Ci aspettiamo sempre di più LE MINACCE PERCEPITE ma le … · de La Stampa Giovanni Boccia Artieri...

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22 GIUGNO - 28 GIUGNO 2017 PAURA E REALTÀ Giovanni Orsina Politologo, insegna Storia Contemporanea alla Luiss Guido Carli di Roma Ultimo libro II berlusconismo nella storia d'Italia (Marsilio 2013). È editorialista de La Stampa Giovanni Boccia Artieri Bolognese, classe 1967. Èprofessore ordinario di Sociologia dei media digitali presso l'Università degli studi di Urtino. Il suo libro più recente è Stati di connessione. Pubblici cittadini e consumatori nella (Social) Network Society (Franco Angeli 2016) Politica Ci aspettiamo sempre di più ma le nostre democrazie possono dare sempre di meno L a sensazione diffusa che le democrazie non sappiano rispondere alla pressante domanda di sicurezza che viene loro rivolta scaturisce dall'intersezione fra tre fenomeni storici: il livello elevato delle richieste che i cittadini fanno alle democrazie; la trasformazione dei pericoli che ci circondano; la debolezza della politica Così, nello splendido romanzo omonimo del 1965, John Williams descriveva Stoner, un uomo nato nell'America rurale del 1891: «conosceva il mondo in una maniera che pochi dei suoi colleghi più giovani avrebbero potuto comprendere. Dentro di sé, in profondità, al di sotto della memoria, conosceva il disagio e la fame e la resistenza e il dolore... [era] la sua eredità, datagli dai suoi antenati le cui vite erano oscure e dure e stoiche, e che per una comune scelta morale presentavano a un mondo oppressivo volti ch'erano privi d'espressione e duri e spenti». Bene: chi fra i nati dopo il 1945 in Occidente accetterebbe di rassegnarsi all'oscurità e all'oppressione? Nessuno, direi. Certamente non l'accetterebbe quell'ottanta per cento di adolescenti che, in un sondaggio americano dei tardi Anni Ottanta, rispondevano di considerarsi «una persona importante». Negli Anni Cinquanta, alla medesima domanda - ti consideri una persona importante? -, aveva risposto affermativamente soltanto il dodici per cento degli intervistati. H salto dalla generazione di Stoner - identica in questo alle migliaia di generazioni che l'hanno preceduta - ai nati dal secondo dopoguerra è stato con ogni probabilità uno dei maggiori nella storia dell'uomo: dallo stoicismo e dalla rassegnazione al diffondersi in ognuno di noi dell'orgogliosa coscienza della nostra unicità, del desiderio d'essere il più possibile in controllo del nostro destino, della determinazione a realizzare il nostro speciale progetto esistenziale. È stato un salto straordinariamente positivo, certo: chi vorrebbe mai ritornare alla fame e al disagio? Allo stesso tempo, però, ha anche innalzato a dismisura l'asticella delle aspettative universali. E, di conseguenza, l'asticella dell'aspettativa alla sicurezza, che precede tutte le altre: sicurezza della vita, della salute, del lavoro, del reddito. Le condizioni eccezionali dei decenni postbellici hanno consentito per lungo tempo alle democrazie di tener dietro all'asticella: se quella continuava a innalzarsi, anche la politica disponeva tuttavia di risorse tecnologiche, organizzative, finanziarie sempre maggiori. A partire dai tardi Anni Sessanta, però, e con un'accelerazione, visibile nell'ultimo trentennio, lo spazio fra le aspettative di sicurezza degli individui che abitano le democrazie e la capacità delle democrazie di soddisfare quelle aspettative è venuto via via crescendo. L'ampliarsi di questo iato è dipeso per un verso dalla frammentazione dei pericoli. Durante la Guerra Fredda non mancavano di certo i motivi per aver