Cima d'Ambiez - Concordia

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Cima d’Ambiez, Parete Sud-Est Via della Concordia Relazione da una ripetizione dell’Agosto 2011 Primi salitori : Armando Aste, Angelo Miorandi, Andrea Oggioni & Josve Ajazzi, 30 Giugno-01 Luglio 1955. Difficoltà : VI+/VII–, TD. Lunghezza : 350 metri circa. Tempi : per l’attacco 30/45’ dal rif. Agostini, 5h per la via, 2h per la discesa fino al rifugio Materiale : la via nel complesso è ben attrezzata e si trovano parecchi chiodi. Le soste sono sempre ben attrezzate, sicure e integrabili con protezioni veloci. È consigliato un leggero assortimento di nuts e friends fino al 2 per i tiri più facili. Non indispensabili martello e chiodi, anche se come sempre in dolomiti potrebbero tornare utili. Relazioni consigliate : Vie e Vicende in dolomiti di Ivo Rabanser & Orietta Bonaldo Esposizione : SE, gran caldazza appena in sole inizia a toccare la parete (8,00/8,30 alla base). Nonostante l’esposizione la via, nelle cui fessure pare vi sia una sorgente (!), rimane spesso bagnata (a volte talmente grondante da non poterla scalare). Affrontatela solo in periodi asciutti e dopo aver fatto un trillo all’Agostini per sincerarsi delle condizioni della parete! Commento : Grandissima via affrontabile interamente in libera con difficoltà non esagerate (un passo di 6a/6b, il resto max 5c) grazie anche all’abbondante chiodatura. Idealmente si può suddividere in due parti: la prima su roccia nera lavorata dall’acqua presenta difficoltà contenute, mentre la seconda parte dribbla i grandi strapiombi gialli che caratterizzano la parte alta della parete

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Cima d’Ambiez, Parete Sud-Est Via della Concordia

Relazione da una ripetizione dell’Agosto 2011

Primi salitori: Armando Aste,

Angelo Miorandi, Andrea Oggioni & Josve Ajazzi,

30 Giugno-01 Luglio 1955.

Difficoltà: VI+/VII–, TD.

Lunghezza: 350 metri circa.

Tempi: per l’attacco 30/45’ dal rif. Agostini, 5h per la via,

2h per la discesa fino al rifugio Materiale: la via nel complesso è ben attrezzata e si trovano parecchi chiodi. Le soste sono sempre ben attrezzate, sicure e integrabili con protezioni veloci. È consigliato un leggero assortimento di nuts e friends fino al 2 per i tiri più facili. Non indispensabili martello e chiodi, anche se come sempre in dolomiti potrebbero tornare utili. Relazioni consigliate: Vie e Vicende in dolomiti di Ivo Rabanser & Orietta Bonaldo Esposizione: SE, gran caldazza appena in sole inizia a toccare la parete (8,00/8,30 alla base). Nonostante l’esposizione la via, nelle cui fessure pare vi sia una sorgente (!), rimane spesso bagnata (a volte talmente grondante da non poterla scalare). Affrontatela solo in periodi asciutti e dopo aver fatto un trillo all’Agostini per sincerarsi delle condizioni della parete! Commento: Grandissima via affrontabile interamente in libera con difficoltà non esagerate (un passo di 6a/6b, il resto max 5c) grazie anche all’abbondante chiodatura. Idealmente si può suddividere in due parti: la prima su roccia nera lavorata dall’acqua presenta difficoltà contenute, mentre la seconda parte dribbla i grandi strapiombi gialli che caratterizzano la parte alta della parete

