Ciao bbbellii! - Oberdan.it 2015.pdf · La sua sfera di cristallo ne sa una più del diavolo. Anzi,...
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Ciao bbbellii! Rieccoci anche quest’anno con la LIV edizione “Partita Tripla 2015”! È nostro dovere avvisarvi che in futuro non ci vedrete più nei corridoi appostate dietro le porte delle vostre aule a ricordarvi di spedire, scrivere e fotografare perché il nostro treno è giunto al capolinea! Dopo cinque anni di dura fatica, ci auguriamo di scendere con tutti gli onori del caso.
Chi raccoglierà il
testimone?
Noi speriamo in tanti; però, detto in segreto, sappiate che ci sono quattro cerberi che vi staranno addosso
assetati d’articoli. ;)
Perché dovreste
farlo (e perché
l’abbiamo fatto)?
Perché è bello sentirsi parte di qualcosa, sapere che il vostro lavoro e la vostra fatica fanno parte di un progetto che porta il giornalino ad essere un segno distintivo della vostra scuola; e soprattutto è gratificante sapere che dei professori credono in voi, nelle vostre capacità, portandovi sempre a pensare che nulla è impossibile, basta volerlo.
Ma basta sentimentalismi e proseguiamo con le cose serie: come potevamo non alludere in copertina all’evento che ha acceso sul
nostro Paese i riflettori di tutto il mondo?! Molti di voi avranno la possibilità di scriverne, nel bene e nel male, solo dopo averlo visitato, quindi abbiamo deciso di lasciare a voi la parola senza anticipare nulla in questo numero; noi
abbiamo semplicemente ripetuto a raffica il nome della nostra
testata scopiazzando lo stile. I meriti del disegno vanno ad Evita Margheritti (5B), quelli degli articoli ai tanti che li hanno scritti e quelli per la pazienza e la tenacia ai professori. invece, va a tutti quelli che han promesso ma non mantenuto. Con affetto,
La redazione: Tadini Viviana (5B), Nadia Panzera (5B)
I professori:
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Saluti dalla 5^A
PER CINQUE ANNI A SCUOLA SIAMO STATI
DOPO L’ORALE CI SAREMO LIBERATI.
TRA BILANCI, POESIE E SISTEMI
ABBIAMO RISOLTO TUTTI I PROBLEMI.
CON LO STUDIO DISPERATO
LA ZIA DANI CI HA SFIANCATO
MA LA RADA NON E’ DA MENO
SI SA LEI E’ IL CAPO SUPREMO!
LA CREMASCHI CON AMORE:” ZITTI, MUTI E
SOTTOMESSI”
CI HA LASCIATO UN PO PERPLESSI.
LA NEW ENTRY VIGANO’
SENTIMI UN ATTIMO… AMBRARABACCICCICOCCO’
LA FIGLIOLI NON LO SA
MA STAVOLTA A SETTEMPRE NON CI RIVEDRA’
LA COZZI CON I SUOI MINUTI PER STUDIARE
TANTE INTERROGAZIONI CI HA FATTO PASSARE.
LA TINELLI SI E’ SPOSATA, MA LA FOTO
MICA CE L’HA PORTATA.
CON IL SUO ADDESTRAMENTO MILITARE
LA GAROTTA CI HA FATTO SUDARE
ORA E TEMPO DI SALUTARE
“AH GUGLIELMO CE DEVI MOLLARE!”
ALATI SIMONE: “PROF, LA
RIMANDIAMO?” #CUCCIOLO
AQUILECCHIA CLAUDIO: “DAI PROFFFF…….PAUSA” #RAPPER
BERVA MATTIA: “LA LEGGENDA NARRA…” #DANNUNZIO
BUA ANTONINO: “CHE DELINQUENZA!” #IL GOFFO
CARMINATI MATTIA:” QUESTA PARTE NON SAPEVO CHE ERA DA FARE” #HACKER
CORNALBA GIORGIO:” OHHH!” #STEVEJOBS
COLELLA ANTHONY: “SI SI, DOMANI CI SONO...” #SCOMPARSO
D’AMATO ARIANNA: “ELSINKI, QUA ANDIAMO ALLA CIECA” #SCHIACCIATINEOVUNQUE
DECARO VALERIA: “OH VOGLIO SAPERLO ANCHE IO” #ZABETTA
ERBAVORI ESTEFANO: “NON HO STUDIATO” #NOVE
FRIGERIO GIORGIA: “IO TI MANDO A COME TI VESTI” #VACAGHER
GHEZZI MONICA: “SORRISI ALLA VICHA” #PINGPONG
KAPPLANI DHURATA: “MA CHE SO PE’ NATALE?” #BELLADDORMENTATA
MIHOLCAN IULIA: “C’ERA UNA MOSCA SEDUTA SUL TEMPERINO” #MISTERO
PAGLIUCA NICLA: “DAI, VADO IO PER PRIMA” #SDENG
PODINA ALEXANDRA: “THAT’S ALL” #INGLESINA
RACHDAOUI BADR: “SOTTO IL SEI NON SI VA” #CAMMELLODELL’ORIENTE
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P a r t i t a T r i p l a – A n n o 2 0 1 4 - 2 0 1 5 RIVA GIORGIA: “NO, IO MERITAVO DI PIU’” #FINANZIERA
ROCCIOLA STEFANIA: “HO BISOGNO DI UN CAFFE’” #BOBILBROCCOLO
ROTA FEDERICA: “OH RAGA SONO A DIETA... DATEMI LE CARAMELLE” #DONATRICE
SABANI ELISA: “PROF, HO UN’IDEA” #MATEMATICANONTITEMO
SHAUKAT KAMRAN: “DON’T WORRY BE HAPPY” #ILDOTTORE
SIGNORELLO GIUSEPPE: “CHI L’HA INVENTATA LA MATURITA’?” #LUOMOCHESUSSURRAVAAIPICCIONI
VERRI PAOLO: “HO FATTO LA PAZZIA” #IOMELATOLGO
Saluti dalla 5^B “Notte di giovani attori, di pizze fredde e di calzoni Notte di sogni, di coppe e di campioni. Notte di lacrime e preghiere la matematica non sarà mai il mio mestiere E gli aerei volano in alto tra New York e Mosca Ma questa notte è ancora nostra.
Si accendono le luci qui sul palco ma quanti amici intorno che viene voglia di cantare Forse cambiati, certo un po' diversi, ma con la voglia ancora di cambiare. Se l'amore è amoreee.” [Notte prima degli esami – Venditti]
RICCARDO ASONI Non si è ancora capito se il suo umore cambi in base alle stagioni o se sia affetto da mestruo maschile. E’ lui il vero latin lover della classe! #PalestratoDisperato #LinguaConsumata DORIS BARDHI Lei è la nostra albanese, italiana, gualdese, trevigliese e milanese preferita! #CittadinaDelMondo #NoBardhiNoParty
GLORIA BERNAREGGI Passeranno alla storia le sue urla moleste delle 08.00 del mattino. #Megafono LUCA BIANCARDI Da Swiffer a… Hipsterone vero. La pubertà arriva a vent’anni. #Wolverine ELVIRA CARMINATI L’unica che sa tutto di qualsiasi cosa. Il mistico è la sua passione: un esempio lampante? Il tedesco. #ParrucchieraAggratis #ElviraPassioneTrecce&Massaggi ELISA COLPANI
Brava e bella ma nasconde un animo Ultras. Non vede l’ora di avere tanti bimbi solo per portarli allo stadio. #SempreInCurvaNord MIRKO CONSONNI Bergamasco DOC ma mica tanto. E’ il nostro putanji sardo preferito. #SardoIoSono #ProvolaInOfferta FEDERICA FERRARI La nostra cara rappresentante è un’animalista compulsiva: se vede un cane solo per strada le viene da piangere. #Kikkakikk GRETA LEGNANI
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Alle 08.00 del mattino sa già cosa mangerà per pranzo. E nell’attesa… “Mi serve un cuscino. Vivi, mi passeresti la sciarpa?”#HardCore ROBERTA LEONI La tipica ragazza casa e Chiesa, ma è il capodanno che la frega. #KOd’anno #Rivelazione OLGA MANDELLI L’amante del Pagante per eccellenza. Però i Dottor Martens verdi con le stringhe gialle anche Enzo Miccio li boccerebbe! #FaccioAfter EVITA MARGHERITTI E’ risaputo che le bionde sono stupide, lei però le batte tutte! #RagazzaTumblr #PolliceVerde VALENTINA MONTIN Mora dagli occhi blu, è un concentrato di virus e tenerezza. #Amore14
MARZIA MONZANI Salvini è il suo vero idolo, ma il fascino della Terronia l’ha vinta. #Myconos #SoMiaaa
FRANCESCA ORSANI Colei che potrebbe mangiare anche le gambe del tavolo senza ingrassare. Per lei gli orecchini sono un must. #PuntoTamarra NADIA PANZERA La risata più contagiosa ma allo stesso tempo più odiosa della classe. #CantanteLirica #Ricciolid’oro CLAUDIA RUSCONI Colei che ha sempre freddo ma che il posto vicino alla finestra non lo lascerà mai. #TuttaChiacchere&Paranoie ELISA SCURO Rossa di capelli, golosa di… Ragazzi romani #RipNikita ELISA SORRENTINO Pur essendo la più grande d’età, è la nanetta della classe… Fortunatamente compensa in altro! #HelloKitty #Tina VIVIANA TADINI Il basket e la pallavolo sono gli sport che più le interessano. Ovunque ci siano delle palle, lei c’è.
#RappresentanteInPensione
#SucchiottiConAmore VALENTINA TROIANO Tanto silenziosa quanto sensibile. La sua voce rimarrà sempre un punto di domanda. #ValeFacciUnUrlo PAOLO VALSECCHI “Prof, quindi lei mi sta dicendo che dovrei parlare con la prostituta della mia via?” #’cezionale MARCO VAVASSORI Super popolare sui social, atleta affermato e in cerca del vero amore. Aspettavamo l’I-Phone 6 per vedere i suoi selfie in blu ray! #PrimineFateviSotto
IL CRUCIPROF
E poi un po’ di rilievo lo dobbiamo dare anche a loro: i nostri professori, quelli che, chi da anni e chi solo negli
ultimi nove mesi, ci hanno visto crescere e soprattutto frignare.
