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ECUMENISMO Eco dei Barnabiti 4/2015 12 I testi proposti congiuntamen- te dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’uni- tà dei cristiani e dalla Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese per la Setti- mana di preghiera per l’unità dei cri- stiani prevista per l’emisfero nord, or- mai come da consuetudine, nel mese di gennaio 2016, sono stati redatti da un gruppo di rappresentanti delle Chiese e delle Comunità ecclesiali della Lettonia che hanno scelto pure il tema biblico fondamentale. Gli estensori hanno invitato a non utiliz- zare i testi soltanto per la preghiera e la riflessione nella Settimana, ma a trovare altre occasioni nel corso dell’anno per esprimere il grado di comunione che le Chiese hanno già raggiunto e per pregare insieme al fi- ne di arrivare alla piena unità visibile voluta da Cristo per la sua Chiesa. L’impegno ecumenico è grave, esi- gente e non si improvvisa, «appartie- ne organicamente alla vita e all’azio- ne della Chiesa, non è facoltativo o di opportunità, non è appendice o accessorio, ma è una necessità di- chiarata, un imperativo della co- scienza cristiana» (Giovanni Paolo II), è un «imperativo morale» (Bene- detto XVI) e pertanto richiede l’atten- zione, l’impegno regolare e costante non solo dei pastori, dei teologi e de- gli specialisti, ma di tutti i cristiani. La separazione tra i discepoli del- l’unico Maestro è scandalo, contrad- dizione e ostacolo all’evangelizza- zione (UR 1): «è una cosa brutta» (Francesco) e come tale non è am- missibile tra i cristiani: «occorre la- sciarsi coinvolgere nello sguardo di Cristo sulla Chiesa… perché se i cri- stiani ignorano la chiamata all’unità, essi rischiano di ignorare il Signore stesso e la salvezza da lui offerta» (Francesco). Il p. Teilhard de Chardin amava ripetere che «tutto ciò che sa- le, converge», ed è vero anche in chiave ecumenica. L’ascolto della Pa- rola, la preghiera, l’incontro, l’amici- zia, il dialogo, lo studio, ma soprat- tutto l’incessante conversione del CHIAMATI A PROCLAMARE LE OPERE AMMIREVOLI DEL SIGNORE (1Pt 2,9) Settimana dell’unità 18-25 gennaio 2016 Il comando di Gesù di amarci gli uni gli altri, non è una teoria. La nostra comunione di amore si concretizza quando ci riuniamo come suoi discepoli per condividere la vita fraterna e la preghiera. Più i cristiani camminano insieme con umiltà e pazienza verso l’incontro con Cristo, più i pregiudizi sfumano, lo scopriamo presente gli uni negli altri e diventiamo autentici testimoni del Regno di Dio. Riga - cattedrale luterana

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ECUMENISMO

Eco dei Barnabiti 4/201512

Itesti proposti congiuntamen-te dal Pontificio Consiglioper la promozione dell’uni-

tà dei cristiani e dalla CommissioneFede e Costituzione del ConsiglioEcumenico delle Chiese per la Setti-mana di preghiera per l’unità dei cri-

stiani prevista per l’emisfero nord, or-mai come da consuetudine, nel mesedi gennaio 2016, sono stati redatti daun gruppo di rappresentanti delleChiese e delle Comunità ecclesialidella Lettonia che hanno scelto pureil tema biblico fondamentale. Gli

estensori hanno invitato a non utiliz-zare i testi soltanto per la preghiera ela riflessione nella Settimana, ma atrovare altre occasioni nel corsodell’anno per esprimere il grado dicomunione che le Chiese hanno giàraggiunto e per pregare insieme al fi-ne di arrivare alla piena unità visibilevoluta da Cristo per la sua Chiesa.L’impegno ecumenico è grave, esi-