paura - basti pensare al rischio di apocalisse nucleare. Ma il bipolarismo fra Est e Ovest dava una struttura ordinata al rischio, lo rendeva prevedibile, e perciò meno spaventoso. Dopo il 1989 il mondo s'è venuto facendo sempre più complesso, e i processi di globalizzazione economica da un lato, le migrazioni dall'altro, hanno portato questa complessità all'interno di democrazie spiritualmente sempre più incerte e demograficamente sempre più. vecchie. Per un altro verso, il divario fra le aspettative dei cittadini e la performance delle democrazie s'è ampliato perché i sistemi politici nazionali sono diventati sempre più inadeguati a gestire fenomeni che trascendono i loro confini, ma l'efficacia che quelli hanno perduto non è stata recuperata dalle istituzioni sovrannazionali « Semplicemente, s'è dissolta nel nulla. Il flusso di migranti che attraversa il Canale di Sicilia così - per prendere un esempio concreto - non riesce ad arginarlo l'Italia, ma non ci riesce neppure l'Europa Se i pericoli si sono fatti non necessariamente maggiori, ma più vicini, diffusi, avvolgenti che nel passato, e le democrazie sono sempre meno efficaci nel gestirli, non per questo però l'asticella dell'aspettativa di sicurezza ha smesso di crescere. Alla politica, così, tocca un discredito sempre maggiore. Al punto che in occasione di terremoti, valanghe, alluvioni si trasforma spesso in un capro espiatorio: la mia sicurezza dev'essere perfetta - grida il cittadino - e se non lo è, la colpa è del politico. . , ^, ® BYNC NDALCUNI DIRITTI RISERVATI •Hi :* LE MINACCE PERCEPITE Quali sono oggi le principali sfide alla sicurezza dei cittadini europei? LIBERTÀ ALLE STRETTE Pensa che libertà e diritti fondamentali abbiano subito restrizione nell'Unione Ei m m m «• Sì, decisamente Sì, per certi versi No, non particolarmente No, affatto Non sa Comunicazione C'è un corto circuito media e social: la società del rischio fabbrica incertezze 2 marzo 2015 4 giugno 2011 Terrorismo Crisi finanziarie ed economiche 15% 10% 18% ( LA GESTIONE DEL RISCHIO Livelli di allerta nel Regno Unito Criminalità organizzata MODERATO Un attacco è possibile ma non probabile SOSTANZIALE Un attacco è una concreta possibilità Un attacco è improbabile Un attacco è altamente probabile Ci si aspetta un attacco imminente 2007 2009 2009 2010 Estremismo religioso Immigrazione clandestina Guerre e guerre civili LE INSICUREZZE ECONOMICHE 11% 7% FAMIGLIE IN AFFANNO Incapacità di affrontare spese economiche impreviste Insicurezza delle frontiere europee Problemi ambientali o climatici Debiti (mutuo o affitto, bollette, spese di noleggio) 2007 2008 2009 2010 Fonte: Eurostat e Governo Britannico L A innovazione tecnologica e l'accelerazione T delle reazioni sociali supportate dai media e dalle connessioni digitali hanno creato un crescente divario fra il rischio percepito e il controllo su possibilità ed effetti È questa l'eredità che un sociologo come Urlich Beck ci ha consegnato analizzando la nostra come una "società del rischio" in cui fabbrichiamo incertezze. La diffusione progressiva di conoscenza e la sua accessibilità e disponibilità ha finito per produrre, paradossalmente, un senso di imprevedibilità più elevato. Le scelte della nostra vita possono essere confrontate continuamente con un ricco flusso informativo di idee e teorie che passano dalla dimensione della scienza e degli esperti a quella della popolazione che rimodella le proprie abitudini e attese attorno a questo costante feedback informativo rappresentato da una circolazione continua ed espansa di informazioni con cui confrontarsi. Informazioni che oggi sempre più non dipendono