Chi “mangia e beve” cristo Ha già la vita eterna · viate», semplicemente per vivere, per non...

4
Chi “mangia e beve” cristo Ha già la vita eterna Un Vangelo di soli otto versetti, nei quali Gesù per otto volte ribadi- sce il tema di fondo: Chi mangia la mia carne vivrà in eterno. Il bra- no può, ad un primo ascolto, risultare ripetitivo e monotono, ma è come una divina monotonia pacificante e vitale, nello stile tipico di Giovanni: egli formula un contenuto forte, in termini concisi, poi nei versetti successivi lo riprende, allargandolo a cerchi concentrici, come quando si getta un sasso nell'acqua ferma. Al tema portante del brano, «mangiare la mia carne, bere il mio san- gue» Gesù connette, per otto volte, lo scopo del gesto: «perché vi- viate», semplicemente per vivere, per non morire. È l'incalzante certezza da parte di Gesù di possedere qualcosa che capovolge l'esistenza, quella che a noi pare scivolare inesorabilmen- te verso la morte e che invece scorre verso l'alto, a dilatarsi in Dio, a vivere di Dio. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna. "Ha" la vita eterna, adesso, non "avrà", un giorno. La vita eterna non è una specie di Tfr, Trattamento di fine rapporto, la liquidazione finale che accumulo con il mio buon comportamento. La vita eterna è già cominciata, è una vita diversa, vera, giusta, piena di cose che meritano di non morire. Una vita come quella di Gesù, buona bella e beata. Il cui nome è libertà, gioia e pienezza. Il salmo tra le letture ci sorprende, nella Liturgia di domenica, con una domanda: Vi è qualcuno che desidera la vita, che vuole gustare la vita? Sì, io voglio vivere! Voglio gustare la vita. C'è qualcuno che vuole lunghi giorni felici? Sì, io voglio lunghi giorni e che siano felici. Li voglio per me e per i miei fratelli, anche i più disperati; li voglio per tutti i naufraghi della vita. La risposta a questo potente desiderio Gesù la fornisce offrendo la sua carne e sangue, che indi- cano e contengono la sua vita intera, la sua vicenda umana, le sue mani di carpentiere, la sua compassione, i capelli intrisi di nardo, il foro dei chiodi, le cose che amava e quelle per cui tremava. Gesù non fornisce regole e divieti da osservare, ma il se- greto, la chiave per far fiorire la vita in tutte le sue forme, e gustarla appieno: vivere come lui ha vissuto. È questa la sorpresa! Gesù non dice: bevete la mia sapienza, man- giate la mia santità, il sublime che è in me. Ma: prendete la mia umanità, come lievito della vostra; prendete i miei occhi, e guardate ogni cosa con la mia combattiva tenerezza; prendete le mie mani e imparate a rialzare e accarezzare. Allora mangiare e bere Cristo è un gesto che non si esaurisce nella Messa, ma inizia con il primo respiro del giorno, continua con il Vangelo che mi abita pensieri e parole e che mi rende spazioso il cuore. Padre Ermes Ronchi Non abbiate paura, aprite… anzi spalancate le porte a Cristo… Offri un’ora di adorazione al Signore per Lui, per Te, per la tua famiglia, per gli amici e an- che per quelli che non amiamo abbastanza… (info: 347 248 20 48) dalle ore 18.00 alle 24.00 Don Roberto martedì ore 9.00 - 10.30 Don Emilio martedì ore 9.00 - 10.30 Don Luca giovedì ore 18.00 - 19.00 Don Roberto: sabato ore 9.00 - 11.00 Don Emilio: sabato ore 9.00 - 11.00 Il tuo pane ci porta al cielo

Transcript of Chi “mangia e beve” cristo Ha già la vita eterna · viate», semplicemente per vivere, per non...