gente e non si improvvisa, «appartie-ne organicamente alla vita e all’azio-ne della Chiesa, non è facoltativo odi opportunità, non è appendice oaccessorio, ma è una necessità di-chiarata, un imperativo della co-scienza cristiana» (Giovanni PaoloII), è un «imperativo morale» (Bene-detto XVI) e pertanto richiede l’atten-zione, l’impegno regolare e costantenon solo dei pastori, dei teologi e de-gli specialisti, ma di tutti i cristiani.La separazione tra i discepoli del-l’unico Maestro è scandalo, contrad-dizione e ostacolo all’evangelizza-zione (UR 1): «è una cosa brutta»(Francesco) e come tale non è am-missibile tra i cristiani: «occorre la-sciarsi coinvolgere nello sguardo diCristo sulla Chiesa… perché se i cri-stiani ignorano la chiamata all’unità,essi rischiano di ignorare il Signorestesso e la salvezza da lui offerta»(Francesco). Il p. Teilhard de Chardinamava ripetere che «tutto ciò che sa-le, converge», ed è vero anche inchiave ecumenica. L’ascolto della Pa-rola, la preghiera, l’incontro, l’amici-zia, il dialogo, lo studio, ma soprat-tutto l’incessante conversione del

CHIAMATI A PROCLAMARELE OPERE AMMIREVOLIDEL SIGNORE (1Pt 2,9)

Settimana dell’unità 18-25 gennaio 2016Il comando di Gesù di amarci gli uni gli altri, non è una teoria. La nostra comunione di amore siconcretizza quando ci riuniamo come suoi discepoli per condividere la vita fraterna e lapreghiera. Più i cristiani camminano insieme con umiltà e pazienza verso l’incontro con Cristo,più i pregiudizi sfumano, lo scopriamo presente gli uni negli altri e diventiamo autenticitestimoni del Regno di Dio.

Riga - cattedrale luterana

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cuore e la santità della vita (UR 8),tutto ciò corrisponde a un continuosalire e aiuta a convergere nell’unitàche il Signore vuole ristabilire in pie-nezza visibile per la sua Chiesa.

l’ecumenismo in Lettonia

La preoccupazione ecumenica pla-sma in particolare la vita delle Chie-se della Lettonia che a tale propositoè esemplare nell’offrire l’esperienzadinamica di un ecumenismo vivace ecoinvolgente, non senza qualche re-mora. I cristiani delle diverse tradi-zioni – luterana, cattolica, ortodos-sa, battista, avventista, pentecostale –si incontrano regolarmente insiemeper ascoltare la Parola, pregare e te-stimoniare in un numero crescente dicomunità e i frutti si vedono, anzi so-no sovrabbondanti, grazie soprattuttoalle fraterne relazioni interconfessio-nali e alla loro cooperazione ecume-nica. L’esempio delle guide è deter-minante. I vescovi cattolici, ortodos-si, luterani e battisti si incontranocon regolarità tra loro, inviano mes-saggi comuni alla società lettone,relativi a temi etici, alla difesa dellavita e alla giustizia sociale. A motivo

di tale fraterna relazionetra i responsabili delleChiese, ad esempio, laconsacrazione episcopa-le dell’attuale arcivesco-vo metropolita cattolicoZbignev Stankevics haavuto luogo il 19 giugno2010 addirittura nellacattedrale luterana di Ri-ga. L’autentica amiciziaecumenica, superando imuri di divisione elevatinei secoli anteriori, per-mette un rispettoso e mu-tuo riconoscimento chearriva non solo a genera-re sorprendenti iniziativecelebrative, ma anche adiscutere e condividerele questioni importantiper la vita della Lettonia.La cooperazione ecume-nica è regolare anche trale comunità locali, a li-vello parrocchiale. Pa-stori, laici e giovani inparticolare sono coinvol-ti. Ciò favorisce la cono-scenza reciproca dei fe-deli di ogni età. In varie

comunità si è arrivati anche a realiz-zare cappelle interconfessionali, aper-te giorno e notte soprattutto durante laSettimana dell’unità, per ritrovarsi in-sieme a pregare ininterrottamente per

il ristabilimento della piena comunio-ne cristiana. Gli esempi che si potreb-bero citare a tale proposito, che neprovano l’effettiva possibilità, ancheper iniziativa di laici bene formati, so-no molti, pure nella condivisione diconcreti impegni sociali quotidiani.