Ve li presentiamo così:
1. Per lui la nostra maturità è iniziata in terza. La sua unica certezza è il condizionamento sociale. Ma mica non esistono certezze? #AltroDirviNonVo’ #Malatissimo
2. Il suo saluto alle 07.55 del mattino funziona meglio del caffè. #Bellaaaaa
3. I fiori sono la sua vera passione (o forse il giardiniere?) #ehnoeh #eadessomidicibene
4. Verbi e vocaboli dovrebbero essere il nostro pane quotidiano. “x, hai quasi recuperato: hai preso 3” #FerrataÜberAlles
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5. La nostra àncora e il nostro ancòra. Quando Dio distribuiva l’altezza, lei stava studiando matematica. #Don’tTuc
6. Il suo barboncino, a sua detta, conosce l’economia meglio di noi. #VivaMirta
7. La sua sfera di cristallo ne sa una più del diavolo. Anzi, è lui il diavolo… E veste Prada! #MaMör #Occhio #Putanji
8. Anche se vola una mosca stiamo facendo casino.
Tra le commerce e la civilisation non sappiamo cosa odiare di più. #VecchiaGrammaticaDoveSei
9. I cellulari sono la sua ossessione. Colei che invece di guardare il film controlla se noi lo stiamo guardando. #Peròicompitinonlivogliamo
Saluti dalla 5^ F Queste frasi le dedichiamo a noi, noi che ci siamo sempre supportati e sopportati. Tra litigi, urla,
lacrime, risate e momenti indimenticabili questi cinque anni sono passati e per quanto mentre li
si vivono non è facile rendersene conto, questa scuola, questi corridoi, queste persone ci sono
entrati dentro e cambiato per sempre. Le ore di educazione fisica passate a ridere in palestra,
quelle in cui più che un’aula di scuola sembrava una sala da ballo e canto, quelle che ci si guarda
in faccia e ci si dice “ma tu hai capito?!”..forse è proprio vero “questi sono e resteranno per
sempre I MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA”
Agazzi Stefano: “Dicono
che nella vita ci vuole una
botta di culo… tu l’hai
sempre avuta!
#StudiareèBeneCopiareèM
eglio”
Bacova Lokjana: “È la
mamma della classe, tra
poco sposina, ma di cazzate
ne spara ogni mattina!
#RenziNazareno”
Bejko Emanuel: “Sono
gentile, intelligente e bello
ma se mi provochi
t’accoltello! #IlNostroAlba”
Biancini Ilaria: “Sei sempre
stata predisposta per quelli
più grandi… ma fermati ai
30! #NonHoL’Età”
Bonato Claudia: “Mi
piacciono grossi e pesanti..
ma come sono belli questi
elefanti! #TeAdOgniOra”
Carrera Simone: “Nel
frangente in cui inizia a
parlare……………….cala la
notte! #So(‘)TuttoIo”
Censi Davide: “Le sue due
donne se lo contendono..
chi vincerà?
#DeaVsMacchinetta”
Corti Fabio: “La tua assenza
è molto presente
#DoveSei?!”
Fava Carlo: “Da quando è
fidanzato si è isolato,
sempre con lei sta
messaggiando e intanto
l’anno sta andando!
#PhoneInLove”
Gjoka Erlona: “Sempre a
studiare stai, ma non ti
riposi mai?!?!
#InterrogazioniAMacchinett
a”
Juan Ung Phromphinan
(Bob): “È cresciuto
nell’intelletto, un po’ meno
nell’aspetto!
#MadeInChinandia”
Lanzini Marta: “Con il tuo intelletto ogni giorno stupisci, ma è meglio se vai in bici! #IlCaffèMacchiatoCos’è?” Leoni Giada: “La scollatura è attraente, ma su di me l’effetto è indifferente! #SenzaReggiseno” Meloni Gabriele: “Altro che maturità, io voglio battere la Lega Pokemon! #ElJugador” Riva Riccardo: “Se arrivi in
ritardo è un casino, ma ogni
tanto pagalo sto’
cafferino!!!
#TranquilliRagaArrivo”
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Rossoni Astrid: “Ogni
giorno fai disastri, picchi e
insulti peggio dei maschi!
#MettiliStiJeans”
Tabaldi Davide: “Da
quando hai cambiato
spacciatore nello studio ti
fai onore! #AveMaria”
Tadolti Giorgia: “Le bionde
ciocche gli occhi azzurri e
poi…. Il tuo pinguino Artur!
#JeSuisForbicì”
Vecchiarelli Matteo:
“Sappiamo che nel tennis
c’è il diritto ed il rovescio,
ma con le donne lui va solo
di rovescio!
#FattelaNa’Risata”
..ed un pensiero anche a loro, i nemici n°1 che alla fine poi tanto nemici non sono! Quelli che
fanno sudare nelle interrogazioni, venire il batticuore dall’agitazione peggio che il primo amore,
quelli che ci hanno visto crescere e fanno parte della crescita: i nostri professori! Ci
mancheranno anche loro, con le lune storte, con le battute pronte, ognuno diverso, ognuno
speciale, ognuno che, a suo modo, si è aperto con noi e ci ha mostrato non solo l’insegnante, ma
la persona che è al di fuori di un’aula.. Le persone che si emozionano per una festa a sorpresa
per il loro compleanno, i giocatori di calcio incalliti che non demordono, quelli a cui brillano gli
occhi quando parlano dei propri matrimoni e figli, quelli che ti insegnano che per amare basta
davvero poco, che mettono in mostra ogni punto di vista e lasciano a te la possibilità di
decidere. Oggi il nostro GRAZIE più vero e sincero va a loro!!!!
Capone Federico: “Ad ogni
compleanno, festa o
ricorrenza, di una sua
poesia non può mancare la
presenza #ÈDura”
Cavalieri Lucia Manuela:
“Les gâteaux sont sa
passion et pour une
surprise elle s’emossion!
#MadameLucieDeParis”
Diasparro Pietro Michele:
“Con la volèe lo puoi
fregare, ma con il diritto
lascia stare!!
#TheRacketLaw”
Facheris Ermanno: “Ha
lanciato una moda con le
sua sciarpetta, ma nelle sue
ore non girano mai le
lancette!
#NelDubbioCarrera”
Garotta Raffaella: “Le
sufficienze sono dei miraggi
se c’è lei nei paraggi!
#ForrestGump”
Marchetti Alessandro:
“Arte, letteratura,
economia! #Secchione”
Moriggi Lino: “Ogni mattina
si improvvisa giornalaio, ma
è nato prima lui o il
calamaio?! #WeMister”
Pentasuglia Silvia: “Un
metro e mezzo di puro stile
che ringiovanisce ogni anno
in Aprile!! #PentaStyle”
Radaelli Paolo: “A giocare a
calcio non ha più il ritmo,
ma il numero te lo fa con il
logaritmo!!
#AndiamoACercareGliOcchi
aliNellaNeve”
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Saluti dalla 5^ D
Bogado: Il pupillo di Rocky, interrogato nove volte a settimana in diritto ed economia politica. #SpacciatoreDiFazzolettiDallArgentinaConFurore Filippini: Leggende narrano che ogni tanto Nicolas venga a scuola. Dopo averlo avuto quattro anni in classe, la Dinolfo non ha ancora capito che Filippini, insieme al compagno Stolfi, improvvisa concerti degni di un safari in Kenia. #UsiiModiECostumi Fra: Il suo inglese è paragonabile a quello di Renzi. Se vi serve un pullman per megafestoni, contattate Felix (il padre). #ImAGinius Issi: L'unica persona che ottiene il massimo rispetto da un avvocato è lui: il Signor Hima! Inseparabile dal suo Minecraft, fa più costruzioni lui durante due ore
di
economia che un ingegnere in tutta la sua vita. #MaIlNomeÈIssiOHima? Yari: È sempre venuto a scuola in qualsiasi condizione, ma dai 18 anni non è più pervenuto. Non fatelo arrabbiare: ve lo consiglio! Fantastiche le sue reazioni da terza guerra mondiale quando gli viene posta una qualsiasi domanda. #YelloFurioso Marty: Calma, paziente, gentile, ma ogni tanto si ribella. Non insulta mai nessuno se non la sua compagna di banco, Laura. #DottorJekyllEMisterHyde Eli: Dopo quest'estate Elisa non è più la stessa: i primi tre mesi di scuola continuava a salire le scale per andare alla classe dell'anno prima. PS: dovrebbe
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scendere le scale perché siamo al seminterrato. #Serrucho Willo: Chiede di spostare la simulazione di terza prova per non mancare alla sacra processione di Vailate. Il giorno dopo non si presenta in classe e scrive ai compagni:"Oggi non sono in condizioni di venire a scuola" #SaveSiFa Meri: Le raccomandazioni non sono mai troppe! Finita la scuola non ha voglia di far niente: 3 mesi in Australia, un anno in America e non ha mai 1€ da prestare! #BraccinoCortoForLife
Babi: Fa mille lavori e sa sempre tutto di tutti: se serve qualche informazione segreta chiedete a lei, sicuramente ne sarà al corrente! Se le chiedete qualcosa in qualsiasi momento del giorno, la risposta è sempre la stessa:"Sto leggendo un libro, non rompere!" #Serrucho Pezzo: L'ultimo anno gli ha dato al cervello: gli si è sciolta la lingua! Tra qualche anno lo vedremo passare informazioni segrete alla CIA. Per ora si limita a passare i compiti di economia aziendale! #MaCheMollo? Laura: Impazzita durante quest'estate! Non è più la brava ragazza di una volta! #HaiFattoEconomia? Rava: È come le ragazze: la puntualità non è mai stata il suo forte! L'unico che se non trova parcheggio davanti a scuola, torna a casa a dormire! #AncheUn59Basta Anto: Non si sa se fa più capriole con i voti o nei parchi coi suoi soci di parkour. L'unico che a 18 anni non sa ancora fischiare e se qualcuno lo fa in classe, automaticamente la colpa è sua. #YaHoooooooo Mich: Distributore umano di cicche. Passa 24h su 24 a giocare a Clash of Clans. #Claner Romi: Dice sempre di aver preso 2 in qualsiasi verifica o interrogazione, ma alla fine prende 8. #Serrucho
E saluti anche dalla…
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...5^ serale
…5^H
…5^C
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… e 5^E
English Theatre Debora Zanoli - 5E
Thursday, November 13 from 8:30 to 10
some classes went to the theater Colognola
Bergamo to take part in an interesting work,
by Oscar Wilde. The comedy has the title of
"AN IDEAL HUSBAND", interpreted by the
theater company Palkettostage. The classes
were accompanied by their professors that as
a first gave a preview of the plot to be able to
understand better. The story takes place
entirely in English and it was very nice and
curious. It should be advisable to listen to a
work entirely in the
original language. The
actors who played the
characters in my opinion
were very good. Funny,
spontaneous, able to understand the
language and able to know how to entertain
an audience. An audience that was young
because the show was opened to the third
year of high school. Also at the end of the
show the actors gave the opportunity to the
public to interact with them directly. They
asked questions about the work but also
about their lives as actors and with the
highest availability, all have been given an
answer. The set used reflects the idea of ease
and power to which the
protagonists belong.
