Chocolat-PANTI

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CHOCOLAT JOANNE HARRIS [CITAZIONI DAL TESTO]

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CHOCOLATJOANNE HARRIS

[CITAZIONI DAL TESTO]

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IL MARTEDI’ GRASSOIl martedi’ grasso è carnevale. Un carnevale che a Lansquenet è arrivato con un vento tiepido, carico di odori caldi delle frittelle sfrigolanti, delle salsicce e delle cialde friabili e dolci cotte alla

piastra proprio sul bordo della strada, con i coriandoli che scivolano simili a nevischio da colletti e polsini e finiscono sui marciapiedi come inutili antidoti contro l’inverno. C’è un’eccitazione febbrile

nella folla disposta lungo la stretta via principale, i colli che si allungano per vedere il carro fasciato di carta crespata, con i suoi

nastri svolazzanti e le coccarde di cartoncino.

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I LUOGHI: LANSQUENET

Lansquenet è un quieto villaggio al centro della Francia. Ci vivono al massimo duecento anime, non più di un puntino sulla superstrada tra Toulouse e Bordeaux. C’è una strada principale, una doppia fila di case

dai colori spenti e dal tetto spiovente che si appoggiano una all’altra come a serbare un segreto, poche traverse che corrono parallele come i rebbi di una forchetta spiegata. Una chiesa, intonacata di un bianco aggressivo, in una piazza di negozietti. Fattorie sparse in una landa

guardinga. Frutteti, vigneti, strisce di terra cintate e schierate secondo la rigorosa discriminazione dell’agricoltura: qui miele, là kiwi, meloni,

indivie sotto gli involucri di plastica nera, vigne apparentemente appassite e morte nel debole sole di febbraio, ma in attesa della

trionfale resurrezione di marzo…

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Là dietro scorre la Tannes, piccolo affluente della Garonne, che si fa

strada tra pascoli paludosi. La gente di Lansquenet è un po’ pallida forse,

nell’insolita luce solare, un po’ trasandata. I foulard e i berretti sono

sempre dello stesso colore dei capelli che ricoprono: marroni, neri o grigi. I volti sono segnati come le

mele dell’estate scorsa, gli occhi infossati nella pelle rugosa come

bilie in un vecchio impasto. Alcuni bambini, bandiere spiegate rosse, verde limone e gialle, sembrano di

un’altra razza.

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LA VECCHIA PANETTERIA CELESTE PRALINE

Originariamente il negozio era una panetteria e reca ancora il fascio di grano del panettiere inciso sopra la piccola porta, ma il pavimento

è coperto da uno spesso strato di polvere farinosa, e quando Vianne e Anouk sono entrate si sono fatte strada attraverso un cumulo di stampanti pubblicitari. Quando

Vianne e Anouk hanno esplorato la vecchia panetteria c’erano i vecchi forni ancora

sorprendentemente in ordine sotto lo strato di grasso e fuliggine, i muri rivestiti di pannelli di pino, le piastrelle di cotto scurite. Anouk ha ritrovato la vecchia tenda da sole ripiegata in una stanza sul retro, c’erano alcuni ragni che

erano scappati da sotto la stoffa scolorita.

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L’ABITAZIONEL’abitazione è sopra al negozio; una stanza da letto e un bagno, un balcone davvero minuscolo, una fioriera di terracotta con i gerani morti… L’odore è come luce del giorno intrappolata per anni fino a diventare acida e rancida, sa di sterco di topo e di fantasmi di cose

cadute nell’oblio e mai compiante. Rimbomba come una grotta, e quel po’ di calore della nostra presenza serve solo ad accentuare ogni ombra.

La vernice, la luce del sole e l’acqua insaponata ci sbarazzeranno del sudiciume, ma la tristezza è un’altra cosa, l’eco malinconia di una casa

dove nessuno ha riso per anni…