Chi “mangia e beve” cristo

Ha già la vita eterna

Un Vangelo di soli otto versetti, nei quali Gesù per otto volte ribadi-sce il tema di fondo: Chi mangia la mia carne vivrà in eterno. Il bra-no può, ad un primo ascolto, risultare ripetitivo e monotono, ma è come una divina monotonia pacificante e vitale, nello stile tipico di Giovanni: egli formula un contenuto forte, in termini concisi, poi nei versetti successivi lo riprende, allargandolo a cerchi concentrici, come quando si getta un sasso nell'acqua ferma. Al tema portante del brano, «mangiare la mia carne, bere il mio san-gue» Gesù connette, per otto volte, lo scopo del gesto: «perché vi-viate», semplicemente per vivere, per non morire. È l'incalzante certezza da parte di Gesù di possedere qualcosa che capovolge l'esistenza, quella che a noi pare scivolare inesorabilmen-te verso la morte e che invece scorre verso l'alto, a dilatarsi in Dio, a vivere di Dio. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna. "Ha" la vita eterna, adesso, non "avrà", un giorno. La vita eterna non è una specie di Tfr, Trattamento di fine rapporto, la liquidazione finale che accumulo con il mio buon comportamento. La vita eterna è già cominciata, è una vita diversa, vera, giusta, piena di cose che meritano di non morire. Una vita come quella di Gesù, buona bella e beata. Il cui nome è libertà, gioia e pienezza. Il salmo tra le letture ci sorprende, nella Liturgia di domenica, con una domanda: Vi è qualcuno che desidera la vita, che vuole gustare la vita? Sì, io voglio vivere! Voglio gustare la vita. C'è qualcuno che vuole lunghi giorni felici? Sì, io voglio lunghi giorni e che siano felici. Li voglio per me e per i miei fratelli, anche i più disperati; li voglio per tutti i naufraghi della vita. La risposta a questo potente desiderio Gesù la fornisce offrendo la sua carne e sangue, che indi-cano e contengono la sua vita intera, la sua vicenda umana, le sue mani di carpentiere, la sua compassione, i capelli

intrisi di nardo, il foro dei chiodi, le cose che amava e quelle per cui tremava. Gesù non fornisce regole e divieti da osservare, ma il se-greto, la chiave per far fiorire la vita in tutte le sue forme, e gustarla appieno: vivere come lui ha vissuto. È questa la sorpresa! Gesù non dice: bevete la mia sapienza, man-giate la mia santità, il sublime che è in me. Ma: prendete la mia umanità, come lievito della vostra; prendete i miei occhi, e guardate ogni cosa con la mia combattiva tenerezza; prendete le mie mani e imparate a rialzare e accarezzare. Allora mangiare e bere Cristo è un gesto che non si esaurisce nella Messa, ma inizia con il primo respiro del giorno, continua con il Vangelo che mi abita pensieri e parole e che mi rende spazioso il cuore.

Padre Ermes Ronchi

Non abbiate paura, aprite… anzi spalancate le porte a Cristo…

Offri un’ora di adorazione al Signore per Lui, per Te, per la tua famiglia, per gli amici e an-che per quelli che non amiamo abbastanza… (info: 347 248 20 48)

dalle ore 18.00 alle 24.00

Don Roberto martedì ore 9.00 - 10.30 Don Emilio martedì ore 9.00 - 10.30 Don Luca giovedì ore 18.00 - 19.00 Don Roberto: sabato ore 9.00 - 11.00 Don Emilio: sabato ore 9.00 - 11.00

Il tuo pane ci porta al cielo

Duomo: ore 7.30; 10.00; 19.00 Case : ore 8.30; Molina ore 9.00;

S.Libera: ore 16.00

Ore 19.00 a Molina: liturgia della Parola e Comunione Euc. (ricordo 2° ann. Di Suor Lavinia)

Ore 20.30 in canonica Molina: incontro “Banca della Preghiera”

Ore 11.00 in S.Libera: matrimonio di Sbabo Ni-cola e Scapin Michela

Duomo: ore 7.30; 10.00; 19.00 Case : ore 8.30; Molina ore 9.00;

S.Libera: ore 16.00 A Tonezza presso la nostra Casa Sacro Cuore: un’a-matriciana per Amatrice (vedi avviso a lato).