unicamente da canali ufficiali di divulgazione ma da un sapere diffuso che incontriamo nelle nostre conversazioni online. I social network rendono più evidente ciò che pensa chi è in relazione con noi e la proliferazione della diversità delle idee riempie improvvisamente il nostro mondo di riferimento e ne scuote le certezze. Il dissenso presente nelle nostre cerehie sociali è più trasparente e più esposto. Il contrasto sociale, la presenza costante del discorso sull'Altro e sulle diversità, quella sullo stato di incertezza del mondo (la crisi economica, il terrorismo, ecc.) e del destino individuale si insinua nella nostra quotidianità: il discorso sull'insicurezza diventa una presenza pulviscolare e continua che emerge da pagine Facebook, da hashtag su Twitter, da post su Instagram. Frequentiamo con costanza la nostra ansia sociale stimolati a commentare post, a condividere contenuti, ad esprimere sensazioni attraverso le grammatiche della reaction che si sono estese oltre il like. Il fatto che Facebook abbia introdotto una serie di sfumature per il commento sintetico ed istintivo ai post, ci parla di una realtà sociale connessa che propone miriadi di notizie che si sono caricate di attese emotive. La fenomenologia della paura compare nelle nostre timeline intermezzando con tutto il suo portato di incertezza la routine costruita di vissuti personali e da micro racconti della vita quotidiana e ci espone alle situazioni temute presentificandole sotto forma di immagini e narrazioni circolanti Un tema di interesse pubblico come quello ad esempio della vaccinazione non è quindi più solo una dimensione che affrontiamo attraverso approfondimenti informativi nei media ma è quel post condiviso da nostri "amici" in cui un genitore racconta la sua visione opponendo la verità dell'esperienza a decenni di studi scientifici. È in questo modo che attorno alle vaccinazioni si scatena un gioco di polarizzazione che tende a diventare più visibile e ad aggregare punti di vista che diventano "punti di vita" attorno all'hashtag #novax su Twitter. E anche le istituzioni, che rappresentano uno strumento di controllo dell'incertezza, finiscono per alimentare il dibattito sulla paura perché se, da una parte, indicano modalità di gestione dall'altra non riescono a prevedere la quantità e velocità delle reazioni ai provvedimenti presi. Reazioni che oggi sono, appunto, accelerate dalla circolazione comunicativa dei social network. Basti pensare a come il recente decreto sulle vaccinazioni obbligatorie abbia generato immediatamente una reazione sociale in termini di comunicazione sui social network che ha portato i media generalisti ad evidenziare come in rete crescano con istantaneità movimenti di opinione. Testiamo così la nostra insicurezza in connessione con gli altri e la dimensione di incertezza sociale sulle scelte diventa sempre più centrale rispetto alle soluzioni. La produzione sociale della paura trova oggi meccanismi di costruzione e diffusione in un eco- sistema mediale in cui non solo vengono generati discorsi sull'incertezza da parte dei media tradizionali e dalla loro azione informativa ma anche dall'intreccio di quei discorsi con una realtà conversazionale quotidiana che passa dai social media e che trasforma le nostre inquietudini in un'esperienza più diretta, che possiamo toccare con mano... sui nostri schermi AndreaJ Anche i personaggi più eroici andare nel panico. Ve ne pres abbinare a ciascuno la sua pai A. Indiana Jones B. Conan il Barbaro C. Capitan Uncino D. Asterix e i Galli E. James Bond F. Snoopy G. Paperino Soluzione •SD'41' ©BVINC P4D A L C U N I DIRITTI RISERVATI

