CITTA’ DI MELFIvps252004.ovh.net/wp-content/uploads/2016/07/linee...Pagina 4 nei paesi onsumatori...
-
Upload
vuongkhanh -
Category
Documents
-
view
214 -
download
0
Transcript of CITTA’ DI MELFIvps252004.ovh.net/wp-content/uploads/2016/07/linee...Pagina 4 nei paesi onsumatori...
Pagina 2
“Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.” (Le città invisibili, Italo Calvino)
Premessa In applicazione dell'art. 46 del D.Lgs. n. 267/2000 (T.U.E.L.) e in ossequio al combinato disposto degli artt. 13 e 21 dello Statuto del Comune di Melfi, il Consiglio Comunale discute le linee programmatiche di mandato presentate dal Sindaco, sentita la Giunta. Le linee programmatiche “aprono” l'attività di programmazione strategica con riferimento all'intero mandato amministrativo 2016 / 2021, introitando nei processi decisionali istituzionali il programma amministrativo presentato dal candidato sindaco, ai sensi dell'art.73 del TUEL, in occasione delle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio 2011. L'attività di programmazione, successivamente, si declina con la definizione del Documento Unico di Programmazione propedeutico all’approvazione del primo bilancio annuale (esercizio finanziario 2017) e pluriennale 2017/2019. Secondo quanto contenuto nel Principio contabile n. 1.18 redatto dall’Osservatorio per la contabilità e la finanza locale (nell’ambito del c.d. ‘sistema di bilancio) “ Il Tuel ha mantenuto l’obbligo, per tutti gli enti locali, di presentare al Consiglio i contenuti della programmazione di mandato entro il termine previsto dallo Statuto, quale primo adempimento programmatorio di competenza del Sindaco. Alla discussione consiliare non segue una votazione, ma vengono annotate le posizioni dei singoli e dei gruppi, al fine di poterne tenere conto nella programmazione.”
Pagina 3
ANALISI DI CONTESTO
Nel 2015, dopo tre anni consecutivi di contrazione, l’economia italiana è tornata a
crescere (+0,8 per cento) e nel 2016 questa crescita prosegue e si rafforza (+1,2 per
cento). Secondo le valutazioni del Governo, è verosimile attendersi una crescita
dell’occupazione e un generale miglioramento dei conti pubblici.
Il Governo mantiene una politica rigorosa ma, nello stesso tempo, ha manifestato
l’intenzione di mettere in campo misure espansive che permettano di stimolare
l’economia che produce occupazione. Ciò accade anche se, negli ultimi mesi del
2015, il quadro internazionale ha mostrato evidenti segnali di peggioramento,
dovuti alla fase di difficoltà dell’Eurozona, al progressivo rallentamento delle
economie emergenti e alla minaccia terroristica.
Le stime ufficiali dell’ISTAT confermano che nel 2015 l’economia italiana è tornata a
crescere dopo tre anni di contrazione, registrando un tasso di crescita dello 0,8 per
cento in termini reali; il PIL nominale nel 2015 è risultato in linea con quanto stimato
in settembre (1.636,4 miliardi contro 1.635,4 miliardi).
Per quanto riguarda il 2016 e gli anni seguenti, il Governo stima una crescita
tendenziale del PIL reale per il triennio 2016-2018 dell’1,2 per cento annuo.
Nello scenario programmatico, dopo un incremento dell’1,2 per cento nel 2016, la
crescita del PIL reale nel triennio 2017-2019 risulterebbe più elevata che nel
tendenziale, nonostante una politica fiscale ancora rigorosa, ma più focalizzata sulla
promozione dell’attività economica e dell’occupazione.
Il nuovo scenario tiene conto del peggioramento del quadro macroeconomico
internazionale segnalato sia da previsori di mercato che dalle principali
organizzazioni internazionali, quali l’OCSE, il FMI e la Commissione Europea. Va
anche sottolineato che la caduta del prezzo del petrolio sostiene la domanda interna
Pagina 4
nei paesi consumatori quali l’Italia, ma riduce consumi e importazioni dei paesi
produttori, verso cui le esportazioni italiane erano cresciute molto fino al 2014.
Sono sostanzialmente confermate le previsioni di crescita dei consumi delle famiglie.
Malgrado vi sia stata una flessione degli indicatori di fiducia dei consumatori
durante i mesi invernali, gli andamenti recenti sembrano coerenti con un
andamento nel complesso moderatamente espansivo e assai dinamico in alcune
componenti dei consumi durevoli, quali gli acquisti di autovetture.
Le indagini attualmente disponibili indicano che gli investimenti fissi lordi
dovrebbero crescere nel 2016.
L’obiettivo del Governo nazionale, circa l’indebitamento netto delle Amministrazioni
pubbliche per il 2015, 2,6 per cento del PIL, è stato raggiunto.
Per quanto riguarda il 2016, il Governo prevede un indebitamento netto intorno al
2,3 per cento del PIL; l’avanzo primario è previsto pari all’1,7 per cento del PIL, in
leggero aumento rispetto al 2015.
Il documento di programmazione del Governo mantiene le intenzioni volte a ridurre
il carico fiscale che grava sui redditi delle famiglie e delle imprese; ciò comporterà
l’ampliamento, nel biennio 2018-2019 delle misure riguardanti la spending review.
In attuazione del Trattato di Maastricht, Il Patto di Stabilità Interno (PSI) ha
costituito per circa sedici anni la regola cardine alla base del coordinamento della
finanza locale in Italia, definendo il contributo di regioni, province e comuni al
conseguimento dell’obiettivo di indebitamento netto perseguito a livello nazionale.
La disciplina del Patto ha subito profonde e numerose revisioni.
A partire dall’anno scorso, la Legge di Stabilità 2015 ha previsto l’anticipo per le
regioni, dal 2016 al 2015, della regola del pareggio di bilancio, confermando, invece,
la previgente impostazione del PSI per gli enti locali (province, comuni e città
metropolitane con popolazione superiore a 1.000 abitanti) con alcune innovazioni.
Pagina 5
In particolare, nell’anno 2015, grazie anche all’entrata a regime della contabilità
armonizzata e all’introduzione del Fondo crediti di dubbia esigibilità tra le poste
valide ai fini della verifica del rispetto del Patto di Stabilità Interno per comuni,
province e città metropolitane, si è registrata una riduzione del 5,3 per cento delle
spese di personale e del 7,3 per cento dei consumi intermedi, a favore delle spese
per investimenti (+ 12,5 per cento).
La Legge di Stabilità 2016 ha previsto, a decorrere da quest’anno, il superamento del
PSI introducendo al suo posto la regola del pareggio di bilancio in termini di
competenza per tutte le Amministrazioni territoriali
Le nuove regole producono l’effetto di non poter utilizzare gli avanzi di
amministrazione o i mutui come fonte di finanziamento degli investimenti, quindi
delle opere pubbliche, già in fase di programmazione. In altri termini, si ridurrà
ulteriormente la possibilità di realizzare investimenti anche in presenza di risorse
proprie (avanzo di amministrazione), come nel caso del nostro Comune, fermo
restando la possibilità di far ricorso a fonti di finanziamento esterne. Nonostante le
aspettative del comparto Enti Locali, si conferma la politica di rigore.
A farne le spese sono proprio le attese di sviluppo collegate alla realizzazione di
investimenti e infrastrutture, che dovranno ancora attendere a causa di un debito
pubblico che non accenna a calare.
I dati di competenza economica mostrano come il percorso di contenimento
dell’indebitamento netto del comparto sia evidente a partire dal 2007, in cui il
deficit delle Amministrazioni locali passa dal -1,0 per cento al -0,1 per cento del PIL.
La spesa per investimenti delle Amministrazioni locali, dopo essere cresciuta
ininterrottamente in termini di PIL per circa un decennio, inizia a ridimensionarsi già
nel 2005, scendendo dal 2 per cento raggiunto nel 2004, all’1,2 per cento del PIL nel
2014, il livello più basso degli ultimi venti anni. Nel 2002 gli investimenti delle
Pagina 6
Amministrazioni locali spiegavano circa l’80 per cento degli investimenti pubblici
mentre nel 2014 hanno costituito poco meno del 55 per cento del totale.
In questo contesto assume particolare rilevanza la necessità di concentrarsi sulla
programmazione e progettazione di opere pubbliche, infrastrutture e investimenti
utili a raggiungere gli obiettivi programmatici, facendo ricorso al sistema di
finanziamento dell’Unione Europea (Fondi SIE), sistema che è articolato su 5 risorse:
- FESR, Fondo Europeo di Sviluppo Regionale,
- FSE, Fondo Sociale Europeo,
- FEASR, Fondo per lo Sviluppo Rurale,
- FC, Fondo di Coesione,
- FEAMP, Fondo per gli Affari Marittimi e la Pesca.
La politica di coesione dell’Unione Europea, STRATEGIA EUROPA 2020, si sostanzia in
5 obiettivi e sette iniziative.
I 5 OBIETTIVI
1. OCCUPAZIONE, il 75% della popolazione di età compresa tra 20 e 64 anni
dovrà avere un’occupazione.
2. RICERCA e SVILUPPO, il 3% del PIL dell’UE dovrà essere investito in Ricerca e
Sviluppo.
3. CAMBIAMENTI CLIMATICI/ENERGIA, ridurre le emissioni di gas serra del 20%
rispetto al 1990, aumentare l’efficienza energetica del 20% e produrre almeno
il 20% del fabbisogno di energia da fonti rinnovabili.
4. ISTRUZIONE, si dovrà ridurre il tasso di abbandono scolastico ad una soglia al
di sotto del 10%, mentre almeno il 40% di coloro che hanno tra i 30 e i 34 anni
dovrà aver portato a termine studi di terzo ciclo o equivalenti.
5. POVERTA’ / EMARGINAZIONE, almeno 20 milioni di persone dovranno
superare il rischio di povertà o di esclusione.
Pagina 7
LE 7 INIZATIVE
CRESCITA INTELLIGENTE:
1. Agenda digitale, 2.Economia dell’innovazione, 3. Giovani.
CRESCITA SOSTENIBILE:
4.Uso efficiente delle risorse, 5.Politica industriale.
CRESCITA SOLIDALE:
6.Nuove competenze e nuovi lavori, 7.Lotta alla povertà.
Sono obiettivi della politica di sviluppo dell’Unione che non possono non trovare
pieno accoglimento e recepimento all’interno della strategia delle comunità locali
dell’Unione e quindi della nostra comunità locale nella declinazione
SVILUPPO-OCCUPAZIONE-CULTURA-AMBIENTE-EQUITA’-INLCUSIONE.
L’Unione europea si trova di fronte a una sfida senza precedenti rappresentata dal
flusso dei rifugiati e richiedenti asilo a seguito degli sconvolgimenti in atto nel bacino
del Mediterraneo. La Commissione europea, pur ricordando l’incertezza che
circonda lo sviluppo di questo tipo di fenomeno, indica l’arrivo di più di un milione di
persone nel 2015 e prevede l’arrivo di ulteriori 3 milioni entro il 2017. Il forte
aumento dell'arrivo di migranti ha posto una considerevole pressione su diversi Stati
membri mettendo alla prova la capacità di ricezione e inasprendo, in alcuni casi, le
tensioni politiche e sociali. L’Italia si è trovata in prima linea nella gestione di questa
crisi, assumendosi il compito di garantire il controllo della frontiera anche per i paesi
interni dell’Unione e effettuando ingenti operazioni di salvataggio in mare. L’attuale
emergenza avviene in un contesto geopolitico profondamente mutato che richiede
una risposta comune dall’Europa, sul fronte sia della ridiscussione dei meccanismi
del sistema d’asilo, sia della tutela dei diritti umani, sia della gestione delle frontiere
esterne. Queste sfide richiedono una politica coordinata per fornire aiuto immediato
e per progettare processi di transizione e integrazione che possano bilanciare i costi
Pagina 8
di breve termine con i benefici di lungo periodo. A partire dal 2014 il numero di
sbarchi sulle coste italiane ha superato le 150 mila persone l’anno, più del triplo
rispetto a quanto registrato nel 2013, superando di gran lunga le tendenze
dell’ultimo ventennio e anche i valori rilevati nel 2011 e 2012 a fronte della
cosiddetta emergenza umanitaria Nord Africa.
Anche le presenze nei centri di accoglienza segnano un picco.
Al 31 marzo 2016 sono circa 107 mila i migranti presenti nelle strutture governative,
cioè quasi il doppio rispetto alle presenze registrate a fine 2014 e oltre dieci volte il
dato medio del periodo 2011-2013. I richiedenti asilo sono più che triplicati tra il
2013 e il 2015, da 26 mila a oltre 83 mila domande.
