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Pagina 1 Città di Melfi LINEE PROGRAMMATICHE DI MANDATO del Sindaco LIVIO VALVANO 2016/2021

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Città di Melfi

LINEE PROGRAMMATICHE DI MANDATO

del Sindaco LIVIO VALVANO

2016/2021

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“Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.” (Le città invisibili, Italo Calvino)

Premessa In applicazione dell'art. 46 del D.Lgs. n. 267/2000 (T.U.E.L.) e in ossequio al combinato disposto degli artt. 13 e 21 dello Statuto del Comune di Melfi, il Consiglio Comunale discute le linee programmatiche di mandato presentate dal Sindaco, sentita la Giunta. Le linee programmatiche “aprono” l'attività di programmazione strategica con riferimento all'intero mandato amministrativo 2016 / 2021, introitando nei processi decisionali istituzionali il programma amministrativo presentato dal candidato sindaco, ai sensi dell'art.73 del TUEL, in occasione delle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio 2011. L'attività di programmazione, successivamente, si declina con la definizione del Documento Unico di Programmazione propedeutico all’approvazione del primo bilancio annuale (esercizio finanziario 2017) e pluriennale 2017/2019. Secondo quanto contenuto nel Principio contabile n. 1.18 redatto dall’Osservatorio per la contabilità e la finanza locale (nell’ambito del c.d. ‘sistema di bilancio) “ Il Tuel ha mantenuto l’obbligo, per tutti gli enti locali, di presentare al Consiglio i contenuti della programmazione di mandato entro il termine previsto dallo Statuto, quale primo adempimento programmatorio di competenza del Sindaco. Alla discussione consiliare non segue una votazione, ma vengono annotate le posizioni dei singoli e dei gruppi, al fine di poterne tenere conto nella programmazione.”

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ANALISI DI CONTESTO

Nel 2015, dopo tre anni consecutivi di contrazione, l’economia italiana è tornata a

crescere (+0,8 per cento) e nel 2016 questa crescita prosegue e si rafforza (+1,2 per

cento). Secondo le valutazioni del Governo, è verosimile attendersi una crescita

dell’occupazione e un generale miglioramento dei conti pubblici.

Il Governo mantiene una politica rigorosa ma, nello stesso tempo, ha manifestato

l’intenzione di mettere in campo misure espansive che permettano di stimolare

l’economia che produce occupazione. Ciò accade anche se, negli ultimi mesi del

2015, il quadro internazionale ha mostrato evidenti segnali di peggioramento,

dovuti alla fase di difficoltà dell’Eurozona, al progressivo rallentamento delle

economie emergenti e alla minaccia terroristica.

Le stime ufficiali dell’ISTAT confermano che nel 2015 l’economia italiana è tornata a

crescere dopo tre anni di contrazione, registrando un tasso di crescita dello 0,8 per

cento in termini reali; il PIL nominale nel 2015 è risultato in linea con quanto stimato

in settembre (1.636,4 miliardi contro 1.635,4 miliardi).

Per quanto riguarda il 2016 e gli anni seguenti, il Governo stima una crescita

tendenziale del PIL reale per il triennio 2016-2018 dell’1,2 per cento annuo.

Nello scenario programmatico, dopo un incremento dell’1,2 per cento nel 2016, la

crescita del PIL reale nel triennio 2017-2019 risulterebbe più elevata che nel

tendenziale, nonostante una politica fiscale ancora rigorosa, ma più focalizzata sulla

promozione dell’attività economica e dell’occupazione.

Il nuovo scenario tiene conto del peggioramento del quadro macroeconomico

internazionale segnalato sia da previsori di mercato che dalle principali

organizzazioni internazionali, quali l’OCSE, il FMI e la Commissione Europea. Va

anche sottolineato che la caduta del prezzo del petrolio sostiene la domanda interna

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nei paesi consumatori quali l’Italia, ma riduce consumi e importazioni dei paesi

produttori, verso cui le esportazioni italiane erano cresciute molto fino al 2014.

Sono sostanzialmente confermate le previsioni di crescita dei consumi delle famiglie.

Malgrado vi sia stata una flessione degli indicatori di fiducia dei consumatori

durante i mesi invernali, gli andamenti recenti sembrano coerenti con un

andamento nel complesso moderatamente espansivo e assai dinamico in alcune

componenti dei consumi durevoli, quali gli acquisti di autovetture.

Le indagini attualmente disponibili indicano che gli investimenti fissi lordi

dovrebbero crescere nel 2016.

L’obiettivo del Governo nazionale, circa l’indebitamento netto delle Amministrazioni

pubbliche per il 2015, 2,6 per cento del PIL, è stato raggiunto.

Per quanto riguarda il 2016, il Governo prevede un indebitamento netto intorno al

2,3 per cento del PIL; l’avanzo primario è previsto pari all’1,7 per cento del PIL, in

leggero aumento rispetto al 2015.

Il documento di programmazione del Governo mantiene le intenzioni volte a ridurre

il carico fiscale che grava sui redditi delle famiglie e delle imprese; ciò comporterà

l’ampliamento, nel biennio 2018-2019 delle misure riguardanti la spending review.

In attuazione del Trattato di Maastricht, Il Patto di Stabilità Interno (PSI) ha

costituito per circa sedici anni la regola cardine alla base del coordinamento della

finanza locale in Italia, definendo il contributo di regioni, province e comuni al

conseguimento dell’obiettivo di indebitamento netto perseguito a livello nazionale.

La disciplina del Patto ha subito profonde e numerose revisioni.

A partire dall’anno scorso, la Legge di Stabilità 2015 ha previsto l’anticipo per le

regioni, dal 2016 al 2015, della regola del pareggio di bilancio, confermando, invece,

la previgente impostazione del PSI per gli enti locali (province, comuni e città

metropolitane con popolazione superiore a 1.000 abitanti) con alcune innovazioni.

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In particolare, nell’anno 2015, grazie anche all’entrata a regime della contabilità

armonizzata e all’introduzione del Fondo crediti di dubbia esigibilità tra le poste

valide ai fini della verifica del rispetto del Patto di Stabilità Interno per comuni,

province e città metropolitane, si è registrata una riduzione del 5,3 per cento delle

spese di personale e del 7,3 per cento dei consumi intermedi, a favore delle spese

per investimenti (+ 12,5 per cento).

La Legge di Stabilità 2016 ha previsto, a decorrere da quest’anno, il superamento del

PSI introducendo al suo posto la regola del pareggio di bilancio in termini di

competenza per tutte le Amministrazioni territoriali

Le nuove regole producono l’effetto di non poter utilizzare gli avanzi di

amministrazione o i mutui come fonte di finanziamento degli investimenti, quindi

delle opere pubbliche, già in fase di programmazione. In altri termini, si ridurrà

ulteriormente la possibilità di realizzare investimenti anche in presenza di risorse

proprie (avanzo di amministrazione), come nel caso del nostro Comune, fermo

restando la possibilità di far ricorso a fonti di finanziamento esterne. Nonostante le

aspettative del comparto Enti Locali, si conferma la politica di rigore.

A farne le spese sono proprio le attese di sviluppo collegate alla realizzazione di

investimenti e infrastrutture, che dovranno ancora attendere a causa di un debito

pubblico che non accenna a calare.

I dati di competenza economica mostrano come il percorso di contenimento

dell’indebitamento netto del comparto sia evidente a partire dal 2007, in cui il

deficit delle Amministrazioni locali passa dal -1,0 per cento al -0,1 per cento del PIL.

La spesa per investimenti delle Amministrazioni locali, dopo essere cresciuta

ininterrottamente in termini di PIL per circa un decennio, inizia a ridimensionarsi già

nel 2005, scendendo dal 2 per cento raggiunto nel 2004, all’1,2 per cento del PIL nel

2014, il livello più basso degli ultimi venti anni. Nel 2002 gli investimenti delle

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Amministrazioni locali spiegavano circa l’80 per cento degli investimenti pubblici

mentre nel 2014 hanno costituito poco meno del 55 per cento del totale.

In questo contesto assume particolare rilevanza la necessità di concentrarsi sulla

programmazione e progettazione di opere pubbliche, infrastrutture e investimenti

utili a raggiungere gli obiettivi programmatici, facendo ricorso al sistema di

finanziamento dell’Unione Europea (Fondi SIE), sistema che è articolato su 5 risorse:

- FESR, Fondo Europeo di Sviluppo Regionale,

- FSE, Fondo Sociale Europeo,

- FEASR, Fondo per lo Sviluppo Rurale,

- FC, Fondo di Coesione,

- FEAMP, Fondo per gli Affari Marittimi e la Pesca.

La politica di coesione dell’Unione Europea, STRATEGIA EUROPA 2020, si sostanzia in

5 obiettivi e sette iniziative.

I 5 OBIETTIVI

1. OCCUPAZIONE, il 75% della popolazione di età compresa tra 20 e 64 anni

dovrà avere un’occupazione.

2. RICERCA e SVILUPPO, il 3% del PIL dell’UE dovrà essere investito in Ricerca e

Sviluppo.

3. CAMBIAMENTI CLIMATICI/ENERGIA, ridurre le emissioni di gas serra del 20%

rispetto al 1990, aumentare l’efficienza energetica del 20% e produrre almeno

il 20% del fabbisogno di energia da fonti rinnovabili.

4. ISTRUZIONE, si dovrà ridurre il tasso di abbandono scolastico ad una soglia al

di sotto del 10%, mentre almeno il 40% di coloro che hanno tra i 30 e i 34 anni

dovrà aver portato a termine studi di terzo ciclo o equivalenti.

5. POVERTA’ / EMARGINAZIONE, almeno 20 milioni di persone dovranno

superare il rischio di povertà o di esclusione.

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LE 7 INIZATIVE

CRESCITA INTELLIGENTE:

1. Agenda digitale, 2.Economia dell’innovazione, 3. Giovani.

CRESCITA SOSTENIBILE:

4.Uso efficiente delle risorse, 5.Politica industriale.

CRESCITA SOLIDALE:

6.Nuove competenze e nuovi lavori, 7.Lotta alla povertà.

Sono obiettivi della politica di sviluppo dell’Unione che non possono non trovare

pieno accoglimento e recepimento all’interno della strategia delle comunità locali

dell’Unione e quindi della nostra comunità locale nella declinazione

SVILUPPO-OCCUPAZIONE-CULTURA-AMBIENTE-EQUITA’-INLCUSIONE.

L’Unione europea si trova di fronte a una sfida senza precedenti rappresentata dal

flusso dei rifugiati e richiedenti asilo a seguito degli sconvolgimenti in atto nel bacino

del Mediterraneo. La Commissione europea, pur ricordando l’incertezza che

circonda lo sviluppo di questo tipo di fenomeno, indica l’arrivo di più di un milione di

persone nel 2015 e prevede l’arrivo di ulteriori 3 milioni entro il 2017. Il forte

aumento dell'arrivo di migranti ha posto una considerevole pressione su diversi Stati

membri mettendo alla prova la capacità di ricezione e inasprendo, in alcuni casi, le

tensioni politiche e sociali. L’Italia si è trovata in prima linea nella gestione di questa

crisi, assumendosi il compito di garantire il controllo della frontiera anche per i paesi

interni dell’Unione e effettuando ingenti operazioni di salvataggio in mare. L’attuale

emergenza avviene in un contesto geopolitico profondamente mutato che richiede

una risposta comune dall’Europa, sul fronte sia della ridiscussione dei meccanismi

del sistema d’asilo, sia della tutela dei diritti umani, sia della gestione delle frontiere

esterne. Queste sfide richiedono una politica coordinata per fornire aiuto immediato

e per progettare processi di transizione e integrazione che possano bilanciare i costi

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di breve termine con i benefici di lungo periodo. A partire dal 2014 il numero di

sbarchi sulle coste italiane ha superato le 150 mila persone l’anno, più del triplo

rispetto a quanto registrato nel 2013, superando di gran lunga le tendenze

dell’ultimo ventennio e anche i valori rilevati nel 2011 e 2012 a fronte della

cosiddetta emergenza umanitaria Nord Africa.

Anche le presenze nei centri di accoglienza segnano un picco.

Al 31 marzo 2016 sono circa 107 mila i migranti presenti nelle strutture governative,

cioè quasi il doppio rispetto alle presenze registrate a fine 2014 e oltre dieci volte il

dato medio del periodo 2011-2013. I richiedenti asilo sono più che triplicati tra il

2013 e il 2015, da 26 mila a oltre 83 mila domande.

Insomma sono numeri che indicano un fenomeno dalle dimensioni eccezionali e che

esprimono una crisi delle regioni che si affacciano sul Mediterraneo che durerà nel

tempo.

