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Chi era realmente don Luigi Villa?

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Chi erarealmente

don Luigi Villa?

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Chi eraChi erarealmente realmente

don Luigi Villa?don Luigi Villa?a cura dell’Ing. Franco Adessa

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Non si potrebbe neppure tentare di comprenderechi sia stato, in realtà, Don Luigi Villa,

senza prendere in considerazionele parole pronunciate da Papa Pio XII

al suo Pro-segretario di Stato, card. Domenico Tardini:

«Dica a mons. Giambattista Bosioche ho accettato l’incarico

affidato a Don Luigi Villa da Padre Pio.Gli dò un mandato papale,

deve laurearsi in Teologia Dogmatica edeve essere affidato ai cardinali Alfredo Ottaviani,

Pietro Palazzini e Pietro Parente.Dica inoltre a Mons. Bosio che

è la prima volta, nella storia della Chiesa,

che viene affidatoad un giovane Sacerdote

un simile incarico. E gli dica anche che è l’ultima!».--------------------------------------------------------------------------------

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La Fede

Nato a Lecco, il 3 febbraio 1918, Lui-gi Villa, il secondo di tre figli maschi,ebbe da sua madre un dono stupendo:La Fede. Quante volte lo sentii pro-nunciare queste parole: «Io ho la Fe-de di mia madre!». Una madre che,quando il parroco entrava in casa,s’inginocchiava e gli baciava la mano;una madre che gli aveva insegnato chela Provvidenza si svegliava sempremezz’ora prima di lui, una madre che

gli aveva insegnato ad accettare tuttociò che Dio gli mandava, anche le di-sgrazie... e queste non mancarono allafamiglia di Don Villa!

Un giorno, vide un padre combonianoe così decise di seguire quella strada.Dopo aver compiuto i suoi studi gin-nasiali, liceali e teologici, fu ordinatoSacerdote, il 28 giugno 1942.Il giorno dopo, il 29 giugno 1942, ce-lebrò la sua prima Messa, nella catte-drale di Lecco. Fu lui stesso a raccon-tarmi ciò che avvenne quel giorno.Giunse a Lecco, entrò nella cattedrale,il parroco gli disse che poteva pureiniziare. In chiesa, vi era una ventinadi anziani che si domandavano chifosse quel sacerdote. Non vi era alcunavviso, alcuna segnalazione, nessunriferimento all’evento di celebrazionedi una prima Messa, nulla di nulla!Terminata la Messa, il Parroco gli dis-se: «Adesso puoi andare. Va’ pure apranzo dai tuoi genitori». Non era stato preparato nulla! Non viera neppure una bottiglia d’acqua conun bicchiere! Don Luigi Villa andò acasa dei suoi genitori... pranzò con lo-ro e li vide piangere per tutta la du-rata del pranzo!Questa fu la sua Prima Messa!Ma c’era Qualcuno che conosceva ilsignificato di quella Messa: era il 29giugno 1942, esattamente 21 anni do-po, Satana sarebbe stato intronizza-to nella Cappella Paolina con unadoppia messa nera; sarebbe nata laNuova Chiesa Universale dell’Uomod’ispirazione satanica, ed avrebbeavuto inizio il regno dell’Anticristo. Ma fu proprio quel sacerdote, chequel 29 giugno celebrò la sua primaMessa ignorata da tutti, ad occuparsi,in modo unico e irripetibile, di difen-dere la Chiesa di Cristo dai suoipeggiori nemici interni che avevanodato inizio al regno dell’Anticristo.Don Villa esercitò il suo ministero sa-cerdotale nell’Istituto Comboniano,per circa un decennio. Egli era unostimato predicatore e conferenziere edi suoi interventi erano apprezzati e ri-chiesti in molte città e luoghi d’Italia.Inoltre, egli si dedicava in modo parti-colare alla formazione dei giovani.

Don Luigi Villa, poco dopo essere stato ordinato Sacerdote, nel 1942.

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Fu proprio questo suo legame con igiovani e l’influenza che egli esercita-va su di essi a procurargli una con-danna a morte. Infatti, il Gerarca fa-scista Ministro della Giustizia, Ro-berto Farinacci, emise una condan-na a morte nei suoi confronti. Lamotivazione era la seguente: «PadreLuigi Villa non si sa chi sia; paremandato in giro a sobillare i giova-ni contro la Repubblica». L’esecu-zione della fucilazione non ebbe luo-go grazie ad una “soffiata” fatta da unufficiale del Ministero di Giustiziache, segretamente e tempestivamente,preavvisò un confratello di don Villa,Padre Ceccarini – che viveva pressol’Istituto Comboniano di Crema condon Luigi – perché fuggisse. Così, don Villa scavalcò una finestrae fuggì, proprio mentre stava arrivan-do una jeep con sei soldati armati delplotone di esecuzione.Questa condanna pesò su don Villaper tutta la durata della Repubblica diSalò; intorno a lui, vi fu sempre un’at-mosfera di provvisorietà, di minacciapermanente che, solo con la fine dellaguerra, il 25 luglio 1945, segnò la sualiberazione da quell’incubo!Durante la guerra, don Villa si pro-digò anche per salvare intere famigliedi ebrei. Infatti, in obbedienza alle di-sposizioni di Pio XII, don Luigi mi-se in salvo 57 ebrei, in tre viaggi suimonti al confine tra Italia e Svizzera,rischiando la sua vita ad ogni viaggio. Terminata la guerra, il giovane DonVilla fece una breve esperienza mis-sionaria in Egitto. Mi sembrò strano ilfatto che, per decenni, il Padre non miavesse mai raccontato nulla in merito,e che solo poche settimane prima dimorire si fosse deciso a farlo.Il luogo era Assuan, 900 Km a sud delCairo. Mi parlò del caldo che patì edelle notti trascorse in terrazza dove,di notte, la temperatura “scendeva” in-torno ai 40 °C. Nella città vi era unascuola tenuta dalle Suore combonia-ne, mentre i religiosi erano solo due:

lui ed un altro comboniano molto an-ziano. Ad un certo punto, mi disse:«Avevo il divieto di studiare, d’im-parare l’arabo e l’inglese, d’inse-gnare, di predicare, di confessare...e avevo come superiore una suora». Gli chiesi: «Ma allora, con quale sco-po l’hanno mandata ad Assuan?».Mi guardò con uno sguardo triste e ri-spose: «A morire!».

«A morire? E cos’ha fatto tutto queltempo ad Assuan?».«Ho pianto e ho pregato! Ebbi diver-si collassi... dopo l’ennesimo, mi mi-sero su un vagone del treno ed io udiile parole della mia superiora che dice-va al medico: «Non arriverà vivo alCairo!». Ma don Villa rimase in ospe-dale al Cairo per diversi mesi fino aquando, il 13 ottobre 1949, lasciò l’E-gitto e tornò alla sede comboniana diVerona.

Lusignoli Alina,madre di Don Luigi Villa.

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A Don Villa, tornato vivo dalla Mis-sione, i Superiori comboniani affida-rono l’incarico di “cacciatore” di vo-cazioni. In quel periodo, però, la fa-miglia di Don Villa fu colpita da unadisgrazia infamante, che prostrò i suoigenitori e lo impegnò per porre rime-dio alla desolazione, alle sofferenze ead ogni altro genere di necessità, in-cluse quelle economiche.

Nonostante i problemi familiari, DonVilla, nella sua attività di “cacciatore”di vocazioni si distinse tanto da meri-tare, dopo mezzo secolo, uno stupen-do elogio da parte del Superiore Ge-nerale scozzese, David. Era il tempodella canonizzazione del Fondatore,Daniele Comboni, e il Generale feceuna rapida visita all’Istituto di DonVilla, e così si espresse nei suoi con-fronti: «Lei è stato il più grandecomboniano che noi abbiamo avuto:

Lei ha dato all’Istituto più di 120vocazioni!».Anche i Superiori di Verona, nei primianni ‘50, sapevano contare, ma prefe-rirono premiare, nel novembre 1952,Don Villa con una Lettera di Ammo-nizione alla quale egli rispose con unalettera di quattro pagine, confutandole accuse rivoltegli e chiedendo il riti-ro dell’Ammonizione, o almeno l’in-clusione della sua risposta nei docu-menti ufficiali dell’Istituto.Sarebbe sufficiente leggere questalunga e dettagliata risposta per com-prendere che lo spirito dei Superioridi volersi liberare di Don Villa era an-cora più vivo che mai!

Agli inizi del 1953, egli uscì dall’Isti-tuto comboniano e, su invito dell’arci-vescovo di Ferrara, mons. RuggeroBovelli, si incardinò in quella diocesi,per fondare un Movimento Missiona-rio Internazionale.

Villa Carlo padre di Don Luigi Villa.

Don Villa col nipote Fulviofiglio del fratello primogenito, Renato.

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ta Maria”, per prenotare il pranzo.Don Villa, allora, andò a pregare nellachiesetta del Convento. La chiesa era vuota e lui si inginoc-chiò in uno dei banchi. Ad un tratto,percepì una presenza e si girò; al suofianco, vi era un uomo straordinaria-mente bello, giovanile, che gli chiese:«Lei vuole incontrare Padre Pio?».«No!», rispose don Villa, ma l’altroinsistette: «Vada, vada pure, PadrePio la sta aspettando!».Don Villa si rivolse verso la personache gli aveva appena parlato, ma, alsuo fianco, non vi era più nessuno. Lapersona che aveva pronunciato quelleparole era scomparsa!Allora, entrò nel convento e salì finoal luogo della cella di Padre Pio; sentìun profumo intenso di fiori e lo co-municò ad un frate che stava passan-do, il quale disse: «Buon segno, buonsegno!», dicendogli, poi, che PadrePio sarebbe presto tornato in cella. Durante l’attesa, don Villa scrisse suun suo taccuino 12 domande che in-tendeva porre al frate.

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Padre Pio.

Incontri con Padre Pio

In quegli anni, don Villa continuò lasua attività di predicatore e conferen-ziere. Nel 1956, tenne una serie diconferenze ai laureati di Bari, dove,dopo un pranzo a base di pesce, ebbeun’intossicazione a causa delle von-gole nella pasta-asciutta. Informato il suo amico don Berni,che era cappellano militare all’aero-porto di Bari, don Villa fu prelevatoda alcuni avieri, che lo portarono nelreparto infermeria dell’aeroporto, do-ve fu curato dal Colonnello medico,rimanendovi fino a guarigione.

Prima di lasciare Bari, don Berni vol-le che don Luigi lo accompagnasse aSan Giovanni Rotondo. Arrivati sulposto, don Berni gli chiese di aspet-tarlo, mentre andava all’albergo “San-

Don Luigi Villa.

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L’antica chiesetta di S. Maria delle Grazie del Convento di Padre Pio.

Dopo poco, egli vide aprirsi la portache era in fondo alla scala della sacre-stia. Appena entrato, Padre Pio loguardò (era in fondo allo stretto corri-doio, ad una ventina di metri) e disse:«Che fa, qui, padre Villa?», poi, siincamminò fino alla sua stanzetta, N°5, dove entrò con i due medici che l’a-vevano seguito. Ma dopo pochi minu-ti, usciti i medici, Padre Pio chiamòdon Luigi e lo fece entrare nella suacella. Qui, rispose alle sue 12 doman-de e gli parlò per oltre mezz’ora, dan-dogli un incarico: dedicare tutta lasua vita per difendere Chiesa diCristo dall’opera della Massoneria,soprattutto quella ecclesiastica.Don Villa rimase perplesso, e disse:«Ma io non sono preparato per un ta-le impegno; inoltre dovrei essere pro-tetto da un Vescovo». Padre Pio lo in-terruppe e gli disse: «Va dal Vescovodi Chieti e Lui ti dirà il da farsi».Due giorni dopo, don Villa partì da

Bari e si recò da mons. GiambattistaBosio. Il Vescovo gli chiese: «Perchései qui?». Don Luigi rispose: «PerchéPadre Pio mi ha detto di venire daLei» e gli chiarì i motivi. Alla fine, mons. Bosio gli disse:«Questo è impossibile, perché un Ve-scovo ha autorità solo nella sua dioce-si, e il tuo programma è ben piùampio! Comunque, poiché questo telo ha detto Padre Pio, che io non homai né visto né conosciuto, io andrò aRoma per una chiarificazione».Infatti, Mons. Bosio si recò dal Prose-gretario di Stato, il cardinale Dome-nico Tardini per parlargli dell’incari-co che don Villa aveva ricevuto da Pa-dre Pio. Il Cardinale si dimostrò subi-to contrario, dicendo che un tale com-pito era riservato solo ai vertici dellaChiesa, e non a un semplice sacerdo-te. Tuttavia, udito che il progetto par-tiva da Padre Pio, disse che ne avreb-be parlato al Santo Padre. E così fece.

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Quando mons. Bosio tornò dal cardi-nale Tardini, questi gli riferì che PioXII aveva approvato l’incarico affida-to da Padre Pio a don Villa, ponendo,però, due condizioni: don Luigi do-veva laurearsi in teologia dogmati-ca, inoltre, doveva essere affidato alladirezione del card. Alfredo Ottavia-

ni, Prefetto del Sant’Uffizio, del card.Pietro Parente e del card. Pietro Pa-lazzini.Questi Cardinali dovevano guidarlo emetterlo al corrente di tanti segretidella Chiesa, pertinenti a questo suomandato papale.Poi, il card. Tardini aggiunse: «Il Pa-pa mi ha detto di comunicarle che èla prima volta, nella storia dellaChiesa, che viene affidato ad un gio-vane sacerdote un simile incarico. Emi ha detto di dirle che è anche l’ul-tima!».

Mons. Bosio trasmise a don Villa le“condizioni” di Pio XII, ma, da par-te sua, ne aggiunse un’altra: «Io ac-cetto l’incarico di essere il tuo Vesco-vo, ma ti dico: non avere mai nulla ache fare con Montini!».Colpito dalla durezza di queste parole,don Villa chiese: «Ma chi è Monti-ni?».Mons. Bosio rispose: «Ti faccio unesempio: io sono da questa parte deltavolo e tu dall’altra. Da questa par-te, c’è mons. Giambattista Montini;dall’altra parte, il resto dell’uma-nità!». Da notare che le famiglieMontini e Bosio erano entrambe resi-denti a Concesio (vicino a Brescia).Quindi, la famiglia Bosio conoscevabene Montini!

Mons. Giambattista Bosio,Arcivescovo di Chieti-Vasto.

Il cardinale Domenico Tardini,Pro-segretario di Stato di Papa Pio XII.

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Dopo questo, mons. Bosio, con de-creto del 6 maggio 1957, segreta-mente incardinò don Villa, nelladiocesi di Chieti.

Don Luigi, allora, si iscrisse all’Uni-versità di Friburgo (Svizzera) dove si“licenziò” in Sacra Teologia, nel lu-glio del 1963, laureandosi, poi, al-l’Università Lateranense, a Roma, il28 aprile 1971.

Nella seconda metà del 1963, donVilla ebbe il secondo incontro conPadre Pio.Non appena lo vide, Padre Pio gli dis-se: «È un bel po’ di tempo che tistavo aspettando!», e si lamentò del-la lentezza con la quale don Luigiprocedeva nell’incarico affidatogli. Alla fine dell’incontro, Padre Pio ab-bracciò don Villa e gli disse: «Corag-gio, coraggio, coraggio! perché laChiesa è già invasa dalla Massone-ria» aggiungendo: «La Massoneria ègià arrivata alle pantofole del Pa-pa». (Paolo VI)

Agente segreto

Negli anni che seguirono, don Villa,lavorò come agente segreto del card.Ottaviani, con la specialità di docu-mentare l’appartenenza alla Massone-ria di alti Prelati della Chiesa cattolicae di occuparsi di certe questioni deli-cate della Chiesa.

Questo ruolo fece di don Villa unapersona di casa e molto conosciuta inUffici di Polizia, Questure e altreAgenzie di Investigazioni Generali eOperazioni Speciali.Quando, nel settembre 1978, duranteil breve pontificato di Papa Luciani,la “Lista Pecorelli” apparve su “OP”(Osservatore Politico), la Rivista del-l’avvocato Mino Pecorelli, non fucerto una grande meraviglia per donVilla leggervi molti nomi di quegli al-ti Prelati che lui stesso aveva già fattoallontanare dalle loro sedi, tanto tem-po prima, per aver fornito al Sant’Uf-fizio i documenti della loro apparte-nenza alla Massoneria.

Il cardinale Alfredo Ottaviani, Prefetto del Sant’Uffizio.

Papa Pio XII.

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Uno dei casi più illustri fu quello delcard. Joseph Suenens, cacciato dallasua sede di Bruxelles perché massone,convivente e con un figlio di nomePaolo!Un altro caso “doloroso”, fu quellodel card. Achille Lienart. A Parigi,mentre attendeva, nei pressi di unaLoggia massonica, l’uomo che gli do-veva confermare l’esistenza di docu-menti che attestavano l’appartenenzaalla Massoneria del card. Lienart,don Villa, d’improvviso, vide corrergliincontro un giovane che, aggreditolo,gli sferrò un pugno “ferrato” in pie-no volto, gridando: «Esiste un Diavo-lo su questa terra!».

Don Villa rinvenne in una farmacia,con la bocca piena di sangue, la man-dibola spezzata, e senza più un dentein bocca.Anche ad Haiti, un giorno, egli ri-schiò la vita. Recatosi in quel paeseper una missione, fu preso dai milita-ri, e portato in un luogo, per la fucila-zione. Ma don Villa ebbe un’ispirazio-

ne: chiese all’ufficiale che lo custodi-va di poter parlare con un suo carissi-mo amico, il Superiore del Seminariolocale. L’ufficiale, turbato da quellarichiesta, si recò dai suoi superiori etornò subito, dicendogli: «Ci siamosbagliati», e lo liberò.Tra le questioni delicate affidategli dalcardinale Ottaviani, vi fu quella del-l’incontro con Lucia di Fatima. Ungiorno il cardinale Ottaviani disse adon Villa: «Ho pensato di mandartia Fatima per parlare direttamentecon Suor Lucia».Egli accettò con gioia. Lo accompa-gnò un industriale padovano, il Sig.Pagnossin, un convertito di PadrePio, che gli offrì il viaggio e la per-manenza in Portogallo. Il CardinaleOttaviani lo aveva munito di unasua lettera personale e firmata dalui, come Prefetto del Sant’Uffizio,da consegnare al Vescovo di Coim-bra, perché gli concedesse l’incontro

Il cardinale Pietro Parente.

Il cardinale Pietro Palazzini.

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con Suor Lucia. Ma il Vescovo diCoimbra, prima di concedere l’in-contro con la Veggente, prese il te-lefono e chiamò in Vaticano. Gli ri-spose Mons. Giovanni Benelli, ilquale, prima di dare una risposta, vol-le sentire Paolo VI, perché Romaaveva dato ordini precisi: il “collo-quio” con Lucia era consentito soloai Reali e ai Cardinali.Mons. Benelli trasmise al Vescovo diCoimbra il divieto di Paolo VI allarichiesta di colloquio con Suor Lu-cia. Inutile, quindi, fu l’insistenza didon Villa, nell’evidenziare il suo ruo-lo di inviato del Prefetto del Sant’Uf-fizio. Comunque, egli rimase in Porto-gallo, cercando di vincere la resisten-za del Vescovo. Dopo una decina digiorni, però, si dovette rassegnare allasconfitta. Ottenne dal Vescovo solo di

poter celebrare nella Cappella delConvento di clausura. Al rientro in Italia, don Luigi andò su-bito a riferire l’accaduto al cardinaleOttaviani. Il Cardinale si sentì offesodal comportamento di Paolo VI, alquale scrisse subito una lettera di pro-testa. Tornato in seguito a Roma, ilcard. Ottaviani gli disse che PaoloVI gli aveva fatto le scuse, dicendo,però, che la decisione era stata presada mons. Benelli. Ma il Cardinalesottolineò che quello era il solito me-todo del doppio gioco di Paolo VI.

Fintanto che visse Pio XII, il Vatica-no, per don Villa era un ambientepiù che accogliente: oltre agli incon-tri inerenti alla sua attività di agentesegreto, don Villa pranzò e cenò alme-

Il massone monsignor Giovanni Benelli, Pro-segretario di Stato di Paolo VI.

Suor Lucia di Fatima.

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no una cinquantina di volte con Cardi-nali e Vescovi. Ma quando giunse alpotere Paolo VI, egli si vide preclusaogni ospitalità ed ogni possibilità diavviare iniziative per la difesa dellaFede Cattolica.Poco tempo prima di morire, Don Vil-la mi fece questa confidenza: «Mons.Bosio, mi comunicò la frase udita daPio XII sul suo pro-segretario di Sta-to: “Alla fine, anche il card. Tardinimi ha tradito!”», e anche un’altra diPio XII: «Non so se le mie paroleraggiungono persino la porta delmio studio».Per quanto riguardava Don Villa, iltradimento del card. Tardini signifi-cava che i nemici di Padre Pio e dellaChiesa di Cristo conoscevano, sin dal-l’inizio, lo scopo del mandato papaledi Don Villa; scopo che, prima di mo-rire, Padre Pio aveva espresso conqueste parole: «La mia missione ini-zierà dopo la mia morte».

Fallimenti premeditati

Molte furono le iniziative e le opereche don Villa cercò di far nascere, mache, anche sotto il pontificato di PioXII, gli furono fatte fallire. Già nel 1953, appena incardinato nel-la diocesi di Ferrara, don Luigi piani-ficò la fondazione di un grande Movi-mento missionario formato preva-lentemente da tecnici, col titoloI.M.I. (Istituto Missionario Interna-zionale); ma lo fermarono subito.Il 21 aprile 1957, don Villa fondò ilMovimento “Euro-Afro-Asiatico”,legato ad una sua Rivista che portavalo stesso titolo, e di cui aveva già avu-to regolare autorizzazione dal suo Ve-scovo, mons. Giambattista Bosio.Ma il Movimento ebbe anch’esso vitabreve, perché glielo chiusero.Gli fecero chiudere, subito dopo laprima edizione, anche un’altra suaRivista: “Colloquio Oriente-Occi-dente”, che sarebbe stata alimentatada un altro suo Istituto per le “reli-gioni non cristiane”.Ancora: gli impedirono di fondare un“Centro di teologi” per combattere ilrinascente Modernismo e il progres-sismo nella Chiesa. L’ordine vennedirettamente da Sua Ecc.za mons.Giovanni Benelli, Pro-segretario diStato di Paolo VI.In quello stesso periodo, sempre il so-lito massone Pro-segretario di Stato,mons. Giovanni Benelli, gli impedìdi continuare una serie di “Congressidi studio” permanenti. Don Villariuscì a dar corpo solo ai primi tre:

1. Il Primo Congresso di Roma, daltitolo: “Ortodossia e ortoprassi”(1-4 ott. 1974);

2. Il Congresso di Firenze, dal titolo:“La donna alla luce della teologiacattolica” (16-18 sett. 1975);

3. Il Secondo Congresso di Roma,dal titolo: “Cristianesimo e comu-nismo ateo” (20-22 sett. 1977).

Paolo VI.

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Mentre nei due Congressi di Roma, lapresenza di Cardinali impedì a mons.Benelli un suo intervento diretto, peril Congresso di Firenze, l’Arcivescovodi Firenze, card. Florit, ebbe l’ordi-ne da Roma di proibire la parteci-pazione al Congresso a tutto il clerofiorentino. Il Cardinale, spiacente diquel comando, lo comunicò subito adon Villa e gli promise di mandargliun Vescovo a presiedere per tutta ladurata del Convegno. E così avvenne!Altre iniziative che gli furono fattefallire, furono: la fondazione di un“terzo ramo” di Religiose-laiche, daaffiancare ai vari Istituti missionari,e l’iniziativa di reclutamento di vo-cazioni per il Sacerdozio; iniziativache fu poi imitata da tutti i Seminari edagli Istituti missionari, ma il suo pro-getto iniziale di formazione spiritualefu sviato e finì col secolarizzarsi.Personalmente, don Villa fece entrarenei Seminari missionari circa unacinquantina di ragazzi che, oggi, so-no preti.

Ormai, era evidente che non gli erapiù permesso muovere alcun passo,realizzare alcuna idea, né iniziare al-cun progetto che fosse per la difesadella Fede cattolica.Per questo, don Villa dovette rifiutareofferte di amici e anche ... di nemici. Egli rifiutò, infatti, parecchie “dona-zioni” di ville e di enormi somme didenaro. Persino un Cardinale glivolle regalare tutta la sua proprietà:due ampie scuole elementari e me-die, già in funzione, e due ville con60 ettari di oliveto e una chiesa.Anche il cardinale Giuseppe Siri glioffrì il Convento dei Benedettini aGenova. Ma don Villa rinunciò a tut-to, sempre, perché aveva già previstola bufera che si stava abbattendo sullaChiesa, e perciò preferiva restare po-vero, per non trovarsi legato e coin-volto in questioni economico-finan-ziarie, ma soprattutto, per rimanere li-bero di occuparsi del mandato cheaveva ricevuto da Padre Pio e da

Copertina degli Atti del Convegno di Firenze,organizzato da don Villa, nel 1975.

Il cardinale Ermenegildo Florit,Arcivescovo di Firenze.