Insomma sono numeri che indicano un fenomeno dalle dimensioni eccezionali e che
esprimono una crisi delle regioni che si affacciano sul Mediterraneo che durerà nel
tempo.
Anche La Basilicata e le nostre città, negli ultimi due anni, sono state pienamente
coinvolte attraverso i centri di accoglienza dei profughi organizzati direttamente
dalla Prefetture.
E’ l’accoglienza di emergenza dei migranti che arrivano direttamente dai punti di
sbarco. E’ la prima forma di intervento che il nostro Stato è tenuto a garantire in
attuazione dei principi costituzionali. A questa prima forma di intervento, di tipo
emergenziale, le comunità locali possono aggiungere per loro iniziativa progetti di
integrazione vera e propria.
Pagina 9
Il PUNTO DI PARTENZA: IL 2011
L’inizio del primo mandato amministrativo (Giugno 2011) non è stato uno scherzo né
una passeggiata di salute.
Il sistema urbano e le condizioni socio-economiche a metà 2011, nonostante
l’ordine apparente, manifestavano da subito sofferenze per le note condizioni
venutesi a creare, soprattutto per la scelta di allargare il tessuto urbano,
concretizzatasi a partire dai primi anni 2000. L’area edificata della città di Melfi era
cresciuta del 40% circa, in assenza di una vera crescita demografica: dall’anno 2004
fino al 2011 la città non cresceva se non per il flusso migratorio rappresentato dai
cittadini stranieri. Fatto pari a 56 il saldo netto di crescita demografica media dal
2004 fino al 2011, 50 sono cittadini stranieri.
Melfi si presenta come la città avente l’indice di dispersione demografica più basso
rispetto agli altri centri urbani regionali: 450 abitanti per chilometro quadrato,
rispetto ai 750 di Matera e ai 980 di Potenza.
La crescita delle infrastrutture urbane, non accompagnata dalla crescita
demografica, ha fatto aumentare notevolmente i costi dei servizi (pubblica
illuminazione, manutenzione strade, trasporto urbano, pulizia strade, raccolta dei
rifiuti etc..) ma non è stata accompagnata (ovviamente) da un aumento delle
entrate fiscali e dei contributi statali (che al contrario sono progressivamente
diminuiti: -2,3 milioni di euro all’anno).
Il centro storico perdeva la funzione di luogo identitario di aggregazione sociale e
culturale dei residenti che, nel forte allungamento del tessuto urbano, trovano
ostacoli e ragioni di percepire il centro urbano solo come una delle alternative
possibili rispetto ad altri luoghi di aggregazione e di fruizione di servizi di
intrattenimento presenti in altre città.
Il sistema urbano non è riuscito a cogliere al meglio il processo di sviluppo
industriale: dal 1994 (anno di avvio dell’attività industriale della FIAT) fino a
Pagina 10
dicembre 2014 (cioè un attimo prima del rilancio industriale) solo l’8% circa dei
lavoratori occupati a San Nicola di Melfi risiedevano nella nostra città.
TROPPO POCO!
E’ la conseguenza di una percezione della città come poco competitiva, dove la casa
costa troppo, idea velocemente consolidata nei primi mesi dall’insediamento FIAT.
Percezione che evidentemente non era sufficientemente controbilanciata dalla
presenza di servizi di rilievo: carenza di posti nell’asilo nido, piscina comunale chiusa
dal 2008, assenza di adeguati servizi culturali e di intrattenimento, solo per citare
alcuni dei deficit che andavano superati.
A questa condizione si aggiungeva, di li a poco, l’impatto sociale molto forte
dell’importante processo di ristrutturazione e di ridefinizione del piano industriale
del comparto auto, accompagnato per oltre due anni dalla cassa integrazione
straordinaria di migliaia di operai.
Il rapporto tra l’Amministrazione Comunale e il sistema industriale appariva
ulteriormente incomprensibile per la presenza di un “originale contenzioso” che a
quell’epoca (giugno 2011) da qualche anno aveva bloccato le procedure di appalto
per i lavori del CAMPUS di RICERCA FIAT, importantissima infrastruttura per la
crescita del capitale umano, lavori che la Regione aveva affidato al Comune di Melfi.
L’ambiente
La questione ambientale completava le grandi linee di una fotografia molto
complessa.
L’inceneritore FENICE al centro di un conflitto con le istituzioni che si inaspriva
proprio nel primo anno del mandato (anno 2011); la nuova Giunta Municipale
arrivava ben presto all’idea di bocciare il primo progetto di bonifica presentato dalla
società perché ritenuto carente degli elementi essenziali (gli eventi successivi lo
confermavano con la definitiva sentenza del Consiglio di Stato), a differenza del
Pagina 11
piano di messa in sicurezza e di caratterizzazione approvati dal Comune di Melfi tra il
2009 e il 2010. L’inceneritore era il terminale di un sistema di gestione del ciclo dei
rifiuti tecnologicamente superato da qualche decennio che a quell’epoca
manifestava subito evidenti anomalie. Infatti, nonostante la raccolta porta a porta
per 10 anni garantita nel centro storico (cioè per il 40% delle utente), la differenziata
nei dieci anni tra il 2001 e il 2010 oscillava tra il 4% e il 9%. Un dato anomalo che
comunque metteva l’inceneritore al centro del sistema, vissuto come ineliminabile,
verso il quale il Comune di Melfi conferiva oltre 7 mila tonnellate all’anno di rifiuti
urbani tal quale.
In quel momento (sempre giugno 2011) incombevano sul Comune di Melfi due
progetti per l’insediamento di 2 discariche per rifiuti speciali e pericolosi, previste
dal Piano Provinciale dei rifiuti approvato nel 2002; piano che continuava a
prevedere la presenza dell’inceneritore e delle discariche per rifiuti speciali nell’area
del Comune di Melfi.
Ai progetti per le discariche per rifiuti speciali si associano una decina di progetti per
l’insediamento di parchi eolici, già confezionati e depositati insieme all’insediamento
della centrale di trasformazione TERNA.
Finisce l’era delle vacche grasse, arriva il gelo del debito pubblico nazionale.
A giugno 2011 partivamo con quasi 11 milioni di euro di debiti per mutui, un milione
di euro di oneri di concessione da restituire, per un improbabile progetto di un
ulteriore centro commerciale (che fortunatamente non è andato in porto
nonostante sia stato dal Comune autorizzato a suo tempo e per il quale il Comune
aveva riscosso ed utilizzato, nel periodo 2001/2003, gli oneri di concessione), un
milione di euro da restituire allo Stato per contributi indebitamente incassati dal
Comune di Melfi nel periodo 2001/2009, più le opere di urbanizzazione da realizzare
nelle aree di nuova espansione in periferia, valutabili in non meno di 10 milioni di
Pagina 12
euro, infine un altro milione di euro affidato dal Comune all’Azienda Speciale 167
consumato nella gestione e quindi non più restituito; in sintesi debiti espliciti ed
impliciti per almeno 24 milioni di euro.
Come si suol dire “al danno la beffa”. Lo stato di crisi finanziaria dell’Italia esplode
con le dimissioni anticipate del Governo Berlusconi (novembre 2011) nonostante il
fortissimo inasprimento a carico degli Enti locali con la manovra del Ministro
Tremonti che irrigidisce il PATTO DI STABILITA’ INTERNO. Una vera e propria guerra
dello Stato agli Enti locali (Regioni, Province e Comuni), con la forte riduzione dei
contributi e il blocco delle risorse finanziarie per gli investimenti in opere pubbliche
e il taglio dei servizi della pubblica amministrazione. Fu proprio il governo
Berlusconi, nell’agosto 2011, ad approvare l’indirizzo della “spending review” con
l’esplicita previsione del dimagrimento di tutti gli uffici pubblici, a partire dai
Tribunali, indirizzo concretizzatosi nei mesi successivi dal Governo Monti e che,
purtroppo, ha portato alla soppressione della sede del Tribunale di Melfi (luglio
2012).
Questo il quadro finanziario generale che si abbatte di colpo, dopo 15 anni di
disponibilità di risorse per il Comune di Melfi, grazie alla presenza dell’insediamento
industriale più importante del mezzogiorno d’Italia.
Dal 2011 al 2015, su un bilancio corrente di circa 14 milioni di euro lo Stato taglia al
Comune di Melfi 2,5 milioni all’anno.
La presenza di un’Azienda Speciale per la gestione del piano di insediamento
abitativo di edilizia popolare, non operativa già dall’anno 2007, con un costo
amministrativo di circa 350 mila euro all’anno, rendeva ulteriormente preoccupante
il quadro finanziario complessivo.
Lo stress finanziario introiettato nella macchina amministrativa non poteva trovare
un contrappeso nella forza dell’apparato organizzativo, fortemente indebolito da un
indirizzo politico che non si è curato di mantenere un organico numericamente
Pagina 13
adeguato. Non si tratta di un’opinione ma di un fatto: il Comune di Melfi ha in
organico solamente 53 dipendenti, in rapporto al numero di abitanti l’organico
corrisponde a meno della metà dei dipendenti dei Comuni italiani. Basta
confrontare il dato nazionale e regionale, rappresentato dall’indice dato dal
rapporto dipendenti/popolazione: Melfi 2,98, media italiana 6,89 (di cui comuni da
10 a 20 mila abitanti 5,65) media Basilicata 6,97 (fonte IFEL ANCI – il personale dei
comuni italiani). Fino a maggio 2010 sarebbe stato possibile rinforzare l’organico
bandendo concorsi pubblici; da Maggio 2010 il D.L.78/2010 ha blocca, fino ad oggi,
la possibilità di assumere personale. In sintesi: mancano numericamente le risorse
umane per fronteggiare i tanti bisogni della collettività, che si traduce in una cronica
lentezza di tutte le procedure amministrative che sovrintendono i servizi erogati dal
Comune, trasformata in disagio riversato sui cittadini che si interfacciano con
l’amministrazione.
La visione dell’amministrazione della città di tipo strettamente burocratico e
“condominiale” è stata da tempo superata e soppiantata dal ruolo di soggetto
promotore di sviluppo locale e di benessere. Un ruolo che le singole città non
possono giocare in solitudine, non avendone la forza, le risorse e mancando di una
visione più complessiva della realtà territoriale sovra-comunale. La città che coglie le
opportunità della modernità deve saper leggere, interpretare e partecipare ai
processi di sviluppo del territorio regionale e sovra regionale.
Regioni e città sono diventate protagoniste delle politiche di sviluppo.
E’ proprio l’Ente Regione l’interfaccia principale del governo nazionale e delle
istituzioni internazionali (Unione Europea innanzitutto) ad essere l’interlocutore
indispensabile per la comunità locale che vuole crescere; per questo è fondamentale
la sintonia e la collaborazione interistituzionale tra Enti di diverso livello, con
l’obbiettivo di armonizzare visione, strategia e programmazione ai cambiamenti
esterni vissuti dal sistema socio-economico nazionale e internazionale.
Pagina 14
Il punto di partenza di un adeguato programma di governo è la lettura del sistema
che si intende amministrare, il sistema urbano. Una lettura che non può essere
limitata alla fotografia ma che deve contestualizzare la “creatura città” nel contesto
più esteso delle dinamiche socio-economiche non semplicemente territoriali ma nel
più ampio gioco nazionale ed internazionale.
E’ noto che In tutti i paesi industrializzati, l’organizzazione spaziale, urbana e sociale
dei nuclei abitati entra in crisi negli anni ’70. Anche le dinamiche del tessuto
produttivo hanno inciso notevolmente sulla morfologia e sulla struttura sociale della
città. Il modello fordista, basato sulla produzione industriale di massa collassa in
seguito alla crisi petrolifera; il ristagno economico, la recessione e il conseguente
aumento della disoccupazione e dell’inflazione smontano l’illusione della crescita
continua alimentata dalla forza del boom economico degli anni ’60.
Dall’estremo della città fordista, basata sui grandi agglomerati industriali che oggi
soffre per il processo di deindustrializzazione, si passa all’estremo della città della
micro e piccola impresa, caratterizzata da grande dinamismo economico e maggiore
capacità di resistere alle crisi cicliche.
La crescita economica negli ultimi decenni ha portato a una polarizzazione delle
categorie sociali sul piano economico, in termini di una generale maggiore
disuguaglianza tra gruppi sociali più ricchi e gruppi sociali più poveri.
Alla polarizzazione corrisponde una diversificazione dei consumi e una tendenziale
organizzazione e localizzazione all’interno dei nuclei urbani, con particolare
riferimento ai gruppi etnici che provano a insediarsi in aree adiacenti per superare le
naturali difficoltà della lingua, delle abitudini e dell’organizzazione sociale.
Fenomeni molti marcati negli Stati Uniti, di minore dimensione in Europa ma
comunque visibili anche nei piccoli centri come Melfi, dove le aggregazioni non sono
ancora tali da essere considerati dei veri e propri ghetti.