anche in altre realtà

Recentemente, a conferma di quan-to ho affermato, ho avuto modo discoprire direttamente, de visu e constupore, che nel duomo protestantedi Utrecht e di Haarlem, in cappellelaterali riservate allo scopo, ogni gior-no dalle ore 12 alle 13 alcuni laicianimano una preghiera ecumenicaesemplare, bene articolata e guidata.L’appuntamento quotidiano è segna-lato all’ingresso con un invito discre-to rivolto a tutti. Mi ha colpito la par-tecipazione e la cura nella guidadell’incontro, il canto all’unisono deicorali, la lunga pausa di silenzio do-po la lettura della Parola, la preghieraspontanea e quella conclusiva, ralle-grata poi dalla voce emozionante deimaestosi organi, soprattutto del Mül-ler di Haarlem, indimenticabile. Echissà quanti esempi meriterebberodi essere citati per incoraggiare talepreghiera regolare, in tempi e moda-lità diverse, ma aperta a tutti, anchenelle cattedrali e nelle chiese cattoli-che, oltre che nei monasteri e nelle

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Riga - cattedrale: il più antico fonte battesimale della Lettonia

Riga - interno della cattedrale, antico fontebattesimale e pulpito

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case religiose. È possibile moltiplica-re dovunque questi punti luce, accesidalla fede a favore dell’unità cristia-na. È quanto ad esempio sta avvenen-do ancora a Sanzeno di Trento, da ol-tre quarant’anni, grazie alla perseve-ranza del gruppo Samuele e a Trani

da quindici anni, nella nostra chiesa,col gruppo Fons unitatis.La diversità confessionale in Letto-

nia segna non solo la vita delle co-munità in genere, ma in modo spe-ciale quella delle famiglie. Innumere-voli sono le coppie interconfessionalie le divisioni che sussistono tra leChiese cristiane si riflettono sulla lorovita, nella celebrazione del matrimo-nio, nella catechesi dei figli, nellapresenza domenicale in chiesa e nel-la comunione eucaristica.

le origini cristiane lettonie le ferite storiche

Le origini del cristianesimo in Let-tonia risalgono al secolo XII-XIII, gra-zie alla missione evangelizzatrice dis. Meinardo (1134-1196), primo ve-scovo cattolico. Il più antico fonte

battesimale della Lettonia infatti risa-le a lui e si trovava nella sua catte-drale, a Ikšk.ile, della quale sono tut-tora visibili le rovine. Attualmentequel fonte è collocato al centro dellagrande cattedrale luterana di Riga,capitale del Paese, presso il pulpito.

Battistero e pulpito proclamano e ri-chiamano a tutti i battezzati le ammi-revoli opere del Signore. Nella stessacattedrale riposano le spoglie delSanto vecovo Meinardo.Riga è stata una delle prime città

che nel sec. XVI hanno adottato gli in-segnamenti di Lutero e nel sec. XVIIIquello dei ‘Fratelli moravi’, missionariecumenici ante litteram e molto ri-spettosi nei confronti delle culture lo-cali. È grazie ai loro discendenti chesono state poste le fondamenta del-l’indipendenza nazionale avvenutanegli anni 1918-1940. Il passato, cheha visto alternarsi periodi di conflittoe di sofferenza, ha avuto delle conse-guenze notevoli sulla vita attuale del-la Chiesa lettone. Purtroppo va anchericonosciuto che usando la forza, al-cuni dei primi missionari hanno con-traddetto il cuore del messaggio evan-

gelico. La Lettonia nel corso dei seco-li è stata campo di battaglia sia reli-giosa che politica. Ne sono derivatediverse appartenenze confessionali.Attualmente la Lettonia è a un cro-

cevia di regioni cattoliche romane,protestanti e ortodosse e di fatto ospi-ta cristiani di molteplici confessioni,senza che alcuna di esse goda di su-premazia sulle altre. Negli anni diffi-cili della sua complessa storia provo-cata dalle ideologie atee naziste e co-muniste, fino a sfidare i carri armatisovietici nel 1991, i cristiani dellaLettonia hanno avuto il coraggio ditestimoniare insieme il Vangelo, finoa subire il martirio. Innumerevoli so-no i martiri ortodossi, luterani, batti-sti e cattolici che hanno sopportatotorture ed esilio, fino a preferire lamorte a causa della loro fede in Cri-sto. Tale legame segnato dalla comu-ne sofferenza ha generato una comu-nione profonda tra i cristiani lettoni eha permesso loro di riscoprire il lorosacerdozio battesimale che li ha resicapaci di offrire le loro afflizioni e diunirle a quelle di Gesù, per il benegli uni degli altri. L’ecumenismo delsangue è sempre il più autentico econvincente fattore di unità.Le tenebre del totalitarismo del

