CITTA’ CAPACI DI FUTURO - TTS Italia · Maria Berrini – Lorenzo Bono: Ambiente Italia, Istituto...

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ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007 DATA: 19/11/2007 PAGINA: 1: 1 CITTA’ CAPACI DI FUTURO LA SOSTENIBILITA’ DELLE CITTA’ EUROPEE SI COSTRUISCE CON POLITICHE MIRATE ALLA QUALITA’ AMBIENTALE E ALLA SFIDA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI Il Rapporto 2007 di ECOSISTEMA URBANO EUROPA: Una valutazione integrata delle criticità ambientali e delle politiche di risposta nelle principali città europee. Confronto tra città Italiane ed Europee. Il Rapporto è stato curato da: Maria Berrini – Lorenzo Bono: Ambiente Italia, Istituto di Ricerche [email protected] Il Rapporto è scaricabile, dal 1 dicembre 2007, da www.ambienteitalia.it Novembre 2007 Il Rapporto è stato promosso e finanziato da E’ stato realizzato con la collaborazione di Legambiente (che ha fornito i dati per le città italiane). E’ stato realizzato con il sostegno di diversi Network di città europee ed italiane.

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ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 1: 1

CITTA’ CAPACI DI FUTURO LA SOSTENIBILITA’ DELLE CITTA’ EUROPEE SI COSTRUISCE CON

POLITICHE MIRATE ALLA QUALITA’ AMBIENTALE E ALLA SFIDA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Il Rapporto 2007 di ECOSISTEMA URBANO EUROPA:

Una valutazione integrata delle criticità ambientali e delle politiche di risposta nelle principali città europee. Confronto tra città Italiane ed Europee.

Il Rapporto è stato curato da:

Maria Berrini – Lorenzo Bono: Ambiente Italia, Istituto di Ricerche [email protected]

Il Rapporto è scaricabile, dal 1 dicembre 2007, da www.ambienteitalia.it

Novembre 2007

Il Rapporto è stato promosso e finanziato da E’ stato realizzato con la collaborazione di Legambiente (che ha fornito i dati per le città italiane). E’ stato realizzato con il sostegno di diversi Network di città europee ed italiane.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

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1 GUIDA ALLA LETTURA ............................................................................................................ 4

1.1 Lo scopo, i promotori, i riferimenti ...................................................................................... 4 1.2 Le Città partecipanti e la raccolta dati ................................................................................ 5 1.3 Il confronto tra città Italiane ed Europee............................................................................. 5 1.4 La disponibilità dei dati dopo la raccolta 2007.................................................................... 5 1.5 Le altre fonti di dati considerate.......................................................................................... 6 1.6 Il sistema degli indicatori .................................................................................................... 7 1.7 La struttura del Rapporto.................................................................................................... 8

2 AZIONE LOCALE PER LA SALUTE E TUTELA DEI NOSTRI BENI COMUNI......................... 9 2.1 Qualità dell’aria: concentrazioni di PM10 ............................................................................. 9 2.2 Qualità dell’aria: concentrazioni di NO2 ............................................................................ 11 2.3 Mappatura acustica del territorio e piani di riduzione dell’inquinamento acustico ............ 13 2.4 Consumi domestici di acqua potabile ............................................................................... 14 2.5 Abitanti serviti da impianto di depurazione ....................................................................... 15 2.6 Le città italiane a confronto............................................................................................... 16

3 CONSUMI RESPONSABILI E STILI DI VITA.......................................................................... 21 3.1 Variazione dei consumi domestici di energia elettrica...................................................... 21 3.2 Produzione di rifiuti urbani ................................................................................................ 22 3.3 Raccolta differenziata dei rifiuti urbani.............................................................................. 23 3.4 Procedure di acquisti verdi ............................................................................................... 24 3.5 Le città italiane a confronto............................................................................................... 26

4 PIANIFICAZIONE, FORMA URBANA E MOBILITÀ SOSTENIBILI ......................................... 30 4.1 Passeggeri del trasporto pubblico in area urbana ............................................................ 30 4.2 Dotazione di linee su ferro in area urbana........................................................................ 33 4.3 Motorizzazione privata...................................................................................................... 34 4.4 Piste ciclabili ..................................................................................................................... 34 4.5 Pianificazione urbana: verde pubblico.............................................................................. 36 4.6 Le città italiane a confronto............................................................................................... 38

5 DA LOCALE A GLOBALE: POLITICHE PER LA PROTEZIONE DEL CLIMA ........................ 46 5.1 Adozione di un bilancio energetico e di un obiettivo di riduzione della CO2 ..................... 46 5.2 Impianti solari su edifici pubblici ....................................................................................... 48 5.3 Abitanti connessi ad un sistema di teleriscaldamento ...................................................... 49 5.4 Politiche energetiche contro il cambiamento climatico ..................................................... 49 5.5 Le città italiane a confronto............................................................................................... 52

6 ECONOMIA LOCALE INNOVATIVA E SOSTENIBILE ED EQUITÀ, GIUSTIZIA E COESIONE SOCIALE ........................................................................................................................................ 55

6.1 Indice di dipendenza e anzianità ...................................................................................... 55 6.2 Occupazione femminile .................................................................................................... 56

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6.3 Livello di istruzione ........................................................................................................... 57 6.4 Le città italiane a confronto............................................................................................... 58

7 GESTIONE LOCALE per LA SOSTENIBILITÀ, BUON GOVERNO E PARTECIPAZIONE .... 61 7.1 Certificazioni EMAS e ISO 14001 nelle pubbliche amministrazioni.................................. 61 7.2 Sostegno e diffusione di processi di Agenda 21 locale .................................................... 62 7.3 Cittadini votanti alle elezioni ............................................................................................. 64 7.4 Le città italiane a confronto............................................................................................... 65

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1 GUIDA ALLA LETTURA

1.1 Lo scopo, i promotori, i riferimenti Il Rapporto 2007 di Ecosistema Urbano Europa (UEE - Urban Ecosystem Europe) restituisce una valutazione integrata delle criticità ambientali e delle risposte (in termini di politiche pubbliche) registrabili nelle principali città europee, offrendo così un valido terreno per ragionare anche sulle loro capacità e necessità. La maggior parte dei dati utilizzati sono aggiornatissimi (2006-2007) grazie al fatto che la principale fonte sono state le stesse città, coinvolte attivamente nella raccolta e nella validazione dei dati. Il focus dell’analisi si concentra sulla sostenibilità ambientale, e sul tema chiave del cambiamento climatico, Allo stesso tempo le valutazioni contenute nel rapporto cercano di integrare la lettura delle “performance ambientali” delle città europee tenendo presenti anche le loro caratteristiche socio-economiche e i principali fenomeni in corso anche sotto questo profilo. L’indagine serve quindi a meglio comprendere i punti di forza e le debolezze delle città europee ed è utile per la definizione delle priorità politiche nell’agenda “urbana” della Commissione Europea e di tutti gli Stati Membri. Può servire come punto di riferimento – anche per le singole città - per la definizione di obiettivi quantitativi che ambiscano a raggiungere in ogni campo le migliori pratiche europee. Ecosistema Urbano Europa è stato promosso e finanziato per le due edizioni 2006 e 2007 da Dexia Crediop, la banca italiana per la finanza pubblica e di progetto del gruppo bancario europeo Dexia, leader mondiale nel finanziamento degli enti locali e delle infrastrutture e progetti di pubblica utilità. La raccolta dei dati e la stesura del Rapporto sono state curate dall’Istituto di Ricerche Ambiente Italia. Legambiente ha fornito i dati raccolti grazie ad Ecosistema Urbano Italia (l’iniziativa da cui ha preso spunto il progetto europeo). L’indagine ha anche avuto il sostegno e l’apprezzamento di diversi Network di città europee (come ICLEI, Union of Baltic Cities, MEDCities, Climate Alliance, Comité’21Francia) e italiane (ANCI e Agende21LocaliItalia). Forte interesse è stato espresso dalla European Environmental Agency e dalle Direzioni Generali della CE che si occupano delle Politiche Regionali europee e delle Politiche ambientali. I promotori di Ecosistema Urbano Europa puntano a consolidare e a mantenere nel tempo questo sistema di reporting e valutazione, allargando la sfera degli sponsor e dei sostenitori. Il set di indicatori è stato selezionato concentrandosi sul principale scopo dell’indagine (il confronto tra città europee), tenendo in considerazione il quadro delle politiche europee (Strategia Tematica Urbana, Carta di Lipsia, Impegni di Aalborg), i sistemi più consolidati di indicatori europei e facendo tesoro dell’esperienza più che decennale di Ecosistema Urbano Italia e dell’esperienza concreta del 2006, il primo anno di raccolta dati a livello europeo.

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1.2 Le Città partecipanti e la raccolta dati L’indagine ha cercato di raccogliere dati dalle principali città (capitali e di dimensioni medio-grandi) di tutti gli Stati Membri e candidati all’accesso in Europa. Lo sforzo di coinvolgimento delle città ha avuto successo e 32 città hanno attivamente collaborato

alla raccolta dei dati (vedi tabella): 26 città nel corso del 2006 24 città nel corso del 2007 18 città in entrambi gli anni.

Le città partecipanti appartengono a 16 diversi paesi europei: 5 dalla Germania; 3 da Finlandia, Danimarca, Italia e Spagna, 2 dalla Francia, Belgio, Gran Bretagna e Svezia, 1 città da Lettonia, Repubblica Ceca, Austria, Albania, Cipro e Grecia. In sintesi, 11 città ricadono nell’area Nord Europa (inclusa Gran Bretagna), 10 nell’area del Centro, 9 nel Sud e 2 nell’Est. 12 delle aree urbane considerate hanno più di 1 milione di abitante and 5 di queste superano i 2 milioni. Anche capitali europee di media grandezza sono incluse, e quindi le altre città considerate hanno dimensioni che variano tra i 150,000 e i 750,000 abitanti. Le comparazioni tra città analizzate nel Rapporto 2007 tengono comunque conto di queste differenze dimensionali.

1.3 Il confronto tra città Italiane ed Europee

L’edizione italiana del Rapporto elabora anche un confronto più approfondito tra le città italiane e le altre città europee. A questo scopo vengono presi in considerazione, oltre ai dati dell’edizione europea relativi a tre grandi città italiane del Nord, Centro e Sud (Milano, Roma e Napoli), anche i dati raccolti grazie ad Ecosistema Urbano Italia relativi a tutte le città

italiane con più di 250.000 abitanti (che si collocano quindi nella stessa fascia dimensionale delle città europee prese in esame). Il gruppo di città italiane a confronto con le europee sono quindi (in ordine di grandezza): Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Catania, Venezia, Verona.

1.4 La disponibilità dei dati dopo la raccolta 2007 Dati aggiornati (con riferimento al 2006 e 2007) sono stati raccolti per mezzo di questionari e contatti diretti e con la collaborazione attiva delle città partecipanti, coinvolgendo responsabili di alto livello o il loro staff anche nel finale controllo qualità sui dati.

Città Stato 2006 2007 Antwerp Belgio x x Aalborg Danimarca x Aarhus Danimarca x Barcelona Spagna x x Berlin Germania x Bristol Regno Unito x x Brussels Belgio x x Copenhagen Danimarca x x Dresden Germania x Durres Albania x Goteborg Svezia x x Hannover Germania x Heidelberg Germania x x Helsinki Finlandia x x London Regno Unito x x G.Lyon Francia x x Madrid Spagna x x Milan Italia x x Munich Germania x Naples Italia x x Nicosia Cipro x Paris Francia x Patras Grecia x Prague Repubblica Ceca x x Riga Lettonia x x Rome Italia x x Stockholm Svezia x Tampere Finlandia x Turku Finlandia x x Wien Austria x Oslo Norvegia x Zaragoza Spagna x x

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Le 32 città partecipanti non sono riuscite sempre a fornire la totalità dei dati richiesti e quindi la raccolta 2006 e 2007 ha messo a disposizione anche un quadro interessantissimo circa l’effettiva disponibilità, accessibilità e qualità dei dati ambientali di livello urbano. In sintesi: Dati aggiornati (raccolti nel 2007) riguardo alle concentrazioni di PM10 e NO2 sono stati spediti da 23 città. Dati sul trattamento e sul consumo di acque (integrando dati raccolti nel 2006 e nel 2007) sono disponibili per 30 città. Dati sulle aree verdi e i passeggeri del trasporto pubblico sono disponibili per 26 città. Inoltre 30 città hanno fornito dati sulla loro rete ciclabile. Riguardo all’insieme dei dati richiesti in materia di Energia e politiche per il Clima , 25 città hanno dato informazioni sui pannelli solari installati in edifici pubblici e sul numero di abitanti collegati a sistemi di teleriscaldamento, mentre meno di metà delle città hanno spedito dati sui loro consumi elettrici e il loro bilancio di emissioni climalteranti. I dati sulla produzione e la raccolta differenziata dei rifiuti sono disponibili per tutti i partecipanti Inoltre un terzo delle città ha spedito dati relativi alle loro politiche in materia di Acquisti Verdi.

1.5 Le altre fonti di dati considerate Altre fonti di dati sono state prese in considerazione soprattutto come strumento per un controllo incrociato sulla qualità dei dati spediti dalle città. In alcuni casi (citati nel Rapporto) sono state utilizzate per colmare il vuoto di alcuni dati mancanti (per esempio i dati sulla qualità dell’aria sono stati completati usando il data base dell’Agenzia Europea). Di seguito si forniscono indicazioni: Qualità dell’aria: Database of European Topic Centre on Air and Climate Change (ETC/ACC) – Research centre in support of the European Environmental Agency (EEA) Sito web: http://air-climate.eionet.europa.eu/ Aree Verdi: European Environmental Agency (EEA): Green urban areas within urban morphological zones – study by the European Environmental Agency on the identification of green areas within artificially arranged urban areas in a continuous manner. Sito web: http://dataservice.eea.europa.eu/dataservice/metadetails.asp?id=816 “Urban sprawl in Europe - The ignored challenge” (EEA – JRC, 2006) Mobilità: Urban Transport Benchmarking Initiative – European project organized by Transport and Travel Research Ltd (TTR) Sito web: http://www.transportbenchmarks.org Rifiuti: Municipal Waste Management Report - Association of Cities and Regions for Recycling and sustainable resource management (ACR+) Dati socio-economici: DG Regio/Eurostat - Urban Audit data base e relative publicazioni (“Key indicators on living conditions in EU Cities” , 2004 e “State of European Cities Report”, 2007). I dati disponibili si riferiscono ancora al periodo 1991 – 2001, ma vengono qui usati come base per di riferimento per le comparazioni.

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1.6 Il sistema degli indicatori Il sistema degli indicatori (25) è articolato in modo coerente con la struttura dei 10 “Impegni di Aalborg” (che vengono accorpati in 6 aree per permettere una lettura più integrata) e con i principali obiettivi politici europei e quindi si riferiscono ai seguenti temi e sottotemi:

Azione locale per la salute e tutela dei nostri beni comuni:

1. Qualità dell’aria: concentrazioni di PM10

2. Qualità dell’aria: concentrazioni di NO2

3. Mappatura acustica del territorio e piani di riduzione dell’inquinamento acustico

4. Abitanti serviti da impianto di depurazione

5. Consumi domestici di acqua potabile

Consumi responsabili e stili di vita:

6. Variazione dei consumi domestici di energia elettrica

7. Produzione di rifiuti urbani

8. Raccolta differenziata dei rifiuti urbani

9. Procedure di acquisti verdi

Pianificazione, forma urbana e mobilità sostenibili:

10. Passeggeri del trasporto pubblico in area urbana

11. Trasporto su ferro in area urbana: metropolitana, tram e ferrovia

12. Motorizzazione privata

13. Disponibilità di piste ciclabili

14. Disponibilità di aree pubbliche verdi

Da locale a globale: politiche energetiche e per la protezione del clima:

15. Redazione di un bilancio energetico e obiettivi di riduzione della CO2

16. Pannelli solari installati su edifici pubblici

17. Abitanti connessi ad un sistema di teleriscaldamento

18. Politiche per il risparmio energetico e la protezione del clima

Economia locale innovativa e sostenibile ed Equità, giustizia e coesione sociale:

19. Indice di dipendenza e vecchiaia

20. Occupazione femminile

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21. Tasso di istruzione

Gestione locale verso la sostenibilità, buon governo e partecipazione:

22. Certificazioni EMAS e ISO 14001 nelle pubbliche amministrazioni

23. Sostegno e diffusione di processi di Agenda 21 locale

24. Cittadini votanti alle elezioni

25. Donne elette nei governi locali

1.7 La struttura del Rapporto I 6 capitoli I capitoli (6, uno per ogni macrotema) si sviluppano elaborando e commentando grafici e tabelle, con riferimento ai vari temi elencati al paragrafo precedente, e mettendo in evidenza i principali fenomeni o i messaggi che emergono dall’analisi. I grafici o le tabelle vengono elaborate con l’obiettivo di mostrare, caso per caso, i risultati più interessanti per una riflessione di scala europea. Per ragioni di efficacia comunicativa quindi, non sempre vengono riportati tutti i dati o citate tutte le città coinvolte dall’analisi, rimandando questa lettura di dettaglio ai Profili sintetici allegati in fondo al rapporto. Il Confronto tra città Italiane ed Europee ll confronto più approfondito tra le città italiane e le altre città europee riportato nell’edizione italiana del Rapporto prende in considerazione anche i dati delle città italiane con più di 250.000 abitanti, utilizzando allo scopo i dati raccolti da Ecosistema Urbano Italia. I Profili sintetici delle città Il Rapporto è completato da sintetici “Profili” che restituiscono in sintesi (senza commenti, solo con i dati) la posizione di ogni città in rapporto ai valori migliori e mediani registrati tra tutele città per ogni indicatore. Il Profilo è organizzato in 4 parti: La carta di identità della città, che fornisce i dati di contesto (GDP, abitanti, area, densità,

impiego e disoccupazione), Ranking Chart, un grafico “a radar” che rappresenta la posizione della città per 9 dei 14

indicatori considerati nella Tavola degli indicatori. I valori sono normalizzati in modo che il punto più esterno del radar corrisponda al miglior valore registrato da una città (a seconda dei casi il 5° o il 95° percentile è stato usato per la comparazione). Per ognuno degli indicatori selezionati per i Profili, la performance della città è confrontata con la mediana (il valore registrato dalla città che si trova nella posizione centrale rispetto alla distribuzione di tutti i valori registrati).