Pagina 15
A Melfi, per esempio, i dati ISTAT riferiti al 31/12/2011 ci dicono che risiedono 577
cittadini stranieri (provenienti prevalentemente dall’Europa centro orientale,
Romania, Ucraina Albania Bulgaria etc…) che tendono a concentrarsi in aree
determinate, prevalentemente all’interno del centro storico cittadino; essi si
concentrano generalmente in base alla nazionalità per familiarità, solidarietà e più
banalmente per la maggiore facilità di comunicazione, nell’area urbana dove c’è
stato un processo di decentramento delle residenze e dove molto alta è la
concentrazione di unità immobiliari non occupate (935 alla fine del 2011),
condizione che determina una riduzione del valore di mercato degli affitti.
Le politiche statali inclusive, di apertura verso le altre popolazioni, nel favorire
l’immigrazione determinano cambiamenti concreti sul volto del nucleo abitato.
Si associano imponenti processi di deindustrializzazione e di ristrutturazione
dell’apparato produttivo; processi che ridisegnano i nuclei abitati.
Il progresso della tecnica, le nuove tecnologie cambiano progressivamente il tessuto
industriale. Alla grande impresa si sostituisce, soprattutto in Italia, un sistema
industriale caratterizzato dalla proliferazione di piccole e medie imprese in rete.
Le nuove tecnologie di comunicazione, internet, la telefonia cellulare, gli
smartphone creano prodotti e servizi prima inesistenti.
Cresce l’economia basata sulla produzione immateriale e perdono di importanza,
progressivamente, i grandi agglomerati industriali. Si allargano i mercati, oramai
globali, si accorciano le distanze di comunicazione in un contesto fatto di mercati
sempre più integrati.
L’impatto delle nuove tecnologie di informazione, comunicazione e in campo
energetico spingono a parlare di una vera e propria rivoluzione, la terza rivoluzione
industriale, imperniata sull’estensione della crescita e sulla globalizzazione dei
mercati.
Pagina 16
Le città si trasformano in centri di produzione e trasferimento di informazioni,
immagini e Know-how.
Siamo nell’epoca della città dei lavoratori della conoscenza.
In questo contesto un particolare ruolo lo svolgono i grandi nuclei urbani, le città
metropolitane, per la funzione “transnazionale” in quanto luogo dei centri
direzionali sul piano istituzionale, politico, diplomatico e commerciale.
Il processo di internazionalizzazione dell’economia fa cadere la primazia delle
economie nazionali, soprattutto in Europa; conseguentemente, i flussi degli
investimenti si espandono e si trasferiscono da una nazione all’altra con maggiore
velocità.
La crescente complessità della strutturazione organizzativa internazionale delle
imprese porta a concentrare le funzioni manageriali più alte nei nuclei urbani di
maggiore dimensione, dove è più probabile acquisire le risorse della conoscenza che
sono la chiave del successo dell’impresa moderna. Per tali ragioni, le città
metropolitane e i tessuti urbani più sviluppati del centro-nord continuano ad
esercitare una spinta attrattiva non più rivolta al lavoro manuale ma sempre più
spinta sulle professionalità più elevate.
Domina il lavoro intellettuale nel suo complesso, fondamentale per affrontare il
mare impetuoso della nuova economia, sempre più incerta, caratterizzata da
fenomeni di maggiore mobilità, dinamicità e dai ritmi sempre più veloci.
Il peso del lavoro intellettuale si stima rappresenti almeno il 20% degli occupati e
tendenzialmente è in crescita; questa incidenza e la relativa tendenza al rialzo ha
conseguenze rilevanti sulla forma fisica e sulla struttura sociale delle città, anche dei
centri abitati di minori dimensioni come Melfi.
Al lavoro intellettuale è necessario prestare maggiore attenzione; esso determina
una crescita costante del bisogno di cultura nel senso più ampio del termine,
bisogno che si trasferisce sulla morfologia e sulle infrastrutture dei nuclei urbani.
Pagina 17
La produzione culturale assume centralità nella città moderna, dove il cittadino-
lavoratore della conoscenza cresce di peso e importanza.
La cultura assume dimensioni sempre più rilevanti sul piano economico, atteso che
con l’avanzata del lavoratore della conoscenza cresce complessivamente la
domanda di prodotti culturali nelle diverse forme (produzione cinematografica,
musica, produzione artistica, design, artigianato, moda, intrattenimento e
spettacolo, network televisivi, editoria, turismo storico-culturale, eventi culturali,
musei etc..).
In linea generale all’industria della cultura appartengono tutti i settori che si
traducono nel creare e commercializzare beni o servizi ad alto contenuto di
significati simbolici. Non è così scontato escludere o includere un servizio o un bene
rispetto al settore della cultura; dalle vacanze, permeate da contenuti culturali, ai
beni prodotti dall’industria spesso carichi di simboli, immagini e significati collegati a
significati simbolici e culturali per renderli attraenti e appetibili, attraverso la
pubblicità che punta a costruire legami con identità collettive positivamente
connotate. Secondo alcuni economisti la componente simbolica dei prodotti porta
dentro i confini dell’economica culturale finanche i settori dell’abbigliamento e
dell’arredamento; secondo altri è invece necessario restringere il perimetro a tutto
ciò che trasforma le espressioni della creatività umana in prodotti e servizi per il
consumo generalizzato (libri, film, teatro, etc..).
Nell’uno e nell’altro caso, un fatto è certo: il peso della componente “cultura” cresce
costantemente nell’industria e nell’economia vista in generale.
In sintesi la società moderna, la comunità del lavoratore della conoscenza si
caratterizza per questa crescente convergenza tra cultura e industria.
E’ evidente che l’economia culturale tende a modificare la struttura sociale di una
città; modifiche fisiche che si rendono più visibili nelle grandi città, dove è possibile
Pagina 18
vedere la trasformazione di un intero quartiere, interessato dall’insediamento di più
imprese che hanno interesse alla creazione di un’area che interagisce.
In un piccolo centro urbano, invece, la trasformazione è innanzitutto di tipo sociale,
indotta dalla crescita dell’economia della conoscenza ma allo stesso tempo
generatrice di una classe media con particolari caratteristiche.
Nella nostra piccola grande città, le attese legittime legate all’imponente
insediamento industriale nell'area di San Nicola di Melfi (FIAT e indotto), devono
fare i conti con “la bassa temperatura” dei dati demografici che ci consegnano un
quadro complessivo di “mancato sviluppo”; la città non è riuscita a raccogliere tutti i
frutti potenziali, in termini di crescita demografica, sociale ed economica, in
rapporto alla notevole dimensione del tessuto industriale che con lo stabilimento
FIAT ha avuto una crescita dimensionale molto forte.
La dinamica demografica si presenta piuttosto stabile.
La crescita demografica successiva allo sviluppo industriale è riassumibile nel
modesto incremento dei residenti, di 1.381 unità in 13 anni, tra il censimento del
1991, 15.757 abitanti e il 2004, 17.138 residenti.
Siamo ancora sotto il livello demografico più elevato dopo l’unità d’Italia, di 18.208
residenti registrato nel 1961; infatti, dal 2004 la città sostanzialmente non cresce se
non fosse per l’incremento di stranieri passati da 200 a 577 proprio tra il 2004 e il
2011 (oggi gli stranieri sono 751), che spiega l’incremento dei residenti da 17.138
del 2004 a 17.547 al 31/12/2012 (oggi, al 31/12/2015, i residenti sono 17.752);
l’incremento demografico complessivo, in sette anni, di 409 residenti è determinato
per la quasi totalità, cioè 377 unità, dall’incremento dei residenti di altre nazionalità.
In sintesi, dal 2004 ad oggi (31/12/2015) il saldo netto demografico (+614) cresce
ogni anno, in media, di circa 56 unità di cui 50 stranieri e 6 melfitani.
Di diverso segno, invece, è stata la politica urbanistica che ha determinato una
marcata crescita del tessuto urbano della città (in termini di superficie) e il
Pagina 19
conseguente consumo di suolo agricolo, con un offerta di abitazioni notevolmente
cresciuta. Oggi il centro abitato è composto da tre macro aree (centro storico,
Valleverde, Bicocca-167); la nuova area di espansione ha di fatto destrutturato il
centro abitato prima addensato sull'agglomerato storico.
Ai 24 chilometri quadrati (di cui 12 Km2 per il centro storico-cappuccini e 12 km2
per la zona di valleverde) si aggiungono circa 9 Km2 dell’area di espansione Bicocca-
167; una crescita del 34% circa del tessuto urbano, con assorbimento di suoli
agricoli, cui è corrisposto un incremento demografico del solo 8,8% in 15 anni.
Conseguentemente, nel quinquennio 2001-2006, la notevole offerta di abitazioni di
nuova realizzazione nell'area di espansione Bicocca-167 ha determinato una
dinamica di depauperamento del centro-storico che ha ceduto circa 3 mila residenti,
in poco tempo; importanti sono state le ricadute sul sistema commerciale-
artigianale insediato nel centro storico, composto da micro-imprese che oltre alla
depressione demografica hanno dovuto confrontarsi con la repentina comparsa di 2
centri commerciali insediatisi entrambi nella nuova area di espansione urbana.
La nuova offerta abitativa ha, di fatto, incontrato una domanda per la gran parte
“endogena”; la città non è riuscita ad attrarre i numerosissimi lavoratori
provenienti dagli altri comuni che a tutt'oggi preferiscono mantenere la residenza
nei comuni di provenienza. C’è un evidente questione di attrattività del centro
abitato che non ha raggiunto livelli sufficienti, nel rapporto qualità/costo della vita
tali da far scattare la decisione di trasferirsi nel centro abitato prossimo al luogo di
lavoro.
Circa 32 chilometri quadrati di tessuto urbano per 17.800 abitanti significa, per
Melfi, una densità abitativa di 550 abitanti per chilometro. La città di Potenza con i
suoi 77 chilometri quadrati circa e 66.405 abitanti ha una densità più marcata pari a
862 abitanti per chilometro quadrato. Anche la più ordinata città di Matera presenta
una densità più alta rispetto a Melfi, pari a 759 abitanti (60.000 abitanti e 79
Pagina 20
chilometri quadrati di superficie urbana). La comparazione con i due centri urbani
maggiori della Basilicata conferma che vi è a Melfi un tessuto urbano troppo
sfilacciato e disperso in rapporto alla popolazione residente.
I dati registrati dall’osservatorio del mercato del lavoro della Provincia di Potenza
chiariscono meglio la composizione del mondo del lavoro.
Risiedono nella città di Melfi meno del 10% dei lavoratori occupati nel comparto
dell’industria dell’auto (FIAT e indotto); nel complesso, in valori assoluti, alla data
del 31/12/2012 a Melfi su 3.447 occupati in tutti i settori, lavorano nell’industria
solamente 926 cittadini, comprendendo l’intero comparto industriale (compreso ciò
che resta dell’edilizia), pari al 26% circa, alla stregua della media di territorio pari al
25%; non è un buon risultato considerando che mentre Melfi è sede degli
insediamenti industriali altri comuni, come Rapolla, raggiungono il 31/35%
dell’occupazione nel comparto industria.
A distanza di quasi 20 anni dall'insediamento FIAT, gli attori dell'economia locale
stentano a relazionarsi con la nuova realtà industriale; ancora troppo poco
numerose sono le iniziative economiche messe in campo dall'imprenditoria locale
per cogliere le opportunità possibili.
Le conseguenze e le problematicità sia sotto il profilo ambientale che sociale sono
diverse.
Le numerose famiglie che in giovane età (in fase di start-up l'età media dei
dipendenti Fiat non superava i 25 anni) sono entrate nel “nuovo mondo del lavoro”,
contando su prospettive luminose, si trovano oggi a dover fare i conti con una
complessa realtà industriale soggetta all'andamento ciclico dell'economia globale, in
fase di profonda ristrutturazione. Quelle famiglie, oggi in età media superiore ai 40
anni, devono affrontare problematiche economiche e sociali diverse, dovute alla
riduzione del reddito (cassa integrazione, mobilità etc..) e alla difficoltà di poter
trovare sul territorio occasioni di lavoro alternative.
Pagina 21
A questo si aggiunga la perdita di un'ampia area dedita all'agricoltura e alla
conseguente perdita di posti di lavoro.
La prospettiva della occupazione nel comparto metalmeccanico ha ridimensionato
l'attenzione e gli investimenti in altri comparti tradizionali, legati alle risorse presenti
sul territorio ancora oggi non sfruttate adeguatamente. Turismo, cultura,
agricoltura moderna, artigianato artistico, intrattenimento e servizi alla persona
sono i settori su cui vi sono evidenti potenzialità.