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Page 1: Ci aspettiamo sempre di più LE MINACCE PERCEPITE ma le … · de La Stampa Giovanni Boccia Artieri Bolognese, classe 1967. Èprofessore ordinario di Sociologia dei media digitali

22 GIUGNO - 28 GIUGNO 2017

PAURA E REALTÀ

GiovanniOrsina

Politologo,insegna Storia

Contemporaneaalla Luiss Guido

Carli di RomaUltimo libro

II berlusconismonella storia d'Italia

(Marsilio 2013).È editorialistade La Stampa

GiovanniBoccia Artieri

Bolognese,classe 1967.

Èprofessoreordinario

di Sociologiadei media digitalipresso l'Università

degli studidi Urtino.

Il suo libro piùrecente è Stati

di connessione.Pubblici cittadini econsumatori nella

(Social) NetworkSociety (Franco

Angeli 2016)

Politica

Ci aspettiamo sempre di piùma le nostre democraziepossono dare sempre di meno

La sensazione diffusa che le democrazie non sappiano risponderealla pressante domanda di sicurezza che viene loro rivoltascaturisce dall'intersezione fra tre fenomeni storici: il livello

elevato delle richieste che i cittadini fanno alle democrazie; latrasformazione dei pericoli che ci circondano; la debolezza dellapoliticaCosì, nello splendido romanzo omonimo del 1965, John Williamsdescriveva Stoner, un uomo nato nell'America rurale del 1891:«conosceva il mondo in una maniera che pochi dei suoi colleghi piùgiovani avrebbero potuto comprendere. Dentro di sé, in profondità, aldi sotto della memoria, conosceva il disagio e la fame e la resistenza e ildolore... [era] la sua eredità, datagli dai suoi antenati le cui vite eranooscure e dure e stoiche, e che per una comune scelta moralepresentavano a un mondo oppressivo volti ch'erano privid'espressione e duri e spenti». Bene: chi fra i nati dopo il 1945 inOccidente accetterebbe di rassegnarsi all'oscurità e all'oppressione?Nessuno, direi. Certamente non l'accetterebbe quell'ottanta per centodi adolescenti che, in un sondaggio americano dei tardi Anni Ottanta,rispondevano di considerarsi «una persona importante». Negli AnniCinquanta, alla medesima domanda - ti consideri una personaimportante? -, aveva risposto affermativamente soltanto il dodici percento degli intervistati.H salto dalla generazione di Stoner - identica in questo alle migliaia digenerazioni che l'hanno preceduta - ai nati dal secondo dopoguerra èstato con ogni probabilità uno dei maggiori nella storia dell'uomo:dallo stoicismo e dalla rassegnazione al diffondersi in ognuno di noidell'orgogliosa coscienza della nostra unicità, del desiderio d'essere ilpiù possibile in controllo del nostro destino, della determinazione arealizzare il nostro speciale progetto esistenziale. È stato un saltostraordinariamente positivo, certo: chi vorrebbe mai ritornare allafame e al disagio? Allo stesso tempo, però, ha anche innalzato adismisura l'asticella delle aspettative universali. E, di conseguenza,l'asticella dell'aspettativa alla sicurezza, che precede tutte le altre:sicurezza della vita, della salute, del lavoro, del reddito.Le condizioni eccezionali dei decenni postbellici hanno consentito perlungo tempo alle democrazie di tener dietro all'asticella: se quellacontinuava a innalzarsi, anche la politica disponeva tuttavia di risorsetecnologiche, organizzative, finanziarie sempre maggiori. A partire daitardi Anni Sessanta, però, e con un'accelerazione, visibile nell'ultimotrentennio, lo spazio fra le aspettative di sicurezza degli individui cheabitano le democrazie e la capacità delle democrazie di soddisfarequelle aspettative è venuto via via crescendo.L'ampliarsi di questo iato è dipeso per un verso dalla frammentazionedei pericoli. Durante la Guerra Fredda non mancavano di certo imotivi per aver paura - basti pensare al rischio di apocalisse nucleare.Ma il bipolarismo fra Est e Ovest dava una struttura ordinata alrischio, lo rendeva prevedibile, e perciò meno spaventoso. Dopo il1989 il mondo s'è venuto facendo sempre più complesso, e i processidi globalizzazione economica da un lato, le migrazioni dall'altro,hanno portato questa complessità all'interno di democraziespiritualmente sempre più incerte e demograficamente sempre più.vecchie.Per un altro verso, il divario fra le aspettative dei cittadini e laperformance delle democrazie s'è ampliato perché i sistemi politicinazionali sono diventati sempre più inadeguati a gestire fenomeniche trascendono i loro confini, ma l'efficacia che quelli hanno perdutonon è stata recuperata dalle istituzioni sovrannazionali «Semplicemente, s'è dissolta nel nulla. Il flusso di migranti cheattraversa il Canale di Sicilia così - per prendere un esempioconcreto - non riesce ad arginarlo l'Italia, ma non ci riesce neppurel'EuropaSe i pericoli si sono fatti non necessariamente maggiori, ma piùvicini, diffusi, avvolgenti che nel passato, e le democrazie sonosempre meno efficaci nel gestirli, non per questo però l'asticelladell'aspettativa di sicurezza ha smesso di crescere. Alla politica, così,tocca un discredito sempre maggiore. Al punto che in occasione diterremoti, valanghe, alluvioni si trasforma spesso in un caproespiatorio: la mia sicurezza dev'essere perfetta - grida il cittadino - ese non lo è, la colpa è del politico. . , ^,

® BYNC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

• H i :*

LE MINACCE PERCEPITEQuali sono oggi le principali sfide alla sicurezzadei cittadini europei?

