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Città antica e città contemporanea;
forme dell’urbanizzazione e dinamiche delle trasformazioni;
l’urbanistica della città europea, teoria e prassi
DEFINIZIONI
Città: da luogo del potere politico e temporale e del mercato a realtà metropolitane
e a megalopoli caratterizzate in modo molto diverso a seconda dei contesti
territoriali discipline: urbanistica, economia, geografia, diverse branche
ingegneria…….
Territorio: ambito spaziale caratterizzato dal punto di vista fisico, socioeconomico,
amministrativo/politico
discipline: pianificazione urbanistica e territoriale, geografia, diverse branche
ingegneria…….
Ambiente: luogo dell’intersezione tra sistema fisico-naturale, sistema
socioeconomico e sistema territoriale discipline: ecologia, geografia, diverse
branche ingegneria…….
“L’urbanistica, ovvero l’arte di organizzare gli insediamenti
umani in forma razionale e
conveniente per lo svolgimento delle diverse
attività dell’uomo, ha origine antichissime che possiamo far
risalire ai tempi preistorici”
Dalla preistoria ad oggi l’urbanistica tuttavia si è evoluta
profondamente e lo stesso termine si rivela oggi insufficiente per
descrivere e comprendere i diversi aspetti, metodi e settori della
disciplina; il termine urbanistica è divenuto un aggettivo all’interno di
parole composte come pianificazione urbanisticao
progettazione urbanisticamentre sempre più frequentemente si
parla di pianificazione territorialee di pianificazione ambientale
Fera G. (2002), “Urbanistica. Teorie e storia”, Gangemieditore
Urbanesimo e urbanizzazione
Il concetto di fenomeno urbano, sottolinea Pierre-Henri Deryche, è
stato utilizzato per la prima volta, nella prima metà degli anni Cinquanta
del secolo scorso dal geografo George Chabot, per caratterizzare il
“prodigioso sviluppo delle città nell’epoca contemporanea”.
Secondo Jean Gottmann : “città e territorio sono concetti in
evoluzione”.
Formazione e diffusione della città preindustriale
Dalvillaggio allapolis, all’urbs
Lewis Mumford, nella sua opera “La cittànella storia”, sintetizza in una sola frase
quello che è stato il processo di evoluzione della città nel corso dei secoli dalle origini
ad oggi:
“Questo libro si apre con una cittàche era, simbolicamente un mondo e si conclude con un mondo che èdiventato per molti
aspetti pratici una città”
(Mumford, 1961)
Le città antiche rappresentano, per i loro abitanti, un “mondo” in un duplice senso:
1. Rappresentano una realtà politica e economica a se stante, circoscritta da mura,
cui si contrappone tutto ciò che sta al di là della cerchia muraria;
2. La forma della città riflette, spesso, le concezioni cosmologiche dei suoi abitanti.
Le caratteristiche
La forma
Le dimensioni
Il concetto stesso di città
Si sono profondamente evoluti.
Dalla polis greca, che rappresenta la prima e più avanzata forma di organizzazione
politica “democratica” incentrata sulla città, e nel contempo un modello maturo di
organizzazione spaziale, fino alle odierne aree metropolitane con svariati milioni di
abitanti, il processo evolutivo degli insediamenti urbani presenta un percorso
discontinuo.
Se si esaminano alcune caratteristiche della città (dimensione, forma, attività svolte),
tali caratteristiche si mantengono pressochè inalterate per quasi 7000 anni e
subiscono invece una radicale trasformazione solo negli ultimi 200 anni, a partire dalla
rivoluzione industriale.
