CIRCOLO OCCUPATO

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Il programma elettorale del PD e della coalizione Italia Bene Comune, sottoscritto da tre milioni e mezzo di italiani alle Primarie, parlava chiaro: incenti- vazione del lavoro giovanile, rilancio delle piccole imprese con ristrutturazione immediata di scuole ed ospedali, crescita puntata sulla green economy, intro- duzione di diritti civili come la cittadinanza italiana in base allo ius soli e il riconoscimento giuridico alle coppie omosessuali, tutela delle donne vittime di violenza, lotta alla dispersione scolastica, finanzia- menti alla ricerca e alla cultura, … Un programma progressista per un governo di cambiamento. Per dare finalmente respiro ai bisogni del nostro Paese. Eppure, dopo due mesi dalle elezioni, quello stesso programma è stato letteralmente stracciato. Parte del PD (i famosi 101 traditori, e forse anche qualcuno in più) ha fatto di tutto per delegittimare Pierluigi Bersa- ni dal ruolo di vincitore delle elezioni, e quindi unica persona legittimata a formare un governo. La mossa dei 101 traditori è stata chiara e mirata, perché sape- vano che non votare alla Presidenza della Repubblica Romano Prodi, l’unico colpevole del fallimento di questo progetto sarebbe stato il Segretario. Hanno così ottenuto quello che molti (soprattutto a destra) desideravano: la rielezione di Giorgio Napolitano, che avrebbe avuto come principale conseguenza la nascita di un governo di “larghe intese” tra PD, PDL e Monti. Sono riusciti nel loro intento: rieletto Napolitano, l’incarico di governo è stato dato ad Enrico Letta, ora a capo di un esecutivo formato dai ministri dei tre partiti (una vera e propria ammucchiata, ammettiamo- lo), nel quale troviamo Alfano addirittura Ministro dell’interno nonché vice Premier. E un Ministro dell’interno che manifesta a Brescia (dopo la sentenza che condanna Berlusconi a quattro anni) contro i giudici “persecutori e comunisti” non è certo ciò che gli elettrori del centrosinistra si aspettavano di gene- rare con il loro voto. Dimenticate le istanze progressiste contenute nel programma, questo governo non è accettabile da chi condivide quei valori che della sinistra sono cardine. Senza l’ipocrisia di nascondersi dietro l’emergenza, questo governo sembra il risultato di un progetto studiato da tempo: le sue fondamenta sono state co- struite in anni e anni di tradimenti da parte di quella parte del PD memore ancora delle più losche strate- gie democristiane. Non è questo il governo per cui abbiamo fatto cam- pagna elettorale, non è questo il governo che abbia- mo votato da liberi e convinti elettori. Questo gover- no, che non sia in nostro nome. Danilo Proietti Per Ignazio MARINO Sindaco di Roma sanità, ma che riproponga un mo- do più equo di redistribuzione dei doveri fiscali; resistiamo per un partito che lotti contro la lentezza della burocrazia e della giustizia, ma a garanzia dei diritti dei cittadi- ni, non del capo. Semplicemente, chiediamo che i livelli gerarchicamente superiori del Partito siano garanzia degli iscritti, ma che le decisioni sulle questioni territoriali (per esempio nelle composizioni delle liste), vengano lasciate all’autonomia dei territori; chiediamo che le primarie siano intese come ruolo di coinvol- gimento della cittadinanza, chiama- ta a giudicare idee e competenze dei candidati, e non come “conta” tra i componenti delle varie cor- renti: perché così non hanno sen- so, se non negativo; chiediamo che chi ricopre ruoli di dirigenza guidi il Partito e richiami al rispetto dei suoi principi fondanti, e chi invece è candidato a ruoli amministrativi, ne coniughi di volta in volta i prin- cipi in provvedimenti, senza che ci sia sovrapposizione tra questi due ruoli; chiediamo che l’agenda del nostro Partito torni ad avere tra i suoi punti cardine la creazione e la difesa del lavoro, la centralità del welfare, la tutela dell’ambiente, la valorizzazione culturale, il soste- gno all’integrazione e la garanzia della trasparenza. Lo chiediamo con le nostre voci, più forti perché insieme a noi gri- dano i militanti delle Feste dell’Unità, i lavoratori esodati e quelli precari, i malati che non possono permettersi assistenza privata, madri e padri che hanno bisogno di scuole pubbliche, immi- grati che cercano qua riscatto, stanchi di essere quelli che infran- gono la legge, cittadini che voglio- no respirare aria pulita, nelle loro città e nelle forme associative a cui decidono di partecipare. Per questo resistiamo, oggi più che mai, anche e soprattutto per voi! Valeria Sipari Restiamo per un nuovo PD Non in mio nome Abbiamo parlato alla gente di lavo- ro, perché abbiamo ascoltato nei bar, nelle piazze, nelle feste e nei mercati il disagio di chi un lavoro non ce l’ha. Abbiamo parlato alla gente di welfare, perché le corsie dei pronto soccorso e le liste degli asili nido pubblici sono intasate: quel che c’è non basta o non fun- ziona come dovrebbe. Abbiamo parlato alla gente di ecologia, per- ché in tanti hanno manifestato contro le politiche affariste di chi costruisce discariche per interrare rifiuti e affari ancora più sporchi. Abbiamo parlato di cultura, perché una nazione che non capisce che dalla tutela e dalla valorizzazione delle proprie arti può ripartire il suo riscatto, è una nazione cieca. Abbiamo parlato di accoglienza e diritti, perché se non si crea inte- grazione, aumentano disagi e cri- minalità. Abbiamo parlato di tra- sparenza, perché la questione mo- rale non è uno slogan che chiun- que può sbandierare , ma un moni- to che deve guidare le nostre scel- te. Non smetteremo di farlo: non deve cambiare chi della politica fa missione e lavoro onesto e volto al bene pubblico. È chi ne fa affare losco e privato che deve andarse- ne. Per questo restiamo aggrappati ai nostri sogni, nei quali si riflettono le aspettative e i bisogni della gente che vive con noi. Lottiamo per riportare questo Partito sulla giusta rotta, per portare al suo interno le anime belle della società, più forti dell’anima nera di questo PD. Semplicemente, resistiamo per un partito limpido nella gestione delle sue risorse economiche, che è cosa diversa dall’essere pronti a sven- dersi al primo compratore; resistia- mo per un partito che combatta corruzione e evasione fiscale, a cominciare dal falso in bilancio; resistiamo per un partito che non prometta il taglio indiscriminato delle tasse, se questo vuol dire togliere il diritto a istruzione e

