Circolazione monetale nella Calabria Bizantina

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1 Cfr. M. CACCAMO CALTABIANO, Per una storia della circolazione della moneta reggina inSicilia, “Cronache di Archeologia e di Storia dell’Arte” IX, 1970, pp. 35-59.

2 Cfr. D. CASTRIZIO, Reggio ellenistica, Roma – Reggio Calabria 1995, pp. 125-137, ri-guardo al periodo ellenistico; B. CARROCCIO - D. CASTRIZIO, Ripostiglio di denari tornesi dellaGrecia angioina da Paracopìo di Bova (RC), “Archeologia Medievale” XXII, 1995, pp. 589-610, per quanto attiene al periodo medievale.

Premessa

Fin dalla comparsa della moneta, l’attuale Calabria non ha mai costituitoun’area di circolazione monetale unica. La sua parte settentrionale è semprestata perfettamente integrata nel sistema economico della Campania meridio-nale, Lucania e Puglia odierne, mentre il sud della regione ha interagito dinorma con la Sicilia orientale, costituendo un’area monetaria separata1. Ilconfine tra queste due aree non è sempre stato fisso, spostandosi verso setten-trione o mezzogiorno secondo le dinamiche storiche, soprattutto in relazionecon la forza di penetrazione militare ed economica di Siracusa. Per molti pe-riodi storici il confine tra le due aree, quella dell’Italia meridionale e quelladella Sicilia orientale, si trova sull’istmo lametino-scilletico, con il territorio diCrotone permeabile ad entrambi i tipi di circolazione monetale2. Altrettantonetta si è dimostrata, dal punto di vista della quantità e qualità di circolante, ladivisione tra le località poste sulla costa tirrenica della Calabria meridionale(la cui vicinanza allo Stretto ha moltiplicato le presenze e le zecche di prove-nienza del numerario) e quelle sulla costa ionica (con una circolazione mone-tale meno permeabile al materiale proveniente da regioni lontane).

L’epoca tardoantica

La storia della circolazione nella Calabria meridionale tirrenica di mo-nete battute da zecche romano-orientali è contemporanea alla divisione del-

Daniele Castrizio

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l’unico Imperium Romanorum in due partes semi-indipendenti avvenuta sot-to il regno dei due figli di Teodosio, Arcadio ed Onorio. L’appartenenza delbasso Tirreno calabrese all’area della circolazione “bizantina3” è attestata davari rinvenimenti sporadici di esemplari battuti da officine orientali, segnala-ti in località costiere della Bovesia (geograficamente sul Mar Ionio, ma gravi-tante intorno a Reggio ed allo Stretto) e dalla stessa Reggio4. Le monete divi-sionali énee ritrovate in questa regione, del resto, si segnalano per la varietàdelle zecche di provenienza, con prevalenza di materiale romano-orientale.La situazione – ancora non perfettamente delineabile a causa della cronicaesiguità dei materiali numismatici calabresi editi – sembra attestare, in ognimodo, un permanere di traffici tra l’oriente e l’occidente lungo la vecchiarotta commerciale che da Alessandria portava a Reggio, e quindi a Roma5.

I principali dati in proposito sono offerti dalla Collezione del Museo Ci-vico di Reggio Calabria6, formata con i materiali raccolti nella stessa città enelle più immediate vicinanze. Le coniazioni riferibili agli Imperatori da Au-reliano a Valentiniano II mostrano 9 monete riconducibili a zecche occiden-tali (Treviri, Lugdunum, Arelate, Mediolanum e Ticino), 41 a Roma, 51 azecche balcaniche (Aquileia, Siscia, Tessalonica, Eraclea e Costantinopoli) e29 da zecche orientali (Cizico, Nicomedia, Antiochia e Alessandria).

Come si può notare dal grafico, le zecche orientali e balcaniche sonopresenti con il 61% del numerario globale, mentre un buon 32% spetta alla

zecca di Roma. Non altrettan-to rilevanti si mostrano le zec-che occidentali, con solo il7% del totale concernente lo-ro coniazioni. Un ulteriore da-to significativo è che l’ultimamoneta occidentale presentenella Collezione reggina è sta-ta battuta a nome di Crispo,regnante Costantino il Gran-de, dalla zecca di Ticinum.

3 Usiamo ancora per comodità l’errato termine “bizantino”, usato per convenzione nel-l’ambito della numismatica dell’Impero Romano d’Oriente, da Anastasio I alla presa di Co-stantinopoli da parte dei Turchi Ottomani.

4 I pochi dati disponibili relativamente a questo periodo storico si devono a M.A. MA-STELLONI, Il ripostiglio di Bova Marina loc. S. Pasquale: brevi note sui rinvenimenti monetalinell’area dello Stretto, “MEFRM” 103-2, 1991 , pp. 643-665.

5 Cfr. CASTRIZIO, Reggio, cit., p. 79. Per le attestazioni del porto di Reggio nelle fonti bi-zantine vedi V. VON FALKENHAUSEN, Reggio bizantina e normanna, in Calabria bizantina. Testi -monianze d’arte e strutture di territori, Soveria Mannelli 1991, pp. 249-254.

6 Cfr. MASTELLONI, Il ripostiglio, cit., pp. 644-647.

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Una ulteriore conferma di questa tendenza si può riscontrare nelle mo-nete provenienti dallo scavo tardoantico di Pellaro (RC)7: dei sei esemplaricon identificazione di zecca degli anni di Costanzo II, due sono stati battutidalla zecca di Antiochia, uno da quella di Aquileia, uno da Siscia e due daCostantinopoli. Un ulteriore esemplare di epoca posteriore, datato agli annidi Graziano, Valentiniano II e Teodosio I, è della zecca di Siscia.

La situazione di prevalenza di zecche orientali è molto maggiore perquanto riguarda i pochi esemplari aurei pubblicati, quali quelli del tesorettodi Cannitello di Villa S. Giovanni (RC), ricostruito dalla Mastelloni8: dellecirca 120 monete originarie, la studiosa ha rintracciato la descrizione di setteesemplari, di cui quattro sicuramente di zecca costantinopolitana e tre cheoscillano tra Roma e Costantinopoli. In ogni caso, nelle collezioni private lo-cali, tutte le monete auree appaiono essere battute a Costantinopoli.

