si inseriscano nel contesto. 3.2- La copertura dovrà essere di tipo leggero in tessuto impermeabilizzato di colore naturale o altro colore da campionarsi, pannelli in lastre di plexiglas, policarbonato trasparente, vetro infrangibile, pannelli opachi. La copertura, se in tessuto, dovrà essere preferibilmente mascherata con cornici od elementi perimetrali di coronamento integrati alla struttura. APPENDICE 12 - DEHORS I dehors sono manufatti volti a soddisfare esclusivamente le esigenze delle attività turistiche e commerciali e dei pubblici esercizi nell’arco temporale della loro durata. Le strutture devono essere fissate al suolo mediante appositi sistemi di ancoraggio, non richiedenti scavi sia durante la posa in opera che durante la rimozione E a condizione che non vengano forati i vecchi basoli di granito o danneggiata la pavimentazione esistente. Gli ancoraggi potranno essere fissati nelle fughe esistenti dei basolati. I dehors potranno essere installati in aree pubbliche, private o private ad uso pubblico, a servizio delle attività turistiche e commerciali, garantendo la maggiore attiguità possibile all’esercizio. Sono escluse le zone pubbliche costituite da aree verdi, aiuole, sedi stradali destinate alla pubblica circolazione. Le opere non devono arrecare intralcio al pubblico transito sia veicolare che pedonale e carrabile, né porsi in contrasto con le norme del Codice della Strada e relativo Regolamento di Attuazione. I dehors potranno avere una superficie coperta derivante dalle specifiche riportate nel regolamento comunale del commercio vigente. L’occupazione è da valutarsi entro le proiezioni delle fronti della struttura al cui servizio deve essere posto il dehor, con eventuali possibilità di ampliamento come riportato nel regolamento del commercio vigente. La loro altezza dal piano di calpestio non deve essere inferiore a m. 2,40 e la proiezione della sporgenza massima può coincidere con il filo interno del marciapiede e comunque nel rispetto di quanto previsto dal Codice della Strada. La struttura portante, semplicemente ancorata al suolo, e/o alle pareti degli edifici, con ganci ed attacchi amovibili e/o con tiranti di acciaio o altro materiale resistente, dovrà essere realizzata senza arrecare pregiudizio alla struttura principale e compromissione alla stessa. Dovrà trattarsi, pertanto, di struttura dotata di un’autonomia e capacità strutturale autonoma svincolata dal corpo principale. Potrà essere realizzata in ferro verniciato o acciaio, nelle colorazioni grigio scuro o colori naturali (panna, ecrù) che si inseriscano nel contesto e si armonizzino con i dehor esistenti. La copertura dovrà essere di tipo leggero in tessuto impermeabilizzato di colore naturale o altro colore da campionarsi, pannelli in lastre di plexiglas, policarbonato trasparente, vetro infrangibile, pannelli opachi. Dovrà essere prevista la regolare raccolta delle acque piovane, nonché la loro canalizzazione e deflusso. I dehors possono essere dotati di tamponature amovibili che saranno fissate al suolo solo mediante ancoraggi amovibili posti in opera a secco, e cioè senza comportare l’esecuzione o demolizione di opere murarie quali getti in calcestruzzo, muri in mattoni o altri materiali cementati da leganti idraulici o plastici.