Pellegrinaggio a Medjugorje

dal 24 al 28 settembre

Salita e preghiera al Podbro e Via Crucis al Krizeva; tempo per la preghiera personale; visita ad alcune comunità (Suor Elvira, Suor Cornelia…). Se possibile ascolteremo le testimonianze… - Adesioni in canonica fino ad esaurimento posti pullman assegnati in base all’ordine di iscrizione. Costo del pellegrinaggio 300,00€

LA VOCE DI SANTA LIBERA

E’ disponibile in canonica la Voce di Santa Libera, edizione per la Novena e le Sagre di settembre, a Ma-lo, Molina e Case. Invitiamo gli incaricati per la distribuzione a ritirarla e farla giungere alle famiglie interessate. Grazie per la disponibilità e il servizio. La busta allegata serve per sostenerne le spese per la stampa . Purtroppo alcune vie sono sprovviste di un responsa-bile per la distribuzione… se qualche residente desi-dera assumersi questo impegno, credo faccia un bel servizio a tutte le famiglie della sua via.

Riflessioni di Don Matteo Pasinato Direttore diocesano per la pastorale sociale

e del lavoro

NOVENA SANTA LIBERA

INIZIA GIOVEDI’ 30 AGOSTO

Ore 5.00 apertura Santuario; Ore 5.30 recita del Rosario

Ore 6.00 S.Messa

DOMENICA 26 AGOSTO, ORE 12.30, presso la nostra Casa Sacro Cuore di Tonezza, si rinno-va l’iniziativa:

UN’AMATRICIANA PER AMATRICE;

quale raccolta di fondi per il terremoto di Ama-trice; ad ogni partecipante sarà offerto un piatto di amatriciana (€ 10.00 destinate ad Amatrice); per il secondo ogni iscritto è invitato a portare affettati/formaggio e quant’altro da condividere con tutti. Per iscrizioni/prenotazioni, rivolgersi a suor Marina

SABATO 18 AGOSTO Ore 8.00 in S.Libera: Ore 16.15 in RSA: Ore 18.00 Case: uff. Carbonara Antonio; ann. Garbin Zita; uff. Buzzaccaro Domenico e fam.; uff. De France-schi Angelina e fam.; ann. Peron Giuseppe. Ore 19.00 Duomo: ann. Beber Luigia; uff. Xotta Nor-ma e fam.; uff. Antoniazzi Pia e fam.; ann. Dalla Vec-chia Amelia; uff. deff. Fam. Zuccato; Ore 19.00 a Molina: uff. Gasparini Tarcisio.

DOMENICA 19 AGOSTO Duomo: ore 7.30; 10,00; 19,00

Case ore 8.30; Molina ore 9.00; S. Libera ore 16.00

LUNEDÌ 20 AGOSTO Ore 8.00 in Duomo: uff. Ore 19.00 a Molina : Ore 19.00 in Duomo: 30° Meda Rosa; uff. Sarori Giu-lia e fratelli; uff. Martini Pulcheria, Sanson Giuseppe e Vittorio; ann. Grego Angelina e deff. Fam. Pierasco; ann. De Facci Lorenzo; uff. Romagna Galiano e deff. Fam.; uff. De Franceschi Angelo e Sbalchiero Ida; uff. Lorenzato Lina; uff. secondo int. off; uff. Faccin Cate-rina; uff. Alloni Aldo e Pamato Amelia; uff. Giorgini Francesco e Rovinelli Angela.

MARTEDÌ 21 AGOSTO Ore 8.00 in Duomo: uff. Pernigotto Carlo e deff. Fam. Ore 16.15 in RSA: Ore 19.00 in Duomo: uff. 30° Broccardo Carlo; uff. Meda Giacomina; uff. Ciscato Erminio e Sterle Maria; ann. Moro Maria; uff. Gonzo Angelo; uff. Marchioro Marillo e Cisella; uff. Pizzolato Luigi; uff. Chiumento Francesco e Vanzo Assunta; uff. Dal Bianco Battista e Ceresara Caterina; sec. int. off.

MERCOLEDÌ 22 AGOSTO Ore 8.00 in Duomo: uff. Ore 19.00 in Duomo: uff. Crosara Bruno; uff. Gomito-lo Angela e Grigolato Ettore; uff. Panizzon Sara; uff.