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Circolo OCCUPATO

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Il programma elettorale del PD e della coalizione Italia Bene Comune, sottoscritto da tre milioni e mezzo di italiani alle Primarie, parlava chiaro: incenti-vazione del lavoro giovanile, rilancio delle piccole imprese con ristrutturazione immediata di scuole ed ospedali, crescita puntata sulla green economy, intro-duzione di diritti civili come la cittadinanza italiana in base allo ius soli e il riconoscimento giuridico alle coppie omosessuali, tutela delle donne vittime di violenza, lotta alla dispersione scolastica, finanzia-menti alla ricerca e alla cultura, … Un programma progressista per un governo di cambiamento. Per dare finalmente respiro ai bisogni del nostro Paese. Eppure, dopo due mesi dalle elezioni, quello stesso programma è stato letteralmente stracciato. Parte del PD (i famosi 101 traditori, e forse anche qualcuno in più) ha fatto di tutto per delegittimare Pierluigi Bersa-ni dal ruolo di vincitore delle elezioni, e quindi unica persona legittimata a formare un governo. La mossa dei 101 traditori è stata chiara e mirata, perché sape-vano che non votare alla Presidenza della Repubblica Romano Prodi, l’unico colpevole del fallimento di questo progetto sarebbe stato il Segretario. Hanno così ottenuto quello che molti (soprattutto a destra) desideravano: la rielezione di Giorgio Napolitano, che avrebbe avuto come principale conseguenza la nascita di un governo di “larghe intese” tra PD, PDL e Monti. Sono riusciti nel loro intento: rieletto Napolitano, l’incarico di governo è stato dato ad Enrico Letta, ora a capo di un esecutivo formato dai ministri dei tre partiti (una vera e propria ammucchiata, ammettiamo-lo), nel quale troviamo Alfano addirittura Ministro dell’interno nonché vice Premier. E un Ministro dell’interno che manifesta a Brescia (dopo la sentenza che condanna Berlusconi a quattro anni) contro i giudici “persecutori e comunisti” non è certo ciò che gli elettrori del centrosinistra si aspettavano di gene-rare con il loro voto. Dimenticate le istanze progressiste contenute nel programma, questo governo non è accettabile da chi condivide quei valori che della sinistra sono cardine. Senza l’ipocrisia di nascondersi dietro l’emergenza, questo governo sembra il risultato di un progetto studiato da tempo: le sue fondamenta sono state co-struite in anni e anni di tradimenti da parte di quella parte del PD memore ancora delle più losche strate-gie democristiane. Non è questo il governo per cui abbiamo fatto cam-pagna elettorale, non è questo il governo che abbia-mo votato da liberi e convinti elettori. Questo gover-no, che non sia in nostro nome. Danilo Proietti