Anche La Basilicata e le nostre città, negli ultimi due anni, sono state pienamente

coinvolte attraverso i centri di accoglienza dei profughi organizzati direttamente

dalla Prefetture.

E’ l’accoglienza di emergenza dei migranti che arrivano direttamente dai punti di

sbarco. E’ la prima forma di intervento che il nostro Stato è tenuto a garantire in

attuazione dei principi costituzionali. A questa prima forma di intervento, di tipo

emergenziale, le comunità locali possono aggiungere per loro iniziativa progetti di

integrazione vera e propria.

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Il PUNTO DI PARTENZA: IL 2011

L’inizio del primo mandato amministrativo (Giugno 2011) non è stato uno scherzo né

una passeggiata di salute.

Il sistema urbano e le condizioni socio-economiche a metà 2011, nonostante

l’ordine apparente, manifestavano da subito sofferenze per le note condizioni

venutesi a creare, soprattutto per la scelta di allargare il tessuto urbano,

concretizzatasi a partire dai primi anni 2000. L’area edificata della città di Melfi era

cresciuta del 40% circa, in assenza di una vera crescita demografica: dall’anno 2004

fino al 2011 la città non cresceva se non per il flusso migratorio rappresentato dai

cittadini stranieri. Fatto pari a 56 il saldo netto di crescita demografica media dal

2004 fino al 2011, 50 sono cittadini stranieri.

Melfi si presenta come la città avente l’indice di dispersione demografica più basso

rispetto agli altri centri urbani regionali: 450 abitanti per chilometro quadrato,

rispetto ai 750 di Matera e ai 980 di Potenza.

La crescita delle infrastrutture urbane, non accompagnata dalla crescita

demografica, ha fatto aumentare notevolmente i costi dei servizi (pubblica

illuminazione, manutenzione strade, trasporto urbano, pulizia strade, raccolta dei

rifiuti etc..) ma non è stata accompagnata (ovviamente) da un aumento delle

entrate fiscali e dei contributi statali (che al contrario sono progressivamente

diminuiti: -2,3 milioni di euro all’anno).

Il centro storico perdeva la funzione di luogo identitario di aggregazione sociale e

culturale dei residenti che, nel forte allungamento del tessuto urbano, trovano

ostacoli e ragioni di percepire il centro urbano solo come una delle alternative

possibili rispetto ad altri luoghi di aggregazione e di fruizione di servizi di

intrattenimento presenti in altre città.

Il sistema urbano non è riuscito a cogliere al meglio il processo di sviluppo

industriale: dal 1994 (anno di avvio dell’attività industriale della FIAT) fino a

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dicembre 2014 (cioè un attimo prima del rilancio industriale) solo l’8% circa dei

lavoratori occupati a San Nicola di Melfi risiedevano nella nostra città.

TROPPO POCO!

E’ la conseguenza di una percezione della città come poco competitiva, dove la casa

costa troppo, idea velocemente consolidata nei primi mesi dall’insediamento FIAT.

Percezione che evidentemente non era sufficientemente controbilanciata dalla

presenza di servizi di rilievo: carenza di posti nell’asilo nido, piscina comunale chiusa

dal 2008, assenza di adeguati servizi culturali e di intrattenimento, solo per citare

alcuni dei deficit che andavano superati.

A questa condizione si aggiungeva, di li a poco, l’impatto sociale molto forte

dell’importante processo di ristrutturazione e di ridefinizione del piano industriale

del comparto auto, accompagnato per oltre due anni dalla cassa integrazione

straordinaria di migliaia di operai.

Il rapporto tra l’Amministrazione Comunale e il sistema industriale appariva

ulteriormente incomprensibile per la presenza di un “originale contenzioso” che a

quell’epoca (giugno 2011) da qualche anno aveva bloccato le procedure di appalto

per i lavori del CAMPUS di RICERCA FIAT, importantissima infrastruttura per la

crescita del capitale umano, lavori che la Regione aveva affidato al Comune di Melfi.

L’ambiente

La questione ambientale completava le grandi linee di una fotografia molto

complessa.

L’inceneritore FENICE al centro di un conflitto con le istituzioni che si inaspriva

proprio nel primo anno del mandato (anno 2011); la nuova Giunta Municipale

arrivava ben presto all’idea di bocciare il primo progetto di bonifica presentato dalla

società perché ritenuto carente degli elementi essenziali (gli eventi successivi lo

confermavano con la definitiva sentenza del Consiglio di Stato), a differenza del

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piano di messa in sicurezza e di caratterizzazione approvati dal Comune di Melfi tra il

2009 e il 2010. L’inceneritore era il terminale di un sistema di gestione del ciclo dei

rifiuti tecnologicamente superato da qualche decennio che a quell’epoca

manifestava subito evidenti anomalie. Infatti, nonostante la raccolta porta a porta

per 10 anni garantita nel centro storico (cioè per il 40% delle utente), la differenziata

nei dieci anni tra il 2001 e il 2010 oscillava tra il 4% e il 9%. Un dato anomalo che

comunque metteva l’inceneritore al centro del sistema, vissuto come ineliminabile,

verso il quale il Comune di Melfi conferiva oltre 7 mila tonnellate all’anno di rifiuti

urbani tal quale.

In quel momento (sempre giugno 2011) incombevano sul Comune di Melfi due

progetti per l’insediamento di 2 discariche per rifiuti speciali e pericolosi, previste

dal Piano Provinciale dei rifiuti approvato nel 2002; piano che continuava a

prevedere la presenza dell’inceneritore e delle discariche per rifiuti speciali nell’area

del Comune di Melfi.

Ai progetti per le discariche per rifiuti speciali si associano una decina di progetti per

l’insediamento di parchi eolici, già confezionati e depositati insieme all’insediamento

della centrale di trasformazione TERNA.

Finisce l’era delle vacche grasse, arriva il gelo del debito pubblico nazionale.

A giugno 2011 partivamo con quasi 11 milioni di euro di debiti per mutui, un milione

di euro di oneri di concessione da restituire, per un improbabile progetto di un

ulteriore centro commerciale (che fortunatamente non è andato in porto

nonostante sia stato dal Comune autorizzato a suo tempo e per il quale il Comune

aveva riscosso ed utilizzato, nel periodo 2001/2003, gli oneri di concessione), un

milione di euro da restituire allo Stato per contributi indebitamente incassati dal

Comune di Melfi nel periodo 2001/2009, più le opere di urbanizzazione da realizzare

nelle aree di nuova espansione in periferia, valutabili in non meno di 10 milioni di

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euro, infine un altro milione di euro affidato dal Comune all’Azienda Speciale 167

consumato nella gestione e quindi non più restituito; in sintesi debiti espliciti ed

impliciti per almeno 24 milioni di euro.

Come si suol dire “al danno la beffa”. Lo stato di crisi finanziaria dell’Italia esplode

con le dimissioni anticipate del Governo Berlusconi (novembre 2011) nonostante il

fortissimo inasprimento a carico degli Enti locali con la manovra del Ministro

Tremonti che irrigidisce il PATTO DI STABILITA’ INTERNO. Una vera e propria guerra

dello Stato agli Enti locali (Regioni, Province e Comuni), con la forte riduzione dei

contributi e il blocco delle risorse finanziarie per gli investimenti in opere pubbliche

e il taglio dei servizi della pubblica amministrazione. Fu proprio il governo

Berlusconi, nell’agosto 2011, ad approvare l’indirizzo della “spending review” con

l’esplicita previsione del dimagrimento di tutti gli uffici pubblici, a partire dai

Tribunali, indirizzo concretizzatosi nei mesi successivi dal Governo Monti e che,

purtroppo, ha portato alla soppressione della sede del Tribunale di Melfi (luglio

2012).

Questo il quadro finanziario generale che si abbatte di colpo, dopo 15 anni di

disponibilità di risorse per il Comune di Melfi, grazie alla presenza dell’insediamento

industriale più importante del mezzogiorno d’Italia.

Dal 2011 al 2015, su un bilancio corrente di circa 14 milioni di euro lo Stato taglia al

Comune di Melfi 2,5 milioni all’anno.

La presenza di un’Azienda Speciale per la gestione del piano di insediamento

abitativo di edilizia popolare, non operativa già dall’anno 2007, con un costo

amministrativo di circa 350 mila euro all’anno, rendeva ulteriormente preoccupante

il quadro finanziario complessivo.

Lo stress finanziario introiettato nella macchina amministrativa non poteva trovare

un contrappeso nella forza dell’apparato organizzativo, fortemente indebolito da un

indirizzo politico che non si è curato di mantenere un organico numericamente

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adeguato. Non si tratta di un’opinione ma di un fatto: il Comune di Melfi ha in

organico solamente 53 dipendenti, in rapporto al numero di abitanti l’organico

corrisponde a meno della metà dei dipendenti dei Comuni italiani. Basta

confrontare il dato nazionale e regionale, rappresentato dall’indice dato dal

rapporto dipendenti/popolazione: Melfi 2,98, media italiana 6,89 (di cui comuni da

10 a 20 mila abitanti 5,65) media Basilicata 6,97 (fonte IFEL ANCI – il personale dei

comuni italiani). Fino a maggio 2010 sarebbe stato possibile rinforzare l’organico

bandendo concorsi pubblici; da Maggio 2010 il D.L.78/2010 ha blocca, fino ad oggi,

la possibilità di assumere personale. In sintesi: mancano numericamente le risorse

umane per fronteggiare i tanti bisogni della collettività, che si traduce in una cronica

lentezza di tutte le procedure amministrative che sovrintendono i servizi erogati dal

Comune, trasformata in disagio riversato sui cittadini che si interfacciano con

l’amministrazione.

La visione dell’amministrazione della città di tipo strettamente burocratico e

“condominiale” è stata da tempo superata e soppiantata dal ruolo di soggetto

promotore di sviluppo locale e di benessere. Un ruolo che le singole città non

possono giocare in solitudine, non avendone la forza, le risorse e mancando di una

visione più complessiva della realtà territoriale sovra-comunale. La città che coglie le

opportunità della modernità deve saper leggere, interpretare e partecipare ai

processi di sviluppo del territorio regionale e sovra regionale.

Regioni e città sono diventate protagoniste delle politiche di sviluppo.

E’ proprio l’Ente Regione l’interfaccia principale del governo nazionale e delle

istituzioni internazionali (Unione Europea innanzitutto) ad essere l’interlocutore

indispensabile per la comunità locale che vuole crescere; per questo è fondamentale

la sintonia e la collaborazione interistituzionale tra Enti di diverso livello, con

l’obbiettivo di armonizzare visione, strategia e programmazione ai cambiamenti

esterni vissuti dal sistema socio-economico nazionale e internazionale.

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Il punto di partenza di un adeguato programma di governo è la lettura del sistema

che si intende amministrare, il sistema urbano. Una lettura che non può essere

limitata alla fotografia ma che deve contestualizzare la “creatura città” nel contesto

più esteso delle dinamiche socio-economiche non semplicemente territoriali ma nel

più ampio gioco nazionale ed internazionale.

E’ noto che In tutti i paesi industrializzati, l’organizzazione spaziale, urbana e sociale

dei nuclei abitati entra in crisi negli anni ’70. Anche le dinamiche del tessuto

produttivo hanno inciso notevolmente sulla morfologia e sulla struttura sociale della

città. Il modello fordista, basato sulla produzione industriale di massa collassa in

seguito alla crisi petrolifera; il ristagno economico, la recessione e il conseguente

aumento della disoccupazione e dell’inflazione smontano l’illusione della crescita

continua alimentata dalla forza del boom economico degli anni ’60.

Dall’estremo della città fordista, basata sui grandi agglomerati industriali che oggi

soffre per il processo di deindustrializzazione, si passa all’estremo della città della

micro e piccola impresa, caratterizzata da grande dinamismo economico e maggiore

capacità di resistere alle crisi cicliche.

La crescita economica negli ultimi decenni ha portato a una polarizzazione delle

categorie sociali sul piano economico, in termini di una generale maggiore

disuguaglianza tra gruppi sociali più ricchi e gruppi sociali più poveri.

Alla polarizzazione corrisponde una diversificazione dei consumi e una tendenziale

organizzazione e localizzazione all’interno dei nuclei urbani, con particolare

riferimento ai gruppi etnici che provano a insediarsi in aree adiacenti per superare le

naturali difficoltà della lingua, delle abitudini e dell’organizzazione sociale.

Fenomeni molti marcati negli Stati Uniti, di minore dimensione in Europa ma

comunque visibili anche nei piccoli centri come Melfi, dove le aggregazioni non sono

ancora tali da essere considerati dei veri e propri ghetti.