The story in fact takes
place in the apartments
of the upper class and
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rich curtains have been used complemented
by certain furniture that help the public to
identify the different rooms. The costumes
very luxurious, so as to identify the different
characters and determine their character.
The accessories used were hats, jewelry, ties,
dresses, shoes and all of things on stage
create an image of richness and help to
understand the context.
The plot has a protagonist Sir Robert Chiltern,
a respected and brilliant politician, deeply
loved by his wife, who recognizes in him all
the best qualities. One day, however, the
petty intrigues of Mrs. Cheveley reveal to
Lady Chiltern that the fortune of her husband
originated from an old dishonesty. This
revelation makes her lose faith in her
husband and does not just chip away at his
happiness, but also its most important ethical
benchmark. Only the timely intervention of a
friend of both, the ironic and charming Lord
Goring, will manage to save their marriage.
I liked the story very much, the thing that
made me happiest was that I could
understand almost everything, not all
minimum parts, but the general context. The
actors have contributed a lot to my
understanding and I really enjoyed it. I would
recommend it to all, in fact the work was a
mix of the useful and the delectable and also,
from my point of view, the theater company
was very valid.
An ideal husband Nadia Panzera – 5B
“I love talking about nothing, father. It is the only thing I know anything about.”
Lord Goring Oscar Wilde wrote “An ideal husband” in 1895. LOVE, WIT and NO PERFECTION are the keywords of the facts described. If you read it now, you will be amazed! Palketto in Colognola proposed us “An ideal husband” as a contemporary vision. It is a different way of representing Wilde’s work. Taking for granted that you will read the book or watch the film, I’d like to tell you two things: be careful guys, watch out to Mrs Cheveley! And dear girls, you will surely fall in love with Lord Goring! Oh, remember, “ideal” doesn’t exist! p.s. (Thanks to Loriana Nossa for checking)
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USEFUL LINKS: www.palchetto.it/it/ www.youtube.com/watch?v=C-9jegJdXj0
Chi sa chi sono?
Lezione di teatro
Viaggio alla scoperta di una comicità senza tempo
Michela Moriggi, Ilenia Piazzalunga, Brambilla Laura, Matteo Sudati – 4D
Treviglio, giovedì 27 ottobre 2014 Cos’è la commedia dell'arte?
Per rispondere a questa domanda si è soliti immaginare qualcosa di noioso e antico, che veniva messo in scena solamente nel ‘500. Ma non è così. La commedia dell'arte è infatti un genere che ha profondi legami con la cultura contemporanea. Ciò è quanto hanno potuto costatare i ragazzi delle classi quarte dell'istituto Oberdan che hanno assistito ad una lezione-
spettacolo tenuta da Eugenio de Giorgi (attore che attualmente lavora e risiede a Parigi) riguardante questo inconsueto genere teatrale. Dallo scorso anno, infatti, i docenti di lettere propongono per i propri alunni un appuntamento al teatrino del Conventino, annesso alla
Parrocchia di S. Maria Annunciata, per andare alla scoperta
della commedia dell'arte. Questa iniziativa ha permesso di far riscoprire ai ragazzi la
bellezza delle maschere di cuoio, fatte a mano, e il grande lavoro (talvolta anche fisico) svolto dagli attori per portare in scena i personaggi.
La commedia dell'arte è un genere teatrale nato in Italia nella metà del '500, molto praticato fino alla metà del '600.
Gli attori, per recitare, non seguivano un vero e
proprio copione, bensì un canovaccio, detto anche "scenario" che serviva loro da guida per poi sviluppare la rappresentazione attraverso improvvisazioni. Ai ragazzi è stato inoltre precisato che nella
(La soluzione sul
numero del prossimo
anno)
http://www.palchetto.it/it/http://www.youtube.com/watch?v=C-9jegJdXj0
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commedia dell'arte esistono personaggi fissi, cioè che compaiono in più spettacoli come Arlecchino, il Capitano, lo Zanni, Pantalone, Colombina; essi indicavano delle "figure” come lo sciocco, l'ingenuo, il ricco volgare, il nobile impoverito, la serva intelligente... Inizialmente lo spettacolo aveva luogo nelle piazze, successivamente vennero costruiti teatri dedicati interamente a queste rappresentazioni. Gli attori indossavano maschere di cuoio, che venivano forgiate a mano da artigiani specializzati. Tutt'oggi queste maschere vengono realizzate a mano da specialisti e sono "personali"; ciascun attore infatti ha le proprie maschere che si adeguano perfettamente soltanto alla sua
fisionomia. Ogni maschera è associata ad un personaggio che
possiede anche un abito caratteristico; questi due elementi rispecchiano ed esaltano le particolarità caratteriali e fisiche del personaggio stesso. Un'altra peculiarità era costituita dal linguaggio: sulla scena s'intrecciavano dialetti e lingue differenti, a seconda del personaggio. De Giorgi ha spiegato che i temi principali che la commedia dell'arte utilizza sono quelli dell'amore, della politica e del denaro. Sono questi dei temi "universali", che mettevano in ridicolo le debolezze umane, esagerandone i toni attraverso la mimica, la voce, i movimenti. Questo era ciò che riempiva le piazze nel XVI-XVII secolo ed è lo stesso strumento teatrale, fatto di gesti, voce, sarcasmo, doppi sensi, che ha tenuto incollati alle sedie per più di un'ora noi ragazzi e
che ha strappato un sorriso anche ai professori più severi.
CONTRO LA LUDOPATIA Debora Mahmutaj – 3B
Sempre più diffuso il gioco d’azzardo tra i giovani, ma
sono davvero a conoscenza delle conseguenze che può
avere e della dipendenza che crea? Con questo scopo
informativo, cioè far conoscere rischi e conseguenze di
un simile comportamento e prevenire disturbi di
questo tipo, l’istituto Oberdan di Treviglio si è attivato
offrendo ai ragazzi un incontro con degli esperti, tra
cui una psicologa ed un volontario del centro di aiuto
per le persone aventi questa patologia.
Giovedì 6 novembre 2014 infatti, la classe 3°B R.I.M.,
ha partecipato a questo incontro, partendo da un
brainstorming (tempesta di idee), un modo per far
emergere appunto, le idee di tutti i componenti del
gruppo classe, che hanno esposto tutti i concetti che
potevano collegarsi a questo fenomeno, che si è
identificato e riconosciuto come una vera e propria
malattia, e non solo come fenomeno sociale che non ci
riguarda, perché purtroppo ci riguarda eccome.
L’incontro è proseguito con una conversazione
ordinata sul fenomeno, nella quale abbiamo provato
ad immedesimarci in queste persone, e a pensare a
come ci comporteremmo se qualcuno dei nostri
genitori o amici, avesse questa dipendenza; infine ci
hanno presentato alcune slide che approfondivano
l’argomento con una serie di statistiche.
Il gioco d’azzardo patologico, chiamato anche
azzardopatia o ludopatia, è definito come un disturbo
comportamentale del controllo degli impulsi, per
questo il giocatore patologico e dipendente dal gioco,
aumenta quindi la frequenza e l’importo delle giocate,
anche per recuperare i soldi delle perdite, spreca del
tempo a pianificarle e ricerca il denaro da “investire”
in esse.
Solitamente il giocatore d’azzardo è irrequieto,
stressato e si arrabbia facilmente, mente ai famigliari e
agli amici e anche a se stesso, per nascondere la sua
dipendenza , finge che si tratti di una giocata
occasionale; spesso il giocatore commette anche
azioni illegali come furto e falsificazione. Espressione
del gioco d’azzardo sono le schedine, i video Poker, le
slot machines, i “gratta e vinci”, il lotto (o
superenalotto), il bingo, altre scommesse sportive e i
giochi come la Roulette e il Blackjack, presenti
solitamente nei casinò. Negli ultimi anni si è evoluto il
gioco online: chiunque in possesso di un computer e di
una connessione ad Internet può accedervi facilmente
e comodamente da casa, non richiede alcun
spostamento, e proprio per questo è il più pericoloso.
Il giocatore non ha freni, infatti può accedere sempre
al gioco, senza limiti di tempo; in esso manca la
funzione socializzante al punto che il soggetto in
questione inizia a trascurare la famiglia, il lavoro e i
rapporti sociali. Oltre ad aver analizzato questo
fenomeno, definendo di cosa si tratta e le sue varie
forme, ci siamo soffermati sui soggetti con questo
disturbo, sulle conseguenze e sui rischi di esso, sulle
tecniche pubblicitarie e non, che vengono applicate
per cercare di diffonderlo ulteriormente e sui soggetti
a cui si può chiedere aiuto in questi casi (centri per
evitare le ricadute nel gioco patologico ed équipe di
aiuto).
Secondo alcune statistiche questo disturbo nasce tra
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gli uomini durante l’adolescenza, mentre tra le donne
intorno ai 20-40 anni, anche se in molti casi anche i
pensionati, che come i giovani hanno più tempo a
disposizione, ricadono in questa trappola. Le
conseguenze che possono derivare da un tale disturbo
sono sia personali che sociali: difficoltà economiche,
compromissione dei rapporti, perdita del lavoro,
dipendenza da droga e/o alcool, e nei casi più gravi i
soggetti che accumulano ingenti debiti, pensano o
scelgono la via del suicidio.
La ludopatia è stata riconosciuta come malattia dal
Ministro della Salute Balduzzi, con il decreto sanità del
2012, secondo il quale i minori andrebbero più
tutelati, soprattutto dal gioco online, che è
continuamente ed eccessivamente pubblicizzato
anche durante le fasce orarie dedicate ai bambini, e ha
un accesso semplicissimo. Questo decreto prevede
assistenza sanitaria anche per questo tipo di disturbi,
limiti sulle pubblicità relative ad esso, regole da
rispettare per la collocazione delle slot machines sul
territorio, a causa della nascita di moltissime sale slot,
e maggiori controlli sul minori. Abbiamo osservato che
le sale slot sono un ambiente buio, con i vetri delle
finestre oscurati e senza orologi, e dedotto che ciò ha
lo scopo di far perdere la cognizione del tempo a chi vi
entra. Tutti questi aspetti, apparentemente banali,
vengono attentamente studiati per diffondere il gioco
d’azzardo, che, anche grazie a questi accorgimenti,
diventa patologico. Crediamo che lo Stato dovrebbe
essere al primo posto a frenare questi aspetti, e che
per una volta sarebbe il caso di pensare prima alla
salute e al benessere dei cittadini, che al guadagno.