sec. XX hanno però allontanato mol-te persone dalla verità della fede inDio Padre, in Gesù e nel suo Evange-lo, nella potenza vitale dello Spirito.Il periodo post-sovietico ha felice-mente favorito il rinnovamento delleChiese. Oggi molti cristiani si riuni-scono per pregare in piccoli gruppi,oltre le celebrazioni ecumeniche.Coscienti che il lume e la grazia diCristo non abitano e non trasformanoancora tutto il popolo lettone, essivogliono tuttavia perseverare nel la-vorare e pregare insieme perché lasocietà guarisca dalle ferite storiche,etniche e ideologiche che tuttora laumiliano.

alcune sfide ecumeniche

Solide sono le basi per continuarea sviluppare l’ecumenismo in Letto-nia, dove nessuna Chiesa predominae le attività ecumeniche sono nume-rose. Ma tali attività spesso sonosvolte da un numero ristretto di fedeliperaltro già molto disponibili alle re-lazioni ecumeniche, mentre ancoramolti cristiani sono indifferenti o ri-fiutano l’adesione.

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Riga - cattedrale luterana di Santa Maria

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Un’atra sfida per leChiese della Lettonia ècostituita dall’assenza diconsigli o riunioni uffi-ciali per il dialogo teo-logico. Gli accordi suvari temi o questioniaperte potrebbero favori-re la formazione dei laiciall’impegno ecumenico.Si può affermare che

l’avvenire dell’ecumeni-smo lettone dipende no-tevolmente dalle amici-zie, dalle relazioni perso-nali e dalla comunionegià in atto che assicura-no un esito positivo agliavvenimenti ecumeniciattuali. Accade che unaChiesa prenda una inizia-tiva senza che la respon-sabilità sia condivisa datutte le altre Chiese: così solo un pic-colo gruppo di fedeli entusiasti ne por-ta tutto il peso. Le Chiese invece do-vrebbero trovare il modo di presentaree realizzare insieme i progetti ecume-nici, condividendone le responsabilità.Una delle sfide importanti per la

comunione delle Chiese rimane lacomplessa situazione politica che siè venuta a creare nel tempo e inde-bolisce i legami tra i fratelli e le so-relle della Chiesa ortodossa autono-ma della Lettonia legata al Patriarca-to di Mosca. La Chiesa ortodossa èpresente in Lettonia dal sec. XI, lega-ta quindi dall’origine al Patriarcatoecumenico di Costantinopoli. Dopol’annessione all’impero russo, avve-nuta nel sec. XVIII, la presenza russasi è estesa notevolmente in Lettonia ela Chiesa ortodossa ‘russa’ è stata re-cepita dai lettoni come estranea. Ur-ge individuare dei nuovi camminiper chiarire la intricata vicenda, perarrivare a ravvivare e approfondire lerelazioni tra i fedeli delle diverse ap-partenenze.Le riflessioni che seguono risento-

no della situazione appena accenna-ta e stimolano alla recezione dei va-lori del vero ecumenismo, per un im-pegno sempre più appassionato afavore dell’unità cristiana.

il testo biblico della Settimana:(1Pt 2,9-10)

Pietro ricorda ai primi cristiani cheprima di incontrare il Vangelo essi

non erano un popolo, ma grazie allarisposta alla chiamata di Dio e al-l’azione redentrice di Gesù hannoottenuto la misericordia di Dio e so-no diventati membra del suo popolo.Il battesimo, che è unico e comune atutti i cristiani, esprime e realizzaquesta realtà. Nel battesimo infatti simuore al peccato per risorgere conCristo in una vita nuova. In questoconsiste la sfida permanente del-l’identità cristiana chiamata a render-sene ogni giorno sempre più co-sciente. Lutero aveva qualificato ilbattesimo del cristiano come «l’abitoda indossare tutti i giorni: per que-sto motivo se vivi in penitenza entrinel battesimo che non significa sol-tanto vita nuova, ma che agisce, ini-zia, incita». Il battesimo cioè va rati-ficato ogni giorno, mirando allasantificazione e alla conversionequotidiana, per tutta la vita, innestaticome siamo in Cristo sacerdote, re eprofeta.Come comprendiamo l’appello co-