O l t r e a l l e s c a r n e i n f o r m a z i o n i n u m i s m a t i c h e e d a l l e p r i m e c o n f e r m e p r o-v e n i e n t i d a l l ’ a r c h e o l o g i a9,u n a r i p r o v a i m p o r t a n t e d e l l o s t a t u s p a r t i c o l a r eg o d u-t o d a l B r u z i o m e r i d i o n a l e , n e l l a s u a f u n z i o n e d i p o n t e t r a l e v a r i e s p o n d e d e lM e d i t e r r a n e o , v i e n e a n c h e d a u n a n o v e l l a d e l C o d e x T h e o d o s i a n u s1 0 p r o m u l g a-ta d a g l i i m p e r a t o r i A r c a d i oe dO n o r i o , i n d i r i z z a t aa l P r a e f e c t u sP r a e t o r i oO r i e n -t i s C e s a r i o1 1 n e l l ’ a n n o 3 9 6 . N o t i a m o c o m e , n o n o s t a n t e l a l e g g e s i a s t a t a i n v i a t aa l P r e f e t t o a l P r e t o r i o p e r l ’ O r i e n t e , l a s u a p r o p o s i t i o a v v e n n e a R e g g i o , c h e f a-c e v a i n v e c e p a r t e d e l l a P r e f e t t u r a d ’ I t a l i a , e c h e q u i n d i , d a l p u n t o d i v i s t a s t r e t-t a m e n t e l e g a l e , e r a f u o r i d e l l a g i u r i s d i z i o n e d e l P r e f e t t o o r i e n t a l e . S e n z a v o l e rf o r z a r e l a f o n t e , e s t r a p o l a t a c o m ’ è d a o g n i c o n t e s t o , s e m b r a q u a s i d i p o t e r e r i-c o n o s c e r e u n o s t a t u sp a r t i c o l a r e p e r R h e g i o n ,q u a s i c e r n i e r a t r a l ed u e p a r t e s.

La dominazione dei Goti

Dopo la caduta dell’ultimo Imperatore Romano d’Occidente, RomoloAugustolo, gli anni del dominio gotico in Calabria – anche dal punto di vista

7 Cfr. E. ANDRONICO, Il sito archeologico di Pellaro (fraz. Di Reggio Calabria), “MEFRM”103-2, 1991, pp. 731-736.

8 Cfr. MASTELLONI, I rinvenimenti, cit., pp. 661-662.9 Exempli gratia, citiamo gli scavi della “Sinagoga” di Bova, c/da S. Pasquale, che hanno re-

stituito moltissime anfore di tipo orientale, provenienti dalla Siria e dalla Palestina: cfr. M. RU B I N I-C H, Osservazioni sul materiale ceramico di Bova Marina, “MEFRM” 103-2, 1991, pp. 631-642.

10 Cfr. S. M AZZARINO, Stilicone, Milano 19902, p. 67. C. Th. XV 1, 35: I M P P.ARCAD(IVS) ET HONOR(IVS) AD CAESARIO P(RAEFECTO) P(RAETORIO): Quicquidde Palatiis aut praetoriis iudicum aut horreis aut stabulis et receptaculis animalium ruina labsumfuerit, id rectorum facultatis reparari praecipimus, qui a primo consulatu divi genitoris nostriusque praesens tempus gesserunt iudiciariam potestatem. P(RO)POSITA REGIO ARCAD(IO)IIII ET HONOR(IO) III AA CONSS.

11 Sulla Prefettura di Cesario, vedi MAZZARINO, Stilicone, cit., pp. 254-255.

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numismatico – ci sono molto meno noti. Quel poco che intuiamo, comun-que, ci lascia intravedere che nulla di sostanziale sia intervenuto a modifica-re, dal punto di vista economico, gli equilibri e le rotte commerciali fissate damolti secoli12.

Dal punto di vista delle monete in uso, tesoretti appartenenti alla mede-sima area di circolazione, quale quello del Monte Rosa di Lipari13 e di Messi-na (inv. n° 5874) 14, mostrano come la massa del circolante in uso tra la finedel V e la metà del VI sec. d.C. sia stata emessa tra il III ed il IV secolo, conimperatori fino a Valentiniano III. Pochi si mostrano gli apporti di numera-rio battuto dai nuovi re d’Italia, mentre emerge un qualche afflusso di mone-ta africana battuta a Cartagine. Pur trattandosi ancora di pochi dati, essi ap-paiono comunque importanti: nel ripostiglio del Museo Regionale di Messi-na sono presenti due monete protovandale e due esemplari di bronzo di zec-ca cartaginese, uno a nome di Trasamundo, l’altro, forse, a nome di Hilderi-co; materiali simili, sia pure non quantificabili, sono contenuti nel ripostigliodi Monte rosa di Lipari, nel quale si troverebbe, stando ai disegni forniti dal-l’Orsi, una moneta in bronzo di Odoacre15.

La guerra bizantino-gotica

Il vero ingresso della regione nell’ambito della circolazione romea av-venne, come è naturale, in seguito alla guerra gotico-bizantina degli anni535-55516. Reggio, porta d’ingresso dell’Italia, dopo la rapida avanzata diBelisario in Sicilia, fu ceduta alle forze imperiali senza colpo ferire da Euri-mos/Evermund, genero del re dei Goti, Teodato17. Dopo la resa della princi-pale piazzaforte e la defezione dell’esercito preposto a difenderla, tutto ilBruzio si consegnò spontaneamente a Belisario18.

La guerra, spostatasi nel resto d’Italia, tornò ad investire l’attuale Cala-bria nel 542, quando piccole colonne mobili di Goti s’infiltrarono nel siste-

12 Cfr. C. TURANO, Il Bruzio nel VI secolo attraverso le «Variae» di Cassiodoro, “RivistaStorica Calabrese” N.S. IV nn. 3-4, 1983, pp. 565-588.

13 Cfr. P. ORSI, Ripostiglio monetale del Basso Impero e dei primi tempi bizantini rinvenu -to a Lipari, “RIN” 23, 1910, p. 353.

14 Il ripostiglio è dato come in corso di studio nel 1991 da parte della MASTELLONI, I rin -venimenti, cit., pp. 660-661, insieme a quello di Monte Rosa di Lipari.

15 Cfr. ORSI, Ripostiglio, cit., p. 5, n. 2.16 Sulle vicende calabresi della guerra goto-romea rimandiamo a C. TURANO, Reggio du -

rante la guerra gotico-bizantina, “Historica” XLVII n. 4, 1994, pp. 168-176, con ampia biblio-grafia precedente.

17 Ibidem, pp. 168-169.18 Sulla funzione di piazzaforte esercitata da Reggio nei secoli, vedi CASTRIZIO, Reggio,

cit., p. 63-65.

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ma difensivo romeo riuscendo a scardinarlo, complice anche la partenza diBelisario, ritenuto da Giustiniano più utile sul fronte persiano19.

La reazione romea non si fece attendere: il richiamo di Belisario in Italiasi accompagnò alla mobilitazione di altre truppe fresche da impiegare sulfronte occidentale. Di questi rinforzi faceva parte anche il generale Giovan-ni, che, appena sbarcato a Brindisi nel 546, sottomise tutto il meridione ita-liano, compreso il Bruzio20. Lo scontro decisivo in questa fase della campa-gna – diretta a rendere inoffensivo il generale goto Recimundo, che coman-dava un esercito di Goti, Romei disertori e Mauritani posto a difesa delloStretto di Scilla21 – si ebbe in una località imprecisata tra Reggio e Vibo. Gio-vanni ottenne una schiacciante vittoria, che gli permise di riprendere il con-trollo del Bruzio.