LA TRIBU’ DIVENTA UN VILLAGGIO
nasce il villaggio (luogo della difesa e dello scambio)
nascono le comunicazioni (per scambiare beni con altri villaggi),
nascono le prime tracce di organizzazione del territorio: le
strade, i mercati, i ruoli e i ranghi
Nel villaggio:
adeguati sistemi garantiscono la DIFESA
Esistono spazi specifici deputati all’IMMAGAZZINAMENTO dei prodotti
Esistono luoghi deputati allo SVOLGIMENTO DI RIUNIONI e alla
CELEBRAZIONE DI EVENTI PARTICOLARI
VILLAGGI SITUATI ACCANTO A QUESTI LUOGHI “SPECIALI” ACQUISTANO
PIÙ IMPORTANZA
ELEMENTI FONDATIVI DELLA CITTA’:
MURA per la difesa
VIE D’ACQUA per il commercio
VIE DI TERRA per il commercio
Attualmente molte delle più importanti città si trovano vicino a siti
“speciali”:
Alture e altre difese naturali
Mari
Fiumi
Strade principali
DIMENSIONE
LA CONTRAPPOSIZIONE CITTA’-VILLAGGIO
implica lo sviluppo del villaggio la sua crescita fisica ed economica
ECONOMIA
LA CITTA’ NON SI FONDA SULL’ECONOMIA RURALE
Separazione tra le attività che si svolgono in città e il territorio agricolo
CONTRAPPOSIZIONE CITTA’-CAMPAGNA
Dimensione fisica e demografica: La città antica era piccola; dal momento che non
esistevano mezzi di comunicazione la sua dimensione era determinata dalla spazio
percorribile a piedi dall’uomo.
Nella polis grecale contenute dimensioni urbane dovevano rispondere a due esigenze
fondamentali:
-Di ordine economico: la popolazione non doveva superare la soglia oltre la quale il
territorio agricolo circostante non sarebbe stato sufficiente a garantirne un adeguato
sostentamento;
-Di ordine politico: occorreva assicurare il massimo della partecipazione democratica
dei cittadini alla vita politica ed al governo della città, al di la di una certa soglia
dimensionale, ciò sarebbe stato difficile.
Ippodamo da Mileto aveva fissato in 10.000 abitanti la
dimensione della città ideale
Non è solo la dimensioni fisica e demografica a marcare la netta
distinzione tra città antica e città moderna.
Le città antiche erano circondate da mura ed avevano pertanto un
confine netto e ben preciso. La cui funzione non era solo quello di
costituire uno strumento di difesa in caso di guerra e assalti nemici ma
segnava il confine politico e amministrativo della città e con il suo
andamento ne definiva il perimetro.
La città cresceva entro il confine delle mura.
estreme conseguenze di quello di Ur: posta a cavallo dell’Eufrate che la bipartisce, è cinta
da doppie mura con spessore complessivo di 25 m alla base. La zona sacra e di comando è
delimitata a levante da una strada processionale rettilinea larga 23 m, la prima strada
monumentale della storia. Tutta la città traduce la concezione cosmologica babilonese.
Il Borgo fortificato di Monteriggioni (Siena)
mesopotamiche ed
egizia su suolo europeo, innestandosi su antiche culture neolitiche. La principale
innovazione è l’introduzione di un nuovo elemento spaziale urbanistico: la piazza
chiusa (a Cnosso 27 x
55)
degli incontri sociali e dalle attività di gruppo. La città si differenzia da qualsiasi
altro tipo di insediamento precedente per la ricchezza delle attrezzature e dello
spazio pubblico (pritaneo, agorà, teatro, ginnasio). Il concetto di “spazio” viene
demitizzato e diviene oggetto di indagine e speculazione filosofica. È una città
degli uomini per gli uomini.
Nel medioevo una nuova
cultura urbana è basata su una
piccola città autosufficiente che
ristruttura il territorio
europeo in minuscole
aggregazioni di città e
campagna. È caratterizzata da
fervore di vita, la struttura
urbana traduce in pratica
questo dinamismo esaltando
nel suo tessuto i percorsi e i
luoghi di incontro. La città
medievale, dotata di propri
statuti e ordinamenti, realizza
un piccolo microcosmo. Per chi
giunge da lontano si presenta
come entità autonoma,
circoscritta da mura, inserita in
un particolare paesaggio agricolo e ben riconoscibile
da lontano per il profilo di torri, tetti e guglie che la
sintetizza come simbolo collettivo in cui si identificano
tutti i cittadini.
Pisa entro le Mura
Il passaggio dalla città medioevale a quella barocca
Tra il Quattrocento e il Seicento
In questo periodo in Italia si sviluppa un nuovo
complesso di elementi culturali
ECONOMIA: CAPITALISMO MERCANTILE
Trasformazioni territoriali Il cuore del sistema capitalistico è nelle fabbriche; il
cervello è nelle banche e negli uffici delle società;
la rete che alimenta le une e impartisce gli ordini delle seconde è nel
sistema delle comunicazioni.