LIBERTÀ ALLE STRETTEPensa che libertà e diritti fondamentali abbiano subito restrizione nell'Unione Ei

m m m «•Sì, decisamente Sì, per certi versi No, non particolarmente No, affatto Non sa

Comunicazione

C'è un corto circuito media e social:la società del rischio fabbrica incertezze

2 marzo 2015 4 giugno 2011

Terrorismo

Crisi finanziarie ed economiche

15% 10%

18% ( LA GESTIONE DEL RISCHIOLivelli di allerta nel Regno Unito

Criminalità organizzata

MODERATOUn attacco è possibilema non probabile

SOSTANZIALEUn attaccoè una concreta possibilità

Un attacco è improbabile

Un attacco è altamente probabile Ci si aspetta un attacco imminente

2007 2009 2009 2010

Estremismo religioso

Immigrazione clandestina

Guerre e guerre civili

LE INSICUREZZE ECONOMICHE11%7% FAMIGLIE IN AFFANNO

Incapacità di affrontare spese economiche impreviste

Insicurezza delle frontiere europee

Problemi ambientali o climatici

Debiti (mutuo o affitto, bollette, spese di noleggio)

2007 2008 2009 2010

Fonte: Eurostat e Governo Britannico

LA innovazione tecnologica e l'accelerazioneT delle reazioni sociali supportate dai media e

dalle connessioni digitali hanno creato uncrescente divario fra il rischio percepito e il controllosu possibilità ed effetti È questa l'eredità che unsociologo come Urlich Beck ci ha consegnatoanalizzando la nostra come una "società del rischio" incui fabbrichiamo incertezze. La diffusione progressivadi conoscenza e la sua accessibilità e disponibilità hafinito per produrre, paradossalmente, un senso diimprevedibilità più elevato. Le scelte della nostra vitapossono essere confrontate continuamente con unricco flusso informativo di idee e teorie che passanodalla dimensione della scienza e degli esperti a quelladella popolazione che rimodella le proprie abitudini eattese attorno a questo costante feedback informativorappresentato da una circolazione continua edespansa di informazioni con cui confrontarsi.Informazioni che oggi sempre più non dipendonounicamente da canali ufficiali di divulgazione ma daun sapere diffuso che incontriamo nelle nostreconversazioni online.I social network rendono più evidente ciò che pensachi è in relazione con noi e la proliferazione delladiversità delle idee riempie improvvisamente il nostromondo di riferimento e ne scuote le certezze. Ildissenso presente nelle nostre cerehie sociali è piùtrasparente e più esposto. Il contrasto sociale, lapresenza costante del discorso sull'Altro e sulle

diversità, quella sullo stato di incertezza del mondo (lacrisi economica, il terrorismo, ecc.) e del destinoindividuale si insinua nella nostra quotidianità: ildiscorso sull'insicurezza diventa una presenzapulviscolare e continua che emerge da pagineFacebook, da hashtag su Twitter, da post su Instagram.Frequentiamo con costanza la nostra ansia socialestimolati a commentare post, a condividere contenuti,ad esprimere sensazioni attraverso le grammatichedella reaction che si sono estese oltre il like. Il fattoche Facebook abbia introdotto una serie di sfumatureper il commento sintetico ed istintivo ai post, ci parladi una realtà sociale connessa che propone miriadi dinotizie che si sono caricate di attese emotive.La fenomenologia della paura compare nelle nostretimeline intermezzando con tutto il suo portato diincertezza la routine costruita di vissuti personali e damicro racconti della vita quotidiana e ci espone allesituazioni temute presentificandole sotto forma diimmagini e narrazioni circolantiUn tema di interesse pubblico come quello adesempio della vaccinazione non è quindi più solo unadimensione che affrontiamo attraversoapprofondimenti informativi nei media ma è quel postcondiviso da nostri "amici" in cui un genitoreracconta la sua visione opponendo la veritàdell'esperienza a decenni di studi scientifici. È inquesto modo che attorno alle vaccinazioni si scatenaun gioco di polarizzazione che tende a diventare più