La vittoria, però, non fu che di breve durata, talché già nel 547 l’esercitodel generale Giovanni, sconfitto in una serie di scontri minori in Campania,fu stretto d’assedio a Rossano e disfatto: Belisario, vista inutile ogni resisten-za, tornò a Costantinopoli22.

Il re dei Goti, Totila, intraprese allora la riconquista della Sicilia, alle-stendo nei vari porti del Bruzio la flotta necessaria al trasbordo dell’esercito,ma prima di passare nell’isola tentò di riconquistare anche Reggio – che erarimasta in mano romea fin dal 536 – non potendo lasciarsi alle spalle unapiazzaforte strategica nemica. I comandanti della guarnigione reggina, Thu-rimut ed Imerios, riuscirono in un primo momento non solo a difendere lacittà, ma anche a tentare audaci sortite ai danni dei Goti. Totila, vista l’im-possibilità di conquistare di forza Reggio – che era stata di nuovo guarnita dimura per ordine di Belisario23, onde riprendere il suo ruolo storico di chiavemilitare della regione – lasciò alcune truppe per affamarne il presidio e la po-polazione. La tattica ebbe successo, talché la città fu costretta a venire a pattie si arrese ai Goti nel 55024.

Le ostilità conobbero un’ulteriore impennata nello stesso anno, grazieall’arrivo da Costantinopoli in Sicilia del generale armeno Artabanos, che in-traprese tosto la riconquista dell’isola e dell’Italia meridionale, mentre dallaDalmazia giungeva il nuovo comandante supremo, Narsete, con nuovi rin-

19 Cfr. TURANO, Reggio, cit., p. 170.20 Ibidem, p. 171.21 Ibidem.22 Ibidem.23 Secondo gli studi più accreditati, la vecchia cinta muraria di Rhegion ellenistica era

stata lasciata cadere in rovina durante la dominazione romana, al più tardi all’alba del princi-pato di Augusto. Le nuove mura romee si impiantarono sopra quelle greche almeno nel trattoa mare della città, e probabilmente anche in un tratto orientale presso l’area del Castello, rea-lizzato in epoca sveva da Federico II.

24 Cfr. TURANO, Reggio, cit., p. 172.

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forzi romei. La morte di Totila e, subito dopo, quella del suo successore Teia,aprirono la strada al successo degli Imperiali, ma la vittoria romea ebbe nel-l’Italia l’amaro epilogo di due bande di saccheggiatori alemanni e franchi,fatti giungere dagli stessi Goti. La prima colonna, al comando di Leutari, fusconfitta a Fano da un esercito comandato da Artabanos; la seconda, guidatada Buccellino, percorse il Bruzio fino a Reggio, depredando, per poi tornarein Campania ed essere disfatta da Narsete sulle rive del Volturno25. Con que-st’episodio, e la caduta del presidio gotico di Conza, terminava la lunga guer-ra romeo-gota, che per venti anni aveva insanguinato ed impoverito l’Italia,terra di conquista.

Dal punto di vista della circolazione monetaria, la guerra è testimoniatadalle tante monete possedute dai soldati romei che combattevano in Italiache si rinvengono nella regione. Devono, perciò, essere giunti in Calabria inquesto periodo gli esemplari battuti al tempo di imperatori che regnaronoprima dell’inizio delle ostilità, ma che erano normalmente in corso al tempodi Giustiniano I (imperabat 527-565). Tra questi, ricordiamo le quattro mo-nete battute sotto il regno di Anastasio (imperabat 491-518) e le sei di Giusti-no I (imperabat 518-527) attestate nella Collezione del Museo Civico di Reg-gio Calabria26. Più numerosi, com’è naturale, sono poi gli esemplari apparte-nenti cronologicamente al regno di Giustiniano, con il follis éneo da Gallico,i tre del Museo Civico di RC ed il decanummo di Costantina in Numidia del-la Collezione Gangemi del Piccolo Museo di S. Paolo di Reggio27. Da Lipari,per lo stesso periodo, vanno segnalati il solidus aureo di Costantinopoli28 edil follis di Salona (?)29.

Le vicende legate alla piazzaforte di Reggio, per molti anni rimasta inmano romea, spiegano anche la maggiore quantità di moneta trovata nel-l’ambito della sua attuale provincia rispetto al vuoto monetale da segnalareper quelle di Cosenza, Catanzaro e Vibo, almeno stando ai dati del Guzzetta,più volte citati.

Come nel resto dell’Impero, l’ordinamento monetale vigente in Cala-bria (chiamata nelle fonti romee anche Brettanìa, la terra dei Bretti) che sievince da questi dati è basato sul solidus aureo, con i suoi divisionali semissis

25 Ibidem, p. 173.26 Quasi tutte le informazioni sulle monete bizantine rinvenute in Calabria sono tratte

da G. GUZZETTA, Per la Calabria bizantina: primo censimento dei dati numismatici, in CalabriaBizantina (Istituzioni civili e topografia storica), Reggio Calabria 1986, tavv. 1, 2, 3.

2 7 Gli esemplari inediti della Collezione Gangemi nel “Piccolo Museo S. Paolo” di Reggio,formatasi in seguito a spontanee donazioni dei fedeli della parrocchia a Mons. Gangemi nel suoapostolato ininterrotto dal 1936 al 1996, sono pubblicati in appendice al presente lavoro.

28 Cfr. V. GIUSTOLISI, Nuove testimonianze di Lipari bizantina (Parte I), in AA.VV., Allaricerca di Lipari Bizantina( a cura di V. GIUSTOLISI), p. 66.

29 Ibidem, p. 68.

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(metà) e tremissis (terzo), mentre il bronzo si fonda sul follis da 40 nummi, ilmezzo follis da 20, il decanummo da 10 ed il pentanummo da 5.

Si viene a delineare, in sostanza, una facies ben determinata di circola-zione, che abbraccia gli anni della guerra gotica e quelli successivi fino allamorte di Giustiniano I: la Calabria e la Sicilia vengono immesse, manu mili -tari, nell’area di circolazione monetale romea, caratterizzata da oro, coniatonella zecca di Costantinopoli, e da nominali in bronzo – che servivano a so-stenere un’economia regionale basata sull’uso capillare della moneta – bat-tuti da varie zecche dell’Impero. Costantinopoli, Cartagine ed Antiochia, so-prattutto, ma anche Nicomedia, Cizico ed altre officine minori sono, quindi,le zecche di emissione dei nominali énei rinvenuti normalmente in Siciliaorientale ed in Calabria meridionale. Per le necessità della popolazione edelle truppe – che avevano bisogno della abbondante presenza di divisionalie di spiccioli per potere spendere la paga in oro – il governo, appena la situa-zione militare lo permise, aprì alcune zecche nella stessa Italia, a Roma ed aRavenna, oltre che in Sicilia. Sono, così, presenti nella circolazione delloStretto un buon numero di decanummi bronzei di queste nuove zecche, checoprirono il fabbisogno di divisionali, che si venne a creare per la difficoltàdi importarne in quantità sufficiente da Costantinopoli30.