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Pio XII di aiutare la Chiesa a guari-re dalla nebulosa situazione in cui sisarebbe trovata sotto gli attacchi dellamassoneria ecclesiastica!Per questa ragione, disse “no” anchea due ricchissimi americani che glioffrirono miliardi se avesse ceduto lo-ro la sua Rivista “Chiesa viva”.Egli ebbe anche la strana “offerta”miliardaria di un avvocato americanoche gli disse di essere disposto a pa-gargli qualsiasi Movimento che egliavrebbe potuto fondare per annienta-re la Chiesa Tradizionale e per fon-darne una “nuova” da far trionfare.Don Villa fu sempre attivo anche nel-la sua opera sacerdotale di salvare leanime. Un caso singolare avvenne nel1957, quando ebbe un incontro con ilgrande scrittore italiano CurzioMalaparte. Prima associato al fasci-smo e poi, verso la fine della sua vita,al comunismo, Malaparte giaceva inuna clinica di Roma con il cancro.

La sua stanza era sorvegliata dal fa-moso picchiatore comunista Secchia,per impedire il passaggio a chiunquenon fosse di sinistra. Egli cercò d’im-pedire anche l’ingresso di don Villa,ma non vi riuscì. Malaparte gli sorrisee gli disse: «Lei è un carattere. Do-vrà lottare!». Un’altra volta che andòa trovarlo, don Villa gli parlò del suoprogetto di fondare una nuova Opera,e tanto fu l’entusiasmo di Malaparteche gli promise che, se fosse guarito,egli avrebbe messo la sua penna alsuo servizio. L’ultima volta che lo vi-de, Malaparte disse a don Villa che,dopo aver riflettuto molto, aveva de-ciso di regalargli la sua villa di Ca-pri, come prima sede dell’Opera chevoleva fondare. Ma non se ne fecenulla perché, pochi giorni dopo, lastanza di Malaparte fu blindata dalcomunista Secchia e da vari comuni-sti della direzione del periodico “VieNuove”, che riuscirono, poi, a farsidonare la villa. (Il come avvenne, donVilla non lo seppe mai!).

Il cardinale Giuseppe Siri, amico di don Villa, fu eletto Papa nel 1958, nel 1963e nel 1978, ma, per le minacce esercitate dalla Massoneria, dovette ritirarsi.

Il famoso scrittore italiano Curzio Mala-parte che conobbe don Villa, poco primadi morire di cancro.

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Don Villa a Brescia

Fu la situazione grave in cui si trova-vano i Genitori, che spinse don Villaad accettare dall’arcivescovo di Chie-ti, mons. Giambattista Bosio, l’in-cardinazione nella sua diocesi, comeera stato suggerito dal Segretario diStato, card. Tardini. Ma fu una in-cardinazione segretissima, fatta nellostudio del Vescovo, e, come testimo-ne, solo il suo Segretario, mons. An-tonio Stoppani. Ma mons. Bosio, perconsentire a don Villa di aiutare i Ge-nitori, avuto il beneplacito da Roma,lo trasferì nella diocesi di Brescia, conl’approvazione del Vescovo locale.Il 15 settembre 1962, don Villa aprìuna “Casa di formazione”, a Codo-lazza di Concesio – Brescia, intitolata“Villa Immacolata”, per poter erige-re l’Istituto “Operaie di Maria Im-macolata” nato con la paternità diMons. Bosio.

Nel 1964, l’anziano Vescovo di Bre-scia, mons. Giacinto Tredici, morì efu sostituito dal montiniano mons.Luigi Morstabilini.

Il 12 dicembre 1964, mons. Morsta-bilini promise a mons. Bosio di con-cedere, in breve tempo, il Decreto diapprovazione dell’Istituto; la stessapromessa la fece a don Villa, tregiorni dopo; in gennaio 1965 vi fu iltrasferimento dei documenti; il 2 feb-braio furono accettate da don Villa al-cune condizioni restrittive sulle voca-zioni estere; il 4 febbraio, mons.Morstabilini assicurò mons. Bosioche il documento di approvazione era“sicuro”; il 7 febbraio mons. Mor-stabilini, in visita alla parrocchia incui risiedeva l’Istituto di don Villa glievitò l’onore di una sua visita; il 18maggio, mons. Bosio, dopo un collo-quio con mons. Morstabilini assicuròdon Villa che il Decreto di approva-zione era ormai prossimo al rilascio.

Ma il 1° luglio 1965, don Villa rice-vette dalla Curia di Brescia una lette-ra del delegato vescovile che lo infor-mava del parere sfavorevole dellaCommissione a riguardo dell’ap-provazione dell’Istituto.

Di fronte a tanta ostilità e doppiez-za, don Villa comunicò a mons. Bo-sio la sua intenzione di incardinarsiin un’altra diocesi. Il suo Vescovodispiaciuto, gli rispose: «No, nonfarlo, per me!».Ma questa doppiezza nel modo di agi-re, obbligò il così paziente e buonomons. Bosio ad AGIRE!«Adesso basta – disse a don Villa –in fin dei conti il tuo Vescovo sonoio. Se non comprendono la mia deli-catezza e carità, andrò a Roma, e tiscriverò».Il 4 dicembre 1965, mons. Bosio scri-veva a don Villa: «Carissimo PadreVilla, puoi dire alle tue figlie chel’Immacolata ha esaudito le nostre ele loro preghiere.

Il montiniano mons. Luigi Morstabilini, Vescovo di Brescia dal 1964 al 1983,

in un dipinto di Suor Natalina dell’IstitutoOperaie di Maria Immacolata di Don Villa.

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Visto che a Brescia non si viene acapo di nulla, ho fatto visita al card.Pietro Palazzini…». La lettera termi-nava così: «.. non avendo qui, a Ro-ma, i timbri della Curia, potreteugualmente celebrare la “fondazio-ne” il giorno dell’Immacolata. Il“Documento” ve lo manderò quan-to prima».L’8 dicembre 1965, Mons. Bosio in-viò a don Villa il “Decreto” con cuisi erigeva canonicamente il suo Isti-tuto “Operaie di Maria Immacola-ta”.Il 20 maggio 1967, la sede dell’Isti-tuto fu trasferita in città, in via Ga-lileo Galilei, 121, Brescia, dove risie-de tuttora.Solo 5 giorni dopo, Mons. Giambat-tista Bosio, muore improvvisamenteil 25 maggio 1967.Don Villa non era a conoscenza di al-cuna malattia o altro problema di sa-lute che potesse far pensare ad una

morte imminente del suo Vescovo.Solo poche settimane prima dellamorte, lo stesso mons. Bosio, gli ave-va detto: «Quando andrò in pensio-ne, vorrei venire a vivere con te, neltuo Istituto». Le stesse Suore dell’I-stituto erano elettrizzate al pensiero diavere con loro un personaggio così fa-moso e importante.La stessa lettera di condoglianze diPaolo VI parlava di “inaspettatamorte” di mons. Bosio! Quando Mons. Bosio morì, don Villasi trovava all’estero e, al suo ritorno,si recò immediatamente a Chieti perpregare sulla sua tomba.Dopo alcune settimane, il nipote diDon Villa, Fulvio, laureando in inge-gneria, e un suo amico, in viaggio perle vacanze nel Gargano, furono deca-pitati da una fune d’acciaio tesa ditraverso sulla strada. Dalla macchi-na non venne asportato nulla. Da quelgiorno, Don Villa fu costretto a pren-

La fotografia della sede dell’Istituto Operaie di Maria Immacolata e della Editrice Civiltà,in Via G. Galilei 121 - Brescia, che è stata pubblicata per anni su “Chiesa viva”.

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dere le distanze da quasi tutta la suafamiglia. Era, forse, un feroce attaccoconcertato?Il nuovo Vescovo di Chieti, e quindiil diretto superiore di don Villa, fumons. Loris Capovilla, uomo di fi-ducia di Mons. Montini e del Vesco-vo di Padova, mons. Girolamo Borti-gnon, uno dei peggiori nemici di Pa-dre Pio, ex segretario personale diGiovanni XXIII e segretario perso-nale di Paolo VI, dal 1963 al 1967.Don Luigi si recò subito da Lui edebbe un colloquio in cui, il Vescovo,più che trattare la questione della suaincardinazione, per più di un’ora,cercò di convincerlo a non scriverepiù articoli contro il comunismo,poiché – diceva – il comunismo so-vietico vincerà e si dovrà venire apatti con Mosca!Con la morte di mons. Bosio, donVilla si trovò stretto in una morsa: dauna parte, l’ex segretario personale diPaolo VI, mons. Capovilla; dall’altra,il montiniano Vescovo di Brescia,mons. Morstabilini.Mons. Capovilla chiedeva a don Vil-la di incardinarsi a Brescia, mentremons. Morstabilini insisteva che donVilla rimanesse incardinato a Chieti econtinuasse la sua opera a Brescia, ri-confermandogli la sua fiducia, stima ebenevolenza e consigliandogli di “farmaturare i tempi”.

Il 4 febbraio 1968, don Villa, in unalettera al Vicario Generale di Brescia,mons. Pietro Gazzoli, lamentandosidella “poca intelligenza e onestà” edel modo doppio di agire di mons.Morstabilini, riportava due documen-ti che attestavano la sua mala fede:

1. una lettera di mons. Morstabilini amons. Bosio (scritta dopo il Decre-to di approvazione di Romadell’8 dicembre 1965) in cui si scu-sava per non averlo dato lui taleDecreto, perché questa era la suaintenzione, e dove incolpava la

Commissione di Curia di aver-glielo impedito.

2. un’altra lettera di mons. Morstabi-lini ad un parroco bergamasco, incui, invece, il Vescovo affermavaesattamente il contrario; pur rico-noscendo che don Villa aveva rice-vuto un Decreto di approvazionedel suo Istituto, disse, però, che, sefosse dipeso da lui, tale Decretonon gli sarebbe mai stato concesso.

Il 3 settembre 1968, don Villa rice-vette un “ultimatum” dal Vicario Ge-nerale di Chieti, mons. F. Marinis, ilquale gli intimava di farsi incardinarea Brescia, entro fine anno.

Mons. Loris Capovilla, segretario personaledi Giovanni XXIII e poi di Paolo VI

fino al 1967, fu fatto Vescovo di Chieti, dopo la morte di mons. Bosio, divenendo

così, il diretto superiore di don Villa.

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Il 15 dicembre 1968, don Villa scris-se una lettera al card. Pietro Palazzi-ni per metterlo al corrente di tuttequeste manovre che miravano a scar-dinare l’Istituto che aveva da pocofondato.Questi sono solo i primi esempi delmodo di agire dei nemici di don Vil-la: nemici che non l’hanno mai af-frontato lealmente e in campo aperto,ma che hanno sempre agito alle spal-le, con doppiezza, colpendolo conogni mezzo, incluso, come vedremo,il tentativo di assassinio.

Inizio della “Via Crucis”

I tempi di buona accoglienza degliambienti vaticani, dell’ultimo periododi Pio XII, erano svaniti; ora, inizia-vano quelli dell’isolamento e dellapersecuzione. Il legame quasi di predilezione conPio XII, bruscamente, si trasformò inquello iniziale della letale politica:«ignoratelo e fatelo ignorare»!

Ecco due fatti che illustrano questidue diversi atteggiamenti.

Un giorno, don Villa chiese e ottennesubito un’udienza col Santo Padre,l’Angelico Pio XII. Questa avvennein una grandiosa sala, gremita di per-sone. Fatto chiamare don Villa, e tro-vatosi di fronte a lui, dopo un brevescambio di parole, Pio XII gli prese

Un atteggiamento di Paolo VI che denota lasua insofferenza nell’essere contraddetto.

L’Angelico Santo Padre Pio XII.

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le mani nelle sue e lo abbracciò, da-vanti a tutti, come a significare la suapredilezione per questo Sacerdoteal quale, in segreto, Egli aveva affi-dato un compito grave che mai fuaffidato ad altro Sacerdote.

Come fu diverso, invece, anni dopo,l’incontro tra don Villa e Paolo VI.Il 14 luglio 1971, una Religiosa delsuo Istituto “Operaie di Maria Im-macolata”, Suor Natalina Ghirar-delli, fu ricevuta in “udienza priva-ta” da Paolo VI, il quale voleva con-gratularsi con Lei, per il ritratto chela Suora-pittrice gli aveva fatto eche fu offerto al Papa, in occasionedel 50° anniversario del Suo Sacerdo-zio (1970).Don Villa accompagnò a Roma SuorNatalina come suo Padre Superiore. All’entrata del salone dei ricevimenti,dove, in mezzo, sedeva il Papa, donVilla notò che Paolo VI guardò su-bito la sua Suora-pittrice e continuòpoi a rimirarla, per tutto il tempo del-l’udienza.Don Villa, a fianco della Suora, nonfu mai degnato di uno sguardo daparte di Paolo VI, neppure per unistante. Al gesto di don Villa di voler offrireal Papa alcuni suoi libri, Paolo VI,sempre senza guardarlo, fece un ge-sto con la mano sinistra al suo segre-tario mons. Pasquale Macchi, che siavvicinò e prese i libri, senza che ilsacerdote potesse dire una sola parola.Alla fine del colloquio, Paolo VI be-nedì la Suora e le consegnò una Co-rona del Rosario, mentre a don Villadiede il borsellino del Rosario, sem-pre senza guardarlo. E continuò an-cora a non guardarlo neppure quan-do, insieme alla sua Suora, si avviòverso l’uscita.In quell’occasione, don Luigi com-prese che quel gesto inconcepibile diPaolo VI verso di lui, era come un se-gnale dell’inizio della sua “Via Cru-cis”. Come infatti avvenne!

La Rivista “Chiesa viva”

Per combattere la battaglia che PadrePio gli aveva affidato, a don Villa ser-viva una Rivista, che però fosse liberada pressioni o soppressioni ecclesia-stiche. Mons. Bosio gli aveva suggerito diiscriversi all’Ordine dei giornalisti efondare una rivista sua personale, inmodo che le Autorità ecclesiastichenon potessero, in alcun modo, farlafallire. Don Villa, allora, si iscrisse al-l’Ordine Nazionale dei Giornalisti,prendendo la tessera n. 0055992. A quel tempo, al suo attivo, aveva giàuna trentina di pubblicazioni (teologi-che, ascetiche, storico, letterarie, poli-tiche) e oltre un migliaio di “artico-li” già pubblicati su diverse riviste equotidiani.

Ritratto di Paolo VI, eseguito da Suor Natali-na dell’Istituto Operaie di Maria Immacola-ta, fondato da don Luigi Villa.

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Nel 1971, don Villa fondò la sua Ri-vista “Chiesa viva”, con corrispon-denti e collaboratori in tutti i conti-nenti. Il primo Numero uscì con la da-ta “Settembre 1971”.Pochi mesi dopo, il 14 dicembre1971, a Vienna, don Luigi ebbe un in-contro personale col card. JosephMindszenty, il quale dopo essere sta-to umiliato e degradato da Paolo VI,per non avere voluto tendere la manoal comunismo, aveva lasciato Roma.Il Cardinale lesse interamente il primonumero di “Chiesa viva” e ne fu tan-to entusiasta che pose la sua firma sul-la copia che aveva letto e, al terminedell’incontro, dopo due ore e mezzodi un suo appassionato e illuminantecolloquio, disse a don Villa: «Mi cre-da: Paolo VI ha consegnato interiPaesi cristiani in mano al comuni-smo!»…

Il 24 settembre 1971, “il MessaggeroAbruzzo” riportava un articolo dal ti-tolo: “L’Arcivescovo (Capovilla) vain pensione”. Dalle casse della dioce-si erano spariti circa cento milioni dilire, e mons. Capovilla aveva pubbli-camente insinuato che la colpa erada attribuire al Vescovo precedente,mons. Giambattista Bosio. Allora, ilPrefetto e il Capo dei Carabiniericomunicarono a Paolo VI che, se en-tro tre giorni, mons. Capovilla nonfosse stato rimosso dalla diocesi diChieti, loro lo avrebbero incriminatoe messo in galera. Così, mons. Capovilla fu trasferito aLoreto.

Ma la guerra a don Villa continuava.Fu il Pro-segretario di Stato di PaoloVI, il massone mons. Giovanni Be-

Il cardinale Martire Joseph Mindszenty, de-gradato da Paolo VI perché non voleva tende-re la mano al Comunismo, lasciò Roma perVienna, dove ebbe un incontro con don Villa.

Il primo Numero di “Chiesa viva”, del settem-bre 1971, letto e firmato, per approvazione,dal cardinale Joseph Mindszenty.

La firma del card. Mindszenty

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nelli, che coniò ufficialmente la nuovastrategia di guerra contro don Villa.Nelle riunioni coi suoi collaboratori,parlando di don Luigi, Benelli era so-lito dire: «Bisogna far tacere queldon Villa»! Ma quando qualcunoobiettava: «Eminenza! bisogna peròdimostrare che sbaglia!», il Cardina-le, irritato, rispondeva: «E allora,ignoratelo e fatelo ignorare!».

Ma questo non bastava, la voce didon Villa era la sua Rivista “Chiesaviva”, e questa “voce” doveva esseremessa a tacere.Se la Rivista non fu attaccata subitofrontalmente, lo si dovette al fatto cheil Vice Direttore di “Chiesa viva” erail famoso filosofo tedesco ed ebreoconvertito, prof. Dietrich von Hilde-brand, che Paolo VI conosceva bene,ma altrettanto temeva.

Allora, si cominciò con i collaborato-ri-teologi, che don Villa aveva già inattivo per “Chiesa viva”. Mons. Be-nelli scrisse una lettera a ciascuno diessi, perché cessassero la collabora-zione con don Luigi, il quale seppe diquesto intervento della Santa Sede,solo perché uno dei suoi collaboratorilo informò subito di quest’ordine rice-vuto dall’alto.Così, si fece la terra bruciata intorno a“Chiesa viva”!I nemici di don Villa, con la compli-cità di quel clero che preferisce ilquieto vivere ai fastidi di non ade-guarsi subito alla “linea di pensiero”che viene “suggerita” o “imposta”dall’alto, iniziarono un’altra strategia:la calunnia.Così, don Villa divenne “lazzarone”,“matto”, “fascista”, “anti-semita”,“fuori della Chiesa”, “eretico”, “sa-cerdote di esasperate tendenze conser-vatrici e preconciliari”, “un laceratoredella Carità che apre la strada alla dif-famazione”, “un rigurgito di orgoglio-sa supponenza nel sentirsi detentoredella verità”… e più recentemente,

“autore di scritti infamanti”, e “degnodi provvedimenti punitivi”; provvedi-menti che però “non vengono presisolo per non umiliare un prete più chenovantaduenne”.Dalla calunnia si passò poi alle lette-re, inviate a prelati autorevoli che leusavano per i propri fini, fino ad arri-vare alla calunnia in pieno giorno, sugiornali diocesani, o addirittura tra-smesse via radio-televisone.“Chiesa viva”, però, continuava a vi-vere! Allora, per demoralizzare donvilla, furono inventate le “telefonatea notte inoltrata” fatte di insulti, ca-lunnie, bestemmie, minacce! E questo per molto tempo!

Dietrich von Hildebrand, nato a Firenze nel1889 e laureatosi in filosofia nel 1912, si con-vertì al Cattolicesimo nel 1914. Fu professoreuniversitario in Germania, Austria, Svizzera,Francia e Stati Uniti. Accettò l’incarico di Vi-ce-Direttore di “Chiesa viva”, nel 1971 e lomantenne fino alla morte, avvenuta il 25 gen-naio 1977.

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Alcuni tentativi di assassinio

Per mettere a tacere un Sacerdote co-me don Villa, però, esisteva un solometodo sicuro: l’eliminazione fisica.Infatti, la sua vita fu costellata da set-te tentativi di assassinio.Ne cito tre, brevemente.

1° Don Villa stava tornando da Romaa Brescia in macchina. Poco prima diArezzo, la strada, sulla destra, rasen-tava uno strapiombo di almeno 100metri. In quel tratto, egli si accorse diessere seguito da una macchina chepoi lo affiancò, obbligandolo, a poco apoco, a portarsi sul ciglio della strada.Che fare? Don Villa vedeva ormai lamorte davanti a sé. In quel momento,però, sopraggiunse una macchinadella polizia. Don Villa suonò il clac-son per richiamarla, ma la macchinache lo fiancheggiava accelerò e sparì.Il Signore lo aveva salvato da mortecerta!.. Quell’incidente don Villa lo

raccontò, poi, al card. Palazzini, allapresenza del Professor Luigi Gedda,il quale esclamò: «Ma allora, siamoin guerra!».

2° Don Villa si stava recando, in mac-china, da un suo sacerdote amico, donBerni, parroco a Corlanzone, pressoLonigo (Vicenza). Uscì dal casellodell’autostrada e si avviò sulla stataleche lo avrebbe portato a destinazione.Improvvisamente, gli si bloccaronogli arti, mani e gambe, e si sentì para-lizzato. Chi gli aveva dato narcotici?..Ad una curva della strada, don Villa,sebbene ad occhi aperti, vide la mac-china andare dritta in un prato che co-steggiava un canale largo 6-7 metri eprofondo due, con acqua e molta mel-ma. Egli vedeva tutto come in un so-gno, senza essere in grado di agire. Isuoi arti restavano paralizzati. Ormai,continuando la corsa, la macchina, sitrovava a pochi metri dal canale... maa pochi centimetri dall’orlo, improvvi-samente, il motore dell’auto si bloccòdi colpo. Fu un grande miracolo!Pochi secondi ancora ed egli sarebbe

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caduto nel canale e sparito sul fondo,con la macchina che gli avrebbe fattoda bara.Con l’improvviso blocco dell’automo-bile, don Villa ebbe come un risveglioe uscì dalla macchina. Egli si vide cir-condato da parecchia folla e un Vigileurbano gli propose di portarlo all’o-spedale. Don Villa rifiutò, risalì inmacchina e ripartì.

3° Dopo diversi mesi, don Villa fecevisita ad un suo “amico” sacerdote e,dopo il pranzo, terminato con uncaffè, tornò a casa. Durante il viaggio,però, cominciò a sentirsi male; arriva-to a casa, era in tali condizioni di sa-lute che fu chiamato subito il suo me-dico. La diagnosi fu: “avvelenamen-to”. Il medico gli disse: «Le hannodato un caffè avvelenato?».Comunque, nell’arco di alcuni giorni,

il medico riuscì a far uscire don Vil-la dal pericolo di morte.

Dopo alcuni anni, accompagnandodon Villa da un suo conoscente altolo-cato e molto ferrato sul problema del-l’infiltrazione massonica nella Chiesa,assistetti ad un loro colloquio sullaquestione della “Lista Pecorelli”, cheera stata pubblicata da “Chiesa viva”proprio alcuni mesi prima del tenta-tivo di avvelenamento. Sentii unodei due ricordare le parole pronun-ciate dal card. Silvio Oddi a propo-sito di questa “Lista”.Il Cardinale aveva detto: «È una li-sta tutta da una parte».L’altro, invece, disse: «La Lista Pe-

Il cardinale Agostino Casaroli, compare nella“Lista Pecorelli” con la data di iscrizione:28/9/1957, Numero di matricola: 41/076 e conla Sigla: CASA. Sotto Paolo VI, il card. Casa-roli fu Ministro degli Affari Esteri e principalepropugnatore della politica montiniana diapertura al Comunismo, detta “Ostpolitik”.Giovanni Paolo II lo elevò alla carica di Se-gretario di Stato.

La copertina della Rivista “OP”, uscita il 12settembre 1978, che pubblicava la “Lista Pe-corelli” contenente i nomi di 121 alti Prelati.

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corelli è la Lista di tutti gli uomi-ni del card. Agostino Casaroli» eaggiunse: «Casaroli è il Capo diquattro Logge massoniche in Vati-cano». Poi, seguì una frase che mifece comprendere il vero significatodella pubblicazione di quella “Li-sta” da parte dell’avvocato MinoPecorelli, egli stesso membro dellaLoggia P2 e Direttore della Rivi-sta “OP” (Osservatore Politico)che, il 12 settembre 1978, l’avevapubblicata.

Uno dei due interlocutori disse: «La“Lista Pecorelli” è stata fattapubblicare dalla stessa Massone-ria per fermare l’ascesa al Papatodel card. Agostino Casaroli».Infatti, il discorso proseguì con laconsiderazione che il card. Casaroliera talmente potente in Vaticano chesolo la Massoneria avrebbe potutofermarlo, se non fosse stato da leiprescelto come Papa.

Quando, durante il Pontificato di GiovanniPaolo II, “Chiesa viva” denunciò l’apparte-nenza del card. Casaroli alla Massoneria, alMonsignore che mostrò questa evidenza al Pa-pa, Giovanni Paolo II rispose: «Lo so, lo so,ma non so chi mettere al suo posto»!

Nel conclave del 1958, il card.Giuseppe Siri fu eletto papa eprese il nome di Gregorio XVII,ma delle terribili minacce lo co-strinsero a invalide dimissioni.Nel 1963, nuovamente, il card.Siri fu eletto Papa, con tanto difumata bianca, ma le minacce diuna immediata persecuzione con-tro la Chiesa cattolica, da parte dialcuni membri della MassoneriaEbraica dei B’nai B’rith impose-ro l’elezione di Paolo VI.Otto giorni dopo, il 29 giugno1963, a Roma e a Charleston(USA) fu celebrata una doppiamessa nera, con la quale certiprelati traditori intronizzaronoSatana nella Cappella Paolina.Quel giorno fu l’inizio del regnodell’Anticristo.

