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  • LUCIO DE ROSA

    Cicerone

    la parola e la ragione

    EDITORE ULRICO HOEPLI MILANO

    CICERONE xp 6.qxd 19-12-2008 11:44 Pagina I

  • Copyright Ulrico Hoepli Editore S.p.A. 2009

    via Hoepli 5, 20121 Milano (Italy)

    tel. +39 02 864871 fax +39 02 8052886

    e-mail [email protected]

    www.hoepli.it

    Tutti i diritti sono riservati a norma di legge

    e a norma delle convenzioni internazionali

    ISBN 978-88-203-4038-4

    Ristampa:

    4 3 2 1 0 2009 2010 2011 2012 2013

    Realizzazione editoriale: ART Servizi Editoriali S.p.A. - Bologna

    Progetto editoriale: Massimo Manzoni

    Coordinamento editoriale e redazione: Giusi Signori

    Progetto grafico: Marina Baldisserri

    Copertina: MN&CG S.r.l., Milano

    Stampa: Arti Grafiche Franco Battaia S.r.l., Zibido San Giacomo (MI)

    Printed in Italy

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  • Premessa

    Nel momento in cui si propongono ai colleghi nuovi testi antologici di classici latini doveroso presentare sinteticamente i criteri che sono stati seguiti nella realizzazionedelle opere. Ci tanto pi necessario oggi, in un contesto nel quale non si d pi perscontata lindispensabilit degli studi classici nella formazione culturale dei giovani; tralaltro una visione pragmatica che si progressivamente rafforzata in coincidenza con imutamenti sociali e culturali degli ultimi decenni, spinge tante persone a porsi la fatidicadomanda: a che serve pi il Latino? Perch continuare a studiare Cesare, Catullo, Virgi-lio, autori vissuti pi di duemila anni fa, in un mondo che ormai ha pochi legami con lenostre attuali societ?

    Lo studio dei classici latini deve servire per conoscere meglio una civilt che ci hapotentemente influenzati e nel tempo stesso per avvicinarci a grandi personalit che,da duemila anni a questa parte, hanno suggestionato limmaginario di tante generazioni.Ma perch dallincontro con i grandi autori della letteratura latina nascano utili stimoliculturali in un adolescente, necessario che la ricchezza inesauribile dei testi non simmi-serisca nella sola grammatica. fondamentale naturalmente lindagine volta allaconoscenza della strutture morfosintattiche, ma altrettanto indispensabile attualizzaregli autori e avvicinarli alla sensibilit dei ragazzi. Se ad esempio - la lettura di un carmedi Catullo viene fatta con il solo intento di individuare nel testo le regole che saranno poichieste in sede di verifica, lalunno diligente certamente studia e traduce con molta atten-zione, ma poi, superata la verifica e ottenuto un buon voto, si disinteressa e si allontanada quelle opere; se invece legge un carme per capire in che modo siano stati espressi ipalpiti dellinnamoramento, le gioie dellamore, i tormenti della gelosia, se la sua attenzio-ne viene diretta alla maniera con la quale Catullo riuscito a dare unaltissima veste poeti-ca a sentimenti magari presenti nellanimo di tanti ragazzi, a quel punto linteresse inevi-tabilmente cresce; e ci sono buone probabilit che il fascino eterno di quei versi nonabbandoni mai pi la persona che ne sia stata contagiata. Le stesse cose si potrebbero direper Cesare o per Virgilio e per tutti gli altri classici, che custodiscono tesori di arte, dicultura e di humanitas da proporre allattenzione dei giovani lettori dei nostri tempi.

    Le note antologiche pertanto sono state concepite innanzitutto con lo scopo di chia-rire il testo in maniera accurata e filologicamente corretta, ma oltre a ci si cercato difar emergere gli strumenti utilizzati in opere ritenute modelli di arte e di bellezza, conlattenzione costantemente volta a cogliere i contenuti etici o ideologici trasmessi dagliautori. Per consolidare la comprensione dei brani sono state inserite in ogni volumenumerose schede di approfondimento, dedicate a specifiche questioni o al confrontointertestuale con opere di altri autori, soprattutto della letteratura italiana, con lobietti-vo di mostrare come certi motivi topici siano stati riutilizzati a distanza di secoli.

    Perch un CD-ROM per ogni volume?A ogni volume affiancato un CD-ROM strettamente collegato ai contenuti del testocartaceo. La decisione di ricorrere anche a uno strumento elettronico non nata dal desi-

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  • IV PREMESSA

    derio di rendere omaggio a un simbolo della modernit. Un CD-ROM* concepito comeelemento decorativo ha vita breve: un ragazzo dei nostri tempi, nei quali c una diffusio-ne sempre pi massiccia di supporti elettronici distribuiti da libri e riviste, utilizza nellostudio unopera multimediale solo se questa offre qualcosa che sia davvero utile; undischetto, che dia solo belle immagini, un po di musica gradevole e qualche scritta illustra-tiva, visto una volta sola e poi viene riposto in un cassetto della scrivania e l abbando-nato per sempre.

    I CD-ROM di cui sono dotate le antologie della collana Lumina invece sono stati realiz-zati con lobiettivo di fornire al ragazzo tutti i chiarimenti di cui ha bisogno nello studio diun brano: con un solo clic possibile ottenere lanalisi del periodo, lanalisi grammaticalee logica di tutte le parole e di tutti i sintagmi delle proposizioni di un brano; con un clic sipossono individuare le figure retoriche, con un clic o con un doppio clic si pu leggere laspiegazione di una regola, di un costrutto. Lobiettivo quello di arricchire il libro concontenuti che un testo cartaceo non potrebbe mai dare. Ad esempio, in un brano delvolume dedicato a Virgilio compare il termine heroas, segnalato nella nota come accusati-vo plurale di forma greca; non viene mostrata per la flessione del sostantivo, molto utilesoprattutto a chi non studia il greco. Il CD-ROM invece permette rapidamente di vedereil nome declinato; e la stessa cosa avviene per tutti i nomi, i verbi, gli aggettivi, i pronomicontenuti in ciascun brano presentato nellantologia. In tal modo, potendo ottenere rapi-damente le informazioni di base, un ragazzo pu impegnarsi per lobiettivo pi importan-te: lanalisi del testo e il significato complessivo del brano.

    Gli Strumenti forniscono altre utili funzioni per una pi efficace comprensione deibrani contenuti nellantologia: spiegazione dei termini tecnici, informazioni sui personaggistorici o mitologici, sul calendario, su come i Romani misuravano il tempo; inoltre cartestorico-geografiche con ricche didascalie e tanto altro.

    Lo sportello didattico, infine, e la finestra Percorsi offrono ulteriori possibilit diconoscenze; nello sportello didattico ad esempio sono spiegati alcuni tra i principalicostrutti della lingua latina, sempre con lo strumento dellinterattivit per coinvolgeremaggiormente i ragazzi.

    Nelle note ai testi talora sono riportate parole con sottolineatura continua e altre consottolineatura tratteggiata: le prime rimandano alle Schede Morfosintattiche degli Stru-menti, le seconde alla sezione Figure Retoriche sempre degli Strumenti.

    LUCIO DE ROSA

    * REQUISITI MINIMI DI SISTEMA

    Windows XP Service Pack 2 / Vista Explorer 5.01Per linstallazione del programma e per il suo utilizzo con sistemi operativi precedenti (Windows 98, ME e

    2000) si veda il file Leggimi.txt contenuto nel CD-ROM.