La crescita delle fabbriche e della rete dei trasporti e delle comunicazioni
è la trasformazione territoriale più vistosa nel Settecento e nell’Ottocento.
Ma la borghesia ha bisogno di avere mercati nazionali ampi e sicuri per i
propri prodotti: ha bisogno di uno Stato nazionale
Le città Capitali
L’epoca del trionfo della borghesia è anche l’epoca della formazione dei
grandi stati nazionali e della costruzione delle città capitali
Le grandi capitali diventano città speciali:
per la rappresentazione che in esse si svolge,
per il potere che in esse deve esprimersi,
per il prestigio che dalla loro forma deve emanare,
perché sono il luogo della residenza della classe dirigente: dei
funzionari delle imprese e delle banche, dei membri
dell’amministrazione pubblica
Si sviluppa l’arte urbana che arricchisce le città di episodi architettonici di rilievo;
si comincia a teorizzare sulla “forma urbis” fino a dare fioritura a nuove idee urbanistiche, a “città ideali”, aprendo la strada alle utopie.
L’idea di città entra in movimento.
Nuovi fuochi, nuovi assi
Alla casa del podestà e del vescovo, al palazzo del ricco
mercante, si aggiunge, moltiplicandosi, la residenza delle
famiglie borghesi.
Si afferma un nuovo disegno urbano, i cui punti di forza non sono più solo i “fuochi” della città greco-romana o medioevale (la cattedrale, il foro o la piazza, il municipio, la rocca, il mercato) ma sono prospettive, percorsi, viali ecc., che riprendono elementi dell’insediamento signorile ELEMENTI CARATTERIZZANTI DELLA CITTA’
BAROCCA
Influenze della corte barocca sulla città:
• Teatro
• Grandi collezioni d’arte (Museo Vaticano, Louvre, National Gallery)
• Sale da concerti
• Il parco
• Il giardino da diporto
• Il giardino zoologico
• Ampliamento dei quartieri benestanti residenziali a discapito del
sovraffollamento dei più miseri
• Scarsità di igiene
TRA SEICENTO E SETTECENTO
Si allarga rapidamente l’orizzonte urbano:
protestantesimo, mercantilismo, accumulazione capitalistica,
centralizzazione del potere, colonizzazione, scoperte e sistemi scientifici, rivoluzione industriale e demografia, teorizzazione economica, lotta
politica.
Dopo secoli di relativa stabilità demografica la popolazione europea in
fase di incremento (dai 180 milioni del 1800 ai 400 milioni del 1900) si
pone in movimento ridistribuendosi sul territorio e creando problemi
nuovi che trovano impreparata l’antica strutturazione urbana e
territoriale.
Il significato aulico e celebrativo impregna gli spazi urbani del Sei-
Settecento fino a trasformare la città in teatro.
Amsterdam e Torino si salvano dagli schematismi ampollosi per dar vita a complessi unitari ed equilibrati.
Altri esempi:
città pianificate in Sicilia dopo il terremoto del 1693,
Londra e piano di C. Wren dopo l’incendio del
1666;
Roma di Bernini e Borromini;
Parigi di Luigi XIV e il piano di Colbert del 1675 (grandi opere celebrative);
Pietroburgo;
Copenaghen, Vienna, Stoccolma.
PER DUE SECOLI I MODELLI SPAZIALI BAROCCHI COSTITUISCONO LA
MATRICE UNIFICANTE DELLO SPAZIO URBANO EUROPEO.
la città in teatro. Amsterdam e Torino si salvano dagli schematismi ampollosi per dar vita a
complessi unitari ed equilibrati. Altri esempi: città pianificate in Sicilia dopo il terremoto del
1693, Londra e piano di C. Wren dopo l’incendio del 1666; Roma di Bernini e Borromini; Parigi di
Luigi XIV e il piano di Colbert del 1675 (grandi opere celebrative); Pietroburgo; Copenaghen,
Vienna, Stoccolma. Per due secoli i modelli spaziali barocchi costituiscono la matrice unificante
dello spazio urbano europeo
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
La rivoluzione industriale è un processo di trasformazione economica e produttiva che
si sviluppa in un periodo lungo e non sempre storicamente omogeneo, prima di
arrivare a consolidarsi e a caratterizzare definitivamente la società occidentale.