visibile e ad aggregare punti di vista che diventano"punti di vita" attorno all'hashtag #novax su Twitter.E anche le istituzioni, che rappresentano unostrumento di controllo dell'incertezza, finiscono peralimentare il dibattito sulla paura perché se, da unaparte, indicano modalità di gestione dall'altra nonriescono a prevedere la quantità e velocità dellereazioni ai provvedimenti presi. Reazioni che oggisono, appunto, accelerate dalla circolazionecomunicativa dei social network. Basti pensare acome il recente decreto sulle vaccinazioniobbligatorie abbia generato immediatamente unareazione sociale in termini di comunicazione suisocial network che ha portato i media generalisti adevidenziare come in rete crescano con istantaneitàmovimenti di opinione.Testiamo così la nostra insicurezza in connessionecon gli altri e la dimensione di incertezza sociale sullescelte diventa sempre più centrale rispetto allesoluzioni. La produzione sociale della paura trova oggimeccanismi di costruzione e diffusione in un eco-sistema mediale in cui non solo vengono generatidiscorsi sull'incertezza da parte dei media tradizionalie dalla loro azione informativa ma anche dall'intrecciodi quei discorsi con una realtà conversazionalequotidiana che passa dai social media e che trasformale nostre inquietudini in un'esperienza più diretta, chepossiamo toccare con mano... sui nostri schermi

AndreaJ

Anche i personaggi più eroiciandare nel panico. Ve ne presabbinare a ciascuno la sua pai

A. Indiana Jones

B. Conan il Barbaro

C. Capitan Uncino

D. Asterix e i Galli

E. James Bond

F. Snoopy

G. Paperino

Soluzione

•SD'41'

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ORIGAMI

8

Testo e dati a cura di

Laura Aguzzi

HAI PAURA DEL BUIO?«pea per la lotta al terrorismo e al crimine organizzato? Percezione della sicurezza nel camminare da soli la notte

• • •Molto sicuro Piuttosto sicuro Un pò insicuro Del tutto insicuro

31% 10% 13% 7% 8%

II Paesedeve restare

vigile- Il Primo Ministro Theresa May -

2012 2013 2014 2015 2016

2012 2013 2014 2015 2016

Italia

NOSTALGIA DEL FUTUROI bambini di oggi avranno una situazioneeconomica migliore rispetto ai propri genitori?

Peggiore Migliore

u.s. 58%

Canada 6 9 %

%• Polonia 3 9 %

Svezia 4 6 %

I Ungheria 4 6 %

Germania 5 2 %

Olanda 5 4 %

Spagna 6 9 %

• Regno Unito 6 8 %

ITALIA 6 5 %

Grecia 7 3 %

Francia 7 1 %

Medio Oriente 6 0 %

Russia 2 4 %

LA GUIDADEL GOVERNOBRITANNICOCome riconoscereun terrorista,comportamenti sospetti

'Ir

Non è possibile riconoscereun terrorista da aspetto fisico,età, tratti somatici, genere, abbigliamento.Si può invece individuare e denunciareun comportamento sospetto „.,

Quella personasta davvero facendouna foto o un selfie?

•Si aggira in aree ristrette al pubblico?

•Da particolare attenzione alle entrate,

le uscite, le telecameredi sicurezza?

Fa domande inusuali?

Nasconde il propriovolto?

Realizzazione graficaAlessandra Lorenzi

1ce.nTim&1"ri - LA STAMPA

Editorialistade La Stampa,

insegna giornali-smo economico

all'UniversitàLa Sapienza

di Roma ed è sociodell'Lstituto affari

internazionali.La sua ultima

pubblicazione è unlibro-intervista conSusanna Camusso

dal tìtoloII lavoro perduto

(Laterza20i2)

BillElXimott

Economia >n

Nuovo Welfare cercasima la cosa più urgenteè formare posti di lavoro

La paura di perdere il lavoro si è insediata nelle teste. Altrimenti, come mai lepaghe oggi stentano a crescere perfino nei Paesi in cui trovare un impiego èridiventato facile, come il Giappone (disoccupati appena il 2,8%) la Germania