MALATI PER GIOCO Simona Foglio – 3D
Avete mai giocato una schedina? Avete mai
provato a giocare un euro alle slot machine e a
vincerne due? E non avete subito sentito la voglia
di riprovarci? Avete mai pensato che anche
puntare in alto, scommettere anche pochi
spiccioli sia l'inizio di una dipendenza chiamata
ludopatia?
È una dipendenza "nuova", che è stata
riconosciuta dallo Stato italiano da poco tempo
come una vera e propria patologia con importanti
riflessi sociali.
È una forma di dipendenza molto diffusa tra i
giovani, prevalentemente di sesso maschile, che
non si contrae in luoghi appartati e malfamati,
ma che si diffonde semplicemente frequentando
dei comuni bar di paese.
In Italia la percentuale di persone tra i 15 e i 64
anni che ha puntato soldi almeno una volta su
uno dei tanti giochi presenti sul mercato (Lotto,
Supernenalotto, Gratta e vinci, scommesse
sportive, poker online, etc.) è passata dal 42% al
47% nel giro di tre anni e di questi un terzo è a
rischio ludopatia.
Questo è quanto emerso da un incontro tenuto
dal Dott. Donato Lorenzo e dalla Dott.ssa Bonvini
Mikaela, professionisti del settore, per le classi
terze dell’ITE e del LICEO per la durata di due ore
durante i mesi di novembre e dicembre. Questi
esperti ci hanno fatto notare quanto questa
dipendenza sia diffusa. Può iniziare per qualsiasi
causa e a qualsiasi età. Anche solo una vincita
può essere letale. Iniziare è come una ferita, che
fa sempre male anche quando è in via di
guarigione. I sintomi con cui si presenta la
ludopatia sono diversi: imparare a mentire fino
ad arrivare al punto di auto convincersi che le
menzogne siano l'esatta verità, avere sfoghi
violenti e
attacchi di
nervosismo,
cadere in
stati di
depressione
, abusare di
sostanze, voler spendere sempre di più ed essere
assenti nella vita dei propri cari negando la
propria dipendenza. Poiché la frequenza delle
vincite in questi giochi è assai bassa si crea nei
giocatori un meccanismo psicologico che
convince questi soggetti della necessità di
rientrare dei soldi persi con future vincite,
creando così una spirale che porterà a
moltiplicare le perdite.
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Uscire dalla ludopatia, come accade per ogni
dipendenza, non è facile. Per fortuna esistono
centri specializzati, a pagamento o gratuiti, che
posso aiutare chiunque in questo difficile
percorso. Dobbiamo essere più forti del tempo,
prevenire e non farci mai contagiare.
L’incontro con questi due psicologi, dal titolo
"Giocare per gioco, provocazione-riflessione sul
giocar d'azzardo", è stato molto positivo ed
istruttivo e particolarmente indicato per noi
ragazzi che vogliamo sempre affrontare nuove
sfide e provare nuove esperienze. Sta a noi
aprire gli occhi per evitare di costruirci una
trappola per caderci dentro.
Il giovane Favoloso Greta Cappelletti – 4B
Primo film
sulla vita di
Giacomo
Leopardi,
presentato
quest’anno
alla Mostra
internazion
ale d’arte e
cinematografia di Venezia. Diretto da Mario Martone.
Non ti aspetti di certo che un film sulla vita di
Leopardi possa essere così interessante e
accattivante, per niente noioso. Per noi che stiamo
sui banchi di scuola e studiamo questo grande poeta
solo sui libri, veramente emoziona vederlo
camminare per Recanati, la sua vera Recanati,
leggere e scrivere nella sua casa natale, oggi
diventata museo, osservare (mirar) le colline e la
campagna ascoltando le parole de “L’infinito”. Ti fa
venire voglia di riaprire i libri e di tuffarti nelle
parole delle sue poesie.
Il film riesce a mettere in evidenza il Leopardi in
quanto uomo più che come poeta. Leopardi viene
fortemente umanizzato, vengono sottolineati i suoi
sentimenti, le sue debolezze, le sue fragilità, ma
anche la sua curiosità e la sua ironia. Lo si capisce
da subito, all’inizio del film, nell’istante in cui viene
recitata la poesia “L’infinito”, ci si concentra sullo
sguardo del poeta più che sull’ immensità del
paesaggio. Una cosa da apprezzare è che nel film
non viene mai troppo sottolineato il suo pessimismo,
che ormai sembra essere il marchio indelebile di
Leopardi. Ne emerge un uomo che ama la vita, è un
uomo infelice sì, a causa delle sue precarie
condizioni fisiche, rese tali da uno studio “matto e
disperatissimo”, ma è un uomo che ha voglia di
amare e sognare, aperto alla conoscenza e alle
meraviglie del mondo. “Io non ho bisogno di stima,
di gloria, o di altre cose simili, ho bisogno d’amore,
di entusiasmo, di fuoco… di vita”.
Il film inizia con la parte dedicata alla giovinezza di
Leopardi: il poeta in cuor suo desidera andarsene da
Recanati, vorrebbe allontanarsi da un padre
soffocante e da una madre sempre distaccata e priva
di affetto. E’ la fase dell’amore per Teresa, la Silvia
della sua poesia; è la fase in cui scrive molte lettere
ai diversi intellettuali del tempo. E’ soprattutto
Giordani a credere in lui e a capire che è un ragazzo
prodigio, tant’è che lo va a trovare a Recanati. E’ a
questo punto che c’è una sorta di “rottura”: il padre
del giovane nota nel figlio un cambiamento, una
sorta di ribellione e accusa il letterato di averlo
fuorviato.
All’età di ventiquattro anni il poeta si sposta così a
Firenze, è la fase dell’insofferenza. Qui incontra
Fanny, una nobildonna di cui si innamora ma che
non
corrisp
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onde il suo amore; incontra l’amico Ranieri con il
quale instaura una bellissima amicizia, sintetizzata
dalla frase che il poeta dice all’amico “io e te una
cosa sola” e che forse ci fa intendere che il Leopardi
fosse attratto anche dall’altro sesso. E’ a Firenze che
Leopardi incontra gli intellettuali del tempo che più
che capir la sua grandezza artistica, lo temono e lo
criticano per il suo pessimismo, tant’ è che Leopardi
seccato risponde loro: “Non attribuite al mio stato
quello che si deve al mio intelletto”.
La fase conclusiva del film, dopo il breve periodo
romano, si svolge nella periferia di Napoli, dove
scoppia un’epidemia di colera, tra degrado e
prostituzione. Dopo avere assistito all’eruzione del
Vesuvio e aver scritto la sua ultima poesia “La
Ginestra”, Leopardi concluderà qui la sua vita.
Concludendo dal film è emerso il ritratto di un uomo
con libertà di pensiero, ironico, spregiudicato,
insofferente alle regole, testardo e ribelle e spesso
emarginato dalla società in cui vive. Un uomo che
elabora una nuova forma di pensiero, che getta le
basi per una nuova concezione della cultura, che
colloca il dubbio al centro della conoscenza “Chi
dubita, sa …”, che ridimensiona l’uomo “Il mio
cervello non concepisce masse felici fatte da
individui infelici”.
Un giorno al cinema Anna Finardi – 4B Elio Germano, riesce a “fare suo” il personaggio leopardiano e ne offre un’interpretazione meravigliosa trasmettendone l’assoluta sofferenza, ma senza sembrare vittima della vita e rende il protagonista umano e non più una figurina dei libri di letteratura. Riesce realmente
ad essere favoloso. Inoltre, mi ha sorpreso negativamente la scelta del regista di far avere delle visioni (Teresa morta nella bara che apre gli occhi – La padrona di casa che entra di nascosto e fruga tra gli oggetti personali di Leopardi) al nostro protagonista. A mio parere lo fa sembrare quasi sciocco. Una scena invece che, finalmente, esprime un po’ di gioia e voglia di vita, ritrae Giacomo a bere ad
una piccola festa in piazza a Napoli insieme a dei popolani. Questa scena si è molto distaccata dal famoso “pessimismo leopardiano” perché, anche se il colera si stava diffondendo, in quel momento, quella festa, era piena di vita. Inusuale anche la scelta musicale, che mischia la musica classica dell’epoca a quella di artisti contemporanei.
Tutto sommato il film mi è piaciuto molto, soprattutto nella seconda parte della proiezione dove la vita di Giacomo Leopardi apre i suoi orizzonte a nuovi luoghi e a nuove persone. Personalmente, ho apprezzato molto la scelta del regista di far recitare alcune delle opere più importanti del poeta. Una delle parti che ho preferito è infatti stata la recitazione dell’Infinito, quando il protagonista fissa un punto al di là della cinepresa trasmettendo un vero senso di curiosità e di voglia di andarsene oltre.
Facchetti Beatrice – 4B Durante la messa in scena abbiamo potuto ascoltare la voce di Germano mentre recita alcuni passi di alcune poesie, ma l’aspetto “wow” sta nel profondo significato delle sue opere. Leopardi ci vuole far “aprire gli occhi” sulla vita, perché quest’ultima è malvagia; un giorno ti regala soddisfazioni e gioie, il giorno dopo ti senti un fallito, una persona insignificante. La vita, insomma, ti dà false promesse di felicità: è veramente un grande “Mistero”. Durante la mia carriera scolastica, ho studiato vari poeti, ognuno di questi importanti per i loro messaggi, ma fino ad ora Leopardi è quello che mi meraviglia maggiormente, non so il perché, forse per il suo modo
di scrivere, per la sua complessità o forse perché da un lato sono d’accordo con i suoi punti di vista sulla vita. Per finire, ho apprezzato molto questa uscita, perché svolgere un’attività al di fuori della scuola non significa “perdere” ore , ma oltre ad acculturarci, anche ad apprezzare quello che ci circonda e che abbiamo a nostra disposizione che spesso non vediamo e apprezziamo come realmente dovremmo. Non tutti hanno la fortuna, vedi Leopardi, di vivere con l’amore dei genitori, essere in salute, godersi ogni istante della propria vita, doni che frequentemente diamo per scontati, ma che tali non sempre sono.