Per Ignazio MARINO

Sindaco di Roma

sanità, ma che riproponga un mo-do più equo di redistribuzione dei doveri fiscali; resistiamo per un partito che lotti contro la lentezza della burocrazia e della giustizia, ma a garanzia dei diritti dei cittadi-ni, non del capo. Semplicemente, chiediamo che i livelli gerarchicamente superiori del Partito siano garanzia degli iscritti, ma che le decisioni sulle questioni territoriali (per esempio nelle composizioni delle liste), vengano lasciate all’autonomia dei territori; chiediamo che le primarie siano intese come ruolo di coinvol-gimento della cittadinanza, chiama-ta a giudicare idee e competenze dei candidati, e non come “conta” tra i componenti delle varie cor-renti: perché così non hanno sen-so, se non negativo; chiediamo che chi ricopre ruoli di dirigenza guidi il Partito e richiami al rispetto dei suoi principi fondanti, e chi invece è candidato a ruoli amministrativi, ne coniughi di volta in volta i prin-cipi in provvedimenti, senza che ci sia sovrapposizione tra questi due ruoli; chiediamo che l’agenda del nostro Partito torni ad avere tra i suoi punti cardine la creazione e la difesa del lavoro, la centralità del welfare, la tutela dell’ambiente, la valorizzazione culturale, il soste-gno all’integrazione e la garanzia della trasparenza. Lo chiediamo con le nostre voci, più forti perché insieme a noi gri-dano i militanti delle Feste dell’Unità, i lavoratori esodati e quelli precari, i malati che non possono permettersi assistenza privata, madri e padri che hanno bisogno di scuole pubbliche, immi-grati che cercano qua riscatto, stanchi di essere quelli che infran-gono la legge, cittadini che voglio-no respirare aria pulita, nelle loro città e nelle forme associative a cui decidono di partecipare. Per questo resistiamo, oggi più che mai, anche e soprattutto per voi!

Valeria Sipari

Restiamo per un nuovo PD Non in mio nome

Abbiamo parlato alla gente di lavo-ro, perché abbiamo ascoltato nei bar, nelle piazze, nelle feste e nei mercati il disagio di chi un lavoro non ce l’ha. Abbiamo parlato alla gente di welfare, perché le corsie dei pronto soccorso e le liste degli asili nido pubblici sono intasate: quel che c’è non basta o non fun-ziona come dovrebbe. Abbiamo parlato alla gente di ecologia, per-ché in tanti hanno manifestato contro le politiche affariste di chi costruisce discariche per interrare rifiuti e affari ancora più sporchi. Abbiamo parlato di cultura, perché una nazione che non capisce che dalla tutela e dalla valorizzazione delle proprie arti può ripartire il suo riscatto, è una nazione cieca. Abbiamo parlato di accoglienza e diritti, perché se non si crea inte-grazione, aumentano disagi e cri-minalità. Abbiamo parlato di tra-sparenza, perché la questione mo-rale non è uno slogan che chiun-que può sbandierare , ma un moni-to che deve guidare le nostre scel-te. Non smetteremo di farlo: non deve cambiare chi della politica fa missione e lavoro onesto e volto al bene pubblico. È chi ne fa affare losco e privato che deve andarse-ne. Per questo restiamo aggrappati ai nostri sogni, nei quali si riflettono le aspettative e i bisogni della gente che vive con noi. Lottiamo per riportare questo Partito sulla giusta rotta, per portare al suo interno le anime belle della società, più forti dell’anima nera di questo PD. Semplicemente, resistiamo per un partito limpido nella gestione delle sue risorse economiche, che è cosa diversa dall’essere pronti a sven-dersi al primo compratore; resistia-mo per un partito che combatta corruzione e evasione fiscale, a cominciare dal falso in bilancio; resistiamo per un partito che non prometta il taglio indiscriminato delle tasse, se questo vuol dire togliere il diritto a istruzione e