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  • Indice

    IntroduzioneIl contesto storico 1La vita di Cicerone 2

    APPROFONDIMENTOLa morte di Cicerone nel racconto di Plutarco 5Le orazioni 6Le opere retoriche 9

    APPROFONDIMENTOAsianesimo, atticismo e tendenza rodiese 10Le opere politiche 11Le opere filosofiche 13Le traduzioni e le opere in versi 16Lingua e stile 16

    APPROFONDIMENTOUn confronto tra lo stile di Cicerone, di Seneca e di Tacito 18

    La prima CatilinariaMinacce alla legalit repubblicana 19

    APPROFONDIMENTOStili e generi delloratoria 22

    APPROFONDIMENTOLe parti di unorazione 23

    B 1 Quo usque tandem? (1-3) 25

    INTERTESTUALITLa laudatio temporis acti in un passo del Paradiso di Dante 30

    B 2 I nobili esempi del passato (4-6) 31

    QUIS EST?Caio Gracco 36

    APPROFONDIMENTOCatilina: lincarnazione del male o il difensore degli oppressi? 36

    B 3 Muta il tuo proposito (6-8) 39B 4 Vattene, Catilina, le porte sono aperte (10-13) 43

    APPROFONDIMENTOLe principali magistrature ordinarie di et repubblicana e il cursus honorum 48

    B 5 La patria parla a Catilina (17-18) 51

    APPROFONDIMENTOI verbi che in latino esprimono lazione del temere 55

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  • B 6 Dichiara guerra alla patria! (22-24) 57B 7 La patria rimprovera Cicerone (27-29) 62B 8 Cicerone invoca Giove Statore (32-33) 67

    APPROFONDIMENTOConcordia ordinum e consensus omnium bonorum 71

    La Pro CaelioGiovani scapestrati e signore disinvolte 73

    B 9 Lexordium (1) 75B 10 Clodia e le maldicenze contro Celio (30-32) 78B 11 Clodia, lamica di tutti (33-34) 83

    APPROFONDIMENTOLe Vestali 87

    La Pro ArchiaIl valore e la funzione della cultura 89

    B 12 Le lettere ristorano lanimo (12-13) 91B 13 La funzione civile degli studi umanistici (14) 96B 14 La sacralit della poesia (17-19) 98

    QUIS EST?Quinto Ennio 104

    APPROFONDIMENTOUna riflessione di Leonardo Bruni sugli studi umanistici 105

    Il Somnium ScipionisI benemeriti della patria 107

    B 15 La genesi del sogno (1-2) 108

    QUIS EST?Publio Cornelio Scipione Africano 112

    B 16 La sorte riservata ai benemeriti della patria (5-6) 113

    APPROFONDIMENTOUn giallo dellantichit 116

    B 17 Coltiva la giustizia e la devozione (7-8) 117

    LepistolarioSentimenti e debolezze di un uomo 123

    B 18 Ego vivo miserrimus (Epistulae ad Atticum, III, 5) 125

    APPROFONDIMENTOLodio di Clodio per Cicerone e lo scandalo della Bona Dea 128

    B 19 Il ritorno dopo lesilio (Epistulae ad Atticum, IV, 1, 1-3) 129

    QUIS EST?Tito Pomponio Attico 132

    B 20 Seguire Cesare o Pompeo? (Epistulae ad Atticum, VII, 22) 134

    INDICEVI

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  • APPROFONDIMENTOIl piano di guerra di Pompeo descritto da Jrme Carcopino 136

    B 21 Le inquietudini di un esule (Epistulae ad familiares, XIV, 4) 137B 22 Il tiranno morto! (Epistulae ad familiares, VI, 15) 142

    APPROFONDIMENTOSvetonio e il racconto delluccisione di Cesare 143

    VIIINDICE

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  • CICERONE xp 6.qxd 19-12-2008 11:44 Pagina VIII

  • Le fonti storiche

    La figura di Catilina

    La prima congiura

    Le elezioni del 64 a.C.

    e la sconfitta di Catilina

    La prima Catilinaria

    Minacce alla legalit repubblicanaPochi eventi della storia romana ci sono noti come la congiura di Catilina. Grazie soprat-tutto alle quattro orazioni pronunciate da Cicerone e al Bellum Catilinae di Sallustio,conosciamo ampiamente gli eventi che accaddero nel 63 a.C. e, in modo particolare,verso la fine di quellanno, quando la congiura fu scoperta e la vicenda savvi alla suaconclusione: lesecuzione dei complici di Catilina nel carcere Mamertino e la battagliadecisiva combattuta a Pistoia il 5 gennaio del 62 a.C.

    Lesistenza di fonti di prima mano, tuttavia, non garantisce automaticamente la possi-bilit di farsi unidea precisa degli eventi storici e dei loro protagonisti, perch tante volteil valore di una fonte limitato dallunilateralit di giudizi dellautore e dalla parzialit dellasua visione storica. Ci tanto pi vero quanto pi gli eventi sui quali si scrive toccano davicino le idee e i sentimenti di chi li rievoca: ed proprio questo il caso sia di Cicerone siadi Sallustio.

    Lucio Sergio Catilina, che oggi viene visto come un ambizioso e quasi demoniaco oppo-sitore delle istituzioni romane, o come un paladino delle plebi diseredate (cfr. in propositolapprofondimento Catilina: lincarnazione del male o il difensore degli oppressi? a pag. 36),apparteneva a una famiglia romana nobile ma decaduta; nei primi anni della sua carrierapolitica si schier dalla parte di Silla e contribu attivamente, pare con crudele efferatezza,alleliminazione degli avversari politici del dittatore inseriti nelle liste di proscrizione. Nel 78a.C. fu eletto questore, nel 70 fu edile e nel 68 pretore; lanno successivo fu inviato comepropretore in Africa, dove si comport con una rapacit degna di un Verre, tanto che nel66 a.C. fu accusato di concussione (de repetundis). A causa del processo Catilina non potcandidarsi nel luglio del 66 a.C. alle elezioni consolari per lanno seguente, che furono vinteda Publio Autronio Peto e Publio Cornelio Silla.

    I fatti accaduti dopo le elezioni portarono alla cosiddetta prima congiura di Catilina del 65a.C., ricordata da Sallustio (Bellum Catilinae, 18) e da Cicerone (Pro Sulla, 11 sgg.). Su queglioscuri eventi purtroppo le principali fonti in nostro possesso, cio Cicerone, Sallustio eSvetonio, forniscono notizie contrastanti. La vicenda pu comunque essere ricostruita inquesto modo: i due consoli designati, Autronio Peto e Cornelio Silla, furono accusati dibrogli elettorali e non potettero assumere la carica, che il 1 gennaio 65 fu assegnata aicompetitores sconfitti nelle elezioni di luglio, cio ad Aurelio Cotta e a Manlio Torquato. Inquel clima politico torbido e confuso sarebbe nata una congiura e liniziativa sarebbe partitada Autronio Peto, Catilina e Calpurnio Pisone: gli ispiratori occulti sarebbero stati, secondoSvetonio, Crasso e Giulio Cesare. Il piano, che prevedeva lassassinio dei due consoli il 1gennaio e luccisione di molti senatori, fu rinviato al 5 febbraio, ma non fu mai attuato.

    Il processo in corso de repetundis, che and avanti fino allestate, imped a Catilina dicandidarsi nel 65 a.C. alle elezioni consolari per lanno successivo; in quello stesso annotuttavia le traversie legali cessarono e Catilina fu assolto, non senza il sospetto che avessecorrotto i giudici. Nel 64 a.C. Catilina pot finalmente presentare la candidatura al conso-lato; aveva come avversari Cicerone, Antonio Hybrida, P. Sulpicio Galba, Quinto Cornifi-

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  • 20 LA PRIMA CATILINARIA

    La congiura del 63 a.C.