Tavola degli Indicatori, che per i primi 14 indicatori chiave (quantitativi), mostra il valore registrato da quella città, il valore migliore, mediano e il peggiore registrato tra tutte le altre.

Tavola delle politiche, che fornisce informazioni (sì/no e anno di riferimento) sull’attivazione o meno di politiche e di singole misure attuate dai governi locali con riferimento ai temi: Cambiamento climatico, Inquinamento acustico, Governance e gestione ambientale integrata.

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2 AZIONE LOCALE PER LA SALUTE E TUTELA DEI NOSTRI BENI COMUNI Qualità dell’aria: concentrazioni di PM10 Qualità dell’aria: concentrazioni di NO2 Mappatura acustica del territorio e piani di riduzione dell’inquinamento acustico Abitanti serviti da impianto di depurazione Consumi domestici di acqua potabile

2.1 Qualità dell’aria: concentrazioni di PM10 La qualità dell’aria sta condizionando sempre di più la salute di chi abita nelle grandi aree urbane. L’inquinante più critico è rappresentato dal particolato fine (PM10), originato dal traffico veicolare, dal riscaldamento domestico e da diverse attività produttive, perché durante la respirazione insieme al particolato vengono assorbite e trascinate nell’apparato respiratorio sostanze chimiche cancerogene. I valori riportati di seguito, pur non esaustivi, consentono un confronto piuttosto omogeneo tra città. Evidenziano infatti le situazioni più critiche che si verificano sia nelle aree sottoposte a maggiori pressioni da traffico, che in quelle in cui viene rilevato l’inquinamento “di fondo”. I dati si riferiscono infatti a quanto registrato dalle centraline di rilevamento (suddivise tra traffico e fondo1) con riferimento ai peggiori valori annui relativi alle polveri fini presenti in atmosfera (PM10) 2. In modo analogo vanno considerati i dati relativi al biossido di azoto (NO2) riportati al paragrafo successivo. Come riferimento per la valutazione dei dati si tenga presente che, sulla base di precise raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la direttiva 1999/30/EC ha previsto per il PM10, dopo una prima fase di rientro progressivo nei limiti delle concentrazioni medie annue (40 μg/m3) entro il 2005, una scadenza al 2010 per la quale il limite (da raggiungere in modo progressivo) posto alle concentrazioni medie annue è stato fissato a 20 μg /m3. I dati raccolti, relativi al 2006 (o anteriori di 2-3 anni per una decina di città3), ci dicono che nel 45% delle città esaminate almeno una centralina ha registrato un valore medio annuo superiore al valore limite per la protezione della salute umana di 40 μg /m3. La percentuale sale al 65% se consideriamo le sole grandi aree urbane. Nella maggioranza dei casi (9 città su 14) almeno una centralina nelle aree di traffico ha superato i limiti, ma nei casi di Milano e Roma i 40 μg /m3 sono stati superati anche nelle centraline di rilevamento collocate in aree cosiddette di “di fondo”. A Londra e Barcellona le misurazioni effettuate nei punti di traffico più critico hanno superato il limite di oltre il 50%. I valori migliorano nelle città medio-piccole. Ma anche tra le 10 città di media dimensione si superano i 40 μg /m3: a Saragozza (sia nei punti di maggior traffico che di fondo urbano), a Copenaghen e Stoccolma. Patrasso è l’unica tra le città più piccole a superare il limite di legge.

1 Occorre tenere conto del fatto che il valore registrato può essere fortemente influenzato dalla collocazione dei punti di misurazione, anche se in città di grandi dimensioni si presume che questo tipo di centraline abbia un posizionamento rispettoso delle indicazioni fornite in tal senso dalla normativa. 2 Nel caso in cui le città non abbiamo fornito i dati - o lo abbiano fatto in modo soltanto parziale – si è fatto riferimento al database dell’European Topic Centre dell’Agenzia Europea dell’Ambiente http://bettie.rivm.nl/etc-acc/appletstart.html , che riporta i dati 2005 relativi alle principali città. In generale, abbiamo quindi i rilevamenti relativi ai valori medi di tutte le centraline urbane presenti in territorio comunale che si riferiscono all’anno 2004, mentre i valori massimi registrati inviati dai partecipanti sono, a seconda dei casi, riferiti al 2004 o al 2005. 3 I dati si riferiscono al 2006, ad eccezione di: Stoccolma, Vienna, Berlino, Dresda, Aarhus e Tampere (dati ETC 2005); Anversa, Copenaghen e Napoli (dati 2005); Praga (dati 2003/05).

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Se guardiamo all’obiettivo di 20 μg /m3 previsto per il 2010, va evidenziato che in tutte le città – ad eccezione delle due finlandesi Turku e Tampere - esiste un punto di campionamento con valori superiori al limite.

Concentrazioni di PM10: massimo valore medio annuo (ug/mc)

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valore limite 2005

La direttiva 1999/30/EC prevede anche dei valori limite per la protezione della salute umana relativi ad numero massimo ammissibile di episodi di inquinamento acuto. Più precisamente, la norma fa riferimento alla media giornaliera delle concentrazioni di PM10 che – a partire dal 2005 - non può superare i 50 μg /m3 più di 35 volte in un anno. In questo caso, la situazione delle città europee è ancora peggiore. Ben l’84% delle città ha almeno una centralina che rileva più di 35 giorni di superamento dei 50 μg /m3. Risultano a norma soltanto alcune piccole città del nord. Le grandi città sono tutte oltre i limiti nelle zone ad alta intensità di traffico e quasi tutte per un numero di giorni che è più del doppio dei 35 giorni di superamento ammessi dalla norma. A Londra, Roma, Milano e Madrid i valori critici sono addirittura quattro volte più alti. Roma e Milano, insieme a Praga e Vienna, superano i limiti anche nelle centraline di misurazione del fondo urbano. Napoli (con Bruxelles) supera i oltre i 45 giorni l’anno, nelle aree di traffico.

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Concentrazioni di PM10: massimo valore giorni di superamento 50 ug/mc

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valore limite

Tra le città di medie dimensioni i valori più alti si registrano a Saragozza e Riga, ma anche realtà con concentrazioni di fondo relativamente basse come Copenaghen e Stoccolma presentano punti critici di traffico in cui i giorni di superamento sono più del doppio di quelli previsti. Dresda e Anversa superano i 35 giorni sia nelle centraline da traffico che in quelle di misurazione del fondo urbano, mentre Helsinki e Goteborg sono le uniche città di medie dimensioni che risultano in linea con la normativa4. Rientrano nei limiti anche altre quattro piccole città del nord: Aalborg, Aarhus, Tampere e Turku. Situazione completamente opposta per un’altra piccola: a Patrasso situazioni critiche di inquinamento da traffico si sono verificate per più di 130 giorni, tante quante a Madrid, Milano o Roma.

2.2 Qualità dell’aria: concentrazioni di NO2 Il biossido d’azoto (NO2) anch’esso derivato dai processi di combustione, è da ritenersi uno degli inquinanti atmosferici più pericolosi, in quanto è irritante e in presenza di irraggiamento solare avvia reazioni fotochimiche che portano alla costituzione di sostanze nocive, di cui il maggiore rappresentante è l’ozono. Per questa ragione la direttiva 1999/30/EC ha fissato per il NO2 il limite di 40 μg /m3, valore obiettivo da raggiungere entro il 2010. Nonostante che, grazie in particolare all’introduzione delle marmitte catalitiche, le emissioni siano diminuite di circa il 25% rispetto al 1980, l’AEA5 stima che circa il 30% della popolazione urbana viva in città con concentrazioni di fondo che superano il 30% della popolazione urbana viva in città con concentrazioni di fondo che superano il limite di 40 μg /m3 di NO2, valore obiettivo per la

4 Bristol non ha i valori delle centraline da traffico 5 AEA – Agenzia Europea per l’Ambiente: stima riferita al periodo 1996-2002

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protezione della salute umana da raggiungere entro il 2010 secondo quanto previsto dalla direttiva 1999/30/EC.

Concentrazioni di NO2: massimo valore medio annuo (ug/mc)

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target2010

Spesso, anche in città dove la concentrazione di NO2 è mediamente al di sotto del limite di legge è molto probabile trovare dei “punti critici” in cui invece viene superato, in particolare in corrispondenza di arterie molto trafficate. Il 90% delle 32 città partecipanti ha una centralina da traffico in cui le concentrazioni medie annue6 sono ancora ben lontane dal valore obiettivo di 40 μg/m3 ed il 60% non rispetta il valore di legge di 50 μg/m3 previsto dalla normativa per il 2005 (valore obiettivo addizionato di un margine di tolleranza decrescente nel tempo). Le 13 grandi città, ad eccezione di Bruxelles, sono tutte abbondantemente al di sopra sia del limite di legge che del valore obiettivo. Addirittura cinque - Londra, Parigi, Monaco, Roma e Lione - presentano valori più che doppi rispetto al target 2010. Londra, Roma, Milano, Praga e Barcellona superano i 40 μg/m3 anche nelle centraline di rilevamento del fondo urbano. Circa la metà delle città di dimensioni medie, sebbene tutte al di sopra dell’obiettivo 2010, rispettano invece il limite di 50 μg/m3 richiesto per il 2005 anche nelle centraline poste sulle arterie più trafficate. Ancora migliore la situazione nelle sette città più piccole, soprattutto del nord. Tampere, Turku e Durazzo risultano già in linea con l’obiettivo 2010, mentre i 50 μg/m3 sono superati soltanto dalle centraline di traffico di Patrasso.

6 I dati si riferiscono al 2006, ad eccezione di: Londra (centralina traffico), Stoccolma, Vienna, Berlino, Dresda, Aarhus e Tampere (dati ETC 2005); Anversa, Copenaghen e Napoli (dati 2005); Durazzo (dati 2004/2005); Praga (dati 2003/05).

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 13: 13

2.3 Mappatura acustica del territorio e piani di riduzione dell’inquinamento acustico Gli effetti del rumore sulla salute di una persona sono largamente accertati, anche se ovviamente sono molto variabili a seconda dell’individuo considerato. Essi comprendono disturbi del sonno, conseguenze sull’udito e su alcune funzioni fisiologiche (per lo più cardio-vascolari). Uno studio dell’OMS7 ha indicato che valori medi superiori a 40 dB(A) influiscono sulla generale qualità della vita e che valori medi superiori 60 dB(A) arrivano ad avere effetti fisici e psicologici sugli individui. Nelle grandi città, la percentuale di persone sottoposte a livelli di rumore inaccettabili è da due a tre volte più elevata rispetto alla media nazionale (dati OCSE). La scarsità dei dati non consente di individuare un andamento generale dell’esposizione a diversi livelli di rumore nelle maggiori città europee, anche se spesso buona parte delle misurazioni effettuate superano il valore massimo accettabile di 65 dB(A). Nel 2002 la Commissione Europea ha emanato una Direttiva (2002/49/CE) relativa alla determinazione e gestione del rumore ambientale, con l’intento di definire un approccio comune per “evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi derivanti dall’esposizione al rumore ambientale”. Fondamentalmente quello che viene suggerito è di elaborare una mappa acustica che individui le situazioni più critiche in termini di esposizione della popolazione al rumore ambientale e redigere un piano di risanamento che consenta di normalizzare tali situazioni e garantire così un maggior benessere ed una miglior qualità della vita ai cittadini. Metà delle 32 città partecipanti hanno già elaborato e approvato una mappa acustica del loro territorio. Se a queste aggiungiamo altre 10 città in cui tali documenti sono in via di approvazione (di cui sei entro la fine del 2007), vediamo che la mappa acustica comincia ad essere uno strumento piuttosto diffuso tra le amministrazioni europee (più dell’80% dei partecipanti). Soltanto un quarto delle città ha, invece, affrontato il successivo passaggio che prevede l’approvazione di un piano di risanamento acustico. A queste si aggiungono altre sette amministrazioni in cui il piano è in via di approvazione (in 4 casi l’approvazione è prevista per il 2008). Barcellona, Heidelberg e Turku sono le città che per prime hanno redatto una mappa acustica del loro territorio (1997 e 1998). A Barcellona il piano di risanamento acustico è in vigore dal 2000, ad Heidelberg dal 2003. Altre due città che hanno approvato un piano di risanamento ormai da diversi anni (prima ancora della mappatura) sono Bruxelles (1997) e Madrid (2001). Nonostante la diffusione crescente degli strumenti di indagine e pianificazione in materia di inquinamento acustico sono ancora poche (soltanto sei) le città che, secondo quanto previsto dalla direttiva, hanno fornito dati aggiornati sulla popolazione esposta ai diversi livelli di rumore diurno e notturno.

Mappatura acustica Piano risanemento acustico

stato del doc. anno stato del doc. anno

Aalborg approvata 2006 no Aarhus approvata nd approvato nd Anversa no no Barcellona approvata 1997 approvato 2000 Berlino approvata nd approvato nd Bristol nd nd Bruxelles approvata 2004 approvato 1997 Copenaghen da approvare 2007 no

7 Community Noise - Environmental Health Criteria (1996)

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

PAGINA: 14: 14

Dresda da approvare no Durazzo no no Goteborg da approvare 2007 da approvare 2008 Hannover approvata 2000 no Heidelberg approvata 1998 approvato 2003 Helsinki approvata 2007 da approvare 2008 Grande Londra approvata 2004 approvato 2004 Lione da approvare 2007 da approvare 2008 Madrid da approvare 2007 approvato 2001 Milano da approvare nd da approvare nd Monaco da approvare 2007 da approvare 2008 Napoli approvata nd da approvare nd Nicosia no no Oslo da approvare 2007 da approvare 2008 Parigi approvata nd approvato nd Patrasso no no Praga approvata 2006 no Riga no no Roma approvata nd da approvare nd Stoccolma approvata nd da approvare nd Tampere approvata nd da approvare nd Turku approvata 1998 no Vienna da approvare nd da approvare nd Saragozza approvata 2004 no

2.4 Consumi domestici di acqua potabile L’acqua è una risorsa preziosa ma è in pericolo in molte regioni Europee a causa dell’abbassamento e della salinizzazione delle acque di falda, della riduzione dei flussi nei corsi d’acqua superficiali e dell’inquinamento diffuso. Gli stati europei (con la Direttiva Quadro sull’Acqua 2000/60/EC) si sono impegnati, entro il 2015, a riportare la risorsa in uno stato tecnicamente definito “buono”. Nel 2003 in Europa i consumi urbani di acqua rappresentavano il 18% del totale. Circa il 40% dei consumi si concentrava nei paesi dell’Europa meridionale, seguiti da quelli dell’Europa centrale e del Nord (35%), mentre i paesi entranti pesavano complessivamente per il 23%. Nelle 31 città europee prese in considerazione il consumo pro capite di acqua passa dai 100 litri al giorno registrati a Dresda ed Heidelberg ai 300 litri di Bristol. Si tratta di dati la cui variabilità è dovuta a diversi fattori: comportamenti individuali, struttura economica della città, presenza numerosa o meno di flussi turistici e di attività commerciali. La maggior parte delle città (77%) mostra valori compresi tra i 120 e i 220 litri/abitante al giorno. Rimangono al di sotto dei 120 litri/abitante, insieme alle tedesche Dresda e Heidelberg, soltanto le due città belghe di Bruxelles e Anversa, mentre mostrano valori nettamente più alti della media - superiori ai 280 litri/abitante - Bristol, Parigi e Patrasso. Escludendo questi tre valori “estremi” della distribuzione - peraltro riferiti a città di dimensioni molto diverse tra loro e appartenenti a tre distinte aree geografiche - notiamo che le città continentali (123 l/ab gg) hanno mediamente valori più bassi sia rispetto alle città del nord (167 l/ab gg) che a quelle del sud (168 l/ab gg). Sembra invece essere più contenuta l’influenza del fattore dimensionale anche se, generalmente, le città più

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 15: 15

piccole tendono ad avere valori leggermente più bassi (circa 145 l/ab gg) rispetto a quelle di dimensioni maggiori (intorno ai 160 l/ab gg).

