Circolo di Gorizia e San Floriano 3/15 Europa€¦ · Il 25 aprile di settant’anni fa l’Italia...

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Gorizia Europa Circolo di Gorizia e San Floriano 3/15 L L a a v v i i c c e e n n d d a a d d e e l l l l a a c c e e n n t t r r a a l l e e a a b b i i o o m m a a s s s s e e Il treno Il treno del GECT del GECT Precise Precise garanzie garanzie Michele Michele Martina Martina

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2 GoriziaEuropa n. 1/15

G o r i z i a E u r o p aGiornale del Part i to Democrat ico di Gor iz ia

Anno 8° - maggio 2015 - numero 3 - b imestra le

R e g . T r i b u n a l e d i G o r i z i a d e l 2 7 / 1 1 / 0 9 n . 0 8 / 2 0 0 9R e d a z i o n e : Gor iz ia - v ia le D'Annunzio , 15 - te l 0481 531436

D i r e t t o r e r e s p o n s a b i l e : M a r z i o L a m b e r t i S t a m p a t o i n p r o p r i o

in questo numero:

Presso la sede del PD si trovano adisposizione le copie di Gorizia Europa in

formato cartaceo

L’iscrizione può essere fatta presso lasede di Gorizia in viale d’Annunzio, 15

orario 10.00-12.30 e 16.00-19.00 dal lunedì al venerdì

tel: 0481 533456 - 0481 531436fax 0481 549222

[email protected]

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Gorizia per il 2017: è possibile una coalizionecivica attorno al PD? Marco Rossi, segr. prov. PD25 aprile: atto fondativo della nostra Repubblica

4 Il convegno del PD: Il treno del GECT, un trenoda non perdere Aleš Waltritsch

5Del Bello: “il rilancio e la ripresa di Goriziadovrebbe insistere nelle direzioni est(commercio e turismo) e nord/sud (logistica) “

6 PRIMO MAGGIO; alla ricerca di una via di ripresa intervista al cons. prov Alessandro Zanella

8 Gorizia e il GectGO tra innovazione e declino,un’analisi comparata di smartness

9 La riforma degli enti locali nell’Isontino: Atto diindirizzo dell’Assemblea provinciale del PD

10Una dolce decadenza? I dati del GECT e laprospettiva universitaria goriziana Daniele Ungaro

11 Profughi: mettere in moto il pianod’accoglienza diffusa Vincenzo Compagnone

12 Profughi: la Caritas in prima linea Costanzo Pezzona

13 La vicenda della centrale a biomasse “RailNord”

14L’Azienda sanitaria: no alla centrale a biomassein mezzo a case, asili e scuole, senza unimpianto per abbattere le emissioni

15 Impegni precisi per dare una prospettiva all’Autoporto

16 Il PD chiede precise garanzie a tutela della sanità isontina

17Per un pugno di dollari... (anzi di euro)

Salvata la Prefettura

18 Cimitero di Gorizia L’enigma della tomba giallaEnzo Dall’Osto

19 Le scuole delle Orsoline. Notizie degli anni diguerra. Lucia Pillon

21 Basaglia a Gorizia “Una rivoluzione ai marginid’Europa” Angiola Restaino

22 Chiusi per legge gli Ospedali psichiatricigiudiziari: una battaglia di civiltà Franco Perazza

23 Michele Martina: protagonista del Gorizianoverso l’Europa” Nicolò Fornasir

24 Il “confine bibliografico “ nella Biblioteca stataleisontina Marco Menato

25 Tre date per Gorizia: 24 maggio 1915, 10 giugno1940, 25 aprile 1945

27 La “Grande Guerra”: quale centenario daricordare? Italico Chiarion

28Al Senato la mostra fotografica “Il secolo lungo.Un itinerario fotografico nel Novecentogoriziano” Il discorso del Presidente Grasso

28 Iniziative del PD di marzo e aprile

Speciale Consiglio comunale, a cura di Giuseppe Cingolani, capogruppo PD

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n. 3/15 GoriziaEuropa 3

Gorizia per il 2017: è possibile una coalizione civica attorno al PD?

La scadenza elettorale del 2017 si avvicina e, a parere dichi scrive, non è troppo presto per delineare una possi-bile direzione di avvicinamento alle prossime elezioni

comunali. Prima considerazione: chiunque governerà Gorizia a partiredal 2017, non potrà esimersi dall’affrontare di petto la ne-cessità di un riposizionamento competitivo della città.Un’espressione contorta per dire, in sostanza, che Goriziadeve ripensare se stessa. E lasciarsi alle spalle, senza troppipatemi, una storia ultradecennale che l’ha vista essenzial-mente vivere di pubblico impiego e economia di confine.L’uno e l’altro settore, per motivi diversi, sono entrati in crisia partire dagli anni Novanta, crisi che non accenna a dimi-nuire. Per certi versi, la città è vittima di se stessa. Che l’eco-nomia di confine sia in crisi è, paradossalmente, un fattopositivo: perché è la conseguenza della caduta del confine.Una caduta che doveva/poteva rappresentare un’opportu-nità, permettendo alla città di (ri)diventare un centro di ser-vizi per l’area vasta a cavallo del confine di stato, com’è nelsuo DNA. Ad oggi quest’opportunità non si è concretizzata,per un mix di difficoltà istituzionali e mancate opportunità. Seconda considerazione: nel 2017 termina un decennio diamministrazione di centrodestra di cui è possibile già oggitracciare un bilancio come quello del “tempo perso”. Rap-presenta sicuramente un fatto positivo che il Gect – origina-riamente sostenuto (anche sulle pagine di GoriziaEuropa)da esponenti locali del Partito democratico - sia stato at-tuato e portato avanti anche dall’amministrazione di segnoa noi opposto, un segnale che l’apertura a est è oggi unfatto condiviso dalla comunità politica. Tuttavia in questidieci anni è mancato quel dinamismo nei rapporti tran-sfrontalieri e nella capacità di cogliere opportunità di svi-luppo che asrebbe stato necessario: più i problemi sonogravi, e più ci si deve dar da fare, insomma! Oggi, bisognadarne atto, la Camera di Commercio è l’unico interlocutoreche abbia proposto un insieme strategico di iniziative di ri-lancio della città. E l’Amministrazione comunale?Terza considerazione: chiunque governi la città dal 2017, lo

farà in un quadro istituzionale mutato, in cui il sindaco diGorizia sarà il principale sindaco di un’Unione di 13 comunidella Destra Isonzo, in costante rapporto con le Unioni con-finanti, e potrà esercitare una leadership efficace solo se ca-pace di interpretare la comunanza di intenti dei principaliportatori di interesse ed istituzioni del territorio.Quarta considerazione: con quali forze e quale progetto ilcentrosinistra si candida a governare la città nel 2017?

Per cominciare, ritengo che si debba assolutamente evi-tare di proporre un racconto politico che richiami ai “beivecchi tempi” ma guardare decisamente avanti. Gorizia nonè una città di destra, è città in cui anche il dibattito su temitipici del confronto destra-sinistra lungo il confine orientaled’Italia ha fatto passi avanti notevoli e il Gect sta lì a dimo-strarlo.

La lettura della città, più che politica, dev’essere sociale:Gorizia è città borghese, di piccolo commercio, dipendentipubblici e professionisti. Il Partito democratico vanta un ra-dicamento cospicuo solo in alcuni di questi settori, anche sela revisione del perimetro della proposta politica del PD na-zionale, in quest’ultimo anno, può costituire un sostegno adun più diffuso radicamento sociale: fatto che deve accom-pagnarsi anche ad un rinnovamento e a un maggior dina-mismo del partito a livello locale.

Premessa questa lettura sociale della città, è evidente cheil PD deve porsi alla testa di un movimento cittadino chesappia incarnare questa visione proiettata al futuro. L’inter-locuzione con il mondo cittadino deluso dalle occasionimancate, in cerca di una forza politica capace di incarnare ilbisogno di “ripensamento” dello sviluppo cittadino, dev’es-sere la nostra prima priorità. Nell’opinione di chi scrive, è ne-cessario che una coalizione civica si coaguli attorno al PD. Èpossibile? Io credo di sì. Perché solo il PD ha la capacità dimettere assieme interessi e idee per un progetto coerente,di lungo periodo, anche al di fuori -e lo sottolineo- del peri-metro del centrosinistra. Senza preclusioni, ma guardandoalla capacità di individuare un progetto di rilancio della cittàmettendone assieme le persone e le idee migliori.

citazioni che hanno espresso il significato ed il senso di quei giorni con parole ancora oggi condivise È meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature. Sandro Pertini●

25 Aprile. Una data che è parte essenziale della nostra storia: è anche per questo che oggi possiamo sentirci liberi. Una certa Resistenza●

non è mai finita. Enzo BiagiLa libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare. Pietro Calamandrei●

La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienze democratico-rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno c’è silenzio●

e deserto: il qualunquismo, la degenerazione statalistica, le orrende tradizioni sabaude, borboniche, papaline. Pier Paolo PasoliniCittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle●

nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire. Sandro PertiniViva l’Italia, l’Italia che lavora, l’Italia che si dispera, l’Italia che si innamora (..) l’Italia con le bandiere, l’Italia nuda come sempre, l’Italia●

con gli occhi aperti nella notte triste, viva l’Italia, l’Italia che resiste. Francesco De GregoriOggi, 25 aprile, ci sono ancora nemici da affrontare. La mancanza di memoria e l’assenza di verità. IdeeXscrittori, Twitter●

Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini. Piero Calamandrei●

Tu non sai le colline / dove si è sparso il sangue./ Tutti quanti fuggimmo / tutti quanti gettammo / l’arma e il nome. Cesare Pavese●

Marco Rossi, segretario provinciale del Partito democratico

Il 25 aprile di settant’anni fa l’Italia si liberava dalla dittatura fascista edall’occupazionee nazista grazie alla Resistenza partigiana.

E’ l’atto fondativo della Costituzione e della Repubblica. Ecco perchè abbiamo ancora bisogno di ricordare quei valori che sono

alla base della nostra democrazia.

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Il treno del GECT, un treno da non perdere

Il convegno del PD a Palazzo Attems

4 GoriziaEuropa n. 3/15

Liberiamo le energie e convogliamole in sinergia con ivicini. Non perdiamo altro prezioso tempo, se vo-gliamo governare il presente e dare un futuro alle

giovani generazioni dobbiamo costruirlo assieme. È que-sto il pensiero proposto dalla senatrice del PD Laura Fa-siolo al recente incontro sui progetti transfrontalieritenutosi in una affollata sala di palazzo Attems a Goriziaintitolato “Il treno del GECT, un treno da non perdere”.Basta dire ‘faremo’, passiamo al ‘facciamo’, insieme a tuttigli attori, in primis ai vicini di casa, con a fianco Comuni,Stati, Regione, CCIAA” ha osservato la Fasiolo, che nellasua introduzione sottolineato l’importanza di dotare ilpolo logistico Transfrontaliero di strutture idonee per va-lorizzare la felice posizione geografica di Gorizia, Nova Go-rica e Šempeter Vrtojba sia nelle relazione est ovest, siaquale naturale retroporto dei porti Alto Adriatici della no-stra regione e della vicina Slovenia.

Una sala affollata di persone attente ed interessate, trale quali il presidente della CCIAA di Gorizia Gianluca Ma-driz, il segretario della stessa Pierluigi Medeot, l’assessoreal Bilancio del Comune di Gorizia Guido Germano Pettarin,la Sindaco di Sagrado e resposabile regionale del PD per iprogetti transfrontalieri Elisabetta Pian, i consiglieri pro-vinciali del PD Aljoša Sošol e Mauro Mazzoni, quelli comu-nali Giuseppe Cingolani, Oliviero Furlan e Walter Bandelj ediversi componenti dei comitati tecnici del GECT . Al con-vegno sono stati invitati i Sindaci dei tre comuni del GECTGO. Nova Gorica e Šempeter Vrtojba erano rappresentatidai primi cittadini, mentre il Sindaco di Gorizia ha delegatoil suo vice, Roberto Sartori a portare il saluto.

Sono intervenuti:Il Presidente della Provincia Enrico Gherghetta ha il-

lustrato il lavoro svolto dalla Provincia nel campo oggettodel convegno. Il collegamento ferroviario con la capitaleslovena e successivamente con tutta l’area centro-orien-tale e balcanica dell’Europa è essenziale, sono il futuro siaper ragioni economiche che per ragioni ambientali.

Matej Arčon, sindaco di Nova Gorica, ha ricordatocome sul treno del Gect all’inizio erano saliti in pochi,pochi credevano nelle reali possibilità di questa collobora-zione, ma con gli sforzi ed il lavoro profuso in questi anniquesto treno comune raccoglie sempre più sostenitori.Ora finalmente due progetti sono stati finanziati, le ideesono ovviamente molte di più, e tra non molto la realizza-zione di questi progetti renderanno visibili alle popola-zioni i primi benefici.

A questo proposito è giusto ricordare gli sforzi e le pro-poste fatte dai Consiglieri comunali del PD, che già nellafase costitutiva del GECT, cinque anni fa in Consiglio co-munale a Gorizia, insistevano affinché il primo gruppo eu-ropeo di cooperazione transfrontaliera tra Comuni potesseprevedere un’orizzonte di interventi e collaborazioni an-cora più vasto di quanto oggi attuato. La iniziale freddezzadel Sindaco Romoli aveva infatti limitato l’operatività delGect solamente a tre settori, per fortuna poi ampliatidall’organismo stesso.

Il Sindaco di Šempeter Vrtojba Milan Turk ha ricor-dato che la ferrovia entra in Slovenia proprio nel territoriodel suo comune. Turk ha puntualizzato che dobbiamo tro-vare gli utilizzatori dell’auspicato rimodernato collega-

mento ferroviario, altrimenti posare solamente i binari servirà a benpoco. Dobbiamo divenire attrattivi per nuovi insediamenti industriali,potremmo prevedere un loop ferroviario che unisca le zone dal Gori-ziano a Trieste.

Il senatore Tomaž , membro del Consiglio Nazionale della Slove-nia, ha ricordato la sua positiva esperienza nel comitato sportivo delGECT GO, puntualizzando che bisogna spingere sui governi di en-trambi gli Stati affinché la collaborazione aumenti di intensità e livellidi copertura.

Marco Rossi, segretario provinciale del PD ha posto l’attenzionesul GECT GO quale strumento di rilancio della nostra area e stimoloper il lavoro di amministratori. Per chi, come il PD ha sempre soste-nuto la caduta dei confini e la collaborazione tra vicini, è una soddi-sfazione constatare che i primi progetti presto arriveranno acompimento e che questo strumento sia divenuto patrimonio di tuttala città.

I relatori:Sandra Sodini, direttrice di Informest e del GECT GO ha illustrato

ampiamente le caratteristiche e peculiarità del GECT GO quale inno-vativo strumento al servizio di progetti Transfrontalieri nei campi diinteresse comuni delle tre municipalità di Gorizia, Nova Gorica Šem-peter Vrtojba, tra cui vi è certamente quello dei trasporti. La direttriceSodini ha ben puntualizzato che il GECT è lo strumento attraverso il

Aleš Waltritsch

Al tavolo del convegno: si riconoscono, da sinistra, Enrico Gherghetta,Laura Fasiolo, Sara Vito

una immagine del folto pubblico che affollava la sala

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n. 3/15 GoriziaEuropa 5

Nell’ultimo numero di Gorizia Europa si è ragionato nell’articolo“Gorizia e la sua nuova centralità: ma non basta proclamarla” sulla ri-fondazione di una centralità della Conurbazione goriziana: nel pe-riodo 1815-66 la centralità è nelle quattro direzioni (nord, est, sud,ovest) , tra il 1866 ed il 1918 la direzione ovest viene meno (annes-sione del Friuli all’Italia), tra il 1918 ed il 1945 viene meno anche ladirezione nord (Austria), dal 1945 al 2004 viene meno la direzioneest (Yugoslavia) e si recupera quella ovest, dopo il 2004 (Slovenianell’Ue) tutte le direzioni sono possibili.

Questo lo scenario descritto nell’articolo. Su il Piccolo di 31/03/15il consigliere provinciale del PD Fabio Del Bello interviene appor-tando ulteriori approfondimenti sul tema della centralità di Goriziae sulle direzioni del suo possibile sviluppo in particolare sull’affer-mazione contenuta nell’articolo del ritorno dopo un secolo e mezzoad una città che potrebbe muoversi in quattro direzioni nord, sud,est, ovest. “ In realtà -scrive- la crisi partita nel 2008 e ancora in atto hafrustrato tutte le previsioni ottimistiche. Ci si augura che, superata lacrisi, la Città di Gorizia possa recuperare progressivamente il posiziona-mento della prima metà del XIX secolo, ma a mio avviso ci si deve porrerealisticamente delle gerarchie di priorità ovvero le direzioni nord-suded est.”

All’interno delle prospettive aperte dai mutamenti che stannocambiando il volto dell’Europa, trova quindi posto -secondo DelBello- in primo luogo “l’ipotesi di valutare nuove possibilità infrastrut-turali basate sul riconoscimento della specialità dell’area transfronta-liera orientale e cioè la fattibilità di un asse economico e trasportistico(Villesse)-Conurbazione goriziana-Lubiana: esso assumerebbe unavalenza che coglie l’insieme delle opportunità di sviluppo di un’Areavasta densamente infrastrutturata.” Questo asse farebbe leva su ” l’im-plementazione nel Basso Isontino di un cluster dell’economia del mare

con Monfalcone come baricentro che produrrebbe un riflesso po-sitivo sullo sviluppo della logistica goriziana: l’Autoporto potrebbeassumere la funzione di inland intermodale nei confronti del si-stema portuale altoadriatico e la funzione di Polo della Logisticastradale in grado di gestire e governare tutti i flussi verso Est. Si parlaquindi di Conurbazione goriziana Gorizia/Nova Gorica/Šempeter lacui formalizzazione istituzionale dovrebbe essere facilitata dal Gectpurché questo non sia derubricato a mero strumento di acquisizionedi risorse in chiave assistenziale da parte delle due Gorizie.”

Ma accanto alla Logistica, per il consigliere provinciale ci sonoaltri settori da implementare:

“ il settore della Formazione e della Ricerca data la presenzanella Conurbazione stessa delle due Università regionali (Trieste edUdine) e di quella slovena (Univerza Nova Gorica) e di altri Istituti diricerca.

il settore industriale la cui ipotesi di reindustrializzazione puòpassare attraverso le radicate vocazioni del territorio (come quellaaeronautica) e tramite la riorganizzazione in atto dei Consorzi in-dustriali finalizzata a dare più spazio ai progetti di sviluppo che allagestione immobiliare delle Zone Industriali.

il settore del turismo che potrebbe assumere un ruolo impor-tante nella magnifica Area vasta che dal Collio/Brda si estende versola Bainsizza, verso Tarnova, verso Idria e quindi verso Cerkno per sa-lire lungo la valle dell’Isonzo verso il maestoso Triglavski NarodniPark nel cuore della Alpi Giulie/Julijske Alpe sulle orme del grandegoriziano mitteleuropeo Julius Kugy. “

In definitiva -conclude del Bello - il rilancio e la ripresa di Gori-zia e quindi il suo riposizionamento “dovrebbe insistere almenonelle prime fasi prioritariamente nelle direzioni est (commercio e tu-rismo) e nord/sud (logistica) “.

territorio sloveno costeggiano l’Isonzo intanto fino a Plave. Dob-biamo saper proporre e offrire le bellezze del nostro territorio: ifruitori interessati ci sono, dobbiamo solo saperli stimolare ed invi-tarli a visitarci.

Sara Vito, assessore regionale all’ambiente ha apprezzato latempestività dell’iniziativa avvenuta a pochi giorni di distanza dal-l’incontro che l’amministrazione regionale ha avuto con il governodella Slovenia, dal quale è partita la riattivazione del tavolo bilate-rale tra i due enti. Ed il diritto alla mobilità è stato uno dei temi piùimportanti emersi, mobilità che è stata ovviamente anche il centrodell’incontro promosso sul GECT GO. Mobilità, trasporti e am-biente: l’assessore Vito si è impegnata a prendere atto con favoredi quanto emerso dagli interventi ed ha assicurato la massima at-tenzione alle potenzialità connesse con il nodo ferroviario specieper quanto riguarda la metropolitana leggera. La Regione si impe-gnerà a trovare risorse per dare continuità a questi progetti inmodo che alla fase progettuale possa seguire seguire quella realiz-zativa. Questi ragionamenti, questi progetti devono essere fatti as-sieme: ciò è quanto emerso dall’incontro FVG – Slovenia:l’impegno a lavorare su tavoli tematici che possano portare a delleproposte già condivise.