    I discorsi di Cicerone

    cio, Caio Licinio Sacerdote e Lucio Cassio Longino. La lotta tuttavia, per le modeste capa-cit degli altri candidati, era tra Catilina, Antonio Hybrida e Cicerone. Catilina si alle conAntonio, entrambi dalla parte dei populares; Cicerone tuttavia riusc abilmente a sfruttarei timori della nobilitas senatoria e dei cavalieri, spaventati dal potere che avrebbero avuto ipopulares con la vittoria di Catilina e Antonio, sostenuti tra laltro da Cesare e Crasso, duepersonalit politiche ben pi pericolose agli occhi degli ottimati. Alle elezioni Cicerone risul-t il primo degli eletti, con molti pi voti rispetto al secondo, che fu Antonio.

    Cicerone, nellanno del consolato, si mostr un fedele sostenitore degli interessi politi-ci degli ottimati e contrast energicamente la legge agraria proposta dal tribuno della plebePublio Servilio Rullo. Catilina, da parte sua, tent di nuovo di ottenere il potere per vielegali, ripresentandosi alle elezioni consolari del 63 a.C. con un programma che spaventa-va enormemente i conservatori e le classi abbienti: proponeva infatti la cancellazione deidebiti in Italia, la fine del monopolio delle magistrature da parte degli ottimati, una piequa distribuzione delle ricchezze con misure a favore dei nullatenenti. Cicerone, semprepi dalla parte della nobilitas, cerc di impedire in ogni modo il successo elettorale di Cati-lina, facendo approvare una nuova legge de ambitu contro i brogli elettorali, e soprattuttoallontanando da Catilina Antonio Hybrida, al quale cedette il proconsolato nella riccaMacedonia che spettava invece a lui. Con grande abilit inoltre Cicerone, nellintento discreditare lavversario e provocare la reazione degli ottimati, aliment le voci allarmistichea proposito della presunta minaccia fatta da Catilina di ricorrere alla forza nel caso nonfosse stato eletto; si parlava di una probabile e imminente rivolta dei veterani sillani inEtruria, di riunioni segrete, di tentativi di assassinare il console. Il giorno delle elezioniCicerone, per dare credito a tali dicerie, si present nel Campo Marzio, dove si svolgeva-no le operazioni di voto, munito di una corazza sotto la toga e protetto da un presidio dicavalieri armati: unabile mossa propagandistica che non pass inosservata e certamenteindusse molti cittadini a non votare per un possibile cospiratore.

    Catilina, anche per la ferma opposizione di Cicerone, non fu eletto; di qui la decisione diottenere con le armi il potere che non aveva raggiunto con le vie legali. E cos in EtruriaCaio Manlio cominci a raccogliere un esercito, che nelle intenzioni dei congiurati avrebbedovuto marciare verso Roma. Cicerone ebbe modo di conoscere con precisione i piani diCatilina e dei suoi seguaci per mezzo di Fulvia, lamante di uno dei congiurati, QuintoCurio; la sollevazione in Etruria era prevista per il 27 ottobre e il giorno dopo vi sarebbestato un massacro di ottimati a Roma. Il Senato, allarmato dalle rivelazioni del console, il 21ottobre dichiar lo stato demergenza (videant consules ne quid res publica detrimenticapiat), attribuendo ai consoli poteri straordinari. Nella notte tra il 6 e il 7 novembre Cati-lina radun i complici a casa di Marco Leca; una delle decisioni prese fu quella di uccidereCicerone nella sua stessa casa. Cicerone, informato da Fulvia, svent lattacco e l8novembre, nella seduta senatoria convocata nel tempio di Giove Statore sullAventino,pronunci il primo discorso contro Catilina che, per nulla intimorito, reag esortando asua volta i senatori a non prestare ascolto a un inquilinus civis urbis Romae, a un inquilinodellUrbe, le parole cariche di disprezzo che conosciamo grazie a Sallustio (Bellum Catili-nae, 31, 7). Il giorno dopo, tuttavia, Catilina decise di abbandonare Roma per raggiungerelesercito accampato in Etruria. Cicerone, nello stesso giorno, il 9 novembre, pronunci laseconda orazione contro Catilina, stavolta al popolo riunito nel foro, per informarlo deifatti accaduti nella notte. Qualche giorno dopo Catilina, che aveva osato recarsi in Etruriacon i fasci littori e con linsegna delle legioni romane, fu proclamato dal Senato hostis publi-cus; il console Antonio ebbe lincarico di marciare contro di lui con un esercito. A Romaintanto Cicerone riusc a procurarsi le prove della congiura grazie al tradimento degli amba-sciatori degli Allobrogi, che si trovavano a Roma per protestare contro le vessazioni subiteper opera dei governatori romani avidi di ricchezze. Due seguaci di Catilina, infatti, Lentu-

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  • Alcide Segoni, Ritrovamento del cor-

    po di Catilina, 1871, Firenze, Galle-

    ria dellArte Moderna.

    animi, quam habuerat vivos, in voltu retinens, mentre ancora respirava un po e conserva-va nel volto la fierezza danimo che aveva avuto da vivo. Lepica solennit di queste paro-le getta una luce diversa sul personaggio tante volte presentato a tinte foschissime nellamonografia: si ha limpressione che in questo modo Sallustio abbia voluto rendere lonoredelle armi allo sfortunato rivoluzionario, facendo quasi trasparire un fondo di comprensio-ne, se non di segreta e inconfessabile ammirazione per Catilina.

    La prima orazione contro Catilina, integralmente proposta nelle prossime pagine(alcuni brani sono analizzati e commentati, altri sono solo tradotti), presenta una strut-tura che rispetta solo in parte lo schema codificato dalla tradizione retorica (cfr. gli appro-

    LA PRIMA CATILINARIA 21

    La sconfitta diCatilina

    La strutturadella primaCatilinaria

    lo e Cetego, contattarono gli Allobrogi, per chiedere laiuto della loro cavalleria. Gli Allo-brogi decisero di raccontare i fatti a Cicerone e, su consiglio del console, e per le promessericevute, accettarono di prestarsi al doppio gioco: fecero credere di essere disponibili echiesero un accordo scritto. La notte tra il 2 e il 3 dicembre, mentre si allontanavano daRoma per raggiungere Catilina, furono catturati e successivamente interrogati; consegna-rono i documenti compromettenti con le firme dei congiurati e cos Cicerone ebbe final-mente le prove da tempo ricercate. La sera del 3 dicembre Cicerone pronunci la terzaCatilinaria davanti al popolo, per informarlo degli ultimi eventi. Due giorni dopo, il 5dicembre, si svolse in Senato un dibattito sulla sorte dei cinque complici di Catilina scoper-ti e arrestati. Il console Silano proponeva la condanna a morte, Cesare invece lesilio a vitae la confisca dei beni. Cicerone pronunci a questo punto la quarta Catilinaria; sosten-ne anche lui la necessit della condanna a morte, ma si rimise alla volont dei senatori. Furisolutore poi lintervento di Catone, decisamente favorevole alla pena capitale. Ciceronefece in modo che la sentenza emessa dal Senato fosse immediatamente applicata: i cinquecongiurati la notte stessa furono strangolati nel carcere Mamertino. Cicerone ne diedenotizia al popolo esclamando: Vixerunt, hanno cessato di vivere.