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A Melfi, per esempio, i dati ISTAT riferiti al 31/12/2011 ci dicono che risiedono 577

cittadini stranieri (provenienti prevalentemente dall’Europa centro orientale,

Romania, Ucraina Albania Bulgaria etc…) che tendono a concentrarsi in aree

determinate, prevalentemente all’interno del centro storico cittadino; essi si

concentrano generalmente in base alla nazionalità per familiarità, solidarietà e più

banalmente per la maggiore facilità di comunicazione, nell’area urbana dove c’è

stato un processo di decentramento delle residenze e dove molto alta è la

concentrazione di unità immobiliari non occupate (935 alla fine del 2011),

condizione che determina una riduzione del valore di mercato degli affitti.

Le politiche statali inclusive, di apertura verso le altre popolazioni, nel favorire

l’immigrazione determinano cambiamenti concreti sul volto del nucleo abitato.

Si associano imponenti processi di deindustrializzazione e di ristrutturazione

dell’apparato produttivo; processi che ridisegnano i nuclei abitati.

Il progresso della tecnica, le nuove tecnologie cambiano progressivamente il tessuto

industriale. Alla grande impresa si sostituisce, soprattutto in Italia, un sistema

industriale caratterizzato dalla proliferazione di piccole e medie imprese in rete.

Le nuove tecnologie di comunicazione, internet, la telefonia cellulare, gli

smartphone creano prodotti e servizi prima inesistenti.

Cresce l’economia basata sulla produzione immateriale e perdono di importanza,

progressivamente, i grandi agglomerati industriali. Si allargano i mercati, oramai

globali, si accorciano le distanze di comunicazione in un contesto fatto di mercati

sempre più integrati.

L’impatto delle nuove tecnologie di informazione, comunicazione e in campo

energetico spingono a parlare di una vera e propria rivoluzione, la terza rivoluzione

industriale, imperniata sull’estensione della crescita e sulla globalizzazione dei

mercati.

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Le città si trasformano in centri di produzione e trasferimento di informazioni,

immagini e Know-how.

Siamo nell’epoca della città dei lavoratori della conoscenza.

In questo contesto un particolare ruolo lo svolgono i grandi nuclei urbani, le città

metropolitane, per la funzione “transnazionale” in quanto luogo dei centri

direzionali sul piano istituzionale, politico, diplomatico e commerciale.

Il processo di internazionalizzazione dell’economia fa cadere la primazia delle

economie nazionali, soprattutto in Europa; conseguentemente, i flussi degli

investimenti si espandono e si trasferiscono da una nazione all’altra con maggiore

velocità.

La crescente complessità della strutturazione organizzativa internazionale delle

imprese porta a concentrare le funzioni manageriali più alte nei nuclei urbani di

maggiore dimensione, dove è più probabile acquisire le risorse della conoscenza che

sono la chiave del successo dell’impresa moderna. Per tali ragioni, le città

metropolitane e i tessuti urbani più sviluppati del centro-nord continuano ad

esercitare una spinta attrattiva non più rivolta al lavoro manuale ma sempre più

spinta sulle professionalità più elevate.

Domina il lavoro intellettuale nel suo complesso, fondamentale per affrontare il

mare impetuoso della nuova economia, sempre più incerta, caratterizzata da

fenomeni di maggiore mobilità, dinamicità e dai ritmi sempre più veloci.

Il peso del lavoro intellettuale si stima rappresenti almeno il 20% degli occupati e

tendenzialmente è in crescita; questa incidenza e la relativa tendenza al rialzo ha

conseguenze rilevanti sulla forma fisica e sulla struttura sociale delle città, anche dei

centri abitati di minori dimensioni come Melfi.

Al lavoro intellettuale è necessario prestare maggiore attenzione; esso determina

una crescita costante del bisogno di cultura nel senso più ampio del termine,

bisogno che si trasferisce sulla morfologia e sulle infrastrutture dei nuclei urbani.

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La produzione culturale assume centralità nella città moderna, dove il cittadino-

lavoratore della conoscenza cresce di peso e importanza.

La cultura assume dimensioni sempre più rilevanti sul piano economico, atteso che

con l’avanzata del lavoratore della conoscenza cresce complessivamente la

domanda di prodotti culturali nelle diverse forme (produzione cinematografica,

musica, produzione artistica, design, artigianato, moda, intrattenimento e

spettacolo, network televisivi, editoria, turismo storico-culturale, eventi culturali,

musei etc..).

In linea generale all’industria della cultura appartengono tutti i settori che si

traducono nel creare e commercializzare beni o servizi ad alto contenuto di

significati simbolici. Non è così scontato escludere o includere un servizio o un bene

rispetto al settore della cultura; dalle vacanze, permeate da contenuti culturali, ai

beni prodotti dall’industria spesso carichi di simboli, immagini e significati collegati a

significati simbolici e culturali per renderli attraenti e appetibili, attraverso la

pubblicità che punta a costruire legami con identità collettive positivamente

connotate. Secondo alcuni economisti la componente simbolica dei prodotti porta

dentro i confini dell’economica culturale finanche i settori dell’abbigliamento e

dell’arredamento; secondo altri è invece necessario restringere il perimetro a tutto

ciò che trasforma le espressioni della creatività umana in prodotti e servizi per il

consumo generalizzato (libri, film, teatro, etc..).

Nell’uno e nell’altro caso, un fatto è certo: il peso della componente “cultura” cresce

costantemente nell’industria e nell’economia vista in generale.

In sintesi la società moderna, la comunità del lavoratore della conoscenza si

caratterizza per questa crescente convergenza tra cultura e industria.

E’ evidente che l’economia culturale tende a modificare la struttura sociale di una

città; modifiche fisiche che si rendono più visibili nelle grandi città, dove è possibile

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vedere la trasformazione di un intero quartiere, interessato dall’insediamento di più

imprese che hanno interesse alla creazione di un’area che interagisce.

In un piccolo centro urbano, invece, la trasformazione è innanzitutto di tipo sociale,

indotta dalla crescita dell’economia della conoscenza ma allo stesso tempo

generatrice di una classe media con particolari caratteristiche.

Nella nostra piccola grande città, le attese legittime legate all’imponente

insediamento industriale nell'area di San Nicola di Melfi (FIAT e indotto), devono

fare i conti con “la bassa temperatura” dei dati demografici che ci consegnano un

quadro complessivo di “mancato sviluppo”; la città non è riuscita a raccogliere tutti i

frutti potenziali, in termini di crescita demografica, sociale ed economica, in

rapporto alla notevole dimensione del tessuto industriale che con lo stabilimento

FIAT ha avuto una crescita dimensionale molto forte.

La dinamica demografica si presenta piuttosto stabile.

La crescita demografica successiva allo sviluppo industriale è riassumibile nel

modesto incremento dei residenti, di 1.381 unità in 13 anni, tra il censimento del

1991, 15.757 abitanti e il 2004, 17.138 residenti.

Siamo ancora sotto il livello demografico più elevato dopo l’unità d’Italia, di 18.208

residenti registrato nel 1961; infatti, dal 2004 la città sostanzialmente non cresce se

non fosse per l’incremento di stranieri passati da 200 a 577 proprio tra il 2004 e il

2011 (oggi gli stranieri sono 751), che spiega l’incremento dei residenti da 17.138

del 2004 a 17.547 al 31/12/2012 (oggi, al 31/12/2015, i residenti sono 17.752);

l’incremento demografico complessivo, in sette anni, di 409 residenti è determinato

per la quasi totalità, cioè 377 unità, dall’incremento dei residenti di altre nazionalità.

In sintesi, dal 2004 ad oggi (31/12/2015) il saldo netto demografico (+614) cresce

ogni anno, in media, di circa 56 unità di cui 50 stranieri e 6 melfitani.

Di diverso segno, invece, è stata la politica urbanistica che ha determinato una

marcata crescita del tessuto urbano della città (in termini di superficie) e il

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conseguente consumo di suolo agricolo, con un offerta di abitazioni notevolmente

cresciuta. Oggi il centro abitato è composto da tre macro aree (centro storico,

Valleverde, Bicocca-167); la nuova area di espansione ha di fatto destrutturato il

centro abitato prima addensato sull'agglomerato storico.

Ai 24 chilometri quadrati (di cui 12 Km2 per il centro storico-cappuccini e 12 km2

per la zona di valleverde) si aggiungono circa 9 Km2 dell’area di espansione Bicocca-

167; una crescita del 34% circa del tessuto urbano, con assorbimento di suoli

agricoli, cui è corrisposto un incremento demografico del solo 8,8% in 15 anni.

Conseguentemente, nel quinquennio 2001-2006, la notevole offerta di abitazioni di

nuova realizzazione nell'area di espansione Bicocca-167 ha determinato una

dinamica di depauperamento del centro-storico che ha ceduto circa 3 mila residenti,

in poco tempo; importanti sono state le ricadute sul sistema commerciale-

artigianale insediato nel centro storico, composto da micro-imprese che oltre alla

depressione demografica hanno dovuto confrontarsi con la repentina comparsa di 2

centri commerciali insediatisi entrambi nella nuova area di espansione urbana.

La nuova offerta abitativa ha, di fatto, incontrato una domanda per la gran parte

“endogena”; la città non è riuscita ad attrarre i numerosissimi lavoratori

provenienti dagli altri comuni che a tutt'oggi preferiscono mantenere la residenza

nei comuni di provenienza. C’è un evidente questione di attrattività del centro

abitato che non ha raggiunto livelli sufficienti, nel rapporto qualità/costo della vita

tali da far scattare la decisione di trasferirsi nel centro abitato prossimo al luogo di

lavoro.

Circa 32 chilometri quadrati di tessuto urbano per 17.800 abitanti significa, per

Melfi, una densità abitativa di 550 abitanti per chilometro. La città di Potenza con i

suoi 77 chilometri quadrati circa e 66.405 abitanti ha una densità più marcata pari a

862 abitanti per chilometro quadrato. Anche la più ordinata città di Matera presenta

una densità più alta rispetto a Melfi, pari a 759 abitanti (60.000 abitanti e 79

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chilometri quadrati di superficie urbana). La comparazione con i due centri urbani

maggiori della Basilicata conferma che vi è a Melfi un tessuto urbano troppo

sfilacciato e disperso in rapporto alla popolazione residente.

I dati registrati dall’osservatorio del mercato del lavoro della Provincia di Potenza

chiariscono meglio la composizione del mondo del lavoro.

Risiedono nella città di Melfi meno del 10% dei lavoratori occupati nel comparto

dell’industria dell’auto (FIAT e indotto); nel complesso, in valori assoluti, alla data

del 31/12/2012 a Melfi su 3.447 occupati in tutti i settori, lavorano nell’industria

solamente 926 cittadini, comprendendo l’intero comparto industriale (compreso ciò

che resta dell’edilizia), pari al 26% circa, alla stregua della media di territorio pari al

25%; non è un buon risultato considerando che mentre Melfi è sede degli

insediamenti industriali altri comuni, come Rapolla, raggiungono il 31/35%

dell’occupazione nel comparto industria.

A distanza di quasi 20 anni dall'insediamento FIAT, gli attori dell'economia locale

stentano a relazionarsi con la nuova realtà industriale; ancora troppo poco

numerose sono le iniziative economiche messe in campo dall'imprenditoria locale

per cogliere le opportunità possibili.

Le conseguenze e le problematicità sia sotto il profilo ambientale che sociale sono

diverse.

Le numerose famiglie che in giovane età (in fase di start-up l'età media dei

dipendenti Fiat non superava i 25 anni) sono entrate nel “nuovo mondo del lavoro”,

contando su prospettive luminose, si trovano oggi a dover fare i conti con una

complessa realtà industriale soggetta all'andamento ciclico dell'economia globale, in

fase di profonda ristrutturazione. Quelle famiglie, oggi in età media superiore ai 40

anni, devono affrontare problematiche economiche e sociali diverse, dovute alla

riduzione del reddito (cassa integrazione, mobilità etc..) e alla difficoltà di poter

trovare sul territorio occasioni di lavoro alternative.

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A questo si aggiunga la perdita di un'ampia area dedita all'agricoltura e alla

conseguente perdita di posti di lavoro.

La prospettiva della occupazione nel comparto metalmeccanico ha ridimensionato

l'attenzione e gli investimenti in altri comparti tradizionali, legati alle risorse presenti

sul territorio ancora oggi non sfruttate adeguatamente. Turismo, cultura,

agricoltura moderna, artigianato artistico, intrattenimento e servizi alla persona

sono i settori su cui vi sono evidenti potenzialità.