Altra notazione rimarchevole è che la Calabria meridionale tirrenica e laSicilia orientale rimasero sostanzialmente estranee all’uso di moneta argentea,ancorate com’erano ad un sistema bimetallico oro-bronzo tipicamente orien-tale, mentre Roma, Ravenna e Cartagine – che pure rifornivano di monetaquelle regioni – continuavano ad usare regolarmente nominali in argento.

Giustino II e Tiberio II

Le linee politiche ed amministrative tracciate da Giustiniano, relative alriordino della situazione monetaria in Italia, furono portate a compimentodagli immediati successori, Giustino II (i m p e r a b a t 565-578) e Tiberio II (i m -p e r a b a t 578-582): i grossi nominali continuarono a provenire da zecche orien-tali, mentre i divisionali erano battuti da quelle italiane. Nella Calabria tirreni-ca tale situazione è testimoniata dalle due monete del Museo Civico di RC

3 0 Per i dati dello Stretto, si veda D. CA S T R I Z I O, Monete Bizantine, in Roma e Bisanzio,Normanni e Spagnoli. Monete a Messina nella Collezione B. Baldanza (a cura di M. CA C C A M OCA LTA B I A N O), Messina 1994, pp. 29-51. Per le monete bizantine siciliane vedi anche G. GU Z-Z E T TA, Appunti di circolazione monetaria nella Sicilia orientale bizantina, in La Sicilia rupestrenel contesto delle civiltà mediterranee, Galatina 1986, pp. 121 -133; D. CA S T R I Z I O, Ci r c o l a z i o n emonetaria bizantina nella Sicilia orientale, “Sicilia Archeologica” LXXVI-LXXVII, 1991, pp.67-76, con i dati provenienti dalla ricca Collezione Alessi dell’omonimo Museo di Enna; ID E M,Monete bizantine nel Museo di Messina, “Archivio Storico Messinese”, LII, 1988, pp. 115-159.

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battute sotto Giustino II, oltre che dal decanummo da Pentimele e dalle duemonete del Museo Civico di RC del regno di Tiberio II. I rinvenimenti dall’a-rea dello Stretto sono in linea con quelli calabresi: nella Collezione Baldanza èpresente un mezzo f o l l i s di Costantinopoli, un f o l l i s di Cizico, due follis ed unmezzo follis di Antiochia, un decanummo di Cartagine ed un pentanummo diRavenna, tutti battuti sotto Giustino II, insieme a 5 decanummi di zecca sici-liana ignota; a Lipari sono presenti 5 pentanummi di Ravenna ed un deca-nummo della zecca siciliana ignota. Per il regno di Tiberio II è da registraresolo un decanummo di Ravenna nel Museo di Messina. In generale, comun-que, si deve registrare una tendenza alla diminuzione del numero di esempla-ri, forse motivata dall’enorme massa di circolante emesso ai tempi di Giusti-niano I per sostenere le spese della riconquista. Rispetto al resto della Sicilia,l’area dello Stretto si segnala, poi, per la presenza di un numero maggiore didivisionali battuti nell’isola stessa, che non riuscirono a risalire lungo la peni-sola italiana, rimanendo invece legati alla circolazione locale3 1.

Da Maurizio Tiberio a Eraclio

Una ulteriore fase economica si aprì con il regno di Maurizio Tiberio(imperabat 582-602), perdurando poi per quelli di Foca (imperabat 602-610)e di Eraclio (imperabat 610-641). Questo periodo si caratterizza per il perfe-zionamento del sistema imposto già da Giustiniano I, che tendeva a raziona-lizzare l’afflusso delle monete auree necessarie per il pagamento di truppe efunzionari imperiali, nonché dei divisionali énei indispensabili per i viliacommercia. Si può notare, allora, come i solidi aurei presenti nella Calabriameridionale e nella Sicilia orientale siano battuti a Roma o a Ravenna; i folleised i mezzi folleis provengano ancora da zecche orientali; i decanummi e pen-tanummi, invece, siano regolarmente coniati nella zecca imperiale di nuovacostituzione a Catania. La principale causa di questa innovazione – che purerientrava nel tentativo governativo di rendere il più possibile autosufficientile varie aree economiche dell’Impero – si deve forse ricercare nella conquistalongobarda di gran parte dell’Italia, compresa una larga porzione di Cala-bria32, che rendeva difficoltoso far giungere moneta spicciola nell’estremosud della penisola ed in Sicilia.

31 Cfr. D. Castrizio, Baldanza... cit., pp. 35-36.32 Paolo Diacono, Hist. Lang, I 32, attesta l’arrivo di re Autari sullo Stretto, raccontando

l’aneddoto carico di significati simbolici del Longobardo che tocca con la punta della lancia lacolonna che segna l’approdo dalla Sicilia, e che era sempre stata il simbolo dello Stretto, di-cendo: Usque hic erunt Langobardorum fines. Notiamo, però, come Reggio si trovi più a sud diquesto sito, sia pure di pochi chilometri, e quindi la fonte non accenni ad una sua conquistalongobarda.

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La situazione restò tale fino alla chiusura delle zecche orientali, dovutaai gravissimi problemi militari in seno all’Impero causati dalla guerra controi Persiani. In questa circostanza, la penuria di nominali énei che ne conseguìobbligò il governo centrale ad autorizzare l’apertura di una zecca “militare”a Siracusa, sede del comandante militare di Sicilia, il Doux. Questa zecca,sulla spinta dell’urgenza e della gravità della situazione, operò delle frettolo-se riconiazioni, usando come undertypes vecchi folleis ancora in circola-zione33. Il fenomeno deve avere interessato una gran massa di circolante, tal-ché tra gli esemplari di epoca eraclea rimastici, la maggioranza si presentaappunto riconiata