(il 3,9%) o gli Stati Uniti (4,3%)?Prima la rapida corsa della globalizzazione, poi la grande crisi, hanno distruttosicurezze; instillano timori difficili da inquadrare negli schemi consueti. Giustamenteci si indigna per le ineguaglianze, tuttavia il record del pessimismo sul futuro spettavaalmeno fino a ieri alla Francia, dove si era evitato che i divari di reddito crescessero.Ovunque, gli anziani sognano di tornare indietro. Dimenticato è lo slogan degli Anni90, che per il welfare si spende troppo, e la competitivita impone di ridimensionarlo.Nei Paesi dove quelle ricette furono applicate con coerenza da Ronald Reagan e daMargaret Thatcher i giovani, al contrario che altrove, votano a sinistra.Il malessere accomuna Paesi al loro interno diversissimi. Le paure per il presente(perdere il lavoro) non sempre appaiono correlate con le normative più rigide o piùpermissive; né le paure per il futuro (i nostri figli saranno più poveri di noi) conl'andamento attuale dell'economiaNei numeri appena pubblicati dall'Ocse, la perdita di reddito per chi rimanedisoccupato è alta in Italia, altissima in Spagna, dove le tutele contro il licenziamentopur ridimensionate restano; media negli Usa e in Gran Bretagna, dove al contrario èfacile esser cacciati su due piedi.Le insicurezze persistono perché temiamo nel prossimo futuro cambiamenti rapidiquanto quelli degli ultimi ventanni. Eppure la novità più sconvolgente - i robot chetolgono il lavoro alle persone - benché i media ne parlino con insistenza, nella realtàancora compare poco.Il Giappone avrebbe condizioni ideali. Dato che accoglie pochissimi immigrati, acausa della bassa natalità la forza lavoro comincia a scarseggiare. Le imprese sonoall'avanguardia nella ricerca II costo del denaro è a zero, dunque investire conviene.Però nulla accade, e la produttività ristagnaAnche lì, come da noi, è facile assumere giovani precari a basso costo: sarà per questoche l'incentivo a informatizzare è basso? Oppure tutta una società dove l'età mediacresce rilutta ai salti in avanti? Ma se anche il robot non arriverà domani, si teme chearrivi dopodomani.Secondo il premio Nobel per l'economia Robert Shiller, il recente corso dell'economia«può aver lasciato l'impressione che le aziende emergenti non creino lavoro per chinon sa cavarsela con l'informatica». Nel passato le macchine hanno ridotto la faticadegli umani; d'ora in poi rischierebbero di rendere inutilizzabili alcuni di essiAi giovani italiani trovare un impiego ben pagato risulta arduo perfino sel'informatica la maneggiano alla perfezione. Bisogni e inquietudini si esasperano,cercano una risposta a effetto immediato, tipo «se il lavoro non c'è, ci diano almenoqualche soldo» (il reddito di cittadinanza).Il sistema americano, nessuna protezione, marcia creando scompensi esplosivi, chehanno polarizzato come non mai la vita politica II sistema italiano che proteggealcuni e lascia fuori altri è bloccato; alla fine diventano più poveri tutti, anche itutelati.Per dare sicurezza alle persone e insieme lasciar via libera al nuovo si prospetta ora di«proteggere il lavoratore e non il posto di lavoro così com'è». È il programma delnuovo presidente francese Emmanuel Macron: meno ostacoli ai licenziamenti,robuste indennità di disoccupazione per tutti.Funziona nei Paesi scandinavi, dove non mette paura cimentarsi in iniziative nuoveperché c'è una rete di sicurezza (chi resta senza lavoro in media riesce a conservaretre quarti del reddito). Ma occorre tempo perché dia risultati: arriveranno prima chela pazienza degli elettori finisca?

© W HC ND ALCUNI DIRITTI «SERVATI

ia possibilità di arricchirsi è in genere accettata come partedella nostra libertà e come un vantaggio dell'apertura. Maquando hrkchezmkde il nostm senso di dttadinanzacondivisa quando erige barriere invece che definireopportunità, allora il collante che tiene insieme le nostresocietà comincia a mostrare delle crepe. È questo il fenomenocui stiamo assistendo in molte nazioni occidentali

da. Il destino dell'OccidenteMarsilio 2017

DCO

ìolino

ano le loro fobie e possonoiamo alcuni: sapetefra quelle elencate?

agni

terpenti

creditori

n coccodrillo

a magia

She il cielo ci cada sulla testa

gatto dei vicini

La società

Nel troppo amore della famigliasi perde l'orizzónte del mondo

Scrittrice eformatrice vocale,

si occupa dellequestioni c/ie_

riguardanole famiglie,

il femminile ela voce alla luce

della pratica edella teoria

analitica.Il suo ultimo libro èMio figlio mi adora

Figli in ostaggio egenitori modello

(Nottetempo, 2016)