mune a essere il ‘popolo di Dio?’Come sperimentiamo la nostra iden-

tità battesimale di ‘sacerdozio reale’?Il battesimo apre all’avventura di

un nuovo cammino di fede. Ogninuovo cristiano, ad ogni età, prendeposto nel popolo di Dio. La Parola diDio che genera la preghiera, lo stu-dio e la riflessione, stabilisce tra lorouna comunione reale, anche se in-completa. Dalla Parola che condivi-diamo infatti, impariamo come Dioconcretamente ha agito per salvare

l’umanità nel corso della storia, dallaliberazione dalla schiavitù egizianafino alla risurrezione di Gesù che cipermette di entrare in un vita nuova.La lettura orante della Bibbia invitatutti i cristiani a riconoscere le opereammirevoli che Dio compie nella vi-ta di ciascuno.Come vediamo le opere ammirevo-

li di Dio e come vi rispondiamo: conl’adorazione e la lode, lavorando perla giustizia e per la pace?Quale valore diamo alla Sacra

Scrittura nella quale la Parola di vitaci stimola maggiormente all’unità eall’impegno missionario?Dio non ci ha scelti per privilegio.

Ci ha resi santi senza che ciò vogliadire che i cristiani sono migliori deglialtri. Ci ha scelti per un fine preciso:per servirlo trasmettendo il suo amo-re a tutta l’umanità. Essere un popolosacerdotale significa essere a serviziodel mondo. I cristiani vivono questachiamata battesimale e sono testimo-ni delle opere ammirevoli di Dio inmodi diversi, come:

– La guarigione delle ferite: guerre,conflitti e violenze di ogni generehanno ferito la vita affettiva e di rela-zione del popolo lettone e di altri po-poli. La grazia di Dio ci aiuta a im-plorare il perdono per le difficoltàche noi poniamo alla riconciliazionee alla guarigione, ad accogliere la mi-sericordia e a crescere nella santità.– La ricerca della verità e del-

l’unità: la coscienza della nostra

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Riga - foto panoramica

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identità comune in Cristo ci invita alavorare per dare una risposta allequestioni che tuttora ci dividono tracristiani. Siamo chiamati, come i di-scepoli sulla strada di Emmaus, acondividere le nostre esperienze ecosì a scoprire che nel nostro comu-ne pellegrinaggio Gesù Cristo è inmezzo a noi.– Un impegno risoluto a favore

della dignità umana: i cristiani chesono passati dalle tenebre alla me-ravigliosa luce del Regno, ricono-

scono la dignità singolare di ognivita umana. Agendo insieme sulpiano sociale e della carità, noi ten-diamo la mano ai poveri, ai biso-gnosi, ai drogati e alle personeemarginate.Sul piano del nostro impegno a fa-

vore dell’unità cristiana, di cosa dob-biamo chiedere perdono?Poiché abbiamo coscienza della

misericordia di Dio, come ci si impe-gna nelle azioni sociali e caritativecon gli altri cristiani?

otto giorni di ascolto e preghiera

1. Rotolare la pietra (Mt 28, 1-10)Il periodo sovietico della Lettonia

continua a pesare sugli abitanti dellanazione. Ferite e sofferenze sono dif-ficili da perdonare: sono la pietra checi imprigiona, ci blocca. Ma Cristorisorto l’ha rimossa e con lui risorgia-mo pure noi. Il suo amore fa tremarela terra e ci libera dalle nostre tristez-ze, dovunque. Ecco l’opera ammire-vole del Signore da proclamare.Quali sono le situazioni che ci trat-

tengono nella tomba della tristezza,dell’ansietà, della disperazione? Cosaci impedisce di accogliere la gioiadella risurrezione di Gesù?Siamo disposti a condividere la no-

stra esperienza di Dio con gli altri?