Alla messa nera, celebrata a Roma, furono presenti:

Mons. Agostino CasaroliMons. Jean-Marie Villot

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La copertina della Rivista “Chiesa viva”, N° 231, del luglio-agosto 1992, che riportava la “Li-sta Pecorelli” con una presentazione del magistrato Carlo Alberto Agnoli. Nella presentazione,dopo aver evidenziato l’attendibilità di questa “Lista”, Agnoli scrive: «... Padre Esposito ci informa che, tra i protagonisti dei dialoghi bilaterali tra esponenti dellaChiesa e della Massoneria, svoltisi tra il 1966 e il 1977, vi fu il salesiano Don Vincenzo Miano,Segretario del “Segretariato per i non credenti” e autore di un libro intitolato: “Il Segretariatoper i non credenti e la Massoneria”. Padre Esposito riferisce che Don Miano partecipò a tuttidetti dialoghi “illustrando poi le posizioni maturate alla Sacra Congregazione per la Dottrinadella Fede e allo stesso Paolo VI, che seguiva e incoraggiava questi incontri”».

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La pagina della Rivista “OP” che riporta la prima parte della “Lista Pecorelli”.

Malgrado la pubblicazione di questa “Lista” nel 1978, Giovanni Paolo II fece Cardinalimons. Fiorenzo Angelini e mons. Virgilio Noè, che figurano in questo documento.

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La pagina della Rivista “OP” che riporta la seconda parte della “Lista Pecorelli”.

Nel 1992, questa “Lista” tornò alla ribalta delle cronache giudiziarie del crack del Banco Am-brosiano con le pesanti compromissioni della Loggia P2 di Gelli, Sindona, Calvi e Ortolani.

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Benelli, Casaroli, Ruini

Mons. Giovanni Benelli fu, prima,Pro-segretario di Stato, poi, dal 1977Vescovo di Firenze e, subito dopo, fat-to Cardinale. Dopo la morte di Paolo VI, nel con-clave del 1978, Benelli tentò di diven-tare Papa, ma fu invece eletto ancora,per la terza volta, il card. GiuseppeSiri, il quale, per le minacce fattedallo stesso card. Benelli, di fareuno scisma nella Chiesa, dovette riti-rarsi. Il conclave del 1978, terminòcon un compromesso: fu eletto ilcard. Luciani, col nome di GiovanniPaolo I, l’uomo che Paolo VI, nellasua visita a Venezia, aveva indicatocome suo successore. Però, per aver imprudentemente co-municato al suo Segretario di Stato,card. Jean-Marie Villot, la sua inten-zione di sostituire certe persone in Se-greteria di Stato e nello IOR, il giornodopo papa Luciani fu ucciso.

Fu lo stesso don Villa a chiedere alcard. Palazzini di far fare un’auto-psia al Papa, e per essere più convin-cente, radunata la stampa di Roma,ventilò il dubbio di un assassinio. Ilcard. Palazzini, allora, fece eseguiretre autopsie, che furono chiamate “vi-site mediche”. Il risultato di tutte etre fu: “Assassinato”!Poiché Don Villa fu al centro di que-sti avvenimenti, un giorno gli chiesise conosceva il nome, o i nomi, degliassassini. La risposta fu: «Conosco ilnome dei due vescovi assassini, manon glieli posso comunicare. È un se-greto che devo tenermi dentro». Io non insistetti e non mi interessaipiù della questione. Un giorno, però, lessi il libro di DavidYallop, “In nome di Dio – La mortedi Papa Luciani” in cui si facevano inomi dei due assassini di GiovanniPaolo I. Recatomi da Don Villa, lo misi al cor-

rente della mia scoperta. Egli mi chie-se: «Mi faccia i due nomi».«Il card. Jean-Marie Villot e mons.Paul Casimir Marcinkus».Allora, chinò il capo e, a bassa voce,disse: «Sì, sono stati proprio loro».

La pubblicazione della “Lista Peco-relli”, durante il breve regno di Gio-vanni Paolo I, stroncò la candidaturadel card. Casaroli. Alla morte di Lu-ciani, dopo un altro scontro tra Benel-li e Siri, fu eletto il card. KarolWoytjla, il vero predestinato e pre-diletto della Massoneria e di PaoloVI che, tra il 1973 e il 1975, lo avevaricevuto ben 11 volte in udienza pri-vata, cosa mai accaduta per un cardi-nale straniero!

Giovanni Paolo I fu assassinato 33 giorni do-po l’inizio del suo Pontificato. Fu don Villa afar eseguire al card. Palazzini tre autopsie,che furono chiamate “visite mediche” e cheterminarono col verdetto: “assassinato”!

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Con la morte del card. Giovanni Be-nelli, avvenuta nel 1982, l’uomo piùpotente in Vaticano era il card. Ago-stino Casaroli.

Ma “Chiesa viva” aveva ancora deivalidi e coraggiosi collaboratori; infat-ti, a fianco di quelli che abbandonava-no la battaglia, vi erano anche perso-naggi che, malgrado la loro elevataposizione in Vaticano, si dichiaravanoapertamente collaboratori della Rivi-sta e difensori di don Villa. Uno di questi fu mons. Nicolino Sa-rale, che lavorò in Segreteria di Statodal 1978 al 1995, anno della sua pre-matura morte. Mons. Sarale, per “Chiesa viva”,scrisse libri e quattro cicli completi diOmelie per Sacerdoti e, negli ultimianni della sua vita, tenne la rubrica:“Osservatorio Romano”, in cui de-nunciava la crescente crisi interna del-la Chiesa.Mons. Sarale non era solo un colla-boratore, ma anche la “sentinella” didon Villa in Segreteria di Stato che-gli scrisse lunghe lettere sulle questio-ni più delicate e scottanti della Chie-sa. Egli era un uomo limpido e corag-gioso: ogni mese riceveva 50 copiedi “Chiesa viva” che diffondeva an-che in Segreteria di Stato. Egli ave-va il coraggio di difendere don Villadi fronte ad alti Prelati, e persino difronte al Papa.Alcuni anni dopo la morte di questocarissimo amico di don Luigi, met-tendo insieme varie frasi udite dal Pa-dre ed altri articoli letti sui giornali,riuscii a farmi un’idea sulla stranamorte di Mons. Sarale, avvenuta il 27settembre 1995.Un giorno, don Villa mi raccontò diuna sua visita a mons. Sarale, il qua-le, parlando della sua salute, gli ac-cennò ad una sua malattia alle ginoc-chia e di certe iniezioni che il medicogli faceva in quelle parti del corpo.Don Luigi aggiunse di aver ottenutoda lui l’involucro della confezione di

queste iniezioni e di averle mostrate alsuo medico, il quale, dopo aver asso-ciato la malattia del Monsignore alleiniezioni che gli venivano praticate,esclamò: «Ma queste iniezioni gliprovocano il cancro!».

Difatti Mons. Sarale morì a seguitodi una operazione che si era resa ne-cessaria per poterlo salvare da un can-cro, che si era sviluppato allo stoma-co, con una rapidità impressionante.Dopo la morte di mons. Sarale, suigiornali, scoppiò lo scandalo del me-dico di Giovanni Paolo II, il quale –si diceva – era riuscito ad arrivare finoa quella posizione senza alcun concor-so, e che, dopo lo scandalo, si defilò.Era quello lo stesso medico che avevapraticato le iniezioni alle ginocchia dimons. Nicolino Sarale?

Mons. Nicolino Sarale, della Segreteria diStato, era l’amico più fidato di don Villa e lasua “sentinella” in Vaticano. Morì in modostrano, il 27 settembre 1995.

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Gli anni 1990, sulla scena del Vatica-no, videro il ritiro del card. AgostinoCasaroli da Segretario di Stato, il de-clino del card. Ugo Poletti, Presiden-te della Conferenza Episcopale Italia-na (CEI) e Vicario di Sua Santità, e lacontemporanea ascesa di mons. Ca-millo Ruini.I cardinali Casaroli e Poletti, en-trambi massoni, figurano nella “Li-sta Pecorelli” con tanto di data di ini-ziazione, di Numero di matricola e diSigla.Il card. Casaroli era l’alfiere dellapolitica filo-comunista di Paolo VI,chiamata “Ostpolitik”, e dalla sua ca-rica di Segretario di Stato, a fianco diGiovanni Paolo II, era l’uomo più po-tente del Vaticano, che aveva, comesecondo, solo il card. Ugo Poletti, ilquale aveva fatto una carriera fulmi-nea, con Paolo VI, per una ragionemolto particolare.Divenuto Arcivescovo di Milano,mons. Montini prese la decisione dichiudere e spostare altrove “Il Po-polo d’Italia”, un giornale ben conso-lidato, e pubblicato dalla Diocesi diNovara. L’arcivescovo di Novara,mons. Gilla Vincenzo Gremigni,protestò perché questo atto non era digiurisdizione dell’Arcivescovo Monti-ni. Ai primi di gennaio 1963, solo seimesi prima della sua elezione al papa-to, Montini inviò all’Arcivescovo diNovara una lettera di tale contenu-to che, al leggerla, Gremigni ebbeun attacco di cuore e morì. La lette-ra fu trovata dall’Ausiliare, mons.Ugo Poletti, il quale la custodì per sè. Quando Montini divenne Papa, il fan-tasma dell’Arcivescovo Gremigni loseguì nella persona di mons. Poletti.Nel 1967, la stampa italiana ricevettel’informazione che la morte dell’Ar-civescovo Gremigni aveva a che farecol nuovo Papa. Subito dopo, Poletti ebbe una seriedi miracolose promozioni da partedi Paolo VI: Vescovo di Spoleto(1967), Vicereggente di Roma, e cioè

il più stretto collaboratore del card.Angelo Dell’Acqua (Segretario diStato e Vicario del Papa) (1969), Car-dinale (1973), Vicario del Papa(1973), Presidente della CEI (1985).

Già nel 1986, mons. Camillo Ruiniera diventato il pupillo del card. Po-letti come suo Segretario della CEI,ma pochi anni dopo, nel 1991, mons.Ruini fu proiettato al vertice del pote-re vaticano; in rapida successione, eglifu nominato: Cardinale, Vicario delPapa e Presidente della CEI, mante-nendo questi ultimi due titoli per mol-ti e, forse, troppi anni.Nel 1991, il card. Camillo Ruini eral’uomo più potente del Vaticano.

Mons. Ugo Poletti, Vicario generale del ve-scovo di Novara, mons. Gremigni, nel 1967iniziò una strana e vertiginosa carriera, lega-ta alla morte del suo Vescovo, provocata daMons. Montini, Arcivescovo di Milano.

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Lo stesso anno 1991, don Villa iniziòa pubblicare, su “Chiesa viva”, unalunga serie di articoli sul movimentoNeo-catecumenale, fino a quando, il13 maggio 2000, questi furono raccol-ti e pubblicati in un libro, dal titolo:“Eresie nella dottrina neo-catecu-menale” che denunciava le 18 eresiedi questo Movimento, diretto daFrancesco Argüello, detto “Kiko” edella sua compagna, una ex suora, dinome Carmen Hernandez.Di sicuro, questi attacchi non piacque-ro al card. Ruini, poiché era propriolui il Protettore ufficiale di questoMovimento ereticale.Tra le eresie: la misericordia che per-dona tutto e salva tutti, Gesù non hacompiuto né sacrificio né redenzione,sull’altare non si offre un sacrificio, la“transustanziazione” non è dogma difede, il peccato non è possibile, laconfessione è pubblica e comunitaria.

Ancora minacce di morte… e un “processo”

Nel numero 248 di “Chiesa viva” delfebbraio 1994, don Villa pubblicò unarticolo dal titolo: “P.D.S. scopriamole carte!” del quale io fui co-autore.Era un attacco al comunismo e unadenuncia delle sue origini massoni-che, o meglio, dimostrava che il Co-munismo non è altro che una versio-ne politica del programma segretodel satanico Ordine degli Illuminatidi Baviera di annientare la Chiesacattolica e la Civiltà cristiana.Di questo articolo, don Villa vollefarne un dossier col quale volantinareintere città d’Italia.E così facemmo. Il 26 febbraio 1994, volantinammo lacittadina piemontese di Ivrea. Il pro-blema fu che, nel testo, erano riporta-

Nel 1991, mons. Camillo Ruini divenne “Vicario di Sua Santità”, “Cardinale”e “Presidente della CEI”. Era diventato l’uomo più potente in Vaticano!

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ti i dati della “Lista Pecorelli” di ap-partenenza alla Massoneria di alcuniPrelati, tra i quali figurava il Vescovodi Ivrea, mons. Luigi Bettazzi. Infu-riatosi per il volantinaggio nella suadiocesi, mons. Bettazzi dichiarò allastampa che avrebbe querelato i dueautori del dossier. Poi, cambiò idea equerelò soltanto don Luigi Villa.A Brescia fu fermento. Molti pretipensarono che, finalmente, era arriva-ta l’ora di mettere a tacere quel donVilla che, oltre a “insultare” Vescovicome Bettazzi, proprio nei recenti nu-meri di “Chiesa viva” n. 246 e 247,aveva pubblicato anche un articolofortemente critico sull’intervistadell’Arcivescovo di Milano, card.Carlo Maria Martini, apparsa su“The Sunday Times” del 26 aprile1993. Molti erano ansiosi e in attesa del mo-

mento in cui, finalmente, sarebbe sta-ta fatta “giustizia”!La data del processo fu fissata per il31 gennaio 1995, presso il Tribunaledi Brescia.Come se ciò non bastasse, sui “Chie-sa viva” 254 e 255, di settembre e ot-tobre 1994, don Villa pubblicò un al-tro articolo critico su una nuova inter-vista che il card. Carlo Maria Mar-tini aveva fatto a “Le Monde” e pub-blicata il 4 gennaio 1994.A Brescia, l’atmosfera era rovente ein fermento. Lo stesso mons. Bettaz-zi soffiava sul fuoco e, in data 30 no-vembre 1994, scriveva a don Villauna lettera dai toni duri, nella quale,tra l’altro, chiedeva una “doverosa econgrua riparazione per rifusionedei danni”, e in cui affermava di es-sere rammaricato di “continuare unavertenza spiacevole”…

Dopo il volantinaggio nella diocesi di Ivrea, col dossier: “PDS: scopriamo le carte”,mons. Luigi Bettazzi querelò don Villa e iniziò un “processo-farsa” che finì nel nulla. Perché?

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Il fatidico giorno del 31 gennaio ar-rivò, ma nulla accadde! I preti di Bre-scia rimasero interdetti e non riusciro-no a spiegarsi come un processo tantosospirato e tanto dato per scontatodalla stampa avesse potuto avere unesito così imprevedibile e deludente.Io, però, mi ricordo che, verso la finedell’anno 1994, don Villa mi chiesedi battergli una lettera indirizzata alSegretario di Stato, card. Angelo So-dano, in cui diceva che non avevanessuna intenzione di farsi “suicida-re”, e che avrebbe fatto i nomi ditutti i Cardinali…Subito dopo, l’avvocato di don Luigifu contattato dall’avvocato di mons.Bettazzi perché il Vescovo di Ivreadesiderava ardentemente di essere ri-cevuto da don Villa.

L’incontro avvenne i primi di gennaioe, appena entrato nell’ufficio di donLuigi, Mons. Bettazzi gli chiese diconsentirgli di ritirare la denuncia.Il colloquio durò più di un’ora…In seguito, con una lettera, datata 9gennaio 1995, mons. Bettazzi ringra-ziava don Villa di averlo ricevuto ediceva di “essersi reso conto dellasua buona fede” aggiungendo la fra-se: «... ritengo conveniente farequello che avrei voluto fare subito,cioè ritirare la denuncia…» e termi-nava la lettera con le parole: «E… ar-rivederci in Paradiso, dove potrà final-mente accertare che, tra le mie colpe,non c’è assolutamente quella di averaderito alla massoneria».Ma don Villa non era ancora in Para-diso, e quindi, in data 28 marzo 1995,scrisse una lettera al Segretario di Sta-to, card. Angelo Sodano, con la qua-le chiedeva la rimozione di mons.Bettazzi dalla diocesi d’Ivrea, elen-cando 11 gravi motivazioni, aggiun-gendo le prove dell’appartenenza allaMassoneria del Vescovo di Ivrea e di-mostrando che l’opera di mons. Bet-

La copertina del dossier: “PDS: scopriamo lecarte!”, col quale furono volantinate moltecittà del Nord Italia.

Il cardinale Carlo Maria Martini,Arcivescovo di Milano.

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tazzi, quale Presidente di “Pax Chri-sti International”, era tesa alla rea-lizzazione di quel piano satanico, cheoggi si chiama “New Age”, che pre-vede la distruzione della Chiesa catto-lica e della Civiltà cristiana.Mi sono sempre chiesto se questo“processo-farsa” di mons. Bettazziavesse qualcosa a che fare con gli ar-ticoli pubblicati da don Villa sulle in-terviste del card. Martini, ma l’unicoelemento, in merito, che mi ricordo, èche, un giorno, don Villa mi mostròun libro in cui era scritto che, se ilcard Martini fosse diventato Papa, ilsuo Segretario di Stato, con tutta pro-babilità, sarebbe stato mons. LuigiBettazzi.

In seguito, per mesi, volantinammointere città col dossier “P.D.S. sco-priamo le carte!”, ma l’effetto fu an-che quello di ricevere minacce di mor-te. A me arrivò una cartolina sullaquale appariva una “Stella a 5 punte”con tanto di minaccia di morte; la car-tolina fu seguita da altre minacce chemi giunsero per telefono e per fax.

In quel periodo, agli articoli pubblica-ti da “Chiesa viva” sulle intervistedel card. Martini al “The SundayTimes” e a “Le Monde” seguironorelativi dossier e un’ampia distribu-zione in Italia.Nel gennaio 1996, uscì un altro arti-colo critico, con relativo dossier, sullibro del card. Martini: “Israele ra-dice santa”, in cui il Cardinale inco-raggiava i cattolici a leggere il Tal-mud.

Il 19 dicembre 1998, l’anziano vesco-vo mons. Bruno Foresti, fu sostituitoda mons. Giulio Sanguineti, già Ve-scovo di La Spezia-Sarzana, e primaancora di Savona.Mons. Sanguineti, ancora molto gio-vane, era stato nominato Vicario Ge-nerale dal suo Vescovo di Chiavari,mons. Luigi Maverna il cui nome

appare nella “Lista Pecorelli”, condata di iniziazione: 3/6/1968, Numerodi matricola: 441/c, e Sigla: LUMA.

Il 6 febbraio 2000, don Villa pubblicòil libro: “Si spieghi Eminenza!” chemetteva alle strette l’Arcivescovo diMilano, card. Martini, il quale, perparare il colpo, coinvolse il Vescovodi Brescia, mons. Sanguineti, in unmaldestro tentativo di difesa. Il Vesco-vo scrisse una lettera personale datata7 marzo 2000 al Cardinale, controdon Villa.Senza provare l’esistenza di un ben-ché minimo errore contenuto nel li-bro, la lettera denigrava don Villaper i suoi scritti su Paolo VI e usavafrasi generiche ed offensive, quali:“campagne denigratorie”, “inter-pretazioni a senso unico e radicaliz-zate”, “procedura per nulla civile”,“lacerazione della carità”, “esaspe-rate tendenze conservatrici e pre-

Il ruiniano mons. Giulio Sanguineti,Vescovo di Brescia, dal 1998 al 2007.

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conciliari”… Alla fine, mons. San-guineti prometteva al Cardinale: «.. ciimpegniamo ad arginare il più pos-sibile e a combattere con i mezziconsentiti questo rigurgito di orgo-gliosa supponenza e nel sentirsi de-tentori della verità».Non abbiamo mai saputo se la letteradoveva rimanere riservata. Il Cardina-le la pubblicò sul Bollettino ecclesia-le, rendendola così di pubblico domi-nio al clero milanese.Allora, mons. Sanguineti chiese unincontro personale con don Villa.Durante questo colloquio, poiché l’ar-gomento dell’infiltrazione massonicanella Chiesa ebbe un riferimento an-che al Vescovo, mons. Sanguinetiscattò: «Ma Lei crede che io siamassone?». «Sì, certamente», rispo-se don Villa, presentandogli, come

elemento, il fatto che Lui era statofatto Vicario Generale dal Vescovomassone mons. Maverna (che fu poicacciato dalla sua diocesi proprio perun intervento di don Villa), e poi ilfatto di averlo saputo direttamenteda una fonte autorevole in campomassonico. Il Vescovo non reagì, maandò in un’altra stanza per far sbollirela sua ira, tornando, poi, ricomposto.Comunque, don Villa ricevette unacopia della lettera, scritta dal Vescovo,da un laureato di Milano che loinformò anche sulla vasta diffusioneche era stata fatta in diocesi.Questa lettera si meritò una doverosa“Risposta”, che giunse con quattroarticoli: di don Villa, di un noto ge-suita, di un famoso avvocato di di-ritto internazionale e di un Procu-ratore Generale presso la Corte diCassazione. La Risposta, pubblicatasu “Chiesa viva” fu anche stampatacome dossier e distribuita.

Copertina del libro: “Si spieghi Eminenza!”,pubblicato nel 2000.

Copertina del dossier: “Risposta ad una lettera del Vescovo di Brescia”, del 2000.

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Kiko, costituito da ben 373 pagine.Mons. Sanguineti, poi, dovette assol-vere ad altri compiti “itineranti”, chelo portarono in terra straniera del SudAmerica.Mons. Sanguineti, nella diocesi diBrescia, sarà ricordato anche perun’altra sua opera. Tre settimane pri-ma di essere sostituito come Vescovo

di Brescia, il 23 settembre 2007, egliconsacrò la prima chiesa del terzoMillennio della diocesi. La chiesa,che poi risultò essere un Tempio mas-sonico-satanico, sorge in un posto in-cantevole, ai piedi della collina di Pa-dergnone, una frazione di RodengoSaiano, ed è nota per la strana forma aspirale del muro esterno di pietra chela circoscrive.

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Ormai, il colpo di grazia non potevapiù essere procrastinato. Nell’ottobre2000, don Villa inviò ai vertici dellaChiesa e dell’Ordine gesuita unabusta, contenente documenti, ri-guardanti il card. Carlo MariaMartini, di tale gravità, per il lorocontenuto, da porre fine alla carrieradel Cardinale, a Milano.I documenti erano accompagnati dauna lettera, firmata da don Villa e dalsottoscritto, con la quale si avvisavanoi destinatari che, se fosse successoqualcosa alla famiglia di chi ci avevafornito testimonianze e documenti,oppure alla mia famiglia, il contenutodella busta, che era già in mano a de-cine di persone fidate, sarebbe statoconsegnato alla Magistratura ed aiCarabinieri, e il primo ad essere in-dagato sarebbe stato il card. CarloMaria Martini.

***

In quel periodo, mons. Sanguinetinon si mostrò solo accondiscendentenei confronti del card. Martini, maanche nei confronti del suo “Respon-sabile capo”, card. Camillo Ruini.Molti furono gli articoli scritti su“Chiesa viva” contro il Movimentoereticale dei Neo-catecumenali, il cuiProtettore ufficiale era proprio lui, ilcard. Camillo Ruini, l’uomo più po-tente del Vaticano.Trascorso da poco il suo primo annodi Vescovo di Brescia, mons. Sangui-neti ebbe un incontro ufficiale, il 19dicembre 1999, al Palazzo dello Sportdi San Filippo, in città di Brescia, conle comunità Neo-catecumenali delladiocesi della Lombardia, di Verona,Piacenza e Fidenza, in cui egli ebbeparole di incoraggiamento per questoMovimento ereticale.Pochi mesi dopo, il 13 maggio 2000,don Villa pubblicò un libro dal titolo:“ERESIE nella dottrina neo-catecu-menale”, contenente le 18 principalieresie del Catechismo segreto di

Copertina del libro: “ERESIE nella dottrina neo-catecumenale”,nel quale sono denunciate le 18 eresie diquesto movimento ereticale, il cui protettoreufficiale è il cardinale Camillo Ruini!

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Paolo VI beato?

La Massoneria voleva il suo uomoPaolo VI sugli altari, e questo rientra-va nel piano di mettere sugli altari idue Papi: Giovani XXIII e Paolo VI,affinché risultasse evidente la “so-prannaturalità” del Vaticano II.

Fu durante il corso dei lavori dellaXXXV Assemblea dei Vescovi italianiche il cardinale Ruini, davanti al Pa-pa e ai Vescovi, annunciò la decisio-ne di introdurre la “causa di beati-ficazione” di Paolo VI.Il 13 maggio 1992, il card. Ruini,Presidente della CEI e Vicario del Pa-pa per la città di Roma, emise unEditto in cui, tra l’altro, si legge: «In-vitiamo tutti i singoli fedeli a comu-nicarci direttamente o a far perve-

nire al tribunale diocesano del Vica-riato di Roma tutte quelle “notizie”dalle quali si possa, in qualche mo-do, arguire contro la fama di santitàdel detto “Servo di Dio”».Ma don Villa volle vederci chiaro. Il25 maggio 1992, telefonò in Segrete-ria di Stato a mons. Nicolino Sarale,l’amico e fedele collaboratore di“Chiesa viva”, chiedendo informa-zioni su questa decisione del card.Ruini di aprire la “causa di beatifica-zione” di Paolo VI.Ebbene, mons. Sarale disse a donVilla che questa decisione era stataun “colpo di forza” da parte delcard. Ruini, perché la maggior par-te dell’Episcopato italiano non l’a-vrebbe mai voluta!La “causa di beatificazione” continuòa procedere fino all’anno 1997.Don Villa era a conoscenza del fattoche il card. Pietro Palazzini avevainviato al Postulatore della “causadi beatificazione” una lettera in cuifaceva tre nomi degli ultimi amantiomosessuali di Paolo VI.

Nel 1992, il cardinale Camillo Ruini, con un“colpo di forza” contro la maggior parte del-l’Episcopato italiano, annunciò l’introduzionedella “causa di beatificazione” di Paolo VI.