Consumi idrici domestici (l/ab/giorno)

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2.5 Abitanti serviti da impianto di depurazione Un altro importante fattore di pressione sulla risorsa acqua da parte degli ambiti urbani è senza dubbio il grande volume di acque reflue prodotto, una delle principali cause di eutrofizzazione ed inquinamento delle acque superficiali. I paesi che per primi si sono impegnati in politiche per ridurre l’eutrofizzazione e migliorare la qualità delle acque sono quelli del nord. In questi paesi la maggior parte della popolazione è oramai connessa ad un impianto di depurazione, mentre nei paesi del sud e dell’est soltanto la metà della popolazione è attualmente connessa ad un impianto di trattamento. Il quadro che emerge dai dati forniti dalle 32 città è decisamente più positivo: la depurazione delle acque copre ormai la quasi totalità degli abitanti pressoché in tutte le città monitorate, pur con alcune differenze nel tipo di trattamento eseguito. Più della metà delle città, 17 su 31, hanno la totalità dei cittadini allacciati agli impianti ed altre 7 hanno una percentuale comunque superiore al 95%. Le tre città con i valori più bassi sono tutte del sud: Napoli (72%), Nicosia (50%) e Patrasso (45%). Gli impianti possono essere differenti a seconda dei trattamenti a cui i reflui vanno soggetti; ci sono quindi impianti di trattamento primario che hanno l’obiettivo di rimuovere i solidi sospesi, impianti di trattamento secondario che oltre a ciò consentono l’abbattimento della sostanza organica biodegradabile e separano i solidi non sedimentabili e, infine, abbiamo gli impianti con trattamento terziario che aggiungono alle fasi precedenti anche una riduzione del carico di nutrienti quali il fosforo e l’azoto che contribuiscono al fenomeno di eutrofizzazione delle acque. Delle 27 città che hanno più del 95% dei cittadini allacciati, 20 utilizzano impianti con esclusivo o prevalente trattamento terziario, 6 hanno impianti con trattamento secondario (Londra, Praga, Barcellona e Saragozza, Turku e Tampere). Helsinki non ha fornito questo dato.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

PAGINA: 16: 16

Ancora molto poco diffuso il riutilizzo delle acque reflue: soltanto Milano (37%), Aalborg (1%), Madrid (1%) e Anversa usano le acque che escono dal depuratore per scopi irrigui, industriali o per il lavaggio delle strade.

Abitanti connessi ad un impianto di depurazione (%)

0%

10%

20%

30%

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2.6 Le città italiane a confronto Se tra le città europee i casi più critici di inquinamento atmosferico si concentrano soprattutto nelle grandi aree urbane con più di un milione di abitanti, in Italia le concentrazioni di PM10 e NO2 superano i limiti di legge sia nei grandi centri di Milano e Roma che in realtà più piccole come Bologna, Firenze e Verona. Nel 2006 quasi tutte le città hanno superato, almeno in una delle centraline poste sulle principali arterie stradali, i limiti previsti per il PM10 (sia come media annuale che come numero di giorni in cui si oltrepassano i 50 μg/m3) e per l’NO2. A differenza di quanto accade nelle altre città europee circa la metà delle città italiane supera i limiti anche nelle centraline che misurano l’inquinamento urbano di fondo.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 17: 17

ARIA RUMORE

PM10 giorni in cui la media

(24h) >50 ug/mc

PM10 media annua

(ug/mc)

NO2 media annua

(ug/mc)

Mappatura acustica

Piano di risanamento

traffico

(val max) fondo

(val max) traffico

(val max)fondo

(val max)traffico

(val max)fondo

(val max)

Bari 95 33 43 32 35 32 da approvare nd

Bologna 109 22 45 26 105 51 approvata approvato

Catania 12 1 35 21 82 47 da approvare da approvare

Firenze 87 28 42 30 72 49 approvata da approvare

Genova 82 8 57 26 91 38 approvata da approvare

Palermo 210 18 58 23 78 14 da approvare no

Torino 194 172 71 64 94 53 da approvare no

Venezia 172 120 57 47 65 40 approvata da approvare

Verona 191 130 62 48 53 61 approvata da approvare

Milano 138 150 52 56 77 50 da approvare da approvare

Napoli 39 14 31 22 70 27 approvata da approvare

Roma 141 118 49 45 84 61 approvata da approvare

Nota: In grassetto sono evidenziati i valori che superano i limiti normativi previsti per il 2006

In Europa, tra le città di medie dimensioni, il valore limite di 40 μg/m3 delle concentrazioni medie annuali di PM10 viene superato solo in 4 casi su 10 e, ad eccezione di Riga, gli sforamenti sono dell’ordine del 10-15%. In Italia le centraline da traffico di Torino, Verona, Palermo, Genova e Venezia superano questo valore di oltre il 40%. Anche per quanto riguarda i giorni di superamento delle concentrazioni di 50 μg/m3

la situazione è nettamente più critica: ad eccezione di Napoli e Catania, tutte le città italiane registrano più del doppio dei superamenti consentiti (le città europee di media dimensione sono soltanto quattro), con picchi di circa 200 giorni a Palermo e Torino. Per quanto riguarda la media annuale di biossido di azoto (NO2), abbiamo visto che insieme alla previsione di un valore obiettivo di 40 μg/m3 la normativa indica un valore limite che decresce di anno in anno, pari a 50 μg/m3 nel 2005 ed a 48 μg/m3 nel 2006. Sebbene nessuna città europea di media dimensione riesca a raggiungere l’obiettivo 2010 (solo Tampere e Turku - città di 200.000 abitanti - sono già in linea) più o meno la metà rientra nei limiti previsti per gli anni 2005-2006. In Italia, ad eccezione di Bari, nel 2006 tutte le città hanno superato il valore limite di 48 μg/m3 in almeno una centralina ed i valori più alti di Bologna,Torino e Genova hanno superato i 90 μg/m3, cifre molto simili a quelle registrate nei punti di traffico maggiormente critici di grandi aree metropolitane come Londra, Parigi e Monaco.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

PAGINA: 18: 18

Concentrazioni di PM10: massimo valore giorni di superamento 50 ug/mc

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traffico fondo

piccolemediegrandi

valore limite

Concentrazioni di NO2: massimo valore medio annuo (ug/mc)

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traffico fondo

piccolemediegrandi

target2010

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 19: 19

Per quanto riguarda l’inquinamento acustico (l’altro importante fattore di forte impatto sulla salute in aree urbane) le informazioni a disposizione si limitano agli strumenti di analisi e pianificazione, non essendo al momento disponibili dati quantitativi omogenei sulla popolazione esposta ai diversi livelli di rumore. Le amministrazioni italiane che hanno già approvato una mappa acustica del loro territorio sono sette, mentre negli altri cinque casi la mappatura è, comunque, in via di approvazione. Soltanto Bologna, invece, ha approvato un piano di risanamento acustico, mentre altre otto amministrazioni lo hanno redatto ma non ancora approvato.

Popolazione allacciata impianto di

depurazione

Utilizzo acque depurazione

Consumi domestici acqua potabile

Bari 94% nd 154

Bologna 99% no 149

Catania 22% no 214

Firenze nd nd 155

Genova 98% no 199

Palermo 31% no 169

Torino 100% sì 1% 243

Venezia 84% sì 7% 179

Verona 94% nd 199

Milano 98% sì 37% 191

Napoli 71% no 207

Roma 93% nd 221

L’altra risorsa naturale che risente delle pressioni esercitate dai grandi agglomerati urbani, è l’acqua. Un primo aspetto di tipo quantitativo riguarda i prelievi di acqua effettuati per soddisfare gli usi urbani, in particolare i consumi domestici di acqua potabile. I consumi delle città italiane variano tra i 150 ed i 250 litri/abitante giorno, intervallo in cui si colloca circa la metà delle città europee. I consumi di Torino (240 l/ab) e Roma (220 l/ab) sono tra i più alti in assoluto anche se rimangono lontani dai quasi 300 litri/abitante di Bristol, Parigi e Patrasso. Le tre città italiane con i consumi più bassi – Bari, Bologna e Firenze – sono tutte intorno ai 150 litri/abitante, valore al di sotto del quale si posiziona il 40% delle realtà europee. La depurazione delle acque reflue copre ormai la quasi totalità degli abitanti pressoché in tutte le città europee monitorate. Anche in Italia gli abitanti delle grandi aree del centro-nord sono quasi tutti serviti da un impianto di depurazione: Torino, Milano, Genova e Bologna sono praticamente tutte allacciate, Roma, Verona e Bari sono a poco meno del 95% e Venezia è all’84%. In ritardo le città del sud, soprattutto Palermo e Catania dove più di due terzi della popolazione non sono ancora serviti da un impianto di depurazione. Ancora poco diffuso il riutilizzo delle acque reflue, anche se le città italiane si comportano meglio di quelle europee. Aalborg, Madrid e Anversa sono le sole città ad utilizzare (in quota minima, pari a circa l’1%) le acque che escono dal depuratore per scopi irrigui, industriali o per il lavaggio delle strade, mentre in Italia abbiamo Milano che dichiara un riuso del 37%, Venezia del 7% e Torino dell’1%.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

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Consumi idrici domestici (l/ab/giorno)

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Abitanti connessi ad un impianto di depurazione (%)

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ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 21: 21

3 CONSUMI RESPONSABILI E STILI DI VITA Variazione dei consumi domestici di energia elettrica

Produzione di rifiuti urbani

Raccolta differenziata dei rifiuti urbani

Procedure di acquisti verdi

3.1 Variazione dei consumi domestici di energia elettrica In Europa esistono forti variazioni nelle intensità energetiche dei diversi paesi. Le realtà del nord (Islanda, Finlandia, Norvegia e Svezia) presentano generalmente i più elevati valori di consumo pro capite sia a causa del mix energetico disponibile8 che della loro collocazione geografica, anche se il fattore climatico contribuisce solo in parte all’incremento dei consumi complessivi. Alcuni Paesi hanno infatti raggiunto un notevole miglioramento della propria efficienza agendo, per esempio, sull’isolamento e il controllo degli edifici: tra le nazioni a più bassa intensità energetica, insieme a Italia e Malta, troviamo, infatti, anche Austria, Danimarca e Irlanda.

Variazione consumi domestici di energia elettrica (ultimi 5 anni)

-30% -25% -20% -15% -10% -5% 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30%

Aalborg

Barcellona

Copenaghen

Hannover*

Helsinki

Madrid*

Milano

Napoli

Oslo

Praga

Roma

Turku

8 Ad esempio Paesi in cui è molto diffusa la produzione idroelettrica tenderanno a privilegiare il consumo di energia elettrica rispetto ad altri combustibili fossili, in modo da diminuire le emissioni complessive di CO2 e, al tempo stesso, mantenere un certo livello di indipendenza energetica.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

PAGINA: 22: 22

I consumi domestici di elettricità risentono di questi fattori, anche se in misura minore rispetto ad altre tipologie di consumo di energia. A questo proposito, viste le differenti realtà geo-climatiche a cui appartengono le 32 città partecipanti, il confronto più interessante a livello europeo non è tantoquello tra consumi pro capite9, quanto la variazione avvenuta in un determinato periodo di tempo (per semplicità, è stato scelto il quinquennio 2000-2005). Analizzando i dati pervenuti (11 città)10 emerge una sostanziale stabilità dei consumi domestici di elettricità, sia in alcune realtà del Nord come Aalborg e Copenaghen, che nelle città italiane di Milano e Napoli. L’unica città in cui si assiste ad una riduzione consistente è Oslo (-26%) che rimane, però, quella con i consumi pro capite più alti. Viceversa, i maggiori tassi di crescita si verificano a Praga (+21%) e Barcellona (26%), una delle realtà con i valori pro capite più bassi (meno di 1.000 kWh annui), insieme ad Hannover e Copenaghen.

3.2 Produzione di rifiuti urbani La produzione di rifiuti è uno dei fattori di pressione sull’ambiente che negli ultimi decenni ha registrato i maggiori tassi di crescita, a causa sia del progressivo aumento della popolazione che dall’affermarsi di un modello di vita basato su un sempre maggiore consumo di beni. Nel calcolo della produzione di rifiuti urbani non entrano soltanto quelli prodotti da ciascuna persona all’interno della propria abitazione ma anche le quantità derivanti da altre attività urbane e che sono considerate assimilabili. l comportamenti individuali dei singoli cittadini e l’adozione di politiche relative alla corretta gestione e smaltimento dei rifiuti prodotti dagli esercizi commerciali (a partire dagli imballaggi) sono quindi i due aspetti che rivestono un ruolo fondamentale nel determinare le quantità totali. I dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) mostrano che la produzione di rifiuti urbani pro capite continua a crescere nei paesi dell’Europa occidentale mentre rimane stabile nei paesi dell’Europa centrale e orientale, tanto che la recente Strategia per la prevenzione ed il riciclo [COM (2005) 666] non fa più riferimento all’obiettivo di 300 kg pro capite fissato dal 5° Programma d’Azione, raggiunto solo da alcuni paesi dell’est e fortemente disatteso dai paesi dalle economie più avanzate. I dati relativi a 29 città europee confermano che questo obiettivo è ancora lontano: soltanto Dresda (334 kg/ab anno) riesce a limitare la produzione giornaliera di rifiuti urbani al di sotto di 1 kg per abitante, mentre in tutte le altre città la produzione annua mostra un’estrema variabilità passando da 400 a quasi 700 kg/abitante11. Tra le grandi città, Monaco, Praga, Lione, Bruxelles e Berlino riescono a contenere la produzione annua tra i 400 ed i 450 kg/ab, mentre Napoli e Roma sono le due amministrazioni con la più alta produzione pro capite. Quasi tutte le città di media dimensione si collocano tra i 450 ed i 550 kg/ab con la sola Stoccolma che raggiunge i 580 kg/ab. Mediamente più alta la produzione delle realtà più piccole, sia del nord che del sud. Durazzo è la sola a rimanere sotto i 500 kg/ab mentre in tre – Patrasso, Nicosia e Aalborg – superano i 600 kg.

9 I dati pervenuti sono estremamente differenziati e necessitano di un ulteriore approfondimento. Si passa, infatti, da valori inferiori a 1.000 kWh anno (Barcellona, Copenaghen e Hannover) a 2.500 kWh (Helsinki e Turku) per arrivare ad oltre 5.000 kWh (Oslo). 10 La variazione di Barcellona si riferisce al periodo 1999-2004. Per esigenze di omogeneità , nel grafico è riportata una stima su cinque anni anche per città i cui dati si riferiscono a periodi differenti, in particolare: Hannover (1997-2005) e Madrid (2003-2006). 11 Nel grafico relativo alla produzione di rifiuti non vengono riportati i dati di Oslo (406 kg/ab) e Helsinki (734). Il dato di Oslo è riferito ai soli rifiuti di origine domestica, mentre quello di Helsinki comprende i rifiuti raccolti da imprese private e differisce in modo consistente da quello comunicato nella edizione precedente del presente rapporto (546 kg/ab).

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 23: 23

Produzione pro capite di rifiuti urbani (kg/ab anno)

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differenziati

indifferenziati

piccolemediegrandi

Dresda e Monaco, oltre a limitare la produzione complessiva, riescono anche a contenere ai minimi livelli la quota di rifiuto indifferenziato da avviare a smaltimento grazie ad un buona capacità di intercettazione della raccolta differenziata. Pur partendo da una produzione maggiore, anche Berlino, Goteborg Copenaghen e Anversa riescono a contenere sotto i 300 kg/ab la quota di rifiuto indifferenziato. Particolare il caso di Aalborg, la città con la più alta produzione pro capite di rifiuti (680 kg/ab) che, grazie ad una raccolta differenziata molto spinta, riesce a contenere a 250 kg/ab il rifiuto da avviare a smaltimento. Il differente livello di sviluppo economico è sicuramente alla base del fatto che sono le città dei paesi dell’est quelle che presentano la minor produzione di rifiuti pro capite: Dresda (ex Germania Orientale) ha il valore più basso in assoluto, seguita da Riga, Praga e Durazzo. A questi livelli (tra i 400 ed i 450 kg) stanno anche Monaco, Berlino, Lione, Bruxelles e Goteborg, realtà dove presumibilmente si cominciano a raccogliere i frutti di politiche e campagne di sensibilizzazione ed educazione dei cittadini.

