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"Ho fatto due sogni: uno bello e uno brutto. Quello bello è della fata che mi hatrasformata in principessa. Poi ho sognato anche che è venuto un ladro e con ilcoltello ha ammazzato il mio Tufi".

l'economia tra rimosso e rimovente èfortemente squilibrata. Paradossalmente, quando il bambino è molto frustrato eavrebbe particolarmente bisogno diricorrere alla fantasia, questa facoltàsembra inaridirsi ed il piccolo rinchiudersiin una "fortezza vuota" (Bettelheim 1967).Questo termine è stato proposto da Bettel-heim per rappresentare la vita mentale dei bambini autistici ma, in minor misura, il blocco della fantasia si produce ogni qualvolta la tensione emotiva supera un certolimite di guardia. Raccontare fiabe puòallora risultare terapeutico perché fornisce al bambino la chiave per vivere l'inconscio in forme razionali, socialmente accettate,per condividere i desideri e le angosce conuna figura amica. Chiunque abbia narratodelle storie ai bambini sa che ciascuno di loro stabilisce subito delle preferenze e, all'interno dello stesso racconto, si immedesima con un personaggio piuttosto che con l'altro. Questa scelta non è casualema risponde, come la ricerca chepresenterò sembra dimostrare, a decisiveesigenze affettive.

2. Evoluzione dell'immagina-zione infantile

La fantasia infantile muta le suerappresentazioni secondo le fasi dello sviluppo pulsionale infantile. Dipende cioè dalla maturazione organica, dalla organizzazione mentale e dalle relazioniinterpersonali. Come insegna Erikson: "L'uomo è contemporaneamente in ognimomento un organismo, un io e unmembro della società, ed è semprecoinvolto in tutti e tre questi processi diorganizzazione: il suo corpo è esposto aldolore e alla tensione, il suo lo alI'.angoscia e, in quanto membro di unasocietà, egli è sensibile al panico cheinvade il suo gruppo" (Erikson, 1950, pag.29). Tenendo presenti le tre coordinate, lo sviluppo affettivo può essere schematizzato nèlle tre fasi proposte da Freud (1905): orale, anale e fallica e nel conflitto edipico che contraddistingue

quest'ultima. Il corpo è sede di impulsi finalizzati

alla sopravvivenza dell'individuo e allariproduzione della specie. Essi convergono in differenti zone del corpoa seconda dei processi di maturazione

e della relazione che si stabilisce tral'adulto e il bambino. Inizialmente ilrapporto con il neonato si concentrasulla suzione. La zona privilegiata è labocca, l'oggetto il seno, lo scopo lanutrizione. Al momento del controllo

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in manipolazioni autoerotiche genitali.Ma ciò che più mi sta a cuore rile-

vare è che ciascuna delle tre fasi (ri-spettivamente denominate orale, analee fallica) è contraddistinta da fantasiecaratteristiche.

. Tali fantasie sono state individuateda Freud ma descritte analiticamenteda Melanie Klein (1932).

Durante la fase orale il neonato im-magina di introiettare ciò che è buono

la zona più importante diviene quellaanale, l'oggetto le feci, lo scopo losvuotamento intestinale. Verso i treanni il bambino e la bambinasperimentano invece un'anticipazionedel desiderio sessuale che si rivela

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3. I bambini raccontano

A questo scopo è stata predisposta unasituazione sperimentale tale da fornire, per quanto possibile, stimoli omogenei e da permettere, nello stesso tempo, risposte notevolmente differenziate.

All'interno di due scuole materne del comune di Pavia abbiamo selezionato 40 bambini (20 maschi e 20 femmine di tre e cinque anni) di livello socio-culturale medio e riconosciuti, dalle insegnanti, come privi di particolari problemi di adattamento. Dopo aver raggiunto un buon livello di affiatamento e di comunicazione, le intervistatrici hanno presentato ad ogni bambino, separata mente, una serie di giocattoli.