Se ne riconoscono gli inizi in Inghilterra nella seconda metà del XVIII secolo e se ne può
verificare l'affermazione progressiva, ad un ritmo sempre più accelerato, nei paesi
europei o di origine europea, in tempi e modi diversi, lungo tutto il XIX secolo.
Comprenderne i meccanismi economici e gli aspetti politici e sociali significa darsi
ragione dell'ultima vera "rivoluzione urbana" nella storia della città, dei nuovi rapporti
che si istaurano fra città e non città, fra città e cittadini, fra città e disciplina
urbanistica.
Non è possibile definire un rapporto di continuità fra la città nata dalla rivoluzione
industriale e la città barocca più di quanto non lo sia con la città medioevale: il salto è
radicale, qualitativo e quantitativo e la persistenza di forme o istituzioni cittadine del
passato non basta ad eliminarlo.
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1769 watt perfeziona e brevetta la macchina a vapore; il carbone coke
comincia ad essere usato nei processi industriali;
l’industria tessile prima organizzata su un sistema famigliare sparso (lavoro a cottimo)
ora necessità di ampi spazi localizzati vicino alle fonti in grado di alimentare la
macchina (fiumi e miniere);
anche l’industria siderurgica, grazie al carbone, comincia a crescere e comincia ad
alimentare l’industria meccanica;
SI CREA UN SALDO LEGAME TRA INDUSTRIA E CITTÀ
INDUSTRIALIZZAZIONE
MIGLIORAMENTO E CRESCITA DELLE
INFRASTRUTTURE PER IL
TRASPORTO
Le strade parrocchiali e di campagna furono ingrandite e sostituite da strade a
pedaggio;
i fiumi navigabili furono integrati da una rete di nuovi canali artificiali;
Compagnie private svilupparono servizi di trasporto su diligenze e natanti;
1825 locomotiva di stephenson, SVILUPPO DELLE RETI FEROVIARIE
CRESCITA SMISURATA DELLE CITTÀ
ULTERIORE ABBANDONO DELLE CAMPAGNE
URBANESIMO*
Urbanesimo: fenomeno per cui si verifica una concentrazione crescente degli abitanti di una nazione nelle città, a causa dell'immigrazione dalla campagna di persone che lasciano l'agricoltura per lavorare nell'industria
Mentre i cambiamenti nella città antica erano
lentissimi
nella città industriale sono velocissimi
NEL BORGO LA COSTRUZIONE DI UN ELEMENTO FORTE (PIAZZA, CHIESA,
QUARTIERE, ECC) EQUIVALEVA AD UN SEGNO FORTE E DURATURO SUL TERRITORIO
NELLA CITTA’ INDUSTRIALE DIMINUISCE LA
POSSIBILITA’ DI INCIDERE SUL TERRITORIO CON I MEZZI
TRADIZIONALI
LA CITTA’ DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Le varie classi sociali tendono a stabilirsi in quartieri diversi - ricchi, medi, poveri - e le
famiglie tendono a vivere il più possibile appartate;
Il grado di indipendenza reciproca diventa il contrassegno più importante del livello
sociale:
- i ricchi hanno case più appartate: ville o villini
- i poveri hanno abitazioni meno appartate: case a schiera o alloggi sovrapposti in
fabbricati a molti piani
Poiché i regolamenti mancano o sono in disuso, la qualità degli alloggi più poveri può
peggiorare fino al limite sopportabile dai lavoratori peggio pagati:
Gruppi di speculatori si incaricano di costruire queste case, poche alla volta o in grandi
complessi, mirando solo a ottenere il massimo guadagno;
Gli effetti di queste trasformazioni si sommano e si
aggravano verso la metà dell'800
Prima e dopo la rivoluzione industriale
CRISI DELLA CITTA’ INDUSTRIALE
Nell’800 le città cominciano ad accusare gli inconvenienti
dell’industrializzazione e dell’urbanesimo
La popolazione che affluisce dalle campagne viene alloggiata
riempiendo gli spazi vuoti dei vecchi quartieri o in nuove costruzioni
periferiche, quasi sempre opera di speculatori edilizi
AUMENTO DELLE DENSITA’
NASCITA DI QUARTIERI PERIFERICI
MANCANZA DI NORME IGIENICO SANITARIE
MANCANZA DEI BASILARI SERVIZI
SOVRAFFOLLAMENTO
CRISI DELLA CITTA’ INDUSTRIALE
Difficolta’ nello smaltimento dei liquami e dei rifiuti
Carenza di servizi (ad es. le fogne) Quartieri
residenziali malsani
Carenti condizioni igieniche generano epidemie
(colera, tifo, ecc.)