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Pietro Casella – 4B Le ambientazioni, dalla Recanati ( paese natio di Giacomo) alle altre città in cui Leopardi soggiornerà durante il suo percorso, sono ben descritte, il regista riesce inoltre a far respirare agli spettatori il clima, più o meno pesante, dei luoghi e di quello che vi succede. Un altro elemento di rilievo della produzione è sicuramente la colonna sonora, composta da Sacha Ring, in arte Apparat. L’artista tedesco presta al film le melodie da se composte e raccolte nell’album “Krieg und Frieden”, un ottimo lavoro riguardante musiche per il teatro e non solo.La colonna sonora accompagna
i pensieri e la recitazione dei versi celebri del poeta, accompagnate spesso da immagini spettacolari (es.Vesuvio) e tuttavia da a molte scene un tocco di mistero e magia. Il film ha una durata complessiva di 137 minuti, sebbene non risulti pesante, cattura l’attenzione dello spettatore, lasciandolo poi in sospeso e non mostrando la morte del poeta. Stando forse a dire che la cultura non si spegne, la ricerca e la bellezza del sapere è continua. Voto 8, un buon antidoto contro parodie e cinepanettoni.
Tra scuola e realtà GRANDE SUCCESSO PER LA XXIV EDIZIONE DI JOB&ORIENTA
Basma Ouadani - 5D
Quando ci è stato proposto di partecipare a
JOB&Orienta, proprio qualche giorno prima
dell’evento, noi studenti eravamo titubanti in
quanto non sapevamo bene di che cosa si trattasse.
Facendo qualche ricerca sul web, avevamo raccolto
qualche informazione, ma le nostre idee erano
ancora abbastanza confuse. Nonostante non
sapessimo che cosa fosse e che cosa ci attendesse
precisamente, abbiamo deciso di accettare la
proposta e di partecipare.
L’evento, la XXIV° edizione di JOB&Orienta, il più
grande salone nazionale sull’orientamento, scuola,
formazione e lavoro, si è tenuto il 20, 21 e 22
novembre 2014 presso la Fiera di Verona. I numeri
testimoniano l’enorme successo: sono state
presenti più di 500 realtà, gli appuntamenti culturali
sono stati ben 150, 300 i relatori intervenuti e oltre
65.000 i visitatori.
La manifestazione quest’anno è stata riconosciuta
dal Ministero del Lavoro come Youth Corner
ufficiale del Piano Garanzia giovani, ossia l’iniziativa
che vuole garantire ai giovani under 29 un’offerta di
lavoro, di proseguimento studi, di apprendistato o
tirocinio o altra misura di formazione entro 4 mesi
dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita del
sistema di istruzione formale.
La mostra-convegno si è posta come intermediario
per l’incontro fra il visitatore e le varie realtà
presenti. E’ un evento che ha offerto molte
informazioni ai giovani bisognosi di orientamento
dell’offerta formativa o in cerca di un’occupazione.
Il salone si sviluppava in due grandi aree tematiche
site in due padiglioni con diversi percorsi espositivi:
la prima dedicata al mondo dell’istruzione; la
seconda riservata all’università, la formazione e il
lavoro.
In questi tre giorni, il visitatore, è stato protagonista
sia di convegni, tavole rotonde e workshop, sia di
laboratori, spettacoli, sfilate e degustazioni.
In ogni area era presente il profilo JOBInternational
e JONInGreen; il primo rappresentava le realtà
italiane e straniere che promuovono gli scambi
internazionali per lo studio, il secondo metteva in
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evidenza gli espositori e i progetti nei diversi ambiti
della sostenibilità.
Il filo conduttore di questa edizione è stato il tema
“imparare lavorando” con la consapevole urgenza -
molto discussa nel corso della manifestazione- di
“abbattere il muro ideologico” che persiste fra il
mondo della scuola e del lavoro. Non a caso, a
portare la loro testimonianza sono stati numerosi
ragazzi coinvolti nell’esperienza dell’alternanza
scuola-lavoro o di stage aziendali durante gli studi di
istruzione tecnica superiore, e i nuovi “leader
d’azienda”, under 35, che si sono messi in gioco
avviando una propria attività imprenditoriale.
E’ stato un evento istruttivo, educativo e ludico.
Un’esperienza che ha ampliato le prospettive di chi
ancora è incerto sulle scelte del proprio futuro e
quindi il nostro consiglio è quello di partecipare con
entusiasmo a questa iniziativa nel caso in cui, negli
anni a venire, essa venga nuovamente proposta.
Hey, chi ha ucciso Mr. Job? JOB&Orienta – Verona 2014
Nadia Panzera – 5B
JOB&Orienta è il più grande salone nazionale dedicato a scuola, orientamento, formazione e lavoro. Giunto alla ventiquattresima edizione, quest’anno ha contato più di 65.000 visitatori. I padiglioni adibiti alla manifestazione sono stati divisi in due aree tematiche (Università formazione e lavoro, Mondo dell’istruzione) e poi in differenti percorsi. Oltre 300 le realtà presenti e ciò che tutto ha unito è stato il cercare di distruggere il dogma “prima si studia, poi si lavora”, perché bisogna sapere e saper fare, perché bisogna lavorare ed imparare studiando. A questo proposito vediamo sempre più emergere gli ITS (Istituti Tecnici Superiori post diploma che formano nelle aree tecnologiche di un qualsiasi settore) che vanno a creare un rapporto ed un dialogo diretto tra scuola e mondo del lavoro. Vale la pena darci un’occhiata, perché nella scuola bisogna far vedere come si fa
(http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/dg-ifts/area-its ). Per quanto riguarda il mondo universitario,
erano presenti oltre 70 stand tra atenei, istituti, atelier italiani e stranieri che andavano a colmare una qualsiasi curiosità o dubbio e fornivano vagonate di materiale. Stand importanti e forse inaspettati sono stati quelli dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e dei Carabinieri, quelli della Polizia e della Croce Rossa. Difesa della persona, dello Stato, della salute. Perché nulla è per caso e qualcuno che si dà per gli altri c’è. Stand terribilmente attrattivi causa mezzi e divise. L’appuntamento è per il 26, 27, 28 novembre 2015; stesso posto, stessa ora. Nel caso andaste, con o senza scuola, iniziate qualche giorno prima a documentarvi sull’evento e sugli stand che saranno presenti, magari analizzando i vari percorsi a disposizione e decidendo cosa dovrete assolutamente vedere. Stabilite almeno le linee guida, giusto per non trovarvi a girare a zonzo. Cibo “aggratis” ce n’è quanto volete,
http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/dg-ifts/area-itshttp://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/dg-ifts/area-its
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basta trovare i momenti di meno ressa (però l’essenziale sopravvivenza sarebbe bene portarselo). Per le donzelle, lo zaino è caldamente consigliato causa alto rischio di lasciarci una spalla trasportando la borsa tutto il giorno. Una mezza giornata alla JOB&Orienta e l’altra girovagando per Verona sarebbe una combinazione perfetta e che vi auguro.
ALTRI SITI UTILI:
www.istruzione.it www.raiscuola.rai.it
www.joborienta.info/it www.difesa.it
(in fondo pagina il logo della prossima edizione di
Job&Orienta)
Presentazione del libro “33 false verità sull'Europa” Davide Coita, Stefano Formento – 5C
Giovedì 30 Ottobre le classi 4E,
5H, 5C, 5F, si sono recate
all’Auditorium della Cassa
Rurale di Treviglio in occasione
della presentazione del libro
“33 false verità sull’Europa” da
parte dell’autore Lorenzo Bini
Smaghi.
Bini Smaghi ha scritto questo libro per i giovani e
perché ha avuto l’impressione che ci fosse una
grande difficoltà, soprattutto in Italia, a capire cosa
sia successo e cosa stia succedendo in Europa.
Questa difficoltà nasce dal fatto che gli strumenti
(locali e nazionali) che usiamo per comprendere la
realtà che ci circonda non riescono a trasmetterci
che noi siamo parte dell’Europa, e che essa fa parte
di un pianeta che è in continuo cambiamento.
La politica a cui facciamo riferimento
quotidianamente, che riguarda i nostri problemi,
che sono ampi e complessi, presuppone che per
prendere coscienza delle problematiche europee e
mondiali bisogna avere una conoscenza del mondo
più approfondita di quella che abbiamo ora; è per
questo che gli strumenti che ci vengono messi a
disposizione dai mezzi di informazione non sono
sufficienti per l’analisi e la comprensione della
realtà, non solo a noi giovani ma anche a coloro che
sono più anziani ed esperti.
Nel libro “33 false verità sull’Europa”, Bini Smaghi
cerca di far capire che in realtà i nostri problemi non
dipendono solo dall’Europa, infatti in Italia (ma
anche in altri paesi), ogni qualvolta si presenta un
problema, ci convinciamo che sia provocato da un
fattore esterno, da un nemico.
Se per esempio aumentano le imposte, i nostri
governanti tendono ad incolpare l’Europa e i vincoli
di Bilancio , imposti dalle istituzioni sovranazionali,
se aumenta la disoccupazione, ci viene spontaneo
incolpare gli
immigrati
che
rappresentan
o, ad oggi, la
manodopera
a basso
costo, senza
renderci
conto che, nel primo caso i tributi sono aumentati
anche e soprattutto perché il nostro paese
necessita di Riforme strutturali rinviate da decenni e
nel secondo caso, che negli anni scorsi, il disprezzo
del lavoro manuale ha dato la possibilità alla
manovalanza straniera di soddisfare la domanda di
operai, agricoltori e muratori.
Il rischio che si corre è che se continuiamo a credere
che i problemi che ci affliggono vengono da fuori,
continueremo a rimandare la risoluzione di questi.
In tal modo rischiamo di far sorgere una posizione
di rifiuto e di rigetto nei confronti degli altri paesi
dell’Europa e nei confronti della globalizzazione e
questa posizione può portare a delle condizioni
politiche drammatiche.
Un’altra delle false verità che l’autore smaschera è
quella ,secondo cui ,l’Europa ci ha privato di tutta la
http://www.istruzione.it/http://www.raiscuola.rai.it/http://www.joborienta.info/ithttp://www.difesa.it/
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sovranità, che in realtà abbiamo ceduto, abbiamo
condiviso in alcuni settori (ad esempio la sovranità
monetaria), ma in tanti altri settori la sovranità è
rimasta ai singoli paesi (ad esempio gli stati membri
sono liberi di decidere in merito a giustizia, welfare,
istruzione, ricerca e sviluppo).
Concludendo, il raggiungimento dell’obbiettivo dei
padri fondatori dell’Europa, tra cui pure l’Italiano De
Gasperi, quello della costituzione di un’Europa
davvero unita e davvero “politica”, è un processo
molto lungo, che non si può continuare e
concludere se non c’è la consapevolezza tra noi
cittadini Europei che tutti insieme dovremo
competere con la Russia, gli USA e i giganti Asiatici
(Cina e India) e non saremo in grado di farlo se non
saremo uniti.