Il sistema endogeno delle piccole e medie imprese soffre delle difficoltà generali e

locali determinate dalla disarticolazione del mercato, dalla progressiva scomparsa di

confini e di barriere e dalle restrizioni finanziarie che hanno comportato il

raffreddamento del sistema bancario rispetto all’economia reale.

A Melfi, per esempio, dove la raccolta del sistema bancario si stima essere,

complessivamente, intorno ai 270 milioni di euro (circa 15 mila euro procapite e 40

mila euro per nucleo familiare), con una dinamica di sostanziale tenuta, gli impieghi

per i finanziamenti alle imprese, invece, sono in calo a causa del generale crollo del

mercato immobiliare e dell’industria delle costruzioni. Anche la qualità del credito

tende a deteriorarsi considerato che si registra un marcato aumento delle

operazioni di finanziamento per ristrutturazione del debito.

Oggi la città di Melfi, insieme agli altri comuni del territorio, presenta i segni della

sofferenza conseguente al traumatico sviluppo industriale e ai travagli tipici delle

fasi di decrescita e ristrutturazione che solo parzialmente e, soprattutto, solo

temporaneamente sono state lenite dal forte incremento occupazionale

verificatosi nell’anno 2015.

Ferite ambientali per i numerosi fattori di inquinamento comparsi sul territorio e,

soprattutto, disagi derivanti dalla insufficienza del reddito che trovano conferma

nella cresciuta attività di contrasto alla povertà condotta dal Comune, dalla Caritas e

dal volontariato.

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Mancanza di reddito, di lavoro e di abitazioni sono i sintomi di una sofferenza del

tessuto sociale che trova nell'ente locale il punto di relazione e di contatto con lo

Stato, nella speranza di poter ottenere soluzioni individuali a problematiche che

hanno una rilevanza crescente e sempre più collettiva.

Bisogna fare i conti con un contesto socio-economico e un apparato industriale

complesso, tipico di una grande città, avendo a disposizione risorse umane

qualificate ma numericamente insufficienti, oggettivamente sottodimensionate.

Melfi non è esente al più generale contesto finanziario che tende al peggioramento.

Le esigenze e le ristrettezze della finanza pubblica sono note. La crisi economica

connessa alle dinamiche globali incide sempre più frequentemente sulle realtà

locali.

Il deterioramento delle condizioni finanziarie non riguarda solamente il nostro

paese, ha una dimensione globale tanto da aver pesantemente interessato anche gli

Stati Uniti, di recente alle prese con rilevantissimi problemi connessi al deficit del

bilancio federale.

Le condizioni finanziarie generali e le prospettive note sono tali che forse non

dovremmo più parlare di crisi.

La parola “crisi” ci racconta di un fenomeno temporaneo, destinato a rientrare.

E’ più collegato alla speranza e al desiderio di ristabilire una condizione

precedente che, oggi più di ieri, viene valutata come essere migliore.

In realtà forse dovremmo cominciare ad abituarci e, soprattutto, a convivere e ad

attrezzarci per progredire in una condizione diversa dell’economia reale e della

finanza pubblica.

In realtà stiamo attraversando una fase di ristagno o meglio di declino che potrebbe

durare ancora qualche anno, salvo che non si verifichi un vero e proprio spartiacque

tecnologico in grado di cambiare alle fondamenta le formule di combinazione e di

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impiego dei fattori produttivi, di cambiarli in misura tale da incidere veramente sulla

competitività del nostro apparato produttivo.

Fino a quel momento dovremo imparare a cimentarci con un andamento del

sistema economico più lento e meno scoppiettante, tenuto a freno dagli impegni

dell’Unione Europea per garantire credibilità e stabilità al sistema monetario.

In questo nuovo contesto in cui ci siamo venuti a trovare, l’Italia, la Basilicata e la

nostra comunità, dall’anno 2011 dobbiamo fare i conti con una forte ristrettezza di

risorse finanziarie, derivanti dalle leggi finanziarie approvate dal Governo Nazionale

a partire dal 2010.

Innanzitutto la riduzione dei trasferimenti statali. Progressivamente anno per anno,

dal 2011 fino al 2015 è stata programmata la contrazione dei contributi che ogni

anno lo Stato eroga agli enti locali.

Dalla fine degli anni '90, fino all’anno 2010 la città di Melfi ha potuto contare sulla

presenza di importanti risorse finanziarie rivenienti dai tributi addebitati al sistema

produttivo; dall'ICI, in particolare, il Comune di Melfi, rispetto agli altri comuni,

ricavava un gettito annuo aggiuntivo di circa 2,5 milioni di euro.

Le notevoli risorse per oltre un decennio hanno sostenuto servizi (tra cui il sistema di

trasporto locale che non ha trovato sostegno nel bilancio regionale) e opere

pubbliche che, purtroppo, non hanno consentito di attutire le sofferenze via via

cresciute.

Tra il 2011 e il 2015 Melfi ha perso circa 2,3 milioni di euro all’anno; su un bilancio

annuale avente la dimensione media tra 13 e 14 milioni di euro, il taglio di risorse ha

un peso notevole, pari al 16% circa.

Alla riduzione dei contributi statali si è aggiunta la restrizione più penalizzante e

decisamente meno razionale, comunemente nota come “patto di stabilità”.

Tale restrizione si è tradotta nel non poter sostenere spese per investimenti; per

essere più precisi se l’Ente realizza opere pubbliche deve sapere che non può pagare

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i fornitori. Una restrizione eccessiva che ha messo in ginocchio l’intero sistema

paese frenando l’economia, il PIL e l’occupazione. Basti considerare che in un anno,

nella sola Basilicata, il comparto dell’edilizia ha subito una perdita di quasi 7 mila

posti di lavoro.

Durante gli anni di persistenza di questo vincolo i Comuni non hanno potuto

realizzare opere pubbliche con risorse proprie.

Esaurita sinteticamente l’analisi del quadro generale di riferimento, quali le strategie

e le azioni in cantiere per intervenire migliorando e accompagnando i processi di

trasformazione sociale e materiale della città?

Lavoro, reddito, casa, sono gli elementi espressivi dei crescenti bisogni primari; a

seguire e non in secondo piano, intrattenimento, sport, servizi alla persona,

cultura, cioè i bisogni emergenti e crescenti legati soprattutto all’avanzata del

cittadino-lavoratore della conoscenza.

Se l’analisi può essere considerata corretta, per quanto approssimativa, bisogna

concentrare le politiche e l’azione amministrativa per introdurre nel contesto socio-

economico cittadino elementi utili per stimolare e accompagnare la crescita della

città nel nuovo contesto.

Nel complesso il quadro e la prospettiva inducono ad impostare una strategia che

utilizzi con determinazione gli ingredienti del rigore, sviluppo e dell’equità.

Rigore e cooperazione con tutti gli attori dentro e fuori l'amministrazione comunale

affinchè si possano condividere strategie tese a preservare lo stato di salute della

finanza comunale. Su questo fronte è necessario continuare ad aggredire i fattori di

spesa di cui è possibile fare a meno, per attutire l’imponente taglio dei contributi

statali ed evitare di trasferire “sic et simpliciter” le minori disponibilità sui cittadini.

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E’ necessario che la struttura metabolizzi più velocemente l’approccio diverso alla

gestione delle forniture di beni e servizi; un approccio che deve essere

costantemente teso ad impiegare con la massima efficienza ed economicità le

risorse finanziarie; risparmiare non significa non utilizzare i finanziamenti assicurati,

significa, invece, liberare risorse per altre realizzazioni.

Abbiamo iniziato a farlo e su questa strada dobbiamo proseguire.

Visto il divieto di utilizzare le risorse per gli investimenti, sono state recuperate

risorse per abbattere il consistente debito finanziario; al 31/12/2010 c’erano mutui

per circa 11 milioni di euro.

Sono stati ridotti a circa 3,6 milioni di euro al 31/12/2015.

La manovra ha avuto un effetto importante sul bilancio annuale perché ha

consentito e soprattutto consentirà di ridurre la spesa di quasi 600 mila euro ogni

anno, già a partire dal 2013.

Dopo soli tre mesi, in settembre 2011, il Consiglio Comunale ha messo in

liquidazione l’azienda speciale per il piano di edilizia 167, coerentemente alle

nuove linee strategiche sull’urbanistica, riducendo il costo e l’ulteriore rischio per i

cittadini assegnatari dei lotti di vedersi addebitare una spesa aggiuntiva a conguaglio

dovuta ai costi fissi di struttura dell’azienda speciale.

E’ stato razionalizzato il servizio di trasporto pubblico locale. Fino all’anno 2011 la

città di Melfi sosteneva un costo di 1.3 milioni di euro all’anno, rispetto a 120 mila

euro dei Comuni di Lavello, Rionero e Venosa.

Una dimensione pari a 10 volte quella degli altri Comuni solamente in parte

giustificata dalla diversa dimensione e morfologia. In un anno e mezzo, oggi, con la

cooperazione e la comprensione del concessionario il costo annuo del servizio è

sceso da 1.35 milioni a 850 mila euro, con una razionalizzazione delle linee urbane

che non hanno peggiorato la qualità e l’efficacia del servizio.

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Bisogna proseguire in questa direzione, stringendo ulteriormente la spesa corrente

avendo cura di non ridimensionare i servizi alla persona fondamentali per

mantenere e potenziare la competitività del sistema urbano.

Rigore nell’uso delle risorse finanziarie comporta, infine, anche la scelta di investire

in conoscenze e capacità organizzativa indispensabili per elevare l’azione

amministrativa che deve oggi essere capace di elaborare e candidare progetti per

ottenere finanziamenti esterni in grado di sostenere gli investimenti indispensabili

per far crescere la qualità del tessuto urbano.

Sviluppo, nella direzione della promozione dei servizi, delle attività culturali in senso

lato e di una azione di promozione del territorio da offrire come localizzazione ideale

per l'insediamento di nuove realtà imprenditoriali, nell'ottica di assecondare e

sostenere il naturale processo di rigenerazione industriale e più in generale del

tessuto economico locale.

Melfi deve riprendere il percorso di crescita economica degli anni ’90; può e deve

farlo promuovendo le caratteristiche e la qualità del territorio e della rete

infrastrutturale di cui dispone. Non basta la rassicurazione della fase di rilancio e di

espansione produttiva ed occupazionale del sistema industriale automobilistico, che

nei primi mesi del 2015 è ripartito recuperando terreno e producendo nuova

occupazione per circa 3 mila nuovi posti di lavoro.

A fianco della grande industria, le cui strategie e processi sono governati altrove, le

misure e i progetti che dovranno essere realizzati nel nuovo quinquennio, in

continuità con l’azione avviata nel primo mandato, devono puntare a creare un

ambiente fertile perché si possano cogliere le opportunità rese disponibili dalle

risorse presenti sul territorio; è necessario seminare e promuovere investimenti

pubblici e privati, soprattutto, per dare corpo ad altri settori dell’economia locale

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che possono valorizzare l’enorme patrimonio naturalistico, storico-monumentale,

agricolo e paesaggistico che possediamo e che sfruttiamo molto poco.

Su questi elementi la pubblica amministrazione, insieme a tutti i soggetti coinvolti

deve provare a mettere in campo tutte le azioni possibili per stimolarne l’utilizzo

equilibrato.

Sull’ambiente, innanzitutto, fondamentale per far crescere il valore del turismo

storico-culturale e dei prodotti agricoli, il Comune ha adottato una politica di

maggiore rigore impegnando maggiori risorse per affrontare i nodi dell’impatto

ambientale dell’industria.

Dalla cura della ferita “INCENERITORE-FENICE”, al contrasto dei progetti di

estrazione petrolifera (la cui richiesta di concessione, relativa a 130 km su 205 del

territorio comunale, è stata cancellata a seguito del ricorso presentato dalla giunta

municipale nell’anno 2013), il Comune deve continuare a impegnare risorse del suo

bilancio per mantenere e potenziare la Task-Force, composta da autorevoli

professionisti e operatori del settore, in grado di affrontare la complessa e

delicatissima tematica affiancando e, se necessario, anche sostituendosi ai soggetti

obbligati dalla legge.

L’esito favorevole, molto recente, del contenzioso intentato da Fenice rispetto al

provvedimento sul progetto di bonifica presentato da Fenice, bocciato dalla

conferenza di servizi, testimonia la qualità delle risorse messe in campo per gestire

una vicenda molto delicata e complessa anche per la potenza di fuoco

dell’interlocutore (EDF, uno dei maggiori produttori mondiali di energia anche

nucleare, leader anche nel campo dello smaltimento dei rifiuti e delle bonifiche

ambientali).