La scelta dei giocattoli-stimolo è stata effettuata tenendo conto della loro capacità di suscitare processi di identificazione. L'identità si può costituire sul passato (come io ero); sul presente (come io sono) e sul futuro(come io sarò). Per la prima dimensione abbiamo presentato un orso di peluche bianco e un bambolotto con l'aspetto di neonato; per il presente due grandi bambole somiglianti a

la sua adesione alla società e alla cultura più superficiale. Nel corso della vicendaedipica si produce anche una particolare funzione dell'Io, l'Io ideale, cherappresenta ciò che ciascuno vorrebbeessere, come si immagina in base alproprio narcisismo e alle figure parentali di riferimento. Verso il sesto anno cala, su tutta la vicenda, il velo dell'amnesia che conclude la prima infanzia e si inaugura il periodo di latenza, più idoneo, per la suapacificazione emotiva, alla acculturazione dei bambini (Freud 1924).

Gli anni che corrispondono alla frequenza della scuola materna sonodeterminanti per la costruzione della identità infantile e per lo strutturarsi dei rapporti interpersonali. L'affettività e ilpensiero si coordinano ed evolvono verso forme socialmente apprezzate (Bondioli-Mantovani 1987). Abbiamo cercato di descrivere questoprocesso in una piccola ricerca che si propone di ricostruire il rapporto che lafantasia intrattiene con lo sviluppopulsionale e il conflitto edipico

.

(il seno colmo di latte) e di espellere ciò che è cattivo (il seno vuoto). Buono e cattivo, bene e male sono, a questo livello, due entità separate e contrapposte. Nella fase anale successiva invece l'oggetto "feci" è caratterizzato da ambivalenza: è buono quando deve essere trattenuto dentro di sé, è cattivo quando deve essere espulso; è male quando non può essere toccato, è bene quando lo si dona alla mamma. In ogni caso "seno e feci" sono oggetti parziali, elementi del corpo materno o del proprio, parti che rappresentano il tutto e che possono svolgere una azione gratificante o persecutoria. Un vero oggetto totale si ha soltanto nella fase fallica, quando gli impulsi erotici spingono il bambino ad immaginarsi un partner sessuale.

Esso non può essere che la persona più prossima, il genitore di sesso opposto, già investito da una corrente di tenerezza.

Ma, avanzando pretese amorose, il bambino suscita la rivalità del genitore dello stesso sesso. Si stabilisce così una dinamica erotica ed aggressiva tra genitori e figli che Freud, riferendosi alla tragedia di Sofocle, ha chiamato "Edipo".

Poiché l'Edipo -come complesso di pensieri e di affetti -trasgredisce al divieto dell'incesto, esso suscita inevitabilmente fantasie di colpa e di punizione. La forma che esse assumono è quella della castrazione per il maschio, dell'abbandono per la femmina.

Nell'alternativa se perdere l'oggetto d'amore (la madre) o l'organo sul quale ha investito il proprio narcisismo (il fallo), il bambino rinuncia alla prima.to d'amore (la madre) o l'organo sul quale ha investito il proprio narcisismo (il fallo), il bambino rinuncia alla prima. La sua decisione nasce dalla constatazione della insuperabile superiorità paterna, di fronte alla quale non resta che arrendersi. Il potere del padre è riconosciuto al punto da identificarsi con lui, da introiettare il suo sistema di norme e di valori che costituirà l'istanza psichica del Super-Io. La bambina invece nonpuò subire una minaccia di castrazione altrettanto ansiogena perché già si vive come privata del fallo. Si allontanerà perciò meno radicalmente dal padre amato e conserverà un certo astio nei confronti della madre rivale. Il suo Super-Io, dice Freud, sa rà pertanto meno forte e la sua

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bambini di scuola materna, chiaramenteconnotate come maschio (Angelino) ecome femmina (Patatina); per il futuro duenote bambole rappresentanti una ragazza(Barbie) e un giovanotto (Big Jim). Lescelte si sono distribuite come nellatabellina in alto.

Il risultato più rilevante riguarda lapreponderanza del futuro nel processo diidentificazione. Le femmine hanno sceltoin maggioranza Barbie, i maschi Big Jim,due figure di giovani adulti, Con unaidentità sessuale fortemente caratterizzatae capaci di esprimere i valori sociali domi-nanti per i due sessi (rispettivamente labellezza e la forza). La differenza di età sicoglie soprattutto nella scelta dei giocattoliregressivi (orsacchiotto e neonato),preferiti soprattutto dai bambini di tre anni.Assai infrequente la scelta di personaggisimmetrici ai bambini stessi, come Patatinae Angelino. Una volta scelto il giocattolo,ogni bambino veniva invitato a raccontareuna storia che lo avesse come protagonista.L'analisi delle verbalizzazioni, accura-tamente registrate, ha dimostrato che ledifferenze di età e di sesso si dimostranoparticolarmente significative nelleideazioni fantastiche che i giocattolisuggeriscono.