Un impegno subito favorevolmente accolto dalla senatrice LauraFasiolo che ha chiuso il convegno invitando a mettersi all’operatutti insieme, senza sprecare tempo, vista l’imminente scadenzadella presentazione dei progetti, che meritano di essere promossianche su altri fronti. Una contiguità che va valorizzata, in un conti-nuum che deve vedere un rilancio di tutto un sistema Intermodaleche deve proiettarsi nel cuore dell’Europa, per mare, terra ed aria.

quale possiamo realizzare determinati progetti e raggiungeregli obiettivi proposti, ma non è assolutamente la soluzione deinostri problemi. Serve quindi innanzitutto la volontà di per-correre una strada comune e delle idee chiare, altrimenti ri-schiamo di perdere non solo questo treno.

Alessandro Puhali storico ed esperto delle ferrovie del-l’area mitteleuropea, è intervenuto sulla ricostruzione storicadella nascita del nodo ferroviario dell’area goriziana, dalprimo collegamento tra Vienna e Trieste alla linea Transalpina.La nostra area, oggi, in un’ Europa senza confini, si trova a in-vestire un ruolo strategico e può già contare sui risultati deidue progetti finanziati con il programma per la cooperazionetransfrontaliera Italia Slovenia 2007-2013 ADRIA A e TIP, chehanno posto le basi concrete di una progettualità comune inquesto settore. Starà ora alle autorità interessate, RegioneFVG ed i due Stati, oltre che ai concessionari dei servizi ferro-viari trovare la necessaria intesa la futura realizzazione delcompletamento del collegamento ferroviario.

Maurizio Ionico, amministratore delle Ferrovie Udine Ci-vidale ha focalizzato il suo intervento sul binomio piste cicla-bili e supporto ferroviario, che sta dando vita a livello europeoad una rete innovativa di mobilità sostenibile e sta ottenendoun sempre maggior consenso. Il nodo ferroviario di Gorizia edei vicini territori sloveni potrebbero quindi entrare a pieno ti-tolo in questa rete di mobilità europea. L’esperienza positivagià avuta nel trasporto di cicloturisti dalla Carinzia al Friuli Ve-nezia Giulia è un viatico stimolante, uno dei progetti del Gectapprovati e finanziati prevede proprio l’interconnessionedelle piste ciclabili realizzate ed in fase di completamentodalla Provincia di Gorizia tra Grado e Gorizia e quelle che in

Del Bello: “il rilancio e la ripresa di Goriziadovrebbe insistere nelle direzioni est (commercio

e turismo) e nord/sud (logistica)“

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Crisi economica e occupazionale nell’isontino: alla ricerca di una via di ripresa

PRIMO MAGGIO

6 GoriziaEuropa n. 3/15

Per cominciare, cosa dicono i dati a di-sposizione sulla situazione economicaregionale e provinciale?

I dati ci forniscono un quadro non inco-raggiante. Schematizzando, nel raffronto2012-2013 nella nostra Regione si sonopersi 18.000 posti di lavoro, con una dimi-nuzione più accentuata per le donne, gio-vani fino a 30 anni, i servizi e il commercio.

Nell’Isontino gli occupati a fine 2013erano 54.473, dei quali 23.334 donne: ri-spetto al 2012 l’erosione di posti di lavoro èrisultata pari al 5,1%, il tasso di disoccupa-zione si attesta all’8,7%, contro un dato re-gionale che risultava pari al 7,7%. Semprenel 2013 nell’Isontino si è registrato un si-gnificativo incremento degli ingressi nelleliste di mobilità; totale nel biennio 2012-2013 si è attestata vicino a 3,5 milioni diore, dato significativamente superiore al2011 (+16%), fuori scala addirittura(+950%) rispetto al 2007, anno di iniziodella recessione.

Con questo quadro quale situazione ciattendiamo per il mercato del lavoro?C’è qualche segnale positivo?

I primi timidi segnali di inversione dellacrisi sembrano manifestarsi nel vicino Ve-neto. di Mestre segnala un aumento deglioccupati a fine 2014, dato da verificare ul-teriormente in corso di 2015 anche in rela-zione alla reale portata che il jobs act potràdeterminare. Nella nostra Regione la stessafonte indica un minore dinamismo: stallodel numero dei posti di lavoro e tasso di di-soccupazione oscillante attorno all’8% convariazioni locali.

Nella Provincia di Gorizia il quadro non èdei migliori: ricordare alcuni fatti aiutal’analisi, oltre che essere un segno di soli-darietà per donne e uomini che quei pas-saggi hanno subito sulla propria pelle. Ititoli del passato prossimo e del presentesono tra gli altri Eaton, ItalSvenska, Zincol,Beraud, Detroit, ITE Gorizia, Carraro, TexGiulia, fino ad arrivare a De Franceschi: dra-stiche riduzioni di posti di lavoro e crisiaziendali più o meno latenti che spessohanno trascinato in situazioni difficili anchel’indotto. Sono crisi che fanno emergere

una difficoltà strutturale del tessuto im-prenditoriale, la debolezza dell’indotto nelrapporto con Fincantieri, la volatilità del ra-dicamento di marchi importanti che ab-bandonano, passando sopra ai legamistorici con il territorio e con la professiona-lità dei lavoratori, sono ragioni molteplicialle quali la crisi ha impresso un’accelera-zione impressionante.

Di fronte a questo andamento chepare veramente essere inarrestabilecosa fare?

Certamente la solidarietà delle istituzioniè il primo presidio da garantire ai lavora-tori: in questo senso ben vengano iniziativequale è la recente istituzione di un tavolodi crisi tra Provincia di Gorizia, Regione, ca-tegorie economiche e parti sociali per ap-profondire il tema dell’emergenza lavoro enello stesso tempo per rafforzare competi-tività e attrattività del territorio.

Ma può bastare?Il tavolo di crisi è una necessità ma non

può essere uno strumento risolutivo. In-dubbiamente, l’imperativo è mettere inatto il meglio degli strumenti di sostegno.In questo senso è ovviamente forte l’aspet-tativa sulle possibili ricadute derivanti dallariforma regionale nel settore delle atti-vità produttive: “Rilancimpresa” può es-sere motore di un insieme di azioni disupporto, al fine di garantire attrattività aiterritori per l’iniziativa imprenditoriale. Im-portante sarà valutare la possibilità di con-centrare tali interventi sulle prioritàterritoriali e, a ragione, riteniamo che an-drebbe sostenuta la classificazione del-l’Isontino tra le aree a rilevante crisiindustriale, mettendo a sistema anche le ri-sorse a disposizione, tra le quali il FondoGorizia.

Ma sembra che le sole politiche di so-stegno alle imprese non siano sufficientia stimolare la ripresa

Infatti. Al sostegno alle imprese si deveaffiancare un ripensamento delle politi-che attive del lavoro, passando attraversoil miglioramento sostanziale dell’organizza-

zione dei servizi per l’impiego. La rispostanon può più essere limitata all’erogazionedi seppure importanti sussidi per l’incenti-vazione delle assunzioni (comunque sonostate ben 167 le domande di stabilizza-zione finanziate dalla Provincia nel 2013). Sitratta di adeguare la dotazione di perso-nale dei centri per l’impiego, troppo legatonelle professionalità cardine a rapporti ditipo precario, adeguare i bacini di riferi-mento dei CPI, puntare con decisione sullacapacità dei CPI di essere strumenti perl’attuazione delle politiche del lavoro,punto di erogazione di servizi ai disoccu-pati e alle imprese, motori per l’attuazionedi un’analisi costante del mercato del la-voro. Su questo fronte va pertanto seguitocon attenzione il percorso di avvicina-mento all’Agenzia regionale del lavoro.

E la Provincia che può fare?Da subito vanno concretizzate le in-

tese che la Provincia ha costruito con laDirezione regionale del lavoro, con l’Ispet-torato del lavoro con il Consorzio indu-striale di Monfalcone: si tratta di crescerenella capacità di essere osservatorio delladomanda di lavoro, senza sovrapposizionireciproche tra soggetti con finalità comple-mentari, si tratta di crescere nella capacitàdi avvicinare i giovani alle reali necessitàdelle imprese, favorendo una formazionemirata, si tratta infine di esercitare al me-glio un ruolo di controllo sulle modalità delcollocamento nei siti industriali principali apartire dal reclutamento dei cd “lavoratoristranieri fuori quota”, materia sulla qualeesercita una diretta competenza.

Cosa insegnano le vicende delC.A.R.A., del TIARE, della presenza do-minate della Fincantieri?

Un’attenzione particolare va posta versoquestioni tutt’altro che estranee al nostroterritorio e cioè la rifondazione del rap-porto tra lavoro e lavoratore Il caso deilavoratori del C.A.R.A. di Gradisca e la vi-cenda legata alle ditte impegnate nella co-struzione del TIARE a Villesse rinvianoall’importanza della rivendicazione dellaclausola sociale e della responsabilità soli-

Ad Alessandro Zanella, Consigliere provinciale del PD,abbiamo posto alcune domande sulla situazione economica

ed occupazionale della nostra provincia che è al centrodell’attenzione, delle analisi e delle proposte i partiti, i sindacati

e le Istituzioni e che assumono una rilevanza pregnante inquesti giorni attorno alle iniziative del primo maggio

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n. 3/15 GoriziaEuropa 7

A chi gioval’offesa al lapidario?

dale nella filiera degli appalti, garantendocontrollo e rispetto dei livelli salariali e con-tributivi. Questi stessi argomenti non sonoestranei anche al rapporto tra territorio eFincantieri, che deve ovviamente mante-nersi saldo e costruttivo, ma che non è an-cora sufficientemente decifrabile sotto ilprofilo della responsabilità sociale d’im-presa. Va verificata infine la reale possibilitàdi costruire migliori sinergie con le impreseartigianali dell’indotto, puntando a valoriz-zare a servizio della cantieristica le eccel-lenze presenti anche nel nostro territorio ecomunque a creare una proficua ricadutain termini occupazionali.

Che effetti potrà avere l’applicazionedel Jobs act nella nostra provincia? Cosaci si attende?

L’Isontino e il Friuli Venezia Giulia sonopiccole realtà nella costellazione delle poli-tiche del lavoro che cambiano: il supera-mento della regola del reintegro nel postodi lavoro con la regola dell’indennizzo e lenuove regole per la disoccupazione (cdNaspi) sono i capisaldi del Jobs act che, neisuoi presupposti, punta a dare risposte allavoratore e alle imprese attraverso flessibi-lità e messa a sistema della ricollocazione.E’ un passaggio epocale, che presupponel’esistenza di un sistema nel quale ad un’of-ferta di lavoro divenuta flessibile per legge,deve accompagnarsi da parte delle im-prese una domanda di lavoro dinamica eradicata sul territorio.

Sarà così realmente?Sarà da capire quale potrà essere il ri-

torno in concreto delle cd tutele crescenti,senza pregiudizi ma consapevoli che que-ste scelte sono questioni che possono es-sere laceranti per il sistema sociale, in bilicotra la reale praticabilità del lavoro tutelatoe una dinamica che tende a trascinare iprecari tra i poveri e a fare dei precari la re-gola.

Questi e altri discorsi assumono una rile-vanza pregnante nella concomitanza delPrimo Maggio e pertanto nel momento incui i diritti dei lavoratori, la discussioneaperta sul ruolo delle parti sociali e sullemodalità della contrattazione assumonoforte centralità, richiamando ciascuno dinoi ai contenuti della Carta Costituzionalenei suoi principi e nella materia dei rap-porti economici, sindacali e associativi.

Di nuovo in azione. Hanno colpito di nuovo.La destra, e adesso anche Casa Pound, è in-sorta come un sol uomo accusando chi di-rettamente chi indirettamente la sinistra diaver armato la mano che ha imbrattato il la-pidario. Di nuovo la città divisa. Di nuovouna classe dirigente che utilizza fatti depre-cabili per marcare il territorio: di fronte adun fatto del genere una classe dirigente cheguarda aventi avrebbe dovuto unire tutta lacittà e isolare gli autori. Avrebbe dovutodire che chi ha imbrattato è un nemico nonsolo dei deportati e delle loro famiglie masoprattutto un nemico di Gorizia. E inveceha preferito accusare la sinistra e consoli-dare la propria parte. A chi giova l’offesa allapidario? A chi giova riportare indietro disettant’anni l’orologio della città? Sarebbeutile porre innanzitutto questa domanda.

(Da Il Piccolo di questi giorni abbiamo ri-preso le dichiarazioni del centro-sinistra).Enrico Gherghetta, Presidente della Pro-vincia : «La nostra tragica storia ci ha inse-gnato il valore della democrazia,dell’accoglienza, della pace. E noi la insegne-remo ai nostri figli. Non ci deve essere spazioper chi cerca di riportare odio e divisioni». IlConsiglio provinciale, assieme al Presidentee alla Giunta, ha reso omaggio al monu-mento al Parco della Rimembranza depo-nendo una corona d’alloro «a nome di tuttala comunità isontina»Marco Rossi, segretario provinciale PD:«Coloro che hanno imbrattato il monumentoalle vittime delle foibe sono persone senza al-cuna memoria storica e civile: si tratta di unatto ignobile da condannare e spero che pre-sto potranno essere individuate le responsabi-lità. Sono preoccupato anche per il corteo diCasapound, temo che possa alimentare unatensione inopportuna. Andrebbe almeno rin-viato. Di certo, è un pessimo biglietto da visitaper Gorizia».Antonella Grim, segretario regionale PD:«C’è ancora chi mostra di non avere alcun ri-spetto della memoria. La nostra terra scontaun passato complesso e doloroso del quale ri-mangono ancora cicatrici visibili, ma sulquale si è andati avanti nel segno dell’integra-zione e dell’unità europea: in questo Gorizia èun simbolo». Federico Portelli, assessore provincialePD (da fb): «Non son mai stato comunista.Sono però un convinto antifascista. E se

avessi avuto 20 anni nel 1945, avrei fattoparte attiva della Resistenza. Come Sverzutti,come Olivi, come Culot... Chi, marchiandosioggi “comunista”, ha dato del “fasci in foiba”agli antifascisti Olivi e Sverzutti li ha sfregiatidi nuovo e doppiamente. Loro stavano certa-mente dalla parte giusta. E ci stavano doppia-mente, dalla parte giusta: antifascisti, ma nonfilotitini». Giuseppe Cingolani, consigliere comu-nale PD (da fb): «Atti di barbarie come questisuscitano repulsione e condanna, ma permolti riaprono ferite che faticano a rimargi-narsi, riaccendono l’angoscia di chi ha visto ipropri cari trucidati per l’odio ideologico edetnico, o di chi ha ascoltato in famiglia i rac-conti di quei terribili crimini. Vorrei che fos-simo vicini a chi sente il dolore perfino piùforte dell’indignazione». Forum Gorizia: «È un vero sfregio alla sua vi-cenda storica, ai suoi abitanti che faticosa-mente cercano di ritrovare il senso del propriocammino, una provocazione inaccettabilequella che il movimento CasaPound vuoleportare nel cuore della città, il 23 maggio, almotto di risorgi, combatti e vinci». Livio Semolic, Presidente dell’ Skgz. «Taleinqualificabile atto vorrebbe riportare Goriziaall’epoca della contrapposizione etnica edideologica, che per fortuna abbiamo datempo superato con il fattivo contributo ditutte le componenti della nostra città. Né que-sto, né altre simili azioni di palese stupidità edignoranza riusciranno a scalfire la profondaconvivenza, che è diventata patrimonio ditutta la cittadinanza e che ci ha portato a la-vorare insieme per il grande progetto tran-sfrontaliero italo-sloveno del Gect. Quindinessun atto di violenza e vandalismo deve es-sere tollerato, ma nel contempo nessunopensi di poter fermare questo percorso di pa-cifica e costruttiva convivenza».

Elementare Watson... Chi ha lordato il Lapidario si chiede ilPiccolo? “A prima vista –si risponde- sinota che il disegno della falce e martello èsbagliato: è l’esatto contrario di quello sto-rico del Pci. Forse è stato un mancino? Piùprobabile che ad agire siano stati aderentialla cosiddetta sinistra alternativa e anta-gonista che solitamente utilizza la falce emartello dei trotzkisti”

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Gorizia e il GECT GO tra innovazione e declino - un’analisi comparata di “smartness”

Presentato il report di ricerca

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GORIZIA, TRA INNOVAZIONE E DECLINO

Gianluca Masotti dell’IRES FVG ha presentato la ricerca da cui emerge come la città sia pur-troppo deficitaria non solo di dinamismo economico – un dato che forse potevamo dare per“scontato”, purtroppo – ma anche di un adeguato capitale sociale. Una sorpresa, forse, quest’ul-tima. Un mix pericoloso che credo possa diventare ancora più limitante per le prospettive di svi-luppo della città se dovesse prevalere un ripiegamento a difesa di vecchie prerogative – ufficipubblici in primis – difficilmente sostenibili di fronte al ritrarsi dello Stato.

Quello dello smantellamento degli uffici periferici dello Stato, del ritrarsi della sua “visibile” pre-senza nelle province, è un fenomeno nazionale e non colpisce solo Gorizia. È il frutto dell’accre-sciuta mobilità delle persone, della dematerializzazione della Pubblica amministrazione, cosìcome delle difficoltà di bilancio degli enti pubblici. Si può discutere se questa sia o non sia la dire-zione migliore da intraprendere, ma è chiaro che questo scenario è ineluttabile.

D’altra parte se pensassimo che Gorizia non ha altro futuro se non essere sede periferica di ufficipubblici, avremmo un ben magro destino davanti! E, soprattutto, faremmo del torto alle potenzia-lità che la nostra città, invece, offre. La stessa ricerca IRES ce lo suggerisce: paesaggio, qualità deiservizi e dell’ambiente, sono dei punti di forza che vanno valorizzati.

È in questa chiave che vanno lette anche le affermazioni dell’assessore regionale Torrenti, cheha pubblicamente criticato la scarsa apertura della città verso la Slovenia, suscitando stizzite rea-zioni.

La difesa d’ufficio della città è ovviamente d’obbligo, ma Gianni Torrenti coglie una questionefondamentale, con la severità dell’osservatore esterno: Gorizia vive una fase fondamentale, in cuivanno concretizzate opportunità di apertura oltre il confine, dato avvio a progetti che ridisegninola città, pena la perdita di ruolo e prospettive di sviluppo. Nell’opinione di chi scrive, a parte ilGECT, non si sono intraviste in questi ultimi tre anni significative iniziative da parte dell’ammini-strazione comunale che consentissero di delineare una qualche direzione di sviluppo e riposizio-namento della città. Possiamo quindi reagire stizziti a chi lo fa notare – ed un po’ di orgoglio civicoè doveroso! – ma non ignorare che il tempo stringe.

GORIZIA E GECT GO: UN’ANALISI COMPARATA DI SMARTNESS

Fabrizio Valencic, Project Manager del progetto SEA, ha presentato ll report di ricerca «Gorizia e ilGECT GO tra innovazione e declino. Un’analisi comparata di smartness». Si tratta di un’indaginerealizzata dall’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali del Friuli Venezia Giulia nell’ambito del pro-getto SEA – Social Economy Agency, finanziato dall’Unione Europea (programma per la cooperazionetransfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013) e compartecipato da quattordici partner pubblici e privatiche operano nel territorio sloveno e in tre regioni italiane (Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Roma-gna).

L’indagine valuta empiricamente la smartness dell’ambiente urbano GECT GO, osservando l’areageografica di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter Vrtoiba come un’unica città virtuale di 73.818 abitanti e335 km2 di superficie. Attraverso una raccolta sistematica di dati statistici, si compara l’economia so-ciale del territorio transfrontaliero con quella di altri quattro ambienti urbani: da un lato, i capoluoghiprovinciali di Trieste e Udine in Friuli Venezia Giulia e, dall’altro, la capitale Lubiana e la municipalità diKoper Capodistria nella vicina Repubblica di Slovenia.

Il disegno di ricerca utilizza una metodologia innovativa che discende da un paradi gma olistico emultidimensionale ed è sempre più strategica, a livello europeo, per la progettazione dello sviluppoterritoriale, mettendo a confronto le seguenti dimensioni: competitività (smart economy); capitaleumano e sociale (smart people); partecipazione civica e politica (smart governance); mobilità (smartmobility); ambiente (smart environment); qualità dei servizi (smart living).

Il report di ricerca si rivolge ai decisori pubblici, agli operatori privati e a tutti gli altri stakeholder in-teressati a cogliere le dinamiche socio-economiche in atto nella zona confinaria del goriziano per ri-pensarne le prospettive di crescita dinanzi alle forti criticità che investono il mercato del lavoro. Leinformazioni presentate potranno contribuire alla definizione di una smartness strategy mirata a raf-forzare i livelli di coesione territoriale dei Comuni di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba e a pro-gettare interventi di rilancio occupazionale, con particolare riferimento alla creazione di impresa e altarget della popolazione giovanile. Fonte: www.iresfvg.it

L’ indagine, realizzata dall’IRES istituto di Ricerche Economiche e sociali del Friuli Venezia Giulia nell’ambito del progetto SEA-Social Eco-nomy Agency, co-finanziato dal programma per la cooperazione transfrontaliera Italia Slovenia 2007-2013 è stata presentata nel corso delconvegno che si è svolto Venerdì 10 aprile presso lo Spazio magazin_cooperativa Sociale Arcobaleno.Nel corso del convegno, dopo i saluti di benvenuto del Presidente di Lega Coop Lead Partner del Progetto SEAT Enzo Gasparutti, almenodue gli interventi che hanno riacceso l’attenzione attorno alla necessità di un sostanziale riposizionamento della città di Gorizia: una vera“rinascita” economica e sociale.