3.3 Raccolta differenziata dei rifiuti urbani Se le politiche sulla riduzione della produzione di rifiuti stentano ancora a decollare, abbiamo visto che esistono alcune realtà urbane, soprattutto del nord e di dimensione medio-piccola, con un sistema di raccolta differenziata in grado di intercettare una parte consistente dei rifiuti prodotti. Helsinki, Dresda e Anversa superano il 50% ed Aalborg arriva addirittura al 62%. Tra le città più virtuose anche Copenaghen e Monaco (42%), unica tra le grandi aree metropolitane a superare il 40%.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

PAGINA: 24: 24

Raccolta differenziata dei rifiuti urbani (% sul totale)

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piccolemediegrandi

Le città di media dimensione si collocano tutte al di sopra del 25%, ad eccezione di Riga e Saragozza, ancora sotto il 10%. Anche tra le altre realtà più piccole, insieme ad Aalborg, vi sono tre città del nord al 35%, mentre la raccolta differenziata è ancora praticamente assente a Nicosia e Durazzo. È, invece, nelle città di dimensioni maggiori che la raccolta differenziata fatica ancora ad intercettare quote importanti di rifiuti: soltanto cinque amministrazioni, inclusa Monaco, superano il 30% mentre la metà di esse non raggiunge il 20%, con Parigi e Napoli ferme rispettivamente al 10% e 6%. In generale, le realtà più virtuose provengono da Paesi che per primi hanno sviluppato una maggiore sensibilità nei confronti delle tematiche ambientali e di sostenibilità, e dove le politiche ambientali vantano una più lunga tradizione, vale a dire i paesi del nord e del centro Europa. Questa maggiore sensibilità si conferma anche nelle politiche di acquisto di carta riciclata da parte della pubblica amministrazione. Negli uffici di Monaco, Vienna, Anversa, Copenaghen, Goteborg, Aalborg, Heidelberg, Hannover e Saragozza (quasi la metà delle 20 città che hanno fornito il dato) più del 90% della carta acquistata è riciclata (o ecolabel). Ad eccezione di Saragozza, tutte queste realtà hanno tassi di raccolta differenziata superiori al 30-35%.

3.4 Procedure di acquisti verdi L'acquisto di prodotti "verdi" è una tra le strategie utilizzate per diminuire la produzione di rifiuti e per attuare comportamenti più responsabili dal punto vista ambientale. Le esperienze in atto presso le pubbliche amministrazioni sono ancora piuttosto episodiche e mancano, nella maggior parte dei casi, di una certa sistematicità. Una vera e propria procedura di pubblici acquisti, che si rivolge a differenti categorie di beni e non si limita a semplici raccomandazioni ma prevede anche criteri di obbligatorietà, esiste solo in un nucleo di città europee piuttosto ridotto (ancora un volta soprattutto del centro-nord). Secondo quanto emerge dai dati a nostra disposizione, le esperienze più avanzate nell’istituzione di procedure di acquisti verdi sono quelle di Aalborg, Copenaghen, Goteborg, Hannover e

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 25: 25

Heidelberg, ma buoni segnali giungono anche da Vienna e Lione e da altre città del sud come Barcellona e Roma. Copenaghen, in particolare, è l’amministrazione in cui le politiche di acquisti verdi hanno avuto la maggiore diffusione. Esistono procedure vincolanti di acquisto che riguardano tutte le principali categorie di prodotti: stampanti e fotocopiatrici, cancelleria e materiale da ufficio, prodotti per le pulizie e materiali per l’edilizia. Il 45% dei pasti serviti dalle mense contengono, almeno in parte, prodotti biologici e gli uffici della pubblica amministrazione acquistano soltanto carta riciclata. Adozione

politiche Acquisti

Verdi (AV)

AV fotocopiatrici

stampanti

AV detergenti

AV materiali

costruzione

AV forniture ufficio

AV cibi

biologici

% pasti bio mense

% carta

riciclata

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Anversa in parte spesso spesso raramente mai no 0% 100%

Barcellona sì spesso spesso raramente raramente no 0% 51%

Berlino nd nd nd nd nd nd nd nd

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Bruxelles in parte mai spesso mai spesso nd nd na

Copenaghen sì spesso spesso spesso spesso sì 45% 100%

Dresda no nd nd nd nd no 0% 0%

Durazzo no mai mai mai mai no 0% 4%

Goteborg sì spesso spesso raramente spesso sì 10% 100%

Hannover sì spesso spesso spesso spesso no 0% 90%

Heidelberg in parte spesso spesso spesso spesso no 0% 100%

Helsinki in parte raramente raramente raramente raramente sì 2% nd

Lione sì spesso spesso spesso spesso nd nd 0%

Grande Londra in parte nd nd nd nd sì nd nd

Madrid sì mai raramente mai mai nd nd 69%

Milano nd nd nd nd nd sì nd 25%

Monaco nd spesso spesso mai mai nd nd 95%

Napoli nd nd nd nd nd sì 25% nd

Nicosia no nd nd nd nd no 0% nd

Oslo in parte raramente raramente raramente raramente nd nd nd

Parigi in parte nd nd nd nd nd nd 50%

Patrasso in parte mai mai mai mai no 0% nd

Praga no spesso spesso mai raramente no 0% 0%

Riga no mai mai mai mai no 0% nd

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

PAGINA: 26: 26

Roma in parte raramente raramente raramente raramente sì 100% nd

Stoccolma in parte nd nd nd nd nd nd nd

Tampere sì nd nd nd nd no 0% nd

Turku no mai spesso mai raramente sì nd 0%

Vienna sì nd nd nd nd sì 50% 100%

Saragozza in parte nd nd nd nd nd nd 100%

In generale, una città su tre ha adottato delle procedure di acquisto vincolanti che stabiliscono dei veri e propri obblighi. I detergenti per la pulizia degli uffici e le macchine stampanti e fotocopiatrici sono i “prodotti verdi” che vengono acquistati con maggiore frequenza, mentre meno del 20% delle amministrazioni dichiarano di utilizzare abitualmente criteri di sostenibilità nell’acquisto di materiali da costruzione e prodotti da ufficio. Abbiamo visto nel paragrafo precedente che 9 amministrazioni (su 20 che hanno fornito il dato) utilizzano una quota di carta riciclata (o ecolabel) superiore al 90%, mentre è molto meno diffuso l’utilizzo sistematico di cibi biologici nelle mense gestite dalla pubblica amministrazione. A Vienna e Copenaghen circa la metà dei pasti serviti sono, almeno in parte, biologici e soltanto a Roma si raggiunge il 100%.

3.5 Le città italiane a confronto I consumi domestici di elettricità nei 12 comuni italiani, come accade anche a livello europeo, non registrano un trend univoco. Vi sono città come Firenze e Torino che registrano una leggera diminuzione dei consumi tra il 2000 ed il 2005, ed altre - Palermo e Catania - in cui gli incrementi sono stati dell’ordine del 8-9%. Le differenze risultano, comunque, più contenute rispetto alle città europee dove esistono sia forti riduzioni (Oslo) che incrementi superiori al 20% (Praga e Barcellona).

Variazione consumi domestici di energia elettrica (ultimi 5 anni)

-30% -25% -20% -15% -10% -5% 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30%

Barcellona

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Palermo

Catania

Venezia

Napoli

Verona

Copenaghen

Bologna

Milano

Bari

Genova

Aalborg

Firenze

Torino

Oslo

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DATA: 19/11/2007 PAGINA: 27: 27

La produzione di rifiuti urbani nei comuni italiani sembra, invece, essere nettamente più alta rispetto alla media europea12. In sette città (60%) la produzione annuale pro capite supera i 600 kg/ab, mentre tra le realtà europee soltanto Nicosia, Patrasso e Aalborg (10%) superano questo valore. Genova (500 kg/ab) e Verona (548 kg/ab), i comuni italiani con la minore produzione, sono entrambi al di sopra della media delle città europee di medie dimensioni (483 kg/ab). Nessuna italiana riesce ad intercettare con la raccolta differenziata una quantità di rifiuto tale da avviare a smaltimento meno di 300 kg/ab. Milano, Verona e Torino sono le uniche città (25% del totale) che riescono a contenere la produzione di rifiuto differenziato al di sotto dei 400 kg/ab, mentre a livello europeo il 70% sta al di sotto di questo valore. Mentre in Europa 4 amministrazioni superano il 50% di raccolta differenziata, in Italia il comune con il dato più alto – Torino – si ferma al 38%, seguito da Verona con il 34%. Firenze, Milano e Bologna sono intorno al 30%, mentre ancora la metà delle amministrazioni è sotto il 20% con le tre città del sud che stazionano tra il 6% ed il 13%.

Produzione pro capite di rifiuti urbani (kg/ab anno)

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Ven

ezia

Cat

ania

differenziati

indifferenziati

piccolemediegrandi

In molti casi il ritardo accumulato dalle città nella diffusione della raccolta differenziata non è dovuto soltanto a difficoltà organizzative, ma anche a ritardi culturali. Lo conferma, ad esempio, il fatto che le stesse pubbliche amministrazioni italiane sono le prime a non incentivare all’interno dei loro uffici l’acquisto di carta riciclata. A parte Genova e Firenze nessuna pubblica amministrazione acquista carta riciclata per più del 50% ed in quattro casi non si va oltre il 5%, mentre nove città europee superano il 90%.

12 Il dato sulla produzione di rifiuti urbani può essere, in parte, influenzato dalla metodologia di contabilizzazione utilizzata nei diversi paesi.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

PAGINA: 28: 28

Rifiuti urbani Uffici PA Elettricità consumi domestici

kg/ab anno % RD % carta

riciclata var 2000-2005

Bari 648 18% 26% 2%

Bologna 587 29% 2% 3%

Catania 846 13% 0% 8%

Firenze 722 31% 60% -1%

Genova 500 15% 70% 1%

Palermo 626 12% 0% 9%

Torino 611 38% 18% -1%

Venezia 763 25% 40% 5%

Verona 548 34% 5% 4%

Milano 565 31% 25% 2%

Napoli 593 6% na 4%

Roma 657 16% na 12%

Molto più diffuso, invece, l’utilizzo di cibi biologici nelle mense gestite dalle pubbliche amministrazioni. Le mense comunali di Firenze, Genova, Palermo, Roma, Venezia e Torino forniscono la totalità dei pasti, almeno in parte, biologici. A Firenze il 56% sono interamente biologici ed a Verona il 30%. Per quanto riguarda l’esistenza di procedure di acquisto riguardanti specifiche tipologie di “prodotti verdi”, il dato disponibile sulle città italiane ci dice dell’esistenza o meno di “criteri di qualità ecologica”, ma senza specificare se questi criteri siano obbligatori o facoltativi e l’effettiva frequenza di acquisto. A differenza di quanto accade a livello europeo, tra le 12 città italiane gli acquisti verdi (AV) sembrano interessare maggiormente i prodotti da ufficio e cancelleria (8 città), seguiti da stampanti e fotocopiatrici e detergenti (5 città). Ancora poco diffusi i materiali da costruzione che sottostanno a particolari requisiti di sostenibilità.

AV fotocopiatrici

stampanti

AV detergenti

AV materiali

costruzione

AV forniture ufficio

AV altro

% pasti bio

mense

Bari nd nd nd nd no nd

Bologna nd si nd si no 17%

Catania no nd nd nd no nd

Firenze no si no si si 100%

Genova si si si si si 100%

Palermo si si no si no 100%

Torino si no no si no 100%

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 29: 29

Venezia si nd nd si no 100%

Verona no no no si no 30%

Milano nd nd nd nd nd nd

Napoli nd nd nd nd nd 25%

Roma si si si si nd 100%

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

PAGINA: 30: 30

4 PIANIFICAZIONE, FORMA URBANA E MOBILITÀ SOSTENIBILI Passeggeri del trasporto pubblico in area urbana

Trasporto su ferro in area urbana: metropolitana, tram e ferrovia

Motorizzazione privata

Disponibilità di piste ciclabili

Disponibilità di aree pubbliche verdi

4.1 Passeggeri del trasporto pubblico in area urbana In ambito urbano il trasporto pubblico – insieme alla bicicletta – rappresenta la principale alternativa alla mobilità privata motorizzata. Per quanto riguarda la domanda di trasporto pubblico, qui si considera il numero complessivo di passeggeri che durante un anno viaggia su autobus, metropolitane, tram, filobus e treni che compiono servizio in ambito urbano. L’indicatore utilizzato per confrontare tra loro le città è il numero di passeggeri/abitante calcolato prendendo come riferimento il potenziale bacino di utenza. Il bacino di utenza non sempre coincide con la popolazione residente in quanto il trasporto pubblico locale delle grandi aree urbane tende ad essere dimensionato su una scala più grande di quella comunale. È quindi da tenere in conto il fatto che, in alcuni casi, questa differenza è piuttosto consistente e tende ad influenzare il valore pro capite13. A questo proposito, si è deciso di considerare come categorie a parte i grandi agglomerati urbani di Parigi-Ile de France (11 milioni di abitanti), Grande Londra (7,5 milioni) e della Regione di Barcellona (5 milioni). Londra, con 378 passeggeri pro capite, ha il valore decisamente più alto, con il 59% dei viaggi che viene effettuato in autobus ed il 31% in metropolitana. Parigi e Barcellona, rispettivamente 237 e 147 pass/ab, scontano il fatto che una parte della rete di trasporto pubblico considerata – e della relativa popolazione di riferimento – si riferisce ad una tipologia di domanda e offerta che si avvicina più alle caratteristiche del trasporto di tipo extra-urbano. Lo dimostra, in parte, il fatto che la ferrovia intercetta il 22% dei passeggeri a Barcellona ed il 29% a Parigi, mentre a Londra è soltanto il 9%. Tra le grandi città, l’area urbana di Praga (1,7 milioni di abitanti) si conferma quella con il maggiore utilizzo del trasporto pubblico: 718 passeggeri per abitante. A Praga i mezzi del trasporto pubblico sono i più utilizzati per gli spostamenti casa-lavoro (58% degli spostamenti complessivi, contro il 27% in auto)14. Seguono Roma, Vienna e Milano, con valori che si collocano tra i 400 ed i 500 pass/ab. Mentre a Roma il 74% dei passeggeri viaggia in autobus, a Vienna la percentuale cala drasticamente al 15% a vantaggio di metropolitana (57%) e tram (28%). Il dato di Milano non è invece disponibile in forma disaggregata. Molto diversi anche i valori relativi agli spostamenti sistematici casa-lavoro: a Vienna il 45% dei cittadini dichiara di utilizzare i mezzi pubblici per recarsi al lavoro, più o meno la stessa percentuale di quelli che usano l’auto o la moto, mentre a Milano la percentuale scende al 32% (contro il 51% di auto e moto) ed a Roma al 22% (contro il 69% di auto e moto). Buoni valori di utilizzo dei mezzi pubblici (circa 350 pass/ab) si registrano

13 Occorre tenere conto del fatto che, in questo modo, l’indicatore passeggeri/abitante è “condizionato” dalla diversa definizione che le città danno del bacino di utenza del trasporto pubblico: sebbene in molti casi esso coincida con la popolazione residente, vi sono situazioni in cui il bacino è decisamente più grande. Ad esempio, quello di Heidelberg, Helsinki e Monaco ha un valore doppio, mentre quello di Hannover e Praga è circa il 50% più grande. 14 I dati sugli spostamenti casa-lavoro derivano dalla banca dati Urban Audit e sono riferiti agli anni 2000-2001

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 31: 31

anche a Berlino e Madrid. A Berlino il 67% dei passeggeri viaggia su ferro contro il 33% in autobus, mentre a Madrid sono il 59% (il 90% dei quali in metropolitana) contro il 41%. Per quanto riguarda gli spostamenti casa-lavoro, a Madrid più della metà dei cittadini dichiara di prendere abitualmente i mezzi pubblici (56%) contro il 36% che utilizza l’auto o la moto15.

Passeggeri trasporto pubblico (pass/ab)

0

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400

500

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aree metropol. piccolemediegrandi

Tra le città di media dimensione Stoccolma e Riga hanno numeri in linea con le migliori grandi città (400 pass/ab), seguite da Oslo e Dresda (poco meno di 300 pass/ab). Sia a Stoccolma che a Riga il trasporto su ferro è più utilizzato di quello su gomma, ma mentre a Riga la scelta è per il tram (62% dei passeggeri complessivi), a Stoccolma la metà dei passeggeri utilizza la metropolitana. La buona diffusione del trasporto pubblico a Stoccolma è confermata dal fatto che il 47% delle persone dichiara di utilizzare metropolitana e/o autobus per recarsi al lavoro, mentre quelli che scelgono l’auto o la moto sono il 38%16. Tutte sotto i 200 pass/ab le città di dimensioni più piccole, dove Aarhus (164 pass/ab) e Heidelberg (149 pass/ab) sono quelle con i valori più alti, mentre a Nicosia il trasporto pubblico assume ancora dimensioni residuali. Aalborg e Aarhus, le uniche due città di piccole dimensioni per cui sono disponibili informazioni sugli spostamenti casa-lavoro, confermano un utilizzo del trasporto pubblico piuttosto limitato che attrae circa il 10% degli spostamenti complessivi, contro il 60% dell’auto privata. Occorre, infine, ricordare che i valori di Monaco, Helsinki ed Heidelberg, un po’ come quelli di Parigi e Barcellona, scontano il fatto di fare riferimento ad una rete di trasporto pubblico che serve un bacino di utenza doppio rispetto alla popolazione cittadina e che quindi funziona, in parte, anche come rete extra-urbana. È proprio Monaco, insieme a Vienna e Berlino, una tra le grandi città con il più alto indice di gradimento del trasporto pubblico17: il 52% dei cittadini si dichiara molto soddisfatto ed il 36% abbastanza soddisfatto. Al contrario, la maggioranza dei cittadini di Roma e 15 I dati di Berlino sugli spostamenti casa-lavoro non riportano la % di utilizzatori della metropolitana 16 non è disponibile il dato sugli spostamenti casa-lavoro di Riga 17 Perception survey on quality of life in 70 European Cities. Eurostat-Urban Audit, Giugno 2007

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

PAGINA: 32: 32

Napoli si dichiara insoddisfatto del trasporto pubblico delle propria città. Tra le realtà medio piccole è invece Helsinki che registra il più alto livello di soddisfazione, con oltre il 90% di consensi.