I ritrovamenti calabresi editi di questo periodo consistono in una mo-neta di Foca nel Mus. Civ. RC; 2 solidi ed un f o l l i s da Terreti, oltre a 13 mo-nete dal Mus. Civ. RC del regno di Eraclio. Interessantissimo appare – ai finidella ricostruzione delle rotte marittime del periodo – il dodecanummo diAlessandria battuto sotto l’imperatore Eraclio presente nel Museo S. Paolodi Reggio. Va rilevato, infatti, che il sistema monetario vigente nella capitaledell’Egitto romeo era basato su pesi locali e, quindi, non s’integrava perfet-tamente con quello in uso nel resto dell’Impero. Nonostante ciò, un numerosempre crescente di esemplari di zecca alessandrina da Reggio, da Messina3 4

e da Enna3 5 ci testimonia in maniera inequivocabile la permanenza di trafficicommerciali tra l’area dello Stretto ed Alessandria. Nell’area dello Strettovanno segnalati ulteriori dati: nella Coll. Baldanza un mezzo f o l l i s di Costan-tinopoli, tre follis ed un decanummo di Antiochia, tre decanummi di Cata-nia per il regno Maurizio Tiberio, un f o l l i s di Costantinopoli ed un deca-nummo di Catania per Foca, 9 f o l l e i s di Costantinopoli, tre di Nicomedia,uno di Cizico, due dodecanummi di Alessandria, tre decanummi di Cataniae tre f o l l e i s contromarcati di Siracusa per Eraclio; nel Museo di Messina unf o l l i s di Cartagine, uno di Nicomedia, un decanummo di Catania ed uno diSiracusa per Maurizio Tiberio, un mezzo f o l l i s di Cartagine per Foca, un so-lido aureo di Ravenna, due f o l l e i s e due mezzi f o l l e i s di Costantinopoli, unm e z z o f o l l i s di Cartagine, un f o l l i s contromarcato di Siracusa per Eraclio; aLipari due decanummi di Catania per Maurizio Tiberio, un decanummo diRoma per Foca, un mezzo f o l l i s di Roma e un f o l l i s contromarcato di Siracu-sa per Eraclio.

33 Che di riconiazione e non contromarcatura si sia trattato lo dimostra la volontà diobliterare il precedente tipo, anche se per la necessità di fare presto si dovettero usare punzonidi dimensioni ridotte applicati sopra monete appena riscaldate e non fuse. Cfr. CASTRIZIO,Circolazione, cit., p. 73.

34 Cfr. CASTRIZIO, Baldanza, cit., p. 39. Gli ultimi dodecanummi alessandrini sono peròdel regno di Costante II: ibidem, p. 41.

35 Ibidem, p. 72: un dodecanummo dell’epoca di Tiberio II.

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Da Costante II a Basilio I

Il tentativo di spostare la capitale dell’Impero da Costantinopoli a Sira-cusa, operato nel 663 da Costante II (imperabat 641-668), aprì una nuova fa-se nell’ambito della circolazione monetale della Calabria. Se, infatti, il trasfe-rimento della sede dell’Imperatore fu destinato ad infrangersi coll’assassiniodi Costante II nel bagno siracusano di Dafne, l’attenzione da lui rivolta aiproblemi della frontiera italiana – riguardo alla crescente pressione operatadai Longobardi e dagli Arabi36 – comportò un rinnovamento ed adeguamen-to delle strutture difensive ed amministrative delle regioni dell’Italia meri-dionale. Tra queste misure era compresa anche la creazione di una zecca nel-la nuova capitale, che fosse in grado di battere in tutti i metalli. Per questacausa, dal regno di Costante II – che ci appare, numismaticamente, comeuna fase di passaggio – fino alla presa della capitale del thema di Sicilia daparte degli Arabi nell’878, quasi tutte le monete presenti in Calabria e Siciliasono di zecca siracusana.

Questa situazione risulta pienamente confermata sulla base dei rinveni-menti monetali editi: il n o m i s m a aureo ed i 6 f o l l e i s da Locri e Gerace, il f o l l i sda Pentimele, le 4 monete da Terreti e gli 8 esemplari più un e x a g r a m m a in ar-gento (unica moneta argentea attestata per Reggio) dal Mus. Civ. RC battutisotto Costante II; i due f o l l e i s da Pentimele, il n o m i s m a da Terreti e le 8 mone-te dal Mus. Civ. RC coniate sotto Costantino IV (i m p e r a b a t 668-685); il n o m i -s m a ed il f o l l i s da Terreti e la moneta dal Museo Civ. RC del regno di Giusti-niano II (i m p e r a b a t 685-695); i 2 n o m i s m a t a da Melicucco e Polistena, il f o l l i sda Terreti e le 2 monete dal Mus.Civ. RC di Tiberio III (i m p e r a b a t 698-705); ilf o l l i s da Pentimele, il n o m i s m a ed il f o l l i s da Reggio, i tre f o l l e i s da Terreti, ilf o l l i s della casa della Cultura di Palmi3 7 e le ben 34 monete dal Mus. Civ. RCdel regno di Costantino V (i m p e r a b a t 741-775); le due monete del Mus. Civ.RC di Niceforo I (i m p e r a b a t 802-811); il f o l l i s da Pentimele, i 2 da Terreti, ilf o l l i s della Casa della Cultura di Palmi3 8 e le 45 monete del Mus. Civ. RC diLeone V (i m p e r a b a t 813-820); i 5 f o l l e i s da Terreti e le 26 monete dal Mus.C i v. RC del tempo di Michele II (i m p e r a b a t 820-829); il n o m i s m a da Laurea-na, il t re m i s s e da Oppido, il f o l l i s da Reggio, quello del Museo di S. Paolo, i 9f o l l e i s da Terreti, le 57 monete del Mus. Civ. RC di Teofilo (i m p e r a b a t 8 2 9 -842); il f o l l i s da Reggio, il n o m i s m a ed i 4 f o l l e i s da Terreti e le 24 monete delMus. Civ. di RC di Michele III (i m p e r a b a t 842-867); le monete non quantifi-cate da Reggio e le 23 del Mus. Civ. RC di Basilio I (i m p e r a b a t 867-886).

36 Notiamo come gli Arabi nel 652 effettuarono la prima spedizione di saccheggio nellaSicilia, senza trovare praticamente resistenza.

37 Morrisson 32/AE/Sy/07. 38 Morrisson 30/AE/Sy/08.

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A fronte di questi rinvenimenti editi dalla Provincia di Reggio – che rap-presentano solo una piccola parte del materiale numismatico rinvenuto in si -t u – stanno, come già rimarcato, le magre attestazioni del resto della Calabria.Per la costa tirrenica della provincia di Cosenza vanno segnalati i n o m i s m a t a,di numero imprecisato, da Pian della Tirena di Michele III (i m p e r a b a t 8 4 2 -867); il m i l i a re n s e d ’ a r g e n t o3 9 di Basilio I. Per quella di Catanzaro è attestatosoltanto il rinvenimento di un n o m i s m a del regno di Leone V da Cantorato.