Per saperne di più

La ricerca, dal titolo “Gorizia e ilGECT GO tra innovazione e de-clino” analizza l’area urbana gori-ziana comparandone una serie diindicatori con Udine, Trieste, Lu-biana e Capodistria. Gli indicatori presentano aspetti diforte criticità in taluni campi maanche interessanti opportunità inaltri e, a giudizio di chi scrive, pos-sono essere una base interessantedi partenza per una piattaformapolitica.La ricerca IRES FVG è scaricabile dainternet sul sito dell’IRES FVG, al se-guente link:http://www.iresfvg.org/143/GORI-ZIA%20E%20GECT%20GO:%20un’analisi%20comparata%20di%20Smartness.html oppure dahttp://www.circolopdgorizia.it/upload/GECTGO_ITA.pdf

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La riforma degli enti locali nell’Isontino

Atto di indirizzo dell’Assemblea provinciale del PD

La riforma delle autonomie locali rappre-senta una delle principali riforme che il Cen-trosinistra propone alla comunità regionale.Essa riveste un’importanza significativasulla strada della modernizzazione dellastruttura amministrativa regionale. Non cinascondiamo, peraltro, che solo un coe-rente sviluppo dei prossimi provvedimentiin materia di finanza locale e compartounico possono completare il quadro di unariforma che, per avere un effettivo e posi-tivo impatto, deve fornire all’ente localeadeguata capacità e autonomia di spesa,promuovere una più efficace organizza-zione e formazione del personale.

Il Partito Democratico isontino ha positi-vamente contribuito all’iter di formazionedella legge, proponendo osservazioni e mo-difiche che il testo di legge ha, in parte si-gnificativa, recepito.

Di fronte al tema della perimetrazionedelle Unioni territoriali, ci sentiamo di “rilan-ciare” il dibattito poiché riteniamo che siafondamentale conseguire i seguenti obiet-tivi:

1. la costituzione delle Unioni territorialisia l’occasione per “pensare” e “ripensare” ilnostro territorio. Per questo motivo rite-niamo fondamentale il ruolo del Partito neldefinire una visione di sviluppo perl’Isontino in vista della stesura dei Pianidelle Unioni, la cui definizione non può ri-dursi a mero passaggio burocratico

2. costruire una governance integratadel territorio che veda le 2 Uti, corrispon-denti agli ambiti dell’Alto e Basso isontino,collaborare strettamente a partire da quellefunzioni già oggi comuni, costruendo unapolitica di sviluppo d’area vasta di cui sen-tiamo assoluto bisogno: è quanto espressa-mente prevede l’art.24 della legge Panontin(l.r.26/2014)

La legge di riforma delle autonomie localiprevede che più Unioni territoriali possano

sviluppare una programmazione d’areavasta in forma coordinata, sottoscrivere ac-cordi di programma ed essere interlocutoridiretti della Regione, gestire congiunta-mente funzioni e servizi attraverso una con-venzione.

L’Isontino si propone di dare piena attua-zione a questo strumento: vogliamo essereun laboratorio territoriale ed un esempioper il territorio regionale, mettendo a fruttola radicata e lunga esperienza di collabora-zione fra gli enti locali nella gestione deiservizi, coniugandola con l’alto profilo poli-tico e di visione strategica che il Pd sa in-carnare.

Questa azione può essere ulteriormenterafforzata, facendo dell’Isontino il motoreed il modello di nuove forme di governanceterritoriale, promuovendo, con i nostri am-ministratori, gli eletti, gli iscritti ed i citta-dini, un dibattito su un possibile futuroapprodo a fusioni tra i comuni della Pro-vincia che semplifichino e rafforzino il qua-dro di governo locale con l’aggregazione dicomunità omogenee per economia, socia-lità, cultura e territorio.

Proponiamo dunque l’istituzione diuna Convenzione quadro fra le dueUnioni isontine e i comuni che le costitui-scono, non sfuggendoci l’opportunità pe-raltro di sviluppare una convenzione anchecon le due Unioni di Cervignano e Latisana,nell’ambito di quell’area vasta Isontino-Bassa friulana prefigurata dalla riforma delServizio sanitario regionale.

Già oggi, infatti, numerose funzioni tro-vano nell’area isontina una gestione unita-ria. Da queste è opportuno partirepreservando quanto già oggi, con efficacia,è gestito in forma unitaria, non escludendofunzioni che rivestono particolare impor-tanza a livello d’area vasta. Ad esempio:

- servizi pubblici di interesse generale, inparticolare il servizio idrico

- coordinamento e armonizzazione dellaprogrammazione e pianificazione territo-riale di livello sovracomunale

- raccolta, avvio e smaltimento e recu-pero dei rifiuti urbani

- presentazione di progetti a finanzia-mento europeo

- servizi ed interventi a favore di personedisabili giovani ed adulte (CISI)

- funzioni e servizi comuni agli enti localidove si applica la tutela della lingua slovena

La governance della convenzione quadrosi definirà attraverso un Patto di areavasta, risultato di un percorso di interlocu-zione con la Regione: un Patto che sarà pro-pulsore per la sottoscrizione di

Accordi di programma e luogo di defini-zione di programmi e indirizzi per il coordi-namento degli enti locali coinvolti. LaConferenza dei sindaci è la forma che, inlinea di principio, potrà assumere tale ruolodi coordinamento politico.

È peraltro possibile immaginare che untavolo di area vasta sviluppi una funzione diprogrammazione e coordinamento anchesulla viabilità sovracomunale e il turismoma, soprattutto, di governance in materiadi logistica, di portualità, infrastrutturazionedel territorio, laddove alla competenza incapo a Regione, o Aziende speciali e con-sortili, si aggiunge la partecipazione deglienti locali a tali enti.

Riteniamo che questo progetto, unico inRegione, possa costituire un’evoluzionedella legge Panontin e anticipare un succes-sivo adattamento della normativa regionalenell’ottica di un maggiore coinvolgimentodel territorio nelle politiche di sviluppo.

Ravvisiamo peraltro la necessità di imple-mentare questo progetto:

- guardando con attenzione alle funzioniche transitoriamente saranno mantenutedalla Provincia, in un’ottica di medio ter-mine;

L’Assemblea provinciale del Partito Democratico, riunita a Selz (Ronchi) lo scorso mese di marzo ha dato un mandato chiaroe forte, votato all’unanimità, sulla direzione di attuazione della riforma degli enti locali votata dal Consiglio regionale loscorso novembre e oggi in fase attuativa. Tre gli elementi cardine: I comuni trasferiranno una parte dei propri uffici a due Unioni di comuni, una per l’alto e una per il Basso isontino, che ope-reranno in stretta sinergia e collaborazione attraverso una convenzione quadro, nelle forme previste dalla legge stessa; inquesto modo si punta ad ottenere una maggiore efficienza della pubblica amministrazione e eguali standard di servizi atutti i cittadini.Il Partito Democratico lancerà una campagna di informazione e consultazione indirizzata a far emergere la strategia di svi-luppo per l’Isontino per i prossimi anni: un modo perché la politica si appropri della necessità di portare tra i cittadini un di-battito sul “dove vogliamo andare”, che dev’esser parte integrante della stessa riforma: la quale, infatti, prevede che leUnioni di comuni adottino strumenti di carattere programmatorio (Piano dell’Unione).Le Unioni sono un primo passo. Importante e che risulta assolutamente prioritario di qui al 2016. Non manca però la ne-cessità di favorire l’avvio di una riflessione per semplificare il quadro amministrativo riducendo il numero dei Comuni: unpercorso da fare dal basso, senza forzare e facendone maturare le condizioni politiche, ma di cui il Partito Democratico de-v’essere l’attore guida.

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I dati del GECT e la prospettiva universitaria goriziana

Una dolce decadenza?

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- soffermandoci con maggiore attenzionesulla necessità di tutela della minoranza dilingua slovena presente nel territorio regio-nale;

- considerando le potenzialità che lo stru-mento riveste per sviluppare inedite formedi collaborazione con le Uti limitrofeesterne all’attuale perimetro isontino, perquanto concerne, ad esempio, l’economiadel mare.

- Promuovendo un percorso di discus-sione su possibili fusioni tra comuni cheportino ad una semplificazione e ad un raf-forzamento dei governi locali, unificandocomunità già omogenee.

Per quanto premesso, l’Assembleaprovinciale del Partito Democratico

- dà mandato ai Sindaci e amministratoriPD di prevedere l’attuazione dell’art.24della legge di riforma delle autonomie lo-cali, prevedendo espressamente negli Sta-tuti la collaborazione con le Unioniterritoriali contermini, e di promuovere lasottoscrizione di una Convenzione qua-dro fra le due Unioni isontine, parallela-mente alla definizione degli statuti delleUnioni, con la prospettiva di estendere taleconvenzione ad altre Unioni territoriali

- incarica la Segreteria di promuovere(coinvolgendo forum provinciali, circoli ter-ritoriali e assemblea, amministratori locali eprovinciali), momenti di confronto ed ela-borazione – aperti anche a simpatizzanti,associazioni e categorie - per sviluppareuna condivisa visione di sviluppo del terri-torio isontino, a supporto della definizionedei Piani strategici delle Unioni territoriali edella programmazione a livello di areavasta.

PremessaLa situazione dell’istruzione superiore ita-liana rappresenta un paradosso. Paradossoofferto dal fatto che mentre da una parte ilrendimento della ricerca accademica ita-liana, soprattutto a parità di risorse ero-gate, è compatibile con quello deimaggiori paesi sviluppati del mondo, la re-putazione interna di questo mondo acca-demico -specialmente per certa stampa- èmolto bassa. Questa discrepanza tra pre-stazioni effettive a livello internazionale epercezione di queste a livello interno, nonindica solo il desolante provincialismo dimolta parte della sfera della comunica-zione nazionale, ma anche una difficoltà incerti ambienti nel comprendere di come eperché una formazione avanzata conti, emolto, nel mondo contemporaneo. Miviene quindi un mente un buon aforismaespresso da un illustre esponente della po-licy accademica americana: «Se pensate chel’istruzione costi, provate con l’ignoranza», ilproblema è che in certi settori del nostroPaese l’ignoranza paga.

Come riassumere i dati del GECT. Undrammatico deficit di capitale umanoI dati della ricerca svolta sulla Smartness dideterminate aree territoriali comparate traloro (Udine, Trieste, Gorizia e Nova Gorica,Koper-Capodistria, Lubiana, ricerca svoltadal Dott. Gianluca Masotti dell’Ires Friuli-Venezia Giulia) hanno evidenziato una si-tuazione locale che si connetteperfettamente con quella nazionale. Talesituazione può essere definita come unminor potenziale del capitale umanodell’area goriziana (anche di Gorizia ri-spetto a Nova Gorica), determinato dalminor livello d’istruzione della popola-zione rispetto soprattutto alle aree slo-vene. Questo dato è perfettamentecompatibile con quello nazionale che vedeil numero dei laureati italiani drammatica-mente inferiore a quello degli altri paesiOCSE con l’aggravante che tale divario staavendo una tendenza all’incremento. Prima di vedere le conseguenze pratichedi tale minore valore del capitale umanolocale e nazionale rispetto ad altre aree,cerco di capire come mai si verifichi tale fe-nomeno. Innanzitutto una spiegazione dimetodo. Il basso incremento demograficopresente in generale in Italia e soprattutto

nelle aree goriziana e triestina con la rela-tiva maggiore anzianità della popolazionecomparata con altri paesi, non spiega ilfatto. Dato che il minor livello d’istruzioneè calcolato per classi di età. A parità, quindidi età, gli abitanti del nostro paese conse-guono meno titoli di studio. Ciò può es-sere spiegato da vari motivi. Da un latol’indubbia presenza di un’opinione diffusaper cui studiare non paga. Dall’altra le in-dubbie carenze del nostro sistema educa-tivo specialmente nel settoredell’attrazione di studenti (italiani o no) alivello universitario. Nel terzo e ultimopunto analizzo i motivi a mio avviso dellabassa attrazione, qui mi soffermo solo sulleconseguenze di ciò. Un capitale umanopoco istruito è meno produttivo e compe-titivo a livello sociale ed economico.Usando la metafora sopra illustrata, datoche l’istruzione sembrerebbe costarestiamo provando con l’ignoranza, ma que-sto non sembra pagare.

L’Università a Gorizia e il deficit di capi-tale umanoTra i fattori universalmente riconosciuti dieccellenza per una città che vuole essere(?) universitaria ci sono tra gli altri; la qua-lità della vita culturale, gli stimoli della vitasociale, il cosmopolitismo, i servizi e in ge-nerale la capacità di attrarre studenti ov-viamente anche da paesi stranieri. Non c’èdubbio che la classe dirigente accademicache si è occupata del Polo UniversitarioGoriziano incontri delle difficoltà soprat-tutto su questo punto. I vari corsi univer-sitari presenti in città - una città a paroledi frontiera nel senso elevato del termine,potenzialmente interculturale, apparente-mente molto vivibile, ecc. - non hanno enon stanno attraendo in maniera signi-ficativa studenti da altrove (se non limi-tati flussi a livello nazionale). Questo èun problema integrato, che non riguardasolo i decisori accademici, ma che si riper-cuote in un contesto politico-culturaledove la dolce morte viene preferita a unavita magari convulsa, tuttavia attiva. L’of-ferta di conoscenza, di cultura, storia e ter-ritorio non può comunque verificarsi senzadei fruitori convinti dalla bontà e dal valoredi quello che stanno provando. Su questoanche si gioca il futuro della città.

Daniele Ungaro

Università a Gorizia:l’ingresso di Scienze diplomatiche

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Provincia: mettere in moto il pianod’accoglienza diffusa

Ma nel frattempo perché non utilizzare la casermadel Fante in via Duca d’Aosta?

Emergenza profughi

Il 20 aprile 2015 verrà probabilmente ricordato come la data incui il Governo si è accorto (con buona pace di precedenti in-terrogazioni parlamentari, trasmissioni televisive e via di-

cendo) che la drammatica sequenza di tragedie del mare nelcanale di Sicilia ha oscurato un altro aspetto decisamente preoc-cupante dell’emergenza profughi che perdura ormai da mesi emesi.

E’ quello legato non ai drammatici naufragi nel Mediterraneo eagli sbarchi all’estremo sud del Paese, ma al fiume di richiedentiasilo, quasi esclusivamente afgani e pakistani, che attraverso larotta balcanica si riversano nella nostra regione e, in particolarmodo a Gorizia, divenuta da tempo la piccola Lampedusa delNord-Est.

Il 20 aprile, per interessamento delle senatrici Laura Fasiolo eTamara Blazina, è giunto in regione il viceministro degli InterniFilippo Bubbico, che nella sua “tappa” goriziana ha ricevuto dalsindaco Ettore Romoli un ampio dossier sulla situazione gori-ziana, dossier che è stato immediatamente recapitato al ministroAngelino Alfano. “Erroneamente – ha ammesso Bubbico – siamoportati a pensare che il carico dell’accoglienza sia tutto in relazioneagli accessi via mare, trascurando invece le criticità che emergonovia terra”.

La missione del viceministro in Fvg sembra aver avuto un ef-fetto immediato, visto che pochi giorni dopo 108 profughi sonostati prelevati e trasferiti in pullman a Genova, nel Milanese e aTeramo. E così è, almeno momentaneamente, calato il sipariosullo spettacolo in verità poco edificante di 25 richiedenti asilofuori convenzione che dormivano all’addiaccio in sacchi a pelo egiacigli di fortuna in piazza San Francesco, davanti alla chiesa deiCappuccini.

Fino al 25 aprile, nonostante un paio di trasferimenti a bordodi corriere in Toscana e in Piemonte, e nonostante l’attivazionedella seconda commissione per l’esame delle domande dei ri-chiedenti asilo a Verona, la situazione complessiva delle pre-senze di immigrati a Gorizia (e al Cara di Gradisca), non si eraaffatto alleggerita, anzi. Nel momento in cui scriviamo a Gorizia iprofughi a Gorizia sono così scesi da 290 (record assoluto daquando era cominciata, l’estate scorsa, l’ondata degli arrivi) ameno di 200. Un centinaio sono ospitati al Nazareno, 40 all’HotelInternazionale mentre altri 50 sono fuori convenzione al dormi-torio della Caritas di Piazzutta. A Gradisca sono 210 gli ospiti delCara.

Romoli si è pubblicamente vantato per la pressione esercitatasulla Prefettura che ha portato allo “sgombero” del piazzale da-vanti alla chiesa dei Cappuccini e al trasferimento dei 108 richie-denti asilo. C’è da chiedersi però sin dove arrivino i suoi “meriti”(e anche perché non abbia esercitato prima la sua autorevolezza)e quale sia stato, invece, il ruolo probabilmente determinante delviceministro Bubbico nel suonare la sveglia alla Prefettura che,come in passato, si è mossa solo quando si è ritrovata con l’acquaalla gola. Ed è ancora da capire se vi sarà ora un progressivo al-leggerimento della presenza dei profughi in città oppure se sisarà trattato di un altro intervento-tampone (per carità, più con-sistente dei precedenti): in quest’ultimo caso, ovvero in man-canza di una più efficace programmazione, con gli immigrati checontinuano ad arrivare tutti i giorni alla spicciolata, tra un mese-

un mese e mezzo saremo punto e a capo.Sul territorio provinciale, il piano di accoglienza diffusa non è

ancora decollato, anche se si comincia a intravedere qualche pic-colo movimento. Oggi come oggi siamo fermi ai 15 immigrati ac-colti a Terranova (San Canzian d’Isonzo). In tempi abbastanzarapidi dovrebbero essere finalmente pronti gli alloggi dell’ex ca-serma dei carabinieri di Gabria (Savogna) e quelli di privati a Cor-mons: 30 posti in tutto per quali la giunta regionale ha stanziatoun contributo di 7 mila euro per ciascun progetto. Disponibilità èstata infine fornita dai comuni di Staranzano (9 posti) e Romans.

Ma quello che si teme, come dicevamo, è che, con l’avanzaredella bella stagione, gli arrivi dei profughi (malgrado don PaoloZuttion, direttore della Caritas, abbia ripetutamente cercato di dis-suadere afgani e pakistani dal far venire loro connazionali a Gori-zia, vista la situazione di “overbooking”) si intensifichino rispetto ai3-4 al giorno odierni. Tra l’altro è rispuntata anche la baraccopolisull’Isonzo, anche se per ora i profughi la utilizzano a mo’ di cam-ping solo durante il giorno per passare il tempo. Ma è evidente chequalche nuovo arrivato, apprendendone l’esistenza (malgrado cisia un divieto targato Azienda sanitaria e Comune di bivaccaresulle rive del fiume) potrebbe sistemarsi di nuovo lì. Nonostante lapartenza dei 108 Gorizia è ancora il capoluogo di provincia che, inRegione, ospita la percentuale più alta di migranti in rapporto alnumero degli abitanti. Ma va notato che lo stesso Friuli-VeneziaGiulia ne accoglie il 3 per cento di quelli presenti sul territorio na-zionale rispetto, per esempio, al 4 per cento del ben più vasto Ve-neto.

Molte critiche, anche da parte dell’assessore provinciale al vo-lontariato Ilaria Cecot, sono state rivolte in questi mesi alla Prefet-tura, che ha competenza primaria in fatto di accoglienza deiprofughi. “Il prefetto Zappalorto – ha detto Cecot – ha gravi respon-sabilità nella situazione che da un anno si è creata a Gorizia”. Quelche viene imputato al Prefetto – e che, in un incontro organizzatodal PD nella sala del Consiglio comunale, aveva fatto notare ancheil capogruppo Giuseppe Cingolani - è sempre il fatto che, dovendooccuparsi principalmente del Comune di Venezia di cui è commis-sario straordinario, dedica poco tempo alle questioni goriziane. Main maggio ci saranno finalmente le Comunali in laguna: chissà cheallora, potendo svolgere a tempo pieno il proprio ruolo a Gorizia,l’azione di Zappalorto non diventi finalmente più incisiva.