Il sistema endogeno delle piccole e medie imprese soffre delle difficoltà generali e
locali determinate dalla disarticolazione del mercato, dalla progressiva scomparsa di
confini e di barriere e dalle restrizioni finanziarie che hanno comportato il
raffreddamento del sistema bancario rispetto all’economia reale.
A Melfi, per esempio, dove la raccolta del sistema bancario si stima essere,
complessivamente, intorno ai 270 milioni di euro (circa 15 mila euro procapite e 40
mila euro per nucleo familiare), con una dinamica di sostanziale tenuta, gli impieghi
per i finanziamenti alle imprese, invece, sono in calo a causa del generale crollo del
mercato immobiliare e dell’industria delle costruzioni. Anche la qualità del credito
tende a deteriorarsi considerato che si registra un marcato aumento delle
operazioni di finanziamento per ristrutturazione del debito.
Oggi la città di Melfi, insieme agli altri comuni del territorio, presenta i segni della
sofferenza conseguente al traumatico sviluppo industriale e ai travagli tipici delle
fasi di decrescita e ristrutturazione che solo parzialmente e, soprattutto, solo
temporaneamente sono state lenite dal forte incremento occupazionale
verificatosi nell’anno 2015.
Ferite ambientali per i numerosi fattori di inquinamento comparsi sul territorio e,
soprattutto, disagi derivanti dalla insufficienza del reddito che trovano conferma
nella cresciuta attività di contrasto alla povertà condotta dal Comune, dalla Caritas e
dal volontariato.
Pagina 22
Mancanza di reddito, di lavoro e di abitazioni sono i sintomi di una sofferenza del
tessuto sociale che trova nell'ente locale il punto di relazione e di contatto con lo
Stato, nella speranza di poter ottenere soluzioni individuali a problematiche che
hanno una rilevanza crescente e sempre più collettiva.
Bisogna fare i conti con un contesto socio-economico e un apparato industriale
complesso, tipico di una grande città, avendo a disposizione risorse umane
qualificate ma numericamente insufficienti, oggettivamente sottodimensionate.
Melfi non è esente al più generale contesto finanziario che tende al peggioramento.
Le esigenze e le ristrettezze della finanza pubblica sono note. La crisi economica
connessa alle dinamiche globali incide sempre più frequentemente sulle realtà
locali.
Il deterioramento delle condizioni finanziarie non riguarda solamente il nostro
paese, ha una dimensione globale tanto da aver pesantemente interessato anche gli
Stati Uniti, di recente alle prese con rilevantissimi problemi connessi al deficit del
bilancio federale.
Le condizioni finanziarie generali e le prospettive note sono tali che forse non
dovremmo più parlare di crisi.
La parola “crisi” ci racconta di un fenomeno temporaneo, destinato a rientrare.
E’ più collegato alla speranza e al desiderio di ristabilire una condizione
precedente che, oggi più di ieri, viene valutata come essere migliore.
In realtà forse dovremmo cominciare ad abituarci e, soprattutto, a convivere e ad
attrezzarci per progredire in una condizione diversa dell’economia reale e della
finanza pubblica.
In realtà stiamo attraversando una fase di ristagno o meglio di declino che potrebbe
durare ancora qualche anno, salvo che non si verifichi un vero e proprio spartiacque
tecnologico in grado di cambiare alle fondamenta le formule di combinazione e di
Pagina 23
impiego dei fattori produttivi, di cambiarli in misura tale da incidere veramente sulla
competitività del nostro apparato produttivo.
Fino a quel momento dovremo imparare a cimentarci con un andamento del
sistema economico più lento e meno scoppiettante, tenuto a freno dagli impegni
dell’Unione Europea per garantire credibilità e stabilità al sistema monetario.
In questo nuovo contesto in cui ci siamo venuti a trovare, l’Italia, la Basilicata e la
nostra comunità, dall’anno 2011 dobbiamo fare i conti con una forte ristrettezza di
risorse finanziarie, derivanti dalle leggi finanziarie approvate dal Governo Nazionale
a partire dal 2010.
Innanzitutto la riduzione dei trasferimenti statali. Progressivamente anno per anno,
dal 2011 fino al 2015 è stata programmata la contrazione dei contributi che ogni
anno lo Stato eroga agli enti locali.
Dalla fine degli anni '90, fino all’anno 2010 la città di Melfi ha potuto contare sulla
presenza di importanti risorse finanziarie rivenienti dai tributi addebitati al sistema
produttivo; dall'ICI, in particolare, il Comune di Melfi, rispetto agli altri comuni,
ricavava un gettito annuo aggiuntivo di circa 2,5 milioni di euro.
Le notevoli risorse per oltre un decennio hanno sostenuto servizi (tra cui il sistema di
trasporto locale che non ha trovato sostegno nel bilancio regionale) e opere
pubbliche che, purtroppo, non hanno consentito di attutire le sofferenze via via
cresciute.
Tra il 2011 e il 2015 Melfi ha perso circa 2,3 milioni di euro all’anno; su un bilancio
annuale avente la dimensione media tra 13 e 14 milioni di euro, il taglio di risorse ha
un peso notevole, pari al 16% circa.
Alla riduzione dei contributi statali si è aggiunta la restrizione più penalizzante e
decisamente meno razionale, comunemente nota come “patto di stabilità”.
Tale restrizione si è tradotta nel non poter sostenere spese per investimenti; per
essere più precisi se l’Ente realizza opere pubbliche deve sapere che non può pagare
Pagina 24
i fornitori. Una restrizione eccessiva che ha messo in ginocchio l’intero sistema
paese frenando l’economia, il PIL e l’occupazione. Basti considerare che in un anno,
nella sola Basilicata, il comparto dell’edilizia ha subito una perdita di quasi 7 mila
posti di lavoro.
Durante gli anni di persistenza di questo vincolo i Comuni non hanno potuto
realizzare opere pubbliche con risorse proprie.
Esaurita sinteticamente l’analisi del quadro generale di riferimento, quali le strategie
e le azioni in cantiere per intervenire migliorando e accompagnando i processi di
trasformazione sociale e materiale della città?
Lavoro, reddito, casa, sono gli elementi espressivi dei crescenti bisogni primari; a
seguire e non in secondo piano, intrattenimento, sport, servizi alla persona,
cultura, cioè i bisogni emergenti e crescenti legati soprattutto all’avanzata del
cittadino-lavoratore della conoscenza.
Se l’analisi può essere considerata corretta, per quanto approssimativa, bisogna
concentrare le politiche e l’azione amministrativa per introdurre nel contesto socio-
economico cittadino elementi utili per stimolare e accompagnare la crescita della
città nel nuovo contesto.
Nel complesso il quadro e la prospettiva inducono ad impostare una strategia che
utilizzi con determinazione gli ingredienti del rigore, sviluppo e dell’equità.
Rigore e cooperazione con tutti gli attori dentro e fuori l'amministrazione comunale
affinchè si possano condividere strategie tese a preservare lo stato di salute della
finanza comunale. Su questo fronte è necessario continuare ad aggredire i fattori di
spesa di cui è possibile fare a meno, per attutire l’imponente taglio dei contributi
statali ed evitare di trasferire “sic et simpliciter” le minori disponibilità sui cittadini.
Pagina 25
E’ necessario che la struttura metabolizzi più velocemente l’approccio diverso alla
gestione delle forniture di beni e servizi; un approccio che deve essere
costantemente teso ad impiegare con la massima efficienza ed economicità le
risorse finanziarie; risparmiare non significa non utilizzare i finanziamenti assicurati,
significa, invece, liberare risorse per altre realizzazioni.
Abbiamo iniziato a farlo e su questa strada dobbiamo proseguire.
Visto il divieto di utilizzare le risorse per gli investimenti, sono state recuperate
risorse per abbattere il consistente debito finanziario; al 31/12/2010 c’erano mutui
per circa 11 milioni di euro.
Sono stati ridotti a circa 3,6 milioni di euro al 31/12/2015.
La manovra ha avuto un effetto importante sul bilancio annuale perché ha
consentito e soprattutto consentirà di ridurre la spesa di quasi 600 mila euro ogni
anno, già a partire dal 2013.
Dopo soli tre mesi, in settembre 2011, il Consiglio Comunale ha messo in
liquidazione l’azienda speciale per il piano di edilizia 167, coerentemente alle
nuove linee strategiche sull’urbanistica, riducendo il costo e l’ulteriore rischio per i
cittadini assegnatari dei lotti di vedersi addebitare una spesa aggiuntiva a conguaglio
dovuta ai costi fissi di struttura dell’azienda speciale.
E’ stato razionalizzato il servizio di trasporto pubblico locale. Fino all’anno 2011 la
città di Melfi sosteneva un costo di 1.3 milioni di euro all’anno, rispetto a 120 mila
euro dei Comuni di Lavello, Rionero e Venosa.
Una dimensione pari a 10 volte quella degli altri Comuni solamente in parte
giustificata dalla diversa dimensione e morfologia. In un anno e mezzo, oggi, con la
cooperazione e la comprensione del concessionario il costo annuo del servizio è
sceso da 1.35 milioni a 850 mila euro, con una razionalizzazione delle linee urbane
che non hanno peggiorato la qualità e l’efficacia del servizio.
Pagina 26
Bisogna proseguire in questa direzione, stringendo ulteriormente la spesa corrente
avendo cura di non ridimensionare i servizi alla persona fondamentali per
mantenere e potenziare la competitività del sistema urbano.
Rigore nell’uso delle risorse finanziarie comporta, infine, anche la scelta di investire
in conoscenze e capacità organizzativa indispensabili per elevare l’azione
amministrativa che deve oggi essere capace di elaborare e candidare progetti per
ottenere finanziamenti esterni in grado di sostenere gli investimenti indispensabili
per far crescere la qualità del tessuto urbano.
Sviluppo, nella direzione della promozione dei servizi, delle attività culturali in senso
lato e di una azione di promozione del territorio da offrire come localizzazione ideale
per l'insediamento di nuove realtà imprenditoriali, nell'ottica di assecondare e
sostenere il naturale processo di rigenerazione industriale e più in generale del
tessuto economico locale.
Melfi deve riprendere il percorso di crescita economica degli anni ’90; può e deve
farlo promuovendo le caratteristiche e la qualità del territorio e della rete
infrastrutturale di cui dispone. Non basta la rassicurazione della fase di rilancio e di
espansione produttiva ed occupazionale del sistema industriale automobilistico, che
nei primi mesi del 2015 è ripartito recuperando terreno e producendo nuova
occupazione per circa 3 mila nuovi posti di lavoro.
A fianco della grande industria, le cui strategie e processi sono governati altrove, le
misure e i progetti che dovranno essere realizzati nel nuovo quinquennio, in
continuità con l’azione avviata nel primo mandato, devono puntare a creare un
ambiente fertile perché si possano cogliere le opportunità rese disponibili dalle
risorse presenti sul territorio; è necessario seminare e promuovere investimenti
pubblici e privati, soprattutto, per dare corpo ad altri settori dell’economia locale
Pagina 27
che possono valorizzare l’enorme patrimonio naturalistico, storico-monumentale,
agricolo e paesaggistico che possediamo e che sfruttiamo molto poco.
Su questi elementi la pubblica amministrazione, insieme a tutti i soggetti coinvolti
deve provare a mettere in campo tutte le azioni possibili per stimolarne l’utilizzo
equilibrato.
Sull’ambiente, innanzitutto, fondamentale per far crescere il valore del turismo
storico-culturale e dei prodotti agricoli, il Comune ha adottato una politica di
maggiore rigore impegnando maggiori risorse per affrontare i nodi dell’impatto
ambientale dell’industria.
Dalla cura della ferita “INCENERITORE-FENICE”, al contrasto dei progetti di
estrazione petrolifera (la cui richiesta di concessione, relativa a 130 km su 205 del
territorio comunale, è stata cancellata a seguito del ricorso presentato dalla giunta
municipale nell’anno 2013), il Comune deve continuare a impegnare risorse del suo
bilancio per mantenere e potenziare la Task-Force, composta da autorevoli
professionisti e operatori del settore, in grado di affrontare la complessa e
delicatissima tematica affiancando e, se necessario, anche sostituendosi ai soggetti
obbligati dalla legge.
L’esito favorevole, molto recente, del contenzioso intentato da Fenice rispetto al
provvedimento sul progetto di bonifica presentato da Fenice, bocciato dalla
conferenza di servizi, testimonia la qualità delle risorse messe in campo per gestire
una vicenda molto delicata e complessa anche per la potenza di fuoco
dell’interlocutore (EDF, uno dei maggiori produttori mondiali di energia anche
nucleare, leader anche nel campo dello smaltimento dei rifiuti e delle bonifiche
ambientali).