Bisogna continuare a investire sul programma di raccolta differenziata dei rifiuti

urbani.

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Dal 2001 al 2011 la percentuale della raccolta differenziata oscillava dal 4 al 9,5%; un

valore estremamente basso, incompatibile con una politica che tende ad aggredire il

tema dell’impatto ambientale dell’industria e dell’inceneritore; l’istituzione non è

credibile se non si impegna a ridurre l’entità dei rifiuti da smaltire e, quindi, da

incenerire.

Dalla raccolta porta a porta nel centro storico, non adeguata perché svolta con un

modello organizzativo non idoneo che produceva la presenza sulle vie del centro dei

sacchetti di rifiuti spesso aggrediti dai randagi, si è stati costretti a ritornare al

tradizionale e più efficiente “cassonetto di prossimità”, con una diversa

organizzazione della raccolta e, soprattutto, della selezione del rifiuto; in pochi mesi

è stato centrato l’obiettivo di realizzare percentuali importanti di differenziazione.

Dal “cronico” 9 % siamo al 65,59% di marzo 2016, con percentuali di recupero

superiori all’80% grazie all’impianto di selezione dei rifiuti autorizzato e installato a

Melfi (il primo in Basilicata), che consente di recuperare e trasformare i rifiuti urbani

in materia prima collocata sul mercato. Deve proseguire nei prossimi anni la

campagna informativa di sensibilizzazione della cittadinanza.

E’ necessario programmare investimenti e azioni specifiche, ulteriori rispetto al

centro di raccolta degli ingombranti già attivato, per contrastare le discariche

abusive e soprattutto per aiutare i cittadini, anche con un contributo economico, per

smaltire l’amianto.

L’obiettivo ambizioso è raggiungere livelli elevatissimi di differenziazione del rifiuto

e investire sui comportamenti dei cittadini utilizzando tutti i veicoli di comunicazione

e sensibilizzazione come si è iniziato a fare con il coinvolgimento delle scuole

elementari e medie e, più in particolare, con il lavoro del consiglio comunale dei

ragazzi.

E’ realmente possibile raggiungere livelli elevati di differenziata, intorno al 75%

entro il 2020, risultato che consentirebbe di contenere il costo tendenzialmente in

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salita dello smaltimento dei rifiuti e che legittimerebbe ulteriormente la comunità

melfitana nel chiedere un cambiamento radicale nelle politiche ambientali regionali

che vadano nella direzione di un depotenziamento dell’inceneritore, che non può

essere utilizzato per dare risposte “stabili” alle emergenze regionali come quelle che

si sono presentate negli ultimi 24 mesi.

La cura dell’ambiente è la precondizione per dare un senso alle altre azioni che

puntano allo sviluppo teso a far crescere l’economia locale attraverso lo stimolo

dell’offerta di beni e servizi di cui si percepisce una domanda in crescita, guardando

alla città e al lavoratore della conoscenza.

Melfi possiede gioielli di rilevante valore storico-culturale-monumentale.

E’ un settore in crescita; se valorizzato riuscirebbe a produrre risultati impensabili

anche in momenti di crisi.

Oltre ad affidare la gestione a terzi del teatro e del museo civico, per far crescere

qualità e quantità delle iniziative culturali, di spettacoli e degli eventi, è necessario

dedicare risorse per valorizzare la storia della città.

Vanno potenziati i progetti innovativi come l’infrastruttura Wi.Fi., integrata con gli

altri comuni dell’area PIOT, indispensabile per creare una rete di divulgazione di

informazioni per i turisti e la guida sulla città di Melfi, con l’obiettivo di trasferirla sui

moderni strumenti di comunicazione (smartphone, IPAD etc..), così da promuovere

la divulgazione di informazioni e indicazioni su come muoversi, cosa cercare e sulla

storia della città; entrambi strumenti di promozione della città come meta di un

turismo di nicchia nazionale e internazionale.

Bisogna continuare ad elevare i principali eventi che caratterizzano il territorio,

investendo ulteriori risorse economiche per ampliare la permanenza e la conoscenza

della città.

Il turismo culturale ha potenzialità inespresse e su questo bisogna fare ogni sforzo

per creare le condizioni affinchè ci sia uno spazio adeguato nel bilancio e nei

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progetti dell’amministrazione comunale anche e soprattutto per stimolare

investimenti privati.

In assenza di investimenti sulla cultura è difficile intercettare e creare le condizioni

per la crescita e per lo sviluppo demografico ed economico della città; il legame, di

tipo circolare, è evidentemente stretto e non può essere sottovalutato.

Sul fronte della cultura, per intercettare il cittadino della conoscenza sono state

poste in essere azioni tese a creare a Melfi la sede dell’Università telematica, con la

stipula di una convenzione in corso di definizione con l’unico consorzio pubblico

italiano universitario, progetto che può essere concretizzato nel prossimo anno.

Sforzi analoghi vanno fatti per sostenere e potenziare i servizi alla persona e tutto

ciò che consente di implementare la qualità e la vivibilità della città.

Il potenziamento degli impianti sportivi e l’attivazione di nuovi servizi sportivi,

sociali, sanitari e ricreativi sono fondamentali perché producono occupazione e

qualità della vita.

Dopo la riapertura della piscina comunale, che ripristina un piccolo pezzo di tessuto

economico con 15/20 posti di lavoro (oltre allo stimolo indotto per le attività

commerciali), è stato potenziato di recente il servizio di asilo nido (storicamente

insufficiente) ed è utile puntare sulla introduzione di nuovi servizi rivolti alla cura

della persona in ambito socio-assistenziale, per minori e per gli anziani.

Gli anziani devono trovare ulteriori risposte che potrebbero qualificare il sistema

urbano nel suo complesso.

Sulla politica urbanistica è indispensabile sintonizzarsi con le reali prospettive di

sviluppo socio-demografico e con le politiche nazionali (da ultimo il Piano delle città

contenuto nella Legge n.134/2012) che suggeriscono e incentivano azioni di

rigenerazione del costruito, limitando al massimo il consumo di ulteriore suolo.

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Per invertire il processo di depauperamento del centro storico cittadino è necessario

modificare la filosofia che ha caratterizzato la politica urbanistica nei precedenti 15

anni. Con l’approvazione del regolamento urbanistico è necessario sospendere, in

questa fase storica, l’indirizzo di ulteriore espansione non corrispondente a un

bisogno effettivo di sviluppo democratico.

E’ necessario concentrare l’azione dell’amministrazione e degli operatori privati sulla

riqualificazione e la rigenerazione del costruito, con particolare riferimento al centro

cittadino con particolare attenzione al centro-storico delimitato dalle antiche mura.

Questa filosofia dovrà ispirare la elaborazione e la successiva approvazione del

regolamento urbanistico.

Per riqualificare il patrimonio edilizio esistente e provare a valorizzare le unità

abitative abbandonate, sono state poste in essere che hanno consentito, nell’anno

2015, di acquisire rilevanti risorse finanziarie (circa 11 milioni di euro spalmati su 20

anni) utilizzabili per la qualificazione energetica ed ambientale degli edifici privati e

pubblici, per l’efficientamento energetico, oltre che per bonifiche ambientali, e

opere di riqualificazione ambientale.

Sul tema delle energie alternative nel 2012 Melfi è stato l’unico comune lucano ad

adottare una specifica regolamentazione per realizzare un equilibrio tra i progetti in

corso, precedentemente avviati e le nuove realizzazioni, al fine di contemperare le

peculiari qualità paesaggistiche della comunità.

Sono state prescritte misure di salvaguardia per i nuovi progetti (anche per i più

insidiosi impianti di minieolico) e sono state disciplinate le compensazioni

economiche tese a trasferire sulla comunità melfitana le risorse per contemperare la

presenza di queste nuove attività industriali che caratterizzeranno il paesaggio

agricolo e industriale del comune. Non è esagerato parlare di un vero e proprio

“distretto dell’energia” quello che si sta insediando nell’area prevista dalle linee

guida approvate dal Consiglio Comunale nell’anno 2012.

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L’equilibrio tra tutela del paesaggio e ragioni dell’industria consentiranno di

immettere nella città risorse aggiuntive che saranno dirottate sull’innovazione

ambientale ed energetica delle infrastrutture, tra cui:

1. il sostegno economico, con un consistente contributo a fondo perduto (fino al

100%) ai cittadini privati che proporranno di ristrutturare la propria casa nel

centro storico, con il rifacimento di facciate, infissi, impianti tecnologici etc.,

purchè ci sia il miglioramento delle prestazioni energetiche dell’abitazione;

2. il sostegno economico e la promozione della installazione di impianti fotovoltaici

per le piccole aziende localizzate nel territorio urbano nelle aree PIP;

3. la realizzazione di impianti di produzione di energia solare sugli edifici pubblici;

4. il miglioramento del sistema di trasporto pubblico urbano;

5. opere di riqualificazione e di efficientamento della pubblica illuminazione;

6. le bonifiche ambientali.

Gli investimenti complessivamente previsti sono stimabili in oltre 20 milioni di euro

nei 10 anni.

I progetti di sviluppo locale collegati alle realizzazioni del distretto dell’energia sono

coerenti con il PAES (Piano di Azione dell’Energia Sostenibile) approvato dal

Consiglio Comunale; è un piano strategico che impegna le città europee che

liberamente intendono aderirvi in materia di sviluppo sostenibile, con la fissazione di

ambizioni obiettivi da conseguire entro l’anno 2020, con particolare riguardo alla

riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera.

La definizione del PAES è per il Comune di Melfi un passo importante che testimonia

la maturità di una comunità che si rende responsabile per salvaguardare

l’ecosistema, con la progettazione di misure concrete in grado di stimolare progetti

di sviluppo economico legati all’energia e all’ambiente; la nuova frontiera

dell’economia moderna. Il monitoraggio biennale, per misurare l’efficacia delle

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azioni intraprese, approvato in Consiglio in aprile 2016, ha evidenziato che gli

obiettivi previsti per il 2020 sono stati già raggiunti e che ci sono ulteriori spazi di

miglioramento.

L’equità, infine, è la dimensione forse più complessa della strategia che con

maggiore difficoltà potrà incontrare un’ampia convergenza nelle sue traduzioni

concrete, per le conseguenze che comporta e per le diverse sensibilità anche dei

singoli cittadini oltre che delle forze politiche.

Non può esserci un’azione di governo di rigore e di sviluppo se non si valutano le

ricadute in termini di giustizia sociale.

Equità, ovviamente, non nel senso di eguaglianza sostanziale, ma neanche intesa

come atteggiamento una tantum di chi è incline a riconoscere graziose concessioni,

anziché elevare il livello dei diritti; dei diritti e non delle pretese immotivate.

In un momento in cui lo stato centrale si ritira progressivamente e scarica sulla

finanza locale e, quindi, sui cittadini il peso dell’eccessivo indebitamento pubblico,

l’introduzione di una filosofia tesa a preservare equilibrio tra cittadini aventi

sostanze e possibilità economiche differenziate è una necessità, prima di essere una

scelta etica e politica.

Proprio le cause del contenimento del bilancio pubblico, con particolare al debito

accumulato a partire dalla fine degli anni ’70, se non gestito con un elevato grado di

equità finirebbe per instaurare un insanabile conflitto tra generazioni, a partire dalla

diversa entità dei diritti in materia di pensioni, per esempio e di prospettive per la

costruzione del progetto di vita di ogni cittadino, condizioni oggi deteriorate rispetto

a quanto accadeva in passato.

E’ necessario, quindi, realizzare in concreto un contesto equo per far si che si realizzi

un equilibrio, in modo tale da non penalizzare i mezzi a disposizione dei cittadini più

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deboli e chiedendo qualcosa in più a coloro che posseggono una condizione

patrimoniale e reddituale più solida.

In tale direzione va mantenuta l’impostazione voluta dal Consiglio Comunale già

nell’anno 2012 tesa a redistribuire il peso fiscale della spesa pubblica comunale.

L’esenzione “di fatto” dell’IMU sulla prima casa, della nuova imposta, la TASI e il

mantenimento di una adeguata e compatibile soglia di esenzione per l’addizionale

IRPEF sono misure che vanno mantenute, se sostenibili, almeno fino a quando non ci

saranno segnali concreti di cambiamento del ciclo economico tali da far crescere la

disponibilità di reddito della popolazione.