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Tali tamponature dovranno essere in vetro infrangibile, facilmente asportabili, in armonia con i profilati e con il contesto urbano, con la possibilità, nella sola ipotesi di strutture poste su suolo privato, di utilizzare, per una altezza massima di cm. 100, materiali opachi. L’uso di materiale o colori alternativi, sia per la copertura che per la tamponatura, dovrà essere giustificato da particolari motivi compositivi con riguardo a tipologie esistenti all’intorno. La quota di imposta del piano di calpestio non può superare la quota di + 15 cm. rispetto alla quota stradale e l’altezza max al colmo non può superare ml 3,20, misurate all’intradosso della struttura di copertura, e comunque dovrà essere garantita un’altezza media di almeno ml. 2.70. Le porte, individuate come vie di esodo, devono essere ad apertura ad anta e dimensionate in ragione della tipologia di attività e dell’affollamento, così come previsto dalla vigente normativa. La pavimentazione dovrà essere facilmente amovibile e comunque tale che la sua installazione e rimozione non arrechi danni di qualunque genere e tipo alle pavimentazioni esistenti. I dehors devono essere realizzati in conformità alla normativa sulle barriere architettoniche e devono risultare accessibili ai soggetti diversamente abili. I manufatti non dovranno interferire o peggiorare i rapporti aeranti dei vani ad essi, eventualmente, collegati e le porte, individuate anche come vie di esodo, devono essere ad apertura ad anta. In presenza di 2 o più pubblici esercizi, richiedenti un dehor, deve essere prevista una soluzione unitaria. Sintesi delle caratteristiche tecniche dei dehors 1. Il dehor non deve essere adibito ad uso improprio, l’area occupata è destinata all’attività di somministrazione e/o consumo di alimenti e bevande nel rispetto della normativa vigente, Regolamenti e ordinanze comunali. 2. Per l’utilizzo del dehor occorre osservare l’orario di apertura dell’esercizio cui è annesso. 3. Tutti gli elementi costituenti il dehor devono essere mobili o smontabili o comunque facilmente rimovibili e, laddove sia possibile, possono essere fissati al suolo con idonei sistemi rispettosi della pavimentazione. Nelle pavimentazioni lapidee gli ancoraggi devono essere realizzati sfruttando i giunti tra i basoli, senza bucare le lastre. 4. Le lampade da riscaldamento devono avere tutte le caratteristiche e i requisiti richiesti dalla normativa vigente, devono essere di colore intonato all’arredo nel suo insieme e non devono contrastare con l’ambiente circostante. 5. L’arredo urbano non può essere in materiale plastico. Potranno essere installati arredi di design in polipropilene o policarbonato di colorazioni neutre. 6. L’insegna, indicativa dell’attività riferita al dehor, deve rispettare le norme sulle insegne. 7. La struttura portante può essere in acciaio, in alluminio verniciato, in ferro verniciato o tipo corten. Dovrà, comunque, essere dimostrato il corretto inserimento nel contesto e rispetto alle eventuali altre strutture esistenti (autorizzate). APPENDICE 13 - TENDE SOLARI (PER GLI ESERCIZI COMMERCIALI E I PUBBLICI ESERCIZI) 1. Per tende solari si intende uno o più teli in tessuto o materiali similari, posti all’esterno degli esercizi commerciali o dei pubblici esercizi, privi di punti di appoggio al suolo. 2. Le tende solari devono essere idonee a proteggere dal sole e dalle intemperie, in condizioni di sicurezza. 3. Le tende solari aggettanti per gli esercizi commerciali sono, di norma, vietate nelle strade non pedonali senza marciapiedi, a meno che non siano compatibili con le situazioni locali. 4. L’occupazione deve realizzarsi in corrispondenza dell’esercizio dell’avente titolo (concessionario), previo nulla-osta della proprietà o dell’Amministrazione dello stabile e, se interessa suolo pubblico, dell’Amm/ne Comunale. 5. Sui marciapiedi vi deve essere una distanza minima di mt. 0,60 tra il bordo esterno della tenda e la verticale innalzata dalla cordonatura del marciapiede.

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6. E’ sempre necessario tener conto dei criteri di rispetto delle aperture o delle campiture esistenti, sia sulle facciate che sugli elementi architettonici-decorativi. 7. Nelle costruzioni esistenti: a) ovunque sia possibile, le tende solari per la vetrina singola, siano esse aperte o chiuse, dovranno essere comprese nella luce interna; b) ove non sia possibile, i punti di aggancio verticali e/o orizzontali possono essere previsti immediatamente in adiacenza delle aperture delle vetrine (sporgenza max cm. 20) sempre nel rispetto della forma architettonica dell’edificio; c) laddove le facciate presentino particolari rivestimenti in pietra o altri materiali di pregio sono vietate installazioni che comportino manomissioni di facciata. Sono altresì vietate le manomissioni di elementi ornamentali (zoccolature in pietra, lesene, ecc.). 8. Negli edifici vincolati il posizionamento delle tende solari potrà essere concesso previo benestare dell’Ente preposto al vincolo. 9. Dimensioni 9.1 – L’altezza minima dal suolo delle tende solari deve essere di mt 2,20. Potrà essere consentita la presenza di mantovane frontali e laterali purchè siano ad una distanza minima dal suolo di mt. 2,00. 9.2 - Sporgenza massima della tenda (misurata nella sua proiezione al suolo) massimo mt. 3,50. 10. Pubblicità 10.1 - E’ consentita la pubblicità, con il nome dell’esercizio o altro sulle mantovane; nel caso in cui non sia possibile tale collocazione, nelle nuove tende, essa va prevista nella parte estrema inferiore con una dimensione contenuta e proporzionata. 11. Temporaneità 13.1 – Durante i periodi di chiusura dell’attività, le tende solari non devono essere aperte. 12. Forma, materiali e colori 12.1 – Le forme potranno essere a telo inclinato e/o a cappottina per le vetrine; 12.2 – Potranno essere utilizzati materiali quali: tela impermeabile, tessuto acrilico non lucido; 12.3 – Si dovranno privilegiare colori tradizionali quali: la gamma delle terre dall’avorio al ruggine; bianco, panna, ecrù; gamma dei grigi. Le tende dovranno essere tinta unita. 12.4 – In presenza di irradiatori di calore, le tende solari dovranno essere costituite da materiale di idonea classe di reazione al fuoco.