Spostamenti casa-lavoro (%)

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bicicletta piedi metro/ferrovia tram bus auto moto altro

piccolemediegrandi

Livello di soddisfazione: trasporto pubblico (%)

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per niente soddisfatto abbastanza insoddisfattoabbastanza soddisfatto molto soddisfatto

medio-piccolegrandi

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

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4.2 Dotazione di linee su ferro in area urbana Mentre i numeri relativi alla domanda riguardano i passeggeri complessivamente trasportati da tutti i mezzi del trasporto pubblico, il confronto sull’offerta si concentra sull’estensione delle linee ferrate, vale a dire metropolitana, tram e treni urbani. Londra e Madrid sono le grandi aree urbane che presentano la più estesa rete metropolitana (rispettivamente 408 e 317 km) seguite da Parigi, Berlino e Monaco (tutte tra i 100 e 200 km). Tra le aree di medie dimensioni, Stoccolma (108 km) e Oslo (89 km) sono quelle che maggiormente hanno investito sulla metropolitana. In queste due città esistono circa 15 metri di linee ogni 100 abitanti, un dato che supera del 50% quello di Madrid, Monaco e Parigi18, le grandi città con la migliore offerta pro capite di linee metropolitane (circa 10 m/100ab).

Estensione linee urbane su ferro: metropolitana e tram (m/100 ab)

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Per quanto riguarda i tram, Berlino è la grande città con la maggiore estensione di tramvie (300 km) insieme a Vienna (241 km) e Milano (225 km). Tra le città più piccole, Riga e Hannover sono le sole a superare i 100 km19. Proprio Hannover, insieme all’altra tedesca Heidelberg, risultano le città con la migliore offerta per abitante, con circa 23 metri/100 abitanti, seguite da Milano e Riga con 17. Più difficile effettuare un confronto sulle linee ferroviarie urbane poiché soltanto la metà delle città ha fornito questo tipo di dato e, inoltre, non sempre è stato possibile distinguere in modo netto le linee (ed i passeggeri) a servizio esclusivamente urbano20.

18 Dato calcolato sui circa 2 milioni di “Parigi città” e non sugli 11 milioni dell’Ile de France 19 Stoccolma dichiara 110 km, ma include anche le ferrovie urbane. 20 La situazione che emerge dai dati pervenuti è molto differenziata. Ad esempio, le linee ferroviarie urbane delle aree metropolitane dell’Ile de France risulterebbero essere tre volte quelle della Grande Londra (rispettivamente 1.400 e 440 km) e, contemporaneamente, le stesse di un’area urbana molto più piccola come quella di Vienna. Tre città tedesche di

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4.3 Motorizzazione privata Il numero di auto in circolazione è un indicatore significativo della pressione esercitata dall’uomo sull’ambiente urbano, sia dal punto di vista della congestione e inquinamento da traffico che dell’occupazione di suolo urbano. L’acquisto dell’automobile, soprattutto nelle grandi aree urbane, è sempre più legato all’esistenza di valide alternative di trasporto. Molte città che hanno fortemente investito sul trasporto pubblico e sulla ciclabilità sono, infatti, riuscite a contenere il numero di auto in circolazione. A Berlino e Londra le auto circolanti sono poco più di 30 ogni100 abitanti, valore che a Parigi scende a 26. Città di medie dimensioni come Riga e Copenaghen riescono a contenere il numero di auto a poco più di 20 ogni 100 abitanti. Al contrario, la densità automobilistica continua ad essere molto alta nelle città belghe e, soprattutto, in quelle italiane. Napoli e Milano superano le 60 auto ogni 100 abitanti e Roma raggiunge addirittura quota 70, quasi tre volte il valore di Parigi.

Auto in circolazione (auto/100 ab)

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4.4 Piste ciclabili L’altra importante alternativa all’uso dell’automobile in città è la bicicletta. Una rete di piste ciclabili estesa e capillare è senza dubbio un presupposto indispensabile, insieme ad un’adeguata politica di sensibilizzazione, affinché la bicicletta possa diventare una alternativa praticabile. I dati forniti dalle città ci mostrano come la diffusione delle piste ciclabili sia un fattore soprattutto culturale, indipendente dalle condizioni climatiche. L’offerta (e l’utilizzo) di piste ciclabili vede, infatti, primeggiare tante piccole città del nord: Turku, Aalborg, Tampere e Aarhus presentano tutte un’estensione complessiva della rete superiore ai 300 km. Se rapportate alla popolazione dimensioni completamente differenti -Berlino, Hannover e Heidelberg - indicano un’estensione piuttosto simile, che varia tra i 250 ed i 320 km.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 35: 35

residente, si tratta di una disponibilità che varia dai 160 ai 200 metri ogni 100 abitanti. Le città danesi di Aalborg ed Aarhus, in particolare, confermano questa vocazione alla ciclabilità non soltanto in termini di dotazione infrastrutturale, ma anche con riferimento all’utilizzo vero e proprio, visto che un abitante su cinque sceglie abitualmente la bicicletta come mezzo per recarsi al lavoro21. Tra le città di media dimensione, Helsinki possiede la rete di gran lunga più estesa (oltre 1.500 km) seguita da Stoccolma e Hannover (circa 750 km). Una buona diffusione di piste ciclabili (intorno ai 350 km) è presente anche a Goteborg e Copenaghen. Se guardiamo alla dotazione di piste ogni 100 abitanti, Helsinki si conferma al primo posto con 300 metri, seguita da Hannover e Stoccolma con 150 e 95 metri. Oltre alle piste ciclabili vere e proprie, Hannover e Copenaghen hanno previsto provvedimenti di moderazione del traffico - soprattutto attraverso la riduzione della velocità22 - su una parte consistente delle loro strade (rispettivamente 660 e 117 km). Sono proprio queste due città a registrare il maggiore utilizzo della bicicletta nei percorsi casa-lavoro. A Copenaghen, in particolare, la percentuale raggiunge il 29%, il valore più alto in tutta Europa. La disponibilità di piste per abitante e le percentuali di utilizzo osservate nelle città di dimensione medio-piccola calano vistosamente nelle grandi città. Soltanto Vienna e Monaco riescono, in qualche modo, a reggere il confronto. A Vienna i 1.000 km di piste corrispondono ad una dotazione di 62 metri ogni 100 abitanti, che raddoppia se consideriamo anche i km di strade soggetti a provvedimenti di moderazione del traffico. Monaco, nonostante abbia una dotazione leggermente inferiore sia come lunghezza delle piste (750 km, 56 m/100 ab) che come strade a traffico moderato (450 km, 34 m/100ab), è la grande città dove è presente la più alta percentuale di persone che utilizzano abitualmente la bicicletta negli spostamenti casa-lavoro (8%).

Piste ciclabili (m/100 ab)

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21 I dati sugli spostamenti casa-lavoro derivano dalla banca dati Urban Audit e sono riferiti agli anni 2000-2001. Non vengono citati i dati di Tampere e Turku perché relativi al 1996 22 Ad esempio, zone residenziali in cui il limite di velocità è limitato a 30 km/h

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Il divario netto esistente tra i paesi continentali del nord e quelli del sud e dell’est emerge, ovviamente, guardando anche la coda della classifica. Tra le grandi città con meno di 5 m/100 ab troviamo Roma, Milano, Madrid e Napoli, mentre Saragozza, Riga e Patrasso sono agli ultimi posti tra le medio- piccole.

4.5 Pianificazione urbana: verde pubblico Il verde urbano, ovviamente, svolge un ruolo fondamentale di riqualificazione nelle grandi aree urbanizzate. Spazi liberi dalle auto, luoghi di incontro, contemplazione o divertimento. Le aree verdi presentano quindi caratteristiche diverse e non sempre sono classificate dalle città in maniera univoca, creando qualche difficoltà nella contabilizzazione. In base alla letteratura scientifica e all’analisi dei dati abbiamo però potuto individuare quattro grandi tipologie di aree verdi: -Parchi e giardini urbani – spazi che occupano una superficie relativamente piccola (qualche decina o poche centinaia di ettari) collocati all’interno dei centri urbani. La vegetazione è fortemente artificializzata e la sua presenza è dedicata principalmente alla fruizione da parte delle persone. -Parchi periferici – vasti spazi (diverse centinaia di ettari) collocati nelle parti periferiche delle città in forma di cunei o cinture verdi. In genere possono essere utilizzati per attività sportive e ricreative (sono accessibili liberamente al pubblico). La biodiversità della vegetazione anche in questi casi presenta un valore piuttosto marginale. -Aree protette – spazi la cui accessibilità può essere limitata, a tutela della conservazione della biodiversità o di altre specifiche funzioni (attività militari, fornitura di acqua potabile….) -Parchi agricoli o boschi – vaste aree naturali ed agricole (da alcune centinaia a migliaia di ettari) che si trovano ai confini delle aree urbane. A differenza delle altre tipologie viste in precedenza, le aree appartengono a proprietari privati, ma sono governate da specifiche normative di gestione che cercano di garantire un equilibrio tra la tutela della biodiversità, la fruibilità da parte della popolazione e il mantenimento delle attività economiche tradizionali. I dati pervenuti risentono fortemente del modo in cui le città hanno interpretato queste quattro classificazioni e non sempre è stato possibile ottenere il valore in forma disaggregata. Si è quindi preferito – dove possibile - elaborare i dati distinguendo due sole categorie: i parchi e giardini in area urbana e l’insieme delle altre aree verdi più esterne23. Indipendentemente dalla diversa classificazione adottata24, emerge chiaramente una maggiore disponibilità di verde nelle città del nord di piccole e medie dimensioni. Oslo, Goteborg, Copenaghen ed Hannover (città di circa 500.000 abitanti) contano più di 30 mq/ab di parchi e giardini all’interno dei centri urbani. Oslo e Goteborg sono anche tra quelle con la maggiore estensione pro capite di aree verdi “esterne”, rispettivamente 630 e 320 mq/ab. Buona dotazione di verde urbano anche a Bristol ed Helsinki (circa 20 mq/ab). Più limitata la dotazione pro capite di parchi e giardini nei centri urbani delle città più piccole, dove sono, invece, molto più estese le aree verdi periferiche: si va dai 400 mq/ab di Patrasso agli oltre 700 mq/ab di Aalborg e Turku. Tra le grandi città, Roma, Madrid e Monaco si distinguono sia per la maggiore dotazione pro capite di parchi e giardini (al di sopra dei 15 mq/ab) che per quella di verde più periferico, in particolare Roma, con i suoi 173 mq/ab.

23 Somma di parchi periferici, aree protette e parchi agricoli o boschi. Il dato delle città italiane deriva da Ecosistema Urbano Italia e non comprende la categoria “parchi agricoli o boschi” in quanto le città non sono state in grado di fornire i dati richiesti secondo questa tipologia di disaggregazione. 24 Ad esempio, nei paesi del nord spesso esiste una sorta di continuum urbano tra le aree urbanizzate ed i boschi circostanti, che da sempre sono considerati alla stregua di veri e propri parchi pubblici, facilmente accessibili e fruibili da parte della popolazione.

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Se invece analizziamo il dato sulle aree verdi non come dotazione per abitante, ma come quota percentuale di territorio comunale occupato, notiamo alcune differenze. In generale si attenuano le differenze tra città medio-piccole e grandi, soprattutto quelle con un’elevata densità di popolazione, anche se le città più piccole (ed alcune medie) rimangono quelle con i valori più alti. Oslo e

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Heidelberg presentano circa il 70% di territorio ricoperto da aree verdi, seguite da Patrasso, Helsinki e Turku con più del 40%. Da segnalare il dato di Copenaghen, dove le sole aree verdi urbane occupano un quinto del territorio comunale. Tra le grandi città, Lione e Madrid superano il 40% seguite da Roma con il 36%, mentre è Barcellona quella con la più alta percentuale di aree verdi urbane, pari al 12% del territorio (circa la metà del valore di Copenaghen).

Livello di soddisfazione: verde urbano (%)

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per niente soddisfatto abbastanza insoddisfattoabbastanza soddisfatto molto soddisfatto

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Il sondaggio sul livello di soddisfazione dei cittadini rispetto alle aree verdi25 vede Monaco e Stoccolma in testa, con più del 90% delle persone che si dichiara abbastanza o molto soddisfatto, seguite da Copenaghen ed Helsinki. A Monaco, in particolare, il 62% dei cittadini si dichiara molto soddisfatto. Napoli è, invece, la città con il maggior numero di persone insoddisfatte (72%), seguita da Anversa e Barcellona (40%). I dati sulla soddisfazione, influenzati da fattori soggettivi di giudizio (le aspettative, la percezione della qualità dei luoghi) non sempre coincidono perfettamente con quelli strettamente quantitativi, ma sono numerosi i casi in cui il buon livello di soddisfazione espresso dai cittadini è coerente con buone dotazioni “quantitative” di aree verdi (Monaco, Copenaghen, Helsinki ed Aalborg) e viceversa, nei casi peggiori (come per Napoli).

4.6 Le città italiane a confronto Se analizziamo l’utilizzo del trasporto pubblico come numero di passeggeri per abitante, notiamo che tutte le città europee di media dimensione (400.000-800.000 abitanti), ad eccezione di Saragozza e Bristol, contano più di 250 passeggeri/ab all’anno, valore che viene appena raggiunto da Genova e Bologna, ed è superato soltanto da Venezia (caso particolare che include tutti gli spostamenti su imbarcazioni ed è fortemente condizionato dalla conformazione lagunare del

25 Perception survey on quality of life in 70 European Cities. Eurostat-Urban Audit, Giugno 2007

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

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territorio). Palermo e Torino26 hanno cifre che stanno sotto la metà della media delle città europee di dimensioni simili. I dati di Verona e Catania sono invece in linea con quelli, piuttosto bassi, di piccole città del nord Europa con meno di 200.000 abitanti - Tampere, Turku e d Aalborg - mentre Bari arriva appena alla metà di questi valori. Roma e Milano, con oltre 400 passeggeri/ab, si collocano tra le grandi aree urbane europee con il maggior numero di passeggeri pro capite insieme a Vienna (452 pass/ab) e dopo Praga (718 pass/ab).

Passeggeri trasporto pubblico (pass/ab)

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Torino è l’unica città italiana di dimensioni medio-grandi ad avere una discreta dotazione di linee di trasporto pubblico su ferro, grazie soprattutto ai 100 km di tramvie. Se a questi sommiamo gli 8 km di metropolitana, le linee su ferro presenti in città corrispondono a circa 12 metri ogni 100 abitanti, valore che spicca tra le altre italiane (solo Milano, con 21, ha un valore superiore), ma che è soltanto la metà di quello di Stoccolma, Oslo e Hannover. In quasi tutte le città italiane il trasporto su ferro assume soltanto valori residuali: a Catania, Bari, Firenze, Palermo e Verona, quasi tutti i passeggeri del trasporto pubblico viaggiano su gomma, a Bologna sono il 92% ed a Torino il 72%27. Il dato sugli spostamenti casa-lavoro conferma, in qualche modo, una buona diffusione del trasporto pubblico a Milano (32%) e Genova (29%). Piuttosto alto anche il dato di Torino (23%) dove, per recarsi al lavoro, i mezzi di trasporto pubblico sono molto più utilizzati rispetto a città con un maggiore numero complessivo di passeggeri pro capite come Roma, Firenze, Venezia e Bologna. In queste realtà, probabilmente, prevalgono gli spostamenti effettuati da turisti e studenti. È, invece, piuttosto basso il livello di soddisfazione espresso in merito al trasporto pubblico. Mentre in quasi tutte le città europee almeno i due terzi della popolazione si dichiara soddisfatta, delle sei 26 Come nei casi di Helsinki e Heidelberg, il dato di Torino può risultare, in parte, sottostimato perché riferito ad un bacino di 1.500.000 abitanti. 27 A Venezia il 40% si sposta con gli autobus ed il 60% con i battelli.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

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città italiane con dati disponibili soltanto a Bologna e Torino prevalgono i giudizi positivi, mentre a Roma, Napoli e Palermo la maggioranza della popolazione si dichiara insoddisfatta. In particolare, a Napoli e Palermo una persona su tre dichiara di essere per nulla soddisfatta del trasporto pubblico cittadino.

Estensione linee urbane su ferro: metropolitana e tram (m/100 ab)

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grandi medio-piccole

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Per quanto riguarda il numero di auto in circolazione, le città italiane sono ai primi posti sia tra le grandi aree metropolitane che tra i centri medio piccoli. La densità automobilistica di Roma e Torino, rispettivamente 70 e 65 auto ogni 100 abitanti, è più che doppia rispetto a quella di Berlino, Londra e Parigi. Stesso discorso per città di dimensioni minori come Catania, Palermo, Firenze e Bologna dove il numero di auto per abitante è nettamente superiore a quello delle altre città europee.