Bisogna continuare a investire sul programma di raccolta differenziata dei rifiuti
urbani.
Pagina 28
Dal 2001 al 2011 la percentuale della raccolta differenziata oscillava dal 4 al 9,5%; un
valore estremamente basso, incompatibile con una politica che tende ad aggredire il
tema dell’impatto ambientale dell’industria e dell’inceneritore; l’istituzione non è
credibile se non si impegna a ridurre l’entità dei rifiuti da smaltire e, quindi, da
incenerire.
Dalla raccolta porta a porta nel centro storico, non adeguata perché svolta con un
modello organizzativo non idoneo che produceva la presenza sulle vie del centro dei
sacchetti di rifiuti spesso aggrediti dai randagi, si è stati costretti a ritornare al
tradizionale e più efficiente “cassonetto di prossimità”, con una diversa
organizzazione della raccolta e, soprattutto, della selezione del rifiuto; in pochi mesi
è stato centrato l’obiettivo di realizzare percentuali importanti di differenziazione.
Dal “cronico” 9 % siamo al 65,59% di marzo 2016, con percentuali di recupero
superiori all’80% grazie all’impianto di selezione dei rifiuti autorizzato e installato a
Melfi (il primo in Basilicata), che consente di recuperare e trasformare i rifiuti urbani
in materia prima collocata sul mercato. Deve proseguire nei prossimi anni la
campagna informativa di sensibilizzazione della cittadinanza.
E’ necessario programmare investimenti e azioni specifiche, ulteriori rispetto al
centro di raccolta degli ingombranti già attivato, per contrastare le discariche
abusive e soprattutto per aiutare i cittadini, anche con un contributo economico, per
smaltire l’amianto.
L’obiettivo ambizioso è raggiungere livelli elevatissimi di differenziazione del rifiuto
e investire sui comportamenti dei cittadini utilizzando tutti i veicoli di comunicazione
e sensibilizzazione come si è iniziato a fare con il coinvolgimento delle scuole
elementari e medie e, più in particolare, con il lavoro del consiglio comunale dei
ragazzi.
E’ realmente possibile raggiungere livelli elevati di differenziata, intorno al 75%
entro il 2020, risultato che consentirebbe di contenere il costo tendenzialmente in
Pagina 29
salita dello smaltimento dei rifiuti e che legittimerebbe ulteriormente la comunità
melfitana nel chiedere un cambiamento radicale nelle politiche ambientali regionali
che vadano nella direzione di un depotenziamento dell’inceneritore, che non può
essere utilizzato per dare risposte “stabili” alle emergenze regionali come quelle che
si sono presentate negli ultimi 24 mesi.
La cura dell’ambiente è la precondizione per dare un senso alle altre azioni che
puntano allo sviluppo teso a far crescere l’economia locale attraverso lo stimolo
dell’offerta di beni e servizi di cui si percepisce una domanda in crescita, guardando
alla città e al lavoratore della conoscenza.
Melfi possiede gioielli di rilevante valore storico-culturale-monumentale.
E’ un settore in crescita; se valorizzato riuscirebbe a produrre risultati impensabili
anche in momenti di crisi.
Oltre ad affidare la gestione a terzi del teatro e del museo civico, per far crescere
qualità e quantità delle iniziative culturali, di spettacoli e degli eventi, è necessario
dedicare risorse per valorizzare la storia della città.
Vanno potenziati i progetti innovativi come l’infrastruttura Wi.Fi., integrata con gli
altri comuni dell’area PIOT, indispensabile per creare una rete di divulgazione di
informazioni per i turisti e la guida sulla città di Melfi, con l’obiettivo di trasferirla sui
moderni strumenti di comunicazione (smartphone, IPAD etc..), così da promuovere
la divulgazione di informazioni e indicazioni su come muoversi, cosa cercare e sulla
storia della città; entrambi strumenti di promozione della città come meta di un
turismo di nicchia nazionale e internazionale.
Bisogna continuare ad elevare i principali eventi che caratterizzano il territorio,
investendo ulteriori risorse economiche per ampliare la permanenza e la conoscenza
della città.
Il turismo culturale ha potenzialità inespresse e su questo bisogna fare ogni sforzo
per creare le condizioni affinchè ci sia uno spazio adeguato nel bilancio e nei
Pagina 30
progetti dell’amministrazione comunale anche e soprattutto per stimolare
investimenti privati.
In assenza di investimenti sulla cultura è difficile intercettare e creare le condizioni
per la crescita e per lo sviluppo demografico ed economico della città; il legame, di
tipo circolare, è evidentemente stretto e non può essere sottovalutato.
Sul fronte della cultura, per intercettare il cittadino della conoscenza sono state
poste in essere azioni tese a creare a Melfi la sede dell’Università telematica, con la
stipula di una convenzione in corso di definizione con l’unico consorzio pubblico
italiano universitario, progetto che può essere concretizzato nel prossimo anno.
Sforzi analoghi vanno fatti per sostenere e potenziare i servizi alla persona e tutto
ciò che consente di implementare la qualità e la vivibilità della città.
Il potenziamento degli impianti sportivi e l’attivazione di nuovi servizi sportivi,
sociali, sanitari e ricreativi sono fondamentali perché producono occupazione e
qualità della vita.
Dopo la riapertura della piscina comunale, che ripristina un piccolo pezzo di tessuto
economico con 15/20 posti di lavoro (oltre allo stimolo indotto per le attività
commerciali), è stato potenziato di recente il servizio di asilo nido (storicamente
insufficiente) ed è utile puntare sulla introduzione di nuovi servizi rivolti alla cura
della persona in ambito socio-assistenziale, per minori e per gli anziani.
Gli anziani devono trovare ulteriori risposte che potrebbero qualificare il sistema
urbano nel suo complesso.
Sulla politica urbanistica è indispensabile sintonizzarsi con le reali prospettive di
sviluppo socio-demografico e con le politiche nazionali (da ultimo il Piano delle città
contenuto nella Legge n.134/2012) che suggeriscono e incentivano azioni di
rigenerazione del costruito, limitando al massimo il consumo di ulteriore suolo.
Pagina 31
Per invertire il processo di depauperamento del centro storico cittadino è necessario
modificare la filosofia che ha caratterizzato la politica urbanistica nei precedenti 15
anni. Con l’approvazione del regolamento urbanistico è necessario sospendere, in
questa fase storica, l’indirizzo di ulteriore espansione non corrispondente a un
bisogno effettivo di sviluppo democratico.
E’ necessario concentrare l’azione dell’amministrazione e degli operatori privati sulla
riqualificazione e la rigenerazione del costruito, con particolare riferimento al centro
cittadino con particolare attenzione al centro-storico delimitato dalle antiche mura.
Questa filosofia dovrà ispirare la elaborazione e la successiva approvazione del
regolamento urbanistico.
Per riqualificare il patrimonio edilizio esistente e provare a valorizzare le unità
abitative abbandonate, sono state poste in essere che hanno consentito, nell’anno
2015, di acquisire rilevanti risorse finanziarie (circa 11 milioni di euro spalmati su 20
anni) utilizzabili per la qualificazione energetica ed ambientale degli edifici privati e
pubblici, per l’efficientamento energetico, oltre che per bonifiche ambientali, e
opere di riqualificazione ambientale.
Sul tema delle energie alternative nel 2012 Melfi è stato l’unico comune lucano ad
adottare una specifica regolamentazione per realizzare un equilibrio tra i progetti in
corso, precedentemente avviati e le nuove realizzazioni, al fine di contemperare le
peculiari qualità paesaggistiche della comunità.
Sono state prescritte misure di salvaguardia per i nuovi progetti (anche per i più
insidiosi impianti di minieolico) e sono state disciplinate le compensazioni
economiche tese a trasferire sulla comunità melfitana le risorse per contemperare la
presenza di queste nuove attività industriali che caratterizzeranno il paesaggio
agricolo e industriale del comune. Non è esagerato parlare di un vero e proprio
“distretto dell’energia” quello che si sta insediando nell’area prevista dalle linee
guida approvate dal Consiglio Comunale nell’anno 2012.
Pagina 32
L’equilibrio tra tutela del paesaggio e ragioni dell’industria consentiranno di
immettere nella città risorse aggiuntive che saranno dirottate sull’innovazione
ambientale ed energetica delle infrastrutture, tra cui:
1. il sostegno economico, con un consistente contributo a fondo perduto (fino al
100%) ai cittadini privati che proporranno di ristrutturare la propria casa nel
centro storico, con il rifacimento di facciate, infissi, impianti tecnologici etc.,
purchè ci sia il miglioramento delle prestazioni energetiche dell’abitazione;
2. il sostegno economico e la promozione della installazione di impianti fotovoltaici
per le piccole aziende localizzate nel territorio urbano nelle aree PIP;
3. la realizzazione di impianti di produzione di energia solare sugli edifici pubblici;
4. il miglioramento del sistema di trasporto pubblico urbano;
5. opere di riqualificazione e di efficientamento della pubblica illuminazione;
6. le bonifiche ambientali.
Gli investimenti complessivamente previsti sono stimabili in oltre 20 milioni di euro
nei 10 anni.
I progetti di sviluppo locale collegati alle realizzazioni del distretto dell’energia sono
coerenti con il PAES (Piano di Azione dell’Energia Sostenibile) approvato dal
Consiglio Comunale; è un piano strategico che impegna le città europee che
liberamente intendono aderirvi in materia di sviluppo sostenibile, con la fissazione di
ambizioni obiettivi da conseguire entro l’anno 2020, con particolare riguardo alla
riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera.
La definizione del PAES è per il Comune di Melfi un passo importante che testimonia
la maturità di una comunità che si rende responsabile per salvaguardare
l’ecosistema, con la progettazione di misure concrete in grado di stimolare progetti
di sviluppo economico legati all’energia e all’ambiente; la nuova frontiera
dell’economia moderna. Il monitoraggio biennale, per misurare l’efficacia delle
Pagina 33
azioni intraprese, approvato in Consiglio in aprile 2016, ha evidenziato che gli
obiettivi previsti per il 2020 sono stati già raggiunti e che ci sono ulteriori spazi di
miglioramento.
L’equità, infine, è la dimensione forse più complessa della strategia che con
maggiore difficoltà potrà incontrare un’ampia convergenza nelle sue traduzioni
concrete, per le conseguenze che comporta e per le diverse sensibilità anche dei
singoli cittadini oltre che delle forze politiche.
Non può esserci un’azione di governo di rigore e di sviluppo se non si valutano le
ricadute in termini di giustizia sociale.
Equità, ovviamente, non nel senso di eguaglianza sostanziale, ma neanche intesa
come atteggiamento una tantum di chi è incline a riconoscere graziose concessioni,
anziché elevare il livello dei diritti; dei diritti e non delle pretese immotivate.
In un momento in cui lo stato centrale si ritira progressivamente e scarica sulla
finanza locale e, quindi, sui cittadini il peso dell’eccessivo indebitamento pubblico,
l’introduzione di una filosofia tesa a preservare equilibrio tra cittadini aventi
sostanze e possibilità economiche differenziate è una necessità, prima di essere una
scelta etica e politica.
Proprio le cause del contenimento del bilancio pubblico, con particolare al debito
accumulato a partire dalla fine degli anni ’70, se non gestito con un elevato grado di
equità finirebbe per instaurare un insanabile conflitto tra generazioni, a partire dalla
diversa entità dei diritti in materia di pensioni, per esempio e di prospettive per la
costruzione del progetto di vita di ogni cittadino, condizioni oggi deteriorate rispetto
a quanto accadeva in passato.
E’ necessario, quindi, realizzare in concreto un contesto equo per far si che si realizzi
un equilibrio, in modo tale da non penalizzare i mezzi a disposizione dei cittadini più
Pagina 34
deboli e chiedendo qualcosa in più a coloro che posseggono una condizione
patrimoniale e reddituale più solida.
In tale direzione va mantenuta l’impostazione voluta dal Consiglio Comunale già
nell’anno 2012 tesa a redistribuire il peso fiscale della spesa pubblica comunale.
L’esenzione “di fatto” dell’IMU sulla prima casa, della nuova imposta, la TASI e il
mantenimento di una adeguata e compatibile soglia di esenzione per l’addizionale
IRPEF sono misure che vanno mantenute, se sostenibili, almeno fino a quando non ci
saranno segnali concreti di cambiamento del ciclo economico tali da far crescere la
disponibilità di reddito della popolazione.