Non è fondata la critica generica circa il trasferimento del peso fiscale dalle famiglie

alle aziende industriali (a causa della necessaria applicazione dell’aliquota IMU

massima) considerato che il rapporto tra IMU prima casa e IMU sugli immobili

industriali è all’incirca 1 / 10. Altresì infondata appare la critica (mossa a gran voce

dalle forze politiche di opposizione del centrodestra) che attribuirebbe all’eccessivo

prelievo dell’IMU il rischio di determinare perdite occupazionali per le aziende

industriali considerato che il prelievo complessivo incide mediamente per circa 15

euro al mese per ogni lavoratore occupato nell’area industriale per cui una

variazione del 10% in riduzione del gettito determinerebbe un beneficio di soli 1,5

euro al mese per ogni dipendente occupato. L’ipotesi è stata chiaramente smentita

dall’evoluzione positiva del comparto auto che ha ampliato l’occupazione nell’anno

2015.

In sintesi, sulle direttrici del rigore, sviluppo ed equità la comunità melfitana deve

provare a lavorare in una logica di cooperazione tra i diversi attori tra cui l’ente

locale. Non è più attuale ne concreta l’idea del “government”, cioè l’istituzione al

centro di tutto, l’ente Comune come unico soggetto che conduce il gioco in una

logica “top down”.

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La ristrettezza di risorse finanziarie, oltre che una evidente maggiore influenza degli

operatori economici e di tutti gli altri attori della collettività (associazioni, No-Profit,

rappresentanze sindacali e datoriali, forze politiche etc..) hanno contribuito alla

destrutturazione dell’organizzazione socio-economica dei fattori e dei processi

decisionali.

Per stare al passo con il nuovo contesto sempre più competitivo, l’ente locale deve

promuovere sviluppo svolgendo il ruolo di facilitatore, di soggetto aggregante che

prova a condividere e coordinare azioni di “governance” del territorio in una logica

“botton up”, partendo proprio dagli attori economici, dal tessuto produttivo che

deve essere coinvolto e incentivato per impegnarsi ad effettuare investimenti.

E’ necessario, quindi, consolidare il rapporto di cooperazione con il tessuto

produttivo che non può essere vissuto come elemento della comunità di cui non ci si

può fidare o di cui diffidare; la comunità deve essere il luogo della mediazione, la

dove necessario bisogna adoperarsi per facilitare la negoziazione e il dialogo tra le

parti sociali, presupposto necessario per creare le condizioni per la crescita, lo

sviluppo e l’occupazione.

Con il mondo dell’impresa va stabilito un canale di comunicazione, con spirito di

cooperazione, per coordinare azioni e progetti finalizzati a rendere sempre più

competitivi e attraenti la città e il suo territorio, visti nel complesso.

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LA VISION

La città che vogliamo, Melfi.

Una città che non sia un “libro dei sogni” ma qualcosa di concreto, frutto delle idee,

delle esperienze e delle conoscenze di tutti noi. In Italia non è difficile immaginarla

perché basta guardare alla qualità di tanti nostri centri storici; per concretizzarlo

occorre legare gli obiettivi di vivibilità, innovazione ed accessibilità che sono propri

del vivere contemporaneo.

E' necessario immaginare e, forse, anche sognare per avere una visione di

città/comunità che rappresenti il punto ideale di arrivo per guidare l'azione politico-

amministrativa dei suoi amministratori.

Per raggiungerlo dobbiamo innanzitutto salvaguardare ciò che ci è stato consegnato

dalla storia delle precedenti generazioni, poi, innovare e migliorare l'ambiente

urbano avendo come riferimento le future generazioni, stringendo un patto tra gli

uomini e le donne del passato, del presente e del futuro.

E’ molto forte il legame tra la città e i suoi abitanti, tra le mura e le persone.

I sentimenti che caratterizzano la coscienza collettiva della città intensificano il

legame identitario, lo spirito di rivalsa e il conseguente desiderio di vedere la propria

città primeggiare rispetto al contesto territoriale regionale.

Quella tensione identitaria la si percepisce in forme diverse, nello sport (spesso nel

calcio), nella politica, nell’orgoglio per la storia e per le qualità del sistema urbano.

E’ proprio sulla dimensione positiva di questi sentimenti, su quell’energia possente,

su quel legame indiscutibile proprio dei figli verso la loro madre, che si deve

costruire una strategia e un’azione collettiva che punti allo sviluppo della città.

I cittadini sono orgogliosi e desiderosi di avere il sistema urbano più qualificato della

Regione e chiedono di migliorarne progressivamente la qualità.

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Per questo la comunità ha guardato con una certa inquietudine al processo di

depauperamento demografico e sociale del centro storico cittadino (935 abitazioni

inutilizzate alla fine del 2011), della città muraria che costituisce una componente

importante della sua identità.

L’impoverimento demografico del centro storico, determinato dalla politica

urbanistica post insediamento FIAT, ha colpito nel profondo la coscienza collettiva,

ha generato preoccupazione, delusione, sentimenti e visioni contrastanti. Da una

parte chi ha apprezzato la possibilità data ai cittadini che hanno trovato nelle

residenze nella nuova area di espansione urbana maggiori confort e che vedono il

centro storico come un’area povera, non competitiva e inadatta ad essere luogo di

residenza; dall’altra, al contrario, coloro che vogliono mantenere la vitalità del

centro storico come luogo ideale per la residenza e chiedono che vengano attivate

misure tese a riqualificare infrastrutture e patrimonio edilizio. Infine coloro che lo

vedono più adatto ad essere trasformato nel salotto buono della città, come una

grande area di intrattenimento, di accoglienza turistica, magari anche teatro di set

cinematografici e di manifestazioni storico-culturali, insomma come opportunità

riservata esclusivamente allo sviluppo culturale e turistico.

Le diverse tesi a confronto trovano un punto unificante nel sentimento collettivo,

identitario, che punta ad elevare il livello qualitativo delle infrastrutture urbane

cittadine.

Resta forte il desiderio dei Melfitani di avere il sistema urbano di maggiore qualità,

dove possono trovare ruolo e forma concetti come Cultura, tradizione e

innovazione.

Cultura per intercettare i bisogni crescenti del cittadino della conoscenza, per far si

che il tessuto urbano diventi attraente come luogo di residenza e di interazione

sociale.

Tradizione e innovazione per mobilitare, dal forte sentimento identitario, quelle

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energie positive in grado di rimettere in circolo coraggio e passione dei melfitani.

Su queste direttrici bisogna far scattare un ampio coinvolgimento collettivo,

pubblico e privato insieme, che punti a rigenerare infrastrutture e patrimonio

edilizio esistente.

Per questo dobbiamo provare a condividere una visione di città come luogo

dell'innovazione culturale, che sappia interpretare la modernità in termini di

“rigenerazione urbana, economica e sociale”, capace di rinunciare alla più semplice

politica di espansione del tessuto urbano.

Queste sono le considerazioni per cui abbiamo ritenuto doveroso avviare una nuova

fase di “RICUCITURA” degli strappi del tessuto urbano provocati dalla forte

espansione urbana del precedente decennio, a partire dagli atti di modifica degli

strumenti urbanistici come la 167, fino all’atto di indirizzo approvato dal Consiglio

Comunale (delibera n.14 del 12/03/2015) e dalla Giunta Municipale (delibere n.

85/2015 e 179/2015).

Sposando questa visione bisogna concentrarsi nel ripensare le funzioni di spazi ed

edifici pubblici, riqualificazione degli edifici pubblici e delle residenze private e

miglioramento delle infrastrutture; azioni più difficili, più lente ma che devono

prendere il sopravvento rispetto all’istintiva tentazione alla crescita urbana non più

sostenibile e soprattutto inadatta a interpretare la nuova fase storica che stiamo

vivendo. Le prime azioni avviate sono: 1. La riqualificazione delle casette asismiche

(Decreto Ministero Infrastrutture del 2/3/2015 Euro 2,5 milioni) 2. Riqualificazione

ex Carcere); 3. Riqualificazione largo Stazione; 4. Valorizzazione/illuminazione mura

percorso turistico Porta Calcinaia.

Cultura, tradizione e innovazione, dunque, saranno le direttrici lungo le quali si

muoverà l'amministrazione, in continuità, per il quinquennio 2011 / 2016.

Come vorremmo Melfi?

Melfi proiettata nel futuro, attraverso la valorizzazione della sua storia, delle sue

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tradizioni, del contesto naturale/ambientale in cui è collocata, delle qualità umane

della sua gente.

Una città luogo di continua produzione e fruizione di cultura che sappia accogliere la

creatività che viene dall'esterno e sperimentare la propria (quella che qualifica

l'anima di una città) con un teatro che insceni le vecchie tradizioni e che sperimenti il

futuro.

Una città luogo dell'innovazione culturale e della eterodossia; il luogo dove possano

concretizzarsi cose nuove siano esse correnti artistiche o movimenti di opinione,

nuovi prodotti o nuove mode.

Una città che sappia interpretare la modernità in termini di “rigenerazione urbana,

economica e sociale”, capace di rinunciare alla più semplice, ma devastante, politica

di espansione del tessuto urbano attraverso il continuo consumo di suoli agricoli.

Una città dove la funzione e l'effettiva utilità di un'opera pubblica guidi la

progettualità e le scelte.

Una città dove sia possibile realizzare e implementare infrastrutture come strade,

parcheggi, parchi, guardando prioritariamente a ciò che effettivamente serve ed è

funzionale ai suoi residenti e che sappia essere accogliente per i turisti.

Una città dove le risorse siano utilizzate efficacemente per rispondere anche alle

legittime aspettative dei sempre più numerosi cittadini residenti nelle estese aree

decentrate, quelle aree meno visibili spesso dimenticate (S.Abruzzese, casette

asismiche, Bicocca, Valleverde, le frazioni di Leonessa e Foggiano), ancora oggi prive

delle indispensabili opere di urbanizzazione.

Una città dove l'amministrazione muova verso il cittadino e non il contrario; dove sia

possibile ridurre all'essenziale la burocrazia.

Una città dove la macchina amministrativa, predisposta al servizio del cittadino, si

curi di individuare e fornire risposte non solo ai problemi emergenti ma anche a

quelli che il mondo dell'economia definisce i “bisogni latenti dei singoli”: dove le

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doverose risposte ai diritti riconosciuti dall'ordinamento non si trasformino in

“graziose concessioni” dispensate come elemosina.

Una città resiliente, che riesca ad assorbire, con minori sofferenze e disagi,

l'arretramento dell'economia e i conseguenti contraccolpi occupazionali; una città

capace di essere luogo del dialogo tra le parti sociali e i diversi attori dell’economia,

che disincentivi il conflitto fine a se stesso, che favorisca il confronto per costruire

sviluppo e occupazione.

Una città dove gli investimenti pubblici, nelle pur note ristrettezze finanziarie

derivanti dai vincoli della spesa pubblica, si orientino in rapporto ai bisogni dei

cittadini e delle ricadute occupazionali, dove i meccanismi di quantificazione del

prelievo fiscale e di definizione delle tariffe dei servizi pubblici tengano conto “degli

ultimi”, con una declinazione “non timida” dei principi costituzionali di equità e

capacità contributiva.

Una città dove le piccole imprese e l'artigianato, la colonna portante dell'economia

nazionale, possano trovare condizioni favorevoli per l'insediamento.

Vorremmo un ambiente urbano dove i bisogni di salute della popolazione più fragile

(minori, anziani e disabili) possano trovare risposte appropriate con la presenza di

servizi adeguati.

Una città in grado di stimolare e valorizzare le energie dei suoi cittadini; che metta

tutti, indistintamente, nelle condizioni di poter operare le scelte di vita individuali in

rapporto alle proprie capacità e che, nel contempo, garantisca una rete di servizi e di

strumenti di tutela per la popolazione più fragile.

Una Insomma, una città che sia scritta nel cuore, modellata nell'animo e incisa

nella psiche di tutti noi.

Una città che permetta a tutti di cogliere le opportunità connesse all’autenticità dei

suoi elementi.

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LA POLITICA E I VALORI DI RIFERIMENTO

LIBERTA’ cioè: legalità, pari opportunità, trasparenza, etica pubblica, imparzialità,

equità, solidarietà, inclusione, meritocrazia, partecipazione democratica,

sono i valori minimi che orienteranno la definizione delle scelte strategiche e la

realizzazione delle azioni e dei progetti utili al raggiungimento degli obbiettivi.

Per questo, immaginiamo una città dove il potere insito nelle istituzioni venga

esercitato con leggerezza e nel rispetto del principio di legalità. L'azione della

macchina amministrativa non potrà mai sconfinare nell'arbitrario esercizio del

potere conferito dalla legge, ma dovrà tendere sempre a trovare risposte ai bisogni

dei cittadini nel rispetto del principio di uguaglianza e di pari opportunità. Pari

opportunità per i cittadini fruitori dei servizi (singoli e associati) e per i cittadini in

quanto attori economici (imprese e professionisti), che devono essere messi tutti

nella condizione di cogliere le occasioni di lavoro che si presentano.