De Zen Brigida, Bertoldo e Gaetano; ann. Sbalchiero Teresina; uff. Revrenna Giuseppina e Vezzaro Angelo; sec. int. off. Ore 19.00 a Molina :

GIOVEDÌ 23 AGOSTO Ore 8.00 in Duomo: uff. Ore 16.15 in RSA: Ore 19.00: in Duomo: 7° Marsetti Caterina; uff. Peruzzo Luciana e de Zen Luigi; uff. Bertolati Manuel; ann. De Facci Giuseppe; uff. De Facci Antonio e deff. Fam; uff. Dola Angela e Zaccaria Luigi; ann. Calgaro Maria; uff. Lovisetto Giuseppe e Vilma; uff. Barbato Gianni.

VENERDÌ 24 AGOSTO Ore 8.00 in Duomo: uff. Ore 19.00 in Duomo: 30° Bonato Battistina; uff. Ca-rollo Bortolo; ann. Totti Giuseppe e Gonella Maria; ann. Mondin Margherita e deff. Fam; uff. Brodesco Silvana. Ore 19.00 a Molina: uff. Soliman Mario; ann. Savio Antonio.

SABATO 25 AGOSTO Ore 8.00 in S.Libera: uff. Marchioro Bruno e suor Angela Maria Marchioro. Ore 16.15 in RSA: Ore 18.00 Case: uff. Riva Francesco, Marino e Cateri-na; ann. Bressan Giuseppe e Dalle Fusine Caterina; uff. Dalla Vecchia Urbano e De Marchi Antonio. Ore 19.00 Duomo: uff. Franco Maria; uff. Baio Gior-gio e fam.; ann. Lapo Agnese; uff. Spreggiaro Sebastia-no; ann. Bortolo Erminia; ann. Stefani Fortunata; sec. int. off. Ore 19.00 a Molina: uff. Miotello Alvise; uff. Meda Elisabetta; uff. Meda Rosetta.

DOMENICA 26 AGOSTO Duomo: ore 7.30; 10,00; 19,00

Case ore 8.30; Molina ore 9.00; S. Libera ore 16.00

In Duomo, alla Messa prefestiva del sabato sera, si riserva lo spazio per soli 10 defunti (massimo uno per famiglia).

Qualcuno ha detto "non sappia la tua destra cosa fa la tua sinistra" … sono stati donati alla Casa Sacro Cuore do Tonezza e già in funzione: due congelatori verticali per la cucina, due bollitori per servire te e latte a la colazione e altre quattro teglie da forno. Grazie agli anonimi donatori.

IL PAPA DELL’ALLEGRIA Di Juan Vincente Boo, corrispondente del quotidiano ABC in Vaticano da quasi 18 anni

“Modello argentino di dialogo interreligioso”

Bartolomeo, Kirill, Giustino, Abramo, Omar…

Dal suo primo discorso alla balconata, quando si presentò semplicemente come «vescovo di Roma», Francesco ha moltiplicato i gesti di riavvicinamento agli ortodossi. Subito conquistò la fiducia del patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, che assistette per la prima volta alla Messa di inaugurazione di un pontificato. L'amicizia si consolidò poco tempo dopo. Entrambi tornarono a incontrarsi nella basilica del Santo Sepolcro a Geru-salemme nel marzo 2014 e, di nuovo, il 29 novembre, vigilia della festa di sant'Andrea, patrono della Chiesa ortodos-sa, nella chiesa patriarcale di San Giorgio a Istanbul. Al termine della preghiera, il papa sorprese il patriarca avvici-nandosi a lui e chiedendogli, davanti a tutti, la sua benedizione. Di ritorno a Roma, dopo aver pregato assieme nel Santo Sepolcro di Gerusalemme, il papa ci rivelò che il patriarca Bartolomeo gli aveva confermato un dettaglio della prima conversazione tra i loro rispettivi predecessori, cin-quant'anni prima: «Mi ha raccontato che Atenagora aveva detto a Paolo VI: “Noi camminiamo assieme, tranquilli, e tutti i teologi li mettiamo su un'isola, affinché discutano tra loro. Nel frattempo noi camminiamo per la vita!"».