L’area dello Stretto, invece, mostra dati pienamente in sintonia conquelli della costa tirrenica reggina: nella Coll. Baldanza due folleis ed unmezzo follis di Costantinopoli, un dodecanummo di Alessandria, un follis edun mezzo follis di Cartagine, cinque folleis, un mezzo follis ed un decanum-mo di Siracusa, un mezzo follis di Ravenna, due follis di imitazione siro-pale-stinesi ed un follis di Emesa sull’Oronte dell’epoca di Costante II, un follis diCartagine, quattro folleis ed un decanummo di Siracusa, un follis di Ravennaper Costantino IV, tre folleis di Siracusa per Giustiniano II, un follis di Sira-cusa per Leone III, sedici folleis di Siracusa per Costantino V, tre folleis di Si-racusa per Niceforo I, un follis di Siracusa per Michele I, quattro folleis di Si-racusa per Leone V, tre folleis di Siracusa per Michele II, quattro folleis di Si-racusa per Teofilo, un follis di Siracusa Per Michele III ed un follis di Siracu-sa per Basilio I; nel Medagliere del Museo di Messina due mezzi folleis diCartagine ed un follis di Siracusa per Costante II, tre folleis di Siracusa perCostantino IV, un follis di Siracusa per Giustiniano II, quattordici folleis diSiracusa per Costantino V, tre folleis di Siracusa per Niceforo I, due folleis diSiracusa per Leone V, quattro folleis di Siracusa per Michele II, sei folleis diSiracusa per Teofilo, quattro folleis di Siracusa per Michele III ed un follis diSiracusa per Basilio I; a Lipari due folleis di Siracusa ed un mezzo follis diCartagine per Costante II, un follis di Siracusa per Costantino IV, tre folleisdi Siracusa per Costantino V, un follis di Siracusa per Michele I e due folleisdi Siracusa per Leone V.

Basilio I e Leone VI

La presa di Siracusa aveva comportato la necessità di spostare il praito -rion dalla vecchia capitale tematica a quella nuova, Reggio, ancorché in teo-ria provvisoria40. Anche se lo stratego di Sicilia, per fare fronte alle necessità

39 Notiamo come, percentualmente, sia molto rilevante che su tre segnalazioni dalla pro-vincia di Cosenza, una sia di moneta in argento, indice dell’alterità della circolazione monetalecosentina rispetto a quella del Reggino.

40 Mentre le fonti ufficiali continuano a mantenere la vecchia dizione di stratego di Sici-lia, anche se nell’isola l’Impero non possedeva più che alcune piazzeforti, l’istituzione di un

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militari dell’intero thema, era costretto naturalmente a spostarsi di continuo,non v’è dubbio che gli uffici centrali, zecca compresa, fossero stati dislocati aReggio, ora vera frontiera occidentale dell’Impero Romano contro il Dar alIslam.

Questa nuova situazione, e la confusione che dovette regnare nel themadurante i primi mesi dopo la presa di Siracusa, ci è testimoniata da una seriemonetale in bronzo, che abbiamo attribuito alla zecca di Reggio.

La prima serie presenta al recto un busto frontale di Basilio I, con barba,indossante stemma (corona imperiale) e loros (sciarpa consolare), nella ma-no destra una croce patente, e leggenda BA SILIO’A[ ]; sul verso sono visibi-li i busti dei figli dell’Imperatore, Leone (futuro Leone VI) e Alessandro (fu-turo Alessandro I), con stemma e clamide, un astro tra le loro teste, e leggen-da LEONCEALE (Leone e Alessandro) 41.

La zecca di Reggio, come si evince dai dati del ripostiglio di Via Giulia edel tesoretto di Calanna, dovette rimanere aperta almeno fino al 901, anno incui la città si arrese agli Arabi. Durante il governo di Leone VI fu emessa aReggio un’altra serie di folleis, con al recto i busti di Leone VI, a sinistra, esuo fratello Alessandro, a destra, in trono (di cui si vede solo la spalliera), co-ronati di stemma e vestiti con divitision e loros; al centro tengono con le manidestre un labaro con cristogramma (la mano di Leone VI è posta più in altoin segno di supremazia), mentre al verso appare una leggenda su quattro li-nee: +LEON/SALEXAN/CROSbASIL/ROMEON (Leone e Alessandroimperatori dei Romani)42.

Folleis di Basilio I della zecca di Reggio sono presenti nella Coll. Baldan-za, con un esemplare, nella Coll. Capialbi di Vibo, con un esemplare, e, so-prattutto, nel Medagliere del Museo di Reggio: un esemplare proviene dagliscavi archeologici della Soprintendenza della Calabria, effettuati nella for-tezza bizantina di Calanna, pochi chilometri a nord di Reggio di Calabria;una seconda moneta è stata rinvenuta durante ricerche effettuate a ReggioCalabria; un’ultima moneta appartiene al tesoretto di Calanna.

La serie di Leone VI è rappresentata solo da esemplari nel Museo diReggio, con la presenza di ben 95 folleis.

thema di Calabria deve essere avvenuta nel X secolo. Su questi avvenimenti vedi VONFALKENHAUSEN, La dominazione, cit., pp. 28-31; Eadem, art. cit., pp. 254-266.

41 Cfr. D. CASTRIZIO, La zecca bizantina di Reggio dopo la conquista araba di Siracusa, inAtti del XII Internationaler Numismatischer Kongreß, Berlin 1997, II, Berlin 2000, pp. 859-861.

42 Cfr. D. CASTRIZIO, I ripostigli di Via Giulia (RC) e del kastron di Calanna e la zecca bi -zantina di Reggio sotto Basilio I e Leone VI, “RN” 2000, pp. 209-219.

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Da Leone VI alla conquista normanna

Dopo la presa di Siracusa, come abbiamo già notato, la Sicilia poteva dirsicompletamente perduta. La Calabria meridionale, di conseguenza, si veniva atrovare esposta, proprio perché città confinaria, ai tentativi di conquista isla-mici. Si aprì, così, uno dei periodi più difficili della storia della regione, che fuchiamata – insieme al sistema di fortezze dell’interno perfezionato in quest’e-p o c a4 3 – a dover difendere l’accesso dell’Italia4 4. Dal punto di vista numisma-tico, il nuovo ruolo militare venne ad essere supportato da ingenti quantitatividi moneta coniata a Costantinopoli, da dove proveniva sia l’oro sia il bronzo.L’impatto nella circolazione monetale calabrese deve essere stato immediato,talché anche i tesoretti di quest’epoca contengono quasi unicamente monetacostantinopolitana. Questa situazione, infine, era destinata a permanere finoall’arrivo dei Normanni, che imposero un’altra cesura nell’ambito della circo-lazione locale, coniando essi stessi in oro, argento e bronzo.

Nella provincia cosentina questo periodo è testimoniato solo da un follisdi Romano I (imperabat 820-844) da Celimarro.