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seguendo un bel sistema di fessure-diedri. la roccia è eccezionale e l’arrampicata sempre molto bella! Avvicinamento: dal rif. Agostini seguire il sentiero verso la ferrata Ettore Castiglioni raggiungendo la base della parete poco prima del ghiacciaio. L’attacco si trova pochi metri sopra il sentiero sulla grande cengia che taglia verso sx la parte bassa di tutta la parete. Individuare due fessure sulla verticale dell’evidente sistema di diedri-camini gialli della parte alta. Descrizione: 1° tiro: Attaccare la fessura di dx (spesso bagnata) e risalirla fino a un gran terrazzo (2 ch.); traversare pochi metri a sx fino alla sosta alla base di un’evidente fessura [40 m, V, sosta su chiodi]. 2° tiro: Seguire la fessura obliqua verso dx (3 ch.) fino alla sosta su terrazzino [25 m, V, sosta su 2 ch. rinforzabile con dadi]. 3° tiro: Traversare a sx in orizzontale su placca grigia (3 ch. un po’ nascosti + 1 clessidra) e salire un paio di metri in prossimità di un chiodo artigianale. Traversando ancora un paio di metri si giunge alla sosta nel gran diedro nero. [20 m, V, sosta su 3 chiodi + clessidra]. 4° tiro: Risalire lungamente il diedro fino a un buon terrazzo sulla dx. [60 m, IV, sosta su grossa clessidra] 5° tiro: salire ancora una decina di metri fino alla base dell’evidente camino (sosta eventuale su chiodi). Risalire faticosamente il camino all’apparenza innocuo (2 chiodi + masso incastrato) fino alla sosta al suo termine dove questo muore sotto grossi strapiombi [35 m, V+, sosta su 3 chiodi]. 6° tiro: traversare in orizzontale a dx su roccia gialla e superare un piccolo strapiombo (chiodi) e la placchetta sovrastante (chiodo) fino a una piccola nicchia con 2 chiodi e 1 clessidrina. Salire il sovrastante diedro (chiodi) fino al suo termine (chiodi) e traversare brevemente a sx fino alla sosta in una nicchia. Allungare molto le protezioni o le corde si incastrano nelle fessure della prima parte! [30 m, VI+/VII– o V+/A0, sosta su 3 chiodi rinforzabile con friend e dadi]. 7° tiro: risalire la placchettina sovrastante la sosta (2 clessidre nascoste) fino alla base di uno strapiombino con cordoni attorno a una clessidra. Superare lo strapiombo immettendosi in un facile camino che si risale fino alla sosta sotto un piccolo strampiombo [40 m, V+, sosta su chiodi]. 8° tiro: superare sulla sx lo strapiombino (2 chiodi) fino a una buona cengia. Superare una rigogliosa pianta tropicale (clessidra) che sbarra l’accesso al diedrone sovrastante e seguirlo verso sx su roccia tagliente (sembra finale!) puntando a dei chiodi ben visibili dal basso. Risalire il diedro chiodato uscendone a dx al suo termine (clessidra). proseguire ancora qualche metro sulla dx ad un comodo terrazzo [40 m, VI o V+/A0, sosta su 1 clessidra + 2 chiodi] 9° tiro: dritto nel diedro fino a un chiodo, traversare a dx fino a un piccolo terrazzo (clessidra) e proseguire verso dx su rocce facili (clessidra) fino all’altezza di un piccolo tetto sulla sx. traversare a sx sotto di esso uscendone poco dopo per una placchetta fessurata fino a una cengetta detritica. tiro tortuoso, allungare bene le protezioni! [40 m, IV+, sosta su chiodi]. 10° tiro: a dx su rocce facili puntando un evidente camino che si risale fino al suo termine [45 m, III, sosta su spuntone].

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Discesa: Si segue la via normale lungo lo spigolo Sud della Cima d’Ambiez. Dall’uscita della via raggiungere facilmente lo spigolo (lungo il quale si può volendo raggiungere la vetta) ed individuare i primi ometti. Mantenendosi prevalentemente sul lato ovest (dx faccia a valle), abbassarsi lungo il crestone seguendo i numerosi ometti (passi II/III). In questa parte è necessario mantenere la concentrazione per identificare il percorso corretto (molto tortuoso) e i passaggi più semplici. Seguendo lo sperone si giunge all’intaglio tra Cima d’Ambiez e denti d’Ambiez. A circa cinquanta metri dall’intaglio è possibile effettuare una doppia per raggiungere quest’ultimo spostandosi lungo una cengia in prossimità dello spigolo (sx faccia a valle) fino ad un ancoraggio. Dall’intaglio si effettua una doppia di 30/40 metri verso Est e si disarrampica (altra possibile doppia sulla sx faccia a valle) fino alla grande cengia che taglia tutta la parte bassa della parete. Si segue tale cengia fino alla base della via; da qui brevemente al rifugio Agostini.

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Sul traverso del terzo tiro

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Uno sguardo in basso dalla quinta sosta.

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L’inizio del sesto tiro