Un “profe” rock Forse non tutti sanno che all’Oberdan, quest’anno, è arrivato un professore musicista, un talentuoso suonatore di
chitarra rock autore di due dischi e attivo nella scena underground bergamasca. In questa breve intervista abbiamo
cercato di conoscerlo meglio
Ti chiedo, per iniziare, due parole di presentazione
Mi chiamo Alfonso Surace, sono calabrese, ma vivo e
lavoro nella bergamasca da ormai 16 anni. Ho quasi 37
anni, convivo con Sara e ho due
figli, Alice e Jacopo. Nella vita
insegno Laboratorio
d’Informatica alle scuole
superiori dal 2002.
Come nasce la tua passione
per la musica?
Ho cominciato a suonare la
chitarra tardi, all’età di 16 anni,
spinto dalle emozioni provate
nell’ascolto di molti dischi che
giravano in casa, dalla radio e dalle cassette degli
amici. Ho sempre trovato molto rilassante e liberatorio
abbandonarmi alle note di una canzone. Ho subito
imparato a suonare tante canzoni di molti artisti tutti
diverse tra di loro: Lucio Battisti, Francesco De Gregori,
Vasco Rossi, Rino Gaetano ecc. ma anche artisti
stranieri come U2, Beatles, Pink Floyd, Creedence
Clearwater Revival e Nirvana, solo per citarne
qualcuno. Col tempo ho cominciato a scrivere canzoni
mie.
Cosa ti affascina di più del mondo della musica e
come hai cominciato?
Poter esprimere emozioni attraverso la musica e i versi
di una canzone. Negli anni ho suonato in moltissimi
gruppi. La mia prima band, come capita un po’ a tutti,
si è formata tra i banchi di scuola delle superiori. Con
loro ho mosso i miei primi passi “elettrici”, suonavamo
tanto e facevamo spesso concerti in giro, qualsiasi
situazione era ottima, bastava suonare. Quando mi
sono trasferito a Bergamo la musica mi ha permesso di
conoscere moltissima gente appassionata, come me,
agli strumenti e tutto ciò che ruota intorno al mondo
musicale, con particolare riferimento alla realtà
indipendente italiana, fatta di tantissimi gruppi e
artisti, poco visibili al
mainstream, ma con tantissimo
talento e passione.
Quali sono i gruppi in cui hai
suonato?
Ho cominciato così diverse
esperienze musicali in diversi
gruppi, fino ad arrivare a
pubblicare più dischi con diversi
progetti. Nel particolare ho
suonato con due gruppi
bergamaschi: i Torquemada (dal 2004 al 2011) e i
Sakee Sed (dal 2010 al 2012). Con loro ho avuto la
possibilità e la fortuna di potermi esibire in giro per
tutta l’Italia, suonando in molti Festival importanti e
condividendo lo stesso palco con artisti famosi a livello
nazionale e internazionale. Mi vengono in mente i
Verdena, i Linea 77, oppure Niccolò Fabi, Cristina
Donà e Giorgio Canali.
Quando hai cominciato la carriere di “solista”?
Nel 2012 quando ho deicso di autoprodurmi in
completa autonomia compositiva. Ho così dato vita al
mio nuovo progetto cantautoriale Arcane of Souls. Il
nome non è altro che l’anagramma del mio nome e
cognome e rappresenta solo una metafora di come,
nella vita, si possano sempre mischiare le carte in
tavola senza mai smettere di essere stessi.
E il tuo primo album?
S’intitola "Vivo e Vegeto" (2012). In questo disco ho
miscelato elementi pop con atmosfere blues, folk, rock
e country; il tutto in chiave cantautoriale con
sfumature psichedeliche. Il disco, come dicevo prima, è
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stato prodotto interamente da me, nella mia taverna
tra il 2011 e il 2012, con approccio primordiale e
istintivo per mantenere la sincerità di ogni pezzo. Nella
mia taverna si può trovare di tutto: batteria, basso,
chitarre elettriche e acustiche, percussioni, piano,
ukulele ecc.. Sono un polistrumentista autodidatta. Mi
piace approcciarmi a uno strumento nuovo, lo trovo
interessante e stimolante.
Oltre ai dischi, mi piace autoprodurmi un po’ tutto,
dalle copertine dei dischi ai videoclip delle mie canzoni,
grazie anche al supporto di alcuni miei amici musicisti
anche loro.
Dove ti possiamo vedere?
Sul mio canale youtube si possono visualizzare tutte le
mie realizzazioni di questi ultimi anni. Non sono un
videomaker ma mi diverto a ideare soluzioni e
storyboard che siano semplici ma allo stesso tempo
efficaci e
divertenti.
Ad aprile di quest’anno ho pubblicato il mio secondo
album “Ceneré” (2015), realizzato sempre nella mia
taverna. In questo periodo sono infatti impegnato
nella promozione del disco attraverso l’attività live,
momento che adoro. L’empatia che spesso si avverte
durante le esibizioni live è indescrivibile e gratificante.
Credo sia uno dei momenti più belli che un musicista
possa vivere.
Se amate la musica o vi siete semplicemente incuriositi
vi lascio i miei link sul web, qui potrete trovare altre
info e ascoltare la mia musica:
www.facebook.com/ArcaneofSouls
www.soundcloud.com/arcaneofsouls
youtube - canale di Alfonso Surace (o cercate
semplicemente “Arcane of Souls”)
Buona musica a tutti!
PROGETTO ACCOGLIENZA Classe 1G
http://www.facebook.com/ArcaneofSoulshttp://www.soundcloud.com/arcaneofsouls
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Il Progetto Accoglienza, proposto alle classi prime, è stato
molto utile per conoscere meglio l’Istituto “Oberdan”, i
compagni e i docenti. Il primo giorno di scuola è stato
proposto un video, a cura di Alessandro D’Avenia, che
straripava di profonde riflessioni sul mondo della scuola.
Ricordiamo diverse frasi: “Non nascondeteci le battaglie
ma insegnateci a combatterle”, “Dimostratemi che lo
sforzo che devo fare riempirà la mia vita”, “Non parlatemi
dello stipendio, dei vostri problemi ma spiegatemi perché
il sole splende da 5.000 anni, perché la luna ha il solito
aspetto, perché il cuore è un organo involontario”,
“Dall’orecchio del dovere non sento da quello della
passione ci sento benissimo”. Tali frasi racchiudono il
significato più profondo della Scuola. Noi studenti
chiediamo che la Scuola ci possa dare gli strumenti giusti
per affrontare la vita futura con consapevolezza e forza
d’animo. I giochi ,svolti in palestra, ci hanno regalato la
possibilità di socializzare con i compagni di classe e con
gli altri studenti delle classi prime: suggeriamo di inserire
giochi più coinvolgenti perché per svolgerne alcuni si
rischiava di aver vergogna. L’uscita per giocare a
bowling, ben accolta da noi studenti, ha favorito
l’instaurarsi di un forte legame di amicizia e senso di
appartenenza all’interno della classe. L’impegno e la
dedizione profusi dal personale della scuola sono stati
ripagati perché l’entusiasmo di noi, studenti
dell’Oberdan, era alle stelle.
Alternanza scuola-lavoro Cristian Elbi – 3B
Andare a lavorare mi ha sempre incuriosito
come esperienza, infatti
il primo giorno di lavoro,
al mattino, ero
entusiasta e scalpitavo per entrare in ufficio,
pertanto alle 7:45 ero già dietro la scrivania
(orario di inizio 8:00).
L’azienda era molto piccola, ufficio e officina
erano adiacenti e separati solo da una porta.
Con me, lavoravano la mia tutor e la titolare,
mentre in officina vi erano solamente cinque
operai. L’azienda si occupa di rivestimenti
anticorrosivi applicati a valvole, serbatoi e
quant’altro.
Per quanto riguarda me, ho svolto veramente
il lavoro tipico di un impiegato, imparando ad
abbinare le commesse con i rispettivi DDT e
fatture, registrandole sia sul computer, che
negli appositi libri fornitori, scadenziario e
libro IVA. Inoltre, ho svolto un lavoro di
archiviazione e di inventario.
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Aver toccato con mano “il lavoro”, è stata
sicuramente un’esperienza formativa e credo
fondamentale per la mia crescita. Prima di
perseguire lo stage, era un pensiero non solo
mio ma comune, quello che andare al lavoro
sia molto meglio che andare a scuola,
semplicemente perché finito il lavoro, vi è un
relax totale, mentre finita la scuola bisogna
studiare e quindi non si è più liberi. Questo è
vero, ma per “studiare”, si può decidere in
quale momento della giornata farlo, non ci
sono vincoli di orario precisi, infatti, andando
a scuola ho il pomeriggio libero che mi
permette di distogliere la mente dal mondo
scuola, uscendo o comunque rilassandomi,
cosa che al lavoro non posso fare.
Oltre a questo, quello che si fa a scuola è
molto meno pesante e stressante rispetto a
quello che si fa per otto ore in ufficio.
Fortunatamente, i rapporti con la tutor e con
la
titolare erano molto buoni, e questo
sicuramente mi ha aiutato nel mio percorso
lavorativo, altrimenti sarebbe stato tutt’altro
che piacevole. Inoltre, il lavoro assegnatomi
dalla tutor, è sempre stato vario e fattibile
per quelle che sono le mie competenze.
In conclusione posso dire che questa
esperienza è stata molto piacevole, ma se
penso che per il resto della mia vita dovrò
stare seduto dietro a una scrivania, non ne
sono particolarmente entusiasta, perciò
adesso mi godo al massimo la scuola che,
ripeto, è molto meglio del lavoro, e poi in
futuro spero di trovare un’ occupazione che
mi permetta di girare e di viaggiare per il
mondo.
L’ESPERIENZA ALTERNANZA SCUOLA - LAVORO
Aspetti positivi e negativi
Debora Mahmutaj - 3B
Stage: un periodo senza dubbio positivo e
costruttivo di crescita, anche a livello personale.