Va rimarcato che la sua omologa di Udine, Delfina Provvidenza

Vincenzo Compagnone

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la Caritas in prima lineaMa il terzo settore ha una funzione

complementare non sostitutivadell’intervento pubblico

12 GoriziaEuropa n. 3/15

E’sconfortante e triste che di fronte ai recenti avvenimenti,che riguardano la morte di almeno 800 migranti, e allenumerose manifestazioni di lutto cittadino proclamate

da diverse amministrazioni comunali del Paese, nella nostra civileGorizia si debba discutere di alcune valutazioni attribuite al sin-daco Romoli, riportate dal Piccolo del 23 corrente, riguardanti gli80 cittadini, prevalentemente afgani richiedenti asilo, che “turbail decoro della nostra città”. Di fronte a queste valutazioni la ra-gione sembra non avere spazio e i dati reali del fenomeno immi-gratorio in Gorizia e nel Friuli non paiono valere assolutamentenulla. Riassumiamo i numeri, che sono sicuramente rilevanti: deicirca 1900 richiedenti asilo presenti nella Regione, circa 500 sononella provincia di Gorizia. Cifre impegnative sicuramente ma benlontane, in proporzione alla popolazione residente, da quelle dialtre zone d’Italia (ad esempio la Sicilia è più sacrificata del FVG eraccoglie il 22% dei nuovi flussi) ma anche di altre realtà europee,compresa la “sempre demonizzata” Germania che raccoglie piùrichiedenti asilo e rifugiati di qualunque altro paese europeo, piùdella Francia e dell’Italia. La ragione dei numeri suggerirebbequindi una valutazione ponderata delle argomentazioni e un at-teggiamento più equilibrato. Invece si assiste a una crescita del-l’allarme sociale che, a Gorizia, appare gonfiato e ingiustificato.

Non è giustificato certamente da un aumento della criminalitàconnesso alla presenza dei profughi: la possibilità di essere rim-patriati in attesa della delibera della Commissione sul riconosci-mento dello status di rifugiato è un potente deterrente adelinquere. Non sembra giustificato da motivi di carattere sanita-rio e neppure da motivi di carattere sociale: questi immigrati dif-ficilmente rimarranno a Gorizia una volta ottenuto ilriconoscimento del loro status perché le occasioni di lavoro sonomolto scarse; i dati del passato dimostrano che circa il 70% diquesti profughi se ne va via. A maggior ragione non rimarrannonella nostra città coloro cui venisse rifiutato il riconoscimentodello status di profugo.

E allora ? perché anche a Gorizia, ma non solamente la nostracittà però, le reazioni alla crescita, epocale e non episodica, deifenomeni migratori si reagisce con sconcerto e rabbia? Questereazioni sembra riposino su una percezione della realtà al di fuoridi dati reali (un tempo si chiamava manipolazione delle co-scienze) indotta e rafforzata dai media , da parti politiche checrescono sull’insicurezza dei cittadini ,dalla paura di un presentee un futuro incerti.

Ma vi concorrono pure i ritardi della politica, l’insufficiente e

tardivo intervento direttivo, diciamolo pure, dello Stato e deglienti locali. E ciò conduce al secondo aspetto del problema chevorrei qui evidenziare. Di fronte a queste difficoltà nell’affrontarein maniera lungimirante questi fenomeni, di fronte alle lungag-gini burocratiche che non offrono soluzioni immediatamentepraticabili ecco che nuovamente spunta il terzo settore chesvolge un ruolo di supplenza dell’intervento ”pubblico” nel darerisposte al problema. L’anima “buona e caritatevole” di Goriziaemerge in questi casi. Non abbastanza per risolvere i problemima sicuramente abbastanza per impedire che un numero consi-stente di rifugiati viva in condizioni di degrado sub umano. Nu-merosi sono gli operatori del terzo settore che operano nel dareassistenza diretta e talora un tetto ai profughi; tuttavia per bre-vità vorrei soffermarmi solamente sul ruolo svolto dalla CARITASdiocesana.

Per i richiedenti asilo in convenzione, cioè coloro cui la Prefet-tura con apposite gare di appalto accorda l’assistenza pubblica,la CARITAS assicura 150 posti al “Nazareno” che vanno ad inte-grare i 40 posti dell’Albergo Internazionale e i 33 impegnati nel-l’intervento SPRAR. Oltre a questi vi sono però 80/90 profughi,fuori convenzione, che sono totalmente privi di assistenza direttae che debbono arrangiarsi per conto loro per la sussistenza. Aquesti viene assicurato un letto nel dormitorio di Piazzutta (circauna trentina) un giaciglio nei locali della CARITAS (egualmenteuna trentina circa) e una ventina dormono la notte in piazza SanFrancesco antistante la Chiesa. Altri ancora sfuggono ad un aiutodiretto. A tutti questi profughi viene assicurato un pasto nei lo-cali della mensa dei Cappuccini (mensa che negli ultimi tempi haraddoppiato i turni di erogazione) e soddisfatte minimali esi-genze di vestiario. Ma il terzo settore, è opportuno ripeterlo, hauna funzione complementare non sostitutiva dell’interventopubblico. Le soluzioni politiche sicuramente richiedono piùtempo di quello a disposizione, ma sono le uniche che rappre-sentano la soluzione del problema.

Emergenza profughi Raimondo, con la collaborazione della Regione, del Comune edella Protezione civile, ha tolto dal parco Moretti un foltogruppo di profughi che vi bivaccavano per ospitarli nella ca-serma Cavarzerani, immobile dismesso di proprietà dema-niale, dove è stata allestita una tendopoli con 90 posti letto ebagni chimici. Vi ricorda nulla? Già, un’iniziativa simile aquella, tanto contestata, della Provincia che installò campoFrancesco in via Brass prelevando i profughi dalle rive del-l’Isonzo. A Gorizia c’è la caserma del Fante in via Duca d’Aostache ben si presterebbe allo scopo. Perlomeno in via provviso-ria, finché il piano d’accoglienza diffusa non si deciderà a in-granare, si sarebbe di certo potuto requisirla e collocare lìalmeno i profughi che per diverse notti sono stati costretti adormire all’addiaccio.

Costanzo Pezzona

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n. 3/15 GoriziaEuropa 13

Sopra: foto satellitare della zona dove dovrebbeessere collocato l’impianto a biomasse, con l’in-dicazione di case, asili, alloggi militari e super-mercati che sorgono nelle immediate vicinanze.

Sotto: una simulazione della centrale a biomasse

La Rail Services nel giro di due anni ha presentato due richieste (in-dipendenti) di autorizzazione per un impianto a biomasse che vor-rebbe collocare a Gorizia in via Trieste, all’incirca tra l’ex McDonald’s ela ferrovia:

- sulla prima richiesta, presentata nel 2012, il Comune di Gorizia hadato parere negativo nel marzo 2013, e l’autorizzazione è stata ne-gata dalla Conferenza dei Servizi nell’aprile 2014. La Rail Services hapresentato ricorso al TAR nel luglio 2014. La sentenza, giunta a marzo2015, ha accolto il ricorso su due punti specifici. La sentenza del TARnon dice che l’impianto debba essere autorizzato, ma che nella primaprocedura ci sono stati due atti che non sono validi, e sarebbero dun-que da rifare: il parere del Consiglio comunale non sarebbe stato mo-tivato adeguatamente, e la decisione finale di negare l’autorizzazionenon avrebbe dovuto essere presa dalla Conferenza dei Servizi, madalla Giunta provinciale;

- nell’agosto 2014 la Rail Services ha cambiato il progetto della cen-trale e ha presentato una seconda richiesta di autorizzazione, an-cora in corso. Anche su questa il Comune, a maggioranza assoluta ein modo trasversale, ha dato parere negativo sulla compatibilità ur-banistica nel dicembre 2014. Il Gruppo del PD si è pronunciato inmodo compatto contro la compatibilità urbanistica. Su questa se-conda procedura la parola finale spetterà alla Giunta provinciale.

Per gli impianti di produzione di energia alimentati da fonti rinno-vabili, è prevista una particolare procedura di autorizzazione, che havalore di variante urbanistica qualora si proponga di collocarli inun’area che non fa parte della zona industriale: viene convocata laConferenza dei servizi (Provincia, Comune, Azienda sanitaria, Arpa,Ministero dello Sviluppo Economico, Vigili del Fuoco...), che raccogliei pareri dei vari enti e si pronuncia sull’autorizzazione. Il Comune deveesprimere un parere sulla compatibilità urbanistica, che però nel casodi questo tipo di procedure, è solo un parere consultivo. Se il moti-vato dissenso è espresso da un’Amministrazione preposta alla tutelaambientale, paesaggistico-territoriale, urbanistica (Comune), del pa-trimonio storico-artistico, alla tutela della salute e della pubblica in-columità, la decisione finale spetta non alla Conferenza dei servizi,ma alla Giunta provinciale.

La vicenda della centrale abiomasse “Rail Nord”

Consiglio comunale 1

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L’Azienda sanitaria: no alla centrale a biomasse in mezzo a case, asili e scuole,

senza un impianto per abbattere le emissioni

Lettera alla Giunta provinciale dopo il parere negativo del Consiglio comunale

14 GoriziaEuropa n. 3/15

Tra breve la Giunta provinciale dovràdecidere se autorizzare la centrale diproduzione di energia elettrica dalle

biomasse, da collocarsi in via Trieste, a duepassi da asili, scuole e case. Perciò ho in-viato una lettera al Presidente Enrico Gher-ghetta e agli assessori provinciali IlariaCecot, Mara Černic, Donatella Gironcoli, Fe-derico Portelli e Vesna Tomsič, per condivi-dere con loro alcune importantiinformazioni e considerazioni.

L’Azienda sanitaria afferma che la cen-trale a biomasse in quella posizione nonsi può fare senza che contemporanea-mente sia operante un impianto per il re-cupero del calore. Tale impiantodovrebbe condurre la molta acqua caldaprodotta dalla centrale verso abitazioni,edifici pubblici o imprese del circonda-rio, in modo da permettere lo spegni-mento delle caldaie oggi attive,annullandone le emissioni e compen-sando così le emissioni nocive introdottedall’impianto a biomasse. La relazionetecnica del Comune precisa che il recuperodel calore dovrebbe servire a eliminare unaquantità di emissioni attuali superiore aquella derivante dall’attivazione dell’im-pianto di biomasse.

L’Azienda sanitaria sottolinea la necessa-ria contemporaneità tra l’eventuale avviodella centrale a biomasse e l’attivazionedell’impianto di recupero del calore. Ma co-struire un impianto del genere è complesso,e finora non c’è traccia di un progettoconcreto in questo senso, dunque la cen-trale ad oggi non si può fare.

Il parere dell’Azienda evidenzia che lacentrale a biomasse è classificata tra le “in-dustrie insalubri”, con emissioni che sareb-bero “cancerogeni certi per l’essereumano”. L’impianto sorgerebbe a pochipassi dagli esercizi commerciali, a meno di100 metri dalle case, a 150 metri dall’asilonido di via Pasubio, e a circa 300 metri dalla

scuola materna che sarà costruita in via delCarso e a meno di 30 metri dagli alloggidella caserma “Montesanto” di via Trieste.

Secondo la legge un impianto di quel ge-nere può essere costruito solo in zona in-dustriale, e il luogo sceltodall’imprenditore non lo è. La proceduradi autorizzazione prevista per questi im-pianti di produzione di energia avrebbe va-lore di variante urbanistica. Il Consigliocomunale, che ha competenza sul Piano Re-golatore, ha espresso voto contrario sul-l’eventuale variante, che trasformerebbe inzona industriale un’area troppo a ridossodelle abitazioni.

Il voto contrario del Consiglio sullacompatibilità urbanistica è legittimo epertinente, pur se motivato anche da esi-genze di tutela dell’ambiente e della salutedei cittadini. Tali esigenze, infatti, sonoparte integrante della pianificazione urba-nistica, secondo la sentenza del Consiglio diStato n. 2710/2012. È vero che il TAR alcunesettimane fa si è espresso in senso oppostosu una prima procedura di autorizzazioneconclusasi l’anno scorso (non su quella at-tualmente in corso), ma il Consiglio di Statoè un livello di giudizio superiore al TAR.

Le norme prevedono che di fronte a unvoto contrario del Consiglio comunale, il cuiparere in questo caso è solo consultivo, ladecisione finale sull’autorizzazione dellacentrale spetti alla Giunta provinciale. I seiamministratori non potranno ignorare il pa-rere urbanistico espresso dall’assembleaelettiva cittadina, né le chiare prescrizionidell’Azienda sanitaria. Sarebbe del tuttofuori luogo anche accontentarsi di una di-chiarazione d’intenti dell’imprenditore sulrecupero di calore, a cui probabilmente nonseguirebbero mai i fatti: così si metterebbea rischio la salute di chi vive e opera nellevicinanze. Essendoci anche asili e scuole, gliamministratori provinciali dovrebbero rad-doppiare le precauzioni. (sintesi)

Giuseppe Cingolani, capogruppo del Pd di Gorizia

foto dal balcone di una casa: si può notare la notevolevicinanza del previsto sito della centrale alle abitazioni.

Cosa dice l’Azienda sanitariasul progetto della Centrale a

biomasse Rail Nord

“- L’area interessata dal progettato insedia-mento produttivo risulta inserita tra areeresidenziali cittadine: Sant’Andrea e viaTrieste – Rione Sant’Anna.Tale area, presen-tandosi come una fascia di territorio lungae stretta, si incunea profondamente nel tes-suto cittadino.- L’attività produttiva, oggetto del presenteparere, è inserita nell’elenco delle industrieinsalubri di Prima Classe, lettera C, punto 7(D.M. 5 settembre 1994).- Il principale problema ambientale creatoda impianti di produzione di energia elet-trica a biomasse legnose, è l’emissione diparticolato sottile ed ultrasottile, IPA[Idrocarburi Policiclici Aromatici], diossinee furani.- Vengono dichiarate emissioni in atmo-sfera di polveri sottili e ultrasottili peruna quantità annua di circa 375 Kg e di COT[COT=Carbonio Organico Totale, cioè lasomma di tutti gli inquinanti derivanti dallaincompleta combustione del metano: for-maldeide, idrocarburi, benzene...] per circa1.300 Kg, sempre su base annua (7500ore/anno di funzionamento dell’impianto).- Il 17 ottobre 2013 lo IARC [Agenzia Inter-nazionale per la Ricerca sul Cancro] ha in-serito le polveri sottili e ultrasottili (PM10 ePM2,5) tra i cancerogeni di gruppo 1, can-cerogeni certi per gli esseri umani.- Tra i COT non è definita, nella documen-tazione presentata, la possibile presenzadi specie chimiche cancerogene che,adese al particolato, possono essere asso-ciate a fenomeni di bioaccumulo a causadella persistenza in diverse matrici ambien-tali.”

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Impegni precisi per dare una prospettiva all’Autoporto

SDAG: la Giunta fa propria la mozione delcapogruppo del PD

La situazione critica di SDAG

L’autoporto è una realtà strategica per l’economia e l’occu-pazione a Gorizia: vi sono insediate 57 aziende, con 260 di-pendenti, per un volume d’affari di 30 milioni di euro. SDAG èla società (il cui socio unico è il Comune di Gorizia) che dà la-voro a 22 persone e gestisce i servizi autoportuali e doganali,in un’area di proprietà comunale.

La SDAG ha già fatto investimenti sull’area dell’autoportoper oltre 18 milioni di euro, di cui 10 milioni a carico proprio,innalzando notevolmente il valore del patrimonio immobi-liare del Comune. La società ha anche versato finora al Co-mune oltre 8 milioni di canone, per la concessione degli spazi.Al netto dei contributi ricevuti, SDAG ha portato al Comune diGorizia più di 17 milioni di euro.

Rispetto al 2006 gli introiti di SDAG hanno subito una ridu-zione circa del 40%, per fattori esterni e diversi, tra cui l’in-gresso nell’UE di numerosi pesi dell’Est europeo, con laconseguente diminuzione dei servizi svolti presso l’autoportoe la dogana, e la chiusura degli operatori di animali vivi a Gori-zia.

Per questi motivi il conto economico del 2012 e del 2013 èstato in passivo rispettivamente di 268mila e di 344mila euro,e anche nel 2014 le previsioni sono negative.

Secondo la legge di stabilità dello scorso anno, le societàpartecipate, come SDAG, che nel 2017 avranno registrato unrisultato economico negativo per 4 dei 5 esercizi precedenti,dovranno essere liquidate.

SDAG ceca di far fronte alla situazione operando dei ri-sparmi, ma anche attraverso dei progetti di rilancio dell’atti-vità produttiva, come il rafforzamento del polo del freddo, lariqualificazione delle aree e dei servizi di sosta.

La società ha più volte fatto presente che l’attuale canonecorrisposto al Comune per la concessione degli spazi, cioè400mila euro annui, è insostenibile, e rende difficoltoso ancheil pagamento di dipendenti e fornitori.

Le attuali strutture in gestione a SDAG necessitano urgente-mente di lavori di messa a norma, per i quali sono disponibiliancora 9 milioni di euro dei fondi di Osimo, che però devonoessere spesi entro il 2017. Le normative prevedono che la Re-gione eroghi i fondi di Osimo solo a titolo di rimborso per i la-vori già eseguiti e pagati, per cui dovrebbe essere SDAG adanticipare i pagamenti. Ma la società attualmente non ha isoldi liquidi per poter pagare l’anticipo. Se non si trova unasoluzione, si rischia di non poter effettuare i lavori di messa anorma entro il 2017, perdendo i 9 milioni di Osimo e facendoprecipitare il valore di tutta l’infrastruttura autoportuale.

Ecco il dispositivo della mozione “Indirizzi riguardanti SDAG e lavalorizzazione delle infrastrutture autoportuali e confinariedel Comune” presentata dal capogruppo del PD Giuseppe Cingo-lani e approvata dal Consiglio Comunale lo scorso mese di aprile,che impegna l’Amministrazione a compiere una serie di atti con-creti per risolvere la difficile situazione in cui si trova la società.

IL CONSIGLIO COMUNALE IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA

1) a comunicare, nella seduta del Consiglio comunale successivaa quella in cui viene approvata la presente mozione, il proprioorientamento riguardo ai seguenti punti:

richiesta avanzata da SDAG circa l’abbattimento del canone●

dovuto al Comune;soluzioni che rendano possibile l’avvio delle gare d’appalto●

per l’affidamento dei lavori di riqualificazione e messa a normadelle struttture autoportuali e confinarie tramite i rimanentifondi di Osimo;

2) a presentare al Consiglio comunale, prima possibile e nonoltre il mese di maggio 2015, gli indirizzi strategici dell’Am-ministrazione sul futuro di SDAG e sulla valorizzazione delle in-frastrutture autoportuali e confinarie di Sant’Andrea, in modo chetali indirizzi possano essere adeguatamente discussi ed appro-fonditi nel Consiglio comunale;

3) a prendere contatto con la Presidente Serracchiani, con laGiunta regionale, con i consiglieri regionali e i parlamentari del-l’Isontino, affinché:

la realizzazione del “nodo ferroviario di Gorizia-Nova Go-●

riza-Šempeter-Vrtojba” sia posta tra le priorità del pianostrategico delle infrastrutture per la nostra regione, se-condo il progetto elaborato da ADRIA A e dal GECT (due rac-cordi ferroviari, dette “lunette”, per completare il collegamentotra la rete ferroviaria italiana e quella slovena: lunetta in uscitadalla linea Nova Gorica- Gorizia con direzione Monfalcone e lu-netta in uscita dalla linea Gorizia-Nova Gorica con direzione Se-žana; relativi nuovi collegamenti ferroviari con l’autoportoSDAG e il centro logistico di Šempeter-Vrtojba...);la Regione si faccia carico di coordinare un piano strategico●

per le promozione e lo sviluppo delle infrastrutture logisti-che regionali;

4) a riferire al Consiglio comunale, entro il mese di giugno 2015:gli esiti dei contatti realizzati secondo il precedente punto●

3);le fonti di finanziamento realisticamente perseguibili per il●

progetto del “nodo ferroviario di Gorizia-Nova Goriza-Šem-peter-Vrtojba”.

Consiglio comunale 3

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Il PD chiede precise garanzie a tutela della sanità isontina

Il paradosso: la legge garantisce funzioni superiori all’ospedale di Gorizia-Monfalcone ma non le finanzia

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il nuovo criterio di finanziamento nonfinanzia le funzioni superiori del nostroospedale

Nella mozione si evidenzia un’incoerenzatra la legge di riforma della sanità regionalee il sistema di finanziamento dei serviziospedalieri. La riforma ha declassato l’ospe-dale unico su due sedi di Gorizia-Monfal-cone a presidio di base, ma ha garantito chel’ospedale isontino avrebbe potuto mante-nere le molte funzioni superiori (di primo li-vello) in esso presenti: Terapia IntensivaCardiologica, Urologia e Neurologia, Pe-diatria, Oculistica, Otorinolaringoiatria,Anatomia patologica, Laboratorio dianalisi e Microbiologia.

Il paradosso è che il nuovo criterio di fi-nanziamento, per costi standard, non sup-porta tali funzioni: gli ospedali isontini sonofinanziati esclusivamente come presidi dibase. «Lo prova il fatto – si legge nella mo-zione - che per l’assistenza ospedaliera al-l’Azienda n. 2 (la nostra: Bassa

friulana-Isontina) e all’Azienda n. 3 (AltoFriuli-Collinare-Medio Friuli), che possiedonosolo presidi considerati di base, la Regione as-segna 434 € per ogni abitante (in base allapopolazione pesata, che tiene conto dell’età).Gli importi assegnati alle altre Aziende sonomolto maggiori: a Pordenone 587 € pro-ca-pite, a Trieste 743 €, a Udine 810 €. Il motivo èche l’Azienda di Pordenone e quelle di Triestee Udine hanno ospedali rispettivamente diprimo e di secondo livello, con funzioni piùnumerose e complesse, per le quali sono pre-viste maggiori risorse. Tra l’altro ad esempio aUdine le cliniche universitarie creano ingiusti-ficati doppioni: doppi reparti, e doppi primarinella stessa città, tra clinica universitaria eospedale aziendale non universitario».