Prima di procedere alla loro analisiricordiamo che -in base al modellopsicoanalitico adottato -i bambini di tre ocinque anni si trovano rispettivamenteall'inizio e alla fine nella fase fallica, inquello che Erikson definisce "stadiodeambulatorio-genitale", caratterizzato,oltre che dalla concentrazione della libidonelle zone genitali, dalla padronanzamotoria e dalla esplorazione ambientale

Le fantasie elaborate sono infatticentrate, nella maggior parte dei bambinimaschi, su azioni motorie.

Dicono quelli di tre anni: "Guarda cheforza Big Jim! Va a fare il nuoto nella città...va a fare la lotta"; "Va sulla macchina...sulla bianca, poi sulla blu, poi sullapiccola. Va in cortile, va giù in cortile";"Big Jim col suo compagno si spogliano, situffano nell'acqua; quando fa freddo cor-rono forte e si tuffano"; "C'era una volta unorso che saltava giù e poi saltava su".

E tra quelli di cinque: "Burdon (l'orso)va sulla moto ...Poi deve andare a casa, poiritorna"; "Big Jim fa il karatè, va sul filo,fa la lotta"; "Big Jim va in montagna"; "Vaa ginnastica" "Sale sul ring".

Le bambine evocano invece spostamentipiù socializzati, non semplicementemotori: "Barbie deve andare a ballare con isuoi amici"; "Barbie sta nel cortile agiocare con il suo più bel vestito";"Patatina va a scuola".

La differenza tra i maschi di tre e cinqueanni consiste nel significato dell'azionemotoria. Per i primi il movimento è fine ase stesso: un piacere funzionale a confermadella raggiunta autonomia muscolare; per isecondi l'azione è finalizzata all'estrinseca-zione dello spirito di iniziativa. I bambinicercano di fare da sé, di sottrarsi alla tuteladegli adulti immaginando situazioni e metescelte da loro, del tutto avulse dalla lorocondizione infantile (Erikson, 1950).

In ogni caso le azioni evocate sono rette da una carica di aggressività che suscita inevitabilmente sentimenti di colpa. La colpa si traduce in attesa di punizione. Per i "piccoli" il castigo si manifesta come conseguenza implicita nell' azione stessa (cadere, pungersi, schiacciarsi); per i "grandi" si inserisce invece in un contesto di lotta. La punizione viene allora inflitta da personaggi potenti (medici, cacciatori,guardiani, poliziotti) nei quali ci è agevole scorgere rappresentazioni della figura paterna.

Per i bambini di tre anni i timori più frequenti sono ancora quelli connessi alle fasi orale e fallica: essere mangiati, squartati, deprivati dei contenuti intestinali.

"L'orso ha la boccaccia. Perché non ride? Perché non mangia? Morsica?" "C'era una volta un orso che viveva nella foresta. Quando la gente passava lui la mangiava". "Barbie non può mai mangiare il gelato perché dicono che è troppo piccola"; "L'orso aveva mangiato troppo e allora gli è scoppiata la pancia"; "Big Jim è saltato con una corda ma si è schiacciato contro la roccia"; "Big Jim voleva nuotare ma poi si è stancato e ha bevuto tanta acqua".

Per i ragazzini di cinque anni pre-domina invece l'immaginario connesso alla fase fallica.

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mente nella figura del figlio punito e in quella del padre giustiziere. L'effetto di piacere deriva proprio dal passaggio da una posizione passiva ad una posizioneattiva.

Inoltre tradurre una dinamica in-conscia in un prodotto mentale con-sapevole, rappresentabile in immagini, parole e gesti permette di controllarlo, comunicarlo, condividerlo. Il processoè analogo a quello della produzioneartistica. Le fantasie cheaccompagnano il gioco stabiliscono uncerto dominio dell'inconscio, unautilizzazione socialmente accettabile delle sue produzioni. L'ansia connessa alla aggressività motori a si stemperanella storia, si decolpevolizza nell'essere attribuita a un altro, al giocattolo, al quale spetta soppor-tare tutto il peso della espiazione.