2. Essere messaggeri di gioia (Gv15,9-12)Noi abbiamo sete del Vangelo che

può guarire i nostri cuori feriti e libe-rarci da ciò che ci lega e ci arresta.Quando la sofferenza ci rattrista e ciimpedisce di annunciare in pienezzala gioia di Gesù, se testimoniamoquel poco che abbiamo, Gesù lomoltiplica in noi e negli altri. Sco-priamo così che la gioia del suoamore ci abita ed è nel cuore dellanostra preghiera per l’unità.Cosa soffoca la gioia nel mondo e

nelle Chiese?Cosa possiamo ricevere dagli altri

cristiani perché la gioia di Gesù sia innoi e ci renda capaci di testimoniareil Vangelo?

3. Testimoniare da fratelli (Gv 17,20-23)Le divisioni tra i cristiani ostacola-

no l’evangelizzazione. Il mondo nonpuò credere che noi siamo i disce-poli di Gesù se il nostro amore è in-completo. È una sofferenza non po-tere ricevere insieme il corpo e ilsangue di Cristo nella celebrazionedell’Eucaristia, sacramento dell’uni-tà. Tuttavia la sorgente della nostragioia è la nostra vita fraterna quoti-diana in Cristo. È lui che ci rendemutualmente capaci di accogliere,amare, servire, pregare e testimonia-re, anche se da cristiani appartenentia diverse tradizioni. Con lui possia-mo elevare le mani in preghiera perl’unità cristiana.Come consideriamo i cristiani delle

altre Chiese? Siamo pronti a chiedere

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Riga - il famoso grand’organo della cattedrale luterana

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perdono dei nostri pregiudizi nei lororiguardi?Ciascuno di noi cosa può fare per-

ché le divisioni tra i cristiani dimi-nuiscano?

4. Proclamare il Vangelo (Mt 13,3-9)Siamo inondati da un oceano di

parole, tra conversazioni, televisione,radio, relazioni sociali. Alcune edifi-cano, altre demoliscono, molte sonoinutili e senza senso. Ma noi abbia-mo ascoltato una parola che salva,chiama alla comunione e unisce tutticoloro che l’hanno ricevuta. Un tem-po non eravamo un popolo, ma orasiamo il popolo di Dio, un popolosacerdotale. Se le nostre parole siuniscono a quelle di altri che hannoaccolto la Parola come un buon se-me, noi disponiamo di una parolapotente, che possiamo proclamarenell’unità: Dio salva.Quali ambizioni personali, spiriti di

competizione, falsi pregiudizi abbia-mo nei confronti degli altri cristiani erisentimenti che offuscano la nostraproclamazione del Vangelo?Chi sono coloro che possono ascol-

tare da parte nostra una parola di vita?

5. Condividere la vita fra-terna (Gv 13, 34-35)Il comando di Gesù di amar-

ci gli uni gli altri, non è unateoria. La nostra comunione diamore si concretizza quandoci riuniamo come suoi disce-poli per condividere la vita fra-terna e la preghiera. Più i cri-stiani camminano insieme conumiltà e pazienza verso l’in-contro con Cristo, più i pregiu-dizi sfumano, lo scopriamopresente gli uni negli altri e di-ventiamo autentici testimonidel Regno di Dio. L’ecumeni-smo a volte sembra moltocomplicato, ma la gioiosa vitafraterna, la condivisione diun pasto, la preghiera e la lo-de comune fanno parte dellasemplicità apostolica. Ed èproprio così che obbediamo alcomando di amarci a vicendae di dire il nostro Amen allapreghiera di Gesù per l’unità.Facciamo l’esperienza di in-

contrarci come fratelli e sorellein Cristo, per vivere la fraterni-tà cristiana, condividere deipasti e pregare insieme?

Cosa ci attendiamo dai vescovi edai responsabili di Chiese per proce-dere verso l’unità visibile della Chie-sa? Come possiamo sostenerli e inco-raggiarli?

6. Sognare (Gn 37,5-8; Rm 12,9-13)Giuseppe aveva visto in sogno

che i fratelli si inchinavano davantia lui. Essi reagiscono con violenza,lo vendono. Ma la carestia li con-

duce in Egitto, si inchinanodavanti a Giuseppe e avvienela riconciliazione. Anche Ge-sù ci rivela una visione, unmessaggio di vita nel Regnodel Padre. È una visione diunità, ma essa spesso ci pro-voca, ci irrita e ci fa temerequanto essa implica: inchi-narci e sottometterci alla vo-lontà di Dio. Noi temiamoperché abbiamo paura di ciòche potremmo perdere. Mala visione invece riguarda ilritrovamento dei fratelli edelle sorelle che avevamoperduto. Molti sono i testiecumenici e le dichiarazioni,ma l’unità che Dio desideraper noi, cioè la sua visione,va oltre le nostre parole e leopere. Essa esprime ciò chedeve prendere carne nellanostra vita, nella preghiera enella missione. Essa si realiz-za soprattutto nell’amore vi-cendevole.Cosa significa depositare i

nostri sogni di unità cristianaai piedi di Cristo?La visione di unità che ha il

Signore in che cosa chiama le

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Ikšķile (Lettonia) - rovine della cattedrale