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APPENDICE 14 - FIORIERE ED ELEMENTI DI DELIMITAZIONE 1. Per elemento di delimitazione si intende qualsiasi manufatto atto ad individuare gli spazi in concessione rispetto al restante suolo pubblico. 2. Le fioriere possono essere collocate sia da parte dell’A.C. che da parte dei privati, purchè sia garantito un passaggio pedonale di almeno ml 1,20, sia in aderenza alla facciata che distaccate. In ogni caso non dovranno creare ostacolo agli accessi degli edifici stessi o pericolo ai pedoni e non potranno, comunque, essere collocate su sede di carreggiata stradale. 3. Le caratteristiche saranno in funzione dell’ambiente urbano di inserimento. Dovranno essere in cotto o in pietra, ferro verniciato grigio scuro o corten, preferibilmente di forma rettangolare o quadrata. 4. Sarà a carico del richiedente, oltre alla responsabilità per eventuali danni a terzi, l’onere della regolare cura delle fioriere e relative piante, al fine di non creare danno al transito pedonale e non risultare visivamente sgradevoli. 5. L’A.C. potrà, in ogni momento, rimuovere o far rimuovere dal proprietario, per necessità o sicurezza pubblica o per persistente incuria, le fioriere, dietro semplice comunicazione da parte del Settore competente. 6. Le fioriere sono utilizzate a scopo ornamentale e/o per delimitare occupazioni di spazio pubblico per esercizi di somministrazione (bar, tavole calde e locali similari). 7. Manufatti adottabili: ▪ fioriere ▪ recinzioni quali: cordoni, pannelli paravento o simili, realizzati con elementi semplici e compatibili con il paesaggio urbano in cui vengono collocate. 8. La linea di delimitazione dell’area di occupazione deve essere sempre costituita da una sola fila di elementi, eventualmente diversi tra loro. Possono essere adottate al massimo due tipologie diverse. 9. La posa di vasi o di fioriere a scopo ornamentale, ossia non collocate a delimitazione di un’area più estesa, potrà essere autorizzata solo purchè rimangano sempre liberi mt.1,20 per il transito pedonale. 10. Occupazioni con elementi a delimitazione di spazi pubblici destinati alla somministrazione: a) i manufatti non devono debordare dall’area in concessione; b) per l’occupazione avente sporgenza fino a mt. 1,50, può essere autorizzata la posa solo alle testate e non lungo il fronte; c) per evitare situazioni di abbandono e di degrado, anche durante il periodo di chiusura dell’esercizio o di non utilizzo dell’occupazione, il titolare del titolo abilitativo deve garantire una costante manutenzione e decoro degli elementi posti a delimitazione dell’area. 11. Le recinzioni devono garantire la percezione visiva complessiva del contesto urbano specifico. 12. Quando le fioriere sono poste a delimitazione di aree rasenti al muro dello stabile, la loro altezza, comprensiva delle essenze a dimora, non dovrà superare mt. 1,50. 13. Quando le fioriere sono poste rasenti ai muri, a scopo ornamentale, la loro altezza, comprensiva delle essenze a dimora, è libera; la larghezza del vaso non dovrà superare mt. 0,80 e le piante non dovranno debordare dal vaso stesso. 14. Sono ammessi rampicanti su graticci e paraventi a patto che non superino l’altezza massima di mt. 1,50. 15. Le fioriere, i paraventi e le recinzioni ad uso privato non possono avere scritte pubblicitarie.