    Un mese dopo si ebbe la battaglia di Pistoia, che vide la definitiva sconfitta dei congiu-rati. Catilina mor combattendo valorosamente, memor generis atque pristinae suae digni-tatis, memore del lignaggio e dellantica sua dignit, leggiamo nel capitolo 60 del BellumCatilinae di Sallustio. Nellultimo capitolo della monografia, in un passo giustamentefamoso, lo stesso Sallustio descrive la scena desolante del campo al termine della batta-glia; dice che Catilina fu trovato tra i cadaveri nemici, paululum etiam spirans ferociamque

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  • Loratoria, ossia larte di parlare in pubblico, nellaula di un tribunale o nelle assemblee politiche, cercan-

    do di convincere le persone presenti e di condurle alle proprie opinioni, ebbe unimportanza fondamenta-

    le nel mondo antico greco-romano1. Larte del dire era una virt particolarmente rilevante nelle societ

    democratiche, dove esisteva la possibilit di un libero confronto delle idee. Leloquenza, che ha bisogno

    della libert perch tutti possano esprimere i propri pensieri, naturalmente non attecchisce in un contesto

    politico come lEgitto dei faraoni dominato da unautorit che impone dispoticamente la propria volon-

    t; fiorisce invece e si sviluppa dove larte della parola pu orientare il dibattito determinando le decisio-

    ni politiche; non a caso i pi importanti oratori antichi vissero ad Atene, finch la citt godette della liber-

    t, o a Roma in epoca repubblicana. Quando la potenza macedone soffoc la libert degli Ateniesi, quan-

    do la nascita dellimpero spense il fuoco che aveva infiammato le assemblee dei senatori o i discorsi al

    popolo riunito nel foro, loratoria inevitabilmente decadde.

    Cicerone, in un passo dellOrator (21, 69), fa capire bene quali siano gli scopi ai quali deve tendere

    loratore: Erit igitur eloquens is qui in foro causisque civilibus ita dicet, ut probet, ut delectet, ut flec-

    tat, Sar dunque eloquente colui che nel foro e nelle cause civili parler in modo tale da dimostrare,

    da dilettare, da commuovere. Un oratore pertanto deve cercare di convincere fornendo con efficace pre-

    APPROFONDIMENTO

    Stili e generi delloratoria

    1 Joseph VOGT (La repubblica romana, Laterza, Bari, 1975, pagg. 11-12) illustra con chiarezza linci-

    denza del clima mediterraneo sulla nascita e sullo sviluppo delloratoria antica: Il clima rende pos-

    sibile anche il tipo di vita caratteristico per il territorio mediterraneo, che si differenzia tanto chiara-

    mente dalla pesante esistenza del Nord dEuropa. Luomo vive qui prevalentemente allaperto;

    lavoro e ricreazioni vengono pure trasferiti fuori delle abitazioni, sotto il libero cielo. Lisolamento

    dei singoli fra le proprie pareti viene perci evitato ed allaperto gli uomini si associano; il senso

    sociale e politico viene favorito da questo modo di vivere. La comune discussione e deliberazione

    degli affari pubblici, sia in adunanze di popolo, sia in circoli privati, si svolge sulle aperte piazze e nelle

    ariose sale della citt. Vi si sviluppa una naturale arte oratoria, caratteristica del territorio mediter-

    raneo nei tempi antichi e moderni.

    22 LA PRIMA CATILINARIA

    fondimenti Stili e generi delloratoria e Le parti di unorazione, rispettivamente a pag. 22 e apag. 23):

    Exordium (I-II, 1-5): nei paragrafi dellexordium Cicerone dice che Catilina non puilludersi di ingannare i suoi concittadini, perch il complotto da lui ordito ormai noto atutti. In altri tempi, caratterizzati da maggiore rigore e severit, sarebbe stato gi messo amorte, sorte che tocc ad altre persone colpevoli di crimini meno gravi dei suoi.

    Argumentatio (III-XIII, 6-31): il piano delittuoso di Catilina (linsurrezione di Manlio,la soppressione di molti senatori, lincendio della citt) ormai noto nei particolari alconsole, che gi riuscito a evitare un attentato. A Catilina, ormai disprezzato e detesta-to da tutti, non resta altro che allontanarsi da Roma; glielo chiede, con parole accorate,perfino la patria, che, personificata, si rivolge al figlio degenere. La stessa cosa vogliono isenatori, eloquenti pur nel loro triste silenzio. Allontanandosi da Roma, Catilina certa-mente si recher presso lesercito al comando di Manlio e prover in tal modo inequivoca-bilmente la propria colpevolezza.

    Peroratio (XIII, 32-33): se ne vada Catilina, parta pure per una guerra scellerata. Lasalvezza di Roma fuori discussione, perch Giove stesso protegger la citt.

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  • 23LA PRIMA CATILINARIA

    cisione le informazioni necessarie (docere e probare); deve inoltre far nascere un compiaciuto interesse e

    unimpressione piacevole nellascoltatore catturandone lattenzione (delectare), oppure conquistare il favo-

    re di chi ascolta suscitando con il pthos intense emozioni (flectere o movere).

    La maniera di parlare delloratore deve adeguarsi secondo i retori antichi a queste tre differenti esigen-

    ze: da qui la necessit di uno stile umile (genus tenue), adatto al probare, di uno medio (genus medium),

    necessario allobiettivo di delectare, di uno alto (genus grave), utile soprattutto nella parte finale dellora-

    zione, quando bisogna lasciare una forte impressione nelluditorio.

    I diversi contesti in cui parlavano gli oratori determinavano tre generi di discorsi: il giudiziario, il delibera-

    tivo e lepidittico (o dimostrativo).

    Il genere giudiziario si riferisce ai discorsi pronunciati nei processi, alle requisitorie dellaccusa e alle arrin-

    ghe dei difensori; nel caso di Cicerone, le Verrine, la Pro Caelio, la Pro Milone ecc. Nelloratoria greca

    lesponente pi famoso del genere giudiziario fu Lisia (445 circa - 379 a.C.), di cui Quintiliano (Institutio

    oratoria, X, 1, 78) ricorda la sobria eleganza e unessenzialit lontana dalla ridondanza degli oratori asia-

    ni: nihil enim est inane, nihil arcessitum, puro tamen fonti quam magno flumini proprior, nulla infatti

    inutile, nulla artificioso, simile tuttavia pi a una pura sorgente che a un fiume maestoso.

    Il genere deliberativo riguarda le orazioni tenute nelle assemblee politiche, le Catilinarie per esempio.

    Campione indiscusso di questo genere oratorio fu lateniese Demostene (384-322 a.C.), comunemente giu-

    dicato il pi grande esponente delloratoria greca; giustamente famosi le sue Filippiche e tutti gli altri discor-

    si con i quali Demostene, mosso da un irriducibile amore per la sua plis libera e indipendente, cerc di

    contrastare con veemenza le mire di Filippo II di Macedonia. Quintiliano (Institutio oratoria, X, 1, 76) defi-

    nisce Demostene paene lex orandi, quasi la legge stessa delleloquenza.

    Il genere epidittico, che prese origine dai discorsi pronunciati in occasione della morte di personaggi illu-

    stri per elogiarne virt e meriti, consiste in discorsi celebrativi: di uomini benemeriti (per esempio lorazio-

    ne periclea in onore dei caduti del primo anno di guerra contro Sparta) o della grandezza di una citt,

    come nel caso del Panegirico o del Panatenaico di Isocrate, il pi grande rappresentante del genere epi-

    dittico nella letteratura greca. Rientrano pertanto nel genere epidittico i panegirici, le orazioni funebri e ogni

    altro discorso celebrativo.

    Gli antichi studiosi distinguevano cinque parti della retorica: inventio, dispositio, elocutio, memoria e

    actio.

    Linventio come leggiamo in un passo della Rhetorica ad Herennium, unopera attribuita nel Medioevo

    a Cicerone, e pi o meno con le stesse parole nel De inventione, un trattato scritto da Cicerone negli anni

    giovanili consiste nella capacit di trovare gli argomenti veri o verosimili che rendano la causa convin-

    cente.

    La dispositio lordine degli argomenti, la distribuzione dei contenuti di cui bisogna parlare in ciascun

    punto dellorazione.

    Lelocutio ladeguamento delle parole e delle frasi allinvenzione (idoneorum verborum et sententiarum

    ad inventionem accommodatio).

