CHIÈILFORMATORE? - ninellachestudia.weebly.com · Il"formatore"psicologodeveessereun...
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LA PROFESSIONALITÀ DEL FORMATORE riguarda le: • Conoscenze • Capacità • Competenze/Abilità …..Ma anche le regole, i principi-‐guida e i valori per l’azione forma]va
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Il formatore psicologo deve essere un professionista preparato e competente che, nel corso degli studi, ha maturato conoscenze psicologiche generali e specifiche
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Il formatore psicologo, a`raverso l’esperienza (anche del )rocinio professionalizzante) acquisisce competenze psicologiche specifiche della professione.
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Un professionista formatore psicologo deve, dunque, avere delle specifiche conoscenze psicologiche.
Queste conoscenze, a`raverso il saper fare si trasformano in capacità.
A`raverso l’esperienza si trasformano in competenze.
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E le competenze, con l’iscrizione all’Albo degli Psicologi, diventano ABILITA’.
Lo psicologo diviene abilitato a svolgere le a2vità riservate alla professione dello psicologo
Può definirsi PSICOLOGO chi è iscri`o all’Albo, come definito dalla LEGGE n. 56 del 18 febbraio 1989: “Ar)colo 1. Definizione della professione di psicologo.
La professione di psicologo comprende l'uso degli strumen) conosci)vi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le a?vità di abilitazione-‐riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le a?vità di sperimentazione, ricerca e dida?ca in tale ambito.”
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Essere psicologo comporta aderire al Codice Deontologico degli Psicologi Italiani.
L’ar]colo 4 del CD riporta: “Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispeHa la dignità, il diriHo alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispeHa opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-‐economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità.”
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[segue] Ar]colo 4 del CD: “Lo psicologo u)lizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la sua collaborazione ad inizia)ve lesive degli stessi.
Quando sorgono confli? di interesse tra l’utente e l’is)tuzione presso cui lo psicologo opera, quest’ul)mo deve esplicitare alle par), con chiarezza, i termini delle proprie responsabilità ed i vincoli cui è professionalmente tenuto.
In tu? i casi in cui il des)natario ed il commiHente dell’intervento di sostegno o di psicoterapia non coincidano, lo psicologo tutela prioritariamente il des)natario dell’intervento stesso.”
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Ancora sul CD: “Ar#colo 32: Quando lo psicologo acconsente a fornire una prestazione professionale su richiesta di un commiHente diverso dal des)natario della prestazione stessa, è tenuto a chiarire con le par) in causa la natura e le finalità dell’intervento.”
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QUALI FUNZIONI DEL FORMATORE? Lo psicologo formatore si occupa degli aspej ineren] le tema]che e problema]che delle organizzazioni. Queste problema]che riguardano i tre saperi (sapere-‐fare-‐essere).
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[segue] FUNZIONI DEL FORMATORE:
Ges]sce tema]che/problema]che relazionali. Questo comporta avere piena consapevolezza del proprio mondo interno e di come esso possa influire nei rappor] con gli altri.
In caso contrario possono esserci dei rischi che inficiano o addiri`ura rendono dannoso l’intervento forma]vo.
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RISCHI DEL MESTIERE DEL FORMATORE: • manipolazione (rischio di influenza, persuasione..). La capacità sugges]va può diventare importante strumento per l’apprendimento e la modifica degli a`eggiamen], ma solo se il formatore ha consapevolezza di se stesso, del proprio funzionamento mentale e non si lascia a sua volta influenzare, insidiare, ingannare, manipolare. • fantasie (pluralità di figure connesse al ruolo: insegnante, terapeuta, animatore, ma anche ruoli insoddisfacen], deluden], ecc.) • triangolarità (]po di relazione che si instaura tra commi`ente, formatore e utente)
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Le ajvità del FORMATORE, a seconda delle diverse ]pologie di intervento, possono essere:
• docente (insegnante) • trainer (diverso modo di fare il docente) • tutor (coordinatore del corso) • gestore d’aula (responsabile del processo di
apprendimento)
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[segue] Le ajvità del FORMATORE: • consulente (ambito di azione più ampia dove la formazione è uno degli strumen] di intervento) • docente “interno” (all’organizzazione) • docente “esterno” (all’organizzazione)
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Ma vi sono anche diverse modalità di fare il formatore, ovvero diversi modi di relazionarsi con la commi`enza e con l’utenza: 1. L’insegnante 2. Il condu`ore 3. L’animatore
4. Il terapeuta Fonte: Bello`o-‐Tren]ni “Culture organizza]ve e formazione”
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Ques] diverse modalità hanno a che vedere sia con la personalità del formatore sia con la cultura dell’organizzazione. Ad esempio, se il formatore è “interno” all’organizzazione, la cultura aziendale lo porterà a pensare e svolgere la formazione in una specifica direzione.
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L’INSEGNANTE Si cara`erizza per un approccio focalizzato sugli argomen] da approfondire e/o sui contenu] da trasme`ere. La stru`ura portante è il gruppo di discussione dove l’insegnante/formatore spiega agli uten] come i problemi dovrebbero essere intesi.
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IL CONDUTTORE Si cara`erizza per un approccio focalizzato sui processi del gruppo che apprende a`raverso l’esperienza.
Il conce`o di fondo è di rendere i processi di comunicazione del gruppo funzionali all’apprendimento. L’argomento da tra`are viene normalmente inteso come un problema da affrontare ed elaborare in gruppo
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L’ANIMATORE È cara`erizzata da una intenzionale indeterminatezza, gius]ficata dall’appello alla crea]vità e alla non direjvità. i contenu] dell’apprendimento sono normalmente di ]po culturale di base e poco integra] con gli aspej organizza]vi veri e propri.
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IL TERAPEUTA Si cara`erizza per un approccio focalizzato sui problemi personali profondi e sulle dinamiche emozionali vissute dai partecipan]. Consiste nell’interpretazione e nell’elaborazione dei problemi personali e/o interpersonali so`esi o implici] al comportamento.
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LINGUAGGIO
Il linguaggio u]lizzato dallo psicologo del lavoro in ambiente organizza]vo è (e dev’essere) diverso rispe`o, ad esempio, al linguaggio dello psicologo in ambito clinico.
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Il linguaggio dello psicologo clinico si focalizza sulla diagnosi, psicologica e/o psicopatologica, per la collocazione nosografica del paziente. La terminologia u]lizzata è pertanto specifica dell’ambito clinico.
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Il linguaggio aziendale invece, pur riferendosi a concej in qualche modo simili, la terminologia è diversa. Nelle organizzazioni non si parla frequentemente di malaja, di patologia o di diagnosi ma di cambiamento, di necessità, di ojmizzazione, di sviluppo, di incremento, ecc.
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La DIAGNOSI ha la funzione di comprendere, a`raverso le rilevazioni ]piche dello psicologo (test, ques)onari, colloqui, interveiste, ecc.) a quale “categoria nosografica” appar]ene il problema lamentato dal paziente. Ciò perme`e di individuare e definire il “proge`o terapeu]co” personalizzato dove le dinamiche e i processi psicologici/psicopatologici avranno un peso significa]vo.
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L’analisi della domanda e dei bisogni nelle organizzazioni, effe`uata con ques]onari, interviste, colloqui, focus group, ecc. sono finalizzate a definire e stru`urare il proge`o forma]vo.
Questo processo si può chiamare DIAGNOSI?
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