Cardiologia e chirurgia a rischio«La prima bozza del PAL prevedeva che

l’Unità di Terapia Intensiva Cardiologicafosse mantenuta, con 6 posti letto, su unasola sede del presidio di Gorizia-Monfalcone,

Detto questo, il PD comunale chiede:

1) che il sistema di finanziamento percosti-standard tenga conto «della comples-sità e delle funzioni di primo livello effetti-vamente presenti nell’ospedale diGorizia-Monfalcone, aumentando inmodo strutturale il finanziamento al-l’Azienda Bassa Friulana-Isontina».

2) che venga mantenuta, almeno in unasede del presidio ospedaliero di Gorizia-Monfalcone, l’Unità di Terapia intensivacardiologia, con 6 posti letto ordinari e, altempo stesso, impegna la Regione a man-tenere il primariato attualmente presentenella sede di Gorizia per la funzione diNeurologia, unica in tutta l’Azienda n. 2,«con l’avvio del servizio di Trombolisi».

3) che venga mantenuto il primariato diNefrologia e Dialisi nella sede di Gorizia,«considerata anche l’alta percentuale di dia-lisi peritoneale, praticamente corrispon-dente all’obiettivo, ribadito nel Pal, del 20%sul totale delle dialisi».

4) che, riguardo a Chirurgia, vengamantenuto in entrambe le sedi del presi-dio ospedaliero di Gorizia-Monfalcone gli

Ecco i punti cruciali della mozione presentata in Consiglio comunale dal Partito Democratico, primo firmatario edestensore il capogruppo Giuseppe Cingolani.

Finanziare adeguatamente le funzioni presenti nell’ospedale unico su due sedi ●

valorizzare le specialità che potrebbero attrarre utenti sloveni nel nostro ospedale, ●

far partire i nuovi servizi per l’assistenza territoriale previsti dalla riforma della sanità regionale, ●

attivando nell’altra sede la “Medicina d’ur-genza con posti letto intensivi e semi-intensiviorganizzati in un’Area di emergenza co-mune”. Nella versione del PAL approvata,invece, per entrambe le sedi si parla di“posti letto intensivi e semi-intensivi organiz-zati in un’Area di emergenza comune”: èscomparso ogni riferimento ai 6 postiletto di Terapia Intensiva Cardiologica(UTIC)».

Allarme viene formulato anche per Chi-rurgia. Nel Pal si parla di “graduale riorga-nizzazione per intensità di cure” e di unadiminuzione dei posti-letto che dovrà ri-guardare anche l’ospedale unico su duesedi di Gorizia-Monfalcone, «per cui - de-nuncia la mozione - potrebbe rientrare dallafinestra il progetto di effettuare le urgenzechirurgiche in una sede sola: rischio che sem-brava scongiurato con l’approvazione delleschede sugli “Standard dell’assistenza prima-ria e ospedaliera”».

Assistenza territorialeLast but not least, si chiede che si garanti-

sca il «reperimento delle risorse necessarieall’avvio, entro il 2015, di due Centri per l’As-sistenza primaria nel territorio dell’Aziendasanitaria n.2, avviando un dialogo con i me-dici di medicina generale, con i medici ospe-dalieri e con i rappresentanti politici eistituzionali dei cittadini, circa la scelta dellaloro allocazione». A questo scopo secondo ilPd e tutto il centrosinistra non si dovrebbemettere in vendita l’intero patrimonio edi-lizio presente a Gorizia, ma una parte diesso, ad esempio l’ex Pneumologico, an-drebbe riservato «per collocarvi il Centro diAssistenza Primaria previsto dalla legge diriordino della sanità regionale, oltre che lasede per i servizi distrettuali, il servizio diHospice e RSA, oggi impropriamente ospitatiall’interno dell’ospedale San Giovanni di Dio».

La mozione punta a fare breccia anchenel centrodestra, dopo che l’assessore gori-ziano Silvana Romano, nel corso della Con-ferenza dei sindaci del 28 marzo, hainspiegabilmente approvato il Piano Attua-tivo Locale senza chiedere alcun approfon-dimento, né alcuna garanzia per i servizisanitari del nostro territorio.

Le proposte del PDinterventi di urgenza chirurgica e orto-pedica così come la struttura di Anestesiae Rianimazione, «come punto di riferi-mento aziendale per i pazienti più critici,anche perché continui a svolgere la funzionedi procurement per il trapianto di organi».

5) che venga prestata attenzione anchealla sanità transfrontaliera affinché siaattuata anche nell’ottica dell’integrazionecon il sistema sanitario sloveno program-mato nella legge di riordino. In che ma-niera? Valorizzando i servizi che, nellaCarta dei servizi condivisa prevista nel Pal(Piano attuativo locale), risultino comple-mentari a quelli oltreconfine, e quindi po-tenzialmente attrattivi e funzionalirispetto all’utenza slovena. «Questo criteriopotrà essere valutato, assieme ad altri, adesempio nella riorganizzazione di un’unicaUnità senologica e di un’unica elettrofisiolo-gia cardiologica nell’Azienda n. 2, e nellascelta di non depotenziare ulteriormente ilservizio delle ambulanze e delle automedi-che». Si chiede che sia stipulato «un ac-cordo con l’ospedale di Sempeter perorientare verso quel presidio le emergenzenel campo dell’ostetricia-ginecologia,pediatria e microchirurgia, qualora ciòserva ad abbattere i tempi dell’accessoalle cure».

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Salvata la PrefetturaAccolto in Senato l’emendamento presentato

da Laura Fasiolo sul disegno di legge per la

riorganizzazione dei pubblici uffici.

La prefettura di Gorizia salvata dai migranti. Volendo ridurre all’es-senziale, l’emendamento presentato dalla senatrice goriziana LauraFasiolo all’articolo 7 del disegno di legge sulla riorganizzazione delleamministrazioni pubbliche è stato accolto dall’aula di palazzo Ma-dama proprio perché gli uffici periferici dello Stato sono chiamati asvolgere in materia di migrazione compiti di coordinamento del si-stema di accoglienza e di raccordo con la struttura centrale delloStato. In pratica, la riformulazione del testo proposta dall’esponentedemocratica tutela le prefetture collocate sulle aree confinarie inte-ressate ai flussi migratori, esattamente come quelle dei territori affac-ciati sulle coste.

Il testo sottoscritto anche dalla senatrice Laura Puppato inizial-mente prevedeva di integrare i “territori fronte rivieraschi” con quellipiù genericamente di confine dove sono presenti i centri di acco-glienza per richiedenti asilo, i centri di identificazione ed espulsioneo le commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione in-ternazionale. Nei fatti era un emendamento ad hoc per Gorizia, cheperò è stato poi approvato in maniera più estensiva eliminando i ri-ferimenti ai Cara, ai Cie e alle commissioni territoriali. «Questo rappre-senta un risultato pieno nella difesa delle prefetture del nord-estriconosciute da Frontex, agenzia delle Frontiere per l’Unione Europea,

come l’area privilegiata di ingresso dei migranti attraverso la cosiddetta‘Western balkans road’, il cui flusso è inarrestabile, tanto da essere rad-doppiato nell’ultimo anno. Ne beneficerà sicuramente il Friuli VeneziaGiulia e in particolare il Goriziano e il Tarvisiano, aree privilegiate dellacosiddetta rotta balcanica percorsa quotidianamente da ‘dublinanti’ erichiedenti asilo, in prevalenza da afghani, pakistani, ma anche da sirianie da profughi di altre nazionalità», scrive in una nota la senatrice delPD.

«Per contrastare i flussi irregolari e affrontare le situazioni di emer-genza – prosegue Fasiolo - sarà dunque necessario avvalersi delle strut-ture di polizia, di quelle istituzionali già presenti nelle aree di primoingresso e della rete diffusa di accoglienza nell’ottica della creazione diun sistema di asilo europeo». «L’impiego in particolare delle forze dell’or-dine e dei vigili del fuoco, il coordinamento e il raccordo di tutti gli Ufficiperiferici dello Stato per la gestione dell’ emergenza, la tutela della inte-grità della vita e del territorio, sono alcune delle competenze complessedel Prefetto che senza l’approvazione dell’emendamento, rischiavano dinon essere più elementi di certezza per i cittadini», conclude Fasiolo ri-cordando che l’integrazione al testo consente al Governo di dare unarisposta migliore alle richieste di sicurezza del Paese. ( Stefano Bizzi IlPiccolo 30/04/15)

Ci sono di tutti i colori. Ex consiglieri regio-nali, ex onorevoli che percepiscono il doppiovitalizio, dal Pci alla Dc, al Pd, alla Lega e aForza Italia; ex sindaci, vedove, persino qual-che indagato nelle inchieste sulle “spesepazze” in Consiglio regionale. L’obiettivo èsalvare il vitalizio o meglio evitare a tutti icosti di dover rinunciare a una parte di vitali-zio. Addirittura c’è chi non vuole rinunciareneanche a 36,10 (trentaseivirgoladieci) euroal mese. Non è questione di soldi ma di prin-cipio, di diritti acquisiti. No Pasaran!

I 51 politici hanno deciso di portare da-vanti ai giudici del TAR del Friuli VG la deli-bera dell’Ufficio di Presidenza del Consiglioche, applicando la legge regionale approvatalo scorso mese di febbraio, ha ridotto la pen-sione ai 212 ex Consiglieri regionali. Si trattadi un taglio temporaneo -dal 1º marzo 2015al 30 giugno 2018- e a scaglioni, (dal 6 al 22,5per cento) e quindi da un minimo di 36,10euro a un massimo di 605,55.

Il ricorso collettivo è affidato a MaurizioPaniz, avvocato di Belluno, ex deputato diForza Italia, specializzato nella difesa di exconsiglieri regionali del Veneto, anche lorocontrari alle riduzioni. Al TAR chiede di di-chiarare illegittimo il provvedimento e di an-nullarlo. Ma sostiene anche l’illegittimitàcostituzionale della legge regionale. L’obiet-tivo è la restituzione delle somme trattenute,la rivalutazione monetaria, gli interessi, e ilripristino delle cifre iniziali. Tutto fino all’ul-timo euro. Che diamine, sono diritti acquisiti!

Fin qui la notizia. Resta da valutare i signi-ficati di una simile decisione. Di fronte ai tagliche colpiscono tutti, di fronte alla perdita ditantissimi posti di lavoro, di fronte alla neces-sità di fare sacrifici, ebbene c’è qualcuno chefa ricorso per una riduzione di un beneficioaccordato o meglio autoaccordato in

Per un pugno di dollari... (anzi di euro)

un’epoca di vacche grasse e di spesa incon-trollata. La cosa peggiore è che questi sonodei politici, degli eletti, dei rappresentantidel popolo, che dovrebbero dare il buonesempio e invece si comportano come degliottusi difensori di privilegi, dei propri privi-legi, irresponsabilmente. Chissà se si ren-dono conto del potente aiuto che stannodando all’antipolitica e alla rabbia di tantis-

simi cittadini verso la politica e verso i politici.Un pessimo servizio alla democrazia. Per 36euro.

Naturalmente c’è da precisare perché solouna parte ha fatto ricorso. I tre/quarti degliinteressati hanno convenuto con la deci-sione della Regione di ridurre i vitalizi. E diquesto va dato merito. Ma per gli altri 51?

fonte: Messaggero Veneto

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L’enigma dellatomba gialla

Cimitero di Gorizia trascurato:pochi gli interventi perrenderlo decoroso

18 GoriziaEuropa n. 3/15

L’editto di Saint Cloud, emanato da Na-poleone nel giugno 1804, stabiliva chele tombe venissero poste al di fuori

delle mura cittadine, in luoghi soleggiati earieggiati, e che fossero tutte uguali per evi-tare discriminazioni tra i morti. Senza scomo-dare né l’opera “Dei sepolcri” di Ugo Foscolo,che a tale editto si ispira, né l’arguzia e pu-rezza della ‘A livella” scritta dal Principe Anto-nio de Curtis - in arte “Toto’”, non sembrasuperfluo ricordare che il cimitero è un luogodi pace e serenità in cui recarsi per portareun fiore o recitare una preghiera sulla tombadei propri cari.

Il culto dei defunti era già presente neipopoli che hanno abitato l’area mediterra-nea: fenici, greci, egiziani e romani che invarie forme onoravano i propri cari con zonededicate alla loro sepoltura. Già nei tempipiù antichi gli Etruschi, che credevano aduna qualche forma di sopravvivenza terrenadel defunto, realizzavano le tombe simili allacasa del defunto, sia nell’architettura chenegli arredi ed assieme al corpo venivanoinumati anche i suoi beni più personali e pre-ziosi.

Anche l’odierna arte funeraria può rispon-dere a molte funzioni culturali. Può giocareun ruolo nei riti di sepoltura e può celebrarela vita e i risultati raggiunti dei morti, siacome parte delle pratiche di parentela dellavenerazione degli antenati o come modoper mostrare ufficialmente la discendenzadinastica diretta alla comunità. Può anchefunzionare come un promemoria di morta-lità del genere umano, come espressione divalori culturali e ruoli, e contribuire a propi-ziarsi gli spiriti dei morti, mantenendo la lorobenevolenza e prevenendo la loro sgraditaintrusione negli affari della vita.

Tutti elementi sacrali che a malapenasono tangibili nel cimitero di Gorizia che, ri-spetto ai cimiteri di Udine e Trieste, risultapalesemente il più trascurato. Nonostante ilsettore comunale delle onoranze funebri edei servizi cimiteriali evidenzi da sempre bi-lanci in attivo, sono veramente pochi gli in-terventi che sono stati eseguiti in questiultimi anni, in modo significativo ed efficace,per ridare dignità al nostro cimitero centrale.

Già l’approccio esterno non è dei miglioricon le pareti perimetrali “slavate” dal tempo,i chioschi dei venditori di fiori caotici e poco“mitteleuropei” e la fermata dell’autobus ar-rugginita. Eppure davanti a questo luogo

della memoria transitano sul viadotto ognigiorno migliaia di persone. Ma il peggio si ri-scontra entrando nel “luogo dell’eterno ri-poso”. Infatti sono tanti i motivi di lamenteladei visitatori: bidoni stracolmi di rifiuti chenon vengono puntualmente svuotati e checostringono la gente a lasciare per terra ac-canto ad essi mazzi di fiori vecchi, piccioniche nidificano tra i loculi e le tombe, la-sciando escrementi che, non essendo rego-larmente rimossi, risultano indecorosi.Vanno risolte anche le problematiche dellefontanelle per l’acqua, spesso intasate,che restano in queste condizioni per giornicon gli innaffiatori verdi sulle rastrelliere in-sufficienti e sostituiti da “volenterosi” visita-tori con i barattoli multicolori dei detersiviliquidi. Ma forse la cosa che balza più all’oc-chio sono i tanti relitti di tombe abbando-nati nella zona dei loculi, i monumentifunerari trascurati da anni, le indicazioni dei“campi” divelte e scolorite e non da ultimol’enorme quantità di fiori in plastica ormai“appassiti” , abbruttiti dal sole e dalle intem-perie.

Una vera desolazione dovunque senza ri-spetto per chi non c’è più. Anche al più pro-fano risulta alquanto evidente che da moltotempo è mancata una programmazione ecarente è la volontà di mettere ordine appli-cando il regolamento esistente che forse po-trebbe necessitare di un aggiornamento daparte di chi ne ha la competenza. Nel nostrocimitero si può assistere anche al passeggiodi visitatori con i loro cani e osservare lapidiin materiale plastico (polistirolo) ormai sfo-racchiate dal becco dei corvi . Molti poveridefunti restano con le tombe provvisorieper decenni fino ad arrivare alla disgrega-zione della croce di legno ed alla perditadella targhetta metallica identificativa.

Ma dov’è finita la nostra civiltà, la culturaed il rispetto del “camposanto” e dei defunti?Ormai la situazione è fuori controllo e risultaurgente ed indifferibile un tempestivo inter-vento, un deciso cambio di rotta. Se fate ungiro nel cimitero, troverete con stuporeanche una tomba colorata in giallo limone!Poi c’è anche il tema della sicurezza perché,in mancanza di telecamere di controllo, pos-siamo aspettarci anche l’incursione dei pro-fanatori di tombe, dei “ladri di rame”, tantotristemente noti in decine di cimiteri del no-stro territorio regionale. Questa amministra-zione non può trascurare il cimitero di

Gorizia, dove riposano tutti i nostri cari. Ri-sulta necessario attivarsi prima possibile ap-plicando il regolamento vigente,migliorando la pulizia dei cassonetti e stimo-lando, se possibile, la raccolta differenziata,ripristinando la segnaletica ed effettuandola manutenzione ordinaria delle parti in ferroe delle recintazioni lato Slovenia. Non an-drebbe trascurata nemmeno la valorizza-zione dei monumenti significativi, intesicome elementi della storia della città, segnidella memoria, pregevole arte funeraria. Maquesta forse è un’altra storia …

Enzo Dall’Osto

dichiarazione dei redditi:destina il 2x1000

per il PD A tutti gli iscritti e simpatizzantiIl PD ha promosso la legge che abolisce ilfinanziamento pubblico ai partiti perchéè giusto che i partiti diano l’esempio. Lanuova legge prevede solo finanziamentiprivati e volontari. La legge sul finanzia-mento ai partiti introduce la possibilità disostenere l’attività politica del propriopartito devolvendo il 2x1000 della quotaIRPEF in sede di dichiarazione dei redditiesattamente come avviene per il 5x1000e per le associazioni ONLUS.Nel mod. 730 metti la tua firma e indicail codice M20 per destinare il tuo2x1000 al PD.Anche coloro che da quest’anno, comemodalità della presentazione della dichia-razione, hanno il modello cd “precompi-lato” possono devolvere al PD il loro2x1000. Vi ricordo che al contribuentenon costa nulla così come rimane inva-riata la possibilità di devolvere il 5x1000 el’ 8x1000.Con queste risorse rafforzeremo la nostraattività politica e la nostra presenza sulterritorio.In questo modo ci darai una mano a cam-biare l’Italia, a fare le riforme che servonoal Paese, a costruire una politica utile allademocrazia e agli italiani.link con il fac-simile: http://www.partito-democratico.it/doc/276899/m20.htm

L’ingresso del Cimitero centrale

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n. 3/15 GoriziaEuropa 19

Notizie degli anni di guerra

Le scuole delle Orsoline

L’archivio storico del monastero diSant’Orsola conserva i propri annaliufficiali, ripartiti in due volumi eampiamente utilizzati da Camillo Medeotper la stesura di Le Orsoline a Gorizia. 1672- 1972, pubblicato nel 1972. Il documentooffre numerosi elementi di conoscenza sulvissuto degli abitanti di Gorizia durante laprima guerra mondiale. L’abbiamosfogliato alla ricerca di notizie sull’operatodelle scuole durante gli anni di guerra.

24 maggio 1915, seconda festa diPentecoste - L’Italia ha dato l’ultimatum

all’alleato suo, il nostro amatissimoimperatore Francesco Giuseppe, e così haintimato la guerra.

Siccome noi siamo vicine al confinedell’Italia, si teme assai che la guerra cipotesse arrecare dei gravissimi danni.Molti cittadini di Gorizia fuggono dallacittà e vanno a trovare un luogo sicuroove vivere senza timore di venir cacciatidai cannoni del nemico. Anche le nostreeducande ci lasciano una dietro l’altra. Icittadini che ci avvicinano al parlatorio, simeravigliano che noi non ci rechiamoaltrove. Che abbiamo da fare? Ove

Lucia Pillon

Le scuole annesse al monastero di Sant’Orsola di Gorizia,ufficialmente fondato con decreto 24 marzo 1672 del nunzioapostolico di Vienna Mario Albrici, avevano iniziato a operare

nell’aprile di quello stesso anno. Scuola esterna gratuita ededucandato, cioè un convitto per allieve paganti e non destinatealla vita monastica, mutarono ubicazione in rispondenza con icambiamenti di sede delle religiose: dalla casa Bonsi, vicina alconvento delle clarisse (all’incrocio dell’attuale corso Verdi con la viadi Santa Chiara), al complesso sorto ai piedi del colle del Castello,nell’area oggi compresa fra le vie Morelli e delle Monache. L’ultimotrasferimento, nei nuovi edifici prospicienti la via Palladio, dove lescuole si trovano a tutt’oggi, fu imposto dagli ingenti danni subitidurante la prima guerra mondiale e dall’esecuzione del nuovo pianoregolatore cittadino, con l’apertura dell’attuale via Roma proprioattraverso gli orti delle Orsoline. Il trasloco avvenne gradualmentee si concluse nel 1928. Le istituzioni scolastiche si erano intantouniformate al sistema scolastico italiano così come, prima, si eranoadattate a quello asburgico. Ecco la storia scolastica:Chiuse nel 1919 le scuole private a lingua d’insegnamentotedesca e slovena, la prima aperta nel 1907, la seconda attiva per ilsolo anno scolastico 1918-19, la scuola popolare generale e cittadina a lingua d’insegnamentoitaliana, già organizzata in otto classi, diede vita a una scuola

elementare e a tre classi integrative di avviamentoprofessionale. Nel 1929 le classi integrative si trasformarono nella scuolasecondaria di avviamento al lavoro a indirizzo commerciale, cheterminò la propria attività nel 1962, sostituita dalla scuola mediaunica.Chiusero nel 1928 il corso di taglio e cucito istituito nel ’23, nel 1935la scuola di economia domestica operante dal 1920. Avrebbe invece continuato a esistere fino agli anni Ottanta delNovecento la scuola magistrale parificata, aperta nel 1924 per laformazione di educatrici qualificate, ad uso della scuola d’infanzia.Nel 1923, infatti, la riforma varata da Gentile aveva promosso gli asiliinfantili a istituzioni prescolastiche.

