Cicerone contro Verre, governatore della...

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Page 1: Cicerone contro Verre, governatore della Siciliaonline.scuola.zanichelli.it/nostripassi/files/2009/12/Frugoni_In... · Passo ora a parlare di quella che il nostro imputato chiama

Passo ora a parlare di quella che il nostro imputato chiama passione, i suoi amici mania morbosa, i Siciliani rapina continuata. […] Voi, signori giudici, prendete prima conoscenza della natura dei fatti in sé e per sé e dopo non vi sarà difficile cercare quale nome secondo voi si debba dare a essi. Io dichiaro che in tutta quanta la Sicilia, provincia così ricca e antica, piena di tante città e famiglie così facoltose, non c’è stato vaso d’argento né vaso di Corinto o di Delo, né pietra preziosa o perla, né oggetto d’oro o d’avorio, né statua di bronzo o di marmo o d’avorio, dichiaro che non c’è quadro né arazzo che egli non abbia bramosamente ricercato, accuratamente esaminato e,

se di suo gusto, portato via. […] Quando affermo che Verre non ha lasciato nell’intera provincia nessuno di questi oggetti d’arte, sappiate che adopero le parole nel loro senso letterale, non con l’esagerazione degli accusatori. Sarò ancora più esplicito: non ha lasciato nulla in casa di nessuno e nemmeno nelle città, nulla nei luoghi pubblici e nemmeno nei santuari, nulla in casa di un siciliano e nemmeno di un cittadino romano; […] costui non ha lasciato nell’intera Sicilia assolutamente nulla.

In Verrem actio secunda, IV, 1, 1-2, traduzione di G. Bellardi, Utet, Torino 1978

Cicerone contro Verre, governatore della Sicilia

Uno dei processi più famosi contro i governatori delle province, accusati di sfruttamento, fu quello vinto da Marco Tullio Cicerone contro Verre, il corrotto governatore della Sicilia. In quell’occasione (70 a.C.) Cicerone compose 7 orazioni, le Verrine. Ortensio, l’avvocato della difesa, rinunciò all’incarico poco dopo l’inizio del processo: queste orazioni costituirono il grande debutto di quello che sarebbe diventato il più famoso avvocato di Roma. Nel brano che segue Cicerone denuncia una delle colpe più gravi dell’illustre imputato.

Da molti anni sopportiamo in silenzio di vedere tutte le ricchezze di tutte le genti concentrate nelle mani di pochi uomini. […] Nessuno di costoro si sforza di dissimulare, nessuno si dà da fare per tenere nascosta la sua cupidigia. Nella nostra città, bellissima e riccamente adorna di opere d’arte, quale statua, quale pittura vi è che non sia stata portata qui come bottino di guerra dai paesi dei nostri nemici sconfitti? Ma le ville di questa gente sono adorne e straripanti di numerosissime e splendide spoglie sottratte ai nostri

alleati più fedeli. Dove credete che siano andate a finire le ricchezze di tutti i popoli stranieri, i quali ora sono ridotti all’indigenza, quando vedete che Atene, Pergamo, Cizico, Mileto, Chio, Samo, insomma tutta l’Asia, l’Acaia, la Grecia e la Sicilia, sono state rinchiuse dentro gli spazi di un così esiguo numero di ville?

In Verrem actio secunda, V 5, 126 seg., traduzione di E. Narducci, in Cicerone. La parola e la politica, Laterza, Bari 2009

In un altro passo delle orazioni contro Verre, Cicerone spiega che Verre era rappresentante di una piccola consorteria di saccheggiatori di opere d’arte. Nel fare questo, l’oratore ci offre anche l’immagine della rapina operata, con le guerre di conquista, dall’imperialismo romano.

• Spiega con un breve testo perché accadeva spesso che le province fossero oggetto di rapina e di sfruttamento da parte dei governatori romani. La Sicilia fu il primo territorio che i Romani istituirono in provincia: ricordi in quale occasione accadde? Indica anche quali furono le successive principali province e in quali circostanze vennero istituite.

• Ripercorri, con l’aiuto del testo, la carriera politica di Cicerone ed esponi brevemente quali obiettivi politici si proponeva il celebre oratore.

Esercizio di comunicazione

Ingrandimenti pag. 315 del testo

C. Frugoni, A. Magnetto, Tutti i nostri passi, © 2010 Zanichelli editore, Bologna