D i v e r s o e b e n p i ù a r t i c o l a t o è i l q u a d r o d e i r i n v e n i m e n t i n e l R e g g i n o : p e rl ’ e t à d i L e o n e V I (i m p e r a b a t 8 8 6 - 9 1 2 ) s o n o a t t e s t a t i u n n u m e r o i m p r e c i s a t o d if o l l e i s d a C i t t a n o v a , 1d a P e n t i m e l e , 1 d aTe r r e t i , 5n e l M u s e o S .P a o l o e b e n 1 1 4d a l M u s . C i v. R C ; p e r C o s t a n t i n o V I I (i m p e r a b a t 9 1 3 - 9 5 9 ) 1 f o l l i s d a S . N i c e t o ,1 d a P e n t i m e l e , 2 d a Te r r e t i , 2 n e l M u s e o S . P a o l o e 1 0 d a l M u s . C i v. R C ; p e r g l ia n n i d i g o v e r n o e f f e t t i v o d i R o m a n o I (i m p e r a b a t 9 2 0 - 9 4 4 ) s o n o d a r i c o r d a r e 1f o l l i s d a P e n t i m e l e , 2 d a Te r r e t i , 2 n e l M u s e o S . P a o l o e 3 4 n e l M u s . C i v. R C ; a p-p a r t i e n e a B a s i l i o I I (i m p e r a b a t9 7 6 - 1 0 2 5 ) s o l o i ln o m i s m a d e l M u s .C i v. R C .

Nell’area dello Stretto registriamo nella Coll. Baldanza cinque folleis diCostantinopoli per Leone VI, quattro folleis di Costantinopoli per Costanti-no VII; nel Museo Regionale di Messina sette folleis di Costantinopoli perLeone VI, otto folleis di Costantinopoli per Costantino VII.

La conquista normanna

Sul versante numismatico, la conquista normanna della Calabria è testi-moniata da un numero impressionante di f o l l e i s anonimi in bronzo. Una voltadi più, le poche monete edite non rendono l’idea dell’elevato numero di esem-

43Sul sistema delle “Motte”, vedi A.M. DE LORENZO, Le quattro Motte estinte pressoReggio di Calabria, Siena 1891 e F. MARTORANO, La fortezza bizantina di S. Niceto, in Calabriabizantina. Testimonianze d’arte e strutture di territori, Soveria Mannelli 1991, pp. 312-394.

44 Sull’importanza storica della resistenza del thema di Calabria, che impedì lo stanzia-mento di teste di ponte permanenti nella regione, vedi VON FALKENHAUSEN, La dominazione,cit., pp. 42-43.

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plari rinvenuti nella Regione. Rilevante è, poi, a nostro avviso, la presenza ditali monete nella Calabria Citra e sull’Istmo lametino-scilletico, dove appaio-no essere cronologicamente le prime dopo un vuoto numismatico principiatonella prima età imperiale. Rispetto a questo fenomeno, finora mai notato, laspiegazione più soddisfacente sembra essere quella dell’entrata della regionecatanzarese e cosentina in un’area di circolazione monetaria per merito deiN o r m a n n i4 5. Si viene così a tracciare una situazione in cui esemplari romei fu-rono utilizzati dai conquistatori nei primi decenni della loro dominazione inCalabria, fino a che, con le riforme monetarie di Ruggero II, si poté mettereordine nella monetazione, e far diventare fuori corso le monete romee.

Dai dati editi, quest’ipotesi di circolazione è confermata nella provinciadi Cosenza solo da un follis anonimo da Castiglione di Paludi, anche se, per-sonalmente, abbiamo riscontrato la presenza di molti folleis anonimi nel Me-dagliere del Museo Civico di Cosenza e tra i collezionisti del Cosentino. Nel-la provincia di Catanzaro si segnalano, invece: dalla Roccelletta di Squillacedue folleis, entrambi anonimi; un follis anonimo da Copanello; un altro follisanonimo da Dinami.

Numerosi, viceversa, i rinvenimenti di folleis anonimi dalla provincia diReggio: 1 da Monasterace, 1 da Locri o Gerace, 2 da Gallico, 2 da Terreti, 3nel Museo S. Paolo e 28 dal Mus. Civ. RC di classe A; 1 da Terreti e 3 nelMus. Civ. RC di Classe B; 1 da Monasterace, 5 da Locri o Gerace, 2 da S. Ni-ceta, 1 da Brancaleone, 1 da Capo Spartivento, 4 da Gallico, uno da Penti-mele, 3 da Reggio, 2 da Terreti e 36 nel Mus. Civ. RC; uno da Gallico di Clas-se G. Nella Coll. Baldanza due folleis anonimi di Classe B di Costantinopoli,un follis di Costantinopoli per Costantino X; nel Museo di Messina due fol -leis anonimi di Classe A, otto folleis anonimi di Classe C (più uno probabile),un follis anonimo di Classe F ed uno probabilmente di Classe K; a Lipari èpresente solo un follis anonimo di Classe C.

Interessantissimi si presentano anche i ripostigli di Terreti (2 folleis ano-nimi Cl. A, 1 Cl. B e 2 Cl. C) e di Motta S. Giovanni (11 folleis anonimi Cl. C,3 Cl. D e 2 Cl. E), nonché i folleis anonimi, ancora inediti, rinvenuti nel sitodi S. Eusebio presso S. Giorgio Morgeto. Tutti questi ritrovamenti appaio-no, infatti, legati tra loro per essere avvenuti presso i principali kastellia aguardia della regione, ed il loro occultamento deve essere connesso con l’ar-rivo dei Normanni. Queste monete, nel silenzio delle fonti a proposito dellasorte dei kastellia presso Reggio, testimoniano la resistenza da parte dellefortezze dell’interno (come S. Cirillo di Terreti, S. Giovanni e S. Eusebio) difronte ai predatori normanni.

45 Sull’espansione commerciale della Calabria settentrionale sotto i Normanni, vedi D.CASTRIZIO, Il rapporto tra seta e tarì nella Calabria bizantina, normanna e sveva, “RIN” XCVI,1994, pp. 221- 228

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46 Per esigenza di completezza, preferiamo non escludere dalla pubblicazione tuttequelle monete che non sono del periodo romeo, ma che presentano un grandissimo interessestorico. Tralasciando il follaro di Ruggero II, ben documentato nella regione, è questo il casodei denari provisini della Contea di Champagne, primi rinvenuti in Calabria, del grosso vene-ziano e del quattrino di Lodovico d’Angiò battuto nella zecca de L’Aquila, per cui vale la stes-sa considerazione.

APPENDICE I

Monete bizantine e medievali nella collezione Gangemidella Fondazione “Piccolo Museo di S. Paolo” di Reggio46

GIUSTINIANO I (imperabat 527-565)ZECCA AFRICANA INCERTA (COSTANTINA IN NUMIDIA?)Decanummo

535-5651. D/ Busto di Giustiniano volto a d., con diadema, corazza e paludamentum. C.p.