A Gorizia come altrove, le religiose continuavano a controllarel’educazione femminile, settore trascurato dalla riforma gentiliana,riuscendo così a rispondere alla crescente domanda d’istruzionedelle donne, soprattutto del ceto medio. Ancora qui come altrove,alla parificazione degli istituti scolastici corrispose un maggioreallineamento politico al regime che, alla fine degli anni Trenta,ricorse alla scuola privata per riuscire a sostenere, senza gravare sulbilancio statale impegnato nella spesa bellica, la pressione di unapopolazione scolastica in aumento.

andare? La reverenda madre priora ciraccomanda sempre di confidare assainell’onnipotenza del S.Cuor di Gesù, a cuiè consacrata tutta la comunità religiosa.[…]

12 giugno 1915 - Dopo le feste dellaPentecoste la scuola esterna italiana nonriprese più l’istruzione per le scolare.

15 giugno 1915 - Chiusa dell’annoscolastico per le scolare della scuolatedesca interna colla S. Messa diringraziamento e colla distribuzione degliattestati. Tanto le maestre che le scolaresono oppresse da un indicibile

Dall’archivio del monastero.

Gruppo dieducande iscritte

alla Pia Unionedelle Figlie di Maria

(1912). Al centro madre

Cecilia Sablich,priora del

monastero dal 1908al 1922.

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20 GoriziaEuropa n. 3/15

presentimento doloroso nel lasciare lascuola chi sa per quanto tempo. […]

12-14 giugno 1916 - Granate sempre.Il coraggio dei fanciulli di Gorizia ha dellostraordinario. Alcuni di essi costruironoun finto cannone con un pezzo di canale,caduto da una grondaia, e due ruote,quando scorsero che l’aeroplano nemicopoteva avvistarlo, vi accesero presso unpo’ di paglia. Un’ora dopo le granatecaddero intorno al presunto cannone e vicaddero poi per più giorni; con sommogaudio dei nostri fanciulli che neraccolgono gli avanzi ancor caldi e poi livendono. Si narra di un giovane, cheportava con ciò a sua madre da 30Corone giornaliere e così si comprende ilrammarico della povera donna quando,sul più bello, il figlio fu chiamato allearmi. Il finto cannone menzionatosorgeva in piazza Catterini [attualepiazzale Medaglie d’Oro]. […]

31 luglio 1916 - Oggi ebbe luogol’iscrizione dei fanciulli, che intendonofrequentare la scuola italiana-tedesca,oppure tedesca e slovena, che verràaperta per loro il due agosto, ad iniziativadella nostra instancabile reverendamadre priora nel nostro monastero. Per laprima sezione ci sono un centinaio, per laseconda una cinquantina d’iscritti.

I° e 2 Agosto. - La nostra sezionemaschile conta circa 300 iscritti. Dio ciconceda di far del bene a queste careanime. Gli spari ci ricordano il pericolominacciante. […]

9 agosto 1916 - Allorché con le suorerimaste m’alzai al mattino, regnava unaquiete insolita. Alle 8 antimeridiane unasignorina mi recò la nuova, che nellanotte alle 11 gl’Italiani avevano presopossesso della città. […]

10 agosto 1916 - Visita del Cappellanomilitare don Adello Tamburlani di Rimini,mandato dal Vescovo di Udine qualevicario vescovile per protezione e difesadei sacerdoti e dei conventi di Gorizia.M’offerse il suo appoggio e m’assicuròche non saremmo cacciate. Intanto gliirredentisti ed i massoni di città nonfinivano d’incitare contro di noi il nuovoGoverno e n’ebbimo molte molestie. […]

31 dicembre 1917 - Durantel’occupazione funzionò fin che fupossibile presso di noi la scuola italiana, ibambini ebbero nel monastero la lororefezione e furono poi, causa l’aggravarsidel pericolo, trasportati a Livorno. […]

Dal 26 febbraio 1918 per desiderioespresso dell’egregio ispettoreprovinciale Dr. R. Kauer si diedero quantelezioni private fu possibile. Oggi,compiuto il restauro dell’edificio scuola, sitenne l’iscrizione.

3 febbraio - Messa d’apertura conl’invocazione dello Spirito Santo.

4 febbraio - I° giorno di scuola.Abbiamo tre divisioni secondo le lingued’insegnamento: italiano, slavo e tedesco.[…]

4 novembre 1918 - Confusione

sempre. Fu firmato l’armistizio con l’Italia.Si aspetta a Gorizia un governo italianoprovvisorio. […]

29 dicembre 1918 - La nostrareverenda madre priora inviò al RegioGovernatore della Venezia Giulia unasupplica per la riapertura della nostrascuola italiana, del giardino infantile e delricreatorio festivo, per mezzo delmaggiore generale Angelo Rodino. […]

I° aprile 1919 - Tempo fa fu qui avisitare il monastero il reverendoprofessor don Vittorio Casarsa di Genova,che si prese a cuore la questione dellanostra scuola. Rimpatriato, ne scrisse alsottosegretario di Stato presso ilMinistero dell’interno EccellenzaBonicelli, che inviò in risposta l’unosull’altro i due seguenti telegrammi, dalreverendo professore trasmessi in copiaalla nostra reverenda madre priora in data26 e 29 marzo:

I° Stato Genova-Roma 2599 22 24 9/30N.°8155/ Assicuro mio interessamento perScuole Orsoline di Gorizia. Bonicelli.

II° Roma 3190 40 28 20. N°8682/Apertura Scuola privata Orsoline Goriziadi cui lettera V. S. 19 corrente fuautorizzata già scorso febbraio dalSegretariato affari civili ComandoSupremo, che ora rinnova premure peresecuzione. Ossequi. Bonicelli.

A base di tali scritti il R. Commissariocavalier Gottardi, cui l’egregio signorAimetti, che se può farci un favore è felicenella sua bontà, portò oggi le lettere, fecerispondere che dal dì in cui egli l’avevafatta chiamare, le era permesso anched’aprire la scuola. Così lunedì 7 mesecorrente Dio ne benedica il bramatoprincipio e compensi chi, lavorando pernoi, per Lui lavora. Retribuere Domine etbenedicere! Laus tibi!

Scuola privata. I processi di selezione scolastica innescatidalla riforma Gentile avevano indotto ilforte sviluppo delle scuole private, per ilcontrollo delle quali era stato creato, conR.D.L. 2 dicembre 1928 n. 2644,l’Ispettorato generale per la vigilanza suscuole private e pareggiate.Il Concordato ratificato l’11 febbraio 1929,oltre a riconoscere l’insegnamento dellareligione cattolica quale coronamentodell’istruzione pubblica e a introdurlo trale discipline scolastiche della scuolasecondaria, previde l’esistenza delle scuolecattoliche, elementari e secondarie.Il successivo R. D. 24 aprile 1929 n. 647concesse di rilasciare diplomi e pagellericonosciuti dallo Stato a tutte le scuoleprivate contemplanti regolari corsi di studidi durata non inferiore a 4 anni, conmaterie e orari conformi a quelli dellascuola pubblica, e affidati a insegnantiabilitati. Ne conseguì la diffusaparificazione delle scuole gestite daigesuiti e degli istituti cattolici affiliatiall’Associazione nazionale per la diffusionedella cultura (A.N.D.C.), che era statacostituita nell’agosto del 1923. Fu unprocesso fortemente favorito nell’intentodi alleggerire lo Stato dei costi connessiall’istruzione secondaria. Quest’ultimastava vivendo una nuova espansione,legata da una lato al boom demograficodegli anni immediatamente successivi allafine della prima guerra mondiale, dall’altrocausata dalla crisi economica. Le carenzedell’offerta occupazionale, infatti,inducevano una protratta permanenza deigiovani nella scuola. Per non scontentarela popolazione giovanile non fu introdottoil numero chiuso, scegliendo di riversare ilsovrappiù della popolazione scolastica,insieme ai relativi costi di gestione, sullascuola privata. Erano spese cui lo Statofascista non riusciva a tener testa,impegnato com’era a coprire spesebelliche in costante crescita, dagliinterventi in Etiopia, Spagna ed Albaniaall’entrata in guerra nel 1940.Il R.D.L. 27 novembre 1933 n. 1557 abolìpertanto l’Ispettorato generale per lavigilanza su scuole private e pareggiate,istituito nel 1928. Con R.D. 3 giugno 1938n. 928 si soppresse anche l’A.N.D.C.sostituendolo, nel compito di disciplinaree controllare gli istituti privati d’istruzionemedia, con il nuovo Ente Nazionale perl’Insegnamento Medio (E.N.I.M.) - inseguito E.N.I.M.S., ovvero Ente Nazionaleper l’Insegnamento Medio e Superiore,soppresso alla caduta del fascismo conD.lg.lt. 24 maggio 1945 n. 412. Conl’istituzione dell’ E.N.I.M. cessava, in realtà,ogni specifico controllo sulle scuoleprivate: il pagamento d’una tassa annuale,infatti, proporzionata al tipo e alledimensioni dell’istituto, garantiva a tutte lescuole associate l’immediata parificazione.Vista aerea del Monastero delle Orsoline

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n. 3/15 GoriziaEuropa 21

“Una rivoluzione ai margini d’Europa”

Ricerche storiche sul movimento diBasaglia a Gorizia

John Foot, docente di Storia contemporanea italiana all’Univer-sità di Bristol, dedica una recentissima ricerca alla storia diFranco Basaglia e del movimento di cui fu promotore. Il libro si

intitola “La Repubblica dei matti, Franco Basaglia e la psichiatriaradicale in Italia, 1961-1978” , è uscito presso Feltrinelli nel no-vembre 2014.

Tutta la prima parte della ricerca,14 capitoli, è dedicata a Gorizia.“Gorizia era una meraviglia del mondo nel Sessantotto, una fonte di

stupore, una visione di cambiamento che ti cambiava la vita, una spe-cie di miracolo”. “Accompagnata da Basaglia , la democrazia entrò nelmanicomio di Gorizia; un luogo che non aveva mai conosciuto la li-bertà di parola…. si trasformò in una scuola di democrazia, un luogoda visitare per vederla in atto”.

“Fu proprio rivoluzione, la più clamorosa in Italia. Ridare una faccia,un’anima, persino un abito a chi s’era visto sottrarre tutto, persino unospecchio in cui guardarsi. Proprio una rivoluzione di classe.” (EnzoQuai).

Una storia, quella della rivoluzione di Gorizia, “difficile da raccon-tare, soprattutto perché era già stata raccontata (ma solo in parte) asuo tempo” .

“Questa storia non è stata scritta e ne portiamo, ciascuno, una partedi responsabilità” scriveva nel 1982 Agostino Pirella, presente a Gori-zia dal 1965 al 1971 come medico componente dell’équipe. FrancaOngaro, moglie e collaboratrice di primo piano di Franco Basaglia,quando, all’inizio degli anni novanta, si propose di scrivere per riva-lutare Gorizia e di “(ri)esaminare il passato per informarne il presente”,rinunciò per il momento al suo tentativo.

Ci pare quindi importante la pubblicazione di questa ricerca at-tenta ed oggettiva dello storico inglese. John Foot parte nel suo rac-conto dall’arrivo di Basaglia a Gorizia, come nuovo Direttore delManicomio provinciale.

“Era il 1961, d’inverno, e Gorizia sembrava la fine del mondo.” “Gori-zia era allora una città divisa, le era stato imposto a forza un confine. Inquesta realtà portata agli estremi ogni apertura a nuove idee suonavacome una cosa che volesse cambiare il passato”. Lucio Schittar, 1998.

“Un manicomio cupo, sul limite ultimo d’Italia, nel mezzo del nulla .Un’istituzione cupa e sinistra, una discarica per i poveri e i “devianti”, unluogo di esclusione. Quando ci entrò per la prima volta, Basaglia si sentìmale fisicamente. Ritrovava l’odore di morte, di merda”. “Era l’ultimoposto dove si potesse immaginare di avviare una rivoluzione. Ma Basa-glia aveva accettato l’incarico e in soli otto anni quello di Gorizia sa-rebbe diventato il manicomio più famoso d’Italia, se non d’Europa. Fuqui che scattò la scintilla che avrebbe creato un movimento capace diminare alla base tutte le istituzioni totali ”.

“L’unico vantaggio di quel posto senza futuro era che nessuno siaspettava niente da lui, gli lasciava uno strano tipo di libertà che altrovenon avrebbe avuto. Ci sarebbero voluti anni prima che la maggioranzadei goriziani si accorgesse di quello che avveniva in casa loro”.“La cittàera congelata nel tempo, un luogo di grande importanza strategica main sostanza largamente dimenticato. In Europa tutti sapevano di Ber-lino, ma pochissimi si occupavano di Gorizia…in politica, era decisa-mente orientata verso il centrodestra; la maggioranza votavademocristiano, una minoranza significativa sosteneva gruppi più estre-misti di neofascisti. La sinistra era molto debole. In qualsiasi campo sivolesse avviare un esperimento radicale, questo era certo il posto menopromettente”.

Basaglia in quegli anni studiò moltissimo, viaggiò, sperimentò,

creò un’èquipe, lavorò senza sosta.“Erano tempi di idee nuove: dalla metà degli anni Sessanta un pic-

colo gruppo di radicali in Europa aveva cominciato a scuotere il mondoconservatore della psichiatria. Presto quelle idee avrebbero conquistatol’immaginazione di un’intera generazione. Che cosa fu quel movi-mento, e come possiamo definirlo? Per un verso fu un movimento ditecnici, psichiatri, infermieri, in seguito di pazienti. Ma in Italia sarebbestato decisivo anche il ruolo degli amministratori locali più sensibili ( etalvolta molto arrabbiati): una nuova generazione di politici eletta in-torno al 1965.

Fu un movimento sociale e politico? Sì, in una certa misura, speciedopo il 1968. Dopo il 1968 il movimento conobbe una grande espan-sione, richiamando studenti, operai, giornalisti e un gruppo disparato dipersone attratte dalle idee e dalla pratica della psichiatria critica”.

Sul periodo 1961-1972 a Gorizia molte sono le testimonianze,quasi tutte interne all’èquipe, come i libri collettivi del 1967, “ Checos’è la psichiatria ” e del 1968 “ L’istituzione negata”. Dopo anni di la-voro e di ricerca, di continue riunioni e riflessioni che coinvolseronon solo l’èquipe ma la famiglia stessa di Basaglia, avvenne qual-cosa di insolito e di imprevedibile. Molti giornalisti in quegli anni vi-sitarono Gorizia, giornalisti di grande nome e potere, moltoinfluenti, che diffusero le idee di Basaglia presso un pubblico piùvasto rispetto a quello degli specialisti.

Giunse la radio e la televisione. Arrivò nel 1968 la documentaristaPirkko Peltonen e filmò una delle assemblee generali per la televi-sione finlandese, arrivò Sergio Zavoli, sempre nel 1968, autore di undocumentario bellissimo, che ancora oggi sconvolge e colpisce, inti-tolato “ I giardini di Abele” ; arrivarono fotografi del calibro di GianniBerengo Gardin, Ferdinando Scianna, Mario Dondero, Carla Cerati.

Una storia ancora in gran parte ancora da scrivere, alla qualestanno dando importantissimi contributi convegni, pubblicazioni,film, fictions, autobiografie . Importantissima è la riflessione teorica ela pratica che sul terreno compiono quotidianamente gli specialistie le istituzioni sanitarie, le associazioni. Al centro o sullo sfondo, divolta in volta sorpresa e stupita, poco partecipe, assente, aperta-mente ostile, la nostra città.

“ Gorizia è una piccola città di provincia. E’ di frontiera. E’ in un ango-lino d’Italia, non ci si passa, ci si va soltanto se bisogna andarci. Nonsuccede mai niente di importante ”, scriveva nel 1982 un giornalista. Einvece, in anni non troppo lontani, in questa città in cui non succedemai niente di importante, qualcosa di importante accadde, un’ uto-pia parve realizzarsi. “ Abbiamo dimostrato che l’impossibile è possi-bile” scrive Basaglia in “ Conferenze brasiliane”.

Qualcosa di impor-tante può ancora ac-cadere, altre “ utopie”, “ profezie ” , visioni,progettualità, pos-sono ancora realiz-zarsi? Gorizia puòuscire dall’isolamento,dalla decadenza, dallamarginalità? Io , emolti altri con me,credo di sì. C

Angiola Restaino

Un assemblea al manicomio di Gorizia (foto Giovanni BerengoGodin)

Basaglia in un famoso viaggio in aereocon i suoi degenti

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Una battaglia di civiltà31 marzo 2015: chiusi per legge gliOspedali psichiatrici di giudiziari ,

le più violente ed insensateistituzioni totali nostro paese.

22 GoriziaEuropa n. 3/15

Si è conclusa positivamente, nonostantele previsioni pessimistiche di molti, unafase fondamentale del cammino per

affermare i diritti di uomini e di donne finoraesclusi. E dunque si smantella finalmente quelapparato totalizzante di repressione incarnatonella mostruosità del manicomio giudiziario.

Il risultato è stato possibile prima di tuttograzie alla grande mobilitazione promossa dalcomitato “Stop OPG” di cui lo scriventeassieme ad alcuni colleghi della CGIL fannoparte. Ma altrettanto importante è statol’atteggiamento fermo del Governo che harespinto le richieste di proroga provenienti dapiù Regioni. Inflessibile e netta è stata laposizione del sottosegretario De Filippo, chenon ha voluto tradire lo spirito e il dettatodella Legge 81, approvata in Parlamento afine maggio 2014 con il ruolo trainante dellaCommissione Sanità del Senato.

A onor del vero la nostra Regione si èsempre contraddistinta per una necessitàparticolarmente limitata del ricorsoall’internamento in OPG: scelta checomunque competeva alla Magistratura.

Ciò è stato possibile perché il nostroServizio Sanitario Regionale offre unsistema dipartimentale articolato in Centridi Salute Mentale aperti per lo più sulle 24ore e dotati di posti letto per l’accoglienzadiurna e notturna, in stretto contattooperativo con i servizi Psichiatrici diDiagnosi e Cura sovra-dipartimentali.Questo assetto organizzativo e le pratiche dilavoro che ne derivano consente che lepersone con problemi di salute mentalepossono usufruire di percorsi di abitareassistito ed essere accolte in struttureresidenziali gestite dal Dipartimento diSalute Mentale. Le tipologie di strutture cheil Servizio sanitario regionale offre sonoprevalentemente gruppi appartamento ecomunità ad alta e media intensitàterapeutica.

Il Piano Terapeutico RiabilitativoIndividualizzato per la persona con disturbomentale che commette reato , previsto dallalegge 81/2014, ha aperto un nuovo scenariodi possibile riqualificazione del sistema diwelfare che, partendo dalla salute mentale,potrà aiutare le aziende sanitarie a investiresui diritti all’abitare, vivere, e lavorare per lepersone con grave disabilità sociali autrici direato.

La nostra Regione si pone tra le più virtuosein questo percorso di superamento degli OPGe certamente è la più innovativa grazie allosviluppo di una strategia che incremental’esperienza già molto forte di presa in caricocomunitaria sul territorio al fine di prevenire,contrastare e limitare l’uso di soluzioniresidenziali, soprattutto per le persone arischio o soggette a misure di sicurezza.Questa strategia si dispiegherà in strettoraccordo e grazie ad un intenso rapporto concompetente - con la quale è in corso didefinizione un protocollo di collaborazioneche prevede un ruolo molto forte da parte delDipartimento di Salute Mentale nella

valutazione della persona che commettereato e nella definizione del percorso di curanecessario - e con gli Uffici di EsecuzionePenale Esterna (UEPE) con i quali vi è già unaconsolidata e preziosa consuetudine dicollaborazione.

Sono anche previste una serie di misureidonee al superamento degli OPG incontinuità con il modello culturale eorganizzativo di riferimento regionale in temadi politiche per la salute mentale: inparticolare per quanto riguarda l’attivazione el’utilizzo delle REMS ( Residenza perl’Esecuzione delle Misure di Sicurezza previstaper legge e a disposizione della Magistraturadi cognizione nel caso in cui intenda adottareuna misura di sicurezza detentiva a carico diuna persona con disturbo mentale checommette reato).