Auto in circolazione (auto/100 ab)

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Le città italiane scontano un ritardo ancora maggiore per quanto riguarda la ciclabilità. Anche prendendo in considerazione soltanto le migliori esperienze nazionali, il confronto con le città tedesche e del nord Europa rimane impari. Torino, con 114 km di piste ciclabili (13 metri ogni 100 abitanti) è, insieme a Roma (123 km), la grande città italiana con la più estesa rete ciclabile. Il dato, sicuramente rilevante a livello nazionale, è tra i più bassi a livello europeo: solo per fare un esempio, Stoccolma, Copenaghen ed Hannover hanno un numero di chilometri di piste ciclabili da tre a sette volte maggiore. Se consideriamo le città italiane medio-grandi, Bologna, con i suoi 92 km di piste (25 metri ogni 100 abitanti), è fra quelle che hanno investito maggiormente sulla ciclabilità. Anche in questo caso, però, il confronto con realtà europee di dimensioni simili è severo: sette città del centro e nord Europa tra i 150 ed i 500mila abitanti hanno un’estensione di piste ciclabili di oltre 300 km e sei di esse presentano una dotazione uguale o superiore ai 150 metri ogni 100 abitanti, cinque volte quella di Bologna.

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Piste ciclabili (m/100 ab)

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La percentuale di cittadini che utilizza la bicicletta per recarsi al lavoro conferma, in qualche modo, il ritardo infrastrutturale. Nessuna città italiana va oltre il 6% mentre abbiamo visto che in diverse realtà europee si arriva al 10% e nelle città danesi si supera addirittura il 20%, fino ad arrivare al 29% di Copenaghen. Nel complesso, grazie all’uso della bicicletta o dei mezzi di trasporto pubblico, amministrazioni comunali come Goteborg, Helsinki, Hannover, Copenaghen e Stoccolma riescono a contenere entro il 50% la quota di spostamenti casa-lavoro effettuata in automobile o motocicicletta, cosa che non riesce a nessun comune italiano (si va dal 57% di Genova al 78% di Verona e Catania). Passeggeri TP Linee su ferro Soddisfaz.

TP Piste ciclabili Spostamenti casa-lavoro

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km m/100 ab % TP

% auto+moto

% bicicletta

Bari 55 100% 0 0 0 nd 3 1 11% 76% 4% Bologna 248 92% 0 na 0 1 92 25 7% 74% 1% Catania 104 99% 3,8 0 1 nd 0 0 8% 78% 0% Firenze 178 100% 0 0 0 nd 38 10 15% 69% 6% Genova 252 na 5,5 2 1 nd 0 0 29% 57% 0% Palermo 114 100% 0 0 0 0 7 1 9% 77% 1% Torino 138 72% 8 100 12 1 114 13 23% 63% 2% Venezia 648 40% 0 0 0 nd 45 17 14% 64% 6% Verona 124 100% 0 0 0 0 52 20 7% 78% 6% Milano 401 na 50 225 21 nd 63 5 32% 51% 3% Napoli 210 69% 29 9 4 37% 0 0 24% 57% 0% Roma 496 74% 37 52 3 37% 123 5 21% 69% 0%

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 43: 43

Per quanto riguarda, invece, le aree verdi occorre ricordare che il confronto con le città europee è in parte influenzato dalle differenti modalità di classificazione utilizzate. Per le città italiane si considerano infatti come “parchi urbani” l’insieme delle aree verdi attrezzate, parchi e giardini e verde storico mentre la voce “altro verde” è data dalla somma di aree speciali e aree protette28. Secondo questa definizione, i metri quadri di verde urbano a disposizione dei cittadini di Venezia e Firenze sono in linea con il dato (30 mq/ab) di alcune delle migliori realtà europee di media dimensione come Copenaghen ed Hannover, mentre rimangono ancora lontane Oslo (54 mq/ab) e Goteborg (40 mq/ab). Seguono a distanza Verona e Genova, con una dotazione pro capite di 15 mq/ab. Il divario con molte città europee è invece netto per quanto riguarda la dotazione di verde più periferico. Ad eccezione di Verona (175 mq/ab), nessuna italiana supera i 100 mq/ab, valore che è invece superato da 9 delle 12 città europee di dimensione medio-piccola. Tra le grandi aree metropolitane, Roma ha una tra le più alte dotazioni pro capite di verde urbano (16 mq/ab) insieme a Madrid e Monaco ed è quella con il maggior valore di aree verdi esterne (157 mq/ab, il doppio di Madrid ed il triplo di Monaco). Milano, al contrario di Napoli, ha una discreta dotazione di verde urbano ma un numero limitato di aree periferiche.

Parchi e giardini (m2/ab)

0

10

20

30

40

50

60

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gozz

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delb

erg

Aalb

org

Patra

sso

Turk

u

Cat

ania

piccolemediegrandi

28 Dati Istat utilizzati in Ecosistema Urbano 2008. Questa classificazione, rispetto a quella europea, può in parte sovrastimare la voce “verde urbano” in quanto non è possibile disaggregare la presenza di parchi periferici, mentre tende a sottostimare la voce “altro verde” perché non include espressamente il verde agricolo ed i boschi urbani.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

PAGINA: 44: 44

Livello di soddisfazione: verde urbano (% popolazione)

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Mon

aco

Bru

xelle

s

Lond

ra

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nna

Ber

lino

Torin

o

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igi

Rom

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Sto

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ma

Cop

enag

hen

Hel

sink

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Aal

borg

Bol

ogna

Rig

a

Anv

ersa

Ver

ona

Pal

erm

o

per niente soddisfatto abbastanza insoddisfatto abbastanza soddisfatto molto soddisfatto

grandi medio-piccole

Se invece analizziamo il dato sulle aree verdi non come dotazione per abitante, ma come quota percentuale di territorio comunale occupato, soltanto a Verona più di un terzo del territorio risulta ricoperto di aree verdi, mentre sono 8 le città europee di dimensioni medio-piccole che vanno oltre il 35%. Il solo verde urbano occupa a Firenze e Torino circa il 10% di territorio comunale - valore inferiore soltanto a quello di Copenaghen (20%) - mentre in tutte le altre città italiane non raggiunge il 5%. Tra le grandi città, dal punto di vista del verde complessivo Roma resta quella con i valori migliori (36% del territorio) insieme a Madrid e Lione. Il solo verde urbano rappresenta però solo il 3% del territorio comunale, mentre a Milano è l’8% e a Barcellona il 12%.

Parchi urbani (attrezzato+parchi+storico)

Altro verde (aree speciali+protette)

Verde totale

mq/ab % mq/ab % mq/ab %

Bari na na na na na na

Bologna 10 3% 12 3% 22 6%

Catania 4 1% 63 11% 68 11%

Firenze 29 10% 32 12% 62 22%

Genova 15 4% 25 6% 40 10%

Palermo 2 1% 30 13% 32 13%

Torino 12 9% 23 16% 36 25%

Venezia 30 2% 15 1% 45 3%

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 45: 45

Verona 16 2% 275 35% 291 37%

Milano 12 8% 2 1% 14 9%

Napoli 3 2% 8 7% 11 9%

Roma 16 3% 157 33% 173 36%

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

PAGINA: 46: 46

5 DA LOCALE A GLOBALE: POLITICHE PER LA PROTEZIONE DEL CLIMA Redazione di un bilancio energetico e obiettivi di riduzione della CO2

Pannelli solari installati su edifici pubblici

Abitanti connessi ad un sistema di teleriscaldamento

Politiche per il risparmio energetico e la protezione del clima

5.1 Adozione di un bilancio energetico e di un obiettivo di riduzione della CO2 La grande maggioranza (24) delle 32 amministrazioni locali europee prese in esame si sono dotate tra il 2001 e il 2006 di almeno un bilancio energetico e 13 sono in grado di fornire le loro emissioni pro capite. Questo dato, non sempre comparabile perché elaborato con metodologie diverse29, mostra grandi differenze: dalle 2-3 tonnellate di CO2 per abitante di Saragozza, Barcellona ed Oslo, alle 8 di Monaco ed Aalborg fino alle 11 ton/ab di Turku. La differenza è dovuta, oltre che a politiche locali più attente alla loro riduzione, anche a fattori “oggettivi” come le diverse condizioni locali (maggiori o minori consumi dovuti al clima) ed i mix energetici nazionali (produzione di energia da fonti rinnovabili o meno). Molte città (21) si sono date espliciti obiettivi di riduzione della CO2 in alcuni casi (7) anche più ambiziosi di quelli assunti per il 2008-2012 dal loro paese nel rispetto del Protocollo di Kyoto. A fronte di un target nazionale del -21% rispetto ai valori del 1990, Berlino ha previsto di raggiungere entro il 2010 una riduzione del 25%, mentre Hannover si è impegnata per lo stesso obiettivo quantitativo anticipandolo, però, al 2005. Copenaghen si è impegnata per una riduzione del 35% al 2010, ben 14 punti percentuali di differenza rispetto alla quota di riduzione del 21% che spetta alla Danimarca. L’agglomerato urbano della Grande Londra si è posta l’obiettivo del –20% a fronte di un impegno nazionale del –12,5%. Alcune città scandinave si sono dotate di obiettivi di riduzione, nonostante quello dei loro Paesi sia limitato soltanto al contenimento della crescita. Stoccolma ha sperimentato un ambizioso progetto di riduzione del 25% delle emissioni in cinque anni (2000-2005) a fronte dell’impegno nazionale a limitare l’aumento entro il 4%. Analogo impegno per alcune città spagnole, che si sono date politiche di riduzione nonostante il target nazionale sia solo quello di contenere la crescita entro il 15%: nel periodo 2000-2010 Barcellona ha previsto di ridurre le emissioni di CO2 dell’1% ogni anno, mentre Saragozza si è impegnata per una riduzione del 10% entro il 2010 e del 30% entro il 2030. Insieme a Turku e Saragozza, altre cinque città sono impegnate in politiche di lungo periodo con obiettivi che scavalcano l’arco temporale previsto dal Protocollo di Kyoto, a cominciare da un’altra città spagnola – Madrid – che ha previsto una diminuzione delle emissioni del 20% tra il 2004 ed il 2020. Milano si è invece impegnata a ridurre le emissioni del 15% nel periodo 2000-2012 come primo passo per una riduzione complessiva del 20% rispetto ai valori del 1990. Ancora più ambiziosi i programmi di Monaco (-10% ogni 5 anni a partire dal 2005), Bristol (-60% nel periodo 2000-2050) e Oslo (-50% nel periodo 1990-2030 e -80% entro il 2050). La tabella di seguito sintetizza le informazioni raccolte. Dove viene indicato “nd” significa che la città non ha fornito l’informazione richiesta.

29 A seconda che si contabilizzino o meno alcune fonti locali di emissione, in alcuni casi attribuite a consumi non locali, come quelle dovute e a produzione energetica, agli aeroporti, ecc.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 47: 47

Bilancio energetico

Emissioni pro capite

CO2

Target riduzione CO2 Target nazionale

anno ton/ab sì-no descrizione var 1990-2008/2012

Aalborg 2002 8,0 sì Target nazionale -21% Aarhus 2001 nd no -21% Anversa no nd sì Target nazionale -7,5%

Barcellona 2004 3,1 sì Incremento medio annuo nel periodo 2000-2010 <1% 15%

Berlino 2003 nd sì Riduzione del 25% nel periodo 1990-2010 -21%

Bristol 2004 3,9 sì Target nazionale + riduzione del 60% nel periodo 2000-2050 -12,5%

Bruxelles 2004 4,2 sì 4.224 ktCO2eq entro il 2008-2012 -7,5%

Copenaghen no na sì Riduzione del 35 % nel periodo 1990-2010 -21%

Dresda 2004 nd sì Riduzione del 50% nel periodo 1987-2010 -21% Durazzo no nd no

Goteborg no 7,0 sì Riduzione di almeno il 4% nel periodo 1990-2008/2012 4%

Hannover 2005 11,8 sì Riduzione del 25% nel periodo 1990-2005 -21%

Heidelberg 2002 na sì Riduzione del 20% nel periodo 1987-2015 -21% Helsinki 2005 6,5 sì Riduzione rispetto ai livelli 1990 0%

Grande Londra 2003 nd sì Riduzione del 20% nel periodo 1990-2010 -12.,5% Lione 2001 6,7 no 0%

Madrid 2003 3,1- 5 sì Riduzione del 20% nel periodo 2004-2020 15%

Milano 2003 nd sì Riduzione del 15% nel periodo 2000-2012 e del 20% nel periodo 1990-2020 -6,5%

Monaco 2004 7,7 sì Riduzione del 10% ogni 5 anni a partire dal 2005 -21%

Napoli nd nd no -6,5% Nicosia no nd no no

Oslo 2006 2,8 sì Riduzione del 50% nel periodo 1990-2030 e dell'80% entro il 2050 1%

Parigi 2005 nd nd 0% Patrasso 2002 4,2 no 25% Praga 2005 nd no -8% Riga no 4,1 no -8% Roma 2004 6,1 sì Target nazionale -6,5%

Stoccolma 2003 nd sì Riduzione del 25% nel periodo 2000-2005 4% Tampere 2003 nd no 0%

Turku 2003 10,9 sì Riduzione del 20% nel periodo 1990-2020 0%

Vienna 2003 nd sì Riduzione del 14% nel periodo 1990-2010 -13%

Saragozza no 2,4 sì Riduzione del 10% entro il 2010 e del 30% entro il 2015 15%

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

PAGINA: 48: 48

5.2 Impianti solari su edifici pubblici La dotazione di pannelli solari e fotovoltaici per la produzione di energia termica ed elettrica negli edifici pubblici (il solo dato disponibile in quanto in molte le città ancora manca un censimento di tutte le installazioni) ha raggiunto dimensioni ragguardevoli sia in Europa centrale che in alcune realtà del Sud. Tra le grandi città, Vienna è quella che vanta la maggiore diffusione di pannelli solari termici (circa 13.000 m2 installati30), seguita da Barcellona e Lione (rispettivamente 4.300 m2 e 3.500 m2). Tra le amministrazioni medio piccole spicca la città tedesca di Heidelberg (1.400 m2). Per quanto riguarda il fotovaltaico presente su edifici pubblici, tra le grandi città è da sottolineare il dato di Monaco che vede una potenza installata di oltre 4.000 kW, pari a 6 volte quella di Barcellona e a 19 volte quella di Roma. Anche tra le città medio piccole, sono due tedesche - Hannover e Heidelberg - a distanziare tutte le altre. Il grafico riporta la potenza complessivamente installata, che comprende sia pannelli solari per produzione termica che pannelli solari fotovoltaici per produzione elettrica.

Impianti solari installati in strutture pubbliche (kW)

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

8.000

9.000

10.000

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Nic

osia

grandi medie piccole

Il solare termico, grazie ai costi inferiori, è più utilizzato rispetto al fotovoltaico: tra le città che hanno risposto al questionario, per ogni kW di fotovoltaico installato su edifici pubblici, se ne contano mediamente 2,4 di solare termico. Fanno eccezione le città tedesche, dove gli incentivi sul kWh prodotto con pannelli fotovoltaici esistono ormai da diversi anni e hanno reso questa tecnologia maggiormente competitiva sul mercato. 30 Dato fornito nel 2006. In questa edizione non è stato possibile verificarlo e aggiornarlo.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 49: 49

5.3 Abitanti connessi ad un sistema di teleriscaldamento La diffusione su vasta scala del teleriscaldamento è una misura di risparmio energetico che, anche per ragioni climatiche, è stata storicamente promossa soprattutto nei paesi del centro e nord Europa. Tra le città di grandi dimensioni, il teleriscaldamento serve un terzo degli abitanti di Vienna e quasi la metà degli abitanti di Praga. Buona la diffusione anche a Parigi (18%), mentre si limitano soltanto ad alcuni quartieri le esperienze di Milano, Lione, Roma e Barcellona. Città del nord di media dimensione come Helsinki e Copenaghen sono servite in modo praticamente esclusivo dal teleriscaldamento, mentre Riga, Stoccolma e Goteborg superano abbondantemente il 50% della popolazione allacciata. Tra le piccole, Aarhus, Turku e Tampere sono tutte tra l’80% ed il 90%.