Utrecht - preghiera ecumenica quotidiana nelduomo

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Chiese a rinnovarsi e a trasformarsioggi?

7. Pregare insieme (Gv 4,4-14;1Pt 4,7-10)Come il popolo di Dio è diviso e i

cristiani non si conoscono tra loro,noi siamo stranieri in una terra sco-nosciuta, come Gesù in Samaria,con i nostri bisogni di sicurezza, direfrigerio, di riposo. Il popolo diIsraele era in cerca di un luogo sicu-ro per rendere culto al Signore, maecco l’opera ammirevole del Signo-re che pone le guardie sulle mura diGerusalemme perché il suo popolopotesse rendergli culto notte e gior-

no in tutta sicurezza. Nella Settima-na di preghiera le nostre chiese ecappelle diventano luoghi sicuri, diriposo e di risorsa dove riunirsi perpregare per l’unità. La sfida è quelladi arrivare a creare altri spazi e fis-sare tempi privilegiati da dedicarealla preghiera, perché è pregandoinsieme che noi diventiamo un solopopolo.Come possiamo incoraggiare la

mutua ospitalità tra le parrocchie e lecomunità del nostro territorio?C’è un luogo nel quale i cristiani di

tradizioni diverse possono radunarsiper pregare insieme? E se non c’è,possiamo favorirne la creazione?

8. Ardere per l’unità (Lc 24,13-36)I discepoli delusi lasciano Gerusa-

lemme per tornare a Emmaus, cessanodi sperare in Gesù, lasciano la comu-nità, si isolano, ma dopo l’incontroinatteso con lui tornano a Gerusa-lemme, nella comunità, col messag-gio ardente della sua risurrezione.Spesso i cristiani tentano di evange-lizzare con uno spirito di competi-zione e con l’affanno di riuscire ariempire le loro chiese. L’ambizionespegne il loro desiderio che altricomprendano il messaggio evangeli-co che fa vivere. La vera evangeliz-zazione consiste nell’andare da Em-maus a Gerusalemme, nel passaredall’isolamento all’unità.Quali sono le delusioni che ci isola-

no dagli altri?Quali sono i doni (iniziative, meto-

di e programmi) che possiamo rice-vere dalle altre comunità cristiane?

Signore Gesù, tu hai pregato per-ché noi tuoi discepoli siamo una co-sa sola. Ti preghiamo di concederciil dono dell’unità come tu la vuoi econ i mezzi che tu vuoi. Il tuo Spiri-to ci conceda di sentire la sofferenzadella separazione, di vedere il nostropeccato e di sperare nel ristabili-mento dell’unità al di là di ogni spe-ranza. Signore, rendici uno. Amen.

nel calice

Il p. Teilhard in La Messa sul Mon-do così dialogava col Signore, co-municandosi: «Raccogliendo nel ca-lice l’amarezza di tutte le separa-zioni, di tutte le limitazioni, di tutti idecadimenti sterili, Tu ce lo porgi:Bevetelo tutti». Allora bere a quelcalice significa anche soffrire per ladivisione e non rinunciare alla ri-conciliazione.Le Assemblee mondiali del Consi-

glio ecumenico delle Chiese, in par-ticolare ad Evanston (1954), Vancou-ver (1983) e Harare (1998), hanno ri-badito che «quanto più ci rendiamoconto della nostra unità in Cristo,tanto più intollerabile diventa la no-stra divisione» e pertanto «non bastastare insieme, ma bisogna andareavanti insieme, lottare e continuarea crescere insieme nella comunio-ne, per renderla veramente visibile»,in pienezza.

Enrico Sironi

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Haarlem - organo, particolare