[...]PAVR/ Nel campo grande I, a d. e a s. una croce, in esergo CON.AE gr. 4,48Morrisson 4/Ct/AE/71

ERACLIO (imperabat 610-641)ZECCA DI ALESSANDRIADodecanummo

610-6172. D/ Busti di Eraclio, a s., ed Eraclio Costantino, a d., con stemma, corazza e palu -

damentum.R/ Nel campo croce patente su gradini. Ai lati I/B. In esergo ALEX.AE gr. 5,53Morrisson 10/Al/AE/04

COSTANTINO IV (imperabat 668-685)ZECCA DI SIRACUSAFollis

674-6813. D/ Figura stante di Costantino IV di fronte, con elmo e corazza, nella mano d.

lancia.R/ Nel campo grande M, in alto monogramma di Costantino IV, a s. figura stan-te di Eraclio, a d. figura stante di Tiberio, entrambi con stemma e clamide, nellamano d. globo crucifero. In esergo SCL.AE gr. 3,75Morrisson 14/Sy/AE/04

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TEOFILO (imperabat 829-842)ZECCA DI SIRACUSAFollis

830-835 (?)4. D/ Busto di Teofilo (con barba) di fronte, con stemma e loros, nella mano d.

croce patente. QEO FILOSbASR/ A s. busto di Michele II (con barba), a d. busto di Costantino, entrambi constemma e clamide, tra le loro teste un astro. +MIXAHLSCONSTAE gr. 3,23Morrisson 32/Sy/AE/01

LEONE VI (imperabat 886-912)ZECCA DI COSTANTINOPOLIFollis

——5. D/ A s. Leone VI (con barba), a d. Alessandro, entrambi in trono, con stemma e

clapotos loros, tenenti in mezzo a loro un labaro (mano di Leone VI più in alto).[+LEON] SALE XANGROSR/ +LEON/SALEXAN/GROSbASIL’/ROMEONAE gr. 7,51Morrisson 35/Cp/AE/11 (tipo II)

6. D/ Busto di Leone VI (con barba) di fronte, con stemma e clamide, nella manos. akakia. +LEONbAS ILEVSROM’R/ +LEON/ENQEObA/SILEVSR/OMEONAE gr. 8,98Morrisson 35/Cp/AE/14 (tipo III)

7. D/ Idem.R/ Idem.AE gr. 7,56

8. D/ Idem.R/ Idem.AE gr. 4,91

9. D/ Idem.R/ Idem.AE gr. 7,05

COSTANTINO VII (imperabat 913-959)ZECCA DI COSTANTINOPOLIFollis

913-91910. D/ A. s. busto di Costantino VII, con stemma e clamide; a d. busto di Zoe, con

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Circolazione monetaria nella Calabria Tirrenica bizantina 587

stemma con pendilia e clamide. Entrambi tengono una croce posta nel centro.CONSTANT’CEZOH.R/ CONST/[A]NTINOS/CEZOHBA/SILISRO/MEONAE gr. 3,43Morrisson 37/Cp/AE/16

920-9441 1 . D/ Busto barbato frontale di Romano I, con s t e m m a e clamide, nella mano d. uno

scettro (n a r t h e x ? ),nella mano s. globo crucifero. +RwmAn’ bASILEVSRwmR/ +ROMA/N’ENQEwbA/SILEVSR/MAIwNAE gr. 5,37Morrisson 37/Cp/AE/51

12. D/ IdemR/ Idem.AE gr. 5,79

94513. D/ Busto di Costantino VII (con corte barba) di fronte, con stemma e clapotos

loros, nella mano d. akakia, nella mano s. globo crucifero. +CONST’bA/SIL’[ ]R/ +CONST/ENQEObA/SILE.VSR/OMEONAE gr. 6,51Morrisson 37/Cp/AE/55

FOLLEIS ANONIMI DI CLASSE A1

ZECCA DI COSTANTINOPOLIFollis

971-97647

14. D/ Busto del Cristo di fronte, con nimbo crociato, stola e kolobion, benedicen-te, nella mano s. libro dei Vangeli. A s. IC, a d. XC.R/ IHSUS/CRISTUS/BASILEUS/BASILE’AE gr. 13,07Morrisson 41/Cp/AE/12

15. D/ Idem.R/ Idem.AE gr. 10,49

16. D/ Idem.R/ Idem.

47 Per tutte le proposte di datazione dei folleis anonimi rimandiamo alla tavola sinotticapubblicata da C. MORRISSON, op. cit., II, p. 586, anche se noi nel presente lavoro adotteremoquella proposta da M. THOMPSON.

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AE gr. 9,94Morrisson 41/Cp/AE/12

FOLLEIS ANONIMI DI CLASSE CZECCA DI COSTANTINOPOLIFollis

1034-104117. D/ Figura stante del Cristo di fronte, con nimbo crociato, stola e kolobion, be-

nedicente.R/ Croce greca perlinata. In alto a s. IS, in alto a d. XS, in basso a s. NI, in bassoa d. KA. AE gr. 9,51Morrisson 41/Cp/AE/87

18. D/ Idem.R/ Idem.AE gr. 9,20

RUGGERO II (regnabat 1102-1154)ZECCA DI MESSINA (o MILETO)Follaro

1127-113019. D/ Ruggero seduto in trono, nella mano d. lunga croce, nel campo a s. R/II.

C.p. e c.l.R/ Busto frontale di Cristo con nimbo crociato, stola e kolobion. Ai lati CE eS/SV. C.l. e c. p.AE gr. 7,38Spahr I p. 150, 50

THIBAUT II (1125-1152)ZECCA DI PROVINSDenaro provisino

——20. D/ Croce con alfa, omega e due bisanti nei quattro campi +THEBALTCOMES

R/ Pettine con in alto Y (A o T) e due anelletti, entro c. l. CASTRIPRVVINSMI gr. 1F. Poey d’Avant, Monnaies féodales de France, I, Paris 1858, 5970 ill. 1848

21. D/ Idem.R/ Idem.MI gr. 1,03

48 Per i denari provisini abbiamo adottato la nuova cronologia delle serie, proposta da L.TRAVAINI, Provisini di Champagne nel regno di Sicilia: problemi di datazione, “RN” 1999, pp.211-229.

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ENRICO I (1152-80)ZECCA DI PROVINSDenaro provisino

——22. D/ Idem. HENRICOMES

R/ Idem.MI gr. 1,05F. Poey d’Avant, Monnaies féodales de France, I, Paris 1858, 5972

PIETRO ZIANI (1205-1229)ZECCA DI VENEZIAGrosso

——23. D/ A. s. figura stante di Pietro Ziani doge, con clamide, in atto di ricevere da

San Marco, a d. con nimbo e clamide, uno stendardo.R/ Busto frontale in trono di Cristo con nimbo crociato, stola e kolobion. Ai l a-ti IC e XC. C. p.AR gr. 1,89CNI Venezia (parte I) tav. II n. 1.

LUDOVICO D’ANGIÒ (regnabat 1382-1384)ZECCA DE L’AQUILAQuattrino

——24. D/ Croce patente, con giglio nel terzo quarto. +LUDOVICVS REX

R/ Leone gradiente a s., con la bocca aperta e la coda alzata. +DE AQVILAMI gr. 0,83CNI XVIII tav. II, 4

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