Non è fondata la critica generica circa il trasferimento del peso fiscale dalle famiglie
alle aziende industriali (a causa della necessaria applicazione dell’aliquota IMU
massima) considerato che il rapporto tra IMU prima casa e IMU sugli immobili
industriali è all’incirca 1 / 10. Altresì infondata appare la critica (mossa a gran voce
dalle forze politiche di opposizione del centrodestra) che attribuirebbe all’eccessivo
prelievo dell’IMU il rischio di determinare perdite occupazionali per le aziende
industriali considerato che il prelievo complessivo incide mediamente per circa 15
euro al mese per ogni lavoratore occupato nell’area industriale per cui una
variazione del 10% in riduzione del gettito determinerebbe un beneficio di soli 1,5
euro al mese per ogni dipendente occupato. L’ipotesi è stata chiaramente smentita
dall’evoluzione positiva del comparto auto che ha ampliato l’occupazione nell’anno
2015.
In sintesi, sulle direttrici del rigore, sviluppo ed equità la comunità melfitana deve
provare a lavorare in una logica di cooperazione tra i diversi attori tra cui l’ente
locale. Non è più attuale ne concreta l’idea del “government”, cioè l’istituzione al
centro di tutto, l’ente Comune come unico soggetto che conduce il gioco in una
logica “top down”.
Pagina 35
La ristrettezza di risorse finanziarie, oltre che una evidente maggiore influenza degli
operatori economici e di tutti gli altri attori della collettività (associazioni, No-Profit,
rappresentanze sindacali e datoriali, forze politiche etc..) hanno contribuito alla
destrutturazione dell’organizzazione socio-economica dei fattori e dei processi
decisionali.
Per stare al passo con il nuovo contesto sempre più competitivo, l’ente locale deve
promuovere sviluppo svolgendo il ruolo di facilitatore, di soggetto aggregante che
prova a condividere e coordinare azioni di “governance” del territorio in una logica
“botton up”, partendo proprio dagli attori economici, dal tessuto produttivo che
deve essere coinvolto e incentivato per impegnarsi ad effettuare investimenti.
E’ necessario, quindi, consolidare il rapporto di cooperazione con il tessuto
produttivo che non può essere vissuto come elemento della comunità di cui non ci si
può fidare o di cui diffidare; la comunità deve essere il luogo della mediazione, la
dove necessario bisogna adoperarsi per facilitare la negoziazione e il dialogo tra le
parti sociali, presupposto necessario per creare le condizioni per la crescita, lo
sviluppo e l’occupazione.
Con il mondo dell’impresa va stabilito un canale di comunicazione, con spirito di
cooperazione, per coordinare azioni e progetti finalizzati a rendere sempre più
competitivi e attraenti la città e il suo territorio, visti nel complesso.
Pagina 36
LA VISION
La città che vogliamo, Melfi.
Una città che non sia un “libro dei sogni” ma qualcosa di concreto, frutto delle idee,
delle esperienze e delle conoscenze di tutti noi. In Italia non è difficile immaginarla
perché basta guardare alla qualità di tanti nostri centri storici; per concretizzarlo
occorre legare gli obiettivi di vivibilità, innovazione ed accessibilità che sono propri
del vivere contemporaneo.
E' necessario immaginare e, forse, anche sognare per avere una visione di
città/comunità che rappresenti il punto ideale di arrivo per guidare l'azione politico-
amministrativa dei suoi amministratori.
Per raggiungerlo dobbiamo innanzitutto salvaguardare ciò che ci è stato consegnato
dalla storia delle precedenti generazioni, poi, innovare e migliorare l'ambiente
urbano avendo come riferimento le future generazioni, stringendo un patto tra gli
uomini e le donne del passato, del presente e del futuro.
E’ molto forte il legame tra la città e i suoi abitanti, tra le mura e le persone.
I sentimenti che caratterizzano la coscienza collettiva della città intensificano il
legame identitario, lo spirito di rivalsa e il conseguente desiderio di vedere la propria
città primeggiare rispetto al contesto territoriale regionale.
Quella tensione identitaria la si percepisce in forme diverse, nello sport (spesso nel
calcio), nella politica, nell’orgoglio per la storia e per le qualità del sistema urbano.
E’ proprio sulla dimensione positiva di questi sentimenti, su quell’energia possente,
su quel legame indiscutibile proprio dei figli verso la loro madre, che si deve
costruire una strategia e un’azione collettiva che punti allo sviluppo della città.
I cittadini sono orgogliosi e desiderosi di avere il sistema urbano più qualificato della
Regione e chiedono di migliorarne progressivamente la qualità.
Pagina 37
Per questo la comunità ha guardato con una certa inquietudine al processo di
depauperamento demografico e sociale del centro storico cittadino (935 abitazioni
inutilizzate alla fine del 2011), della città muraria che costituisce una componente
importante della sua identità.
L’impoverimento demografico del centro storico, determinato dalla politica
urbanistica post insediamento FIAT, ha colpito nel profondo la coscienza collettiva,
ha generato preoccupazione, delusione, sentimenti e visioni contrastanti. Da una
parte chi ha apprezzato la possibilità data ai cittadini che hanno trovato nelle
residenze nella nuova area di espansione urbana maggiori confort e che vedono il
centro storico come un’area povera, non competitiva e inadatta ad essere luogo di
residenza; dall’altra, al contrario, coloro che vogliono mantenere la vitalità del
centro storico come luogo ideale per la residenza e chiedono che vengano attivate
misure tese a riqualificare infrastrutture e patrimonio edilizio. Infine coloro che lo
vedono più adatto ad essere trasformato nel salotto buono della città, come una
grande area di intrattenimento, di accoglienza turistica, magari anche teatro di set
cinematografici e di manifestazioni storico-culturali, insomma come opportunità
riservata esclusivamente allo sviluppo culturale e turistico.
Le diverse tesi a confronto trovano un punto unificante nel sentimento collettivo,
identitario, che punta ad elevare il livello qualitativo delle infrastrutture urbane
cittadine.
Resta forte il desiderio dei Melfitani di avere il sistema urbano di maggiore qualità,
dove possono trovare ruolo e forma concetti come Cultura, tradizione e
innovazione.
Cultura per intercettare i bisogni crescenti del cittadino della conoscenza, per far si
che il tessuto urbano diventi attraente come luogo di residenza e di interazione
sociale.
Tradizione e innovazione per mobilitare, dal forte sentimento identitario, quelle
Pagina 38
energie positive in grado di rimettere in circolo coraggio e passione dei melfitani.
Su queste direttrici bisogna far scattare un ampio coinvolgimento collettivo,
pubblico e privato insieme, che punti a rigenerare infrastrutture e patrimonio
edilizio esistente.
Per questo dobbiamo provare a condividere una visione di città come luogo
dell'innovazione culturale, che sappia interpretare la modernità in termini di
“rigenerazione urbana, economica e sociale”, capace di rinunciare alla più semplice
politica di espansione del tessuto urbano.
Queste sono le considerazioni per cui abbiamo ritenuto doveroso avviare una nuova
fase di “RICUCITURA” degli strappi del tessuto urbano provocati dalla forte
espansione urbana del precedente decennio, a partire dagli atti di modifica degli
strumenti urbanistici come la 167, fino all’atto di indirizzo approvato dal Consiglio
Comunale (delibera n.14 del 12/03/2015) e dalla Giunta Municipale (delibere n.
85/2015 e 179/2015).
Sposando questa visione bisogna concentrarsi nel ripensare le funzioni di spazi ed
edifici pubblici, riqualificazione degli edifici pubblici e delle residenze private e
miglioramento delle infrastrutture; azioni più difficili, più lente ma che devono
prendere il sopravvento rispetto all’istintiva tentazione alla crescita urbana non più
sostenibile e soprattutto inadatta a interpretare la nuova fase storica che stiamo
vivendo. Le prime azioni avviate sono: 1. La riqualificazione delle casette asismiche
(Decreto Ministero Infrastrutture del 2/3/2015 Euro 2,5 milioni) 2. Riqualificazione
ex Carcere); 3. Riqualificazione largo Stazione; 4. Valorizzazione/illuminazione mura
percorso turistico Porta Calcinaia.
Cultura, tradizione e innovazione, dunque, saranno le direttrici lungo le quali si
muoverà l'amministrazione, in continuità, per il quinquennio 2011 / 2016.
Come vorremmo Melfi?
Melfi proiettata nel futuro, attraverso la valorizzazione della sua storia, delle sue
Pagina 39
tradizioni, del contesto naturale/ambientale in cui è collocata, delle qualità umane
della sua gente.
Una città luogo di continua produzione e fruizione di cultura che sappia accogliere la
creatività che viene dall'esterno e sperimentare la propria (quella che qualifica
l'anima di una città) con un teatro che insceni le vecchie tradizioni e che sperimenti il
futuro.
Una città luogo dell'innovazione culturale e della eterodossia; il luogo dove possano
concretizzarsi cose nuove siano esse correnti artistiche o movimenti di opinione,
nuovi prodotti o nuove mode.
Una città che sappia interpretare la modernità in termini di “rigenerazione urbana,
economica e sociale”, capace di rinunciare alla più semplice, ma devastante, politica
di espansione del tessuto urbano attraverso il continuo consumo di suoli agricoli.
Una città dove la funzione e l'effettiva utilità di un'opera pubblica guidi la
progettualità e le scelte.
Una città dove sia possibile realizzare e implementare infrastrutture come strade,
parcheggi, parchi, guardando prioritariamente a ciò che effettivamente serve ed è
funzionale ai suoi residenti e che sappia essere accogliente per i turisti.
Una città dove le risorse siano utilizzate efficacemente per rispondere anche alle
legittime aspettative dei sempre più numerosi cittadini residenti nelle estese aree
decentrate, quelle aree meno visibili spesso dimenticate (S.Abruzzese, casette
asismiche, Bicocca, Valleverde, le frazioni di Leonessa e Foggiano), ancora oggi prive
delle indispensabili opere di urbanizzazione.
Una città dove l'amministrazione muova verso il cittadino e non il contrario; dove sia
possibile ridurre all'essenziale la burocrazia.
Una città dove la macchina amministrativa, predisposta al servizio del cittadino, si
curi di individuare e fornire risposte non solo ai problemi emergenti ma anche a
quelli che il mondo dell'economia definisce i “bisogni latenti dei singoli”: dove le
Pagina 40
doverose risposte ai diritti riconosciuti dall'ordinamento non si trasformino in
“graziose concessioni” dispensate come elemosina.
Una città resiliente, che riesca ad assorbire, con minori sofferenze e disagi,
l'arretramento dell'economia e i conseguenti contraccolpi occupazionali; una città
capace di essere luogo del dialogo tra le parti sociali e i diversi attori dell’economia,
che disincentivi il conflitto fine a se stesso, che favorisca il confronto per costruire
sviluppo e occupazione.
Una città dove gli investimenti pubblici, nelle pur note ristrettezze finanziarie
derivanti dai vincoli della spesa pubblica, si orientino in rapporto ai bisogni dei
cittadini e delle ricadute occupazionali, dove i meccanismi di quantificazione del
prelievo fiscale e di definizione delle tariffe dei servizi pubblici tengano conto “degli
ultimi”, con una declinazione “non timida” dei principi costituzionali di equità e
capacità contributiva.
Una città dove le piccole imprese e l'artigianato, la colonna portante dell'economia
nazionale, possano trovare condizioni favorevoli per l'insediamento.
Vorremmo un ambiente urbano dove i bisogni di salute della popolazione più fragile
(minori, anziani e disabili) possano trovare risposte appropriate con la presenza di
servizi adeguati.
Una città in grado di stimolare e valorizzare le energie dei suoi cittadini; che metta
tutti, indistintamente, nelle condizioni di poter operare le scelte di vita individuali in
rapporto alle proprie capacità e che, nel contempo, garantisca una rete di servizi e di
strumenti di tutela per la popolazione più fragile.
Una Insomma, una città che sia scritta nel cuore, modellata nell'animo e incisa
nella psiche di tutti noi.
Una città che permetta a tutti di cogliere le opportunità connesse all’autenticità dei
suoi elementi.
Pagina 41
LA POLITICA E I VALORI DI RIFERIMENTO
LIBERTA’ cioè: legalità, pari opportunità, trasparenza, etica pubblica, imparzialità,
equità, solidarietà, inclusione, meritocrazia, partecipazione democratica,
sono i valori minimi che orienteranno la definizione delle scelte strategiche e la
realizzazione delle azioni e dei progetti utili al raggiungimento degli obbiettivi.
Per questo, immaginiamo una città dove il potere insito nelle istituzioni venga
esercitato con leggerezza e nel rispetto del principio di legalità. L'azione della
macchina amministrativa non potrà mai sconfinare nell'arbitrario esercizio del
potere conferito dalla legge, ma dovrà tendere sempre a trovare risposte ai bisogni
dei cittadini nel rispetto del principio di uguaglianza e di pari opportunità. Pari
opportunità per i cittadini fruitori dei servizi (singoli e associati) e per i cittadini in
quanto attori economici (imprese e professionisti), che devono essere messi tutti
nella condizione di cogliere le occasioni di lavoro che si presentano.