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E il card. Palazzini era una Autoritàin questo campo, perché il Cardinaleera detentore di due raccoglitori di do-cumenti che dimostravano, in modoinequivocabile, il vizio impuro econtro natura di Paolo VI.Allora, don Villa scrisse una lettera alPostulatore della causa, facendo ri-ferimento a quanto gli aveva trasmes-so il card. Palazzini.

Il libro “Paolo VI beato?” uscì nelfebbraio 1998, ed io mi presi l’incari-co di organizzare la spedizione delleprime 5.000 copie.Papa, cardinali, vescovi e migliaia disacerdoti italiani ricevettero, contem-poraneamente, una copia di questo li-bro.Da Roma, qualcuno ci riferì che il Vi-cario del Papa, card Ruini, si era in-furiato, e si chiedeva chi avesse finan-ziato don Villa per stampare tutti queilibri e per poterli inviare, gratuitamen-te, a migliaia di membri del clero ita-liano. Quando mi riferì il contenuto diquesta telefonata, don Villa, sorriden-do, mi disse: «Bisognerebbe risponde-re al Vicario di Sua Santità che i fi-nanziatori sono tre Persone e i loronomi sono: Padre, Figlio e SpiritoSanto».Le reazioni al libro furono violente, epoiché io risultavo come mittente, eb-bi la mia parte di questa reazione irra-zionale e furibonda.Ricevemmo persino diverse copie dellibro con le pagine tutte strappate econtenenti frasi ed epiteti, scritti conpennarello nero, da far impallidire an-che gli empi più incalliti. Ho conser-vato alcune di queste copie, mentre lepiù volgari, don Villa decise di elimi-narle.La diocesi di Brescia era in subbuglio.Il Vescovo, mons. Bruno Foresti,promise al clero bresciano che sareb-be stato scritto un libro per confutarequello di don Villa.Dopo più di dodici anni da quelle pro-messe e impegni, non si vede ancora

nulla all’orizzonte! La battaglia lealee in campo aperto sembra proprio nonessere un modo proficuo di combatte-re un Sacerdote come don Villa! Il risultato del libro fu evidente a tut-ti: aveva bloccato la “causa di beati-ficazione” di Paolo VI. Nessuno erariuscito a confutare la mole e la va-langa di “fatti”, “citazioni”, “docu-menti” e “fotografie” riportati nel li-

bro, che facevano giustizia di un Papache aveva spergiurato, mettendo in at-to, durante il suo Pontificato, proprioil contrario di quanto Lui stesso si eraimpegnato di compiere, con solennegiuramento, il giorno della sua incoro-nazione.

Il montiniano mons. Bruno Foresti, Vescovo di Brescia, dal 1983 al 1998.

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Il libro “Paolo VI beato?” fu la doverosa conseguenza del rifiuto da parte del Postulatore della “causa di beatificazione” di Paolo VI di prendere in dovuta considerazione

il “fatto” del vizio impuro e contro natura di Paolo VI.

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Giovanni Paolo II a Brescia

Ma vi era chi non accettava la resa! L’unica soluzione, senza dover entrarenel merito degli argomenti sollevati dadon Villa, era quella mettere in cam-po tutto il peso dell’Autorità Papa-le! Solo una visita a Brescia del Papapoteva risollevare la sorte della “cau-sa di beatificazione” di Paolo VI. Ecosì, fu annunciata la visita a Bresciadi Giovanni Paolo II, per i giorni 19-20 settembre 1998. L’occasione eradata dalla beatificazione del brescianoGiuseppe Tovini, alla quale, però, ve-niva associata la “causa di beatifica-zione” di Paolo VI.Ma don Villa non si perse d’animo e,in data 15 agosto 1998, scrisse unalunga lettera al Segretario di Stato,card. Angelo Sodano, in cui chiede-va esplicitamente di annullare la vi-sita a Brescia del Papa. La ragioneera la diffusione ormai raggiunta dallibro “Paolo VI beato?” e le lettereentusiaste che gli erano pervenute dapersonaggi influenti del mondo dellamagistratura e della cultura. Ma la ra-gione più grave era il danno che laChiesa avrebbe subìto da un atteggia-mento papale incurante dei fatti in-quietanti e delle crude realtà riportatee dimostrate nel libro di don Villa.Nella lettera, don Villa riconosceva itoni forti del suo libro, e le difficoltàdi un clero non abituato a questo lin-guaggio, ma chiariva che questa erasolo la “violenza dell’amore” per laChiesa e che questa “violenza” eraun dovere quando erano in gioco ivalori altissimi della Fede: «Chiama veramente la Chiesa non puònon alzare la voce quando la vede al-lo sbando. Diversamente, sarebbe vi-gliaccheria il preferire il silenzio al-la protesta! Come è vigliaccheria lamancanza di coraggio e di sensibilitànel non voler appoggiare chi com-batte, in prima linea, la “Buona Bat-taglia” per la Fede!

Il mio libro, perciò, è sconsigliabilesolo a chi ha poco amore per la Verità,a chi è ammalato di superficialità, achi si illude di accontentarsi dietro ilparavento di un equivoco “Vogliamo-ci bene!”.Il mio, dunque, fu solo il “coraggio”di chi si sente libero (“La verità vifarà liberi” Jo. 8, 32) per essere vera-mente responsabile. Certo, è un me-stiere duro, oggi, quello del coraggio!Eppure è essenziale, anche se è sem-pre un rischio che si deve correre!

Se Cristo non avesse avuto il “corag-gio” di parlare chiaro e anche di sfer-zare gli avversari (Farisei, Scribi, Dot-tori della legge, Sommi Sacerdoti!)sarebbe morto, anche LUI, in un let-to!».Poi proseguiva: «Eminenza! Gesù liha rimproverati, dunque, per la lorograve infedeltà, a livello pastorale. Eli ha rimproverati proprio per quellaloro “tolleranza” dannosa che ave-

Il card. Angelo Sodano, ex Segretario di Stato di Giovanni Paolo II.

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Il libro “Paolo VI processo a un Papa?” è la continuazione del precedente libro “Paolo VI... beato?”, dopo il tentativo del Vaticano di continuare la “causa di beatificazione”

di Paolo VI con la visita di Giovanni Paolo II a Brescia, nel 1998.

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vano verso alcuni perturbatori dellafede, lasciandoli operare indisturbati,per cui si rendevano corresponsabilidi quei loro errori che portavano fuoristrada i fedeli.Ora, non è la storia di Paolo VI que-sta? Forse che Paolo VI non ha la-sciato libero corso a tutti i progres-sisti, più o meno eretici, lasciandolisradicare la fede fin dalle fonda-menta?E così, la Chiesa d’oggi sembra averbruciato, dietro di sè, persino le traccedella sua civiltà cristiana! Il sotto-scritto, perciò, con questo suo libro,ha tentato di levare la maschera perguardar dentro nello specchio dellaverità! E questo perché nessuno ha ildiritto di chiudere gli occhi su ciò cheè avvenuto nella Chiesa per colpa diun Papa che ora si vorrebbe addirittu-ra mettere sugli Altari!».E ancora: «Per questo, Eminenza, Leripeto: come potrà il Papa (GiovanniPaolo II), fare ancora dell’apologia,sia pure retorico-accademica, di unPaolo VI, dopo quello che ho scrittoe “documentato” su di Lui, e dopola “lettera” che ho inviato a tutto l’E-piscopato Italiano – un mese fa! – incui riportavo la “foto di Paolo VI”con la Sua mano sinistra che mostraben marchiata, la “Stella a cinquepunte”, o “Pentalfa massonico”, co-sì come era stata scolpita sulla “pri-ma formella” originale, quale figura-va su la “Porta di bronzo” della Ba-silica di San Pietro, in Roma, e co-me apparve anche riportata sull’In-serto speciale dell’Osservatore Ro-mano del 25 sett. 1977?».La lettera terminava con queste paro-le: «Nella speranza, ferma e sopranna-turale, che questa mia doverosa “ri-chiesta” sia da Vostra Eminenza ac-colta benignamente, proprio per l’a-more che porto alla Santa Chiesa, miaMadre, La prego gradire anche il miosacerdotale rispetto in C. J. Et M.».Ma la richiesta non venne accolta eGiovanni Paolo II si recò a Brescia

per risollevare le sorti della “causadi beatificazione” di Paolo VI.Allora, don Villa, dopo circa un anno,nel dicembre 1999, pubblicò un se-condo libro su Paolo VI dal titolo:“Paolo VI, processo a un Papa?”,che era semplicemente la continuazio-ne del primo libro. Anche questo nuo-vo libro fu inviato al Papa, ai Cardi-nali, ai Vescovi e a gran parte del cle-ro italiano. La reazione, questa volta, fu moltopiù moderata.

Un monumento massonico a Paolo VI

Non era la prima volta che la Mas-soneria usava tutto il peso dell’Au-torità di un Papa per calpestare del-le verità “dimostrate” e per imporreun corso forzato, o per vincere l’osti-lità di un’intera popolazione.Questo accadde anche nel 1984,quando il segretario personale diPaolo VI, il massone mons. Pasqua-le Macchi decise di erigere un mo-numento a Paolo VI, nella piazzettadel Santuario della Beata Vergine In-coronata, sul Sacro Monte di Varese.La popolazione non ne voleva saperedi questo monumento, ma la visita diGiovanni Paolo II del 1984 fu deter-minante nel mettere a tacere questaopposizione.Il monumento, noto per la stranezzadi avere una pecora con 5 zampe, fuinaugurato il 24 maggio 1986, allapresenza del massone onorevole Giu-lio Andreotti, del massone Segreta-rio di Stato, card. Agostino Casaro-li e del massone mons. PasqualeMacchi, segretario personale diPaolo VI, il cui nome compare nella“Lista Pecorelli” insieme a quello delcard. Casaroli.Nel novembre 2000, pubblicai il libro:“A Paolo VI un monumento masso-nico”, col quale dimostrai che la Mas-

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Il libro “La ‘Nuova Chiesa’ di Paolo VI”, il terzo libro di don Villa su Paolo VI, pone in risalto i punti di forza di quella svolta ecclesiale che continua ancora a smantellaretutta la Tradizione - quasi con ossessione omicida! - al fine che essa non possa più rigenerarsi.

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soneria, in questa scultura, aveva esal-tato l’uomo Paolo VI come “CapoSupremo della Massoneria” e come“Pontefice Ebreo”, e lo aveva glorifi-cato per i suoi “tre atti di Giustizia”massonica, e cioè di aver traditoCristo, la Chiesa e la Storia dei po-poli cristiani.Il libro di don Villa, “Paolo VI bea-to?”, uscito dodici anni dopo l’inau-gurazione di questo monumento, ter-mina con questa frase: «Un Paolo VI,cioè, che ha tradito Cristo, la Chie-sa, la Storia». La Massoneria aveva“scolpito” questi “tradimenti” nelbronzo di questo lugubre monumento;don Villa, invece, li aveva “scolpiti”in un trattato storico-teologico di 284pagine.

Ma il discorso su Paolo VI non eraancora concluso, e così, il 31 gennaio2003, uscì il terzo libro di don Villa:

“La ‘nuova chiesa’ di Paolo VI”, diben 380 pagine, e sempre inviato aivertici della Chiesa e ad una parte delclero italiano. Il contenuto del libroera devastante e la reazione fu… unsilenzio di tomba!Il tipico silenzio che sigilla la politicadel “mettere tutto a tacere”!Ma non tutti tacquero.Un giorno, don Villa mi disse: «Ierisera ho ricevuto una telefonata anoni-ma. Una voce mi ha detto: “Quandolei sarà morto, noi metteremo suglialtari Paolo VI”». Ci ridemmo sopra,chiedendoci se questa era una manife-stazione di potenza, oppure propriol’opposto.

Il Tempio satanico dedicato a Padre Pio

Nell’ottobre 1998, don Villa mi conse-gnò una pagina della Rivista “Luoghidell’infinito” del settembre 1998, cheriportava il disegno della croce che loscultore Arnaldo Pomodoro intendevacostruire per la “nuova chiesa” diRenzo Piano, dedicata a Padre Pio,in San Giovanni Rotondo.Gliel’aveva inviata un suo conoscente,che, tra l’altro, gli aveva evidenziatocerti strani simboli che comparivanosui bracci della croce e che sembrava-no martelli e cazzuole. Subito, iniziaiad analizzare quella strana croce.Dopo circa un mese, dissi a don Vil-la: «Sui bracci inferiore e laterali diquesta croce, sono rappresentati i trestemmi dei gradi: 11°, 22° e 33° dellaMassoneria di Rito Scozzese Anticoed Accettato; inoltre, nella parte cen-trale è rappresentato il grembiule mas-sonico e sul braccio superiore è rap-presentato Lucifero, in diversi modi».Poi aggiunsi: «Il significato di tuttiquesti simboli è: il Culto del Fallo, ilCulto dell’Uomo e il Culto di Luci-fero. Questo simboleggia la Massone-

Copertina del libro: “A Paolo VI un monumento massonico”.

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ria di Rito Scozzese Antico ed Accet-tato, generalmente rappresentata an-che con due “Stelle a cinque punte”,l’una con la punta in altro; l’altra conla punta in basso».

La direzione del progetto di questa“nuova chiesa” era nelle mani del fa-moso architetto Renzo Piano, ma laresponsabilità del progetto era dellaPontificia Commissione dei BeniCulturali della Chiesa, il cui presi-dente era mons. Francesco Marchi-sano, mentre il responsabile liturgicoe teologico e della “nuova chiesa”,che dava le istruzioni a Piano, perché“il progetto si caricasse via via diespressività”, era mons. CrispinoValenziano.Mons. Marchisano era una vecchiaconoscenza di don Villa. Infatti, loaveva già denunciato come massonesul n° 109 di “Chiesa viva” del giu-gno 1981, con tanto di dati di imma-

tricolazione massonici. La sua carrie-ra, però, era proseguita indisturbata fi-no alle sue nomine a Vicario Genera-le per lo Stato della Città del Vaticanoe a Presidente della Fabbrica di SanPietro, conferitegli da Giovanni Pao-lo II.Nel settembre 2002, a queste due nuo-ve promozioni, don Villa rispose coldossier: “Una nomina scandalo”, incui riportava anche tre lettere dimons. Marchisano al VenerabileGran Maestro della Massoneria ita-liana, dove, in una di queste, scriveva:«Illustre e Venerabile Gran Mae-stro, con molta gioia ho ricevuto,tramite il F. MAPA (= Mons. Pa-squale Macchi, segretario personaledi Paolo VI - n.d.r.) il Vostro delicatoincarico: organizzare, silenziosa-

Il dossier: “Una nomina scandalo!”. 1.a Lettera

23 maggio 1961

Illustre e Venerabile Gran Maestro,con molta gioia ho ricevuto, trami-

te il F. MAPA, il Vostro delicato in-carico: organizzare silenziosamentein tutto il Piemonte e nella Lom-bardia come disgregare gli studi ela disciplina nei Seminari.

Non Vi nascondo che il compito èimmane e mi occorrono molti colla-boratori specialmente presso il corpodocente e che Voi mi dovreste segna-lare perché io li avvicini quanto pri-ma e studi insieme la tattica.

Mi riservo comunicazioni più preci-se dopo un incontro e un abboccamen-to personale con MAPA.

Intanto vogliate gradire il mio de-voto saluto

Frama

Al Ven. G. Maestro del G. O. (a mano)

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2.a Lettera

12 settembre 1961

Illustre e Venerabile G. Maestro,dopo aver avvicinato e contattato

più volte i FF. Pelmi e Bifra, sono ri-tornato da MAPA per presentare unprimo piano di lavoro.

Egli consiglia di iniziare con la di-sgregazione dei programmi di studio,insistendo presso i nostri fedeli do-centi perché, con argomenti di nuovapseudo-teologia e pseudo-filosofia,gettino il seme presso gli alunni, og-gi sitibondi di novità.

In tal modo, la disgregazione di-sciplinare sarà una semplice conse-guenza che verrà spontaneamente,senza che noi ce ne occupiamo: pen-seranno gli stessi alunni.

È pertanto indispensabile che Voipaghiate bene quei docenti, dei qualigià avete l’elenco. Io farò da solertesorvegliante e Vi riferirò tutto fedel-mente.

Con il più devoto e cordiale saluto

Frama

Al Gran. Maestro - Palazzo Giu-stiniani (a mano)

3.a Lettera

14 ottobre 19..

Illustre e Venerabile G. Maestro, nella riunione di ieri sera, presenti

i FF. Pelmi, Mapa, Bifra, Salma,Buan, Algo e Vino, ho potuto con-cludere quanto segue:

- anzitutto, si dovrebbe iniziaredegli esperimenti presso alcuni Semi-nari d’Italia, quelli di Trento e di To-rino, oppure quello di Udine dove ab-biamo un bel numero di FF.;

- in secondo luogo, bisognadiffondere, in tutti i Seminari, il no-stro concetto di libertà e dignità dellapersona umana, senza alcuna remorané da parte dei superiori, né da partedi alcuna legge. Occorre una stampacapillare.

A questo punto, urge una riunionecon tutti Voi per decidere come agiree a chi affidare i vari compiti.

Con il mio devoto saluto

Frama

Al Gran Maestro - Palazzo Giusti-niani (a mano)

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mente in tutto il Piemonte e nellaLombardia, come disgregare gli stu-di e la disciplina dei Seminari…».Il dossier fu distribuito in migliaia emigliaia di copie e certi personaggidel Vaticano vennero fino a Brescia dadon Villa per comprarne alcuni pac-chi, mentre altri, da Roma, gli confi-darono il loro disagio e la loro dispe-razione.Ma sembrava che nessuno potesse ar-restare l’ascesa irresistibile di questoPrelato massone.Gli mancava solo la nomina a Cardi-nale; ma nella lista dei papabili Car-dinali del Concistoro, previsto per il21 ottobre 2003, il suo nome non ap-pariva nell’elenco. Pensavamo che laragione fosse la pubblicazione e la va-sta distribuzione del dossier “Una no-mina scandalo”, in cui si dimostrava,in modo definitivo, l’appartenenza al-la Massoneria di mons. Marchisano.Ma tre giorni prima della data dellalettura, da parte del Papa, dei nomipapabili del Concistoro (28 settembre2003), mi trovavo nello studio di donVilla, quando squillò il telefono. IlPadre prese la cornetta del telefono,rimase in ascolto, poi la depose e midisse: «Lo sa cosa mi hanno appenacomunicato? Mons. Marchisanosarà nella lista dei Cardinali!».Tre giorni dopo, in TV, tutti videroGiovanni Paolo II mentre leggeval’elenco dei nomi dei futuri Cardinali,quando, ad un tratto, spuntò la manodel suo segretario personale che tene-va un foglietto che depose sul leggio.A nulla servì lo scatto d’irritazionedel Papa… dopo poco, Egli lesse an-che il nome: Mons. Francesco Mar-chisano.

Il 1° luglio 2004, la “nuova chiesa”di San Giovanni Rotondo, dedicata aSan Padre Pio fu inaugurata.Il 20 febbraio 2006, uscì il NumeroSpeciale di “Chiesa viva” 381, dal ti-tolo: “Una ‘nuova chiesa’ a San Pa-dre Pio – Tempio massonico?” che

dimostrava la natura massonica deisimboli che erano stati impressi,ovunque in questo tempio, e che il lo-ro significato “unitario” era la glo-rificazione della Massoneria e delsuo “dio” Lucifero con orribili in-sulti a Nostro Signore Gesù Cristo ealla SS. Trinità.La simbologia massonica del Taberna-colo esprime la sostituzione di “GesùRedentore” con “Lucifero redento-re” dell’uomo, mentre quella sullacroce di pietra esprime la sostituzionedi “Gesù Cristo Re dell’Universo”con “Lucifero re dell’universo”. Mal’insulto più grave è quello rivolto allaSS. Trinità per essere stata cacciata esostituita con la blasfema e satanica“Triplice Trinità” massonica.Per la prima volta nella storia, venivapubblicata una rappresentazione geo-metrica della “Triplice Trinità” mas-sonica, il segreto più gelosamente cu-stodito dai Capi Incogniti della Mas-soneria!Quando don Villa lesse questo studio,mi disse: «Questo è l’attacco pubbli-co più potente che sia mai stato lan-ciato contro la Massoneria, negli ul-timi trecento anni». Poi aggiunse cheil Papa non avrebbe potuto ignorarloperché mantenere il silenzio su una si-mile denuncia sarebbe stato impensa-bile. Ma non fu così!

Dopo due mesi, però, qualcosa simosse: circa 150 Prelati insieme al-l’ex Segretario di Stato, card. Ange-lo Sodano, si recarono a San Giovan-ni Rotondo, in occasione del 50° an-niversario della fondazione della CasaSollievo della Sofferenza, e vi rimase-ro per un’intera settimana (dal 1° al 7maggio 2006).Come ci fu riferito, in seguito, da unodei presenti: «Quei Prelati, per l’in-tera settimana, e io lo so perché an-ch’io ho partecipato alle riunioni, disera e di notte, hanno studiato il suoNumero Speciale sul Tempio satani-co di Padre Pio».

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Il Numero Speciale di “Chiesa viva” n. 381, sul Tempio satanico di San Giovanni Rotondo, dedicato a San Padre Pio, uscì il 20 febbraio 2006.

Il significato occulto dei simboli impressi ovunque in questa “nuova chiesa” è la glorificazionedella Massoneria e del suo “dio” Lucifero, con orribili insulti a Nostro Signore Gesù Cristoe alla SS. Trinità. La simbologia massonica del Tabernacolo esprime la sostituzione di “GesùRedentore” con “Lucifero redentore” dell’uomo, mentre quella sulla croce di pietra esprime lasostituzione di “Gesù Cristo Re dell’Universo” con “Lucifero re dell’universo”. Ma l’insultopiù grave è quello rivolto alla SS. Trinità e alla Redenzione di Cristo in croce per essere staticacciati e sostituiti con la blasfema e satanica “Triplice Trinità” massonica.

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Al che, io meravigliato, risposi: «E con quale risultato?».«Non sono riusciti a confutarlo!».«E allora?», incalzai.E lui: «Hanno deciso di mettere tut-to a tacere!».

La notizia, però, era talmente esplosi-va che alcuni giornali e riviste italianipubblicarono lo scandalo, ma all’ap-pello mancò tutta la stampa e le radio-televisioni nazionali.Il fatto non ci preoccupò più di tanto,sia perché eravamo abituati a questapolitica del “mettere tutto a tacere”,sia perché, essendo stati insultati No-stro Signore Gesù Cristo e la SS. Tri-nità, nessuno poteva pretendere dimettere il bavaglio a queste tre Perso-ne Onnipotenti e direttamente inte-ressate alla questione.L’edizione dello studio sul Tempio sa-tanico in lingua italiana fu seguitadalle edizioni tedesca, inglese, fran-cese, spagnola e poi, anche quella po-lacca. Anche se lentamente, l’orroreper questo Tempio satanico si diffon-deva in Italia e all’estero, e il flussodei pellegrini che, in passato, non ave-vano mai mostrato di apprezzare que-sta strana nuova costruzione, dalla ci-fra degli oltre 10 milioni all’anno, siassottigliava continuamente, col con-seguente calo pauroso del flusso delleofferte.L’impossibilità di aver potuto confuta-re lo studio, dai contenuti tanto in-quietanti, e la crescente attenzione daparte del pubblico nazionale e interna-zionale, che cresceva di giorno ingiorno, imponevano una “risposta”che non prevedesse, però, il dover en-trare nel merito degli argomenti solle-vati e delle tesi dimostrate.

Fino a quel momento, la politica ob-bligata del potere si limitava alla fra-se: “metteremo tutto a tacere”… mail significato di queste parole, oltre alblack-out dei mass-media, poteva,però, assumere anche altri significati.

Un altro tentativo... di assassinio

Diversi mesi dopo la pubblicazionedello studio sul Tempio satanico a Pa-dre Pio, avrei dovuto accompagnaredon Villa da un suo “amico” prete,che ci aveva invitati a casa sua ma, perun contrattempo, non potei farlo, e fuisostituito da un nostro anziano colla-boratore.

L’incontro col sacerdote fu breve, macaratterizzato da una situazione imba-razzante per i presenti per i quali, l’in-comprensibile agitazione, la tensionee lo strano comportamento del pretevisitato, fu tanto opprimente che, do-po che egli ebbe servito dei biscotti,cioccolatini e un tè, giudicato “sgra-devole” dall’unica persona che l’ave-va bevuto, i due visitatori salutarono e

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se ne andarono. Don Villa non avevabevuto né assaggiato nulla, mentre afare gli onori di casa fu solo il suo an-ziano autista.Saliti in macchina, don Luigi chieseall’autista di recarsi da un suo amicoavvocato che abitava proprio nelle vi-cinanze e, dopo pochi minuti, si trova-rono seduti nella sua sala. Mentre don Villa e l’avvocato collo-quiavano, l’autista iniziò a sentirsi inmodo strano: vedeva come attraver-so un vetro infranto che si muovevae, pian piano, sentiva di non riusci-re più a muovere le gambe, i piedi,le braccia e le mani. Respirò profon-damente, per cercare di superare que-ste sensazioni, ma, ad un certo punto,lo fecero coricare sul divano della sa-la e lo osservarono preoccupati. L’au-tista non perse mai conoscenza, macontinuava a vedere in modo fram-mentato e con gli arti superiori e in-feriori paralizzati. Dopo un quartod’ora, si sentì meglio, si alzò e dissedi essere già in grado di guidare.Cosa sarebbe successo, se i due non sifossero recati subito dall’avvocato?Avrebbero dovuto percorrere diversichilometri su una strada stretta, affian-cata da robusti alberi da entrambi i la-ti, oltre i quali vi erano, da una parte,un fiume; dall’altra, un fossato d’ac-qua. Inoltre, la strada è sempre traffi-cata con transito anche di mezzi pe-santi. E cosa sarebbe potuto accadere sel’autista si fosse trovato alla guida delveicolo, invece che comodamente se-duto su una sedia, in una sala?Quando due persone, che hanno untotale più di cento sessant’anni, i gior-nali non avrebbero potuto far altro cheprendere atto che certi incidenti capi-tano anche a persone molto più giova-ni. Poi, quale altro sospetto sarebbepotuto nascere se si fosse saputo che idue “infortunati” erano appena uscitida una casa in cui abita una famigliache conosce l’anziano sacerdote dasvariati decenni?