Infatti la quasi totalità delle Regioni, cheperaltro avevano tutte molti loro cittadiniinternati in OPG al momento della chiusura,hanno realizzato una serie più o menonumerosa di REMS sul proprio territorio dicompetenza, e le hanno affidate ai privati connotevole esborso di risorse, ma soprattuttoricreando tanti piccoli “manicomi” dove difatto riproporre una logica di internamentosenza fine per la persona folle che commettereato e per cui è prevista una misura disicurezza detentiva. Alcune Regioni hannoaddirittura “affittato” come REMS spazi degliex OPG o fatto altre operazioni alquantodiscutibili e squallide: così che alcune Regionisaranno certamente commissariate.

Invece la nostra Regione ha predispostosolamente pochi ( 10 ) posti REMS collocatinel territorio, con regole di funzionamentodefinite in modo tale da favorire, in caso dinecessità di una misura detentivaprovvisoria, una presa in carico diretta eimmediata da parte dei servizi competenti,e quindi responsabilizzando i Centri di SaluteMentale che saranno chiamati ad una presa incarico reale delle persone e dovrannoprogettare e gestire i PTRI realizzati facendoricorso alla metodologia del budget di salute.

Il Dipartimento di Salute Mentale della AAS2 “Bassa Friulana-Isontina” non ha almomento alcuna persona del proprioterritorio internata in OPG e dunque non avràneppure bisogno di ricorrere al dispositivoREMS.

Inoltre il nostro Dipartimento ha avviato datempo un programma di lavoro chegarantisce la continuità della presa in caricodelle persone con disturbo mentale nellaCasa circondariale di Gorizia, promuovendoattività finalizzate ad incrementare larealizzazione di PTRI che favoriscanol’adozione di misure alternative alladetenzione.

Insomma una grande battaglia di civiltà perla quale la nostra Regione ha saputoimpegnarsi con intelligenza e condeterminazione da subito, e che ha visto ilDipartimento di salute mentale della AAS 2“Bassa Friulana-Isontina” all’altezzadell’impegno richiesto.

Franco Perazza

GECT GO: EPPUR SI MUOVE

Superando molte difficoltà, tra le quali ilcambio contemporaneo dei vertici dellaAzienda per l’Assistenza Sanitaria n. 2Bassa Friulana-Isontina”, della Splošnabolnišnica “Dr. Franca Derganca” e dellaZdravstveni dom Osnovno varstvo,riprende il cammino delle progettualità delGECT GO in ambito sanitario.Proprio mentre il nostro giornale sarà instampa si terrà la prima riunione delle TaskForce transfrontaliere del progetto pilota“Costruzione di un network di servizisanitari transfrontalieri” convocata peril giorno 7 maggio 2015 alle ore 9 pressola sede operativa del GECT GO in CorsoVerdi 52 a Gorizia.Le Task Force transfrontaliererecentemente costituite saranno cosìcomposte:

Task force Salute mentale:Azienda per l’Assistenza Sanitaria n. 2●

“Bassa Friulana-Isontina”: FrancoPerazza Splošna bolnišnica “Dr. Franca●

Derganca” Nova Gorica: JurijKarapandža, Marko Pišljar (Psihiatričnabolnica Idrija)

Zdravstveni dom Osnovno varstvo●

Nova Gorica: Anka Klančič

Task force Osservatorio gravidanzafisiologica:

Azienda per l’Assistenza Sanitaria n. 2●

“Bassa Friulana-Isontina”: RobertaGiornelli

Splošna bolnišnica “Dr. Franca●

Derganca” Nova Gorica: AlenkaZavrtanik Čelan

Zdravstveni dom Osnovno varstvo●

Nova Gorica: Anka Klančič

Task force Integrazione socio-sanitaria:Azienda per l’Assistenza Sanitaria n. 2●

“Bassa Friulana-Isontina”: RenatoDegiovanni

Splošna bolnišnica “Dr. Franca●

Derganca” Nova Gorica: RobertVodopivec ed Erik Sedevčič

Zdravstveni dom Osnovno varstvo●

Nova Gorica: Anka Klančič

L’AAS 2 “Bassa Friulana-Isontina” metteràa disposizione un esperto per lacostruzione delle progettualità nella figuradel Dott Marco Visintin, dipendente dellastessa azienda.Realisticamente e con un po’ di orgogliopossiamo dire che “ormai ci siamo”.

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n. 3/15 GoriziaEuropa 23

“Michele Martina: protagonista delGoriziano verso l’Europa”

Il Convegno su Michele Martina, sindaco di Gorizia e parlamentare promosso dal CentroStudi Rizzatti e dall’lstituto per gli incontri culturali mitteleuropei in collaborazione con ilForum za Gorisko, Nuova Iniziativa Isontina, Concordia et Pax, Istituto di storia sociale ereligiosa e Associazione libertà, territorio e solidarietà, non è stato solo un omaggio aduna figura significativa per la nostra città, è stato soprattutto un’occasione per riflettereanche in ottica futura, su Gorizia e sui rapporti con l’altra Gorizia nella consapevolezzadi un destino sempre più comune. A Nicolò Fornasir promotore del convegno abbiamochiesto quali valutazioni e indirizzi sono emersi nei due giorni di lavori.

Il Goriziano nella specialità regionale, frontiera dell’integrazioneeuropea: potremmo sintetizzare così il convegno tenutosi neidue lunedì 13 e 20 aprile scorso nella Sala del Consiglio Comu-

nale di Gorizia, dove Michele Martina è stato Sindaco dal 1965 al1972 e dove, assieme a Josko Strukelj, dal ’63 al ’68 Sindaco diNova Gorica, ha avviato il progetto di quella che adesso definiamola “città comune” Gorizia-Nova Gorica.

Nella prima giornata, con la presidenza del convegno svolta dalgiornalista Franco Femia, è stata descritta la personalità di Martinanel contesto storico e culturale del secondo dopoguerra: nato aSan Pietro (adesso Sempeter) da padre pugliese (di Salice Salen-tino) e madre slovena, fin da giovanissimo fu presente attivamentenel contesto goriziano fin dal coinvolgimento nel fiancheggia-mento della Osoppo.

Dai diversi ambiti cattolici goriziani (FUCI, Stella Matutina, IrisDomo, Azione Cattolica) fu tra i primi iscritti alla Democrazia Cri-stiana nel ’45 diventando ben presto giovane rappresentante poli-tico in ambito nazionale del partito; con la guida di Rolando Cianfu con lui protagonista della “rivoluzione” cattolico democraticagoriziana e regionale del ’54, venendo poi eletto Parlamentare nel’58 a soli 32 anni. Tra le sue iniziative principali l’Autostrada Vene-zia – Lubiana e la costituzione della Regione Autonoma liberata dauna buona parte delle servitù militari e sostenuta dalle Partecipa-zioni Statali per i Cantieri di Monfalcone e la Safog in particolare.

Il suo principale orgoglio da Sindaco l’aver realizzato la primaGiunta Comunale in Italia con la partecipazione di esponenti dellacomunità slovena, passo che andava contestualmente con la de-cisa apertura alla collaborazione con il Comune “Gemello” di NovaGorica: all’inizio del ’66 proprio con Strukelj, diventato negli annifraterno amico, concordò i nove punti sui quali incardinare il pro-getto della “città comune” a cominciare dall’autostrada e quindidall’accordo sul punto di congiunzione sull’attuale valico di San-t’Andrea.

Per questi motivi Willy Brandt lo invitò agli Sati generali d’Eu-ropa nel 1967 a Berlino dove, davanti a duemila delegati di tuttaEuropa, illustrò il “sogno goriziano” che stava progettando conJosko Strukelj,.

Su questa loro esperienza si è svolta la seconda sessione delconvegno, presieduta dal giornalista Jurij Palijk, con relatori ancheillustri personalità della Comunità Slovena di Nova Gorica, con ri-chiami storici ed anticipazioni lungimiranti che hanno evidenziatoil drammatico divario con gli ultimi decenni goriziani.

Su questo si è incentrata quindi la tavola rotonda guidata da Ro-berto Collini, Presidente di ISIG, con Sandra Sodini direttrice delGECT e Boris Nemec, presidente del Forum za Gorisko: da en-trambi un concorde appello a sostenere e sviluppare le potenzia-lità del GECT come presenza tangibile e concreta dell’Europa nelnostro territorio e quindi nel futuro di questo straordinario lembodi terra di “confine” e di “frontiera”.

Le proposte per la continuità di questo convegno, riprese dalCentro Rizzatti con il Forum za Gorisko da quelle già formulate il30 aprile 2004 a Romano Prodi nel giorno della sua venuta a Gori-zia, sono rispettivamente l’attivazione di un concorso internazio-nale per una tesi di laurea sul confine interpretato come luogo diincontro e condivisione, l’altra la sistemazione delle “porte”, ov-vero i valichi confinari del confine goriziano, dedicate a due prota-gonisti della loro trasformazione appunto da varchi di controllo eseparazione a fertili luoghi di collaborazione e sinergia tra diversi.

A Martina e Strukelj si prevede di dedicare quindi l’ex valico divia S.Gabriele, confidando nel sostegno pubblico ed in particolaredel GECT di tale proposta che si vorrebbe potesse poi continuareogni anno con una nuova “porta”.

Ha simbolicamente chiuso l’evento la proiezione del filmato diNadia Veluscek e Anja Medved sul “confessionale” proprio di viaS.Gabriele, realizzato in occasione della “notte si Shengen”, prota-gonista il popolo goriziano.

1966: Le due giunte Comunali di Gorizia e Nova Gorica concor-dano il tracciato e il punto di incontro a Sant’Andrea dell’auto-strada da Venezia verso Lubiana

Nicolò Fornasir

La sala del Consiglio comunale durante il convegno

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Il “confine bibliografico” nella Biblioteca statale isontina

Le trasformazioni della Biblioteca da ginnasiale(Gymnasialbibliothek) a istituzione pubblica

(StudienBibliothek) e poi dopo il 1919 da tedesca a italiana

24 GoriziaEuropa n. 3/15

Il barone Carl von Czoernig nella sua Gorizia, la Nizza austriacascrive, nel 1873: “Tra gli istituti scientifici dobbiamo nominare l’i.r.Biblioteca degli studi e il Museo provinciale. I primi passi per l’alle-

stimento della Biblioteca si fecero nel 1819 a proposito della riorga-nizzazione del Liceo filosofico che era stato sciolto in seguitoall’invasione francese del 1810; il nocciolo era costituito dalla colle-zione di libri del soppresso collegio dei gesuiti. Alla fine del 1872 la bi-blioteca che è diretta da un custode insieme con un amanuense ed èdotata di 1.000 fiorini annui, possedeva 10.159 opere in 17.975 vo-lumi”.

Venti anni prima, nel 1853, la Biblioteca degli studi era stata in-serita nell’importante Handbuch Deutscher Bibliotheken di JuliusPetzholdt (Halle, 1853, p. 148). La Biblioteca risale infatti agli inizidell’Ottocento, quando dopo l’occupazione francese il governoaustriaco, nel 1819, decise di riformare l’istruzione liceale e di tra-sformare la biblioteca ginnasiale in una istituzione pubblicadi cultura. Solo nel 1822 fu emanato il decreto aulico di costitu-zione, ma l’apertura effettiva avvenne solo nel novembre 1825.“In tal modo la biblioteca ginnasiale goriziana divenne una delle seibiblioteche degli studi dell’Austria (Linz 1779, Salisburgo 1823, Kla-genfurt 1785, Lubiana 1791 e Olmütz 1787) ed assunse automatica-mente i compiti culturali ad esse spettanti già in base alle vecchieistruzioni dell’epoca Teresiana e Giuseppina, svolte ed ampliate nelsecolo seguente” (Battisti, “Studi goriziani”, 1925).

I compiti della biblioteca degli studi, secondo il manuale di F.Grassauer, erano i seguenti:

“1. destinazione principale: raccolta libraria scientifica per lescuole medie del luogo;

2. destinazione locale: raccolta di opere regionali, aiutata dallecopie d’obbligo;

3. destinazione generale: organo di cultura generale, pub-blica e gratuita”.

Nel razionale, se paragonato a quello coevo italiano, sistemabibliotecario asburgico, la Biblioteca degli Studi veniva aperta incittà di una certa rilevanza culturale, che avesse il ginnasio alquale era istituzionalmente collegata; sulla base del manuale diPetzholdt quella di Gorizia, denominata “Gymnasialbibliothek”,era la più piccola e la più giovane, le altre erano invece “Lycealbi-bliothek”, mentre quella di Olmütz era una Universitatsbibliothek(deve essere quindi corretta l’affermazione di Battisti). Nelle cittàpiù importanti, per le esigenze degli studi, erano funzionanti le Bi-blioteche universitarie (per Gorizia l’università di riferimento sitrovava a Graz); mentre al vertice dell’amministrazione biblioteca-ria stava quella che oggi è la Biblioteca Nazionale di Vienna.

La StudienBibliothek (d’ora in poi: SB) di Gorizia, come altreistituzioni dell’epoca asburgica, quando fu riaperta, nel 1919, sitrovò catapultata nel giro di pochi anni in una nuova cultura, nonsoltanto linguistica: basti per esempio considerare quanto siastato nocivo il taglio secco con la scuola a favore di una suppostaautonomia, che in altri casi è sfociata in anonimia. La BibliotecaGovernativa, dal 1967 Statale Isontina, che ne ereditò le funzioni eil patrimonio, può a ragione essere considerata, proprio per il ca-ratterizzante fondo asburgico, una biblioteca di “ancien régime”.

Secondo la testimonianza di Carlo Battisti, primo direttore ita-liano, alla chiusura della biblioteca la consistenza era di 30.300volumi (compresi i periodici) e 4.000 opuscoli, dei quali oltre 23mila in lingua tedesca, i rimanenti in italiano, latino, sloveno, fran-cese e in altre lingue. “La Landesbibliothek era non soltanto netta-mente, ma tendenzialmente tedesca; non doveva servire acomprendere e meno che mai a promuovere o a filtrare una culturaitaliana. I suoi acquisti librari, nei primi 15 anni del Novecento, pur la-sciando un po’ di posto anche alla scienza ed alla letteratura ita-liana, erano di carattere tedesco”. All’apertura, nel 1919, il numeroera diminuito, a causa dei furti e dei danneggiamenti del mate-riale che era rimasto in sede, visto che il primo trasferimento,presso la biblioteca universitaria di Graz, fu limitato solo al mate-riale di pregio, ai cataloghi e agli inventari. Dal 1916 al 1919 in-vece tutta la biblioteca fu ricoverata presso la BibliotecaLaurenziana di Firenze. Secondo Battisti alla fine i volumi man-canti furono circa 2.500, oltre a un numero imprecisato di stampee incisioni.

Il profilo bibliografico della SB, secondo i dati oggi disponibili,raffigura una biblioteca con vocazione alla ricerca e allo stu-dio, costruita con un iniziale patrimonio di origine Gesuitica(la prima biblioteca funzionante a Gorizia) e con acquisizionicollegate agli insegnamenti di ambito linguistico, storico e fi-losofico impartiti nello Staatsgymnasium. Per questo motivoè scarsa la presenza di edizioni locali e friulane, tranne quelleconsegnate per diritto di stampa dalle tipografie attive a Gorizia,Trieste e in Istria. L’aggiornamento delle raccolte è diversificato aseconda degli anni, risulta maggiormente coperto il periodo1870-1890, decisamente basso invece il periodo novecentesco.

Carlo Battisti proveniva dall’Università di Vienna, dove avevastudiato filologia e linguistica e dove era stato impiegato anchecome bibliotecario. Conosceva quindi bene l’amministrazione bi-bliotecaria dei paesi di lingua tedesca, meno per sua stessa am-missione quella italiana, che comunque era di livello inferiore:“confrontando il regolamento bibliotecario austriaco con quello ita-

Marco Menato

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n. 3/15 GoriziaEuropa 25

piantò la collocazione dei cosiddetti “Numeri”, contraddistinta ap-punto da un numero di scaffale (dal n. 1 al n. 30, dal n. 26 sonocollocati i classici greci e latini di provenienza SB), che fu alimen-tata sia dai volumi della SB (4.266 volumi) sia dalle nuove acquisi-zioni in lingua italiana. La collocazione, che non ha un impiantosistematico, fu chiusa all’inizio degli anni Cinquanta dal direttoreGuido Manzini in favore di un’altra, divisa in 10 classi, identificateda lettere. Quest’ultima sezione, durata fino al 1955 circa, inglobò3.755 volumi, bibliograficamente interessanti, di origine SB (nonancora riversati nel catalogo elettronico). Quello che rimase fuorida queste due collocazioni, fu concentrato nella collocazione de-nominata “S[tudien]”, grossolanamente suddivisa in gruppi dimaterie identificate dai numeri “1, 2, 3” (11.812 volumi).

Ciò nonostante, molti volumi della SB sono confluiti in quasitutte le collocazioni storiche della Biblioteca, a dimostrazione chei bibliotecari hanno continuamente attinto alla SB, consideran-dola un serbatoio piuttosto che un fondo autonomo da preser-vare.

Le collocazioni nelle quali sono finiti spezzoni della SB, dapoche unità a qualche centinaia, sono:

- “O” (lettera), riservata a seicentine e settecentine (inizial-mente conteneva anche le cinquecentine e gli incunabuli, succes-sivamente destinati a due sezioni autonome), a eccezione diacquisti o donazioni recenti tutti i volumi presenti sono di origineSB e precedentemente Gesuitica

- Storia Patria (440 volumi e opuscoli)- Miscellanee (1653 opuscoli, ma il dato non è definitivo)- Slavica (672 volumi e opuscoli in lingue slave, principalmente

in sloveno, stampati in Italia e all’estero)- Consultazione (54 volumi nella sezioni di Biografia, Bibliogra-

fia e Letterature antiche).Il materiale periodico della SB è invece reperibile nelle attuali

collocazioni “Periodici estinti” (266 titoli) e “Giornali” (34 titoli). Ilriconoscimento dei volumi appartenenti alla SB è facilitato ancheda un piccolo cartellino tondo di colore verde incollato sul dorsorecante il numero di inventario e la collocazione, e dal prevalentetimbro, sul frontespizio, con la dicitura “Cae. Reg. Bibliotheca Go-ritiensis” o, più raramente, “K. K. Studien-Bibliothek Görz”.

liano, – ricorda Battisti nel 1969 – mi ero fatto la convinzione che,ad onta di differenze non lievi, entrambi rispecchiavano gloriose ten-denze radicate in due civiltà affini, ma comunque non identiche”. Ciònonostante, e probabilmente per un eccessivo senso di italianità,al suo ingresso in biblioteca, pur trovandosi quasi senza collabo-ratori, si impegnò essenzialmente su due fronti bibliografici:

1. ricollocare e ricatalogare tutto il materiale librario, se-condo un nuovo piano di collocazione e gli usi catalograficiitaliani;

2. sollecitare le istituzioni culturali italiane ad inviare pub-blicazioni in lingua italiana: “Il mio compito era quello di dare aduna Gorizia redenta una raccolta libraria che, pur consentendolel’ambientazione nelle grandi correnti del pensiero scientifico interna-zionale, aiutasse la nuova provincia ad allinearsi nella civiltà italianacontemporanea, a dividerne le ansie, ad estenderne i confini cultu-rali. A questo scopo la Goriziana prebellica non bastava più”.

Mentre il secondo punto diede i suoi frutti e non tardarono agiungere doni librari da tutta Italia (il Ministero dell’Istruzione, peresempio, donò la propria biblioteca interna, imitato da molte bi-blioteche pubbliche che inviarono i loro doppioni, anche di libriantichi), il primo punto, visto con l’occhio di oggi, fu per Battistiuna vera sconfitta professionale. Invece di ricostruire, come la bi-blioteconomia insegna, l’ordine di collocazione precedente, cheavrebbe almeno permesso di quantificare le perdite e di poter uti-lizzare quasi da subito la Biblioteca, Battisti si getta con l’ardoredello studioso e dell’italiano delle “Nuove provincie” nella riclassi-ficazione del fondo, a partire dalle discipline a lui più congeniali(linguistica, filologia, glottologia, dialettologia, letterature classi-che, ecc.). Infatti nel citato saggio del 1925 scrive: “Data l’evidenteopportunità di metter a disposizione del pubblico, che dalla guerraera rimasto privato per intero delle proprie raccolte private, libri ita-liani, si ritenne utile di procedere anche per questo motivo anzituttoal nuovo impianto delle biblioteche provinciale e civica”, che non acaso erano biblioteche di lingua e cultura italiana e che nel 1919Battisti si fa affidare da Comune e Provincia, così da costruire unpolo bibliotecario nel quale era prevalente la documentazione inlingua italiana. Ma pressato da molti problemi burocratici e per dipiù in una realtà amministrativa, quale era quella italiana, ramifi-cata e a lui ignota, la ricatalogazione del fondo asburgico procedea rilento, a vantaggio, anche per un ottica politica, delle novità inlingua italiana. Il fondo asburgico viene piano piano relegatodai numerosi successori a un fatto antiquario, quasi a una“curiosità bibliografica”, dato che la conclusione della catalo-gazione avviene solo nel 2005, a novanta anni dalla vittoriaitaliana a Gorizia.