    APPROFONDIMENTO

    Le parti di unorazione

    CICERONE xp 6.qxd 19-12-2008 11:46 Pagina 23

  • LA PRIMA CATILINARIA24

    La memoria consiste nellacquisizione di tecniche che favoriscano la capacit di ricordare i concetti e le

    parole.

    Lactio consiste nel saper modulare e regolare la voce, i gesti, le espressioni del volto.

    Molto importante la fase della dispositio, ossia la strutturazione efficace dei contenuti dellorazione, cia-

    scuno dei quali richiede mezzi espressivi e stilistici conformi agli obiettivi che intende raggiungere loratore.

    In unorazione si distinguevano quattro parti: lexordium, la narratio, la confirmatio, la peroratio; alcuni

    retori tuttavia aggiungevano una quinta sezione, la propositio, altri una sesta, la refutatio, altri una settima,

    la digressio. Un passo tratto dal De oratore di Cicerone (II, 19, 79-80) fa capire la funzione di ciascuna

    parte dellorazione:

    [79] Deinde quinque faciunt quasi membra eloquentiae, invenire quid dicas, inventa disponere,

    deinde ornare verbis, post memoriae mandare, tum ad extremum agere ac pronuntiare; rem

    sane non reconditam; quis enim hoc non sua sponte viderit, neminem posse dicere, nisi et quid

    diceret et quibus verbis et quo ordine diceret haberet et ea meminisset? Atque haec ego non

    reprehendo, sed ante oculos posita esse dico, ut eas item quattuor, quinque, sexve partis vel

    etiam septem, quoniam aliter ab aliis digeruntur, in quas est ab his omnis oratio distributa: [80]

    iubent enim exordiri ita, ut eum, qui audiat, benevolum nobis faciamus et docilem et attentum;

    deinde rem narrare, et ita ut veri similis narratio sit, ut aperta, ut brevis; post autem dividere cau-

    sam aut proponere; nostra confirmare argumentis ac rationibus; deinde contraria refutare; tum

    autem alii conclusionem orationis et quasi perorationem conlocant, alii iubent, ante quam pero-

    retur, ornandi aut augendi causa digredi, deinde concludere ac perorare.

    [79] Parlano inoltre di cinque parti delleloquenza: la ricerca dei contenuti, la loro disposizione, la

    cura formale, la capacit di imprimere nella memoria i concetti, poi il modo di porgerli e di espri-

    merli. Queste cose non sono oscure; chi infatti non si renderebbe conto di ci, che nessuno in

    grado di parlare, se non sa che cosa dire, con quali parole e con quale ordine, e se non ha memo-

    ria? E io non metto in discussione tutto ci, ma dico che queste cose sono davanti agli occhi, come

    pure le quattro o cinque o sei o anche sette sezioni le opinioni degli studiosi sono differenti in

    cui ogni discorso viene diviso. [80] Ci invitano infatti a cominciare in modo da rendere benevolo

    verso di noi, disponibile e attento, colui che ci ascolta; a raccontare inoltre i fatti in modo che lespo-

    sizione sia verosimile, evidente e breve; poi a dividere il tema e a presentarlo; a rafforzare con argo-

    menti razionali la nostra tesi e a confutare quella a noi contraria. A questo punto alcuni collocano la

    conclusione dellorazione e, per cos dire, la perorazione; altri consigliano, prima di procedere alla

    perorazione, di compiere una digressione allo scopo di abbellire e migliorare il discorso, poi di con-

    cludere e perorare.

    Lexordium pertanto lintroduzione necessaria per conquistare il consenso e la simpatia delluditorio e

    richiede uno stile volto a delectare; la narratio ha bisogno di parole semplici e chiare, perch mira a infor-

    mare, a esporre la vicenda in modo particolareggiato. La confirmatio la sezione pi importante dellora-

    zione, nella quale bisogna presentare gli argomenti a sostegno della propria tesi, confutando nel tempo

    stesso le prove e i ragionamenti della parte avversa; loratore, dovendo probare, utilizzer uno stile effica-

    ce, razionale, persuasivo. La peroratio, infine, la parte finale del discorso, dove necessario flectere,

    movere lanimo di chi ascolta: il tono delloratore deve mutare e divenire patetico, deve coinvolgere emo-

    tivamente, conquistando non tanto lintelligenza del pubblico, ma i sentimenti.

    CICERONE xp 6.qxd 19-12-2008 11:46 Pagina 24

  • 25LA PRIMA CATILINARIA

    [1] Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? quam diu etiamfuror iste tuus nos eludet? quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?nihilne te nocturnum praesidium Palati, nihil urbis vigiliae, nihil timor popu-li, nihil concursus bonorum omnium, nihil hic munitissimus habendi senatuslocus, nihil horum ora voltusque moverunt? Patere tua consilia non sentis?constrictam iam horum omnium scientia teneri coniurationem tuam nonvides? quid proxima, quid superiore nocte egeris, ubi fueris, quos convocave-ris, quid consili ceperis quem nostrum ignorare arbitraris? [2] O tempora, omores! Senatus haec intellegit, consul videt; hic tamen vivit. Vivit? immovero etiam in senatum venit, fit publici consili particeps, notat et designatoculis ad caedem unumquemque nostrum. Nos autem, fortes viri, satisface-re rei publicae videmur, si istius furorem ac tela vitamus. Ad mortem te,Catilina, duci iussu consulis iam pridem oportebat, in te conferri pestem,quam tu in nos omnis iam diu machinaris. [3] An vero vir amplissimus, P.Scipio, pontifex maximus, Ti. Gracchum mediocriter labefactantem statumrei publicae privatus interfecit: Catilinam orbem terrae caede atque incen-diis vastare cupientem nos consules perferemus? Nam illa nimis antiquapraetereo, quod C. Servilius Ahala Sp. Maelium novis rebus studentemmanu sua occidit. Fuit, fuit ista quondam in hac re publica virtus, ut viri for-tes acrioribus suppliciis civem perniciosum quam acerbissimum hostem coer-cerent. Habemus senatus consultum in te, Catilina, vehemens et grave; nondeest rei publicae consilium neque auctoritas huius ordinis: nos, nos, dicoaperte, consules desumus.

    l8 novembre del 63 a.C. La mattina del giorno prima Cicerone, conosciute le intenzioni dei congiurati gra-zie a Fulvia, riuscito a sventare lattacco alla sua persona deciso nella riunione svoltasi a casa di Marco Lecala notte tra il 6 e il 7 novembre. Si avverte un clima molto teso nel tempio di Giove Statore sul Palatino, dovesi svolge la seduta del Senato, soprattutto per la presenza di Catilina, che non ha esitato a partecipare allariunione, cercando in tal modo di allontanare da s ogni sospetto. Attorno a Catilina per si fa il vuoto; nonappena si siede, tutti si allontanano da lui: una scena familiare a chi ha visto laffresco di Cesare Maccari aPalazzo Madama a Roma. Prende la parola finalmente il console, che senza indugi attacca violentementeCatilina con un discorso vibrante e appassionato, teso e travolgente, che sabbatte sul cospiratore con la forzadi un torrente in piena. I teorici dellarte oratoria consigliavano nei loro trattati di iniziare un discorso con parole finalizzate alla cap-tatio benevolentiae degli ascoltatori. E invece Cicerone dimostr in quella circostanza la duttilit e loriginalitche solo i grandi dellarte oratoria possono vantare, perch non si lasci condizionare dalle norme tecnichedei retori, dalle regole dei maestri pedanti, e inizi a parlare entrando immediatamente nel vivo della questio-ne, aggredendo lavversario con unirruenza che dovette lasciare sgomento Catilina.Leggi con attenzione lincipit della prima Catilinaria, uno dei brani pi famosi della latinit. Alcune frasi sonodivenute popolari e ancora oggi sono notissime: Quo usque tandem, O tempora, o mores. Parole che iltempo distruttore non riuscito a cancellare dalla memoria degli uomini e ancora oggi conservano il fascinodelle cose eterne.