Benedetto XVI al Tempio satanico di San Giovanni Rotondo

La cappa pesante del Tempio satanicodi San Giovanni Rotondo diventava,di giorno in giorno, sempre più imba-razzante. Purtroppo, come già accadu-to in passato, per tentare di “metteretutto a tacere”, si ricorse alla solitaabusata soluzione di mettere in cam-po tutto il peso dell’Autorità.

Il 18 marzo 2007, il Segretario di Sta-to, card. Tarcisio Bertone, con unfolto seguito di Vescovi, si recò a SanGiovanni Rotondo per una concele-brazione nel Tempio satanico.Nei numeri di “Chiesa viva” 395 e396 di giugno e luglio-agosto 2007,si riportò il fatto con un articolo dal ti-tolo: “Concelebrazione sacrilega nel

Il cardinale Camillo Ruini.

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Il cardinale Ruini massone?

Lo ha affermato mons. Pintus, agli inizidi febbraio 1992: «Ruini è un massone,queste sono le prove». Le “prove” sonoil verbale dell’esame sostenuto e supera-to dal Vicario del Papa per diventare“Maestro segreto di Quarto Grado”. «Sulla prima pagina del verbale, campeg-gia la scritta “Grand’Oriente d’Italia”,sovrastata e fiancheggiata da tre compli-cati simboli: una stella ebraica inscritta inuna corona recante quattro teste (una dicaprone). “Loggia di perfezione Mae-stro Segreto” si legge più in basso, e afianco, sul nome di Camillo Ruini, unafirma scarabocchiata frettolosamente e ri-petuta ad ogni pagina».Mons. Pintus sostiene di avere ricevuto ilverbale da un “pentito” serio e afferma:«Ho mandato subito i documenti originalifuori d’Italia, al sicuro...». Poi, afferma diavere ricevuto due telefonate: una, dalcard. Ratzinger, Prefetto della SacraCongregazione per la Dottrina della Fede;l’altra, dal Papa. I segretari del Cardinale e del Papa hannosmentito; il portavoce del card. Ruini,mons. Virgilio Levi, ha definito il docu-mento «palesemente, totalmente falso, ri-dicolo e indecoroso». Padre RosarioEsposito ha dichiarato: «Mons. Pintus èun ragazzaccio sempre a caccia di noto-rietà», e «Le accuse mosse a Ruini sonosolo sciocchezze...».Facciamo alcune considerazioni.

1. P. Rosario Esposito, prima di diventa-re membro ad honorem della Massoneria,aveva dichiarato: «Sono massone fino alprofondo del cuore e dello spirito...».

2. Mons. Virgilio Levi è nella “Lista Pe-corelli” coi dati: 4/7/1958; 241/3; LEVI.

3. Il card. Ratzinger, dopo la morte diPaolo VI, ricevette una lettera da don Vil-la nella quale si provava che il card. Se-bastiano Baggio (“Lista Pecorelli”, dati:14/8/1957; 85/2640; SEBA), nominatoCamerlengo da Giovanni Paolo II, avevascritto al Gran Maestro della Massoneriaitaliana, rassicurandolo che i documentisegreti di Paolo VI gli sarebbero staticonsegnati dal massone mons. PasqualeMacchi (Segretario personale di Paolo VIe presente nella “Lista Pecorelli”, con idati: 23/4/1958; 5463/2; MAPA), e pre-gandolo di mantenere la sua promessadi farlo eleggere Papa. Il card. Ratzin-ger non accusò neppure ricevuta.

4. Giovanni Paolo II al Monsignore chegli aveva mostrato l’evidenza, pubblicatada “Chiesa viva”, dell’appartenenza allaMassoneria del card. Casaroli, rispose:«Lo so, lo so, ma non so chi mettere alsuo posto»! Al cardinale Palazzini chegli aveva esposto le sue preoccupazioniper l’infiltrazione massonica nella Chiesa,Giovanni Paolo II, invece, dopo aver pic-chiato il pugno sul tavolo, aveva esclama-to: «Sono io che lo voglio!».

“La Stampa”, Martedì 11 febbraio 1992

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Tempio massonico di San GiovanniRotondo, dedicato a San Padre Pio”,col quale si chiese di proibire l’uso re-ligioso di questo “Tempio satanico”,mostrando le copertine di questo stu-dio, già disponibile in 5 lingue.Ma le celebrazioni sacrileghe conti-nuarono e “Chiesa viva” nuovamen-te, nei mesi di novembre e dicembre2007, denunciò ancora queste cele-brazioni sacrileghe, con parole difuoco che terminavano con la frase:«Chiesa viva, perciò, chiede alla Ge-rarchia cattolica: fino a quandopermetterete alla Massoneria di in-sultare Nostro Signore Gesù Cristoe la SS. Trinità?».Ma le Autorità ecclesiastiche, imper-territe, mantennero il silenzio e conti-nuarono con queste celebrazioni sacri-leghe.Allora, su “Chiesa viva”, dopo lapubblicazione di alcune lettere ricevu-te, sullo scandaloso agire delle Auto-rità ecclesiastiche, a riguardo di que-sto tempio satanico, nel Numero diLuglio-agosto 2008, con il titolo:“Un Tempio satanico per PadrePio?”, iniziò la pubblicazione, a pun-

tate, di una cronaca degli articoli pub-blicati da giornali, settimanali, riviste,italiane ed estere, di lettere, di comu-nicazioni e dei fatti che esponevano loscandalo di questo “Tempio satani-co” che gridava vendetta al cospettodi Dio.Ma la solita abusata soluzione fece unsalto di grado. Si iniziò, infatti, a par-lare di una visita di Benedetto XVI aSan Giovanni Rotondo, finché si giun-se alla dichiarazione ufficiale dimons. D’Ambrosio, Arcivescovo diManfredonia-Vieste-San GiovanniRotondo, e anche Delegato dellaSanta Sede per il Santuario e leOpere di Padre Pio, il quale, l’8 di-cembre 2008, lesse la comunicazione,del giorno precedente, del Prefettodella Casa Pontificia, mons. JamesM. Harvey che dava la notizia delladecisione presa sulla visita di Bene-detto XVI a San Giovanni Rotondo,per il 21 giugno 2009, e alla quale eraallegato il programma della visita.Sempre ignorando i fatti dimostrati emalgrado il fallimento di 150 Prelatinel confutare le tesi dello studio sulTempio satanico, ora, si voleva met-

Il Segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, concelebra una Messa sacrilega,nel Tempio satanico di San Giovanni Rotondo, dedicato a San Padre Pio.

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tere in campo tutto il peso dell’Au-torità del Papa!Ma le puntate di “Chiesa viva”, sullacronaca dei documenti sul Tempio sa-tanico di San Giovanni Rotondo, pro-cedettero per mesi e mesi, fino all’a-prile dell’anno seguente.

Venne il 21 giugno, giorno della visitadi Benedetto XVI. Il Papa doveva re-carsi a San Giovanni Rotondo in eli-cottero, ma un uragano, a Roma, loimpedì, e così il Papa fu trasportato,con un aereo militare, fino all’aeropor-to militare di Foggia, per poi prosegui-re in macchina fino a destinazione.La Messa celebrata sul sagrato delTempio satanico sembrò non averel’approvazione divina; infatti, al ter-

mine della celebrazione, si scatenò ilfinimondo: un’acqua torrenziale fuseguita da una grandine con chicchigrossi come noci che, in breve tempo,fece fuggire tutti i fedeli. Fu un casofortuito il fatto che, “per guasti tec-nici”, la televisione interruppe le ri-prese di questo avvenimento? C’è chi disse che questa era una “pu-nizione di Dio”, ma, anche se questonon si potrà mai dimostrare con cer-tezza, ciò che si può affermare concertezza è che Dio avrebbe potutoimpedire queste umiliazioni al Vica-rio di Cristo, ma non l’ha fatto!Poi, ci fu l’episodio increscioso dellafurtiva “benedizione” della lapide amosaico, nella cripta del Tempio sata-nico, non prevista dal cerimoniale e

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neppure dal programma. Sulla lapidesta scritto:

«In occasione della visita pasto-rale di Sua Santità BenedettoXVI, in questa chiesa imprezio-sita dalla devozione dei fedelicon la bellezza dell’arte per cu-stodire il corpo di San Pio daPietrelcina, ha sostato in pre-ghiera e l’ha benedetta».

A parte le menzogne con le quali perlungo tempo si era assicurato che ilcorpo di San Pio da Pietrelcina nonsarebbe mai stato traslato nel Tempiosatanico, ciò che è inquietante è il ca-rattere di improvvisazione che si è vo-luto dare a questa “benedizione”.Mentre il Santo Padre si avviava versol’uscita della cripta, gli fu indicata la

targa, che il Papa lesse con un certostupore. Poi, mentre iniziava a proce-dere, mons. D’Ambrosio mise il brac-cio dietro al Papa e, poi, con l’altrobraccio, gli bloccò il passo, indicandol’aspersorio che un frate cappuccinofaceva atto di porgere al Papa. Così, venne benedetta rapidamentee senza neppure una preghiera latarga in questione. Questo atto non eraprevisto e, soprattutto, la targa, invecedi riferirsi alla benedizione della stes-sa o dei mosaici, si riferisce invece aquella dell’intera chiesa.Fu, forse, un “tranello” teso al San-to Padre?

Il numero di luglio-agosto 2009 di“Chiesa viva” riportò in copertina lafigura del Papa con lo sfondo delTempio satanico e un editoriale di donVilla dal titolo: “Benedetto XVI nel

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‘Tempio satanico’ in San GiovanniRotondo – Perché?”.Nel testo, tra l’altro si legge: «Ora, ilVicario di Gesù Cristo, che dovrebbeessere il Buon Pastore e non esserecausa di turbamento per i milioni difedeli del Santo di San Giovanni Ro-tondo (…) doveva anche sapere cheil detto Tempio è, in realtà, un edifi-cio di stampo massonico (…) E do-veva sapere anche che (…) essendostato Padre Pio un acerrimo opposi-tore della Massoneria, questo Tem-pio, quindi è una vendetta postu-ma!».

E anche: «In tutti questi anni, dopola costruzione di questo Tempio mas-sonico-satanico mai è emersa unachiara posizione ufficiale da partedel Vaticano, anche col silenzio tota-le da parte dei Cardinali responsabilidel progetto e della costruzione di

questa “Nuova Chiesa”, per cui do-vrebbe valere il detto. “Chi tace ac-consente”». E ancora: «Noi di “Chie-sa viva”, quindi, ci chiediamo. “Co-me è stato possibile che il Vaticanoabbia potuto costruire un “Tempiosatanico” con la beffa a milioni emilioni di fedeli cattolici di tutto ilmondo che hanno donato fiumi disoldi in buona fede?”».

Don Villa… premiato?

In questi anni turbolenti, anche sesembra quasi impossibile crederci,don Villa ricevette due importanti ri-conoscimenti, per la sua attività digiornalista e di scrittore, ma soprat-tutto per il suo impegno nella difesadella Religione cattolica e della ci-viltà cristiana.

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Il primo, nel dicembre 2008, fu il“Premio giornalistico internazionaleInars Ciociaria”, patrocinato da Pre-sidenza Consiglio dei Ministri, Mini-stero Beni Culturali, Consiglio Nazio-nale dell’Ordine dei Giornalisti, Con-siglio Regione Lazio, Provincia diFrosinone, U.R.S.E. (Unione RegioniStoriche Europee), con la motivazione:«… per la lunghissima attività digiornalista, autore di libri e pamph-let di teologia, ascetica, saggistica(…) e per il suo impegno nella dife-sa delle radici cristiane d’Europa enella tutela della verità contro forzeestranee alla nostra civiltà».

Il secondo, nell’ottobre 2009, fu il“Premio dell’Associazione Cultura-le Val Vibrata di Teramo”, «qualegiornalista, scrittore insigne, editoreintegerrimo, magistrale Direttoredella Rivista “Chiesa viva”, ma so-prattutto come sommo teologo peraver dedicato l’intera esistenza neldifendere la Religione Cattolica enel diffondere la Verità Storica e vi-vendo secondo il Vangelo»!

Che contrasto con i “riconoscimen-ti”, elargiti negli ultimi cinquant’annia don Luigi Villa da certa Gerarchiaecclesiastica!

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Benedetto XVI a Brescia

Il nuovo Vescovo di Brescia, mons.Luciano Monari, era entrato ufficial-mente in diocesi il 14 ottobre 2007.La breve biografia della presentazioneufficiale del nuovo Vescovo riportavala notizia che la madre di Mons.Monari porta il nome di GiulianaRuini. Ci fu chi confermò e chismentì il fatto della parentela colcard. Camillo Ruini, ma da Roma,

qualcuno assicurò a don Villa chemons. Monari era un uomo delcard. Ruini e un grande entusiastadi Paolo VI.Ciò che apparve strano ad alcuni fu ilfatto che, solo dopo alcune settimanedal suo insediamento a Brescia, mons.

Monari, l’11 novembre 2007, si recòa celebrare la Messa nella nuova chie-sa di Padergnone, la prima chiesa delTerzo Millennio della diocesi, da pococonsacrata dal Vescovo precedente,mons. Sanguineti. Considerati i pro-blemi immensi di una diocesi comequella di Brescia e il fatto che la po-polazione della frazione, in cui si tro-va la nuova chiesa, è intorno al mi-gliaio di persone, c’è proprio da do-mandarsi: perché quella visita?

Dopo l’annuncio della visita del Papaal Tempio satanico di San GiovanniRotondo, il 9 aprile 2009, vi fu un al-tro annuncio: Benedetto XVI sareb-be venuto a Brescia, l’8 novembre2009, “nel segno del suo predecesso-re”, “per il trentesimo anniversariodella morte di Paolo VI” e “sulle or-me di Paolo VI”. L’annuncio fu datoda mons. Luciano Monari il qualedisse che «Il motivo è naturalmenteil trentesimo anniversario dellamorte di Paolo VI», e sottolineandoche «Papa Ratzinger, come sapete,fu creato Cardinale da Paolo VI eha sempre avuto verso il nostro Pa-pa bresciano una riconoscenza e unamore grande». Il discorso che se-guiva era imperniato sulla necessitàper tutti di essere in “comunione”col Vescovo di Roma, il Papa Bene-detto XVI.E chi non fosse stato in “comunione”col Vescovo di Roma non su questio-ni riguardanti la Dottrina Cattolicadi sempre, ma, ad esempio, sull’op-portunità o meno di beatificare il“Servo di Dio” Paolo VI? L’invito,contenuto nell’Editto del 13 maggio1992 del card. Ruini: «Invitiamotutti i singoli fedeli a comunicarcidirettamente o a far pervenire altribunale diocesano del Vicariato diRoma tutte quelle “notizie” dallequali si possa, in qualche modo, ar-guire contro la fama di santità deldetto “Servo di Dio” (Montini)», sa-rebbe stato ancora valido?

Il ruiniano mons. Luciano Monari, Vescovo di Brescia, dal 2007.

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E a chi avesse seriamente obbedito aquesto “invito”, senza essere un sem-plice “singolo fedele”, ma un teologoserio e affermato, e per giunta incari-cato da Padre Pio di dedicare tutta lasua vita per difendere la Chiesa diCristo dall’opera della Massoneria ec-clesiastica, inoltre informato sin dal1963 dallo stesso Santo frate chePaolo VI era massone, e con unmandato papale di Pio XII per svol-gere questo delicato incarico, qualesorte gli sarebbe stata riservata?

Dopo il discorso dell’annuncio dellavisita del Papa a Brescia, fatto damons. Monari, don Villa mi disse, emi ripeté più volte, sempre più preoc-cupato: «Siamo ad una svolta... mivogliono mettere a tacere per sem-pre!».

Il Tempio massonico-satanico di Padergnone (Brescia)

Solo più tardi, riuscii a comprendereil vero significato di quelle parole; in-fatti, alla richiesta di don Villa di fareun sopraluogo a quella “nuova chie-sa” di Padergnone, la prima chiesadel terzo Millennio della nostra dioce-si, risposi evasivamente, senza con-vinzione e senza impegni.Fu solo dopo la visita di BenedettoXVI a San Giovani Rotondo che ini-ziai a comprendere la gravità delle pa-role di don Villa. Il Papa era andato aSan Giovanni Rotondo, aveva cele-brato sul sagrato di quel “Tempiosatanico” e, anche se presentato comeun “tranello” tesogli da alcuni Prelatiche lo accompagnavano, aveva “bene-detto” quel “Tempio satanico”!Perché quella visita? Perché quella“benedizione”? Perché mettere incampo tutto il peso della massima Au-torità della Chiesa, quando non si era

riusciti a confutare l’orribile realtà di-mostrata su quel “Tempio satanico”?Sì, eravamo proprio ad una svolta!Alla fine di giugno, iniziai le primevisite alla “nuova chiesa” di Pader-gnone, alle quali seguirono altri so-praluoghi per studi dettagliati, per fa-re fotografie e prendere misure.La “nuova chiesa” era stata dedica-ta al “Cristo risorto”.Ma la Religione Cattolica si fondasulla Croce, cioè sulla volontà di Ge-sù Cristo di obbedire al Padre e di pa-tire e morire in Croce per offrirci laRedenzione. La sua Resurrezione, in-vece, non è stata la conseguenza di unatto della sua volontà, ma un atto do-vuto alla sua Natura Divina!Perché, allora, quelli che non credo-no alla divinità di Cristo si entusia-smano così tanto per la figura del“Cristo risorto”?

Una delle fotografie usate per i manifestiusati per annunciare la visita di

Benedetto XVI a Brescia.

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Per avere una risposta, basterebbe ci-tare le parole di una delle più acerrimenemiche di Dio e della Chiesa cattoli-ca, Alice Bailey, la sacerdotessa del“New Age” e la fondatrice, nel 1921,del satanico “Lucifer Trust” (= LaCorte di Lucifero), la quale aveva de-lineato il “piano” della creazione diuna Nuova Religione Universale conqueste parole: «Il “Cristo risorto” enon il “Cristo crocifisso” sarà la no-ta distintiva della Nuova Religione!».Ecco il segreto della dedica delle“nuove chiese” al “Cristo risorto”!

Ma cosa intendono realmente costorocon l’espressione “Cristo risorto”?Gesù Cristo è il “Maestro”, ma perloro il “Maestro” massone divienetale al 15° grado della Massoneria diRito Scozzese Antico ed Accettato,“risorgendo” dalla condizione di“uomo nel quale si manifesta larealtà definitiva dell’essere uomo,che, in ciò stesso, è simultaneamen-

te Dio” (cfr. Benedetto XVI). Cioè ilmassone dal suo stato precedente, “ri-sorge” diventando “Maestro”, o“Uomo-Dio”, affrancandosi da ogniAutorità divina, perché lui stesso èdiventato Dio! Quindi, non il Dio che si è fatto uo-mo, che è morto in Croce e che “ri-sorge” perché Dio, ma l’uomo che simanifesta Dio, in “Gesù Cristo”,che per costoro è solo il simbolo del“Maestro” massone!Quindi, con l’espressione “Cristo ri-sorto” costoro non celebrano la divi-nità di Cristo, ma la massonica au-to-divinizzazione dell’uomo, e cioè il“Culto dell’Uomo”, come passo in-dispensabile per procedere al “Cul-to di Lucifero”!Ma questa è anche la “cristologia”della “nuova teologia” di molti deinostri Prelati, come l’aveva riassun-ta, già nel 1946, il grande domenicanoPadre Garrigou-Lagrange: «Così, ilmondo materiale si sarebbe evoluto

11 novembre 2007. Il Vescovo di Brescia, mons. Luciano Monari, celebra la Messa nella nuova Chiesa di Padergnone, poi, scoperta essere un Tempio massonico-satanico.

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verso lo spirito, e il mondo dello spi-rito si evolverà, naturalmente, percosì dire, verso l’ordine sopranna-turale e verso la plenitudine delCristo. Così, l’Incarnazione del Ver-bo, il Corpo Mistico, il Cristo uni-versale, sarebbero dei momenti del-l’Evoluzione… Ecco quello che re-sta dei dogmi cristiani in questa teo-ria che l’allontana dal nostro Credonella misura in cui essa si avvicinaall’evoluzionismo hegeliano».E il grande domenicano allora grida:«Dove va la “nuova teologia”? Essaritorna al modernismo attraverso lavia della fantasia, dell’errore, del-l’eresia!».

La responsabilità del progetto della“nuova chiesa” fu di mons. Ivo Pan-teghini della Curia di Brescia, daqualche anno “Consultore” presso laPontificia Commissione dei BeniCulturali della Chiesa, alla cui Presi-denza vi era il massone mons. Fran-cesco Marchisano, principale respon-sabile della costruzione del Tempiosatanico dedicato a San Padre Pio. LaCuria di Brescia approvò il proget-to, come pure fece l’Ufficio del cultodivino della CEI che, in parte, anchelo finanziò. Mons. Giulio Sanguineti,personalmente accusato di esseremassone da don Villa, senza riuscirea controbattere, consacrò la “nuovachiesa” alcune settimane prima di es-sere sostituito. Il nuovo Vescovo,mons. Monari, appena insediato, nonattese molto prima di recarsi in quella“nuova chiesa” a celebrare la Messa.Sulla lapide di consacrazione della“nuova chiesa” spicca la medagliaepiscopale di mons. Sanguineti e ledue medaglie pontificali di GiovanniPaolo II e di Benedetto XVI.

Lo studio della “nuova chiesa” proce-dette fino a individuare l’“idea unita-ria” del progetto: la dedica della chie-sa non era al “Cristo risorto”, ma al“Cavaliere Rosa-Croce” del 18° gra-

do della Massoneria di R.S.A.A., ilquale ha il compito di cancellare ilSacrificio di Gesù Cristo sulla Crocedalla faccia della terra, cioè, in altreparole, cancellare il Sacrificio di Cri-sto nella Messa Cattolica dalla fac-cia della terra.Il grado di Rosa-Croce, infatti, è inessenza, la rinnovazione figurata ecruenta del Deicidio commesso perla prima volta sul Calvario, come laSanta Messa è la rinnovazione reale eincruenta del Sacrificio di Cristo.Ogni parte della “nuova chiesa” è sa-tura di simbologia massonica e di ri-ferimenti satanici: la fontana esterna,la struttura con le sue tre spirali, ilportone di bronzo, il soffitto del-l’aula liturgica, la cappella del bat-tistero, i banchi, la statua del “Cri-sto risorto”, la vetrata, l’altare, iltabernacolo, la croce astile, la vergi-ne della speranza, la cripta, la crocefiammeggiante, l’area verde circo-stante… Tutto inneggia al Dio Pan,al Dio cabalistico Lucifero, all’Uo-mo-Dio della Massoneria, ma il cen-tro di tutta l’opera è l’altare e la fi-gura del Cavaliere Rosa-Croce chelo sovrasta. Questo è il segreto piùprofondo di questa “nuova chiesa”,questa è l’idea centrale.È il Cavaliere Rosa-Croce che com-pie giustizia contro il Dio che si èfatto Uomo ed ha redento l’uma-nità, contro il Dio che ha detroniz-zato Lucifero dal suo potere quasiassoluto che aveva sull’uomo, con-tro il Dio odiato dalla Massoneria: èil Cavaliere Rosa-Croce che, sull’al-tare, non rinnova il Sacrifico di Cri-sto sulla Croce, ma rinnova il DEI-CIDIO!

Tempo fa, l’Autore di un libro sul-l’Anticristo, mi telefonò chiedendomidi inviargli una ventina di copie dellostudio sul “Tempio satanico” di SanGiovanni Rotondo, perché doveva te-nere una Conferenza. Nel corso dellatelefonata, mi mise al corrente di un

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Il Numero Speciale di “Chiesa viva”n. 420 sul Tempio massonico-satanico di Padergnone,una frazione di Rodengo Saiano, nella diocesi di Brescia.

L’idea centrale della simbologia occulta di questa “nuova chiesa”, dedicata al “Cristo risorto”è la figura del Cavaliere Rosa-Croce del 18° grado della Massoneria di R.S.A.A.,

il quale ha il compito di cancellare il Sacrificio di Cristo sulla Croce dalla faccia della terra!Su questo “altare di Lucifero”, pertanto, il Cavaliere Rosa-Croce, nel suo ruolo

di “Sacrificatore a Lucifero” non rinnova il Sacrifico di Cristo sulla Croce,ma egli rinnova il DEICIDIO!

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fatto che gli era accaduto poco tempoprima. Insieme ad un gruppo di perso-ne, era andato a far visita ad un esor-cista, il quale, informato del suo librosull’Anticristo, gli raccontò uno stra-no esorcismo capitatogli. Stava esor-cizzando una persona posseduta daLucifero, quando, ad un tratto, lo udìurlare: «Io ho fatto il mio Trono, nelGargano!».L’esorcista, rimase stupito, non riu-scendo a comprendere il significato diquelle parole. Poi raccontò: «La mat-tina seguente, per posta, ricevetti unacopia di “Chiesa viva” sul Tempiosatanico di San Giovanni Rotondo,e, letto lo studio, finalmente compre-si le parole di Lucifero pronunciateil giorno precedente!».