Quest’anno tredici studenti della classe hanno avuto l’opportunità di poter fare uno stage di due settimane in un’azienda pubblica o privata. Mi è stato assegnato l’ufficio “Gare e contratti” della Segreteria Generale del Comune di Treviglio e, fin da subito, mi sentivo molto interessata alle mansioni amministrative di questo ufficio,
motivata e disponi
bile, al fine di imparare davvero il lavoro che vi viene svolto. Questa esperienza è iniziata lunedì 12 gennaio ed è terminata venerdì 23 gennaio. In questi dieci giorni sono stata affiancata dalla mia tutor in particolare, ma anche dai colleghi,
che mi hanno prestato attenzione dandomi l’occasione: sia di farmi acquisire le nozioni principali sulle gare d’appalto e le concessioni, sui contratti, sulle delibere e le determine, e nello specifico sulla firma digitale (dato che dal 1 gennaio del corrente anno vige una legge che impone alle Pubbliche Amministrazioni l’obbligo
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di eseguire ogni contratto, e ogni altro atto che prima veniva stampato e archiviato, solo in forma digitale), sia di provare a svolgere il lavoro pratico che loro svolgono quotidianamente. Il metodo di insegnamento consisteva, nella maggior parte dei casi, nel partire dall’analisi di una legge che disciplina determinati ambiti, ad esempio le gare d’appalto o il diritto di accesso agli atti, per poi osservare come questa viene applicata nella realtà. A mio parere questo aspetto era molto interessante e costruttivo. Durante questo periodo, oltre ad aver acquisito le nozioni base (con riferimento alle leggi analizzate: D.lgs.267, D.lgs. 163/2006, L. 241/1990, 196/2003, 136/2010, 190/2012, Statuto Comunale, codice degli appalti e art. 1655 del
Codice Civile..), ho svolto attività d’ufficio, come l’utilizzo del telefono, della fotocopiatrice e, soprattutto del computer per, ad esempio: archiviare i documenti attraverso il protocollo informatico, stendere relazioni e testi contrattuali, ricercare leggi e informazioni, per la redazione e l’invio di e-mail, anche tramite posta elettronica certificata, e per firmare attraverso la firma digitale.
Ho avuto inoltre, negli ultimi giorni, l’opportunità di assistere personalmente alla firma di un contratto, e non solo alle procedure antecedenti: è stato utile e gratificante. Mi sono trovata molto bene sia con la tutor, che con i colleghi, che mi hanno fatta sentire a mio agio e sono stati cordiali ed educati nei miei confronti; mi sono stati presentati anche il
sindaco e alcuni consiglieri, sempre molto cordiali. I rapporti con colleghi e superiori sono risultati ottimi, tanto che proprio ieri ho scritto una mail di ringraziamento alla tutor. È stata un’esperienza positiva per mettersi in gioco e misurare le proprie abilità e i propri punti di forza, ma anche i propri limiti. L’unica cosa “negativa”, o meglio, svantaggiosa, è stato il tempo: un periodo troppo breve.. e quando ci si abitua è già ora di rientrare a scuola. Mi hanno chiesto spesso “Meglio la scuola o il lavoro?”, difficile rispondere. Come in ogni cosa ci sono pro e contro, ed effettivamente due settimane sono poche per poter rispondere, ma istintivamente viene da dire che il lavoro è sicuramente meglio. Io credo che sia il
cambiamento positivo, la novità, a rendere le cose belle ed emozionanti, quindi un’attività che non siamo abituati a fare e che ci piace, ovviamente viene considerata migliore di quella che svolgiamo ogni giorno. Come in tutte le situazioni poi, sia nella scuola, che nel lavoro, abbiamo a che fare con persone con cui ci relazioniamo facilmente, e altre con cui stabilire un rapporto è un po’ più difficile.. ma a
volte sta proprio a noi cercare di trovare un punto d’incontro con gli altri. Mi piacerebbe poter ripetere questa esperienza, poiché si è rivelata utile anche per una crescita personale e sono parecchio soddisfatta di ciò che ho fatto.
L’esperienza dell’alternanza Scuola-Lavoro Marzia Recano - 3B
Per un periodo di due settimane ho avuto l’occasione di
partecipare a un progetto molto significativo e importante,
ovvero l’esperienza di Alternanza Scuola-Lavoro. È significativa
e importante secondo me, perché grazie a questa esperienza
un ragazzo riesce ad entrare nel mondo del lavoro e mettendosi
in gioco può capire cosa lo aspetterà in futuro e riesce a capire
il vero valore della scuola. Inizialmente la scuola viene mal vista
dai ragazzi, mentre andando avanti ed entrando in contatto con
il mondo lavorativo si riesce a capire qual è il vero valore.
Attraverso questa esperienza io mi sono convinta sempre di più
che la scuola serve molto, se non si ha nessuno o scarso
bagaglio culturale non si riesce ad accedere facilmente al
mondo del lavoro in cui si esigono determinate conoscenze.
Grazie a questa esperienza i ragazzi vengono messi alla prova,
durante questo periodo si viene costantemente valutati e nel
frattempo il ragazzo capisce davvero se ha preso una giusta
decisione al momento della scelta della scuola superiore.
Personalmente penso che questa esperienza mi sia servita
molto, anche perché entrando nel mondo del lavoro ho potuto
avere una nuova visuale.
In questo breve periodo di due settimane sono stata collocata
al comune di Treviglio preso l’ufficio Tributi. Questo è un
piccolo ufficio che oltre a svolgere propri compiti è a contatto
con il pubblico. Quando sono stata inserita in questo ufficio
accogliente mi è stato assegnato un compito ben preciso,
ovvero avrei dovuto spedire molteplici raccomandate
riguardanti la TARES (tassa sui rifiuti) agli abitanti del paese
stesso e agli emigrati che non avevano effettuato alcun
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pagamento. Inizialmente questo compito sembrava essere
leggermente complicato perché oltretutto dovevo registrare
ogni spedizione e prima di imbustare ogni raccomandata
bisognava effettuare diversi controlli, poi con il passare dei
giorni il compito mi è risultato sempre più semplice. Oltre a ciò,
nel corso dei giorni mi sono state assegnate diverse mansioni
tra cui l’inserimento dei dati catastali riguardanti i vari abitanti
in un apposito programma, il controllo degli eventuali
pagamenti della tassa sui rifiuti da parte delle varie attività
commerciali del territorio e in caso contrario la creazione e
l’invio dei solleciti con la rispettiva registrazione della
spedizione. Inoltre mi è stato assegnato il compito di eliminare
le varie cartelle dei deceduti dall’archivio. Durante lo
svolgimento di questi compiti sono stata seguita raramente e
ciò mi ha fatto piacere, le procedure da eseguire per svolgere le
mansioni mi sono state spiegate solamente la prima volta e in
caso avessi avuto bisogno di maggiori spiegazioni o
informazioni sia il mio tutor che i colleghi sarebbero stati
disponibili. Grazie a questo ho potuto notare che riuscivo ad
essere autonoma perché raramente ho chiesto aiuto e tutto ciò
è anche grazie alle mie conoscenze.
Il rapporto con i colleghi posso dire che è stato eccezionale, sia
con quelli con cui lavoravo che con le persone di altri uffici con
cui entravo in contatto. Sono stati tutti molto disponibili, non
mi hanno fatto sentire inferiore, erano in grado farmi sentire a
mio agio e hanno cercato sempre di avere un buon dialogo con
me attraverso argomentazioni non riguardanti solamente
l’ambito del lavoro o della scuola, inoltre mi hanno dato anche
ottimi consigli. Il mio rapporto con loro rispetto a quello che ho
con i miei professori è ben diverso e penso che sia migliore
quello che ho avuto io con i miei colleghi. Sono due rapporti
ben distinti, penso che tra alunno e professore ci siano maggiori
difficoltà nel dialogare ed è un rapporto meno confidenziale ed
è giusto così, mentre con i colleghi si ha maggiore confidenza e
ciò ci ha fatto sentire a nostro agio.
Effettuando questo stage naturalmente la percentuale di
responsabilità da noi assunta era inferiore rispetto a quello che
normalmente viene assunta da un dipendente, ma comunque
aveva una sua importanza. All’interno del mondo del lavoro è
molto importante dare una buona impressione, dimostrare il
proprio interesse per il lavoro e far capire che la voglia di
imparare cose nuove c’è sempre e aumenta sempre di più,
perché non si smette mai di imparare. Avendo avuto
l’opportunità di mettere a confronto la scuola e il lavoro penso
che sia decisamente migliore il lavoro, perché andando a scuola
sono molto più stressata e ogni giorno preoccupata per
eventuali verifiche e interrogazioni, mentre quando andavo al
lavoro ero molto più serena e tranquilla anche perché mi
trovavo davvero bene. Dopo aver fatto questa splendida
esperienza ed esserne rimasta davvero contenta, con un sacco
di nuove conoscenze, spero in una nuova simile esperienza e
proprio per questo mi sto informando per uno stage estivo, con
la speranza che possa essere effettuato nella stessa azienda
ospitante. Di aspetti negativi sinceramente non ne ho rilevati
proprio perché mi sono trovata davvero bene e mi sono
rispecchiata molto nel lavoro che facevo. Grazie a questa
esperienza ho capito e mi sono convinta sempre di più di aver
fatto la scelta giusta, che quello è il lavoro adatto a me e in un
futuro mi piacerebbe avere un lavoro simile. Infine ho capito
che a scuola non importa molto il voto, perché non è quello che
ci deve rappresentare, bensì bisogna assicurarsi di aver capito e
appreso nuovi concetti senza paragonarsi ai compagni di classe.
Dunque sono riuscita ad arrivare a scuola con una nuova
mentalità, o meglio con un nuovo modo di vedere la scuola e i
compagni, una nuova prospettiva, sono tornata con l’intento di
imparare sempre di più perché in un futuro tutto ciò che
imparerò ora mi servirà e la cosa importante è evitare di
confrontarsi e paragonarsi agli altri rispetto al voto perché il
voto non ci rappresenta. Sarà così importante per me uscire da
questa scuola dando il meglio di me stessa per poter trovare un
buon posto di lavoro in cui potrei trovarmi bene.
L’alternanza: un modo per crescere e un modello per vivere. Un’occasione da non perdere! I ragazzi sfidano le proprie capacità.
Laura Ferrari - 3D
Stare nove mesi sui banchi di scuola tra
interrogazioni e libri per un ragazzo di
sedici/diciassette anni non è sempre così
piacevole. Per questo la nostra scuola ha
integrato il “bagaglio” tipico dello studente di
terza e quarta superiore con il progetto di
alternanza scuola-lavoro. Esserne parte significa
avere la possibilità di completare la propria
formazione attraverso il tirocinio presso dei
soggetti disposti ad accogliere i ragazzi.
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Di certo stare cinque ore seduti dietro ad un
banco ad ascoltare una persona che parla
ininterrottamente è molto meno stancante che
impegnarsi nel registrare fatture, scrivere lettere
al computer o stare ore in archivio; per questo
serve un approccio diretto con il mondo del
lavoro. Cambiare routine, modo di fare e
relazionarsi con persone adulte, che poi saranno i
propri colleghi per qualche settimana, aiuta lo
studente ad imparare ad essere più sicuro di sé e
più autonomo nello svolgere i compiti
assegnatigli.