Abitanti allacciati al teriscaldamento (% pop)

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

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ga

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tol

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Turk

u

Tam

pere

Aal

borg

Hei

delb

erg

grandi medie piccole

5.4 Politiche energetiche contro il cambiamento climatico Barcellona, Hannover, Monaco, Oslo e Saragozza, Praga e Roma si distinguono in Europa per avere emanato norme e/o regolamenti locali che incentivano o impongono con i propri regolamenti edilizi prestazione energetiche degli edifici ancora più “ambiziose” degli standard previsti dalle norme regionali o nazionali sovraordinate. Il numero di città aumenta (a 19) se si considerano anche quelle che si sono dotati di regolamenti locali, anche se non più ambiziosi che quelli regionali o nazionali. Ad Aalborg, Barcellona, Dresda, Nicosia e Tampere questo tipo di strumenti risalgono al 1999, mentre in tutte le altre città sono stati introdotti (o aggiornati) negli ultimi due anni.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

PAGINA: 50: 50

Per quanto riguarda, invece, la gestione del patrimonio immobiliare della pubblica amministrazione, 17 delle 32 città dichiarano di avere effettuato audit energetici su alcuni dei propri edifici, e 22 di aver effettuato interventi di risparmio energetico. A Turku, Tampere, Hannover e Copenaghen - in cui i primi audit, e gli interventi di risparmio da essi derivanti, risalgono alla seconda metà degli anni novanta. Helsinki ha già realizzato audit energetici per l’80% dei propri edifici. Le amministrazioni europee che dichiarano di avere acquistato nel corso del 2006 energia elettrica certificata come “verde”, in quanto proveniente da fonti rinnovabili31, sono Bristol, Goteborg, Heidelberg, Oslo, Turku e Roma (quest’ultima non specifica la quantità). Goteborg, Oslo e Turku dichiarano di avere acquistato oltre 100 GWh, mentre Bristol e Heidelberg intorno ai 5 GWh. La quota di energia “verde” acquistata rappresenta circa il 25% dei consumi complessivi di elettricità della municipalità di Oslo e Heidelberg.

Teleriscaldamento

pop servita

Acquisto energia "verde"

da parte PA

Pannelli solari

termici su edifici

pubblici

Pannelli solari

fotovolt. su edifici pubblici

Impianti semaforic

i LED

Audit energetici

edifici pubblici

Misure risparmio

energetico su edifici pubblici

Mezzi "ecologici"

PA (gas;GPL;

elettriche...)

% kWh m2 kW % anno anno %

Aalborg 64% nd 0 0 16% 2006 sì 1%

Aarhus 93% nd 0 0 nd nd nd nd

Anversa nd nd nd 4 1% 2004 2000 nd

Barcellona 1% nd 4.341 857 14% 2006 2006 nd

Bristol 2% 5.658.693 nd nd nd 2000 2001 15%

Bruxelles 0% nd nd nd nd 2005 2005 20%**

Copenaghen 98% 0 nd 100 nd 1998 1998 nd

Dresda 46% nd 250 260 nd no no nd

Durazzo nd 0 nd nd 0% 2006 2006 nd

Goteborg 67% 117.000.000 nd 115 42% in parte in parte nd

Hannover 12% nd 206 711 10% 1995 1996 1%

Heidelberg 6% 5.656.607 1.400 607 0% 2006 2006 1%

Helsinki 99% nd 650 30 12% 2006 2006 nd

Lione 2% 0 3.504 431 61% 2000 2005 17%

Madrid nd 0 384 nd nd nd nd nd

Milano 7% 0 nd nd nd no sì nd

Monaco nd nd 2.120 4.743 nd 2007 2007 4%

Napoli 0% 0 0 233 nd nd sì 10%

Nicosia 0% nd nd 75 nd nd 2004 nd

Oslo 7% 135.700.000 0 0 100% 2001 2001 nd

31 Elettricità prodotta con fonti rinnovabili (solare, eolico,biomasse, mini-idroelettrico <10MW, geotermico ecc.) secondo il sistema internazionale di certificazione RECS (Renewable Energy Certificate System) – o altre certificazioni simili – o dotata di etichetta ecologica.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 51: 51

Parigi 18% nd 2.000 nd nd nd 2003 nd

Patrasso nd nd nd nd nd nd nd nd

Praga 47% nd 200 40 0% 2003-2005 2006 0%

Riga 84% 0 0 0 nd nd nd nd

Roma 1% sì 930 256 1% no no 21%

Tampere 80% nd 0 0 nd nd 1995 nd

Turku 88% 138.300.000 0 0 11% 1998 1998 nd

Vienna 34% nd 13.000 50 nd nd nd nd

Saragozza 0% 0 64 3 nd 2007 2007 0%

* Dato relativo al solo Servizio Ambiente

Nella decina di città europee che hanno fornito informazioni sulla riconversione dei veicoli a gasolio e benzina, le amministrazioni che stanno maggiormente investendo sono Roma, Napoli, Lione e Bristol. A Roma, Lione e Bristol si è puntato quasi esclusivamente sulle motorizzazioni GPL, che rappresentano tra il 15% ed il 20% dell’intera flotta32. A Napoli i mezzi a metano ed elettrici sono pari a circa il 10% del totale.

Impianti semaforici con LED (% sul totale)

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

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100%

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32 Il dato fornito da Bruxelles è in linea con quello di queste tre città, ma riguarda soltanto il servizio ambiente e non l’intero parco auto.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

PAGINA: 52: 52

Per quanto riguarda gli impianti semaforici, diverse amministrazioni stanno introducendo ormai da qualche anno dispositivi elettronici a semiconduttore - LED - al posto delle tradizionali lampade a filamento incandescente, con sensibili vantaggi di resa luminosa, affidabilità e durata notevolmentesuperiore33. Tra le 32 città partecipanti, dieci di loro hanno sperimentato sui loro impianti questa tecnologia, con quantità di risorse investite molto differenti tra loro. Si passa, infatti, dalle prime sperimentazioni in corso a Roma ed Anversa (i LED sono applicati soltanto all’1% di tutti semafori), a realtà come Goteborg e Lione dove circa la metà della rete semaforica (rispettivamente il 42% ed il 61%) utilizza i LED, fino ad arrivare ad Oslo, città in cui tutti i semafori sono dotati di questa tecnologia.

5.5 Le città italiane a confronto Nelle città italiane la pratica di dotarsi di bilanci e piani non è consolidata come nel resto di Europa. Un censimento realizzato da Ambiente Italia nel 2004 per conto di Kyoto Club evidenziava che non più di un terzo delle circa 130 città italiane sopra i 50.000 abitanti (cioè quelle tenute a farlo per legge) era dotata di Piano Energetico (con scarsissima diffusione al Sud). Ma in Italia è soprattutto molto meno diffusa l’abitudine a darsi obiettivi chiari di riduzione della CO2, sulla cui base definire investimenti e rispetto ai quali dare conto periodicamente ai cittadini dei risultati effettivamente raggiunti. Ma vediamo il quadro delle politiche.

Abitanti allacciati al teriscaldamento (% pop)

0%

10%

20%

30%

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50%

60%

70%

80%

90%

100%

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grandi medio-piccole

Tra le misure che favoriscono un contenimento dei consumi, il teleriscaldamento è una di quelle più diffuse tra le città europee, soprattutto quelle di dimensioni medio-piccole del nord in cui più dell’80% della popolazione risulta allacciata alla rete. Nessuna città italiana riesce a raggiungere questa diffusione ed il più delle volte la rete di teleriscaldamento serve soltanto qualche quartiere. 33 I LED sono caratterizzati da un’emissione luminosa di un solo colore e da un bassissimo assorbimento di energia; la singola lampada semaforica a LED consuma dai 10 ai 20 W con un risparmio energetico che può superare il 70%, arrivando in certi casi all’80%. Inoltre caratteristica fondamentale di questi tipi di dispositivi è il loro "tempo di vita", enormemente più elevato rispetto a quello delle lampade ad incandescenza, che può raggiungere 10 anni.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 53: 53

Uniche eccezioni Torino e Verona, con il 39% ed il 25% della popolazione allacciata. In linea, invece, con il trend europeo è la crescente diffusione di norme e/o regolamenti riguardanti l’efficienza energetica degli edifici: Bologna, Genova, Palermo, Torino, Venezia e Verona si sono dotate di norme cogenti o incentivi volontari in materia di risparmio energetico e di utilizzo di fonti rinnovabili (le prime tre affrontano entrambi questi aspetti; Venezia e Verona si concentrano prevalentemente sulle fonti rinnovabili e Genova sul risparmio energetico). Ma nel 2004 il dato complessivo (rilevato nell’indagine di AI per Kyoto Club) era ancora fermo a non più del 30% dei comuni. Tra le misure messe in atto dalle pubbliche amministrazioni per contenere le proprie emissioni risulta ancora poco praticato l’acquisto di energia proveniente da fonti rinnovabili (soltanto Roma, Genova e Verona sulle 12 esaminate), mentre comincia a diffondersi l’installazione di pannelli solari e la conversione del parco auto verso mezzi a minore impatto ambientale. Roma sembra aver iniziato il cammino. A Catania e Verona i pannelli solari termici installati su edifici pubblici sono rispettivamente 1.410m2 e 392m2 , valori che le collocano tra le migliori città europee di dimensioni medio-piccole come Heidelberg, Helsinki e Dresda. Evidente invece il distacco sul fotovoltaico, in particolare rispetto alle città tedesche. La somma delle potenze installate nelle tre città italiane con i valori più alti - Torino (220 kW), Firenze (108 kW) e Verona (92 kW) - supera di poco la metà del potenziale installato nella sola Hannover (711 kW). Ma considerando il dato di tutti i 103 capoluoghi italiani (Ambiente Italia e Legambiente: Ecosistema Urbano Italia 2007), se pur in miglioramento rispetto agli anni precedenti, siamo di gran lunga lontani da standard europei: tra tutti i comuni, non si arriva nemmeno alla metà della potenza fotovoltaica installata a Monaco di Baviera (sui propri edifici). Mentre Barcellona o Lione hanno – da soli – installato più metri quadri di pannelli solari di tutti i capoluoghi italiani. Anche l’indagine 2004 di Ambiente Italia per Kyoto Club aveva già evidenziato che in non più della metà dei circa 150 comuni esaminati venivano impiegate fonti energetiche rinnovabili in edifici pubblici (come stabilito dalla L. 10/91).

Impianti solari installati in strutture pubbliche (kW)

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grandi medio-piccole

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

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Positivi invece i dati che riguardano il parco auto di proprietà della pubblica amministrazione. In tre comuni - Venezia, Torino e Bologna – circa il 20-30% delle auto sono elettriche o alimentate a metano. Palermo dichiara una percentuale del 70% per la quale va però considerato il fatto che (come nel caso di Catania) gran parte delle auto elettriche acquistate alla Fiat in seguito agli incentivi 1999-2001, sono rimaste sostanzialmente inutilizzate per difetti di costruzione (non presenti in altre marche oggi sul mercato). Tra le tre grandi città italiane dichiarano di aver effettuato interventi di miglioramento energetico di edifici pubblici Milano e Napoli, ma non sulla base di audit (strumento essenziale per valutare priorità e soluzioni ottimali sul piano dell’efficienza costi e benefici). Al momento su questo aspetto non sono disponibili dati sistematici per altre città italiane.

Teleriscaldamentopop servita

Acquisto energia "verde" da parte

PA

Pannelli solari termici

su edifici pubblici

Pannelli solari

fotovoltaici su edifici pubblici

Sostenibilità energetica

edifici privati

Auto "ecologiche"

PA (gas;GPL;

elettriche...)

% kWh m2 kW %

Bari 0% nd nd nd nd nd Bologna 6% no nd 7 sì 29% Catania 0% no 1.410 0 no nd Firenze 0% no nd 108 no 12% Genova 1% sì 190 na sì 7% Palermo 0% no nd 66 sì 70% Torino 39% no 12 220 sì 24% Venezia na no 103 79 sì 22% Verona 25% sì 392 92 sì 9% Milano 7% no nd nd nd nd

Napoli 0% no 0 233 no 10%

Roma 1% sì 930 256 sì 21%

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

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6 ECONOMIA LOCALE INNOVATIVA E SOSTENIBILE ED EQUITÀ, GIUSTIZIA E COESIONE SOCIALE

Indice di dipendenza e anzianità

Occupazione femminile

Livello di istruzione

6.1 Indice di dipendenza e anzianità Gli andamenti demografici sono uno dei fattori più importanti con cui le politiche locali di sostenibilità devono confrontarsi. In particolare, la composizione della popolazione riveste un ruolo fondamentale nel determinare gli equilibri socio-economici di medio e lungo periodo. Una misura quantitativa capace di fornire un’informazione di sintesi su questo aspetto è l’indice di dipendenza. L’indice di dipendenza è dato dal rapporto, espresso in base 100, tra la popolazione che potenzialmente sta fuori dal mercato del lavoro (giovani con meno di 20 anni e anziani con più di 64) e quella in età lavorativa (20-64 anni). Il mantenimento di una solida base di persone in età lavorativa capace di farsi carico della domanda di servizi sociali proveniente dai soggetti più “deboli” è alla base di un sistema di welfare sostenibile nel lungo periodo.

Indice di dipendenza (dati percentuali)

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Indice dipendenza

Indice dipendenza anziani

Un alto indice di dipendenza può essere ricondotto sia alla componente giovanile (al momento fuori dal mercato del lavoro, ma destinata a farne parte in futuro) che a quella degli anziani (fuori dal mercato del lavoro in modo definitivo). È quindi importante individuare i rapporti esistenti tra queste due componenti evidenziando all’interno dell’indice di dipendenza il cosiddetto “indice di

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

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dipendenza dovuto a persone anziane” dato dal rapporto tra la popolazione over 64 e la classe di età 20-64. Le 27 città europee per cui si dispone di dati34 presentano degli indici di dipendenza piuttosto elevati. Mediamente, ogni cento persone in età lavorativa ci sono 58 giovani e anziani potenzialmente non attivi, e in un terzo delle città si superano i 60 ogni 100. Soltanto quattro casi – Berlino, Helsinki, Monaco e Copenaghen – stanno sotto quota 50. La componente anziana è generalmente inferiore a quella giovanile, ad eccezione di alcune realtà italiane, spagnole e tedesche. In particolare, a Milano e Barcellona la popolazione over 64 rappresenta circa il 60% della popolazione dipendente, mentre in città come Londra, Patrasso e Aarhus è soltanto il 35%.

6.2 Occupazione femminile La strategia di Lisbona ha posto grande enfasi sul raggiungimento di un livello di pieno impiego capace di fornire maggiori e migliori opportunità di lavoro. Uno degli obiettivi fondamentali a questo proposito, anche al fine di ridurre il tasso di dipendenza, è quello di incrementare il numero di persone disposte ad entrare sul mercato del lavoro, in particolare la componente femminile.

Il tasso di attività rappresenta la percentuale di persone in età lavorativa che lavorano o si dichiarano disposte a lavorare pur non essendo al momento impiegate35. Il tasso di attività femminile è quindi un importante indicatore non soltanto della volontà delle donne di entrare sul mercato del lavoro ma, soprattutto, delle opportunità che vengono date loro in questo senso. L’altro indicatore fondamentale è il tasso di disoccupazione femminile, indice della capacità del mercato del lavoro di assorbire la maggiore offerta.

Il tasso di attività femminile è inferiore a quello maschile in tutti i Paesi UE2536, e soltanto in alcuni paesi scandinavi la forbice si è chiusa. Leggermente diversa la situazione del tasso di disoccupazione femminile che, pur mantenendosi mediamente più alto di circa due punti percentuali rispetto a quello maschile, in diversi Paesi europei è in linea con quello maschile o addirittura più basso.

I dati relativi alle città partecipanti37 mostrano dei tassi di attività femminile più alti rispetto alla media europea, pur mantenendo differenze consistenti tra le diverse realtà territoriali. Nella maggior parte delle città le donne disponibili ad entrare sul mercato del lavoro sono più di 60 su 100, ed in 12 città (tutte del centro-nord) il valore raggiunge o supera la soglia di 70. Le città italiane, greche e belghe sono invece quelle con i tassi di attività più bassi, in alcuni casi ampiamente al di sotto della media europea come Napoli e Patrasso. Spesso le città con i tassi di attività più bassi sono anche quelle con i maggiori problemi di disoccupazione femminile (Patrasso e Bruxelles sono intorno al 20% e Napoli sfiora addirittura il 40%). Viceversa, molte delle realtà in cui il mercato del lavoro presenta una disoccupazione femminile inferiore al 10% hanno anche un’elevata partecipazione ed i tassi di attività femminile superano il 70%. Da notare anche l’esistenza di mercati del lavoro come quelli di Hannover, Milano, Londra e Bristol in cui l’offerta di femminile sembra essere ben intercettata dalla domanda e la disoccupazione non supera il 6-7% ma, nonostante questo, i tassi di attività non risultano particolarmente elevati (60-65%). 34 Urban Audit 2001 35 Sono considerate “non attive” le persone in età lavorativa che studiano, sono in pensione, disabili, che decidono di dedicarsi alla casa e ai figli ecc.. 36 Le ultime rilevazioni relative alla media UE25 (anno 2005) danno un tasso di attività maschile del 71% ed uno femminile del 56%, mentre la disoccupazione maschile è al 7,9% e quella femminile al 9,9%. 37 Urban Audit 2001

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

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Tassi di attività e di disoccupazione femminili (dati percentuali)

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6.3 Livello di istruzione Un importante fattore di coesione sociale e, al tempo stesso, di competitività territoriale è il livello di istruzione della popolazione urbana. Il livello di istruzione viene classificato secondo le classi ISCED (International Standard Classification of Education) che variano da 1 a 6. Le classi 3 e 4 corrispondono ad un’istruzione secondaria superiore, mentre le classi 5 e 6 fanno riferimento ad un livello di tipo terziario come la laurea e la preparazione post-laurea. In 14 città su 21, circa due terzi del totale, più del 50% dei cittadini ha conseguito almeno un diploma di scuola secondaria superiore, ed in 10 di esse i laureati rappresentano tra il 20% ed il 30% della popolazione complessiva. Alle prime posizioni per livello di istruzione troviamo le quattro città tedesche e Praga. Dresda, in particolare, eccelle sia come numero di diplomati (44%) che laureati (29%). Circa un quarto della popolazione ha conseguito un livello di istruzione di tipo terziario anche a Londra e nelle tre città finlandesi. Agli ultimi posti stanno invece diverse città del sud, in particolare le italiane.