Aumento della povertà
Speculazione sull’edificazione dei quartieri residenziali
con scarsissima qualità
Le case sorgono vicino alle officine che le inquinano
con i fumi
Le radici dell’urbanistica moderna
Le radici dell’urbanistica moderna sono proprio qui, nel momento in cui le gravi
situazioni della città industriale provocano non solo il disagio, ma anche la protesta
delle persone che vi sono coinvolte.
L’urbanistica abbandona per sempre la posizione di apparente
distacco dai conflitti sociali, conservata fino ad allora all’ombra del potere
assoluto.
L’impegno dell’urbanistica non è relegato ai soli aspetti tecnico-distributivi, ma si carica
di un significato sociale che non l’abbandonerà più: tentare di distribuire i benefici del
progresso a tutte le fasce sociali della popolazione.
Nel periodo che va da Waterloo (1815) alla rivoluzione del 1848 gli aspetti tecnici e
quelli politici della ricerca urbanistica si presentano fortemente uniti, quasi incorporati
uno nell’altro
La nascita delle utopie e della legislazione
Fin dalle sue origine l’urbanistica moderna mette in luce il suo doppio
carattere: scientifico e moralistico.
Si cominciano a delineare le motivazioni che distinguono l’azione
responsabile dei suoi promotori attuali, da quella subalterna ed evasiva
degli artisti di un tempo.
Nell’ambito di questo impegno esistono due linee d’azione nettamente
divise:
• c’è chi persegue un modello ideologico globale in alternativa alla
città esistente (gli utopisti)
• chi invece partendo dalle esigenze tecniche connesse allo sviluppo
industriale, tenta di correggerne i difetti (i funzionalisti) ALLA
PREISTORIA DELL’URBANISTICA MODERNA
Presa di coscienza dei disagi della città
industriale
protesta degli abitanti
di nuovi strumenti per risolvere i
problemi
1 UTOPISMO
2 FUNZIONALISMO
LE BASI DELL’URBANISTICA IN ITALIA E LA NASCITA DEL PIANO
URBANISTICO
l'urbanistica è una disciplina
attiva che opera sul territorio in vista di
alcune necessità.
L’urbanistica moderna nasce come tentativo di dare una risposta alle esigenze formali e funzionali, di organizzazione fisica e di organizzazione funzionale, nate dall’impetuoso e distorto sviluppo capitalistico.