In questo nuovo contesto e con i diversi ritmi
quotidiani, il ragazzo si mette alla prova
affrontando dalle 7 alle 8 ore di tirocinio in diversi
ambiti, che possono andare dallo studio di un
commercialista agli uffici di un’azienda
ospedaliera. Si ritrova tra le mani fatture da
registrare nel computer, lettere da scrivere per
sollecitare i pagamenti dei clienti, chiusura di
contratti, archiviazione di documenti ormai
vecchi, insomma, un vero lavoro per un ragazzo
delle superiori. Diventa una sfida tra sé stessi e le
proprie capacità: capire ciò che è stato richiesto
per poi svolgerlo nel modo più completo e
brillante per ottenere così una soddisfazione
personale ed un primo tassello di quello che sarà
il futuro lavorativo.
Persino nei momenti meno impegnativi
l’atmosfera che si respira nei luoghi di lavoro è un
po’ speciale per noi studenti. Il saluto tra colleghi
al mattino e al pomeriggio per congedarsi diventa
quasi un riconoscimento personale, che fa sentire
parte dell’azienda, come un piccolo pezzo di un
grande puzzle, mentre a scuola la fine delle
lezioni ci lascia solo un triste “ciao”.
Anche il pranzo, nonostante sia un momento di
pausa, diventa un’occasione per socializzare e far
parte di un nuovo team da cui ricavare consigli
per una crescita personale e professionale.
Se si confrontano queste settimane con quelle
consuete passate tra le mura scolastiche, ci si
rende conto che presentarsi ogni giorno al posto
di lavoro è più faticoso, ma è giusto che un
adolescente, per diventare un ragazzo maturo,
abbia la possibilità di fare questo tipo di
esperienza per poi, finiti gli studi, affrontare con
più sicurezza il mondo del lavoro, raggiungendo
così il suo traguardo. Per questo motivo il
progetto di alternanza è molto positivo: facciamo
in modo che la grande maggioranza dei ragazzi,
se non tutti, ne possano approfittare.
Nella tana del lupo Erika Fortin - 3C
Ogni anno molti studenti partecipano
all’esperienza dell’alternanza per un periodo
di due settimane. In questo arco di tempo i
ragazzi lavorano nelle attività più disparate,
mettendo finalmente in pratica ciò che hanno
studiato negli anni.
Gennaio-febbraio è il periodo adatto, si
riprende la situazione del primo
quadrimestre e si rimedia alle debolezze di
ognuno; chi prende parte al progetto ha una
buona occasione per rendere ancora più
salde le proprie conoscenze.
Se vi chiedete se tutto ciò che avete ripetuto,
tutto ciò su cui il vostro professore vi ha
interrogato nell’arco di questi anni, vi verrà
domandato dal vostro superiore, la risposta è
ovviamente negativa. Su un modello F24 non
ci sarà in alcun angolo uno spazio dove
inserire la data della caduta dell’Impero
Romano d’Occidente, oppure dove spiegare
perché da due punti passa una sola retta.
Eppure, anche se non potrebbe sembrare, un
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capo valuta anche la cultura dell’individuo
che vede seduto a una delle sue scrivanie. Se
a scuola ci si ritrova a dividere le informazioni
per materia, mischiandole il meno possibile
fintanto non venga richiesto, al lavoro ci si
può ritrovare coinvolti in discussioni che
abbracciano le più svariate materie.
L’ambiente scolastico è tranquillo, quasi del
tutto programmato e definito; i professori
sono per la maggior parte comprensivi, i
nostri compagni ci fanno sentire quasi
fossimo in una famiglia allargata.
Nell’ambiente lavorativo i cambiamenti e gli
imprevisti ci sono quasi ogni giorno: leggi che
cambiano, clienti che consegnano documenti
all’ultimo momento, montagne di carte da
consegnare in tempi ristretti. I colleghi
possono essere come fratelli o sorelle,
oppure possono essere irritanti e non puoi
chiedere se puoi cambiarti di posto con un
altro.
L’esperienza lavorativa fa capire alcune
dinamiche che altrimenti resterebbero
sconosciute, o meglio ignorate. Se la scuola è
l’addestramento per il futuro lavoro,
conviene affrontarla , non solo sfruttando
simpatie e trucchi vari, perché gli aiuti fuori
sono pochi e limitati. Altrimenti sarebbe
come spedire un agnellino impaurito nella
tana del lupo, con una sorte più che scontata.
UN’ESPERIENZA MOLTO SPECIALE! Trovare la felicità nelle persone più fragili
Giulia Esposito – 3D
Uno stereotipo molto comune che passa per la
testa di ogni adulto, è quello dei giovani che
trascorrono il loro tempo libero facendo
shopping, accompagnati dal loro inseparabile
smartphone di ultima generazione e concentrati
con tutti i loro pensieri verso il sabato sera
successivo.
Ma non è sempre così! Il mondo dei giovani è
assai vario e riserva a volte notevoli sorprese. Ci
sono ragazzi che dedicano gran parte dei loro
pomeriggi a praticare sport agonistici che li
appassionano, mentre altri preferiscono occupare
questa parte della giornata con un’esperienza
alternativa: il volontariato.
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Anche io ho voluto provare a dedicarmi a questo
tipo di attività all’interno della struttura “Casa
Famiglia” a Rivolta d’Adda, un luogo molto
grande ed accogliente, gestito dalle Suore
Adoratrici.
L’Istituto delle Suore Adoratrici venne fondato il
15 dicembre 1882 a Bergamo da Francesco
Spinelli e Caterina Comensoli. Il suo fondatore
Francesco morì proprio a Rivolta d’Adda il 6
febbraio 1913 dopo una vita costellata da
numerose prove caratterizzate dall’arte del
perdono e qui sorse dunque questo istituto.
All’interno della struttura si possono individuare
diverse aree: vi è quella dedicata alle attività
socio-assistenziali, la zona pastorale, quella
educativa e del disagio.
Proprio quest’ultima area è quella a cui io mi
dedico; al suo interno gli operatori si dedicano
all’assistenza a tossicodipendenti, malati di
A.I.D.S, giovani donne vittime di sfruttamento
sessuale, carcerati e persone con disabilità
mentali più o meno gravi.
La maggior parte del mio tempo alla “Casa
famiglia” lo trascorro aiutando e sostenendo le
persone che soffrono di disturbi psichici, ma non
si tratta, al contrario di quanto potrebbe pensare
chi giudica dall’esterno, di momenti tristi, perché
queste persone sono invece in grado di portare il
sole dentro di noi anche nelle giornate più cupe.
Essi mi hanno insegnato ad apprezzare
l’importanza dei più piccoli gesti e soprattutto mi
trasmette una grande forza vedere come essi
siano in grado di sorridere ed essere felici in
condizioni in cui magari noi impazziremmo.
Vivendo accanto a loro si nota come essi siano
capaci di trovare il lato positivo in ogni evento
che accade e come sappiano accogliere ogni
persona a braccia aperte, senza pregiudizi,
chiedendo in cambio solamente un po’ di amore.
Quest’esperienza mi ha fatto e mi sta facendo
crescere con alcuni importanti princìpi e spero
che moltissimi altri giovani possano scoprire la
gioia che può dare aiutare il prossimo!
IL SILENZIO E’ DOLO – Canzone
denuncia Nadia Panzera - 5B
Data pubblicazione: 21 gennaio 2015 Voci: Marco Ligabue, Lello Analfino, Othelloman Arte per urlare la mafia e la sua presenza, per non stare zitti, per denunciare. Il silenzio è dolo, fa male, fa peggio. Subire in silenzio non farà altro che lasciare tutto com’è. Si ha bisogno di cambiare, di ribellarsi ad aguzzini torbidi, di riportare tutto nelle mani della brava gente, quella onesta, quella buona, quella che non uccide, quella non minaccia, quella che non ti punta una pistola alla tempia se fai del bene.
Bisogna urlare,
strappare via il cerotto che ci hanno messo sulla bocca. Questo non devono farlo solo i siciliani ma gli italiani tutti; la mafia è cosa (inter)nazionale.
“Il silenzio è dolo” è una canzone che si porta dietro anche
un progetto: la creazione di un database pubblico ed aggiornato di tutti i beni mobili, immobili, comparti aziendali e conti correnti sequestrati alla mafia in cui viene specificato, inoltre, il percorso del bene stesso (da sequestro a confisca, da confisca a confisca irrevocabile); tutto questo anche per evitare che il bene mafioso finisca in malora ancor prima di diventare cosa statale, quindi che non venga
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convertito ed utilizzato per il bene comune ed attività lecite. A tal fine si è organizzata una petizione online, con obiettivo minimo di 50.000 firme, in quanto questo è il numero richiesto dalla legge italiana per poter depositare un disegno di legge in Parlamento. L’iniziativa è stata presentata a Montecitorio.
In primo piano, in ordine partendo da sinistra: Othelloman, Marco Ligabue, Lello Analfino, Ismaele La Vardera. Ismaele La Vardera è un giovanissimo giornalista e scrittore siciliano presidente dell’Associazione nazionale Verità Scomode. Lui è quello che ha curato un’inchiesta giornalistica che ha portato alle dimissioni di sindaco e giunta, causa brogli elettorali avvenuti nelle ultime elezioni comunali, del suo paese vicino a Palermo: Villabate.
Poi il programma televisivo “Le Iene” ha ripreso la notizia e l’ha diffusa a livello nazionale. Marco Ligabue viene raggiunto da La Vardera ad un concerto in terra siciliana; lui gli racconta la sua storia, gli fa una proposta e Ligabue accetta; e da qui inizia la collaborazione per la canzone-denuncia-proposta di legge. Nino Di Matteo, magistrato antimafia sotto scorta da più di vent’anni, è un diretto sostenitore di questo progetto. Sue sono queste parole: “La mafia ha sempre prosperato nel silenzio; i mafiosi vogliono che di mafia non si parli. Il silenzio ha fatto danni quanto il piombo mafioso. Senza il silenzio e l’omertà dei pavidi, la mafia non sarebbe mai stata forte come
purtroppo è diventata. Per i mafiosi il silenzio è d’oro, io credo che il silenzio è dolo.” Per lui sono scesi in piazza migliaia di studenti (e non) il 15 novembre 2014 a Palermo al grido “Siamo tutti Nino Di Matteo”.
Questa marcia di solidarietà arriva dalla Sicilia “quella vera”. Perché se la mentalità cambia, la mafia è fottuta.
LINK UTILI: Canzone -> Youtube, “Marco Ligabue feat. Lello Analfino e Othelloman - Il silenzio è dolo” Pagina Facebook -> “Il silenzio è dolo” Raccolta firme -> https://www.change.org/p/il-silenzio-%C3%A8-dolo Palermo, 15.11.2014 ->