Ora, se Lucifero, per il Tempio sata-nico dedicato a San Padre Pio ha ur-

lato: «Io ho fatto il mio Trono, nelGargano!», ci dovremo forse noi stu-pire se, un giorno, un altro esorcista ciracconterà di aver udito Lucifero urla-re: «Io ho fatto il mio Altare, nelladiocesi di Brescia»?

Verso la metà di ottobre 2009, uscì ilNumero Speciale di “Chiesa viva”n° 420, col titolo: “Brescia: la nuovachiesa parrocchiale di Padergnone èun Tempio massonico-satanico!”. Ladistribuzione a Brescia, in provincia ein tutta l’Italia fu di enorme vastità.Dopo una settimana, il 21 ottobre, ri-cevetti una lettera, superficialmenteironica, di Mons. Ivo Panteghini allaquale risposi, il 28 ottobre, in modoserio e dettagliato alle domande po-stemi, ma anche a quella relativa al te-ma centrale del Cavaliere Rosa-Cro-ce che non mi fu posta.

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Al termine della trattazione di que-st’ultimo tema, dopo aver ricordatoche Paolo VI stilò una definizione diMessa che non contemplava più ilSacrificio di Cristo sulla Croce e laPresenza Reale, gli scrissi: «Quindi,Paolo VI può meritatamente vanta-re il titolo di essere il più GrandeCavaliere Rosa-Croce che sia maiesistito!», e poi la conclusione: «Per-tanto, nessun Cavaliere Rosa-Croceal mondo, può aspirare, come inve-ce può fare Paolo VI, di meritarsi lagloria della dedica del Tempio Sata-nico di Padergnone!».

Il 6 novembre 2009, alla domanda sela presenza di Benedetto XVI avreb-be potuto essere di qualche beneficioalla “causa di beatificazione” diPaolo VI, mons. Molinari rispose:«Lo spero, non tanto per la beatifica-zione in quanto tale, ma perché sonoconvinto che ci sia un tesoro di spi-ritualità originale nella vita di Pao-lo VI e che la diffusione di questotesoro possa aiutare e arricchire laChiesa di oggi».

L’8 novembre 2009, in occasione deltrentesimo anniversario della morte diPaolo VI, e sotto una leggera pioggia,Benedetto XVI atterrò all’aeroportodi Ghedi (nei pressi di Brescia), sirecò a Botticino Sera per un omaggioal Santo Tadini, poi, la Messa inDuomo a Brescia, e l’Angelus.Nel pomeriggio, il Papa salutò gli or-ganizzatori della visita al centro pa-storale Paolo VI, e poi si recò alla ca-sa natale di Papa Montini e inau-gurò la nuova sede dell’Istituto PaoloVI a Concesio, dove assegnò il sestopremio internazionale dedicato alPontefice bresciano. Una breve visitanella Parrocchia di Sant’Antonino, incui fu battezzato Giovanni BattistaMontini, poi la partenza dall’aeropor-to di Ghedi con direzione Ciampino.In tutta questa visita, a Brescia, diBenedetto XVI, non fu fatto neppu-

re un accenno alla “causa di beatifi-cazione” di Paolo VI.

Dal giorno della pubblicazione delNumero Speciale di “Chiesa viva”n° 420 dell’ottobre 2009, sulla “nuovachiesa” di Padergnone, a Brescia, ne-gli ambienti responsabili dell’erezionedi questo Tempio satanico, è calatoun silenzio lugubre e sepolcrale, senon per l’eccezione di un tentativo,mal riuscito, di mons. Luciano Mo-nari di calunniare gratuitamentedon Luigi Villa, con una “Nota delVescovo”, pubblicata sul settimanaledella Diocesi di Brescia, “La Vocedel popolo” n. 35.Era questo un tentativo per trovareuna via d’uscita alla situazione imba-razzante creatasi nella nostra Diocesi,senza dover entrare nel merito delletesi dimostrate dal nostro studio sulTempio satanico di Padergnone?E cosa partorirà, prossimamente, que-sta cappa di piombo che ogni giornodiventa sempre più pesante?

La “Causa di beatificazione” di Giovanni Paolo II

Nel novembre 2009, pochi giorni do-po il suo ritorno a Roma dalla visitafatta a Brescia, Benedetto XVI an-nunciò il proseguimento della “causadi beatificazione” di Giovanni PaoloII.Agli inizi di febbraio 2010, don Villadecise di raccogliere la ventina di ar-ticoli su Giovanni Paolo II, già pub-blicati su “Chiesa viva” negli ultimianni, in un unico file PDF e inviarlo amigliaia di indirizzi e-mail che inclu-devano: Santa Sede, Cardinali, Nunzi,Conferenze Episcopali, Istituti Reli-giosi, Corpo Diplomatico presso laSanta Sede, Università e Istituti di for-

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mazione cattolici, Vescovi, Diocesiitaliane, Ambasciate e Consolati ita-liani, Senatori e Deputati, Consigli re-gionali, mass-media, università, bi-blioteche, librerie, associazioni, ecc..In seguito, la stampa italiana iniziò ariportare la notizia relativa ad alcunedifficoltà che erano emerse per la“causa di beatificazione” di GiovanniPaolo II, e, per diversi mesi, scese ilsilenzio su questo argomento.Ma don Villa si era già attivato perprodurre un Numero Speciale di“Chiesa viva” su Giovanni Paolo IIche fosse un’opera completa e acces-sibile al vasto pubblico, che eviden-ziasse tutti i lati oscuri e inquietanti diquesto Papa “itinerante”, che spesegran parte del suo Pontificato a rin-correre il miraggio di riunire tutte lereligioni in un’unica Religione Mon-diale.Ma per raggiungere questo obiettivo,che è il fine supremo a cui mirano ivertici della Massoneria mondialeper poter realizzare il loro sogno didominio planetario, si deve elimina-re Gesù Cristo come unico Redento-re e Salvatore dell’umanità, si deveignorare e calpestare la Verità, si devereinterpretare il Primato di Pietro, sideve corrompere la Virtù Cattolica, sideve alterare la Morale Cattolica, sideve avere una nuova Autorità Catto-lica che si metta al servizio e si sotto-metta al regno dell’Anticristo.

Ma Lucifero ha perso il potere assolu-to che aveva sull’umanità con il Sa-crificio di Cristo sulla Croce, che luistesso causò col DEICIDIO. E la suarabbia infernale, quindi, è tutta direttae focalizzata su questo Atto di Re-denzione di Gesù e sulla sua “rinno-vazione incruenta” nel Sacrificiodella Santa Messa Cattolica!Vi è, però, una soluzione radicale perrisolvere questo problema: negare ladivinità di Gesù Cristo. Questa orri-bile bestemmia elimina il Sacrificiodi Cristo sulla Croce alla sua radice

e apre la porta a tutte le “novità” e atutti gli “aggiornamenti” che sonoindispensabili per “eclissare” la Chie-sa di Cristo e creare una “NuovaChiesa” che diventi la “Prostituta diBabilonia”!Allora, il Sacrificio di Cristo sullaCroce offerto da Gesù al Padre, tra-mite il Ministero sacerdotale, che cioffre la Redenzione e la salvezzadell’anima, potrà diventare la rinno-vazione del DEICIDIO, tramite il mi-nistero sacerdotale massonico, offertoad un altro “dio padre”: Lucifero ilquale, presentandosi come il Padredel Tempio della Pace universale tragli uomini, ci offre la sua redenzio-ne gnostica e, con un diabolico in-ganno, la Pace universale tra gli uo-mini.Ma questo “dio padre” non è altroche il “dio” della Massoneria e il suonome è: BAPHOMET che, scritto al-l’ebraica, diventa: TEMpli, Omnium,Hominum, Pacis, ABbas, (il Padre delTempio della Pace Universale tra gliUomini).

Questo, però, è esattamente il temacentrale del Tempio satanico di Pa-dergnone della Diocesi di Brescia do-ve, dopo aver inneggiato al Dio Pane alla dottrina gnostica, negazionedella divinità di Gesù Cristo, il Ca-valiere Rosa-Croce, sull’altare, nonrinnova il Sacrifico di Cristo sullaCroce, ma rinnova il DEICIDIO!Avevamo anche scritto che «nessunCavaliere Rosa-Croce al mondo,può aspirare, come invece può farePaolo VI, di meritarsi la gloria del-la dedica del Tempio satanico di Pa-dergnone!».

Inoltre, sulla “lapide di consacrazio-ne” di questo Tempio satanico, oltrealla medaglia episcopale di mons.Giulio Sanguineti, vi sono anche lemedaglie pontificali di Giovanni Pao-lo II e di Benedetto XVI. Perchéqueste due ultime medaglie?

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Questa è la copertina di una raccolta di 20 articoli su Giovanni Paolo II, pubblicati sulla Rivista “Chiesa viva”, che sono stati realizzati in formato PDF e che hanno raggiunto

decine di migliaia di persone nel mondo, con la seguente priorità:

Santa Sede, Cardinali, Nunzi, Conferenze Episcopali, Vescovi, Istituti Religiosi maschili e femminili, Corpo Diplomatico presso la Santa Sede, Università Atenei, Collegi e Istituti di formazione cattolici, Curie diocesane italiane ed estere, Parrocchie, Sacerdoti, Diaconi, Senatori, Deputati, Ambasciate, Consolati, Consigli regionali e provinciali, Comuni,

Università, Biblioteche, Radiotelevisioni, giornali, riviste, periodici, Associazioni e Gruppi cattolici, laici, ecc., ecc..

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Nel settembre 2010, uscì il NumeroSpeciale di “Chiesa viva” n. 430, daltitolo: “Karol Wojtyla beato?..mai!”. È un’edizione speciale di 96pagine con 217 fotografie che inclu-de: una breve biografia di KarolWojtyla, i suoi viaggi internazionali,le sue idee, la sua filosofia, la sua teo-logia, i suoi rapporti con la Massone-ria e col Comunismo, i suoi “fatti” e“detti”, la sua “dottrina mariana”, lesue posizioni sul Primato di Pietro ela sua “Teologia del corpo” con unaserie di fotografie, a dir poco, imba-razzanti. Il retro copertina riporta unafotografia, a piena pagina, dell’imma-gine del Papa nelle fiamme, scattatanel suo paese natale, esattamente unanno dopo la sua morte.La diffusione del file PDF di questoNumero Speciale ha raggiunto tuttiquelli che avevano già ricevuto il pre-cedente file PDF, contenente i 20 arti-coli su Giovanni Paolo II.Per i quattro mesi successivi, calò ilsilenzio sulla “causa di beatificazio-ne” di Giovanni Paolo II.

Il 6 gennaio 2011, l’annuncio: “Gio-vanni Paolo II santo subito”. I gior-nali hanno riportato la notizia dellabeatificazione di Papa Wojtyla, entroil 2011.Sul “Giornale”, Tornielli scriveva:«Giovanni Paolo II sarà beato nel2011, forse già prima dell’estate. Nel-le scorse settimane la consulta medicadella Congregazione delle cause deisanti si è infatti espressa favorevol-mente sul miracolo attribuito all’inter-cessione di Papa Wojtyla – la guari-gione dal Parkinson di una suora fran-cese – e la documentazione nei giorniscorsi ha già passato anche il vagliodei teologi. Prima che il fascicolo ar-rivi sul tavolo di Benedetto XVI man-ca ora soltanto il via libera dei cardi-nali e vescovi membri della Congre-gazione, che hanno appena ricevuto ildossier sul miracolo. Si riuniranno peresaminarlo collegialmente e per espri-

mere il loro voto verso la metà di gen-naio».Sul “Times” si leggeva: «BenedettoXVI, lo ha chiamato “Giovanni Pao-lo il Grande”: è “solo il quarto pa-pa della storia ad avere avuto que-sto onore”. La beatificazione dovreb-be avvenire in tempo record, poichéPapa Benedetto XVI aveva autorizza-to la deroga per far partire immediata-mente il processo di canonizzazione,senza attendere i cinque anni previstidalla morte».Il 14 gennaio 2011, l’annuncio uffi-ciale del Vaticano: “Giovanni PaoloII sarà beatificato il 1° maggio”.

Per anni serpeggiò il sospetto che la“mente” di Giovanni Paolo II, du-rante il suo Pontificato, fosse il Pre-fetto della Sacra Congregazione perla Dottrina della Fede, e, quandonell’aprile 2005, Giovanni Paolo IImorì e fu eletto Benedetto XVI, furo-no in molti a domandarsi se il cardi-nale Joseph Ratzinger non fossesemplicemente succeduto a se stesso!

Benedetto XVI.Benedetto XVI.

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Il Numero Speciale di “Chiesa viva” n. 430, contro la beatificazione di Giovanni Paolo II,è uscito nel settembre 2010 ed ha raggiunto decine di migliaia di persone analogamente

alla distribuzione effettuata col precedente file PDF dei 20 articoli su questo Papa.

Attualmente, esistono le edizioni: italiana, francese, inglese, portoghese e spagnola.Questa è un’opera completa e accessibile al vasto pubblico, che evidenzia tutti i lati oscuri e inquietanti di questo Papa “itinerante”, che ha trascorso gran parte del suo Pontificato a rincorrere il miraggio di riunire tutte le religioni in un’unica Religione Mondiale, sotto

la direzione dei vertici della Massoneria, per realizzare il Governo mondiale dell’Anticristo!

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L’ultima battagliadi Don Luigi Villa

Dopo aver pubblicato il Numero Spe-ciale di “Chiesa viva” sul Tempio sa-tanico di Padergnone (Brescia), nel-l’ottobre del 2009, Don Luigi Villami suggerì di indagare sulle ragionidella presenza della medaglia ponti-ficale di Benedetto XVI, sulla lapidedi consacrazione di questo tempio.Dopo alcuni mesi, gli sottoposi unostudio sulla Mitra della coronazionedi Benedetto XVI, evidenziando ilfatto che questa conteneva gran partedella simbologia gnostico-satanicaimpressa nel tempio di Padergnone.Don Villa, allora, decise di non pub-blicare l’intero studio, ma solamentedue pagine con le fotografie più signi-ficative e con brevi didascalie.

Nel numero 427 di “Chiesa viva” delmaggio 2010, in “Documenta Facta”,apparvero, così, due pagine con unadozzina di fotografie le cui didascalie

evidenziavano la rappresentazione delDio-Pan, sulla parte centrale dellaMitra, le simbologie che rappresenta-vano Lucifero trinitario, la cancella-zione del Sacrificio di Cristo sullaCroce dalla faccia della terra ed al-tri significati massonici.Nella parte inferiore della seconda pa-gina, inoltre, vi erano due immaginidella Madonna di Fatima tra le quali,a grandi lettere, spiccava la frase piùinquietante del Terzo Segreto di Fati-ma: «Satana effettivamente riusciràad introdursi fino alla sommità del-la Chiesa».

In quel periodo, Don Villa, che stavapreparando l’edizione speciale su Ka-rol Wojtyla, pubblicata poi nel settem-bre 2010, mi chiese di pubblicare lostudio sulla Croce satanica di Dozulée mi raccomandò di continuare le ri-

La Mitra della coronazione di Benedetto XVI,con al centro il Dio Pan e letteralmente ricoperta di simbologia massonica.

Il Dio Pan.

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cerche sulla simbologia delle insegneliturgiche di Benedetto XVI, mentrelui si sarebbe dedicato ad una nuovaedizione speciale su Paolo VI.Questi lavori serrati e mirati sugli ul-timi Pontefici davano proprio l’im-pressione di un piano di battaglia;Don Villa sapeva di avere ancora pocotempo a disposizione, ma sapeva an-che che aveva il dovere portare a ter-mine il suo mandato papale con unevento conclusivo e determinante.A completamento del capitolo chestava scrivendo: “Paolo VI massone”della nuova edizione speciale, il Padremi chiese di raccogliere tutto il mate-riale già pubblicato nel passato sul-l’argomento, per arricchire questo ca-

pitolo con fotografie e immagini.Fu proprio in questa occasione che,un giorno, osservando l’insieme deisimboli massonici che apparivano sultombale della madre di Paolo VI, perla prima volta, ravvisai la possibilitàche questi potessero nasconderequalcosa di tremendo. Iniziai a tracciare cerchi, rette, assi,misurare angoli, collegare le interse-zioni, associare le figure e, alla fine,comparve la rappresentazione dellaStella a 5 punte inscritta nella Stellaa 6 punte, che simboleggiava la re-denzione gnostica e cioè la blasfemae satanica Triplice Trinità massoni-ca. Chi era l’autore di questi disegni esimbologie?

La blasfema e satanica Triplice Trinità massonica, “nascosta” tra i simboli massonicidel tombale della madre di Paolo VI, e il cui autore fu lo stesso Mons. Montini,

rappresenta la “Redenzione gnostica” dell’Uomo-Dio della Massoneria.

33°

54°

27°

39°

65°A

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Lo chiesi al Padre che mi rispose:«L’autore di quell’insieme di simbo-li fu Mons. Giambattista Montini.Questa informazione l’ho avuta di-rettamente dal card. Ottaviani e dalcard. Palazzini».«Ma Padre – insistetti io – solo gliebrei cabalisti conoscono il significatodi questa rappresentazione che rac-chiude il segreto della Terza Trinitàmassonica, e che simboleggia le trebestie dell’Anticristo dell’Apocalissedi San Giovanni. E come faceva Mon-tini a conoscerla? E se la conosceva, ilsignificato può essere uno solo: luiera stato predestinato a ricoprirel’unica posizione possibile perun’autorità religiosa in quella blasfe-ma Terza Trinità: la Bestia venutadalla terra che porta le corna similia quelle di un agnello ma che parlala stessa lingua del drago».A quel punto, scandendo le parole,dissi: «Padre, la Bestia venuta dallaterra, in Massoneria, ha anche altriquattro nomi, tra i quali vi è quellodi “Capo degli Illuminati di Bavie-ra”! Allora Paolo VI era il Capo su-premo del satanico Ordine degli Il-luminati di Baviera?».Don Villa, lentamente, chinò il capo enon lo risollevò più. Sembrava abbat-tuto, oppresso da tutto il peso di que-sta orribile realtà. Era la prima voltache lo vedevo comportarsi in questomodo. Uscii in silenzio dal suo studiocon la profonda sensazione che dalungo tempo il Padre fosse al correntedi questo fatto terribile.In un incontro successivo, al terminedi un nostro colloquio, Don Villa miindicò un pacco di cartelle sulla suascrivania, dicendo: «Questi sono i te-sti del Numero Speciale di “Chiesa vi-va” su Paolo VI. Il titolo è: “Paolo VI,il Papa che cambiò la Chiesa”». Eravamo ai primi di maggio 2011, equesto Numero Speciale doveva esse-re pubblicato per il mese di settembre.«Bene – risposi – dovrei riuscire acompletare il lavoro di impaginazione

entro giugno, così mi rimarrà il tempoper terminare un Numero Speciale suBenedetto XVI».

Il Padre tacque. Era la prima volta chelo mettevo al corrente sullo statoavanzato degli studi che stavo facendosu Benedetto XVI e che lui stesso miaveva commissionato.Nel periodo successivo, mentre lavo-ravo sull’impaginazione dell’edizionespeciale su Paolo VI, in ogni incontrocol Padre, mi dilungavo sui dettaglidelle scoperte fatte sui simboli chericoprivano le insegne liturgiche diBenedetto XVI, suscitando il suo in-teresse e notando la sua soddisfazioneper i risultati ottenuti.Verso la fine giugno, consegnai al Pa-dre l’impaginazione dell’edizionespeciale su Paolo VI e iniziai subito illavoro del numero speciale sulla sim-bologia gnostico-satanica delle inse-gne liturgiche di Benedetto XVI.

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Il Numero Speciale di “Chiesa viva” n. 441, del settembre 2011.

Questa pubblicazione di 96 pagine contiene i seguenti capitoli:Presentazione, Paolo VI: il Papa che cambiò la Chiesa, Paolo VI massone,

La Sua omosessualità, Il Suo Pontificato, I suoi “detti” e “fatti”, Conclusione.

Questa edizione speciale di “Chiesa viva” è una sintesi di tutte le opere precedentemente pubblicate sull’argomento Paolo VI e, come tale,

ha un impatto devastante su questo Papa che ha tradito Cristo, la Chiesa e la Storia.

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Terminato il lavoro su Paolo VI, il Pa-dre cominciò a preparare una nuovaedizione speciale: quella su Benedet-to XVI.Nelle settimane seguenti, mi recaispesso a far visita al Padre, tenendolosempre informato e aggiornato suglisviluppi del mio lavoro.Gli parlai della Mitra della “corona-zione” e del fatto che la quasi totalitàdei simboli gnostico-massonici, rap-presentati, coincidevano con quelliimpressi sul Tempio Satanico di Pa-dergnone; fu lui a suggerirmi di met-tere in evidenza queste coincidenze,in corrispondenza di ogni simbolo, inmodo che questa particolarità fosse ri-petutamente sottolineata.Poi, gli parlai di un’altra Mitra sata-nica, dove anche in questa spiccava lablasfema Triplice Trinità massonicae molti altri simboli satanici.

Poi, venne il turno del nuovo Pallio diBenedetto XVI; un pallio intriso eletteralmente ricoperto di simbolignostico-massonici nei quali persinoogni misura aveva un significato sata-nico.Don Villa seguiva con interesse ognimia scoperta, ascoltava attentamenteogni disquisizione e spiegazione suquesti argomenti, e apprezzava il rit-mo incalzante di queste scoperte lacui mole cresceva di giorno in giorno.

Dopo le mitre e il nuovo pallio, fu lavolta dello Stemma papale di Bene-detto XVI che si rivelò una realtà or-ribile e sconcertante: esso rappresen-tava, in ogni suo minimo dettaglio,l’Emblema araldico del 30° grado,il grado più satanico dei 33 del RitoScozzese Antico ed Accettato.

Benedetto XVI.

S. Pietro con le Chiavi del Regno dei Cieli.

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In quello stesso periodo, venimmo inpossesso dei documenti sulla doppiaMessa Nera, celebrata contempora-neamente a Roma e a Charleston(USA), il 29 giugno 1963, per intro-nizzare Satana nella Cappella Pao-lina e, in tempi brevi, tutto fu prontoper documentare anche questo incre-dibile evento.

Nel frattempo, l’edizione speciale“Paolo VI, il Papa che cambiò laChiesa” fu data alle stampe e poi di-stribuita, prima della fine di agosto.

L’8 settembre 2011, il settimanalediocesano bresciano La Voce del Po-polo, il Giornale di Brescia, Bre-sciaoggi, e Avvenire pubblicavano unarticolo sul pesante intervento del ve-scovo di Brescia, mons. Luciano Mo-

nari contro il plurinovantenne sacer-dote Luigi Villa. Solo La Voce delPopolo riportò il testo completo. L’in-tervento, inoltre venne diffuso anchevia Radio e Televisione locali.“Chiesa viva”, nel numero di novem-bre, riportava il testo integrale dellalettera di mons. Monari seguito da una

risposta di 14 pagine di cui presentia-mo la parte introduttiva:

«Al termine della lettura di questointervento di mons. Monari, si ècolti da un senso di “vuoto”. L’in-tero intervento è un capolavoronell’arte della diffamazione enell’uso di ogni trucco ed espe-diente per gettare sul “diffamato”ogni sorta di calunnia e insinuazio-ne, con l’accortezza di fornire unascusa, o una ragione implicita, pernon doversi sobbarcare l’onere e leconseguenze di dover entrare nelmerito degli argomenti sostenuti edocumentati da don Luigi Villa,nei suoi scritti.Se si pensa che un giudizio serioed onesto nasce da specifiche co-noscenze e che la conoscenza de-riva dai “fatti”, l’eliminazionedei “fatti” crea un “vuoto” chepuò essere, però, sapientementecolmato con frasi d’effetto; giu-dizi pesanti, per compensare laloro “leggerezza”; esternazioniemotive, per impressionare il let-tore; dotte citazioni, con nessunarelazione col soggetto; pungentiironie, per provocare ferite senzaalcun rischio; dichiarazioni tanto“libere” da essere fuori dal conte-sto. E tutto questo con lo scopo dilanciare sull’Autore degli scrittiincriminati una tale mole di ca-lunnie e insinuazioni, forse, perfar desistere chiunque osasse az-zardarsi a chiedere spiegazioni o aintraprendere una difesa del mal-capitato. E sul tutto grava il pesosordo di un’Autorità che, impo-tente nell’affrontare l’avversa-rio sul piano storico, teologico edei “fatti”, non può che ricorreread espedienti che non riescono,però, a nascondere il fianco debo-le di un totale disprezzo per unaricerca seria della verità.

Mons. Luciano Monari, Vescovo di Brescia.

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Dopo la pubblicazione dell’edizionespeciale su Paolo VI, ci concentram-mo sui lavori riguardanti BenedettoXVI. Non nascondevo certamente lamia carica, il mio entusiasmo e la ra-pidità con la quale cercavo di comple-tare questo lavoro, ma il Padre iniziòa frenare i miei intenti di arrivare aduna rapida conclusione, cercando difarmi comprendere che sbagliavo itempi. Non era la prima volta che ricevevoqueste sue docce fredde, mirate a sce-gliere il modo e attendere il momentopiù opportuno, ma questa volta, inve-ce di rallentare, intensificai i mieisforzi e dichiarai che il numero spe-ciale poteva essere pronto per la pub-blicazione persino nel successivo me-se di ottobre 2011.