Il piano per la città dell’Ottocento
L’area di Parigi pre-Haussmann con i 12 arrondissements (in rosa), le nuove strade
(in nero), i nuovi quartieri (tratteggio incrociato), i nuovi parchi urbani (in verde), la
Grand Croisèe (in rosso)
Il piano Poggi: Le nuove arterie (in nero), le zone verdi (in grigio)
Dalla diffusione insediativa alla metropolizzazione
• La città contemporanea è il risultato dell’esplosione sul territorio della città
tradizionale, con nuovi territori a bassa densità che si aggiungono alle tradizionali
periferie metropolitane, con interrelazioni stabili tra le sue parti;
• Una “città” la cui dimensione geografica non corrisponde più a quella
amministrativa e che rende inutili piani e politiche a livello comunale;
• Una “città” che, nonostante la definitiva crisi preconizzata nella seconda metà del
XIX secolo, ha una forza crescente: è lì che la maggior parte delle persone vuole vivere,
dove spera di trovare più facilmente un lavoro, di incontrare altre persone, di vivere
meglio rispetto alla sua situazione precedente
• Una “città” che induce i suoi abitanti a nuovi stili di vita, all’insegna di una mobilità
continua, non solo per lavoro e studio, ma anche per shopping e tempo libero
La regione urbana milanese
1936 1970 oggi
Insostenibilità e nuovi squilibri territoriali della città contemporanea
• le dimensioni della città contemporanea e la concentrazione nelle aree più centrali di
attività e servizi determinano nuovi squilibri territoriali e più rilevanti effetti di
congestione nelle stesse
•si perde il mix funzionale e sociale che ha sempre caratterizzato la città, con la
formazione di nuovi territori urbani monofunzionali (residenziali) e un processo di
terziarizzazione crescente della città tradizionale
•la nuova “città” può contare solo in parte su una mobilità di massa non inquinante ed
energivora (ferro), mentre i suoi territori più estesi possono essere serviti solo dalla
mobilità motorizzata individuale (automobile) e dai servizi di trasporto collettivo su
gomma
•la nuova “città” è priva di uno spazio pubblico riconoscibile, cioè dell’elemento
fondamentale che ha sempre caratterizzante la vita urbana, poco garantito
dall’urbanistica anche nelle periferie metropolitane: il suo spazio pubblico è quello
delle infrastrutture di connessione (viabilità, ferrovie) e quello dei centri commerciali e
delle strutture dell’intrattenimento diffuse sul suo territorio
Le patologie ambientali della città contemporanea
•Il ricorso prevalente all’automobile genera congestione e inquinamento (40 milioni di
auto circolanti), più di quello delle attività produttive; oltre ad e una condizione di
insostenibilità complessiva, rappresenta la causa di molte patologie, insieme alle
conseguenze degli incidenti stradali;
•Le risorse ambientali non sono tutelate: il suolo, risorsa finita, è consumato con ritmi
eccessivi (80 – 100 ha/giorno) senza nessuna forma di compensazione, mentre la
diffusione insediativa impedisce i processi naturali di rigenerazione ecologica di acqua
e aria; si determina così una condizione di non sostenibilità
•la mancanza di sicurezza della città contemporanea non dipende solo dall’uso
prevalente dell’automobile, ma anche dallo spopolamento delle parti centrali, dalla
monofunzionalità delle sue parti più a bassa densità, dalla dispersione insediativa che
genera luoghi abbandonati e privi d’identità e dalla formazione di aree di esclusione e
segregazione dove trovano posti i soggetti più vulnerabili
COS’E’ L’URBANISTICA
COS’E’ L’URBANISTICA
“Urbanistica”, Giovanni Astengo, in Enciclopedia dell’Arte, vol XIV, venezia, Sansoni,
1966
L’urbanistica è la scienza che studia i fenomeni urbani in tutti i loro
aspetti avendo come proprio fine la pianificazione del loro sviluppo
storico,
sia attraverso l’interpretazione, il riordinamento, il risanamento,
l’adattamento di aggregati urbani già esistenti e la disciplina della loro
crescita,
sia attraverso l’eventuale progettazione di nuovi aggregati, infine
attraverso la riforma e l’organizzazione ex-novo dei sistemi di raccordo
degli aggregati con l’ambiente naturale.
Come attività specificatamente intenzionata alla progettazione degli
sviluppi urbani, l’urbanistica è interessata alle componenti
geografiche, storiche, ideologiche, culturali, economiche, etc. del
fatto urbano, nonché a tutte le esigenze tecnologiche, igieniche,
educative, assistenziali ad esso connesse.