    B1Quo usque tandem?

    [prima Catilinaria, 1-3]

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  • LA PRIMA CATILINARIA26

    [1] Quo usque tandem: la prima Catilinaria comincia ex abrupto, senza preamboli, con interrogative diret-

    te che esprimono efficacemente lindignazione di Cicerone per la sfrontatezza di Catilina, lideatore del

    progetto sovversivo che ha avuto il coraggio di presentarsi in Senato. La fama di questo celebre inizio deve

    molto alla forza espressiva degli avverbi, al ritmo incalzante che si placa momentaneamente nellapostrofe

    al responsabile di tanta follia. Le prime parole del celebre exordium, citate spesso ancora oggi quando ci

    scagliamo contro chi ha messo a dura prova la nostra capacit di sopportazione, furono riprese da Sallustio,

    che fece pronunciare, forse con intento parodico, parole molto simili a Catilina: Quae quousque tandem

    patiemini, o fortissumi viri? (Bellum Catilinae, 20, 9); unevidente imitazione pure nelle Metamorfosi di

    Apuleio (III, 27): Quo usque tandem cantherium patiemur istum, Fino a quando sopporteremo questo

    cavallo castrato?.

    tandem: lavverbio non ha qui il normale significato temporale (finalmente, una buona volta), ma ha

    un valore conclusivo (insomma, dunque) suggerito dallassurdit di una situazione che vedeva lautore

    di trame eversive nel tempio stesso delle istituzioni repubblicane.

    abutere: indicativo futuro di abutor, composto di utor (= abuteris); la desinenza arcaica -re si alternava

    spesso in epoca classica nelle seconde persone singolari alla desinenza -ris, che prevalse nel periodo imperia-

    le. Cicerone preferiva la forma in -ris (tranne nei deponenti) nellindicativo presente passivo per evitare

    confusione con linfinito presente attivo, e adoperava spesso le forme in -re negli altri casi (indicativo imper-

    fetto e futuro, congiuntivo presente e imperfetto), che non potevano generare confusione.

    patientia nostra: ablativo retto da abutere; laggettivo possessivo plurale, pi che maiestatico, si riferi-

    sce a tutti i senatori presenti; Cicerone vuole far capire a Catilina che completamente isolato e non pu

    fare affidamento su alcun componente del nobile consesso. Limpiego del termine patientia pu alludere

    anche alla colpevole inerzia di quanti minimizzavano le minacce provenienti da Catilina.

    Catilina: lapostrofe rivolta allavversario nellexordium non era approvata da molti, come ricorda Quin-

    tiliano in un passo dellInstitutio oratoria (IV, 1, 63 sgg.).

    quam diu eludet?: per quanto tempo ancora codesta tua follia si prender gioco di noi?. Il dimostra-

    tivo iste trabocca di disprezzo ed opportunamente posposto a furor, un deverbale di furo che sottolinea una

    condizione di squilibrio mentale, la perdita di ogni criterio di giudizio in Catilina, affascinato da deliranti

    progetti di dominio; il termine furor, una delle parole-chiave dellOratio I in Catilinam, usato quattro volte,

    nei paragrafi 2, 15, 22, 31.

    nos: il pronome personale di prima persona plurale, in forte antitesi con furor tuus, ribadisce il concet-

    to gi suggerito dal possessivo nostra.

    quem ad finem: fino a che punto.

    sese audacia: con il doppio iperbato intrecciato, che tiene separati il pronome con raddoppiamento

    dal verbo e lattributo dal sostantivo, viene posto in forte rilievo, alla fine dellinterrogativa, audacia, un

    termine del lessico politico che designa il comportamento irresponsabile di chi ricorre a metodi drastici per

    realizzare le proprie idee radicali; luomo politico audax era un estremista violento, si direbbe oggi. Laggetti-

    vo effrenata, adoperato qui in senso figurato (il termine deriva da ex e frenum, fuori dal morso, senza

    freni e propriamente qualifica i cavalli senza briglie), connota in maniera ancora pi negativa la sfrontatez-

    za di Catilina, messa pure in evidenza dallimpiego della forma verbale di iacto, intensivo di iacio.

    nihilne: accusativo avverbiale (per nulla) unito alla particella interrogativa enclitica -ne; linsistente e

    martellante anafora di nihil esprime lo stupore di Cicerone, la sua incredulit per il comportamento di Cati-

    lina.

    praesidium: il primo dei sette soggetti di moverunt, che ha per oggetto il pronome personale te.

    nocturnum praesidium Palati: il presidio notturno sul Palatino. Cicerone, nella notte tra il 7 e l8

    novembre, aveva provveduto a proteggere con presidi armati il colle, dove abitavano autorevoli personalit

    politiche. Ai piedi del Palatino si trovava il tempio di Giove Statore, dove si riunirono i senatori; le sedute del

    Senato potevano avvenire in ogni luogo che fosse stato prima consacrato dagli auguri. Cicerone prefer il

    tempio di Giove Statore alla Curia Hostilia, dove normalmente venivano convocati i senatori, probabilmen-

    te perch il luogo poteva essere pi facilmente ed efficacemente protetto (hic munitissimus locus).

    urbis vigiliae: le sentinelle che proteggono la citt; il servizio notturno delle vigiliae durava tre ore.

    Nota lallitterazione (al tempo di Cicerone il fonema v si leggeva come una u) e il triplice chiasmo:

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  • 27LA PRIMA CATILINARIA

    praesidium Palati

    urbis vigiliae

    timor populi

    timor populi: populi genitivo soggettivo.

    concursus bonorum omnium: laccorrere di tutti i benpensanti; concursus un deverbale di concurro.

    Nel lessico politico ciceroniano lespressione boni cives designa i cittadini onesti e virtuosi legati al mos maio-

    rum, alle tradizioni antiche, gli uomini che difendevano le libere istituzioni repubblicane e lordine costituito.

    Il nuovo sintagma chiarisce il significato del precedente: il populus che temeva era dunque linsieme dei citta-

    dini che non facevano parte delle classi pi elevate.

    habendi senatus: il genitivo del gerundivo dipendente da locus va tradotto attribuendogli un valore fina-

    le: per radunare il Senato.

    horum: il pronome deittico: presuppone cio il gesto della mano con il quale Cicerone indicava i sena-

    tori presenti.

    ora voltusque: letteralmente i volti e gli sguardi; meglio vedere nel nesso unendiadi e tradurre

    lespressione del volto dei senatori indignati.

    patere tua consilia: proposizione infinitiva retta da non sentis: non taccorgi che i tuoi progetti sono

    palesi?.

    constrictam non vides?: non vedi che il tuo complotto ormai tenuto sotto stretto controllo dalla

    conoscenza di tutti costoro?. Il participio constrictam dipende da teneri e ha funzione predicativa; ne deriva

    unimmagine assai efficace: fa pensare a qualcosa che nella continuit del presente viene immobilizzato in

    una morsa inesorabile, come una preda tenuta stretta nel soffocante abbraccio di un constrictor, un boa.

    coniurationem: il termine coniuratio deriva da cum + iuro e indica il legame con il giuramento che strin-

    ge un gruppo di individui. Nota la disposizione chiastica e i legami allitteranti che uniscono i soggetti in accu-

    sativo delle due infinitive (tua consilia coniurationem tuam).

    horum omnium: genitivo soggettivo; la ripetizione del pronome rivela la concitazione e insieme rende

    pi solenni le parole di Cicerone.