Carlo Battisti tentò di far diventare in poco tempo una bi-blioteca tedesca in una italiana, “nascondendo” i volumi dellacessata SB fra quelli della nuova biblioteca. Per questo motivo im-

Alcune immagini di Palazzo Werdenberg sede della Bibliotecasopra: La galleria d’arte “Mario Di Ioriosopra in alto: La sala catalogo (banco della consultazione e del prestito libra-rio) della BSInella pagina precedente: lo scalone di ingresso principale

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Tre date per Gorizia: 24 maggio 1915 - 10 giugno 1940 - 25 aprile 1945

26 GoriziaEuropa n. 3/15

Fin qui il retaggio tragico di quelle date da ricordare. E poi lalenta ripresa grazie alla Zona Franca e alle nuove opportunitàdovute alla frontiera con lo sviluppo dell’autotrasporto e del-l’economia di confine. E il lento ritorno alla normalità nei rapportidentro la città e nei confronti di Nova Gorica. Ci sono dei meritiche non vanno dimenticati. Innanzitutto una coraggiosa partedella Democrazia Cristiana con i nuovi rapporti di frontiera cheinstaura, con gli incontri Mitteleuropei che ispira, con tanti espo-nenti che lavorano per superare la cortina di ferro. Ma dobbiamoanche ricordare la presenza del Partito Comunista che è riuscitopur nella bufera della guerra fredda a mantenere e rafforzare i le-gami politici ma anche affettivi e familiari tra operai italiani e slo-veni di qua e di là del confine in nome di un internazionalismoproletario mai morto e grazie alla rete di rapporti familiari e ami-cali che costituivano il tessuto di quel partito trade union , per lasua composizione sociale, tra sloveni, friulani e italiani.

La città così è cresciuta fino agli anni ’80. Divenuta una que-stione politica nazionale ha avuto con la Zona Franca la possibi-lità di sviluppare una consistenza base industriale cheunitamente all’economia di confine, l’autotrasporto in partico-lare, e la funzione di sentinella, i militari, ha consolidato uno svi-luppo dovuto al ruolo politico/ militare/ strategico assegnatale.Ma poi con gli anni novanta l’entrata in una nuova fase dell’Eu-ropa ha determinato l’esaurimento degli incentivi della ZonaFranca, la perdita del ruolo di città fortezza , l’apertura dei confini

che ha fatto venir meno l’economia di frontiera, ha prodotto unagrave inversione di tendenza che il nuovo ruolo di centro univer-sitario non è riuscito a contrastare. In questi ultimi decenni Gori-zia ha perso dodicimila abitanti (da 44 mila dei primi anni ’70 agliattuali 32 mila) cui vanno aggiunti 2/3 mila stranieri. Oggi Gori-zia conta circa 35 mila abitanti. Quasi come dall’inizio di tutto ciònel 1914 quando contava 30 mila abitanti.

Da qui bisogna ripartite. Un secolo è passato. Un secolo terribileche ha più volte bastonato duramente la città. Il popolo gori-ziano, nella sua interezza, è stato vittima di due guerre mondiali.Ed ha avuto bisogno di un secolo per rimarginare almeno inparte le sue ferite. E dopo un secolo, oggi, siano di nuovo nellasituazione di dover cercare un ruolo, una funzione, un futuro ingrado di mutare direzione al declino della città. Gorizia può edeve trovare in sé la forza per la sua ricomposizione, la riconcilia-zione, una storia condivisa, la speranza. La storia non si cancella,le memorie son cose personali, riguardano ciascuno di noi,vanno rispettate. Ma la storia è un’altra cosa.

Adesso bisogna pensare ai giovani, a quelli che oggi hanno 20-30 anni, a quelli che sono ancora studenti, a quelli che verranno.E che, per loro fortuna, non sanno niente del secolo che ci se-para da Sarajevo e di tutto quello che è successo dopo, dal 24maggio al 10 giugno, al 25 aprile di tanti, tanti anni fa.

In questi giorni ricorrono tre anniversari che hanno segnato in modo indelebile la nostra città. In questabreve nota li vogliamo legare assieme perché l’uno sono la conseguenza dell’altro e perché tutto poi si lega.

100 anni (24 maggio 1915): l’Italia entra in guerra contro l’impero asburgico. Gorizia ne sarà l’epicentro. Attorno a lei ottocento milamorti; una città interamente distrutta. Dei trentamila abitanti, quando gli Italiani entrano in città ne rimangono 4 mila, gli altri tutti pro-fughi . Alla fine della guerra a Gorizia rientrano poco più di 20 mila abitanti: sparita la componente austriaca, se ne è andata parte diquella slovena e friulana. Ma nel giro di un ventennio la città cresce fino a 45 mila abitanti metà dei quali provenienti da tante regioni inspecie dal sud. La città è diventata un’altra cosa: metamorfosi etnica è stata chiamata. Nella città ci sono i vinti cui è negato perfino ilriconoscimento dei propri caduti in divisa austroungarica e gli sloveni cui sarà negata l’uso della propria lingua. E ci sono i vincitori: gliinterventisti goriziani ma soprattutto gli immigrati dalle vecchie province. Il fascismo qui sarà fortemente razzista. La città diventerà siabaluardo contro gli slavi (vedi le forme del sacrario di Oslavia) sia la base di lancio per la conquista dei Balcani.

75 anni (10 giugno 1940): l’Italia entra in guerra contro la Francia e l’Inghilterra. Gorizia diventa la retrovia dell’attacco alla Yugoslavia.Già nel 1942 si formano i primi gruppi partigiani nella sua periferia operaia e slovena che daranno vita alla prima battaglia partigianapoco dopo l’otto settembre 1943, ma è anche una città che applaude l’arrivo delle truppe tedesche dopo l’8 settembre. La città pagaun prezzo altissimo: la distruzione dell’intera comunità ebraica, le centinaia e centinaia di partigiani caduti, le deportazioni nei lagher enei campi di sterminio in Germania e alla Risiera, i bombardamenti degli alleati, la presenza di truppe straniere, le bande fasciste. E poida ultimo, tra vendetta, giustizia sommaria e pulizia etnica, le deportazioni in Yugoslavia.

70 anni (25 aprile 1945): Il 25 aprile l’insurrezione partigiana e l’8 maggio la fine di una guerra che ha prodotto nel nostro paese quasimezzo milione di morti, le città distrutte, la fame, l’occupazione militare e -infine- al confine orientale la questione dell’appartenenza sta-tuale di queste terre. Su tutto l’incombente minaccia della guerra fredda e della divisione del mondo tra il bene e il male. Gorizia è alcentro di tutto questo, una delle principali vittime dell’avventura fascista. Perde la sua provincia che era la sua ragion d’essere, per laprima volta ha a che fare con un confine che passa tra le sue case e che interrompe legami, amicizie, parentele, rapporti, interessi, com-merci. La tragedia delle deportazioni segna tutti e produce un clima di odi e sospetti reciproci che percorre la città fino ai nostri giorni(basta leggere le lettere apparse su Il Piccolo ai primi di aprile). E poi la perdita della periferia slovena con i nuovi confini e l’arrivo diqualche migliaio di esuli che crea ulteriori tensioni. Muro contro muro. Una spaccatura che passa attraverso tutto, all’interno delle famiglie,tra italiani e sloveni, tra i partiti, tra i sindacati, tra periferie e centro, nella vita di tutto e di tutti. E ciascuna parte ricorda separatamente ipropri morti, elabora la propria memoria, crea i propri monumenti: in periferia quelli ai partigiani, nel cuore della città quello ai deportatiin Yugoslavia. Davanti alla stazione quello ai deportati nei campi nazisti. Morti divisi, come i vivi. I comunisti relegato nella periferia , lapresenza abnorme dei fascisti cui non par vero di ergersi a difensori della città, dimenticando in fretta le responsabilità del fascismo nel-l’aggressione alla Yugoslavia, nella politica razzista anti slava, nella collaborazione con i nazisti nei rastrellamenti e nelle deportazioni. Ein mezzo onnipresente e onnipotente la Democrazia cristiana.

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La “Grande Guerra”: quale centenario da ricordare?

Il “Piccolo” del 4 aprile scorso ha pubblicato con grande evi-denza (due intere pagine su quattro articoli) un servizio dal ti-tolo: “Monfalcone capitale della Grande Guerra –

Amministrazione comunale virtuosa nella ricerca di fondianche europei. Nell’arco di dieci anni incassati oltre 600milaeuro per interventi mirati” Ricchissimo il programma decisocon quei soldi, con presenze di alto livello (Corrado Augias, MoniOvadia e altri), eventi musicali, mostre, manifestazioni.

Non c’è che dire ! Monfalcone sta facendo le cose in grande. Alconfronto, la città della “Sagra di Santa Gorizia” e delle 11 batta-glie dell’Isonzo, alla quale spetterebbe di diritto quell’appellativo,fa, almeno finora, una ben meschina figura. Ma c’è un aspettodelle celebrazioni che va rilevato criticamente. Sia a Monfalconeche a Gorizia esse presentano un carattere solo “nazionale”.Quasi totale l’assenza di una impostazione che superi il ricordodelle glorie patrie per contribuire a costruire quella “cultura dellamemoria” comune, europea, che comprenda tutto l’Isontino diallora, fino al 1914 terra austriaca. Il che vorrebbe dire ricordaredegnamente anche i goriziani, italiani e sloveni, sudditi dell’Im-pero, che vestirono allora l’uniforme dell’ esercito austriaco.

Nel marzo del 2014 Debora Serracchiani manifestò“la ferma vo-lontà di onorare tutti i Caduti della Grande Guerra, a prescindere daquale fosse, all’epoca, la loro divisa e la loro nazionalità” e chiese alPresidente Napolitano “l’elenco di quei militari che nella primaguerra mondiale, hanno combattuto nelle file dell’esercito au-stroungarico. perdendo la vita”. Ora la Serracchiani, oltre che Presi-dente della Regione è anche vice di Renzi. Che fine ha fatto il suoimpegno?

Si, perché l’elenco dei Caduti goriziani con l’uniforme asbur-gica resta sempre un mistero impenetrabile e le manifestazionipreviste a Gorizia per il centenario (almeno quelle rese note fi-nora) presentano un carattere marcatamente patriottico / mili-tare.

Perfino per il progetto più avanzato, il recupero storico-turi-stico del Sabotino, frutto di un accordo di massima transfronta-liero del 2004 (Sindaco Brancati), dice ora il Sindaco Romoli:“stiamo verificando la possibilità, sfruttando eventuali nuovi canalidi finanziamento, di creare un percorso che metta direttamente incollegamento il versante italiano e quello sloveno” (“Piccolo” 25febbr.2015). Dunque, ancora niente di definito.

Temo che si stia avverando la previsione di “GoriziaEuropa”(dicembre 2012): “Non è infondato il sospetto che il clou delle mani-festazioni si tocchi nel 2015 con grande spreco di ‘disonesta retorica’

(parole di Rumiz), di apparato militare e di altisonanti discorsi sullaPatria vittoriosa e su Gorizia redenta”.

Ed infatti le iniziative finora certe sono il raduno triveneto deglialpini e la 9a adunata della Julia che si svolgeranno nel giugnodel prossimo anno 2016, in occasione dell’anniversario dellaprima entrata delle truppe italiane a Gorizia. Si potrebbe però an-cora dare a questa giornata un carattere diverso, accompa-gnando il raduno alpino con una sfilata di reparti militari exnemici ed ora “connazionali europei”, italiani, sloveni, austriaci,tedeschi, ungheresi, come si è fatto nel 2012 a Palmanova con laparata di truppe alpine italiane, austriache e slovene. Il tempoc’è.

Ma quali sono, al momento, le iniziative riguardanti la GrandeGuerra vista come “guerra civile europea”?

In città solo il nuovo monumento ai Caduti lucinichesi con inomi dei 93 Caduti del paese (frutto di un’attenta ricerca del luci-nichese Giorgio Cargnel) che a maggio sostituirà (o si affiancheràa) quello eretto da un altro benemerito lucinichese, Mario San-son.

E, soprattutto, la grande iniziativa “Via di Pace-Pot Miru”, itine-rario transfrontaliero tra Italia e Slovenia, pensato per “valorizzarei lasciti storici della Grande Guerra e collegare i sentieri già esistenti... progetto finanziato con fondi della cooperazione transfrontalieraItalia-Slovenia e realizzato dalla Provincia di Gorizia e dalla fonda-zione Pot Miru” e inaugurato con un grande concerto alla Transal-pina, presenti il Presidente della Slovenia Borut Pahor e perl’Italia il senatore Franco Marini (per il Presidente Mattarella). E,guarda caso, unica iniziativa ad aver sollevato le proteste dei so-liti circoli nostalgici del confine chiuso. che hanno protestato perla spesa eccessiva (ma forse anche per il luogo, la Transalpina, dicui alcuni non vogliono proprio sentir parlare).

Resta però da segnalare, in questo elenco di fatti positivi, lamostra “Il secolo lungo”, voluta da “Isonzo Soca” e dal suo diret-tore Dario Stasi che, dopo essere stata esposta a lungo in città,nella sala del museo Santa Chiara, ha avuto l’onore della biblio-teca del Senato, a Roma, per merito soprattutto della nostra se-natrice Laura Fasiolo e della nostra amministrazione comunale(in questo caso onore al merito). All’inaugurazione di martedì 14aprile 2015, erano presenti, con Stasi, il Sindaco Romoli e la sena-trice Fasiolo, anche il Presidente del Senato, Pietro Grasso e il se-natore Franco Marini. Significative, le parole pronunciate inquell’occasione dalla seconda carica dello Stato.

Italico Chiarion

Formella del 97mo Reggimento austriaco, checombattè in Galizia e nel quale militaronomolti cittadini di Gorizia e della Contea. Amigliaia vi sacrificarono la vita e furono dimen-ticati dalla nuova patria italiana.

Questa dedica ai goriziani, proposta nel 2000 per il monumento “al popolo goriziano” previsto per la nuovapiazza Vittoria, potrebbe essere riproposta oggi per una targa da affiggere (in italiano a Gorizia, in sloveno aNova Gorica e Sempeter-Vrtojba) in occasione del centenario della guerra 1914-1918:

“A tutti i goriziani, combattenti e caduti in ogni parte del mondo e sotto tante bandiere, profughi, in-ternati, deportati, perseguitati, vittime dei nazionalismi, del razzismo, delle dittature e dei conflitti delXX° secolo. Sia il loro sacrificio stimolo a costruire per Gorizia un futuro, finalmente di unità concorde,nella comune patria europea.”

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Il discorso del Presidente del Senato Pietro Grasso

La mostra fotografica “Il secolo lungo. Un itinerario fotografico nel Novecento goriziano” nellaSala Atti parlamentari della Biblioteca del Senato

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Presidente Zavoli, Presidente Marini, senatrice Fasiolo, gentili ospiti, Sono particolarmente lieto di poter ospitare in Senato questa signifi-

cativa mostra fotografica intitolata “Il secolo lungo. Un itinerario foto-grafico nel Novecento goriziano”.

Si tratta di un titolo evocativo, quanto mai appropriato - un po’ in an-titesi alla ormai celebre qualificazione di “secolo breve” che una partedella storiografia ha attribuito al XX secolo - per descrivere quel Nove-cento goriziano così denso di eventi, così sofferto, ma anche così inten-samente vissuto.

La mostra ripercorre cento anni di storia cercando di darne - credocon successo - una lettura senza pregiudizi, con equilibrio tra le diversesensibilità che in passato si sono contrapposte animatamente, spessoviolentemente.

Gorizia e Nova Gorica, una in Italia e l’altra in Slovenia, con il loro ter-ritorio circostante, sono così pregne di storia da costituire un unicum peri due Paesi e per la stessa Europa.

Le immagini qui esposte ci mostrano l’inizio del secolo, l’ImperatoreFrancesco Giuseppe nel 1900 in Piazza Grande,scene di vita quotidiana, le fiere, i commerci, unacittà fiorente.

Ci sono poi le immagini terribili della primaguerra mondiale, le macerie, le rovine lasciate dalpassaggio dei contrapposti eserciti, i prigionieri ita-liani dopo Caporetto e l’ingresso dei bersaglieri in bi-cicletta alla fine delle ostilità.

Dopo l’annessione al Regno d’Italia si progetta laricostruzione di una città distrutta. Seguono gli annidel fascismo, dell’italianizzazione forzata della co-munità slovena e poi, di nuovo, la catastrofe dellaseconda guerra mondiale con nuovi orrori e distru-zioni. Nell’inverno del 1943 l’intera comunitàebraica goriziana è deportata ad Auschwitz. Poi, nelmaggio del 1945 vi è l’occupazione dell’esercito ju-goslavo e inizia il tragico periodo delle foibe. Le im-magini della mostra ci ricordano quegli orrori.

A tal proposito, voglio ricordare - come ho fattospesso in passato e come continuerò a fare in futuro- che è nostro dovere come Istituzioni, ma prima an-cora come cittadini e come uomini, quello di colti-vare la memoria per capire il presente, per costruireil futuro, un futuro senza violenza, razzismo, odio,intolleranza. È quel che chiamo “il dovere della me-moria”: un lavoro quotidiano che non dobbiamomai tralasciare. Spesso è faticoso, richiede pazienzae dedizione, ma è doveroso nei confronti di chi ci hapreceduto ed essenziale per il futuro delle nuove ge-nerazioni.

Ci sono poi le fotografie degli anni più recenti: ladivisione della città, la costruzione di Nova Gorica, le

manifestazioni in piazza e la partecipazione alla vita politica. Segui-ranno gli accordi di Udine del 1955 e di Osimo del 1975. Gorizia assu-merà l’importante ruolo di apripista nel dialogo transfrontaliero e dicittà-ponte per superare le barriere del confine.

La storia degli ultimi decenni ha senz’altro contribuito, con l’avanzaredel processo di integrazione europea, a ricucire le ferite e a spegnere gliodi nazionali, anche nel quadrante orientale. La Slovenia e la Croaziasono entrate a far parte dell’Unione europea e le nuove generazioni slo-vene, croate e italiane si riconoscono in una comune appartenenza chearricchisce le rispettive identità nazionali.

L’augurio è che l’Europa unita, libera dalle contrapposizioni etniche eideologiche, possa essere la patria dove tutti possano riconoscersi comeparte di un’unica comunità, condividendo con serenità storia e cultura erespingendo con decisione e convinzione il male del proprio passato, percostruire una memoria condivisa e un futuro per i nostri giovani, nelquale regni il rispetto assoluto della dignità umana e dove la violenza el’odio siano solo un doloroso ricordo.

La nostra senatrice Laura Fasiolo, il diret-tore di “Isonzo Soca” Dario Stasi, il Presi-

dente del Senato Pietro Grasso, il Presi-dente Sergio Zavoli nella sala Atti parla-mentari della Biblioteca del Senato, il 14

Aprile 2015, all’inaugurazione dellamostra sul “secolo lungo” di Gorizia.

“Gorizia e Nova Gorizia costituiscono un unicum per i duePaesi e per la stessa Europa”

INIZIATIVE DEL PD DI GORIZIA Marzo Aprile 2015

Giovedì 05 marzo

Incontro di formazione su politica e democrazia: come gestire ilconflitto Coordina il dott. Renato Elia.

Martedì10 marzo

Iniziativa d’informazione sulla riforma degli enti locali promossada Sel, Pd, Idv, Prc Interviene il prof. Leopoldo Coen

Giovedì 12 marzo

Incontro di formazione su politica e democrazia : come perderele elezioni a Milano Coordina il dott. Renato Elia.

Martedì 17 marzo

Gruppo Sanità con all’o.d.g.: Analisi del Piano attuativo locale

dell’ASS n.2 Venerdì03 aprile Redazione del giornale GoriziaEuropa

Giovedì 09 aprile

Direttivo del Circolo con all’odg:- Aggiornamento attività Consiglio comunale- Stato di attuazione della riforma sanitaria

Giovedì 09 aprile

Incontro di formazione su politica e democrazia Coordina il dott.Renato Elia

Venerdì 10 aprile

Convegno pubblico: “Non perdiamo questo treno…alla stazionedel GECT”Relatori: Sara Vito Assessore regionale, Maurizio Ionico amministra-tore Ferrovie Udine Cividale, Alessandro Puhali esperto di storia etecnica della ferrovia, Sandra Sodini direttrice GECT di Gorizia. Coor-dina sen. Laura Fasiolo. Saluti del Presidente della Provincia EnricoGherghetta e del Segretario provinciale del PD Marco Rossi

Martedì 14 aprile

Gruppo Sanità con all’o.d.g.: Analisi del Piano attuativo localedell’ASS n.2

Giovedì 16 aprile

Incontro di formazione su politica e democraziaCoordina il dott. Renato Elia.