Da queste fantasie il bambino esce rasserenato come lo spettatore dei film dell'orrore: tutto è accaduto nello spazio della finzione, la realtàèpreservata dall'aggressività e dallacolpa.

Analogamente alle fiabe, le fantasie dei bambini evocano il male peresorcizzarlo. In quanto produttori di storie possono, come abbiamo visto,restare aderenti alla loro organizza-zione libidica, rappresentare ciò chepiù li angoscia e trovare i percorsi li-beratori che più si addicono alla loro

situazione evolutiva. Tra i bambini di tre anni la differenza

tra maschi e femmine riguarda, comeabbiamo premesso, la qualitàdell'azione: aggressiva per i primirelazionale affettiva per le seconde. Lapaura prevalente è invece per tuttquella di essere mangiati.

Specificità di genere emergono piùchiaramente a livello dei cinque anniquando le narrazioni si fanno piùarticolate.

Muta allora il modo stesso di im maginare lo spazio. Mentre i maschiettsono intrusivi e esplorativi: vannoverso, cercando di vedere dentro, draggiungere qualche cosa; le femminedelimitano lo spazio, lo segmentano, scollocano dentro o fuori rispetto a uninterno. Erikson collega questa diversitàdi genere alla rispettiva funzionesessuale e alla immagine inconscia deproprio corpo (Erikson 1950).

Il mondo che il bambino maschioevoca è alternativo a quello nel qualevive: immagina la jungla, i monti, ighiacci, i mari. Le bambine sembranoinvece portare a perfezione laquotidianità. Lo scenario dell,oro im-maginario è costituito dalla villetta, dalgiardino, dalla chiesa, dal salone dellefeste. Mentre il primo è uno spazioselvaggio e asociale, il secondo ècaratterizzato da un massimo diconvenzionalità.

Le bambine che hanno scelto laBarbie, così raccontano la sua vita:"Deve andare a ginnastica ...mette sule calze e i.calzoni di Big Jim, diventabella. Poi ritorna a casa e lava i piatti";"Deve andare a ballare coi suoi amici.Deve sposare il suo moroso Gustavo.Vannodal prete, mette l'anello...Stanno un po' in casa, mettono inordine, lavano le cose sporche e poifanno il bambino"; "Barbie si sposa tutta bella e felice ...Si trovano una bella casetta". Centrale nella organizzazione dellospazio femminile, la casa delimita undentro e un fuori tra loro com-plementari. Le vicende sono organiz-zate secondo lo stereotipo del sognod'amore (incontro, ballo, matrimonio,casa e bambini). La componentepulsionale si esprime nel desiderio diessere guardata e ammirata. L'enfasicon la quale si descrivono gli abiti diBarbie sembra alludere a quella che

"Ecco Big Jim col suo lanciarazzi...ma il dottore lo ammazza, lo an-nienta..."; "Big Jim incontra unosqualo e lo ammazza con il coltello...Dopo ammazza anche il pescecane maha perso il coltello e lo ammazza solocon le mani"; "L'orso, camminando sulghiaccio, si rompe il ghiaccio e cadenell'acqua gelata, poi viene preso daicacciatori che lo tagliano e loricuciono". "L'orso lo picchiano con lafrusta quelli dello zoo, se scappa fuoridalla gabbia lo picchiano ...gli esce ilsangue, muore. È finita". Questeverbalizzazioni sono accomunate dalprevalere dell'aggressivitàinterpersonale. La qualitàfallica delconflitto è rappresentata dagli strumenti appuntiti(lance, col-tello, frusta). Di solito nella contesasoccombe il personaggio più piccolo epiù debole. La fantasia non sembraquindi appagare i desideri narcisisticidi autoaffermazione quanto, piuttosto,mettere in scena il declino delconflitto edipico.

Di fatto il bambino di cinque anni si arrende e rinuncia alle proprie pre-tese erotiche nei confronti della figuramaterna, riconoscendo la superioritàdel padre. Il suo atteggiamentoèprevalentemente passivo. Nella fanta-sia invece può permettersi di mettereattivamente in scena tutta la vicenda edi immedesimarsi contemporanea

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Freud denomina "pulsione scopicapassiva" (farsi ammirare), che sicontrappone a quella attiva tipicamentemaschile di guardare, spiare, penetrare conlo sguardo.