    scientia: ablativo di causa efficiente retto da constrictam.

    quid egeris, ubi fueris, quos convocaveris, quid ceperis: che cosa hai fatto, dove sei stato, chi

    hai convocato, quale decisione hai preso; le cinque proposizioni interrogative indirette dipendono da ignora-

    re, predicato verbale dellinfinitiva oggettiva, retta da arbitraris, che ha per soggetto il pronome interrogati-

    vo quem. I congiuntivi perfetti, secondo le regole della consecutio temporum, esprimono anteriorit rispetto a

    un tempo principale della reggente; in questo caso le interrogative, poich sono rette da un infinito presen-

    te, regolano il loro tempo sul presente arbitraris. Nota lanafora di quid, il poliptoto quid quid quos

    quid quem e lomoteleuto egeris fueris convocaveris ceperis.

    proxima (nocte) superiore nocte: ablativi di tempo determinato; ricorda che laggettivo proximus

    indica vicinanza non solo nello spazio ma anche nel tempo. Con superiore nocte Cicerone si riferisce alla

    notte tra il 6 e il 7, quando i congiurati in un convegno a casa di Marco Porcio Leca decisero di uccidere Cice-

    rone, console in carica; lassassinio doveva avvenire la mattina del 7 novembre, quando un cavaliere, Gaio

    Cornelio, e un senatore, Lucio Vargunteio, si sarebbero recati a casa di Cicerone con il pretesto dei saluti

    mattutini e avrebbero lasciato la porta di casa aperta per consentire ad alcuni sicari di uccidere il console.

    Cicerone, tuttavia, riusc a sventare lattacco perch fu informato da Fulvia, lamante di Quinto Curio, uno

    dei congiurati. Con lablativo di tempo proxima (nocte) invece il riferimento alla notte immediatamente

    precedente la seduta del Senato.

    consili: genitivo partitivo retto da quid.

    nostrum: genitivo del pronome nos con valore partitivo.

    [2] O tempora, o mores!: lesclamazione, ancora oggi tante volte usata quando si vuole puntare il dito contro

    la decadenza dei tempi e la corruzione dei costumi, citata da Quintiliano in un passo dellInstitutio oratoria

    (IX, 2, 26) a proposito della possibilit di suscitare le emozioni degli ascoltatori con la simulazione di senti-

    menti; Cicerone, infatti, finge di essere profondamente turbato per la possibilit concessa a Catilina di

    presentarsi in Senato nonostante tutti conoscano i suoi piani temerari. Lespressione, assai cara a Cicerone,

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  • LA PRIMA CATILINARIA28

    compare pure in altre orazioni (In Verrem actio secunda, IV, 25, 56; Pro domo sua ad pontifices, 53, 137; Pro

    rege Deiotaro, 11, 31).

    haec: il pronome, che dipende sia da intellegit sia da videt, si riferisce ai piani sovversivi ai quali si fa allu-

    sione nelle quattro interrogative indirette poste alla fine del primo paragrafo.

    hic tamen vivit: costui tuttavia vive.

    Vivit?: lanadiplosi, ossia la ripresa della stessa parola che conclude la frase precedente, e la frase inter-

    rogativa esprimono efficacemente le preoccupazioni delloratore, che intende scuotere i senatori dal torpo-

    re in cui si trovano: rischiano infatti di sottovalutare i pericoli. Lapprensione e lo stupore sono potenziati

    dallallitterazione della v, ribadita da vero e da venit.

    immo vero: i due avverbi creano una forte opposizione con Vivit? e danno inizio a un periodo che con

    una correctio e una climax ascendente (venit, fit notat et designat) segnala la pericolosit di Catilina, che

    non si limita a venire in Senato, ma partecipa alle sedute nelle quali si prendono importanti decisioni, ha

    perfino la sfacciataggine di guardare le sue future vittime e di assegnarle con uno sguardo alla morte.

    publici consili: Cicerone definisce pubbliche le decisioni che si prendevano in Senato perch riguardavano

    la vita dello Stato; non c qui naturalmente alcuna allusione alla partecipazione di tutti i cittadini alle sedute.

    notat et designat oculis: osserva e designa con occhiate; oculis ablativo strumentale. I due verbi

    fanno pensare al predatore che individua la vittima da colpire.

    ad caedem: complemento di fine.

    nostrum: genitivo partitivo retto dal pronome indefinito unumquemque.

    Nos: il pronome plurale, che si riferisce a Cicerone e a tutti i senatori, in forte opposizione (accentuata

    dalla congiunzione avversativa autem) con hic, il dimostrativo che designa Catilina.

    fortes viri: apposizione del soggetto nos: uomini coraggiosi; il tono fortemente ironico.

    videmur: il verbo adoperato con la costruzione personale e regge linfinitiva satisfacere rei publicae.

    rei publicae: dativo di vantaggio retto da satisfacere.

    si vitamus: proposizione condizionale, protasi del periodo ipotetico: se sfuggiamo agli attacchi furiosi

    di costui; furorem ac tela formano unendiadi. Nota il senso fortemente dispregiativo del pronome istius, che

    si richiama a furor iste tuus del periodo iniziale.

    Ad mortem oportebat: Gi da un pezzo, Catilina, sarebbe stato necessario che tu fossi condotto a

    morte su ordine del console; linfinitiva retta da oportebat, un falso condizionale dal quale dipende anche

    laltra soggettiva in te conferri pestem.

    te in te tu: lanafora e il poliptoto creano un forte contrasto con il precedente nos.

    iussu: ablativo di causa. Ricorda che alcuni nomi della quarta declinazione sono usati per lo pi solo

    nellablativo singolare; i pi comuni sono: ductu, iussu, iniussu, impulsu, hortatu. I consoli avevano ricevuto i

    pieni poteri gi dal 21 ottobre, con la formula canonica del senatus consultum ultimum: videant consules ne

    quid detrimenti res publica capiat. Cicerone, pertanto, avrebbe potuto mandare a morte un cittadino roma-

    no, anche senza un regolare processo. Il senatus consultum ultimum, un provvedimento con cui il Senato

    proclamava lo stato demergenza in momenti di gravissimo pericolo, sospendeva ogni garanzia costituziona-

    le e attribuiva poteri dittatoriali ai consoli o ad altri magistrati al fine di ristabilire lordine.

    in te conferri pestem: che si riversasse su di te la rovina. Nota il valore metaforico di pestem, che

    associa la congiura a un morbo terribile.

    iam diu: lespressione avverbiale, che riprende laltra iam pridem, sottolinea il disagio del console che si

    sente in colpa per non avere represso con la necessaria fermezza il golpe di Catilina.

    machinaris: vai macchinando.

    [3] An vero: il nesso introduce una proposizione che, ricordando lenergico comportamento tenuto in passato

    da chi si oppose a pericolosi sovversivi, indirettamente dimostra lindispensabilit di decisioni dure nei

    confronti di Catilina, responsabile di atti molto pi gravi; poich pertanto il periodo strutturato sullopposi-

    zione tra due proposizioni, la prima delle quali funge da premessa che deve necessariamente condurre a una

    specifica conclusione, utile tradurre An vero con Se dunque. Lintreccio tra le due parti del periodo

    confermato dal chiasmo P. Scipio Ti. Gracchum Catilinam nos consules. Cicerone si riferisce a fatti

    accaduti nel 133 a.C.: Publio Cornelio Scipione Nasica, pur non ricoprendo cariche pubbliche, fu a capo di

    un tumulto contro Tiberio Gracco, che era riuscito a far approvare una legge agraria molto dannosa per gli

    interessi dei latifondisti e della nobilitas senatoria. Tiberio rimase ucciso nei tafferugli scatenati da Scipione.

    vir amplissimus: un uomo eminentissimo.