Impaurite dal mondo, lefamiglie sembranochiudersi. Di fronte

all'insicurezza, cresce il bisognodi appartenenza a un universoprotettivo che però isola ilsoggetto a venire - il bambino, ilTZg&zzjo - all'interno di uncerchio magico che lo faprigioniero, il più delle volteconsenziente. Il genitore,piuttosto che educareall'apertura verso un mondoincerto e insegnare al figlio asuperare le paure, si trova adassicurargli la vita e, in questaclausura protetta, sostiene piùla relazione d'amore col figlioche la sua indipendenza Questaè la famiglia claustrofilica:scambi, affetto, amore,sostegno, confidenze,compagnia, educazione, viaggi,svago, tutto si fa in questafamiglia ali inclusive. Il mondoè risucchiato all'interno el'orizzonte di tutti si è ristrettoin un assetto famigliare nemico

del collettivo perché lavoro diciviltà e chiusura sonoantitetici. L'atteggiamentodiffuso di paura per l'estraneo eper lo straniero, che riverberasul piano sociale, ha qui una sua ,radice. In un tempo in cui ilvivere appare insicuro - anchese fuori dall'uscio non c'è laguerra costante come in altreepoche dell'umanità - la casasembra l'ultimo rifugio. Lefamiglie claustrofilicheperdono e fanno perdere ilmondo come orizzonte, e ildeficit di orizzonte è deficit dietica Così, stiamo formandouna umanità chiusa e paurosa, ilcontrario di ogni idea di futuro.L'epoca è paradossale: mainessuna società occidentale èstata più sicura ma lapercezione dell'insicurezzapersonale è molto alta Lo statosociale assottigliale protezioniai singoli, mentre le allarga abanche e imprese: il sistemachiede al singolo di trovare

soluzioni individuali a problemidi sistema e questo può lasciareun senso di smarrimento chenon si risolve, però, con lachiusura in famiglia mapiuttosto con il legamecollettivo.La società che debella ognipaura è una chimera perchél'incertezza e l'insicurezza sonocostitutive dell'essere umano elo stesso pensiero procede perincertezze piuttosto che percertezze. La certezza è, invece,la culla dell'ubbidienza e iltotalitarismo offre la sicurezzadi una liturgia dell'identico dacui ogni alterità è banditaDunque, l'intolleranza allainsicurezza può mettere arischio il pensare il futuro, che èstrutturalmente incerto. Sipensa quando ci si chiede"perché", una delle prime paroleche l'essere umano pronuncia, enon è una domanda che puòsorgere di fronte al certo. «Quinon c'è perché» («Hier ist kein

warum"), dice una SS nellibro di Primo Levi: il perchéassillante e necessario deibambini - la loro iniziazione alpensiero - è più che interdetto,è annullato. La certezza,dunque, può essere ancheorrore e follia "-,[.Cosa chiediamo veramentequando chiediamo piùsicurezza? Chiediamo fa,l'infantilizzazione della vita,chiediamo di stare sotto unocchio che ci sorveglia e chepunisca il reprobo, chiediamodi essere controllati datelecamere dietro le quali f-supponiamo un occhiobenevolo e paterno. I genitoriPigmalioni, quelli che voglionoforgiare i propri figli - forgiare èil contrario di educare - e che licontrollano strettamente, ipassano il messaggio che ilcontrollo sia legato all'amore: sitratta di un connubiopericoloso perché è lo stessoche s'instaura nella relazione

con un partner violento: «micontrolla, dunque mi ama».L'insicurezza è componentedella vita e averne paura nonimpedisce la morte, impediscela vita Se pensiamo disopprimere l'insicurezzaentriamo nella spirale 4concentrazionaria nel terroredove tutto è a senso unico, certoe meticolosamente pianificato.L'incertezza fa parte di unademocrazia che tollera laplurivocità e la moltiplicazionedei sensi di circolazione dipensieri e culture, apre le case eimuri.Occorre prendersi il rischiodell'andare, accettarel'incertezza del viaggio perché,come dice Bloch, la propria casala si trova solo dopo aver giratoil mondo e non è quella cheabbiamo lasciato. Il compito diogni figlio è di andare, lasciarela casa dei genitori e trovare lapropria

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