Sembra che, negli abiti, la bambinapossa trovare una compensazione allapropria inferiorità organica, al senso dicastrazione che la caratterizza. Ma ilcoronamento della storia d'amore siraggiunge soltanto con la nascita delfiglio.

"[Barbie e il marito] quando hannomesso tutto in ordine possono fare ilbambino"; "quando sarà grande il bambinosarà grosso e biondo, però nasce pelato";"Barbie va a passeggio con il figlio"; "Poisi sposano, nasce un figlio. Sarà unmaschio. Lo chiameranno Marco. Ilbambino sta nella pancia della Barbie.Nasce troppo piccolo e lo mettono nellaincubatrice. Quando si fa più grossino loportano a casa". In queste fantasie il ruoloattribuito alla protagonista femminile ècaratterizzato, oltre che dall'esibizionenarcisistica della bellezza del corpo e degliabiti, dal senso di responsabilità neiconfronti delle cose e delle persone.Sembra configurarsi, già nell'infanzia, laspecificità dell'etica femminile del pren-dersi cura,del farsi carico, l'attenzione perla rete dei rapporti familiari, perl'economia degli affetti.

La differenza della morale tra i duesessi è da attribuire -secondo la psicologaamericana C. Gilligan (1982) al differenterapporto con la madre. Mentre ilmaschietto sente come pericolosa per lasua identità sessuale l'iniziale fusione conla madre ed è perciò costretto ainterrompere bruscamente questo primorapporto, la bambina rimane più legataall'originario oggetto d'amore. L'Iomaschile si definisce nella separazione,quello femminile nella continuità.

Quando immaginano la loro vita adulta,i bambini elaborano storie di lotta,funzionali ad una società individualistica ecompetitiva, le bambine vicende q'amore,finalizzate ad un ruolo familiare e ad unaeconomia degli affetti.

Osservazioni conclusive

Un materiale così ricco di emotività e

così aderente alle dinamiche inconsce sipresta ad ulteriori approfondimenti. Ma icasi esaminati sono pochi e non è il caso ditrame conclusioni esaustive egeneralizzate. Ci basta sottolineare lacomplessità delle relazioni chel'immaginazione intrattiene con il mondoesterno e con la sfera delle relazioniinterpersonali. Lungi dall'esseresemplicemente una dimensione delprivato, la fantasia si dimostra funzionalealle esigenze della società e della cultura.

Non soltanto utilizza, per esprimersi, ilmateriale che i mass-media propongono,ma anche ne adotta i valori e gli stili.Tuttavia permane, nell immaginazione,una aderenza alle proprie esigenzepulsionali ed affettive che trasfigura glistereotipi in produzioni personalizzate eirripetibili. In questo senso la fantasia fun-ziona come una formazione di com-promesso tra le esigenze del mondointerno e le richieste e le aspettative delmondo esterno.

Attraverso le parole dei bambini èpossibile cogliere il processo che liconduce da un pensiero egocentrico enarcisistico ad uno più relazionato edobiettivo. Il lavoro fantastico sembra averegran parte in questa evoluzione. Non lo sipuò pertanto considerare marginalerispetto all' apprendimento logico perché idue processi vanno di pari passo, soprat-tutto nella prima infanzia.

In questo senso la fantasia non puòessere lasciata a se stessa, come regnodell'improvvisazione e della spontaneità,ma deve essere dotata di idonei strumentiespressivi: ricchezza lessicale, tecnicheartistiche, espressività corporea.Essenziale, infine, la capacitàdell'educatore di creare uno spaziopsichico e sociale per la creativitàinfantile, dove il bambino possaabbandonarsi all'immaginario senzasmarrirsi.

A questo scopo è però necessario chel'adulto abbia mantenuta attiva dentro di séla dimensione della fantasia e le suemodalità di comunicazione.

Quando questo avviene, la dissimmetriacostitutiva del rapporto adulto-bambinosembra capovolgersi e il bambino di untempo gioca e sogna con l'adulto che verrà,secondo il tempo del futuro anteriore ("sa-rà stato"), che contraddistingue l'inconscioe la fiaba.

Bibliografia

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