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  • 29LA PRIMA CATILINARIA

    pontifex maximus privatus: non c contraddizione tra lapposizione e il predicativo del soggetto:

    allepoca di Tiberio Gracco la funzione di pontifex maximus non era una vera e propria magistratura, ma

    semplicemente un alto ufficio civile affidato a un cittadino autorevole e di grande prestigio.

    mediocriter statum rei publicae: che solo in parte cercava di minacciare la stabilit della repubbli-

    ca; per suscitare lo sdegno dei senatori e indurli a una forte reazione, Cicerone riduce la pericolosit delle

    azioni di Gracco per accrescere indirettamente le minacce provenienti da Catilina.

    labefactantem: participio congiunto al complemento oggetto Ti. Gracchum. Labefacto intensivo di

    labefacio.

    orbem terrae: il mondo intero, uniperbole che estende a dismisura la gravit dei tentativi eversivi di

    Catilina.

    caede incendiis: ablativi strumentali.

    cupientem: participio congiunto; il legame allitterante ribadito da caede che unisce il participio al

    nome proprio pone in risalto la figura del rinnegato tracotante che desidera con veemenza la rovina genera-

    le. Limmagine di Catilina emerge a tinte fosche per limpiego di un verbo che indica un desiderio intenso, una

    smodata brama di potere, che non si placa neppure dinanzi alla prospettiva di incendi e devastazioni.

    nos consules: evidente la contrapposizione a privatus: un console non pu mostrarsi inerte, quando ha

    dietro di s precedenti cos luminosi di dedizione al bene comune da parte di privati cittadini.

    quod C. Servilius Ahala: la congiunzione introduce una proposizione dichiarativa con predicato occi-

    dit; dopo aver affermato di non volersi soffermare su fatti remoti, Cicerone con una preterizione si rif a

    eventi accaduti nel 439 a.C., quando Caio Servilio Ahala, comandante della cavalleria, uccise il cavaliere

    Spurio Melio, che si riteneva aspirasse al potere con lappoggio della plebe, conquistata con elargizioni di

    grano in tempo di carestia.

    novis rebus studentem: che aspirava a rivolgimenti politici; ricorda che il verbo studeo regge il dativo.

    manu sua: ablativo strumentale.

    Fuit, fuit: la geminatio sottolinea la foga delloratore e serve per esaltare enfaticamente il tempo antico,

    caratterizzato da un rigore morale sconosciuto nella Roma insidiata da Catilina e dai suoi complici. La lauda-

    tio temporis acti si carica di malinconico rimpianto per la presenza dellavverbio quondam.

    ista virtus: liperbato che separa laggettivo ista dal sostantivo d pure visivamente lidea della distan-

    za temporale che separa un passato glorioso e virtuoso da un presente capace di generare uomini come Cati-

    lina e i suoi degni seguaci.

    virtus viri: la figura etimologica unisce i due termini: la virtus, laret greca, la caratteristica che

    rende nobile un uomo.

    ut viri fortes coercerent: proposizione consecutiva; viri fortes ha una risonanza ben diversa da fortes

    viri del paragrafo 2: il sintagma allude qui a una forza di carattere supportata da una severa moralit, l a fiac-

    chezza danimo.

    acrioribus suppliciis: ablativo di natura strumentale.

    civem perniciosum acerbissimum hostem: chiasmo.

    vehemens et grave: severo ed energico.

    senatus consultum: la deliberazione del 21 ottobre, con cui il Senato proclam lo stato demergenza

    affidando tutti i poteri ai consoli.

    Catilina: la quarta occorrenza del termine, la terza volta in vocativo. Cicerone in questo impetuoso

    inizio del suo discorso pone in grande evidenza il nome dellavversario, che viene riferito la prima volta a un

    verbo che indica un abuso, la seconda volta alla meritata punizione (Ad mortem) da infliggere allautore di

    trame eversive; la terza volta utilizzato in una struttura chiastica che ricorda lindispensabilit di una solu-

    zione forte nei suoi confronti.

    non deest nos, nos: la parte finale del paragrafo rivela unattenta tessitura retorica: con la litote (non

    deest), il chiasmo (rei publicae consilium auctoritas huius ordinis), la geminatio (nos, nos), il poliptoto (deest

    desumus) Cicerone, con unevidente captatio benevolentiae, vuole enfaticamente separare il comportamento

    lodevole dei senatori e il colpevole lassismo dei consoli: gli uni hanno fatto pienamente il loro dovere, gli altri

    non fanno ancora ricorso, dopo una ventina di giorni, ai poteri straordinari del senatus consultum ultimum.

    dico aperte: Cicerone continua a blandire i senatori che lascoltano, facendo ricadere ogni responsabili-

    t su se stesso, sul console che non si ancora opportunamente avvalso degli strumenti messi a disposizio-

    ne dal Senato.

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  • LA PRIMA CATILINARIA30

    QUESTIONARIO

    abutere (par. 1): analizza la forma verbale. nihilne nihil nihil nihil nihil nihil (par. 1): quale funzione svolge lanafora? timor populi (par. 1): populi genitivo soggettivo o genitivo oggettivo? quos convocaveris (par. 1): che proposizione ? scientia (par. 1): che complemento ? superiore nocte (par. 1): a che cosa si riferisce Cicerone con questa espressione temporale? consili (par. 1): analizza il termine. vivit. Vivit? (par. 2): quale figura retorica adoperata qui? ad caedem (par. 2): che complemento ? videmur (par. 2): con quale costruzione il verbo qui usato? privatus (par. 3): qual la funzione sintattica del termine? caede incendiis (par. 3): che valore hanno i due ablativi? novis rebus (par. 3): il sintagma in dativo o in ablativo? ut viri fortes coercerent (par. 3): che proposizione ? Nel testo compare una preterizione. Dov? Che cos una preterizione? Per quale motivo, secondo te, il nome di Catilina ripetuto ben quattro volte nei primi tre paragrafi? Perch sono evocati fatti accaduti in passato? In che modo caratterizzato Catilina?

    ora voltusque (par. 1): la nota al testo rileva nellespressione unendiadi. Che cos unendiadi? Se haibisogno di aiuto, consulta il CD-ROM.

    Il tema della lode del buon tempo antico, presente nella prima Catilinaria nel ricordo della fulgida virt civi-

    ca degli antichi Romani, trova unespressione di straordinaria forza poetica nella rievocazione della Firenze

    duna volta, fatta dal trisavolo di Dante Cacciaguida nel canto XV del Paradiso. Viene presentata una citt

    ideale non ancora contaminata da egoismi e corruzione, un ambiente urbano che trae alimento dalla forte

    tempra morale dei cittadini e dalle solide radici cristiane, come si ricorda nellaccenno al suono delle cam-

    pane che scandiva, con un ritmo religioso, linizio e la fine della giornata lavorativa. Linteresse del passo si

    fonda pure sul contrasto che indirettamente viene posto con la Firenze del tempo di Dante: in questo modo

    il poeta oppone alla corruzione dei tempi attuali la sobriet e le semplici abitudini di vita duna volta, lone-

    st e la pudicizia delle donne, il senso della misura; non si ostentava il lusso, non esistevano pratiche anti-

    concezionali, le famiglie si riunivano al focolare e si udivano i racconti leggendari dei tempi antichi.

    Fiorenza dentro da la cerchia antica,

    ondella toglie ancora e terza e nona,

    99 si stava in pace, sobria e pudica.

    Firenze, quando era compresa nella vecchia

    cerchia di mura, dalla quale ancora si

    [annunciano

    99 le ore lavorative, stava in pace, moderata e

    [onesta.

    INTERTESTUALIT

    La laudatio temporis acti in un passo del Paradiso di Dante

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