Per questo l'apparato amministrativo dovrà pensare e agire in un contesto di

massima trasparenza per far si che l'intera amministrazione diventi una casa di

vetro per il cittadino, in cui l'etica del pubblico amministratore debba prevalere

rispetto agli egoismi personali e alle tentazioni di utilizzare le scorciatoie dei rapporti

corti tra amministratori e amministrati. Deve prevalere la serietà di chi vuole

risolvere i problemi e non generare false aspettative, di chi sa che promesse

irresponsabili acuirebbero quelli che sono i processi distorti della politica, che si

traducono nell'abituare il cittadino ad essere assistito anziché protagonista nella sua

comunità.

Bisogna considerare come assolutamente necessario l'impegno nell'esercitare la

massima discrezionalità possibile per ridurre e ridimensionare la discrezionalità della

Pubblica Amministrazione. Bisogna rendere l’Amministrazione davvero imparziale

quando sceglie, quando decide di avere sempre e solo cittadini di serie A e di non

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individuare classi appartenenti a gruppi di potere, a simboli, a forze politiche o a

gruppi di interesse, solo acquisendo il valore dell'imparzialità come valore

irrinunciabile.

Per essere davvero imparziali nella gestione della cosa pubblica, è necessario ridurre

il livello di intermediazione della politica. Perchè ogni singolo cittadino possa

godere il massimo livello di libertà possibile, è necessario che la politica e la pubblica

amministrazione tendano a contenere la naturale propensione a influenzare la vita

di ogni singolo individuo della comunità. E' quella naturale ed esuberante

propensione al controllo, spesso invasivo, tipico di ogni forma di potere, che per

sostenersi nel tempo con l'istintivo sforzo di autoalimentarsi instaurando perversi e

viziosi meccanismi circolari tra fenomeno elettorale e esercizio delle prerogative

istituzionali, ingenera rapporti sociali ed economici tendenti a ridurre anziché

ampliare gli spazi di libertà dei singoli cittadini.

Libertà che non può tradursi solamente nei basilari diritti di opinione, di espressione

di appartenenza politica o di fede religiosa ma che deve potersi tradurre anche nella

possibilità concreta di esercitare scelte di vita avendo a disposizione gli strumenti

minimi indispensabili.

Per questo è necessario che vi sia equità e solidarietà, affinchè attraverso una

concreta inclusione nella comunità, nel tessuto sociale e nel mondo del lavoro, il

cittadino possa disporre degli strumenti necessari a soddisfare i suoi bisogni.

Per fare questo l'amministrazione comunale non può non assumere come obbiettivo

prioritario lo sviluppo economico di Melfi e del suo territorio. Solo attraverso la

crescita del tessuto imprenditoriale e professionale è possibile far crescere

l'occupazione.

È necessario eliminare ostacoli, snellire la burocrazia per l'avvio di nuove attività

economiche, sostenere le capacità, le competenze e le energie vive della comunità

melfitana con criteri meritocratici, così da includere nel gioco dell’economia e del

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lavoro le nuove generazioni che non possono vantare esperienza, o “rapporti

particolari”, ma che possono mettere in campo energie e competenze.

E' necessario, nel contempo, garantire equità e solidarietà a tutti coloro che si

trovano in condizioni di disagio o di svantaggio per mancanza di lavoro, mancanza di

reddito, mancanza di alloggio.

Meritocrazia, solidarietà, equità come espressione di una sempre maggiore giustizia

sociale che si sviluppi non solo attraverso la definizione di regolamenti e meccanismi

che consentano di avere, in astratto, istituzioni più giuste ma che si traducano anche

in politiche e realizzazioni concrete di sostegno e di riequilibrio sociale.

Una seria azione amministrativa deve innanzitutto identificare le modalità più

appropriate per ascoltare la comunità e identificarne i bisogni.

Alla base del governo cittadino dovrà esservi il coinvolgimento e la partecipazione

democratica.

Una direzione stabilita dall'incontro tra le intenzioni strategiche della classe

dirigente, tradotte in concrete azioni politiche e le strategie emergenti raccolte dal

continuo sforzo di ascolto della popolazione attraverso appropriati sistemi di rilievo

dei bisogni e attraverso il confronto con i corpi sociali intermedi (associazioni,

movimenti, forze politiche, organizzazioni sindacali, organizzazioni dei consumatori

etc..).

Gli organi di governo, sostenuti dalla maggioranza politica, dovranno mantenere uno

stile inclusivo, disponibile a recepire stimoli e proposte provenienti da tutti gli attori

sociali, ivi compresi i consiglieri comunali e i rappresentanti politici delle minoranze

rappresentate nell’assemblea consiliare. Un efficace indicatore del livello di

democrazia e di appropriato stile di governo democratico potrà essere il rapporto

tra i provvedimenti proposti dalla minoranza e i provvedimenti complessivamente

approvati dal Consiglio Comunale.

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E' solamente con uno stile di governo partecipato, coinvolgente e inclusivo, allargato

nella discussione alla minoranza e alle associazioni, che si potranno intercettare i

bisogni, valorizzare ciò che è stato fatto, cambiare e introdurre elementi di novità

necessari per il bene della nostra comunità.

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LE 8 LINEE PROGRAMMATICHE (95 progetti)

1.IL BIGLIETTO PER IL FUTURO: CULTURA-TURISMO–SVILUPPO = OCCUPAZIONE

Promuovere benessere e crescita della comunità significa favorire le condizioni per lo

sviluppo economico duraturo nel tempo, purchè lo sviluppo economico sia capace di

produrre occupazione, a prescindere dalla grande industria insediata sul nostro

territorio: MELFI NON PUO’ ESSERE SOLO FIAT.

E’ il principale ingrediente della visione strategica di mandato, che può concretizzarsi

se si prova a mettere in campo azioni che valorizzino l’autenticità del territorio,

promuovendo i caratteri distintivi della nostra città, cioè la storia, le tradizioni, il

contesto naturale/ambientale, il paesaggio, le qualità e le competenze con:

a. l’introduzione nello strumento urbanistico degli elementi normativi e

regolamentari utili a consentire la trasformazione dei fabbricati presenti nel

centro storico in residenze, servizi ricettivi-alberghieri e servizi connessi, rivolti

all’accoglienza turistica.

b. Attivazione dello IAT, realizzazione e promozione di una rete di servizi e di

attrezzature informative per il turista.

c. Il Carnevale a Melfi, con l’individuazione di una maschera di Melfi (Pizzicandò,

Mariandonia, Paolino, Scazzamauridd o altre)

d. Monumento dedicato alle Costituzioni melfitane di Federico II.

e. il restauro e la valorizzazione delle antiche mura di cinta cittadine.

f. Realizzazione di un teatro all’aperto nel sito della ex CAVA sottostante il

CASTELLO NORMANNO.

g. Lo studio, la progettazione, il finanziamento e la realizzazione di un

programma di iniziative culturali MELFI 2018 per la celebrazione del millenario

(1018) dalla fondazione della città murata attribuita al catapano Basilio

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Bojannes; Melfi 2018 è il progetto che si propone l’obbiettivo di lanciare e

inserire la città di Melfi, a pieno titolo, nelle dinamiche di sviluppo turistico di

livello nazionale.

h. la promozione del riconoscimento UNESCO delle VIE NORMANNE;

i. Mappa dei beni culturali della città e del territorio.

j. La promozione della città come luogo turistico nei principali circuiti

internazionali, attraverso azioni di marketing territoriale e dei principali eventi

culturali, con particolare riferimento al circuito del PARCO LETTERARIO

FEDERICO II, istituito con la sottoscrizione (definita in aprile 2016) di una

convenzione con la società “DANTE ALIGHIERI” (ente morale di diritto

pubblico istituito nel 1889 da Giosuè Carducci e finalizzato alla promozione

della cultura italiana all’estero).

k. realizzazione della CASA DELLA CULTURA, struttura polifunzionale-culturale

nella struttura del Convento di S.Bartolomeo – EX CARCERE, in attuazione

dell’accordo di valorizzazione sottoscritto il 05/05/2016;

l. Acquisizione e recupero della Chiesa di Santa Maria La Nuova, la struttura “ex

Cinema ENAL” da destinare a contenitore culturale.

m. Il percorso della VIA APPIA, in rete con gli altri comuni interessati sul territorio

della Basilicata.

n. realizzazione di una tensostruttura polifunzionale-parco della cultura - (sala

tetro/cinema più aree attrezzate a disposizione dei giovani per espressioni

artistiche..es: sala multimedia, sala registrazione, etc...).

o. attivazione del servizio di biblioteca comunale, con una sezione dedicata alla

letteratura melfitana.

p. La catalogazione dei documenti dell’archivio comunale in collaborazione con

gli istituti scolastici.

q. la realizzazione del MUSEO CASA NATALE F.S.NITTI.

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r. l'aggiornamento del piano di diritto allo studio più selettivo, più equo e

indirizzato a sostenere le fasce più deboli, con particolare attenzione ai

progetti che avvicinano la scuola al mondo del lavoro e ai programmi

scolastici di approfondimento della storia e delle tradizioni locali, con

particolare riferimento alle celebrazioni del millennio (MELFI 2018) per gli anni

scolastici 2016/2017 e 2017/2018;

s. il sostegno alla formazione universitaria, attraverso l’introduzione di borse di

studio in grado di consentire l’istruzione universitaria a giovani meritevoli ma

sprovvisti di mezzi economici;

t. la promozione di progetti di “turismo didattico” con l'utilizzo dei monumenti

per attività laboratoriali, ludiche ed educative rivolte ad alunni di scuola

elementare e media inferiore;

u. la costituzione della consulta delle associazioni culturali.

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2. MELFI ACCOGLIENTE

La città accogliente, culla del “cittadino-lavoratore della conoscenza”, deve

consentire alle sue donne e ai suoi uomini di poter fruire di un sistema urbano in

grado di rispondere ai molteplici bisogni. Affinchè gli spazi, le opere pubbliche, i

servizi urbani siano definiti dall'effettiva funzione ed utilità e le risorse siano

utilizzate efficacemente anche per rispondere alle legittime aspettative dei sempre

più numerosi cittadini residenti nelle estese aree decentrate, (S.Abruzzese, casette

asismiche, Bicocca, Valleverde, le frazioni di Leonessa e Foggiano etc...), è necessario

che si provveda a:

a. la definizione di azioni di “ricucitura infrastrutturale” di aree ed edifici pubblici,

finalizzate a rendere fruibili spazi per attività sportiva e di intrattenimento per

il cittadino residente e per il turista (piste ciclabili, aree e piazze pubbliche,

spazi naturali contigui alla Melfia etc..).

b. l’adozione di provvedimenti per la definizione e approvazione del

regolamento-urbanistico, che si concentri sul costruito, favorisca interventi di

rigenerazione urbana e si caratterizzi per puntare sul recupero della

residenzialità nel centro storico e che introduca elementi di semplificazione

regolamentare nei piani approvati, attribuendo significative premialità per

l’edilizia eco-sostenibile, accompagnato da politiche di incentivazione alla

riqualificazione (ristrutturazioni, accorpamenti etc..) delle unità abitative, con

recupero delle facciate e di tutti gli elementi architettonici.

c. adozione di un piano colore associato a un piano per l’illuminazione, con

particolare riferimento al centro-storico.

d. Definizione del Piano Strutturale Comunale che progetti il futuro sviluppo

urbano fortemente collegato alla storia, quindi al costruito, che apra alla

nuova attività edilizia solamente se di alta qualità in termini di sostenibilità e

prestazioni ambientali.

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e. edifici pubblici sicuri ed eco-sostenibili.

f. riqualificazione degli spazi e delle aree verdi delle scuole pubbliche.

g. la realizzazione e il completamento delle opere di urbanizzazione (marciapiedi,

parcheggi, verde, etc..) nelle aree urbane periferiche, con l’obiettivo di

ribaltare la sensazione di marginalità con una percezione di città nuova, con

caratteristiche diverse ma parimenti gradevole così come è percepita quella

antica.

h. miglioramento della sicurezza stradale, con attraversamenti pedonali assistiti

da dossi stradali, semafori a chiamata o dissuasori.

i. piano annuale per la eliminazione delle barriere architettoniche;

j. la riqualificazione dell'area di Contrada S.Abruzzese e il quartiere Ater-

Valleverde;

k. l’implementazione di attrezzature ludiche per le scuole e nei parchi.

l. miglioramento dei servizi nel quartiere Bicocca: 1. Parco attrezzato,

2.realizzazione del passante per l'attraversamento ferroviario, 3 opere per il

collegamento pedonale con il centro cittadino, 4. Estensione della

manutenzione delle aree a verde, 5.miglioramento infrastrutture dell’area

insediamenti produttivi.

m. potenziamento e miglioramento della viabilità del centro cittadino, con

particolare riferimento al nodo viario del Bagnitello e Piazza A.Mancini;

n. ripristino viabilità delle frazioni (Leonessa, Foggiano, Foggianello, San Giorgio,

San Nicola) e delle strade di campagna;

o. la programmazione e realizzazione di opere di miglioramento del decoro

urbano, con azioni di stimolo e di cooperazione dei cittadini, anche attraverso

il “baratto amministrativo”.