Per questo l'apparato amministrativo dovrà pensare e agire in un contesto di
massima trasparenza per far si che l'intera amministrazione diventi una casa di
vetro per il cittadino, in cui l'etica del pubblico amministratore debba prevalere
rispetto agli egoismi personali e alle tentazioni di utilizzare le scorciatoie dei rapporti
corti tra amministratori e amministrati. Deve prevalere la serietà di chi vuole
risolvere i problemi e non generare false aspettative, di chi sa che promesse
irresponsabili acuirebbero quelli che sono i processi distorti della politica, che si
traducono nell'abituare il cittadino ad essere assistito anziché protagonista nella sua
comunità.
Bisogna considerare come assolutamente necessario l'impegno nell'esercitare la
massima discrezionalità possibile per ridurre e ridimensionare la discrezionalità della
Pubblica Amministrazione. Bisogna rendere l’Amministrazione davvero imparziale
quando sceglie, quando decide di avere sempre e solo cittadini di serie A e di non
Pagina 42
individuare classi appartenenti a gruppi di potere, a simboli, a forze politiche o a
gruppi di interesse, solo acquisendo il valore dell'imparzialità come valore
irrinunciabile.
Per essere davvero imparziali nella gestione della cosa pubblica, è necessario ridurre
il livello di intermediazione della politica. Perchè ogni singolo cittadino possa
godere il massimo livello di libertà possibile, è necessario che la politica e la pubblica
amministrazione tendano a contenere la naturale propensione a influenzare la vita
di ogni singolo individuo della comunità. E' quella naturale ed esuberante
propensione al controllo, spesso invasivo, tipico di ogni forma di potere, che per
sostenersi nel tempo con l'istintivo sforzo di autoalimentarsi instaurando perversi e
viziosi meccanismi circolari tra fenomeno elettorale e esercizio delle prerogative
istituzionali, ingenera rapporti sociali ed economici tendenti a ridurre anziché
ampliare gli spazi di libertà dei singoli cittadini.
Libertà che non può tradursi solamente nei basilari diritti di opinione, di espressione
di appartenenza politica o di fede religiosa ma che deve potersi tradurre anche nella
possibilità concreta di esercitare scelte di vita avendo a disposizione gli strumenti
minimi indispensabili.
Per questo è necessario che vi sia equità e solidarietà, affinchè attraverso una
concreta inclusione nella comunità, nel tessuto sociale e nel mondo del lavoro, il
cittadino possa disporre degli strumenti necessari a soddisfare i suoi bisogni.
Per fare questo l'amministrazione comunale non può non assumere come obbiettivo
prioritario lo sviluppo economico di Melfi e del suo territorio. Solo attraverso la
crescita del tessuto imprenditoriale e professionale è possibile far crescere
l'occupazione.
È necessario eliminare ostacoli, snellire la burocrazia per l'avvio di nuove attività
economiche, sostenere le capacità, le competenze e le energie vive della comunità
melfitana con criteri meritocratici, così da includere nel gioco dell’economia e del
Pagina 43
lavoro le nuove generazioni che non possono vantare esperienza, o “rapporti
particolari”, ma che possono mettere in campo energie e competenze.
E' necessario, nel contempo, garantire equità e solidarietà a tutti coloro che si
trovano in condizioni di disagio o di svantaggio per mancanza di lavoro, mancanza di
reddito, mancanza di alloggio.
Meritocrazia, solidarietà, equità come espressione di una sempre maggiore giustizia
sociale che si sviluppi non solo attraverso la definizione di regolamenti e meccanismi
che consentano di avere, in astratto, istituzioni più giuste ma che si traducano anche
in politiche e realizzazioni concrete di sostegno e di riequilibrio sociale.
Una seria azione amministrativa deve innanzitutto identificare le modalità più
appropriate per ascoltare la comunità e identificarne i bisogni.
Alla base del governo cittadino dovrà esservi il coinvolgimento e la partecipazione
democratica.
Una direzione stabilita dall'incontro tra le intenzioni strategiche della classe
dirigente, tradotte in concrete azioni politiche e le strategie emergenti raccolte dal
continuo sforzo di ascolto della popolazione attraverso appropriati sistemi di rilievo
dei bisogni e attraverso il confronto con i corpi sociali intermedi (associazioni,
movimenti, forze politiche, organizzazioni sindacali, organizzazioni dei consumatori
etc..).
Gli organi di governo, sostenuti dalla maggioranza politica, dovranno mantenere uno
stile inclusivo, disponibile a recepire stimoli e proposte provenienti da tutti gli attori
sociali, ivi compresi i consiglieri comunali e i rappresentanti politici delle minoranze
rappresentate nell’assemblea consiliare. Un efficace indicatore del livello di
democrazia e di appropriato stile di governo democratico potrà essere il rapporto
tra i provvedimenti proposti dalla minoranza e i provvedimenti complessivamente
approvati dal Consiglio Comunale.
Pagina 44
E' solamente con uno stile di governo partecipato, coinvolgente e inclusivo, allargato
nella discussione alla minoranza e alle associazioni, che si potranno intercettare i
bisogni, valorizzare ciò che è stato fatto, cambiare e introdurre elementi di novità
necessari per il bene della nostra comunità.
Pagina 45
LE 8 LINEE PROGRAMMATICHE (95 progetti)
1.IL BIGLIETTO PER IL FUTURO: CULTURA-TURISMO–SVILUPPO = OCCUPAZIONE
Promuovere benessere e crescita della comunità significa favorire le condizioni per lo
sviluppo economico duraturo nel tempo, purchè lo sviluppo economico sia capace di
produrre occupazione, a prescindere dalla grande industria insediata sul nostro
territorio: MELFI NON PUO’ ESSERE SOLO FIAT.
E’ il principale ingrediente della visione strategica di mandato, che può concretizzarsi
se si prova a mettere in campo azioni che valorizzino l’autenticità del territorio,
promuovendo i caratteri distintivi della nostra città, cioè la storia, le tradizioni, il
contesto naturale/ambientale, il paesaggio, le qualità e le competenze con:
a. l’introduzione nello strumento urbanistico degli elementi normativi e
regolamentari utili a consentire la trasformazione dei fabbricati presenti nel
centro storico in residenze, servizi ricettivi-alberghieri e servizi connessi, rivolti
all’accoglienza turistica.
b. Attivazione dello IAT, realizzazione e promozione di una rete di servizi e di
attrezzature informative per il turista.
c. Il Carnevale a Melfi, con l’individuazione di una maschera di Melfi (Pizzicandò,
Mariandonia, Paolino, Scazzamauridd o altre)
d. Monumento dedicato alle Costituzioni melfitane di Federico II.
e. il restauro e la valorizzazione delle antiche mura di cinta cittadine.
f. Realizzazione di un teatro all’aperto nel sito della ex CAVA sottostante il
CASTELLO NORMANNO.
g. Lo studio, la progettazione, il finanziamento e la realizzazione di un
programma di iniziative culturali MELFI 2018 per la celebrazione del millenario
(1018) dalla fondazione della città murata attribuita al catapano Basilio
Pagina 46
Bojannes; Melfi 2018 è il progetto che si propone l’obbiettivo di lanciare e
inserire la città di Melfi, a pieno titolo, nelle dinamiche di sviluppo turistico di
livello nazionale.
h. la promozione del riconoscimento UNESCO delle VIE NORMANNE;
i. Mappa dei beni culturali della città e del territorio.
j. La promozione della città come luogo turistico nei principali circuiti
internazionali, attraverso azioni di marketing territoriale e dei principali eventi
culturali, con particolare riferimento al circuito del PARCO LETTERARIO
FEDERICO II, istituito con la sottoscrizione (definita in aprile 2016) di una
convenzione con la società “DANTE ALIGHIERI” (ente morale di diritto
pubblico istituito nel 1889 da Giosuè Carducci e finalizzato alla promozione
della cultura italiana all’estero).
k. realizzazione della CASA DELLA CULTURA, struttura polifunzionale-culturale
nella struttura del Convento di S.Bartolomeo – EX CARCERE, in attuazione
dell’accordo di valorizzazione sottoscritto il 05/05/2016;
l. Acquisizione e recupero della Chiesa di Santa Maria La Nuova, la struttura “ex
Cinema ENAL” da destinare a contenitore culturale.
m. Il percorso della VIA APPIA, in rete con gli altri comuni interessati sul territorio
della Basilicata.
n. realizzazione di una tensostruttura polifunzionale-parco della cultura - (sala
tetro/cinema più aree attrezzate a disposizione dei giovani per espressioni
artistiche..es: sala multimedia, sala registrazione, etc...).
o. attivazione del servizio di biblioteca comunale, con una sezione dedicata alla
letteratura melfitana.
p. La catalogazione dei documenti dell’archivio comunale in collaborazione con
gli istituti scolastici.
q. la realizzazione del MUSEO CASA NATALE F.S.NITTI.
Pagina 47
r. l'aggiornamento del piano di diritto allo studio più selettivo, più equo e
indirizzato a sostenere le fasce più deboli, con particolare attenzione ai
progetti che avvicinano la scuola al mondo del lavoro e ai programmi
scolastici di approfondimento della storia e delle tradizioni locali, con
particolare riferimento alle celebrazioni del millennio (MELFI 2018) per gli anni
scolastici 2016/2017 e 2017/2018;
s. il sostegno alla formazione universitaria, attraverso l’introduzione di borse di
studio in grado di consentire l’istruzione universitaria a giovani meritevoli ma
sprovvisti di mezzi economici;
t. la promozione di progetti di “turismo didattico” con l'utilizzo dei monumenti
per attività laboratoriali, ludiche ed educative rivolte ad alunni di scuola
elementare e media inferiore;
u. la costituzione della consulta delle associazioni culturali.
Pagina 48
2. MELFI ACCOGLIENTE
La città accogliente, culla del “cittadino-lavoratore della conoscenza”, deve
consentire alle sue donne e ai suoi uomini di poter fruire di un sistema urbano in
grado di rispondere ai molteplici bisogni. Affinchè gli spazi, le opere pubbliche, i
servizi urbani siano definiti dall'effettiva funzione ed utilità e le risorse siano
utilizzate efficacemente anche per rispondere alle legittime aspettative dei sempre
più numerosi cittadini residenti nelle estese aree decentrate, (S.Abruzzese, casette
asismiche, Bicocca, Valleverde, le frazioni di Leonessa e Foggiano etc...), è necessario
che si provveda a:
a. la definizione di azioni di “ricucitura infrastrutturale” di aree ed edifici pubblici,
finalizzate a rendere fruibili spazi per attività sportiva e di intrattenimento per
il cittadino residente e per il turista (piste ciclabili, aree e piazze pubbliche,
spazi naturali contigui alla Melfia etc..).
b. l’adozione di provvedimenti per la definizione e approvazione del
regolamento-urbanistico, che si concentri sul costruito, favorisca interventi di
rigenerazione urbana e si caratterizzi per puntare sul recupero della
residenzialità nel centro storico e che introduca elementi di semplificazione
regolamentare nei piani approvati, attribuendo significative premialità per
l’edilizia eco-sostenibile, accompagnato da politiche di incentivazione alla
riqualificazione (ristrutturazioni, accorpamenti etc..) delle unità abitative, con
recupero delle facciate e di tutti gli elementi architettonici.
c. adozione di un piano colore associato a un piano per l’illuminazione, con
particolare riferimento al centro-storico.
d. Definizione del Piano Strutturale Comunale che progetti il futuro sviluppo
urbano fortemente collegato alla storia, quindi al costruito, che apra alla
nuova attività edilizia solamente se di alta qualità in termini di sostenibilità e
prestazioni ambientali.
Pagina 49
e. edifici pubblici sicuri ed eco-sostenibili.
f. riqualificazione degli spazi e delle aree verdi delle scuole pubbliche.
g. la realizzazione e il completamento delle opere di urbanizzazione (marciapiedi,
parcheggi, verde, etc..) nelle aree urbane periferiche, con l’obiettivo di
ribaltare la sensazione di marginalità con una percezione di città nuova, con
caratteristiche diverse ma parimenti gradevole così come è percepita quella
antica.
h. miglioramento della sicurezza stradale, con attraversamenti pedonali assistiti
da dossi stradali, semafori a chiamata o dissuasori.
i. piano annuale per la eliminazione delle barriere architettoniche;
j. la riqualificazione dell'area di Contrada S.Abruzzese e il quartiere Ater-
Valleverde;
k. l’implementazione di attrezzature ludiche per le scuole e nei parchi.
l. miglioramento dei servizi nel quartiere Bicocca: 1. Parco attrezzato,
2.realizzazione del passante per l'attraversamento ferroviario, 3 opere per il
collegamento pedonale con il centro cittadino, 4. Estensione della
manutenzione delle aree a verde, 5.miglioramento infrastrutture dell’area
insediamenti produttivi.
m. potenziamento e miglioramento della viabilità del centro cittadino, con
particolare riferimento al nodo viario del Bagnitello e Piazza A.Mancini;
n. ripristino viabilità delle frazioni (Leonessa, Foggiano, Foggianello, San Giorgio,
San Nicola) e delle strade di campagna;
o. la programmazione e realizzazione di opere di miglioramento del decoro
urbano, con azioni di stimolo e di cooperazione dei cittadini, anche attraverso
il “baratto amministrativo”.