Nell’incontro successivo, trovai DonVilla serio e preoccupato. Mi disse:«Se noi pubblicassimo il suo numerospeciale su Benedetto XVI in ottobre,

con tutti gli studi che lei ha fatto sino-ra e di cui mi ha dettagliatamente par-lato, questo potrebbe danneggiare ilnostro Istituto». Poi, mi spiegò comequesto avrebbe potuto avvenire e leconseguenze che potevano derivarne.Ma io risposi subito: «Allora, possia-mo fare così: pubblicherò a mio nomeun “Numero Unico” e non con quellodell’Istituto!».

Don Luigi Villa, al tempo della sua “ultima battaglia”.

Copertina di “Chiesa viva n. 444, dicembre2011, contenente l’articolo: “Natale! Natale?”col quale Don Luigi Villa iniziava la sua “ulti-ma battaglia”.

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Tornai a casa e preparai il “NumeroUnico”.Nell’incontro successivo, notai imme-diatamente che il Padre era sereno eben disposto. Mi lasciò sedere e, sen-za preamboli, iniziò un discorso chenon potrò mai dimenticare.Disse: «Lei sbaglia a pubblicare il suo“Numero Unico” su Benedetto XVIcon tutti gli argomenti che lei mi hadettagliato in questi ultimi mesi. Leivuole usare l’ariete contro Roma, masbaglia, perché Roma prende l’ariete,lo rivolge verso chi lo usa e lo an-nienta. Io conosco Roma e so comefare.

Tenga, però, presente che la “nostravittoria” non è “nostra”, perché noivinciamo solo quando vince “Ro-ma”; la “Roma caput mundi”, la

“Roma che ha proclamato la divi-nità di Cristo”! Quella è la nostraVittoria!».Lo ascoltavo in silenzio ed ero felicedi udire quelle parole. Ero felice diconoscere finalmente il suo “piano”, il“piano della sua ultima battaglia”,perché sapevamo entrambi che non cisarebbe stato il tempo per combatter-ne una successiva.Il Padre continuò: «Io conosco Romae con Roma si deve fare un passo allavolta. Non si butta giù un Papa condegli studi sulle simbologie satani-che delle sue insegne liturgiche. Losi può fare solo con la Teologia. Eanche con l’ausilio di quegli studi».Poi aggiunse: «Mi ascolti bene: io ini-zierò nel mese di dicembre con un ar-ticolo su Benedetto XVI denuncian-do il fatto che egli non crede alla di-vinità di Cristo. Sarà un articolo sen-za un titolo vistoso e sfuggirà a molti,ma non a chi è diretto. Poi, io attenderò alcuni mesi, per la-sciare il tempo per una risposta. Sequesta non verrà, allora, farò un se-condo articolo sullo stesso argomento.Nel frattempo, inizieremo a pubblica-re, uno per volta, i suoi studi sullasimbologia delle insegne liturgiche diBenedetto XVI. In questo modo, nonpotranno colpirci, ma dovranno venir-ci dietro, in silenzio. Poi, pubblicheròaltri articoli, sempre relativi allo stes-so argomento, insieme agli studi suisimboli satanici. Loro dovranno anco-ra venirci dietro, sempre tacendo. Noicontinueremo a pubblicare articolicon i suoi studi sul nuovo Pallio sata-nico e sulla doppia messa nera. E lorodovranno ancora seguirci sempre sen-za reagire, senza poterci attaccare,senza poter fare nulla. Infine, pubblicheremo lo studio sulloStemma di Benedetto XVI e, a que-sto punto, non ce la faranno più ecommetteranno un errore! Noi, al-lora, ci rivolgeremo alle Autoritàdella Chiesa che dovranno prendereuna decisione.

Copertina di “Chiesa viva” n. 445, febbraio2012, contenente l’articolo di Don Villa: “Laripetizione dello scandalo di Assisi”.

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A quel punto, usciremo con una edi-zione speciale in modo che il Papasia costretto ad andarsene!».Non avevo mai udito un simile pianodi battaglia anche se, sinceramente,avevo difficoltà a credere che potesseavere gli effetti desiderati.Alla fine, Don Villa mi disse: «DottorFranco, le assicuro che, entro un an-no, lei pubblicherà tutti gli studi cheha fatto sulla simbologia satanica del-le insegne liturgiche di BenedettoXVI. Liberiamo solo il mese di giu-gno, perché lo voglio dedicare al Sa-cerdozio».

E così, il mese di dicembre 2011, ap-parve l’articolo dal titolo: “Natale!Natale?”, in cui Don Villa denuncia-va il fatto che Benedetto XVI noncrede alla divinità di Cristo. Era unarticolo documentato che citava le fra-si di due libri scritti dal card. JosephRatzinger. Trascorsi i mesi di dicembre e gen-naio, nel mese di febbraio, Don Villapubblicò l’articolo “La ripetizionedello scandalo di Assisi” in cui,usando le parole di Pio XI, attaccò ifautori dei Congressi ecumenici che“invitano promiscuamente tutti, in-clusi coloro che miseramente apo-statarono da Cristo o che con perti-nacia negano la divinità di Cristo edella sua missione”, aggiungendo: eche “promuovono il programmamondiale dell’ebraismo massonicodi demolire la Chiesa di Cristo persostituirla con la Chiesa Universaledell’Uomo, semplice strumentoumano da porre al servizio del pote-re politico mondiale”.Lo stesso numero, riportava l’articolo:“La Mitra satanica di BenedettoXVI” che dettagliava i significati gno-stico-massonico-satanici che, letteral-mente, ricoprivano la Mitra in ognisua parte. Apparivano il Dio-Pan, Lu-cifero trinitario, la cancellazione delSacrificio di Cristo sulla Croce, ladichiarazione di odio a Dio, la re-

denzione gnostica della blasfema esatanica Triplice Trinità massonica,la chiesa di Lucifero, e molti altrisimboli e significati massonici. Allapubblicazione del numero di febbraioseguì il silenzio!

Il 14 febbraio 2012, il Padre fu rico-verato all’ospedale, ma il materiale dapubblicare nei mesi successivi era or-mai quasi pronto e, quindi, il piano dibattaglia proseguiva senza ritardi odeviazioni.

Nel mese di marzo, “Chiesa viva”pubblicò l’articolo “Un’altra Mitrasatanica di Benedetto XVI”, i cuicontenuti simbolici erano quasi identi-ci alla mitra dell’“incoronazione”. Ciòche spiccava con imponenza era lablasfema e satanica Triplice Trinitàmassonica, che campeggiava sui duefronti della mitra con 11 perle di gran-

La prima pagina dell’articolo sulla prima Mitra, apparso su “Chiesa viva” n. 446,

febbraio 2012.

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di dimensioni, e 4 enormi Stelle a 6punte col Punto centrale che rappre-sentano l’anima giudaica dell’Uo-mo-Dio della Massoneria.Anche alla pubblicazione di questonumero, come accadde al prece-dente, seguì... il silenzio!

Nel mese di aprile, giunse il momentodel secondo articolo di Padre Villa,che aveva il titolo: “Una mia secondalettera a Benedetto XVI”, in cui eglidenunciava il fatto che il card. Rat-zinger e Benedetto XVI non aveva-no mai ritrattato quei “passi” chenegano la divinità di Cristo e sichiedeva: «Benedetto XVI è davverocolpevole di lavorare per annullarela SS. Trinità, sconoscendo la Se-conda Persona che si è incarnataper portarci la Rivelazione ed èmorta in croce per salvarci?».Poi, l’articolo seguiva elencando le

aperture e le associazioni di Benedet-to XVI con quelli che non credonoalla divinità di Cristo, terminandocon le parole: «Ecco il vero volto diAssisi voluto da Benedetto XVI: unritorno al paganesimo, una distru-zione della Chiesa di Gesù Cristo, equindi una ingiuria a Dio, una ne-gazione dell’universale necessitàdella Redenzione, una mancata giu-stizia e di carità verso gli infedeli,un pericolo e uno scandalo per icattolici, un tradimento della mis-sione della Chiesa».

Il numero conteneva anche l’articolo:“Il nuovo Pallio satanico di Bene-detto XVI”, un Pallio che, con sim-boli occulti, glorifica l’Uomo-Dio,Lucifero e la satanica Triplice Tri-nità massonica.

La prima pagina dell’articolo sulla secondaMitra, apparso su “Chiesa viva” n. 447,

marzo 2012.

La prima pagina del primo articolo sul nuovo Pallio,apparso

su “Chiesa viva” n. 448, aprile 2012.

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Un Pallio che, nel suo principale si-gnificato occulto, sostituisce la sal-vezza delle anime col crudele ingan-no di una falsa pace che, tra breve,invece, mostrerà il suo vero volto edeflagrerà nella fase cruenta di unaguerra mondiale.

Don Villa fu dimesso dall’ospedale il16 aprile, pertanto per la sua prolun-gata assenza, il numero di maggio eraprivo dell’editoriale del Direttore, mariportava il secondo articolo sul Pal-lio: “Le misure sataniche del nuovoPallio di Benedetto XVI” dove, conl’ausilio di molte fotografie, si dimo-strava che tutte le misure del Pallioavevano significati cabalistico-satani-ci. Erano simboleggiati: l’Anticristo,Lucifero, Lucifero trinitario, l’odioa Dio, la dichiarazione di Guerra aDio ed alla sua Chiesa, la sostitu-zione della Redenzione di Cristocon la redenzione gnostico-satanicadi Lucifero e l’eliminazione del Sa-crificio di Cristo sulla Croce. L’arti-colo terminava con un breve testo daltitolo-domanda: “Vicario di Cristo odi Lucifero?”.

“Chiesa viva” di giugno festeggiava il70° anniversario dell’Ordinazionedi Don Luigi Villa e tutto il numeroera dedicato al Sacerdozio. Al termine, però, appariva l’articolo“Sul Limbo”, in cui il Padre denun-ciava il card. Ratzinger per aver ap-provato, nel 2001, la cancellazionedel “Limbo” dalla teologia, svento-lando solo una pia “speranza” che ibambini morti senza Battesimo possa-no essere salvi. «Con questo gesto – scriveva Don Vil-la – Benedetto XVI fa sapere cheEgli ha abbracciato la dottrina cat-tolica della salvezza universale (...)Ma questa è un’opinione che offen-de la Sacra Scrittura, la Sacra Tra-dizione e l’unanime opinione deiPadri della Chiesa da cui trae origi-ne il dogma cattolico».

L’edizione di luglio-agosto di “Chiesaviva” conteneva l’articolo di Don Vil-la: “Un Cardinale senza fede allaCongregazione per la Fede” che ri-sollevava la questione della negazionedella divinità di Cristo da parte diBenedetto XVI, e che si chiedeva:“Chi è infatti, Gesù Cristo per Ratzin-ger? E, citando il libro di Ratzinger:“Introduzione al Cristianesimo”, ri-spondeva: è «quell’uomo in cui vienein luce la nota definitiva dell’essen-za umana, e che appunto per questoè al contempo Dio stesso».Nel numero appariva anche un lungoarticolo dal titolo: “Satana introniz-zato in Vaticano”, che offriva unasintesi sull’evento della doppia messanera, celebrata contemporaneamentea Roma e a Charleston (USA) per in-tronizzare Satana nella Cappella

La prima pagina del secondo articolo sul nuovo Pallio, apparso

su “Chiesa viva” n. 449, maggio 2012.

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Paolina. Il fatto era avvenuto il 29giugno 1963, otto giorni dopo l’ele-zione fraudolenta di Paolo VI; un’ele-zione ottenuta con le minacce di unapersecuzione mondiale dei cattolici,fatta da membri dell’Alta Massone-ria ebraica dei B’nai B’rith, cheavevano così reagito alla notizia del-l’elezione a Papa del card. GiuseppeSiri, poi costretto a dimettersi.L’articolo riportava anche il giura-mento fatto al termine della messanera, dai Presenti, Prelati compresi,di vendere l’anima a Lucifero e didedicare la loro vita per l’erezionedella Chiesa Universale dell’Uomo.

L’articolo sulla doppia messa neracoinvolgeva Paolo VI, non solo per-ché questo evento ebbe luogo ottogiorni dopo la sua elezione al Pontifi-cato, ma perché il contenuto del giu-ramento fatto in questa messa neracoincideva esattamente con il pro-

Copertina di “Chiesa viva” n. 451, luglio-agosto 2012.

Pagina 10 di “Chiesa viva” n. 451di luglio-agosto 2012

che introduce l’articolo:“Satana intronizzato in Vaticano”

Questo articolo presenta una sintesidella doppia messa nera, celebratacontemporaneamente a Roma e aCharleston (USA), il 29 giugno1963, otto giorni dopo l’elezione diPaolo VI, per intronizzare Satananella Cappella Paolina, il centrodella Cristianità. Il testo riporta il terribile giura-mento, fatto dai Prelati presenti allamessa nera di Roma:

«dissacrare intenzionalmente e de-liberatamente il Sacramento del-l’Ordine Sacerdotale»,

«trasferire l’Anima nelle mani del-l’Onnipotente Lucifero»,

«dedicare la vita ad erigere laChiesa Universale dell’Uomo esoddisfare il suo volere».

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gramma dei 15 anni di Pontificatodello stesso Paolo VI!Don Villa conosceva bene le reazionidel Vaticano ai suoi attacchi. Non po-tendo entrare nel merito dei fatti e del-le accuse circostanziate, rimanevasempre e solo la via di porre tutto ilpeso sordo dell’Autorità quale con-trappeso alle denunce che non poteva-no essere lealmente affrontate, com-battute e vinte. Troppo spesso alle de-nunce del Padre non seguirono le me-ritate punizioni o rimozioni, ma, alcontrario, i denunciati ricevevano pre-miazioni o promozioni!E dopo questo articolo sulla doppiamessa nera che scuoteva sin dallefondamenta tutto il Pontificato diPaolo VI cosa ci si poteva aspettare,come reazione del Vaticano, se nonun “premio” da assegnare a PaoloVI?Era forse questo “premio” cui si rife-riva Don Villa quando, nel suo “pianodi battaglia”, mi disse: «... a questopunto, non ce la faranno più e com-metteranno un errore»?

Per l’edizione di “Chiesa viva” delmese di settembre tutto era pronto:un’edizione speciale di 32 pagine sul-lo Stemma Pontificale di BenedettoXVI col titolo: “L’Anticristo nellaChiesa di Cristo”. Mancava ancora una settimana per laconsegna della Rivista in tipografia,quando, durante alcune mie visite alPadre, notai una sua velata preoccupa-zione nell’affrontare l’argomento diquesto numero speciale. Poi, scopriiche ciò che lo turbava era il titolo diquesta pubblicazione, ritenuto un po’troppo forte.Allora, mi rivolsi a Don Villa con que-ste parole: «Padre, Lei sa che a questaEdizione Speciale ho dato un titoloche rispecchia il suo contenuto, ma laresponsabilità di ciò che pubblichia-mo su “Chiesa viva” è sua. Inoltre,Lei sa che io ho promesso di obbedir-le sempre, anche nel caso io non fossi

d’accordo con Lei, perché è Lei il Di-rettore. Quindi, se ritiene che il titolo:“L’Anticristo nella Chiesa di Cri-sto” non sia adatto, perché ne esisteuno migliore o perché può rappresen-tare una minaccia per l’Istituto, Lechiedo di decidere Lei quale titolo da-re a questa edizione speciale».Tornai dopo un paio di giorni, entrainello studio del Padre e, ad un certopunto, ricordandomi della questionedel titolo, gli chiesi: «Padre, ha giàpensato al titolo da dare all’edizionespeciale?».Mi guardò alzando le braccia facendo-le vibrare e poi mi rispose: «È suc-cessa una cosa strana... stavo cercan-do un fascicolo, in questo mio casset-to della scrivania quando, ad un tratto,mi sono trovato tra le mani un foglio.Conteneva una frase di San Tom-maso d’Aquino, il filosofo della pru-denza». «E cosa diceva quella frase?».Attese un attimo e poi, con enfasi, dis-se: «La troppa prudenza porta allarovina!» e, senza lasciarmi il tempodi reagire, con voce ferma, mi disse:«Lasci stare il titolo così com’è! Vabene così!».Stupito da quelle parole e con l’inten-zione di mitigare la durezza del titolo,risposi subito: «E se mettessimo unpunto di domanda finale?». «Sì, va bene così!».Allora, guardai il Padre sorridendo.Sapevamo entrambi che la decisionepresa non era stata “nostra”, ed io eropienamente convinto che tale rispostail Padre l’avesse “sollecitata”, comeera solito fare quando doveva prende-re decisioni su questioni importanti.Poi, vidi il Padre levare gli occhi alcielo e, dopo avermi fissato, pronun-ciò queste parole con voce grave: «Iltempo della prudenza è finito!».«Padre – risposi subito – Lei sta di-cendo che adesso si può sparare coicannoni ad “alzo zero”?».E lui: «Sì, il tempo della prudenza èfinito!».

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Copertina dell’Edizione Speciale di “Chiesa viva” n. 452, settembre 2012,dal titolo “L’Anticristo nella Chiesa di Cristo?”.

Questa pubblicazione descrive e illustra i significati occulti, contenuti nello stemma di Benedetto XVI che, in sintesi,

rappresentano le fasi massoniche di guerra e di conquista della Chiesa cattolica,e nascondono il segreto più gelosamente custodito dai Capi Incogniti della Massoneria:la blasfema e satanica Triplice Trinità massonica, cioé la redenzione di Lucifero.

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E così l’edizione speciale del settem-bre 2012 uscì col titolo: “L’Anticri-sto nella Chiesa di Cristo?”. Il con-tenuto di questo numero era sconvol-gente e sconcertante. Lo Stemma di Benedetto XVI ha fon-damentalmente due significati: rap-presenta l’Emblema araldico del30° grado della Massoneria di RitoScozzese Antico ed Accettato, il gradopiù satanico dei 33 gradi, e simboleg-gia l’Anticristo, formato dalle tre be-stie dell’Apocalisse: Lucifero, la Be-stia venuta dal mare e la Bestia venu-ta dalla terra.Il rituale del 30° grado prevede l’ado-razione di Lucifero nelle sembianzedel Baphomet, l’omicidio rituale, ilcalpestare la Tiara papale, la di-chiarazione di odio a Dio e la di-chiarazione di guerra a Dio.Le tre bestie dell’Anticristo sono rap-presentate dalla Conchiglia-Bapho-met, dalla Testa di Moro e dall’Or-so-cinghiale, il quale simboleggia lasommità della Chiesa che, mettendo ilsuo potere spirituale al servizio diquello temporale, si prostituisce ad es-so, e lavora con Lucifero per realiz-zare il satanico piano di un Gover-no mondiale da erigere contro Dio econtro l’uomo.

Dopo l’articolo della doppia messanera e dello Stemma papale, i duePontefici Paolo VI e Benedetto XVIvenivano definitivamente smasche-rati: ciascuno di essi, anche se in for-ma occulta, si presentava agli occhi dichi “poteva vedere e comprendere”come: Patriarca del Mondo, Pa-triarca della Massoneria, SupremoPontefice della Massoneria Univer-sale, Capo Supremo dell’Ordine de-gli Illuminati di Baviera.

Don Villa nutriva pochi dubbi sullareazione vaticana ad un simile pode-roso doppio attacco, a distanza ravvi-cinata: avrebbero usato la solita tatticadi mettere il peso di tutta l’Autorità

nel premiare chi non erano mai riusci-ti a difendere e che ancor meno loavrebbero potuto fare ora!E così, venne l’improvviso annunciodi Benedetto XVI di beatificarePaolo VI in tempi rapidi, stravolgen-do ogni regola preesistente sulle nor-me dei processi di beatificazione. Aiprimi di ottobre, il Papa avrebbe chie-sto il parere definitivo ai Cardinalipreposti per la beatificazione.Non fu certo Padre Villa a meravi-gliarsi di questa decisione e lo dimo-strò la rapidità della sua reazione. Ilgiorno dopo aver saputo di questa im-provvisa decisione di Benedetto XVI,egli mi disse: «Ora, scriverò unaLettera ai Cardinali».La “Lettera” prevedeva un testo ini-ziale e un allegato. Coordinammo illavoro e, in breve tempo, approntam-mo il documento che doveva esseretradotto in diverse lingue e inviato,principalmente, a gran parte del Cle-ro, in tutto il mondo.La “Lettera ai Cardinali” fu inviataai Cardinali agli inizi di ottobre e, su-bito dopo, iniziò il lavoro di traduzio-ne nelle 4 lingue più diffuse: inglese,spagnolo, francese e portoghese. Fu un lavoro frenetico e impegnativo,ma Don Villa, dopo aver scritto il te-sto della “Lettera”, dedicò tutto ilsuo tempo a completare l’edizionespeciale su Benedetto XVI, conse-gnatami poi alla fine di settembre e,subito dopo, preparò i testi dei succes-sivi di “Chiesa viva”.Don Villa sembrava avere una chiaravisione degli eventi che si sarebberosucceduti, nell’immediato futuro, al-l’interno della Chiesa, e ciò lo dimo-stra il suo Editoriale del mese di otto-bre intitolato: “Nuova Evangelizza-zione” in cui scrisse queste frasi: «A questo punto, le parole “Nuovaevangelizzazione”, (?) ci fanno ricor-dare quella Dichiarazione che Jo-seph Ratzinger, dette dopo il Vatica-no II: «Dalla crisi odierna, domaniemergerà una “nuova chiesa”, mol-

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La pagina 19 dell’Edizione Speciale di “Chiesa viva” n. 452, settembre 2102, “L’Anticristo nella Chiesa di Cristo?”.

Lo Stemma di Benedetto XVI rappresenta, in ogni suo minimo dettaglio, il 30° grado del Cavaliere Kadosch, il grado più satanico dei 33 gradi

della Massoneria di Rito Scozzese Antico ed Accettato.Nel rituale di questo grado, il massone si inginocchia davanti a Lucifero,

simboleggiato dal Baphomet e gli brucia l’incenso profumato, poi,commette un omicidio rituale, calpesta la Tiara papale e dichiara odio e guerra a Dio.

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to cambiata. Sarà piccola e dovràiniziare dall’inizio. Non sarà più ingrado di riempire molti dei suoi edi-fici creati durante il periodo del suomassimo splendore. Contrariamentea quello che è successo fino ad ora,presenterà se stessa con una qualitàdecisamente superiore di una comu-nità di volontari.Divenendo così una piccola comu-nità, richiederà molto di più dell’ini-ziativa dei singoli membri, e ammet-terà certamente nuove forme di mi-nistero, e farà crescere veri cristianiche hanno una vocazione per la vitasacerdotale. La cura normale delleanime sarà affidata a piccole comu-nità, nell’ambito di gruppi socialiaffini.Ciò sarà raggiunto con sforzo. Il pro-cesso di cristallizzazione e chiarifica-zione richiederà molto impegno, e il

risultato sarà una ‘chiesa povera’,della gente semplice. Tutto questo richiederà tempo, e ilprocesso sarà lento e doloroso”».

Questa eresia, già condananta dai Pa-pi, non è forse la Chiesa che perde lasua natura di “Istituzione”? Non è laChiesa senza più luoghi di culto esenza più preti, ma formata solo dapiccole comunità di “volontari”? Enon è questo il tipo di Chiesa che so-gna la Massoneria, per distruggeredefinitivamente la Chiesa di Cristo?

Sul numero di ottobre appariva anchel’articolo: “Uno sconcertante atteg-giamento di Benedetto XVI”, in cuivi era una fotografia del Papa che fa-ceva il “segno delle corna” con en-trambe le mani. In tre pagine, piene difotografie, si documentava il signifi-cato di questo sconcertante atteggia-mento: “la manifestazione esterioredell’appartenenza agli Illuminati diBaviera”, il “segno di riconoscimen-to massonico di affiliazione al Dia-volo” e “l’ostentazione spavaldadelle più alte Autorità che sono as-sociate al piano di stabilire il Regnodell’Anticristo sulla terra, con Luci-fero trionfante su Dio e con la sosti-tuzione del culto di Dio col culto diLucifero”!

Il 3 novembre fu il giorno del secon-do ricovero di Don Luigi Villa, nellostesso anno. Per novembre, il Padre aveva prepara-to un breve articolo su Medjugorje, enoi collaboratori dedicammo questomese alla traduzione e alla distribu-zione della “Lettera ai Cardinali”,che raggiunse il Clero in quasi tutti iPaesi del mondo.

Don Luigi Villa morì il 18 novembre2012, alle ore 2:30 della mattina, nellasolitudine. Due volte aveva annuncia-to: «Suor Natalina, sono in agonia!»,ma tanta era la serenità di questo an-

Copertina della “Lettera ai Cardinali”,apparsa, su “Chiesa viva” n. 456,

gennaio 2013, tradotta in cinque lingue e inviata in tutto il mondo.

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La pagina 23 dell’Edizione Speciale di “Chiesa viva” n. 452, settembre 2012, “L’Anticristo nella Chiesa di Cristo?”.

Il segreto più profondo dello Stemma di Benedetto XVI è quello di “nascondere” la blasfema e satanica Triplice Trinità massonica la cui Terza Trinità,

è formata dalle tre bestie dell’Apocalisse di San Giovanni, L’orso-cinghiale rappresenta la Sommità della Chiesa che si incorpora nell’Anticristo

e che si prostituisce al potere politico per la creazione della satanica Chiesa Universale dell’Uomo, necessaria per realizzare

il Governo Mondiale del regno dell’Anticristo.