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3. MELFI TRASPARENTE E IMPARZIALE

Per semplificare l'apparato burocratico e far si che i diritti riconosciuti

dall'ordinamento non si trasformino in “graziose concessioni” dispensate come

elemosina, riteniamo sia necessario:

a. avvicinare il cittadino-utente agli uffici erogatori di servizi, attraverso la

creazione di una piattaforma telematica di segnalazione-informazione capace

di connettere il singolo cittadino-fruitore all’unità operativa competente ad

erogare i servizi, anche attraverso l’uso di smartphone.

b. potenziare il sito web istituzionale per fornire servizi e per rendere più

trasparenti i procedimenti e i processi decisionali;

c. facilitare l'accesso per anziani e disabili ai servizi erogati dall'amministrazione

comunale (anagrafe, stato civile etc..);

d. istituzione di consulte di quartiere per un monitoraggio costante dei problemi

ed una partecipazione attiva;

e. divulgare, tramite il sito istituzionale e tutti gli strumenti di comunicazione

ritenuti indispensabili e utili per raggiungere la generalità dei cittadini,

l’attività istituzionale, i progetti, le iniziative e i servizi erogati dall’ente;

f. rendere più accessibili i servizi dell’ente ai cittadini delle frazioni (trasporto

scolastico, servizi tributari, anagrafe/stato civile, edilizia etc..).

g. ridurre al minimo indispensabile i livelli di discrezionalità politica-

amministrativa, attraverso l'ampliamento e la revisione della

regolamentazione dei procedimenti amministrativi;

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4. LA CITTA’ ECOLOGICA

La città-ambiente da salvaguardare come ci è stato consegnata dalla storia dalle

precedenti generazioni, da innovare e migliorare responsabilmente, richiede:

a. azioni di monitoraggio, prevenzione e di contrasto dell'inquinamento

derivante da ogni attività umana, in collaborazione con le autorità sanitarie e

gli enti provinciali e regionali, anche attraverso l’attivazione di iniziative

autonome ed indipendenti per la misurazione delle matrici ambientali;

b. azioni di miglioramento ulteriore del ciclo dei rifiuti basato sul recupero:

obiettivo raccolta differenziata al 75% entro il 2020;

c. azioni di prevenzione e informazione per il contrasto alle discariche abusive di

rifiuti ingombranti e pericolosi;

d. misure di contenimento e di prevenzione dell’abbandono dell’amianto sul

territorio comunale, anche in continuità con il sostegno ai cittadini garantito

nel biennio 2014-2016;

e. messa in sicurezza, bonifica e manutenzione della melfia e delle aree

circostanti, realizzando le opere individuate dall’analisi di criticità idraulica;

f. aggiornamento e innovazione delle politiche di smaltimento dei rifiuti urbani e

assimilabili, in collaborazione con le altre istituzioni coinvolte (Comuni,

Provincia e Regione), al fine di contenere l'impatto ambientale e superare

definitivamente il sistema di smaltimento dei rifiuti basati sull’incenerimento;

g. potenziamento delle azioni di sostegno alla micro-impresa per lo smaltimento

dei rifiuti speciali con l’implementazione e la diffusione della piattaforma di

gestione Waste-smart, attivata da giugno 2015.

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5. LA CITTA’ CHE CRESCE E’ PIU’ EQUA

Un sistema sociale in grado di promuovere opportunità di sviluppo e di attutire le

cicliche ferite occupazionali, richiede:

a. promozione, studio, progettazione delle infrastrutture comprensoriali per la

valorizzazione del contesto naturalistico MONTICCHIO-LAGHI, con l’attuazione

dell’intesa – Accordo quadro Melfi-Atella-Rionero, che prevede, fra l’altro, la

realizzazione di un impianto FUNIVIA Melfi-Monte Vulture-Monticchio Laghi e

la valorizzazione del sito archeologico di S.Ippolito;

b. promozione di una linea di collegamento per il trasporto di persone su

gomma, sull’asse bradanico MATERA - MELFI, per intensificare flussi turistici

per la fruizione in rete del patrimonio storico-monumentale;

c. azioni di promozione e sostegno per l'insediamento di nuove attività

produttive, l’ampliamento e la ristrutturazione, di investimenti promossi da

piccole imprese commerciali, artigianali, industriali e di servizi, con particolare

riferimento agli operatori che realizzano un effettivo incremento

occupazionale;

d. l'utilizzo della leva fiscale, per i tributi locali, per sostenere i micro e piccoli

operatori che si insediano nel centro storico cittadino;

e. iniziative di promozione dell'area industriale per favorire l'insediamento di

nuove iniziative imprenditoriali;

f. miglioramento servizi a supporto delle aree per gli insediamenti produttivi

(D1, D2...);

g. sostegno alle piccole imprese per l’installazione di impianti di produzione di

energia destinata al processo produttivo;

h. ampliamento delle aree per l'insediamento di nuove attività produttive;

i. contenimento della TARES (o tassa sui servizi, ex TARSU) per le attività

produttive per tener conto del costo a carico degli operatori per lo

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smaltimento diretto dei rifiuti speciali;

j. il sostegno alle azioni di promozione dei prodotti locali;

k. il sostegno di piani di insediamento di unità abitative a basso costo;

l. il contenimento delle tariffe per l'utilizzo dei servizi pubblici gestiti dal comune

(trasporto pubblico, asilo nido, mensa scolastica, servizi anziani e disabili);

m. politiche di sostegno della famiglia, con implementazione di agevolazioni

fiscali e tariffarie, con particolare attenzione alle famiglie monoreddito;

n. il mantenimento della consulta del lavoro e delle attività produttive;

o. azioni di sostegno per la promozione e la valorizzazione dei prodotti agricoli

locali;

p. valorizzazione del Bosco Frasca e costruzione di una filiera del legno.

q. Promozione di un centro studi su base territoriale, in rete con i Comuni

dell’area, per lo studio e la promozione di ogni misura-azione o progetto in

grado di generare sviluppo e occupazione sul territorio.

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6. LA CITTA’ PER GLI SPORTIVI

Una città dove la possibilità di praticare attività sportiva diventi effettiva e non solo

potenziale e dove discipline come il nuoto e il calcio possano diventare accessibili a

tutti, richiede:

a. Azioni materiali ed immateriali, di sostegno e promozione della pratica

sportiva per le persone disabili, in tutte le discipline sportive possibili, con la

programmazione di eventi di dimensione nazionale (Special Olympics, giochi

nazionali etc..), in rete con le altre città lucane, con particolare riferimento

all’anno di celebrazione dei mille anni (Melfi 2018).

b. Maratona sulla VIA APPIA: MELFI-VENOSA.

c. l’implementazione dell’impianto piscina comunale come luogo di

intrattenimento, oltre che per la pratica sportiva, nei periodi estivi e

realizzazione di viabilità di accesso autonoma rispetto allo stadio.

d. la semplificazione delle modalità di accesso all'impiantistica sportiva di

quartiere.

e. la disponibilità anche per i dilettanti dell'impianto sportivo per la pratica del

calcio, anche con l’eventuale realizzazione di una seconda struttura.

f. la messa a disposizione delle strutture sportive comunali, con il sostegno alle

associazioni sportive meritevoli anche attraverso il contenimento dei costi di

fruizione delle strutture.

g. il potenziamento impiantistica sportiva di contrada S.Arbuzzese.

h. potenziamento buoni sport per l’accesso all’attività sportiva dei giovani

appartenenti a nuclei familiari in disagio economico.

i. la costituzione della consulta delle associazioni e società sportive.

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7. LA CITTA’ CHE TI CURA

L'obiettivo di fornire risposte appropriate ai bisogni di salute della popolazione più

fragile (minori, anziani e disabili) e di sostegno alle famiglie, con la presenza di

un'offerta di servizi adeguati, necessita di:

a. Realizzazione della CASA DELLA SALUTE, in collaborazione con ASL e REGIONE,

con lo scopo di accentrare i servizi territoriali di base in spazi più adeguati ai

bisogni che la città presenta.

b. implementazione dei servizi rivolti alla popolazione fragile (anziani, disabili,

minori etc..) e ridefinizione di tariffe più eque.

c. progetto VITA INDIPENDENTE, per la realizzazione di interventi personalizzati

di assistenza agli anziani e disabili.

d. Promozione di nuovi servizi complementari e di supporto al sistema sanitario,

per i malati oncologici e per i loro familiari, con il coinvolgimento e il sostegno

delle associazioni di volontariato.

e. azioni di integrazione degli immigrati.

f. realizzazione del canile sanitario, azioni di prevenzione e contenimento del

randagismo, in collaborazione con le associazione di volontari, con particolare

attenzione alla prevenzione delle nascite attraverso azioni continue di

sterilizzazione e con l'apertura del canile comunale.

g. attivazione di azioni di sostegno economico alle famiglie in difficoltà (reddito

di inclusione), con l’attuazione delle misure di corresponsabilizzazione dei

beneficiari già previste nel nuovo regolamento approvato dal Consiglio

Comunale nell’anno 2015.

h. azioni di sostegno per il mantenimento e il potenziamento delle strutture

sanitarie, socio-sanitarie e assistenziali.

i. attività di monitoraggio e miglioramento della qualità del servizio di mensa

scolastica con l'impiego di prodotti locali.

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j. Completamento e entrata in funzione del nuovo Piano della Protezione civile,

istituzione del punto Com di protezione civile e realizzare esercitazioni

periodiche per la diffusione della cultura della prevenzione dei rischi

territoriali.

k. migliorare il servizio di scuola bus nelle frazioni, nelle aree urbane periferiche

e di nuovo insediamento.

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8. LA CITTA’ CHE INNOVA

Il sistema urbano intelligente deve essere anche e soprattutto luogo di

sperimentazione, di stimolo e di laboratorio dell'innovazione culturale, sociale,

economica, tecnologica, amministrativa e politica. Deve essere caratterizzato dalla

introduzione continua di elementi di forte innovazione organizzativa, il

miglioramento degli standard dei servizi, gli Investimenti in nuove tecnologie, diversi

stili di governo dei processi e la partecipazione democratica effettiva, attraverso il

sostegno e lo stimolo di:

a. introduzione nei capitolati dei servizi esternalizzati di elementi tesi a collegare

la remunerazione del soggetto gestore dei servizi con la qualità percepita dagli

utenti fruitori dei servizi stessi, sulla scorta della prima sperimentazione già

avviata nell’anno 2015 per la mensa scolastica (inizio settembre 2016), il

trasporto scolastico, la gestione del palasport e l’asilo nido;

b. investimenti diretti per la realizzazione di impianti di produzione di energia da

fonti rinnovabili, con particolare riferimento all'energia solare su edifici

pubblici e la sostituzione dei corpi illuminanti della pubblica illuminazione (per

ridurre il consumo di energia) come contributo alla politica energetica

nazionale.

c. la promozione e il sostegno degli investimenti privati diffusi per gli impianti di

produzione di energie da fonti rinnovabili rivolti all'autoconsumo.

d. la promozione di misure tese a promuovere, diffondere e rendere

concretamente possibile l’utilizzo di auto elettrica per la mobilità dei singoli

cittadini.

e. l'implementazione e l'incentivazione dell'infrastruttura per le

telecomunicazioni, anche nelle frazioni, con la realizzazione di punti di accesso

internet wireless gratuiti.

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f. la costituzione del forum dei giovani, luogo e strumento di coinvolgimento

delle nuove generazioni rispetto all'amministrazione comunale.

g. l’introduzione nello strumento urbanistico di un’adeguata regolamentazione

che disciplini l’insediamento di impianti per la produzione di energia da fonti

rinnovabili e ne limiti la diffusione entro i limiti della salvaguardia

paesaggistica.

h. l'adozione di uno stile di governo pienamente democratico, policentrico, che

assicuri comportamenti etici e valori indispensabili per il processo decisionale

e l'adozione delle scelte politiche.