Pagina 50
3. MELFI TRASPARENTE E IMPARZIALE
Per semplificare l'apparato burocratico e far si che i diritti riconosciuti
dall'ordinamento non si trasformino in “graziose concessioni” dispensate come
elemosina, riteniamo sia necessario:
a. avvicinare il cittadino-utente agli uffici erogatori di servizi, attraverso la
creazione di una piattaforma telematica di segnalazione-informazione capace
di connettere il singolo cittadino-fruitore all’unità operativa competente ad
erogare i servizi, anche attraverso l’uso di smartphone.
b. potenziare il sito web istituzionale per fornire servizi e per rendere più
trasparenti i procedimenti e i processi decisionali;
c. facilitare l'accesso per anziani e disabili ai servizi erogati dall'amministrazione
comunale (anagrafe, stato civile etc..);
d. istituzione di consulte di quartiere per un monitoraggio costante dei problemi
ed una partecipazione attiva;
e. divulgare, tramite il sito istituzionale e tutti gli strumenti di comunicazione
ritenuti indispensabili e utili per raggiungere la generalità dei cittadini,
l’attività istituzionale, i progetti, le iniziative e i servizi erogati dall’ente;
f. rendere più accessibili i servizi dell’ente ai cittadini delle frazioni (trasporto
scolastico, servizi tributari, anagrafe/stato civile, edilizia etc..).
g. ridurre al minimo indispensabile i livelli di discrezionalità politica-
amministrativa, attraverso l'ampliamento e la revisione della
regolamentazione dei procedimenti amministrativi;
Pagina 51
4. LA CITTA’ ECOLOGICA
La città-ambiente da salvaguardare come ci è stato consegnata dalla storia dalle
precedenti generazioni, da innovare e migliorare responsabilmente, richiede:
a. azioni di monitoraggio, prevenzione e di contrasto dell'inquinamento
derivante da ogni attività umana, in collaborazione con le autorità sanitarie e
gli enti provinciali e regionali, anche attraverso l’attivazione di iniziative
autonome ed indipendenti per la misurazione delle matrici ambientali;
b. azioni di miglioramento ulteriore del ciclo dei rifiuti basato sul recupero:
obiettivo raccolta differenziata al 75% entro il 2020;
c. azioni di prevenzione e informazione per il contrasto alle discariche abusive di
rifiuti ingombranti e pericolosi;
d. misure di contenimento e di prevenzione dell’abbandono dell’amianto sul
territorio comunale, anche in continuità con il sostegno ai cittadini garantito
nel biennio 2014-2016;
e. messa in sicurezza, bonifica e manutenzione della melfia e delle aree
circostanti, realizzando le opere individuate dall’analisi di criticità idraulica;
f. aggiornamento e innovazione delle politiche di smaltimento dei rifiuti urbani e
assimilabili, in collaborazione con le altre istituzioni coinvolte (Comuni,
Provincia e Regione), al fine di contenere l'impatto ambientale e superare
definitivamente il sistema di smaltimento dei rifiuti basati sull’incenerimento;
g. potenziamento delle azioni di sostegno alla micro-impresa per lo smaltimento
dei rifiuti speciali con l’implementazione e la diffusione della piattaforma di
gestione Waste-smart, attivata da giugno 2015.
Pagina 52
5. LA CITTA’ CHE CRESCE E’ PIU’ EQUA
Un sistema sociale in grado di promuovere opportunità di sviluppo e di attutire le
cicliche ferite occupazionali, richiede:
a. promozione, studio, progettazione delle infrastrutture comprensoriali per la
valorizzazione del contesto naturalistico MONTICCHIO-LAGHI, con l’attuazione
dell’intesa – Accordo quadro Melfi-Atella-Rionero, che prevede, fra l’altro, la
realizzazione di un impianto FUNIVIA Melfi-Monte Vulture-Monticchio Laghi e
la valorizzazione del sito archeologico di S.Ippolito;
b. promozione di una linea di collegamento per il trasporto di persone su
gomma, sull’asse bradanico MATERA - MELFI, per intensificare flussi turistici
per la fruizione in rete del patrimonio storico-monumentale;
c. azioni di promozione e sostegno per l'insediamento di nuove attività
produttive, l’ampliamento e la ristrutturazione, di investimenti promossi da
piccole imprese commerciali, artigianali, industriali e di servizi, con particolare
riferimento agli operatori che realizzano un effettivo incremento
occupazionale;
d. l'utilizzo della leva fiscale, per i tributi locali, per sostenere i micro e piccoli
operatori che si insediano nel centro storico cittadino;
e. iniziative di promozione dell'area industriale per favorire l'insediamento di
nuove iniziative imprenditoriali;
f. miglioramento servizi a supporto delle aree per gli insediamenti produttivi
(D1, D2...);
g. sostegno alle piccole imprese per l’installazione di impianti di produzione di
energia destinata al processo produttivo;
h. ampliamento delle aree per l'insediamento di nuove attività produttive;
i. contenimento della TARES (o tassa sui servizi, ex TARSU) per le attività
produttive per tener conto del costo a carico degli operatori per lo
Pagina 53
smaltimento diretto dei rifiuti speciali;
j. il sostegno alle azioni di promozione dei prodotti locali;
k. il sostegno di piani di insediamento di unità abitative a basso costo;
l. il contenimento delle tariffe per l'utilizzo dei servizi pubblici gestiti dal comune
(trasporto pubblico, asilo nido, mensa scolastica, servizi anziani e disabili);
m. politiche di sostegno della famiglia, con implementazione di agevolazioni
fiscali e tariffarie, con particolare attenzione alle famiglie monoreddito;
n. il mantenimento della consulta del lavoro e delle attività produttive;
o. azioni di sostegno per la promozione e la valorizzazione dei prodotti agricoli
locali;
p. valorizzazione del Bosco Frasca e costruzione di una filiera del legno.
q. Promozione di un centro studi su base territoriale, in rete con i Comuni
dell’area, per lo studio e la promozione di ogni misura-azione o progetto in
grado di generare sviluppo e occupazione sul territorio.
Pagina 54
6. LA CITTA’ PER GLI SPORTIVI
Una città dove la possibilità di praticare attività sportiva diventi effettiva e non solo
potenziale e dove discipline come il nuoto e il calcio possano diventare accessibili a
tutti, richiede:
a. Azioni materiali ed immateriali, di sostegno e promozione della pratica
sportiva per le persone disabili, in tutte le discipline sportive possibili, con la
programmazione di eventi di dimensione nazionale (Special Olympics, giochi
nazionali etc..), in rete con le altre città lucane, con particolare riferimento
all’anno di celebrazione dei mille anni (Melfi 2018).
b. Maratona sulla VIA APPIA: MELFI-VENOSA.
c. l’implementazione dell’impianto piscina comunale come luogo di
intrattenimento, oltre che per la pratica sportiva, nei periodi estivi e
realizzazione di viabilità di accesso autonoma rispetto allo stadio.
d. la semplificazione delle modalità di accesso all'impiantistica sportiva di
quartiere.
e. la disponibilità anche per i dilettanti dell'impianto sportivo per la pratica del
calcio, anche con l’eventuale realizzazione di una seconda struttura.
f. la messa a disposizione delle strutture sportive comunali, con il sostegno alle
associazioni sportive meritevoli anche attraverso il contenimento dei costi di
fruizione delle strutture.
g. il potenziamento impiantistica sportiva di contrada S.Arbuzzese.
h. potenziamento buoni sport per l’accesso all’attività sportiva dei giovani
appartenenti a nuclei familiari in disagio economico.
i. la costituzione della consulta delle associazioni e società sportive.
Pagina 55
7. LA CITTA’ CHE TI CURA
L'obiettivo di fornire risposte appropriate ai bisogni di salute della popolazione più
fragile (minori, anziani e disabili) e di sostegno alle famiglie, con la presenza di
un'offerta di servizi adeguati, necessita di:
a. Realizzazione della CASA DELLA SALUTE, in collaborazione con ASL e REGIONE,
con lo scopo di accentrare i servizi territoriali di base in spazi più adeguati ai
bisogni che la città presenta.
b. implementazione dei servizi rivolti alla popolazione fragile (anziani, disabili,
minori etc..) e ridefinizione di tariffe più eque.
c. progetto VITA INDIPENDENTE, per la realizzazione di interventi personalizzati
di assistenza agli anziani e disabili.
d. Promozione di nuovi servizi complementari e di supporto al sistema sanitario,
per i malati oncologici e per i loro familiari, con il coinvolgimento e il sostegno
delle associazioni di volontariato.
e. azioni di integrazione degli immigrati.
f. realizzazione del canile sanitario, azioni di prevenzione e contenimento del
randagismo, in collaborazione con le associazione di volontari, con particolare
attenzione alla prevenzione delle nascite attraverso azioni continue di
sterilizzazione e con l'apertura del canile comunale.
g. attivazione di azioni di sostegno economico alle famiglie in difficoltà (reddito
di inclusione), con l’attuazione delle misure di corresponsabilizzazione dei
beneficiari già previste nel nuovo regolamento approvato dal Consiglio
Comunale nell’anno 2015.
h. azioni di sostegno per il mantenimento e il potenziamento delle strutture
sanitarie, socio-sanitarie e assistenziali.
i. attività di monitoraggio e miglioramento della qualità del servizio di mensa
scolastica con l'impiego di prodotti locali.
Pagina 56
j. Completamento e entrata in funzione del nuovo Piano della Protezione civile,
istituzione del punto Com di protezione civile e realizzare esercitazioni
periodiche per la diffusione della cultura della prevenzione dei rischi
territoriali.
k. migliorare il servizio di scuola bus nelle frazioni, nelle aree urbane periferiche
e di nuovo insediamento.
Pagina 57
8. LA CITTA’ CHE INNOVA
Il sistema urbano intelligente deve essere anche e soprattutto luogo di
sperimentazione, di stimolo e di laboratorio dell'innovazione culturale, sociale,
economica, tecnologica, amministrativa e politica. Deve essere caratterizzato dalla
introduzione continua di elementi di forte innovazione organizzativa, il
miglioramento degli standard dei servizi, gli Investimenti in nuove tecnologie, diversi
stili di governo dei processi e la partecipazione democratica effettiva, attraverso il
sostegno e lo stimolo di:
a. introduzione nei capitolati dei servizi esternalizzati di elementi tesi a collegare
la remunerazione del soggetto gestore dei servizi con la qualità percepita dagli
utenti fruitori dei servizi stessi, sulla scorta della prima sperimentazione già
avviata nell’anno 2015 per la mensa scolastica (inizio settembre 2016), il
trasporto scolastico, la gestione del palasport e l’asilo nido;
b. investimenti diretti per la realizzazione di impianti di produzione di energia da
fonti rinnovabili, con particolare riferimento all'energia solare su edifici
pubblici e la sostituzione dei corpi illuminanti della pubblica illuminazione (per
ridurre il consumo di energia) come contributo alla politica energetica
nazionale.
c. la promozione e il sostegno degli investimenti privati diffusi per gli impianti di
produzione di energie da fonti rinnovabili rivolti all'autoconsumo.
d. la promozione di misure tese a promuovere, diffondere e rendere
concretamente possibile l’utilizzo di auto elettrica per la mobilità dei singoli
cittadini.
e. l'implementazione e l'incentivazione dell'infrastruttura per le
telecomunicazioni, anche nelle frazioni, con la realizzazione di punti di accesso
internet wireless gratuiti.
Pagina 58
f. la costituzione del forum dei giovani, luogo e strumento di coinvolgimento
delle nuove generazioni rispetto all'amministrazione comunale.
g. l’introduzione nello strumento urbanistico di un’adeguata regolamentazione
che disciplini l’insediamento di impianti per la produzione di energia da fonti
rinnovabili e ne limiti la diffusione entro i limiti della salvaguardia
paesaggistica.
h. l'adozione di uno stile di governo pienamente democratico, policentrico, che
assicuri comportamenti etici e valori indispensabili per il processo decisionale
e l'adozione delle scelte politiche.