Alcuni mesi più tardi, come eco di quella conversazione, il papa affermò in un'udienza generale che «in ogni comuni-tà ci sono teologi. Lasciamo che discutano i rispettivi teologi, mentre noi camminiamo tutti assieme, aiutandoci gli uni gli altri e realizzando opere di carità comuni. È questo ciò che io chiamo ecumenismo spirituale››. Camminare assieme sta diventando normale. Così, per esempio, la presentazione in Vaticano dell'enciclica ecologica Laudato si' venne affidata al metropolita di Pergamo, Ioannis Zizioulas, forse il miglior teologo ortodosso. Il patriarca ecumenico di Costantinopoli è il primus inter pares delle quattordici Chiese Ortodosse, ma la sua comuni-tà conta meno di tre milioni di fedeli dopo secoli di oppressione in Turchia. La più importante, di gran lunga, è la Chiesa Ortodossa Russa, che riunisce più della metà del totale degli ortodossi e, con circa 170 milioni di fedeli, è la seconda Chiesa cristiana dopo quella cattolica. Si è però sempre tenuta distante da Roma. Dall'inizio del suo pontifi-cato, Francesco le sta tendendo la mano. Durante un viaggio confessò a noi giornalisti che «ho fatto conoscere a Ki-rill - e anche lui è d'accordo - l'intenzione di vederci. Gli ho detto: vengo dove vuoi tu; tu mi chiami e io vengo. E anche lui ha la stessa voglia. Vogliamo incontrarci entrambi, e desideriamo camminare in avanti››.

Questo atteggiamento ha dato buoni frutti, e nel febbraio 2016 il papa e il patriarca hanno celebrato uno storico primo incontro all'aeroporto dell'Avana, lasciandosi alle spalle mille anni di inimicizie dallo scisma del 1054. Dopo aver parlato in privato per due ore, hanno firmato una lunga dichiarazione congiunta che sottolinea i numerosi punti in comune e indica i principali campi di collaborazione, come l'aiuto ai cristiani perseguitati, il rifiuto del terrorismo falsamente religioso, la difesa della famiglia, del matrimonio, della vita... Il testo esclude definitivamente il proselitismo e afferma che ortodossi e cattolici «non sono in competizione, ma so-no fratelli». È stato un incontro senza precedenti nella storia, e tutto è andato bene. Non ho mai visto Francesco così contento come quella sera, mentre continuavamo il nostro viaggio dall'Avana verso il Messico.

Allo stesso modo, il riavvicinamento con la Chiesa anglicana ha un forte elemento a favore: la carismatica personalità dell'arcivescovo di Canterbury Justin Welby, ex manager di una società petrolifera francese in Africa, innamorato della spiritualità del cattolicesimo. Ne era così affascinato tanto da aver creato, in un'ala del suo Palazzo di Lambeth a Londra, la comunità ecumenica di Sant'Anselmo, composta da sedici giovani, cattolici compresi, che vi trascorrono a turno un anno lavorando e pregando per l'unità. Con la stessa naturalezza, Welby ha autorizzato la prima celebrazione cattolica nella cappella reale di Londra dopo 450 anni, e ha invitato il predicatore della Casa Pontificia Raniero Cantalamessa a prendere la parola all'apertura del sinodo generale della Chiesa d'Inghilterra, a Westminster Abbey, alla presenza della regina Elisabetta Il. Il capo della Chiesa anglicana viene normalmente in Vaticano: in visita privata, ufficiale o come un partecipante in più agli incontri dei leader religiosi sullo sradicamento della moderna schiavitù e del traffico di persone, altra «invenzione» di Francesco. A differenza dei summit di preghiera per la pace ad Assisi, iniziati con Giovanni Paolo Il e proseguiti con Benedetto XVI, gli incontri informali in Roma non hanno alcun tipo di protocollo o equilibrio dei riti. I leader religiosi si riuniscono per lavorare assieme nel fare il bene.

Non è stata l'unica novità su questo fronte. Il 26 maggio 2014, il mondo ha potuto scoprire e apprezzare un nuovo tipo di dialogo interreligioso. Papa Francesco andava a pregare in silenzio davanti al Muro Occidentale di Gerusa-lemme, come avevano già fatto Giovanni Paolo Il e Benedetto XVI. Stavolta, però, prima di tornare al suo posto, gli si erano avvicinate due persone, e i tre si erano uniti, in silenzio, in un fortissimo abbraccio. Erano il rabbino Abraham Skorka e il leader islamico Omar Abboud, vecchi amici di Bue-nos Aires e protagonisti, assieme a colui che in seguito ne sarebbe diventato arcivescovo, di molti incontri interreli-giosi.