Resisto perché…

"Una volta mi hanno detto che resistere è un motivo in più per vivere al meglio... Resisto perché ho bisogno di un futuro migliore, per me e per quelli che verran-no. Perché voglio poter dire io ho com-battuto, ho creduto, ho sognato. E sì, magari sono stata delusa, ma senza mai mollare! Resistere é sperare!" Enza

"Resisto perché penso che, visto dove siamo arrivati, possiamo solo risalire la china ;0) ...e resisto perché penso che un'idea di società diversa possa venire solo da questa parte." Gaetano

“Credo che la politica sia il potere del popolo. Credo che la politica sia la più bella forma di partecipazione attiva alla vita del mio Paese. Credo nella democra-zia, affermare il contrario sarebbe un insulto alla storia dell’Italia. In questi anni di incontri al Circolo e di feste dell’Unità, ho capito che la MIA politica unisce uomini, idee e speranze. Questo vi sembra poco per continuare a Resiste-re?” Roberta

“Resisto nel partito democratico perché nonostante tutto è lì che voglio stare - a sinistra - e lì la sinistra c'è, un po' nasco-sta, ma c'è.” Irene

È vero, molti hanno deciso di sostenere amici e compagni validi, pur turandosi il naso. Ma la maggior parte dei militanti del Circolo PD Versante Prenestino ha adot-tato una forma di protesta e di resistenza più palese: quella di dirottare il voto sul candidato alla Presidenza del VI Munici-pio Roberto Mastrantonio. Mastrantonio ha deciso di concorrere alle amministrative, nonostante abbia concor-so e perso alle primarie municipali, per la stessa ragione che muove molti militanti del PD a sostenere la sua candidatura: ossia per il modo scandaloso in cui sono state gestite le primarie. Ecco perché il nostro è l’unico municipio in cui si è sciol-ta un’alleanza (tra PD e SEL) che, almeno a livello comunale, ancora regge. Sappiamo cosa serve ai nostri quartieri (dalla mobilità alla viabilità, dall’istruzione al lavoro, dal verde fino alle infrastrutture) e crediamo che Mastrantonio possa sposa-re le nostre istanze, dal momento che ha basato su questi temi il governo dell’ex VII Municipio. Per questo la lista DiM - Democratici in Movimento ha deciso di sostenerlo, met-tendo al primo posto onestà e responsabi-lità. Lorenzo Forcella