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nuncio che nessuno avrebbe potutocredere che ciò fosse vero. E così,morì da solo alle ore 2:30 della matti-na. Proprio come morì Padre Pio!

Pochi giorni dopo, spedimmo “Chiesaviva” del mese di dicembre. In questa edizione, Don Luigi Villarinforzava la sua “ultima battaglia”col suo editoriale: “Natale di Cristo-Dio”. L’articolo è un inno all’amoredi Dio e alla divinità di Cristo: «Og-gi nella città di Davide, è nato per voiun Salvatore che è il Cristo Signore... Ecco il Natale di Gesù Cristo-Dioche ci ha portato la vera gioia, senzala quale noi non potremmo più vivere... Abbiamo conosciuto ed abbiamocreduto all’amore che Dio ha pernoi ... È questa la vittoria che vince ilmondo: la nostra Fede!».Poco prima di entrare in ospedale, ilPadre mi chiese quando avremmopubblicato in numero speciale su Be-nedetto XVI. Risposi che l’avremmofatto per il mese di febbraio 2013».«Bene – disse lui – va bene per ilmese di febbraio e così BenedettoXVI se ne andrà prima di Pasqua!».Poi continuò: «Scelga la ragione chevuole per andarsene, ma... se ne va-da!». Non diedi molto peso a questeparole, perché, dopo tanti anni di bat-taglie, mi ero abituato a non preten-dere più di vedere alcun risultato deinostri sforzi.

Solo dopo la morte del Padre, riusciiad iniziare il lavoro del Numero Spe-ciale su Benedetto XVI.Con l’edizione di “Chiesa viva” digennaio 2013, Don Villa concludevala sua battaglia con l’editoriale: “Ma-ria Vergine e Madre”. Deplorando ilcrollo della Teologia, compresa laMariologia, il Padre ci indicava la de-vozione al Cuore Immacolato diMaria e il Santo Rosario come uni-che e vere armi a nostra disposizio-ne. Poi, concludeva con la connessione

intima tra la Maternità e la Verginitàdivina di Maria, citando San Tomma-so d’Aquino e Sant’Ambrogio: «Cri-sto per mostrare la verità del suo cor-po, nacque da una donna; per mo-strare la sua divinità, nacque dauna Vergine, perché “tale è il partoche si addice a Dio”».

Nel suo ultimo articolo: “Il Diretto-re”, Don Villa parla delle prove fisi-che e morali che ci faranno tremare si-no a perdere la Fede, e concludeva:«... dobbiamo insistere nella nostrapreghiera, perché abbiamo bisognodi Cristo-Dio, delle Sue parole divi-ne, per non cadere nella tentazionedella sfiducia, vedendo la Sua Chie-sa in mano ai traditori, agli infede-li, alle angherie dei nuovi preti, or-mai nemici di Cristo!».Il numero di gennaio conteneva la“Lettera ai Cardinali”.

Ero abbattuto per la perdita di DonLuigi Villa, ma gli avevo promesso dipubblicare il suo Numero Speciale perfebbraio e intendevo mantenere la miapromessa!Iniziai subito, dopo la morte del Pa-dre, e continuai a lavorare incessante-mente per circa due mesi. Non aveva-mo mai fatto un’edizione speciale co-sì voluminosa: 128 pagine dal titolo:“Benedetto XVI?” ma, alla fine, riu-scii a rispettare la data promessa. L’edizione fu spedita il 25 gennaio e,verso mezzogiorno dell’11 febbraio,ricevetti la notizia: «Benedetto XVIsi è dimesso da Papa».

Certo, Don Villa sapeva che Benedet-to XVI non avrebbe potuto sostenerea lungo un attacco teologico insiemealla denuncia della simbologia gnosti-co-satanico-massonica delle sue inse-gne liturgiche, ma, in passato, egliaveva tentato di usare anche un’altraarma potente, per ottenere dei risul-tati concreti, in questa sua battagliacontro la Massoneria ecclesiastica.

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Copertina dell’Edizione Speciale di “Chiesa viva” n. 457, febbraio 2013.

Questa imponente opera di 128 pagine, dal titolo “Benedetto XVI?” contiene:Presentazione, La sua vita, Le sue idee, La sua filosofia e teologia, Ratzinger protestante,

Il suo Pontificato, I suoi “detti” e “fatti”, Benedetto XVI massone, Benedetto XVI di discendenza ebrea? Conclusione.

L’Edizione fu distribuita il 25 gennaio 2013, all’inizio della Novena dedicata alla Madonnadel Buon Successo, la cui Festa ricorre il 2 di febbraio. L’11 febbraio, nella ricorrenza dellaMadonna di Lourdes, Benedetto XVI dava le dimissioni, adducendo ragioni di salute.

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Quando l’articolo: “Il segreto dellatomba vuota di Padre Pio”, che ve-niva pubblicato a puntate su “Chiesaviva”, aveva documentato il fatto cheil Santo di Pietrelcina era stato av-velenato e che il suo corpo, primaavevano tentato di smembrarlo perfarlo poi sparire e in seguito, non es-sendo riusciti in questo intento, loavevano spedito chissà dove, lascian-do la tomba sempre vuota, Don Villaconsultò alcuni avvocati. Ad uno di questi incontri, fui presenteanch’io e mi ricordo che l’avvocato,dopo aver ascoltato Don Luigi, af-fermò: «La cosa importante, per uneventuale processo, è avere una ra-gione valida per aver fatto sparire ilcorpo di Padre Pio».«La ragione valida è che avendoloavvelenato per lungo tempo, nel rie-sumare i resti, fosse anche cent’annidopo, si sarebbe facilmente scopertoche contenevano un cumulo di vele-ni», fu la riposta. L’avvocato riconob-be la validità di questo argomento e cirichiese dei documenti per studiaremeglio il caso.

Poi vi furono i tribunali americani checercavano di avere delle testimonian-ze dirette da Benedetto XVI, sulle sueresponsabilità relative allo scandalo,dilagante negli Stati Uniti, degli abusisessuali sui minori, da parte di preti eprelati. Don Villa mi chiese di cercareinformazioni su questi tribunali e suidocumenti che si potevano reperire e,un giorno, riferendosi ai traditori aivertici della Chiesa, esclamò: «Lorohanno paura solo dei giudici e deitribunali!». Questa frase Don Luigime la ripeté, in seguito, più volte, qua-si volesse fissarmela nel cervello.

Poco dopo la pubblicazione del nume-ro speciale di “Chiesa viva”, “L’Anti-cristo nella Chiesa di Cristo?”, av-vennero dei fatti importanti che, sicu-ramente, ebbero un’influenza determi-nante nel corso della storia.

Benedetto XVI condannatoa 25 anni di prigione

Il 15 settembre 2012, il Tribunale In-ternazionale per i Crimini dellaChiesa e dello Stato (ITCCS), iniziòun processo relativo ad un genocidiodi oltre 50.000 bambini indiani, av-venuto principalmente in Canada.Il 25 febbraio 2013, perveniva in Va-ticano la condanna di BenedettoXVI a 25 anni di prigione per cri-mini contro l’umanità e Francescorispondeva con un decreto col quale sirifiutava di consegnare il “Papaemerito” alla giustizia.Nel maggio 2013, Toos Nijenhuis,una donna olandese, obbligata per an-ni da suo padre a partecipare a ritualisatanici, fece la seguente testimonian-za: «Ho visto il cardinale Ratzingeruccidere una bambina in un castel-lo francese nell’agosto del 1987».L’ottobre seguente, un altro testimoneoculare confermò quanto detto daToos Nijenhuis, dichiarando anch’e-gli di aver visto il cardinale JosephRatzinger uccidere una bambina,nell’autunno del 1987.

La testimone olandese Toos Nijenhuis indica il luogo in cui le bambine venivano uccise e dove venivano sepolti i loro resti bruciati.

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Copertina dell’Edizione Speciale di “Chiesa viva” n. 475, ottobre 2014dal titolo “Sacrifici umani”.

L’edizione contiene i capitoli: Sacrifici umani... coinvolto anche il card. Joseph Ratzinger?

Il tradimento! (sintesi della simbologia satanica sulle insegne liturgiche di Benedetto XVI,Ci fu un mandante per quel 7° tentativo di assassinio?

L’assassinio delle anime.

È un’edizione scioccante che tocca il fondo del satanismo del regno dell’Anticristo!

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Francesco condannatoa 25 anni di prigione

Dal sito del Tribunale Internaziona-le per i Crimini della Chiesa e delloStato (ITCCS) con sede centrale aBruxelles, sempre a proposito del ge-nocidio di oltre 50.000 bambini inCanada, USA, Argentina, Europa,come vittime sospette di un Culto In-ternazionale di sacrifici di bambiniche ha il nome di “Nono Cerchio”,abbiamo letto:

«Due ragazze hanno affermato diessere state violentate dal Card.Jorge Bergoglio, mentre partecipa-va ad un rituale di sacrifici umani.Otto testimoni oculari, con provepresentate alla ICLCJ di Bruxelles,hanno confermato queste dichiara-zioni.

Secondo le dichiarazioni dei testimo-ni, questi rituali di sacrifici di bambi-ni, effettuati da membri del satanicoNono Cerchio, sono avvenuti nelleprimavere degli anni 2009 e 2010, inzone rurali dell’Olanda e del Belgio.Da documenti provenienti dagli ar-chivi vaticani, e consegnati da unprominente funzionario vaticano, eximpiegato della Curia vaticana, allaCorte di Giustizia, il card. Jorge Ber-goglio risulta essere stato coinvoltoin riti satanici di sacrifici di bambi-ni, al tempo in cui era prete e vescovoin Argentina.

Un altro testimone ha affermato di es-sere stato presente all’incontro di Jor-ge Bergoglio con la Giunta militare,nel periodo della “Guerra Sporca”dell’Argentina degli anni ‘70. Secondo questa testimonianza, Ber-goglio collaborò in un traffico dibambini, figli di prigionieri scompar-si, per inserirli in un circolo inter-nazionale di sfruttamento di mino-ri, gestito da un ufficio del Vaticano».

«Il Querelante Capo, ha affermato:“Alcuni sopravvissuti a quei ritualidescrivono neonati fatti a pezzi sualtari di pietra e i loro resti consu-mati dai partecipanti. Durante glianni ‘60, i testimoni sopravvissutierano obbligati a stuprare e mutila-re altri bambini e poi tagliare lorola gola con dei pugnali sacrificali”».

«Secondo testimoni, Jospeph Ratzin-ger, Jorge Bergoglio, il gesuitaAdolfo Pachon (Superiore Generaledei Gesuiti) e l’Arcivescovo anglicanodi Canterbury, Justin Welby, parteci-pavano ai rituali di stupro e uccisio-ne di bambini del Culto Satanicodel Nono Cerchio…».

Ecco il testo della sentenza del tribunale:

«Venerdì, 18 luglio 2014 Causa No. 18072014-002

Il giudizio unanime della Corte di Giustizia

è che i tre principali imputati:

Adolfo Pachon,Jorge Bergoglio

Justin Welby

sono stati giudicati colpevoli di concorso e complicità

di crimini contro l’umanità, incluso l’assassinio

e il traffico di esseri umanie di personale coinvolgimento

in questi crimini.

La loro colpevolezza è stata presentata e provata oltre ogni ragionevole dubbio

dall’accusatore».

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Copertina dell’Edizione Speciale di “Chiesa viva” n. 474, settembre 2014“La nuova Torre di Babele”.

Lo stemma di Francesco rappresenta l’accampamento dell’armata massonica che deve costruire la Nuova Torre di Babele per distruggere la Chiesa Cattolica.Il significato occulto dello stemma è: Francesco pone il simbolo di Lucifero

e quello della sua blasfema e satanica Triplice Trinità massonica sul capo dell’Ebreo e partecipa alla sua guerra contro la Chiesa cattolica per costruire

la Nuova Torre di Babele, per il trionfo del regno dell’Anticristo.

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Logo e Motto del Giubileodella Misericordia

In “Chiesa viva” n. 491 del marzo2016, abbiamo decifrato, in modocompleto, i significati occulti di que-sto Logo che, anche a prima vista,suscita un certo disagio.

La misericordia cui si riferisce ilLogo, non è quella di Dio Padre cheperdona il peccatore pentito e salvala sua anima, facendogli scontare,per giustizia, le dovute pene in Pur-gatorio, ma è la “misericordia” delPadre della Menzogna che, in odioa Dio e all’uomo, dopo aver con sa-tanica astuzia eliminato il peccato,“perdona sempre e tutto a tutti”,senza misura e senza giustizia, per

POPOLARE IL SUO INFERNO!

Il Nono Cerchio

Dopo la condanna a 25 anni di pri-gione del card. Jorge Bergoglio,“Chiesa viva” ha documentato larealtà del “Nono Cerchio”, con unnumero speciale dell’ottobre 2014,disponibile solo in formato PDF.

Il 9° Cerchio non è altro che la Cor-te di Lucifero, cioè il gruppo dimassoni di alto grado che sono i piùstretti collaboratori di Lucifero eche vogliono arrivare al supremoobiettivo di cancellare il Sacrificiodi Cristo sulla croce, per il trionfofinale del regno dell’Anticristo!Un giorno, come premio, il Padredella Menzogna porterà questi stret-ti collaboratori, a far parte del

NONO CERCHIO DEL SUO INFERNO!

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La pagina 18 dell’edizione di “Chiesa viva” n. 491, marzo 2016,esprime, in modo efficace, il vero significato del Logo del Giubileo della Misericordia:

sotto il segno del Marchio della Bestia: 666 e Anticristo, si erge la Nuova Torre di Babelecostituita dalle 4 Massonerie che formano la “chiesa di Lucifero”.

La Menorah, che rappresenta la Massoneria Ebraica dei B’nai B’rith, regge il simbolo della blasfema e satanica Triplice Trinità massonica, che simboleggia la redenzione di Lucifero

con la quale i Capi Incogniti della Massoneria vogliono sostituire la

REDENZIONE DEL SACRIFICIO DI CRISTO SULLA CROCE!

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19 ottobre 2014. Beatificazione di Paolo VI.

Avete beatificato Paolo VI sapendo che Egli:

fu un omosessuale fino ai suoi ultimi giorni e invase la Chiesa di Cristo di Prelati

con lo stesso vizio impuro contro natura;

denunciò facendo arrestare, torturare e uccidere i preti e i vescovi che Pio XII inviava,

in incognito, oltre cortina;

fu cacciato da Pio XII perché lo tradiva con i servizi segreti dell’URSS;

fu eletto Papa al posto del card. Siri con le minacce di una persecuzione IMMEDIATA DELLA CHIESA, fatta dalla Massoneria Ebraica dei B’nai B’rith;

fu massone e divenne Supremo Pontefice della Massoneria Universale, Capo supremo

dell’Ordine degli Illuminati di Baviera, Seconda Bestia venuta dalla terra dell’Apocalisse di San Giovanni;

sviluppò il suo Pontificato in linea col giuramento fatto nella doppia Messa nera con la quale

Lucifero fu intronizzato nella Cappella Paolina;

nel 1965, pronunciò all’ONU il suo delirante discorso sul“culto dell’uomo”, presentandosi al mondo

come la Prostituta di Babilonia;

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VERGOGNA!VERGOGNA!

attuò il piano satanico degli Illuminati di Baviera di corrompere il Clero,

introducendo i Culti del Fallo, dell’Uomo e di Lucifero

nella Chiesa;fondò la “Nuova Chiesa

Universale dell’Uomo” d’ispirazione satanica;portò sul petto l’Ephod,

il simbolo della negazione della divinità di Cristo;non governò la Chiesa ma ne diresse l’auto-distruzione;distrusse intenzionalmente ogni valore dogmatico essenziale della Santa Messa e della sacramentalità

del Sacerdozio ministeriale;tradì Cristo, la Chiesa e i popoli cristiani;

fu più volte glorificato come il più grande Cavaliere Rosa-Croce, per aver quasi

eliminato il Sacrificio di Cristo sulla croce, nella Messa;non volle alcun simbolo cristiano sulla sua bara,

neppure la croce!

È ORMAI STORIA È ORMAI STORIA IL FATTO CHE SUI DUE “PAPI” IL FATTO CHE SUI DUE “PAPI”

CHE HANNO BEATIFICATO PAOLO VI CHE HANNO BEATIFICATO PAOLO VI GRAVA UNA CONDANNAGRAVA UNA CONDANNA

DI UN TRIBUNALE INTERNAZIONALE DI UN TRIBUNALE INTERNAZIONALE

PER CRIMINI CONTRO L’UMANITÀ.

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Sin dall’inizio dellamia collaborazionecon Don Luigi Villa,notai la frequenzadei suoi riferimentiall’Apocalisse di S.Giovanni e, quasisempre, in relazioneal periodo delle set-te coppe dell’ira diDio.Per alcuni anni nonfeci altro che ascol-tarlo su questo argo-mento che terminavasempre con questeparole: «L’Apocalis-se è il libro più diffi-cile del Nuovo Te-stamento, ma che,una volta, era lettoe studiato, ma oggi,negletto e divenutoil libro più dimenti-cato nel mondo della cultura e dellemasse scristianizzate. Certo, è un li-bro difficile, ma oggi, che stiamo vi-vendo il periodo delle coppe dell’iradi Dio, dovremmo riuscire a com-prendere un po’ meglio gli eventistorici che viviamo e quelli che se-guiranno».Data la frequenza e l’insistenza con laquale Don Villa mi parlava di questoargomento, mi sentii in dovere di leg-gere questo libro, se non altro, per po-ter entrare nel merito del discorso,

perché era chiaroche questo era l’o-biettivo che si pone-va don Villa.Alla successiva oc-casione, al terminedel discorso di DonVilla, feci questa os-servazione: «Padre,Lei afferma che noistiamo già vivendo ilperiodo delle settecoppe dell’ira diDio, ma poiché laseconda coppa non èancora arrivata, per-ché quando arriverànessuno potrà dire dinon averla vista oudita, per i milionidi morti che provo-cherà nell’arco dipoche ore, significache noi stiamo vi-

vendo il periodo della prima cop-pa». «Esattamente» fu la risposta.«Ma gli uomini che recano il mar-chio della bestia e si prostrano da-vanti alla sua statua esistono dasempre, mentre la prima coppa dell’i-ra di Dio si riferisce ad un periodospecifico, relativo al regno dell’Anti-cristo e alla Prostituta di Babilonia,un periodo che non si ripeterà più nel-la storia dell’umanità. Quindi, questiuomini che hanno la “piaga dolorosa

Allora, chi era realmentedon Luigi Villa?

S. Giovanni nell’isola di Patmos.

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e maligna”, che caratterizza la primacoppa, non sono quelli sempre esistiti,ma possono essere solo i ministri diDio che gli avevano giurato fedeltà,ma che poi l’hanno tradito, odiato eche lo combattono. Cioè, si trattadella Massoneria ecclesiastica».«Esattamente» fu ancora la risposta.«La piaga è una lacerazione della pel-le o della mucosa, analoga all’ulcerache è anch’essa “dolorosa e mali-gna”. E l’ulcera, generalmente, vienequando una persona è sottoposta aduna tensione profonda e continuata, equesto deve essere il caso di tutti iMinistri di Dio, che Lei ha smasche-rato e che continua a smascherare,additandoli alla riprovazione generaledei membri della Chiesa di Cristo».«Esattamente» rispose.«Ma non è proprio questo l’incaricoche le ha dato Padre Pio, chiedendo-le di difendere la Chiesa di Cristodall’opera della Massoneria eccle-siastica? E non era questo lo scopodel mandato papale che Lei ha rice-vuto dal Papa Pio XII?».

Dopo la morte di Don Villa, in un suodiario, lessi di due visite lampo cheegli fece a Padre Pio, a San GiovanniRotondo, perché era disperato: a Bre-scia lo stavano bloccando, persegui-tando, gli impedivano ogni iniziativa,ogni movimento soprattutto all’estero,gli davano imposizioni e sempre conla minaccia di chiudergli l’Istituto.In entrambe le visite, Don Villa si la-mentò: «Padre Pio, non ce la facciopiù, mi stanno paralizzando».E Padre Pio, entrambe le volte, gliurlò in faccia: «Vai avanti, è la vo-lontà di Dio!».

Dio, con le sette coppe della sua ira,annienterà tutti i nemici della suaChiesa, sulla terra. E non era giusto,quindi, cominciare dai nemici piùpericolosi, e cioè quelli interni allaChiesa? E questi non sono forse i tra-ditori che si sono prostrati davanti aSatana e prostituiti al potere politicomondiale e che collaborano con i loroSuperiori in Massoneria per distrug-gere la Chiesa di Cristo dall’inter-

Il drago dell’Apocalisse.

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no, impresa realizzabile solo se que-sta azione satanica viene diretta dalsuo vertice? E come faceva un povero Sacerdote,come Don Luigi Villa a fronteggiareun simile potere mondiale? Come po-teva egli “difendere la Chiesa diCristo dall’opera della Massoneriaecclesiastica” senza collaboratori,senza un esercito, senza mezzi finan-ziari, senza appoggi politici e sempreisolato, ignorato, calunniato, persegui-tato, fatto segno anche di ben settetentativi di assassinio? Evidentemente, Don Luigi conoscevail segreto di questo suo incarico emandato papale: egli sapeva che il ve-ro potere dei Capi Incogniti dellaMassoneria non risiede nella potenzafinanziaria, politica, militare o media-tica, ma nel Segreto; un segreto chesolo loro conoscono e che riconosco-no essere il loro VERO POTERE. Quindi, l’incarico e il mandato papaledato a Don Luigi Villa aveva un obiet-tivo particolare: scoprire il segreto piùprofondo del regno dell’Anticristo:smascherare la Seconda Bestia ve-nuta dalla terra che, dopo aver tradi-to Nostro Signore, si era incorporataall’Anticristo con i relativi altri titolimassonici di Patriarca del Mondo,Patriarca della Massoneria, Supre-mo Pontefice della Massoneria Uni-versale, Capo Supremo dell’Ordinedegli Illuminati di Baviera.

Ripensando ai libri, ai dossier e ai nu-meri speciali di “Chiesa viva” su que-sto argomento, pubblicati da Don Vil-la, si può dire che egli condusse allaperfezione questa battaglia smasche-rando, in modo particolare, Paolo VIe poi Benedetto XVI.Per quanto riguarda Paolo VI, diversevolte Don Villa mi confidò: «Nellamia seconda principale visita a PadrePio, avvenuta nella seconda metà del-l’anno 1963, Padre Pio mi passò il“testimone”, indicandomi l’obietti-vo della mia missione: Paolo VI»!

Le parole che Padre Pio gli disse:«Coraggio, coraggio, coraggio, per-ché la Chiesa è già invasa dallaMassoneria» e la successiva: «LaMassoneria è già arrivata alle pan-tofole del Papa (Paolo VI)» erano sta-te pronunciate poco dopo l'intronizza-zione di Satana nella Cappella Paoli-na, avvenuta il 29 giugno 1963, con ledue messe nere celebrate contempora-neamente a Roma e a Charleston(USA). Sapeva Padre Pio che quelladata segnava l’inizio del regno del-l’Anticristo, e cioè l’inizio del Setti-mo Sigillo? Conosceva già Padre Piola vera identità di Paolo VI come Se-conda Bestia venuta dalla terra? Sa-peva Padre Pio che l’incarico che ave-va dato a Don Luigi Villa era quello diessere l’artefice della prima coppadell’ira di Dio? E sapeva Don Luigi Villa che l’incari-co ricevuto da Padre Pio consistevaproprio in questo? Mi sono fatto que-sta domanda tante volte, ma la rispo-

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sta è sempre stata la stessa: anche sel’avesse saputo, non aveva alcun sen-so comunicarmelo, perché quello chedovevamo fare non era scrivere di es-sere a conoscenza di un certo segreto,ma dimostrare l’esistenza e la verarealtà di quel segreto!

E, ancora, sapeva Pio XII che il man-dato papale che aveva conferito a DonVilla era quello di essere l’arteficedella prima coppa dell’ira di Dio?Don Villa, poco prima di morire, miraccontò questo fatto: dopo la richie-sta di mons. Bosio al Pontefice, trami-te il card. Tardini, per far avere unmandato papale a Don Villa e svolge-re l’incarico assegnatogli da PadrePio, Pio XII chiamò il card. Tardinie gli disse: «Dica a Mons. Bosio cheaccetto (...) e che è la prima volta,nella storia della Chiesa, che vieneaffidato ad un giovane sacerdote unsimile incarico. E gli dica anche cheè l’ultima!».

Pio XII, con queste sue parole dimo-strò di sapere che il mandato che ave-va dato a Don Luigi Villa, era uniconel suo genere, nella storia passata,presente e futura della Chiesa! Unfatto unico, nella storia dell’umanità,come la prima coppa dell’ira di Dio.Ma questo mandato, per essere porta-to a termine, aveva bisogno di scopri-re anche la “chiave” per smascherarela seconda bestia venuta dalla terradell’Apocalisse di S. Giovanni. Questa “chiave” è la rappresentazionedella blasfema e satanica TripliceTrinità massonica che è la renden-zione di Lucifero con la quale il re-gno dell’Anticristo vuole sostituire laRedenzione del Sacrificio di Cristosulla croce. Per trionfare su Dio, Lu-cifero deve riprendersi il potere as-soluto che aveva sull’uomo, primadella morte in croce di Gesù Cristo!Questo è uno scontro che si risolveràcon l’intervento di Dio e con l’an-nientamento dei nemici di Cristo,sulla faccia della terra!

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CANCELLATE IL SACRIFICIO

DI CRISTO SULLA CROCE

ANTICRISTO

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