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

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Livelli di istruzione (dati prcentuali)

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secondaria (ISCED 3-4)

6.4 Le città italiane a confronto In Italia, la bassa natalità ha come effetto un ulteriore peggioramento del fenomeno della dipendenza, sbilanciando l’indice sulla dipendenza dovuto alla popolazione anziana. L’invecchiamento della popolazione è nettamente preponderante in città come Bologna, Genova e Firenze dove gli over 64 rappresentano più del 40% della popolazione (nessuna delle città europee partecipanti ha valori così alti) e fanno salire l’indice di dipendenza intorno al 65%, uno tra i maggiori a livello europeo. Valori alti dell’indice di dipendenza si registrano anche in tre città del sud, dove però si inverte il rapporto tra giovani e anziani. I dati sui livelli di occupazione femminile e l’istruzione vedono l’Italia ancora molto distante dall’Europa. Bologna (63%), Milano e Firenze (59%), le tre città con il più alto tasso di attività femminile, sono tutte al di sotto della media delle altre città europee, mentre le quattro città del sud hanno valori che sono solo poco più della metà di quello di Helsinki. Questa bassa partecipazione da parte delle donne al mondo del lavoro fa sì che almeno il tasso di disoccupazione femminile sia più in linea con la media europea, ma soltanto al centro-nord. La disoccupazione femminile al sud è ancora a livelli molto alti: a Catania, Palermo e Napoli più di una donna su tre risulta disoccupata.

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Indice di dipendenza (dati percentuali)

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Indice dipendenza

Indice dipendenza anziani

Tassi di attività e di disoccupazione femminili (dati percentuali)

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Anche il livello di istruzione degli abitanti delle maggiori città italiane non regge il confronto. In tutte le realtà europee, ad eccezione di Patrasso e Lione, almeno la metà della popolazione ha un diploma di scuola secondaria superiore e quasi la metà delle città ha più del 20% di persone laureate. Le migliori italiane, Roma e Milano, si trovano in coda a questa particolare classifica con il 30% di diplomati ed il 15% di laureati. A Dresda e in altre città tedesche il numero di diplomati supera il 40% e quello dei laureati il 20%, mentre in Italia il dato medio è rispettivamente il 27% ed il 12%.

Livelli di istruzione (dati percentuali)

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terziaria (ISCED 5-6)

secondaria (ISCED 3-4)

DEMOGRAFIA OCCUPAZIONE FEMMINILE

ISTRUZIONE

Indice dipendenza

Indice dipendenza

anziani

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Tasso di disoccupazione

Secondaria (ISCED 3-4)

Terziaria (ISCED 5-6)

Bari 59 27 40 26 26 11 Bologna 64 44 63 5 27 16 Catania 69 30 41 36 22 9 Firenze 65 42 59 7 28 14 Genova 66 42 52 11 28 10 Palermo 64 24 42 36 23 9 Torino 59 36 56 11 26 11 Venezia 61 38 51 7 26 10 Verona 61 34 55 6 28 11 Milano 59 36 59 6 30 16 Napoli 65 26 38 39 23 10 Roma 57 30 54 13 32 14

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7 GESTIONE LOCALE PER LA SOSTENIBILITÀ, BUON GOVERNO E PARTECIPAZIONE Certificazioni EMAS e ISO 14001 nelle pubbliche amministrazioni

Sostegno e diffusione di processi di Agenda 21 locale

Cittadini votanti alle elezioni

Donne elette nei governi locali

7.1 Certificazioni EMAS e ISO 14001 nelle pubbliche amministrazioni L’adozione di un sistema di gestione ambientale e la certificazione dello stesso da parte di uno dei sistemi attualmente in vigore a livello europeo e internazionale comincia ad essere una pratica piuttosto diffusa tra le organizzazioni private. Si tratta delle certificazioni ISO 14001 e del regolamento EMAS (n. 761/2001) che, con formulazioni leggermente differenti, perseguono entrambi l’obiettivo di verifica e accertamento dell’adozione di un sistema di gestione che tenga in considerazione tutti quelli che sono gli impatti diretti ed indiretti che le attività di una qualsiasi organizzazione può indurre sulle diverse componenti ambientali. È ancora in ritardo, soprattutto nei paesi del sud e dell’est, la diffusione di questi sistemi di gestione ambientale all’interno della pubblica amministrazione: 15 amministrazioni su 30, tutte del centro-nord ad eccezione di Barcellona, Madrid e Milano, hanno almeno un dipartimento o una unità operativa che ha ottenuto la certificazione EMAS o ISO 14001.

Tra le pubbliche amministrazioni, il numero di certificazioni EMAS ed ISO 14001 si equivalgono: in cinque hanno optato per la ISO 14001, mentre quattro città tedesche hanno scelto l’EMAS; Bristol, Copenaghen, Goteborg, Hannover e Madrid hanno uffici e/o dipartimenti certificati sia ISO che EMAS. Le amministrazioni in cui i sistemi di gestione ambientali hanno avuto la diffusione maggiore sono Copenaghen, Bristol e Oslo38.

ISO 14001 EMAS

numero di uffici/dipartimenti

numero di imprese

pubbliche

numero di uffici/dipartimenti

numero di imprese

pubbliche Aalborg 0 3 0 0 Aarhus 0 0 0 0 Anversa 0 0 0 0 Barcellona 2 2 0 1 Berlino nd nd 2 nd Bristol 5 nd 4 0 Bruxelles nd nd 0 6 Copenaghen 60 4 3 2

38 La pubblica amministrazione di Oslo è formata da circa 700 unità amministrative che includono sia I grandi dipartimenti come la pianificazione e l’edilizia che dipartimenti di dimensioni ridotte come quelli dedicati agli anziani o alle scuole. Di queste 700 unità, 170 hanno implementato un sistema di gestione ambientale certificato. I grandi dipartimenti la cui attività ha consistenti impatti di tipo ambientale sono certificati ISO 14001, mentre le unità più piccole e i grandi dipartimenti le cui attività hanno ricadute ambientali meno rilevanti hanno adottato un sistema chiamato ”Environmental Lighthouse”. Questo tipo di certificazione richiede un sistema di management ambientale simile a quello previsto dalla norma ISO, ma senza imporre l’onere di un’analisi ambientale che sarebbe troppo dispendiosa per strutture così piccole.

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Dresda 0 2 1 0 Goteborg 3 7 1 1 Hannover 3 3 1 nd Heidelberg nd nd 1 4 Helsinki 1 2 0 0 Lione nd 0 0 0 Madrid 1 0 1 0 Milano 2 1 0 0 Monaco nd nd 12 5 Napoli 0 0 0 0 Nicosia 0 0 0 0 Oslo 170 6 0 0 Parigi 3 1 0 0 Patrasso 0 0 0 0 Praga 0 2 0 0 Riga 0 1 0 0 Roma 0 0 0 0 Stoccolma 0 5 0 0 Tampere 0 5 0 0 Turku 0 3 0 0 Vienna 0 0 0 1 Saragozza 0 1 0 0

Sono invece 21 le amministrazioni che detengono una partecipazione in almeno un’impresa che ha ottenuto la certificazione del proprio sistema di gestione ambientale. Tra le imprese partecipate vi è una prevalenza di certificazioni ISO (48 contro 20 EMAS), concentrate soprattutto nelle città scandinave. La metà di tutte le 48 imprese certificate ISO 14001 sono partecipate dalle amministrazioni di Goteborg, Oslo, Stoccolma e Tampere. Il 75% delle 20 imprese certificate EMAS sono invece a Bruxelles, Heidelberg e Monaco.

7.2 Sostegno e diffusione di processi di Agenda 21 locale Il raggiungimento di un modello di sostenibilità dello sviluppo richiede uno sforzo comune da parte di tutti gli attori sociali. In questo senso, una delle idee della sostenibilità locale è quella di spostare verso il basso l’asse decisionale che consenta una reale partecipazione della società civile e di tutti gli attori interessati ai processi decisionali. A partire dalla Conferenza Mondiale sull’Ambiente di Rio de Janeiro del 1992, hanno avuto una sempre maggiore diffusione le esperienze di Agenda 21 Locale, processi decisionali strutturati secondo un modello che prevede appunto la partecipazione congiunta di rappresentanti degli enti locali e di attori sociali non istituzionali, ma interessati alle decisioni relative al governo del territorio e delle sue risorse. l processi di Agenda 21, seppur con modalità a volte molto differenti tra loro, sono una pratica con cui si è confrontata – o si sta confrontando – la grande maggioranza delle amministrazioni più attente alle tematiche della sostenibilità. Anche tra il nostro campione di 32 città, sono soltanto cinque le amministrazioni che non hanno ancora affrontato un processo di questo tipo. Le prime esperienze di Agenda 21 a livello locale partono intorno alla metà degli anni novanta (Aalborg, Hannover, Monaco e Stoccolma) ed hanno la loro massima diffusione nei cinque anni che vanno dal 1997 al 2002.

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Processo A21

Forum partecipazione

Rapporto stato

ambiente

Obiettivi sostenibilità

Piano azione locale

Sistema monitoraggio

anno anno anno Aalborg 1994 no 2005 sì 2003 sì Aarhus no nd no nd sì nd Anversa 2001 no no sì 2001 sì Barcellona 1998 sì 2007 sì 2006 no Berlino 2000 nd nd nd 2004 nd Bristol 1998 sì 2006 sì 1999 sì Bruxelles 2003 no 2007 nd 2002 sì Copenaghen 2005 sì 2005 sì 2005 sì Dresda 1998 nd 2004 nd no nd Durazzo no no no no no no Goteborg sì no 2005 sì no nd Hannover 1995 sì dal 1992 sì 1997 no Heidelberg 1997 sì 2005 sì 1997 sì Helsinki 1998-

2002sì 2006 sì 2002 sì

Lione 2001 sì 2004 sì 2005 sì Grande Londra no nd 2003 nd no nd Madrid 2001 sì 2004 sì 2007 sì Milano 2001 sì 2003 nd no no Monaco 1995 no 2006 sì 1999 no Napoli 2002 sì no nd sì no Nicosia no nd no nd no nd Oslo 1998 sì 2006 sì 2002 sì Parigi 2005 nd 2004 nd no nd Patrasso 2005 no 2005 no no no Praga no no dal 1990 nd no no Riga 2000 no 2004 sì 2002 sì Roma 1997 sì 2005 nd 2005 sì Stoccolma 1994 nd 2004 nd no nd Tampere 1997-99 nd 2002 nd 1999 nd Turku 1997 no dal 1989 sì dal 2001 no Vienna 1998 nd 2002-03 nd no nd Saragozza 2001-

2007sì 2001 sì 2005 sì

Ogni città segue un proprio percorso. Lo stato di avanzamento del processo e, soprattutto, i tempi impiegati per sviluppare le varie fasi sono stati diversi. Vi sono casi in cui si è arrivati ad approvare un piano di azione partecipato nello stesso anno in cui è partito il processo di Agenda 21 (Bruxelles, Copenaghen e Heidelberg) mentre altre realtà hanno impiegato tempi decisamente più lunghi. A Londra e Praga, pur non essendo ancora partita un’Agenda 21 vera e propria, è stato comunque redatto un Rapporto sullo Stato dell’Ambiente, mentre altre città come Turku, Bristol e Bruxelles avevano già in messo in piedi un sistema di reporting o di pianificazione prima ancora che iniziasse il percorso di Agenda 21. Circa l’80% delle città ha ormai fatto il primo passo con la redazione di un rapporto sullo stato dell’ambiente, mentre due terzi di quelle che hanno iniziato un percorso di Agenda 21 sono riuscite a chiudere un primo ciclo con l’approvazione di uno specifico piano di azione. Il 68% dei piani di

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azione si è anche dotato di specifici obiettivi di sostenibilità e di un sistema di monitoraggio in grado di misurarne il livello di attuazione nel tempo. Per quanto riguarda, invece, la partecipazione dei vari stakeholder cittadini ai processi decisionali, la metà delle 27 città in cui si è sperimentato un percorso di Agenda 21 dichiarano di avere attivato in modo permanente un apposito organismo di partecipazione (forum).

7.3 Cittadini votanti alle elezioni La percentuale di cittadini che si recano alle urne39 è un indice del livello di partecipazione alla vita politica di una città. Su un totale di 23 città analizzate, nel 60% dei casi hanno votato più dei due terzi dei cittadini, mentre nel 30% delle città la popolazione votante è appena la metà. La percentuale più alta di votanti si registra a Riga ed in altre sei città (danesi, belghe e italiane) dove l’elettorato varia tra l’80% ed il 90%. Tutte finlandesi e tedesche le città intorno al 50%, mentre a Praga e Londra la popolazione votante si ferma a circa un terzo del totale.

Percentuale di cittadini che hanno votato alle elezioni comunali

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7. 4 Donne elette nei governi locali La parità di genere tra i rappresentanti dei cittadini negli organismi di governo locale è ancora un obiettivo piuttosto lontano in molte realtà europee. Il numero di donne elette supera quello degli uomini soltanto a Stoccolma e va oltre il 40% in altre cinque città, tutte del nord ad esclusione di Monaco. Nelle città dell’Europa continentale le donne elette sono tra il 30% ed il 40%, mentre gli ultimi posti in classifica sono tutti occupati da città del sud e dell’est europa, dove la rappresentanza femminile si ferma a poco più del 10-15%.

39 Dati Urban Audit 2000-2002

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 65: 65

Percentuale di donne elette nei governi locali

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7.4 Le città italiane a confronto La certificazione dei sistemi di gestione ambientale è ancora praticamente assente tra le pubbliche amministrazioni italiane. Nessun dipartimento o servizio delle 12 strutture amministrative è certificata EMAS ed il Comune di Milano è l’unica pubblica amministrazione italiana ad avere introdotto la certificazione ISO 14001, in particolare il Settore Parchi e Giardini (4 sedi operative) ed il Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde (1 sede operativa). Tutte le città hanno, invece, avviato un processo di Agenda 21 e attivato un forum di partecipazione aperto ai cittadini ed agli stakeholder. Ad eccezione di Napoli, le città hanno anche redatto un rapporto sullo stato dell’ambiente e ben nove di esse sono arrivate a identificare un piano di azione locale. Però, a differenza di quanto accade in molti contesti europei, soltanto Roma e Verona hanno previsto un sistema di monitoraggio in grado di misurare lo stato di attuazione del piano. CERTIFICAZIONE AGENDA 21 ELEZIONI

EMAS n. settori

ISO 14001 n. settori

Processo A21

Forum partecip.

Rapporto stato

ambiente

Obiettivi sostenibil.

Piano azione locale

Sistema monitorag.

% votanti

% donne elette

Bari 0 0 sì sì sì nd nd nd 72% 6% Bologna 0 0 sì sì sì nd sì nd 79% 15% Catania 0 0 sì sì sì nd sì no 69% 4% Firenze 0 0 sì sì sì nd sì no 69% 13% Genova 0 0 sì sì sì nd sì no 67% 16% Palermo 0 0 sì sì sì nd sì no 67% 6%

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

PAGINA: 66: 66

Torino 0 0 sì nd sì nd sì no 83% 24% Venezia 0 0 sì sì sì nd no no 72% 11% Verona 0 0 sì sì sì no sì sì 74% 19% Milano 0 2 sì sì sì nd no no 82% 12% Napoli 0 0 sì sì no nd sì no 68% 7% Roma 0 0 sì sì sì nd 2005 sì 79% 16%

Per quanto riguarda la partecipazione elettorale, le città italiane hanno percentuali di voto mediamente più alte rispetto a quanto accade nelle altre realtà europee. In tutti e 12 i comuni considerati votano più dei due terzi dei cittadini (a livello europeo questa percentuale è superata solo nel 60% dei casi) ed in quattro comuni si raggiungono valori intorno all’80%. Il confronto con le altre città europee ci vede, invece, agli ultimi posti per il numero di donne elette. A Stoccolma e in altre città scandinave la parità di genere è ormai un dato di fatto e in quasi tutte le altre amministrazioni europee del centro nord più di un terzo dei rappresenti cittadini sono donne; in Italia soltanto Torino supera il 20% e nei tre comuni del sud siamo addirittura al di sotto del 10%40.

Percentuale di cittadini che hanno votato alle elezioni comunali

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40 Dati Urban Audit 2000-2002

ECOSISTEMA URBANO EUROPA 2007

DATA: 19/11/2007 PAGINA: 67: 67

Percentuale di donne elette nei governi locali

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