Perché Mastrantonio

In queste ultime settimane, tra lo sconfor-to degli elettori sempre più increduli per la deriva che ha preso il nostro Partito, e le tante chiacchiere nei talkshow televisivi che ci propongono riflessioni sul come tutto ciò possa essere accaduto, mi do-mando come mai si eviti quasi sempre una riflessione che parta dall’analizzare i fatti concreti che, dalle radici, hanno causato il decadimento del nostro partito: è proprio qua nelle sezioni, nei circoli e sul territo-rio, infatti, che chi fa politica tra la gente sta percependo ormai da tempo le distor-sioni di un partito sempre meno partito e sempre più somma di individualismi. È amareggiante sentir parlare di PD per-sone che sono esse stesse una delle cause dello stato in cui si trova oggi il partito, avendo avidamente e premeditatamente accettatene le disfunzioni pur di non ten-tare di cambiare le cose quando era il mo-mento di farlo. Nessuno dei dirigenti né degli eletti che, per esempio, analizzi l’errore delle prima-rie (e le chiamo errore con profondo do-lore, essendone stato un sostenitore acca-nito): purtroppo quello che hanno rappre-sentato in questi anni è stata solo l’affermazione di interessi particolari, che ha portato al superamento delle correnti (quantomeno, nelle loro differenze ideolo-giche, queste avevano ancora nobili inten-ti) per passare volgarmente a una pura e semplice affermazione delle singole indivi-dualità. Così, mentre tanti militanti fiera-mente ne sottolineavano la funzione di differenziazione rispetto ai partiti ad perso-nam, lo stesso PD stava diventando un’accozzaglia di personalismi senza iden-tità. Le primarie, per essere vere, dovrebbero essere regolamentate da leggi nazionali, altrimenti diventano uno strumento per pilotare i voti. In questi anni abbiamo visto votare alle primarie fiumi di dipendenti di società municipalizzate, legati a un candidato piuttosto che a un altro (con l’unico inte-resse di assecondare il proprio referente per sperare in qualche favore). E chi, come noi fa politica sul territorio, non può non aver visto. Abbiamo visto primarie, come quelle per l’elezione del Segretario Regionale, tra-sformarsi in una conta (per questo come Circolo rivendichiamo con orgoglio la decisione che prendemmo di astenerci dal voto). Abbiamo visto persone tesserarsi col solo fine di poter accedere al voto e poi disinteressarsi del PD. Abbiamo visto le primarie per eleggere i nostri parlamen-tari essere prese ad esempio per indicare le differenze con il centro-destra, quando nella realtà le regole erano talmente taglia-te sulle persone, che gli unici a potersi

Dal PD delle parole al PD dei fatti candidare sono stati gli appartenenti a potentati già costituiti. Abbiamo visto consiglieri regionali che, dopo l’aut aut di Zingaretti sulla loro incandidabilità, hanno trovato comunque il modo di riciclarsi. Abbiamo visto le primarie per la scelta del candidato alla presidenza del VI Munici-pio denigrate dai giornali nazionali (tra questi Repubblica), che hanno riportato dichiarazioni di voti comprati, di buste della spesa recapitate al domicilio di fami-glie in difficoltà, di loschi figuri fuori dai circoli in rappresentanza dell’arroganza del vincitore. Abbiamo visto la Federazio-ne romana prigioniera dei propri dirigenti e gli stessi dirigenti prigionieri di consiglie-ri che hanno usato i rimborsi elettorali per accrescere il proprio potere. Abbiamo visto spendere decine di migliaia di euro per manifesti e cene elettorali da parte di quanti si definiscono appartenenti a una componente più a sinistra e più intransi-gente, tranne poi dimenticarsi che esisto-no i circoli, che non ci sono padroni e che le candidature andrebbero discusse con i compagni ed essere espressione dei terri-tori. Abbiamo visto correnti mischiarsi talmente tante volte che non ha più senso definirle in alcun modo. Ricordare questo è necessario a compren-dere come si sia arrivati a quei 101 tradito-ri: perché è necessario capire quale per-corso è stato fatto per arrivare ad elegger-li. Noi del circolo Versante Prenestino non ci arrendiamo a queste logiche: per questo abbiamo deciso che prima dei simboli vanno difese le idee. Le idee in cui credo-no tutti i militanti, i volontari delle Feste dell’Unità, i giovani che non intendono imbrattarsi del fango di chi in questi anni ha usato il Partito per i propri interessi. Non abbiamo necessità di essere identifi-cati in qualche componente o referente, perché la nostra credibilità sta nel sudore, nella fatica e nella coerenza delle nostre scelte. Per questo, di fronte alla sconcezza delle primarie del VI Municipio (così emergono non solo dalla stampa, ma soprattutto dai verbali dei Presidenti dei seggi), ci ribellia-mo all’indifferenza della Federazione: perché la questione morale è cosa vera soprattutto quando è scomoda! Non sosterremo in VI Municipio il candi-dato Presidente del PD, perché, come abbiamo fatto in tutti questi anni e come continueremo a fare, non ci potrà mai essere nessuna logica o interesse di partito che superi il dovere di garantire ai nostri concittadini prima di tutto l’integrità mo-rale e l’onestà dei nostri candidati. Riccardo Pulcinelli