“Guarda all’evoluzione della città (organismo in continua
trasformazione) nella sua totalità” (Piccinato
1938)
“E’ la scienza che studia i fenomeni urbani in tutti i loro aspetti per pianificarne lo sviluppo storico sia attraverso il riordino
dell’esistente, sia attraverso la progettazione di nuovi aggregati, sia
attraverso il raccordo degli aggregati con l’ambiente naturale”
(Astengo 1966)
“Da un lato individua ogni studio sui problemi della città, dall’altro
individua l’attività pratica di progettazione per le strutture fisiche
della città"
(Quaroni 1969)
Piccinato: inserisce la DIMENSIONE ECONOMICA
Astengo: il funzionamento di una città è imprescindibile dalle
RELAZIONI CON IL TERRITORIO CIRCOSTANTE
Quaroni: due anime dell’Urbanistica STUDIO E
PROGETTO
Definizioni di urbanistica
B. Secchi (Prima lezione di urbanistica, Laterza, 2000):
“Per urbanistica intendo …le tracce di un vasto insieme di pratiche: quelle del continuo e consapevole modificare lo stato del territorio e della città”.
B. Secchi (Prima lezione di urbanistica, Laterza, 2000):
Definizioni di urbanistica
“L’urbanistica si occupa di tutto ciò: delle trasformazioni del territorio,
dei modi nei quali avvengono e sono avvenute, dei soggetti che le promuovono, delle loro intenzioni, delle tecniche che utilizzano, dei
risultati che si attendono, degli esiti che ne conseguono, dei problemi che, di volta in volta sollevano inducendo a nuove trasformazioni”.
G.CamposVenuti, Amministrare l’urbanistica, PB Einaudi, 1967 (1999):
“Saremmo imbarazzati ad attribuire la disciplina urbanistica ad
uno solo dei due mondi contrapposti [della cultura artistico-
letteraria da un lato e di quella scientifica dall’altro] e ci sembra pure grossolano affermare che l’urbanistica è per
metà scienza e per metà arte. Al contrario proprio l’urbanistica
può rappresentare un facile esempio di una disciplina che,
Definizioni di urbanistica
senza dividersi fra l’uno e l’altro dei due mondi culturali,
appartiene ad un mondo culturale nuovo,
tendente a risolvere dialetticamente le contraddizioni di quello vecchio”.
G.CamposVenuti, Amministrare l’urbanistica, PB Einaudi, 1967 (1999):
“E’ certamente complesso definire i contenuti di una città:
infatti la città avrà, oltre a quelli urbanistici, contenuti culturali,
contenuti politici, contenuti economici, sociali, etc.
…
I contenuti urbanistici riflettono più o meno apertamente gli
altri contenuti della città, proprio perché la struttura della città è stata costantemente influenzata dalla sua cultura, dalla sua
politica, dalla sua economia: ma dovranno, per essere
urbanistici, rappresentare specificamente la
manifestazione spaziale degli altri contenuti”.
E. Salzano, Fondamenti di urbanistica. La storia e la norma, Laterza, 1998):
“La pianificazione nasce, nei tempi moderni, come tentativo di
dare una risposta positiva alla crisi della città dell’Ottocento….
Occorreva regolare lo sviluppo urbano con uno strumento che
riuscisse a dare coerenza a cose che erano diventate incoerenti e contraddittorie”.
E. Salzano, Fondamenti di urbanistica. La storia e la norma, Laterza, 1998):
“La pianificazione nasce così come un insieme di regole,
dettate dall’autorità pubblica, miranti a dare
ordine alle trasformazioni della città e a fornire
una cornice all’interno della quale potessero esplicarsi le
attività di costruzione e utilizzazione poste in opera da
operatori privati”.
Riferimenti bibliografici
G. Astengo, voce “Urbanistica”, in Enciclopedia universale dell’arte, vol. XIV, Istituto per la
collaborazione culturale, Venezia-Roma 1966.
A. Bianchi, Frammenti. Sulla città, l’urbanistica e dintorni, Rubettino, Soveria Mannelli, 1998.
A. Bianchi, lettura critica del saggio di V.G. Childe, The urbanRevolution, in Sara Rossi
(a cura di), Invito alla lettura, Cinquanta importanti testi del Novecento diarchitettura,
urbanistica, arte e storiografia, Iiriti editore, Reggio Calabria, 2003
Brunetti F., Profilo storico dell’urbanistica, dalle origini al Settecento, Padova, 1978. G.
Fera, Urbanistica, teoria e Storia, Gangemi editore, Roma 2002.
M. Morini, Atlante di storia dell’urbanistica, Hoepli, Milano, 1963.
L. Mumford, La cittànella storia, Bompiani, 1994.