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APPENDICE 15 - PERGOLATO 1. Il pergolato costituisce una struttura realizzata al fine di adornare e ombreggiare giardini o terrazze e consiste, quindi, in un’impalcatura, generalmente di sostegno per piante rampicanti, costituita da due (o più) file di montanti verticali riuniti superiormente da elementi orizzontali, posti ad una altezza tale da consentire il passaggio delle persone. 2. Il pergolato è, quindi, una struttura aperta su almeno tre lati e nella parte superiore e, normalmente, non necessita di titoli abilitativi edilizi. 3. Quando il pergolato viene coperto, nella parte superiore (anche per una sola porzione) con una struttura non facilmente amovibile (realizzata con qualsiasi materiale), è assoggettata alle regole dettate per la realizzazione delle tettoie. 4. Il pergolato ha una funzione ornamentale, è realizzato in una struttura leggera in legno o in altro materiale di minimo peso, deve essere facilmente amovibile in quanto privo di fondamenta, e funge da sostegno per piante rampicanti, attraverso le quali realizzare riparo e ombreggiatura di superfici di modeste dimensioni. 5. E’ vietata ogni copertura con tettoie, onduline e simili. 6. Sono vietate tutte le coperture con materiali in PVC, onduline, tipologie industriali e affini. Si privilegiano montanti in legno o metalli smaltati. 7. Le piante devono essere oggetto di attenta e costante manutenzione; l’area deve essere tenuta pulita dalle foglie. APPENDICE 16 - PERGOTENDA 1. La pergotenda è destinata a rendere meglio vivibili gli spazi esterni ed è installata per soddisfare esigenze non precarie. 2. Le pergotende, tenuto conto della loro consistenza, delle caratteristiche costruttive e della loro funzione, non costituiscono un’opera edilizia soggetta al previo rilascio del titolo abilitativo 3. L’opera principale non è la struttura in sé, ma la tenda, quale elemento di protezione dal sole e dagli agenti atmosferici, finalizzata ad una migliore fruizione dello spazio esterno, con la conseguenza che la struttura si qualifica in termini di mero elemento accessorio, necessario al sostegno e all’estensione della tenda. 4. La copertura e la chiusura perimetrale, che essa realizza, non devono presentare elementi di fissità, stabilità e permanenza, per il carattere retrattile della tenda, onde, in ragione della inesistenza di uno spazio chiuso stabilmente configurato, non deve parlarsi di organismo edilizio connotantesi per la creazione di nuovo volume o superficie. 5. L’elemento di copertura e di chiusura deve essere costituito da una tenda in materiale plastico, privo di quelle caratteristiche di consistenza e di rilevanza che possano connotarlo in termini di componente edilizia di copertura o di tamponatura di una costruzione. APPENDICE 17 – TENDE SOLARI A PROTEZIONE DEGLI IMMOBILI 1. Le tende solari di qualsiasi tipo, su balconi, terrazzi, logge e elementi similari, non rientrano – di norma – tra gli arredi di installazione temporanea che possono essere consentiti negli edifici ricadenti nel centro storico. Si esplicitano, comunque, alcune indicazioni qualora venisse accettata dall’A.C. una particolare esigenza motivata esposta con apposita istanza. 2. I colori suggeriti sono: bianco opaco, grigio opaco. 3. Deve essere garantita la resistenza al vento. 4. La tenda dovrà avere colore unito, essere del tipo a rullo facilmente amovibile, essere a telo

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continuo. 5. Sono ammesse le tende a bracci retraibili per una larghezza di facciata non superiore al 60%. 6. Sono escluse le tende decorative o con scritte pubblicitarie, le tende a lamelle orientabili, le tende a capottina, le tende a veranda, le veneziane esterne in Al, le tende a pergola. 7. Qualora venisse esposta una particolare esigenza non risolvibile con altri sistemi, la tenda solare non dovrà avere una superficie superiore al 50%, della superficie esposta verso la via, della parete del piano cui si riferisce. 8. In ogni caso, le tende a bracci a cassonetto con sviluppo orizzontale non possono sporgere più della larghezza in aggetto del balcone.